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COPIA OMAGGIO
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FOTO ALBERTO LAVIT
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FOTO DI ANNA KUTUZOVA
L’estate dell’essere e dell’apparire Siamo nel pieno di una lunga estate calda, stagione in cui troppo spesso l’apparire prevale sull’essere.Trait d’union che dovrebbe conciliare le due cose è l’eleganza, valore malinconicamente in via d’estinzione che noi di Living tentiamo di mantenere viva, facendo il possibile per infonderla nei nostri contenuti e nella nostra veste grafica. Cosa significa essere eleganti? Dal latino elegans, da eligere, cioè “scegliere”, lo è chi possiede garbo naturale nella forma e nei modi, oppure chi mostra cura e buon gusto nel vestire. Dunque l’eleganza può riguardare sia la personalità sia il modo di essere e di mostrarsi agli altri. Quanto le due cose siano strettamente legate tra loro è evidenziato in modo particolarmente veritiero da un pensiero di Jean-Paul Sartre: “L’eleganza è quella qualità del comportamento che trasforma la massima quantità di essere in apparire”. Maestri in tale alchimia sono gli architetti e i designer, come ho potuto costatare una volta ancora durante l’Arch Week milanese: la grande maggioranza di loro possiede una certa allure e, soprattutto, è sobriamente vestita, ossia la quintessenza della classe. Che quest’ultima, anch’essa tristemente in via d’estinzione, faccia parte del DNA? Oppure la loro debordante creatività professionale ha bisogno di incontrarsi con un’apparenza calma, fatta di camicie bianche, di nero o di grigi? “L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare,” afferma Giorgio Armani. Fatto si è che nell’incrociarli fra la variopinta moltitudine che invade le città, spira in noi come una ventata di fresco e consolante sollievo. Una cosa è certa, la società attuale sente tremendamente la necessità di apparire e molto meno il bisogno di essere. Tutto viene esibito, con disarmante disinvoltura, alla faccia di coloro che ancora credono al valore del buon gusto. Basta guardarsi attorno nei centri urbani, ormai assurti a luoghi balneari con tanto di short ascellari e improbabili infradito. Dov’è finito il dress code, e cosa faranno i poveri commercianti con le loro collezioni di abitini estivi da città, bellamente ignorati a beneficio di tenute da spiaggia? Un panorama assolutamente surrealista in cui l’esibizione è regina, tanto che viene da chiedersi se non sia un voler buttar fumo, pardon, ciccia negli occhi altrui per nascondere il vuoto interiore. Imperversano minigonne ras le bonbon, risparmio la traduzione confidando nell’indubbia perspicacia
dei nostri lettori, mentre stimati professionisti ricevono i clienti in short e scarpe da tennis con fantasmini incorporati. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: per reazione alla sciatteria imperante, i Paesi scandinavi, proprio quelli che avevano infranto i vecchi tabù aprendo il varco alla libertà di esibire il proprio corpo stanno facendo marcia indietro. Un movimento denominato nuovo puritanesimo sta nascendo nei Paesi più evoluti d’Europa, incitando a indossare tenute corrette, fino a separare le piscine, tra maschili e femminili. Un esempio di grande civiltà perché dietro a tutto ciò, che ci piaccia o meno, vi è anche l’intenzione di rispettare usi e costumi di popoli che stanno sbarcando in Europa. A tal proposito, per chi non ne fosse al corrente, nella nostra Trieste esiste “La Lanterna”, stabilimento balneare unico nel Vecchio Continente ad avere un muro che divide uomini e donne fin dal 1906. Certo è che un po’ dappertutto, meno che da noi, sempre in ritardo rispetto alle mode, uno spirito di rivolta contro questa ineleganza si sta creando un varco, forse in maniera inconscia: basta osservare i “nuovi” trend – nuovi? basati sulla sublimazione delle fotografie in bianco e nero, con attrici molto più maliziosamente provocanti con il loro vedo e non vedo di tutte le sbarbine, e non solo, dalla merce sfacciatamente esposta. Un desiderio di sobrietà dunque, un’overdose delle fotografie rimaneggiate con colori totalmente innaturali come quelle che abbondano sui social. Una crescente voglia di minimalismo che designer e architetti hanno presentito già da tempo, proponendo interni dai colori neutri, tortora, grigio, bianco. Riflettiamo dunque e confrontiamoci guardandoci allo specchio, noi agghindati come pappagallini nel nostro living di una rigorosa eleganza: chi vince? Il suo essere o il nostro apparire? Buona estate e arrivederci a settembre Il Direttore
SOMMARIO LIVING INSIDE
The House of the rising sun - reportage di Nicoletta Romano
DESIGN
pag 32 Il design - testo di Riccardo Blumer Best Of - testo di Silvia Giacometti
Varese - Malpensa finalmente si può a cura di Stefania Morandi
pag 29 pag 30
Villa Mirabello, fasti d’antan - testo di Nicoletta Romano Una scrittrice…da paura - intervista di Nicoletta Romano
Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese Gli spazi dell’Arte al JRC - testo di Nicoletta Romano Giuseppe Sommaruga protagonista del Liberty testo di N. Romano
pag 10 pag 18 pag 54
ARCHITETTURA
Tra vecchio e nuovo - testo di Silvia Giacometti pag 26 L’architettura che fa rima con natura - testo di Silvia Giacometti pag 22 L’architettura del tempo - testo di Luciano Bolzoni pag 41 Arch Week a Milano - reportage di Nicoletta Romano pag 44
BUSINESS
Più vetro, più luce, più vita - testo di Silvia Giacometti Un’unica arma: la fiducia - testo di Silvia Giacometti M+M, il prezioso custode della casa testo di Nicoletta Romano
pag 24 pag 16
pag 14
Per info commerciali Mail: redazione@livingislife.it Web-site: www.livingislife.com Collaboratori esterni: Silvia Giacometti - Mauro Carabelli Fotografi: Riccardo Ranza - Donato Carone Foto80 Max Alari - Cristina Dei Poli Nick Dos Santos - Michele Larotonda
pag 48 pag 52
Coordinamento pubblicità: Mail: redazione@livingislife.it
COSTUME E SOCIETÀ
Arrivano i migranti? - a cura di Franz Sarno Amalia e la cometa - a cura di Cesare Beghi Balena blu e abisso del vivere - a cura di Paolo Soru Inchiostri per la mente - a cura di Libreria Ubik E– state - a cura di D. De Benedetti Nessuno è perfetto! - a cura di Silvia Giacometti
MODA E BELLEZZA Cucina d’estate - testo di Carolina Zaldana Morgan
pag 6 pag 12 pag 9 pag 8 pag 59 pag 60
Editore: r Grafiche Quirici s.r.l. Via Matteotti 35 - 21020 Barasso Grafica e stampa: r Grafiche Quirici s.r.l. - Barasso (VA) Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Varese N° 895 del 23 febbraio 2006
pag 61
IL CARNET DI LIVING
pag 20
TERRITORIO
A Casciago bus-stop d’autore - testo di Nicoletta Romano
Segreteria di redazione: Tel 0332 749311
VIAGGI
LIVING FOCUS ARTE
Direttore responsabile: Nicoletta Romano Mail: direttore@livingislife.it
pag 19
Le r Grafiche Quirici s.r.l. non è responsabile della provenienza e della veridicità degli annunci, nè di tutte le conseguenze che ne possano derivare. Non è inoltre responsabile di eventuali ritardi e/o perdite causate da mancata o errata pubblicazione. La direzione si riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere un’inserzione a proprio insindacabile giudizio. È vietata la riproduzione totale o parziale del seguente periodico. Tutela dati personali: l’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati o dai destinatari del periodico in genere. In relazione all’art. 13 del D.Lgs. 196/2003 il suo nominativo potrà essere cancellato dalle nostre liste commerciali facendo richiesta scritta alle r Grafiche Quirici s.r.l.
Foto di copertina di Michele Larotonda – Scalone d’onore della Triennale di Milano
FOTO DONATO CARONE
Arrivano i migranti? A CURA DI FRANZ SARNO
Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto… [dal Canto Primo dell’”Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto] Già nel 718 d.C. i Mori avevano invaso l’attuale Francia rimanendovi fino al 732 anno in cui Carlo Martello, con la battaglia di Poitiers non ne fermò l’avanzata. Ma sarà solo nel 1571, con la battaglia di Lepanto, che l’orda mussulmana verrà definitivamente arrestata. I versi dell’Ariosto, tratte dal poema cavalleresco dell’“Orlando Furioso”, oggi forse politicamente scorretti, sottolineano che i Mori attraversarono il mare d’Africa per giungere in Francia dove arrecarono molti danni. Nel poema si racconta anche di un duello avvenuto a Lampedusa (Lipadusa nel testo) tra Orlando e Agramante che, nella lotta per impossessarsi della spada Durlindana e del cavallo Baiardo, viene decapitato dallo stesso Orlando. Sembra quasi un articolo dei nostri giorni. Il teatro è lo stesso. Il mare d’Africa e Lampedusa anche. I Mori e i Cristiani d’Occidente non più attori del Sacro Romano Impero, ma d’Europa. Questi arrivi di gente disperata a centinaia di migliaia per volta, certamente mettono in pericolo l’economia, la sicurezza e l’identità degli Stati europei che non possono reagire con violenza nè tantomeno tutelarsi con leggi demagogiche che comunque non verrebbero rispettate. Fra pressioni mediatiche e propagande politiche stiamo vivendo una sorta di ossessione identitaria che corre il rischio di sfociare in xenofobia se non addirittura in razzismo. Si sta verificando una strana situazione dove gli oggetti si mondializzano e i soggetti si tribalizzano nel senso che, su principi come l’identità e l’autoctonia, le radici creano vere e proprie tribù ciò che gli antropologi definiscono affiliazione a un gruppo per nascita. Se passasse il principio dell’acquisizione della cittadinanza per diritto di nascita sul territorio (ius soli) in breve tempo assisteremmo a un riversamento dell’Africa in Italia e conseguentemente in Europa dove tutti
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Living vita e diritto
i cittadini della Comunità possono circolare liberamente. Si tratterebbe di un’invasione pacifica procurata non da violente e devastanti orde barbariche, ma da inermi donne incinte che vengono a partorire da noi per creare veri e propri cittadini italiani. Non voglio andare oltre a ipotizzare le conseguenze di un simile evento perché il mio stile è porre delle questioni sulle quali ragionare e non formulare dei giudizi che orientino verso soluzioni. Mi piace immaginare la scena di un uomo e di una donna (marito e moglie) che vivono nella città di Pavia e sono indignati perché non riconoscono più i loro concittadini dalle tradizioni forti e dalla raffinata cultura. I loro nomi sono Airulfo e Clorinda e non comprendono perché ci sia gente che porta il nome di Scarabelli, Achilli, Cagnoni, Maggi. Dove sono spariti, si domandano, i nomi veri quali Rosamunda, Teuthelinda, Adelchi, Liutprando. Possibile, si chiedono, che non ci sia più un longobardo vero? Nei corsi e ricorsi della storia, i popoli si avvicendano mescolando e modificando così tradizioni e cultura. E questo è stato, è e sarà sempre. Forse il mondo è come un enorme cane sul quale dimorano delle pulci e, ogni gruppo di pulci è convinto che quel pezzo di manto dove vivono e si riproducono da sempre sia di loro proprietà finchè il cane non si scrolla a tal punto da liberarsi di questi importuni parassiti che poi saranno sostituiti da altri che si insedieranno dopo. Ecco, noi con i nostri popoli siamo come le pulci sul cane. La terra la abitiamo, ma non è nostra. Non è necessario avere un nemico per esistere. L’identità è in continua evoluzione, altrimenti saremmo ancora all’età della pietra. Noi italiani siamo fieri di restare italiani con le nostre tradizioni, con la nostra cucina che tutti ci invidiano e cercano di copiare anche se… la pizza ha origine dal mondo arabo, i pomodori dall’America e gli spaghetti dalla Cina…e così, piano piano, non ci siamo accorti che la nazione Italia non esiste più. Lo Stato che non ha una sua moneta, delle leggi proprie che debbano trovare conferma a Bruxelles e un’economia che è costretta ad essere regolata dalla Germania o dagli Stati Uniti e dove la lingua dei trattati internazionali ha la necessità di essere quella inglese, mi pare che vacilli nella sua identità.
QUANDO DICIAMO “MERAVIGLIOSO” LO INTENDIAMO DAVVERO.
NUOVA SEAT ATECA PREMIATA “BEST BUY CAR OF EUROPE”.
TECHNOLOGY TO ENJOY NUOVA SEAT ATECA VINCE IL TITOLO AUTOBEST 2017. Abbiamo sempre detto che ogni giorno diventa meraviglioso se viaggi a bordo di Nuova SEAT Ateca, ora non siamo più gli unici a sostenerlo. La giuria di AUTOBEST ha assegnato a Nuova SEAT Ateca il premio “Best Buy Car 2017”, uno dei riconoscimenti del mondo dell’auto più prestigiosi a livello europeo. Il primo SUV creato a Barcellona è stato eletto migliore acquisto dell’anno grazie a un mix di design, tecnologia innovativa e comfort che gli ha permesso di superare le altre finaliste. Vieni a provarlo anche tu in Concessionaria. SEGUICI SU:
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FOTO DONATO CARONE
Inchiostri per la mente A CURA DI LIBRERIA UBIK VARESE. “Il giro del miele” di Sandro Campani, Ed. Einaudi “Qualcuno bussava? Ho aperto: era Davide. Grandone, alto com’è sempre stato. È proprio dalla stazza che l’ho riconosciuto: ho ravvisato un uomo che nel momento in cui aprivo si tirava indietro; ero sorpreso perché non avrei mai detto di vedermelo ritornare al buio, ma un attimo dopo ho pensato: era destino che arrivasse prima o poi”. È possibile che una persona cambi dal profondo, fino a diventare irriconoscibile a chi più la ama? Sì, è quanto avvenuto a Davide, protagonista di questo romanzo. La vicenda è raccontata attraverso un lungo flashback, a partire da quando Davide disperato bussa alla porta di Giampiero, vecchio amico di famiglia, e in una notte racconta come ha distrutto l’amore della sua vita.
Un libro che lascia in bocca il sapore dolce del miele e quello amaro della vita. “Ninna nanna” di Leila Slimani Ed. Rizzoli L’apprezzata scrittrice Leila Slimani torna in libreria con “Ninna nanna”, romanzo grazie al quale ha conquistato il premio Goncourt 2016. Con l’arrivo del secondo figlio, Myriam decide di ritornare al lavoro; diventa quindi indispensabile assumere una baby-sitter. Un’attenta selezione porta a scegliere Louise: solare, dolce, organizzata e adorata dai bambini. Lentamente la tata si inserirà nella routine famigliare, fino a diventare indispensabile. Ispirato a una storia vera, questo è il romanzo perfetto per chi ha amato “L’avversario” di Emmanuel Carrère, una scrittura dura, un non-giallo in cui il delitto apre la narrazione.
Una storia che smuove le paure più recondite di ogni genitore. “Guardami negli occhi” di Giovanni Montanaro Ed. Feltrinelli Avete voglia di una bella storia di sentimenti e di passione? Magari ambientata nel passato? Il romanzo che fa al caso vostro è “Guardami negli occhi” di Giovanni Montanaro. Protagonista è l’amore tra Raffaello e la Fornarina: lei figlia di un fornaio, ragazza umile dei quartieri poveri di Roma, lui pittore all’apice della popolarità, prediletto dai papi e dai nobili. I due si incontrano e nasce una relazione, osteggiata dai più perché Raffaello dovrebbe prendere in moglie una donna della sua stessa estrazione sociale. Dalla loro unione nascerà uno dei dipinti più celebri della storia dell’arte.
Una racconto breve ma intenso, perfetto per emozionarsi.
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Living books
“L’attentato” di Yasmina Khadra Ed. Sellerio “Tu volevi dei figli. Io volevo meritarti. Nessun bambino è al sicuro senza una patria… Non odiarmi”. “Oggi tocca a me reggere il colpo. Ho creduto che il cielo mi crollasse addosso quando hanno sollevato il lenzuolo sui resti di Sihem. Eppure, paradossalmente, non ho pensato a niente”. Un attentato kamikaze a Tel Aviv, qualcuno si è fatto esplodere in un ristorante, molti i morti giovanissimi, una strage. Una coppia di palestinesi che ha ottenuto la cittadinanza israeliana. Lui un affermato chirurgo, lei una donna stimata, bella, intelligente, moderna. Sono un riuscitissimo esempio di integrazione. Ma è davvero possibile la convivenza tra culture e religioni differenti? Lucidità, commozione e rabbia repressa.
Un libro che vi porterete dentro a lungo. “Estate assassina” di Gilda Piersanti Ed. Bompiani Un bel giallo appassionante, con uno spaccato di Roma piena di intrighi amorosi. Un libro dove il movente è alla base di tutto, dove la protagonista è una donna piena di dubbi. Arte e mitologia si mescolano alle sanguinose vicende. Un noir con personaggi di grande umanità e se a qualcuno questa umanità manca è perché ha avuto un’infanzia dolorosissima. Il primo capitolo dell’appassionante serie delle “stagioni assassine”.
Avvincente, mai scontato, da leggere sotto l’ombrellone tutto d’un fiato. “L’arminuta” di Donatella Di Pierantonio Ed. Einaudi “Ma la tua mamma qual è? Mi ha domandato scoraggiata. Ne ho due. Una è tua madre. Ero l’arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo”. Semplice, profondo, intenso. Quanto abbiamo amato questo libro! È la storia di una ragazzina di tredici anni, rispedita senza motivo ai genitori d’origine. Amata, coccolata, brava a scuola. Improvvisamente scopre di avere due mondi, due famiglie. Ma qual è la sua colpa? Dov’è finita la sua vera madre e quando tornerà a riprenderla? Perché tutti in paese sembrano sapere, ma nessuno parla?
Un romanzo bellissimo, una storia di rabbia, dolore, ma anche tenerezza e amicizia.
FOTO DONATO CARONE
Balena blu e abisso del vivere A CURA DI PAOLO SORU
Nello scorso numero di Living l’amico Franz Sarno ha affrontato il tema della morte. In quell’intervento egli parlava di morte fisica e poneva giusti interrogativi che dovremmo tutti avere davanti quando si affronta un argomento così importante. Ma c’è anche un altro tipo di morte: quella spirituale che, forse in modo meno eclatante, procura sofferenza portando silenziosamente alla morte fisica. Sono molte le persone che vivono drammi interiori, dolori dell’anima, sofferenze psicologiche che in maniera sotterranea agiscono sulla mente arrivando a far desiderare loro di lasciare questa vita a volte in modo cruento. Un giorno fu chiesto al grande psichiatra V. Frankl come mai tanti giovani si suicidano. Rispose: “Perché non dovrebbero suicidarsi?” e continuò spiegando che è esattamente questa la ragione: “non hanno argomenti da contrapporre al perché no? Non hanno nulla, nessun obiettivo, nessuna meta o finalità, nessun valore sulla cui base astenersi da questo genere di azioni”. Questo vale sia per i giovani, ma anche per tutti coloro che vivono nel vuoto esistenziale. Senza un perché non si riesce a trovare un come. Senza un perché non si mette neanche il piede fuori dal letto la mattina. Diceva Nietzsche “chi ha un perché per vivere, sopporta qualsiasi come vivere”. Da qui l’importanza che le persone scoprano il senso della propria esistenza, sopratutto di ridestare in esse il desiderio, magari nascosto o assopito di un’interpretazione di significato. Un uomo come Frankl superò la prova immensa della sopravvivenza nel campo di concentramento attraverso la ricerca del significato e vide morire intorno a sé quelli che non erano riusciti a trovarlo. Moltissime persone non hanno idea del proprio scopo e del significato della propria esistenza. Non c’è da farne un dramma. Chiediamoci: è possibile vivere senza scopo? Sì, certamente, ma si vivrebbe molto meglio individuandolo, ed è possibile individuarlo in qualsiasi momento della propria vita ed a qualsiasi età! Non esistono limitazioni. Ma come si può fare? Non è una operazione meccanica
e razionale. Anzi, molto sta nell’intuizione, nel cuore e nell’anima. Non si tratta di fare dei calcoli matematici per trovare il giusto risultato. Anzi, più saremo alla ricerca di risposte con la mente e meno ne troveremo, e sarà allora una grande fatica inutile. Tutto questo mi fa ricordare i casi di quegli adolescenti di cui ultimamente si sono occupati i media. Abbiamo tutti sentito parlare di Blue Whale o Balena Blu. Che si tratti di una grande bufala o che risponda al vero, una cosa è certa: ci sono giovani che seguendo gli ordini di un cosiddetto curatore arrivano a suicidarsi e questo porta un messaggio molto chiaro: tutti questi anni di educazione antiautoritaria si conclude con un tutor che impartisce istruzioni mortifere per distruggersi progressivamente, a cui bisogna obbedire senza fiatare. C’è chi giustamente ha detto “i ragazzi hanno bisogno di cura, altrimenti cercano un curatore” perché nessuno può vivere senza regole, men che meno i giovani. Viviamo in un’epoca che ha fatto di tutto per togliere di mezzo il dolore, per annientare la sofferenza. Ma se togliamo il dolore dalla vita, togliamo anche la gioia, il piacere. Perché questi vanno sempre in coppia e se levi uno, sparisce anche l’altro. Un mondo anestetizzato, fatto di antidolorifici è un mondo che non cresce e non potrà incontrare la vita perché questa va sempre a braccetto con la morte. La sofferenza ha un grande valore perché, come la realtà, può essere terapeutica, nel senso di rivelare e insegnare la vita. Quindi il problema non è se soffrire o meno (perché a nessuno piace soffrire, ma pare impossibile non soffrire), ma dare un senso al dolore. Così se togliamo lo spirito moriamo dentro e allora si può ben dire: “morto a vent’anni, sepolto a ottanta” che è l’equivalente di una vita insulsa. La vera educazione allora è quella che è iniziazione alla vita nella sua totalità: “se togliamo il dolore, lo spirito e la morte, anche il piacere svanisce, e la vita diventa incomprensibile. E ci si uccide. Per fretta di godere”.
