Il Rigeneratore Italiano Numero Speciale Smau 2008

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AMBIENTE, MERCATO E TECNOLOGIE PER IL RIUTILIZZO ANNO 5 - NUMERO SPECIALE SMAU - OTTOBRE 2008

IL RIGENERATORE ITALIANO

Numero Speciale

Respirare ICT senza Co2

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In questo numero:

IL RIGENERATORE ITALIANO

AMBIENTE, MERCATO E TECNOLOGIE PER IL RIUTILIZZO ANNO 5 - NUMERO SPECIALE SMAU - OTTOBRE 2008

Direttore Responsabile:

Editoriale

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SMAU 2008 Piattaforma d’eccellenza

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Lettera RI3 - Assoritech

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Lorenzo Pezzato Grafica ed Impaginazione: Marzio Mariani marziomariani@yahoo.it

Dott. Arienti Pres. Centro Coord. RAEE

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Hanno collaborato a questo numero:

Record del mondo nella trasmissione wireless

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L. Rozza, B. Busetto, M. Pasquariello, G. Franza

Giovanna Sissa

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Diffusione in abbonamento annuale ad Euro 95,00 da versare con bonifico a:

Dott. Duretti, Dir. Gen. CSP

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Focus Aziende

Seven Edizioni srl Unicredit Banca ABI 02008 CAB 20000 c/c 40752421 IBAN: IT 62 X 02008 20000 000040752421 Causale: abbonamento Rigeneratore Italiano 2008

Italeco-Dinolite

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FillUp

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Rig.eco

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Automation System

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Lolligo System

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Intervista ad Umberto Montagna

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Le telecomunicazioni entrano al Museo

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Intervista a Marco Gialdi, Pres. Assoritech

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P.Iva 09476110011 REA n. TO-1054974 Capitale sociale Euro 15.000,00 i.v.

PC e risparmio energetico

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Intervista Ass. Mezzi

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Stampa: Grafart - Torino www.grafart.it

Medhat Shafik - Scarabeo

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Box: Italia 24esima per lo sviluppo IT

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Comunicato stampa Telefono Azzurro

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Discariche o miniere?

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Internet e ITC

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Il Ghana sommerso dai RAEE

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Numeri arretrati euro 19,00 cadauno. Seven Edizioni Srl TORINO tel.+39-011/6811263 fax +39-011/6892383 direzione.ri@sevenedizioni.com redazione.ri@sevenedizioni.com

Elenco inserzionisti: Italeco Srl, Smau 2008, LDM Srl, Fep Grafica, Rig.eco Srl, Fill up Srl, Datatex, Mr Cartridge Srl, Nexthink Sas, Automation System Srl, Grafart, Italiana Ripografia Srl, RI3, MV Admakers Snc, Katun Srl, Toscana Ecology, Trentina Engineering Srl, Assoritech, Fastinking Srl, Crema Ecology Service Snc, Lolligo System Snc, Ati Network, Isojet, Si Dream Srl.

www.ilrigeneratoreitaliano.eu

Iscrizione Tribunale di Torino n° 12 del 27-02-2007

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Editoriale

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ostenibilità è un generazioni di riequilibrare la concetto. presenza umana nel contesto Sostenibilità è un naturale. atteggiamento mentale e cultuEcco perché, in questo numero e Numero Special rale. speciale, abbiamo voluto “anSostenibilità è un’idea, una conusare l’aria”, sentire opinioni, stellazione di idee interconnesintervistare persone, proporre se. esempi concreti di quello che Sostenibilità è anche un termiè possibile fare attraverso le Respirare ICT ne inadeguato, perché la nostra parole di chi quelle possibilità senza Co2 specie non dovrebbe considele ha concretizzate, dare spararsi un peso per l’ecosistema. zio alle voci di chi ogni giorno L’ambiente ed il nostro pianeta lavora per innestare nei furiosi non debbono sostenerci come meccanismi del sistema econoun grave estraneo capitato per mico informazioni che possano caso. Noi siamo parte di esso. orientarne la direzione in senso Per questo motivo, dietro questo termine inade- ecologicamente compatibile. guato, si nasconde una vera e propria rivoluzione Lo scopo è chiaramente quello di offrire una padel modo in cui pensiamo noi stessi, non singo- noramica sugli effetti di questa dilagante voglia larmente ma come collettività umana. di sostenibilità, in un ambito che vede la simultaBisogna fare i conti con la realtà, ed ormai questo nea presenza –ed attenzione- dei più importanti termine è comunemente utilizzato per indicare operatori di quel settore che più di altri ci aiuta a tutta una serie di azioni, progetti e modelli che scambiarci conoscenza: l’ICT. tendono a ridurre a zero il loro impatto globale, Attraverso la rete e l’interconnettività si apre un perciò continueremo ad utilizzarlo anche noi. futuro di crescita esponenziale nella condivisione Puntare alla sostenibilità non è qualcosa che si di conoscenza, all’interno della quale si stanno possa racchiudere in un decalogo e nemmeno in gettando i semi della coscienza del nostro posto un tomo, è un modo di essere che penetra nel e del nostro ruolo, per capire domani quanto fosprofondo della quotidianità di ognuno e con- se arrogante la pretesa di farci sostenere dall’ecotemporaneamente si muove in senso orizzontale sistema di cui siamo partecipi. nella società, è il classico quid indefinito ed indefinibile di cui, però, si nota immediatamente la mancanza. I nostri sensi di abitanti del ventunesimo secolo sono ricettivi nei confronti di ciò che stride con questa necessità, e lentamente questo abituarsi a cogliere le differenze sta tramutandosi in una normalità che permetterà alle nuove

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una piattaforma d’eccellenza al servizo del business In uno scenario di profonda trasformazione economicocompetitiva, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) rappresentano per le imprese italiane una leva strategica fondamentale ma ancora poco sfruttata.

di business, dati sui trend e gli scenari di mercato, workshop a cura di analisti indipendenti, workshop business a cura dei principali fornitori di soluzioni ICT con la partecipazione delle aziende clienti, percorsi di visita personalizzati, ecc. Di rilievo, quindi, l’attività formativa e di aggiornamento professionale che affronta tematiche di grande attualità che vanno dalla sicurezza informatica alla fatturazione elettronica e dematerializzazione dei documenti, dai benefici legati alla stampa digitale alla gestione documentale attraverso applicazioni Intranet e Web 2.0. Un’attenzione particolare sarà dedicata, all’interno del calendario dei workshop, al tema della Green ICT. Un approccio ecologico all’ICT si avvia a diventare un elemento discriminante per la maggiore efficienza di qualsiasi azienda, secondo le stime di Gartner, infatti, le ICT sono direttamente responsabili di quasi il 2% delle emissioni di globali di anidride carbonica. Proprio per far fronte all’emergenza ambientale degli ultimi anni, all’interno di Smau, la nota società di consulenza fornirà una panoramica dettagliata sull’impatto ambientale delle ICT, mentre Telecom Italia, in collaborazione con Legambiente dimostreranno come le ICT possono diventare il fattore abilitante grazie al quale tutti i settori economici possono a loro volta garantire la loro sostenibilità. Comufficio e EcoR’it, infine, realizzeranno un

Fondamentale, in quanto le ICT possono abilitare molteplici innovazioni a livello di processi, organizzazione, servizi, relazioni interaziendali, ecc. e possono supportare alcune delle sfide manageriali più rilevanti nell’attuale contesto competitivo (internazionalizzazione, delocalizzazione, outsourcing delle attività a minore valore aggiunto, verticalizzazione verso il mercato, efficienza e riduzione dei costi, riduzione e controllo dei tempi di consegna, ecc.). Poco sfruttata, in quanto non ancora compresa appieno da imprenditori e manager delle PMI, a causa, spesso, della limitata conoscenza delle potenzialità di tali tecnologie come leva di miglioramento del proprio business o, in alcuni casi, della difficoltà da parte dei fornitori di soluzioni ICT di “incontrare” le imprese, al fine di descrivere i reali benefici di business derivanti dall’utilizzo delle proprie soluzioni. Proprio per agevolare l’incontro tra i principali fornitori di soluzioni ICT e i decisori aziendali delle imprese “della domanda” (end user) - che spesso non si limitano ai CIO/ manager della funzione IT, ma includono anche altri manager delle funzioni dell’impresa - Smau 2008 presenta un progetto di rilancio del proprio modello, con l’obiettivo di soddisfare le esigenze sia dell’end user business sia degli operatori del Canale ICT e che punta a coinvolgere non solo le aziende di grandi dimensioni, ma anche e soprattutto le piccole e medie imprese, cuore pulsante dell’economia italiana, e i principali operatori del Canale ICT italiano. L’evento è strutturato per fornire contenuti utili a comprendere le opportunità di business offerte dalle nuove tecnologie: casi di successo di utilizzo delle ICT a supporto dell’innovazione

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all’innovazione e rivolto agli imprenditori delle piccole e medie imprese italiane. Gli appuntamenti locali, della durata di due giorni, prevedono, accanto ad uno spazio espositivo destinato ad ospitare i maggiori player del comparto insieme ai fornitori di soluzioni informatiche locali, un ciclo di workshop realizzati, in parte, da docenti universitari e analisti di mercato, in parte, dai principali vendor del mondo ICT che presentano esperienze di successo relative ad imprese clienti del territorio, con l’obiettivo di mettere in evidenza i benefici di business derivanti dall’adozione di moderne tecnologie. Un elemento essenziale della nuova progettualità è la realizzazione, per ogni tappa, a cura della School of Management del Politecnico di Milano, di una ricerca territoriale con l’obiettivo di “radiografare” lo stato di adozione delle ICT da parte delle imprese a livello regionale, confrontando i risultati con i valori rilevati a livello nazionale.

workshop che si pone l’obiettivo di fare una disamina della bozza di Decreto 151/2005 che istituisce la responsabilità diretta del produttore per la gestione dei RAEE per tracciare i comportamenti del Commercio e dei Centri di Assistenza mettendo in evidenza le difficoltà che restano irrisolte, ma fornendo anche soluzioni alternative, incluse quelle di natura fiscale, conformi alle disposizioni generali di legge sulla gestione dei rifiuti. All’interno dello spazio espositivo, accanto alle tradizionali aree dedicate alle Soluzioni Hardware e Software, Telecomunicazioni e Networking, Servizi per la Pubblica Amministrazione, Ricerca di base e applicata, quest’anno sono presenti 4 aree focus dedicate a temi di particolare rilievo: Mobile, Wireless e RFId, Information Security, Fatturazione elettronica, e Web for Business. Grazie poi alla collaborazione con Assoritech, in un’area dedicata alla rigenerazione e al Green IT, sono presenti importanti aziende operanti nel campo della rigenerazione, come Italeco, Fill Up, Rig. Eco, Lolligo System e Automation System che presentano i più avanzati prodotti e soluzioni a ridotto impatto ambientale in grado di garantire una diminuzione dei consumi energetici e mostrano come tali soluzioni possono adattarsi alle proprie esigenze di business, senza stravolgere gli equilibri e l’efficacia dei processi interni, andando ad accrescere la propria competitività sul mercato. La Manifestazione, con uno spazio espositivo di 30.000 mq, un calendario di oltre 10 convegni, più di 200 workshop, 3 pubblicazioni gratuite per i visitatori, si riconferma come la più importante e completa piattaforma di incontro domanda/offerta nel mondo delle tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione a supporto del business.

La prima tappa del circuito, che si è svolta a Padova il 7 e 8 maggio scorso, ha portato agli oltre 2.200 visitatori veneti, di cui il 60% imprenditori delle piccole e medie imprese locali, le più innovative soluzioni tecnologiche proposte da player quali Autodesk, BlackBerry, Epson, IBM, Infor, Intesa Sanpaolo, Microsoft, Oracle, SAP, Telecom Italia, Vodafone e da fornitori veneti di soluzioni hardware e software, oltre ad esempi concreti di innovazione raccontati da 30 imprese del territorio che, in un panel di 500 aziende venete intervistate, si sono distinte per le migliori strategie di investimento in innovazione e moderne tecnologie a favore del proprio business. Il nuovo circuito rappresenta il punto di raccordo ideale tra le esigenze specifiche del territorio e i player nazionali e internazionali dell’ICT, contribuendo ad aumentare la sensibilità dell’imprenditoria locale sulla rilevanza delle tecnologie digitali per la competitività e per la crescita del proprio business. Il prossimo appuntamento è a Bari (gennaio 2009), a seguire Brescia (marzo 2009), Padova (maggio 2009), Parma (giugno 2009).

Smau vive tutto l’anno: il circuito Smau Business L’attività di Smau a sostegno delle imprese e del mercato non si esaurisce con l’appuntamento di Milano. Infatti a gennaio riparte Smau Business, il circuito di eventi territoriali dedicato all’ICT e

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IL RIGENERATORE ITALIANO in occasione di

presenta il progetto “Area Sostenibile” Il Rigeneratore Italiano (RI) è una testata specializzata in Ambiente, Mercato e Tecnologie per il Riutilizzo, temi centrali quando si parla di sviluppo, di mezzi e metodi industriali, di capacità di ridurre gli impatti sull’ecosistema.

