Hit the nail on the head

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Okay studio and friends

Hit the nail on the head

AAAA … Avviso ai naviganti, … ai viaggiatori curiosi dell’antica-modernità: imboccare le vie del futuro, evitare le autostrade del consueto, …andare per sentieri poco battuti, forse impervi, fuori circuito ed eccentrici! Rischiare, rischiare, rischiare…non demordere, aprire gli occhi,… marciare per non marcire!

AAAA … Warning to travellers…. to voyagers curious about antiquity-modernity: take the road to the future, avoid the usual motorways … go along unbeaten, perhaps even impenetrable, out-of-the-way and eccentric paths! Risk, risk, risk… don’t give up, open your eyes… march so as not to rot!

Eduardo Alamaro


Indice / Index

Introduzione Sulla parola De-Sign

Introduction About the Word De-Sign

Tomรกs Alonso Jordi Canudas Raw Edges Mathias Hahn Andrew Haythornwaite and Shay Akram Peter Marigold Eelko Moorer Oscar Narud Study O Portable Liliana Ovalle Hiroko Shiratori Ed Swan Jorre Van Ast


Introduzione

HIT THE NAIL ON THE HEAD letteramente significa “colpire il chiodo

sulla testa”, ed è questo il senso di questa mostra, fare centro, azzeccare. Progetto che nasce dalla volontà della Novalis Fine Arts di aprirsi ad una visione non convenzionale del design e sul design stesso; guardare all’oggetto d’uso come ad un’ opera d’arte, emozionandoci ed emozionando. La mostra espone opere sperimentali che invitano il visitatore a riflettere sul reale significato di design oggi. Svincolare quest’ ultimo dalla semplice realizzazione dell’ oggetto al fine di far emergere l’idea che sta alla base della progettazione e che rappresenta il messaggio del creativo. L’ attenzione è, dunque, spostata dal prodotto al pensiero che esprime e rappresenta un oggetto, ma soprattutto al lento passaggio dal materiale all’immateriale, rilevando e rivalutando il concetto più che l’ oggetto. Il designer, al pari di un’artista, si fa portavoce di una problematica attuale, è il poeta vate che conduce ed introduce la molteplicità al cambiamento. Tradurre la sperimentazione, la rivoluzione degli utili e la contaminazione con l’innovazione non significa abbandonare definitivamente i retaggi della tradizione e il convenzionalismo formale, quanto piuttosto rinnovare l’idea di design classico, talvolta stravolgendone il senso. Applicare i processi tipici dell’opera d’arte all’oggetto d’uso senza sfociare

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nella produzione industriale, seriale. I limiti della materia non esitono, o

Raw-Edge e in seguito altri designer, quali, Liliana Ovalle, Eelko Moorer,

almeno non sono ostacoli invalicabili, ma piuttosto, è da queste limitazio-

Ed Swan, Study O Portable, Andrew Haythornthwaite, Shai Akram, tutti

ni che si originano nuove ipotesi progettuali, nuove sperimentazioni.

laureati al Royal College of Art Design Products sotto la direzione di Ron

Abbandonando l’idea della perfezione e della bellezza tout court, si esplo-

Arad. Testimonianza di una delle evoluzioni più interessanti del lavoro di

rano universi finora sconosciuti al mondo del design. Non solo oggetti

gruppo nell’attuale Londra. Acclamato da molti come il lavoro più fresco

utili alla quotidianità, quanto segni di una ricerca capaci di emozionar-

e promettente di design contemporaneo, gli OKAYstudio and friends

ci, destinati a lasciare una traccia nella storia dell’arte contemporanea.

condividono gli stessi interessi nella sperimentazione ed in particolare

Declinare l’assolutezza delle forme sembra l’ imperativo categorico

nell’utilizzo di una vasta gamma di materiali e di tecnologie di produzio-

imposto dalla contemporaneità, si lascia piuttosto spazio alla versatilità

ne. Gli oggetti creati esistono per essere utilizzati e per interagire social-

e al dinamismo. Il nostro presente coniuga l’errore e il difetto nell’origi-

mente. Particolare è il loro album di schizzi, la loro scoperta attraverso

nalità. Una nuova idea del bello, non totalitario né generico ma nella sua

il fare, gli esperimenti fisici che, parallelamente ai disegni progettuali,

imperfezione unico ed assoluto. La risposta a ciò è il crescente numero di

sono diventati ormai parte integrante del loro lavoro in studio. Il nome

designers che esauriscono il proprio processo creativo nella realizzazione

non lascia indugi per nessun idioma, rimane inalterato e rappresenta, a

di un prototipo, assottigliando sempre di più il confine tra arte e design.

differenza di molti, non uno studio di consulenza, quanto piuttosto un

L’ esperienza degli OKAYstudio apre questa nuova prospettiva sul design

ombrello organizzativo di riferimento in cui ognuno ha la possibilità di

contemporaneo. Il collettivo nato nel 2006 è composto da sette giovani

sviluppare parallelamente la propria carriera solista.

designers che condividono non soltanto uno spazio fisico nella capitale

Gli OKAY studio and friends vantano già numerosi riconoscimenti, sia in

inglese, quanto il background educativo e soprattutto idee competitive.

