Corso di Laurea Magistrale in Pianificazione e Progettazione della Città e del Territorio
Laboratorio di Progettazione del Territorio A.A. 2016/2017
IL SISTEMA AGROALIMENTARE DEL MONTALBANO La struttura di oggi e le linee guida per il domani
Professori: Gherardo Chirici, Alessio Falorni, David Fanfani
Studenti: Roberto Fiaschi, Marco Natali, FrancescaTommasoni, Sara Trevisan, Lorenzo Zoppi
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Indice Parte 1 - Quadro conoscitivo territoriale Caratteri ambientali di base
7 7
Oroidrografia e pendenze
7
Esposizioni e assolazioni
7
Caratteri geologici
8
Caratteri pedologici
9
Criticità e potenzialità generali
9
Uso e copertura del suolo
10
Comparazione usi del suolo 1978 e 2013 Tipi forestali
10 11
Sintesi del funzionamento del territorio
11
Sistemi ambientali
11
Agroecomosaici
12
Vincoli e invarianti
12
Parte 2 - Analisi di supporto allo scenario
13
Contesto territoriale
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La domanda alimentare
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Offerta alimentare
15
Confronto domanda offerta
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Vocazione dei suoli
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Parte 3 - Scenario di progetto
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Dal convenzionale al biologico
25
Benefici biologico
25
Qualità dei suoli
25
Livello di produttività
26
3
Ricavo economico
26
Utilizzo di energia
27
Salute umana
27
Il piano di conversione
27
Potenzialità produttive
31
Ipotesi di uno scenario produttivo
31
Scenario convenzionale
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Scenario biologico
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Scenario produttivo, quale scegliere?
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Normativa di supporto
36
Bibliografia e fonti
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Allegati
49
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Il sistema collinare e montuoso del Montalbano separa il Valdarno superiore e la piana di Firenze-Prato-Pistoia dal Valdarno inferiore e raggiunge l'altezza di 627 metri s.l.m ed è delimitato da un lato dal bacino dell'Arno - che da Signa raggiunge Empoli - e dall'altro dal bacino del suo affluente Ombrone pistoiese. Numerose sono le fattorie storiche della zona che producono attualmente olio e vino, tra cui la tenuta di Capezzana e la fattoria di Artimino. La zona del Montalbano è vocata alla produzione di vini rossi, tra i quali il Carmignano DOCG, a base di Sangiovese e Cabernet franc (la cosiddetta uva francesca), il Chianti Montalbano DOCG e il Barco Reale DOC. Tra i vini particolari prodotti vi sono il Vin Santo di Carmignano e il Vin Ruspo. In particolare il suo olio extravergine di oliva può essere denominato IGP Toscano menzione Montalbano nel rispetto dell'area geografica e dei parametri qualitativi imposti dal disciplinare del Consorzio per la tutela dell'Olio Extravergine di Oliva Toscano IGP. La menzione geografica aggiuntiva “Montalbano” è riservata all'olio extravergine di oliva “Toscano” che viene ottenuto dalle seguenti varietà presenti, da sole - o congiuntamente, negli oliveti fino al 100%: Leccino, Moraiolo, Frantoio, Pendolino, Rossellino, Piangente e loro sinonimi. La zona di produzione delle olive destinate alla produzione dell'olio extravergine di oliva a indicazione geografica protetta “Toscano di Montalbano” comprende, nell'ambito del territorio amministrativo della provincia di Pistoia e Firenze, in tutto o in parte i territori olivati ricadenti nei confini amministrativi dei comuni di: Capraia e Limite, Carmignano, Cerreto Guidi, Fucecchio, Lamporecchio, Larciano, Monsummano Terme, Poggio a Caiano, Pistoia, Quarrata, Serravalle Pistoiese, Vinci. Nel Febbraio 2016 viene costituita l’associazione Bio-Distretto del Montalbano, un movimento dal basso di persone e idee per attuare un cambio sia del modello organizzativo, sia come contenitore di progetti di coesione sociale e di miglioramento delle pratiche pubbliche già in essere. L’associazione intende adottare ogni iniziativa diretta a preservare e valorizzazione la natura, l’ambiente, il territorio e paesaggio, con particolare riferimento all’ambito geografico dei 10 Comuni di quest’area: Capraia e Limite, Cerreto Guidi, Larciano, Lamporecchio, Vinci, Carmignano, Quarrata, Poggio a Caiano, Monsummano, Serravalle Pistoiese.1 Dallo statuto dell’associazione, Art. 2 (Principi): “L’Associazione non ha scopo di lucro. L’associazione Bio-Distretto del Montalbano intende adottare ogni iniziativa diretta alla tutela e valorizzazione della natura, dell’ambiente, del territorio e del paesaggio con particolare riferimento all’ambito geografico del Montalbano (comuni di: Capraia e
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Tratto da https://biodistrettodelmontalbano.wordpress.com/
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Limite, Cerreto Guidi, Larciano, Lamporecchio, Vinci, Carmignano, Quarrata, Poggio a Caiano, Monsummano, Serravalle Pistoiese) e nello specifico per: a) Sostenere, tutelare, promuovere, diffondere la conoscenza, i metodi e le pratiche agricoli, forestali e zootecnici e di produzione biologica, biodinamica e in tutte le forme naturali che escludano l’utilizzo di sostanze chimiche e prodotti fitosanitari di sintesi dannose per la salute umana, dell’ambiente e delle altre specie, nonché per la qualità del paesaggio; b) Partecipare all’elaborazione e all’aggiornamento di normative e disciplinari nazionali e internazionali relativi alle attività agricole, forestali e zootecniche di cui al precedente comma in sintonia con istituti quali L’I.F.O.A.M. (Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Organica), e tutti gli enti, istituti e associazioni che perseguono gli scopi associativi; c) Promuovere e organizzare attività di ricerca, divulgazione, formazione ed informazione sui temi oggetto dello statuto anche in collaborazione con università e istituti di ricerca, rafforzando altresì la rete locale delle competenze; d) Promuovere i metodi e le pratiche agricoli, forestali e zootecnici (di cui al comma a) nell’ambito dei programmi e delle politiche pubbliche nazionali , regionali (es. PSR) e comunali; e) Promuovere lo sviluppo locale autosostenibile (sociale, ambientale, economico, culturale) con particolare interesse all’energia rinnovabile, alla bioedilizia, alla gestione territoriale partecipata, al green public procurement, all’eco-turismo; f) Promuovere forme innovative di co-progettazione e co-gestione del territorio fra pubbliche amministrazioni e cittadinanza attiva; g) Sostenere le istanze dei soggetti, singoli o associati che nella Regione Toscana ed in particolare nel Bio-Distretto del Montalbano, perseguono finalità coincidenti con gli scopi suddetti.”
Nonostante l’esistenza del Bio-Distretto, si vede ad oggi una quantità comunque onerosa di aziende convenzionali, il che porta ad annullare l’obiettivo principale legato all’introduzione del modello di agricoltura biologica nel Montalbano; l’esercitazione del Laboratorio punta a fornire una soluzione di conversione al biologico per il Montalbano - supportato da contratti di filiera e relative normative a dimostrazione che il “Bio-Distretto” è effettivamente possibile, efficiente ed economicamente conveniente. Lo scenario è creato sulla base di dati ARTEA interpolati con altri di nostra elaborazione o forniti dal database regionale toscano: questa scelta punta a offrire un modello di intervento riproducibile e il più possibile coerente alla realtà.
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Parte 1 - Quadro conoscitivo territoriale Caratteri ambientali di base Oroidrografia e pendenze La catena collinare del Montalbano, è una diramazione dell’Appennino Tosco Emiliano, estesa per circa 16000 ettari, che si diparte dal Passo di Serravalle, si snoda in direzione Nord Ovest – Sud Est ed arriva sino alle Gole della Gonfolina, fungendo da spartiacque tra due ampie pianure, la Pianura Pistoiese-Fiorentina e la Valdinievole. Il crinale è relativamente basso, senza forti variazioni altimetriche e si attesta a quote intorno i 400-600 m: più in particolare il tratto compreso tra il Passo di Serravalle ed il Valico di San Baronato ha cime di minore altitudine oscillanti mediamente tra i 300 e i 400 m s.l.m. anche se si raggiunge quote più elevate in corrispondenza di tre promontori e si scende a quote inferiori in corrispondenza dei valichi , mentre il tratto a sud di San Baronto si attesta tutto sopra i 500 m s.l.m., raggiungendo l’altezza massima in corrispondenza del Monte Cupola con 633 m s.l.m. Tale promontorio insieme alla cime del Monte Capolino (644 m s.l.m.) e al Poggio Ciliegio (615 m. s.l.m.) costituiscono la sommità. I due versanti, orientale ed occidentale, presentano una netta differenziazione dal punto di vista dell’acclività: il versante occidentale infatti si presenta più uniforme degradando dolcemente sino a lasciare posto alle basse colline (tutte intorno ai 100 m ) denominate “Cerbaie” alla cui base si trova la pianura occupata dal Padule di Fucecchio. Il versante orientale, invece, presenta lungo quasi tutta la sua lunghezza una scarpata più ripida che dal crinale arriva sino a mezza costa dove viene sostituita da un’alternanza irregolare di pendii più dolci.2 Si nota una maggioranza di pendenze inferiori al 10%, pendenze tra il 10-25% nelle aree pedecollinari e nelle colline dolci a sud-ovest dell’area del Bio-Distretto. Le pendenze dal 25-35% si trovano lungo la catena collinare del Montalbano, come anche le pendenze maggiori del 35%. Esposizioni e assolazioni L’informazione riguardo le esposizioni di versante si individua considerando il sud geografico, individuando successivamente l’angolazione della linea di massima pendenza. La redazione della carta serve per individuare le zone con uguale esposizione, informazione che verrà successivamente usata per costruire la carta 2
Tratto da http://www.montalbano.toscana.it/il-montalbano
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delle assolazioni, assieme alle pendenze. La pianura è bianca in quanto non ha versanti. La carta delle assolazioni serve ad individuare le zone che sono più adatte ad accogliere impianti agricoli/forestali e insediamenti; l’informazione si individua incrociando i dati delle pendenze e delle esposizioni, integrando con le informazioni della latitudine (tavole di Bartorelli). Le informazioni che si ottengono sono “ore di sole normali annuali”. Per convenzione si individuano queste categorie di aree: (i) poco assolate, tra 1500 hn a 1800 hn nell’arco temporale di un anno (ii) mediamente assolate, tra 1800 hn e 2100 hn nell’arco temporale di un anno (iii) molto assolate, tra 2100 hn e 2400 hn nell’arco temporale di un anno. Si contano quindi le ore di sole annuali con riferimento alle sole condizioni di posizione geografica e morfologica, non considerando cioè le caratteristiche atmosferiche, considerate ottimali; la pianura ha valore fisso come 2034 hn. Il modello risultante non prende in considerazione le ombre portate. Si veda TAV. 1 - Caratteri ambientali di base.
