Magnificent Decay

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mim museum in motion - castello di san pietro in cerro (pc) 23 settembre - 28 ottobre 2O12 a cura di andrea lacarpia

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Dal 27 al 29 ottobre 2012, presso il nuovo quartiere fieristico di PiacenzaExpo, si terrà la II edizione di ArtePiacenza, mostra mercato di arte moderna e contemporanea, dedicata a tutte le forme di espressione artistica dall'inizio del '900 alle più recenti avanguardie. Questa mostra nasce dal successo già conseguito dalla precedente edizione, ArtePiacenza 2011, evento che ha riscosso soddisfazione da parte degli espositori e visitatori che hanno potuto ammirare e acquistare opere di indiscussa qualità. In occasione della manifestazione, verrà rilanciato il Premio Alias 2012: ArtePiacenza-Nuovi Talenti. Le gallerie e le istituzioni promotrici dell'evento sosterranno la creatività di giovani artisti (under 35) la finalità di sostenere l'arte contemporanea nel nostro Paese, e dare spazio a quelli che saranno gli artisti emergenti di domani. Il vincitore del premio avrà la possibilità di allestire una mostra personale in un luogo prestigioso della città nei sei mesi successivi alla manifestazione fieristica, oltre all'opportunità di pubblicare il relativo catalogo. È in questo contesto che si inserisce la mostra Magnificent Decay di Luca Cervini, premiato dalla giuria di esperti del Premio Alias-Nuovi Talenti 2011. Un artista giovane (classe 1984) e promettente, che si esprime attraverso diversi media, di cui principalmente la fotografia, il video e l'installazione. Il luogo scelto per ospitare la mostra è il Castello di San Pietro in Cerro, magnifico esempio di castello fortificato edificato dalla famiglia Barattieri nel 1491, a cavallo fra Medioevo e primo Rinascimento. Il Castello ospita nelle sue sale l’unico museo d’arte contemporanea della Provincia di Piacenza, il mim Museum in Motion, nato dalla passione per l'arte contemporanea del proprietario Franco Spaggiari e inaugurato nel 2001 dal grande critico Pierre Restany.


Il Dormiente sul Fondo del Mare 72 x 5O cm | 1OO x 7O cm | 12O x 84 cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su d-bond


m a g n i f i c e n t d e c a y andrea lacarpia

Gli insegnamenti di Georges Ivanovic Gurdjieff, vissuto in quello straordinario periodo di rinnovato interesse per l'esoterismo che furono i decenni a cavallo tra il 1800 e il 1900, sono ancor oggi tra i più fecondi, studiati da persone interessate ad un serio lavoro interiore finalizzato ad una vita consapevole. Il fine di tale lavoro, sintetizzato nel simbolo dell'Enneagramma, è il recupero delle parti della personalità solitamente assopite, le