luca cozzani
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Luca Cozzani
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Nieuw Haarlem Dr. M. L. King jr Boulevard Gentrification Issues // Regenerating Harlem
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MANNAHATTA
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Mannahatta o Manhattan? 7 15 Ordine o disordine? 17 Natura o artificio? 21 Fronte o Retro? // Progetto di un Riverside 62
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WEST HARLEM Manhattanville Infrastrutture Preesistenze Columbia RPBW // Progetto il parco Field of Possibilites Spazio Generico vs Spazio Specifico
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ALLEGATI
Programma funzionale Tavole Relazione di strutture Relazione di impianti
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THANKS!
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BIBLIOGRAFIA
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Abstract
nuovo campus, dall’altro un parco. Questo grande spazio pubblico aperto alla comunità, rappresenta la vera connessione tra il Riverside e la 125th, tra Harlem e l’acqua, tra i cittadini e gli studenti. Gli edifici universitari invece sottostanno alla regola (dis) ordinatrice della griglia, eccezionale dispositivo creativo che con le sue infinite interpretazioni ha permesso la costruzione di una città varia, complessa e sempre diversa. L’edificio progettato, sede della business school, rispecchia la volontà di costruire uno spazio continuo, in cui la dimensione diventa una qualità, uno spazio “generico” in cui la compresenza di diverse attività e finanche la congestione, sono attributi che partecipano alla definizione di un luogo proprio della metropoli. L’edificio quindi si presenta come la sovrapposizione di quattro volumi che ospitano le funzioni private, sostenuti da una sottile maglia strutturale in facciata. La qualità del progetto risiede nella sua duplice natura: la complessità e` celata all’interno dell’edificio e si manifesta solo in alcuni momenti della giornata.
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Il progetto consiste nella proposta per il nuovo polo scientifico della Columbia University a Manhattanville, New York. L’eccezionale posizione del sito, punto d’incontro di due sistemi urbani lineari, conferisce al progetto un ruolo chiave nello sviluppo del quartiere e della citta`. Il primo sistema, a scala territoriale, e` quello costiero: storicamente luogo di commercio e scambi, con una forte presenza infrastrutturale il bordo dell’isola, e` uno spazio pubblico lineare in potenza. Il secondo sistema, a scala inferiore, e` quello della 125th street, spina dorsale del distretto di Harlem e “centralita` lineare” che taglia l’isola dall’Hudson all’east River. In questo caso le problematiche di gentrificazione, causate dall’insediamento dell’università, impongono una riflessione di carattere sociale, che porti ad una riqualificazione e una densificazione del quartiere piuttosto che allo spostamento dei suoi abitanti. Il progetto, che in questo contesto strategico mira ad inserire l’università nelle delicate dinamiche della città, si compone di due figure urbane: da un lato gli edifici del
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Mannahatta
Mannahatta e` Manhattan?
la storia di New York e` la storia di un’isola: Mannahatta. Questo termine, dal quale deriva l’odierno Manhattan, nella lingua dei primi abitanti dell’isola, i nativi americani Lenape, significa letteralmente terra dalle molte colline, ed evoca un’immagine molto distante, forse opposta a quella che richiama il nome New York. La grande mela, la terra dei grattacieli e della griglia, dovette apparire a Giovanni da Verrazzano, che arrivò per primo nella baia di New York nel 1524, proprio come una grande isola rigogliosa e incontaminata. Tuttavia fu un esploratore inglese, Henry Hudson, che nel 1609, scendendo dalla costa del Maine, scoprì l’isola e risalì il fiume (Hudson per l’appunto). Il primo insediamento risale invece al 1613, quando gli Olandesi iniziarono a pensare all’estremità meridionale dell’isola come porto e punto
d’imbarco per le spedizioni di merci in europa. Nieuw Amsterdam, fu fondata nel 1624 e quindi acquistata per 60 fiorini nel 1626, da Peter Minuit, direttore generale della colonia. In quell’anno, la costruzione di Fort Amsterdam, quartier generale della colonia, segnò l’inizio della storia di New York. Il primo confine fu una palizzata eretta a per difendere la città dagli inglesi del new England, un wall che diede il nome a quella che oggi e` Wall Street. L’isola divenne in breve un insediamento commerciale, una vera e propria colonia olandese, furono costruiti un nuovo forte, un mercato, case, un ospedale, la scuola e una chiesa. Al centro di una serie di conflitti, la città venne conquistata nel 1664 dagli inglesi, i quali la ribattezzarono New York in onore di Giacomo II, Duca di York e Albany. Gli olandesi riconquistarono
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breve storia di un’isola e del su opposto
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brevemente la città nel 1673, a loro volta ribattezzandola New Orange, prima di cedere definitivamente, nel novembre 1674, l’in- tera colonia di New Netherland agli inglesi in cambio del territorio che oggi costituisce il Suriname. Mano a mano che la colonia cresceva e prosperava, cresceva anche il desiderio di una maggiore autonomia dalla madrepatria, e così, al termine di una serie di lotte Jacob Leisler arrivò a controllare la città dal 1689 al 1691. Durante il dominio inglese del XVIII secolo, la città crebbe per importanza e per popolazione europea, mentre la componente autoctona dei Lenape diminuiva drasticamente. In questo contesto nel 1754, per volere di Giorgio II re di Gran Bretagna, venne fondato il King’s College che poi divenne la Columbia University. Gli eventi della guerra d’indipendenza americana, nella qual il generale Washington guido i coloni contro l’esercito britannico, si protrassero per otto anni (1775-1783) al termine dei quali New York divenne sede del Congresso della Confederazione (1785) e quindi, Il 13 settembre 1788, la prima capitale degli Stati Unit. Sempre a New York venne eletto, il 30 aprile 1789, il primo presidente degli Stati Uniti, George Washington. La forte espansione dei
primi decenni dell’Ottocento portò la città a crescere fino ai confini dell’isola, in maniera indifferenziata, grazie all’approvazione del Commissioners’ Plan (1811). Nel 1825, l’apertura del Canale Erie mise in comunicazione diretta il porto di New York sull’Atlantico e il vastissimo retroterra agricolo della regione, fornendo ulteriori spunti per lo sviluppo commerciale di New York. L’immigrazione, diminuita a causa delle guerre in Europa, riprese con vigore. Per volontà di alcuni membri dell’aristocrazia mercantile, nel 1857 fu progettato Central Park. Le due grandi figure urbane che caratterizzano la città erano ormai una realtà. Durante la guerra civile, che contrappose gli Stati Uniti del nord e del sud fra il 1861 e il 1865, i forti legami commerciali con gli stati del sud, la sua crescente popolazione immigrata e il malcontento popolare per la coscrizione obbligatoria provocarono divisioni nella popolazione di New York; questo malcontento culminò con i disordini del 1863 la cui violenza indusse il presidente Abraham Lincoln ad inviare truppe di volontari e reggimenti di milizie armate. Con la pace l’immigrazione dai paesi europei crebbe a dismisura e New York divenne meta di milioni di persone in cerca di fortuna. questo suo ruolo di “porta di
la prima suddivisione in distretti e la creazione di una nuova organizzazione amministrativa. Altra conseguenza fu la creazione di connessioni tra l’isola di Manhattan ed i territori esterni e quindi la costruzione di nuovi ponti e nuove strutture per la mobilita urbana come stazioni e metropolitane. In generale il ventesimo secolo segna la
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accesso” venne riconosciuto con la donazione da parte della Francia della Statua della Libertà, che venne inaugurata nel 1886. Alla fine dell’Ottocento venne formata la città di New York come la conosciamo, con l’accorpamento di Brooklyn ed altre aree esterne. L’ampliamento della città, che ormai era diventata una metropoli, implicò
In alto figura 1: Crescita di Manhattan
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definitiva trasformazione di New York in una metropoli, con una crescita di popolazione continua. L’importanza della città era continuamente testimoniata dalla costruzione di edifici simbolici e avanguardistici come il Flat Iron building (1902), nonché di numerosissimi grattacieli che contribuivano a costruire l’immagine mitologica di New York. I primi anni del Novecento furono anche gli anni della grande depressione e della migrazione afroamericana dal Sud. Nel secondo dopoguerra New
Pagina a lato figura 2: Ricostruzione dell’isola di Manhattan nel 1782 (1900)
York mantenne e affermò il suo ruolo fondamentale di centro di produzione artistica, letteraria e musicale, ospitando alcuni dei movimenti più interessanti del ventesimo secolo. La storia recente di Manhattan e` invece legata alle catastrofiche vicende del 11 settembre 2001. L’immagine che la città si e` costruita in questi quattro secoli di storia e` tanto intensa e singolare da rendere quasi incredibile che Manhattan e Mannahatta siano davvero la stessa isola. storia di manhattan
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Pagine precedenti figura 3: Commissioners’ plan 1811 figura 4: Mappa di New York 1865 A lato: figura 5 Illustrazione da Delirious New York.
Ordine o Disordine?
La forma urbana del primo insediamento di coloni olandesi era strettamente legata alla morfologia delle città europee, fu solo nel 1811 con l’approvazione del Commissioner’s Plan, che l’espansione della città inizio a seguire la griglia di strade che ancora oggi caratterizza new York. Nel 1807 una commissione di tre membri, Simeon De Witt (1756-1834), Gouverneur Morris (1752-1816), John Rutherfurd (17601840), fu incaricata di stabilire un piano stradale per lo sviluppo di Manhattan. Nel loro lavoro furono affiancati dal segretario e topografo John Randel jr., il quale compì un’ispezione completa dell’intera isola, traducendo sulla carta e sul territorio le idee dei tre vecchi rivoluzionari progettisti. Egli lavorò per la commissione fino al 1820, anno in cui terminò il suo atlante. Il risultato del lavoro fu una rete di strade (le avenues hanno un’ampiezza
di 30,48 metri, le streets sono larghe 18,29 metri) , che divideva tutta l’isola di Manhattan in isolati ampi 60,96m e dalla lunghezza variabile. Questa visione, del tutto indifferente all’orografia e alla morfologia dell’isola. ricopriva indistintamente ogni cosa, senza prevedere nessuno spazio vuoto. A prima vista il progetto che i tre svilupparono sembra la più radicale espressione della semplicità: un’ampia griglia cartesiana che attraversava tutta Manhattan, trasformata in una distesa di angoli retti. La premessa del loro ragionamento è riportata in un documento pubblicato insieme al progetto: “essi non hanno potuto non tenere in considerazione il fatto che una città sia composta principalmente dalle abitazioni degli uomini e che le case coi lati dritti e gli angoli retti sono le più economiche da costruirsi e le più conveniente per viversi”. L’effetto
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Analisi dell’infrastruttura urbana della griglia
16 figura 6: Draughtsman Making a Perspective Drawing of a Reclining Woman Albrecht Dürer ca. 1600
di queste lineari e semplici riflessioni fu decisivo. Il piano assurgere ad una condizione di quasi astrattezza. Ogni mattone e` quasi indipendente, ogni interpretazione e` giustificata dalla finitezza dell’isolato. tutto e ` possibile poiché tutto sottosta’ ad una regola. tutto e` incredibilmente folle ed ordinato, e al contempo razionalmente disordinato. La creatività e` libera, ma dentro a quel rettangolo finito del lotto. La finitezza e` ciò che rende possibile ogni cosa, il fatto di fare riferimento sempre e comunque ad una regola urbana, ad una forma urbana precisa, definita, rigida ed insindacabile. Nella sequenza degli isolati la vicinanza e l’accostamento rafforzano i significati individuali. In questo senso un progetto
a Manhattan deve accettare questo compromesso, la duplice natura di questa città rigida ma congestionata. Già perché la griglia non e` una regola, bensi` e` la regola, e` lo straordinario dispositivo urbano che impone ordine ma auspica varietà e creatività, la griglia dà infinite tele da dipingere liberamente. E` grazie alle innumerevoli interpretazioni che essa ha permesso, che Ia città ha assunto il suo carattere metropolitano congestionato e pieno di episodi urbani sempre diversi. Dal grattacielo alla casa unifamiliare, dal museo al parco, dalla chiesa al supermercato, ogni cosa e` come una campitura diversa dello stesso rettangolo. In questo senso essa e`, in un ultima analisi, una regola disordinatrice.