Caratteri geologici Questi dati ci forniscono informazioni sull’origine, la composizione e la giacitura delle rocce; essere a conoscenza di queste caratteristiche ci permette anche di individuare eventuali relazioni tra litologia e ciclo delle acque, inoltre, già a questo livello di analisi si possono fare le prime ipotesi riguardo il grado di resistenza e predisposizione all’erosione. Nella carta prodotta si riportano sia la carta geologica (Fonte: Database geologico Regione Toscana) e della litologia, la prima con informazioni più di dettaglio rispetto all’altra. Si notano composizioni e giacimenti prevalentemente di rocce sedimentarie, con tracce di argille/argilliti, sabbie/arenarie e marne/calcari, riuniti anche in complessi caotici. La presenza di argilliti è testimone di un ambiente di natura a ridotta energia idrodinamica, in quanto le argille che la compongono sono facilmente trasportate in sospensione anche da leggerissime correnti; alcuni ambienti tipici di formazione sono: laghi, fondali oceanici e lagune. La composizione del sistema centrale delle colline del Montalbano è costituita da macigno, una formazione torbiditica costituita da potenti strati arenacei. La torba è un deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d'acqua che a causa dell'acidità dell'ambiente non possono decomporsi interamente; questa si accumula in suoli più o meno saturi d'acqua e in assenza di ossigeno.
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Si veda TAV. 2 - Caratteri geologici.
Caratteri pedologici Questa carta serve per individuare sul territorio i suoli che compongono l’area di studio; si mettono in evidenza effetti sulla fauna, vegetazione e azione dell’uomo, come presenza di insediamenti, determinate pratiche agricole o determinati usi e coperture del suolo. Si integrano le informazioni del soprassuolo - integrate successivamente nella parte riguardante la vocazione dei suoli - con le unità paesaggistiche, ottenute dal Database pedologico della regione Toscana. Per generalizzare, in pianura si trovano depositi alluvionali, recenti e attuali, anche su terrazzi; le colline morbide nella parte sud-ovest dell’area di studio si mostrano con versanti aggradati con vallecole, a pendenza generalmente moderata, con superfici convesse e concave: nelle vallecole troviamo depositi recenti fluvio-lacustri. La zona collinare centrale è caratterizzata da versanti con vallecole, da fortemente pendenti a scoscesi, mentre il sistema collinare che si sviluppa a est dell’area di studio è costituita da rilievi con versanti posti a quota media inferiore ai 500 m s.l.m. che presentano aree localizzate di colluvio stabilizzate e ben conservate. Si veda TAV. 3 - Caratteri pedologici.
Criticità e potenzialità generali A fronte del successivo lavoro di individuazione della vocazione dei suoli si sono prese in considerazione le capacità di uso e fertilità dei suoli, ottenuti anche questi dal database pedologico toscano (SITA). Le informazioni sono suddivise per 4 categorie principali: (s) limitazioni dovute al suolo, (w) limitazioni dovute all’eccesso idrico, (e) limitazioni dovute al rischio di erosione e di ribaltamento e (c) limitazioni dovute al clima. Per quanto riguarda la categoria (s) limitazioni dovute al suolo, la profondità utile per le radici risulta molto elevata per la maggior parte del territorio, elevata nelle zone collinari centrali e scarse nella zona di crinale. La rocciosità è da rocciosa ad assente - che costituisce la prevalenza; importante ai fini del nostro tema di progetto è la fertilità chimica dell’orizzonte superficiale, in cui si nota una fertilità da buona a parzialmente buona in tutto il territorio oggetto di studio. I suoli risultano inoltre per la maggior parte ben drenati, seguiti da suoli moderatamente ben drenati; le zone mal drenate si concentrano nei pressi del Padule di Fucecchio e sporadicamente - parzialmente mal drenate - sulle colline morbide a sud-ovest e verso la piana Firenze-Prato-Pistoia.
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Il rischio di erosione è moderatamente alto nelle zone del sistema collinare centrale del Montalbano e nelle colline morbide a est; i sistemi collinari presentano generalmente un rischio di erosione moderatamente basso, per poi arrivare a livelli ‘da assente a molto bassi’ nelle zone di pianura. La franosità è invece per la maggior parte da moderata a elevata, mentre è bassa nelle zone di crinale e ‘da assente a molto bassa’, nelle zone pianeggianti. L’interferenza sulla capacità degli usi del suolo per deficit idrico è principalmente molto lieve, con un livello lieve nella zona collinare ad est, mentre nelle zone di crinale si individua un’interferenza moderata. Si veda TAV. 3 - Caratteri pedologici.
Uso e copertura del suolo Analizzando questo dato3 si nota che l’area di studio è caratterizzata da una forte componente agroforestale. L’area naturale comprendente boschi e vegetazione spontanea è presente maggiormente sulla sommità del rilievo a cavallo del crinale, nella zona collinare e pedecollinare sono presenti prevalentemente le colture di olivo con una minima presenza di vite, sulle colline più dolci a sud-ovest, in corrispondenza dei comuni di Vinci e Cerreto Guidi in particolare, domina la coltura della vite, per il resto la piana è occupata dal seminativo irriguo e non irriguo e dalle maggiori aree urbane dell’area presa in esame per il Montalbano. Si veda TAV. 4 - Uso e Copertura del Suolo.
Comparazione usi del suolo 1978 e 2013 Per un’analisi dinamica del dato sono stati presi in considerazione l’UCS al 1978 e l’UCS attuale e ad un primo impatto è subito stato possibile notare il forte aumento delle aree urbane in pianura a discapito del territorio agricolo e un significativo rimboschimento nella fascia collinare medio alta, dovuto all’abbandono di parecchie aree prima destinate alla coltura dell’olivo. Nello specifico i dati per questi e altri parametri sono riportati nel dettaglio nell’allegato. In particolare sono state analizzate cinque categorie: area forestale, seminativi, olivicoltura, viticoltura, area urbanizzata. L’area forestale ha fatto registrare un incremento generale, riscontrabile in tutti i 12 comuni, del 22% pari a 1770 ha. L’area adibita alle colture a seminativo ha invece fatto registrare una netta diminuzione pari al -36% tradotti in -5329 ha, che in questo caso ha interessato 3
http://www.regione.toscana.it/-/geoscopio
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tutti i comuni anche se in maniera diversa. I dati sulle colture a seminativo per comune oscillano da un massimo -71% di Montecatini Terme e un minimo di -24% dei comuni e di Pieve a Nievole e di Cerreto Guidi, che rimane comunque il comune con più suolo destinato a seminativo. L’area riguardante la coltura dell’olivo ha fatto registrare un aumento totale dell’8,9% pari a +538 ha rispetto al 1978. In questo caso il trend non è stato uguale per tutti i comuni, infatti a fronte di importanti diminuzioni come nel caso di carmignano che perde il 25% dei suoi oliveti ci sono grandi aumenti come per esempio a Serravalle Pistoiese che ha più che raddoppiato il dato del 1978. La viticoltura è la categoria che ha subito il minor cambiamento. In generale l’area a vite è aumentata di 478 ha in gran parte registrati nel comune di Serravalle Pistoiese, di contro invece a Capraia e Limite si conta un aumento di circa il 30%. La maggior variazione di del dato si trova nella categoria delle aree urbanizzate dal 1978 al 2013 sono cresciute enormemente in tutti i comuni fino addirittura a toccare 192% di Carmignano. In generale le aree urbanizzate hanno avuto un incremento totale 82% pari Si veda TAV. 4a - Variazioni Uso e Copertura del Suolo.
Tipi forestali Sulla base dell’Uso del suolo del 2013 e dell’inventario forestale Toscano4 si individuano le specie forestali, per eventualmente individuare quelle di supporto allo scenario (di valore patrimoniale) sia da un punto di vista produttivo - p.e. castagni per eventuale produzione di farina, con eventuali e successive ricadute all’interno scenario anche dal punto di vista paesaggistico/ricettivo, p.e. attraverso il recupero dei mulini e dell’integrità forestale col fine di riattivare il turismo. Si veda TAV. 5 - Tipi forestali.
Sintesi del funzionamento del territorio Sistemi ambientali In base ai caratteri ambientali analizzati si individuano delle aree omogenee, col fine di sintetizzare il funzionamento del territorio. Si individuano dei macrosistemi in base alla morfologia, quindi si individuano aree collinari - dall’alta alla bassa collina, sistemi di valle (in concomitanza della Val di Nievole) e le aree della piana alluvionale. All’interno di questi macrosistemi si individuano dei sottosistemi, in base a litologia, pedologia e uso del suolo prevalenti. Si veda TAV. 6 - Tipi forestali.
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Redatto da M. Bianchi 1985-93
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Agroecomosaici “[…] il paesaggio viene considerato come agrosistema. […] l’analisi condotta secondo i criteri dell’ecologia storica viene indirizzata ad interpretare le trasformazioni naturali e/o antropiche dell’ambiente, in ragione della sua utilizzazione agricola. La definizione di paesaggio agrario come agrosistema evidenzia […] la temporalità anche dei fattori fisici [e richiede la necessità] di cercare il nesso tra evoluzione fisico-morfologica e storia sociale.”5 Mantenendo come base i sistemi ambientali, si suddivide il territorio in base alla struttura agricola, in base quindi agli elementi antropici introdotti, agli usi del suolo, la parcellizzazione delle colture e gli eventuali corredi arborei; il tutto è inoltre rapportato alla morfologia del territorio. Si individuano dei macrogruppi ovvero 1- aree boscate, 2- oliveti, 3- colture miste intervallate ad insediamenti, 4- aree di transizione con prevalenza di colture specializzate, 5- piana con prevalenza di seminativi e 6- prevalenza di vigneti specializzati su colline morbide. Questi macrogruppi sono eventualmente ulteriormente suddivisi in sotto-categorie in base alla sistemazione agricola prevalente - p.e. presenza di terrazzamenti, alla parcellizzazione - maglia fitta/larga, ed eventualmente in base alla compresenza con altre colture. Queste suddivisioni saranno mantenute per le analisi dell’intera esercitazione, fornendo la base per lo scenario di progetto. Si veda TAV. 7 - Agroecomosaici.