quali, per ottenere un'identità completa e integra, devono essere riattivate e riequilibrate. Il mezzo principale del percorso insegnato da Gurdjieff, comunemente chiamato Quarta via, è il mantenimento costante dell'attenzione nei confronti della realtà concreta, evitando le divagazioni immaginative, seguita ad una presa di coscienza riguardante l'inconsistenza della maggior parte delle percezioni quotidiane: si vive in una sorta di sogno, dal quale è bene svegliarsi per vivere realmente. In ogni epoca di decadenza dei valori acquisiti si rinnova l'esigenza di riflettere su questioni esistenziali: i timori legati alla fine delle certezze nell'ambito sociale si espandono inevitabilmente alle questioni interiori, in primis alle domande sul fine dell'esistenza e della morte. L'attuale periodo storico, permeato da un forte sentimento di sfiducia nei confronti dell'oramai traballante sistema economico internazionale, legato al mercato e alla speculazione dei valori monetari, può essere in parte paragonato a quella fin de siècle nella quale si formò il pensiero di Gurdjieff. Gli ultimi anni del 1800 furono caratterizzati da una profonda crisi del pensiero positivista, dalla quale è scaturito, partendo dalle élite culturali, un rinnovato interesse per le questioni metafisiche ignorate dalla scienza ufficiale, aumentato gradualmente e poi sfociato nei socialismi per quanto riguarda la politica, e nelle avanguardie storiche per quanto riguarda l'arte. Negli ultimi anni, nonostante la politica e l'art system, nelle loro manifestazioni più plateali, sembrino disinteressarsi ai cambiamenti sociali, allo stesso tempo emergono visioni alternative nate da particolari individualità. Nell'arte, che anticipa la politica nell'intuire i cambiamenti storici, sembra si stia rinnovando l'interesse per la questione cardine nel percorso evolutivo della coscienza umana: l'illusorietà della percezione delle cose. La decadenza del liberismo economico rende evidente quanto siano vani i valori che sembravano irrinunciabili: la certezza nell'assolutismo del dio denaro cade come per l'azione di un forte vento rinnovatore. Come nelle discipline religiose orientali, anche nell'arte la riflessione sull'illusorietà della percezione del mondo è sempre stata centrale. Il mondo onirico e quello diurno si rivelano più contigui di quello che si pensava, entrambi frutto di percezioni sfalsate di una realtà assoluta inafferrabile. L'immaginario di Luca Cervini è composto da più elementi dalla forte connotazione esistenziale: l'impossibilità di vedere la realtà al di là delle illusioni, la decadenza e il successivo rinnovamento. L'artista crea visioni oniriche, messe in scena dominate da un buio che, come nei rituali dei Misteri