Natura o Artificio?
Unica eccezione, insieme alla Broadway della griglia, Central park e` un monumento alla natura sconfitta. Eccezione dal punto di vista formale , interruzione ,ma in realtà fondamento stesso della sua esistenza. Eq la presenza di un vuoto di queste dimensioni che impedisce a Manhattan il collasso. e il punto di sfogo della congestione e della densita, e` solo un mattone più grande. e` un compromesso che permette alla griglia di vivere. Benche non previsto dai primi piani, la città ha sentito presto l’esigenza di uno spazio vuoto. Profeticamente Federick Law Olmsted aveva scritto: “Verrà il giorno in cui New York sarà interamente costruita, in cui tutti i vuoti e i pieni saranno completati, in cui la pittvoresca varietà delle formazioni roccio- se dell’isola sarà trasformata in fondamenta per file
lunghe di lun- ghe strade monotone, e ammassi di edifici alti e squadrati. Non rimarrà alcun ricordo della superficie attuale, così varia e pittoresca, se non per i pochi acri del Parco. Solo in quel momento verrà chiaramente percepito l’inestimabile valore degli attuali pittoreschi profili del terreno, e ancora più pienamente riconosciuta la loro capacità di adattarsi a tale scopo. Pare quindi opportuno interferire il meno possibile con questo scenario roccioso e pittoresco dai profili ondulati e morbidi e, d’altra parte, cercare rapidamente e con ogni mezzo lecito,di accrescere e di valorizzare con buon senso queste fonti assolutamente uniche e caratteristiche di effetti paesaggi- stici...” Cosi nel 1853 vengono nominati dei Commissari alla stima e valutazione, che vengono chiamati a ispezionare e ad acquistare terreni per realizzare un parco in un’area compresa tra Fifth e
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Central Park e altri spazi pubblici
18 Figura 7: Central Park 1879
Eighth Avenue e 59th e 104th (successivamente 110th) Street. Incaricato di questo difficile lavoro è il paesaggista Federick Law Olmsted il quale ricercò e propose nei suoi progetti nuovi modelli in equilibrio con l’ambiente naturale seguendo la filosofia del “Park Movement” che configurava differenti modalità di sviluppo urbano, attraverso sistemi di parchi e strade inglobati nella trama dell’edificato. Si tratta di parchi come “sistemi del verde” dettati, nella loro forma, localizzazione e confini, direttamente dalla natura e dal carattere paesaggistico dei luoghi. Olmsted rielabora una concezione di parcopaesaggio, visto come un sistema paesaggisticoambientale continuo, capace di indirizzare la dilatazione urbana sul territorio secondo
principi di valorizzazione. Il parco è dunque un “sistema” di connessione continua tra i vari elementi naturali, morfologici, idrici sviluppatasi in una creazione di aree da proteggere dalle alterazioni urbanistiche territoriali. Come ricorda Rem Khoolaas in Delirious new York, Central Park e` anche il risultato di un complesso di manipolazioni e di trasformazioni attuate sulla natura “salvata” dai suoi progettisti. I suoi laghi sono artificiali, i suoi alberi (tra) piantati, i suoi imprevisti progettati, i suoi episodi sostenuti da un’infrastruttura invisibile che ne controlla l’assemblaggio. Un intero catalogo di elementi naturali è preso di peso dal suo originale contesto, ricostituito e compresso in un nuovo sistema di natura.
19 HARLEM TALES Figura 8: Central Park 1870
20 Figura 9: Hudson River “map for the Tourist” 1830
Fronte o Retro?
Fin dal 1686 la proprietà legale del Waterfront fu trasferita dalla Corona Inglese alla città nascente, la quale, in cambio, girò i singoli lotti a privati “con la condizione che il nuovo proprietario costruisse la strada e il pontile lungo l’estremità dell’acqua.” Durante il diciannovesimo secolo, il porto di New York rappresentava il principale motore economico della città e della regione. Luogo di scambi commerciali, di ingresso e uscita delle merci, prima del 1900, la costa dell’isola era perlopiù occupata da moli, magazzini ed altri servizi a supporto dell’industria marittima. Numerosi tracciati ferroviari connettevano i porti con l’interno, garantendo lo sbocco all’acqua anche alle fabbriche situate distanti dalla costa. Il waterfront ospitava anche servizi militari, mentre i newyorkesi guardavano verso la terra per i
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Analisi storica dell’infrastruttura urbana del Riverside
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C e n t r a l P a r k
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W a t e r f r o n t
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Pagine precedenti figura 10: fronte su Central Park (2014) figura 11: fronte sul Riverside drive park (2014) figura 12: New Jersey e New York in una mappa del 1879
parchi e gli spazi pubblici. Il Commissioners’ Plan del 1811 infatti, prevedeva spazi aperti nei triangoli, lì dove Broadway intersecava la griglia, ma non conteneva nessun accenno a parchi e giardini nel waterfront: essi erano confinati nell’isola.Il primo Riverside Park verso l’Hudson river, apri negli anni 90 dell’Ottocento, ma era mal congegnato poiché di fatto dominato dal tracciato della ferrovia. Coloro che appartenevano alla buona società, tendevano ad evitare questi luoghi, considerati,
pericolosi ed inquinati dai rifiuti della città. Il primo ad offrire una visione di un futuro diverso per la costa di Manhattan fu Robert Moses. Nel 1914, da giovane e zelante protagonista della progettazione urbana, egli fu attirato dall’Upper West Side di Manhattan, dove il nascente Riverside Park era un parco solo di nome, nonostante il pedigree di Olmsted. Il suo biografo Robert A. Caro riportò così le prime prime impressioni di Moses: “Below him, along the edge of the river, was a
residenti. Le fazioni erano guidate rispettivamente dalla Women’s League for the Protection of Riverside Park e dallo stesso Moses, il quale riteneva inseparabili il Parco e l’autostrada. Anche i sostenitori del parco si dividevano a loro volta in chi preferiva un giardino e chi invece promuoveva la costruzione di servizi sportivi all’aperto. Il nuovo riverside park che Moses aveva immaginato nel 1914 fu sostanzialmente realizzato negli anni trenta, in concomitanza con la
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wasteland, a wasteland six miles long, stretching from where he stood [at 79th Street] all the way north to 181st Street. The wasteland was named River- side Park, but the “park” was nothing but a vast low-lying mass of dirt and mud. Running through its length was the four-track bed of the New York Central. . . Unpainted, rusting, jagged wire fences along the tracks barred the city from its waterfront”. Fu l’inizio di decenni di dispute che coinvolsero la città, le ferrovie, i quartieri ed i
figura 13 Schemi di sviluppo della costa
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costruzione della Henry Hudson Parkway, con la quale condivideva una vasta piattaforma costruita dalla città sopra la 72d strada. Presto altre porzioni del Waterfront di manhattan furono occupate da autostrade. Quando queste incontravano quartieri alla moda, Moses costruiva nuovi parchi sopra la strada, mentre quando incrociavano zone più povere, esse divennero strumenti di risanamento edilizio. Il waterfront divenne luogo di ingresso alla città e allo stato intero per i turisti europei, quando, nel 1910, apri il Chelsea Pier, in occasione del varo della più grande e lussuosa nave passeggeri mai costruita. Questo ruolo si protrasse fino a quando, negli anni 50, i voli aerei presero il posto dei viaggi via acqua. Mentre il ruolo di porto passeggeri stava svanendo, quello sempre più merci passavano dai terminal di Manhattan e Brooklyn. Nei primi anni 50 due grandi tendenze si scontrarono con il Waterfront di New York: da un lato la i programmi di rinnovamento urbano, promossi dallo stato, incoraggiavano una pubblici e privati ad investire insieme per riqualificare i più vecchi quartieri della città, tramite la costruzione di edifici di fascia alta in zone favorite dalla vista della baia e dei parchi, e quella di edifici di housing in altri distretti. La conseguente
demolizione delle abitazioni più vecchie libero il campo ad una nuova generazione di urbanisti come William H. Whyte, Jane Jacobs e Lewis Mumford , i quali auspicavano una disegno della strada più attento alle persone, alla scala edilizia, e più spazi pubblici aperti.Negli anni Settanta una terza, forte, tendenza segnò lo sviluppo del Waterfront: la nascita di una coscienza ecologica. Dagli anni Sessanta, la storia del waterfront si può descrivere come il continuo scontro di queste tre prospettive. Dagli anni sessanta, il lungomare a sud del Riverside Park fu tra le più contestate opportunità immobiliari, a causa della spettacolare vista del porto e della vicinanza a zone commerciali e residenziali di prima fascia. il Waterfront dell’Hudson era definitivamente maturo per il rinnovamento, ma con quale forma e per quali interessi? La prima risposta fu Battery Park City. Il sito fu creato grazie al materiale di scavo della costruzione del World Trade Center. Le complicazioni di progetto, le rivalse burocratiche, e la crisi degli anni 70 contribuirono a mandare in stallo la costruzionei per diversi anni, tanto che il masterplan fu approvato solo nel 1979. Le negoziazioni con i comitati civici portarono alla richiesta di avere almeno il 30 per cento dell’area aperto
West Side Highway, a major obstacle to water- front access. . . . The [new] highway will be almost completely depressed and covered. Thirty-five acres of landfill will be available for residential construction, 97 acres for parkland, and 50 acres for commercial and industrial uses.” . Tuttavia una coalizione di quartieri, guidarono una Campagna contro il progetto, che dopo anni di controversie fu definitivaamente scartato. Nel 1989, nell’ambito della ricostruzione della vecchia West Side Highway, emerse un nuovo progetto per l’Hudson River Waterfront Park. La strategia escludeva nuovi terreni di riempimento e puntava alla riqualificazione dei moli più vecchi e abbandonati, in un nuovi
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al pubblico, inclusa una passeggiata lungo il fiume. Il grande successo che ebbe Battery Park spiano la strada per il progetto di Westway, una proposta di sviluppare un paco lineare pubblico, un’autostrada e nuove residenze, lungo un’area di 8 km sopra il distretto finanziario. Il parco prevedeva la creazione di nuove aree di terra, la connessione e la riqualificazione dei moli esistenti ed il sotterramento di larghi tratti dell’autostrada. La proposta fu accolta con grande entusiasmo da molti: “Covering 4.5 miles of waterfront along the west side of Manhattan, the project would remove the abandoned piers in its path, add 182 acres of landfill, and remove the elevated structure of the
figura 14 analisi finzionale dei docks
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enomri servizi parco lungo il fiume.La Hudson River Foundation, nata nel 1981 per supportare la ricerca scientifica nell’estuario del fiume Hudson, spinse affinchè il parco includesse anche risorse marine. In seguito a questa proposta, nel 1989, venne creata la Hudson RIver Park (HRP) Trust, grazie anche alla ritirata di alcuni oppositori . La HRP Trust è l’unica autorizzata a pianificare e finanziare progetti per il parco, che conta un’area di 550 acri, che comprende aree verdi ma anche moli adibiti alle più svariate attività. Alcuni moli esistenti saranno riparati e adibiti a nuovi usi. Una volta che la maggior parte dei progetti finanziati dalla città e dallo stato saranno completi, l’ente parco sarà capace di autosostenersi usando gli introiti derivanti dai parcheggi o da altre attività a pagamento. Due dei moli che incarnano il modello descritto dal progetto sono Chelsie Piers, complesso sportivo e ricreativo, e Penn Yards, un’ area pedonale di 8,3 milioni di piedi quadri. La rimanente parte del waterfront del fiume Hudson è occupata da una serie di parchi con diverse origini: Riverside Park, Fort Washington Park, Riverbank State Park, e linee verdi di connesione con Harlem e la costa est. Negli ultimi 50 anni l’identità del waterfront di Manhattan è passata dall’essere quasi to-
talmente dipendente dall’attività portuale al configurarsi come una complessa figura geografica che supporta un corposo ventaglio di attività pubbliche e private. Questa trasformazione ha preso forma grazie ad un certo numero di fattori contestuali quali: - sostanziali cambiamenti della percezione del waterfront come spazio pubblico, dal respingimento all’attrazione. - crescente coinvolgimento di esperti di settore nel momento di decidere sulle sorti del waterfront - maggiore coscenza delle condizioni non negoziabili e non quantifificabili in relazione alle decisioni sulle sorti dei waterfront, quali la qualità delle acque, l’ecologia, la salute, l’accessibilità... - preferenza per le proposte progettuali multiscopo rispetto agli investimenti con un solo fine quali le sopraelevate. E’ notevole che la Manhattan Waterfront Greenway e i progetti analoghi a Brooklyn e in altre realtà, abbiano ricevuto forte approvazione nonostante siano spesso “meno verdi” di quanto si veda sulle carte di progetto: uesto sottolinea ancora di più di come la comunità senta come positiva l’idea di riappropiarsi di questi spazi, donandogli una nuova identità. Più di tre secoli dopo la sua fondazione come porto, New York ha ancora molto da insegnare.