Vincoli e invarianti Utilizzando come supporto le cartografie presenti all’interno del Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico della Regione Toscana6 delle criticità idro-geo-morfologiche7 e della Rete ecologica (scala 1:50000), si individuano quegli indirizzi e particolarità che verranno successivamente ripresi e considerati all’interno dello scenario di progetto come vincoli, potenzialità ed eventuali invarianti strutturali (quest’ultime unicamente dal punto di vista della rete ecologica, in questa fase). Le criticità si strutturano in base ai problemi legati al deflusso e al consumo di suolo, mentre nelle reti ecologiche si individuano quei nodi e matrici ambientali da potenziare e/o conservare ed eventualmente quelle direttrici di connessione ecologica da riqualificare, conservare o ricostruire. Si veda TAV. 8 - Vincoli e invarianti.
tratto da Perelli A., Insediamenti umani e paesaggi agrari, dalla collana Enciclopedia del Mediterraneo, Jaca Book, 1996 6 La scelta di utilizzare elaborati già redatti è dovuta alla decisione di rendere coerente lo scenario di progetto con i piani sovraordinati, rendendo di conseguenza veritiero lo scenario stesso. 7 Ambito 5 (Val di Nievole e Val d’Arno inferiore) e Ambito 6 (Firenze-Prato-Pistoia) 5
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Parte 2 - Analisi di supporto allo scenario Contesto territoriale Nell’ambito dell’inquadramento dell’area sono stati studiati i servizi, le infrastrutture e le dipendenze amministrative caratterizzanti i 12 comuni che compongono l’area dello studio sul Montalbano. Sono stati individuati i confini amministrativi comunali, provinciali, le aree per le aziende USL di riferimento e i perimetri delle aree naturali protette8. Le infrastrutture sono state categorizzate in base alla funzionalità e all’ente responsabile. Per ogni comune sono stati censiti i maggiori servizi divisi per ambiti: istruzione; sanità; sport e cultura; infrastrutture, comunicazioni e mercati. Sono stati censiti e georeferenziati (per quanto concesso dalla scala di rappresentazione) i centri di commercializzazione, produzione e trasformazione, e i centri ricettivi.
Si veda TAV. 9 - Contesto Territoriale.
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http://www.regione.toscana.it/-/geoscopio
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La domanda alimentare L’individuazione e la stima della domanda alimentare nel territorio del Montalbano, non è finalizzato unicamente a capire le abitudini alimentari, ma bensì ad effettuare un confronto tra domanda ed offerta alimentare. Per prima cosa nel nostro studio sono stati individuati per ogni comune dell’area d’intervento le fasce d’età e confrontate tra loro - Fonte ISTAT9. La definizione delle classi di età è avvenuta attraverso range: neonato (0-2 anni); bambino (3-11 anni); adolescente (12-17 anni); adulto (18-64 anni) e anziano (>65 anni).
Nell’analisi svolta abbiamo poi proceduto ad associare ad ogni range e per ogni comune, i valori alimentari nazionali forniti da EFSA (European Food Consumption Database)10, ottenendo così dei valori in T/annue. Anche per quanto concerne le categorie alimentari abbiamo individuato e selezionato alcuni classi di competenza, le quali sono: 9
Cereali e prodotti a base di cereali Vegetali e prodotti derivati Radici e tuberi Noci, legumi e semi oleosi
http://www.istat.it/it/ http://www.efsa.europa.eu/it
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Frutta e prodotti derivati Carne e prodotti derivati Pesci e altri alimenti ittici Latte e prodotti caseari Uova e prodotti derivati Zucchero e prodotti dolciari Grassi e oli naturali e vegetali
Ottenendo complessivamente sul territorio del Montalbano i seguenti valori:
Si veda TAV. 10a e TAV. 10b - Consumo alimentare.
Offerta alimentare Analizzando i dati relativi agli usi del suolo aziendale di ARTEA relativi al 2013 e al 2016 si è potuto notare come le aziende siano fortemente diminuite passando da 4.475 a 2.256 unità per una superficie in ettari rispettivamente di 22.615,37 ha e 13.950,55 ha. Sono diminuite le unità, ma il dato relativo alle dimensioni aziendali ci suggerisce che ad uscire di scena sono state soprattutto le più piccole, in particolare quelle con dimensioni inferiori all’ettaro. In questo modo le aziende sono diminuite numericamente e di conseguenza sono aumentate le dimensioni medie: 5.05 ha per il 2013 e 6.20 per il 2016. Per quanto riguarda invece la tipologia di azienda, nell’ultimo triennio abbiamo avuto un incremento delle aziende biologiche e di quelle in conversione, ma inversamente a quanto descritto sopra, in questo caso se aumentano le aziende diminuisce il numero di metri quadri occupati, descrivendo un trend di diminuzione delle superfici aziendali concernente il biologico. Il dato relativo all’uso del suolo aziendale comprendeva anche le tipologie di coltura divise per specie, questo ci ha permesso di calcolare il totale per ogni specifico caso e moltiplicarlo per il fattore di resa11 di ogni singolo prodotto in modo da ottenere l’offerta aziendale di diversi tipi di alimenti. In questo modo si sono potuti ottenere i dati riguardanti la produzione alimentare derivante dall’agricoltura, ma a differenza delle categorie riportate nella domanda alimentare, nell’offerta non è stato possibile ottenere risultati relativi a prodotti animali come carne, pesce e prodotti derivati, a causa della mancanza del dato 11
il fattore di resa di ogni specie è stato ottenuto consultando diversi prontuari agricoli tra cui: “Prontuario di agricoltura”, Francesco Ribaudo, Edagricole; “Manuale tecnico del geometra e del perito agrario”, Ettore Stuani, Signorelli, Milano.
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zootecnico. L’unico dato che è stato calcolato in questo senso è il dato sulla produzione di latte , che è stato stimato relativamente al foraggio prodotto.
Confronto domanda offerta Dal confronto dei dati sulla domanda e sull’offerta alimentare relativa a suoli compresi nelle aziende ARTEA si nota che il fabbisogno alimentare è lontano da essere sostenuto solo da prodotti interni all’area di studio. Solo tre di queste categorie coprono e addirittura superano la domanda ma si tratta di prodotti come olio e vino che sono però produzioni orientate principalmente al mercato esterno. Le altre categorie come cereali, vegetali, frutta, radici e tuberi riportano valori nettamente al di sotto del 50% di domanda soddisfatta. In ogni caso il confronto non può essere veritiero per tutti i campi della dieta indagati nella domanda, in quanto i nostri dati non ci consentivano di indagare le categorie di prodotti derivanti da carne e pesce. Nel grafico sotto la domanda è rappresentata in rosso mentre l’offerta è rappresentata in verde.
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Vocazione dei suoli Le politiche comunitarie stanno sempre più dirigendosi verso progetti di recupero delle economie locali, delle azioni di partecipazione e di progetti incentrati sull’auto-sostenibilità; soprattutto in campo dell’agricoltura della silvicoltura e di tutti gli antichi mestieri che sostenevano le piccole comunità rurali. Il fattore principale che accomuna queste azioni, altamente legate al territorio, è il saper usare e non sfruttare ciò che ci circonda; ed è per questo che abbiamo pensato di creare questa analisi con la quale è possibile, grazie alle odierne tecnologie di studio dei caratteri geo-pedologici, un procedimento in grado di individuare su ampia scala la vocazione dei suoli per le varie tipologie di colture; così da poter usufruire dei vantaggi ambientali presenti sul territorio. La tecnica individuata è composta da tre fasi: ● Il recupero dei caratteri ambientali dei suoli e delle colture presenti e possibili sul territorio in esame. ● Il raffronto di questi dati e l’attribuzione per ogni suolo delle possibili colture. ● Un’ulteriore selezione delle colture in base alle proprietà di risanamento strutturale del territorio e le criticità presenti nell’area di interesse. La prima fase si sviluppa in una semplice ricerca effettuata su manuali e prontuari di agricoltura quali: “metodi di valutazione del suolo e delle terre; Coordinatore Edoardo A.C. Costantini; Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo, Firenze; Edizioni Cantagalli” e “Quaderno orticoltura, Coordinatori Pietro Santamaria, Francesco Serio, Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura “Basile Caramia” di Loco-rotondo (Ba), 2009”.
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Mentre per i caratteri ambientali dei suoli è stato utilizzato lo Shapefile presente nel database della regione Toscana12, dove si possono ritrovare o dedurre tutte le caratteristiche da noi richieste per l’analisi. Inoltre si è implementata la ricerca con i valori medi dei prodotti agricoli all’ingrosso basandoli sui prezzi al kg fornite dalle Camere di Commercio delle provincie di Firenze, Prato e Pistoia. La selezione delle colture da analizzare è stata fornita dai dati tabellari presenti nello Shapefile “Uso del Suolo” ARTEA e dalle informazioni riprese dal prontuario “Metodi di valutazione del suolo e delle terre” che indica le colture adatte per i territori toscani, traendone una lista di possibili colture adatte all’ambiente esaminato, ed include le seguenti tipologie di piante: Agrumi, Albicocco, Asparago, Avena, Barbabietola da zucchero, Carciofo, Carota, Castagno, Cavoli, Cetriolo, Ciliegio, Cipolla, Colza, Erba medica, Farro, Fragola, Frumento duro, Frumento tenero, Gira Sole, Insalate, Legumi, Mais, Melo, Melograno, Melone, Noce, Olivo, Orzo, Patata, Pero, Pesco, Pomodoro, Riso, Soia, Sorgo, Susino, Vite da vino, Zucca. Ognuna delle colture richiede dei caratteri che le permettano di crescere e vivere in un ambiente e questi sono quelli analizzati suddivisi per importanza alla crescita della pianta, partendo quindi dagli elementi obbligatori per la crescita che sono: 1. TESSITURA; la tessitura in agronomia e pedologia, o grana o granulometria è la proprietà fisica del terreno che lo identifica in base alla composizione percentuale delle sue particelle solide distinte per classi granulometriche. Questa proprietà è importante per lo studio dei suoli e del terreno in quanto ne condiziona sensibilmente le proprietà fisico-meccaniche e chimiche con riflessi sulla dinamica dell'acqua e dell'aria e sulla tecnica agronomica.
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http://www502.regione.toscana.it/geoscopio/pedologia.html
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2. REAZIONE DEL SUOLO; La reazione del terreno è una proprietà chimica che si identifica con il pH, misurato per via potenziometrica, di una sospensione del campione di terreno in acqua. Pur con diverse eccezioni, gli elementi nutritivi sono direttamente assimilabili nella loro forma solubile. In altri termini, la maggior parte delle piante assorbe i nutrienti minerali disciolti nella soluzione circolante. Molti di questi elementi sono soggetti ad equilibri acido-base tra una forma solubile e una insolubile, il cui bilanciamento è subordinato al pH; ne consegue che il pH interferisce sull'assorbimento degli elementi nutritivi.