Italia che all’estero e molte delle loro opere fanno parte della collezione

A fondarlo furono lo spagnolo Tomás Alonso, l’ inglese Peter Marigold,

permanente del MoMa di New York, Victoria & Albert Museum e Saatchi

la giapponese Hiroko Shiratori, Mathias Hahn d’origine danese, Oscar

Gallery di Londra.

Narud, Jordi Canudas e Jorre van Ast. Nel 2008 entrano a far parte del gruppo anche il duo Shay Alkalay e Yael Mer, meglio conosciuti come

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William Figliola e Luana Marmo

Sulla parola De-Sign

In inglese la parola design è sia un sostantivo che un verbo. Come sostantivo significa intenzione, proposito, piano, intuito, complotto, figura, struttura di base,…e tutti questi significati sono in stretta relazione con quelli di astuzia e insidia. Il verbo “to design” invece significa architettare qualcosa, simulare, ideare, abbozzare, agire in modo strategico. Il termine design deriva dal latino signum, che vuol dire segno e ne conserva la radice. A questo punto la domanda lecita è: come ha fatto la parola design ad assumere il suo attuale significato internazionale? Non si tratta di una questione da intendersi da un punto di vista storico, che testimonia dove e quando la parola ha acquisito il suo attuale significato, quanto piuttosto un interrogativo di natura semantica, che vuole indurre a riflettere sul perché questa parola abbia assunto tale significato nel dibattito contemporaneo sulla cultura. La parola si trova in contesti associati alle idee di astuzia e di insidia. Un

designer è un subdolo cospiratore che tende le sue trappole al mondo naturale. Negli stessi contesti compaiono altri termini molto significativi, quali meccanica e macchinario. Dal greco Mechos indica un dispositivo escogitato per trarre in inganno, quale una trappola, di cui il cavallo di

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Troia è un esempio. Ulisse viene chiamato Polymechanikos, che viene

e tecnica.

tradotto come astuto. Un’altra parola che compare nello stesso contesto

Per questo in epoca contemporanea design indica grosso modo il luogo in

è tecnica. Il greco techne significa arte e si collega a tekton : falegname.

cui arte e tecnica vengono di comune accordo a coincidere, e insieme ad

Il concetto di fondo, in questo caso, è che un materiale informe al quale

esse le loro rispettive modalità scientifiche e critiche, spianando la strada

l’artista, il tecnico, conferisce una forma, in modo tale che essa appaia in

a una nuova forma di cultura. Se infatti il design diviene sempre più il

primo luogo.

centro dell’attenzione e il concetto di design sostituisce quello di idea,

L’ equivalente latino del greco techne è ars. Il diminutivo di ars è ari-

allora il terreno sotto i nostri piedi comincia a vacillare.

culum (piccola opera d’arte) e indica che qualcosa ruota, verte intorno

Il design rappresenta un punto in cui convergono grandi idee che, deri-

a qualcosa d’altro. Perciò ars significa agilità, destrezza. Quindi il vero

vando dall’arte, dalla scienza e dall’economia, si sono arricchite e sovrap-

artista è il prestigiatore, come testimoniano le parole quali artificio, arti-

poste in modo creativo l’una con l’altra.

ficiale.

Il termine design è riuscito a ritagliarsi una posizione chiave nel lin-

Pertanto l’artista è ovviamente una persona in grado di fare qualcosa.

guaggio quotidiano, ma dobbiamo renderci conto e svelare gli insidiosi e

I termini design, macchina, tecnica, ars e arte sono strettamente

subdoli aspetti della parola design, perché con questo termine si giustifica

collegati l’uno all’altro, ognuno è impensabile a prescindere dagli altri e

sia l’orrido che il sublime.

tutti traggono origine dalla stessa visione esistenziale del mondo. Tuttavia

Se in passato si trattava di formare la materia disponibile per farla appa-

questa corrispondenza interna è stata negata per secoli, almeno sin dal

rire, ora, si tratta invece di riempire di materia un diluvio di forme, che

Rinascimento. La cultura moderna ha operato una netta separazione fra il

emergono spumeggianti dalla nostra prospettiva teorica e dalle nostre

mondo delle arti e quello della tecnica, così la cultura è stata scissa in due

apparecchiature in modo da materializzare le forme. In passato si cercava

rami che si escludono a vicenda, quello scientifico quantificabile e quello

di conferire un ordine formale al mondo apparente della materia, mentre

artistico qualificativo.

ora si cerca di far apparire un mondo per lo più codificato da numeri, un

Questa suddivisione è divenuta insostenibile verso la fine del XIX secolo.

mondo di forme che si moltiplicano in modo incontrollabile per realizzare

La parola design si inserì nella breccia e andò a formare un ponte fra arte

le forme abbozzate, per produrre mondi alternativi.

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Perciò non si tratta del fatto che le immagini siano la superficie della materia o il contenuto di calcoli, ma della misura in cui esse scaturiscono dal pensiero e dalla visione materiale, oppure dal pensiero e dalla visione formale. Qualsiasi significato possa avere la parola materiale, non può essere il contrario di immateriale, perché l’immateriale, o per essere più precisi, la forma è quella che fa in primo luogo apparire la materia. L’ apparenza della materia è la forma. Questo è quanto il progetto della Novalis Fine Arts s’impegna a svilluppare, Hit the nail on the head con gli Okay studio and friends.