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Olmsted ricevette l’incarico di inserire un parco al limite della griglia stradale sulle rive dell’Hudson nell’Upper West Side di manhattan, unendo parco e parkway in un paesaggio di sintesi che aderisce alla topografia del territorio. Pensò subito a un progetto che ignorasse l’immaginaria linea di divisione tra il viale e il luogo del parco, e che utilizzasse tutti i vantaggi dell’intera area sia per permettere un accesso dal lato orientale, sia per avere un percorso veicolare arieggiato e ombreggiato e uno pedonale con
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vista sul fiume. Riverside Park si estende lungo la riva orientale dell’Hudson River per circa 4 miglia, dalla 72nd alla 155th Streets. Nei tardi anni trenta furono realizzati dei percorsi pedonali, dopo che le rotaie della ferrovia New York Central furono coperte. Parallelamente alla West Side Drive, una delle autostrade più congestionate di New York, passa ancora qualche treno merci sotto il parco. Alcuni progetti in corso intendono sviluppare e migliorare l’accesso pubblico alla riva del fiume.
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W A T E R F R O N T G R E E N W A Y La Waterfront Greenway di Manhattan è un percorso di 32 miglia che circumnaviga l’isola. Essa è stata costruita in seguito al recente sforzo di trasformare i lungamente ignorati e degradati spazi tra la città e la costa in luoghi attrattivi dedicati ai pedoni e ai ciclisti. La Greenway di New York migliora continuamente la qualità di vita dei cittadini, creando nuovi accessi ai numerosi spazi pubblici posti lungo il waterfront. Il dipar-
timento di pianificazione della città (DCP) è attivo sin dal 1993 nell’implementazione e la promozione di progetti per la Greenway, quando produsse il “Greenway Plan for New York City” e il “New York City Bicycle Master Plan” nel 1997, in collaborazione col dipartimento dei trasporti. Questi piani prevedono la realizzazione di ben 550 miglia di piste ciclabili che contribuirebbero ad innalzare la qualità della vita in una delle città più caotiche del mondo.
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Durante la deindustrializzazione cominciò a diventare un quartiere residenziale, appetibile a giovani e artisti che cercavano a prezzi ragionevoli dei loft ampi e spaziosi, cosa che Manhattan non offriva. Il continuo crescere dei prezzi a Manhattan rese sempre più popoloso questo quartiere di nuova nascita.
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S O C R A T E S S C U L P T U R E S P A R K Nel 1986, lo scultore americano Mark di Suvero, creò il Socrates sculpture park su un’area abbandonata nel quartiere di Astoria, Queens. I 4 acri di verde sono la più grande area espositiva all’aperto della città di New York. Quest’area ricevette solo dopo 14 anni dalla sua fondazione lo status ufficiale di parco grazie al primo cittadino Rudolph Gi-
uliani nel 1998. Oggi questo museo a cielo aperto ospita opere di numerosi artisti, tra sculture e installazioni multimediali. Oltre allo spazio espositivo il parco offre programmi di educazione, residenze per artisti e corsi di formazione, divenendo così una vera e propria istituzione per la crescita sociale.
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Acronimo di “Down Under the Manhattan Bridge Overpass”, Dumbo è una zona di Brooklyn divisa in due dal Manhattan Bridge. Il nome deriva da un gioco di parole che Jerry Seifeld usò in un Talk Show, ottenendo la parola “DUMB”, stupido. Il quartiere nacque intorno al 1890 con il nome di Fulton Landing e all’inizio era una zona industriale.
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New Jersey Waterfront
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TOWARDAPOSS
Il primo sistema, a scala territoriale, e` quello costiero: storicamente luogo di commercio e scambi, con una forte presenza infrastrutturale il bordo dell’isola, e` uno spazio pubblico lineare in potenza. L’analisi del sistema attuale dei docks, riconvertiti in spazi pubblici di nature diverese, e della sponda del New Jersey, evidenzia come il contatto con l’Hudson sia una straordinaria potenzialita` inespressa dell’area. L’isola sembra allontanaris dall’acqua, li dove la connessione tra il
parco e il fiume e` interrotto dalla Riverside Drive. La proposta e` quella di scavalcare quest’ostacolo, riportando lo spazio pubblico fino al toccare l’acqua, riportando al contempo il parco, attualmente una sorta di offset verde che separa la citta dall’autostrada, in una posizione piu baricentrica. Piuttosto che ragionare sul waterfront, l’intento e` quindi quello di pensare un sistema di Riverside longitudinale, che connetta tutti questi nuovi spazi pubblici.
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SIBLERIVERSIDE
64 In alto figura 29: planimetria del nuovo Riverside a lato figura 30: assonometria del ponte
65 HARLEM TALES a lato figura 31: assonometria spazio eventi
66 a lato figura 32: assonometria retail
67 HARLEM TALES a lato figura 33: assonometria sport
68 Figura 7: Hudson River “map for the Tourist” 1830
69 HARLEM TALES figura 34: vista dall’Hudson
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Harlem
Nieuw Haarlem
Se la preistoria di Harlem, va di pari passò con quella di Manhattan, la storia seguente è quanto mai altalenante, caratterizzata da cicli economici e di popolazione molto marcati.Anche qui i primi insediamenti furono di coloni olandesi, i quali attribuirono a questo luogo il nome di Nieuw Haarlem. Il termine che oggi usiamo, Harlem, si deve invece agli ingelsi, che arrivarono qui nel 1664. Queste era un’area perlopiù agricola, caratterizzata dalla presenza di campi e fattorie. Dopo le vicende della guerra civile, Harlem fu teatro del primo grande boom economico, e la popolazione era prevalentemente costituita da poveri ebrei e italiani. Lo sviluppo del quartiere fu aiutato dalle operazioni nell’ambito dei trasporti che, come detto precedentemente, New York aveva iniziato a promuovere in questo periodo. La forte presenza infratrutturale che caratterizza l’area
di progetto, deve a questo periodo la costruzione dei due ponti che la delimitano Il quartiere di Harlem e` sempre stato caratterizzato da forti presenze culturali e religiose, che si sono alternate. Agli italiani infatti si sostituirono presto gli afroamericani e costaricani, in concomitanza con il grande boom economico del ventesimo secolo e le migrazioni verso le città industriali. Questo e` il periodo della Harlem Reinassance, un movimento che tocco ogni forma d’arte, dal cinema alla musica, dal teatro alla poesia. E` la Harlem degli spettacoli all’Apollo Theatre, quella dei concerti al Cotton Club. Verso gli anni ’30 la comunità sui una crisi dovuta alla carenza di lavoro. E` questo un periodo di crimini e violenza, di rivolte sociali.Altro elemento sociale che caratterizza il quartiere e` la fortissima presenza
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Cenni storici
72 figura 35: 1951 Duke Ellington suona all’Apollo Theatre
di istituzioni religiose. La presenza di più di 400 chiese, delle più svariate confessioni, ci fa capire quanto radicate esse siano nella vita di Harlem. Oltre alle congregazioni più grandi, come quelle dei metodisti, degli episcopali e dei cattolici, esistono numerose “storefront churches” che operano in negozi abbandonati o in piani interrati, e che coinvolgono comunità composte da non più di poche decine di membri.Come risvolto culturale, Harlem e` spesso riconosciuta come culla del genere musicale del Gospel. Le lotte di classe che costellano la storia del quartiere, fanno intuire il grande sentimento e la grande coscienza sociale
che contraddistinguono la comunità. Questi stessi sentimenti, hanno portato a diverse proteste e manifestazioni legate all’espansione dell’università della Columbia a Manhattanville. Numerosi movimenti e comitati, anche studenteschi, sono insorti, riconoscendo in questa operazione, gravi conseguenze in termine di gentrification. Alcune famiglie (circa 400), tutt’ora residenti nel lotto, e alcuni commercianti, si oppongono alle volonta della Columbia, rifiutandosi di vendere i terreni e abbandonare il quartiere. Dal punto di vista insediativo le tipologie che occupano gli isolati, i
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“mattoni“ che compongono Harem, sono vari per dimensione e per tipo. Ci sono le case strette, alte tre piani, gli edifici d’angolo, piu alti o intere lottizzazioni “moderne“ con grattacieli di residenze sociali separate da spazi verdi.
figura 36: 1939 125th street
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figura 37: 1939 125th street
Dr. Martin Luther King Jr Boulevard
La 125h street e` la spina dorsale del quartiere di Harlem, che taglia l’isola di Manhattan da East River fino all’Hudson. Il suo tracciato segue la faglia conosciuta appunto come 125h street Fault , la quale crea una vera e propria valle. La naturale depressione orografica e` talmente profonda da richiedere che tutte le linee di metropolitana che la attraversano, escano in superficie su ponti di ferro. La differenza con la quota di Manhattan e` quindi sempre ricordata da queste grandi infrastrutture, che scavalcano il quartiere. La strada si impone come una delle poche eccezioni della griglia: giustificata dalle particolari condizioni territoriali, la via piega verso l’Hudson,
seguendo le curve di livello ,e crea lotti di dimensioni irregolari. La dimensione sul livello del mare storicamente ha favorito gli insediamenti portuali, industriali e commerciali. Dal punto di vista sociale le problematiche di Harlem, le tensioni sociali e le lotte di classe, che qui hanno avuto luogo, hanno contribuito a rendere la 125th street il vero cuore pulsante della comunità. Questa strada oggi non solo ospita i luoghi commerciali e i servizi più significativi e gli edifici più importanti del quartiere, ma si configura come vero e proprio spazio pubblico lineare, che accentra la vita in comune dei suoi abitanti.
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Ovvero la 125th street
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77 HARLEM TALES figura 38: Presenze commerciali nella 125th
78 figura 39: manifestazioni contro l’espansione della Columbia
Nel momento in cui si è scelto di realizzare il nuovo campus della Columbia University ad Harlem si è fatta una scelta antropologicamente e filosoficamente coraggiosa, per cui l’università invece di vivere in un clima protetto si fonderà con una comunità certo vivace ma complessa. Il problema della nuova sede ha origine dal fatto che un università d’eccellenza andrà ad inserirsi in un quartiere periferico originariamente di stampo industriale occupato da afroamericani e ispanici andando in qualche modo a cambiare l’immagine del quartiere stesso. Tale pensiero prevenuto sta nel fatto che la Columbia University ha sempre avuto un pessimo rapporto con la città di New York. Nel 1968 fu accusata di discriminazione razziale, un accusa infamante per un’università. Inoltre le relazioni di vicinato sono sempre state conflittuali in quanto la Columbia
è la terza potenza immobiliare di New York. Il timore è quindi quello che la Columbia con il tempo vada a “occupare” tutto il qurtiere innestando anche un fenomeno di gentrificazione. Malgrado queste premesse e i vari scontri, il presidente Bollinger, non ha rinunciato a questa idea ma a bensì colto l’occasione per creare un nuovo rapporto tra New York e la Columbia University, più umano. “Opening up the academic community to street culture”, con queste parole Lee Bollinger descrive il progetto per l’ampliamento della Columbia Anche gli studenti si sono da tempo mobilitati per garantire che questa espansione avvenisse nel rispetto della comunità di Harlem. La coalizione degli studenti espone in punti la sua proposta affinchè i diritti della comunità di Harlem non vengano ignorati o evasi. I cittadini
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Gentrification issues
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di Harlem hanno diritto a case con prezzi abbordabili, lavori con salari accettabili e una certa voce in capitolo nel percorso di sviluppo del proprio quartiere. La Columbia vanta la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso l’espansione ad Harlem, ma Mr. ReyesMontblanc, presidente del consiglio di quartiere, osserva come la maggior parte dei posti creati non sarebbero rivolti agli abitanti di Harlem, se non quelli meno apprezzabili e poco remunerativi. La gentrificazione è insomma quando “il tuo quartiere, diventa il quartiere di un altro”. La piu importante delle associazioni contrarie all’espansione della columbia a West Harlem e` la CECLA.