Successivamente si studiano le caratteristiche fisiche del suolo che forniscono delle migliorie nell’ambiente per la coltura ma che non sono obbligatorie al fine di una crescita corretta e senza modifiche pesanti all’ambiente, queste sono le caratteristiche: ● Disponibilità idrica; ● Profondità del suolo; ● Disponibilità nutrienti;
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● Salinità del suolo. In un primo studio era presente anche la pendenza, ma dopo un’analisi delle caratteristiche, sia dei suoli che delle colture, non era necessario anche questo fattore perchè superfluo, infatti insite in queste caratteristiche automaticamente si definiscono le pendenze. Altri fattori identificati sono le qualità e le criticità strutturali: ● Per i suoli: ○ Franosità; ○ Erosione; ○ Rischio inondazione. ● Per le colture: ○ Trattenimento delle acque; ○ Contrasto ad erosione. Applicate queste caratteristiche a suoli e colture si passa alla seconda fase individuare cioè i caratteri ambientali corrispondenti tra suolo e colture, così da avere una lista di possibili utilizzi agrari su ogni tipo di suolo in base ad i propri caratteri distintivi; avremo cioè due file tabellari, uno georeferenziato dei suoli e
l’altro di informazione agricola da interpolare con il primo.
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Il primo passaggio da effettuare è la “selected by attribute” nel file tabellare su progetto “GIS” dove sceglieremo i due caratteri obbligatori: “Tessitura” e “Reazione”, individuando così i suoli più adatti al corrispondente uso agricolo.
Gli altri fattori esaminati danno invece un grado di qualità che la coltura avrà, quali:
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● ● ● ●
Disponibilità idrica; Profondità del suolo; Disponibilità nutrienti; Salinità del suolo.
Infatti se avremo da 3 a 4 punti corrispondenti il frutto avrà un’alta qualità, se i punti saranno 2 o 1 sarà di medio alta qualità se non corrisponderà nessun punto la qualità sarà normale, ma comunque non ci saranno limitazioni tali da utilizzare tecniche agricole invasive per l’ambiente. A questo punto abbiamo individuato la vocazione dei suoli ordinando in tabella le tipologie di colture ottimali in base al valore economico datoci dalle Camere di Commercio delle tre Provincie dove ricade il territorio; fornendoci questo elenco di possibili piantagioni: ● Castagno, Riso; ● Ciliegio, Noce, Pesco, Fragole, Legumi, Patata, Soia, Agrumi, Castagno, Carota, Farro, Cipolla, Cetriolo, Frumento Tenero, Mais, Sorgo, Avena; ● Erba Medica, Carciofo, Ciliegio, Noce, Pomodoro, Girasole, Pesco, Legumi, Barbabietola, Orzo, Agrumi, Castagno, Insalate, Cavoli, Cetriolo, Frumento Duro, Frumento Tenero; ● Erba Medica, Carciofo, Noce, Pomodoro, Girasole, Pesco, Legumi, Barbabietola, Orzo, Agrumi, Castagno, Insalate, Cavoli, Cetriolo, Frumento Duro, Frumento Tenero; ● Erba Medica, Carciofo, Pomodoro, Girasole, Barbabietola, Orzo, Castagno, Insalate, Cavoli, Frumento Duro; ● Erba Medica, Carciofo, Susino, Noce, Pomodoro, Girasole, Pesco, Fragole, Legumi, Barbabietola, Orzo, Soia, Agrumi, Castagno, Insalate, Cavoli, Farro, Cipolla, Cetriolo, Frumento Duro, Frumento Tenero, Mais, Sorgo; ● Erba Medica, Girasole, Pesco, Barbabietola, Castagno, Frumento Duro, Frumento Tenero; ● Erba Medica, Girasole, Pesco, Barbabietola, Soia, Castagno, Cipolla, Colza, Frumento Duro, Frumento Tenero, Mais, Sorgo; ● Fragole, Pero, Castagno, Riso; ● Fragole, Pero, Castagno, Riso, Avena; ● Girasole, Castagno; ● Girasole, Castagno, Sorgo; ● Girasole, Patata, Castagno; ● Noce, Pesco, Fragole, Legumi, Patata, Soia, Agrumi, Castagno, Carota, Farro, Cipolla, Cetriolo, Frumento Tenero, Mais, Sorgo, Avena; ● Noce, Pesco, Soia, Castagno, Cipolla, Colza, Frumento Tenero, Mais, Sorgo, Avena;
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● Olivo, Asparago, Albicocco, Pesco, Soia, Castagno, Cipolla, Avena; ● Olivo, A sparago, Albicocco, Pesco, Vite, Barbabietola, Melo, Castagno; ● Olivo, Asparago, Albicocco, Pesco, Vite, Fragole, Melograno, Patata, Soia, Castagno, Farro, Cipolla, Avena; ● Pero, Castagno, Riso, Avena; ● Pesco, Castagno, Frumento Tenero, Mais, Sorgo, Avena. Essendo questo primo studio una classificazione di possibilità economica e qualitativa dell’uso del suolo, è stata eseguita un’ulteriore scrematura, su base strutturale del territorio, la terza fase, che identifica le criticità del territorio e seleziona quelle colture che le possono diminuire; queste criticità dei suoli sono: ● Franosità; ● Erosione; ● Rischio inondazione. Mentre le qualità dei suoli che possono mitigare queste criticità sono: ● Trattenimento delle acque; ● Contrasto ad erosione. Ovviamente partendo dall’analisi precedente, con l’elenco di possibili colture identificate nelle aree del territorio, si sono mantenute solo quegli usi agricoli che possono diminuire o annullare i rischi geo-pedologici, risultato finale sarà un’analisi colturale che favorisce al massimo i tre capisaldi di ogni azione territoriale: economia, qualità e struttura; l’elenco delle vocazioni sarà quindi: ● ● ● ● ●
● ●
● ●
Castagno; Castagno, Riso; Ciliegio, Noce, Pesco, Legumi, Agrumi, Castagno; Ciliegio, Noce, Pesco, Legumi, Agrumi, Castagno, Frumento Tenero; Erba Medica, Carciofo, Noce, Pomodoro, Girasole, Pesco, Legumi, Barbabietola, Orzo, Agrumi, Castagno, Insalate, Cavoli, Cetriolo, Frumento Duro, Frumento Tenero; Erba Medica, Carciofo, Pomodoro, Girasole, Barbabietola, Orzo, Castagno, Insalate, Cavoli, Frumento Duro; Erba Medica, Carciofo, Susino, Noce, Pomodoro, Girasole, Pesco, Fragole, Legumi, Barbabietola, Orzo, Soia, Agrumi, Castagno, Insalate, Cavoli, Farro, Cipolla, Cetriolo, Frumento Duro, Frumento Tenero, Mais, Sorgo; Erba Medica, Ciliegio, Noce, Pesco, Legumi, Agrumi, Castagno, Frumento Tenero; Erba Medica, Girasole, Pesco, Barbabietola, Castagno, Frumento Duro, Frumento Tenero;
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● Erba Medica, Girasole, Pesco, Barbabietola, Soia, Castagno, Cipolla, Colza, Frumento Duro, Frumento Tenero, Mais, Sorgo; ● Erba Medica, Pesco, Barbabietola, Castagno, Frumento Duro, Frumento Tenero; ● Erba Medica, Pesco, Castagno; ● Erba Medica, Pesco, Castagno, Frumento Tenero; ● Erba Medica, Pomodoro, Girasole, Soia, Insalate, Cetriolo, Mais; ● Erba Medica, Susino, Noce, Pesco, Agrumi, Castagno; ● Erba Medica, Susino, Noce, Pesco, Legumi, Agrumi, Castagno, Frumento Tenero; ● Fragole, Pero, Castagno, Riso; ● Girasole, Castagno; ● Noce, Pesco, Fragole, Legumi, Patata, Soia, Agrumi, Castagno, Carota, Farro, Cipolla, Cetriolo, Frumento Tenero, Mais, Sorgo, Avena; ● Noce, Pesco, Legumi, Patata, Soia, Agrumi, Castagno, Carota, Farro, Cipolla, Cetriolo, Frumento Tenero, Sorgo; ● Noce, Pesco, Soia, Castagno, Cipolla, Colza, Frumento Tenero, Sorgo; ● Olivo, Asparago, Albicocco, Pesco, Soia, Castagno, Cipolla, Avena; ● Olivo, Asparago, Albicocco, Pesco, Vite, Barbabietola, Melo, Castagno; ● Olivo, Asparago, Albicocco, Pesco, Vite, Melo, Castagno; ● Olivo, Asparago, Albicocco, Pesco, Vite, Melograno, Castagno; ● Pero, Castagno; ● Pesco, Castagno, Frumento Tenero, Mais, Sorgo, Avena; ● Riso, Avena. In conclusione questo metodo sperimentale che abbiamo studiato può ricreare dei sistemi agricoli che riprendono le antiche tradizioni lavorative abbinate ad una tecnologia moderna, così da poter soddisfare la domanda agricola senza impatto ambientale ed anzi in alcuni casi creando un ambiente meno fragile.
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Parte 3 - Scenario di progetto Dal convenzionale al biologico In generale, la caratteristica principale di un sistema sostenibile è la sua abilità di autorigenerarsi. Quando si parla di agricoltura la chiave della sostenibilità è un suolo fertile, in quanto fondamento della crescita, presente e futura. L'agricoltura biologica è nettamente superiore al sistema convenzionale quando si tratta di sostenere innanzitutto la salute del suolo, mentre quando si considerano anche rendite, ricavo economico, utilizzo di energia e salute umana, è palese che l'agricoltura biologica è sostenibile, mentre le attuali pratiche convenzionali non lo sono.
Benefici biologico13 Per sistemare il nostro sistema alimentare è necessario concentrarsi sulle basi qualità dei suoli e qualità delle acque - e come questo sistema può migliorare in base a queste risorse naturali, così che si possa ottenere in ugual misura in base a ciò che si usa. Utilizzando pratiche biologiche per fissare i nutrienti nel suolo, incoraggiando la biodiversità e minimizzando gli input chimici, i produttori biologici puntano a garantire la sostenibilità del sistema indifferentemente, non solo per sostenere la popolazione mondiale attuale, ma anche quella futura, considerando la continua crescita della popolazione stessa. Per avere un quadro generale dei benefici del modello di agricoltura biologica si fa riferimento allo studio del Rodale Institute14, che ha monitorato - a scopo comparativo - i suoli coltivati secondo il modello di agricoltura biologica e di quelli coltivati secondo il modello di agricoltura convenzionale; si mettono in evidenza i benefici riscontrati nelle seguenti categorie: qualità dei suoli, livello di produttività, ricavo economico, utilizzo di energia e riscontro sulla salute umana. Qualità dei suoli Per fare in modo che le piante crescano sane, è importante che anche il suolo in cui crescono sia di buona qualità; questa qualità si misura in base alla sua capacità di massimizzare la produttività delle colture senza problemi legati a fertilità, malattie e insetti nocivi che limitano invece la produzione, il tutto senza il bisogno di integratori o altri tipi di supporto.