Living psychology
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L’ALAPV L’ALAPVESPONE ESPONENELLA NELLAPR PRO
TUTTO TO NDO 25 GIUGNO - 31 LUGLIO 2017 MARIO BATTIMIELLO • GIORGIO BONGIORNI • MARIALUISA BOSSI • FRANCESCO BUDA • ALFREDO CALDIRON • IGNAZIO CAMPAGNA • FRANCA CARRA • EMILIO CORTI • CHRISTIAN CREMONA • FRANCESCO CUCCI • FRANCA D’ALFONSO • ANNA DUBINI • GILBERTO FACCHINETTI • ANNY FERRARIO • DANIELE GARZONIO • LUISA GARZONIO • GRAZIA GIANI • EVA HODINOVÀ • LORENZO LUINI • GIUSEPPE MAGGI • MARCELLO MORANDINI • GIULIANO MOTTERAN • FRANCA MUNAFÒ • SIMONE PATARINI • ANTONIO PIAZZA • LUIGI SANDRONI • SANDRO SARDELLA • MARIUCCIA SECOL • ARMANDO VANZINI • CASSANDRA WAINHOUSE
SEDE ASSOCIAZIONE VIA OSOPPO,12 - 21100 VARESE
ASSOCIAZIONE LIBERI ARTISTI DELLA PROVINCIA DI VARESE
“Tondo” è un termine ricorrente nell’arte: “a tutto tondo” quando si tratta della plasticità totale di una scultura, semplicemente “tondo” in pittura, dove la geometria piana è delimitata da una circonferenza. Più che la forma prevale però il senso che si vuole attribuire a tale parola. Prendiamo ad esempio la simbologia che tale forma tende ad assumere. Al di là della leggenda sulla bravura di Giotto che, giovincello, disegna un cerchio perfetto, prendiamo ad esempio la fenomenologia religiosa nella quale assume due funzioni: quella di ricezione della forza che promana da un centro spirituale (in questo senso vanno intese le deambulazioni circolari attorno al Buddah) e quelle di semplificazioni dell’eternità (concepita come ciclicità continua ed eterno ritorno) o al cerchio magico nell’uso profano. Ma troviamo molti esempi pure nella religione Cristiana: le auree luminose e dorate attorno alle teste di Gesù e dei santi altro non sono che un segno di trascendenza. Nelle etimasie (termine greco che indica un tema iconografico cristiano assai comune nella civiltà figurativa bizantina). Consiste in un trono vuoto con il Libro della Vita preparato per il Cristo che verrà a sedervi nel giorno del Giudizio.La scena è racchiusa entro una forma circolare che isola lo spazio riservato al Redentore dal resto della pur pregevole decorazione. A Firenze, la Cappella dei Pazzi nel Convento di Santa Croce: la raffinatissima decorazione include una pregevole serie di medaglioni in terracotta policroma attribuiti a Filippo Brunelleschi, che diresse la costruzione della stessa. Mantova, Palazzo Ducale, Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna. Oltre alla splendida decorazione della stanza, considerata l’opera più famosa dell’artista, troneggia in alto il celebre “Occhio di cielo”, inserito sotto una ricca ghirlanda di fiori e frutti, dal quale si affacciano, appoggiandosi ad una balaustra, otto
putti alati e due gruppi di donne. Un’apertura verso l’infinito ed una sollecitazione a scoprire quello che va oltre il visibile. Sono solo alcuni dei tanti esempi che si ricavano dalla lunga storia dell’arte, ma i motivi che circostanziano la nuova esperienza degli artisti dell’ALAPV sono diversi e rientrano in un programma proposto dal presidente Marcello Morandini per ricordare i quarant’anni di fondazione dell’associazione, avvenuta grazie ad una brillante e costruttiva idea di Silvio Zanella. L’iniziativa rappresenta una sfida a livello creativo che gli artisti hanno posto a se stessi. Il tondo come misura non è quasi mai usato poiché gli artisti contemporanei propendono come supporto al rettangolo (in verticale o in orizzontale) e, in misura minore, al quadrato. Sono abitudini che ovviamente non incidono sulla qualità, ma diventano nel tempo delle abitudini. La sfida nel dipingere sul tondo è innanzitutto un tentativo di uscire dagli schemi e di affrontare un altro tipo di percorso, che pretende una fatica mentale nell’approntare un progetto nuovo. E’ diversa la densità spaziale ed è diverso anche il modo di concepire la distribuzione dei punti d’interesse visuale, dal centro alla circonferenza, senza più ancoraggi quale la visione prospettica, dimenticando istanze formali ed assurgendo alla composizione come ad un atto di assoluta libertà. Uscire da una forma di pittura consolidata è un po’ come ritornare alle origini del proprio “fare pittura”, rinnovando le fonti, per iniziare un nuovo cammino ed i punti di riferimento, con ciò ampliando la propria visionarietà. Considerati i risultati, ritengo che questa esperienza possa offrire ai visitatori diverse possibilità di suggestione e di confronto ed agli artisti percorsi di ricerca sempre più approfonditi. Ettore Ceriani
ASSOCIAZIONE ASSOCIAZIONELIBERI LIBERIARTISTI ARTISTI
OPRIA OPRIASEDE SEDE MARIO BATTIMIELLO
GIORGIO BONGIORNI
MARIALUISA BOSSI
FRANCESCO BUDA
ALFREDO CALDIRON
IGNAZIO CAMPAGNA
FRANCA CARRA
EMILIO CORTI
CHRISTIAN CREMONA
FRANCESCO CUCCI
FRANCA D’ALFONSO
ANNA DUBINI
GILBERTO FACCHINETTI
ANNY FERRARIO
DANIELE GARZONIO
LUISA GARZONIO
GRAZIA GIANI
EVA HODINOVÀ
LORENZO LUINI
GIUSEPPE MAGGI
MARCELLO MORANDINI
GIULIANO MOTTERAN
FRANCA MUNAFÒ
SIMONE PATARINI
ANTONIO PIAZZA
LUIGI SANDRONI
SANDRO SARDELLA
MARIUCCIA SECOL
ARMANDO VANZINI
CASSANDRA WAINHOUSE
DELLA DELLAPROVINCIA PROVINCIADI DIVARESE VARESE
AMALIA E LA COMETA
Foto Alari Testo di Cesare Beghi
Finalmente l’ho conosciuta! Da quando un caro amico, l’Ing. Carlo Ferrarin, suo compagno di studi, me ne ha parlato e mi ha concesso il suo di numero di cellulare, ho iniziato un corteggiamento d’altri tempi. Non sai mai come prenderle, le persone famose, soprattutto se donne. Non sai come convincerle che con te non sarà una perdita di tempo. Lusinghe o una maschia e diretta proposta? Ti giochi tutto in pochi attimi, nelle parole, nelle pause, nel tono di chi fa una richiesta e accetta solo una risposta. Ha funzionato. Amalia Finzi, la prima donna Ingegnere Aereospaziale. Madre di cinque figli ma che, non soddisfatta, ha partorito anche la Missione Rosetta. Mia moglie ne ha fatte quattro di figlie ma penso che ci fermeremo lì. D’altronde non è Ingegnere aereospaziale! Amalia è una donna minuta. Perdonatemi ma devo dirlo: di 80 anni. Ed è questo il punto cruciale. Amalia è un miracolo, una speranza per tutti noi. Ascoltarla è emozionante. È venuta su mio invito il 12 Aprile all’Università dell’Insubria per parlare di “Spazio. Ultima frontiera. Scienza,tecnologia e comunicazione” insieme all’Ing. Enzo Giorgio, amministratore delegato di ALTEC (Aerospace Logistics Technology Engineering Company) e al professor Francesco Haardt, docente di cosmologia dell’Università dell’Insubria, non propriamente due comparse. L’Ing.Giorgio, che conosce bene Amalia e che spesso è con lei ai meetings scientifici, mi ha raccontato che parlare dopo un suo intervento è come per un cantante cantare dopo Pavarotti. Gara persa. Chiara, brillante, trascinante come una rockstar. È stata una giornata meravigliosa anche perché gli altri oratori sono stati all’altezza di tanta roba. L’argomento trattato è stato di estremo interesse soprattutto per l’attualità ed è stato volutamente da me scelto anche per future collaborazioni in campo medico con ALTEC e l’Agenzia Spaziale Italiana. Amalia Finzi
Il programma di scienze della vita dell’Agenzia spaziale italiana ha avuto inizio nel 1990 come parte integrante del programma scientifico. Oggi, il programma Medicina e Biotecnologie (MED), ha l’obiettivo specifico di acquisire conoscenza attraverso la ricerca spaziale e di trasferirla e tradurla in applicazioni bio-mediche a Terra. Gli obiettivi primari sono: • comprendere i processi vitali e i meccanismi di adattamento all’ambiente spaziale; • sostenere un programma di esplorazione umana dello spazio; • contribuire alla ricerca medica a Terra con i risultati ottenuti dalla ricerca nello spazio; • promuovere l’integrazione di competenze multidisciplinari, sia scientifiche che industriali, per programmi ad alto contenuto tecnologico. Il Programma è focalizzato, in particolare, su cinque progetti di ricerca applicativa che richiedono attrezzature specifiche e opportunità di volo. ASI, grazie in particolare alla cooperazione con ESA, NASA ed Agenzia Spaziale Russa (FSA), fornisce l’accesso a diversi tipi di piattaforme spaziali, dai voli parabolici alla Stazione spaziale internazionale. Per raggiungere gli obiettivi di questi progetti è stato creato, nel corso degli anni, un network scientifico e industriale. Oggi sono coinvolti in questa sfida oltre mille ricercatori, 164 Istituti di ricerca e 18 industrie.
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Living health
L’obiettivo strategico della ricerca spaziale nel settore delle scienze della vita è di consentire la vita umana nello spazio. Le conoscenze finora ottenute sono il frutto di anni di studi effettuati su cellule, piante, animali e uomini orbitanti intorno alla Terra all’interno di veicoli spaziali di vario tipo sino all’attuale Stazione spaziale internazionale (ISS). In questa condizione gli organismi viventi sono sottoposti fondamentalmente a 3 condizioni “anomale”: microgravità, radiazioni cosmiche, isolamento/confinamento. Gli studi effettuati sino ad oggi hanno consentito di individuare la specificità delle problematiche bio-mediche nello spazio su una casistica relativamente ampia, senza tuttavia affrontarne la risoluzione se non nell’ottica della sopravvivenza per periodi brevi. Le conoscenze acquisite in questi anni ci consentono di affermare che, osservando una serie di cautele e mettendo in atto contromisure di tipo fisico, la sopravvivenza in orbita terrestre fino a diversi mesi è possibile e le conseguenze negative sugli organismi sono sostanzialmente superate in tempi relativamente brevi dal rientro. Rimangono comunque molte incognite legate soprattutto alle scarse conoscenze delle basi fisiopatologiche, anche a livello cellulare e molecolare, dei disturbi osservati in astronauti e sulla reversibilità delle alterazioni in caso di un protrarsi della permanenza nello spazio
interplanetario. Questo limite rappresenta il vero vincolo negativo alla percorribilità dell’esplorazione umana dello spazio. In sostanza l’ottica si sposta dalla permanenza per brevi periodi nello spazio Terrestre (a 400 km dalla Terra) alla permanenza prolungata su altri corpi celesti, implicanti viaggi di durata anche pluriennale. Dalla nutrizione ai protocolli di allenamento in assenza di gravità, dalla coordinazione neuromotoria al sistema nervoso: la ricerca biomedica spaziale ha ricadute sulla salute di tutti. Basti pensare che l’invecchiamento e l’assenza di gravità nello spazio sono associati ad alterazioni simili dei normali processi fisiologici. Riduzione dell’attività muscolare, indebolimento delle ossa, fattori di rischio cardiovascolare, per esempio, si sviluppano progressivamente nell’anziano e rapidamente nello spazio. L’astronauta dunque rappresenta un ottimo modello sperimentale per lo studio di interventi utili a prevenire patologie socialmente rilevanti legate all’età e alla sedentarietà. Non a caso protocolli nutrizionali e di allenamento sviluppati per mantenere in salute gli astronauti hanno dimostrato la loro efficacia anche per prevenire e contrastare l’atrofia muscolare, un meccanismo fisiopatologico che contraddistingue numerose malattie croniche tipiche dell’invecchiamento. Anche la diagnosi e la cura di malattie neurologiche che comportano disturbi della motricità possono beneficiare della ricerca spaziale. Esistono una serie di affinità tra i problemi di coordinazione neuromotoria causati da alcune malattie neurologiche e i disturbi neuromotori di cui talora soffrono gli astronauti nel corso delle missioni spaziali. Capire meglio, dunque, come il sistema sensori-motorio si adatta nello spazio, all’assenza di gravità, può aiutarci ad affrontare disturbi dell’orientamento e di equilibrio dovute a lesioni cerebrali che possono causare cadute accidentali e provocare fratture disastrose soprattutto negli anziani. Se la microgravità disorienta il sistema nervoso degli astronauti nei primi giorni in orbita, anche il ritorno a Terra, in particolare dopo lunghe missioni, lo mette a dura prova. Una situazione in fondo analoga a quella del neonato che, dopo essere stato sostenuto per nove mesi dal liquido amniotico, alla nascita si trova a far fronte alla forza di gravità. Il sistema
nervoso centrale è programmato per tutto ciò. Nel caso dei neonati prematuri, però, l’impatto con la gravità avviene quando il sistema nervoso non ha ancora raggiunto un livello di sviluppo completo, e possono insorgere deficit motori. Non è da escludere, e ce lo auguriamo, che le pratiche riabilitative a cui sottoponiamo gli astronauti per il recupero delle capacità di controllo motorio possano essere adottate anche nei reparti di neonatologia. Un aspetto non di poco conto riguarda gli enormi sforzi finanziari per sostenere queste missioni. Nel 2012 la NASA ha realizzato un’importante missione su Marte con il lancio ed il fortunato atterraggio del robot automatico (rover), Curiosity. Questo per almeno due anni ha fornito nuovi dati e informazioni su come è fatto il pianeta, occupandosi principalmente dello studio delle sue caratteristiche climatiche e geologiche che serviranno anche per capire se un tempo sul pianeta esistessero particolari forme di vita e, in prospettiva, per studiare e organizzare una futura missione marziana con astronauti. Il costo del “viaggetto all inclusive” è stato di circa 2,5 miliari di dollari e in molti si sono chiesti: perché non usare quel denaro per altre buone cause, direttamente qui sulla Terra? Una domanda simile fu posta anche nel 1970 all’allora direttore scientifico della NASA, Ernst Stuhlinger, da una suora attiva in Zambia. Considerati i successi del programma Apollo, che aveva consentito di portare l’uomo sulla Luna, il responsabile della NASA aveva proposto di avviare le prime ricerche per una missione spaziale con esseri umani verso Marte. Suor Mary Jacunda gli inviò una lettera, chiedendogli come potesse proporre qualcosa del genere e di così costoso mentre sulla Terra ogni anno milioni di persone pativano la fame. Stuhlinger rispose con una lettera lunga e ben argomentata, che successivamente fu pubblicata dalla NASA con il titolo “Perché esplorare lo Spazio?” dove sono proposte molte argomentazioni che valgono ancora oggi, a 42 anni di distanza dalla sua pubblicazione, sebbene figlie di un tempo diverso dal nostro, ma in fondo con gli stessi problemi di povertà e di disuguaglianza. Tutto ciò che riguarda la scienza, ogni qualvolta essa migliori la qualità della nostra vita, non ha prezzo. Ogni sforzo umano proteso alla scoperta e all’applicazione di ciò che da essa deriva, se finalizzata al bene di tutta l’umanità e non per pochi eletti, deve essere incentivata. Chi ha scoperto la ruota non immaginava le conseguenze epocali e l’impatto che avrebbe avuto nelle nostre vite. Ma la domanda che dobbiamo porci prima di tutto è: senza le missioni e la scienza aereospaziale come avremmo potuto avere Amalia? Questo è già un buon motivo per andare avanti senza girarsi perché le vertigini potrebbero essere tante. P.S. Ho chiamato in questo mio scritto la Prof. Amalia Finzi sempre e solo per nome non per eccesso di confidenza ma solo perché i “grandi” della storia e della scienza, non hanno bisogno di mille orpelli. Leonardo, Michelangelo, Galileo, Raffaello e...Amalia.
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VARESE-MALPENSA FINALMENTE SI PUÒ
Nei primi anni del secolo scorso, grazie ad un ingegnoso sistema di treni, tram e funicolari da Milano si raggiungeva il Grand Hotel Campo dei Fiori in meno di due ore. Oggi potremmo dire che ciò era semplicemente fantastico, quando spesso per fare poco più di cinquanta km ci imbottigliamo nel traffico sulla prima autostrada d’Italia o stiamo pressati e in piedi dentro vagoni sovraffollati.
MORANDI S.R.L. Via Dandolo 1, 21100 Varese (VA) info@moranditour.it
Varese era una splendida località turistica per Milanesi e non, immersa nel verde fuori dall’afa con panorami bucolici pronti a donarci attimi di tranquillità e relax. Oggi la città Giardino non è poi cosi cambiata, sempre bella, sempre in mezzo al verde, purtroppo senza più quella funzionale rete di tram e funicolari che la rendevano unica, con un’autostrada che, come novant’anni fa, finisce direttamente in centro città. I varesini meritano dunque qualcosa di più in termini di viabilità e collegamenti, e soprattutto meritano un collegamento veloce diretto al loro aeroporto, quello di Malpensa. Infatti esistono navette su varie città anche molto più lontane, ad esempio sulla piccola Lugano, non più grande di Gallarate, oggi viaggiano 3 compagnie con circa 20 corse a testa al giorno. Oggi, grazie al progetto Unesco Varese 4u - www.varese4u.it, il sogno sembra poter essere realizzato: dal primo luglio è partito un collegamento sperimentale tra l’aeroporto e Varese, un servizio su prenotazione. 14
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Lo scopo di questo ambizioso progetto è quello di promuovere Varese a polo turistico, polo che fino ad oggi ha sempre sofferto avendo a est il meraviglioso lago di Como avvantaggiato anche da qualche attore americano che del lago si è invaghito, e a ovest dalle affascinanti Isole Borromee, uniche al mondo e sempre più disponibili ad essere apprezzate dai visitatori. Riteniamo però che la nostra area abbia le proprie carte da giocare: lago, Liberty, siti Unesco, ma anche enogastronomia, movida, sport, eventi e chi più ne ha più ne metta! Per il momento con poche corse al giorno, destinate ad aumentare che per prima cosa porterà turisti a Varese, e in secondo luogo consentirà ai Varesini di avere un servizio in più per i loro spostamenti e poter apprezzare al meglio la vita nella loro città.
AGOSTO Domenica 6 agosto Domenica 6 agosto Domenica 6 agosto Domenica 6 agosto Dal 12 al 19 agosto Domenica 13 agosto Domenica 13 agosto Domenica 13 agosto Martedì 15 agosto Martedì 15 agosto Dal 19 al 26 agosto Domenica 20 agosto Domenica 20 agosto Domenica 20 agosto Dal 25 al 27 agosto Sabato 26 agosto Domenica 27 agosto Domenica 27 agosto Domenica 27 agosto
Arena Verona Mare, natura e relax Tour Liberty Tour Unesco Ferragosto Tour Liberty Tour Unesco Mare, natura e relax Natura Ferragosto Tour Tour Liberty Tour Unesco Mare, natura e relax Mindfulness Arena Verona Natura Tour Liberty Tour Unesco
“L’Aida edizione 1913” Santa Margherita Ligure e Portofino Varese Liberty Tour Isolino Virginia: Villa Mirabello e Musei Civici Gran Tour di Normandia & Bretagna Varese Liberty Tour Monte San Giorgio: Geopantologia e Natura Final Borgo Trenino Rosso del Bernina Crociera sul lago Di Lucerna e Trenino rosso del Monte Pilatus Tesori Balcanici Varese Liberty Tour Sacro Monte: Salita delle 14 Cappelle, visita al Santuario e al Borgo Forte dei Marmi “Alla scoperta di te” in Valle di Lanzo “Nabucco”: all’Arena di Verona Il Treno dei Sapori: Mostra mercato Bienno Varese Liberty Tour Castelseprio e Torba: Zona archeologica e S. Maria Foris Portas
Mare, natura e relax Tour Liberty Tour Unesco Mare Mare Tour Unesco Enogastronomia Terme, Trekking e Foto Natura, Trekking e Foto Terme Tour Liberty Tour Unesco Mare Gita in giornata Tour Tour Liberty Gita in giornata Tour Unesco Tour Mostre
Final Borgo Birrificio Poretti e Fast Liberty Tour Isolino Virginia: Villa Mirabello e Musei Civici Soggiorno Mare in Sicilia Soggiorno mare in resort in Calabria Monte San Giorgio: Geopantologia e Natura Festa della Zucca sul lago d’Iseo Weekend alle terme di Prè Saint Didier + Camminata al Rutor La Thuile: le cascate del Rutor Terme di Prè Saint Didier Varese Liberty Tour Sacro Monte: Salita delle 14 Cappelle, visita al Santuario e al Borgo Soggiorno mare in Calabria Villa litta Borromeo Tour delle Cinque Terre Varese Liberty Tour I navigli Milanesi in navigazione Castelseprio e Torba: Zona archeologica e S. Maria Foris Portas Matera Milano Palazzo Reale: Caravaggio
SETTEMBRE
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Collegamento VARESE-MALPENSA BUS MORANDI su prenotazione: in agenzia Moranditour su www.varese-malpensa.it su www.moranditour.it (35 minuti prezzo indicativo 10 €)
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Domenica 3 settembre Domenica 3 settembre Domenica 3 settembre Dal 3 al 10 settembre Dal 3 al 17 settembre Domenica 10 settembre Domenica 10 settembre dal 16 al 17 settmbre Domenica 17 settembre Domenica 17 settembre Domenica 17 settembre Domenica 17 settembre dal 19 al 26 settmbre Domenica 24 settembre Domenica 24 settembre Domenica 24 settembre Domenica 24 settembre Domenica 24 settembre dal 29 al 2 ottobre Venerdì 29 settembre
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UN’UNICA ARMA: LA FIDUCIA
Testo di Silvia Giacometti, Foto Alari
Trovare un’intesa vincente con il cliente fin dal primo incontro, capire immediatamente le sue esigenze e consigliare la soluzione più adatta alle sue aspettative garantendogli sempre un prodotto 100% italiano: sono queste le peculiarità che prime fra tutte caratterizzano la Valceresio Serramenti di Vedano Olona. Un’azienda al passo con i tempi. La Valceresio Serramenti di Vedano Olona (VA) è una realtà molto conosciuta sul territorio non solo per la sua lunga presenza nel settore, ma soprattutto per la capacità di saper trasmettere ai suoi Clienti la vera e forse unica arma vincente, quella della fiducia. Nata nel 1992 come azienda produttrice di serramenti, il titolare Nicola Cantelmo capisce fin da subito che quella non era la strada vincente e pertanto, appena due anni dopo, trasforma la sua azienda in show room – prima a Induno Olona, poi dal 2001 nella sede attuale di Vedano Olona - dove espone col passare del tempo i migliori marchi italiani del settore, come ad esempio Korus, Kopen, Schulz Italia, Schuco, Pronema, Sunroom, I-Pea Porte, Sprilux, Okey, spaziando dalle finestre alle porte interne, dalle blindate ai basculanti, dalle persiane alle tende, dalle maniglie alle veneziane ecc. La Valceresio Serramenti dispone di un ampio ventaglio di prodotti, tutti italiani: legno, alluminio, pvc e sistemi misti. Il 15% del suo mercato si trova nella vicina Svizzera.