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Introduction

HIT THE NAIL ON THE HEAD. This is the exact meaning of the show: to

be right on the mark. It is a project resulting from Novalis Fine Arts’ desire to be receptive to an unconventional vision both of and about design itself: to look at a useful object as though it were a work of art, moving us as well as being moving in general. In the show are experimental works that invite the visitor to think about the real meaning of design today. To detach design from the straightforward making of object, with the aim of allowing the emergence of the idea at the heart of the project, an idea that represents the message of its creator. So attention is shifted from the product to the idea that an object expresses and represents but, above all, to the slow passage of the material towards the immaterial in order to reveal and re-evaluate a concept more than an object. Designers, just like artists, are the spokespersons of a topical problem, they are the poets and bards who lead the many to accept change. To translate experimentation or the revolution of what is useful or contamination with innovation, does not mean completely abandoning tradition and formal conventions; rather it is a renewal of the idea of classical design even though by, at times, overturning its meaning: it is a question

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of applying the processes typical of works of art to useful objects, though without making concessions to industrial or serial production. The limits of materials do not exist - at least they are not insuperable obstacles; instead, these very limitations give rise to new hypotheses for objects, new experiments. By completely abandoning the idea of perfection and beauty we can explore worlds that were previously unknown to design: not just of objects useful in everyday life, but of a research into what can move us and is destined to leave its mark on the history of contemporary art. The declension of the absoluteness of forms seems to be a contemporary categorical imperative: but space is left for versatility and dynamism. The present day considers errors and defects to be a part of originality: a new idea of beauty which is neither totalitarian nor generic but which is unique and absolute in its imperfection. The result of this is the growing number of designers who concentrate their own creative process onto the prototype, thus making the boundary between art and design ever more slender. The OKAY studio’s experience introduces us to this new view of contemporary design. The group started up in 2006 and consists of seven young designers who share, not only a physical space in London, but also their educational background and, above all, their competitive ideas. It was founded by the Spaniard Tomás Alonso, the Englishman Peter Marigold, the Japanese Hiroko Shiratori, Mathis Hahn who has Danish roots, Oscar Narud, Jordi Canudas, and Jorre van Ast. In 2008 the group was en-

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larged by the arrival of Shay Alkalay and Yael Mer, better known as RawEdge, and later on by other designers such as Liliana Ovalle, Eelko Moorer, Ed Swan, Study O Portable, Andrew Haythornthwaite, and Shai Akram, all graduates from the Royal College of Art and Design Products where they were taught by Ron Arad. This is one of the most fascinating developments of group-work in present-day London. Acclaimed by many as the freshest and most promising contemporary design activity, the members of OKAYstudio and friends share the same interest in experimentation and, in particular, the use of a vast range materials and productive techniques. The objects they create exist to be used and to interact socially. Their sketchbook is really fascinating: it records their discoveries through the act of making, through the physical experiments that, together with their design projects, have by now become an integral part of their studio work. The group’s name does not make any particular point: the studio remains unchanged and represents, differently to others, not so much a consultancy as a umbrella-like reference point, a society in which everybody has the possibility to continue with their own solo career. OKAY studio and friends has received various awards both in Italy and abroad, and many of their works are part of the permanent collections of MoMA, New York; the Victoria and Albert Museum, London; and the Saatchi Gallery, London.

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William Figliola e Luana Marmo

About the Word De-Sign

In English the word design is both a noun and a verb. As a noun it means intention, purpose, plan, intuition, conspiracy, figure, basic structure‌ and all these meanings are closely related to those of shrewdness and deception. The verb “to designâ€?, instead, means to plan something, to simulate, ideate, sketch, and act in a strategic way. The term design is derived from the Latin signum, which meant a sign, and its roots are evident even now. So at this point a reasonable question is: how has the word design come to have its present international meaning? This is not something to be considered in a historical context, one that establishes when and where a word has acquired its present meaning but, rather, it is a semantic question that leads us to ask ourselves why this word has assumed the meaning it has in the present debate about culture. The word is to be found in contexts dealing with shrewdness and deception. A designer is a treacherous conspirator who sets his trap for the

natural world. In the same contexts we find other extremely meaningful terms such as mechanical and machinery. The Greek word Mechos defines a device invented for deceiving, such as a trap: the Trojan Horse is a good example. Ulysses was called Polymechanikos : in other words, astute.

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Another word to be found in the same context is technique. In Greek

culture. In fact, if design becomes more and more the centre of attention

techne means art and is related to tekton : a carpenter. The basic concept

and the concept of design takes the place of ideas, then the ground bene-

in this case is that of unformed material to which the artist, the techni-

ath our feet begins to crumble. Design is the convergence point of great

cian, gives a form so as to bring it to the forefront.

ideas which, being derived from art, science, and economy, have creative-

The Latin equivalent of the Greek techne is ars. The diminutive of ars

ly enriched and superimposed each other. The word design has managed

is ariculum (a small art work) and indicates something that rotates, that

to find a key position in everyday language, but we must be aware of this

revolves around something else. And so ars means agility, skill. Thus a

and try to pinpoint the insidious and furtive aspects of the word design,

real artist is a conjuror, as is testified to by such words as artifice, artifi-

because this term can justify both what is appalling and what is sublime.

cial. So artists, obviously, are those who can make something. The terms

If in the past this was a question of forming the available material in order

design, machine, technique, ars and art are indissolubly linked together.