13 14
Tratto e rielaborato da Rodale Institute, 2017 Ibidem
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Un suolo fertile, ricco di sostanza organica e microrganismi, crea un ambiente più stabile per le piante: nei periodi di stress i terreni di questo tipo hanno una maggiore abilità di fornire un raccolto anche se il clima non lo permetterebbe. Confrontando suoli coltivati secondo il modello di agricoltura biologica e coltivati secondo il modello convenzionale si notano queste differenze principali: ○ Si vede un miglioramento della qualità dei suoli nel sistema a biologico, mentre nel sistema convenzionale la qualità resta pressoché invariata. ○ La quantità di nutrienti nel sistema a biologico si vede aumentata, mentre nel sistema convenzionale diminuisce nel tempo. ○ Nei sistemi a biologico si vede un aumento della ricarica delle acque sotterranee, con una diminuzione di deflusso. ○ I suoli nel sistema a biologico si dimostrano più idonei per immagazzinare e usare l’acqua in modo efficiente. In generale, i suoli nel sistema biologico tendono a mantenere i nutrienti per un periodo più lungo, mentre quelli sottoposti a sostanze chimiche tendono a perdere questi nutrienti utili alla crescita delle piante più velocemente, lasciandone in quantità ridotta per le piante stesse. Livello di produttività Un sistema per essere sostenibile deve essere in grado di soddisfare la domanda alimentare della popolazione, sia attualmente che negli anni a venire. Si ottengono le stesse quantità di prodotto, provenienti sia dai campi coltivati seguendo il sistema biologico, sia da quelli convenzionali. Nel corso del tempo la tendenza che si mostra è legata alla necessità di supporto di sostanze chimiche: le colture del sistema biologico avranno nel tempo sviluppato resistenza agli stress, mentre le colture del sistema convenzionale no. “Organic agricolture has the potential to secure a global food supply, just as conventional agricolture is today, but with reduced environmental impact.”15 Ricavo economico L'agricoltura biologica promuove la creazione di lavoro: un’azienda biologica offre pressoché il 30% di lavoro in più rispetto alle aziende convenzionali; il denaro investito nell’agricoltura biologica va al sostentamento del lavoro fisico da parte dei dipendenti dell’azienda. Una maggiore produzione porta ad un maggiore ricavo: nel lungo periodo si nota un netto distacco tra aziende convenzionali e biologiche, in cui queste ultime si trovano in una situazione di vantaggio.
15
FAO, International Conference on Organic Agricolture and Food Security
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Utilizzo di energia Attualmente si ha la necessità di utilizzare l’energia in modo più efficiente, grazie alla crisi energetica. L’agricoltura convenzionale utilizza una quantità elevata di energia - derivata da combustibili - per la trasformazione, trasporto e per l’applicazione di pesticidi e fertilizzanti. L’IPCC sostiene che grazie a questo modello l’agricoltura contribuisce al 12% del totale di emissioni di gas nocivi nell’atmosfera. Come controparte, nella monitorizzazione del Rodale Institute si notano i benefici del sistema di agricoltura biologica in base all’energia: ● ● ● ●
Utilizzo di energia diminuito del 45%; Utilizzo di carburanti diesel come input energetico; Nessun utilizzo di fertilizzanti azotati; Produzione dei sistemi agricoli a biologico con una produttività maggiore del 28% rispetto al convenzionale, con un minore utilizzo energetico.
Per quanto riguarda le emissioni, nel sistema convenzionale l’emissione maggiore di gas nocivi è data dalla produzione di fertilizzante e dall’uso di carburanti all’interno dell’azienda; nel sistema biologico il maggior dispendio di energia è dato dall’uso di carburanti e dalle pratiche legate alla semina. Salute umana I sistemi convenzionali si basano assai duramente sull’utilizzo di pesticidi, molti dei quali sono tossici per gli uomini e gli animali: sono per nome, definizione e scopo, creati per uccidere. Queste sostanze anche se in quantità limitata rimangono nell’acqua che beviamo, nel cibo che consumiamo e nell’aria che respiriamo, il che porterà nel lungo periodo a seri problemi di salute alla popolazione; alcune ricerche hanno anche confermato che specifiche sostanze chimiche usate in agricoltura possono alterare il nostro DNA, questo vuol dire che gli effetti posso essere trasmessi nel corso delle generazioni. Nel sistema biologico si richiede quindi di eliminare l’uso di sostanze chimiche per il sostentamento delle colture.
Il piano di conversione16 L'agricoltura biologica è regolata dal regolamento CEE 2092/91. Si prevede per l'azienda agricola che intende produrre secondo il metodo di agricoltura biologica una fase di conversione che ha una durata di due anni prima della semina per le colture erbacee, e di tre anni prima del raccolto per quelle arboree; questa fase è quel periodo in cui l'azienda, fino a quel momento gestita in modo convenzionale crea le condizioni per praticare correttamente e convenientemente 16
Tratto e rielaborato da OrganicMed, 2005
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il metodo di agricoltura biologica. Convertire l'azienda all'agricoltura biologica significa quindi intraprendere un percorso la cui meta è l'incremento della fertilità organica del terreno e l'equilibrio dell'ecosistema aziendale, che nel lungo periodo porta a risultati validi ed economicamente remunerativi. L'azienda dovrà essere capace di sfruttare i contributi e tutte le possibilità commerciali di un prodotto certificato (perché sano), cosciente che il suo lavoro di conversione non è terminato con la certificazione ma continua con la ricerca di soluzioni agronomiche sempre più efficienti, fino ad arrivare a proporre sul mercato un prodotto sano e buono. La problematica della conversione al biologico è legata principalmente al fatto che i prodotti in conversione non sono facilmente collocabili sul mercato, la conversione stessa è quindi una fase tecnica molto delicata e determinante per il successo dell'azienda. È necessario elaborare un piano aziendale di conversione, in modo tale da creare delle linee guida del percorso che l'azienda si troverà ad affrontare nei primi anni di conversione, con la definizione di obiettivi minimi da verificare. Nel corso della creazione del piano è necessario: 1. Definire la superficie da convertire. È necessario valutare attentamente
potenzialità e fattori limitanti della situazione aziendale, per stabilire tempi e modi della "conversione agronomica"; si prevede la possibilità che un'azienda converta al metodo biologico solo parte della superficie, mettendo però il vincolo del divieto di coltivazioni e allevamenti paralleli, cioè la possibilità di coltivare con diverso metodo, stesse varietà e allevare stesse specie. Se un'azienda ha appezzamenti convenzionali e in conversione si creano aspetti negativi, rispetto all'organizzazione aziendale, al posizionamento sul mercato ed al sistema di controllo; se queste superfici in conversione sono troppo ridotte invece, si ha una eccessiva frammentazione dei campi, al che le produzioni ottenibili sono troppo piccole per testare la risposta del mercato, stessa cosa se si decide di convertire al biologico solo zone marginali mantenendo a convenzionale la parte più fertile. 2. Valutare gli elementi dell'azienda allo stato attuale, e valutare di
conseguenza il peso che questi elementi possono avere sui risultati immediati e futuri e quindi dare le priorità di investimento e intervento. ○
Storia degli appezzamenti investiti: tecnica agronomica utilizzata, problemi riscontrati ed i risultati produttivi su ogni campo. Questo serve principalmente alla definizione del piano colturale, cioè la rotazione o l'avvicendamento scelto, con la conseguente
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collocazione fisica sul terreno delle diverse colture e la definizione della tecnica colturale, da adottare in funzione dei preventivati problemi. ○
Situazione pedologica di partenza: analizzare questo elementi serve ad individuare eventuali problemi che richiedono particolare attenzione e possono essere causa di insuccesso per determinate colture o di inefficacia di alcuni fertilizzanti; questo è utile a valutare successivamente l'efficienza del lavoro svolto e gli obiettivi raggiunti, soprattutto rispetto la sostanza organica.
○
Situazione socio ambientale: riguarda l'analisi della presenza di altre aziende biologiche nell'area per effettuare importanti scambi di informazione, il che può facilitare alcune scelte, e la presenza o meno di punti vendita o rappresentanti che commercializzano mezzi tecnici o forniscono altri servizi utili all'agricoltura biologica.
○
Livello di convinzione e preparazione degli operatori: questo definisce l'eventuale supporto tecnico da dare ad ogni scelta, in particolare per la scelta di convertire l'intera superficie aziendale o solo parte di questa, distribuendo il rischio potenziale in tempi più lunghi.
○
Attrezzatura presente in azienda e disponibilità agli investimenti, in base alla quale il tecnico dovrà trovare soluzioni alternative temporanee, che da un lato diano il senso dell'azione per investirci e, dall'altro, non rimandino troppo in là scelte tecniche importante.
○
Presenza di vincoli, cioè quelle rigidità aziendali e ambientali che possono influire pesantemente sulle scelte tecniche. I tipi di vincoli sono: ➔ Ambientali e politici; ➔ Legati a scelte di politica regionale, che definiscono le aree
prioritarie in cui è incentivato il metodo di agricoltura biologica, colture importanti per cui il PSR non prevede premi, misure non attivate e premi indifferenziati rispetto a tecniche più semplici e meno controllate; ➔ Legati a impegni già assunti in precedenza, cioè contratti e
adesione a misure agroambientali che vanno in conflitto con la conversione.