nell'antica Grecia, è l'oscuro spazio misterioso che bisogna attraversare per accedere ad una maggiore consapevolezza, ad una luminosa rinascita. Come gli ambienti dei rituali antichi, gli scenari creati dall'artista sono simili a cavità nel terreno, grotte nelle quali il cielo è solo una ripetizione della terra, ne è l'immagine speculare. Nell'ombra, dal nero profondo, compaiono figure e scenari lievi come apparizioni, sorta di proiezioni psichiche di un mondo mentale. La composizione delle immagini è strutturata in modo da generare un forte pathos emotivo in chi osserva, una drammatizzazione teatrale portata all'estremo grazie al sapiente utilizzo della fotografia e dell'elaborazione digitale, ma anche per l'utilizzo di soggetti capaci di risvegliare immagini interiori archetipiche. La composizione delle scene ricorda il classicismo per una certa armonia della composizione, ma anche e soprattutto il Romanticismo, per i formati allungati e la vertigine provocata dagli scenari apocalittici. La finzione dell'immagine è resa evidente in più modi, suggerendo la visione del mondo come simulazione, frutto di una percezione illusoria, nella quale l'arte non è solo interpretazione della realtà, ma ne è la vera creatrice: non è l'esperienza cosciente a determinare i sogni, ma è l'attività onirica a influenzare la vita attraverso l'immaginazione. Grandi teli isolano i personaggi delimitando lo spazio come fossero quinte sceniche oltre le quali si può pensare che esistano altri mondi, altre rappresentazioni mentali, altri racconti. Lo stesso isolamento del quale generalmente gli artisti necessitano per creare, entrando in contatto con il sé profondo. Le immagini fotografiche di base, realizzate in più sessioni e poi ricomposte come collages, sono state spesso effettuate con l'ausilio di un acquario, utilizzato per ottenere un effetto d’immersione della scena, in un'acqua dalla forte connotazione simbolica, che va dalla profondità abissale dell'inconscio al senso di protezione nel ventre materno. Alle fotografie iniziali Cervini apporta un massiccio e complesso lavoro di postproduzione digitale, tale da rendere la costruzione delle immagini simile all'ideazione di un dipinto, con un'attenzione ai particolari e alle textures che ricorda la pittura fiamminga e una caravaggesca accentuazione del contrasto di luci e ombre. Il vento, elemento già presente nelle opere precedenti a questa nuova serie, è portatore di una distruzione vista in chiave positiva, come cambiamento delle abitudini che conduce ad una rinascita, alla fine delle illusioni o ad un risveglio imminente, come suggeriscono i personaggi completamente coperti da panneggi come dei bozzoli in attesa della metamorfosi, adagiati su materassi e avvolti dall'oscurità. Altri elementi essenziali, che compaiono spesso nelle opere di Cervini, sono le strutture composte da vecchi legni, uniti in modo approssimativo per formare degli esili totem, eretti verso l'alto ma precari. Tali oggetti rimandano alle costruzioni mentali dell'uomo, frutto delle ambizioni di potere, del desiderio di ottenere sempre più, di innalzarsi verso il cielo, talmente tanto da avvicinarsi a Dio, per poi accorgersi che tutte quelle certezze erano tenute insieme da illusioni pronte a sgretolarsi sotto l'azione del vento rinnovatore che, per l'evolversi ciclico del tempo, arriverà inevitabilmente. Un'immagine, quella delle costruzioni distrutte dal vento, presente nell'iconografia tradizionale, in particolare nei Tarocchi, sorprendente libro di simboli; l'arcano La Maison Dieu rappresenta una forza esterna che distrugge una torre, punendo l'ambizione di chi l'ha costruita volendo raggiungere Dio (la Torre di Babele), ma allo stesso tempo, secondo l'interpretazione psicologica che ne fa Alejandro Jodorowsky, liberando l'energia arroccata all'interno, il Dio interiore. Spesso, l'arte nata dall'immaginario di singoli autori parla della società molto di più delle opere di artisti palesemente impegnati: le immagini di Cervini, pur nella narrazione dalla connotazione chiaramente onirica, rappresentano anche la decadenza del mondo dall'economia globalizzata. L'atmosfera malinconica che permea queste opere è la stessa del nostro vivere senza fiducia nel futuro. Ma le sue opere non si limitano a registrare tale realtà attuale: suggeriscono anche che c'è una via d'uscita, non tutto è perduto e una rinascita è dietro l'angolo, anzi, è solo addormentata dentro di noi, e ci sta sognando.



