www.linformale.it | anno
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n° 1 | Marzo/Aprile 2010
STAMPATO E DISTRIBUITO IN 30.000 COPIE
ELEZIONI REGIONALI: RUSH FINALE
CHI FARA’ SCACCO MATTO TRA:
CALLIPO, LOIERO E SCOPELLITI?
POLITICA
LOTTA ALLE MAFIE
CONFINDUSTRIA
PROVINCIA
L’impegno a 360° e la E’ Nuccio Caffo il nuovo Il Presidente De Nisi tira determinazione della Par- Presidente dei giovani
le somme dei primi due
lamentare Angela Napoli Imprenditori Calabresi
anni del suo mandato
Da anni in prima linea nella lotta alla criminalità e al malaffare
Esorta i giovani a fare impresa in Calabria
<< Tanti i segnali che potrebbero indurre ad un cauto ottimismo>>
a pag. 24 e 25
a pag. 23
a pag. 22
EDITORIALE
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CALABRIA VERSO IL VOTO. LO SPRINT FINALE DI LOIERO, SCOPELLITI E CALLIPO
LA PAROLA AL POPOLO SOVRANO
di Vincenzo Varone Siamo alle battute finali di una campagna elettorale priva di smalto e di vigore, dove i più hanno detto e ridetto le solite cose che sentiamo da anni: sviluppo occupazione, lotta alla criminalità. Un refrain stantio, polveroso, da sotto il vestito niente. L’unica aggiunta al già detto e al già visto è il livore che regna tra le parti,segno questo del clima che si respira nel paese, dove le contrapposizioni politiche si intrecciano con quelle personali. Ma anche segni di un tempo buio, dove la saggezza sembra essere ormai patrimonio solo ed esclusivamente dei poeti e dei contadini. I tre condottieri stanno per chiudere tende,tendine, megafoni,telecamere,microfoni,siti internet e quanto altro offre la scena, per poi affidarsi al giudizio del popolo sovrano, che dovrà decidere a chi affidare per i prossimi cinque anni il governo della regione. La scelta è ristretta a tre nomi, che ormai oltre che sugli schermi televisivi, campeggiano sui muri, su camper colorati, nel cielo, nell’aria e giocoforza persino nei pensieri delle persone. Agazio Loiero(appoggiato dal Pd e da altre cinque liste vicine al centrosinistra), presidente uscente, politico da sempre, uomo dalle mille risorse, protagonista indiscusso della vecchia balena bianca e del dopo, che ad un certo punto della
sua storia personale e politica –dopo il tam tam che lo dava ormai cotto - si è visto incoronare dagli stessi compagni di partito che nei mesi precedenti avevano tentato di “accopparlo”con ogni mezzo; Peppe Scopelliti(sostenuto dal Pdl, dall’Udc e da altre cinque liste), sindaco di Reggio Calabria, un passato brillante da giovane missino con un seguito senza infamia e senza lode come amministratore regionale e con un futuro ancora tutto da scrivere; Pippo Callipo con “Io Resto in Calabria”(appoggiato da tre liste, tra cui Italia dei valori ), imprenditore, inventore della Tonno Callipo, fascinoso difensore dell’orgoglio calabrese. Tre uomini, tre storie diverse, tre mondi distanti tra loro. Da questa rosa - come dicevamo- tra qualche giorno uscirà il nuovo governatore della Calabria. Contemporaneamente verrà fuori il nuovo consiglio regionale e,quindi,gli assessori e poi tutto il resto: presidenti di qua e di là,dirigenti, capi vari, cerimonieri, collaboratori, segretari, operatori vari. Un universo di gente scelta – se varrà rispettata la prassi tra i “devoti” del vincitore. Perchè la minestra girala come la vuoi è sempre la stessa, perché la storia difficilmente non si ripete e perché il destino aiuta sem-
pre gli audaci sottocoda e non gli audaci idealisti. Ma non disperiamo. L’inversione di rotta, al di là di chi andrà a governare, è possibile, purchè in ognuno di noi prevalga il buon senso e l’onestà delle azioni. Al popolo sovrano che vive e lavora onestamente il compito di fare squadra, denunciando le storture, il malaffare,le mafie, le arroganze e mettendo sempre al primo posti i diritti e i doveri. Ma attenzione.Quando i messi di una città in rivolta dissero a Carlo D’Angiò che l’insurrezione era opera dei pazzi”, il re chiese : “Ma i savi che facevano?. Già i savi che fanno? I pazzi ci furono, ci sono e ci saranno sempre, così come ci saranno sempre i disonesti e i ruffiani pronti a vendersi al primo politico di turno. Ma dalla risposta dei savi, degli onesti e dei calabresi veri dipende il nostro futuro. Altrimenti resteremo sempre la regione degli ultimi, dei giovani senza futuro che scappano,della vacca da mungere in campagna elettorale, delle filastrocche incantate buone a fare poesia ma non a salvarci dal primo treno che parte e,infine, la terra del sole e del mare che però fino adesso non ci ha salvato né dai ladroni, né dalla povertà che quotidianamente si vede e si tocca con mano.
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SCOPELLITI ILLUSTRA LE SUE IDEE
PER LA RINASCITA DELLA CALABRIA IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA ALLA PRESIDENZA SI MOSTRA OTTIMISTA E SI DICE PRONTO A SPENDERSI PER LA SUA TERRA di Lidia Ruffa Qualora lei venisse eletto governatore della Calabria dovrà lasciare la sua poltrona da sindaco e inevitabilmente i suoi cittadini. Reggio Calabria quindi come ha preso questa sua decisione? Credo che la città condivida questa scelta, perché sa molto bene che andare a governare la Regione è un compito molto difficile e tutto questo può servire a fare in grande ciò che abbiamo fatto in piccolo. Come sarà la Calabria targata Scopelliti? Una Calabria giovane che vuole guardare al futuro. Una Calabria dove che ha professionalità e qualità potrà trovare spazio. Questa regione necessita di un nuovo ordine sociale, va costruito sia attraverso il superamento delle emergenze, sia con la redazione di un progetto complessivo sul futuro di questa terra: Un piano che tenga conto dei giovani, delle imprese, degli anziani, delle vecchie e nuove povertà; un progetto teso ad eliminare l’intermediazione politica sul territorio; che consenta alla Calabria, per la sua posizione strategica, di porsi al centro tra il Paese e il Mediterraneo. L’alleanza con l’Udc le fa sentire
la vittoria in tasca? No, ma credo che l’Udc ci possa aiutare a raggiungere il traguardo del successo, anche se noi la partita ce la dobbiamo giocare fino in fondo. Dobbiamo essere pronti per l’appuntamento del 28 e 29 Marzo, lavorando bene in maniera seria e dando il massimo contributo da parte di tutti. Quale sarà il suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata? Tra le priorità dell’auspicato nuovo ordine sociale c’è la lotta alla ‘ndrangheta. Un compito che non spetta solo alle forze dell’ordine ed alla magistratura, ma coinvolge tutte le altre componenti sociali:dalla politica all’imprenditoria, dal mondo dell’associazionismo al pianeta sindacale, dalla scuola alla società civile e naturalmente a quanti sognano di restare nella loro terra natia, liberi, finalmente, dal timore di dover emigrare in cerca di lavoro. Solo se uniamo insieme le forze sarà possibile sconfiggere questa dolorosa piaga. Cosa dire quindi all’elettore calabrese? E’ ora di cambiare, ed insieme possiamo affrontare questa sfida per vincerla, ce lo impone la nostra storia, convinti come siamo che l’orgoglio dei calabresi ed il coraggio che contraddistingue le nostre scelte costituiranno la chiave di volta per inaugurare una nuova stagione, finalmente positiva.
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PIPPO CALLIPO, UN IMPRENDITORE AL SERVIZIO DELLA SUA TERRA
“NOI FAREMO LA RIVOLUZIONE E CHI NON È CON NOI LA SUBIRÀ” Come sarà la Calabria targata Callipo? interessava anche a questi due elementi o a chi stava Sarà senz’altro diversa da questa. Noi arriveremo intorno a loro portare avanti certi tipi di affari. E so con una squadra nuova, fatta di gente pulita, onesta che qualora noi dovessimo vincere, dovremo stare al e che si impegna a lavorare per la Calabria. Noi di bordo del carro per chiedere a chiunque voglia salire tutto quello che andremo a fare una volta al governo, non solo il certificato penale ma il certificato morale. garantiremo una rendicontazione dettagliata. Biso- Proprio per questo motivo sin da subito, io ho detto gna tenere sempre presente che io ho una formazione mentale da imprenditore, il mio obiettivo quindi non è quello di fare il politico ma quello di amministrare la Calabria. Penso sia necessario prima di tutto apportare un cambiamento radicale a quello che è il sistema Calabria e questo significa meritocrazia, trasparenza, uguaglianza dei cittadini e rispetto della dignità dei calabresi. Cose queste, che non sono affatto speciali ma che sono state per troppo tempo trascurate. La nostra sarà una rivoluzione, pacifica e civile per riportare la Calabria alla normalità. Io paragono spesso la Calabria ad un S.p.a dove i Calabresi sono i soci che nominano gli amministratori i quali poi devono dare conto ai loro soci. Com’è Pippo Callipo quando chiude la porta dell’ufficio e si dedica alla sua vita privata? E’ sicuramente un uomo dal carattere cordiale, allegro, molto attaccato ai propri figli,per nulla distaccato da quelli che sono i problemi «Amo profondamente questa terra, della casa o della famiglia. Comunque una persona nore vedo che ci sono tutte male. Non mi reputo una persona fuori dal comune. le possibilità per farla rinascere» Vede io ho un carattere che mi porta ad avere molta fiducia nel prossimo, e mi sono trovato sempre bene. Poi ho una grande rispetto per “no” a finanziamenti a Pippo Callipo perché poi in la gente e non ho mai fatto distinzioni basati su classi cambio non sai mai cosa ti chiedono. sociali, conti correnti bancari ecc... Anche se la mia Secondo me questa rivoluzione è possibile farla, malattia cronica è che io sono profondamente inna- d’altro canto noi diciamo: “Noi faremo la rivoluziomorato di questa terra, non la cambierei per nessun ne e chi non è con noi la subirà”, nel senso che subialtro posto al mondo e vedo che ci sono tutte le pos- rà il cambiamento. sibilità affinchè la Calabria possa rinascere. Lei è presidente di un importante squadra di palIn un’intervista rilasciata dall’On.Angela Napoli la volo e ha fatto si che la Volley Tonno Callipo arper la trasmissione Annozero, ha affermato che rivasse a competere a livelli nazionali. Pensa che la “ ‘ndrangheta sta cercando di salire su quello questo possa rappresentare qualche punto in più che pensa sia il carro dei vincitori…”. Secondo per la sua candidatura? Lei è veramente così? Assolutamente no. Non è mia intenzione strumenLoro non hanno alcun bisogno di schierarsi anzi cer- talizzarla anche perché questa squadra rappresenta cheranno di salire dopo sul carro dei vincitori per- una bella realtà, apprezzata da tutti i Calabresi e soché devono continuare a gestire. Io non parlo solo di prattutto da quelli che sono fuori e che ci seguono ‘ndrangheta, faccio riferimento anche a quelli che io numerosi durante le trasferte. E poi io non ho creato definisco “prenditori” che oggi stanno alla finestra e questa squadra perché mi serviva come strumento aspettano, che prima hanno fatto affari con Chiara- per la campagna elettorale. La Volley Tonno Callipo valloti e poi hanno continuato con Loiero ma perché infatti esiste dal 1992.
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POLITICA - VERSO LE REGIONALI A TU PER TU CON L’ON.
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STILLITANI, CANDIDATO PER L’UDC AL CONSIGLIO REGIONALE
“PER CREARE OCCUPAZIONE NELLA NOSTRA TERRA, BISOGNA PUNTARE PRINCIPALMENTE SU UN TURISMO DI QUALITÀ” di Cristina Iannuzzi
la città. A detta di molti questa sfida è ben riuscita. Lo hanno anche dimostrato gli invidiabili risultati conseguiti. Si è mai chiesto “ma chi me l’ha fatta fare”? Per la verità no. Non vivo di politica, né le maggiori soddisfazioni le ricevo dalla politica. Per cui potrei in ogni momento decidere di smettere senza che questo mi sconvolga più di tanto la vita. Faccio politica per passione e non ho pertanto alcun diritto di lamentarmi per le amarezze che tale attività indubbiamente qualche volta mi può dare. Ma in tutto questo tran tran, c’è posto per la sua famiglia? Anche se mia moglie e i miei figli non saranno d’accordo su quanto sto per affermare, ritengo di non essere uno schiavo della politica e di dedicare parecchio tempo alla mia famiglia . Riesco a far combaciare la mia passione per i viaggi con il piacere di stare con loro. Viaggio molto e sempre e solo con moglie e figli al seguito. C’è un progetto che ha realizzato e di cui va fiero? L’essere riuscito a trasformare l’azienda agricola
Di sicuro sarebbe diventato un bravo avvocato se non fosse stato per il padre che un bel giorno decise di affidargli un ruolo di grande responsabilità. Il lavoro lo entusiasma sin da subito al punto da farlo diventare uno dei più importanti imprenditori della Calabria. Poi un gruppo di amici lo convince a scendere in campo per la conquista del comune di Pizzo. E’ il 1993. Inizia la sua avventura e la sua inarrestabile ascesa. Ama viaggiare, ma ama farlo insieme alla sua famiglia. La politica lo appassiona, ma ancor di più il suo lavoro. Sogna in grande per la sua terra. Suggerisce la sua ricetta per debellare la piaga della disoccupazione: dalla costruzione di nuovi posti letto, alla realizzazione di campi da golf , fino ai nuovi approdi per il porto di Vibo Marina. Progetti ambiziosi, ma non utopici. Parola di Francescantonio Stillitani che si racconta in questa intervista. Quando è iniziata la sua carriera politica? La mia discesa in campo è iniziata nel Novembre del 1993, quando sono stato candidato a sindaco di Pizzo. Eravamo in cinque a contenderci la prima poltrona di Palazzo San Giorgio. Da indipendente nella lista della democrazia cristiana, in piena bufera tangentopoli, divenni sindaco della città. Si sente più imprenditore o più politico? Più imprenditore che politico, anche perché ritengo che la politica sia solo un momento passeggero della vita. Ho iniziato a lavorare ai tempi dell’università quando mio padre mi affidò prima la gestione del distributore di una stazione di servizio Agip per poi assegnarmi una piccola parte dell’azienda agricola familiare. Responsabilità talmente soddisfacenti che ho deciso di dedicarmi totalmente al mondo imprenditoriale, abbandonando l’ attività «nel vibonese si potrà eliminare la disoccupazione forense che avevo intrapreso a Catanzaro supe- puntando sulle fenomenali possibilità turistiche che il rando anche l’esame di territorio offre» procuratore legale. Stillitani nasce come imprenditore. Oggi è segretario provinciale del- familiare in impresa agricola, avviando l’attività da l’Udc, vice presidente del consiglio regionale, semplice produzione di merce ad attività complessa presidente del consiglio comunale di Pizzo con di lavorazione, spedizione e commercializzazione delega ai lavori pubblici, nonché candidato alle dei prodotti della mia azienda e di quella di molte prossime regionali. Perché ha deciso di scendere altre in Italia e all’estero. Vado anche fiero di aver in campo? avuto l’intuito di riconvertire l’attività da agricola a Nel 1993 quando sono stato invitato a candidarmi turistica realizzando dal niente il più grande villaga sindaco della mia città , il consiglio comunale era gio turistico della Calabria. stato sciolto per “illegalità diffusa” e tutti additava- Qual è stata in tutti questi anni la sua soddisfaziono Pizzo come esempio di gestione negativa. Questo ne più bella? ha solleticato il mio orgoglio di pizzitano facendomi L’avere ascoltato, senza essere notato, un gruppo di accettare la sfida di guidare, assieme ad altri amici, persone che non conoscevo esprimere giudizi posi-
tivi su di me. Cosa si augura per il prossimo futuro Francescantonio Stillitani? Poter continuare a vivere serenamente accanto alla mia famiglia e tra il sorriso della gente. Il Vibonese. Quale futuro si prospetta per questo nostro territorio? Il vibonese ha tutte le potenzialità e gli elementi per poter decollare dal punto di vista economico. Se si sapranno sfruttare le risorse pubbliche messe a disposizione, si sceglieranno i politici che dovranno guidare il territorio, guardando soprattutto alle loro capacità Se ogni esponente politico non pretenderà di essere un esperto dei problemi solo per il fatto di essere stato eletto, nel vibonese si potrà eliminare la disoccupazione puntando sulle fenomenali possibilità turistiche che il territorio offre. Ci vogliono scelte coraggiose quali: la realizzazione di nuovi porti turistici, nuovi posti letto, l’adeguamento del porto di Vibo Marina a scalo per navi da crociera e a terminal delle autostrade del mare e la realizzazione di nuovi campi da golf, si potranno creare, entro i termini della prossima legislatura, almeno 7 mila nuovi posti di lavoro diretti e altrettanti nell’indotto. Come ha impostato la sua campagna elettorale? Proponendo dei programmi concreti e cercando di convincere gli elettori che non sono utopie e che sono nelle condizioni di realizzarli. Cosa pensa dei suoi avversari? I miei avversari politici sono solo avversari e non nemici. Cerco di mantenere con tutti rapporti personali buoni, alcuni hanno anche la mia stima. Purtroppo, soprattutto in campo locale, non tutti hanno il coraggio di confrontarsi lealmente sul piano politico e amministrativo. Qualcuno pensa anzi che sia corretto coinvolgere la mia attività imprenditoriale nella competizione politica nel vano tentativo di danneggiarmi.