Franco La Cecla,architetto per formazione ma antropologo per professione, è consulente di Piano nell’elaborazione del progetto e, con lui, elabora questa strate- gia progettuale, percorrendo il quartiere che teme la Colum- bia,la grande potenza econo- mica in grado di accelerare repentinamente il processo di gentrification di cui l’area è già sotto scacco, e interrogandosi su come la nuova Columbia gestirà il rapporto con il quartiere che costituisce quasi la sua antitesi, simbolo della storia tormentata dei neri d’america tanto quanto la Columbia University è simbolo dell’élite bianca dell’alto potere economico. La Cecla, nel capitolo “l’architettura lava più bianco” del suo Pamphlet “Contro l’architettura”, racconta la difficoltà di Pia- no
dei residenti, imbalsamando questo quartiere in un progetto che, ben lungi dall’offrire uno spazio aperto alla comunità, ri- marca il possesso del suolo, dei territori delle street e delle piazze stesse, accessibili alla popolazione a orari ben definiti e sotto il controllo delle squadre di Vigilan- tes che sorvegliano completamen- te Manhattan e le sue strutture. Permeabilità a tempo, per un grosso tassello di Harlem che è condannato a divenire una parte dell’America dei grandi poteri im- mobiliari, una “Disneyland in cui tutti sono bianchi e che ha un cancello per tenere fuori l’Ame- rica che per il 40 % parla spagnolo e che vota per un nero”.
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e della sua matita di divenire ago della bilancia nel rapporto tra potere forte e identità del luogo. “(...)ha un’incredibile forza simbo- lica. Harlem, bisogna dirlo, è uno dei pochi quartieri pieni di spazi aperti, di vento e di sole, con case in mattoni rossi e strade residenziali dall’aspetto umano” Questa immagine contrasta con il reale progetto della Columbia, quello di “pulire Harlem”,pagando i residenti perché se ne vadano, spingendo le officine, le picco- le attività, i negozi a traslocare. Lavare Harlem, quindi,rendere il quartiere più edulcorato, civile per permettere il suo inserimento nel grande mercato immobiliare che è Manhattan stessa, è l’o- biettivo della Columbia University secondo La Cecla e secondo i co- mitati
figura 40: Vignetta sulla gentrificazione
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R E G E N E R AT
La 125th e` la spina dorsale del quartiere, luogo della vita sociale, ospita i servizi e i luoghi di ritrovo della comunita’. Essa e` in grado di legare interptretazioni della griglia molto diverse, dalle piccole case a tre piani, al social housing moderno e taglia manhattan da acqua a acqua. La potenzialita intrinseca di questo asse urbano e` essere una vera e propria infrastruttura
trasversale alla citta I temi di gentrificazione che oppongono cittadini e Columbia, trovano risposta nella proposta di densificazione della 125th, con interventi nelle aree dismesse della street. Punto di connessione tra questo sistema e quello a scala urbana, e` uno spazio pubblico, un parco, un Waterfront, uno degli episodi attraversati dal Riverside.
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INGHARLEM
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85 HARLEM TALES figura 41 Regenerating Harlem
86 figura 42 Situazione esistente: Lotti vacanti nei pressi dell’Apollo Theatre
87 HARLEM TALES figura 43 Proposta di riqualificazione e densificaizone della 125th street
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West Harlem
Manhattanville Per centinaia di anni, la naturale topografia del sito ha formato una piccola valle ed una baia riparata sull’Hudson River (o North River). Quest’unica pausa tra le scogliere di Morningside Heights e Washington Heights rappresentava l’unico accesso diretto al fiume per i nativi, primi residenti dell’area, nonché un comodo accesso all’area per i primi sbarchi degli europei nel 17esimo secolo. L’insenatura era conosciuta come Moertje David’s Vly durante il periodo coloniale olandese, e quindi Harlem Cove, sotto il dominio inglese che lo seguì dal 1664. Le cronache della Rivoluzione Americana, fanno invece riferimento a questo sito come Hollow Way, ed e` proprio qui che, sotto il comando del
generale George Washington, il 16 settembre 1776, ebbe luogo la principale azione della Battaglia di Harlem Heights. Dopo la rivoluzione, le ripetute epidemie di febbre gialla, che colpirono Lower Manhattan negli anni 90 del 1700, e la coincidente disponibilità di terra a basso costo in Upper Manhattan, portarono molti ricchi mercanti a costruire residenze di campagna, lungo le scenografie colline sul fiume Hudson. Il 12 luglio 1806 il N.Y. Spectator riportava i nuovi sviluppi dell’area: “Manhattan Ville is… now forming in the Ninth Ward…on the Bloomingdale road, in front of Haerlem Cove, on the North river…The Corporation have opened a road, or avenue, thro
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storia del waterfront tra Harlem e Hudson
90 figura 44 ricostruzione di Manhattan, la spiaggia e` la baia di Manhattanville
the same, from the North to the East-river…The proprietors of the soil are now laying out the streets, which are to be wide and open, to the Hudsonriver, where vessels of 300 tons may lie with safety… The convenient distance of about eight miles to the city, and the advantage of water communication, must stamp a value on this delightful spot, so well chosen for a village, which will very soon rival the town of Haerlem— the Hudson river offering advantages which Haerlem creek, or river, cannot afford.” Durante la prima metà del diciannovesimo secolo, la nuova città cresceva attorno ad una spiaggia libera, con qualche molo occasionale.
A metà degli anni 1850, il comune del Consiglio, sotto il sindaco Fernando Wood, contrattò per avere un muro di contenimento ed una paratia tra la 130th e la 131st strada “al fine di rispettare i desideri ragionevoli del popolo di Manhattanville per l’opportune sistemazione di un molo in quel punto.” Nel 1806, i corsi d’acqua di New York erano ancora i corridoi più vitali per il commercio ed i viaggi, così alcuni dei commercianti fondatori di Manhattanville iniziarono a trasformare questo lungofiume, così eccezionale per posizione, come porta d’ingresso. Guidato dal ricco mercante Jacob Schieffelin, un gruppo di Quaccheri ed
di Manhattanville, spinse la crescita della città come un sobborgo della ferrovia, distante appena mezz’ora del centro degli affari della città. Nel 1890 la stazione ferroviaria era uno degli scali merci più grandi della città, concentrando il commercio di mattoni, legname e materiale da costruzione per tutta la parte ovest di Uptown Manhattan. Questo periodo di grande sviluppo ha dato origine anche al termine “West Harlem”, che comprendeva le enclave una volta distinte, di Manhattanville, Hamilton Heights, Washington Heights, and Carmansville. Il 25 agosto 1885, il primo tram elettrico fu testato a Manhattanville dalla “Third
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altri proprietari terrieri, iniziò a tracciare le prime strade del villaggio, cinque anni prima del piano della griglia del 1811. Le nuove strade portavano nomi come Buckley, Hemlock, Cove, Schieffelin, Lawrence, Effingham, Hamilton, Phineas, Byrd, Blackberry Lane, and Manhattan Street, che oggi è la 125th Street. Nel 1808 era stato istituito un regolare servizio di traghetti sull’Hudson, da Manhattanville al New Jersey. Nel 1850, la riva di Manhattanville era diventata la convergenza delle linee di fluviali e del trasporto di superficie: la prima tappa in direzione nord della nuova ferrovia lungo il fiume Hudson, presso il deposito
figura 45: 1860 1809 view of the Hudson River Victor Gifford Audubon
92 figura 46 1781 Hudson River Waterfront Archibald Robinson
Avenue Railway Company”, divenendo poi il la prima linea trasversale alla città, da Harlem a Manhattanville. Nel 1900, il waterfront du drammaticamente tagliato dal Riverside Drive Viaduct, sopra la 20th Avenue, una impresa ingegneristica che creò un nuovo Boulevard sopraelevato, continuazione della Riverside Drive, oltre la barriera costituita dall’orografia. Le guide turistiche del diciannovesimo secolo citano frequentemente questo villaggio a ridosso dell’acqua come un luogo di ritiro dalla città. Nel 1846, Williamo Wade, autore di una straordinaria illustrazione delle 150 miglia di di coste tra New York e Albany,
scriveva: “Manhattanville’s convenient landing and wharf… containing about eighty houses, with five hundred inhabitants” Nel 1897, il molo ricreativo all’altezza della 129th strada (ai piedi della odierna St. Clair Place) era una delle tante strutture a due piani della città, erette lungo l’Hudson, importanti estensioni del sistema parco giochi della città. Alcuni miglioramenti, apportati nel 1899, lo resero il punto di partenza per le escursionii in nave versoo Catskill, Albay e Troy. La città occasionalmente ormeggiava al molo un impianto pubblico galleggiante supplementare, il Floating Bath No. 9. Quest’ultimo aveva lo scopo di
ricreative dalla danza alla pesca, fino a concerti estivi di musica classica. Il molo fu demolito nel 1965. Oggi il waterfront e` quasi separato dalla terraferma, la barriera costituita dall’infrastruttura e dall’autostrada sono cesure estremamente difficili da ricucire.