Area Sostenibile: L’Area Sostenibile è un progetto in collaborazione con Assoritech, l’Associazione Nazionale degli Operatori della Rigenerazione e del Recupero di prodotti Tecnologici. L’idea è basata sulla predisposizione di uno spazio comune dove troveranno posto alcune delle maggiori aziende del panorama nazionale specializzate nel recupero e nel trattamento delle cartucce esaurite per le stampanti, ad oggi ancora componente preponderante nel campo dell’IT. La mole di dati stampati su carta è infatti in costante aumento, e di pari passo aumenta il consumo di questi prodotti altamente sofisticati le cui carcasse –in realtà completamente riutilizzabili- finiscono ancora per la maggior parte incenerite o nelle discariche.

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Visita l’Area Sostenibile allo Stand D23 e E24 Padiglione 1

In collaborazione con: Il Rigeneratore Italiano – Tel. 011.6811263 Fax 011.6892383 www.ilrigeneratoreitaliano.eu info@sevenedizioni.com

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Quarta Rassegna della Rigenerazione

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Ricarica e Riuso dei Supporti di Stampa, Hardware e Prodotti per Informatica e Telematica entile lettore, dal 2006 Assoritech e Rimini Fiera spa collaborano su fronte comune per costruire e mettere a sistema i meccanismi indispensabili per strutturare la manifestazione fieristica “RI3”, con l’obbiettivo comune di realizzare un evento che diventi un punto di riferimento sul mercato nazionale e per il bacino del Mediterraneo per l’intera filiera, dai produttori agli utilizzatori. Nel 2008 l’impegno speso da entrambe le strutture ha permesso la progettazione di un FORMAT fieristico almeno triennale, che intende coinvolgere tutti gli operatori della rigenerazione. La fiera, non solo come momento d’incontro B2B - Businnes to Businnes, ma luogo di informazione rivolto agli end user i clienti finali che possono acquistare originali dal produttore delle stampanti - Original Equipment Manufacturer, ma che potrebberò meglio apprezzare le cartucce rigenerate del cosidetto After Market. Grazie al supporto di RiminiFiera e della sua collaudata organizzazione, RI3 godrà della cornice di Ecomondo, la fiera leader nel trattamento e riciclaggio di materia ed energia e sulla sostenibilità ambientale dove saranno presenti tutti gli attori del recupero e del riuso a livello internazionale dalle associazioni del settore, alle istituzioni alle aziende consumatrici di cartucce e attente alla qualità e al risparmio. Un’ampia campagna di comunicazione sui visitatori e sugli espositori di Ecomondo e Key Energy è stata fatta per informarli della concomitanza di Ri3 come opportunità per i loro acquisti. All’interno di Ri3 è stato possibile realizzare un laboratorio di rigenerazione dimostrativo , dove saranno rigenerati i consumabili per la stampa. I visitatori potranno in vari momenti della giornata assistere alla lavorazione delle cartucce e capire quali sono gli aspetti che caratterizzano un prodotto rigenerato di qualità. L’area demo di 60mq sarà presente nel pad. D5 ed all’interno ci saranno tecnici specializzati che per tutta la durata dell’evento fieristico si adopereranno per rigenerare le cartucce che verranno poi messe in vendita al pubblico. Il

ricavato sarà poi donato ad una associazione no profit. Dalla raccolta delle cartucce esaurite allo scaffale, il rigeneratore deve adempiere a normative ed attuare procedure di lavorazione che garantiscano un risultato ottimale. Riteniamo che sia indispensabile alla crescita del mercato condividere con l’utenza questi passaggi al fine di rendere più consapevole gli acquirenti. All’interno del laboratorio sarà presente anche un tecnico della Stazione Sperimentale della Carta e del Cartone di Milano, da anni partner di Assoritech per quanto concerne la qualità. Ha infatti contribuito alla stesura del protocollo di qualità, al quale è seguito il Certificato di Conformità delle cartucce, che da garanzie di qualità e prestazioni all’utilizzatore. La rigenerazione delle cartucce di stampa non deve essere più visto come un procedimento segreto ma un sistema in cui intervengo diversi fattori che i centri di rigenerazione associati ad Assoritech conoscono perfettamente, e mettono a disposizione dei visitatori per spiegare nel dettaglio quali sono e come interagiscono tra loro. Ri3 vuole essere un momento importante, che ad oggi non ha precedenti, che si pone come obbiettivo il riavvicinamento tra il rigeneratore e il cliente finale. Troppo spesso infatti l’utente acquista prodotti rigenerati senza informarsi circa la sua provenienza e la qualità rischiando così di rimanere insoddisfatto delle prestazioni e di non acquistare più cartucce rigenerate. L’associazione Rimini Fiera Marco Gialdi Dott.ssa Alessandra Astolfi Presidenza Assoritech Project Manager

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Dott. Arienti

Presidente Centro Coordinamento RAEE

Abbiamo intervistato l’Ing. Giorgio Arienti, Presidente del Centro di Coordinamento RAEE (CdC). Ing. Arienti, può spiegarci cos’è e come funziona il CdC? Con il nuovo sistema di gestione dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) la responsabilità del ritiro, del trasporto a centri di trattamento idonei e del trattamento dei RAEE compete ai Produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. I Produttori di AEE per assolvere collettivamente alle obbligazioni loro attribuite dal Decreto 151 / 2005 hanno costituito e finanziano i Sistemi Collettivi che, operando in concorrenza tra loro, tendono al contenimento dei costi ed al miglioramento continuo dell’efficienza del sistema. Il Centro di Coordinamento RAEE - previsto all’art.13 comma 8 del D.L. 151/2005 – è l’organo costituito, finanziato e gestito dai Sistemi Collettivi istituiti dai Produttori di AEE per garantire che l’attività dei Sistemi Collettivi si svolga in condizioni operative omogenee e uniformi; il CdC è quindi una sorta di “arbitro”, che assicura una sana competizione tra i Sistemi Collettivi, affinché il nuovo sistema RAEE copra l’intero territorio nazionale. Le recenti normative RAEE e RHOS hanno radicalmente trasformato il settore del recupero degli e-waste, con non poche difficoltà per gli operatori. Dal suo punto di vista quella turbolenza è superata ed ora il sistema funzionerà linearmente? Le recenti direttive hanno introdotto un cambiamento culturale non indifferente: basti pensare al fatto che i Produttori di AEE – attraverso i propri Sistemi Collettivi – si sono accollati attività che da sempre erano di competenza degli Enti Locali. L’avvio del nuovo sistema RAEE – che è avvenuto a gennaio 2008, dopo un periodo di “gestazione” legislativa fin troppo lungo – lascia però ben sperare: credo che, come avviene in tutti i cambiamenti strutturali, sia ormai solamente questione di tempo perché il nuovo sistema entri definitivamente a regime.

Attualmente i servizi di recupero dei Raee a fine vita sono erogati su tutto il territorio nazionale? I Sistemi Collettivi assicurano il proprio servizio a tutti i Centri di Raccolta pubblici che si iscrivono al portale del Centro di Coordinamento RAEE: ad oggi sono circa 2.500, corrispondenti ad oltre il 60 % della popolazione italiana. La distribuzione di questi Centri di Raccolta non è però uniforme: in alcune aree del Paese la raccolta differenziata dei rifiuti (RAEE inclusi) non è ancora decollata. Una domanda maliziosa. Non crede che l’ecocontributo assolto da produttori e distributori di materiale elettrico ed elettronico finisca poi per essere comunque pagato dal consumatore, che lo ritrova accorpato (ed occultato) nel prezzo finale di vendita? Il finanziamento delle attività di logistica e trattamento è un tema di competenza dei Sistemi Collettivi, non del Centro di Coordinamento RAEE. Io perciò mi limito a ricordare che il Decreto Legislativo n. 151 / 2005, nel porre in capo ai Produttori di AEE l’obbligo di gestire i RAEE, prevede espressamente che i Produttori

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possano indicare esplicitamente agli acquirenti i costi connessi a tale gestione. I rifiuti elettrici ed elettronici stanno soffocando i Paesi industrializzati e quelli non industrializzati dove spesso vengono smaltiti. Quali politiche bisogna mettere in campo per ridurne la crescita nel breve periodo? La possibilità di ridurre le quantità dei RAEE generati dipende dalle caratteristiche dei nuovi prodotti, e quindi è un argomento di competenza dei Produttori di AEE. I Sistemi Collettivi e il Centro di Coordinamento RAEE hanno invece il compito di trattate nel modo ottimale tutti i RAEE che vengono consegnati nei Centri di Raccolta, per evitare l’inquinamento dell’ambiente e per massimizzare il riciclo delle materie prime: il problema principale del nostro Paese è che solo una piccola percentuale dei RAEE annualmente dimessi dai cittadini viene intercettata e correttamente trattata. Il comparto ICT, in particolare, è responsabile di grande parte dei rifiuti elettronici prodotti. Ritiene che una diffusa cultura del riutilizzo – pensiamo a quanti milioni di stampanti e pc vengono ogni anno

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gettati ancora funzionanti- possa essere una risposta efficace? La risposta alla domanda precedente esaurisce l’argomento. Per dare concretezza alla dimensione del problema, può fornirci qualche dato interessante? Si calcola che ogni anno in Italia ogni abitante produca mediamente 14 - 15 kg di RAEE: allo stato attuale, solo 2 kg vengono intercettati e avviati ad un corretto trattamento. E’ quindi necessario che gli Enti Locali, a cui continua a competere la responsabilità di predisporre e gestire i Centri di Raccolta, si attivino per aumentare le quantità di RAEE intercettate annualmente. A suo parere, quali sono gli strumenti da utilizzare per arrivare concretamente ad una soluzione praticabile per il problema dei rifiuti in generale? Si tratta di una responsabilità della società nel suo complesso: i cittadini, le istituzioni e le imprese devono impegnarsi e collaborare ad una corretta gestione dei rifiuti. Nel caso specifico dei RAEE, credo che questa collaborazione sia iniziata e che potrà portare a risultati interessanti.

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Record del mondo nella trasmissione wireless

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lle 4 del mattino di venerdì 5 settembre è stato stabilito il record mondiale di velocità di trasmissione dati via wireless: 1,2 terabit, che tradotto in cifra più comprensibile significa 1.200 miliardi di bit al secondo. La storica trasmissione è stata effettuata dai ricercatori italiani della Scuola Superiore di studi universitari Sant’Anna in collaborazione con quelli giapponesi della Waseda University e del National Institute of Information and communication technology di Tokyo. Il fatto è avvenuto a Pisa, e i dati sono stati trasmessi da due edifici del quartiere Cisanello, ma

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avrà grandi ripercussioni future in molti campi, da internet alla telerobotica e la telemedicina <<La tecnologia impiegata si chiama Fso (Free space optics) e i due terminali usati nell’esperimento sono stati realizzati con tecnologie ottiche e un sistema di lenti, simile a quelle di un telescopio. La banda di trasmissione raggiunta, dopo quasi dodici ore ininterrotte di esperimenti, è stata eccellente. La velocità ha superato 1,2 terabit al secondo contro i 160 gigabit raggiunti da un gruppo di ricercatori coreani>> ha dichiarato il professor Erneso Ciaramella, che ha guidato l’equipe.