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Il titolare Nicola Cantelmo nello show room di Vedano Olona
La Valceresio Serramenti copre l’area dell’alto varesotto e della bassa comasca e si rivolge a un target per la maggior parte di privati o di studi di architettura che si affidano al Dottor Cantelmo per ristrutturazioni o per nuove costruzioni, i quali desiderano avere non solo prodotti innovativi per quanto riguarda estetica e design, ma anche per le prestazioni al top in fatto di risparmio energetico e posa in opera con la garanzia 100% made in Italy.
Tutti i prodotti esposti in show room sono certificati secondo le normative attuali in fatto di risparmio energetico e appongono la marcatura CE. Grazie a questo è possibile ottenere la detrazione fiscale del 65% per interventi che consentono di ridurre le dispersioni termiche
Sempre attenti a proporre un’ampia gamma di prodotti, definita sia per tipologia che per materiale di costruzione, l’azienda offre anche un altro importante plus ai suoi clienti: il servizio post vendita. Non sempre garantito da tutte le aziende, questo all’apparenza banale elemento è fondamentale al fine di garantire un alto livello di professionalità e di fiducia percepite da parte del Cliente.
Centro Serramenti Valceresio Strada Statale Varesina, 6 - 21040 Vedano Olona (VA) - Tel. 0332 402250 - Fax 0332 402742 infovedano@serramentivalceresio.it - www.serramentivalceresio.it Living construction
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GLI SPAZI DELL’ARTE AL JRC
Testo di Nicoletta Romano
Attraverso questo evento, felice connubio tra arte e scienza, il Centro Comune di Ricerca lancia un concetto innovativo di comunicazione per sensibilizzare e far conoscere alla società civile il programma di smantellamento dei rifiuti radioattivi in atto presso il sito di Ispra. In linea con la propria politica di trasparenza e nel contesto delle attività di informazione alle comunità locali, il Joint Research Centre della Commissione Europea ha presentato il programma volto a smantellare le istallazioni nucleari e gestire i rifiuti radioattivi conformemente all’ Articolo 8 del Trattato del 1957. Iniziato nel 1999, il programma dovrebbe giungere a conclusione nel 2030 con il ritorno del cosidetto “green field”, grazie alla disattivazione nucleare. Maria Betti, a capo della Sicurezza Nucleare del JRC, ha spiegato il significato e l’importanza della disattivazione nucleare nonché le risorse attuate dalla sua direzione per migliorare gli attuali standard di riferimento. Una missione, questa, volta a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, della popolazione e la protezione dell’ambiente, “La mostra è un’occasione per presentare le attività del JRC e al contempo sensibilizzare le comunità locali e le autorità su un argomento complesso e delicato come lo smantellamento degli impianti nucleari e la gestione dei rifiuti, utilizzando una nuova forma di comunicazione e d’interazione tra scienza e società”, ha dichiarato. Sotto la sua direzione operano tecnici e scienziati che con il loro lavoro abbracciano l’intero ciclo della tecnologia nucleare. Nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra il capo Unità della disattivazione nucleare, Paolo Peerani, ha spiegato le varie fasi del programma di disattivazione al JRC-Ispra. "Gli spazi dell’arte”, connubio fra scienza, tecnologia e arte contemporanea si terrà dal 29 settembre al 15 ottobre 2017 presso il sito di Ispra sotto la regia di Antonio Bandirali capo del comitato culturale del Centro e del curatore della mostra, Prof. Sandro Parmiggiani. Esporrà le opere realizzate partendo da un fusto nuovo, normalmente utilizzato per i rifiuti radioattivi, una buona cinquantina di nomi illustri del panorama artistico fra cui spiccano Marcello Morandini, Luca Missoni e Pietro Pirelli che il giorno dell’inaugurazione si esibirà in un concert-show con la sua Arpa di Luce che ha fatto il giro del mondo, Giappone compreso. La mostra si svilupperà all’interno dell’istallazione realizzata per essere il deposito temporaneo (Interim Storage Facility – ISF) dei rifiuti radioattivi prima del loro allontanamento definitivo dal sito di Ispra. Nel corso delle due settimane non mancheranno eventi collaterali, presentazioni scientifiche e visite guidate. Dopo il sito del JRC-Ispra, l’esposizione inizierà il suo tour in Europa, iniziando dal Bozar di Bruxelles per poi terminare il suo percorso ai Magazzini del Sale di Venezia.
- JRC di Ispra copre 10 importanti campi scientifici classificandosi tra le prime 15 organizzazioni di ricerca al mondo. - Ogni anno, il 40-50% dei suoi articoli scientifici rientra nel 25% delle pubblicazioni maggiormente citate al mondo - Alcune delle sue infrastrutture di ricerca all’avanguardia sono laboratori di riferimento nel loro campo, non solo a livello dell’UE, ma anche a livello mondiale. - Il Centro Europeo di Ricerca sito a Ispra contribuisce a creare posti di lavoro e crescita economica, un ambiente sano e sicuro, una fornitura di energia sicura, una mobilità sostenibile, la tutela dei consumatori e la sicurezza nucleare, solo per fare alcuni esempi. - Ricopre inoltre un ruolo fondamentale anche nello sviluppo di standard che stimolano l’innovazione e la competitività in Europa attraverso le conoscenze scientifiche per costruire soluzioni che siano efficaci, efficienti, eque e sostenibili 18
Living innovation
A CASCIAGO
Foto di Cristina Dei Poli
BUS-STOP D’AUTORE La bellezza ci salverà, ha dichiarato Dostoevskj. E se fossero i bimbi a gettare il primo salvagente che ci aiuti a galleggiare nel mare di bruttezze che deturpano il mondo? La prova è in quel di Casciago, ove le pensiline di attesa degli autobus, un tempo grigie e malandate, si sono trasformate in colorate oasi che invitano alla riflessione grazie al talento degli scolari dell’asilo, scuole primarie e scuola media sotto la guida della coraggiosa e intraprendente Professoressa Eleonora Gritti. La Professoressa di Storia dell’Arte Eleonora Gritti
“I bambini sono spesso molto più ragionevoli degli adulti ”, afferma, “hanno capito che bisogna preservare la bellezza e combattere il degrado dilagante. Mi hanno seguito diventando per sei mesi degli ottimi pittori e decoratori. È stato bello, oltre che commovente, vederli all’opera con il loro entusiasmo, in particolare per la pensilina dedicata a Pollock.” Andrea Novembre consorte della professoressa Gritti con i genitori.
Bello, oltre che commovente, osservare salire una moltitudine di bimbi in una fila che si snodava sui verdi prati salendo verso Sant’Eusebio. I piccoli dell’asilo con i loro giubbotti gialli sembravano teneri pulcini mentre i più grandicelli cinguettavano seduti sul sagrato per celebrare il termine dei lavori nell’ultimo giorno di scuola. Un’atmosfera gioiosa che ha contagiato tutti i presenti, il Sindaco Andrea Zanotti in primis, entusiasta e fiero dell’iniziativa lanciata dalla Professoressa in Storia dell’Arte, Eleonora Gritti che ha saputo, grazie al suo entusiasmo e alla sua passione, coinvolgere gli alunni della bella Casciago in questa mission volta a lottare contro il degrado dilagante. Le sei pensiline hanno un filo conduttore: ognuna è dedicata al personaggio che corrisponde al nome della via e riporta una frase a lui attribuita. Non solo lotta al degrado ma anche invito alla meditazione. Infatti in ogni pensilina campeggia una frase celebre come in quella dedicata a Pollock che la Prof.ssa Gritti, dopo una scrupolosa e tenace ricerca, è riuscita a scovare: una descrizione di Casciago che il Manzoni mandò per lettera ad un amico.
Living province
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M+M SNC
Foto Alari Testo di Nicoletta Romano
IL PREZIOSO CUSTODE DELLA CASA Fondata nell’82 nella sede storica di San Fermo, questa azienda specializzata in serramenti di alta gamma si presenta nel suo nuovo show-room in centro città con molteplici proposte che abbinano qualità, design ed assoluta serietà professionale.
Uno spazio luminoso, molto hi-tech con un’illuminazione perfetta in cui i vari modelli di serramenti spiccano sulle algide pareti laccate. “Nel 2013, seppur nel pieno della crisi, abbiamo voluto fare la grande svolta posizionandoci in una location con maggior visibilità”, spiega il geometra Mauro Manto che dirige l’azienda in tandem con la sorella Paola. 20
Living construction
“Lavoriamo con il Marchio Finstral di Bolzano cui siamo legati da 36 anni e con il quale facciamo il’90% del fatturato garantendo al cliente una certificazione della posa in opera che viene rilasciata dopo scrupolosi controlli da parte dell’Istituto di prove di Rosenheim, in Germania. I loro responsabili vengono a controllare la validità del lavoro, verificando la messa a piombo, il livello, le viti; una sorta di check meticoloso seguito da un report dettagliato. Una tripla garanzia, dunque: del produttore, nostra e dell’Istituto tedesco; ciò significa che il cliente per 25 anni non avrà problemi di sorta, assestamenti fisiologici a parte. Non tutti rilasciano questo tipo di certificazione e pochi sanno che il lavoro di posa in opera ha un’incidenza del 70% sulla validità della finestra.”
La vostra gamma di modelli e colori è molto vasta, come fate per aiutare i clienti nella scelta? Abbiamo stabilito un planner di 4 punti destinato al cliente che potrà così scegliere come desidera costruire la sua finestra: interno, esterno, isolamento acustico o termico e così via. Detto questo, al preventivo on line noi privilegiamo il contatto diretto con il committente, nulla di meglio del confrontarsi per trovare insieme la soluzione più adeguata alle singole esigenze.
Cosa mi dice al riguardo della sicurezza, così importante ai giorni nostri? Da noi è possibile ottenere tutto ciò che concerne la messa in sicurezza dell’abitazione, dal cancello, alla finestra, alla persiana, alla porta d’ingresso. Tutto rigorosamente made in Italy, a quel che vedo… Sempre più il cliente cerca il prodotto italiano e nel corso degli anni abbiamo fatto una scelta, selezionando con molta attenzione i nostri fornitori fra cui Garofoli per le porte interne, -uno dei rari brand che ancora trattano legname di alta qualità- e un’altra ditta per le porte blindate. Attualmente la ristrutturazione è una larga fetta del nostro mercato, per cui dialoghiamo per lo più con l’architetto, il progettista e il privato. Ma c’è di più: in questo spazio oltremodo gradevole, chi ristruttura o progetta la sua abitazione non deve limitarsi ai serramenti ma può scegliere i pavimenti e addirittura gli arredi, anche i più complicati, aggiungendovi quel finishing touch che fa tutta la differenza come, ad esempio, il pavimento in rovere laccato bianco abbinato alle porta, fino alle boiseries in stile. Il brand Garofoli, infatti, possiede un’intera divisione di arredo, dalla cabina armadio alla scaffalatura per soggiorno che nello show-room Manto si possono agevolmente visionare e ordinare secondo le proprie esigenze. Un unico interlocutore, dunque, che permette di abbinare qualità, sicurezza ed estetica facendovi guadagnare del tempo prezioso.
M+M snc- sede: Via Pergine 5 – 21100 Varese Tel. 0332 330151 - Fax 0332 332747 Show-room: Viale Valganna 34 - 2100 Varese Tel. 0332 284213 Email: info@mpium.it www.mpiumserramenti.com Living construction 21
L’ARCHITETTURA
Testo di Silvia Giacometti
CHE FA RIMA CON NATURA L'agricoltura biologica in questi anni sta riscuotendo un interesse molto più attento nei consumatori che sempre più spesso la prediligono a discapito dei corrispettivi prodotti convenzionali. La ristrutturazione di Cascina Orsine a Bereguardo mantiene proprio questo intento, ovvero rispondere alla crescente domanda di prodotti biologici e biodinamici con uno spazio nuovo costruito con alti standard di compatibilità ambientale. Fondata da Giulia Maria Crespi, presidente onorario del FAI, Cascine Orsine a Zelata di Bereguardo (Pavia) è un’azienda agricola biodinamica situata tra Bereguardo e il fiume Ticino.
Riqualificare il manufatto esistente in un’ottica di rispetto della tipologia agricola, con una forte attenzione alla sostenibilità ambientale: è stato questo l’obiettivo dell’intervento realizzato sul complesso architettonico rurale delle Cascine Orsine comprese all’interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino a Bereguardo in provincia di Pavia. Per la riqualificazione dell’intero immobile - che conta circa 210 metri quadri di superficie - sono stati utilizzati materiali prevalentemente ecologici il cui ciclo produttivo ha rispettato un alto standard di compatibilità ambientale. L’intervento, ad opera dello studio di architettura ARCHENG di Pordenone, ha previsto inoltre una particolare attenzione all’isolamento dell’involucro mirando a una importante riduzione del fabbisogno energetico. L’INTERVENTO Per la ristrutturazione dell’immobile si è proceduto con differenti opere di demolizione e adeguamento e con la totale rimozione della copertura esistente ad opera dell’azienda Ecoedile di Milano. Della struttura originaria sono rimasti in opera solo i pilastri in mattoni pieni a sostegno della struttura del tetto, rinforzati poi in un secondo momento con una struttura in acciaio per adeguare la nuova costruzione alle normative antisismiche La nuova struttura composta dalle pareti esterne, dal solaio interpiano e dal tetto è stata interamente realizzata dalla Ditta Montagnoli Evio con sede in Arsago Seprio (VA). Le pareti esterne sono intelaiate e composte da montanti e traverse in legno massiccio di abete rivestite sulle due facce con compensati in legno con interposto un isolante in fibra di legno. Esternamente è stata realizzata una facciata ventilata con doghe in larice che facendo circolare l’aria tra la parete e le doghe permette un miglior comportamento della struttura nel periodo estivo. Il solaio interpiano costruito per creare un’area di degustazione è costituita da una struttura a travetti in legno massiccio di abete su cui poggia un pavimento in larice. La struttura del tetto, sempre in legno massiccio di abete, richiama l’architettura tipica delle cascine lombarde resa attuale dalla colorazione bianca che la rende estremamente luminosa e moderna. L’orditura del tetto è composta da capriate che poggiano sui pilastri originali e sorreggono l’orditura principale e secondaria che supportano un doppio tavolato, con uno strato di isolamento in fibra di legno, materiale anch’esso naturale e in linea con gli alti standard ecologici dell’intera struttura.
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L’immobile dopo la ristrutturazione avvenuta nel 2015 in occasione dell’EXPO di Milano. L’obiettivo dell’intervento è stato di rispondere alla crescente esigenza di spazio per la vendita di prodotti biologici e biodinamici aziendali.
Vista delle capriate in legno a doppia falda fornite dall’azienda Montagnoli Evio e della struttura in acciaio realizzata per adeguare la nuova costruzione alle normative antisismiche.
Nel nuovo spazio recuperato, l’azienda Cascine Orsine ha inserito un’area degustazione al fine di promuovere e innovare la suo offerta rivolta a un pubblico sempre più attento all’agricoltura biologica e biodinamica. Nel nuovo spaccio è stato inserito anche uno spazio informativo sulle modalità di coltivazione biodinamiche con cartelli informativi e promozionali legate anche alle attività del parco del Ticino.
Sala ristorante / degustazioni posta al secondo piano
Studio ARCHENG
Studio ARCHENG
Alcune fasi di cantiere durante la costruzione del tetto
MONTAGNOLI EVIO srl - STRUTTURE E CASE IN LEGNO Via Garzonio, 20 - 2010 Arsago Seprio (VA) - Tel. 0331 768 081 info@montagnolievio.it - www.montagnolievio.it
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Testo di Silvia Giacometti
PIÙ VETRO, PIÙ LUCE, PIÙ VITA La luce è un elemento molto importante in architettura poiché permette, se impiegata in modo corretto, di arredare da sola qualsiasi spazio. Valorizza le strutture grandi facendole sembrare ancora più ampie e luminose, ma potenzia anche quelle più piccole, regalando scorci unici, amplificandone la dimensione spaziale e di conseguenza il benessere delle persone.
“La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori”. ALDA MERINI
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La luce naturale che entra nell'abitazione è una risorsa preziosa che crea la giusta atmosfera per coloro che vi abitano e per le persone che la visitano. La luce naturale può far sembrare gli ambienti più ampi e confortevoli, e impiegata nel modo corretto fa risparmiare energia e costi per l’illuminazione. I serramenti di nuova generazione, con soluzioni a “tutto vetro”, in particolare, possono aiutare a ottenere enormi vantaggi in questo senso. Turri Infissi di Casorate Sempione (VA) espone nello showroom numerose linee di serramenti a marchio Finstral a “tutto vetro”, come ad esempio la Parete vetrata Vista ideale per chi ama il design innovativo: si tratta di una soluzione in cui i profili sottili dei montanti o delle traverse, nascosti dalla superficie vetrata, risultano quasi invisibili. L’assenza di profili di supporto sul lato esterno permette di ottenere trasparenze continue, che a scelta si possono sviluppare in senso orizzontale oppure verticale. Dotando poi la parete di angoli a tutto vetro l’estetica sarà ancora più pulita e leggera. Perfettamente abbinabile alla parete Vista è la portafinestra alzante scorrevole Nova che valorizza ancora di più le linee minimaliste della struttura vetrata. La copertura a tutto vetro e i profili lineari e sottili fanno di questo elemento in particolare, sia nella versione Nova che Cristal, una soluzione scenografica ottima per valorizzare lo spazio e la luce. Le due varianti permettono di scegliere quale dei due lati dell’anta scorrevole realizzare interamente in vetro: con Nova sarà l’aspetto esterno e con Cristal quello interno a risultare completamente vetrato. In entrambi i casi il doppio incollaggio perimetrale tra il vetro isolante e il profilo del telaio rende la porta scorrevole estremamente stabile. Si possono infatti realizzare aperture di ampie dimensioni, con ante di larghezza fino a 2,5 m. Anche queste due varianti riuniscono in sé tutte le caratteristiche vincenti del sistema scorrevole, ovvero una soglia estremamente ribassata, un’assoluta maneggevolezza, e delle eccezionali prestazioni isolanti. Per finire, la Porta-finestra a libro Nova può essere utilizzata con estremo fascino nella facciata dell’edificio, poiché grazie alla disponibilità di nove differenti colorazioni dei bordi garantisce un aspetto elegante e super trasparente. Sul lato interno, telaio e anta, sono realizzati in versione complanare assicurando un effetto di grande uniformità estetica. L’anima in PVC e i tripli vetri sono garanzia di ottime proprietà di isolamento termico che raggiungono un valore Uw fino a 1,0 W/m²K. La soglia ribassata a taglio termico è particolarmente adatta anche per un abitare senza barriere architettoniche.
TURRI INFISSI Corso Sempione, 22 - 21011 Casorate Sempione (VA) Tel. 0331 768277 - info@turriinfissi.it - www.turriinfissi.it
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TRA VECCHIO E NUOVO
Testo di Silvia Giacometti Foto Alari
TRA FUNZIONE ED ESTETICA Due progetti con destinazione d’uso ben diversa, una cantina di vini e una residenza privata, accomunati però da una interessante particolarità: essere stati entrambi riconvertiti a nuova vita attraverso un intervento di ristrutturazione mirato a far coesistere la parte originaria di un tempo con quanto di più moderno e contemporaneo oggi l’architettura è in grado di realizzare attraverso due semplici materiali quali il vetro e l’acciaio.
Cantina
Residenza
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Due progetti di estremo fascino non solo per la loro collocazione geografica, ma soprattutto per il risultato funzionale-estetico finale che lo studio di architettura e design Carlo e Fabio Crivelli, diretto dagli architetti Carlo e Fabio Crivelli, ha saputo realizzare con estrema eleganza e massimo comfort. La prima struttura è una cantina di vini situata a Mendrisio (Svizzera) che fa parte di uno dei tre famosi nuclei di cantine legate alla tradizione contadina del posto. Dette anche “grotte di Bacco” queste soluzioni architettoniche sono piccole costruzioni addossate le une alle altre fino a formare dei piccoli assembramenti allineati lungo le vie. Da luoghi del vino oggi queste costruzioni hanno trovato un nuovo slancio, reinventandosi da luoghi di lavoro a luoghi di divertimento per privati. Come nel caso della cantina ristrutturata dagli architetti Crivelli: una casu-
pola addossata alla montagna che attraverso la materialità delle pareti, al legno e alla ferramenta del portone, agli elementi lapidei e al mantenimento degli altri dettagli originali si proietta nel futuro attraverso linee moderne degli arredi e all’uso sapienti del vetro e dell’acciaio. Fondamentale nel progetto, proprio in virtù della sua destinazione, è stato il controllo del clima interno: grazie alla coesistenza tra nuovi impianti e le antiche tradizioni edilizie, sono state sfruttate al massimo tutte le risorse naturali disponibili, l’aria umida e fresca proveniente dalla montagna viene monitorata per ottenere la temperatura ottimale alla conservazione del vino, mentre il comfort interno è mantenuto dal riscaldamento con il forno a legna.