in alto figura 47: 1940 Trude Waehner a lato figura 48: Floating Bath no.9 pagine successive figure 49 -56: immagini di Harlem tra fine ‘800 e inizio ‘900
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rivolgersi all’igene pubblica, al nuoto ed era uno di una dozzina di servizi pubblici di questo tipo, lungo il fiume. Era una piattaforma di legno quadrata, vuota al centro, circondata dagli spogliatoi, con una vasca di 60 piedi per 100 piedi. Il ponte accoglieva più di 1500 persone e ospitava diverse funzioni
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Postcardsfrom
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Manhattanville
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Infrastrutture L’area di progetto è caratterizzata da una grande presenza infrastrutturale: Tre ponti la attraversano e delimitano, quello della metropolitana, sopra Broadway, e quelli stradale e ferroviario sulla costa. Come illustrano le cartoline dei primi del 900, il Riverside Drive Viaduct era motivo di vanto e orgoglio per il quartiere. La Riverside Drive è una strada panoramica che percorre manhattan da Nord a Sud. Il viale corre sul lato Ovest dell’isola, parallelo al fiume Hudson dalla 72nd Street, fino alla 181st Street. La Riverside Drive è stata progettata dall’architetto paesaggista Frederick Law Olmsted come
parte integrante del suo progetto per il Riverside Park, che, come detto, consiste nella conversione della costa lungo il fiume in un parco. Oggi, Riverside Drive passa attraverso i quartieri di Manhattan della Upper West Side, Morningside Heights e Manhattanville a West Harlem. A causa del terreno collinoso, la Riverside Drive in alcuni tratti del percorso, come per esempio in corrispondenza della 96th Street, si trasforma in una viadotto. Il Riverside Drive Viaduct è un viadotto in acciaio, che sormonta la 12th Street. Alla sua estremità settentrionale, Riverside Drive si fonde con le corsie in direzione nord della Henry
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Due linee orizzontali alla quota della citta`
Pagina a fianco figura 57; Hudson riverside drive park
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Hudson Parkway. Il viadotto in acciaio è composto da ventisei campate, la cui ripetizione ipnotica è molto apprezzata dal livello sotto la strada. Sia all’inizio che alla fine, il viadotto termina con degli agganci in pietra in corrispondenza del terreno roccioso. Le travi poste in corrispondenza dell’incrocio con la 125th Street sono le più grandi mai state costruite al momento della costruzione (130 metri). L’ampia dimensione delle campate e l’altezza dell’infrastruttura, consentono di mantenere la visibilità e l’apertura verso il fiume Hudson. Fu F. Stuart Williamson l’ingegnere capo per la realizzazione del viadotto nel 1900, che rappresentava una prodezza di tecnologia ed ingegneristica. Ma
oltre all’importante ruolo utilitaristico del viadotto, come una strada, la struttura era anche un forte simbolo di orgo- glio civico, ispirata al movimento City Beautiful che si diffuse in America nel tardo XIX secolo. La carreggiata originale del viadotto con i larghi passaggi pedonali sontuosamente ornati, creava un primo esempio di opere pubbliche che sposano forma e funzione. La rivista Scientific American nel 1900 ha osservato inoltre che il completamento del Riverside Drive Viaduct concesse ai newyorkesi “un percorso continuo di dieci chilometri lungo le pittoresche rive dell’Hudson e il quartiere di Harlem”. Il viadotto ha subito un restauro nel 1961 e un’ altro nel 1987. Su Broadway invece, il
La stazione, fu inaugurata il 27 ottobre 1904 come parte della metropolitana originale, è dotata di due piattaforme laterali e tre binari. La storia di queste infrastrutture ci fa comprendere il loro doppio e controverso ruolo, da un lato rappresentano delle cesure, delle pause nella continuità del quartiere e degli ostacoli verso la costa. Dall’altro però, esempi unici di ingegneria quasi artigianale, incarnano, come due monumenti d’acciaio, la storia industriale di West Harlem. Per questo, in sede di progetto, la scelta del parco rappresenta da un lato, la volontà di attraversare questo ostacolo, dall’altra quella di farne una quinta da vivere e ammirare
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viadotto della metropolitana taglia in due la 125th. La linea 1 della metropolitana, la Broadway-Seventh Avenue Local,fu costruita tra i 1909 e il 1919. è anche conosciuta come West Side Line, dal momento che corre lungo il lato ovest di manhattan. La linea collega luoghi come il Lincoln Center, la Columbia University, e il City College di New York. E‘ l’unica linea ad avere stazioni sopraelevate a manhattan. Una di queste è situata proprio all’incrocio tra la 125th Street e Broadway, dove Morningside Heights incontra Harlem. Questo viadotto è stato, nel 1983, iscritto sul Registro Nazionale dei luoghi storici. La lunghezza complessiva è 2.174 piedi (663 m) e l’arco in acciaio attraverso 125th Street è 168,5 piedi (51,4 m) di lunghezza.
figura 58 Costruzione del Riverside Drive Viaduct
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Preesistenze La lunga storia di Manhattanville, emerge da alcune preesistenze significative, oltre alle infrastrutture, gli edifici industriali dello Studebaker e della Prentis Hall, retaggi di un passato industriale ancora vivo. Lo Studebaker è una delle presistenze storiche che caratterizzano l’area della nuova Columbia University ed è posto quasi centralmente nel lotto tra la 131 St e la 132 St. È stato costruito nel 1923 come industria di finitura della Studebaker automobili. Dopo che l’azienda automobilistica Studebaker si trasferì verso la fine del 1930, l’edificio divenne un impianto di trasformazione del latte della Borden. In seguito, divenne sede di una serie di piccole imprese che occuparono
l’edificio creando una serie di spazi per uffici tra cui la Madame Alexander Doll Company, che dipinse pavimenti e colonne interne di un accattivante rosa per abbinarle al colore delle loro scatole di bambole. Un altro recente occupante dell’edificio è stato il Museo di Storia Naturale. A partire dal 2004, la Columbia University ha acquisito l’edificio e ha iniziato una serie di trasformazioni che hanno portato al suo riuso. In particolare si è intervenuto sull’involucro e sulle finestre per migliorare l’efficienza energetica garantita anche dal nuovo sistema di impianti tecnici inseriti. Si sono utilizzati vetro e pietra in armonia con i carattere dell’edifico esistente e si è cercato di mantenere la
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Studebaker, The Prentis
102 Pagina a fianco figura 59: Studebaker
costruzione ori- ginale della quale sono rimasti i dettagli, le colonne, le murature e le finiture dei serramenti in stile. Per quanto riguarda la destina- zione d’uso, lo Studebaker della Columbia University presenta al piano terra una hall d’ingresso e una caffetteria (inaugurata nel 2007), una serie di uffici destinati al Building Management, locali di archiviazione e sale conferenze. Il primo piano è destinato a zona magazzino. Il secondo e il terzo piano ad uffici per l’amministrazione delle finanze e delle risorse umane dellaColumbia University. La Prentis Hall è un edificio di proprietà della Columbia Univer- sity posto sul lato Sud della 125th Street, proprio di fronte al previ- sto
campus di Manhattanville. Fu costruita nel 1909 e fino al 1949 è stata un impianto di imbottiglia- mento del latte. Venne acquistata dalla Columbia l’anno successivo ed infatti dal 1950 in poi, è stata sede del ColumbiaPrinceton Electronic music Center (ora Computer music Center), che ha aperto la strada alla creazione di musica elettronica. La Prentis Hall attualmente ospita alcuni spazi della Scuola d’Arte e del Dipartimento di musica e gli uffici dell’Arts Initiative. La Prentis Hall è anche la sede del “Center for Jazz Studies”. Inizialmente la Columbia Uni- versity prevedeva di espandere notevolmente la Prentis Hall attra- verso importanti modifiche così da accogliere al suo interno
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anche tutti gli spazi della School of the Arts, ma nuovi piani più conser- vatori hanno portato alla scelta di costruire un edificio apposito per la School of the Arts e interve- nire sull’edificio storico solo per l’aggiunta di un altro piano entro il 2015. Fino a quando non sarà costruito il nuovo camìpus di manhattanville, la Prentis Hall non sarà considerata ufficialmente parte del Campus di morningside Heights, anche se dista da esso mezzo miglio. L’edificio e il suo fronte sulla 125th Strada sono importanti elemti da considerare nella realizzazione dell’impianto della nuova espansione in quanto, pur non facendo parte del lotto di espansione vero e proprio devono poter compartecipare della vita comunitaria della futura sede a Manhattanville della Columbia University.
104 figura 60: King’s College nel ‘700
Columbia University in the city of New York
La Columbia University venne fondata nel 1754, durante il periodo coloniale, a Lower Manhattan, New York, con il nome King’s College. Rappresenta uno degli esempi più antichi di college americano, se non il più antico a New York. Il suo trasferimento all’interno del quartiere di Morningside Heights avvenne nel 1859, in seguito all’espansione del campus primitivo verso la 49sima strada. Il campus venne progettato fondamentalmente da tre architetti; Charles C. Haight, che dise- gnò la maggioranza degli edifici “Victorian Gothic”, e Richard Morris Hunt e Charles Follen McKim (dello studio McKim, Mead & White), i quali erano fortemente influenzati dalla scuola di architettura francese. Il campus di Morningside Heights, subì negli anni numerose trasformazioni ed ampliamenti: gli ultimi interventi furono gli edifici progettati da Rafael
Moneo e Weiss Manfredi tra il 2009 e il 2010. L’università tuttavia non ha fermato la propria espansione: nell’agosto del 2008 è iniziata la costruzione del nuovo campus di Manhattanville. Il King’s College, una delle prime istituzioni universitarie delle colonie inglesi in America, era il riflesso dell’ideologia vigente allora per cui l’educazione e l’istruzione erano strumenti primari per una buona civilizzazione. Inizialmente situata in quella che adesso corrisponde a Lower Manhattan, fuori dal nucleo urbano ma non troppo distante, secondo i dettami dell’epoca, trovò la sua collocazione definitiva nel quartiere di Morningside Heights, in seguito all’esigenza di spazi sempre maggiori che interessò in seguito il campus. Tuttavia il King’s College assunse ben presto un carattere urbano
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Breve storia della prima universita`di Manhattan
106 figura 61: King’s College nel 1770
nel momento in cui la città si espanse attorno ad esso, e venne circondato su tutti i lati da strade ad alto scorrimento. Il 1767 vide la fondazione della prima università americana per attribuire la laurea in medicina. La Rivoluzione americana ha portato la crescita del collegio a una battuta d’arresto, costringendo una sospensione dell’istruzione nel 1776 che durò per otto anni. Tuttavia, l’istituzione ha continuato a esercitare una notevole influenza sulla vita americana attraverso le persone che vi gravitavano attorno. Nel 1784 il college venne riaperto con il nome di Columbia College, il quale esprimeva l’ideale patriottico americano che aveva portato i coloni alla ricerca dell’indipendenza dalla
madrepatria. La rinata istituzione era riconoscibile come il discendente del suo antenato coloniale, ma presentava importanti differenze: Columbia College rifletteva l’eredità della Rivoluzione nella maggiore coesione economica e religiosa, e dalla sempre più varia provenienza di studenti e docenti. Nel 1889 Il Barnard College, adibito all’istruzione femminile, venne annesso alla Columbia e, a partire dagli anni Novanta del 1800, quando divenne preside Seth Low, l’università venne nteressata da numerosi cambiamenti. Egli, infatti, affidò il disegno di un masterplan per il campus a tre architetti: Charles C. Haight, Richard Morris Hunt e Charles Follen McKim (dello studio McKim, Mead & White).
nella versione rivisitata del progetto, l’architetto le conferì una forma distintiva: una struttura a cupola, colonnata e innalzata su di un podio. La Columbia University ha festeggiato il suo bicentenario nel 1954 durante un periodo di costante espansione. Questa crescita ha segnato l’inizio di un importante programma di costruzione del campus nel 1960, e, entro la fine del decennio, cinque scuole dell’Università sono state ospitate in edifici di nuova costruzione. Negli ultimi decenni, i campus della Columbia hanno visto una rinascita dello spirito e dell’energia che furono veramente epocali. Un programma di costruzione di 650 milioni di dollari iniziato nel 1994, ha fornito la spinta per una vasta gamma di progetti, tra cui la completa
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Costoro, però, presen- tarono ciascuno la propria idea di progetto: il primo progettò il nuovo campus come una serie di piccole corti, riconducibili al piano di Cobb per Chicago. Hunt e McKim, invece, avendo studiato entrambi all’Ecole des Beaux-Arts, erano fortemente influenzati dalle esperienze ur-banistiche francesi. Rivisitato nel 1894, il progetto di McKim, in particolare, pre-vedeva di concentrare gli edifici universitari a sud del sito (il resto sarebbe stato utilizzato per le espansioni future), con edifici costeggianti le strade, così come ogni costruzione inserita nella città. La biblioteca, secondo il primo progetto di McKim rientrava nel disegno generale del piano e si connotava come qualsiasi altro edificio del campus ma,
figura 62: L’ultima espansione del Campus di Rafel Moneo
108 figura 63 Spazio centrale del campus della Columbia ad Harlem
ristrutturazione di Furnald Hall e strutture atletiche del campus al Baker Field, il cablaggio del campus per Internet e accesso wireless, la ricostruzione di Dodge Hall per la School of the Arts, la costruzione di nuovi impianti per le Scuole di Diritto e Business, la ristrutturazione di Butler Library, e la creazione di Philip L. milstein Family College Library. Un nuovo centro attivitĂ studenti, Alfred
Lerner Hall, aperto nel 1999, dispone del Roone Arledge Auditorium e Cinema. I progetti di costruzione in corso includono lavori di ristrutturazione a Hamilton Hall e Avery Library. Questi e altri miglioramenti alla pianta fisica dell’Università forniscono un ricordo visibile della continua crescita e sviluppo di programmi di ricerca e insegnamento della Columbia.
come centri medici, esercizi commerciali, spazi per mostre ed eventi eper l’assistenza alla piccola imprenditoria e alle start-up. Lo scopo è quello di intervenire non solo a livello “fisico” ma anche di agire sul piano sociale, cercando di limitare il processo di gentrificazione e di favorire la coesione tra l’università e le realtà locali.