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➔ Contrasti familiari sulla scelta fatta, cioè contrasti all'interno
dell'azienda stessa sulle scelte. ➔ Legati a contratti di affitto brevi o in scadenza che non danno
certezza sul possesso della terra e quindi non permettono investimenti nel lungo periodo. In conclusione, le soluzioni tecniche principali riguardano (1) la fertilizzazione equilibrata su base organica impostata sul bilancio umico, (2) la rotazione, al fine di soddisfare: ○ Esigenze agronomiche; ○ Fertilità e sanità del suolo; ○ Protezione dall'erosione. ------------------------------------------○ Controllo delle infestanti; ○ Limitazione della patologie. ------------------------------------------○ Esigenze economiche; ○ Apprezzamento del mercato; ○ Premi e incentivi, mentre le altre soluzioni riguardano (3) la consociazione, al fine di sfruttare l'azione sinergica tra le piante in funzione della nutrizione, della difesa da antagonisti e parassiti, qualitativa e ambientale, (4) la scelta varietale per soddisfare adattabilità all'agroecosistema e qualità nutrizionali, organolettiche e tecniche del prodotto finale, e (5) introduzione di siepi e alberature per favorire biodiversità, equilibrio dell'ecosistema aziendale e paesaggio. Durante la fase di realizzazione pratica del piano tutte le azioni fatte o derogate ed i relativi risultati conseguiti sono sottoposti ad un'accurata monitorizzazione perché solo l'attenta lettura della risposta del terreno permette di comprendere l'andamento della conversione in modo tale da accorgersi in tempo utile, dell'efficienza della scelta fatta o della necessità di modificare e perfezionare alcune cose, in funzione del raggiungimento degli obiettivi prefissati.
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Potenzialità produttive Partendo dallo studio di cui sopra, sulla vocazione dei suoli del Montalbano, si è proceduto a raffinare il dato, che originariamente si presentava comprendente di tutti i suoli senza tener conto di diverse e importanti peculiarità morfologiche, logistiche e amministrative. A questo dato sono state sottratte tutte le aree che non si prestavano all’agricoltura o che già facevano parte di aziende censite da ARTEA, in particolare si sono cercati quei suoli adatti all’agricoltura e non ancora appartenenti ad un circuito aziendale. Praticamente sono state prima escluse le aree con pendenza superiore al 35%; le aree con usi non compatibili alla coltivazione; le aree ricadenti nelle particelle ARTEA 2016 ed infine le aree con estensione inferiore a 500 mq. Quindi a questo punto avendo ottenuto i terreni adatti alla produzione agricola e la vocazione per specie di ognuno di questi, abbiamo potuto calcolare le superfici da adibire alle diverse colture. Con questi dati saranno poi utilizzati per valutare i possibili scenari produttivi.
Alla luce di questi dati abbiamo delineato due possibili scenari produttivi: la produzione attraverso agricoltura convenzionale e la produzione attraverso agricoltura biologica. Si veda TAV. 13 - Potenzialità produttive.
Ipotesi di uno scenario produttivo Attraverso i dati ottenuti dalla carta delle potenzialità produttive (TAV.13), abbiamo deciso di ipotizzare due differenti scenari produttivi, uno basato sulla produzione convenzionale e uno sulla produzione biologica. Il fine è quello di valutare quale dei due sistemi produttivi sia il migliore per l’area di studio,in base sia a fattori produttivi che a fattori economici. Per il calcolo della produzione totale
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abbiamo utilizzato sia i terreni provenienti dalla tavola delle potenzialità sia i terreni che fanno parte delle aziende agricole censite da ARTEA.
Scenario convenzionale Per lo scenario con produzione convenzionale abbiamo cercato di definire il comportamento dell’imprenditore agricolo, ipotizzando che abbia come fine il perseguimento del massimo profitto e una visione di breve periodo, data proprio dal fine di ottenere utili in tempi brevi. Di concerto a questa visione abbiamo così scelto le possibili produzioni in base alla loro resa e in base al loro prezzo sul mercato dei prodotti agroalimentari e prediligendo una tecnica agronomica basata sulla specializzazione culturale. Il prezzo dei prodotti è riferito al mercato all’ingrosso, derivato dagli studi sull’andamento dei prezzi agricoli redatti da ISMEA.
Usando i valori riportati nella tabella, abbiamo cercato di calcolare la potenziale produzione agroalimentare del Montalbano per quanto riguarda il convenzionale. Per poter capire quanto possa influire questa scelta, lo abbiamo rapportato alla domanda, calcolando così un nuovo scenario domanda-offerta, di seguito ne riportiamo il risultato.
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Come possiamo evincere dal nuovo confronto domanda/offerta, nello scenario convenzionale riusciamo complessivamente ad ampliare l’offerta generale dei prodotti, andando così a ricoprire una maggior quota della domanda, passando da uno quota pari al 26% della situazione attuale ad una quota pari al 52%, l’offerta viene così raddoppiata. Come possiamo notare il dato riguardante la produzione della categoria “radici e tuberi” non è aumentato, questo è dovuto al fatto che per le caratteristiche del prodotto e del suo prezzo, non risulterebbe economicamente redditizio. Per quanto riguarda le altre produzioni, in questa situazione si presenterebbe un notevole surplus di prodotto che verrebbe così destinato al mercato esterno, soprattutto per le produzioni di legumi (600%) e frutta (800%). Nonostante le rese maggiori, il deficit cerealicolo risulta ancora elevato.
Scenario biologico Diversamente da quanto visto per lo scenario convenzionale, il presupposto dato dalle caratteristiche della produzione biologica ha comportato un lavoro differente e di elevata complessità, in particolare per il calcolo delle produzioni agricole. Anche in questo caso abbiamo ipotizzato il comportamento dell’imprenditore agricolo, considerando che abbia una coscienza ambientale più marcata e che tenda quindi a valorizzare le caratteristiche dei suoli e delle qualità paesaggistiche e che sia alla ricerca della produzione di un prodotto di qualità diminuendo l’utilizzo di prodotti chimici. La totale differenza della tecnica colturale rispetto al metodo convenzionale,la quale privilegia un sistema basato sulle sinergie e i rapporti consociativi delle varie produzioni agricole, comporta un notevole sforzo nel calcolo della produzione totale, siamo così partiti dall’ottenere un indice di conversione rispetto alla resa del metodo convenzionale, calcolando così la resa dei prodotti coltivati con il metodo biologico.
Come possiamo intuire dalla tabella i valori delle rese del metodo biologico sono generalmente inferiori ma non di molto. Mentre per quanto riguarda il valore economico della produzione biologica abbiamo riscontrato un valore generalmente maggiore del 20% rispetto al prodotto convenzionale, nel caso dei cereali e dei vegetali questo valore è nettamente maggiore (circa il doppio). Ottenuti i valori delle rese siamo passati a capire come poter calcolare le consociazioni. Per capire come affrontare il sistema delle consociazioni siamo
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partiti dai dati delle vocazioni del suolo dove come ricordiamo avevamo caratteristiche che ci permettevano di avere più prodotti adatti allo stesso suolo, evidenziate da noi come possibili consociazioni produttive e possibili sistemazioni agricole, ne abbiamo studiato le possibili sinergie in termini di resa e le possibili relazioni da un punto di visto agricolo e paesaggistico. Le categorie vocazionali sono 12 ed abbiamo così cercato di realizzare 12 pattern che fossero utilizzabili per produrre in quei determinati suoli. Non avendo nessuna bibliografia di riferimento che trattasse questa tematica, i pattern pensati per la produzione biologica sono interamente frutto di nostre supposizioni e intuizioni. Ne riportiamo un esempio di seguito:
Il resto dei pattern è possibili visualizzarli all’interno della TAV. 14a. Attraverso l’utilizzo dei pattern di cui sopra siamo riusciti ad identificare e calcolare le varie produzioni e ad avere così il nuovo confronto domanda/offerta basato sullo scenario di produzione biologica.
La prima differenza rispetto allo scenario di produzione convenzionale è la maggior soddisfazione del fabbisogno della domanda, infatti la domanda di tuberi risulta completamente soddisfatta e pure il deficit cerealicolo, seppur ancora
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elevato, risulta diminuito. Nelle altre categorie si ha un generalizzato surplus, maggiore rispetto al convenzionale nelle produzione di olio e legumi, da annotare anche il surplus nella produzione di tuberi. Quindi possiamo dire come generalmente, questo scenario, riesca a soddisfare maggiormente la domanda, circa il 58%, tenendo conto della miglior qualità del prodotto, non sottovalutandone l’aspetto rivolto al mercato esterno delle produzioni.
Scenario produttivo, quale scegliere? Analizzando i due scenari produttivi, possiamo evidenziare come dal punto di vista della soddisfazione del fabbisogno della domanda risulti migliore lo scenario biologico, orientato maggiormente ad un consumo interno e con una produzione di qualità superiore, non solo da un punto di vista organolettico ma anche da un punto di vista delle qualità paesaggistiche e ambientali prodotte. Nonostante questo anche la produzione per il mercato esterno non è da meno e fa registrare alti valori per una grande varietà di prodotti. Se rapportiamo i due scenari da un punto di vista economico, nel confronto ne esce vincente anche in questo caso lo scenario biologico, che producono rispettivamente un valore economico annuo di € 290.909.013 (bio) e € 273.705.077 (convenzionale), considerando che i prezzi presi in considerazione sono relativi all’ingrosso possiamo immaginare come questo divario possa essere maggiore considerando i prezzi al dettaglio, dove i prezzi del biologico sono in media molto più elevati. Le considerazioni di cui sopra ci portano a valutare lo scenario biologico come il migliore per l’area del Montalbano, le esternalità positive potenzialmente prodotte potrebbero nel lungo periodo portare la realtà del Montalbano ad una situazione agroalimentare virtuosa. Per questo motivo il passo successivo riguarda quali azioni potrebbero essere intraprese per contribuire al conseguimento del macro obiettivo di riconversione agroecologica del montalbano.
Costruzione di uno scenario strategico L’ultimo passo del lavoro è stato quello di creare uno scenario strategico che tenesse conto di tutti i tematismi morfologici, geologici, funzionali e logistici analizzati in precedenza. Sulla base delle aree omogenee individuate dagli agroecomosaici sono stati definiti degli ambiti di intervento e delle relative azioni che prevedessero conversioni colturali o valorizzazioni patrimoniali e territoriali in base alle vocazioni dei suoli e alle potenzialità del territorio emerse rispettivamente dallo studio sulla produttività e dalle analisi ricognitive di base.