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Giovanna Sissa

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bbiamo intervistato la Dott.ssa G. Sissa, esperta di ICT e sostenibilità ambientale ed autrice del volume “Il computer sostenibile”. Nel suo libro “Il computer sostenibile” lei mette in relazione il concetto di e-waste con il fatto che si sia persa di vista la concretezza della produzione di rifiuti elettronici. Potrebbe spiegarci meglio come è avvenuto questo fenomeno? Abbiamo vissuto per anni nell’illusione che tutto ciò che aveva a che fare con l’ICT fosse per definizione “pulito”. A lungo l’hardware è stato smaltito senza tante preoccupazioni; questo tipo di rifiuto, qualitativamente molto difficile da trattare, non è stato tenuto sotto controllo perché si considerava di doverne gestire quantità “relativamente” modeste. Nel 2004 però erano già stati ritenuti obsoleti trecento milioni di computer. Per non parlare dei telefoni cellulari. Per dare un’idea della mole di rifiuti elettronici oggi esistenti si parla di un treno lungo quanto la circonferenza della terra. Inoltre spesso questi rifiuti hanno seguito dei flussi non sempre trasparenti verso paesi del terzo mondo o in via di sviluppo. Talvolta davvero per iniziative contro il digital divide, ma purtroppo spesso solo per eliminare senza costi i rifiuti. Non va dimenticato che in paesi dove la mano d’opera costa molto poco è facile trovare chi per poco lavora in condizioni a dir poco pericolose. Inoltre questo tipo di lotta al digital divide, un po’ ipocrita perché ricorda la vecchia abitudine di svuotare gli armadi fingendo di fare la carità, lascia a chi riceve i computer vecchi l’onere di smaltire quanto rimasto dopo avere recuperato quello che è possibile recuperare. Oggi viviamo nel mercato dell’usa e getta, sostenuto da un velocissimo rinnovamento dei prodotti immessi sul mercato, soprattutto quando si parla di prodotti tecnologici. Dal suo punto di vista quanto questo continuo upgrade è concausa dell’enorme volume di rifiuti prodotti? Evidentemente è una causa scatenante. Se parlia-

mo di computer non va dimenticato che spesso è solo il software a rendere obsoleto un computer. La mancanza di supporto o di aggiornamento del software installato su un PC lo condanna a morte prematura. A diventare rifiuto di solito un’apparecchiatura ancora funzionante, ma che non è più “alla moda” o peggio ancora di cui non è più supportato il software che la fa funzionare. In genere le nuove generazioni tecnologiche di prodotti elettronici sono sempre più avide di risorse di calcolo e dunque un upgrade software non è sempre possibile. L’utente “simple user” se non ha facili alternative a portata di mano sceglie di cambiare computer. Anche se magari non ne sentiva la necessità. Il continuo rinnovamento è contaminato da considerazioni puramente commerciali? Molte esigenze di rinnovamento sono sacrosante; prima di tutto ad esempio, il green computing che cerca di produrre computer che consumano meno energia, inquinano meno, su cui è più facile fare upgrade o sono più facili da riciclare. O le interfacce utente, sempre più friendly o i dispositivi portatili sempre più piccoli. E’ normale che ci sia una spinta commerciale in questo. Bisogna comprendere però qual è il punto di sostenibilità di questa spinta. Quando parlo di sostenibilità intendo ambientale prima di tutto, ma anche

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economica e sociale. Il problema dei RAEE sta diventando sempre più macroscopico, quali azioni si possono mettere in campo per contrastarne l’aumento sproporzionato? Sembra banale, ma il buon senso. Se i problemi ambientali sono urgenti, le misure per contrastarli sono urgentissimi. Dunque i prodotti di nuova generazione basati sull’ecodesign faranno la loro parte in prospettiva, ma nell’immediato dobbiamo ridurre consumi energetici e quantità di rifiuti prodotti. Specialmente finché la filiera di trattamento non sarà adeguata in qualità e quantità alle esigenze del nostro territorio. Penso in particolare ai prodotti hi tech: PC, cellulari, etc. La filiera del trattamento dei relativi rifiuti è meno assestata che in altri settori RAEE, come gli elettrodomestici. E’ normale che sia così. Se però guardiamo la realtà ed i dati disponibili non possiamo che preoccuparci e dunque in attesa di aver essere davvero in grado di riciclare dobbiamo riusare e ridurre. Applicare dunque il principio di responsabilità, sia a livello individuale che collettivo. Non parlo solo di soggetti pubblici, ma penso anche alle aziende ed alla responsabilità sociale d’impresa. Oggi il green è di moda: sarebbe anacronistico usare carta riciclata e non preoccuparsi di allungare il ciclo di vita dei computer. Esistono progetti di riuso andati a buon fine, ma manca una vera e propria politica industriale del riuso. Quanto contano le lobbies industriali in questo? Di lacune nelle politiche industriali, per stare solo nel settore hi tech, ce ne sono tante… Una qualche idea di politica industriale del riuso c’è in alcuni paesi europei che, con una sensibilità ambientale maggiore hanno iniziato prima ed hanno investito di più dell’Italia. Ma, come lei sa meglio di me, gli esempi e le buone pratiche ci sono anche in Italia. Come lei evidenziava nella sua domanda, quello che manca è una vera e propria politica industriale non solo del riuso, ma anche al riciclo. Riusare comporta ripensare a possibili usi. Evidentemente c’è necessità dunque di conoscenze e competenze informatiche per poter pensare a soluzioni di riuso integrale di computer. Affinchè siano economicamente sostenibile e socialmente proponibile ci devono essere certe condizioni. Il riuso integrale (ovvero senza upgrade hardware, ma operando solo sul software) va fatto subito (e non lasciando nei sottoscala le apparecchiature a prender polvere), finché il ciclo di vita fisiologico è consente ancora un qualche uso. Va realizzata un’economia di scala, affinché sia economicamente ragionevole. Grosse orga-

nizzazioni (aziende, banche, PA) se dotate di un parco computer omogeneo nel momento in cui decidono di cambiarlo donandolo a qualcuno consentono di replicare facilmente le soluzioni e dunque di abbattere i costi. Credo ci sia spazio per tutti. Le vive la questione del riuso all’interno del circuito scolastico nazionale, come responsabile dell’Osservatorio Tecnologico per le scuole. Come giudica l’attenzione degli studenti alle tematiche del riutilizzo e dello sviluppo sostenibile? Le giovani generazioni sono sensibili alle tematiche ambientali e preoccupate per il loro futuro; certamente vanno aiutate a comprendere che il riuso è una faccia di questa medaglia, anche nell’hi tech. Che dunque la via della difesa dell’ambiente passa anche per pratiche complesse, come il riuso dei computer. Ed il ripensamento di comportamenti e soprattutto l’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Questo è molto importante per le nuove generazioni. Il Ministero è adeguatamente sensibile a sostenere progetti che potrebbero abbattere i costi di gestione delle apparecchiature informatiche nel contesto dell’istruzione pubblica? L’accordo stilato ormai quasi due anni orsono fra i dicasteri trasporti e infrastrutture e istruzione ha mostrato quale potrebbe essere la via per rendere sistematiche le donazioni su larga scala. Il punto è che non si possono fare solo risparmi, senza qualche investimento mirato. Si tratterebbe altrimenti di miracoli. A mio avviso qualche investimento va fatto. I monitor ad esempio: è ormai opinione diffusa che i CRT vadano eliminato definitivamente, anche per i consumi energetici elevati.

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Si potrebbe, ad esempio pensare di equipaggiare dei PC un po’ obsoleti con dei monitor LCD (magari non di ultimissima generazione). Insomma: va bene riusare, ma cercando di rendere accettabile ad esempio i dispositivi di interfaccia. E’ inutile e talvolta controproducente accanirsi con device di I/O troppo lenti o davvero obsoleti. E’ importanti inoltre inventare nuove soluzioni, come il thin computing, e giocare su aspetti fortemente innovativi come la virtualizzazione. Non insisterò mai abbastanza sull’importanza della banda larga. Se uno ha sempre a disposizione una buona connessione Internet non ha bisogno di disporre di applicazioni in locale. Insomma si tratta soprattutto di investimenti in conoscenza informatica e competenze, con le quali diventano possibili molte ipotesi anche creative. I sistemi operativi open-source hanno presa sulle giovani generazioni? Meno di quanto potrebbe essere. Possono essere di gran moda in qualche nicchia o piccolo gruppo di informatici, ma non sono abbastanza noti specialmente nel mondo della scuola che è quello che fa cultura in materia. I prodotti riutilizzati/riutilizzabili faticano a conquistare il mercato di massa, come si

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potrebbe stimolarne ulteriormente la diffusione e la conoscenza? Tutti i prodotti obsoleti ma ancora funzionanti sono riutilizzabili. Penso che si debba proprio partire da questa considerazione, che deve entrare nella cultura materiale comune. Si deve comprendere in quale contesto sia ragionevole farlo, se lo sforzo necessario per rendere appetibile il riuso è adeguato. Ma l’analisi le idee e l’eventuale attività da fare afferiscono sempre all’area della conoscenza e del sapere. E’ dunque utile e stimolante anche per la conoscenza. La divulgazione di buone pratiche può essere stimolante. L’informazione può partire dai fornitori di prodotti ma affinché diventi un fenomeno di moda penso soprattutto dovrebbe partire dal basso, dall’entusiasmo di chi ha praticato con successo la filosofia del riuso. La domanda è d’obbligo: lei utilizza cartucce rigenerate sulle sue stampanti? Certo. Accertandomi però che siano di buona qualità! Il riciclo ed il riuso sono due pratiche di responsabilità, da parte di tutti. Ridurre, ricusare e riciclare sono scelte consapevoli e devono corrispondere a soluzioni di qualità, non di ripiego.

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Dott. Duretti

Direttore Generale CSP

A

bbiamo intervistato il Dott Duretti, Direttore Generale del CSP, la struttura di Innovazione e ricerca della Pubblica Amministrazione piemontese nel campo delle tecnologie della Società dell’Informazione . Potrebbe brevemente riepilogare quali sono le finalità del CSP e quali i campi di applicazione? CSP - Innovazione nelle ICT è la struttura di Innovazione e ricerca della pubblica amministrazione piemontese nel campo delle tecnologie della Società dell’Informazione. La compagine sociale ‘ costituita da enti pubblici e i privati e in particolare da CSI Piemonte, Politecnico e Università degli Studi di Torino, Comune di Torino, Unione Industriale di Torino, Confindustria Piemonte e Iride Energia S.p.A.. Dal 1998, quando CSP ha cambiato la sua ragione sociale da Centro Supercalcolo del Piemonte, abbiamo iniziato a operare come centro di ricerca, a livello locale, nazionale e internazionale, per giungere fino a oggi, riconosciuti come Organismo di Ricerca impegnato in attività di sviluppo sperimentale e ricerca industriale in accordo con la normativa europea in materia di Innovazione e R&D. Avviato come una piccola struttura attiva all’interno dei locali storici del CSI Piemonte, è cresciuto in modo significativo e oggi occupa stabilmente 40 persone in due diverse sedi. Ogni anno, CSP eroga inoltre tra le 15 e le 20 borse di studio in collaborazione con gli Atenei locali, ospitando più di 20 stage e tesi, a cui si aggiungono oltre 40 collaborazioni professionali per lo svolgimento delle attività dei diversi settori. Il Centro si inquadra in uno scenario di relazioni con Atenei ed altri Istituti? Tutte le attività di CSP sono svolte in collaborazione con gli atenei attraverso i cinque laboratori tecnologici di ricerca permanenti le cui attività spaziano dalla ricerca sulla TV digitale terrestre, il DTT, ai sistemi embedded, dalla sicurezza informatica alle reti integrate. Il rapporto è basato su un modello di interscambio scientifico e tecnologico articolato attraverso

la definizione congiunta dei temi di ricerca, la valorizzazione delle competenze, la partecipazione a progetti di ricerca comune. Con questo modello organizzativo, CSP ha in essere diversi accordi di cooperazione con il Politecnico di Torino, l’Università di Torino, e accordi quadro con le Università di Siena, Firenze, Trento, Politecnica delle Marche, IULM, IEIT del CNR, CNR di Pisa. Ed è proprio grazie alla stretta collaborazione con il mondo accademico e i centri di ricerca nazionali e internazionali, che CSP condivide e sviluppa competenze utili ad assolvere una delle sue missioni: il trasferimento tecnologico verso il territorio, la pubblica amministrazione e le imprese. Ricevete finanziamenti pubblici o da privati investitori? Tutte le attività di CSP sono gestite a commessa, vale a dire che non abbiamo investitori e budget predefiniti ma svolgiamo attività di ricerca e trasferimento tecnologico con enti pubblici e privati costruendo, attraverso i nostri risultati e i filoni di ricerca e sviluppo, il fatturato annuo che si è attestato nel 2007 a oltre 4,7 milioni di euro.

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Quali sono i principali progetti su cui state attualmente lavorando? CSP agisce a livello locale, nazionale e internazionale costruendo attività di ricerca applicata, accordi e progetti di cooperazione con enti pubblici, amministrazioni locali e grandi imprese private. La dimensione locale di CSP è caratterizzata da attività di sperimentazione e trasferimento tecnologico di soluzioni innovative e di sviluppo di progetti nell’ambito di programmi pluriennali dal forte contenuto sperimentale e radicamento locale. Cito un progetto per tutti, l’esperienza di infrastrutturazione di rete svolta nelle Valli Orco e Soana con un duplice obiettivo: ridurre il digital divide e diffondere la banda larga in aree non raggiunte dai servizi essenziali. Per rimanere il tema eco-sostenibile, il progetto ha visto l’uso di pannelli fotovoltaici per l’alimentazione degli apparati di rete e l’uso di tralicci e infrastrutture esistenti per ridurre al minimo l’impatto ambientale del progetto. A livello nazionale CSP svolge attività di trasferimento tecnologico e sperimentazione di soluzioni innovative in collaborazione con la Pubblica Amministrazione su tutto il territorio nazionale con progetti che spaziano da partner Regionali, alle Partecipate, ai Ministeri. Sul piano internazionale, infine, CSP partecipa a progetti co-finanziati dalla Commissione Europea e ad associazioni e gruppi di lavoro per la diffusione dell’innovazione. La società industriale così come la conosciamo è fortemente influenzate dallo sviluppo esponenziale delle reti e della rete. In che modo la circolazione delle informazioni può generare ricchezza economica, oltre che culturale? Ormai sta diventando molto chiaro come la diffusione delle rete e la digitalizzazione abbia acquisito un sempre crescente valore economico. Si pensi al caso più clamoroso, cioè Google, nata da 5-6 anni e oggi uno dei 10 brand più riconosciuti al mondo. Costruire una Pubblica Amministrazione Europea è a suo giudizio fattibile? E’ una sfida molto difficile. Oggi le regole di funzionamento delle singole PA nazionali sono molto lontane dall’essere omogenee, ma occorre promuovere lo sviluppo dell’interoperabilità tra le Amministrazioni Europee a partire, ad esempio, dalla definizione di un sistema condiviso a livello europeo delle credenziali digitali, basato sul criterio della federazione, per assicurare a un cittadino italiano utilizzare i servizi della PA di un qualsiasi stato membro, esattamente come se si trovasse a casa.