L’Identikit: data e luogo di nascita: 26.09.53 Roma (RM) segno zodiacale: Bilancia professione: imprenditore figli: 3 titolo di studio: laurea in giurisprudenza hobby : viaggiare ultimo libro letto: fumetti (dylan dog, martin mistero, zagor) trasmissione tv preferita: Geo& Geo, Atlantide precedenti in politica: sindaco di Pizzo, assessore regionale ai trasporti.
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POLITICA - VERSO LE REGIONALI
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INTERVISTA A TUTTO CAMPO AL SINDACO DI GEROCARNE ALFONSINO GRILLO, CANDIDATO ALLE REGIONALI TRA LE FILA DEL CENTRODESTRA
“MI IMPEGNERÒ PER DARE ALLA CALABRIA LO STESSO CONTRIBUTO CHE HO DATO ALLA MIA CITTÀ” Cos’è che le fa credere fortemente nel progetto Scopelliti? La politica è passione, entusiasmo, emozioni; sentimenti in assenza dei quali l’impegno pubblico è privo di significato e povero di successi. Ma a questi sentimenti devono seguire i fatti, e nessuno credo possa oggi affermare che Peppe Scopelliti non è l’uomo del fare. Il connubio passione – azione sta alla base di quel modello Reggio che ha fatto della città dello stretto il cuore pulsante del Mediterraneo, lo stesso modello contribuirà domani a rilanciare l’immagine della Calabria. Per la prima volta abbiamo un candidato governatore espressione di questa terra che conosce le problematiche perché li vive sulla propria pelle giorno per giorno. La sua è una candidatura che, contrariamente a quanto è avvenuto in passato, non è imposta dalle vecchie liturgie politiche, ma esplode tra la gente. La Calabria sta attraversando un periodo difficile, le cause, certo, per una parte sono ascrivibili alla crisi economica mondiale, ma credo che politiche sbagliate di una classe dirigente distratta ed incapace abbiano contribuito ad accentuarla in questa Regione più che nel resto d’Italia. Sanità, turismo, edilizia, commercio, agricoltura, ambiente, artigianato, servizi sociali in ognuno di questi settori incombe la scure della disoccupazione solo il coraggio e la determinazione di alcuni addetti ai lavori hanno, per il momento, evitato il crollo. C’è bisogno quindi di invertire la rotta, fare scelte coraggiose, anche se queste appaiono in prima battuta impopolari. Peppe Scopelliti sta dimostrando di avere coraggio, non disdegna infatti di ribadire in ogni uscita pubblica che bisogna rinnovare la classe dirigente partendo da un presupposto che, personalmente, anche se garantista, ritengo sia indispensabile: evitare candidature di persone che hanno giudizi in corso o rinvii in giudizio per collusione con ambienti malavitosi. Chi occupa ruoli istituzionali e rappresenta lo stato deve apparire distinto e distante da certi ambienti se vuole essere di esempio per i cittadini. Cosi come condivido l’applicazione del metodo della meritocrazia, specialmente nel mondo della sanità, laddove non ci possiamo permettere il lusso di continuare a distribuire primariati e ruoli di comando secondo il metodo della monocromia politica. Per tutti questi motivi il Progetto Scopelliti è l’unico in grado di dare garanzie al futuro della Calabria. Grazie all’accordo regionale Pdl-Udc la destra Calabrese ha già la vittoria in tasca? Vede…faccio politica dal 1983, da quando cioè avevo 16 anni, ho partecipato a decine di campagne elettorali, se dovessi sintetizzare attraverso la mia esperienza l’insegnamento che ho tratto da ciascuna di esse direi che: le maggiori insidie nascono dalla convinzione di aver già vinto. Non v’è dubbio che la decisione di candidare il Sindaco di Reggio Calabria, considerata la grande visibilità e popolarità di cui oggi egli gode, è stata provvidenziale, e certamente agevolerà la corsa del centrodestra a palazzo Campanella; cosi come l’alleanza con l’UDC è un valore aggiunto che oltre ad arricchire la coalizione di idee e progetti validi per la Calabria, ci farà affrontare la campagna elettorale con maggiore ottimismo. Ma guai a credere che la vittoria sia già un fatto acquisito, sarebbe questo un errore imperdonabile che Loiero , da veterano della politica quale egli è, saprebbe sfruttare a pieno. Dobbiamo incontrare
i cittadini in ogni angolo della Calabria, e più che parlare dobbiamo essere in grado di ascoltare i loro consigli, le loro difficoltà e preoccupazioni, ciò ci consentirà di svolgere con maggiore scrupolosità il nostro ruolo domani.
Lei giocherà in questa partita con un ruolo da protagonista non pensa che questo possa togliere del tempo alla sua cittadina che Lei amministra in qualità di Sindaco? Faccio politica a tempo pieno. Da quando sono Sindaco della mia cittadina ho dedicato tutto me stesso, e, grazie all’impegno, e alla determinazione personale e dei miei consiglieri, oggi con orgoglio posso affermare che siamo riusciti a strappare Gerocarne dal decadentismo in cui era sprofondata. Dopo tre anni di azioni concrete e mirate, tutte rivolte a rendere vivibile il nostro centro urbano, oggi è arrivato il momento delle grandi opere. Gerocarne avrà luoghi dove promuovere la cultura, lo sport, il tempo libero, momenti di svago e di aggregazione. Interventi che muteranno la vita sociale e l’aspetto della mia cittadina, e credo miglioreranno la qualità della vita dei miei concittadini, ai quali confermo la mia totale dedizione, qualunque sia il ruolo politico, che domani sarò chiamato a svolgere. Come vede la Calabria targata Scopelliti? Scopelliti ha tanti meriti, fra questi ha anche quello di aver acceso nei cittadini Calabresi l’ottimismo ma soprattutto la speranza che una Calabria diversa è possibile. La Calabria con Scopelliti governatore sarà la terra del “Mediterraneo da scoprire”, per evocare un illuminato spot pubblicitario in voga negli anni novanta, riacquisterà quel prestigio che la storia gli ha riservato, una terra ricca di fascino e cultura, tornerà ad essere la regione del mare cristallino, delle montagne amene, e dell’ospitalità. Una Calabria in grado di mettere a regime queste peculiarità e farne di loro il motore per sviluppo e l’opportunità occupazionale per i nostri giovani. Vedo una Calabria moderna che saprà svolgere nel mediterraneo un ruolo da protagonista rispetto al contesto Europeo. Tra i tanti aspiranti del partito ad essere candidati a fianco di Peppe Scopelliti, uno tra i prescelti è stato proprio Lei. Secondo il suo parere cos’è che ha fatto ricadere la scelta su Alfonsino Grillo? Voglio immaginare che la scelta sia ricaduta sulla
mia persona perché, oltre a rientrare nel modello di rinnovamento della classe dirigente, a cui facevo riferimento, e su cui intende puntare Peppe Scopelliti per rilanciare la nostra Regione, si è voluto premiare il percorso politico di un uomo di destra , che si è caratterizzato, in ogni ruolo ricoperto, per la sua coerenza, il rispetto del prossimo, l’impegno e le azioni a favore della collettività e per i risultati raggiunti. Spero di riuscire ad acquistare la fiducia e le attenzioni di quanti, uomini e donne, considerano questi valori, riferimenti imprescindibili all’esercizio di rappresentanza. Di cosa hanno bisogno la Calabria e la provincia di Vibo Valentia per uscire dalla fase stagnante, sia politica che sociale, in cui si trovano? La nostra terra ha delle risorse incredibili, delle peculiarità esclusive, una storia millenaria, tutti elementi che non sono stati mai valorizzate, e che la politica miope degli anni 70, condotta dal governo di allora, immaginando la Calabria industriale, ha messo in secondo piano, per dare vita al “pacchetto Colombo”. Cioè ad una serie di provvedimenti, che prevedevano fra gli altri la realizzazione di insediamenti industriali a Gioia Tauro, Saline Joniche, a S. Leo, a S. Eufemia, e a Castrovillari, andando contro natura e abbandonando quelle che invece erano le specificità e i punti di forza di una terra che è chiaramente a vocazione turistica. Quelle furono scelte, a mio parere, scellerate che oltre ad accumulare perdite di tempo hanno prodotto uno sperpero ingente di economia. La Calabria ha bisogno solo di valorizzare le sue specificità. Primo fra tutti il suo mare. La vera e propria risorsa che invece di essere tutelata e valorizzata è stata sfruttata e abbandonata. Il mare in Calabria, ma particolarmente nella provincia di Vibo Valentia, può rappresentare la pietra miliare su cui vale la pena ancora investire per riattivare l’economia e incrementare l’occupazione, a condizione però che non diventi tema di discussione che si accompagna al canto delle cicale. Bisogna avere il coraggio di avviare una politica seria di controllo del territorio, piuttosto che fare campagne denigratorie che proiettano un’immagine distorta della realtà. Bandire qualsiasi forma di’inquinamento organico e inorganico, l’abusivismo edilizio, l’uso improprio delle acque dei nostri fiumi che, per la maggior parte sono inquinati, deve essere un’ imperativo categorico. In questo contesto diventa imprescindibile ad esempio, dotare tutti gli insediamenti antropici, dell’entro terra e delle coste, di un sistema di depurazione all’altezza. Cosi come imprescindibile è dotare il nostro territorio di un sistema d’infrastrutture viarie all’altezza, non è infatti pensabile che un turista che decide di venire in Calabria è costretto a catapultarsi nelle nostre strutture ricettive, sicuramente ospitali, e a rimanere rinchiuso per giorni senza avere la possibilità di gustare le nostre tradizioni ed arricchirsi della nostra cultura, o fare trekking sui nostri altipiani e montagne, o lungo le distese dei boschi del Parco Regionale delle Serre, della Sila e dell’Aspromonte protendendo lo sguardo sui panorami mozzafiato. Per il turismo che, quindi, è la chiave di Volta per questa terra, ogni sforzo, ogni proposta politica, ogni iniziativa deve essere finalizzata a valorizzare, promuovere e creare sviluppo sostenibile.
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MARIA LIMARDO CANDIDATA AL FIANCO DI SCOPELLITI DICE BASTA AL CLIENTELISMO E
ALLA MORTIFICAZIONE DEI CERVELLI GIOVANILI
di Lidia Ruffa In che direzione va la politica regionale? Certamente va nella direzione del centro destra, nel senso che la candidatura di Giuseppe Scopelliti ormai si presenta come una candidatura forte, autorevole, assolutamente innovativa. Sul piano più prettamente politico, l’accordo con l’Udc rafforza questa candidatura, quindi credo che proprio che andiamo a gonfie vele verso la conquista della Regione Calabria. Cos’è che Le fa credere fortemente nel progetto Scopelliti? Sono tanti gli elementi. Intanto dobbiamo valutare questi 5 anni di disamministrazione Loiero che pesano in maniera forte sulle spalle di ogni cittadini calabrese e bruciano sulla pelle di tutti quanti noi. E già questo è il primo elemento, noi ci soffermiamo sul nome di Loiero am in effetti si tratta del fallimento globale di tutto un centro sinistra che ha dimostrato di non saper governare la Calabria. La candidatura di Scopelliti intanto è una candidatura nuova di un giovane autorevole, preparato che sa il fatto suo ma soprattutto di una persona che ha già dimostrato nei fatti di saper fare buona amministrazione. Reggio Calabria ha cambiato volto da quando Giuseppe Scopelliti è alla guida di quella città. Credo quindi che seil modello Reggio che poi è il modello Scopelliti, sarà applicato per come noi riteniamo che sia, all’intera Regione Calabria, davvero potremo porci al centro del Mediterraneo come una regione, in gradi di alzare la testa e di essere orgogliosamente rappre-
sentativa delle proprie radici. Qual è la prima cosa che chiederebbe al futuro presidente della regione per la provincia vibonese? Basta con il clientelismo. Basta con la mortificazione dei cervelli giovanili. E’ ora di dire basta a un vecchio sistema di fare politica è ora di introdurre a livello politico nuove dinamiche per lo sviluppo del territorio. E’ ora di dire basta a quei politici che finora hanno fatto finta di governare i nostri territori. E’ ora di dire basta a quei politici che devono semplicemente vergognarsi per aver costretto intere generazioni, ad inginocchiarsi davanti al potente di turno, in attesa di un posto definitivo che si è rivelato un precariato, un lavoro socialmente utile, o comunque un lavoro che ha ammorbato il cervello di un giovane che avrebbe potuto utilizzare la sua attività in altre direzioni, mettendo su un’impresa e facendo crescere se stesso. La sua associazione in tutto questo contesto che ruolo intende giocare? L’associazione “Progettare il Futuro”, opera sul territorio vibonese da tre anni, è nata da un’idea di un gruppo di amici, tutti provenienti dalle fila del centro destra che si sono messi insieme per scardinare questo vecchio sistema di fare politica. Negli scopi statutari in effetti ha come suo obiettivo quello di diffondere il senso d’identità e di appartenenza, affinchè i cittadini sentendosi effettivo cardine della comunità in cui vivono, possono partecipare più attivamente e possono sentirsi veramente parte integrante del territorio e della comunità. “Progettare
il Futuro” è un’associazione che si pone a fianco di Giuseppe Scopelliti, si pone assieme a lui in questa campagna elettorale e lo sosterrà fino alla fine. Parliamo adesso delle comunali. Che aria si respira a Vibo? E’ di una città, di un territorio, di cittadini che chiedono normalità. Purtroppo quello che è accaduto e che sta accadendo in termini di vivibilità urbana, di degrado ambientale, di criminalità che ha alzato il tiro in maniera impressionante in questi ultimi tempi, non lascia ben sperare. L’aria che tira in questo periodo non è particolarmente gioiosa e speriamo che anche qui possa tornare la primavera. Lei nelle manifestazioni contro la criminalità organizzata è sempre costantemente in prima linea. Ma per uscire da questo stato di cose non pensa che oltre a queste manifestazioni simboliche occorra anche una presa di coscienza corale di tutte le forze politiche? Questo è fuori discussione. Intanto credo che queste manifestazioni giochino un ruolo importante, perché è indispensabile che i cittadini si uniscano tra di loro per fare un muro che non sia di gomma, ma un muro serio affinchè tutti questi gesti vengano respinti. E già in questo senso si può fare veramente tanto. Poi la magistratura e le forze dell’ordine stanno facendo il loro lavoro e mi permetto di ricordare che il governo Berlusconi ha fatto e sta facendo moltissimo nella lotta contro la criminalità organizzata, assumendo dei progetti legislativi importanti che hanno consentito alla magistratura di operare arresti eccellenti e retate importanti.
