CIARCIÀ
DISTOPICA REALTÀ
DISTOPICA REALTÀ di Livio Bosco
I lavori del pittore comisano Giuseppe Ciarcià hanno il merito di restituire spontaneità alla rappresentazione pittorica attraverso la manifestazione dei movimenti di umore più intimi e profondamente inerenti all’animo dell’artista, che riesce a scrutare il mondo e la società circostante con uno sguardo differente e a condividerne l’intuizione mediante le proprie creazioni. Questa spontaneità espressiva si traduce in un caotico traboccamento di immagini e di segni, che nascono volta per volta, senza uno studio preventivo, e vanno a occupare ogni angolo disponibile della tela. Tale caratteristica che si ritrova in quasi tutti i lavori in mostra, dai dipinti legati alla serie “Petrolio” sino alla serie “Comiso rivisitata” - è abbinata a scelte cromatiche estremamente originali e vibranti e richiama immediatamente alla mente quel arcaico senso di horror vacui: caratteristica che rivela l’animo inquieto e ansioso dell’artista nel tracciare su tela la propria visione. Nel caso dei lavori in mostra, le preoccupazioni dell’autore sono focalizza5
te sull’evoluzione prevaricante, smodata e onnipervasiva della società occidentale, che viene rappresentata nell’imponenza della città industrializzata, mettendo in risalto le contraddizioni di questo mondo odierno che risulta essere sempre meno a misura d’uomo. Una delle peculiarità dei lavori di Ciarcià, che ritroviamo in tutte le opere in mostra, sono le bolle che si frastagliano sul cielo, occupandolo quasi per intero, e che fluttuano disorientate al di sopra delle città a volte piene di costruzioni, altre volte invece piene di ciminiere. Tra le chiavi di lettura possibili su questo aspetto del lavoro di Ciarcià, si possono identificare tali bolle con l’uomo che non riesce più a collocarsi sulla terra e per questo vaga spasmodicamente alla ricerca del proprio spazio. Un uomo che ha perso la propria consistenza, diventando a tal punto leggero e privo di legami con la terra, da essere una bolla che vaga e si dilegua nell’aria. Proprio per tale motivo in quasi tutti i lavori si trova raramente la figura umana nelle composizioni. Se nei lavori del ciclo “Petrolio” l’esecuzione pare risultare maggiormente tesa per via delle preoccupazioni che l’artista descrive, la serie “Comiso” rivisitata invece esprime aspetti più intimi e personali dell’artista, 6
che svelano il duplice sentimento di amore e odio provato nei confronti della propria città natale. Qui l’autore rappresenta la propria città come una fitta rete di palazzi sovrapposti l’uno sull’altro privi di prospettiva, donando alla composizione una suggestiva atmosfera teatrale. In questi lavori sono forti i richiami nostalgici del rifugio, del porto sicuro, a cui rendere omaggio volta per volta e al quale l’autore dona a ogni esecuzione una parte di sé. Nonostante questo senso di natalità e il legame che lo unisce alla propria terra, anche qui non si esime dal rappresentare i fasti di questa evoluzione globalizzante con le medesime modalità della serie “Petrolio”, quasi intenda rimarcare che oggi questa evoluzione miope non esenti neppure i piccoli centri urbani. In questo genuino ma tumultuoso racconto l’artista al fine di evitare di gravare eccessivamente sulle proprie composizioni cerca di alleggerire le proprie ambientazioni grazie alle originali soluzioni cromatiche: un esempio su tutti è la scelta di utilizzare colori fluo, che donano in questo modo ai propri lavori un aspetto che pare collocarli lontane nello spazio e nel tempo rispetto a noi, in una dimensione irreale che invece nella realtà risulta tutt’altro che distante e “irreale”. 7