Ogni oggetto è studiato fino al minimo particolare dal disegno della cucina, ai mobili su misura, al progetto illuminotecnico fino ai portabottiglie e al tavolo della cantina perché ogni dettaglio contribuisce a rafforzare il carattere contrastante di questo progetto.
I materiali scelti per la realizzazione di questi pezzi unici artigianali sono il legno massello e il metallo ossidato, di conseguenza le strutture sono pesanti e stabili. Questa scelta è dettata dalla volontà di ascoltare la storia dell’edificio e di rispettarla.
La pianta interna è generata dall’incrocio di due geometrie: quella propria dell’architettura storica, e quella disegnata dalle vetrate interne che costituiscono la separazione tra i locali di vita e le cantine vere e proprie, la più grande dedicata ai vini mentre l’altra, che delimita un lato della cucina, riservata esclusivamente agli champagne. Questa disposizione interna, pur nella sua complessità, garantisce la riconoscibilità dei locali da qualsiasi punto d’osservazione per una continuità spaziale ottimale.
Addossate alla montagna, queste costruzioni sfruttano le naturali correnti d’aria fredda provenienti dalle fessure della terra per creare un ambiente naturalmente temperato, nel quale conservare il vino.
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Situata all’imbocco della Val Morobbia, che dal bellinzonese corre verso la vicina Italia, nelle immediate vicinanze del centro di Giubiasco, questa casa unifamiliare è stata progettata per soddisfare i bisogni di una giovane coppia e della loro futura famiglia. Il rustico agricolo da cui ha origine l’abitazione, sorge all’ingresso di un terreno scosceso occupato da un piccolo insediamento di carattere rurale precedentemente ristrutturato e da una piccola vigna che declina verso l’antica chiesetta di Santa Maria degli Angeli. La sfida progettuale consisteva nel riuso e nell’espansione di una
Gli interni molto luminosi sono articolati su livelli sfalsati, risultati dal dialogo tra l’esistente e il nuovo, che generano una dinamicità compositiva, in cui la continuità spaziale viene garantita dalla continuità visiva tra gli ambienti attraverso l’uso di aperture, doppie altezze e parapetti. Tuttavia la disposizione interna risulta razionale e confortevole, anche grazie ai dettagli studiati ad hoc, l’arredo moderno e all’uso di tecnologie avanzate per raggiungere alti standard energetici.
Altra chicca di questa casa è la camera da letto posta al secondo piano. Oltre a essere stata collocata nella struttura originaria della casa e quindi godere del tetto con le travi a vista tonde, è arricchita da una vasca da bagno di super design e da una grande doccia.
Studio d’Architettura e Design Progettare significa andare verso il futuro interpretando il presente. Fare Architettura consente di descrivere il campo delle relazioni sociali e i luoghi di interazioni della realtà fisiche e morali della nostra cultura comune. Lo Studio d’Architettura e Design Carlo e Fabio Crivelli si impegna dal 1972 ad affermare un’idea di Architettura, proprio in un periodo in cui il termine è diventato uno dei più confusi, in grado di mettere in relazione l’ambiente con il suo fruitore, grazie l’uso di un linguaggio progettuale chiaro e riconoscibile e, parallelamente, capace di armonizzarsi con in contesto in cui è inserita, 28
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costruzione, destinata ad altra funzione ricavandone spazi abitativi moderni e confortevoli che potessero rispondere alle esigenze contemporanee senza rinunciare al rapporto con la materialità e la struttura originali. La scelta è stata quella di intervenire in maniera conservativa sulle facciate del rustico e di concepire l’ampliamento armoniosamente utilizzando i materiali della tradizione, pietra e legno, anche per la struttura del tetto a vista, esteticamente rafforzati dal contrasto con grandi vetrate, aperte sul paesaggio, e con l’acciaio per i parapetti interni e gli infissi.
La terrazza permette di godere appieno della vista sul piano di Magadino fino al lago Maggiore, cha fa da sfondo alla piscina a sfioro.
Vista dei tre diversi interventi di riconversione: la parte originaria a destra, la parte nuova a sinistra, e in centro un elemento di raccordo realizzato con frangisole in legno e da vetrate luminose.
nella convinzione che la continuità culturale e morfologica con la preesistenza sia l’approccio vincente per un dialogo costruttivo tra oggetto architettonico e territorio. www.studiocrivelli.ch
IL DESIGN
Testo di Riccardo Blumer
SECONDO RICCARDO BLUMER Design è una parola che in inglese significa più progetto nel suo insieme che disegno inteso come tratto estetico ovvero come da noi più generalmente usato. Se vedo un’automobile nuova ne qualifico l’estetica come design e il motore e le altre caratteristiche ad esempio di tenuta o frenata come prestazione/i. Anche nel mondo dei maker, della robotica, dell’elettronica-informatica in genere si intende per design un “insieme” che noi mortali sezioniamo invece generalmente in forma e prestazioni o caratteristiche tecniche. Così il design in quel mondo (oggi molto evoluto) è una definizione che comprende gli algoritmi di funzionamento e l’olio per lubrificare l’hardware. Sicuramente si usa poco la parola design per l’arte. In questo campo, quello dell’in-utilità vera, il design storicamente non esiste. Per un quadro o una scultura, si parla di forma, colore, soggetto, bellezza, significato. Per ora sicuramente Picasso non era un designer e le sue opere non erano di design. Ciò non toglie che oggi in tanti eventi di arte o design i mondi si incrociano indifferenti. Art Basel ne è un esempio su tutti e molti designer sono famosi per le loro capacità di produzione artigianale, limitata e commercializzata in quel mondo. Rimanendo nei confini di una disciplina della forma (senza confondersi con “dar forma” che è leggermente diverso perché implica maggiormente il processo costruttivo) l’onda dell’industria del mobile nelle sue manifestazioni commerciali espositive (Salone del Mobile alla Fiera di Milano) ha provocato lo tsunami di eventi, performance, arte e moda: il mitico “fuori salone” di Milano. Lì i rapporti di specificità tra la parola stessa e altri sostantivi del mondo creativo umano, si sono mischiati a tal punto che non è più la produzione a qualificarli ma l’essere appunto eventi, in relazione diretta al loro numero e alla quantità di gente che vi partecipa. Una sorta di metamorfosi della parola e del suo significato sotteso. A Milano in quel periodo, tutto è design, anche rammendare i pantaloni, basta che sia fatto pubblicamente e pubblicato nella lista di Interni. Rimangono invece abbastanza sincrone le parole design e mobile. In Lombardia e nelle capitali europee fino alle contaminazioni americane, cinesi, brasiliane ed argentine, in gran parte il design è lampade, sedie, poltrone, cucine, ecc., ovvero in generale mobili con feste e gli evidenti sconfinamenti. Altre questioni si sono nel tempo avvicinate a questa parola, una delle quali è senz’altro l’artigianato e quasi contemporaneamente quello della produzione tridimensionale con stampanti. Design comprende anche questi mondi. Anche la durata, non solo d’uso ma anche del post-uso delle cose prodotte o costruite, ovvero il loro smaltimento, sono anche diventati temi una volta impensabili oggi appartenenti a questo campo. Escludo di accennare alla comunicazione, alla grafica, ai social e ai media in genere. Anche loro ormai di famiglia. Di questa ricchezza di intenti e modi le scuole hanno fatto razzia provocando una confusione enorme di mestieri e una relativa disoccupazione in formazioni troppo veloci che minimizzano la complessità.
In questo c’è anche la responsabilità di chi sceglie questo tipo di studio invece che ad esempio biologia o fisica nucleare perché apparentemente più semplice, veloce e divertente. La responsabile del centro Metropolitano di Disegno a Buenos Aires, mi esprimeva recentemente lo sconforto del vedere tanti giovani voler fare design cucendo vestiti su lampade o appiccicando tra loro oggetti trovati o costruendo banali mobili di legno senza avere nozioni specifiche di sartoria, illuminotecnica, falegnameria. La media del periodo in cui lì capiscono la differenza tra la voglia di creatività e un mestiere è circa tre anni, ovvero il periodo in cui i genitori possono mantenerli senza lavorare. Poi cambiano direzione. Da noi il periodo sale a circa dieci. Il mio massimo sconforto è di aver ritrovato una ottima studentessa dietro il bancone del bar alla stazione dei treni in cui arrivavo per andare alla scuola (di design) dove insegnavo. Niente di male, ma deludente. Colpa anche mia. Concludendo quando parliamo di design provochiamo interpretazioni con differenze tra loro enormi ma la parola, il concetto indefinito e diffuso ci piace enormemente. Si potrebbe aprire una questione per cui non sono le cose prodotte ad importare, ma la parola stessa, come ad esempio dire “bosco verticale” di un edificio con tanti terrazzi molto piantumati, un problema di marketing e capacità critica. Forse dire che design è la parola più vaga e piacevole che oggi identifica il valore pubblico della creatività tra bisogno reale e simbolico della bellezza come elemento economico di produzione non è sbagliato: una parola confusa che indica bisogni veri che per fortuna non è nostra. Ri-concludo senza concludere se non deliziandomi delle riflessioni che la definizione contemporanea di questa importante attività porta e non porta in sé e di questo come un bisogno fantastico (approfondire i significati), come per il suo prodotto diretto per quanto ci interessa: oggetti e cose. Bisogno di capire, bisogno di fare, bisogno di avere, bisogno di essere (design?). Ci manca terribilmente Luigi (Zanzi), un amico a Varese che su queste riflessioni aveva metodo ed energia, uno sciamano di quelli che fanno la differenza.
Riccardo Blumer
Riccardo Blumer, è un architetto e designer fra i più noti. Laureato presso il Politecnico di Milano, si è dedicato a progetti per edifici, case e arredamenti d’interni partecipando a concorsi in Francia e Svizzera. Nel 1996 produce per Alias laleggera, che vince nel 1998 il Compasso d’Oro ADI. Assieme a Matteo Borghi con cui collabora nel suo atelier Blumer&friends firma per Alias la panchina ghisa (2008) e lo sgabello dinamica (2010). Ha insegnato design presso lo IUAV-RSM di S. Marino, la Scuola Politecnica di Design SPD di Milano, la NABA di Milano e il Politecnico e architettura d’interni presso l’ISAID di Vicenza. Attualmente è direttore dell’Accademia di Mendrisio Università della Svizzera Italiana. Con il corso Bac3, Msc1, Msc2, su incarico della scuola, sta realizzando alcune istallazioni spaziali a “retroazione”, in collaborazione con l’istituto Idsia di Manno, per inaugurare il nuovo edificio Teatro dell’Architettura, in apertura del secondo semestre 2017-18. Vive e lavora a Varese. Living design
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CAPE COLLECTION
BEST OF...
TAB Collezione di tavoli da appoggio in elegante equilibrio tra ricerca formale e funzionalità. Basamento in alluminio o alluminio verniciato con stelo a 4 razze e piani tondi o quadrati, il tutto proposto in diverse altezze, misure e colori. Materiali: supporto composto da tripode e base in alluminio con colonna in metallo; piani in MDF verniciati colore nero o bianco, in legno naturale con fondo colore bianco o nero, in vetro trasparente o verniciato bianco. Misure: supporti in tre altezze diverse: 35, 75 e 105 cm; piani rotondi diam. 60 o 80 cm: piani quadrati lato 60 o 80 cm. Design by Paolo Scagnellato, Emanuele Bertolini, Jeremiah Ferrarese. www.sitland.com
Una seduta morbida e ampia è abbracciata da una scocca imbottita fatta di volumi generosi che si assottigliano alterando la percezione dell’oggetto. Le cuciture enfatizzano i contorni della scocca con un cambio di colore coordinato con la finitura della base. Le gambe in massello sono alleggerite da un taglio netto e mantengono la finitura naturale del legno. Proporzioni, geometrie e dettagli definiscono una nuova eleganza familiare, per un oggetto autonomo ma in grado di relazionarsi con diversi contesti home e contract. La collezione si compone di una poltrona lounge (72x72 cm), un divano (72x152 cm) e una poltroncina dining (72x56 cm). www.tekhne.it
DRUSA
DS3 BIOTIC PEN
Traendo ispirazione dai cristalli incastonati nelle fratture delle rocce che, toccati dalla luce, manifestano un’anima brillante, Drusa è caratterizzata da un design fresco e trendy, perfetta per illuminare con carattere in tutte le sue sfumature cromatiche. Gli angoli sono disegnati dall’effetto cromatico del Lentilfex® stampato con finitura Velvet.Sia in versione plafoniera/applique che a sospensione, la lampada è ideale per arredare con stile e personalità ogni ambiente della casa. Design by Adriano Rachele. www.slamp.it
Penna amica dell’ambiente. Corpo e meccanismo sono realizzati in materie prime rinnovabili (PLA), Biotic è 100% biodegradabile e compostabile all’80% (compresi refill e molla). Mare, neve, notte, fuoco, carota, sabbia ed erba: anche i nomi dei colori sono presi in prestito dalla natura per un modello che diventa l’esempio tangibile dell’impegno ecologico dell’azienda svizzera Prodir. www.prodir.com
GLI
OGGETTI DELLA FORESTA L’architetto Daniele Menichini ha disegnato per Boffetto una collezione ispirata alla natura, alla sua semplicità, ma anche alla sua complessità. Gli Oggetti della Foresta vogliono portare negli edifici una natura stilizzata e tecnologica che sia il contrappunto con l’esterno. Un gioco tra dentro e fuori, tra reale e sintetico, tra verità e finzione. Il tronco e i rami di un albero stilizzato vengono adagiati su un pannello che ne fa da sostegno e sfondo. Un’ispirazione alla natura in chiave metropolitana. www.boffetto.com
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Living best of
ZEBRA BICOLORE La scocca bicolore in polimero ha l’interno bianco lucido e l’esterno con superficie lucida sfaccettata. Grazie alla personalizzazione cromatica, arricchisce di un tocco di colore ambienti living e spazi pubblici. La sedia è disponibile anche in versione sgabello in due altezze e nei colori per le scocche bianco con verde pistacchio, bianco con tortora. Nuovo telaio verniciato antracite o bianco. Design Centro Stile Scab. www.scabdesign.com
COLLEZIONE ILIOS La collezione artigianale include un tavolo da caffè e un tavolo da pranzo oltre a diverse sedie. I principali materiali utilizzati sono il legno di teak e il mogano. Entrambi hanno una durezza moderata e sono facili da trattare oltre ad essere molto resistenti all’umidità. Arredi durevoli, pratici ed esteticamente curati per gli spazi esterni e interni e anche ingegnosi per il contract. Resistente agli agenti atmosferici, è facile da manutenere e da pulire Ideale in veranda, dehors e bordo piscina per ospitare cene tra amici. Tutti i prodotti sono certificati con FSC. www.coco-mat.com
FLOATING ON Collezione composta da tre pouf dalle forme organiche che si adattano al corpo e che assumono le sembianze di organismi galleggianti. Sono rivestiti dai tessuti Guri I Zi in cotone tinta unita nei toni brillanti e luminosi del bianco ottico e del latte, impreziositi da bordi e giunture, marchio di fabbrica di Guri I Zi e sinonimo di artigianalità e cura del dettaglio. Design by Marta Sansoni. www.guriizi.com | www.martasansoni.com
SILEX Piatto doccia realizzato nella finitura Quarzo Rosa o Bianco Naturale che trova massima espressione negli ambienti di design e tendenza. Realizzato a stampo nel materiale esclusivo e brevettato da Fiora, il Silexpol®, un composto omogeneo di silice e quarzo agglomerata con un polimero, il piatto è antiscivolo, resistente allo sporco, ai batteri e alla muffa, con una densità di 1.900 kg/m3 e un coefficiente di assorbimento dello 0,01%. In caso di rotture accidentali il prodotto può essere ripristinato com’era in origine, permettendo un ulteriore risparmio economico e di tempo. www.fiora.es
SNOW JR L’estetica innovativa e organica, che dal 2008 ha reso Snow una sedia di successo, ha ispirato un adattamento naturale al mondo dei più piccoli senza perdere la forza di una forma ormai inconfondibile. In polipropilene caricato con fibre di vetro e stampata a iniezione con gas air moulding. Design by Odo Fioravanti. www.pedrali.it
KERASAN Collezione che il designer toscano Marco Pisati ha pensato per riportare il colore in bagno, su ceramica pregiata. La collezione di lavabi è infatti caratterizzata da un inedito dettaglio estetico e funzionale: un vero e proprio piatto in ceramica decorata - con un diametro di circa 20 cm - che nasconde la piletta cromata dello scarico. La collezione presenta una gamma colore con 5 decori ispirati a disegni di antiche ceramiche e tessuti, declinati in 7 colorazioni su una palette che varia dal bianco al nero, passando per sfumature di grigi e cipria. www.kerasan.it Living best of
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LA BELLEZZA RESTITUITA Comunemente si definisce l'architettura come arte, scienza e tecnica del costruire tendendo a schematicamente dividerla in funzionale, organica o razionale. Dobbiamo ammettere che, in questo suo impegno, l'architetto Carlo Lavit Nicora è andato oltre le definizioni, ridonando anima e fascino a un dismesso complesso che nei secoli ha vissuto alterni utilizzi e fortune. Un manifesto esempio di quanto possa essere efficace il recupero di realtà abbandonate per farle rivivere in un insieme di coerente simbiosi fra antico, vecchio e nuovo. È di rilevante evidenza, non solo l'ecletticità dell'architetto nel ricomporre le opere ambientali, ma anche la competenza nel recupero o nel reperire materiali non trattati. Il risultato del suo impegno è un'opera in cui le singole parti ambientali sono sviluppate proporzionalmente e svolte in modo tale da dare al rinato complesso una generale impressione di armonica unità.
PRIM
A
Foto Alari Reportage di Nicoletta Romano
Prospettto nord-est
Prospetto sud
Arch. Carlo Lavit Nicora Corte interna
Il progetto di recupero ambientale di questo edificio storico del '500 che potrete ammirare nelle pagine seguenti risale, secondo i tabulati del Catasto teresiano, al secondo decennio del diciottesimo secolo, secondo cui l’edificio principale risulta di proprietà del Luogo Pio delle Quattro Marie di Milano, che l’hanno ereditato a morte avvenuta, nel 1723, da Don Giovanni Visconti, Maestro di Campo e Questore della Milizia Urbana nonché Dottore Collegiato di Milano.
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THE HOUSE OF THE RISING SUN
O P O D
Foto Alari Reportage di Nicoletta Romano
Ai bordi del Ticino, dopo un’epopea storica che lo ha visto subire molteplici avvicendamenti, da convento di suore ad altre meno nobili funzioni, questo antico fortilizio del ‘500 ai tempi casa di villeggiatura dei Visconti di Milano, amato rifugio delle rondini come attestato dagli antichi affreschi, ha finalmente trovato la sua destinazione finale trasformandosi in residenza privilegiata grazie alla sapiente ristrutturazione dell’architetto varesino Carlo Lavit Nicora. Come testimonia la mappa theresiana del 1720, il palazzetto si situa in una corte fortificata con quattro uscite, di cui una verso quello che fu il vigneto. Per la tonalità azzurro pervinca delle persiane l’architetto si è ispirato al fronte sud dell’edificio, decorato in azzurro-grigio ove si nota un prezioso frammento di bugnato - lavorazione muraria fra le più antiche, costituito da blocchi di pietra sovrapposti a file sfalsate - a conferma che la facciata ne doveva essere ai tempi ricoperta.
“ Pietre arenarie, breccie, marmi policromi, masselli di legni naturali, metalli ossidati, crete, ghiaie di fiume, canne d’India, iuta, canapa, lino, seta, carta di riso, cordame, caucciù, cristallo, terre, ossidi,…i materiali che il tempo modifica naturalmente sono parte essenziale di un’architettura pensata, disegnata, calata senza gratuità.” Per Carlo Lavit Nicora, noto professionista varesino, architettura e design sono ricerca di un’essenzialità, concettuale ma non materica, atemporale, in contatto fisico con gli artigiani del ferro, del legno, del vetro e della pietra. Le soluzioni funzionali ed estetiche vanno oltre il solo disegno tecnico o la scelta stilistica. Oltre alla sede varesina, l' Atelier Lavit, ove opera insieme al figlio Marco, si trova anche a Parigi.
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La corte fortificata con il pozzo profondo 46 metri che al momento dell’acquisizione era riempito di detriti. Niente coppi anticati per rifare la vasta distesa del tetto bensì migliaia di tegole recuperate. Da notare l’uso del corten di cui l’architetto Lavit è stato uno dei precursori.
Carlo Lavit, dopo aver lungamente studiato mappali e archivi storici, fatto esaminare i preziosi affreschi affiorati alla superficie, avvalendosi dei migliori artigiani è riuscito a compiere la metamorfosi, riportando alla luce l’aristocratico carattere del palazzetto gentilizio appartenuto ai Visconti e connettendolo, attraverso una estetica e intelligente parte vetrata, nel corpo che nel ‘500 fu il quartiere della servitù in seguito divenuto stalla, quindi maneggio, ricavandone un gradevolissimo spazio da vivere con sala da pranzo, cucina e salotto direttamente comunicanti sul vasto giardino. Le pietre antiche che oggi compongono i terrazzini in affaccio al giardino, non esistevano in origine e sono state frutto di ricerca da parte dell’architetto.
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“È stato amore a prima vista. Come o perché ci abbia incantati questa “vecchia” e fatiscente casa ancora non lo sappiamo”, ci confida la padrona di casa. “Forse la vista incantevole sul Parco del Ticino o il tramonto sul Monte Rosa o questa magica atmosfera…il nostro sogno comunque non era facilmente realizzabile. Così com’era difficile immaginare una trasformazione che potesse conciliare modernità e tecnologia pur mantenendo lo stesso fascino di quel “vecchio rudere”che ci conquistò…Poi arrivò un architetto molto riservato, “pensante” o, più che Architetto, Artista: Carlo Lavit. “Trasformerò il vostro sogno in un progetto realizzabile, ci disse. Con un attento esame, prima mappale, poi esaminando il materiale esistente arrivò a realizzare questo capolavoro. Lavit, un artista geniale che è riuscito a spaziare partendo da un mondo antico fino ad arrivare ad un’architettura moderna e di design.” La ristrutturazione è durata quasi quattro anni tra passaggi della Sovrintendenza, ricerche storiche e dei materiali. “Nello stato in cui si trovava nessuno avrebbe mai investito in questa casa, nemmeno noi, se non avessimo sentito quella sorta di aura che emanava dagli spessi muri”, aggiunge la proprietaria.