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RAFFAELLO MOLÈ, CANDIDATO ALLA REGIONE CON LOIERO PRESIDENTE Quali sono le motivazioni su cui poggia la sua decisione di candidarsi alla Regione Calabria? «Rispondere a questa domanda è molto facile, perché la politica per me è sempre stata passione e impegno, da quel lontano 1962, anno in cui mi iscrissi al Partito Socialista Italiano. Da allora, ho sempre cercato di rimanere coerente con le mie idee, coltivando una concezione della politica intesa innanzitutto come attività di totale dedizione al bene comune e agli interessi pubblici. In particolare, le persone più deboli mi hanno visto sempre al loro fianco, soprattutto quando c´era da affermare principi di giustizia sociale. A Pizzo ho rivestito in passato la carica di assessore, quindi i miei concittadini hanno già avuto modo di vedermi in azione come amministratore pubblico e in molti ricorderanno certamente l´abnegazione e lo spirito di sacrificio con cui svolsi quel ruolo. Non a caso il mio motto è “La voglia di fare”, lo stesso che mi guida oggi nella campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale». La sanità rappresenta il settore che assorbe la stragrande maggioranza delle risorse della Regione, eppure la Calabria non eccelle né per assistenza ospedaliera né per servizi domiciliari, tanto che molti malati preferiscono ricorrere a strutture in altre regioni italiane. Quali sono le responsabilità della politica in questa situazione e quali le soluzioni? «La commistione tra sanità e politica rappresenta purtroppo uno dei maggiori limiti alla crescita sociale dell´Italia. In linea di principio, la politica non dovrebbe esprimere alcuna ingerenza nel campo della sanità pubblica, che per definizione non può dipendere da scelte discrezionali dettate da esigenze politiche, ma dovrebbe poter contare soltanto su fattori oggettivi, come la professionalità degli operatori, e l´efficienza dei manager, la formazione del personale. Invece, puntualmente, ad ogni cambiamento dello scenario politico corrisponde uno speculare avvicendamento ai vertici delle strutture sanitarie, a cominciare dalle Asl, spesso considerate come veri e propri bacini elettorali da coltivare mettendo le persone “giuste” al posto giusto. Un fenomeno, questo, estremamente dannoso per la sanità, non soltanto in termini di qualità del servizio prestato, ma anche per le gravissime ripercussioni sulla spesa pubblica destinata a questo settore. Per quanto riguarda la sanità Calabrese, in particolare, c´è da evidenziare che nonostante esistano indiscusse eccellenze (pensiamo, ad esempio, alla cardiologia, all´ematologia e alla branca dei trapianti),
queste non vengono supportate da adeguate strutture ospedaliere. Fortunatamente, nell´ultimo anno il presidente Loiero è riuscito a promuovere un piano sanitario grazie al quale verranno sbloccate risorse per 700 milioni di euro, da destinare alla costruzione
di nuovi ospedali e all´ammodernamento delle strutture già esistenti. Il punto di partenza per una nuova politica sanitaria calabrese, dunque, potrebbe essere proprio questo importante piano, da attuare con il massimo rigore e con la maggiore trasparenza possibile». Qual è la sua ricetta per ridare slancio e fiducia all’economia calabrese? «Per risollevare le sorti economiche della Calabria e proiettarla verso un avvenire di sviluppo e di crescita è necessario valorizzare al massimo le immense risorse di cui disponiamo, a cominciare dall´ambiente e dal millenario bagaglio culturale. Turismo, cultura
e artigianato, infatti, rappresentano i capisaldi irrinunciabili di qualunque programmazione che punti davvero alla crescita di questa terra. Una pianificazione che non può prescindere, però, dal coinvolgimento diretto delle imprese e degli operatori dei vari settori, perché le scelte per essere davvero efficaci devono essere largamente condivise, soprattutto quando l´apporto dei capitali privati è irrinunciabile come nel comparto turistico. In un´ottica di sviluppo di questo tipo, è fondamentale che contestualmente venga salvaguardato l´ambiente naturale, attraverso un controllo oserei dire addirittura ossessivo del territorio, imponendo il rispetto assoluto delle leggi in materia senza lasciare zone franche». Tra i temi sociali maggiormente percepiti in Calabria, c’è senza dubbio il fenomeno dell’emigrazione, che nel secolo scorso ha duramente segnato la società calabrese. Ritiene che questa problematica sia ancora attuale? «Dopo l´esodo epocale che segno gli Anni ´50 e ´60 dello scorso secolo, il fenomeno dell´emigrazione è calato progressivamente d´intensità, per poi riprendere vigore negli ultimi 10-15 anni. Ma questa volta a partire non sono braccianti e contadini, operai e impiegati, ma giovani laureati che a centinaia di migliaia hanno lasciato la Calabria probabilmente per non tornarvi più a vivere. Si tratta di un´emigrazione ancora più nociva per la nostra regione, perché sottrae le forze e le intelligenze migliori, pregiudicando il futuro stesso della Calabria. Fermare questa emorragia di risorse umane è prioritario, ma sarà possibile soltanto se si combattono le cause, offrendo cioè ai giovani concrete opportunità di lavoro e di crescita professionale, rendendoli così protagonisti del loro e del nostro futuro. La strada da percorrere, a mio parere, è quella che ho indicato prima: valorizzare al meglio la risorsa turistica e ambientale, orientando l´economia calabrese in questa direzione» Qualora venga eletto, il suo impegno sarà ovviamente rivolto a tutti i calabresi. Ma Pizzo è la sua città: in che modo ritiene di poter contribuire alla sua crescita? «Se gli elettori mi daranno fiducia con il proprio voto saprò far valere le ragioni di Pizzo, che nel contesto regionale rappresenta una delle principali mete turistiche e come tale merita un posto di primo piano nelle dinamiche socio-economiche della Calabria. D´altronde, chi mi conosce sa bene quanto sia rpofondamente legato alla mia città, un affetto sincero e incondizionato che guiderà sempre la mia azione umana e politica».
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POLITICA - VERSO LE REGIONALI
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LELLO GRECO E IL SUO SOGNO DI “SLEGARE LA CALABRIA” Lei si candida la governo regionale con il simbolo “Slega la Calabria”, in che modo quindi pensa di slegare tutti i nodi che soffocano questa regione? E’ una bella domanda. Noi innanzi tutto pensiamo di contribuire a slegare i lacci e i lacciuoli che la Calabria ha, tentando di introdurre candidati che abbiano passione, competenza e capacità; che conoscano il senso della politica. Pensiamo che ci sia bisogno di una politica di qualità, una politica che non sia un contenitore dove dentro c’è tutto. La nostra regione oggi è molto appesantita da una cattiva efficienza burocratica, amministrativa, le pratiche sono troppo lente, sono farraginose, si creano spazi d’ombra, spazi dove poi possono anche emergere atteggiamenti che sfociano nel malaffare e nella corruzione. Il nostro quindi sarà un contributo volto a migliorare questa regione. Lei si candida con Loiero presidente. Secondo Lei c’è qualcosa da cambiare nel suo modo di governare o è giusto continuare su questa scia? E’ chiaro che se nasce un movimento nuovo come “Slega la Calabria”, nasce perchè evidentemente non siamo assolutamente contenti di come sia stata portata avanti da un lato l’azione amministrativa e dall’altro l’azione di governo della regione Calabria. Pensiamo che ci siano delle ombre ma anche delle luci. Per parlare delle cose positive, mi piace ricordare che dopo la drammatica esperienza della giunta Chiaravalloti, il presidente Loiero si è trovato davanti al disimpegno automatico dei fondi, nel piano operativo regionale infatti, era stato impegnato il 50% della spesa e realizzato il 30%, mentre invece voglio ricordare che a Dicembre 2009, Bruxelles ha assegnato 95 milioni di euro di premialità alla regione Calabria per aver raggiunto gli obiettivi di servizio. Credo inoltre, che Loiero abbia avuto grande coraggio e determinazione, seppur nell’ultimo scorcio di legislatura, nell’individuare due tecnici ai quali ha assegnato l’assessorato all’ambiente e alla cultura. Due amministratori che hanno operato bene e che hanno segnato la strada su cui bisogna continuare. E’ ovvio che è necessario mettere mano ad una vera e propria riforma della pubblica amministrazione con l’obiettivo di snellirla, dando più servizi ai cittadini e alle imprese, utilizzando al meglio i fondi messi a disposizione dal Por 2007/2013. Questo
significherebbe per la Calabria intera, poter utilizzare risorse per un ammontare pari a 6,8 miliardi di euro per i prossimi anni. Lei viene dalla grande scuola della cooperazione, secondo il suo punto di vista quindi, una cooperazione tra politici è possibile? La cooperazione tra politici non so se è possibile ma so che bisogna perseguirla e credo inoltre che ci sia sempre più bisogno di collaborazione tra tutti i livelli istituzionali della regione e tra tutti coloro che rappresentano, ognuno a proprio modo, gli interessi delle imprese e delle associazioni presenti su tutto il territorio calabrese. Solo così sarà possibile voltare pagina e costruire la Calabria che vogliamo. Siamo alle battute finali di questa combattuta campagna elettorale. La compagine che supporta
la candidatura di Loiero teme gli altri candidati, ovvero Peppe Scopelliti e Pippo Callipo? Credo che le liste a supporto di Loiero siano delle buone liste. Il governatore uscente pare che negli ultimi sondaggi sia andato in rimonta. E’ chiaro che rispetto al candidato di centro destra, per motivi che forse è meglio non ricordare, Loiero si è messo in campo un po’ tardi, ma sono comunque sicuro che questa rimonta si concretizzerà domenica. Sono dell’idea che Callipo avrebbe potuto dare un grande contributo per la cultura imprenditoriale di cui è portatore e penso che bene avrebbe fatto o ad accettare la proposta del governatore Loiero di diventare presidente del consiglio regionale o addirittura di accettare le primarie di coalizione per proporsi come presidente della regione Calabria. Bisogna ricordare infatti che la legge elettorale regionale non consente al terzo classificato nella corsa a governatore di entrare nel consiglio regionale e quindi votare Callipo purtroppo rischia di diventare un gesto insignificante. Per quanto riguarda Scopelliti, io me lo ricordo assessore della giunta Chiaravalloti ma devo dire che quell’esecutivo, valutando i risultati prodotti, è stata per la Calabria, un’esperienza molto triste. Qualora dovesse essere eletto consigliere regionale quale sarà il suo apporto alla provincia di Vibo Valentia? La provincia di Vibo Valentia, lo dico con amarezza, avrebbe tutto per essere una delle prime province d’Europa e invece si trova tra le ultime e nonostante la ricchissima dotazione di risorse naturali, di località turistiche come Tropea, Vibo Marina, Pizzo, per non parlare della montagna, prodotti tipici di straordinaria fattura, tradizioni popolari e religiose. Una popolazione che nell’ultimo quinquennio è scesa da 180 a 172 mila, una provincia dove sono state investite ingenti risorse economiche e ciò nonostante questo territorio non è mai riuscito a decollare. Ora credo che vada assicurata un’azione di governance di sistema mettendo in campo un progetto organico che partendo dalle vocazioni, dalle peculiarità e dalle specificità, riesca a contrastare le criticità e ad interloquire efficacemente riuscendo a trovare le risorse finanziare per un piano di sviluppo che punti sulla creazione e il rafforzamento del sistema dei servizi sociali ed economici.
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ALLA CONQUISTA DI PALAZZO LUIGI RAZZA In lizza: Soriano, Daffinà, La Gamba e D’Agostino. Oltre seicento gli aspiranti consiglieri
di Vincenzo Varone Quattro i candidati a sindaco. Oltre seicento gli aspiranti consiglieri. Un esercito di uomini e di donne che per oltre un mese si sono dati battaglia a suon di parole, santini, manifesti, buone intenzioni, preghiere, litanie, visite a domicilio, cappuccino con cornetto alla mattina per i frequentatori mattutini di Piazza Municipio, succo all’arancia con dolcetto il pomeriggio per le casalinghe impegnate e fare spesa. E per chiudere la giornata,cena a base di pesce congelato e di vino tirato fuori per l’occasione per i
Editore: Filippo Bardari Direttore Responsabile: Maria Passalacqua Vicedirettore: Lidia Ruffa
portatori di voti riuniti la sera intorno al tavolo della sapienza e delle strategie. I timonieri,in queste ore, stanno spendendo le ultime energie. L’affanno si sente. Anche i cellulari danno segnali di evidente stanchezza. I nomi degli aspiranti alla carica più altra, comunque andrà a finire sono ormai entrati a pieno titolo nelle storia politica cittadina. Ma ricordiamoli. Michele Soriano (centrosinistra), sostenuto da sette liste; Nicola D’Agostino,candidato del Polo della Libertà, appoggiato da tre liste; Antonino Daffinà dell’Udc che ha dalla su parte cinque formazioni; Nicolino La Gam-
Stampa: STIEM - Soc. Tipografica Editoriale Meridionale S.p.a. - Milano Periodioco registrato presso il Tribunale di Vibo Valentia n. 846/2009 del 23/12/2009.
Questo numero è stato chiuso in Direzione, Redazione, Amministrazione: redazione in data 25/03/2010 Via S. Aloe, 40 89900 Vibo Valentia (VV) Grafica: Telefax: 0963/45000 Giuseppe Brasca www.linformale.it info@linformale.it Foto: redazione@linformale.it Franco Grillo commerciale@linformale.it Francesco Mazzitello
ba che guida la lista civica “Patto per il vibonese” . Uno dei quattro tra pochi giorni, o tra poco più di quindici se si andrà al ballottaggio, sarà incoronato sindaco della città,ovvero della poltrona fino adesso occupata da Franco Sammarco, Elio Costa, Alfredo D’Agostino, tanto per citare solo gli ultimi sindaci. Ovvero la Mecca, il sogno, l’ambito traguardo. Che vinca il migliore! Ovvero chi ha le idee più chiare, la passione giusta e la voglia di lavorare per una città che aspetta da anni il suo “decollo”, il suo “futuro”e la sua promozione sul campo di città capoluogo di provincia.
Collaboratori: Vincenzo Varone - Cristina Iannuzzi - Pino Brosio - Concetta Schiariti Domenico Mantella - Francesco Iannaci - Sergio Muzzopappa - Nicola Rombolà - Pino Currà - Giusy Fanelli - Vincenzina Perciavalle.