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Nell’agosto 2008 è iniziata la costruzione del nuovo campus dell’università nel West Harlem, a Manhattanville. Il progetto del masterplan, ad opera dello studio Renzo Piano Building Workshop, prevede la costruzione di nuovi centri per la ricerca accademica, aule didattiche, centri sportivi e residenze, nonchè una fitta rete di servizi a servizio della città
figura 64 uso analogo dello spazio di uno dei Docks sull’Hudson River
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Renzo Piano Building Workshop
Lo studio di Renzo Piano ha, negli ultimi anni, avuto l’occasione di costruire a New York opere come Il Whitney Museum e la Morgan Library. L’approccio di Piano alla progettazione, è quindi ben conosciuto a Manhattan e le sue architetture sono ormai parte del vocabolario architettonico locale: In partnership con Skidmore, Owings &Merril si genera un progetto che ha come obiettivo primario quello di creare un luogo basato su trasparenza,porosità e urbanità, in cui la comunità accademica e locale interagiscono come le differenti discipline che devono essere insegnate all’interno di questo grande
campus multidisciplinare. L’obiettivo primario, dunque, è la costruzione di un campus leggero, in aperta contrapposizione con la gravitas dell’impianto tradizionale del precedente campus,in cui gli edifici che costituivano la forma dello spazio interno producevano inevitabilmente, una separazione tra la città e il campus, nel nuovo campus la città dovrebbe fluire all’interno del campus, creando un luogo che sia, allo stesso tempo, campus e non campus, in cui si venga a definire un “urban layer”, in cui collocare la maggior parte delle attività a supporto delle funzioni accademiche, come
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Un progetto per Harlem o per la Columbia?
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tra la Columbia University e la città di New York, aumenta notevolmente la densi- tà di costruzione massimamente prevista nell’area. Lo zoning law, nella Zona A, deputata ad attività accademiche, prevede la realizzazione di numerosi edifici, affidati ad architetti diversi, ad esclusione del Jerome Lee Greene Science Building, dell’Academic Confe- rence Center, dell’edificio destinato alla School of International and Public Affairs e del Lancaster Center for the Arts,affidati allo Studio Piano che, insieme alla Business School, affidata allo studio americano Diller +Scofidio &Renfro, costituiscono la prima porzione realizzata di un progeto che ha il suo orizzonte temporale nel 2030. Altri edifici, nei prossimi 100 anni circa, costituiranno il completamento del progetto e la saturazione dell’area. La questione pero appare poco convincente. La trasparenza e` sinonimo di porosita? Che spazi universitari sono costruiti?
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caffetterie, negozi, ristoranti, bookshop e luoghi di meeting. L’architettura dovrà dialogare con il passato dell’area, con i ponti in ferro e con i suoi edifici maggiormente rappresentativi, oltre che con i residenti, che Piano mette al centro di un processo quasi partecipativo. Il progetto, costituito di volumi singolari connessi dalle street,che costituiscono la maglia di spazio pubblico aperto carrabile e pedonale, si articolano seguendo in modo rigoroso la maglia di Manhattan e aggiungendo ad essa una ulteriore percorrenza longitudinale intermedia, avente come referente la “Piazza”, lo spazio aperto e rappresentativo che doveva richiamarsi alla Piazza del Campo di Siena, centrale rispetto all’impianto. I volumi accademici, che sovrastano il layer urbano, sono volumi compatti che si innalzano sul lotto a determinarne quasi un’estrusione e le cubature limitate inizialmente previste da Piano nei suoi volumi rastremati. Una modifica dello zoning act, frutto degli accordi
figura 65 RPBW modellino del masterplan per la Columbia university
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H A R L E M
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la 125th, tra Harlem e l’acqua, tra i cittadini e gli studenti. Gli edifici universitari invece sottostanno alla regola (dis) ordinatrice della griglia, eccezionale dispositivo creativo che con le sue infinite interpretazioni ha permesso la costruzione di una città varia, complessa e sempre diversa.
L
E
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Il progetto, che in questo contesto strategico mira ad inserire l’università nelle delicate dinamiche della città, si compone di due figure urbane: da un lato gli edifici del nuovo campus, dall’altro un parco. Questo grande spazio pubblico aperto alla comunità, rappresenta la vera connessione tra il Riverside e
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Columbia Core
La volontà di creare un campus aperto alla città, di per se implicita nel nome dell’università - per esteso Columbia in the City of New York - impone esiti molto diversi, forse opposti rispetto alla sede storica. Quest’ultima, alzata rispetto al livello della città, costruisce uno spazio del tutto introverso, privato e controllato. Per il nuovo campus invece, come per
esempio accade nella sede della New York University, la scelta e` quella di non creare un’enclave, un’eccezione, ma piuttosto di concentrare tutto lo spazio vuoto in un luogo pubblico, quantomai inserito nelle dinamiche urbane. In questo senso, l’eccezionalità e l’identità dell’istituzione non sono qualità dei singoli edifici, ma del grande vuoto pubblico.
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Un progetto per Harlem o per la Columbia?
figura 66 Planivolumetrico di progetto
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UniverCity Park
Vero punto d’incontro dei due sistemi urbani, Il parco e` uno spazio della citta` e dell’universita`, di studenti e cittadini, quasi il prolungamento del Riverside fino a toccare la Broadway. Esso rappresenta il modo in cui Harlem arriva sull’acqua, oltrepassando e valorizzando le infrastrutture. Il disegno del parco nasce dalla volonta` di mantenere e ribaltare la continuita` che ha lo spazio privato lungo la
125th, mantenendo la stessa frequenza di servizi. Le nuove funzioni, alle quali si accede dalla quota della strada, si sviluppano al di sotto del piano terra, con doppie altezze e ampie vetrate. Al di sopra di questi srevizi, delle coperture inclinate caratterizzano le geometrie del parco Le vie dell’universita`, tagliano il parco fino alla 125th, creando quattro stanze, quattro ecologie differenti.
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Uno spazio pubblico mer Manhattanville
figura 67 disegno del parco
120 figure 70-75 Ecologie del Parco
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“Since all Manhattan’s blocks are identical and emphatically equivalent in the unstated philosophy of the Grid, a mutation in a single one affects all others as a latent possibility: theoretically, each block can now turn into a self·contained enclave of the Irresistible Synthetic.That potential also implies an essential isolation: no longer does the city consist of a more or less homogeneous texture - a mosaic of complementary urban fragments - but each block is now alone like an island. fundamentally on its own. Manhattan turns into a dry archipelago of blocks”
Rem Koolhaas // Delirious New York
Field of Possibilities
La scelta di rispettare la griglia di Manhattan, deriva dalla volonta` di mantenere un rapporto di continuita` con il tessuto urbano di Harlem. Questa, e quest’unica regola, e` uno straordinario dispositivo urbano che impone ordine, ma auspica varietà e creatività, e` l’essenza della duplice natura di questa citta’, rifiga ma congestionata. Essa dà infinite tele da dipingere liberamente. E` grazie alle innumerevoli interpretazioni che la griglia ha permesso, che Ia città ha assunto il suo carattere metropolitano,
apparentemente confuso e pieno di episodi sempre diversi. Dal grattacielo alla casa unifamiliare, dal museo al parco, dalla chiesa al supermercato, ogni cosa e` come una campitura diversa dello stesso rettangolo. In questo senso essa e`, in un ultima analisi, una regola DISordinatrice che rende ogni mattone indipendente. Ogni interpretazione e` giustificata dalla finitezza dell’isolato, tutto e` possibile poiché tutto sottosta’ ad una regola, tutto e` incredibilmente folle ed ordinato, e al contempo razionalmente disordinato.
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La varieta della griglia
figura 76 Planimetria
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Generic vs Specific
Come si affronta il tema di una universita a new york? la funzione (qualsiasi essa sia) deve fare i conti, qui, con due istanze fondamentali e forse in qualche modo contrarie. Da una parte la griglia, l’ordine, dall’altra la congestione, il disordine, l’affollamento. Cio` che distingue una grande citta (come Milano, per esempio), da una metropoli (quale New York), e` proprio questo. La metropoli, offre spazi in cui la scala dell’individuo si perde, la dimensione diventa una qualita` poiche` rende possibile ogni cosa. Le caratteristiche distintive di questi spazi (Junkspaces?), che a New York funzionano cosi bene, sono proprio la
dimensione, la distanza, l’assenza di prossimita, l’assenza di una funzione specifica, e la conseguente flessibilita. La possibile compresenza di infinite attivita contemporanee, alimenta la forza di questi spazi. Sono spazi difficili da progettare, in quanto appaiono, continui, indefiniti, generici appunto. Sono spazi profondamente flessibili, grazie all’assenza di forme spaziali note, riferite a qualche tipologia. Sono spazi informali, frutto al massimo di operazioni di manipolazione di spazi noti. Questi vengono sommati, concatenati, incastrati in moo che il risultato appaia
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Lo spazio metropolitano
figura 77 Vista esterna
126 figura 78 La congestione delle streets
di difficile o non immediata comprensione. Sono spazi di sosta? Sono spazi di passaggio? Sono entrambi? Cosa importa? Esempio principe di questo spazio e` proprio la street. Luogo pubblico “conquistato” dai cittadini, accoglie la compresenza di episodi, eventi e situazioni. Lo spazio generico e` sovraccarico. Lo spazio generico e` continuo, difficilmente si puo capire dove inizia e dove finisce. Inizia? Finisce? Sono spazi complessi in cui anche la gerarchia e` confusa. La volonta` e` quella di cercare di costruire questo
tipo di spazio all’interno dell’universita`. Uno spazio che, per quanto generico sia, comunque gia appartenga alla vita di chi sta a New York. Non e` uno spazio nuovo. La metropoli vive di questo tipo di spazi. Gli spazi comuni dell’universita`, la hall, lo spazio studio, lo spazio della biblioteca, e lo spazio auditorium, hanno dimensioni volutamente accentuate, e sono concatenati a costruire uno spazio fluido. Uno spazio che non permette di comprendere quando inizia e quando finisce? Inizia davvero davanti alla soglia, o continua
se non la sottile maglia in facciata. E` uno spazio dalle mille possibilita` uno spazio informale , e per questo accogliente. Spazi di questo tipo sono quelli recentemente progettati da Rem Koolhaas per i concorsi, per citarne du, del’espansione del campus della Bocconi e di Acel Springers. I differenti destini che contraddistinguono questi progetti, fanno forse riferimento alle citta stesse che avrebbero dovuto ospitarli o che li ospiteranno. E indicato uno spazio del genere qui a Milano? sarebbe socialmente accettato?
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nella citta`? dinisce davvero sul lucernario, o prosegue nel cielo? La percezione e` quella di una continuita` assoluta. In questo senso e` anche uno spazio difficile da controllare.. All’esterno e` celato dalla continuita della maglia strutturale che lo nasconde. La sua dimensione si percepisce solo di sera, quando l’edificio si accende e manifesta la dimensione dei suoi spazi. La struttura collabora a questo scopo. Essa e` concentrata negli spazi “specifici“, quelli delle funzioni, quelli piu canonici, liberando completamente lo spazio generico. Nessun pilastro intralcia lo spazio
figura 79 Times Square
128 figura 80 riferimento Progetto OMA per Axel Spriger - Berlino
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E` milano una metropoli? Forse no, o perlomeno non ancora.
figura 81 riferimento Progetto OMA per l’universita Bocconi.