L’accesso al palazzetto avviene attraverso una calda sala da pranzo invernale con il camino in parte ricostruito e provvisto di un naso retraibile a cilindro. L’illuminazione, come in ogni parte della dimora, è particolarmente studiata: per me la luce è fondamentale, se è sbagliata rischia di annientare l’impatto di una casa, afferma l’architetto Lavit. Interessante il bagno degli ospiti, con il marmo dalla venatura particolare che attesta lo studio meticoloso da parte di questo architetto che pone la massima attenzione ai materiali cui dedica una ricerca incessante e appassionata. La suite dei salotti con preziosi arredi firmati Caccia Dominioni. Da notare che sia al piano terra che al piano superiore la distribuzione interna delle stanze è rimasta come in origine. Nel salottobiblioteca, lampada a stelo di Santa & Cole.
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Autentica preziosità, la camera da letto padronale con gli affreschi attribuiti a Daniele Crespi, annoverato tra i maggiori esponenti del Seicento lombardo. Inserita in quel che si presume fosse il roccolo, “un tipo di costruzione che parte dalla natura ma con un effetto teatrale dai riferimenti ambigui come si può vedere a Versailles e in voga nella cultura del ‘500 epoca della corte dei Visconti. Abbiamo dovuto scrostare l’intonaco ed è stato affascinante ciò che man mano scaturiva: tracce di affreschi, di decorazione. È probabile che il palazzetto fosse interamente affrescato, si sospetta vi sia stato un incendio che ha distrutto il resto.”, spiega Lavit che si è rivolto ai più autorevoli studiosi fra cui il Professor Spiriti dell’Università dell’Insubria, autore di una pubblicazione comprendente il suddetto affresco denominato “Sala della Boscareccia del Maestro di Cardano”. Di carattere pagano e misterico, rappresenta le stagioni attraverso ninfei e animali mitici.
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Lampada a stelo di Santa & Cole Letto in ferro disegnato da Carlo Lavit Nicora
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Una parte degli affreschi prosegue anche fuori dal cosiddetto roccolo e Lavit ha trovato una soluzione quanto mai interessante per ottemperare alle necessità abitative preservando senza violenza alcuna la storia della dimora, anzi ponendola maggiormente in valore. Attraverso un gioco sapiente di pareti in cartongesso e nel pieno rispetto delle parti affrescate, è riuscito a ricavare due sale da bagno cui si accede tramite uno spazio dressing. “L’intero soffitto è stato abbassato intero per non rovinare gli affreschi.”.
Per le Rime campeggianti nella prima stanza, Lavit ha coinvolto anche il grande Dante Isella che le attribuì all’Alciati, poeta di fine ‘400.
Una delle sale da bagno ove la ricercatezza del marmo Calacatta Vagli, scovato dall’architetto sopra Carrara, ben si accorda alla bellezza degli affreschi. A fianco l’accesso al dressing, con uno splendido luminare Venini anni ’50 e uno sgabello da pianista a guisa di seduta.
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Il corpo di fabbrica dell’ala ovest, un tempo stalla e prima ancora abitazione della servitù, oggi comprende i quartieri estivi e l’unità abitativa dei figli collegata al palazzetto da una leggera struttura vetrata che funge da trait d’union. Materiali, colori e tipologie sono state riprese da quelli preesistenti.
La cucina si affaccia sul vasto giardino degradante verso il Ticino. Dettaglio interessante, le fughe del pavimento sono in acciaio. Tavolo in ferro gemello a quello dell’attigua sala da pranzo in modo che si possano accorpare in caso di necessità. Per accedere al piano superiore, in quel che era il fienile, Carlo Lavit ha progettato una scala utilizzando pietre di recupero mantenendo così un’unità con il passato seppur in chiave contemporanea. Il luminare è Disco Wall del brand spagnolo Santa & Cole. Camere e relativi bagni sono state progettate utilizzando pietre e ferro per non turbare la storicità del tutto. Questa ristrutturazione di notevole carattere ha richiesto un importante lavoro di ricerca storica e architettonica: “un progetto davvero appassionante che ho condiviso pienamente con la proprietaria”, sottolinea l’architetto, “e con tutti gli artigiani che teniamo a ringraziare per il loro operato.” “In particolare il Signor Valerio Giorgetti, per la sua grande sensibilità nell’occuparsi del giardino, come anche le Imprese Valerio Luini, Bellora e Medeghini, senza dimenticare Tatiana e Vassili”, sottolinea la padrona di casa.
Nella zona un tempo ex maneggio e prima ancora stalla, il salotto luminoso con la distesa di parquet in wengè naturale non trattato come nel resto dell’abitazione.
La cantina è rimasta tale quale; un tempo indubbiamente adibita a dispensa, conserva tuttora i ganci dove solevano appendere le carni. Living inside
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IL FIUME DEL TEMPO
Testo di Luciano Bolzoni
L’ARCHITETTURA ALPINA DI CARLO MOLLINO Una recente visita alla villa K2 di Agra di Carlo Mollino ci impone di tornare sulla vicenda professionale del grande architetto torinese per scandagliare il mare di luoghi comuni che lo riguardano e tentare di comprendere la sua originale azione in tema di architettura. La riflessione si rende necessaria perché per troppo tempo ci si è dimenticati che, prima di essere uomo originale e “denso” di passione e di passioni, Mollino era soprattutto un progettista, che conduceva il mestiere con uno sforzo e una fatica che mal si adattano alle tante descrizioni messe in campo da buona parte della critica architettonica.
Architetto Carlo Mollino sul cantiere ad Agra
E per capire tutto ciò possiamo servirci della sua esperienza professionale nel campo della montagna. E perché iniziare proprio da qui? Agra non si trova sulle Dolomiti (come qualcuno scrisse…) né sulle creste intorno al Cervino bensì è una località dolce e rassicurante sopra Luino, in cui il paesaggio entra di forza all’interno delle dimore, uscendo repentinamente dalle loro finestre. È una piccola stazione climatica frequentata dalla borghesia milanese (e non solo) che andava a pranzare sulla riva opposta del Verbano, attraversandolo a bordo del Riva. Eppure, nonostante la classificazione geografica non aiuti a riconoscerla come stazione alpina, Agra è comunque un luogo di montagna e ne ha tutte le peculiarità. Ci sono boschi e cerbiatti a volontà, tanti alberi di un verde quasi irreale, il paesaggio apre verso il lago, lo sguardo si perde sospeso fra il piano del grande bacino naturale e i pendii coperti di verde.
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È un luogo dal quale partire per riflettere sull’architettura alpina di Mollino e non solo su quella. E prima di gettare uno sguardo attento alle sue aggettanti architetture montane bisogna mettere ordine nell’infinito catalogo molliniano, separando per una volta l’uomo dal professionista. Spesso, leggendo i contributi critici sulla sua vicenda professionale, si fatica non poco a trovare sguardi sereni, imparziali e soprattutto non assoggettati alla sua pirotecnica personalità, poiché vengono messi in risalto appunto quegli aspetti del suo lavoro che, seppur presenti, non sono gli unici che rappresentano lo sforzo di Mollino in termini di mestiere. Parrebbe esclusivamente un dandy avvezzo a serate neanche troppo pulite dove l’architettura salta fuori (solo) quale occasione secondaria, una quinta di comodo messa in scena come fondale per stranezze e pruderie. Insomma un uomo di e alla moda che, coincidenza, faceva anche l’architetto, dimenticando che il personaggio-Mollino in realtà e prima di ogni cosa era un fine strutturista, un abile manipolatore della materia e dei vuoti ricavati tra l’architettura e il paesaggio. Quindi per una volta tralasciamo volutamente le altre attività che, seppur importanti, non sintetizzano con onestà l’approccio progettuale del professionista Mollino. Mollino: una leggenda o una storia? Direi una storia e neanche di successo, se misurata con il numero di commesse che hanno avuto seguito in cantiere. Infatti non sono molti i progetti che hanno trovato la via della realizzazione e, a ben vedere, è ricordato ancora oggi più per i suoi allestimenti domestici che per le opere pubbliche torinesi come il Teatro Regio e la Camera di Commercio, ritardati risarcimenti cittadini. Mollino non ha mai nascosto le proprie difficoltà, piuttosto le urlava ai suoi interlocutori. ”Annego in lavori e lavoretti” confessava stizzito a Lisa, figlia di Gio Ponti, amico, genio dell’architettura costruita e scritta, archistar del tempo e soprattutto direttore di Domus, la rivista che pubblicava i progetti dell’amico torinese. Mollino costruì poco, pochissimo, nonostante espellesse
progetti a raffica, ambientandoli in una geografia professionale a tratti incoerente ma che partiva e sempre tornava nella sua Torino. Uno sforzo fatto di mille concorsi di architettura non vinti e un mare di case progettate in montagna, da Cervinia fino a Madonna di Campiglio. Il tutto raffigurato da una messe di mille case solo disegnate (a fronte di meno di una dozzina effettivamente costruite…). Da Torino decollava un raggio di vapori architettonici che raggiungeva paesaggi neanche tanto distanti, la Lombardia, il Trentino Alto Adige, qualche frammento sulle coste di rassicuranti mari vicini: Cinquale, Lerici, Sanremo, Capri, Arzachena. Tanto lavoro sul tecnigrafo, un po’ meno sulle tavole di cantiere.
E veniamo alle Alpi di Mollino, sciatore, teorico dello sci, costruttore e pensatore di funivie, rifugi e piroscafi sulla neve, cioè grandi complessi adagiati sui manti nevosi in cui il cittadino entrava con il paltò e ne usciva vestito da montanaro contemporaneo, cioè da sciatore. Mollino sognava un uomo senza differenze geografiche, cittadino in città e montanaro in montagna (e viceversa), assolutamente conscio del paesaggio che lo circondava. Mollino nel paesaggio alpino non suggeriva alcuna sottolineatura politica o sociale e tutto era confinato nella sola architettura, moderna, reale, adeguata ai tempi. Un’architettura che si gettava vorticosamente nel suo paesaggio con uno sguardo a picco e un sobbalzo che sembrava e
pare tuttora un’interruzione del respiro. Proprio come nella villa K2 o Cattaneo di Agra, la casa che si gira rispetto al (suo) lago, dove lo sbalzo sulla terrazza è un salto sul proprio paesaggio, da gestire come se non fosse un panorama da cartolina illustrata. Ma lo è. Qui e altrove, se di Alpi stiamo parlando, Mollino manifesta tutta la sua praticità di intervento e una non comune capacità di comprendere come affrontare e risolvere ogni singolo tema partendo dalle conoscenze già presenti sul campo – leggi tradizione – per rivalutarle ed inglobarne i contenuti nel disegno e, semmai, modificarne i contorni, accettandone i significati. Mollino non dimentica il senso delle tradizioni tipiche di ogni ambiente montano ma non vi si assoggetta perché le assorbe superandole.
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Anzi, il suo impegno progettuale parte proprio dal punto di arrivo cui era giunto lo sforzo popolare che viene assunto come accettabile e risolutivo ma non definitivo. È qui che la tradizione si fa sperimentazione perché contiene i primi gradini di una scala infinita che però necessita di ulteriori passi per costruire quelli successivi: ovvio? Non tanto se si pensa a quanti errori sono stati fatti nei luoghi di montagna, aggiungendo baite a baite, finti chalet a vere costruzioni in legno, magari importando il legname da località poste a centinaia di chilometri. In pratica per Mollino l’architettura si trova davvero sul posto, è già presente come entità fisica magari ancora non espressa, ma appartenente ad un paesaggio che ne determina il carattere ancor prima di disegnarne la forma; quello stesso paesaggio che fornisce implicitamente il carattere di ogni insediamento da immettere nello spazio fisico. Il suo impegno non è solo progettuale
ma anche teorico: “Ogni architettura nasce dalla terra e dagli uomini di quella terra in armonia con le esigenze di vita e dell’evolversi di questa nell’ambiente; nasce il gusto, lo stile, in una parola, la tradizione che è fiume nel tempo, mutevole e insieme unico in virtù di quelle costanti che l’hanno generata”. Singolarmente Mollino va in montagna, la disegna, la discende con gli sci, la teorizza con i suoi manuali sciistici, la fotografa, la sorvola con l’apparecchio, come chiamava l’aereo, con il quale rischiava la pelle in acrobazie e volute, ma non vi si arrampica. Strano? Non tanto. In analogia al percorso di una carriera formidabile che lo vede agire in mille direzioni tranne che sulla via della pittura, Mollino in montagna effettua un tragitto che, soprattutto più avanti in età, esclude l’alpinismo come approccio di relazione con il contesto, cercando il gusto e l’ardire del non stare fermo in un punto, trovando sempre l’equilibrio per non cadere in avanti cioè “di sotto”, rimanendo sospeso al paesaggio.
Esempi di architettura alpina progettati e realizzati dall’architetto Mollino celebre anche come designer, fotografo e aviatore
Dettaglio della Casa collettiva - Aosta
Chalet Rascard Garelli - Ayas 1963 - 65
Slittovia del Lago Nero - Salice d’Ulzio 1946 - 47
Casa del Sole – Cervinia 1947 - 1954
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ARCH WEEK A MILANO Una volta ancora la metropoli lombarda si rivela “caput mundi” in fatto di architettura e design. Promossa dal Comune, Politecnico e Triennale, la settimana di eventi dedicati all’Architettura e al Futuro delle Città con la direzione artistica di Stefano Boeri, è stata seguita da addetti ai lavori e appassionati in materia coinvolgendo i nomi più importanti del settore che hanno invaso Milano portando idee, progetti, innovazione e sapere tout court. Articolata in maniera ludica nonché pratica, vista la difficoltà di circolare per Milano, l’organizzazione si è inventata le VespArch, incursioni in scooter, veicolo prediletto dal milanese che si rispetti. Così, accompagnati da guide d’eccezione si sono aperte le porte di studi dai grandi nomi, da Mendini, a Boeri, da Belgiojoso ad Albini oltre alle Case Museo dei designer storici fra cui Castiglioni, Albini e Magistretti. Non sono mancati neppure gli itinerari nel cuore di luoghi sensibili della metropoli, i nuovi spazi della cultura, negli scali merci dismessi e nelle periferie urbane che sono state il tema di un interessante convegno in Triennale durante il quale si è discusso dei grandi temi delle città contemporanee. Ma non solo, l’architettura è stata messa a confronto con le diverse arti, dalla letteratura al cinema, alla fotografia fino al teatro.
Poli di convergenza della settimana sono stati il Politecnico e la Triennale ove sono affluiti i grandi nomi, da Michele De Lucchi, ad Alessandro Mendini, a Patricia Urquiola a Mario Bellini, per citarne solo alcuni.
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Foto di Michele Larotonda Reportage di Nicoletta Romano
Fondazione Prada
Arch. Federico Pompignoli Studio OMA
Progettata dallo Studio d’architettura OMA, guidato da Rem Koolhaas, l’ex distilleria Società Italiana Spiriti è oggi la Fondazione Prada, presieduta da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, un'istituzione dedicata all'arte contemporanea e alla cultura.
Fondazione Giacomo Feltrinelli In Porta Volta, la nuova Fondazione progettata dallo Studio Herzog & De Meuron conserva uno dei patrimoni bibliografici più ampi e dettagliati d’Europa. Oltre 1,5 milioni di pezzi d’archivio, 250.000 volumi, 17.500 testate di periodici e 14.000 manifesti. La biblioteca conserva circa 4.500 opere antiche e rare, spesso in prima edizione tra cui l’edizione del 1518 dell’Utopia di Thomas Moore.
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TRIENNALE HIGHLIGHTS Public Debate 2 Architetture e periferie
Omaggio a Gillo Dorfles
A dialogue with Fabio Novembre
The Tramezzino Stack Gillo Dorfles con il Sindaco di Milano Beppe Sala e l’arch. Stefano Boeri
Fondazione Riccardo Catella Sorge in un edificio, esempio di architettura industriale, realizzato alla fine dell’Ottocento come magazzino ferroviario ed utilizzato nel corso del Novecento come set cinematografico e laboratorio di arte contemporanea. Il recupero della sede di via G. De Castilia è stato attuato in modo da preservarne il valore del legame storico con il quartiere Isola, storicamente fucina di iniziative culturali ed aggregazioni culturali spontanee.
Il designer Fabio Novembre con l’arch. Stefano Boeri
Eyal Weizman
L’architetto olandese Petra Blaisse con Stefano Boeri Pres. Manfredi Catella
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Patio del Politecnico
Andrea Cancellato Dir. Gen. Triennale
Benedetta Tagliabue, arch. e docente Politecnico
Arch. Carlo Ratti e Sam Jacob
Fabio Novembre e Stefano Boeri
Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico
Carme Pigem Premio Pritzker
Oliviero Toscani
Palazzina Liberty Rinasce la Palazzina Liberty dei Bagni Misteriosi, vedasi Centro Balneare Caimi, luogo amato da De Chirico. La ristrutturazione dei 9.600 mq. esterni completerà il recupero dell’intero complesso di 14.000 mq di cui fa parte il Teatro Parenti e riporterà all’originaria unità un patrimonio pubblico architettonico, storico e sociale nato nel 1933 e smembrato durante la guerra e il dopoguerra. Questo grazie ad una collaborazione tra il Teatro Parenti, Michele De Lucchi e gli architetti Giovanna Latis, Nicola Russi, Elena Martucci.
Fondazione Albini Nella sede di via Telesio è conservato l’intero archivio che copre l’attività professionale di Franco Albini, dagli esordi negli anni Trenta fino alla collaborazione con Franca Helg e Antonio Piva, presso lo Studio Albini Associati tuttora in attività con il figlio Marco e il nipote Francesco al timone. Paola Albini, Presidente della Fondazione, per celebrare il decimo anniversario, organizza un evento al mese per 10 mesi sotto il claim "Il Segno tra ieri e domani", con l’intento di divulgare una forma mentis progettuale attraverso diversi linguaggi che coinvolgano il pubblico più eterogeneo.
Franco e Marco Albini
Servomuto Cicognino, per Cassina
Libreria Veliero per Cassina Living architecture
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VILLA MIRABELLO FASTI D’ANTAN
Foto courtesy Archivio Litta Modignani Intervista di Nicoletta Romano
Villa Mirabello è, per tutti i varesini, un luogo ameno che accoglie i Musei Civici e allestisce mostre di richiamo. Ma com’era e come si viveva in questa leggiadra dimora del tardo Settecento la cui facciata mutò d’aspetto nel 1843 ad opera dell’architetto Clericetti? Living ha voluto indagare chiedendo lumi al Marchese Gibi Litta Modignani, figlio di uno degli eredi e fra gli ultimi ad avervi soggiornato.
Il Marchese Giovanni Battista Litta Modignani
L’incontro si svolge nel salotto della Villa delle Quaranta Colonne, così chiamata per via dell'elegante porticato progettato dall'architetto Pellegrino dè Pellegrini, in quel di Biumo Superiore. Il marchese è appena giunto dalla sua residenza milanese per trascorrere il week end nella dimora avita tanto amata dallo zio, architetto Guglielmo Mozzoni e che oggi accoglie un museo a lui dedicato. Gibi Litta Modignani incarna alla perfezione la figura del gentleman. Cavaliere emerito, Master Huntsman della storica Società Milanese della Caccia a Cavallo dal 2002, colto ed elegante, è uno dei pochi privilegiati che continua a perseguire un certo stile di vita che sta sfumando completamente. Certo i canoni estetici sono totalmente cambiati, e se poi si aggiunge il drammatico impoverimento del lessico quotidiano… “I canoni estetici ci sono ancora ma sono le atmosfere che mancano. Queste nostre case sono state mantenute come tali”, ribatte il 48
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marchese, “sono le testimoni di un’altra epoca, per le generazioni future visitare questa villa sarà come per noi andare a vedere le piramidi. D’altra parte vi è una mutazione continua rispetto all’abitabilità del territorio, ad esempio in Bahrein i grattacieli sono così alti che agli ultimi piani cambia addirittura il clima. Oggi in 70 mq si realizzano appartamenti con tutto il necessario." Villa Mirabello sta vivendo una seconda giovinezza, la torre belvedere è in via di restauro, per noi varesini è un po’ un simbolo cittadino, lei vi ha vissuto… “I miei ricordi risalgono a molto indietro nel tempo. Di proprietà dei miei nonni materni Villa Taccioli, tale era il suo vero nome, rimase della famiglia fino al 1948, quando fu ceduta al Comune. Era l’immediato dopo guerra, si viveva un’epoca d’incertezze e i tre eredi maschi non erano d’accordo nel tenerla. Fu una buona soluzione perché la destinazione di tali patrimoni agli enti pubblici ha il grande vantaggio che tutto rimane lasciato tale quale. Oltretutto, il fatto che la proprietà del parco fosse già confinante coi Giardini Estensi ha fatto sì che divenisse un tutt’uno.
In cima alla torre del belvedere esiste tuttora un pennone ove veniva issata la bandiera di famiglia quando i proprietari erano presenti
Durante la guerra mio padre era al fronte ed eravamo sfollati tutti qui dai nonni la cui casa di Milano era stata bombardata. Avevo tre anni e i miei primi ricordi risalgono proprio al soggiorno in Villa Mirabello durante e subito dopo il conflitto. Rivedo bene la nonna, mentre invece del nonno serbo un ricordo molto vago. Molti e nitidi invece, quelli legati al mondo degli animali. Oltre ai cavalli avevamo una marea di cani e un asinello bianco, Colombina. Apparteneva a mia madre, era considerato come uno di famiglia e
rimase con noi fino alla sua morte. Durante i matrimoni - quattro delle cinque figlie si sono sposate nella chiesetta annessa alla villa - lo portavano in giro con il carrettino dei confetti. Appuntamento imperdibile era la fiera di Sant’Antonio con la benedizione degli animali, allora molto presenti nella quotidianità. Purtroppo, di coloro che hanno vissuto la villa nel suo fulgore non c’è più nessuno, mia mamma è scomparsa nel 2000.