ICT significa anche rifiuti elettronici, questa componente viene in qualche modo parametrizzata all’interno delle vostre attività e dei vostri studi? La crescente diffusione di oggetti elettronici e i processi di innovazione di prodotto che rendono vecchio dopo un anno ciò che oggi e’ nuovo, richiede una sempre maggiore consapevolezza sulla gestione e la destinazione dei rifiuti elettronici. CSP, fin dall’inizio della sua attività ha mostrato attenzione al tema, a partire dal progetto RIUSA sviluppato dal 2003 in collaborazione con LISEM portando al riuso di 100 macchine rigenerate da un totale di più di 250 PC obsoleti messi a disposizione da Politecnico di Torino, COREP, CSP, Istituto Edoardo Agnelli e Provincia di Torino. Di questi PC, 20 sono stati forniti all’Istituto Minorile Ferrante Aporti di Torino, mentre gli altri sono in uso ad un istituto superiore torinese e ad alcune associazioni di volontariato locale. L’esperienza RIUSA è proseguita in altre forme di collaborazione, in particolare con L’Hysylab il Centro di Ricerca sulle tecnologie dell’idrogeno con sede all’Environment Park di Torino, per lo sviluppo di apparecchiature UPS alimentate appunto all’idrogeno. La convergenza digitale potrebbe implicare il riutilizzo di tutte quelle apparecchiature perfettamente funzionanti che oggi finiscono smaltite? Va fatta una valutazione. Se le apparecchiature sono del modello energy saving il loro riuso e’ probabile e consigliabile, ma occorre prestare la massima attenzione, all’utilizzare correttamente apparecchiature troppo desuete, il cui costo di utilizzo in termini di impronta ambientale e consumo energetico rischia di essere maggior del beneficio dato dal riuso. Meglio dunque smaltirle in accordo con la normativa europea in materia di rifiuti elettronici. Qual’è il suo giudizio sui sistemi operativi open-source? Ottimo, da sempre CSP eroga servizi di web appoggiati su sistemi BSD e Apache e in generale per tutti i principali servizi utilizza open source. Dal prossimo anno sarà attivo anche un ERP di nuova generazione conosciuto come “Adempiere” totalmente open source. Al nostro interno, inoltre, sono molte le persone che utilizzano esclusivamente la piattaforma open source anche per le attività di produttività personale mentre tra i nostri progetti di punta c’e’ lo sviluppo di Omegabox, un Media Center il cui funzionamento è interamente affidato al software open source.

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P.S. PRINTER SERVICE, P.zza Barabino,13/15 Genova (GE) tel. 0104695464 ECOEMME via Verdi, 30 f/g Imperia (IM) tel. 018361629

Piemonte

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Trentino RECO via Zucchelli,43/c Volano (TN) tel. 0464490466

Friuli JOLLY RIGENERA via Mameli, 51 Sacile (PN) tel. 0434781389

ITALECO Via Pastore, 8 Moncalieri (TO) tel. 0115690295

Veneto

Emilia Romagna

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Abruzzo REWIND via Nobel, 82 Avezzano (AQ) tel. 0863501518

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Focus Azienda: Italeco Srl

Strategie Italeco Srl è costantemente orientata alla ricerca di nuove tecnologie e/o prodotti di altissima qualità, fornendo soluzioni ed innovazioni al mercato dell’imaging. Italeco Srl è inoltre in continuo sviluppo in termini di fatturato ed innovazione. La nostra prerogativa è quindi quella di continuare in modo costante l’innovazione in termini di contenuto tecnologico e di continua ricerca di nuove soluzioni / opportunità. In questa direzione la Italeco Srl ha iniziato la distribuzione della linea DinoLite in collaborazione con il produttore, diventandone il Distributore Esclusivo per l’Europa. Inoltre è distributore ufficiale dei prodotti Media Sciences dal 1° marzo 2008. Filosofia La filosofia della Italeco Srl è quella di soddisfare tutte le esigenze dei nostri clienti e di instaurare lunghe relazioni di lavoro al fine di crescere insieme. Italeco Srl inoltre è alla continua ricerca di nuove alleanze al fine di monitorare un mercato globale, senza limitarsi al territorio nazionale. Qualità La qualità è per noi un motivo di vanto, oltre che uno standard ed una filosofia di lavoro. I continui investimenti sono la prova più tangibile della volontà di competere. Ogni cliente è un potenziale partner nello sviluppo e nella ricerca di nuove soluzioni e di nuove tecnologie. I Prodotti I microscopi digitali Dino-Lite rappresentano strumenti affidabili, maneggevoli, precisi e professionali per ingrandire, controllare e salvare le immagini in maniera estremamente semplice ed affidabile. Il software prodotto, “DinoCapture”, permette all’utente di fare foto, video o differite video con un solo click su TV o Computer. La semplice interfaccia permette di creare file in formato AVI. La qualità video può essere modificata attraverso i settaggi di compressione video. Fotografie multiple possono così essere facilmente comparate direttamente sul vostro schermo!

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Focus Azienda: FillUp

<<FillUp è un’azienda costruita su un approccio differente ad un settore che si presenta formato da molte diramazioni, con una filiera lunga e frammentata, ed in cui per avere successo bisogna essere pronti –come imprenditori- a diversificare per seguire l’alta dinamicità del mondo printing e di quello dei consumabili per la stampa>> ci dice Paride Petrone, Presidente dell’azienda. FillUp nasce come produttrice di tecnologie e macchinari per la rigenerazione e come franchisor per l’apertura di nuovi centri, ottenendo ottimi risultati e posizionandosi in breve tempo in cima alla classifica delle aziende italiane del segmento. Oggi questo filone di impresa si è arricchito di un nuovo prodotto: FillPoint, ovvero uno shop in franchising in cui rigenerare e vendere cartucce alla fascia di clientela privata, proponendo prodotti di alta qualità. Recentemente, visto anche il dilagare di prodotti orientali contraffatti a basso costo, FillUp ha deciso di orientare le proprie vendite anche direttamente all’utenza finale, inserendosi in un mercato fruttifero ma <<purtroppo martoriato da milioni di cartucce compatibili che violano brevetti e copyrights, importate da imprenditori senza scrupoli. La pessima qualità di questi consumabili finisce per danneggiare gravemente –come è già successo in altri settori- l’immagine ed i fatturati delle aziende virtuose. Per offrire un servizio completo ai propri clienti, FillUp ha provveduto ad ottenere dalle Autorità competenti le autorizzazioni alla gestione ed al trasporto dei rifiuti.>> Quella del rigeneratore è una professione seria, un mercato in cui operano aziende altamente specializzate che lasciano poco al caso, che sono dotate delle più moderne tecnologie anche per la salvaguardia della salute dei propri dipendenti e <<lasciarsi convincere da un prezzo troppo bas-

so quando si acquista una cartuccia rigenerata, significa in qualche modo far finta di non sapere che quella cartuccia non avrà tutte le caratteristiche necessarie ad essere considerata un prodotto sicuro e qualitativo. Come non acquistiamo per i nostri figli dei giocattoli che non abbiano il marchio CE, così non dovremmo acquistare consumabili di origine ignota e probabilmente contraffatti. Il consumatore ha la possibilità di essere informato e le aziende virtuose hanno il dovere di informarlo. La cosa migliore è sempre fidarsi di marchi riconosciuti, o contattare prima altri clienti del rigeneratore da cui si vuole farsi servire.>> FillUp è particolarmente attiva nella promozione del rigenerato italiano di alta qualità, e seguendo questa filosofia imposta i propri progetti di sviluppo, di ricerca e di formazione del personale, che deve essere sempre in grado di rispondere alle problematiche degli affiliati e della clientela in generale. L’impegno quotidiano, la costante presenza alle grandi fiere di settore e sui media di riferimento sono gli strumenti che questa azienda al cento per cento italiana sfrutta al massimo per commercializzare i propri prodotti e per far conoscere il proprio marchio, ma anche per diffondere la consapevolezza che è necessario ripensare ai nostri sistemi di consumo ed alla protezione dell’ambiente. Magari partendo proprio dall’utilizzo di cartucce rigenerate.

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Focus Azienda: RIG.ECO Srl

RIG.ECO srl nasce nel 1993 occupandosi esclusivamente della “rigenerazione” di nastri per stampanti ad aghi. Nel corso degli anni, seguendo le mutate esigenze del mercato, ha ampliato il proprio campo d’azione mantenendo inalterato l’obiettivo aziendale: il riutilizzo dei “rifiuti informatici”. Si va dalla gestione della raccolta differenziata di cartucce ed apparecchiature informatica, alla vendita di consumabili “alternativi all’originale”, alla fornitura di stampanti in uso gratuito e costo copia. Grazie alla stretta collaborazione con partner qualificati siamo in grado di fornire servizi e soluzioni affidabili: controllo dei costi, gestione dei rifiuti tecnologici. Il nuovo impianto è a Pontecurone (AL) e copre un area di circa 2000 mq. Al suo interno sono impiegate circa 25 persone. Questo è certamente un momento di chiara difficoltà per la nostra e economia e quindi per le Aziende, ma è il momento giusto per cercare e poi proporre idee nuove e soluzioni interessanti per chi vende e per chi “consuma”. Ecco cosa sta alla base del progetto di costruire un contacopie per stampanti laser: presentare ai Clienti un nuovo modo di utilizzare le proprie cose con servizi più ampi e con la certezza dei costi. Insomma: più consumi, più paghi ma senza sorprese. Offrire ai Clienti la possibilità di controllare in modo estremamente semplice e soprattutto visibile immediatamente, i costi sostenuti per le proprie stampanti, mettendo sul piatto tutte le opzioni possibili senza nascondere costi più o meno certi, diventa per noi un’arma in più.

Come produttori di “cartucce alternative all’originale”, proponendo il nostro prodotto “rigenerato”, ci imbattiamo molto spesso in Clienti diffidenti che faticano a riconoscere i benefici derivanti dal riutilizzo dei prodotti non originali. Con i servizi “a costo copia” abbiamo la possibilità di chiarire da subito come stanno le cose: quali sono i costi, quali le regole, quali sono i benefici ed in particolare quali sono gli impegni che noi ci assumiamo. Le variabili sono veramente ridotte al minimo ed il servizio diventa realmente completo. Il contacopie è lo strumento adatto a realizzare questa nuova opportunità, è un’opzione in più che può aiutarci a proporre qualcosa di normale con regole nuove. A volte il contacopie è più semplicemente “la scusa” per tornare a bussare alla porta di un Cliente dicendo: “oggi ho qualcosa di nuovo di cui parlarti”. Pensiamo che i benefici che ne derivano siano evidenti anche per noi: abbiamo la possibilità di fornire un servizio a medio termine dimostrando anche le nostre capacità aziendali e potendo contare anche su una forma più sicura di “reddito”. Perché un altro problema e proprio la fidelizzazione dei nostri Clienti, troppo spesso bombardati da offerte e proposte differenti di cui noi paghiamo per primi le conseguenze. Non dimentichiamo infine un aspetto importante: le grandi case stanno cercando ora più che mai di “blindare” i propri clienti con soluzioni di questo genere. Sempre più diffusi sono i casi in cui i Clienti allargano le braccia davanti alle nostre proposte dicendo che hanno già aderito ad offerte di noleggio. I servizi a costo pagina, anche se richiedono un impegno maggiore da parte di chi li propone, ci rendono realmente partner dei Clienti e ci lasceranno il tempo e la tranquillità di programmare e magari inventare altre soluzioni.

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Focus Azienda: Automation System Srl ottima qualità ed economicamente conveniente. E’ sottointeso che tale servizio viene eseguito in base alle normative vigenti con l’utilizzo di formulari, rifiuti e automezzi appositamente periziati. Per questo motivo tutte le aziende hanno l’obbligo di smaltire tali ‘rifiuti’ tramite aziende autorizzate. La nostra azienda, che proprio quest’anno compie 10 anni di attività, ha trovato la propria specializzazione nella rigenerazione/ricostruzione di cartucce per stampanti, produzione/progettazione di macchinari per la rigenerazione e nella fornitura della materia prima (toner, inchiostro, chip, ecc…) per altri rigeneratori nel territorio nazionale ed estero. Grazie alla completa struttura Automation System è in grado di soddisfare ogni esigenza che possa presentarsi ad un’azienda in questo settore, garantendo efficienza, professionalità e velocità nel servizio. Implementare un Sistema di Qualità Aziendale significa realizzare e mantenere un sistema organizzativo tale da assicurare un sistematico approccio alle condizioni aziendali per la qualità, finalizzato alla soddisfazione delle esigenze del cliente. Certificare un Sistema di Qualità, in accordo alle normative ISO 9001 significa che il sistema aziendale sia in grado di dare al produttore (internamente) e al mercato di riferimento, la fiducia che l’azienda sia in grado di soddisfare sistematicamente i requisiti di ogni prodotto/servizio fornito nell’ambito delle condizioni contrattuali stabilite e nell’ambito dello scopo di certificazione. Automation System è in grado di fornire tutti i materiali necessari alla rigenerazione di cartucce laser, ink-jet e nastri. Tutte le cartucce ricostruite/compatibili vengono testate dal nostro laboratorio su varie tipologie di carte e stampanti. Disponiamo inoltre di una vasta gamma di cartucce rigenerate presso il nostro stabilimento nel rispetto di criteri produttivi severissimi.