Il Percorso dell'Aquilone 8O x 5O cm | 1OO x 62 cm | 12O x 75 cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su d-bond


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marco minuz Non c’è traccia di bellezza nelle opere di Luca Cervini, solo detriti, macerie di quello che oggi costituisce il nostro presente, materia prima delle nostre sicurezze. In esse si coglie invece la presenza dell’indefinito, quella dimensione che oggi si palesa sovente nella nostra vita reale e con cui siamo costretti a confrontarci. L’indefinito che sentiamo, che siamo in grado di percepire ma che non riesce ad assumere forma per i nostri occhi. Nelle opere di Cervini l’indefinito invece prende forma, diventa cosa reale e visibile. Di fronte ad esso siamo costretti a confrontarci con la sua dimensione innaturale priva di riferimenti temporali dove passato, presente e futuro collassano in un unico punto, facendoci perdere sicurezze e riferimenti. Ogni presenza in queste opere è immersa in atmosfere spazzate da venti e da malinconiche foschie che ci tolgono ogni sicurezza. In lontananza spesso appaiono sagome di strutture, edifici silenziosi testimoni di usure e degradi. Non ci sono ritmi di vita, non ci sono voci, non ci sono azioni di progresso in queste immagini, solo la presenza costante e maestosa di un’incertezza, di un interrogativo che ci colpisce direttamente e ci lascia disorientati. Sono istantanee di orizzonti che portano traccia di repentine e tragiche trasformazioni, divenendo così monito per la nostra società indirizzata verso un futuro sempre più incerto, spogliato di valori e sottomesso al dilagare delle barbarie dei nostri tempi. Le opere di Cervini diventano così finestre del tempo, squarci nella superficie del nostro presente per inserire la nostra testa ed osservare le possibili conseguenze del nostro agire. Sono composizioni dove ogni elemento contribuisce a costruire un mondo di sconforto e sopravvivenza graffiato solo dal rumore di un vento che porta in cielo la polvere del passato, le minuscole macerie di fasti oramai svaniti. In queste atmosfere apocalittiche c’è spazio solo per piccole ed elementari storie di incertezza e precarietà; spesso nelle opere di Cervini compaiono “macchine fragili” (per differenziarle dalle “macchine inutili” di Munari o Tinguely), costruzioni precarie di detriti, spogliate di ogni riferimento tecnologico e solo memorie di una conoscenza e competenza ormai dissolta. Le stesse presenze umane sono solitarie ed immobili. Non hanno voce, non hanno occhi, non hanno sorrisi, non hanno movimenti, sono solo testimonianze di un passato smarrito in tempeste di polvere dorata. Le immagini di Luca Cervini diventano così moniti per sensibilizzarci sulle contraddizioni dei nostri tempi e farci riacquistare consapevolezza nelle nostre azioni; opportunità per ridare valore al vedere, all’esercizio del guardare e dell’osservare attentamente. Sono opere che indicano le possibili direzioni del nostro agire, di come esse siano vincolate all’esaurimento del giorno e al destino dei nostri gesti e pensieri. Ma per contrapposizione queste opere hanno anche la capacità di riavvicinarci alla bellezza del nostro mondo. Quella bellezza che fa riflettere, studiare, riflettere, commuovere dinnanzi a un mondo sempre più ingiusto e alla vita che dura il tempo di un battito di farfalla. Come le parole di Alda Merini regalano: “La bellezza/ non è che il disvelamento/ di una tenebra caduta/ e della luce/ che ne è venuta fuori”, è così, anche nelle opere di Cervini, dietro la foschia, vi è sempre luce.



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« La Distruzione dei Mondi Conosciuti 4O x 82 cm | 7O x 144 cm | 9O x 185 cm Fotografia digitale, stampa fine art giclée su d-bond

» Il Paradosso del Cielo 45 x 7O cm | 64 x 1OO cm | 76 x 12O cm Fotografia digitale, stampa fine art giclée su d-bond



Alla Fine dello Spettacolo 5O x 71 cm | 7O,5 x 1OO cm | 91 x 13O cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su d-bond



La Costruzione del Mare Simulacro 48 x 75 cm | 64 x 1OO cm | 83 x 13O cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su d-bond





« La Torre e il Vento 7O x 5O cm | 9O x 64 cm | 11O x 78 cm Fotografia digitale, stampa fine art giclée su alluminio (trittico) Opera vincitrice del Premio Alias - Nuovi Talenti 2O11

» Non da Questa Parte 5O x 72 cm | 7O x 1OO cm | 9O,5 x 13O cm Fotografia digitale, stampa fine art giclée su d-bond



Non in Questo Luogo 5O x 72 cm | 7O x 1OO cm | 9O,5 x 13O cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su d-bond



Non in Questo Giorno 5O x 72 cm | 7O x 1OO cm | 9O,5 x 13O cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su d-bond





« Gestazione Prima della Rinascita 11O x 47 cm | 7O x 163 cm | 8O x 186 cm Fotografia digitale, stampa fine art giclée su d-bond (dittico)

» L'Enigma della Leggerezza 81 x 12O cm | 67 x 1OO cm | 47 x 7O cm Fotografia digitale, stampa fine art giclée su alluminio



Io Parallelo 12O x 9O cm | 1OO x 75 cm | 7O x 52 cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su alluminio (dittico)



Il Volo dei Ciechi 15O x 78 cm | 115 x 6O cm | 9O x 47 cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su alluminio