Tra le opere selezionate, oltre alle tematiche già discusse, sono presenti in minor numero alcuni lavori dalle influenze tribali, assieme ad altre due opere di denuncia stavolta riguardanti il gioco d’azzardo, nelle quali è si può riscontrare il medesimo modus operandi già discusso in precedenza. Le uniche opere, invece, in cui il bisogno spasmodico di riempire la tela per intero viene meno sono quelle di matrice astratta (circa quattro) che concettualmente si legano alle vedute urbane, ma che in questo caso pongono l’uomo in primo piano, sempre sotto forma di sfera, eliminando però totalmente ogni forma di contesto paesaggistico, focalizzandosi maggiormente su quesiti esistenziali legati al nostro essere e sui molteplici perché della nostra esistenza. In conclusione, ritengo opportuno specificare che analizzare in un breve saggio introduttivo il lavoro del pittore Ciarcià risulta estremamente limitante sia per la quantità di spunti che vi si possono ritrovare, sia per la creatività che tali lavori pur nella loro semplicità possiedono. Non resta quindi che lasciare a voi visitatori la possibilità di immergervi tramite questi caleidoscopici lavori nella utopica realtà narrata dal nostro protagonista odierno. 8
ACCENDETE I VOSTRI SOGNI di Andrea Guastella
Per alcuni l’arte è un lavoro, per altri una scelta, per pochissimi – i soli a non aver dimenticato di essere stati, un tempo lontano, bambini – la scoperta di come “la Vita scorre talmente in fretta che dimentichiamo di viverla”. E come “viverla” da artisti, come impedire che ci sfugga tra le dita se non mediante una proliferazione di segni che, non sottintendendo nulla, non vincolandosi cioè a sensi precisi, terzi rispetto alle cose rappresentate quanto alle forme che le esprimono, rimandano, continuamente, all’assoluto? “L’arte”, scriveva Dubuffet, “non viene a dormire nei letti che le hanno preparato, scappa appena si pronuncia il suo nome: quello che ama è l’incognito. I suoi momenti migliori sono quando dimentica il suo nome”. A quest’anonimato, da non leggersi come assenza di una dimensione pubblica, quanto come affermazione perentoria del privato, appartiene la pittura di Giuseppe Ciarcià. Una pittura pura, libera da condizionamenti culturali, sotto certi aspetti affine all’Art Brut – parola che, a dispetto dalla sua assonanza 11
con l’italiano “brutto”, vuol dir semplicemente grezza, non edulcorata, come un ottimo champagne – e tuttavia affatto “brutale”, prossima, per l’iterazione di stilemi, al Naïf: attitudine estetica che, pur avendo in comune con l’Art Brut l’origine appartata, si caratterizza per un approccio più idilliaco. Ciarcià segue unicamente le sue regole e il suo linguaggio ha un forte impatto emozionale. Linee astratte e colori sgargianti sono suoi tratti specifici, affinati da una pratica costante. Il suo corpus, limitatamente alle opere in mostra, inizia idealmente con Petrolio: una serie di dipinti in cui a una rete di depositi, condotti e ciminiere, corrisponde un cielo non più azzurro, solcato da palloncini simili a bolle di sapone, ma il cui colore più scuro tradisce una carica mortifera, simbolizzata da elementi solidi, triangolari che magari, portati dal vento, si leveranno in alto, ma ricadranno presto al suolo, seminando, anziché alberi e piante, terribili veleni. Che genereranno, a loro volta, altre fabbriche, altri sistemi di depurazione, senza lasciare alcuna via di fuga. In questo labirinto di colori l’uomo è quasi assente. Di lui rimangono poche immagini totemiche o, come nelle grotte preistoriche, scritte e visioni: cartoline, con tanto di Tour Eiffel, spedite da 12
un’epoca lontana. È questa la sorte subita dalla stessa città natale dell’artista, riassunta in forme geometriche, essenziali. La sua Comiso esiste solo nei ricordi: è un tappeto di colori in cui Ciarcià per primo si rifugia, e in cui anche noi possiamo entrare. Concludo, come ho iniziato, citando un suo aforisma: “Accendete i vostri sogni, inseguiteli, a costo di viverli”. Non ne sarete per forza confortati – i sogni sono a volte un po’ inquietanti – ma illuminati di sicuro.