Le macchine progettate e prodotte da Automation System, portatrici delle soluzioni tecniche più all’avanguardia nella Rigenerazione, sono perfettamente compatibili con tutti i modelli di cartucce rendendo così possibile una ottimizzazione della dotazione e dello spazio nel laboratorio, con spese di investimento contenute. Automation System è alla continua ricerca di materiali ed è affidata a fornitori che rispettino i parametri degli OEM che diano un risultato ottimale nella loro interazione. Polvere toner, Drum, Lame di pulizia, Sigilli, PCR, CHIPS, Imballaggi, sono solo alcuni degli articoli trattati. Infatti la Automation System è in grado di offrirvi dal più piccolo componente delle cartucce laser fino al packaging del prodotto finito. I nostri Clienti conoscono Automation System per la profonda conoscenza del processo di stampa laser ed ink-jet verso cui abbiamo fatto enormi investimenti in termini di ricerca e sviluppo. Per un ottimale utilizzo dei nostri macchinari, consigliamo l’utilizzo dei nostri inchiostri, con la Garanzia di ricevere un prodotto integro, senza strane “manipolazioni” che il mercato purtroppo spesso offre. In questo ultimo anno la nostra Azienda ha realizzato un progetto riguardante l’apertura di negozi specializzati nella vendita di materiale di consumo informatico.

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L’Automation System offre il servizio di ritiro e smaltimento/ricostruzione di rifiuti speciali non pericolosi, recuperabili ossia di cartucce per stampanti esauste a titolo gratuito per le Aziende nostre clienti, evitando alle stesse ulteriori costi di smaltimento e proponendo un prodotto di

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Focus Azienda: Lolligo System Lolligo System, la qualità certificata prima di tutto Frontiera dell’innovazione tecnologica e delle sperimentazioni d’avanguardia, lo SMAU è, per tradizione, un momento di confronto tra realtà italiane e internazionali su novità e intuizioni che da qui a poco potrebbero cambiare le nostre abitudini quotidiane. Una fiera per intenditori e appassionati, che, ciononostante, riesce a dare voce anche ad aziende e mercati non propriamente di massa, come la rigenerazione. Ne parliamo con Davide Siepe, Legale Rappresentante della LOLLIGO SYSTEM nonché neo segretario di AssoRiTech. Uno dei problemi fondamentali del mercato dei consumabili rigenerati è il basso livello di qualità dei prodotti commercializzati, lei cosa ne pensa? Non da solo, ovviamente, ma la qualità è uno dei problemi di fondo. Proprio per questo Lolligo System ha voluto certificare la qualità delle proprie cartucce grazie al metodo sperimentato dalla Stazione Sperimentale Carta Cartoni e Paste per la Carta. Il metodo consiste nel sottoporre le cartucce a 8 test su durata e qualità di stampa, per poi attribuire un punteggio che ne determina la qualità generale. Bene, le cartucce della Lolligo System hanno superato i test a pieni voti. Tutto questo significa maggiore tutela per il consumatore finale e maggiore regolamentazione della concorrenza sleale: due fattori che non fanno bene solo alla LOLLIGO SYSTEM ma a tutto il mercato della Rigenerazione. Esattamente. E’ proprio questo l’obiettivo che ci siamo posti. Spesso i rigeneratori non si rendono conto del fatto che alcune scelte che favoriscono il risparmio a discapito della qualità possono rivelarsi vincenti nel breve periodo ma assoluta-

mente catastrofiche nel lungo termine. Dopo dieci anni di attività l’azienda continua ad essere un punto di riferimento per tutti gli attori del mercato della rigenerazione. Un successo inaspettato? La certificazione SSCCP è la testimonianza di un percorso di crescita che Lolligo System ha intrapreso sin dall’inizio con l’obiettivo di offrire un prodotto di ottimo livello: le materie prime scelte e i controlli su ogni singolo pezzo, garantiscono una cartuccia che non ha nulla da invidiare alle originali, proponendosi anzi come una loro valida alternativa. Il successo dell’azienda è stato costruito su quattro pilastri fondamentali del nostro lavoro: primo, l’altissima qualità delle materie prime (polveri toner e inchiostri) e degli accessori (fettucce, tamburi, lame, nastri), tanto che tutto il materiale è marchiato e certificato Iso 9002; secondo, l’affidabilità dei macchinari che abbiamo a disposizione; terzo un buon know how tecnico che si alimenta ormai di oltre 10 anni di esperienza. E il quarto aspetto? Beh, il quarto aspetto, anche se può sembrare retorico, è la passione che ognuno di noi mette nel suo lavoro. Alla luce di tutto ciò possiamo dire che la certificazione SSCCP su durata e qualità delle cartucce è un ottimo punto di arrivo per la struttura. Ma per il futuro? Cosa dobbiamo aspettarci? Più che un punto di arrivo lo consideriamo un buon punto di partenza per continuare nel nostro discorso di miglioramento costante degli standard qualitativi. Lolligo System, così come tutti gli altri associati di AssoRiTech, crede nell’importanza di un mercato affidabile, di una sana competizione tra le aziende e di un Cliente soddisfatto: solo immettendo qualità nel nostro lavoro possiamo sconfiggere la crisi che stagna all’orizzonte. E’ questa la direzione che seguiranno i futuri sforzi di Lolligo System.

LOLLIGO SYSTEM SNC Via Mac Mahon 24 20155 Milano MI Tel. 02 34592670 www.lolligosystem.it info@lolligosystem.it 30

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RAEE in Italia: Intervista a Umberto Montagna

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a cura di L. Rozza

mberto Montagna, di professione fa il consulente. Ha un passato nella Pubblica Amministrazione e, soprattutto, nel campo della gestione dei rifiuti. Dopo essersi occupato direttamente di come organizzare i servizi sul territorio e di gestire le strutture che quei servizi dovevano concretamente attuare, ha deciso di mettere a disposizione quell’esperienza a chi ne facesse richiesta. <<E’ un po’ come affittare il cervello...>> afferma spiegando che, dal 2003, è socio in Sfera – società di consulenza di direzione con uffici a Pavia – con Maria Teresa Torretta ed una “rete” di collaboratori che li ha visti in giro per l’Italia negli ultimi anni. Ma è un lavoro che non può basarsi solo sull’esperienza, ma è costantemente in evoluzione vero? Necessariamente è così ed è per questo che negli ultimi anni ci siamo dedicati in modo particolare a quella che, alla fine del decennio scorso, sembrava la rivoluzione immediata nel campo della contribuzione dei cittadini al pagamento dei servizi di gestione rifiuti: la Tariffa di Igiene Ambientale. Di proroga in proroga, nell’autunno del 2008 ancora non sappiamo se, quando e come sarà resa obbligatoria, anche se alla fine del 2007 erano quasi 1.200 i Comuni che già la applicavano e più di 16 milioni gli italiani che la pagavano al posto della Tarsu. Quindi siamo in attesa di novità, mentre in rapida evoluzione è stato in quest’anno tutta la problematica attorno ai RAEE – Rifiuti di attrezzature elettriche ed elettroniche – altro settore in cui da tempo sei attivo. Beh, quest’anno, finalmente, c’è stata una virata notevole sul piano organizzativo, ma non dimentichiamoci che stiamo parlando dell’attuazione – vedremo come concretamente nei prossimi mesi – di una Direttiva UE che l’Italia ratificò – in ritardo – nell’agosto del 2005 e che fino ad ora era rimasta inattuata e inattuabile. L’accordo sui RAEE è di Luglio e quindi c’è

da aspettarsi che tutto vada per il meglio, o no? L’accordo cui fai riferimento è stato sottoscritto dal Centro di Coordinamento RAEE e l’Anci e prevede la corresponsione ai Comuni di un contributo di 300 euro per ogni tonnellata consegnata attraverso un sistema di centri di raccolta, la cui realizzazione e gestione è disciplinata da un decreto anch’esso emanato quest’anno – l’8 aprile per la precisione – e che stabilisce come devono essere, chi può gestirli e quali autorizzazioni devono possedere i gestori. Questo, accanto alla previsione normativa che impone ai produttori di garantire la corretta gestione ambientale dei RAEE domestici (i nostri elettrodomestici usati che i rivenditori devono ritirarci a fronte dell’acquisto di uno nuovo analogo) e ai Comuni assicurare funzionalità, accessibilità e adeguatezza dei sistemi di raccolta differenziata, sposta sull’organizzazione dei servizi pubblici la responsabilità di gestione. La domanda è: quanti di questi servizi pubblici sono attrezzati per farlo, in particolare nei piccoli e medi comuni; quanti centri comunali o sovracomunali (o ecocentri o piazzole) rispondono oggi alle norme stabilite ad Aprile? E ancora, fatto salvo il contributo, le restanti spese a chi faranno carico, visto che il servizio di raccolta differenziata rientra nel più generale servizio di gestione i cui costi sono sostenuti dai cittadini attraverso la Tarsu o la TIA?

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Questo è un altro bell’argomento, che ci riporta all’inizio di questa conversazione Certamente, ma c’è una ulteriore premessa: il decreto 4/2008 –che ha modificato ed integrato il “codice ambientale” -occupandosi di assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani, definisce tipologie di attività e superfici dove non sarà possibile – dal 2009 – assimilare i rifiuti. Questo significa che le superfici produttive e quelle di vendita (superiori ai 450 mq nei comuni con meno di 10.000 abitanti e ai 750 mq negli altri casi) non pagheranno più nessun corrispettivo. Il rischio è che, non esistendo una riduzione proporzionale dei costi di gestione, siano le altre attività non domestiche ed in ultima analisi le famiglie a pagare di più. Fammi capire: noi cittadini dovremo pagare per il recupero degli elettrodomestici usati ed in più la quota che le attività non domestiche non pagano più? Il rischio è evidente, anche se proprio il decreto che parla di assimilazione offre una via d’uscita: afferma che la gestione dei rifiuti assimilati possa essere pagata solo con una tariffa formata da uan quota fissa ed una variabile (la TIA insomma).

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Quindi una soluzione sembrerebbe essere l’obbligatorietà di istituzione della TIA – magari con dilatazione dei tempi di copertura integrale dei costi, ecc., ma qui ci addentriamo in un territorio complesso che meriterebbe un suo ampio spazio – che potrebbe risolvere anche le problematiche legate alle superfici produttive e non. La TIA rafforzerebbe così la sua natura di equità, decisamente già superiore alla Tarsu. Una soluzione a portata di mano? Lo potrebbe essere, ma tutta la discussione che sta avvenendo sul federalismo fiscale e l’ipotetica “service tax” (che, francamente, non capisco come potrebbe riportare a tassazione servizi pubblici già liberalizzati) sembrano percorrere un’altra strada. Staremo a vedere.

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Le telecomunicazioni entrano al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano

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ercoledì 24 settembre 2008 sono state inaugurate le nuove aree della Sezione Telecomunicazioni del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, che si arricchisce di tre nuovi spazi interattivi dedicati al telegrafo, al telefono e alla televisione. Oggetti storici, exhibit, aneddoti e testimonianze per conoscere e comprendere tre media che hanno cambiato la nostra vita di tutti i giorni. Un luogo della comunicazione, fisico e metaforico, snodo tra tutte le tecnologie presentate e punto di convergenza dei nostri bisogni e desideri. Fiorenzo Galli, Direttore Generale del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, ha presentato le nuove aree della sezione Telecomunicazioni del Museo, un progetto museologico innovativo, in cui il Museo ha svolto un ruolo attivo e di coordinamento di un comitato scientifico di livello internazionale. La grandezza di questo progetto sta nella capacità di coniugare valore educativo, trasferimento del sapere e partecipazione diretta. Le sezioni espositive permettono di far comprendere al pubblico la storia di media che hanno modificato il nostro quotidiano, attraverso concetti tecnico e scientifici, percorsi storici e sezioni interattive. L’eccellenza del progetto è stata ottenuta grazie al coinvolgimento sinergico di aziende private ed istituzioni pubbliche, attraverso un’attività di partnership e fundraising mirata. Massimo Temporelli, Curatore del Dipartimento Comunicazione del Museo, ha spiegato quali

sono stati i criteri di scelta per l’allestimento di ogni sezione (telegrafo, telefono e televisione) e come sia stato difficile scegliere gli oggetti da esporre, trattandosi di un contesto, quello delle telecomunicazioni, dove gli oggetti ogni giorno vengono superati sul mercato da nuove tecnologie. <<Per equilibrare lo sguardo si sono fissati dei punti saldi: uno sul passato e uno sul presente. Il visitatore potrà così percorrere cronologicamente l’evoluzione tecnologica dei tre mezzi di comunicazione passando attraverso percorsi convergenti in due punti. Nella sala delle reti e nella Piazza della Comunicazione, quest’ultima realizzata con Telecom Italia. Nella piazza convergono tutte le aree circostanti del Dipartimento Comunicazione del Museo.>> Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia (allora Tecnica) “Leonardo da Vinci” nasce il 15 febbraio 1953, sotto la spinta di un gruppo di industriali lombardi guidati da Guido Ucelli di Nemi e con l’appoggio di un vasto consenso di forze politiche. Oggi è una Fondazione di diritto privato, i cui soci istituzionali sono Ministeri,

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Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Struttura: 40.000: i mq del più grande museo tecnicoscientifico italiano 11.200: i mq di aree rinnovate dal 2000 10.000: gli oggetti nelle collezioni 7: i dipartimenti scientifici 19: le sezioni espositive 11: i laboratori interattivi (i.lab)

Nella foto: M. Perini, M. Bongiorno, F. Galli

Enti Pubblici e Università milanesi. Il Museo è intitolato a Leonardo da Vinci, simbolo della continuità tra cultura scientifico-tecnologica e artistica. L’omaggio alla figura di Leonardo intende sottolineare proprio questa valenza e il rapporto con la città di Milano. Due sono gli obiettivi principali che il Museo si pone:

Visitatori: oltre 384.347: il numero di visitatori (nel 2006 erano oltre 380.000) tra scuole, famiglie, turisti 39.342: il numero di persone che hanno visitato il sottomarino Toti 4.622: il numero dei gruppi (scuole, associazioni, gruppi organizzati etc.) che hanno visitato il Museo

• essere parte di una filiera nazionale e internazionale, finalizzata alla democrazia della comprensione e della conoscenza; • essere uno strumento efficace, innovativo, dinamico e flessibile per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica accessibile a tutti e per la sua applicazione pratica, con particolare attenzione alla vita quotidiana e agli scenari futuri.