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Nelle pagine successive figura 77 Pianta della Seattle Library // lo spazio specific figura 78 The Peak Castle, Derbyshire 1179 // lo spazio specifico successivamente le piante degli spazi specifici e degli spazi generici
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figure 82 e 83 Viste dello spazio studio
G E
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RI C.
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Specific.
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figura 84 esploso assonometrico
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N E V E R E N D I N G S P A C E
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T H E SCALE OF THE METROP OLITAN SPACE
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Allegati
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(no one really care about this)
1.Dettaglio centri di ricerca e didattica JeroMe l. greene Science center. Il Jerome L. Greene Science Center, innovativa struttura di ricerca per le neuroscienze, sarà la sede dell’iniziativa “Mind, Brain and Behavior” della Columbia Uni- versity e dei i suoi programmi di ricerca nell’ambito di malattie come il Parkinson, l’Alzheimer e di altre patologie neurologiche. Il centro, concepito come un hub per la collaborazione interdiscipli- nare, ospiterà laboratori in cui gli scienziati potranno esplorare le relazioni tra geni, cervello e com- portamenti umani e sviluppare studi sui processi educativi. Riunirà settanta docenti con i pro- pri gruppi di ricerca provenienti da diversi ambiti disciplinari, dalle neuroscienze alla matematica applicata alle scienze informatiche, dalla statistica alla fisica alla bio- logia. Ogni piano ospita da 9 a 10 nuclei di ricerca, composti dal responsabile scientifico e da un team di 10/12 ricercatori (superiori ai sei ricercatori di un gruppo di ricerca standard), con uno spazio a disposizione di ogni squadra. Superficie totale: 42.000 mq lor- di (34.000 mq fuori terra), altezza massimo 10 piani. Programma funzionale: 6 piani con 70 laboratori orga- nizzati secondo soluzioni aggre- gative che consentano a 10/20 laboratori di lavorare insieme contemporaneamente (tramite collegamenti e interconnessio- ni verticali e orizzontali), un “vi- varium”, un functional imaging center (per analisi diagnostiche- ottiche, elettroniche,
/ J e r o m e L.Greene/
microscopi- che, tomografiche, ....), con aree ad alto livello di bioprotezione e bio-sicurezza (due piani riservati ad un laboratorio del terzo livello), spazi per meeting e riunioni; uffici amministrativi; un sistema di ac- cessi al piano terra articolato e diffuso sui quattro lati dell’edificio per garantire l’approccio “open campus”; ai piani inferiori, un cen- tro di assistenza che offrirà servizi clinici alla comunità locale e un centro di informazione ed educa- zione aperto a tutti gli interessati agli ultimi avanzamenti delle neu- roscienze. School of the artS: lenfeSt center for the artS. Concepito come uno dei centri nevralgici del campus, la nuova School of the Arts prevede la riqualificazione e l’ampliamento della Prentis Hall e la realizzazione di un nuovo edificio. Attualmente la Scuola possiede e occupa la Prentis Hall, al 628- 644 West Street 125th, con cir- ca 8.500 metri quadrati lordi lordi di spazi accademici. L’intervento prevede un amplia- mento per includere un ulteriore pian. Il nuovo centro multidiscipli- nare Lenfest Center for the Arts svolgerà un ruolo centrale nello sviluppo del campus di Manhat- tanville e nella vita dell’universi- tà. La struttura ospiterà la nuova sede della Wallach Art Gallery, offrendole nuova visibilità, spa- zi adeguati e un accesso diretto dalla strada per il pubblico esterno all’università, oltre ad una gal- leria per l’esposizione dei lavori degli studenti, elemento essen- ziale del percorso formativo. L’edificio ospiterà inoltre una sala per proiezioni cinematografiche e uno spazio per performances: funzionerà come un hub per lo sviluppo delle attività creative e la
/ S c h o o l o f t h e a r t s /
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1/Programma funzionale
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promozione delle opere dei giovani artisti, con mostre, spet- tacoli teatrali, convegni e confe- renze che presentino nuove voci artistiche e prospettive di tutto il mondo. Sotto la direzione di Ca- rol Becker, preside della School of the Arts , questi programmi produrranno una ricca varietà di collaborazioni innovative con altre scuole e dipartimenti della Columbia University. Le risorse messe a disposizione dal centro rafforzeranno inoltre i legami della Columbia con la comunità artisti- ca locale di Harlem, generando collaborazioni con artisti di talen- to non solo ad Harlem ma in tutta New York. Superficie totale: 10.000 mq nel- la rinnovata e ampliata Prentis Hall e 6.000 mq di nuova realiz- zazione. Programma funzionale: Servizi condivisi al piano terra - Foyer d’ingresso con informa- tion/desk e biglietteria. Servizi condivisi al piano interrato - Spazi di supporto e sale prova - depositi - uffici - supporto catering - servizi igienici e locali impianti - Film division Film theatre/sala per proiezioni cinematografiche da 150 posti - foyer a due livelli a servire en- trambe le quote della sala - servizi igienici - deposito - uffici per docenti universitari - aule didattiche, aule seminari e simposi. Theatre Division (recitazione, scrittura, direzione e produzione) - spazio flessibile in grado di ospitare performance culturali di diverso tipo (anche set fotogra- fici e eventi che si avvantaggino dell’adattabilità del palcoscenico, con gradonate mobili, e dell’im- pianto luci professionale), con cabina di regia luci/suono. - foyer a due livelli a servire en- trambe le quote della sala. - servizi igienici. - camerini - deposito altezza interna Visual Arts Division - spazio flessibile a doppia altezza per presentazioni, eventi e mostre temporanee aperti al pubblico, di grande qualità e facile accesso - galleria espositiva a doppia al- tezza sede della Wallach Art Gal- lery - servizi igienici e spazi di servizio alle due gallerie. acadeMic conference center. Sede unificata per convegni in- ternazionali, conferenze ed even- ti per i campus di Morningside, Medical School e Manhattan-
ville. L’edificio ospiterà un gran- de auditorium da 400 posti con gradinate ad andamento lineare o parabolico a seconda della disposizione planimetrica, uno stu- dent center/info center, uffici per docenti universitari, aule seminari e sale riunioni ed altri spazi per funzioni di supporto. Superficie totale: 10.500 mq lor- di e 1.500 mq lordi di servizi per la comunità al piano terra. Il piano interrato ospita i locali im- pianti, le aree di servizio del risto- rante e della lobby. Programma funzionale: Piano terra - lobby principale su più livelli con servizi e funzioni di supporto: banco reception conference cen- ter, spazio informale per meeting da 90 posti, banco consegna/ restituzione guardaro- ba; - lobby di accesso auditorium/uf- fici ai piani superiori - caffe/lounge/dining room, servi- zio cucina, con ingresso di servi- zio, dispensa, spogliatoi e servizi personale - student center/ info center (su due livelli, con mezzanino) - salone principale a doppia al- tezza situata al piano terra - mezzanino con: box orientamento/uffici / 3 sale riunioni (2 da 20 e 1 da 30 posti) auditorium principale da 430 posti, foyer/distribuzione comune per l’auditorium e l’area uffici dei do- centi - 2 sale ristorante/lounge da 100 posti circa - foyer e caffetteria ridotto colle- gata con il cafe/lounge - area uffici per docenti universi- tari - 16 uffici singoli affacciati su aree attesa con postazioni multi- mediali - aula conferenze/seminari da 75 e 100 posti - servizi igienici/area break - terrazza connessa all’area uffici docenti universitari - locale supporto catering e offi- ce serviti dalla caffetteria, al piano dello spazio polifunzionale -davvero stai leggendo questo elenco lunghissimo 1 volta - servizi igienici da dimensionare in ragione di 1 ogni 20 posti a se- dere al piano. coluMBia BuSineSS School’S new facilitieS. La nuova sede della Business School, con un ruolo di rilievo nella formazione aziendale a li- vello mondiale, dovrà riflettere i nuovi orientamenti della cultura d’impresa, l’innovazione tecnolo- gica e sociale che distingue le più avanzate imprese del XXI secolo e il loro orientamento verso modelli collaborativi “orizzontali”. Concepito come “centro di innovazione” per il mercato globale e per l’orientamento di politiche
/business/
Area convegni - foyer area conferenze (com- prensivi di funzioni di accoglienza visitatori e stampa) - auditorium da 300 posti (divisi- bile in due sale) - 3 aule grandi da 150 posti - sala presentazione web Servizi condivisi aperti alla co- munità - cafeteria e strutture per la risto- razione: zona ristoro per clienti/ studenti organizzata in quattro aree da 150 posti (1600mq totali, comprensivi di area cucina e ser- vizi igienici per il pubblico, banchi di somministrazione e distribu- zione) , area cafeteria attrezzata con postazioni internet, box istant office e postazioni per videocon- ferenza, servizi per il per il perso- nale, locali di servizio alla cucina, depositi e impianti nell’interrato calcolati a parte. Store e negozi - una banca, “sportello leggero” , per 100 clienti al massimo a ro- tazione - un’agenzia viaggi per massimo 50 clienti a rotazion - uno sportello per l’acquisto e la manutenzione dell’hardware per 50 clienti a rotazione - uno store dedicato al merchan- dising di articoli e oggettistica inerenti la Business School - un welcome desk, dedicato a ospitare la reception, per acco- gliere gli utenti e fornire informa- zioni sulla struttura universitaria, per massimo 20 persone a rota- zione Servizi generali per studenti - spazi dedicati per attività di re- clutamento, mentoring e consu- lenza - un centro di centro di acco- glienza per alumni - student affairs office - spazi per associazioni studen- tesche - 2 soggiorni/lounge da 50 posti e 1 da 100 posti Didattica - aule flessibili attrezzate con le tecnologie più innovative (per un minimo di 50 studenti) - 9 aule Flat master da 50 posti - 8 aule Flat corsi da 50 posti - 8 aule per docenza alternativa da 50 posti - aule ad anfiteatro attrezzate con le tecnologie più innovative - 1 aula anfiteatro - 4 aule master 80 posti - 5 aule master 65 - 2 aule corsi 100 posti - 4 aule corsi 80 posti 3 aule corsi - 65 posti - 9 aule corsi 50 posti Aree studio per studenti - stanze per sottogruppi di lavoro, per discussioni in team e work- shops - box master - box corsi
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economiche efficaci, come una “comunità di imprenditori” piuttosto che come un semplice edificio, il nuovo campus contribuirà ad ampliare i programmi della Business School della Columbia University che, come il Community Business Program, offrono consulenza e supporto ai piccoli imprenditori di West Harlem, oltre ai programmi di orientamento studenti finalizzati alla sensibilizzazione della comunità locale. Il masterplan proposto dalla Columbia University prevede la realizzazione di due edifici distinti ma complementari, con uno spazio aperto interposto di circa 4.000 mq. La distribuzione dei diversi nuclei funzionali non dovrà separare in modo netto gli spazi per la didattica dalle aree dedicate a servizi di supporto o aperte al pubblico, specializzato e generico, senza tuttavia rappresentare una duplicazione della stessa organizzazione. L’organizzazione spaziale dei nuovi edifici dovrà facilitare: lo sviluppo di competenze quali la le- adership, la capacità gestionale, il lavoro in team; il rafforzamento di reti sociali tra studenti, docen- ti, alunni e imprenditori; il sod- disfacimento delle necessità di flessibilità necessarie a garantire una rimodulazione degli spazi nel tempo e allo stesso tempo il raf- forzamento di un profondo senso di “comunità” affinché studenti, docenti, alunni e partner esterni possano raccogliersi e scambiare idee e conoscenze in modo meno formale e strutturato; l’integrazio- ne delle tecnologie più innovative nella didattica e nella ricerca. Le aree di studio per gli studenti e gli uffici per i docenti dovran- no essere organizzati in pianta e in sezione in modo da favorire la collaborazione interdisciplinare e offrire spazi per incontri formali e informali. I corridoi devono po- ter contenere e distribuire grandi concentrazioni di persone, con- sentire l’interazione e offrire un mix eterogeneo di spazi flessibili suscettibili di diverse forme di configurazione e appropriazione. Superficie totale: 45.000 mq lor- di (comprensivi delle funzioni di- slocate al piano interrato), artico- lati su due edifici: Henry R. Kravis Building e il Ronald O. Perelman Center for Business Innovation, per la didattica 19.500mq + 1.500 mq di servizi per la comu- nità e per la ricerca 24.500 mq + 1.500 mq di servizi. Spazi comuni aperti anche alla comunità - grande hall a doppia/tripla altez- za collegata allo spazio per eventi speciali 500 mq - uno spazio per eventi speciali e attività di networking
