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Perugia: arte e architettura

Perugia è il capoluogo1 della regione Umbria, nel cuore dell’Italia. Non è tra le città più conosciute dai turisti stranieri, ma stupisce i suoi visitatori per la sua bellezza ed è tutta da scoprire! Si trova sopra una collina2 e per questo motivo dalla città si può vedere un bellissimo panorama.

Perugia è un museo a cielo aperto con i suoi monumenti di epoche passate. La sua storia, infatti, inizia molti secoli fa e ancora oggi possiamo ammirare resti importanti degli Etruschi e dell’epoca medievale. Dagli Etruschi ereditiamo alcuni monumenti come il Pozzo Etrusco e l’Arco Etrusco, mentre del periodo medievale conserviamo, in particolare, la cattedrale di San Lorenzo, la Fontana

Maggiore e l’antico acquedotto3 .

1. capoluogo: la città principale di una regione.

2. collina: piccola, bassa montagna.

3. acquedotto: costruzione per portare acqua in città e nelle case.

Tra le opere simbolo della città, la più importante è sicuramente la Fontana Maggiore, che insieme al Palazzo dei Priori e alla cattedrale, decora la piazza principale, Piazza IV Novembre.

All’altro estremo del centro storico, troviamo un altro luogo simbolo di Perugia: la Rocca Paolina. Il nome deriva da papa Paolo III, che decide di costruire questa imponente fortezza a metà del Cinquecento. Dentro la rocca, possiamo vedere la grandezza di questa costruzione, ma non solo: qui sono conservate alcune opere dell’artista contemporaneo Burri.

L’arte e i monumenti rendono unica la città di Perugia; non solo artisti contemporanei, ma pittori e scultori di ogni tempo hanno lasciato le loro opere. Tra questi il pittore Pietro Vannucci, detto il Perugino, che ha vissuto a lungo nella città alla fine del Quattrocento e dà il nome alla strada principale, cioè Corso Vannucci.

Infine, se visitate la città, non potete perdere le produzioni artistiche tipiche del territorio, tramandate da molte generazioni. Tra le più importanti ci sono la lavorazione della ceramica e quella dei tessuti, che decorano le case e i giardini dei perugini (così sono chiamati gli abitanti di Perugia).

Io e Julie ci sediamo all’ultimo banco, strano per noi, ma oggi dobbiamo parlare un po’ per trovare una soluzione al mio problema. Sono preoccupata perché non mi vengono in mente idee, ma Julie sembra molto ottimista, forse saprà aiutarmi. Pian piano arrivano gli altri studenti e le altre studentesse, siamo 15 in totale, ma ci sono alcuni assenti: è difficile per tutti svegliarsi presto il lunedì mattina.

Per ultimo arriva anche il professore: è un uomo di circa 50 anni, alto con i capelli neri e un po’ grigi. È gentile, simpatico ed elegante nei modi e nei vestiti, indossa ogni giorno una camicia a maniche lunghe; oggi è celeste chiaro e la piccola tasca sulla parte destra ha dei ricami blu. Con una mano porta una borsa marrone di pelle piena di libri e l’appoggia sulla cattedra, con l’altra tiene alcuni piccoli fogli colorati.

«Buongiorno a tutti e tutte, come state? Come avete passato il fine settimana?», domanda il professore cominciando la lezione.

«Molto bene, professor Ricci, sono stata al lago Trasimeno questo fine settimana, è stato bellissimo. Ho preso il traghetto fino all’isola Polvese e ho fatto il giro dell’isola. C’erano pochissime persone e la natura era bellissima», risponde con entusiasmo Agata, seduta come sempre al primo banco.

Lei è serba e dopo il corso resterà a Perugia per diventare insegnante di italiano, poi tornerà nel suo Paese per insegnare. Ha le idee chiare e, dato che vuole continuare a studiare in questa università, vuole mostrare al professore di essere brava. È molto concentrata sul suo obiettivo e per questo a volte è un po’ scontrosa con gli altri, ma lei mi piace perché è determinata.

Nel banco accanto a Agata ci sono Rosa e Felipe. Sono brasiliani e sono venuti qui insieme. Il prossimo anno si sposeranno. Lei ha origini italiane e al matrimonio vogliono riuscire a parlare italiano con i parenti siciliani, per questo sono qui. Oggi in classe sono arrivati anche due nuovi studenti, il professore chiede loro di presentarsi.

«Io sono Juan, sono argentino di Buenos Aires e ho 23 anni. Sono qui perché voglio vivere in Italia e trovare un lavoro».

«Io sono Rita, ho 28 anni e sono svizzera. Sono chef in un importante ristorante di Zurigo e sono qui in vacanza».

I due nuovi studenti sembrano simpatici, ma un po’ riservati. Anche io alla prima lezione, quando non conoscevo nessuno, probabilmente ero così agli occhi degli altri.

John e Lucas, invece, sono seduti in fondo alla classe, nel banco accanto al nostro. Da quando è iniziata la lezione non sono stati un attimo in silenzio. Guardano il loro telefono e parlano, sembra che John voglia comprarsi una nuova automobile.

«Forse potresti trovare un lavoro per questi mesi, alcuni negozi in centro cercano commesse», dice a bassa voce Julie. «Sarò qui ancora per due mesi, pensi che potrei guadagnare abbastanza?», rispondo io.

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