Web: 2.603.678: il numero di visite al sito web www. museoscienza.org (nel 2000 erano 549.520) 12.851.080: le pagine del sito visitate (nel 2000 erano 2.619.953) 63.568.322: gli oggetti scaricati “hits” (nel 2000 erano 11.250.000)

Oggi il Museo si presenta come un laboratorio di sperimentazione e innovazione per progetti culturali e processi gestionali e un luogo di dialogo tra la comunità scientifica e i cittadini, in cui si propongono esperienze nelle sezioni che espongono oggetti storici, attività nei laboratori interattivi, eventi scientifici, mostre temporanee, corsi di formazione, spettacoli teatrali, conferenze rivolti a cittadini, Istituzioni, aziende. Accanto alla ricerca e alla conservazione, l’educazione è uno degli obiettivi fondamentali del Museo. Le attività utilizzano l’approccio dell’educazione informale e i concetti base su cui si fonda la metodologia utilizzata sono toccare con mano, sperimentare e dialogare per comprendere. L’obiettivo è aiutare il visitatore a utilizzare le proprie conoscenze e capacità per interpretare gli oggetti e i fenomeni ed essere protagonista nei processi del proprio apprendimento. Le attività nelle collezioni e negli i.lab sono improntate al coinvolgimento, alla scoperta e all’esplorazione attraverso esperienze divertenti ed emozionanti.

(dati riferiti al 2007)

Per informazioni: Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, Via S. Vittore 21 20123 Milano, Tel. 02 48 555 1 info@museoscienza.it, www.museoscienza.org.

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Marco Gialdi,

Presidente Assoritech

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bbiamo intervistato Marco Gialdi, Presidente di Assoritech, l’Associazione Nazionale operatori della Rigenerazione del Riutilizzo e del Recupero di prodotti tecnologici. Presidente, può spiegarci come è nata Assoritech e quali scopi si prefigge? L’Associazione è nata circa tre anni fa –come spesso succede- per impulso di un centinaio di aziende che hanno intuito quanto i processi associativi e collaborativi risultino determinanti in una fase economica e di mercato come quella che stiamo vivendo. Assoritech riunisce gli operatori della filiera della rigenerazione dei consumabili per stampa, dai produttori di macchinari e materie prime ai recuperatori di vuoti, e li rappresenta a livello politico. Gli scopi sono quelli di fornire un’interfaccia tra aziende ed Istituzioni, promuovere la sensibilizzazione alle tematiche del riutilizzo e far crescere la qualità di prodotti. In che modo i rigeneratori si collocano nel contesto della sostenibilità? Vorrei precisare che la collocazione non è forzosa o forzata, al contrario, è un fatto assolutamente naturale. La collocazione è tra i soggetti che nel settore ICT riescono a chiudere il ciclo di vita di un prodotto essenziale e diffusissimo come la cartuccia per la stampante. Ormai è noto a tutti che rigenerare una cartuccia consente di abbattere di circa l’80% il relativo volume di rifiuti prodotti, con la garanzia di ottenere le stesse performances delle cartucce originali, ma ad un costo decisamente inferiore. Una forte crescita dell’utilizzo di prodotti rigenerati avrebbe un grande peso nella drastica diminuzione dei rifiuti che quotidianamente gli uffici producono stampando miliardi di informazioni e dati, e il fattore diventerebbe ancora più interessante se pensiamo alla quantità di denaro pubblico che potrebbe venire risparmiato adottando il sistema nella Pubblica Amministrazione.

Le normative Raee e Rhos hanno comportato qualche cambiamento nelle vostre procedure? No, sostanzialmente la situazione non è cambiata. Il fatto che questo settore sia così giovane ha degli effetti collaterali che si riflettono pesantemente sull’attività quotidiana degli imprenditori, per esempio la mancanza di chiarezza sullo status di rifiuto della cartuccia esaurita, la mancanza di un codice di attività specifico, la confusione sull’interpretazione della normativa che è variabile in ragione della provincia in cui ci si trova. I Raee, in realtà, sono diventati da qualche anno oggetto di attenzione da parte di molti aziende del settore della rigenerazione, spessissimo interpellate dai clienti per lo smaltimento di vecchie stampanti e pc. È vero che molti imprenditori hanno allargato la propria gamma di servizi attrezzandosi ed autorizzandosi per la raccolta dei Raee, compiendo allo stesso tempo un passo verso la diversificazione. Il vostro è un settore che soffre –come altridella concorrenza agguerrita dei produttori orientali, come pensate di affrontare la sfida? Di certo non con una guerra al ribasso dei prezzi, che ci vedrebbe alla fine in ogni caso sconfitti. Punteremo –e puntiamo- sulla qualità dei prodotti e dei servizi che i nostri associati offrono ai loro clienti, sulla capacità di prendersi cura dell’utente dall’inizio alla fine, compreso lo smaltimento dei rifiuti.

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Le aziende che compongono questa filiera stanno subendo una forte richiesta di cambiamento dal mercato, un cambiamento che imporrà investimenti e creatività per non tramutarsi in un evento traumatico. Esistono moltissime opportunità nel mondo printing, bisogna solo attrezzarsi per coglierle. E’ naturale, inoltre, continuare la battaglia per fermare le importazioni di prodotti che violano brevetti e copyrights, mettendo in circolazione consumabili di pessima qualità ed in difficoltà molti imprenditori, anche se in questo ambito rimane cruciale l’intervento dello Stato. Ritengo inoltre che le importazioni da altri mercati facciano senz’altro bene all’economia, l’importante è però che i consumatori siano messi al corrente del paese di produzione, in modo da poter scegliere. Succede infatti troppo spesso che beni di scarsa qualità prodotti in estremo oriente vengano poi “vestiti” con un imballaggio ed una

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etichetta italiani, generando confusione nell’acquirente e celando l’origine del bene stesso. Cosa dovrebbe cambiare, dal suo punto di vista, per riuscire ad invertire la galoppante tendenza che dimostriamo alla produzione di rifiuti? Domanda complessa. Cercherò di essere sintetico. A livello pubblico, l’assenza di fondi per investire in ricerca e l’incapacità di essere “d’esempio” per i cittadini. A livello imprenditoriale, l’idea che la crescita sia visibile esclusivamente dai fatturati. A livello privato, la pigrizia civica che ci porta a pensare che ci sia sempre qualcun altro che provvederà in qualche modo a fare quello che bisogna fare. A livello globale, fermare i flussi di rifiuti che si muovono dai paesi ricchi a quelli poveri.

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PC e risparmio energetico

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di G. Franza

a questione dei consumi nell’elettronica computazionale sembra porsi solo ora, e solo come frutto di una rinnovata sensibilità ecologista, tanto che viene spesso etichettata come una moda. Eppure il problema del consumo dei calcolatori si è posto sin dal primo momento, essendo, anzi, agli inizi, un vero e proprio incubo. Vero, si era ai tempi delle valvole, le stesse tecnologie con cui si produceva la corrente elettrica erano ben più rozze delle attuali ma fa comunque impressione leggere che negli anni ‘40 la prima messa in funzione dell’ENIAC fece rimanere senza luce il quartiere ovest di Filadelfia! Oggi ovviamente i calcolatori consumano decisamente meno, ma comunque il problema del risparmio di energia è sentito ancora, anche se per motivazioni differenti e comunque ancora non legate alla sensibilità ecologista. La prima delle motivazioni è data dalla difficoltà di raffreddare agevolmente la CPU: continuando ad aumentare la sua potenza elaborativa, integrandovi più transistor ed operando a frequenze di clock via via maggiori, ci si ritrova con il problema del raffreddamento del core della CPU stessa. La seconda motivazione del risparmio energetico è legata all’elettronica portatile ed alla competizione per il mercato dei laptop: chiave di questa competizione è anche la capacità di fornire un prodotto che abbia un’autonomia prolungata con un peso ridotto. Sembra quindi che il mercato, sia pure per motivi tecnico/commerciali, si trovi in sintonia con le sensibilità ecologiste emergenti anche in questo settore, eppure esaminando i dati dei consumi dei PC non si trova evidenza di una tendenza al risparmio energetico. I motivi sono intuibili e sono legati al fatto che l’industria ha assimilato la legge di Moore e l’ha utilizzata come scusa per la propria inefficienza. In realtà le cose sono complesse e vanno esaminate nel dettaglio. La richiesta di capacità elaborativa, soprattutto in ambito personale, è dovuta a vari fattori che vanno separati tra di loro. Il primo di questi fattori è la necessità di approcciare un pubblico non tecnico e quindi l’esigenza di

costruire interfacce intuitive. E’ logico che un elaboratore che debba disporre di un’interfaccia di tipo grafico occuperà una parte delle sue risorse a gestire questa interfaccia; meno logico, forse, è che quando il PC è inattivo si attivi uno screen saver (inutile con gli LCD) che raddoppia il consumo della CPU solo per fare graziose animazioni a video. Un altro fattore è l’evoluzione dei programmi che, sotto la spinta della competizione commerciale, si complicano sempre di più per rispondere alle più varie esigenze. Il programma con cui sto scrivendo questo articolo dovrebbe essere un semplice elaboratore di testi, ed invece integra delle funzioni di desktop publishing sovente inutilizzate. Un terzo fattore è la necessità di disporre di strumenti di sviluppo rapido (RAD) per la produzione di programmi. Tutte le aziende, dovendo competere tra di loro e dovendosi confrontare con un mercato in continua evoluzione, cercano strumenti che permettono di sviluppare rapidamente delle soluzioni informatiche dimostrabili e rivendibili (e che costino poche ore di programmatori poco esperti e ancor meno pagati). Questo porta ad un’architettura con un numero sempre maggiore di strati di software e con capacità di ottimizzazione sempre più ridotte e quindi ad un uso sempre meno efficiente delle capacità elaborative delle CPU. Quindi un vero risparmio energetico lo si potrà

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avere solo quando (ma dovremmo dire se) le aziende rinunceranno ad un modello industriale che privilegia l’eccesso di contenuti all’ottimizzazione del prodotto, cosa che personalmente vedo improbabile (persino nel mondo dell’OpenSource, di solito ‘virtuoso’ e non troppo legato a problematiche di tipo ‘commerciale’ vi è la tendenza a costruire programmi monstre). A fronte di tutto questo il singolo ha comun-

que modo di fare qualcosa , sia scegliendo correttamente il PC, sia configurando il risparmio energetico dove possibile: tutti i laptop moderni dispongono di una funzione di frequency scaling che, se abilitata correttamente, permette di ridurre il consumo di un portatile del 30% (a titolo di esempio il portatile con cui sto scrivendo questo articolo consuma non più di 20W tutto incluso).

Giovanni Franza e nato nel ‘56 a Trieste ha qui avuto la sua istruzione formale nel campo delle telecomunicazioni. Ha iniziato disegnando sistemi di comunicazione digitale nei tardi anni ‘70. Trasferitosi a Milano ha avuto varie esperienze sia nel campo delle TLC che in quello della sicurezza e finendo con il formare una sua azienda insieme a Marina Cabrini. In quest’ambito si è interessato di Software Libero ed ha approfondito le tematiche relative ai consumi energetici nell’ICT. All’inizio del 2008 si è trasferito in Svizzera dove risiede ed opera.

