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COMUNICARE ATTRAVERSO GLI ALLESTIMENTI ARTISTICI L’ESPERIENZA DI COLLETTA DI CASTEBIANCO Barbara Bertagni
“Ci vuol arte per fare qualsiasi cosa” (Luigi Pareyson)
Gli allestimenti artistici costituiscono un'efficace, coinvolgente ed innovativa modalità di comunicazione e di gestione dell'immagine di un’azienda o di un territorio. Allestire uno spazio significa creare un clima, generare una cornice che favorisca e stimoli la riflessione e il confronto, metacomunicare valori e vision, sorprendere con un'accattivante gestione d'immagine, coinvolgere non solo a livello cognitivo, ma anche a livello emozionale. L'obiettivo che ci si prefigge con un allestimento è suscitare attenzione e interesse, comunicare, sorprendere, coinvolgere, accogliere, accostare alla riflessione sul piano strettamente cognitivo la scoperta che procede attraverso il pensiero immaginale. Gli allestimenti vengono solitamente realizzati nelle organizzazioni: come strumento di comunicazione interna per catalizzare l’attenzione su temi che richiedono forte coinvolgimento quali il knowledge management, la gestione del cambiamento, lo sviluppo dei modelli di leadership, i processi di motivazione, la qualità totale, il management interculturale e i processi di internazionalizzazione; come strumento di comunicazione esterna per interfacciarsi con i propri interlocutori in modo originale e coinvolgente; per promuovere progetti di particolare rilievo. Tra gli strumenti che vengono utilizzati: scenografie, proiezioni, giochi di luce, immagini d'arte, fumetti, fotografie, brevi testi scritti, sculture, suggestioni di musiche e colori, spunti letterari e poetici. Ciascun allestimento è progettato su misura a partire da un’attenta analisi dell’organizzazione cliente, della sua cultura tacita ed esplicita, dei riti e dei miti che caratterizzano la sua storia, dei paradigmi condivisi e dei cambiamenti in atto, degli obiettivi da raggiungere e del destinatario da colpire. Ogni allestimento è unico e può essere temporaneo o a lunga durata.
Caso – Allestimento del Borgo Medioevale di Colletta di Castelbianco Colletta di Castelbianco è un borgo medioevale molto suggestivo: un grappolo di case di pietra dalle finestrine colorate arroccate nell’entroterra ligure di Alberga (Sv) all’interno di una fitta ragnatela di vicoli e carrugi. Recentemente restaurato dall'architetto Giancarlo De Carlo e interamente cablato, il borgo presenta un cuore antico e un'anima ipertecnologica. L’intervento è nato all’interno di un progetto più ampio di marketing territoriale:
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per promuovere l’immagine del borgo quale luogo di riflessione e di ricerca, per comunicare la scelta di investire su Colletta quale borgo dedicato alla formazione, per valorizzazione il paesaggio e l’architettura del borgo insieme alla sua intensa potenzialità tecnologica. La difficoltà era quella di riuscire a coinvolgere un target molto differenziato di persone con un intervento che parlasse il linguaggio della formazione, ma che fosse ludico e divertente, al tempo stesso. La società che gestisce il borgo di Colletta ha scelto come società di consulenza il Centro Studi Logos che ha allestito il borgo trasformando per un giorno l’intero paese in un labirinto magico fatto di suggestioni teatrali, musiche, colori, immagini e opere d'arte, poesie, riflessioni filosofiche, luci e ombre, specchi, illusioni ottiche, profumi e sapori, giochi, prove di abilità e problem solving. Un percorso di scoperta introdotto dalla frase di Proust “Il vero viaggio di scoperta non consiste nello scoprire nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Il focus dell’allestimento è stato posto sui meccanismi di immaginazione e rappresentazione che caratterizzano il percorso di ricerca su di sé, per richiamare il fatto che Colletta è un laboratorio dove si ricercano modi diversi per vedere e ricostruire il mondo, nuovi modi di fare, produrre e progettare, comunicare e potenziare le competenze personali. L’intero allestimento è stato realizzato all’interno del binomio realtà e rappresentazione: un percorso tra oggetti reali e oggetti dipinti, identità più o meno reali e immagini riflesse dagli specchi, giochi di prestigio e illusioni ottiche. Un allestimento su tanti livelli fisici e mentali dove gli stimoli e le suggestioni si intersecavano con i tanti livelli del borgo, quasi come a salire le scale rappresentate nella celebre opera di Escher (nell’allestimento proposto sotto forma di puzzle gigante da costruire in gruppo). Molte centinaia di visitatori si sono inoltrati nel dedalo di sentieri di Colletta, immersi in una galleria di immagini a cielo aperto, sfidati da enigmi beffardi, rapiti dai dialoghi col poeta, stimolati a riflettere, anche attraverso giochi psicologici, sui molti livelli di realtà che non sempre i nostri occhi sanno cogliere, alla ricerca della polifonia interiore che ci abita. Come sottofondo: un pianoforte, un violoncello, un sax, un contrabbasso e una voce recitante Pessoa: “La mia anima è una misteriosa orchestra, non so quali strumenti suoni e strida dentro me”.