Concessionaria Pubblicità: Active Media Italia Resp. Commerciali: Ornella Brosio Anna Pintimalli Domenico Talesa
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MICHELE SORIANO NON TEME I SUOI AVVERSARI
IL SUO PRONOSTICO: «VINCERÒ AL PRIMO TURNO» Il suo nome è arrivato, parlando in termini calcistici quasi al 90mo rispetto agli altri candidati che si sono fatti avanti molto tempo prima. Pensa quindi di partire con qualche punto di svantaggio? Assolutamente no. Anche perchè noi come centrosinistra siamo fortemente radicati nel territorio e comunque abbiamo delle liste i cui candidati sono persone impegnate in politica e non prestate all’ultimo istante. Per cui ritengo che abbiano più capacità di aggregazione rispetto ad altri. Alla luce di questo il suo pronostico qual è? Io sono convinto, e non lo dico per darmi delle arie, di vincere al primo turno. Sondaggi miei personali ci danno tra il 51 e il 53 per cento. Lei un medico affermato, primario del reparto di ortopedia alla Jazzolino. Un lavoro che comunque Le porta via molto tempo. Perchè quindi ha deciso di intraprendere questa strada? Perchè io sono convinto che questa città abbia bisogno di ina scossa, di una spinta e di un cambiamento radicale. Io mi vanto di essere un uomo molto pratico, concreto, attanto alle cose e attento ai bisogni della gente proprio perchè sono medico e il vedere questa città versare in grandi difficoltà mi ha dato l’imput di candidarmi. Io a proposito del tempo, ritengo che la città non abbia bisogno di un sindaco impiegato, Vibo ha bisogno di un sindaco che programma, poi ci sono i dirigenti e gli assessori che devono essere di stimolo e che soprattutto devono lavorare. Una buona amministrazione è tale se ha degli amministratori capaci. Sulla macchina burocratica infatti, io farò una rivoluzione generale. Quindi qualora Lei venisse eletto sinil daco cercherà di far conciliare le due attività? Lo valuterò dopo i primi mesi di lavoro. Quali sono i punti di forza del suo programma? Sono cinque i punti per me fondamentali. Il primo è il piano strutturale comunale, la difesa del territorio e dell’ambiente. Il secondo è la viabilità e i parcheggi. Il terzo è il recupero del patrimonio archeologico, il rilancio culturale, come la realizzazione del teatro che devono rendere questa città appetibile. Il quarto punto è il sociale e quindi la difesa dei deboli, degli anziani, dei diversamente abili gente di cui noi ignoriamo completamente l’esistenza. Io a tal proposito ho intenzione di fare un osservatorio che monitori i bisogni della povera gente e le assicuro che c’è molta gente povera in questa città. Anziani che non hanno neanche una persona a cui chiedere di farsi fare una puntura o comprargli un chilo di pane.
candidato del centrosinistra ottimista: «la partita sarà nostra» Il quinto è la sanità. Molti si chiedono cosa possa fare un sindaco in questo campo e questo è quanto hanno pensato i sindaci che mi hanno preceduto che si sono disinteressati. A me invece piace ricordare che per legge, il sindaco ha la massima autorità sanitaria del comune. E’ logico che non avrò responsabilità dirette sulla sanità ma vi assicuro che mi batterò e mi adopererò per dare a questo paese una sanità migliore. Queste sono le cose che se fatte renderebbero questa città vivibile. Non dobbiamo fare grandi cose, solo riportare Vibo alla normalità. Le grandi barche che entrano nel porto di Vibo marina le lasciamo agli altri, noi puntiamo ad un recupero del pennello e ad un rilancio del porto. Se riusciamo a rendere questa
città normale abbiamo vinto la scommessa. La criminalità organizzata sta rialzando il tiro nel vibonese. Qualora venisse eletto sindaco della città quale sarà il suo impegno per contrastare questa dolorosa piaga? Il ruolo del sindaco nel combattere la criminalità organizzata è minimale. Il sindaco però può fare molto per la diffusione della cultura della legalità. Io in questo senso ho anche preso un impegno davanti all’associazione “Libera” e cioè che tutti gli appalti, passeranno attraverso la stazione unica appaltante, perchè checchè se ne dica non sono le fiaccolate che combattono la criminalità organizzata ma bisogna tagliare i viveri alle cosche mafiose q queste come si sa hanno interessi sui lavori pubblici. Quando noi riusciremo ad eleminarli dai lavori e dagli appalti pubblici allora noi avremo dato una grossa mano nella lotta alla criminalità organizzata. Che aria si respira a Vibo? Di confusione. La città è confusa, la gente è sempre più sgomenta ma quello che mi da molto fastidio è vedere che la gente si abitui a questo tipo di cose, si rassegni facilmente, mentre secondo me è importante continuare a combattere e a lottare per le cose a cui si tiene. Perchè tra i vari aspiranti alla candidatura di sindaco tra le fila del Pd alla fine ha vinto il suo nome? Qualcuno direbbe che è stato perchè sono il più forte. Io invece dico che il motivo è il fatto che io sia riuscito a far coagulare la maggioranza dei consensi del partito e probabilmente perchè gli altri hanno visto in me una persona capace e in grado di poter portare avanti un progetto di rilancio di questa città. Mi è stata quindi riconosciuta capacità e competenza. L’amministrazione Sammarco lascerà in eredità al futuro sindaco qualcosa di positivo? Si, anche perchè secondo me quello che ha fatto Sammarco non è tutto negativo. Io qualora dovessi diventare sindaco so che troverò una montagna di soldi da spendere. Perchè Vibo ha ricevuto un sacco di finanziamenti che ancora non sono stati spesi e quindi ci sarebbe la possibilità di trasformare nel giro di un anno Vibo in un grande cantiere di opere pubbliche.
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IL CANDIDATO A SINDACO TONINO DAFFINÀ PARLA DEI SUOI OBIETTIVI PER DARE NUOVO SLANCIO AL TERRITORIO
«RILANCIARE LA CITTÀ ATTRAVERSO LA VALORIZZAZIONE DEL PORTO DI VIBO MARINA» La campagna elettorale è alle battute finali qual è il suo pronostico? Ballottaggio ormai certo, con la possibilità di arrivare prima degli altri. Perché l’elettore vibonese dovrebbe scegliere Tonino Daffinà? Perché rappresento la vera novità. Perché parliamo di un progetto nuovo, che vuole dare ai cittadini vibonesi una città dignitosa, decorosa e che possa offrire anche a chi viene da fuori tutto il decoro e quella dignità che merita. Quali sono i punti di forza del suo programma? Il vero punto di forza intanto è il fatto che io ho piena autonomia di scelta all’interno della mia squadra. Una squadra che rappresenta certamente la vera forza per poter portare avanti i nostri programmi che partono soprattutto dal ripristino dell’ordinario e dei servizi che ormai da qualche anno vengono sempre meno. Ciò che mi preme di più è il rilancio della città attraverso una valorizzazione del porto di Vibo marina, attraverso la ripresa del piano strutturale comunale e quindi la messa in sicurezza del territorio. Cosa lascia in eredità al futuro sindaco della città, il primo cittadino uscente Franco Sammarco? Io penso che tutto sommato qualcosa di buono questa amministrazione potrebbe anche averla fatta, quindi è necessario prima verificare che tipo di attività positive sono state intraprese e poi di sicuro le prenderemo in considerazione, le integreremo e ripartiremo. Questo è necessario per cercare di non perdere tempo. Io sono nelle condizioni – grazie anche all’esperienza che ho acquisito nei quasi tre anni e mezzo di amministrazione - di capire dove intervenire subito, anche perché, lo ribadisco, ho grande autonomia all’interno del mio gruppo, a differenza degli altri candidati che invece hanno legami particolari, problematiche all’interno dei partiti e mi riferisco al Pd e al Pdl, parlo di beghe interne e scissioni varie che naturalmente non consentono di far partire subito l’attività amministrativa.
«Voglio trasformare Vibo Valentia in un centro che sia apprezzabile da tutti»
Che aria si respira ora a Vibo? Aria di cambiamento. Io lo percepisco e sono sicuro che vibo risponderà bene anche perché l’elettore vibonese è molto intelligente e saprà certamente valutare chi deve votare per avere da subito una città diversa. Una Vibo che possa rilanciare l’economia che possa stare vicino alle famiglie e ai giovani, che si occupi di sport, di cultura e di tempo libero. Quindi una Vibo che deve recuperare la brillantezza del passato, presentandosi alla gente nel modo più vivibile possibile. La criminalità organizzata nel vibonese sta alzando il tiro, quale sarà il suo impegno da sindaco per contrastare questa dolorosa piaga? Intanto io utilizzerò tutti gli strumenti che avrò a disposizione per combattere appunto la criminalità organizzata e per poter operare all’interno dell’attività amministrativa in maniera trasparente e chiara ma soprattutto legale. E’ necessario reagire con forza a tutte queste attività criminali, interagendo anche con le associazioni che operano in questo settore come “Libera”, per dare un contributo serio affinché si possa allontanare dall’attività amministrativa la presenza della criminalità organizzata che alcune volte impedisce lo svolgimento di alcune attività importanti. Chi gliel’ha fatta fare? Alcune volte me lo chiedo anch’io. Sì, chi me l’ha fatta fare, e me lo chiedono anche in molti. Io sono amante della mia città, delle cose belle e voglio trasformare Vibo Valentia in una città che sia apprezzabile veramente da tutti e sono altresì convinto che nei primi cento giorni un minimo di cambiamento riuscirò a darglielo, per passare poi alle grandi progettualità, con il coinvolgimento di tutti gli enti territoriali perché sono convinto di avere le potenzialità per poter trasformare questo territorio fortemente penalizzato da mille rivoli e da mille negatività che ci fanno apparire nella varie classifiche sempre agli ultimi posti.
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NICOLINO LA GAMBA SOGNA DI RIPORTARE IL TERRITORIO VIBONESE AI FASTI DEL PASSATO
di Angela Bentivoglio Quali sono le motivazioni che l’ hanno portata a scendere in campo? Vibo, purtroppo, è diventata una città anonima che non ha mai avuto lo sviluppo sperato aldilà degli impegni che ogni candidato, di volta in volta, ha assunto e che poi per varie vicissitudini sia politiche che interpersonali, non ha mantenuto e alla fine a pagare dazio è sempre stata la comunità. La nostra è una città che non ha realizzato nulla, che ha perso la dignità di capoluogo, che se non ha decollato, non ha avuto alcuno sviluppo è anche colpa di impegni politici non rispettati.. Quali sono i punti fondamentali del suo programma? Questa è una piccola città capoluogo a cui le diatribe politiche hanno tolto la possibilità di ampliare i propri confini. Se vogliamo vederla crescere è necessario allargare il canale dei finanziamenti, ampliare i confini della conurbazione territoriale, stipulare accordi di programmaziona con tutti i paesi limitrofi, realizzare nuclei industriali con una localizzazione e una pertinenza ben specifica al fine di creare infrastrutture viarie e favorire lo sviluppo. Questo è il progetto che intendo attuare. Se dovesse essere eletto, tirerà fuori dal cassetto un suo vecchio progetto che le sta molto a cuore, quello dellaScuola metropolitana superficie? elementarein“G. Morabito” - MiHo disegnato una proiezione di sviluppo della città che partendo dalle marinate, passa per le stazioni, fino ad arrivare a Vibo città. Ogni via piena di alberi, fontanelle, piste ciclabili, con un lungomare che parte dalla zona Capannina di Vibo Marina fino a Trainiti, protetto a monte con frangiflutti e un altro lungomare che va dal lido Proserpina fino a Pizzo dove si può creare un molo d’attracco per le navi da crociera. Della metropolitana in superficie si parlava quando ero consigliere comunale con l’ amministrazione D’Agostino e con la giunta successiva, presieduta dal dr Elio Costa si è deciso, di concerto con il responsabile del Ministero dei Trasporti, di accantonare l’idea per gli alti costi di gestione. Anche la Regione Calabria ha contribuito al progetto definitivo. Esiste un protocollo d’Intesa che ho sottoscritto con tutti i comuni interessati. L’opera parte da Vibo Marina, passa per Pizzo, percorre il vecchio tracciato della cosiddetta Littorina fino ad arrivare a Mileto con una grande area parcheggio all’aeroporto di Vibo Valentia. Il mio intento è quello di poterla realizzare. Mi preme ringraziare il Pres. Della Provincia Francesco De Nisi che mi ha da poco informato di aver finanziato con 18 mln di Euro un’altra mia opera: la funivia che collega Vibo città a Vibo Marina. Che tipologia di persone ha accolto nella sua lista? Le persone che ne fanno parte appartengono a tutti i ceti sociali. Dal professionista al disoccupato, alla casalinga, all’operaio. Da gente che vive la quotidianità e vuole avere una qualità della vita migliore con un orizzonte diverso da quello che finora le è stato prospettato. Fare una lista non è stato facile. Candidarsi e dare la propria disponibilità è prova di grande coraggio in una città che non offre nulla. Sarà gente che saprà esprimere i propri pensieri, innalzerà, sicuramente, la qualità del dibattito con un decoro che, purtroppo, è andato perso con l’attuale Consi-
glio Comunale. Con Nicolino La Gamba Sindaco , Vibo ritornerà “Giardino sul mare”? Sicuramente ritornerà ad essere “Giardino sul mare”. Mi hanno sempre affascinato i racconti dei miei nonni e dei miei genitori su quello che era lo splendore di Vibo Valentia. E’ un progetto ambizioso ed è una sfida che lancio a me stesso, poter iniziare dalle piccole cose. Mi auguro con un congruo finanziamento poter riasfaltare tutte le strade della città e delle frazioni. Piantare tanti oleandri colorati lungo la strada che porta a Vibo Marina. Iniziare, dunque, dalle cose che sono tangibili.
« Vibo ritornerà ad essere giardino sul mare. E’ un progetto ambizioso, una sfida che lancio a me stesso » La politica corre sul web e Nicolino La Gamba non rimane indietro. Perchè la scelta di fare un sito internet? Perchè ritengo che il manifesto non paghi molto, è temporaneo. Il sito internet mi dà la possibilità di comunicare direttamente e di far conoscere meglio quella che è la mia storia politica, cosa ho realizzato di buono in questa città, quali saranno i progetti futuri. La mia famiglia è di origine vibonese e dopo cinquant’anni sono il primo vibonese candidato a sindaco di questa città. Nel mio sito www.nicolinolagamba.it esiste una finestra “ Comunicazioni” che in qualsiasi momento dice cosa sta accadendo, dove sono, cosa ho intenzione di fare e il modo in cui voglio realizzarlo e chiunque ha la possibilità di contattarmi. Qualunque cosa dicano di me le persone diventa vangelo, perchè senza di loro non vado da nessuna parte.