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Assessore Pietro Mezzi

Intervista a Pietro Mezzi, assessore al territorio, parchi, Agenda 21, mobilità ciclabile, diritti degli animali della Provincia di Milano Può riassumerci quali sono le iniziative avviate dalla Provincia di Milano e dal Suo assessorato in tema di Green Public Procurement (GPP)? Oltre due anni fa, all’interno dell’ente abbiamo unito le forze di due assessorati, il nostro e quello al provveditorato ed economato, per definire un progetto che affrontasse in modo organico il tema del GPP. Ma soprattutto per cambiare il sistema di forniture della Provincia mettendo al centro criteri di sostenibilità ambientale. Una scelta particolarmente importante perché promossa da un ente pubblico. È stato messo a punto un complesso lavoro preparatorio, con la definizione dei percorsi da attuare all’interno dell’ente e l’individuazione delle categorie di prodotti e servizi più significativi che vengono acquistati, lo studio del sistema di approvvigionamento e l’individuazione di ambiti prioritari per la sperimentazione degli acquisti verdi, Sono stati individuati i prodotti considerati prioritari sulla base dei parametri di impatto e di importanza strategica, di peso economico e di disponibilità sul mercato. E sono stati suddivisi in quattro classi: arredi per ufficio e per gli edifici scolastici, tutti i tipi di prodotti cartacei, tecnologia informatica dai computer alle fotocopiatrici compresi i materiali di consumo, ristorazione. A seguire si è proceduto a preparare capitolati per i bandi di gara di acquisto, definire azioni di sostegno ai Comuni interessati ad avviare localmente percorsi di questo tipo, mettere a punto gli strumenti di comunicazione per divulgare e condividere questa strategia. Il GPP è un argomento di cruciale importanza per molte aziende che attendono di poter offrire alla PA i propri prodotti ed i propri servizi. A quali fattori è da attribuire – secondo il suo parere – la difficoltà delle Amministrazioni di rispettare quanto previsto nelle direttive per gli Acquisti Verdi? Le difficoltà sono di due ordini, culturale e tecnico. In primo luogo la cultura tecnica della

pubblica amministrazione è tradizionalmente poco permeabile all’innovazione, ci si imbatte in resistenze figlie di una concezione un po’ troppo tradizionalista. E poi ci si deve misurare con modalità e procedure consolidate che non è semplice rinnovare. Aggiungiamo quella sottile diffidenza che spesso si capta quando si parla – con un’espressione un po’ imprecisa – di “prodotti ecologici” e le resistenze si consolidano. Infine c’è l’inevitabile lentezza della macchina burocratica che si mette in moto e raggiunge l’efficacia con tempi non esattamente rapidi. Ma una volta avviati, i processi poi sono in grado di camminare seriamente. La costruzione di gare d’appalto dedicate (o comprendenti) prodotti riciclati o riutilizzati richiede un certo livello di competenza in materia che non pare essere troppo diffuso nella PA, eccezion fatta per alcuni casi. Come si può colmare questo gap di informazione? Con un’azione specifica di formazione del personale e di costruzione delle rispettive competenze. Non si tratta di montagne difficili da scalare, ma è necessario avviare un processo di crescita e di coinvolgimento che è l’unica strada per dare gambe a meccanismi complessi come

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questo. Seminari, convegni, attivazioni di siti web dedicati servono a condividere e generalizzare le esperienze, sostenendo lo sforzo di chi deve rinnovare la propria prassi operativa. Per la sua esperienza, negli ultimi anni è aumentata la fiducia degli utilizzatori nei confronti dei prodotti riciclati e riutilizzati? Ne sono convinto, i cittadini – e quindi anche i funzionari delle amministrazioni – sono sempre più interessati a tutto quanto contribuisce a risparmiare costi ed energie e a migliorare l’ambiente in termini di minori emissioni e sprechi. La fiducia però deve essere alimentata e sostenuta, per questo è necessario che le nuove procedure diventino concrete e stabili in un tempo ragionevole. La Pubblica Amministrazione ha la responsabilità di tutelare gli interessi pubblici e di essere modello per i cittadini, diffondendo una cultura del rispetto e della conservazione dell’ambiente. Il comparto ICT – assieme a quello dei consumabili per la stampa – è uno di quelli in cui il GPP potrebbe essere maggiormente efficace, facendo risparmiare molto in termini economici e di produzione di rifiuti. Il mancato “decollo” di questo tipo di forniture alla PA è, a suo parere, ostacolato anche da prassi burocratiche che non adeguate?

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La dimensione degli acquisti pubblici in Italia è pari al 18% del Pil, le grandi istituzioni, gli enti pubblici, gli ospedali, le scuole, in quanto consumatori importanti, possono orientare il mercato verso materiali con caratteristiche ambientalmente preferibili. I prodotti di questo tipo rappresentano una componente di peso e andrebbe favorita al massimo la riconversione del loro acquisto. Le difficoltà sono quelle cui accennavo prima, ma se l’Ente è convinto e soprattutto deciso si possono aggirare e risolvere. Recentemente è stato presentato in Regione Lombardia un Progetto di Legge sugli “Acquisti verdi e procedure per gli acquisti sostenibili nella Pubblica Amministrazione” ( PdL n° 309 del 23/04/2008). Ritiene che l’azione politica trasversale – come in questo caso – possa essere risolutiva? Credo sia fondamentale, solo con un lavoro in rete anche a livello istituzionale si possono creare le premesse perché questo tipo di progetto possa uscire dalla fase sperimentale e decollare finalmente. È l’avvio delle procedure effettivamente operative lo scoglio più ostico, poi il percorso può diventare meno accidentato e soprattutto si iniziano a vedere i primi risultati.

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Medhat Shafik - Scarabeo Quando il rifiuto rinasce a nuova vita attraverso l’arte

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n animale magico e sacro per eccellenza, storicamente venerato nell’antico Egitto, icona del rinnovamento e della ciclicità della vita. A lui, lo Scarabeo, paradigma assoluto della metamorfosi e della trasformazione, è dedicata idealmente la terza edizione di MongArte - Racconti plurimi del Riciclaggio, che ha inaugurato il 20 Settembre a Sogliano al Rubicone (Fc) (la mostra terminerà l’8 di Dicembre). Protagonista di questa nuova edizione della rassegna - promossa dalla Sogliano Ambiente s.p.a, società di servizi specializzata in gestione dei rifiuti e cogenerazione, in sinergia con l’Amministrazione Comunale, a cura di Marisa Zattini e organizzata da Il Vicolo Sezione Arte di Cesena - è l’egiziano Medhat Shafik (El Badari - Assiut, classe 1952). L’artista, leone d’Oro alla Biennale d’Arte di Venezia del 1995, si è ispirato alla metamorfosi dello scarabeo per la realizzazione dei suoi allestimenti, creati appositamente per MongArte con materiale di scarto recuperato in loco. Fino all’8 dicembre 2008 le sue opere sono allestite in vari siti del borgo cittadino: si tratta di suggestivi assemblaggi di materiale di scarto diversificato (vetro, pietra, ferro, carta nepalese...) che si presentano come opere uniche, simbolo di rinascita, spiritualità, cammino. Di rifiuto che rinasce a nuova vita attraverso l’arte, come si legge nell’opera ‘Sisifo e lo Scarabeo’ allestita davanti al Palazzo della Cultura, nel cuore del centro storico. Un’imponente scultura in ferro e altro materiale di recupero ispirata a due figure mitologiche: Sisifo, figlio del dio dei venti Eolo, che osò sfidare gli dei e fu punito da Zeus con la condanna di dover spingere in eterno un masso dalla base alla cima di un monte, e lo Scarabeo stercorario, che raccoglie gli escrementi e ne fa delle pallottole dove va a deporre le uova, piccole incubatrici pronte ad ospitare nuove vite. A Palazzo Ripa-Marcosanti sono esposte 15 installazioni che rappresentano la metamorfosi dello scarabeo, raffigurato nelle sue varie forme vitali dalla nascita fino alla morte. Si tratta di 15 acquerelli dipinti su carta nepalese, appesi a 15 piedistalli composti da un basamento di granito

e un’asta di filo di ferro. Nella Cappella Paolotti è invece allestito un vecchio armadio infangato di terra, che al suo interno custodisce una serie di fagotti variopinti realizzati con tessuti poveri, che a loro volta racchiudono incensi, essenze e vari oggetti dal valore simbolico. Una sorta di talismani della memoria, che conservano sogni, chimere, ricordi e immagini ancestrali per il lungo-breve viaggio della vita. A Palazzo Nardini è stata ricreata la “Bottega dell’Alchimista”: un luogo magico dove si trovano dei grossi contenitori di ferro di forma cilindrica (circa una decina) che sembrano ricolmi di pigmenti colorati, di sostanze policrome che in fondo altro non sono che la materia pura dei sogni. A completare l’allestimento una serie di vecchie porte recuperate e riallestite armonicamente dall’artista. Infine nella Chiesa del Suffragio l’artista ha

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creato una installazione attraverso una serie di ampolle di vetro che contengono oli profumati, mirra ed essenze, appese a dei fili e collocate in corrispondenza delle varie tappe della Via Crucis. Al centro della chiesa spicca un grande totem della lunghezza di circa 4 metri, realizzato con carta impressa da stampi di legno. Una sorta di grande obelisco posto verticalmente, come un’imponente opera sacrale in pietra, e a terra un manto di sale sul quale è sospesa una suggestiva impronta, che si fa mensa ideale per una comunione comune. Attraverso l’opera di Shafik il “mongo” (parola tratta dallo slang americano che significa “materiale di scarto recuperato”), tema centrale della rassegna, si fa concretamente arte a Sogliano al Rubicone. Il tutto in un viaggio ideale che si pone fra terra e cielo, in una sintesi fra cultura occidentale e cultura orientale, in una osmosi sincretica di suggestioni ed emozioni. Con questa terza edizione di MongArte si vuole continuare l’importante connubio tra “Arte & Riciclaggio” iniziato negli anni passati con le mostre delle scultrici italiane Anna Santinello (2006) e Gabriella Benedini (2007), al fine di proseguire nell’indagine dei nuovi modi di fare arte oggi e di promuovere l’interesse per le diverse espressioni artistiche.

Anche per questa edizione, si realizzeranno una serie di importanti eventi collaterali – i Racconti Plurimi del Riciclaggio - e numerose iniziative interdisciplinari, attività didattiche e visite guidate per scuole e famiglie, che verranno attivate parallelamente alla mostra. La rassegna verrà documentata in un catalogo edito per i tipi de Il Vicolo Editore che conterrà, oltre ai testi istituzionali, il testo della curatrice, un testo critico di Claudio Spadoni e la riproduzione di tutte le opere oggetto dell’esposizione. Parallelamente alla mostra verranno attivati dei laboratori didattici, curati dalla Cooperativa “La Finestra”.

Medhat Shafik è nato nel 1956 a El Badari, in Egitto. Dal 1977 vive e lavora tra Il Cairo e Milano, dove si è diplomato nel 1980 in pittura e nel 1985 in scenografia all’Accademia di Brera. Il suo lavoro ha ricevuto nel corso degli anni molteplici premi e riconoscimenti, tra i quali il Leone d’Oro alla Biennale Internazionale di Venezia del 1995 ed il Grand Prix della IX Biennale Internazionale de Il Cairo del 2003. Numerose le mostre sia personali che collettive in Italia e all’estero, così come i Musei che ospitano le sue opere, tra cui si ricorda il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Marsala, la Galleria d’Arte Moderna di Spoleto, il Museum of Egyptian Modern Art. Varie le recensioni su quotidiani e periodici italiani ed esteri, a cura di importanti nomi della critica sia nazionale che internazionale, e le partecipazioni a programmi televisivi e radiofonici in tutto il mondo. Tra le varie mostre realizzate in Romagna, si ricordano quella tenutasi nel 1996 presso la Galleria Comunale d’Arte di Cesena e Madhat Shafik – Il risveglio della Fenice del 1999, allestita alla Galleria Ex Pescheria, entrambe curate da Marisa Zattini.

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presenta il progetto “Area Sostenibile”

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Economist: Italia ventiquattresima nel mondo per lo sviluppo dell’IT Non è molto famoso, ma esiste un indice globale di competitività IT che viene regolarmente aggiornato e redatto dall’Economist Intelligence Unit -- la divisione di business information dell’Economist Group (editore della omonima e celebre rivista Economist). La composizione di questo indice risulta essere tecnicamente complessa (copre 66 paesi e si basa su sei indicatori: l’ambiente economico complessivo, lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche, la disponibilità di capitale umano qualificato, la normativa sul copyright, lo stato di ricerca e sviluppo e il supporto allo sviluppo del comparto IT), ma sostanzialmente è un indicatore di quanto le varie economie siano in grado di generare un ambiente favorevole allo sviluppo dell’IT. Il nostro paese risulta al venticinquesimo posto della classifica mondiale <<E’ assai difficile che una nazione possa sperare di costruire un solido settore IT senza contare su altrettanto solide basi date dall’ambiente legale ed economico complessivo, dai bacini di

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risorse umane specializzate, dal sostegno offerto all’innovazione, e infine al pervasivo impiego della tecnologia in tutti gli aspetti della vita sociale>>, ha dichiarato Denis McCauley, direttore Global Technology Research dell’Eiu. E l’Italia non brilla, purtroppo, per la situazione economica generale, dove le correzioni vengono giudicate insufficienti, non strutturali e troppo diluite nel tempo, dove non esiste certezza normativa e competitività dei servizi. Al primo posto della classifica ci sono, naturalmente, gli Stati Uniti, considerati terreno fertile per l’avvio di imprese ad alta tecnologia e ad elevato contenuto di creatività. Al secondo posto, quasi una sorpresa, troviamo Taiwan, seguono Regno Unito, Svezia, Danimarca, Canada, Australia, Corea del Sud, Singapore, Olanda, Svizzera, Giappone, Finlandia, Norvegia. Irlanda, Israele, Nuova Zelanda, Austria, Germania, Francia, Hong Kong, Belgio, Spagna ed Estonia.