to allow it to make an appearance, now it is a question of filling a flood of

It is impossible to think of one without the other and they all derive from

forms with material: and these forms now bubble up from our theoretical

the same existential view of the world. However, this internal correspon-

aims and our mechanisms in order to materialize. In the past we tried to

dence was denied for centuries, at least since the Renaissance. Modern

give a formal order to the apparent world of material; now, instead, we try

culture has made a sharp separation between the sphere of art and that

to codify the world, at least in numbers: a world of forms that multiplies

of technique, and so art was separated into two divergent and exclusive

uncontrollably in order to concretize the forms which have been sketched

paths: one that is scientifically quantifying, and another that is artistically

out so as to produce alternative worlds. So we are dealing, not with the

qualifying. Towards the end of the XIX century this divergence was no

fact that images might be the surfaces of the material or the result of cal-

longer acceptable. And design inserted itself into the breach and became

culation, but with how far they are either sparked off by material thought

a bridge between art and technique.

and vision or by thought and formal vision. Whatever meaning the word

This is why design nowadays basically means the place where art and

material might have, it certainly cannot be the opposite of immaterial,

technique agree to unite, together with their respective scientific and

because the immaterial or, to be exact, form is what, above all, allows the

critical modes, and by so doing they open up the way to new forms of

appearance of what is material. Form is the appearance of material. And this is what the Novalis Fine Arts’ project aims to develop in Hit the Nail

on the Head together with Okaystudio and friends. 20

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Esposizione / Exhibition

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PETER MARIGOLD make/shift

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TOMÁS ALONSO pink and grey

“Un rapporto di comunicazione con l’osservatore tende a sollecitare le sue capacità di penetrazione, nella conoscenza e l’ oggetto, al di là delle sue apparenze formali” Niente sfarzi, belletti e profumi! Praticare l’assoluta “povertà” e raggiungere “il massimo con il minimo” 1

“A communicational relationship with the viewer tending to inspire his ability to penetrate knowledge of the object, one quite beyond its formal appearance. No gaudiness, embellishments, of perfumes! Undertake absolute “poverty” and reach “the maximum with the minimum.”

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LILIANA OVALLE piedras red and blue

Eduardo Alamaro

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RAW EDGES tailored stool

“In effetti è fare Poesia, scartare tutto il superfluo, l’inutile, arrivare all’ essenza del Fare, alla logica superiore, al razionale, al Sacro, all’interiorità, a scorgere Dio nelle cose, dentro le cose. L’ uomo è la misura di ogni cosa.” 2

“In effect it is a question of making Poetry by discarding the superfluous and what is useless, to arrive at the essence of Making, at a superior logic, at the rational; to glimpse God in things, within things. Man is the measure of all things.”

2

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Protagora

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JORRE VAN AST nomad

“Pensavo che ci dovrebbero essere seggiole differenti, come sono differenti le persone sedute intorno ad una tavola.” 3

“I thought there should be different armchairs, as different as the people sitting around a table.”

3

Gaetano Pesce

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JORDI CANUDAS wallfa Part of collection of the German Museum “Die Neue Sammlung”

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MATHIAS HAHN odd cabinet

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ED SWAN mark marker

ANDREW HAYTHORNTHWAITE AND SHAI AKRAM how’s the weather

“Gli dei ci creano tante sorprese: l’atteso si compie, e all’inatteso un dio apre la via.” 4

“The gods create many surprises for us: the expected comes about, and god opens the path to the unexpected.”

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Euripide, Medea

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HIROKO SHIRATORI platetable

OSCAR NARUD ship shape

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STUDY O PORTABLE fuzz

EELKO MOORER jungle vase

“Vogliamo essere i poeti della nostra vita, e innanzitutto nelle più piccole cose” 5

“We want to be the poets of our life, above all, in the smallest things.”

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Nietzsche

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Tomás Alonso Nato a Vigo, Spagna, Tomás Alonso ha viaggiato sin dall’etá di 19 anni per poi proseguire la sua carriera come designer. Ha vissuto, studiato e lavorato in USA, Italia, Australia prima di spostarsi a Londra per completare un Master al Royal College of Art. Nel 2006 ha co-fondato il gruppo di design OKAYstudio con altri 5 altri studenti appena laureati nello stesso istituto. Il suo lavoro é stato ampliamente pubblicato ed esposto a partire dal Design Museum, Aram Gallery o Whitechapel Gallery a Londra e con mostre in Italia, Spagna, Francia, Canada, Giappone…I suoi lavori sono stati recentemente inclusi nella collezione permanente del Design Museum di Londra. Ha inoltre ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali incluso il First prize in the Promosedia International Design Competition 2008 con la sua sedia No.7

Born in Vigo, Spain, Tomás Alonso has been travelling since the age of 19 to pursue his career as a designer. He has been living, studying and working in the USA, Italy and Australia before moving to London to complete a MA at the Royal College of Art. __In 2006 he co-founded the design collective OKAYstudio with 5 other recent graduates from the RCA. His work has been widely published and exhibited, from the Design Museum, Aram gallery or Whitechapel Gallery in London to exhibitions in Italy, Spain, France, Canada, Japan... He has been recently included in the permanent collection of the Design Museum in London. He has also received numerous international awards including the First prize in the Promosedia International Design Competition 2008 with his chair No.7