L’INCHIESTA
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POLITICA
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AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE: AL GIRO DI BOA DEI DUE ANNI DI LEGISLATURA IL PRESIDENTE DE NISI TIRA LE SOMME DELLA SUA ATTIVITÀ Un bilancio delle attività portate avanti in questi due anni di legislatura. «Siamo quasi arrivati al giro di boa dei due anni di consiliatura e il bilancio di quanto programmato e realizzato non può che essere parziale. Innanzitutto abbiamo rimesso in moto l’Amministrazione provinciale dopo un lungo periodo di stallo, focalizzando l’attenzione sulle priorità da affrontare, a cominciare dal taglio dei costi, passando per la riorganizzazione degli uffici e dei servizi erogati all’utenza. Molti validi progetti avviati dalla precedente Amministrazione sono stati portati in dirittura d’arrivo, come il Nuovo Palasport di Vibo Valentia o le numerose opere stradali già cantierizzate. Siamo intervenuti con decisione nella manutenzione dei corsi d’acqua a maggior rischio esondazione, nei limiti ovviamente delle risorse disponibili, a cominciare da quelle stanziate a questo scopo dopo l’alluvione del 2006. Siamo riusciti a condurre in porto la concertazione per la costituzione del Sistema turistico locale, che rivoluzionerà il modo di gestire questa fondamentale risorsa locale, esprimendo strategie di sviluppo largamente condivise tra i soggetti pubblici e privati coinvolti nel comparto. Abbiamo prestato particolare attenzione al settore dell’edilizia scolastica, intervenendo con opere di ammodernamento e adeguamento infrastrutturale laddove fosse necessario e programmando la costruzione di nuovi edifici che possano ospitare gli istituti di nostra competenza. Insomma, abbiamo massimizzato gli sforzi cercando di ottimizzare le risorse, che – è bene ricordarlo - restano assolutamente insufficienti rispetto alle competenze che la legge affida alle Province. Una situazione resa ancora più gravosa dalla crisi economica che ha determinato un’ulteriore contrazione delle entrate». Da quando Lei è presidente della provincia, il territorio ha fatto qualche passo avanti? «Non ho la presunzione di attribuirmi meriti così netti ad appena due anni dall’inizio del mio mandato, ma di certo il territorio non è arretrato. Anzi, sono tanti i segnali che potrebbero indurre ad un cauto ottimismo sulla futura crescita socio-economica di questa provincia. A cominciare da un rifiuto sempre
più consapevole ed esplicito della cultura mafiosa. Il 2009 è stato un anno terribile per numero di intimidazioni e attentati perpetrati nei confronti di amministratori pubblici, dirigenti e imprenditori. Ma la reazione della politica e della società civile a questi episodi è sempre più sincera e inequivocabile. La criminalità organizzata è ancora molto potente in Calabria, ma comincia a farsi strada tra la gente la convinzione che sconfiggerla è possibile, riappropriandosi così della propria libertà». Di cosa ha bisogno la provincia di Vibo Valentia per risollevarsi dalla fase stagnante, sia politica
che sociale, in cui si ritrova? «La stagnazione politica e sociale è un fenomeno che riguarda l’intero Paese, e per certi versi l’intero mondo occidentale. Da molti anni ormai non c’è tensione verso il futuro, non ci sono grandi ideali in grado di motivare le nuove generazioni. Dalla fine degli Anni ‘90 il mondo vive una svolta epocale che però non si compie mai completamente, tranne che nel campo tecnologico. Se questo è il contesto generale, una piccola provincia come quella vibonese, per giunta in una delle regioni meno sviluppate d’Italia, non può certo esprimere grande fermento politico. Umbertosociale Zanottie Bianco Per superare questa impasse, che io ritengo prima di tutto culturale, occorre riacquistare fiducia nei propri mezzi e nelle enormi potenzialità di questo territorio, soprattutto con riferimento alle risorse ambientali e turistiche». A giorni l’assetto politico regionale cambierà, quanto influirà questo sulla vita politica della provincia? «Influirà inevitabilmente, come è ovvio che sia per un Ente sovracomunale che ha come suo principale interlocutore istituzionale proprio la Regione. L’auspicio è che qualunque sia il risultato che uscirà dalle urne, la Regione riesca ad interpretare al meglio il suo ruolo, offrendo alle Province calabresi le stesse chance, senza favoritismi determinati dall’appartenenza territoriale dei singoli rappresentanti istituzionali che siederanno in Consiglio e in Giunta». Cosa si aspetta dal futuro governo regionale? «lo ribadisco: mi aspetto che non vi siano sperequazioni tra territori. E che la provincia vibonese venga finalmente percepita come una risorsa dell’intera Calabria». Che consigli si sente di dare al futuro sindaco della città? «Dipende da chi sarà il sindaco... c’è tempo per i consigli».
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INCORONATO PRESIDENTE DEL GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI DI CONFINDUSTRIA CALABRIA, NUCCIO CAFFO ESORTA I GIOVANI A FARE IMPRESA NEL SUD
Durante questi tre anni che l’hanno vista impegnato come presidente di Confindustria Giovani Vibo Valentia, che obiettivi è riuscito a raggiungere e cosa invece avrebbe voluto fare e non ci è riuscito? Sono riuscito nel mio intento principale ovvero, quello di costituire un gruppo molto operativo che riuscisse a lavorare nell’ottica di una crescita comune. Abbiamo instaurato ottimi rapporti con gli altri gruppi di Confindustria giovani sia in Calabria e che a livello nazionale. Grazie a questo lavoro oggi i giovani imprenditori di Vibo sono presenti nei comitati nazionali che si occupano di sviluppo d’impresa, economia, energia e ambiente ecc. Siamo riusciti ad ottenere anche un posto nel “consiglio centrale regioni imprenditori” con diritto di voto, questo è un obiettivo che Vibo non aveva mai raggiunto e io sono uno dei 15 membri elettivi a livello nazionale nel consiglio centrale che sostiene Federica Guidi, presidente nazionale di Confindustria giovani. Naturalmente si può sempre fare di più ma dobbiamo tenere presente la realtà in cui viviamo, dove tutto diventa più difficile, anche perché i giovani imprenditori sul territorio vibonese non sono tanti, quindi tutto quello che abbiamo realizzato lo abbiamo fatto sottraendo anche del tempo alle nostre aziende. Recentemente abbiamo realizzato inoltre, una pubblicazione che s’intitola “Da grande farò l’imprenditore”, rivolto agli studenti delle ultime classi delle scuole superiori, che attraverso questo libro possono capire come costituire un’impresa in Calabria. Una spiegazione schematica e semplice allo stesso tempo, che riporta quella che è la nostra esperienza sul campo, tesa a spiegare ai giovani che fare impresa in Calabria non è la stessa cosa che fare impresa in Lombardia.
L’imprenditore calabrese deve cambiare mentalità rispetto al modo di fare impresa? Più che la mentalità dell’imprenditore deve cambiare quella delle istituzioni e il modo di fare degli uffici pubblici, la burocrazia deviata è spesso anche peggio della delinquenza perché fa perdere tempo e molte opportunità. Poi sicuramente ci rapportiamo con un territorio carente dal punto di vista infrastrutturale che limita di molto l’attività delle imprese, senza dimenticare i rischi dal punto di vista della sicurezza, quindi risulta, purtroppo, normale che per fare impresa al Sud, l’imprenditore debba essere pronto ad uno sforzo maggiore rispetto ai colleghi di altre regioni. Diciamo però che questa può essere anche una palestra. Il fenomeno della criminalità organizzata nella maggior parte dei casi mette in ginocchio le nostre aziende, questo oltre a scoraggiare chi già fa impresa da anni, spaventa i giovani che avrebbero il desiderio di mettersi in proprio. A questi ragazzi, Lei da imprenditore che consigli si sente di dare? Io consiglio di iniziare, anche perché come dice il proverbio “chi non risica non rosica” e piuttosto che stare perennemente in attesa che succeda qualcosa o che arrivi il posto fisso, è meglio rimboccarsi le maniche decidendo di mettersi in proprio. E’ necessario però, che le istituzioni siano vicine e accompagnino passo dopo passo i giovani che decidono di affrontare questa sfida in cui l’imprenditore mette in gioco tutto e rischia non solo a livello economico. Che proposte ha avanzato Confindustria giovani affinché le istituzioni cambino modo di fare e stiano più dalla parte dell’imprenditore? Per sopperire soprattutto alle carenze infrastrutturali esistenti, abbiamo proposto di proporzionare le tasse ai servizi che effettivamente si ricevono e dato la scarsità di questi, la Calabria potrebbe diventare una grande “No Taxaria”. E’ una provocazione, ma se pensassimo seriamente a questa cosa si potrebbe creare una no taxaria, grazie alla quale le imprese, per i primi dieci anni d’attività non pagherebbero le imposte e, nei successivi 5 ne corrisponderebbero solo il 50%. Con questo sistema si premierebbero solo le imprese sane e che producono, permettendo così all’imprenditore di recuperare lo svantaggio rispetto ad altri suoi colleghi che operano in zone meno disagiate della nostra.
Abbiamo avanzato inoltre, un’altra proposta relativa agli sgravi sul costo del lavoro che potrebbero attirare nuovi investimenti e quindi facilitare la creazione di ulteriori posti di lavoro vista l’eventuale convenienza fiscale . Qual è il settore d’impresa che al momento rende di più? Innanzitutto io consiglio di partire da un’attenta analisi del nostro territorio per valutare bene che tipo di aziende mancano . Anche se credo si debba puntare alla produzione di prodotti che hanno tutti un valore aggiunto, di qualità medio-alta e non prodotti di massa, altrimenti il rischio è di uscire subito fuori mercato. I prodotti di alta qualità, per quanto riguarda il ramo gastronomico, resistono nel tempo e possono diventare competitivi nei mercati internazionali. Il mio consiglio quindi, è quello di puntare su un prodotto di qualità e di promuoverlo partendo dal piccolo, senza avere fretta e gradualmente questo crescerà e risponderà alle esigenze dei consumatori di fascia alta, portando introiti all’azienda che potrà, in tal modo, ampliarsi nel medio termine. E’ così che si costruiscono realtà solide! Se fosse un politico cosa farebbe per le imprese? Promuoverei molti più bandi mirati all’incentivazione delle imprese e proporrei una legge per favorire la trasformazione degli artigiani in piccole e medie industrie, in modo da avere una base solida di imprese che nel concreto sanno fare un prodotto. Non si può pensare di creare un’azienda senza avere idea di come si realizzi il prodotto finale. E questo purtroppo è quello che succede in Calabria, dove si parte con grandi progetti che poi non possono andare avanti per mancanza di competenze. Questi anni come presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Vibo Valentia, cosa le hanno insegnato? Che non bisogna rinchiudersi nel proprio guscio, gli imprenditori e le imprese invece, devono interagire tra di loro, e non solo a livello locale. Questo è un modo per crescere e per fare rete. E’ molto importante quindi per l’imprenditore poter contare sui propri colleghi, specie in questo momento di forte crisi. Anche perché i problemi gestionali delle aziende sono comuni tra di loro e se si affrontano insieme come associazione si può ottenere senz’altro un risultato migliore.
LEGALITÀ
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L’IMPEGNO DELLA PARLAMENTARE ANGELA NAPOLI CHE DA ANNI SI BATTE PER UNA CALABRIA PULITA
IN PRIMA LINEA NELLA LOTTA ALLA CRIMINALITÀ E AL MALAFFARE
di Sergio Muzzupappa
Angela Napoli, componente del gruppo del PDL alla Camera dei Deputati nonché membro da più legislature della commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, è da sempre in prima linea nella nostra Regione contro i disegni delinquenziali della malavita. Ci siamo trovati per ragionare insieme su alcune tematiche di scottante attualità. Quale ruolo, secondo lei, deve assumere la politica nei confronti delle mafie? Il mondo politico ha grosse responsabilità in termini di contrasto alla mafia: spesso, soprattutto nelle realtà meridionali, ha creato l’humus utilizzato dalla mafia per incrementare le sue potenzialità. Il mondo politico fino ad oggi non è riuscito a creare quella barriera necessaria ad ostacolare la mafia, anzi, spesso ne è diventato complice. La politica dovrebbe riacquistare l’etica, puntare sulla questione morale attraverso il rispetto di un codice deontologico e candidare donne e uomini moralmente sani e comunque capaci di lasciare la mafia fuori dalle stanze del potere. Mancanza di lavoro-arruolamento nella malavita. È valida ancora oggi questa equazione oppure sono altri a suo parere i motivi che spingono i giovani ad essere ingaggiati dalla criminalità? Non v’è dubbio che la disoccupazione può tradursi in un viatico negativo per i giovani. Tuttavia oggi non mi convince più l’uguaglianza “disoccupazione = mafia”, perché le mafie tutte, ormai, esplicano le maggiori attività illecite proprio laddove risultano più cospicui i finanziamenti e dove maggiori appaiono le prospettive di sviluppo economico. Personalmente mi sono convinta che la scomparsa dei valori è una delle cause che fa cadere i giovani nelle grinfie della mafia, attratti dai “falsi modelli” ritenuti, a torto, facilmente acquisibili. Venendo in maniera più specifica alle esigenze della nostra Regione, c’è in Calabria una magistratura numericamente capace di fronteggiare le indagini e i processi già in atto? È solo una questione di organico, di concorsi non banditi…? Sinceramente non mi sento di considerare tutta la Magistratura calabrese alla stessa stregua. Una parte, purtroppo minoritaria, di inquirenti e giudici, nonostante le note difficoltà, produce giustizia vera. Un’altra parte, quella maggioritaria, e riscontrabile in alcune Procure ordinarie calabresi, dietro falsi alibi, finisce col garantire il malaffare imperante, attraverso il quale la criminalità organizzata gestisce le proprie attività. Negli ultimi decenni la Calabria è stata bersaglio di fenomeni mafiosi a danno di parecchi imprenditori. Grazie ad un impegno tenace, duro, pregno di sopportazione gran parte di loro sta cercando di resistere. Fin quando dovranno avere fiducia nelle Istituzioni e persistere nel loro impegno? Alcuni nomi conosciuti, colma ormai la misura, stanno decidendo di trasferire altrove le proprie aziende. È solo scappando che si vince la ‘ndrangheta? Potrò essere considerata il “Pierino” della situazione, ma sono convinta che buona parte della classe imprenditoriale calabrese ha, purtroppo, favorito la ‘ndrangheta. In molti casi gli imprenditori si sono affidati agli uomini delle cosche locali per divenire aggiudicatari di finanziamenti ed appalti. Hanno, altresì, ceduto alle pressioni degli uomini e delle donne delle varie cosche, non solo pagando il classico “pizzo”, ma anche affidando l’incarico di guardiania, assumendo personale quasi sempre presente solo sul libro paga, acquistando attrezzature e materiali indicati dalla malavita, mettendo a disposizione
le proprie strutture per incontri, cerimonie ed altro sempre in favore dei criminali. Gli atti intimidatori, in molti casi, sono frutto di tardivi tentativi, da parte degli imprenditori, nel prendere le distanze dalle varie cosche. Gli attacchi verso i politici, da quelli più “blandi”, se tali possono definirsi le minacce, a quelli
che costano il sacrificio della vita non si contano più. Passata l’euforia del momento sembra ritornare la desolazione di prima. È come se il tempo ovattasse quella circostanza e col passare dei mesi, degli anni l’episodio serva solo per parate commemorative. Cosa ne pensa? Anche al mondo politico tributo molte responsabilità. Non tutti gli attentati contro il mondo politico provengono dalla ‘ndrangheta. In Calabria vige ancora la cultura dell’assistenzialismo e del clientelismo: il cittadino comune si sente autorizzato ad ottenere tutto dal pubblico Amministratore, anche in dispregio del rispetto della legalità. Certamente in Calabria alcuni attentati rivolti ai politici provengono dalla ‘ndrangheta, ma qualche volta sono dettati dal mancato rispetto di precisi impegni assunti in campagna elettorale. Purtroppo in Italia il voto di scambio non è ancora punito a dovere, né esistono leggi utili a prevenirlo. Per tale motivo, anche in questa legislatura sono stata la prima presentatrice di una proposta di legge, lanciata dal Centro Studi “Lazzati” di Lamezia Terme, concernente disposizioni relative al divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione. Questa proposta intende incidere proprio su uno dei nodi cruciali nei delicati rapporti tra politica e malaffare che, soprattutto in Calabria, proiettano la loro ombra nefasta sulle istituzioni democratiche. Finalmente, nella qualità di relatrice, sono riuscita, prima della pausa natalizia, a far approvare la proposta in questione dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. E’ già un primo passo! Sarebbe stato comunque utile definire la proposta in norma legislativa prima delle elezioni regionali. Purtroppo in Calabria la maggior parte dei delitti compiuti sono rimasti impuniti. Di nessun delitto “eccellente”, e