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IL RIGENERATORE ITALIANO in occasione di

presenta il progetto “Area Sostenibile” Il Rigeneratore Italiano (RI) è una testata specializzata in Ambiente, Mercato e Tecnologie per il Riutilizzo, temi centrali quando si parla di sviluppo, di mezzi e metodi industriali, di capacità di ridurre gli impatti sull’ecosistema.

Area Sostenibile: L’Area Sostenibile è un progetto in collaborazione con Assoritech, l’Associazione Nazionale degli Operatori della Rigenerazione e del Recupero di prodotti Tecnologici. L’idea è basata sulla predisposizione di uno spazio comune dove troveranno posto alcune delle maggiori aziende del panorama nazionale specializzate nel recupero e nel trattamento delle cartucce esaurite per le stampanti, ad oggi ancora componente preponderante nel campo dell’IT. La mole di dati stampati su carta è infatti in costante aumento, e di pari passo aumenta il consumo di questi prodotti altamente sofisticati le cui carcasse –in realtà completamente riutilizzabili- finiscono ancora per la maggior parte incenerite o nelle discariche.

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Visita l’Area Sostenibile allo Stand D23 e E24 Padiglione 1

In collaborazione con: Il Rigeneratore Italiano – Tel. 011.6811263 Fax 011.6892383 www.ilrigeneratoreitaliano.eu info@sevenedizioni.com

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Illuminiamo di speranza i diritti dei bambini “ Senza te, Telefono Azzurro non c’è” IL 22 e il 23 NOVEMBRE TORNANO NELLE PIAZZE ITALIANE LE CANDELE DI TELEFONO AZZURRO Sabato 22 e Domenica 23 Novembre 2008, i volontari di SOS Il Telefono Azzurro Onlus saranno presenti in 1500 piazze italiane con l’offerta di candele, per la tradizionale campagna nazionale “Accendi l’Azzurro”. Basta un piccolo gesto per sostenere Telefono Azzurro che ormai da ventun’ anni dedica il suo impegno alla prevenzione degli abusi e dei maltrattamenti sull’infanzia e per dire NO alla violenza sui bambini. Si potrà così contribuire al potenziamento della linea telefonica gratuita “19696” e della linea istituzionale “199.15.15.15”, queste le attività storiche di Telefono Azzurro che nel tempo ha saputo trasformarsi in un’organizzazione innovativa, fatta di progetti concreti ma che mantiene nell’ascolto, nell’intervento e nell’aiuto all’infanzia il suo cuore pulsante. Saper ascoltare è una qualità, una competenza richiesta a chi si occupa di infanzia e di ado-

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lescenza e potenziare linee significa rispondere in maniera adeguata alle migliaia di richieste di aiuto che quotidianamente giungono a Telefono Azzurro e poter rimanere così sempre dalla parte dei bambini.

“Il 22 e 23 novembre accendi la candela di Telefono Azzurro. Aiuterai ad illuminare le città d’azzurro e darai insieme a noi luce ai diritti dei bambini!” Per informazioni: www.azzurro.it o Numero Verde 800.090.335

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Discariche o miniere?

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di B. Busetto egli uomini che scavano nelle profondità della terra per ricavare materiali necessari alla nostra civiltà, è un’immagine cui siamo abituati, che ci risulta essere assolutamente normale. Recentemente abbiamo scoperto che molte delle cavità rimaste dopo quelle escavazioni sono state riempite dei rifiuti che la nostra civiltà ha prodotto, e le abbiamo chiamate discariche. Togliere materiale utile e riempire con materiale inutile, un vero colpo di genio che con gli anni si è rivelato essere un colpo di sonno, un assopimento fatale della ragione. Mille scuse, non si sapeva, non si pensava, non si credeva, i rifiuti allora non erano un problema. Bene, oggi tutti sappiamo che –assieme all’inquinamento in senso lato- lo sono, e sono un problema da arginare prima e risolvere poi, con ogni mezzo. Il boom delle aziende specializzate nel riciclaggio della miriade di tipologie di rifiuti che vengono quotidianamente prodotti ha dimostrato che il problema può essere affrontato anche con strumenti creativi. Allora perché non considerare le discariche come delle miniere di rifiuti? Miniere da cui estrarre plastica, ferro, alluminio, rame e chissà cos’altro. Pare che solo in Inghilterra sarebbe possibile disseppellire (in questo caso sinonimo di estrarre) la bellezza di duecento milioni di tonnellate di plastica cosiddetta “dormiente”, che riciclata e trasformata in carburante potrebbe valere all’incirca settanta miliardi di euro. Già, perché pochi sanno che come dal petrolio si ottiene la plastica, così è possibile procedere all’inverso, anche se non in

proporzione uno a uno (e il bilancio energetico totale della riconversione non è ancora chiaro). Insomma, sembrerebbe possibile trarre profitto da questo nuovo tipo di attività di riciclaggio e contemporaneamente bonificare più di qualche sito. Naturalmente il tutto continuerà ad essere inutile fintanto che non riusciremo ad intervenire significativamente sui processi di produzione, di imballaggio, di trasporto delle merci e sugli stili di vita delle persone, vera fonte della montagna di rifiuti che rischia di sommergerci. Stando ai dati dell’Ocse, entro il 2030 la produzione annuale di rifiuti domestici globale raggiungerà i 3 miliardi di tonnellate, presentandosi raddoppiata rispetto al 2005. L’altro indicatore sconfortante è quello che ci dice che nei paesi sviluppati attualmente finisce in discarica il 50% dei rifiuti, ma nel 2030 questa percentuale sarà scesa solo fino al 40%. Inutile aggiungere che è urgente un cambio di strategia.

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Internet ed ICT, bene in Europa

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di M. Pasquariello

ormalmente pensiamo cha paesi come Asia e Cina –in fortissima espansione- abbiano superato l’Europa in termini di tecnologie delle telecomunicazioni ed accessi alla rete di internet. Ma non è così. Recentemente l’International Telecommunication Union (Itu), che raggruppa società e organismi istituzionali di 191 paesi, ha fatto sapere che anche se i paesi asiatici possono essere il più grande mercato potenziale al mondo, di fatto la diffusione della banda larga è attestata al 3,6%. La cosa cambia se si considerano i telefoni cellulari, dove India e Cina (che ha nove milioni di nuovi contratti ogni mese) possono contare su ben novecento milioni di abbonati, ma sappiamo che per ora le potenzialità di un cellulare sono ben lontane da quelle di un pc. Il paradosso lo si comprende quando si scopre che in India solo undici milioni di persone hanno accesso ad internet.

Ma come vanno le cose in Europa?

Stando ai report della Commissione Europea pare procedere tutto a meraviglia: <<Nel 2007 Internet ha attirato quasi 40 milioni di nuovi utenti regolari nell’UE (oggi sono in totale 250 milioni). Negli ultimi cinque anni le ICT hanno avuto un impatto notevole sui servizi pubblici, soprattutto mettendo in rete l’istruzione e la sanità: oltre il 96% delle scuole in Europa è connesso a Internet e i due terzi hanno una connessione a banda larga, mentre nel 2001 la percentuale era praticamente uguale a zero. Nel settore della sanità il 57% dei medici invia o riceve per via telematica i dati dei pazienti (il 17% nel 2002) e il 46% riceve i risultati degli esami di laboratorio in formato elettronico (l’11% nel 2002). Nel 2007 il 77% delle imprese dell’UE dispone di una connessione a banda larga (nel 2005 era il 62%).

Internet map dal 93% delle aziende europee, l’e-banking dal 77%, l’e-government dal 45%. Le percentuali si abbassano quando si parla di acquisti via internet (29%) e vendite online (15%), mentre solo il 12% ha un sistema di e-commerce. I cittadini europei hanno dichiarato di utilizzare maggiormente la rete per scambiare e-mail (82%) e per trovare informazioni (81%).

E ora veniamo all’Italia.

Un’indagine dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, ci dice che aumenta leggermente la diffusione di internet (al 38.8%, con un +3.2% dal 2006) e che migliora anche la qualità della connessione domestica: diminuiscono le connessioni a banda stretta (dal 18.7 al 14.7%) e aumentano quelle a banda larga (dal 14.4 al 22.6%). Purtroppo non basta, e infatti il nostro paese non brilla nella classifica degli stati europei e ci posizioniamo al diciottesimo posto, con un coefficiente di diffusione tra le famiglie del 43% contro la media europea del 54%. In cima alla classifica svettano, al solito, i paesi del Nord Europa come Svezia, Olanda e Danimarca, che fanno segnare una diffusione quasi doppia. Per la cronaca, in Lituania la percentuale è del 44%, in Polonia del 41%.

Crescita del mercato europeo

Nell’UE le ICT rappresentano il 26% delle attività di ricerca, il 20% degli investimenti delle imprese e quasi il 50% della crescita della produttività.>> Dai dati risulta che l’accesso alla rete è sfruttato

Software Servizi IT

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Provincia di Cremona Settore Ambiente

9-10 ottobre 2008

fiera di cremona seconda edizione ore 9.00-17.30 - ingresso libero mostra-convegno dedicata a politiche, progetti, beni e servizi di Green Procurement pubblico e privato > il luogo di incontro e di scambio tra gli attori strategici, le istituzioni e gli operatori più accreditati > un programma convegnistico e seminariale di alto livello, che mette a confronto le più importanti realtà italiane ed europee sulle politiche e le prassi relative agli Acquisti Verdi > vasta area espositiva organizzata secondo le indicazioni del Piano d’Azione Nazionale per il GPP RELAZIONI ISTITUZIONALI E PROGRAMMA CULTURALE

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Il Ghana sommerso dai RAEE

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l Ghana e’ avvelenato dai rifiuti elettronici europei, americani e giapponesi. Greenpeace diffonde oggi in tutto il mondo il rapporto “Ghana contamination. Pericolo chimico nei siti di riciclo e smaltimento dei rifiuti elettronici”. Il team scientifico di Greenpeace ha visitato due aree di smantellamento e lavorazione illegale, una al mercato di Abogbloshie, nella capitale Accra, il principale centro di riciclaggio di rifiuti elettronici in Ghana, e l’altra nella citta’ di Korforidua. I campioni, prelevati sia da aree dove i rifiuti vengono bruciati all’aperto che da una laguna superficiale ad Abogbloshie, contengono metalli tossici come il piombo anche in quantita’ cento volte superiore ai livelli trovati in campioni di suolo e sedimenti non contaminati. Nella maggior parte dei test sono stati trovati gli ftalati, sostanze conosciute per interferire con il sistema riproduttivo. Presenti in un solo campione in concentrazioni molto elevate le diossine clorurate, noti composti cancerogeni. La natura e l’estensione della contaminazione chimica dei siti africani e’ simile a quella trovata in un’altra indagine di Greenpeace condotta in aree di smantellamento di rifiuti elettronici in Cina e India. “Molti dei composti trovati sono altamente tossici, alcuni possono interferire con lo sviluppo del sistema riproduttivo dei bambini, altri con quello del cervello e alterare il sistema nervoso - dichiara il dottor Kevin Brigden di Greenpeace Internationaln - in Ghana, Cina e India, i lavoratori, molto spesso bambini, potrebbero essere esposti a livelli consistenti di questi composti pericolosi”. Container pieni di vecchi computer spesso rotti, monitor e TV di varie marche come Philips, Sony, Microsoft, Nokia, Dell, Canon e Siemens arrivano in Ghana da Germania, Corea, Svizzera, Olanda e Italia sotto la falsa veste di “beni di seconda mano”. La maggior parte del contenu-

to di questi container finisce nei cantieri africani dove i rifiuti vengono trattati e bruciati a mani nude dai giovani lavoratori. Un metodo che non solo inquina l’ambiente ma che espone gli operai a fumi e ceneri potenzialmente tossiche. Questo “riciclo”, fatto in modo molto grossolano, ha lo scopo di estrarre parti metalliche, principalmente alluminio e rame, che poi vengono rivendute per circa 2 dollari ogni 5 chili. “Fino a quando le aziende non elimineranno le sostanze pericolose dai loro prodotti elettronici e non si assumeranno la responsabilita’di gestire l’intero ciclo di vita di un articolo di consumo, questo scarico di rifiuti inquinanti non vedra’ fine - dichiara Vittoria Polidori responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace. - Le aziende dell’elettronica non dovrebbero permettere che i loro prodotti vadano a inquinare i paesi piu’ poveri del mondo”. (AGI)

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