TOMÁS ALONSO chair n.7

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TOMÁS ALONSO variation on a tube

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TOMÁS ALONSO mr. light series

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Jordi Canudas Jordi Canudas (nato nel 1975 a Barcellona, Spagna) ha esposto in mostre di interior design in Spagna, ed è stato coinvolto in manifestazioni artistiche vincendo numerosi premi. Nel 2004 si è trasferito a Londra per lavorare in diversi studi di design prima di cominciare il Master in Design Products al Royal College of Art che ha terminato nel 2007. Si é unito agli Okay Studio subito dopo aver concluso il master. L’ enorme quantitá di progetti prodotti da Jordi, si possono collocare tra collezioni di pezzi unici e pezzi performance-installazione. I suoi progetti sono stati esposti in tutto il mondo e si possono trovare nella collezione permanente del MoMa di New York e nel Die Neue Sammlung in Germania. Jordi ha prodotto lavori sotto commisione per istituzioni come l’ Istitute of Contemporary Arts, il Design Museum di Londra o il Cheongju International Craft Biennale in Corea.

Jordi Canudas (b. 1975 Barcelona, Spain) worked in exhibition and interior design in Barcelona while being involved in design and artistic events and wining several design awards. In 2004 he moved to London to work in design studios before starting his Master Degree in Design Products at the Royal College of Art from where he graduated in 2007. He joined the Okay Studio soon after graduating. Jordi’s projects stand between mass produced objects, one off pieces and performance-installation pieces. The starting point for a project can be an experience, a material, an interesting phenomena or any small detail that grasps Jordi’s attention. Hi process is a mixture of research, material experimentation and intuition that without having any predefined outcome lets the project navigate to unexpected results. His designs has been exhibited worldwise and can be found within the permanent collection of the MoMA in New York and Die Neue Sammlung in Germany. Jordi has produced commisioned work for institutions suchs as the Istitute of Contemporary Arts, the Design Museum in London or the Cheongju International Craft Biennale on Korea

JORDI CANUDAS la estirada

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JORDI CANUDAS less lamp

JORDI CANUDAS dripping light

JORDI CANUDAS AND ANDREW HAYTHORNTHWAITE buon appetito

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Raw Edges Yael Mer e Shay Alkalay sono nati entrambi a Tel Aviv nel 1976 e hanno studiato al MA Royal College of Art in 2006. Sotto il nome di “Raw-Edges” condividono l’ obiettivo comune di creare oggetti di design che non sono mai stati visti finora. Hanno ricevuto diversi riconoscimenti e premi tra i quali The British Council Talented Award, iF Gold Award, Dutch Design Award, Wallpaper Design Award nel 2009 e Elle Decoration International Design Award come migliore oggetto d’arredamento del 2008/09. Piú recentemente hanno ricevuto il premio “Designer of the Future” 2009 dal Design Miami-Basel. I loro lavori sono stati esposti al Johnson Trading Gallery di New York, FAT Galerie di Parigi, Scope Art Fair di Basilea e nello Spazio Rossana Orlandi di Milano. Le loro opere di design si possono trovare nelle collezioni permanenti del MoMa di New York e del Deign Museum di Londra, nella produzione di Cappellini, Established & Sons e Arco.

Both Yael Mer and Shay Alkalay born in Tel Aviv in 1976 and attended the MA Royal College of Art in 2006. Under the name of “Raw-Edges” they share a common desire to create objects that have never been seen before. Raw-Edges received several highly respected awards including The British Council Talented Award, iF Gold Award, Dutch Design Award, Wallpaper Design Award in 2009 and the Elle Decoration International Design Award for best furniture of 2008/09. Most recent one, the Designer of the Future Award for 2009 from Design Miami-Basel. Their works have been exhibited at Johnson Trading Gallery in New York, FAT Galerie in Paris, Scope Art Fair in Basel and in the Spazio Rossana Orlandi of Milan. Their designs can be found in the permanent collection of the MoMa of New-York and The Design Museum of London, and in production with Cappellini, Established & Sons and Arco.

RAW EDGES coiling

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RAW EDGES

RAW EDGES stack MOMA permanent collection

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RAW EDGES craft punk

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Mathias Hahn Mathias Hahn nasce nel 1977 in Germania e si laurea come Designer nel 2004, all’Università di Essen, in Germania. Due anni più tardi consegue un master al corso di Products Design presso il Royal College of Art con Ron Arad. Durante i suoi studi collabora come libero professionista a diversi progetti. La sua maturita’ accresce nel reparto di Product Design della Volkswagen a Wolfsburg, in Germania. Fin dal suo trasferimento a Londra, lavora come designer freelance per Tom Dixon e nel 2006 diviene uno dei membri fondatori dello studio OKAY. In quei anni lavora a diversi progetti nel campo del design industriale e di mobili per clienti come: Ligne Roset, Kvadrat, Kohler, Marset, Magazin e Süddeutsche Zeitung Magazin. I suoi lavori sono stati esposti in numerose mostre internazionali e la sua opera è stata descritta in molte pubblicazioni e giornali a livello planetario. Membro dello YDMI, organizzato dal Design Council tedesco, Mathias diviene Young Professional 2008, e riceve nel 2010 il premio tedesco come Newcomer / Finallist. Recentemente Mathias Hahn è stato anche docente ospite presso l’Istituto di Arti ArtEZ di Arnhem, in Olanda.

