Educare alla responsabilità

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Educare alla responsabilità di Barbara Bertagni

“L’etica (…) rimane problematica, cioè pone un problema che dà da pensare” (K. Axelos).

E’ una tiepida giornata autunnale. La piccola Sophie è seduta sul bordo della grande vasca tonda del parco intenta a sgranocchiare i biscottini alla cannella che condivide con le anatre… Mamma: ”Guarda c’è un cartello che dice che è vietato dare cibo agli animali, perchè seguono una loro dieta e quello che gli dai potrebbe fargli male”. Sophie: “Ma sono buoni, non vedi che li sto mangiando anche io?”. Mamma: “Lo so che sono buoni per te, ma non necessariamente lo sono per lo stomaco delle anatre”. Sophie “Ma loro li mangiano volentieri e vengono a chiedermeli, se gli facessero male, se ne andrebbero”. Mamma: “Ma magari loro non sanno che non gli fanno bene…”. Sophie: “Come quando io mangio le caramelle con i coloranti?”. Mamma: “Proprio così”. Sophie: “Ma perché mettono i coloranti, se non fanno bene ai bambini?”. Mamma: “ Forse perché così viene più voglia di mangiarle…tu cosa ne pensi?”. Sophie: “Ma se sanno che non fanno bene, non dovrebbero metterli. Non si devono far star male i bambini… secondo me, come qua al parco mettono il cartello per segnalarci che i biscotti potrebbero far del male agli anatroccoli, anche sulle caramelle con i coloranti dovrebbero mettere un disegno che segnala che possono fare male ai bambini”. Mamma: “Potrebbe essere un’idea...”. Sophie: “Perché allora non la mettono? Dici che chi fabbrica le caramelle con i coloranti non ha bambini e quindi non gli importa nulla se i coloranti fanno male? Io da grande scelgo di non fare cose che possano fare male ai bambini”.

Giocattoli colorati al piombo, alimenti impregnati di pesticidi, pappe per bambini arricchite di edulcoranti e coloranti, video-games violenti, vernici tossiche… chi le produce? Uomini e donne come noi, che arrivano al lavoro dopo aver lasciato i figli a scuola, che nel week-end vanno a trovare gli anziani genitori e che, magari, il sabato si dedicano a qualche attività di volontariato.


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Ma perché lo fanno? Qualcuno forse perché ha bisogno dello stipendio, o perché il suo contributo è minimo e comunque perché se non lo facesse lui lo farebbe qualcun altro, o forse perché a volte si è portati a pensare che tanto il mondo funziona così ed è inutile opporsi e poi non è così grave, ci sono cose molto peggiori, se non si dovesse fare, ci sarebbe una legge a vietarlo… o forse semplicemente perché non ci si è mai posti la domanda. Essere responsabili richiede innanzitutto consapevolezza delle proprie responsabilità, quindi apertura alla riflessione su di sé, sui propri valori, sulle conseguenze del proprio agire. Proprio l’esercizio di sostare nello spazio della domanda, nella zona di incertezza data dall’assenza di una risposta già preconfezionata ed univoca, consente di sviluppare il senso di responsabilità. Responsabilità intesa innanzitutto come capacità di non dare per scontato, di sapersi interrogare e confrontare, di affrontare la vita come soggetti pensanti che rivendicano il diritto di essere informati e di scegliere. Passaggio non facile nella nostra società assordata dal bombardamento mass-mediatico, dove tutto dura il tempo di una campagna pubblicitaria, anche il nome della ditta per cui si lavora, quello della banca presso cui si ha il conto… Fusioni, incorporazioni, acquisizioni, nuove mission, nuove vision, nuovi codici etici. Proprio i codici etici - che si propongono di definire in maniera chiara ed esplicita le responsabilità eticosociali di tutti i membri di un’organizzazione - sono molto spesso utilizzati come il principale strumento di implementazione dell’etica all’interno dell’azienda. E potrebbero esserlo davvero, se solo nascessero da un lavoro di confronto e di riflessione condivisa sul loro contenuto. Invece, troppo spesso, sono frutto del lavoro di qualche esperto esterno all’organizzazione o di un taglia e incolla che sicuramente sortisce un buon effetto a livello di immagine, ma difficilmente genera cultura e sensibilità etica condivisa. E’ un po’ come se possedessimo il libro del bene e del male caduto dal cielo, o deciso dai grandi capi: sarebbe molto comodo perché semplificherebbe il tutto, ma sicuramente ci renderebbe irresponsabili, perché non ci verrebbe richiesto di interrogarci, ma semplicemente di adeguarci a quanto scritto. Come, poi, riuscire ad integrare quanto scritto nel codice etico con MBO sempre più pressanti? Un codice etico che ricorda l’importanza di tutelare il benessere di dipendenti e clienti, senza premi o sanzioni, con un MBO, ben collegato agli incentivi salariali, che sollecita ad un risparmio dell’x % sui componenti rispetto all’anno precedente? Promuovere la responsabilità significa generare spazi di riflessione e di confronto sulle proprie attività, per ampliare la prospettiva dalla quale si guarda alle cose, per scoprire aspetti inattesi, per problematizzare ciò che si dava per scontato, per costruirsi reali possibilità di scelta, per vivere e agire con consapevolezza. In alcuni contesti evoluti i bambini, fin da piccolissimi, vengono abituati alla riflessione filosofica per stimolare il dibattito sui temi quali la responsabilità, il bene e il male, la giustizia. Un gruppo di bambini sperimenta la “giornata invisibile”: un’intera giornata nella quale, un po’ per gioco un po’ per magia, si diventa invisibili. Un’intera giornata a disposizione senza che nessuno ci possa vedere… E


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i bambini si lasciano andare all’immaginazione: si precipitano in pasticceria per fare una scorpacciata di dolci, oppure a curiosare nei luoghi proibiti dai grandi, a prendere giochi e pupazzi dagli scaffali del negozio preferito senza dover pagare… Poi ci si racconta le proprie fantasie e si inizia a riflettere sul fatto che a volte quello che ci impedisce di comportarci male sono gli altri, perché vedendoci possono giudicarci, punirci, proibire… Ma allora ci comportiamo bene solo perché gli altri possono vederci, altrimenti diventeremmo “cattivi”? Ma cosa sono il bene e il male? Da qui parte il confronto, la riflessione attraverso le proprie esperienze, i propri desideri, con un adulto che facilita la riflessione raccontando storie, proponendo dilemmi, accompagnando ad esplorare i mille aspetti del ragionamento filosofico sul bene e sul male. Un modo per non chiudere le domande con una risposta, ma per aprire all’abitudine di riflettere e problematizzare, di confrontarsi e ricercare, di diventare grandi e responsabili. E tu cosa faresti se oggi potessi essere invisibile per l’intera giornata?


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