sono numerosi, ad oggi sono stati scoperti moventi, killer e mandanti. L’ultimo delitto “eccellente”, quello del Vice Presidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, nonostante l’attenzione richiamata dall’intero Paese, è privo della verità più importante. Credo che sia proprio la mancanza di verità, legata alla non individuazione dei colpevoli e quindi alla certezza dell’impunità, ad incrementare le potenzialità del sistema mafioso calabrese. Dalle inchieste della magistratura e dallo scioglimento dei tanti Comuni della Calabria non possiamo non notare come la mafia abbia dipanato i suoi robusti tentacoli dappertutto, compresa la gestione della politica. Sono proprio queste collusioni mafia-politica che creano sfiducia generalizzata nei cittadini. Cosa può contribuire ad alimentare nella gente un ritorno di “affidamento” nei confronti di chi è deputato a gestire la cosa pubblica? I cittadini hanno perso la fiducia nelle Istituzioni non solo perché costretti a registrare quotidianamente le collusioni tra queste e la ‘ndrangheta, ma anche perché non sempre gli Amministratori locali gestiscono la cosa pubblica nell’interesse della collettività e quindi secondo le esigenze del cittadino. Soprattutto in Calabria imperversa il malaffare, ribadisco, terreno fertile per la criminalità organizzata. La ‘ndrangheta è riuscita ormai a penetrare in tutte le Istituzioni non solo attraverso il mondo politico, ma anche servendosi di dirigenti e funzionari pubblici. A tal proposito si è resa necessaria la rivisitazione della legge sullo scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazione mafiosa per accertare le responsabilità dei singoli, non solo appartenenti al mondo politico. La fiducia dei cittadini potrà essere riacquistata dalle Istituzioni solo quando la cosa pubblica verrà gestita con massima trasparenza e quando verrà costruito un muro imbattibile tra Istituzioni e mafia. Onorevole, l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche a suo parere può essere un utile strumento appannaggio della magistratura per scardinare rapporti clientelari ed altre losche relazioni, altrimenti rimasti insoluti? Se ne fa un uso giusto? Le intercettazioni telefoniche ed ambientali sono certamente valide per sconfiggere le mafie tutte, il malaffare e per scoprire le varie collusioni tra mondi politici – imprenditoriali – mafiosi. Non v’è dubbio, tuttavia che occorrano delle regole soprattutto per individuare l’efficacia delle intercettazioni e, quindi, della loro utilizzazione. L’Italia è la Nazione con il maggior numero di cittadini intercettati ed al suo interno la Calabria ne acquista il primato; pur tuttavia non sempre le intercettazioni vengono adeguatamente usufruite per interventi giudiziari. Qualche volta servono più per creare scoop a Magistrati e Giornalisti, più che divenire fonti utilizzabili per comprovare reati commessi. Collaboratori di giustizia. Fino a quanto possono ritenersi credibili? Da più parti si levano critiche nei confronti di chi, in maniera incondizionata, è persuaso dell’attendibilità delle loro rivelazioni. Andrebbe riformulata, secondo lei, la normativa in merito? In che misura? Bisognerebbe rivedere ed eventualmente riscrivere le diverse agevolazioni “concesse” per il pentimento? Non v’è dubbio che la prima fase di gestione della normativa sui collaboratori di giustizia sia stata estremamente positiva per conoscere la struttura, le pieghe e gli uomini della mafia, anche perché i collaboratori potevano ritenersi veramente tali. Oggi, a mio avviso, la normativa andrebbe rivisitata: molti collaboratori non sono credibili, diventano tali per falso pentitismo e quindi solo per usufruire di benefici, certamente eccessivi per chi è responsabile
LEGALITÀ di gravi delitti, quali quelli di mafia o di terrorismo. Purtroppo l’uso dei collaboratori di giustizia è divenuto, a volte, anche utile a qualche Magistrato per togliersi i “sassolini dalle scarpe” e per costruire prove investigative falsate. Le indagini dovrebbero essere assegnate solamente alla Polizia inquirente e dovrebbero essere ridimensionate tutte le norme vigenti in materia di benefici, in particolare per coloro che si sono macchiati di orribili reati. Quando un familiare di una vittima di mafia o di terrorismo è costretto ad assistere all’uscita dalle carceri dei responsabili, non può che aggiungere ulteriore dolore a quello per la scomparsa del proprio caro. L’Italia è, purtroppo, a mio avviso divenuta eccessivamente garantista per chi commette i reati e dimentica le vittime degli stessi reati. Si comprenderà, quindi, come io non condivida né indulti, né amnistie, né benefici vari, ma punti decisamente sulla certezza della pena, nonché sull’espiazione della stessa, per chi ha comprovatamene sbagliato. Che ruolo devono assumere i media nella lotta alla criminalità? I media dovrebbero a mio avviso contribuire al ripristino della legalità, dando spazio a chi opera per la giustizia in maniera corretta ed a coloro che trovano il coraggio della denunzia ma che, quasi sempre, rimangono isolati. Il pizzo è una piaga che lacera l’economia meridionale. La paura di chi denuncia il sopruso è quella di rimanere solo e indifeso di fronte alle forze oscure della mafia. È davvero così o sono altri i motivi di fondo che impediscono di non denunciare la criminalità. La normativa è aggiornata alle esigenze odierne? I testimoni di giustizia di fatto non ancora sono pienamente tutelati dalla normativa vigente e dalla cultura che imperversa nella società. Prevale purtroppo l’isolamento, come dicevo prima anche da parte della stessa stampa, e le Istituzioni non sempre riescono a suffragare adeguatamente chi trova il coraggio
della denunzia. Ma credo che il peggiore isolamento sia riscontrabile soprattutto all’interno della collettività in cui vive un testimone di giustizia. Ecco perché sono estremamente importanti tutte le forme di associazionismo, antiracket ed antiusura. E, comunque, anche la normativa vigente per i testimoni di giustizia andrebbe rivisitata, soprattutto nelle parti che possono servire alla vita del futuro testimone, distinguendo in maniera inequivocabile i diritti dei testimoni di giustizia da quelli del cosiddetti pentiti. - Qualche tempo addietro un vescovo calabrese dal forte impegno contro la delinquenza, ormai trasferito altrove, dichiarava in una sua omelia come ognuno, nella particolare realtà che lo riguarda, facendo il proprio dovere possa contribuire a creare una società più giusta e più egualitaria concorrendo al non proliferare della malavita. Basta questo secondo lei? L’appello del Vescovo calabrese è fondato. Basterebbe, infatti, che ogni cittadino, nel ruolo ricoperto, facesse in pieno il proprio dovere ed agisse nel rispetto della legalità per contribuire a non alimentare il terreno dove pascola e si incrementa la criminalità organizzata. Dai sequestri di persona negli anni sessanta e settanta, al traffico di droga e di armi, fino all’ingresso nelle gare d’appalto che contano. Un crimine che si evolve di pari passo ai cambiamenti della società o meglio, potremmo dire, che contribuisce a rifondare di volta in volta la parte malata della società a suo guadagno. La serie di norme dello Stato che cercano di tamponare e prevenire possibili situazioni malavitose sembrano essere eluse dal crimine. Provocatoriamente, lei vede uno spiraglio che porti all’affermazione positiva delle Istituzioni? Questa che si sta percorrendo è la strada giusta o servirebbero altre misure? La normativa antimafia, anche se la più efficiente a livello europeo, si è andata man mano invalidando a causa dell’ introduzione di numerose leggi sulla giu-
| 25 stizia varate negli ultimi dieci anni ed anche perché, quasi sempre, le leggi antimafia sono state introdotte immediatamente dopo qualche evento tragico che ha scosso la vita della nostra Nazione, ma non sono state poi modificate in base alle nuove strategie adottate dalla mafia. A mio avviso, occorrerebbe rivedere tutta la normativa antimafia vigente, creando un unico testo giudiziario, ben distinto da quello valido per altri tipi di reato. Niente riti abbreviati per i mafiosi, accelerazione dei vari gradi processuali, applicazione rigida del 41 bis per evitare comunicazione con l’esterno, nessuno sconto di pena. Onorevole, i fatti di Rosarno lasciano pensare che la rivolta di “poveri” verificatasi qualche mese fa sia stata solo l’apice di una situazione gestita in maniera poco consona già da molto tempo. In quale misura si nasconde dietro la lunga mano della delinquenza? Non ha riscontrato delle responsabilità pregresse nella direzione di questo stato di cose da parte delle Istituzioni, o almeno una certa non curanza di quanto poteva accadere da un momento all’altro e poi sopraggiunto? Non v’è dubbio alcuno che la situazione di Rosarno, incancrenitasi negli anni, era sufficientemente nota alle Istituzioni e alla Magistratura. Lo scorso anno, pressoché nello stesso periodo, si erano già verificati alcuni scontri, ma dopo gli immediati interventi non c’è stata alcuna parvenza di soluzione. Nonostante gli impegni assunti la Regione Calabria ha disatteso gli stessi e gli organi di controllo hanno continuato a fingere di ignorare la drammaticità della situazione. Oggi finalmente, purtroppo solo dopo gli eventi drammatici che hanno fatto rimbalzare l’immagine negativa della Calabria a livello nazionale ed internazionale, il Governo centrale sta dimostrando di attenzionare le necessità di quel territorio e di varare gli adeguati interventi in merito. Mi auguro che gli interventi non siano temporanei e che le Istituzioni locali non continuino a delegare sottraendosi alle dovute responsabilità.
APPROFONDIMENTO
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DONNE E CRISI OCCUPAZIONALE IN CALABRIA di Vincenzina Perciavalle, Consigliera di Parità suppl. Prov. di Vibo Valentia Sono appena tornata da una intensa “tre giorni” di lavoro a Roma in cui la Rete delle Consigliere di Parità regionali e provinciali ha affrontato le tematiche relative al lavoro femminile e durante il quale la Consigliera Nazionale di parità, Alessandra Servidori ha fatto il punto su un anno di lavoro al femminile ed ha evidenziato come la grande crisi ha avuto ed avrà un impatto maggiore sulla manodopera maschile e le donne saranno meno penalizzate, perché più tenaci e più capaci di adattamento e flessibilità, almeno nelle regioni del centro-nord. Al sud invece, e nella nostra regione in particolare, la situazione si presenterà ancora molto difficile. Il Rapporto Occupazione, elaborato dall’ ”Azienda Calabria lavoro” evidenzia come la crisi economica globale si manifesti pesantemente nella nostra regione, colpendo settori di fondamentale importanza per la nostra qualità di vita, quali: istruzione, sanità, servizi sociali e agroindustria. Si registra dunque una generale flessione rispetto al 2008 che incide anche nei settori tradizionalmente più produttivi per il nostro territorio quali l’edilizia per gli uomini e l’agricoltura per le donne, importanti fonti di sostentamento per una regione da sempre carente nel secondario e con atavici problemi occupazionali. Nel settore edilizio il dato è il seguente: -627 i contratti a tempo indeterminato (-182 nel 2008); 102 i contratti a tempo determinato (634 nel 2008). Il settore agricolo, invece, caratterizzato dagli impieghi stagionali e dai contratti a tempo determinato, ha registrato 24832 contratti nel 2009 (rispetto a 28.561 nello scorso anno). Inoltre, un elemento che suscita una forte preoccupazione è il continuo aumento del precariato ovvero dei cosiddetti contratti a tempo determinato che per le donne sono stati 21610 (30.108 nel 2008) e per gli uomini 15.506 (21.179 nel 2008). Riguardo i contratti a tempo indeterminato il totale per le donne è di -1266 (3720 nel 2008), per gli uomini -257 (2914 nel 2008). Va fatta quindi una considerazione di genere. Le donne sono ancora una volta le più escluse con più di diecimila contratti in meno rispetto allo scorso anno. Per gli uomini invece il numero di avviamenti in meno è di oltre ottomila. Allarmanti anche i dati sull’offerta lavorativa. In base alle comunicazioni obbligatorie, infatti, sono diminuite le persone in cerca di occupazione specialmente nel mercato del lavoro femminile. Una delle motivazioni va ricerca-
ta senz’altro nel sommerso. Il lavoro nero, infatti, è uno dei fattori che incide sul mancato sviluppo della regione e continua, soprattutto in periodi di crisi, a produrre i suoi effetti negativi..azienda Per quanto riguarda l’occupazione femminile la quota di donne occupate tra i 15 e i 64 anni (30,8%) risulta inferiore per oltre la metà a quella dell’Emilia Romagna (62,1%). Nella graduatoria regionale dei tassi di disoccupazione di genere la Calabria si colloca alla 5° postazione con una percentuale del 15,7%. Nel dettaglio il contesto è preoccupante per le province di Crotone e di Catanzaro che presentano una disoccupazione femminile rispettivamente del 18,4% e del 17,3%. Il quadro negativo è confermato anche dai tassi di inattività derivati dal rapporto tra le persone non appartenenti alle forze lavoro e la corrispondente po-
polazione di riferimento. Nelle regioni meridionali i tassi di inattività femminili sono particolarmente elevati e sempre superiori alla media nazionale. La Calabria si posiziona al quarto posto con una percentuale del 63,5%. Crotone è la provincia calabrese con il tasso di inattività più elevato. Nonostante la crisi nazionale abbia inciso sulle già precarie condizioni occupazionali della regione, è possibile scorgere un dato favorevole. Il tasso di attività, seppur basso, cresce dal primo al quarto trimestre del 2008 dal 35,4% al 37,2%. Le persone occupate aumentano, in termini assoluti (primo trimestre: 198.000, secondo trimestre 217.000, terzo trimestre 203.000, quarto trimestre 217.000) con un leggero calo nel terzo trimestre. In contemporanea diminuiscono lievemente le persone in cerca di occupazione (da 42.000 a 35.000). Ma i dati in questione potrebbero essere fuorvianti perché non specificano la tipologia contrattuale. Inoltre, molte donne cessano di cercare occupazione non perché assunte ma perché rinunciano prematuramente all’idea di un lavoro o, nella peggiore delle ipotesi, perché catturate dalla piovra del lavoro sommerso. È sempre più corposa, infatti, la voce “Non forze lavoro” relativa al genere femminile nell’anno 2008. Tale voce comprende: le donne che cercano lavoro
non attivamente (primo trimestre 67.000, secondo trimestre 61.000, terzo trimestre 68.000, quarto trimestre 62.000); le donne che cercano lavoro ma non sono disponibili a lavorare (primo trimestre 13.000, secondo trimestre 13.000, terzo trimestre 13.000, quarto trimestre 11.000); le donne che non cercano lavoro ma sono disponibili a lavorare (primo trimestre 76.000, secondo trimestre 85.000, terzo trimestre 77.000, quarto trimestre 58.000); le donne che non cercano e che non sono disponibili a lavorare (primo trimestre 278.000, secondo trimestre 259.000, terzo trimestre 275.000, quarto trimestre 292.000). Di notevole interesse anche le analisi degli avviamenti di genere risultanti dalle Comunicazioni Obbligatorie: il 68% avviene con contratto a tempo determinato, il 16% a tempo indeterminato, il 12% con lavori a progetto e la quota rimanente con altre forme contrattuali (compresi i tirocini, l’apprendistato, ecc.). Inoltre, gli avviamenti avvengono per il 73% con contratti a tempo pieno, per il 20% con tempo parziale orizzontale. • Le principali qualifiche delle donne sono: bracciante agricolo (13%), bracciante agricolo stagionale (9%), insegnante elementare (6%), centralinista e telefonista (5%), insegnante di scuola materna (3%), operaio agricolo qualificato raccolti misti (2%); maestra di scuola materna (2%), commessa di vendita (1%), addetta ai servizi di pulizia (1%). Come si vede mancano dati relativi alle professioniste in quanto, probabilmente, trovano uno sbocco professionale solo fuori regione. Migliore è la situazione nel ramo delle imprenditrici artigiane, infatti la Calabria è al 2° posto dopo il Lazio per numero di imprese artigiane femminili avviate tra il 2007 e il 2008 ( +2,7%) Gli avviamenti per il genere femminile sono leggermente maggiori, in termini di valori percentuali, rispetto alla popolazione complessiva, per le classi di età tra i 25 e i 39 anni (circa 3 punti percentuali), ma diminuiscono sensibilmente nelle fasce under 25 e over 55. Questo dato, poco noto e indagato, relativo alle donne giovani e anziane, suggerisce una maggiore attenzione verso i percorsi di transizione dalla scuola al mercato del lavoro, verso politiche di conciliazione, e di invecchiamento attivo nell’ottica di una società attiva e inclusiva. Il vero problema da risolvere comunque, nelle aree del sud ed in Calabria specificatamente non è tanto quella della bassa offerta di lavoro , quanto, semmai, la scarsa domanda di lavoro e la mancanza di reali opportunità di impiego nella economia regolare in una regione in cui la malavita organizzata esercita un fortissimo controllo di tutte le attività.