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DIPINTI
Petrolio, 2006
Tecnica mista su tela, 164 x 151 cm 16
Petrolio, 2007
Tecnica mista su tela, 160 x 115 cm 17
Petrolio, 2013
Tecnica mista su tela, 100 x 100 cm 18
I sogni posso diventare realtà Tecnica mista su tela, 205 x 120 cm
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Comiso rivisitata
Tecnica mista su tela, 60 x 50 cm 20
Comiso rivisitata, 2006
Tecnica mista su tela, 147 x 121 cm 21
Miti metropolitani, 2004
Tecnica mista su tela, 100 x 70 cm 22
Petrolio, 2007
Tecnica mista su tela, 137 x 100 cm 23
Petrolio, 2007
Tecnica mista su tela, 104 x 146 cm 24
Petrolio, 2007
Tecnica mista su tela, 100 x 137 cm 25
Petrolio, 2007
Tecnica mista su tela, 95 x 131 cm 26
Petrolio
Tecnica mista su tela, 44,5 x 79 cm 27
Comiso rivisitata, 2006
Tecnica mista su tela, 71 x 151 cm 28
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Razionalità, 2007
Tecnica mista su tela, 130 x 103 cm 30
Bingo
Tecnica mista su tela, 153 x 120 cm 31
Astratto, 2007
Olio su tela, 80 x 80 cm 32
Nascita di una vita, 2006
Tecnica mista su tela, 110 x 100 cm 33
Astratto, 1996
Olio su tela, 106 x 96 cm 34
Astratto, 1996
Olio su tela, 106 x 96 cm 35
Contesa, 2005
Tecnica mista su tela, 80 x 114 cm 36
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(Dettaglio) 38
Pazzia, 2007
Tecnica mista su tela, 136 x 100 cm 39
Kabul, 2007
Tecnica mista su tela, 146 x 109 cm 40
Dedicato ad Angela, 2007 Olio su tela, 130 x 100 cm
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CARTE
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 44
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 45
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 46
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 47
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 48
Petrolio
Tecnica mista su cartoncino, 100 x 70 cm 49
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 50
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 51
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 52
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 53
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 54
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 55
Comiso rivisitata
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 56
Vaso di fiori
Tecnica mista su cartoncino, 70 x 100 cm 57
BIOGRAFIA Nasce a Acarigua (Venezuela) nel 1959 da genitori comisani, rientrato in Sicilia con la famiglia negli anni 60, trascorre un’infanzia felice e spensierata alla ricerca di emozioni e stimoli per la sua fervida fantasia. Dopo segue studi tecnici che lo portano a conseguire il diploma di geometra presso l’istituto “E. Fermi” di Vittoria. Già in questo periodo comincia a mostrare il proprio interesse per l’arte, in quegli anni partecipa ad un concorso di pittura, ottenendo il primo premio con un’opera intitolata “Vicolo chiuso” una sorta di muro montaliano che non permette nessuna via di fuga, nessun varco, evidenziando sin da subito il tema dominante della propria produzione futura. Inizia così con i primi studi da autodidatta, sperimentan-dosi e confrontandosi con altri esordienti artisti locali. Negli anni ‘90 partecipa a diversi concorsi e mostre personali esponendo nei principali comuni della provincia di Ragusa. Nei primi anni del 2000 viene selezionato da un’apposita giuria di esperti: Philippe Daverio, Enrico Astuni, Diego Strazzer, Mirko Bedussi, Roberto Agnellini e Ettore Marchina con l’opera “Petrolio” per il Concorso Nazionale in memoria di “Marco Zuanazzi” tenutosi a Rodengo Saiano (Brescia) nel 2003. Durante gli ultimi decenni l’artista partecipa a diverse collettive a livello nazionale. 59
CIARCIÀ DISTOPICA REALTÀ MAGGIO - GIUGNO 2022 EDONÈ arte viva club Via Cavour 39 Vittoria (Rg) www.edoneartevivaclub.it info@edoneartevivaclub.it PRODUZIONE Arte Viva MOSTRA A CURA DI Giovanni Bosco PROGETTO GRAFICO E FOTOGRAFIE Edonè studio. TESTI Andrea Guastella Livio Bosco Si ringraziano per la collaborazione: Carlotta Bosco, Antonio Magariello e Domenico Venezia.