Luca Cervini (Merate, 10 maggio 1984) è un artista visivo che opera principalmente con la fotografia digitale. Ha frequentato studi di grafica pubblicitaria, interessandosi parallelamente all'arte nelle sue varie declinazioni, quali la fotografia, la video art e il fumetto. Nel 2008 ha realizzato il suo primo fumetto breve, Identity, sviluppato con tecniche di illustrazione digitale e numerose fotografie scattate personalmente dall'artista. Nel 2009, attratto dalle possibilità espressive del video, ha scritto e realizzato il suo primo cortometraggio sperimentale in stop-motion, Simulacrum (13 Seconds of Life). Nel 2011 la sua prima personale presso la galleria Officine dell'Immagine, a Milano, dal titolo Equilibri e Fratture, con fotografie inedite e critica a catalogo. Vive e lavora tra Paderno d'Adda e Merate (LC). I suoi lavori sono pubblicati su numerosi libri e riviste italiane e internazionali.

mostre personali 2O11 2OO8 2OO7

Equilibri e Fratture | Officine dell’Immagine, Milano (curated by Alberto Mattia Martini) A Surreal Travel Through Human Feelings | Associazione Culturale Laboratorio Alchemico, Fusion, Corbetta (MI) Sospensioni Temporali | ArtFest 2007, Olgiate Molgora (LC)

mostre collettive 2O12

SCOPE Basel 2012 | Kaserne - Basel (Swiss), Gallery Officine dell'Immagine (Milan) Bergamo Arte Fiera 2012 | Galleria Officine dell’Immagine (MI), LINK

2O11

Blooom - The Creative Industries Art Show | Cologne (Germany), Galleria Officine dell'Immagine (MI) ArtVerona 2011 | Verona, Galleria Officine dell'Immagine (MI) Arte Cremona 2011 | Galleria Officine dell'Immagine (MI) Bergamo Arte Fiera 2011 | Galleria Officine dell’Immagine (MI)

2O1O

CorteCircuito Festival di Teatro | Compagnia Ronzinante, Merate (LC) DayDreaming Expò 2010 | DayDreaming Project, Tolmezzo (UD)

2OO9 2OO8

DayDreaming Expò 2009 | DayDreaming Project, Libreria KNULP, Trieste

2OO7

D'Arts 2007 Festival | Arthouse Veszprém, Pannonia, Ungheria

Umano? Ultraumano. Poetica della deformazione | Associazione Culturale Laboratorio Alchemico, Studio Cecchin, Milano Sulle Orme Di Inga Ping | a cura del Circolo Culturale Bertolt Brecht, Milano Rojo@Nami | Rojo Magazine, Sao Paulo, Brazil

2OO6

Arte della lettura - Premio letterario Boccaccio | Premio Celeste, Palazzo Pretorio, Certaldo Alto (FI)

www.lucacervini.com


premio

lucacervini magnificentdecay

per artisti under

a cura di Andrea Lacarpia dal 23 settembre al 28 ottobre 2O12

Castello di San Pietro via roma 19 29O1O san pietro in cerro (pc) t. O523 839O56 | fax. O523 255421 www.museuminmotion.it | www.castellodisanpietro.it | info@locandareguerriero.it

organizzazione

ARTE Piacenza fiera d’arte contemporanea e moderna

via daverio 7 - 2O122 milano t. O2 86O29O | fax. O2 943925921 www.fondazionedars.it info@fondazionedars.it

www.artepiacenza.it info@artepiacenza.it

corso alberto pio 56 - 41O12 carpi (mo) t. O59 643664 | fax O59 643665

in collaborazione con

via atto vannucci 13 - 20135 milano | t. 0331 898608 www.officinedellimmagine.it | info@officinedellimmagine.it

con il patrocinio di

Comune di San Pietro in Cerro

Provincia di Piacenza

Regione Emilia-Romagna

Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza

Associazione Piacenza Musei

catalogo

art director Alessandro Azzoni stampa La Tipolitografica Salsese

in copertina: Il Peso del Cielo 4O x 123 cm | 6O x 185 cm | 7O x 216 cm Fotografia digitale, stampa fine art giclĂŠe su d-bond


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