Eravamo un gruppo di cugini di tutte le età, le scuole erano chiuse e si studiava in casa. Serbo un ricordo molto nitido dei bombardamenti. Dopo l’8 settembre del ‘43 gli inglesi presero a bombardare l’Italia facendo spesso incursioni a Varese per colpire l’Aermacchi -obiettivo altamente sensibile- e Villa Mirabello in linea d’aria era molto vicina. Quando risuonavano le sirene si correva nei rifugi che per noi consisteva in una
grotta, sita dove c’era l’orto, che era stata rinforzata alla bell’e meglio. A parer mio non era granchè sicura, se fosse caduta una bomba noi ci saremmo rimasti. Ciò che ricordo di quel periodo è anche il freddo, si andava a camino e a stufe, alimentate da quel po’ di legna che si trovava. Giulia Litta Modignani Taccioli
Cosa che capita a tutti, quando si è bambini tutto appare smisurato, come gli spazi con le fontane e le vasche dove giocavamo che, rivedendoli anni dopo mi apparvero molto ridimensionati! In verità Villa Mirabello era la residenza estiva di famiglia e in quei mesi era vissuta davvero sotto tutti gli aspetti, con la quotidianità, le feste, i ricevimenti, e i matrimoni delle figlie, quattro per l’esattezza, tra cui mia madre sposatasi nel ’38. Devo dire che la trasformazione della città è stata velocissima, stiamo parlando in fondo di 70 anni fa, quando Varese e dintorni erano collegati da bianche strade sterrate. Dove ora ci sono il minigolf e la piscina non vi era nulla, solo sentieri di campagna che arrivavano fino a Capolago che noi raggiungevamo a cavallo. A fianco della portineria, ex sede del Liceo Musicale, vi erano le scuderie. Il bar invece si trova in quella che ai tempi era tutta una serra ove i giardinieri coltivavano i fiori e la la limonaia. Sopra vi era l’ala riservata alla camere, una trentina. A quei tempi la vita aveva una dimensione diversa. Nel ’48 noi venivamo in auto da Milano mentre i cavalli venivano trasferiti dalla brughiera.
L’ingresso principale dalle pareti coperte di stampe equestri
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Una dimora che ha vissuto i suoi periodi d’oro dalla fine Settecento del secolo scorso. Vi transitarono ospiti illustri e personaggi di casa reale, come il futuro re Umberto. Mio nonno, ufficiale di riserva nel precedente conflitto, era stato richiamato come aiutante di campo del re ed era con lui quando vi fu la fuga dell’8 settembre. Poi risalirono a Roma e mio nonno, malato di cuore, morì nel gennaio del ’45 al Quirinale mentre era al cospetto del Principe di Piemonte.
La sala da pranzo di rappresentanza e il salottino
L'ala lunga che oggi ospita la parte museale comprendeva parte delle sale di rappresentanza e il giardino d’inverno. Col tempo molte cose sono state trasformate, però ho riconosciuto la mia stanza. Ora il piano è stato adibito in parte a uffici e a spazio museale. La trasformazione è accettabile, il parco è stato mantenuto per bene. Devo ammettere che le poche volte che ci sono tornato, quando hanno portato il quadro risorgimentale e poi in occasione della posa della targa in ricordo del Principe di Piemonte, ho provato una certa nostalgia. La hall del piano superiore La sala da pranzo
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Don Vittore Veratti, Bianca Gualdo, Alessandro Gualdo, Adele Tosi, Gaetano Taccioli, Paolo Litta, Giulietta Taccioli, Gian Luca Somaglia, Margherita Taccioli, Luigi Gualdo, Enrico Taccioli. Giulia Litta Modignani Taccioli e Gian Franco Litta Modignani
Mia mamma invece non vi tornò più, diceva che le metteva troppa tristezza. I miei nonni materni e paterni erano cugini primi. In realtà la villa si chiamava Taccioli, da nonna Giulietta Taccioli sua proprietaria nell’800 che sposò un Litta, padre del nonno materno. Living memories
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LAURA VERONI
Foto di Cristina Dei Poli Intervista di Nicoletta Romano
UNA SCRITTRICE DA…PAURA Figlia d’arte? Quasi. L’autrice varesina del momento appartiene alla stirpe dei Veroni, fratelli che per decadi furono stimati librai in città movimentando la vita culturale con la loro ricchissima scelta di opere. Un humus intellettuale che seppur in maniera subliminale deve aver accompagnato e nutrito l’adolescenza di questa scrittrice che ha da poco pubblicato il suo terzo romanzo, “Varese non avere paura”.
Conosciuta sul set del mio corto “Dolcezze Mortali” realizzato dal regista Alessandro Damiani, mai avrei immaginato di riscoprirla nel ruolo, più che ragguardevole, di talentuosa scrittrice. Una rivelazione made in Varese partita in tromba con una vena creatrice che pare inesauribile. Dopo il trionfo del suo primo romanzo, “ I delitti di Varese” ecco susseguirsi, a distanza di pochi mesi, una sua seconda, quindi una terza, fatica letteraria. “Ho iniziato a scrivere storie fin da bambina, poi a 18 anni partorii un tipico romanzetto adolescenziale. Gli studi universitari mi distolsero dalla scrittura che ripresi dopo la laurea in pedagogia, sempre sul filone dei gialli che scrivevo per me stessa. Allora esisteva solo la macchina da scrivere, io li davo a mia madre da riporre in soffitta e così andarono persi. Poi iniziai a partecipare ai concorsi. Ambretta Sanpietro mi spinse a partecipare a Giallo Stresa vincendo il premio della scrittura femminile. L’anno seguente mi pubblicarono un racconto horror, “L’albergo”, bello, truculento e in un anno i miei racconti vinsero per otto mesi di seguito. A proposito, la vita è davvero strana, uno di questi è ambientato nella villa dove hai girato il tuo corto nel quale recitavo la parte della moglie di Gianni, stesso nome di uno dei personaggi del racconto, eppure noi due non ci conoscevamo ancora… Quando scrissi Thanathos, pubblicato sul web, l’editore genovese Frilli mi contattò proponendomi di scrivere un giallo ambientato a Varese. Per il ruolo d’investigatore creai il personaggio di Elena Macchi, donna intrigante, dalla doppia personalità che piacque molto all’editore. Mentre ero in vacanza “I delitti di Varese” andò a ruba, il primo giorno di uscita furono vendute 200 copie. Ricordo che la Libreria del Corso, che era ancora nella sua sede sotto i portici e allestiva vetrine strepitose me ne dedicò una. Mio figlio mi telefonò: mamma la gente si ferma a guardare e poi entra a comprare il tuo libro! Quasi contemporaneamente, attraverso un’altra autrice, conobbi l’editore di Autdafè collana improntata sul sociale che mi chiese di scrivergli un libro “Il ruolo” che abbiamo presentato insieme alla Galleria Ghiggini.”
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Vi sono dei giallisti in cui ti rispecchi o da cui trai ispirazione? Ho letto parecchi gialli di scrittori stranieri ma ti confesso che non ricordo nemmeno il nome. invece fra gli italiani mi piaceva molto Giorgio Faletti. A dire il vero, non mi rifaccio a nessuno. Pensando ai tuoi personaggi, forse anche la scrittrice Laura, come Elena Macchi, possiede una doppia personalità: “Il ruolo” è un inno ai buoni sentimenti, seppur con un finale gotico… “È un romanzo di formazione. Formazione di un insegnante che ottiene il ruolo a Varese e diventa un uomo vero, con un’etica profonda e non esente da coraggio. È la storia di una trasformazione sofferta, sempre ambientata in città. Sei sposata con figli, insegni Lettere alla Vidoletti. Una vita tutto sommato molto equilibrata, eppure la paura è praticamente sempre la protagonista delle tue storie. Ma tu sei una paurosa? Altrochè, ho paura anche della mia ombra! Sono una gran fifona, di quelle che guardano i film dell’orrore con le mani davanti agli occhi. Ti confido una cosa che non ho mai detto a nessuno. Oltre ai racconti terribili che mi narrava mia nonna quand’ero
Presentazione de “Il ruolo”, alla Galleria Ghiggini, sponsorizzato da Alan Red
Presentazione de “Varese non avere paura”, alla libreria Ubik con Andrea Giacometti Dir. Varese Report
bambina, vi è un film che credo mi abbia condizionato in maniera incredibile, “La casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati, la storia di un pittore pazzo che dipinge le agonie. Avevo 19 anni quando lo vidi e mi colpì profondamente. Mio padre era via per lavoro, andai a letto terrorizzata, non osando allungare la mano fuori dalle lenzuola tant’è che alla fine mi rifugiai nel lettone con mamma. Non ci pensai più, benchè ciclicamente nei miei incubi vedevo una casa dall’aspetto molto inquietante. Poi, a quarant’anni, mio figlio una sera mi chiese di guardare lo stesso film con lui. Ormai non mi farà più nulla mi dissi, e invece no, provai un’angoscia ancora peggiore. E capii che la casa che appariva nei miei incubi era quella! Andai a dormire con le luci accese scivolando nel corridoio con le spalle contro la parete per timore che qualcuno mi pugnalasse da dietro. Mi chiedo ancora perché mi fece una tale paura. I tuoi ritmi di lavoro? Lavoro molto, la sera, persino il giorno di Natale. Finchè l’ispirazione c’è vado avanti, le ore passano senza che me ne accorga e poi mi alzo con il collo anchilosato e i crampi alle dita. Ti sei mai ispirata a personaggio reali? Solo per uno, nel primo romanzo, descritto con il suo vero nome e il suo aspetto fisico: Franco, l’istruttore della palestra Skorpios che frequento regolarmente. Varese può essere considerata come una città da giallo? Potrebbe, il Grand Hotel Campo dei Fiori, le ville Liberty, il lago… vi sono delle amosfere inquietanti, ad esempio, quel posto ai i Giardini ove si svolge il primo delitto: prima di scriverlo, passando da lì non mi sentivo mai tranquilla. Ora che me lo fai pensare è stato un modo di esorcizzare la paura. In fondo l’inquietudine della modella nei “Delitti” era la mia… E ora “Varese non avere paura”, sequel dei “Delitti di Varese” uscito a fine luglio e presentato nella Libreria Ubik dall’ottimo Andrea Giacometti Direttore di Varesereport. Una doppia gioia: scoprire il tuo nuovo giallo e ritrovare i numi tutelari cittadini della lettura, Cristina, Luisa e Luca! Frilli, il mio editore, mi ha chiesto di riattivare la mia vena ed è stato un periodo molto laborioso, durante la vacanze di Natale e le ore libere dalla mia professione d’insegnante. Ritroviamo Elena Macchi alle prese con un assassino pedofilo, a fine Anni ’90, ma non voglio svelare altro, rovinerei il piacere di addentrarsi nella trama. La copertina è la stessa dei “Delitti” in versione notturna. Insomma davvero un momento magico per te, ma dimmi, chi sono i fan di Laura Veroni? Lettori di tutte le età, anche se nei miei libri vi sono parti di sesso spinto. Mi son fatta delle remore riguardo al “Ruolo” e ne parlai anche con il mio dirigente scolastico, invece pare che le madri lo passino alle figlie, i miei alunni mi fanno domande e alla presentazione da Mondadori sono venute delle studentesse coi genitori. Dopo questi tre successi a cosa aspiri? Io penso in grande, sono una che vola alto, sempre, anche quando gioco o faccio sport io lo faccio per vincere. Mi piacerebbe tantissimo che dalla trilogia dei Delitti di Varese venisse tratta una serie TV.
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GIUSEPPE SOMMARUGA
Foto di Cristina Dei Poli
PROTAGONISTA DEL LIBERTY Il Grand Hotel Campo dei Fiori che giace come un surrealistico bastimento arenato sulla cima del monte, è finalmente riscoperto dopo una letargica indifferenza locale durata cinquant’anni. Galeotto fu Suspiria, il lungometraggio girato nel suo inquietante ventre risvegliando l’interesse verso questa maestosa ed elegante opera di Giuseppe Sommaruga di cui si festeggiano i cent’anni dalla sua morte. Questo illustre protagonista del Liberty ha conquistato il cuore e l’anima di un giovane e intraprendente riminese, Andrea Speziali, cui dobbiamo la mostra fotografica, curata insieme a Vittorio Sgarbi, in atto fino al 30 luglio.
Dedicati agli edifici progettati da Sommaruga a Varese, gli scatti a firma di Sergio Ramari, Alessandro Angelo Carlo Raineri, vincitori rispettivamente della terza e della seconda edizione del premio fotografico internazionale Italian Liberty e Davide Niglia che ha esposto al Milan Image Art Fair, dimostrano quanto florida e ricca fosse la nostra città nel primo Novecento.
Andrea Speziali, classe 1988, è tra i più giovani esperti nel campo dell’Art Nouveau con un dottorato all’Accademia di Belle Arti a Urbino. Ideatore nel 2011 del progetto “Romagna Liberty” di cui ha curato la mostra e il catalogo; nel 2010 ha partecipato alla Affordable Art Fair di Amsterdam e ha partecipato alla 54^ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia al Padiglione Italia a cura di Vittorio Sgarbi. Dopo le pubblicazioni “Una Stagione del Liberty a Riccionè’ incentrata su Mario Mirko Vucetich, figura tra le più poliedriche del ‘900 e ‘Il Novecento di Matteo Focaccia, eclettico architetto tra Liberty e Razionalismo”, ecco che Speziali esce, per l’occasione, con il catalogo/monografia ”Giuseppe Sommaruga (1867-1917). Un protagonista del Liberty” per i Tipi di CartaCanta in Forlì. Una ricca pubblicazione di 384 pagine a colori con foto, testi e scoperte inedite che permettono agli interessati di avere un valore aggiunto e una maggiore conoscenza sulla figura di Sommaruga assieme la visita della mostra allestita nelle tre location del Grand Hotel Campo dei Fiori, dell’ Archivio di Stato di Varese e del Palazzo Lombardia a Milano.
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Foto di Anna Tinti Testo di Nicoletta Romano
LA MEMORIA DEI MURI
Da queste possenti mura, dalla pietra scolpita, dalle volute ferrigne, dalla vertigine delle scale a spirale, emana un fascino inquietante. I muri non dimenticano e quando vi si rimane soli in silenzio, come è capitato alla fotografa milanese Anna Tinti e alla sottoscritta quando, nel 2013, in un uggioso pomeriggio d’autunno, ottenemmo dopo lunghe trattative, il permesso di accedervi, si ha la netta impressione di udire bisbiglii, echi di musica provenire dagli immensi saloni deserti, dai lunghi corridoi che si avviluppano come serpenti ai piani alti ove alcune camere sfatte testimoniano di amori passati o di passioni galeotte. Sensazioni dettate, a parer mio, proprio da questa corrente artistica declinata come Art Nouveau in Francia, Jugendstil in area tedesca e mitteleuropea e Modern Style nei paesi anglosassoni. Non sorprende dunque che il regista Guadagnino, già attratto da Villa Necchi Campiglio, set del film “Io sono l’amore”, ne sia rimasto affascinato. Quasi che, gli architetti dell’epoca, tra cui il Sommaruga, possedessero dei talenti di visionari e presentissero e anticipassero, attraverso opulente forme floreali e volute serpentine, l’inquietudine per ciò che di lì a poco avrebbe avvelenato l’Europa con l’avvento del nazismo. Living vi propone queste foto inedite, frutto dell’ardire e della passione per il nostro lavoro che dovemmo eseguire controllate a vista in un’atmosfera a dir poco spettrale.
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Nei maestosi saloni soffusi di malinconia, si respira un’atmosfera che evoca pagine della “Recherche proustiana” e del dannunziano “Piacere”. Living history
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Quando le immagini svelano l’anima profonda che si cela nei muri feriti e abbandonati che Anna Tinti, attraverso la sua arte riesce a sviscerare. Ogni scatto è una storia a sé, perché lo sguardo di questa fotografa d’eccezione va oltre la mera realtà. Memorie, più o meno dolorose riaffiorano e si denudano davanti al suo obiettivo sensibile e attento, che rimette in questione l’abbandono e l’oblìo da parte di noi umani. Immagini forti che non possono lasciare indifferenti attirando l’attenzione di Philippe Daverio che ha inaugurato la mostra “Beauty in Decay”, tenutasi all’Auditorio di Giò Ponti presso la Sede Rai di Milano in Corso Sempione ove Anna Tinti lavora dal 1990 in qualità di redattrice e regista.
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È-state A CURA DI DANIELA DE BENEDETTI Finiti gli esami di maturità, festeggiamenti di studenti e famiglie (e anche dei professori...) per l’entrata nel mondo degli adulti di “questi nostri ragazzi”. Fra i grandi bocciati, il Ministero dell’Istruzione, che ha inviato, (leggete bene!) le TRACCIE delle prove di maturità. Come? Tracce si scrive senza I! Signori andate a studiarvi un po’ di grammatica!!! E state Gabbani impazza con la sua canzone “Tra le granite e le granate”, il cui ritornello è appunto: ”Lì dove siete com’è che state, ci state bene, e state…” D’estate avviene che, sulle spiagge o sui monti, ci si dedichi alle letture delle riviste patinatissime. Desolatamente vi consiglio: “Lasciate ogni speranza, voi che le leggete!!!”. Sfogliando (svogliatamente) le pagine dei giornali che hanno per protagonisti i cosiddetti vip, colpiscono dichiarazioni come: -Non mi ritocco più, annuncio shock della conduttrice televisiva. Mentre, contemporaneamente, la popstar è felice ed estasiata dalle sue ‘nuovè tettone. Fra i maschi la gara sembra consistere nel total-tatuaggio: quanto più esteso, tanto più si è uomini e, soprattutto, desiderati. Domanda: ma il maschione che si è, gioiosamente, fatto tatuare il nome dell’attuale compagna a caratteri cubitali, quando la lascerà (o verrà abbandonato), come agirà con la successiva? Ne sceglierà una con lo stesso nome? La cernita così mi appare limitata. Oppure, a scanso di equivoci, si farà ‘scriverè un bel po’ di nomi, per avere maggiori chances? Chissà! “L’intelligenza è demodé”, continua Gabbani. Oh, finalmente testi intelligenti… in tempo bui, nei quali il cervello è un optional e il pensiero assente. E state Continuando nella ‘letturà, tra il valzer di quelli che si sposano, o meglio, si risposano portando in dote un tot di figli cadauno, c’è, orrore, chi indossa abiti assolutamente uguali a quelli di altre dive, regine, principesse o mogli di calciatori. A proposito di principesse, avrete notato che mariti e padri felici di figlie femmine chiamano così le loro adorate: la mia principessa, la mia principessina.
“Che noia mi da” cantava Rita Pavone. Reportage, reportage! Le persone che contano, di questi tempi, sono al mare, in costume o senza, occhiali da sole, corpi sdraiati, bimbetti in acqua, pancioni di mamme in attesa, in bella vista. Tutto uguale all’anno passato, quasi un copia-incolla. In ogni didascalia è di rigore scrivere gli anni di ogni personaggio. Da qualche parte anche l’altezza e il peso: notizione, ne converrete. E state Immancabili poi (e davvero insopportabili) le ricette degli chef più o meno sexy e più o meno stellati, oltre delle dive che ti insegnano come fare i pomodori ripieni. A questo punto rasserena leggere i consigli dei dottori, che ci suggeriscono di stare attenti al passaggio dal caldo al freddo dei condizionatori, ci raccomandano di bere molta acqua e di non mangiare brasati o bolliti, ma verdura e frutta: Ma dai, davvero? “Dilemmi inutili, risposte facili”, canta Gabbani nella sua canzone che ha vinto il Festival di Sanremo 2017. E state La Gina nazionale Lollobrigida compie novant’anni e dice di non avvertirne il peso, anzi di voler tornare al cinema, mentre il figlio l’ accusa di essere incapace di intendere e di volere. Per questo non si bazzicano più, anzi non si frequentano proprio. Belle storie familiari, in sostanza. D’altronde, a questo proposito, c’è chi si lascia e si riprende, oppure no. Tuttavia la cosa strana è che un lui o una lei, appena mandata in frantumi una famiglia, immediatamente se ne rifanno un’altra, allargata con figli di precedenti unioni, tutti allegri appassionatamente. Ma quando accade che anche la seconda famigliola vada a pezzi, non paghi, ne ricostituiscano un’ennesima. Con il vero amore della loro vita, dichiarano. E alé, si diceva un tempo, avanti Savoia! A proposito, che fine hanno fatto i nostri sovrani? Del principe-ballerino abbiamo notizie, ma delle loro Altezze in esilio abbiamo perso le tracce. Anzi, le TRACCIE. Di questi tempi è doveroso adeguarsi all’ignoranza, altrimenti si è fuori dal giro. Si è out.