London based Product Designer Mathias Hahn was born 1977 in Germany, and graduated from Essen University, Germany, as Diplom Designer for Industrial Design in 2004. Two years later he received a MA degree from the Design Products course at the Royal College of Art under Ron Arad. During his studies in Germany he worked as a freelance designer on several projects with industry and gained experience in the Product Design department of Volkswagen in Wolfsburg, Germany. Since his move to London he worked as a freelance designer for Tom Dixon and in 2006 became one of the founding members of OKAYstudio. From there he is working on diverse projects in the field of industrial and furniture design for clients like Ligne Roset, Kvadrat, Kohler, Marset, Magazin and Süddeutsche Zeitung Magazin. His work has been exhibited in noumerous international exhibitions and was featured in many major design publications and newspapers worldwide. As part of YDMI, organised by the German Design Council, Mathias became Young Professional 2008, and received the 2010 German Design Price as Newcomer/Finallist. Recently Mathias Hahn has also been a guest lecturer at the Institute of Arts ArtEZ in Arnhem, Holland. MATHIAS HAHN coatlight

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MATHIAS HAHN lantern series

MATHIAS HAHN lantern series

MATHIAS HAHN guest stool

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Andrew Haythornwaite and Shay Akram Andrew Haythornthwaite e Shai Akram hanno iniziato la loro collaborazione subito dopo la laurea al Royal College of Art nel 2006 al corso di Prodotti di Design diretto da Ron Arad. I loro progetti li hanno condotti in Cina, Nuova Zelanda e ora, di nuovo nel Regno Unito. Le loro realizzazioni spaziano dalle ambientazioni di interni sino a quelle commerciali, contestualmente continuano i loro studi e sperimentazioni indipendenti nel loro studio di East London. Le loro opere sono state esposte nei piu’ quotati siti internazionali e hanno vinto numerosi premi tra cui ; Silver dalla IDSA (America), Red Dot (Germania), Stringer Award (BEST, Nuova Zelanda) e di maggior successo Design (Cina). Andrew lavora a tempo pieno per le collezioni del MoMA di New York e per il Museo del Design di Londra The British Council e Interni, Milano. Mentre Shai si dedica stabilmente allo studio del design emergente per conto di alcune organizzazioni.

Andrew Haythornthwaite and Shai Akram began their collaboration shortly after graduating from the Royal College of Art in 2006 on the Design Products course headed by Ron Arad. Their projects have taken them to China, New Zealand and now, back to the UK. Completed projects together range from interiors to commercial products, whilst they continue their independent explorations and experiments in their East London studio. Their work has been exhibited internationally and they have won several awards including Silver from the IDSA (America), Red Dot (Germany), Stringer Award (BeST, New Zealand) and Most Successful Design (China). Andrew has work in thepermanent collections of MoMA New York and the Design Museum London The British Council and Interni, Milan. While Shai regularly reports on emerging design for a range of organisations, most recently.

ANDREW HAYTHORNTHWAITE AND SHAI AKRAM how’s the weather

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ANDREW HAYTHORNTHWAITE AND SHAI AKRAM sprung

ANDREW HAYTHORNTHWAITE AND SHAI AKRAM bench seats and things

ANDREW HAYTHORNTHWAITE AND SHAI AKRAM the book club

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Peter Marigold Peter Marigold è un designer di Londra. Lavora direttamente con i materiali, e si approccia al furniture design come un’attività di scultura formale. Collabora con aziende e gallerie, e il suo lavoro è esposto in tutto il mondo. Ha esposto al MOMA di New York, a Design Miami, Stavanger e 21_21 Design Sight di Tokyo. Dopo essersi laureato al Royal College of Art nel 2006 la sua esposizione al Design Museum di Londra gli fa vincere la borsa di studio Esmee Fairburn. Nel 2009 è premiato come “Designer del Futuro” a Design Miami. Attualmente sta lavorando alla sua terza esposizione per la Murray Moss di New York.

Peter Marigold is a furniture designer working in London. Working directly with materials, he approaches furniture design as a formal sculptural activity. Working with designs for both mass production and galleries his work is exhibited widely, including the Milan Furniture fair, Design Miami, Stavanger 2008 (Norway), MoMA New York and 21_21 Design Sight, Tokyo. After graduating from the Royal College of Art in 2006 his exhibition at the Design Museum in London was awarded with an Esmee Fairburn bursary that enabled him to establish his design studio and workshop. In 2009 he was awarded one of the four ‘Designer of the Future’ awards by Design Miami, and is currently working with Murray Moss in New York on his third exhibition.

PETER MARIGOLD the Palindrome series Design of the year at Design Museum London

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PETER MARIGOLD tilt

PETER MARIGOLD tilt II

PETER MARIGOLD ellipse table

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Eelko Moorer Nato in Olanda nel 1975, Eelko Moorer ha studiato 3D Design e disegno di calzature, prima di creare il proprio studio a Londra. Nel 2003 Ê stato nominato al prestigioso Rotterdam Design Prize, quindi si iscritto al Royal College of Art dove ha seguito un Master in Design Products terminato nel 2005. La progettazione di Moorer si specializza particolarmente in oggetti d’interni, calzature ed installazioni concettuali. Tra i suoi clienti ricordiamo Philips de Pury alla Saatchi Gallery, Royal College of Art, British Council, Design Museum London, Camard Paris, Aminaka Wilmont and Rui Leonardes. Moorer ha inoltre esposto internazionalmente nel Museum Boijmans van Beuningen, The Fashion Institute of Technology di New York ed al British Council.