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Nel paragrafo seguente vengono elencati tutti gli ambiti, e per ognuno di questi sono riportate le azioni e gli obiettivi perseguibili, le misure dei programmi di sviluppo attivabili e i risultati di pregio raggiungibili. Per fare un esempio di come si sia svolto il lavoro prendiamo il caso particolare dell’ambito 2: La Piana Ovest. Per “Piana Ovest” è stata intesa quella zona pianeggiante, prevalentemente a seminativo, a nord ovest del Montalbano appena sotto i centri di Montecatini Terme, Pieve a nievole e Monsummano Terme. L’area che è attualmente adibita quasi totalmente a colture cerealicole, ma che secondo le nostre analisi ha una forte vocazione dei suoli per prodotti ortofrutticoli, potrebbe essere inserita in un programma di riconversione colturale. Oltre alla vocazione dei suoli ci sono anche altri elementi che fanno pensare a come questo intervento sia attuabile. Infatti l’area risulta adatta alla conversione colturale anche in virtù della sua collocazione rispetto ai maggiori centri urbani del Montalbano, in questo modo i prodotti ortofrutticoli che sono più deperibili hanno sbocco immediato verso i centri di distribuzione. Un altro punto a favore è quello che riguarda la riqualificazione e ridefinizione dei margini urbani attraverso l’agricoltura. A livello di risultati di pregio che si avrebbero da questa serie di interventi si possono ipotizzare un aumento della biodiversità, il rafforzamento della rete ecologica, un miglior controllo della regimazione delle acque, la creazione di economie locali, aumento del valore paesaggistico e valorizzazione del territorio.
Normativa di supporto Lo scenario ha prodotto delle azioni che non possono essere applicate obbligando i privati a degli interventi di cambio di uso agricolo o altri interventi fisici del territorio, ma possono essere incentivate dai fondi del FEASR, che
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grazie alle misure presenti nel PSR Toscana sono traducibili gli interventi che possono essere incentivati al fine di migliorare la bio-regione del Montalbano. Per ogni ambito omogeneo individuato nello scenario vengono previste delle azioni regolamentate e inquadrate dalle misure, sottomisure e operazioni dei bandi PIT (Programmi Integrati Territoriali - annualità 2016) e PIF (Programmi Integrati di Filiera - annualità 2015) facenti parte del PSR (Programma di Sviluppo Rurale) della Regione Toscana; qui di seguito i programmi utilizzati e le loro conseguenze Il Programma Integrato Territoriale, ovvero finanziamenti finalizzati all'aggregazione di soggetti pubblici e privati per affrontare a livello territoriale specifiche criticità ambientali, si rivolge a tutti i soggetti pubblici e privati che si aggregano per affrontare a livello territoriale specifiche criticità ambientali, valorizzando il ruolo svolto dalle aziende agricole nella qualificazione ambientale del territorio. In generale la presentazione del PIT presuppone l'individuazione di una o più specifiche criticità ambientali connesse ad un territorio ben definito, nell'ambito delle seguenti tematiche: ●
dissesto idrogeologico - protezione del territorio dal dissesto idrogeologico, contrasto ai fenomeni di desertificazione ai fini di una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici;
●
gestione e tutela delle risorse approvvigionamenti, risparmio
●
idrico, miglioramento della gestione delle acque e tutela dei corpi idrici;
●
biodiversità - miglioramento dello stato di conservazione delle aree Rete Natura 2000 e delle altre aree ad alto valore naturalistico;
●
paesaggio - mantenimento o ripristino della diversità del mosaico ambientale tipico del paesaggio rurale toscano, recupero di aree degradate per dissesto o abbandono, salvaguardia del paesaggio storico in aree di particolare pregio;
●
energia - diversificazione delle fonti di approvvigionamento attraverso la valorizzazione delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER).
idriche
-
diversificazione
degli
E' obbligatorio individuare, in maniera chiara ed univoca, la definizione del territorio interessato al progetto per omogeneità e contiguità, così da consentire un' attivazione efficace, nell'ambito dello stesso progetto, di una molteplicità di sottomisure/operazioni del PSR:
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●
investimenti aziendali
●
investimenti non produttivi connessi all'adempimento degli obiettivi agro-climatico-ambientali
●
investimenti in azioni di prevenzione volte a ridurre le conseguenze di probabili calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici
●
produzione di energia derivante da fonti rinnovabili nelle aziende agricole
●
sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali
●
sostegno per azioni congiunte per la mitigazione del cambiamento climatico e l'adattamento ad esso e sostegno per approcci comuni ai progetti e alle pratiche ambientali in corso.
Sono sottoscritti degli accordi per la realizzazione dei PIT, sia dai partecipanti diretti che indiretti. Rappresentano dei veri e propri contratti fra le parti interessate e costituiscono un forte impegno reciproco per affrontare le problematiche ambientali individuate. I firmatari sono legati tra loro, per almeno tre anni, da vincoli di carattere contrattuale che regolano obblighi e responsabilità reciproche in merito alla realizzazione degli investimenti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi prefissati nel PIT. La figura fondamentale all’interno del programma è il capofila, che deve essere un partecipante diretto, individuato nell'Accordo Territoriale, ha il compito di aggregare e di rappresentare i diversi partecipanti al progetto integrato territoriale, seguirne la realizzazione e curare gli adempimenti tecnici ed amministrativi legati alla sua attuazione. E' l'unico interlocutore abilitato ad intrattenere i rapporti con la Regione Toscana nell'ambito del PIT. Deve coordinare una articolata attività di animazione e di informazione al fine di garantire la massima diffusione delle opportunità legate al progetto, nonché la trasparenza nella formazione delle aggregazioni. E' anche capofila e responsabile del progetto di cooperazione relativo alla sottomisura 16.5, la cui attivazione è obbligatoria all'interno del progetto PIT. Oltre alle sotto-misure ed operazioni del PSR alcune di esse devono essere inserite obbligatoriamente, quali: ●
Operazione 4.1.4 - gestione della risorsa idrica per scopi produttivi da parte delle aziende agricole;
●
Operazione 4.1.5 - incentivi al ricorso alle energie rinnovabili nelle aziende agricole;
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●
Operazione 4.4.1 - conservazione e ripristino degli elementi caratteristici del paesaggio, salvaguardia e valorizzazione della biodiversità;
●
Operazione 4.4.2 - investimenti non produttivi per il miglioramento della gestione e la tutela delle risorse idriche;
●
Sottomisura 5.1 - sostegno ad investimenti non produttivi connessi all'adempimento degli obiettivi agro-climatico-ambientali;
●
Operazione 6.4.2 - energia derivante da fonti rinnovabili nelle aziende agricole;
●
Sottomisura 16.4 – sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali;
●
Sottomisura 16.5 – sostegno ad azioni congiunte per il miglioramento ambientale, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici.
L'importo minimo di spesa complessiva ammissibile per ciascun PIT deve essere pari o superiore a 500 mila euro. Il massimo contributo concedibile per l'intero progetto PIT è pari a 3 milioni di euro. Prese in considerazione i requisiti sopra espressi i nostri PIT sono ampliamente soddisfatti. I PIF (Progetti Integrati di Filiera) sono progetti che aggregano gli attori di una filiera agroalimentare o forestale (agricoltori, imprese di trasformazione, commercializzazione ecc.) per affrontare i problemi della filiera stessa e per migliorare le relazioni di mercato. I PIF consentono l'attivazione, nell'ambito dello stesso progetto, di una molteplicità di sottomisure/operazioni del PSR: ●
investimenti aziendali
●
promozione
●
innovazione tecnologica
●
diversificazione delle attività agricole (anche a scopi energetici)
I partecipanti sono soggetti di varia natura appartenenti ad una filiera produttiva (aziende agricole/forestali, imprese di trasformazione primaria e secondaria, imprese che svolgono la commercializzazione, soggetti pubblici ecc…) interessati
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al raggiungimento degli obiettivi del progetto. Per ciascun progetto di filiera il numero minimo di soggetti partecipanti è 12, di cui almeno 5 partecipanti diretti. ●
I partecipanti diretti richiedono contributi nell'ambito del progetto e al tempo stesso sostengono l'onere finanziario degli investimenti, nell'ambito della sottomisura o operazione che attivano. Fra i partecipanti diretti almeno 3 devono svolgere un ruolo all'interno del PIF nell'ambito della fase di produzione primaria.
●
I partecipanti indiretti sono invece coinvolti indirettamente nella realizzazione degli obiettivi del progetto di filiera in quanto possono giovarsi delle ricadute positive della realizzazione del progetto stesso, ma non richiedono contributi nell'ambito del PIF.
Devono essere redatti degli “Accordi di Filiera” e sottoscritti grazie ai PIF, sia dai partecipanti diretti che indiretti, rappresentano dei veri e propri contratti fra le parti interessate e costituiscono un forte impulso allo sviluppo ed all'integrazione delle filiere locali. I firmatari sono legati tra loro, per almeno tre anni, da vincoli di carattere contrattuale che regolano obblighi e responsabilità reciproche in merito alla realizzazione degli investimenti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi prefissati nel PIF e alla fornitura di prodotti agricoli destinati alla trasformazione e commercializzazione agroindustriale. Negli impianti di trasformazione o nelle strutture di commercializzazione finanziati nell'ambito del PIF, infatti, le materie prime o i prodotti semilavorati utilizzati devono provenire, per almeno il 51% del quantitativo totale, dalle imprese agricole (o loro aggregazioni) di produzione primaria partecipanti al PIF, sia direttamente che indirettamente, per la durata prevista nell'Accordo. Anche qui troviamo la figura del capofila che deve essere un partecipante diretto avente il compito di aggregare e di rappresentare i diversi partecipanti al progetto integrato, seguirne la realizzazione e curare gli adempimenti tecnici ed amministrativi legati alla sua attuazione. Deve coordinare una articolata attività di animazione e di informazione al fine di garantire la massima diffusione delle opportunità legate al progetto, nonché la trasparenza nella formazione delle aggregazioni: si tratta di un'attività obbligatoria che dovrà essere inclusa all'interno del progetto PIF. Per attivare il PIF è obbligatorio scegliere almeno 2 operazioni sotto elencate ed almeno una di esse deve far parte delle sottomisure: 4.1, 4.2 o 8.6 ●
sottomisura 3.1 "Partecipazione a regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari"
●
sottomisura 3.2 "Attività di informazione e promozione"
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●
sottomisura 4.1 "Sostegno agli investimenti alle aziende agricole": tipo di operazioni 4.1.3 "Partecipazione alla progettazione integrata da parte delle aziende agricole" e 4.1.5 "Incentivare il ricorso alle energie rinnovabili nelle aziende agricole"
●
sottomisura 4.2 "Investimenti nella trasformazione, commercializzazione e/o lo sviluppo dei prodotti agricoli"
●
sottomisura 6.4 "Sostegno a investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività extra-agricole": tipo di operazioni 6.4.1 "Diversificazione delle aziende agricole" e 6.4.2 "Energia derivante da fonti rinnovabili nelle aziende agricole"
●
sottomisura 8.6 "Sostegno a investimenti in tecnologie silvicole, trasformazione, mobilitazione, commercializzazione prodotti delle foreste"
●
sottomisura 16.2 "Sostegno a progetti pilota e di cooperazione"
L'importo minimo di spesa complessiva ammissibile per ciascun PIF deve essere pari o superiore a 400 mila euro. Il massimo contributo concedibile per l'intero progetto PIF è pari a 3,5 milioni di euro. Anche qui il nostro scenario adempie ampiamente ai requisiti richiesti per l’attivazione.