Living Glamour
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Nessuno è perfetto! A CURA DI SILVIA GIACOMETTI
Volevo iniziare questo mio secondo appuntamento parlando di tutt’altro. Ma una notizia di qualche settimana fa (non unica purtroppo) mi ha fatto pensare. Immagino avete sentito tutti parlare della bambina di 16 mesi morta in macchina per un arresto cardiaco a Castelfranco di Sopra (Arezzo). La mamma l’ha dimenticata in auto ed è andata al lavoro come faceva sempre tutte le mattine. Peccato che quella mattina (maledetta!) la mamma non abbia portato prima la bimba al nido, dimenticandosela in auto! Ad accorgersi dell’accaduto è stata la stessa mamma all’uscita dall’ufficio. Si è fiondata ad aprire l’auto per tirare fuori la figlioletta, ma a nulla sono valse le operazioni di rianimazione. Purtroppo per la piccola, che era rimasta in quell’auto rovente per ben cinque ore, non c’è stato nulla da fare. Ora la mia domanda è: può davvero succedere una tragedia simile a una mamma? Cioè, può davvero accadere di dimenticare il proprio figlio in macchina? Prima di scrivere questo pezzo mi sono documentata. Quindi la mia non vuole essere assolutamente una critica o addirittura un’accusa. Sono iscritta a vari blog, community di mamme e ho raccolto un pò di pareri. Ovviamente pensieri molto discordanti tra loro, alcune madri che la condannano, altre che la comprendono, altre ancora che si immedesimano in questa povera donna. Tra tutti, i maggiori sono stati però quelli in cui anche le mamme più attente e meticolose hanno ammesso che può succedere. Ebbene si. Può succedere. Questa conferma mi ha fatto venire i brividi! Pensare a una piccolina che muore per agonia dal troppo caldo... Una cosa straziante! E quindi dico a tutte le mamme, ma anche papà, nonni, zii, amici, amici di amici e chi più ne ha più ne metta, di fare ASSOLUTA ATTENZIONE! Mamme dobbiamo pensare bene a quello che stiamo facendo, fare le cose con calma e con la massima serenità mentale, senza pretendere troppo da noi stesse. Noi mamme siamo fatte “male”. Ora lo so anche io (troppo facile giudicare quando non si è una Mamma). Una volta che mettiamo al mondo quell’esserino così piccino e indifeso, ci sentiamo imbattibili, ma non è
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Baby Blog
affatto così! Rimaniamo ancora degli esseri umani, con “qualche” limite. Pensiamo di potercela fare a fare tutto, la moglie, la mamma, l’amica, la lavoratrice (e già, perché anche una mamma prima o poi deve tornare al lavoro!), la casalinga, la sportiva (per rimetterci in forma e piacere di nuovo al proprio compagno!), e non ci fermiamo mai a pensare a noi stesse. Alcune volte mi capita di esser così abituata a fare le cose che non ricordo se le ho fatte davvero oppure no. Mi devo concentrare e non sono sicura se confondo quell’azione con il giorno prima o quello prima ancora. Capita anche a voi?!? Ma se tutte queste attenzioni non dovessero bastare, possiamo farci aiutare dalla tecnologia, ovvero comprare Remmy. Lo conoscete? È un dispositivo semplice e universale nato per la sicurezza del bambino durante gli spostamenti in auto. Può essere applicato a tutti i seggiolini, di tutte le marche, e grazie alla moderna tecnologia che installa, monitora costantemente la presenza del bimbo “parlando per lui” in caso di pericolo. Ti ricorda se il bambino è ancora in auto e se addirittura si sposta dalla sua postazione. Io non l’ho testato, ma dicono essere molto utile! Tecnologia o non tecnologia però care mamme, dobbiamo accettare di essere anche noi degli esseri umani, di non poter far tutto, di ammettere qualche piccolo fallimento e che non possiamo piacere a tutti per forza. A qualcuno non andrà bene come teniamo il nostro figlioletto mentre gli diamo il biberon? Pazienza, il figlio è mio e lo sfamo come meglio credo! Qualcun altro ha da ridire per come lo avete vestito stamattina? Bellissimo, lo rivesto anche domani così! Stanne certo! La famiglia perfetta che il Mulino Bianco ci propina a ogni spot promozionale non esiste! Esistono sicuramente momenti felici, allegri, giocosi, ma la perfezione assoluta non esiste in nessuna casa! Anche in quella della persona più ricca e famosa al mondo. Sfido chiunque a convincermi del contrario! Se volete però scrivermi fatelo qui: blogmammasilvia@yahoo.com
CUCINA D’ESTATE
A cura di Carolina Zaldana Morgan
In questo clima caliente, niente di meglio che gustare piatti freschi e leggeri come la ricetta consigliata da un lombardo doc, l’architetto Gino Vergottini, comasco, classe 1951. Le sue passione sono la storia dell’arte, la lettura, il collezionismo, la gioielleria, il giardinaggio, il design e la cucina, naturalmente. Sposato con Patrizia, un figlio, Bruno di 35 anni, ha trovato il perfetto equilibrio fra famiglia e lavoro. Ci riceve in casa sua dove il colore che predomina è il bianco in totale coerenza con il gusto del proprietario. Perché, secondo lui, la casa deve assolutamente rappresentare chi la abita tutti giorni ed anche essere calda e accogliente. La casa è arredata in stile moderno con pezzi esclusivi dei migliori designer: poltrona Elda di Joe Colombo e Paloma e l’illuminazione di giardino di Serralunga, per citarne alcuni. Gli impianti di riscaldamento a pavimento sono di ultima generazione per garantire il massimo dell’efficienza contribuendo a limitare i consumi energetici. I mobili del terrazzo sono in ferro perché hanno una resa maggiore nel tempo. Architetto veniamo a una delle sue passioni: la cucina. Ma prima di svelare i suoi segreti culinari ci dica cosa lei consiglierebbe a un suo committente, riguardo a questo spazio indispensabile della casa. Molto dipende dal cliente che hai davanti, se la sua richiesta è di una cucina che duri nel tempo o se ne preferisce una che tenga anche solo 5 anni, perché la scelta deve essere ovviamente condivisa. Ma intendiamoci, con un disegno pulito e fatto bene potrebbe pure durare fino a 50 anni, altrimenti se è una “ciofeca” resta tale indipendentemente dal tempo che dura. Recentemente ha finito la realizzazione di un appartamento a Barcellona; è possibile, in poche parole, sempre in termini di spazio cucina, fare un confronto tra lo stile italiano e quello catalano? Per noi italiani le cucine devono essere funzionali, tecniche ed efficienti perché saranno utilizzate tutti giorni invece per gli spagnoli sono un oggetto di passaggio perché loro vivono più gli spazi all’aperto, per esempio i terrazzi. Invece come nasce in lei la passione per la cucina? Questa mia passione credo venga da una mia caratteristica personale: la curiosità. Poi, se lei considera che noi abbiamo la fortuna di essere nati in Italia, il paese del buon gusto e il buon cibo, che da Nord a Sud ha la maggior diversità naturale di Europa offrendo la possibilità di mangiare pietanze gustose e diverse tutti giorni dell’ anno, come potrei restare indifferente! Quali sono le tradizioni culinarie di casa sua? La cucina semplice ma genuina. Il Lario propone molte ricette con i pesci del nostro lago come i Missulttèn (Missoltini) che sono agoni salati ed essiccati al sole, il lavarello in carpione, la frittura di alborelle o il classico risotto al pesce persico. Un’ultima domanda a un uomo di gusto raffinato come lei, sulla tavola meglio la tovaglia intera o le tovagliette americane? Sono italiano, la tovaglia intera sempre e possibilmente di lino bianco perché per me la biancheria è bianca! E non solo, anche i piatti devono essere bianchi per valorizzare al massimo il cibo che si mangerà, sicuramente, in bella compagnia perché la casa è il centro della convivialità.
LAVARELLO IN CARPIONE INGREDIENTI 2 lavarelli olio per friggere 1 carota 2 cipolle di media taglia aromi (foglie di alloro, erba salvia, rosmarino, pepe in grani) 1 ½ bicchiere di aceto di vino 1 ½ bicchiere di vino bianco sale q.b. PROCEDIMENTO Pulire gli agoni e farli saltare in padella, friggendoli. Toglierli dalla pentola e metterli da parte perché si devono raffreddare. Pulire la stessa padella dove sono stati fritti, mettervi le cipolle tagliate finemente e la carota tagliata a listelli con 2-3 cucchiai d’olio. Dopo averli fatti appassire un pochino, si aggiungono gli odori ei il bicchiere e mezzo di aceto. Dopo averlo fatto evaporare aggiungere il vino bianco di modo che non siano pungenti. Cuocere il tutto per 10 minuti. Per l’impiattamento adagiare i pesci raffreddati su un vassoio e spargergli la salsa dell’aceto bollito con il vino che invece deve essere tiepido. Conservare il tutto in frigorifero per 8-11 ore di modo che il pesce s’insaporisca. Lo si può servire come antipasto o secondo. In alternativa, se il pesce di lago non piace, si possono preparare le frittatine in carpione. Preparare la frittata dalla forma tradizionale aggiungendo un cucchiaino di farina di modo che resti più compatta e poi procedere con la stessa ricetta per preparare il condimento.
Living kitchen
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Varese
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TERRA
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LIVING IS RED
Foto di Cristina Dei Poli, Federico Galiano, Nick Dos Santos
10° GP LIVING IS LIFE & 2° GP NUOVA VARESE PELLICCE Eccoci giunti a un ragguardevole traguardo: il 10° GP di Galoppo dedicato alla nostra rivista celebrato insieme al 2° GP di Nuova Varese Pellicce, nostro affezionato sponsor che per l’occasione ha presentato in anteprima la nuova collezione autunno/inverno con splendide modelle che hanno sfilato durante tutta la serata. Come ogni anno l’evento si è svolto sull’esclusiva terrazza Vip dell’ippodromo di Varese con ingresso riservato dal tondino da cui si è potuto assistere alle sei entusiasmanti corse in programma, tra cui il premio Airc e il premio Andos. Gli invitati, tra una gara e l'altra hanno potuto gustare le prelibatezze dello chef Luigino Pavanello di Locanda Pozzetto di Laveno e i rinomati dolci del maestro e amico Oliver dell'omonima Pasticceria di Galliate Lombardo brindando Si ringraziano gli sponsor con i cocktails dell'inimitabile Luis e del suo staff di Barman at Work. Non potevano mancare le super Birre di Carlsberg che, in collaborazione con Hakuna Matata www.quirici.it di via Cavallotti - 1° CarlsbergClub italiano a Varese -, sono state offerte a tutti gli invitati. Il tutto è stato supportato dagli amici di Midah Productions Francesco Sessa, DJ Gabry con la sua musica coinvolgente e Federico Galiano con i suoi magnifici scatti fotografici. Lo Sponsor Marco Caielli Ferrari dell’omonimo showroom di Vergiate ha impreziosito la serata regalando alle signore un braccialetto portafortuna in pietre dure, ma non è tutto: Nuova Varese Pellicce ha voluto donar loro uno splendido pompon di visone rosso. La serata è stata anche l’occasione per presentare in anteprima assoluta la nuova BMW X3 dagli amici di Nuova Trebicar BMW MINI di Varese. Un grazie speciale a Max Frattini che ci fa sentire a casa, arrivederci al prossimo anno!
2° GP Nuova Varese Pellicce 64
Varese on the move
10° GP Living is life
Cristina e Daniela De Benedetti
Marco Caielli di CF con amici
Daniele e Claudio proprietari di Varese Pellicce con le modelle
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Cristina Litta Modignani, Ilaria Angelo
Natalia Leoni
Premio AIRC
o Sessa e Giuseppe
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La nuova BMW X3
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Varese on the move
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Sede di Vergiate
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Sede di Vergiate
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Locanda Pozzetto
I dolci di Pasticceria Oliver
Barman at work, Luis e il suo staff
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Premio Andos
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Foto di Cristina Dei Poli
INAUGURAZIONE
HAKUNA MATATA & CARLSBERG CLUB
Insieme per formare il primo Carlsberg Club d’Italia!! Nel cuore della movida varesina, al quattro di via Cavallotti, a fine giugno ha aperto i battenti la prima Birreria & Sport bar d’Italia marchiata Carlsberg. “The place to be” per i fans della più amata delle bevande che potranno gustare ottime birre alla spina o scegliere tra una vasta selezione in bottiglia dal mondo, il tutto accompagnato da un’ottima cucina guardando il loro evento sportivo preferito su uno degli schermi disseminati nel locale. Appuntamento dunque per trascorrere serate speciali a base di birra e di sport!
Jenni, Luca & Luca, Valentina Martina Cassella e Arianna Monceri
Coniugi Antonini
Fabio Vacchiano
Dirigenza Carlsberg
Jenni, Pimpi, Tix e Stefano Quarta
Susi col nonno Giancarlo
Ale, Ele & Ele
Hakuna Matata Varese - Via Cavallotti, 4 Facebook - Hakuna Matata Tel. 349 165 2933 72
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Area Vip
LA FONDAZIONE ASCOLI
PORTA LA FIABA A VILLA TATTI TALLACHINI Una giornata ispirata ad Alice nel Paese delle Meraviglie organizzata da Angela Ballerio Ascoli con la collaborazione de Il Cappellaio Matto, guidato da Davide Maffei, che ha pensato ad animare la festa assieme ad una decina di ragazzi che si sono messi a disposizione gratuitamente, proponendo spettacoli di magia, baby-dance, caccia al tesoro, animazione teatrale, giocoleria e finale con bolle di sapone. Presente l’Università della Birra mentre i genitori del Comitato Cuore in Day Hospital hanno cucinato e dispensato oltre 300 panzerotti. Caramelle e dolciumi sono stati offerti dalla “Lollypop” di Varese, mentre alle merende ha pensato l’associazione “Menta e Rosmarino”, per il gelato la Pasticceria Colombo e per gli aperitivi era presente un Apecar de “L’Appetit”. I ricavati degli incassi erano destinati a sostenere il Day Hospital della Fondazione Giacomo Ascoli, che ringrazia anche gli studenti del Liceo Ferraris per l’importante contributo attraverso la formula dell’alternanza scuola-lavoro, nel periodo in cui sono stati assegnati a questo incarico.
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Foto di Cristina Dei Poli
LUMEN CLARO 2017 ALLA BIOLOGA ELENA CONTI
L’ importante riconoscimento che il Lions Club Varese Prealpi elargisce da 29 anni ad eminenti varesini è andato quest’anno a Elena Conti, illustre ricercatrice, molto più nota all’estero in quanto direttore e membro scientifico dell’istituto di Biochimica Max Planck di Monaco di Baviera. Con grande affabilità e con parole che hanno reso accessibile al pubblico il complesso universo dei meccanismi molecolari, la professoressa ha tolto qualche velo al riguardo, con la modestia che solo i grandi possono avere. Pur essendo cittadina del mondo questa eminente professionista non si considera un cervello in fuga e mantiene ben salde le sue radici nella nostra città ove ha studiato e dove tuttora vivono i suoi genitori. Angelo Mazzola con i signori Pastorelli Giovanni, Sofia e Pierangela Sessa
Teresa e Marcello Morandini
Il Direttore con Tommaso e Angela Filimberti
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Avv. Emanuele Caso, Enrico Carcano, Angelo Varalli
La famiglia Conti con Pierangela e Sofia Sessa
Mentasti, due gentili ospiti, Signora Ennia e Gabriele Zanon con il Direttore Emilia Castellini, Attilio Mentasti
Gentili ospiti
Walter Baggini, Giuseppe Strazzi e signora
Roberto Troian giornalista RAI3
Avv. Caso con amici
La consigliera comunale Bruno Fogliatto con Giuseppe De Matteo Inzaghi D.ssa Elena Baratelli con Gasperini Dir. Rete55 il consorte vicesindaco Daniele Zanzi
Prefetto di Varese Dott. Giorgio Zanzi, la biologa Elena Conti, il Presidente Lions Gentili ospiti Giovanni Sessa
Dottor Modigliani e consorte
Foto di Cristina Dei Poli
LIONS CLUB VARISIUM GARDEN PARTY BENEFICO
Nella stupenda cornice della Villa Monte Morone a Malnate, il Lions Club Varisium ha organizzato una serata di beneficenza a favore di due eccellenze del territorio varesino ossia il Comitato Maria Letizia Verga e la Fondazione Giacomo Ascoli. Una serata ludica durante la quale i numerosi invitati hanno potuto sfidarsi tra roulette, batti chiodo e putting green, al termine di un delizioso buffet firmato Venanzio. Giacomo e Francesca Franco e Lella Minoli Macchi
Gilberto e Gina Macchi
Alberto Scalera
Socie del Lions Europae Civitas
Alessandro Pascucci e signora, Luca Maria Chiara Terziroli,Maria Brunetti Fachini con amico e amiche
Coniugi Fumei da CortĂ , Prevosti, Le Beauties Montonati e Brezzi
Silvia Montalbetti
Sandro Burdo con gentili signore
Antonio e Lory Marzoli
Signori Bernardini
Pres. Lions Varisium Ennio Bonomini, Luciano e Regina Del Grossi
Marco Ascoli con amici
Guglielmo e Paola Piatti, signori Zatti e Conti
Signori Mascioni e Alberto Prina
Elena Pascucci con amici
Marilisa Uslenghi, Paola Bernascone
Erica e Ivan Spertini
Claudio e Simona Sella
Carlo Alberto Coletto
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Foto Alari
OVER THE RAINBOW CON IL GAY PRIDE
Una settimana di eventi con incontri culturali, presentazioni di libri, convegni sulle malattie sessualmente trasmissibili e proiezione di film, culminata nell’evento di sabato. Un momento di rivendicazione ma anche di festa, apprezzata dalla città. Promotore della manifestazione, alla sua seconda edizione, Daniel D’Ascenzo che fa parte del Consiglio direttivo di Arci Gay Varese. Main sponsor della totalità degli eventi, Vodafone Automotive, dal 2015 impegnata nella politica di gestione dell’inclusione supportando la diversità di genere, tanto che al suo interno è stata creata una chat di condivisione e di feed back con tutti Paesi che hanno partecipato e organizzato il Gay Pride, dalla Spagna, alla Svizzera alla Gran Bretagna.
Da destra Vito Lionetti e Sergio Minelli con amici
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Varese on the move
Ester Stella
Foto Alari
VARESE FA LA MAGLIA A VILLA TOEPLITZ Sindaco di Varese Davide Galimberti, il comico Paolo Migone, l’artista Max Fontana
Riso a tavola condito dalle risate del comico Paolo Migone in occasione della Giornata Mondiale del lavoro a maglia”. Un evento organizzato dall’instancabile Antonia Calabrese nella suggestiva cornice del parco di Villa Toeplitz durante il quale si è ricordata Penny -Paola Cellini con un concerto acustico di Riky Cellini che, noto in tutta Italia da oltre vent’anni, si rivela un intrattenitore nato. Accompagnato dal jazzista bergamasco Valerio Baggio, ha dato vita ad una giornata di condivisione e di amicizia oltremodo riuscita.
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Foto di Riccardo Ranza
EDOARDO BALDUZZI L’IDEA E LA FORMA
All’Hotel Ungheria si è svolta la serata promossa da Giuseppe Terziroli in collaborazione con la Provincia di Varese, il GLP e il Co.Pa.Sam. Un omaggio al grande psichiatra che ha visto Isidoro Cioffi, direttore dell’U.O. Psichiatria del Verbano come moderatore. Nel corso dell’evento è stato proiettato “L’idea e la forma”, video prodotto da SOMSART e realizzato da Guido Ranza con Jacopo Manghi attingendo da filmati dall’archivio RAI e immagini d’epoca. Edoardo Balduzzi è stato un significativo rappresentante di quella schiera di psichiatri italiani che negli anni Sessanta ha iniziato a lavorare per abbattere le barriere che separavano nettamente i folli dai sani, i malati mentali dalla società civile, Prof. Mario Augusto Maieron, Isidoro Cioffi Dir. Psichiatria del Verbano, Giuseppe Terziroli
Lisetta Buzzi Reschini Pres. Co.Pa.Sam
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Dott. Roberto Soru
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Guido Ranza
dandogli voce e dignità quando tutti volevano che stessero in silenzio e lontani. A differenza di Basaglia che faceva riferimento alle esperienze inglesi dei “Trattamenti comunitari”, Balduzzi, grazie alla sua frequentazione della psichiatria francese avvenuta negli anni Cinquanta, ha portato in Italia la “Psichiatria di settore” che ha avuto un’importanza storica precisa: ha aperto la strada allo sviluppo di quelle iniziative territoriali che, nei decenni successivi, sfocerà nella psichiatria di comunità facilitando l’inserimento del malato nel proprio territorio. La provincia di Varese è l’unica in Italia che ha voluto mantenere negli anni, anche quando la psichiatria era diventata disciplina sanitaria, una particolare attenzione al discorso riabilitativo attraverso la costituzione del GLP (Gruppo di lavoro Provinciale per la Salute Mentale), fondato nel’89 proprio su proposta del professor Balduzzi che è stato, ricordiamolo, direttore dell’ospedale psichiatrico di Varese dal 1963 al 1968. Il suo insegnamento e la costante supervisione, durata fino alla fine, sono stati fondamentali per la costituzione, nel 1992, della SOMSART l’associazione di Comerio che basa il suo progetto di riabilitazione sulla forza terapeutica della cultura, dell’inserimento nel sociale, dell’arte.