Born in the Netherlands in 1975, Eelko Moorer studied 3D design and shoemaking before setting up his own design studio in London. In 2003, he was nominated for the prestigious Rotterdam Design Prize and enrolled in the Royal College of Art, from which he received an MA in Design Products in 2005. Moorer runs a cross boundary design practice specialising in interior objects,footwear, and conceptual installations. Clients include Phillips de Pury at Saatchi Gallery, Royal College of Art, British Council, Design Museum London, Camard Paris, Aminaka Wilmont and Rui Leonardes. Moorer has been widely exhibited internationally in places such as The Museum Boijmans van Beuningen, The Fashion Institute of Technology New York and with the British Council.

EELKO MOORER bearskin

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EELKO MOORER bunker

EELKO MOORER stilts

EELKO MOORER bat shoes

EELKO MOORER bird people

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Oscar Narud Narud è nato nel 1978 a Oslo, ha studiato al Central St. Martins e ha frequentato il Master al Royal College of Art dove si è laureato nel 2006. Ha lavorato negli studio di El Ultimo Grito e Nigel Coates. È uno dei membri fondatori di OKAY studio creato nel 2006. I suoi ultimi lavori sono entrati a far parte di gallerie rinomate come la Phillips De Pury a Londra e MOSS gallery in NY.

“ In generale direi che il progetto Keel è molto rappresentativo dell’ approccio che ho verso il mio lavoro. C’è un senso di semplicità e funzionalità alla costruzione dei miei oggetti e questo addita e guida l’estetica. Materiali semplici, processi ed elementi strutturali sono esplicativi e diventanto il fulcro di molti miei disegni .“

Narud was born in 1978 in Oslo, studied at Central St.Martins and did his MA at the Royal College of Art from where he graduated in 2006. He has worked in the studios of El Ultimo Grito and Nigel Coates. He is a founding member of the nine strong OKAY design collective in London, established in 2006. Alongside a number of private commissions his latest works are included in notable galleries such as Phillips De Pury in London and MOSS gallery in NY. “In general I would say the Keel project is very re-presentable towards the way I approach my work. There is a sense of simplicity and functionality to the construction of my objects and this always dictates and drives the aesthetics. Simple materials, processes and structural elements are highlighted and become the focal point of many of my designs”.

OSCAR NARUD keel collection

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OSCAR NARUD slap dash

OSCAR NARUD hoist hanger

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Study O Portable Fondata da Bernadette Deddens (Olanda) e Tetsuo Mukai (Giappone) nell’Aprile 2009, Study O portable é uno studio di design di Londra, che si dedica alla creazione di accessori moda e di oggetti “portable”. Il loro lavoro si fonda sull’idea di portabilitá e funzionalitá, mostrano lo stesso interesse sia verso i metodi di progettazione che al risultato finale dell’opera , scegliendo spesso un processo di produzione semplice, tenendo sempre in considerazione i materiali utilizzati. Bernadette e Tetsuo si incontrano all’ ArtEz di Arnhem in Olanda dove studiano entrambi. Bernadette si é laureata in Design Products al Royal College of Art nel 2006. Lavora come consulente e designer di accessori. Inoltre é visiting lecturer al London College Fashion. Tetsuo ha un background in fashion design e ha lavorato sia a Londra che Parigi.

Study O Portable is a designing practice for accessories and other portable objects based in London, founded by Bernadette Deddens (the Netherlands) and Tetsuo Mukai (Japan) in April 2009. Their work evolves around the idea of portability and question of functionality in objects. They take great interest in the methods of designing just as much as the resulting work and often choose a simple but considered production process and material. They met while studying at ArtEz in Arnhem, the Netherlands. Bernadette graduated from Design Products Royal College of Art in 2006 and has since worked as an independent accessories designer and consultant. She is a visiting lecturer at London College of Fashion. She looks for practical emotional functions in objects that we carry around. Tetsuo has a background in fashion design and worked in London and Paris. He investigates alternative ways to design objects.

STUDY O PORTABLE mirror box

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STUDY O PORTABLE fuzz

STUDY O PORTABLE baum

STUDY O PORTABLE fuzz

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Liliana Ovalle Liliana Ovalle è una designer messicana. Da quando si è laureata al Royal College of Art a londra (2006) gestisce la sua attività in proprio, sviluppando progetti di design in Messico, Londra e Italia. Nata e cresciuta in Messico City il suo lavoro è fortemente influenzato dal suo retroscena, testimoniando come le avversità possano considerarsi opportunità. Nei suoi oggetti, funzionalità e comodità dialogano con valori opposti come l’improvvisato, l’insicuro, il rotto e il non finito; valori trattati quotidianamente nella sua città nativa. Il suo lavoro è stato publicato a selezionato per diverse mostre di design internazionali (British Council Milan, Paul Smith Space Tokyo, Design Miami). Le è stata assegnata il Talent Award dal Britisch council nel 2006 e il Clara Porset Special Award messicano nel 2006.