1. Vigneti Le azioni possibili individuate nello scenario che possono poi essere tradotte in operazioni e sottomisure del PSR sono: -
non incentivare l’aumento dell’area destinata a vigneto Integrare il vigneto, tramite la consociazione,con colture di foraggio e di alberi da frutto. Inerbimento dei vigneti
Misure, sottomisure e operazioni (PIT): -
4.4.1, Miglioramento della redditività e della competitività delle aziende agricole:
-
16.5, Sostegno ad azioni congiunte per il miglioramento ambientale, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici;
-
16.4, sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad
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attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali. Misure, sottomisure e operazioni (PSR) -
10.1.1, Conservazione del suolo e della sostanza organica;
-
11.1, Introduzione dell'agricoltura biologica;
Risultati di pregio raggiungibili: -
biodiversità offerta turistica qualità ambientale e idrogeologica qualità del prodotto valorizzazione del territorio
2. Piana Ovest Le azioni possibili individuate nello scenario che possono poi essere tradotte in operazioni e sottomisure del PSR sono: -
Conversione a colture ortofrutticole, frutti legumi, tuberi e vegetali. Direzionare il mercato verso i vicini centri urbani. Creazione di una filiera ortofrutticola Riqualificazione del margine urbano attraverso l’agricoltura
Misure, sottomisure e operazioni (PIF): -
4.1, Sostegno agli investimenti alle aziende agricole;
-
4.2, Investimenti nella trasformazione, commercializzazione e/o lo sviluppo dei prodotti agricoli;
Misure, sottomisure e operazioni (PSR) -
11.1, Introduzione dell'agricoltura biologica;
-
16.4, sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali.
Risultati di pregio raggiungibili: -
biodiversità rafforzamento della rete ecologica
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-
controllo della regimazione delle acque creazione di economie locali aumento del valore paesaggistico valorizzazione del territorio
3. Oliveti Terrazzati Le azioni possibili individuate nello scenario che possono poi essere tradotte in operazioni e sottomisure del PSR sono: -
biodiversità creazione di economie locali aumento del valore paesaggistico qualità ambientale e idrogeologica valorizzazione del territorio
Misure, sottomisure, operazioni (PIT): -
4.4.1, Miglioramento della redditività e della competitività delle aziende agricole:
-
16.5, Sostegno ad azioni congiunte per il miglioramento ambientale, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici;
-
16.4, sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali.
Misure, sottomisure e operazioni (PSR) -
6.1, Aiuti all'avviamento di imprese per i giovani agricoltori
-
10.1.1, Conservazione del suolo e della sostanza organica;
-
11.1, Introduzione dell'agricoltura biologica;
Risultati di pregio raggiungibili: -
biodiversità creazione di economie locali aumento del valore paesaggistico valorizzazione del territorio
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4. Bosco del Montalbano Le azioni possibili individuate nello scenario che possono poi essere tradotte in operazioni e sottomisure del PSR sono: -
Recupero dei castagneti sia in ambito produttivo che recettivo. Recupero degli immobili di pregio sia in ambito produttivo che ricettivo. Inserimento dell’area in una rete fruitiva per il turismo sfruttando l’offerta del ricettivo già presente. Mantenimento e manutenzione delle aree boscate.
Misure, sottomisure, operazioni (PIT): -
4.1.1, Miglioramento della redditività e della competitività delle aziende agricole;
-
4.1.2,Investimenti in aziende agricole in cui si insedia un giovane agricoltore;
-
4.1.3,Partecipazione alla progettazione integrata da parte delle aziende agricole;
-
4.4.1,Conservazione e ripristino degli elementi caratteristici del paesaggio, salvaguardia e valorizzazione della biodiversità;
-
16.5, Sostegno ad azioni congiunte per il miglioramento ambientale, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici;
-
16.4, sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad
Misure, sottomisure e operazioni (PSR) -
8.1,Sostegno alla forestazione e all'imboschimento;
-
8.5, Investimenti diretti ad accrescere la resilienza e il pregio ambientale degli ecosistemi forestali;
-
8.6,Sostegno agli investimenti in tecnologie silvicole e nella trasformazione, mobilitazione e commercializzazione dei prodotti delle foreste.
Risultati di pregio raggiungibili: -
biodiversità rafforzamento della rete ecologica
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-
creazione di economie locali offerta turistica aumento del valore paesaggistico qualità ambientale e idrogeologica
5. Piana Est Le azioni possibili individuate nello scenario che possono poi essere tradotte in operazioni e sottomisure del PSR sono: -
Consociazione tra frutteti e colture orticole, e rotazione delle colture Direzionare il mercato verso i vicini centri urbani. Creazione di una filiera ortofrutticola. Riqualificazione del margine urbano attraverso l’agricoltura. Non incentivare ulteriormente il florovivaismo.
Misure, sottomisure, operazioni (PIF): -
4.1, Sostegno agli investimenti alle aziende agricole;
-
4.2, Investimenti nella trasformazione, commercializzazione e/o lo sviluppo dei prodotti agricoli;
Misure, sottomisure e operazioni (PSR) -
10.1.1, Conservazione del suolo e della sostanza organica;
-
11.1, Introduzione dell'agricoltura biologica;
-
16.4, sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali.
Risultati di pregio raggiungibili: -
biodiversità rafforzamento della rete ecologica creazione di economie locali aumento del valore paesaggistico controllo della regimazione delle acque valorizzazione del territorio
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6. Oliveti su terreni morbidi Le azioni possibili individuate nello scenario che possono poi essere tradotte in operazioni e sottomisure del PSR sono: -
Recupero degli oliveti abbandonati. Consociazione dell’oliveto con la vite. Recupero dei manufatti agricoli. Creazione di una filiera dell’olio. Valorizzazione della fruizioni ricettiva dell’area.
Misure, sottomisure, operazioni (PIT): -
4.4.1, Miglioramento della redditività e della competitività delle aziende agricole:
-
16.5, Sostegno ad azioni congiunte per il miglioramento ambientale, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici;
-
16.4, sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali.
Misure, sottomisure e operazioni (PSR) -
6.1, Aiuti all'avviamento di imprese per i giovani agricoltori
-
10.1.1, Conservazione del suolo e della sostanza organica;
-
11.1, Introduzione dell'agricoltura biologica.
Risultati di pregio raggiungibili: -
biodiversità creazione di economie locali aumento del valore paesaggistico qualità ambientale e idrogeologica valorizzazione del territorio
7. Aree agricole intercluse Le azioni possibili individuate nello scenario che possono poi essere tradotte in operazioni e sottomisure del PSR sono: -
Conversione verso colture ortofrutticole, frutti, legumi, tuberi
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-
Direzionare il mercato verso i vicini centri urbani. Creazione di una filiera ortofrutticola. Riqualificazione del margine urbano attraverso l’agricoltura.
Misure, sottomisure, operazioni (PIT): -
4.1.1, Miglioramento della redditività e della competitività delle aziende agricole;
-
4.4.1, Conservazione e ripristino degli elementi caratteristici del paesaggio, salvaguardia e valorizzazione della biodiversità;
-
11.1.; 16.5, Sostegno ad azioni congiunte per il miglioramento ambientale, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici;
-
16.4, sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali.
Misure, sottomisure e operazioni (PSR) -
11.1, Introduzione dell'agricoltura biologica.
Risultati di pregio raggiungibili: -
biodiversità creazione di economie locali aumento del valore paesaggistico controllo della regimazione delle acque
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Bibliografia e fonti Rodale Institute, 2017, The Farming Systems trial, Kutztown (PA) AA.VV. (Badgley C., Moghtader J., Quintero E., Zakem E., Chappell M.J., Avilés-Vázquez K., Samulon A. & Perfecto I.), 2007, 'Organic agriculture and the global food supply' in Renewable Agriculture and Food Systems, vol 22, no. 2, pp. 86-108. DOI: 10.1017/S1742170507001640 OrganicMed, 2005, capitolo 6 'La Conversione delle aziende verso l'agricoltura biologica' in Manuale del Corsista, Nicosia consultabile da http://www.aiab.it/Manuali/1/HTML/ Per listino prezzi (vocazione dei suoli) Firenze (camera di commercio) http://www.fi.camcom.gov.it/listini_prezzi_settimanali_2017.asp?ln=&idtema=1&page=informazion i&index=10&order=a1&idtemacat=1&idcategoria=6543 Prato (camera di commercio) http://www.po.camcom.it/servizi/prezzi/index.php Pistoia (camera di commercio) http://www.pt.camcom.it/prezzi_sul_mercato_interno.asp?ln=&idtema=1&page=informazioni&inde x=1&order=d0&idtemacat=1&idcategoria=146 ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) http://www.istat.it/it/ Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) http://www.efsa.europa.eu/it Agenzia Regionale Toscana per le Erogazioni in Agricoltura (ARTEA) https://www.artea.toscana.it/ ISMEA - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare http://www.ismea.it/istituto-di-servizi-per-il-mercato-agricolo-alimentare ARSIA - Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione del settore Agricolo forestale http://agroambiente.info.regione.toscana.it/arsia/arsia14 Individuazione dei principali centri di mercato: UNICOOP.FI http://www.coopfirenze.it/ CONAD http://www.conad.it/conad/home.html
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Allegati TAV. 1 - Caratteri Ambientali TAV. 2 - Caratteri Geologici TAV. 3 - Caratteri Pedologici TAV. 4 - Uso e Copertura del Suolo TAV. 4a - Uso e Copertura del Suolo TAV. 5 - Tipi Forestali TAV. 6 - Sistemi Ambientali TAV. 7 - Agroecomosaici TAV. 8 - Vincoli e Invarianti TAV. 9 - Contesto Territoriale TAV. 10a - Consumo Alimentare TAV. 10b - Consumo Alimentare TAV. 11 - Dinamiche Aziende Artea 2013-2016 e Calcolo dell’Offerta Agroalimentare TAV. 12 - Analisi della Vocazione dei Suoli TAV. 13 - Potenzialità Produttive TAV. 13a - Potenzialità Produttive TAV. 14 - Patrimonio Territoriale e Ambientale TAV. 15 - Scenario
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IL SISTEMA AGROALIMENTARE DEL MONTALBANO La struttura di oggi e le linee guida per il domani
Roberto Fiaschi, Marco Natali, FrancescaTommasoni, Sara Trevisan, Lorenzo Zoppi