SPIRITUALITÀ E CULTURA
QUEL GIORNO CHE A PARAVATI ACCADDE
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QUALCOSA DI STRAORDINARIO
di Vincenzo Varone Paravati tanti anni fa in un giorno di quasi estate. Una giornata uguale alle altre: il caldo sbriciolava i pensieri fino a renderli quasi invisibili; la voglia di fare rincorreva ogni incontro, ogni azione; la voglia di capire inseguiva ogni istante del pensare. E poi, a pochi passi, c’erano le solite auto che sfrecciavano veloci lungo la statale 18, incuranti del tempo, dei luoghi e della vita, una velocità del niente, incomprensibile e sciocca. Una giornata – come dicevamo - all’apparenza, sin dalle prime ore del mattino, uguale a tante altre. Ma solo all’apparenza. Dietro l’angolo c’era lo straordinario, il segnale che giunge quando meno te l’aspetti, l’attimo da cogliere, la risposta che tu fino a quel giorno non eri riuscito a trovare, nonostante i libri, nonostante il continuo scrutare dell’infinito nelle notti in cui le stelle facevano sfoggio della loro grazia. Davanti alla casa di Natuzza Evolo,sulla via Nazionale, la gente sostava in silenzio ed aspettava che arrivasse il momento giusto per entrare. Sopra le teste dei tanti pellegrini il cielo scrutava le mosse e i pensieri di ognuno, quasi come se volesse essere complice di un destino e di una storia appena vissuta o che stava per compiersi. Negli orti
circostanti si avvertiva già il sapore di un’estate insolita e dagli odori forti. Una trasmissione televisiva, proprio in quel periodo aveva fatto arrivare fino a Paravati migliaia di persone da ogni parte del mondo. Ogni giorno si registrava il pienone di visite. Le persone arrivavano sin qui, spesso con mezzi di fortuna, senza sapere dove avrebbero pernottato, né come e quando sarebbero ripartiti. Una marea di gente mai vista prima di allora, trascinata sin qui dalla forza dalle fede, dalla disperazione di tante vite senza più dignità e speranza e dagli interrogativi che travagliano da sempre gli uomini:” Chi siamo? Da dove veniamo?”. I volti delle persone, come accadeva ormai da mesi, erano tirati e carichi di aspettative, mentre gli occhi dei più “parlavano” di tante esistenze con dietro alle spalle storie segnate dalla malattia e di anime che si erano perse lungo le complicate vie dell’esistenza. Ma davanti a quella casa, nonostante quell’ universo di composto dolore, ogni giorno tutto era magicamente silenzioso, tutto era perfettamente in ordine, tutto era straordinariamente vero, vivo, pulsante, perché evidentemente questo tutto, insieme al dolore accecante di tutta quella gente, era già proiet-
tato verso un altrove e un futuro che guardava al di là delle auto che sfrecciavano indisturbate e del chiacchiericcio che proveniva dalle vie circostanti; Un futuro in grado di dare delle risposte concrete proprio a tutta quell’umanità dolente, di cui Natuzza è sempre stata un punto di riferimento sicuro e costante. Ma all’improvviso quel giorno di quasi estate davanti agli occhi del cronista alla ricerca di granelli di vita accadde qualcosa di misterioso e straordinario; una visione irripetibile,di quelle destinate a rimanere incollata dentro per tutta la vita Una giovane donna dai tratti delicati e dall’incedere deciso - appena uscita da un colloquio con Natuzza Evolo - aveva assunto nelle sguardo e nelle movenze del corpo un’armonia radiosa. Mentre attraversava via Nazionale tutto nel viso di quella persona era felicemente bello. Tutto era serenamente vivo,come in un’opera di Michelangelo che con la sua arte ha saputo cogliere i tratti dell’anima e la grazia del divino. In lei tutto era gioioso,come se avesse finalmente ricevuto le risposte che cercava da anni. Ma cosa disse di così straordinario Natuzza a quella donna? Quale strada giusta riuscì ad indicarle? Quale luce riuscì a portare nel suo cuore? Quale tempesta le sue parole riuscirono a bloccare? Un mistero, quell’incontro, dei tanti che circondano le colline di Paravati; un mistero che nelle notti in cui il vento soffia forte si lascia accarezzare, ma senza mai svelarsi…..senza mai lasciarsi andare. Una cosa è certa. Il segno arriva quando meno te l’aspetti. Negli occhi di chi ti sta vicino o di uno sconosciuto o forse più semplicemente nello straordinario rincorrersi delle ore e delle stagioni. Segnali forti di un infinito che sta lì paziente a cogliere i nostri aliti, i nostri turbamenti e i nostri pensieri.
Il Ricordo del grande fotografo calabrese Beppe Lopetrone di Nicola Rombolà Ricordare Beppe Lopetrone è soprattutto un imperativo umano e civile. Nasce da una forte esigenza di testimoniare un’emozione per una amico, per la grande generosità dell’uomo e il significato estetico della sua arte. La sua scomparsa prematura (28 ottobre 2007), ha significato per molti che come me hanno avuto la fortuna di conoscerlo, una sensazione di vuoto, per i mondi che riusciva ad aprire e che immaginava per questa terra, dopo averla scoperta negli ultimi cinque anni della sua vita (grazie al vescovo mons. Domenico Cortese, guida della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea per oltre 25 ani, con cui Lopetrone condivideva le origini di San Giovanni in Fiore, e Mileto era diventata una seconda casa per lui, ospitato da mons. Cortese a cui voleva donare un racconto fotografico, come omaggio al suo lungo apostolato, già pronto per la stampa). Eppure la sua era una presenza discreta, semplice, umile, contrassegnata da grande generosità e dalla nobiltà del suo stile e per il profondo rispetto verso gli altri, senza un velo di presunzione, come solo chi dentro porta l’anelito della bellezza (viene in mente un pensiero di Leopardi, in cui il grande poeta recanatese affermava che gli uomini grandi non sanno di esserlo perché si paragonano all’Assoluto, e di fronte a tanta grandezza, sentono di essere una nullità; oppure Aristotele: “Chi conosce il suo limite non teme il proprio destino”). E questa tensione morale la riusciva a scorgere e a proiettare oltre le apparenze, oltre le cose, e lo faceva cercando gli uomini e la natura, scavando dentro la loro essenza; per questo si innamorava di un fiore, di un paesaggio, di una contadina scavata dalla fatica, dei tronchi secolari degli ulivi o delle sue modelle. E sono nomi celebri, altisonanti. Eppure, per lui, la moda era solo un oggetto privilegiato del suo lavoro, perché per Beppe, ogni essere umano
custodisce la sua bellezza, che è unica, che è sacra. Tanti sono i ricordi che mi legano a Beppe Lopetrone durante i brevi soggiorni che dedicava a questa terra alla ricerca della chiave per farla uscire da se stessa, devastata da tante brutture ma ammantata da tanta suggestione e da una moltitudine di risonanze evocative. E il suo dolore era quello di non poter cancellare tutto il degrado e l’inciviltà che ne oltraggiano l’anima autentica. È stata questa la missione nei suoi ultimi cinque anni, fino alla fine dei suoi giorni, nonostante le sue condizioni di salute fossero disperate, ma senza farlo notare, in muta - e titanica - solitudine. Beppe, poche settimane prima di spirare, è tornato in Calabria per portare avanti il suo lavoro, i suoi progetti, come estremo atto e tentativo per dare un’ulteriore valore alla sua esistenza, per ricomporre il mosaico della sua vita, in una sorta di ritorno alle sue origini, un nostòs nella sua Itaca per rendere giustizia degli oltraggi dei proci, così come aveva fatto Ulisse, non attraverso la violenza, ma con la bellezza della sua arte, avendo fatto suo il monito di Fedor Dostoevskij, che solo “la bellezza può salvare il mondo”. Ricordare Beppe Lopetrone significa rievocare un compagno ideale che ha lottato per far emergere la Calabria migliore, quella “Calabria OK” così come aveva chiamato il suo progetto e il sito internet, la sua instancabile campagna mediatica e comunicativa per riscattare l’immagine negativa della regione; di quella Calabria che non si
rassegna, che vuole testimoniare il valore assoluto della dignità umana oltre le mortificazioni che subiscono gli onesti, i semplici, gli indifesi, chi lotta per affermare i principi umani e civili. Eppure Beppe Lopetrone aveva avuto un’esperienza non comune (figlio di Nomadelfia, la comunità fondata da don Zeno Saltini, dove la fratellanza è la legge, dove non esiste il danaro, dove sono i principi del cristianesimo primitivo a dominare) e aveva girato il mondo ed era conosciuto dal mondo; ma quando scopre di avere nelle vene anche sangue di questa terra (la madre naturale era infatti originaria di San Giovanni in Fiore), elegge questo estremo lembo della Penisola come palcoscenico per il suo ultimo “scatto” e “riscatto” umano e spirituale. Non ricordare quest’artista che aveva stretto amicizia con un altro grande calabrese cosmopolita, lo stilista Gianni Versace, sulle sponde orientali dell’oceano Atlantico, a Miami, nel momento in cui si chiude un’importante mostra, la prima, a lui dedicata, avrebbe significato rassegnarsi ad un destino di omertoso asservimento e di oblio, come testimonia la storia peggiore che ha segnato e che segna questa regione, che si consola gloriandosi dei miti antichi e delle gesta degli uomini fuoriusciti, e lascia che solo le cronache nere prendano la scena dei media, la zona grigia che inquina le menti e i cuori e alimenta lo spregiudicato cinismo e le oscure e chiare connivenze per depredare il futuro delle nuove generazioni.