Liliana Ovalle is a product and furniture designer from Mexico. Since graduating from the Royal College of Art in London (2006) she has been running her own practice, developing design projects in Mexico, London and Italy. Born and raised in Mexico City, her work is strongly influenced by her background, remarking on how adversity can be regarded as an opportunity. In her objects, functionality and comfort dialogue with opposite values such as the improvised, the unsafe, the broken and the unfinished; values that are treated colorfully in the everyday life of her native Mexico City. Her work has been widely published and selected for different international design exhibitions (British Council Milan, Paul Smith Space Tokyo, Design Miami). She has been given the Talent Award by the British Council in 2006 and the mexican Clara Porset Special Award in 2008.

LILIANA OVALLE mugrosita

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LILIANA OVALLE crash bench

LILIANA OVALLE piedras lamp

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Hiroko Shiratori Nata nel 1978 a Chiba, in Giappone, Hiroko ha studiato design d’interni e progettazione spaziale prima di ricevere un Products Design MA al Royal College of Art nel 2006. Oggi vive in Giappone e lavora nei settori dell’arredamento, del prodotto, delle installazioni di design ed è membro per il design di base degli OKAYstudio a Londra.

Born in 1978 in Chiba, Japan, Hiroko studied furniture design and Spatial design before receiving an MA Design Products at the Royal College of Art in 2006. She is currently based in Japan and works in the areas of furniture, product, and installation design whereas is a member of London base design corrective OKAYstudio.

HIROKO SHIRATORI softcover

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HIROKO SHIRATORI build series

HIROKO SHIRATORI here and there

HIROKO SHIRATORI build stool bench HIROKO SHIRATORI here and there

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Ed Swan Figlio di un architetto, Ed Swan nasce nel Worcestershire, in Inghilterra il 6 maggio 1979. Il suo vivo interesse per l’arte e il design lo portano a laurearsi all’universita’ Leeds Metropolitan University, consegue una laurea in 3D Design nel 2002. Ha poi continuato a completare un Master in Design Products al Royal College of Art di Londra nel 2005. Swan ha vinto numerosi premi, tra cui 10 Around Town del concorso per Sun Microsystems. Come finalista per il concorso di progettazione gioiellerie Garrard ‘, ha realizzato gioielli innovativi integrando le pietre preziose alla micro-elettronica. Nel 2005 la sua opera conquista l’interesse della casa giapponese E & Y, quindi inserito nel prestigioso evento architettonico Tom Dixon, l’ Hipster Club di Tokyo. Da allora è stato indicato come uno dei “70 designer che hanno plasmato il mondo”, espone opere al Design Museum di Londra. L’ opera di Swan è stata presentata da Ron Arad e più recentemente con Okay Studio in occasione di mostre a Londra, Milano e Colonia.

The son of an Architect, Ed Swan was born in Worcestershire, England on May 6, 1979. His keen interest in art and design lead him to graduate from Leeds Metropolitan University with a degree in 3D Design in 2002. He then went on to complete a MA in Design Products at the Royal College of Art, London in 2005. Swan has won several awards, including the 10 Around Town competition for Sun Microsystems. As a finalist for Garrard jewellers’ design competition, he created innovative jewellery integrating precious stones and micro-electronics. In 2005 his work gained interest from E&Y, Japan and consequently was installed in Tom Dixon’s first architectural adventure, the Tokyo Hipster’s Club. He has since been listed as one of “70 designers that shaped the world”, and has had work exhibited at the Design Museum, London. Based in London, Swan’s work has been presented by Ron Arad and more recently with Okay Studio as part of exhibitions in London, Milan, and Cologne.

ED SWAN 1:8 and 1:10 Pendant lights

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ED SWAN obscure view

ED SWAN marmoreus

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Jorre Van Ast Jorre van Ast ha studiato Industrial Product Design al Hague University of Applied Sciences. Ha trascorso due anni allo studio di design Flex in Olanda e ha continuato sucessivamente i suoi studi alla Royal College of Art a Londra, laureandosi al corso di product design nel 2006. Subito dopo aver lasciato il RCA, Van Ast ha iniziato a lavorare come designer indipendente, condividendo uno studio collettivo nel nord di Londra, conosciuto come OKAYstudio. Il suo lavoro Clampology è entrato nella collezione permanente del MOMA di New York.

Jorre van Ast studied Industrial Product Design at The Hague University of Applied Sciences. After two years at industrial design studio Flex in the Netherlands he continued his studies at the Royal College of Art in London, graduating from the Design Products course in 2006. Straight after leaving RCA Van Ast started working as independent products designer, sharing a collective studio in North London, know as OKAYstudio .

JORRE VAN AST clamp a book

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JORRE VAN AST clamp a hook

JORRE VAN AST clamp a hook

JORRE VAN AST clamp a leg

JORRE VAN AST clampology MOMA permanent collection

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Si ringraziano Italia Pesticcio Alberto Costantino

Allestimento mostra Irene Pecchenino Sara Simone

Traduzioni Michael Haggerty

Art direction Luana Marmo

Crediti fotografici Peter Marigold | Luke Hayes Tomás Alonso | Nick Ballon, Luke Hayes Raw Edges | Mike Golgwater

Fotolito e stampa KTE Composite s.r.l.

© 2010 Novalis Fine Arts, Torino © per le immagini: i designers


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