Sergio di Siero Dir. Artistico SOMS con Maria Grazia Crippa Pres. SOMS
Prof. Maieron con Isidoro Cioffi
Professor Mario Augusto Maieron
Amiche, conoscenti e colleghe del prof. Balduzzi
Giuseppe Terziroli
Foto Pavesi
RIGOLIO
QUANDO L’ARCHITETTURA È DONNA Dieci anni di attività festeggiati con amici e clienti. L’architetto Barbara Rigolio, progettista e interior designer, in occasione del “Porte aperte” promosso dall’Ordine, li ha accolti nel suo studio di via Pegoraro 26 a Gallarate, ricavato all’interno dell’ex opificio Cantoni. Una storica area industriale gallaratese dal grande fascino, recuperata ad uso commerciale e residenziale. Dimostrazioni en plein air, musica dal vivo, esposizione di opere d’arte e di cornici d’artista, hanno fatto da contorno alla piacevolissima serata alla quale è intervenuto anche il sindaco Andrea Cassani insieme alla moglie Lucia Bellora. L’architetto Barbara Rigolio
Alberto Zaffaroni e signora
Laura Croci, Barbara Rigolio
Marias Montonati, Barbara Rigolio Marco Monte, Federico Delpiano
Barbara Rigolio, Carlo e Margherita Chiara Bardelli, Barbara Rigolio Giardini
Roberta e Luca Gaspari con Laura Magnoli (al centro)
Il dj Alex Castaldi
Barbara e Luca Rigolio
Barbara Rigolio, Elisabetta Bombelli
Emilio Rigolio, Franco Molteni
Paola Gastaldi, Paola Bordin
Piero GILARDINO, Nicole Vinti, Barbara Rigolio, Andrea Corradi e Maura Gosio
Pierre Tonetti, Barbara Rigolio, Emilio Rigolio
Massimo Ceresa, Paolo Daniele
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Foto Alari
FESTA DEI CARABINIERI Nel presidio del Comando provinciale di Varese, i Carabinieri hanno festeggiato i 203 anni dalla fondazione dell’Arma. Una cerimonia solenne all’insegna della sobrietà e con un profilo propriamente militare capeggiata dal Comandante Provinciale Colonnello Claudio Cappello che ha passato in rassegna la compagnia di formazione composta da una rappresentanza dei reparti dipendenti e dei comandanti di stazione, affiancati da equipaggi in servizio del Comando Provinciale (autovetture e motocicli) e dei Carabinieri Forestali. Un momento particolarmente sentito al cospetto delle massime Autorità del territorio e personalità di spicco. Al termine della consegna degli encomi, il Comandante Cappello ha tenuto un discorso particolarmente toccante ed efficace. “Ai cittadini delle Provincia, nel comunicare che il trend dei reati commessi è in diminuzione di circa il 7%, assicuriamo la nostra completa disponibilità a continuare la nostra azione affinché la sicurezza percepita possa rispecchiare ancor di più la sicurezza reale, certi che, quando necessario, non verrà mai meno, come già accaduto in numerosi recenti casi, la loro collaborazione e il senso civico, utile alla comune soluzione delle diverse criticità nell’ottica della completa attuazione della sicurezza partecipata e della polizia di prossimità sinteticamente riconducibili all’ormai consolidato concetto di “Carabinieri tra la gente, per la gente”. Mons.Franco Agnesi, Sindaco di Varese Davide Galimberti, Senatore Umberto Bossi, Prefetto Giorgio Zanzi, Questore Giovanni Pepè, Col Finanza FrancescoVitale
II Comandante Col.Claudio Cappello alla tribuna delle Autorità
Consegnata dal procuratore della Repubblica D.ssa Borgonovo
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Il discorso del Comandante Cappello
Don Mazzi
Le consegne degli encomi da parte di: Monsignor Franco Agnesi Prefetto di Varese Dott. Giorgio Zanzi
Questore Giovanni Pepè
Avv. Marco Ascoli con amici
La consegna degli encomi da parte dell’Ass. Reg. Francesca Brianza al Maggiore Gerardina Corona
Foto Cristina Dei Poli
ASSOCIAZIONE ACRC UNA QUESTIONE DI CUORE Prof. Cesare Beghi con Davide Galimberti Sindaco di Varese
Pubblico delle grandi occasioni alla Cà Dei Santi per il lancio dell’Associazione per la Cura e la Ricerca in Cardiochirurgia Onlus creata dal Professor Cesare Beghi, Direttore U.O.C. dell’Ospedale di Circolo di Varese, con lo scopo di sostenere i pazienti operati al cuore e sensibilizzare i cittadini alle problematiche cardiovascolari. “Il progressivo allungamento della vita rischia di aumentare le patologie cardiovascolari, è quindi di importanza capitale fare prevenzione attraverso campagne di screening presso la popolazione ”, ha dichiarato il fondatore. Quasi trecento persone si sono ritrovate alla cena benefica di raccolta fondi per questa quanto mai utile iniziativa. Molte le personalità presenti, fra loro il giornalista e conduttore televisivo Cesare Cadeo che ha annunciato un evento al Santuccio previsto in autunno per sostenere la neonata associazione. Specializzandi di Cardiologia
Matilde Beghi, Diletta Fedi, Michela Balbo
Cesare Beghi con Col. Claudio Cappello
Franz Di Cioccio, Roberto Coen Giancarlo Cremona Dr. Franco Compagnoni e con il Direttore Cesare Beghi con amici di Luino Porisini Rettore Univ. Insubria, Flavio Premoli, Cesare Beghi, Patrick Dijas
Prof. Roberto Deponti con Maurizio Matteucci, Sabrina Maritan, Paola Troian, Alessio e Annacarla Pierluigi Pulimeno AD Pandora, Cristina Locatelli Fornasetti e amiche Cesare Cadeo, Maurizio Dossena Reg. Manager Banca Fideuram
Lionisti
Dr. Giuseppe Calveri
Chiara Natale, Raffella Lunati, Valentina Poscia, Elena Infermiere Comparto Operatorio di Marsico, Debora Di Marco, Carolina De Angelis, Luca Cardiologia Marsico, Ilaria Superchi, Roberta Provasi
Francesco Manarino, Cesare Beghi e Vincenzo Calce Dir. Radisson Blu Milano
Davide Bergamasco, Bruno Luca Missoni Bussini, Micaela Mattironi e Italo con la moglie Scarola Judith
Studentesse in medicina
Prof. Orecchia con Prof. Cesare Beghi
Il Direttore con Attilio Fontana
Giulio Baracchi e signora, arch. Paolo Albrigo
Dr. Franco Maslowsky e signora, d.ssa Alessandra Russo, Ivan Caico, Prof. Antonio Spanevello
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Foto Alari
GOOD BYE MAGGIORE CORONA Bella, simpatica, umana e super professionale. Il Maggiore Gerardina Corona è stata come un raggio di sole nella nostra provincia che oggi lascia per altre importanti missioni. Mai fino ad oggi, una donna tanto femminile ha coperto un ruolo così importante e delicato, normalmente appannaggio maschile, la prova che le quote rosa non servono perché in quota lo siamo già! Per dire addio a Varese che l’ha tanto amata il Maggiore Corona ha organizzato un cocktail d’addio nei giardini del ristorante Da Annetta, festeggiata da una moltitudine di amici e colleghi dell’Arma dei Carabinieri.
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Foto Alari
IL PREMIO CHIARA SALPA SULLO STRADIVARI
Una bella idea quella di annunciare i finalisti sull’Isolino Virginia, salpando dal Lido della Schiranna a bordo del battello elettrico della nuova navigazione del lago di Varese. La rosa dei finalisti è stata svelata dal Presidente Romano Oldrini e da Bambi Lazzati all’interno della Tana di Francesco Testa che ha prodigato ai presenti un delizioso aperitivo a chiusura dell’evento. Finalisti del Premio Chiara sono Davide Bregola, “La vita segreta dei mammut in Pianura Padana”, Francesca Manfredi con “Un buon posto dove stare” e Luca Ricci, già vincitore del Chiara in passato. I finalisti del Premio Chiara Giovani dal tema “La porta di casa” sono stati presentati dal direttore di Varesereport, Andrea Giacometti in presenza di quattro giovani autrici presenti nel libricino con i 27 racconti inediti. Premio alla Carriera per Valerio Massimo Manfredi mentre il Premio per gli Inediti va al napoletano Marco Cavaliere con il suo “Il breve ritorno di Colapesce” edito da Pietro Macchione. Il Questore Giovanni Pepè con il Direttore
Bambi Lazzati con l’Ass. Reg. Francesca Brianza
Bambi Lazzati e Ferruccio Zuccaro, nocchieri per un giorno
Questore di Varese Dottor Giovanni Pepè, Matteo Quattro giovani finaliste con Andrea Inzaghi, il Provveditore Merletti, Avv. Ferruccio Giacometti accanto al Presidente Romano Zuccaro, il Direttore, Francesca Brianza Ass. Oldrini e Bambi Lazzati Reg., Roberto Cecchi Ass. Cultura Comune di Varese
Il Premio Inediti Marco Cavaliere Nicoletta Romano nuova con l’editore Macchione presidente del Premio della stampa 2017
Bambi Lazzati con quattro giovani finaliste
Franca Bellorini e Giovanna Brebbia
Gli speech dell’Ass. Reg. Francesca Brianza e del Questore Giovanni Pepé L’intervento dell’Ass. Roberto Cecchi
Il Premio Inediti Marco Cavaliere con l’editore Macchione
Ass. Roberto Cecchi con Bambi Tre civette sul comò Lazzati e lo chef Francesco Testa
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Foto Alari
INAUGURAZIONE DELLA LIBRERIA UBIK
Gli affamati di pensiero varesini sono salvi! I nostri magnifici tre Cristina, Luca e Luisa sono di nuovo in pista per nutrire le menti voraci dei loro lettori. Questo grazie alla preziosa collaborazione di Flavia Magnoli che ha accolto generosamente i transfugi offrendo loro lo spazio che presto comunicherà con la Boutique BaseBlù, divenendo così un porto di sapere e di glamour. Il nuovo tempio dei libri varesini si avvale oggi di un’ampio spazio al piano superiore per presentare e discutere sulle opere e gli autori, oltre ad un fantasioso ed accogliente corner dedicato ai lettori in erba.
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Foto di Cristina Dei Poli
BUON COMPLEANNO TRATTORIA DELLE ZUCCHE
Lo staff
La nota e amata Trattoria delle Zucche di Osmate ha festeggiato, come da tradizione, il suo anniversario organizzando un allegro convivio alla presenza dei suoi piÚ fedeli clienti. Una serata all’insegna della buona cucina come da ben 13 anni il grande Massimiliano Croci, maestro degli inimitabili antipasti di terra e di mare, propina ai suoi numerosi aficionados.
TRATTORIA DELLE ZUCCHE Via Maggiore, 30 - 21018 Osmate (VA) - Tel. +39 0331 953569 trattoriadellezucche@libero.it - www.trattoriadellezucche.com Varese on the move
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MI DIFENDO CON KRAV MAGA
Grande entusiasmo per la quarta e ultima lezione del “ Progetto Mi Difendo”, il corso gratuito di difesa personale femminile organizzato dal JBS Krav Maga Mornago del maestro Stefano Gallucci con la collaborazione di Nico Serrentino. Il corso Patrocinato dal Comune di Varese si è svolto nella splendida cornice di Villa Toeplitz suddiviso in 4 incontri. A dare maggior lustro al Progetto Mi Difendo, sono state la presenza molto apprezzata del funzionario di Polizia di Stato Ilaria Castiglioni e dell’agente Martina Grande, che hanno spiegato le disposizioni di legge e risposto alle domande inerenti la tutela delle donne in caso di abusi e aggressioni. Altra presenza importantissima e molto apprezzata è stata quella della psicologa Dottoressa Alessandra Visone che ha risposto con estrema chiarezza alle domande che le sono state fatte dalle partecipanti per quello che riguarda la sfera più legata alle conseguenze emotive in caso di aggressione. “La presenza delle Forze di Polizia e della Psicologa, sono la chiave di volta di un percorso completo e strutturato per sostenere le vittime e prevenire la violenza sulle donne” dichiara il maestro Stefano Gallucci. “Le tecniche dell’autodifesa femminile che abbiamo presentato sono semplici, efficaci e di facile acquisizione” continua Gallucci, “ I fondamenti si ritrovano nella disciplina del Krav Maga”. ”Sono rimasta particolarmente contenta e soddisfatta di quello che ho appreso in 4 lezioni”, dichiara una delle partecipanti, “so che la mia sicurezza dipende dalla serietà di chi insegna l’ autodifesa, e ho trovato nel maestro Gallucci un professionista con preparazione che non si improvvisa, tant’è che continuerò a frequentare i suoi corsi.” Come dice sempre il maestro - se nessuno difende le donne, le donne devono imparare a difendersi da sole. -... e a Varese il messaggio è passato.
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Foto Cristina Dei Poli
DECIMO COMPLEANNO DELLA GEMMA RARA La serata si è aperta con le note musicali dei WONDERLAND che hanno allietato l’ aperitivo nella splendida cornice del
Giacomo e Sabrina Brusa
Alessandro Claudia e Veronica Tonolini
Raffaella e Lele Montoli
chiostro del Golf di Luvinate mentre, nel corso della cena, il Dr.Casalone ha illustrato l’attività della associazione che per questo decimo compleanno si è fatta un regalo pubblicando Il volume MALATTIE RARE A VARESE - GUIDA AI SERVIZI creato per agevolare le persone affette da una patologia genetica rara nel rintracciare con facilità le informazioni di carattere medico e sociale relative alle realtà presenti sul territorio della provincia di Varese e distribuito gratuitamente al Lunedì mattina, dalle ore 8.30 alle 10.30, presso l’Ambulatorio di Genetica Medica la cui attività è sostenuta dalla stessa associazione, mediante
Fabio Binacchi e Fulvia Riganti con Valeria Caruso - organizzatrice della serata
Beatrice Bertoni e Valentina Moroni
Karina Ritz e Maria Teresa Crudele
Paolo, Piera e Chiara Ambrosoli
Danilo ed Ildy Centrella
I soci RC Varese Verbano: Borghi, Laudi e Belli
erogazione di borse di studio per Biologi specializzati grazie soprattutto al contributo del Club Rotary Varese Verbano ospite della serata. L’associazione persevera da un decennio con l’attività divulgativa negli istituti di istruzione superiori tenendo lezioni di genetica per fare conoscere tale disciplina e sensibilizzare i ragazzi sulle tematiche relative le malattie rare, illustrando le metodologie di indagine laboratoristica e le principali strategie di approccio diagnostico. L’attenzione alle famiglie dei pazienti affetti da malattie rare costituisce un altro punto cardine nelle attività organizzate dalla onlus.
Guido Zanzi e i suoi “wonderland”: Riccardo Cugnasco, Maxime Tosi ed Alessandro Gareri
Maddalena Marinoni e Paola Granata
Martina e Aura Roncalli col presidente RC Vaese Norberto Silvestri e il Direttore Verbano Alberto Macchi
I soci RC Varese Verbano: Gaslini, Arberi e Consolo
Massimo e Marina Bigoni, Laura Bramati, Yania e Luigi Jemoli col Presidente della Gemma Rara Giulio Broggini
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Foto di Cristina Dei Poli
BENVENUTO FASHION SHOW A VILLA NAPOLEONICA
Unbelievable…. Incredibile, diciamo noi, perché questa sfilata dal tocco internazionale ha dimostrato che spesso non serve avere le physique du rôle o essere degli stecchetti paludati per fare le indossatrici. Con grazia, femminilità e un pizzico di sana ironia, queste signore provenienti da diversi Paesi sono state più che all’altezza della situazione. Assolutamente deliziose, molto consce del ruolo, hanno sfilato con i modelli firmati Lydia Tricot, Vintage Wear by New2You, sfoggiando con charme e disinvoltura i vezzosi cappelli by Nadine e gli accessori in pelle di Apex. Una mattinata in cui, grazie al Benvenuto International Club che raggruppa le donne straniere residenti nel territorio, il mondo si è riversato in città senza dimenticare di fare del bene grazie ad una lotteria i cui proventi sono andati a favore di Spazio Blu che si occupa di autismo. Sue Davis, la presidente del Benvenuto International Club
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Foto Alari
GARA FINSTRAL - M+M Al Golf Club di Luvinate si è svolta una delle gare che fanno parte del circuito di Archigolf dedicata agli architetti golfisti. Main Sponsor dell’intero circuito è l’azienda Finstral mentre questa tappa, particolarmente ambita e avvenuta sul percorso varesino, è stata sponsorizzata da M+M, la nota e storica azienda di serramenti appassionata di questo challenge sportivo. arch. Marzio Dal Cin con Andrea Buzzetti e Mauro Manto arch. Ernesto Muscatello
arch. Carlo Ghisolfi con Emerico Amari
Andrea Buzzetti, Mauro Manto, arch. Carlo Ghisolfi
Mauro Manto, arch. Alberto Valentina Panatero, Presidente Golf Luvinate Sig. Olinto Cecconello, arch. Marzio D’Elia Dal Cin, arch. Alberto D’Elia, Mauro Manto
Signora Ada De Bernardi, arch. Alberto D’Elia
Federico Taroni, arch. Filippo Colombetti
Alessandro, Francesco, Silvia arch. Carlo Ghisolfi, arch. Broggini, Mauro Manto, dott. Johnny Ernesto Muscatello, arch. Casagrande, Giulia, Diego Filippo Legnaghi
Paola Manto, Mauro Manto
Mauro Manto, Andrea Milani, Paola Manto, Silvia Broggini, Miriam Buzzetti
Hermann Mayer, Giorgio Vercelloni, Gianmaria Pinna e un amico
dott. Johnny Casagrande, Giulia, Andrea Milani, arch. Marzio Dal Cin, Paola Manto, Silvia Broggini, Mauro Manto, Francesco
M+M snc
Show-room: Viale Valganna 34 - 21100 Varese Tel. 0332 284213 Email: info@mpium.it - www.mpiumserramenti.com Sede: Via Pergine 5 – 21100 Varese Tel. 0332 330151 - Fax 0332 332747
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Foto Cristina Dei Poli
IL TEATRO ALLA SCALA CONQUISTA L’IPPODROMO
Lorenzo Viotti durante le prove alle Bettole
Alexander Pereira Sovrintendente Giorgio Gori, Adriano Galliani, Bruno alla Scala con Paolo Besana Capo Ermolli Uff. Stampa del Teatro
Massimiliano Ermolli e Rinaldo Invernizzi
Davide e Pamela Il giornalista Galimberti Carlo Rossella
Giorgio Gori, Bruno Ermolli, Adriano Galliani
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Dasha e Alessandro Ricci
Titti Colombo e consorte
Serata memorabile all’ippodromo delle Bettole con l’orchestra dell’Accademia della Scala diretta da Lorenzo Viotti, nativo di Losanna e da molti considerato come la futura stella della grande musica a livello internazionale. Un evento che ha riunito la crème de la crème meneghina invitata per una cena firmata “Venanzio” sulla terrazza VIP dall’anfitrione, nonché ispiratore della serata, Dottor Bruno Ermolli vice-presidente del Teatro alla Scala. Il giovane Direttore ha incantato gli ospiti e il pubblico stipato nelle tribune, accorso in gran numero per ascoltare brani d’opere famose cantate dal tenore Benjamin Bernheim. Dopo l’intervallo dedicato alle corse la serata si è conclusa con la Sinfonia n. 4 di Ciajkovski, musicalmente ardua, che il giovane Maestro ha eseguito in maniera impeccabile dimostrando tutta la sua virtuosità.
Bruno e Iris Ermolli con Gabriella Dompé
Giorgio e Laura Fossa con Laura Guido Borghi Pres. Ippodromo di Teso Varese
Davide Galimberti Sindaco di Varese, Samuele Bruno Grizzetti e Francesca Sironi e I direttori Nicoletta Romano Sen. Antonio Allegra Groppelli e Alessandro Sallusti Tomassini e consorte Astuti Sindaco di Malnate, Dott. Ermolli, Virginia Tavazzani Bruno Ermolli Raffaele Cattaneo Pres. Cons. Regione Lombardia, Giorgio Gori Sindaco di Bergamo
Francesca Sironi, Carlo Bonomi, Marco De Luca e Iris Gabriella Dompè, Alessandro Ermolli Ermolli
Veronica Tufano, Paolo Veronesi, Gabriella Dompè
Barbara Colombo e Nicola Bedin, Lucia Scajola, Mariacarlotta Francesco De Lorenzo Rinaldini, Valentina Pellegrini, Geronimo La Russa
www.nuovaclean.it
Foto Alari
FESTA DELLA REPUBBLICA I MERITEVOLI
Consegnate in Sala Campiotti, Camera di Commercio, dalle mani del Prefetto di Varese Dott. Giorgio Zanzi, le onorificenze “Al merito della Repubblica Italiana”. Dopo la cerimonia dell’alzabandiera, seguita dalla deposizione delle corone al monumento ai Caduti il corteo ha raggiunto Piazza Monte Grappa. Diciannove gli insigniti al merito festeggiati dalle massime Autorità cittadine, dal Sindaco Davide Galimberti al padrone di casa Giuseppe Albertini Pres. Camera di Commercio e numerosi Onorevoli, tra cui Maria Chiara Gadda e Giuseppe Zamberletti.
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Foto di Michele Larotonda
Foto Alari
IMMAGINI NEL TEMPO
FOTOGRAFI E FOTOGRAFIA A VARESE TRA ‘800 E ‘900 A cura di Daniele Cassinelli, Sergio Rebora e Giorgio Sassi la bella mostra al Castello di Masnago dedicata alla storia della fotografia e dei fotografi a Varese negli anni tra l’unità nazionale e la Seconda guerra mondiale. Più di un centinaio di immagini, scelte tra gli oltre ottocento fototipi, per la maggior parte inediti, della fototeca dei Musei Civici di Varese, di recente oggetto di operazioni di riordino e catalogazione. Attraverso le immagini della fototeca ritrovata e la narrazione delle vicende dei personaggi viene a delinearsi, più in generale, la storia della città, del suo territorio e dei suoi abitanti, in un grande affresco corale che si colloca in un più ampio Il curatore dei Musei Civici Daniele Cassinelli
Anna e Antonio Bandirali
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Ass. alla Cultura Roberto Cecchi e prof. Sergio Rebora
Giorgio Sassi con Carlo Mazza Presidente Italia Nostra Sezione Varese
quadro d’insieme della fotografia storica italiana tra due secoli. La rassegna è accompagnata da un volume, edito da Scalpendi, che si apre con un ricco album di immagini suddivise per temi, selezionate in prevalenza tra quelle appartenenti alla fototeca dei Musei Civici (integrate con altre fotografie conservate presso l’Archivio Storico Civico di Varese, il Museo Vela di Ligornetto e alcune collezioni private. La mostra e il volume sono stati realizzati con la collaborazione di Italia Nostra - Sezione di Varese - e con il contributo della Fondazione Comunitaria del Varesotto e del comitato culturale del Centro Comune di Ricerca di Ispra.
Foto di Michele Larotonda
WALL OF DOLLS A MILANO Per il quarto anno consecutivo l’installazione artistica nata a sostegno della lotta contro la violenza sulle donne,ha fatto convergere Associazioni, Artiste, Avvocati, Medici, Poetesse, Scrittrici, Stiliste al Muro delle Bambole di Via De Amicis a Milano. Riprendendo una tradizione indiana per cui, ogni volta che una donna subisce violenza, una bambola viene affissa su ogni porta, il muro sarà un simbolo permanente di questa Città. L’evento si è svolto il primo giorno della settimana della moda dedicata all’uomo per sollecitare il mondo del fashion nel contribuire a creare uomini veri, belli fuori, ma anche dentro. Una maniera per sensibilizzare i giovani insegnando loro che l’oppressione maschile sulle donne è un male assoluto di questa società. Tra le numerose celebrità che hanno contribuito alla creazione del wall od Dolls lanciato da Jo Squillo figurava Max Laudadio, Maria Grazia Cucinotta, Antonio Marras, Stella Mc Cartney, Geox, Vivienne Westwood, Gisella Borioli, Giusy Ferreri.
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