LEGALITÀ
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PROCESSO BREVE: CHE FINE FARANNO I CASI ANCORA APERTI PER LA MORTE DI EVA E FEDERICA? Il disegno di legge sul processo breve, secondo cui la durata del processo è considerata ragionevole se non supera due anni dal momento in cui il pubblico ministero esercita l’azione penale, formulando l’imputazione, a mia modesta opinione rappresenta un’aberrante riforma della giustizia. Aberrante perché, al di là della terminologia usata per descrivere la riforma, non risolve il problema della durata del processo ma taglia inesorabilmente un numero indecifrato di procedimenti senza per contro offrire ai cittadini una risposta in termini di giustizia. La riforma della giustizia ha bisogno di interventi e di scelte più a largo raggio, più organiche e radicali. Occorrerebbe ad esempio modificare le disposizioni processuali relative alle notifiche, alla rinnovazione degli atti , alle ipotesi di impedimento a comparire; dovrebbero essere modificate tutte quelle norme introdotte da leggi ordinarie che prevedono i tagli della spesa nel settore giustizia per far sì che, ad esempio, un’udienza possa proseguire fino a sera senza essere costretti a rinviare a causa del mancato riconoscimento del pagamento dello straor-
dinario al cancelliere; occorrerebbe riformare anche il sistema giudiziario e le norme che prevedono l’ap-
plicazione di magistrati nei vari tribunali. La legislazione attuale tende a favorire tempi processuali molti lunghi, quindi è proprio su questa
IL GRIDO D’ALLARME DI
che dovrebbe concentrarsi l’attenzione riformatrice. E’ chiaro che tagliare il processo perché ha superato i due anni previsti come termine ragionevole, non vuol dire rendere giustizia. Essa è riconosciuta e affermata quando al termine di un processo il giudice pronuncia una sentenza di condanna o di assoluzione. Se viene dichiarata la estinzione del processo perché la sua durata supera il termine massimo previsto dal disegno di legge, viene introdotta una sorta di prescrizione anomala, con l’unica conseguenza di danneggiare ulteriormente le vittime dei reati, parti processualmente e sostanzialmente più deboli. Pensiamo ai processi per colpa medica, come quelli per la morte di Federica Monteleone o di Eva Ruscio , a noi così vicini, e altri simili che già solitamente con facilità vengono colpiti dalla prescrizione, pensiamo ai numerosi processi per corruzione o anche per violenza sui minori .Processi che, per lo più, vedono sul banco degli imputati categorie di soggetti forti e potenti contrapposte a vittime che appartengono, di solito, alle categorie più deboli. Per tali motivi credo che se dovesse essere approvata la legge si realizzerebbe una vera e propria diseguaglianza nella distribuzione e amministrazione della giustizia. Avv. Giovanna Fronte - Libera Vibo Valentia
“AMMAZZATECI TUTTI”
«IL SILENZIO CREA TACITO CONSENSO ATTORNO ALLA MAFIA» Purtroppo in determinate aree geografiche è difficile tracciare una linea netta di demarcazione tra mafiosi e gente incorrotta, perché vi è una zona grigia in cui confluiscono conniventi , omertosi, ma anche persone oneste, spesso vittime, che hanno paura e si proteggono dietro un doloroso silenzio . Risulta sempre meno agevole distinguere se questo silenzio è causato dalla paura o dalla connivenza. L’unica cosa certa è che lo stesso silenzio crea un consenso tacito attorno alla ‘ndrangheta e alle sue attività illecite, origina un’ implicita approvazione che supporta la condotta criminale dei mafiosi, che sempre più spesso rimangono impuniti proprio a causa della reticenza da parte di molti cittadini a collaborare con le forze dell’ordine e magistratura. I cittadini invece devono necessariamente affiancare le forze dell’ordine nel controllo del territorio, la legalità deve essere un obbiettivo comune. I cittadini però devono essere coadiuvati dalla classe politica. Che deve prestare maggiore attenzione alla sicurezza dei testimoni di giustizia , inoltre occorrono urgenti riforme legislative che assicurino i mafiosi a pene detentive certe e lunghe, è scoraggiante da parte di una vittima, de-
nunciare un mafioso se poi deve temere di incontrarlo per strada dopo poco più di qualche anno, libero, mentre in genere chi denuncia deve essere affiancato dalla scorta. Senza contare il lavoro di anni di indagini vanificato e ingenti risorse spese per nulla. Il magistrato Nicola Gratteri che da anni contrasta la ‘ndrangheta ritiene necessari maggiori istituti penitenziari strutturati per l’applicazione del regime di carcere duro non solo per i capi mafia, è urgente
isolare anche i mafiosi con ruoli inferiori all’interno dell’organizzazione criminale. Ritengo sacrosante le affermazioni del magistrato antimafia , se pensiamo che la ‘ndrangheta arriva ad affiliare nuovi adepti negli istituti di reclusione, risulta evidente quanto sia fondamentale l’esignza di sottrarre alla ‘ndrangheta l’opportunità di ampliare l’organizzazione criminale almeno in carcere. Aumentando di numero il personale ma anche gli ambienti di isolamento per i detenuti. Inoltre il governo non deve far mancare alle forze dell’ordine le strutture e le risorse adeguate, è impensabile che in una zona ad altissima densità mafiosa vi sia un numero così esiguo di agenti di polizia e militari dell’arma, ma anche edifici e mezzi insufficienti per contrastare l’organizzazione criminale più pericolosa al mondo. Infine io personalmente ritengo utilissime iniziative antimafia promosse da associazioni e istituzioni, che vertono a contrastare la criminalità organizzata proprio all’interno delle roccaforti delle cosche. Perché sebbene la ‘ndrangheta sia diventata la leader incontrastata dei traffici illeciti mondiali, come il narcotraffico, rimane sempre legata al territorio dove si è originata e dal quale trae la propria forza intimidatrice. Lia Staropoli - Dirigente nazionale movimento antimafia “ammazzateci tutti’’
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I Racconti di
Pino L’astuto
Ho sognato il voto di scambio. Nel sogno le facce dei candidati sono monocrome, immerse nei toni seppia di una foto anticata al computer. Le giacche sformate, le toppe sui gomiti, la riga di lato e il garofano nell’occhiello. Ho l’alito profumato e indosso l’abito della domenica. Soprattutto, nel sogno il mio voto conta qualcosa. All’entrata principale della scuola elementare mi accolgono i politici in pompa magna, mi stringono la mano, si informano sulla salute, sui figli, sul lavoro e poi di nuovo sulla salute. Non più sulle intenzioni di voto. E non hanno bisogno di rammentarmi che “se tutto va bene” mio figlio grande avrà quel posto di lavoro: lo so già. La stretta di mano è quella che ci si scambia tra uomini, un patto d’onore, sulla parola. Non ci sono macchine fotografiche, nell’epoca del sogno, se non quelle grosse a emulsione, impossibili da nascondere sotto al bavero. Posso però “disegnare” il nome del candidato di modo da renderlo distinguibile durante lo spoglio. Piego la scheda, salutando la commissione, esco gonfiando il petto. Sulla soglia, infine, annuisco con discrezione e ricevo in cambio uno sguardo di soddisfazione. Stasera, penso nel sogno, aggiungerò alle mie preghiere quella di vincere le elezioni. Perché, nel sogno, le elezioni le vinco pure io. Al risveglio il mondo è di nuovo a colori. Le fotocamere sono digitali, i capelli pettinati con il gel e il voto di scambio è un reato. Provo a ricordare se già negli anni da cui sono appena rinvenuto fosse illegale, ma io a quell’epoca nemmeno c’ero. In quest’epoca, tuttavia, il voto continua ad essere organizzato intorno al tavolo: il capofamiglia o chi ne fa le veci divide i voti per amicizia, rilevanza, obbligazione, lottizzando la famiglia attraverso modi e rituali del tempo che fu, ormai inutili e forse solo ancora un po’ catartici. Ché la coscienza continua a pizzicare, come per un retaggio evolutivo: ci sente bene solo dopo aver compiuto i propri doveri. E allora si vota Il Cognato del Ragioniere, La Sorella della Dottoressa, Il Genero dell’Avvocato: personaggi in cerca d’autore la cui funzione conativa si esaurisce nel momento stesso in cui viene loro assegnata. Comparse, viti minute di un ingranaggio elettorale che non può nemmeno vantare tecnologia e precisione svizzere. Mi presento nella sede di seggio elettorale con l’abito buono, il sorriso smagliante di chi si crede in possesso di una perla rara e il disagio congestionato di chi però, in fondo, lo sa di non contare niente. Vengo braccato da candidati e sostenitori, salutato violentemente, interrogato sulle intenzioni di voto,
sulla famiglia e poi di nuovo sulle intenzioni di voto, vengo raccomandato, sollecitato, adulato, passato ai raggi X della presunzione, infine accompagnato alla sezione. Il presidente mi accoglie chiamandomi per nome, il segretario mi sorride, gli scrutatori con la mano mi fanno ciao. Nella solitudine polverosa della cabina elettorale faccio un segno con la matita, le linee perfettamente diritte, ripiego la scheda su se stessa e infilandola nell’urna di cartone realizzo l’insostenibile leggerezza del mio peso elettorale. La mia mente continuerà a macinare per un paio di giorni i vari copioni da recitare a questo o quel can-
didato, sforzandosi di non fare confusione, pregando di non incontrare più di un creditore per volta. O forse deciderò che il mio voto è sacro e segreto nonostante tutto. Almeno per un paio di giorni. Quando a conti fatti tutti sapranno chi ha votato Chi, con il minimo scarto e il massimo risentimento. Ché se in una sezione si sono registrati 50 voti o 100, rintracciare i franchi tiratori è un gioco da ragazzi. Non c’è niente di meno segreto del voto, non c’è niente di meno libero. Non c’è niente di meno sacro.
L’ESPERTO RISPONDE
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COMMISSIONI BANCARIE: SONO ILLEGITTIME? L’ANTITRUST AFFERMA CHE LE NUOVE COMMISSIONI BANCARIE DANNEGGIANO I CLIENTI
IL CASO
“LA BANCA, PRESSO LA QUALE HO APERTO IL MIO CONTO CORRENTE, SIA COME IMPRESA CHE COME CONSUMATORE, MI INVIA PERIODICAMENTE IL PROSPETTO E/O IL DETTAGLIO RELATIVO AI MOVIMENTI BANCARI DA ME EFFETTUATI, NONCHE’ LA SITUAZIONE ECONOMICA RELATIVA ALLA MIA POSIZIONE CONTRATTUALE. DA TALE DOCUMENTO HO NOTATO L’ADDEBITI DELLE COMMISSIONI NEI CASI IN CUI IL MIO CONTO E’ TEMPORANEAMENTE IN “ROSSO” O IN FIDO. MA NON SONO ESAGERATE? SONO LEGITTIME? E’ VERO CHE E’ STATA VIETATA ALLE BANCHE L’APPLICAZIONE DELLA COMMISSIONE DI MASSIMO SCOPERTO?”
LA SOLUZIONE
Caro lettore, secondo l`Antitrust le nuove commissioni bancarie che hanno sostituito la commissione di massimo scoperto si stanno rilevando più costose per i consumatori. Difatti, come attestato dall`Antitrust, “Hanno aggirato l`eliminazione della commissione di massimo scoperto, introducendo nuove e più care commissioni a carico dei clienti”. Tengo comunque a precisare che l’analisi dell’Autorità condotta da Antonio Catricalà ha coinvolto tutti i maggiori operatori del settore e dall’indagine emerge che per gli scoperti transitori di conto corrente si è verificato un innalzamento dei costi per i correntisti. In particolare per lo scoperto è emerso che, considerando importi e durate del `rosso` rappresentativi di un comportamento medio dei correntisti privi di fido, le nuove condizioni economiche si presentano in cinque casi peggiorative, in una misura che varia da circa il doppio sino a quindici volte. In un sesto caso le condizioni sono risultate equivalenti a quelle vigenti con il precedente regime normativo, mentre solo in un caso sono più vantaggiose. Per i clienti che possono contare invece sul fido la situazione ha subito un sostanziale peggioramento rispetto alla semplice applicazione della commissione di massimo scoperto fino all`entrata in vigore della legge 3 agosto 2009, n. 102, in base alla quale l`ammontare del corrispettivo omnicomprensivo per il servizio di messa a disposizione delle somme non può superare lo 0,50%, per trimestre dell`importo dell`affidamento, a pena di nullità del patto di remunerazione. Rivolgiti all’Unione Nazionale Consumatori per ottenere chiarimenti ed eventuale restituzione di somme versate indebitamente.
Se vuoi far valere i tuoi diritti scrivi a L’Informale. Il nostro avvocato, Giusy Fanelli, responsabile dell’Unione Nazionale Consumatori ti aiuterà a trovare le risposte che cerchi. Invia una e-mail a: avvocato@linformale.it Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi allo sportello SOS dell’Unione Nazionale Consumatori: V.le Kennedy – 89 (Pal. BNL) Vibo Valentia lun – merc – ven 16:00 – 18:00 Info: 0963/547225 E-mail: unioneconsumatorivv@libero.it.
CONSIGLI UTILI! MUTUI: IL DIRITTO ALLA SOSPENSIONE PER UN ANNO. E’ Partita dal primo febbraio 2010 la possibilità di sospendere le rate del mutuo per le famiglie in difficoltà. L’accordo tra l’Associazione bancaria italiana (Abi) e le Associazioni dei consumatori è andato, infatti, a buon fine. Rivolgiti al tuo istituto di credito e chiedi maggiori informazioni per presentare la domanda se hai diritto.
LETTERE AL GIORNALE
| 31 Caro Informale ti scrivo...
per scrivere alla nostra redazione: e-mail: redazione@linformale.it fax: 0963/45000 Pochi giorni fa ho avuto l’opportunità di leggere sul numero “0” del nuovo giornale “L’Informale” a cui auguro grandi successi, la sua analisi sulla situazione della politica locale e regionale, attenta e puntuale come quelle che spesso ascoltavo nella rubrica “120 secondi” su RK. Lo stesso giornale pubblicava l’articolo di Sergio Muzzopappa sul pellegrinaggio dei fedeli alla tomba della mistica di Paravati, Natuzza Evolo, recentemente scomparsa. I due articoli mi hanno fatto ritornare in mente le visite recenti che mi è capitato di fare a Paravati. Considerato che Lei da qualche tempo ricopre la carica di sindaco del comune di Mileto del quale Paravati è frazione, desidero sottoporre alla Sua attenzione situazioni di cui sono stato mio malgrado spettatore e protagonista. Il 2 novembre u.s. ero stato al cimitero di Serra San Bruno in visita ai miei genitori defunti e, dovendo rientrare a Vibo Marina, dove risiedo, decisi di passare da Paravati a rendere omaggio alla salma di Natuzza deceduta il giorno precedente. Purtroppo ebbi l’infelice idea di raggiungere Paravati percorrendo il tratto di autostrada A3 compreso tra gli svincoli delle Serre e Mileto. La prima carenza balzata subito agli occhi è stata la mancanza sulla A3 di segnalazione a debita distanza, almeno a 1000 metri, dell’uscita per Mileto apparsa all’improvviso dietro una curva. Lasciata l’autostrada ho dovuto constatare lo stato di degrado in cui versava la strada provinciale che collega la A3 con Paravati. Sono certo che quel giorno non sono stato l’unico a percorrere, per la prima volta, quell’arteria con il fondo in molti tratti sconnesso, con restringimenti e avvallamenti della carreggiata, con la segnalazione vecchia e insufficiente, ricoperta da erbacce che sicuramente non mi ha agevolato nella guida lungo una strada ai cui bordi spesso c’era depositato materiale di vario genere e che in un punto costeggiava una discarica di “ingombranti”. Arrivato a Paravati ho cercato inutilmente un vigile urbano o un segnale che indicasse la sede della associazione di Natuzza, quindi ho imboccato la strada che portava al centro del paese e, imbattutomi in uno sbarramento presidiato da due persone, chiesi dove
era possibile parcheggiare, la strada da seguire per raggiungere il luogo di esposizione della salma di Natuzza e la statale 18. Costretto a percorrere le strade interne del paese prive di indicazioni utili, tranne il divieto di sosta, decisi di tornare indietro, parcheggiare all’ingresso del paese e proseguire a piedi. Seguendo il flusso dei fedeli ho raggiunto la sede della “Fondazione Cuore Immacolato di Maria R.d. A.” dove era esposta la salma di Natuzza che sono riuscito a visitare, dopo una breve attesa, grazie ai volontari della associazione a cui va riconosciuta l’intelligente organizzazione nella gestione del grande numero di visitatori. Fatta la visita e ripartito in auto ho dovuto attraversare il paese chiedendo informazioni a qualche passante fino a raggiungere un incrocio, alquanto intasato, ma presidiato da varie forze di polizia e, finalmente, individuata la statale, l’ho imboccata in direzione Vibo Valentia. Le confesso che ho imprecando, indignato, contro la cattiva organizzazione che quasi sempre caratterizza la gestione di questi eventi da parte delle istituzioni pubbliche. Domenica 22 novembre, mi trovavo nuovamente a Serra San Bruno assieme ad uno dei miei fratelli che normalmente risiede in una città del nord. Mio fratello approfittando dell’occasione, mi prego’ di accompagnarlo a visitare la tomba di Natuzza. Questa volta, guardandomi bene dal raggiungere Paravati via A3-uscita Mileto, ho preferito immettermi sulla statale 18 a Vibo Valentia per poi scendere verso Paravati. Anche arrivando da questa direzione ho notato la mancanza di qualsiasi indicazione di parcheggi, della sede della Fondazione fondazione di Natuzza e di altre informazioni necessarie a visitatori e pellegrini che vengono da fuori. Non solo, ma quella domenica non è stato possibile effettuare la visita perché c’era in corso un convegno non pubblicizzato da nessuna parte. Deluso, non mi è rimasto altro da fare che promettere a mio fratello di riaccompagnarlo a fare la visita in un’altra occasione. Egregio signor Sindaco, non ho dubbi che concorderà con me che la presenza della tomba di Natuzza Evolo e della chiesa da Lei voluta, della quale spero sarà completata la costruzione in tempi relativamen-
te brevi, farà di Paravati un centro spirituale e di fede che richiamerà visitatori dall’Italia e dall’estero, in numero maggiore di quanto non avvenga oggi. Ritengo che tutta questa gente dedita al turismo religioso e culturale possa rappresentare una ricchezza per il vibonese e che pertanto debba essere accolta e tratta nel migliore dei modi e che non debba essere vittima di inefficienze e mancanze di assistenza come quelle che ho descritto. Strade, centri di accoglienza, informazione, servizi pubblici e privati dovranno essere all’altezza di un paese civile anche perché Paravati sarà una delle immagini che rappresenteranno la nostra provincia nel mondo. Non mi risponda per cortesia che le competenze di cui dispone un sindaco di un piccolo comune come Mileto, sono limitate. Tutti sappiamo che l’autostrada A3 è di competenza dell’Anas, che le strade provinciali dipendono dall’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia e che i comuni non hanno fondi a sufficienza. Sono del parere che Lei debba essere il promotore di una battaglia civile e culturale che deve coinvolgere tutta la classe politica locale, ad ogni livello, per conseguire l’obbiettivo di fare di MiletoParavati una cittadina simile ai più importanti centri di turismo religioso dell’Italia. Mi permetta di concludere affermando che la sua posizione di Sindaco e di giornalista commentatore critico e inflessibile della limitata politica regionale e provinciale, La espongono più di altri al giudizio dell’opinione pubblica. Lei è il principale responsabile di un comune su cui, si spera, nel prossimo futuro si riverseranno centinaia di migliaia di persone e che, quindi, ha bisogno immediato di “Fatti”. In caso contrario non vorrei annoverarLa tra le fila di quei politici inconcludenti a cui si rivolge nel numero “0” del giornale “L’Informale”, con il Suo articolo dal titolo “Fatti veri…. altrimenti si taccia per sempre” e suggerire anche Lei a seguirli nel Suo invito. Raffaele Cutullè
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