- aule piccole/sale soggiorno Spazi per incontro/scambio in- formale per docenti, studenti e visitatori - 10 piccole lounge e spazi per eventi - aree a disposizione dell’uso “in- formale” da parte della comunità scientifica, a diretto contatto con i sistemi di distribuzione verticale e orizzontale Uffici per docenti e ricercatori (organizzate per centri/istituti) - uffici per i docenti che favori- scano l’interazione sociale e pro- fessionale interdisciplinare 60 uffici singoli, 50 uffici doppi, 6 sale riunioni da 16 posti - spazi per uffici più aperti e infor- mali che incoraggino la collabo- razione e la comunicazione 2500 mq - 2 meeting room da 40 posta- zioni con area accoglienza, vicina all’area uffici docenti - biblioteca istituti Uffici amministrativi - 20 uffici singoli - 30 uffici doppi - segreteria Sipa (School of international and puBlic affairS). L’edificio ospiterà il SIPA, che si sposterà dal campus di Mornin- gside, e spazi dedicati per l’Earth Institute, nuova forma di istituzione accademica che af- fronta i problemi della sostenibi- lità globale coinvolgendo forme di conoscenza disciplinari e inter- disciplinari e fondando la ricerca sugli apporti di discipline acca- demiche (arti e scienze) e pro- fessionali (economia, ingegneria e medicina). Ricercatori di am- biti disciplinari diversi _ ecologia, ingegneria, scienze ambientali, chimica, fisica, diritto, medicina, salute pubblica, economia, scienze politiche, politiche pubbli- che, etica e management affron- tano i problemi del cambiamento climatico, le energie rinnovabili, la tutela degli ecosistemi, la qualità dell’aria e dell’acqua, la sicurezza delle produzioni alimentari, la gestione dei rifiuti e la produzione di beni e servizi con il minor impat- to ambientale possibile. L’Earth Institute collabora già con molte università a programmi di forma- zione e sperimentazione pratica per professionisti non laureati e laureati, a corsi di laurea e dot- torati sui temi della sostenibilità globale, con l’obiettivo di diffon- dere la conoscenza del pianeta come un unico sistema integrato (la terra, i suoi ecosistemi e la so- cietà) e formare professionisti interdisciplinari in grado di affron- tare le sfide future con strumenti adeguati. Nel nuovo campus del- la Columbia University, insieme sia all’Istituto Zuckerman sia agli altri istituti di ricerca, l’Earth Insti- tute potrà coinvolgere diverse le conoscenze interdisciplinari nello
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/SIPA/
studio e nella comprensione del mondo da molteplici angolazioni. La nuova sede di Manhattanvil- le condivisa con il SIPA ospiterà infatti spazi per manifestazioni, riunioni e simposi, dove studenti e studiosi possano incontrarsi, e dove i visitatori possano sperimentare diversi programmi di apprendimento. Superficie totale: 33000 mq per funzioni accademichee circa 2000 mq di servizi per la comu- nità al piano terra, 2000 mq di servizi condivisi e aperti al pub- blico al piano terra e mezzanino (eventualmente connessi al piano interrato, ad es. auditoium /foyer / aule spe- ciali). Programma funzionale: Servizi condivisi (auditorium, spazi sociali, food facilities) piano terra, mezzanino - grande hall, spazio a doppia al- tezza che ospita le aree di acco- glienza (informazione e orienta- mento, servizi igienici) per il SIPA e per l’Earth Institute e da cui si snodano i sistemi di distribuzione orizzontale e verticale. All’interno della hall, si trova uno spazio collaborativo informale con postazioni multimediali inte- rattive - galleria pubblica, per la divulga- zione dei contenuti scientifici ai visitatori e alla comunità, spazio flessibile per mostre inte- rattive attrezzabile anche come aula e per proiezioni - education center, con aule di supporto e complementari all’a- rea di “comunicazione e divulga- zione scientifica” (2 aule flat per seminari/simposi da 60 posti, ab- binabili) - un auditorium - planetario adiacente alla galle- ria e all’education center da 160 posti - aule speciali per eventi aperti a visitatori esterni: 2 auditorium da 140 posti e un’aula seminari da 20 posti abbinabili - bookshop e SIPA store (a divulgazione,scientifica) con caffette- ria interna. - negozi accessibili dalla gran- de hall e dall’esterno dell’edificio (2/3 unità) - caffetteria/ristorante Area eventi (con spazi affittabili per eventi esterni) dislocabile an- che ai piani superiori - 3 spazi polifunzionali, 14 posti meeting e 25 posti auditorium; /40 posti meeting o 70 audito- rium con una capacità di 140 po- sti e un foyer Spazi sociali e servizi generali per studenti - Area pubblica per tutti i pro- grammi (master, executive ma- ster, MPA, executive education, Phd): spazio a doppia altezza con balconate in grado di ospitare eventi, dibattiti e incontri, un “foro pubblico”, separabile visivamente e acusticamente dagli ambienti che vi si affacciano
The Center on Global Economic Governance (CGEG), The Picker Center for Executive Education, Saltzman Institute of War and Peace Stu- dies (SIWPS). - 8 centri e istituti di dimensione variabile - 25 uffici, 2 sale riunioni da 16 posti; oppure 10 uffici da 20 po- sti - open space ampio circa metà della superficie complessiva, due aule flat - 1 meeting room da 40 postazio- ni con area accoglienza affaccia- ta su una terrazza Earth Institute Un nucleo ricerca da 2800 mq, affacciati su un atrio dedicato, ospita: - laboratori: 3 laboratori da 4 mo- duli e 3 da 3 moduli; 14 uffici sin- goli per docenti; postazioni di la- voro per studenti/ dottorandi: 7 da sei persone, 7 da due persone; nucleo servizi igienici, locali fotocopie e di supporto; un’area di la- voro collaborativo “informale”, un piccolo nucleo uffici amministrati- vi e relativi spazi tecnici e impianti di supporto (60% per laboratori e 40% per aule, uffici per i docenti e piccole postazioni di lavoro per gli studenti, servizi compresi) - 1 atrio con aree di incontro “informale”, una sala riunioni /pre- sentazioni da 20 posti e 2 sale riunioni da 6 persone, aree break - Uffici amministrativi, risorse umane, “academic affairs”, SIPA Information Technology (SIPAIT) - uffici singoli e doppi, postazioni in open space, locali di servizio (fotocopie, archivio) - segreteria MultidiSciplinary inStitute for data ScienceS and engineering Descrizione e requisiti qualitativi. Il nuovo campus per le scienze applicate e l’ingegneria edile, pro- mosso dalla Fu Foundation Scho- ol of Engineering and Applied Science (SEAS), sarà un centro ricerche interdisciplinare innovativo nell’ambito della data scien- ces e coinvolgerà molte scuole e docenti della Columbia Universi- ty, tra cui la Graduate School of Arts and Sciences, la Mailman School of Public Health, il Colle- ge of Physicians and Surgeons, la Business School, la Journalism School, la School of International and Public Affairs e la Graduate School of Architecture, Planning and Preservation. L’Istituto promuoverà la ricer- ca nell’ambito di cinque mercati strategici per l’economia dell’in- novazione di New York. Cinque diversi gruppi di ricercatori e studenti lavoreranno il altrettante aree differenziate e specifiche: il Media Center, lo Smart Cities Center, l’Health Analytics Center, il Cybersecurity Center e il Financial Analytics Center. Per sostenere e amplificare
/ m u l t i d i s c i p l i n a r y/
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- un grande soggiorno/sale lettu- ra per studenti - 1 lounge con cafetteria attrezza- ta con postazioni multimediali - Spazi sociali e per associazioni studentesche (SIPASA) - 1 area che si compone di re- ception; box studio chiusi; mee- ting room da 20 posti; open spa- ce pari a circa 1/3 dell’area, area break/caffetteria - 1 Lounge/sala lettura per stu- denti adiacente al SIPASA - centro stampa - segreteria studenti/ufficio am- missioni/ finanziamenti (area spor- telli e uffici) - career services - student affairs office - ufficio alumni Spazi specifici per la doppia lau- rea in giornalismo - 4 redazioni per diversi tipi di giornalismo e comunicazione (TV, stampa, radio, multimedia) (ogni redazione ospita: box chiu- si, postazioni individuali, una sala riunione da 12/16 persone, tutti affacciati su un open space che occupa circa 2/3 della superficie complessiva della redazione) - giornale del SIPA Journal of In- ternational Affairs (open space, 3 uffici singoli, sala riunioni 12 po- sti) - 3 aule multimediali ad alto livello di specializzazione - 4 laboratori informatici digitali da 20 postazioni - 2 sale riunioni da 16 posti Aule corsi universitari - 21 Aule didattiche e-classroom - 1 aula ad anfiteatro da 160 posti - 4 aule ad anfiteatro da 90 posti - 4 e-classroom/flat da 65 posti - 2 e-classroom/flat da 55 posti - 4 e-classroom/ flat da 30-35 posti - 8 e-classroom/flat da 30 posti (110 mq) - 4 collaborative learning space - 20 aule multimediali e laboratori informatici - 3 aule multimediali ad alto livello di specializzazione. - 2 laboratori informatici da 80 postazioni - 4 laboratori informatici da 40 postazioni - 4 electronic classroom da 20/25 posti - 2 electronic classroom da 75 posti -2 laboratori informatici per stu- dio individuale da 45 posti -3 laboratori informatici per stu- dio individuale da 15/18 posti Istituti e centri (con uffici per do- centi e ricercatori) BRIC Lab, Center for Development Econo- mics and Policy, Center for Inter- national Business Education and Research (CIBER), Center for International Conflict Resolution (CICR), Center on Global Ener- gy Policy (CGEP),
160
lo studio di questi cinque mercati strategici, l’Istituto svilupperà la ricerca di base su temi che interessano in modo trasversale le data scien- ces, concentrandosi su modelli formali e matematici per l’elabo- razione dei dati, oltre a progetta- re sistemi di elaborazione dati su larga scala . Il piano prevede che il nuovo cen- tro per l’educazione, l’innovazio- ne e l’imprenditorialità si situi in prossimità del Jerome L. Greene Science Center, affinché sviluppi utili sinergie con l’iniziativa Mind Brain & Behavior. New Media Center : Le ricerche del centro di foca- lizzano sulla customerizzazione e il targeting automatizzato della pubblicità online, sullo studio di nuovi media digi- tali per l’editoria e il giornalismo, sull’analisi di dati provenienti da social media e multimedialità online. Il SEAS svi- lupperà i programmi del Media Center con il Center for Digital Journalism, la Business School e la Graduate School of Archi- tecture, Planning and Preserva- tion, insieme al NYC Media Lab (consorzio formato da Columbia University, NYC Polytechnic Institute e NYC Economic Develop- ment Corporation). Smart Cities Center Centro specializzato nell’analisi e monitoraggio di sistemi urba- ni e infrastrutture, si interessa di sostenibilità urbana(obsolescen- za infrastrutturale, gestione della mobilità, applicazione dei dispo- sitivi di rilevamento urbano, ...) e di tecnologie “green”, con l’obiet- tivo di avviare nuove start up dalle linee di ricerca più innovative. Health Analytics Center Riunisce gruppi di ricerca di di- versi ambiti disciplinari (medicina, biologia, informatica, matematica, statistica) per migliorare la cura del paziente e l’efficienza dei si- stemi sanitari pubblici e privati, a partire dall’analisi dei dati offerti da cartelle cliniche elettroniche dei pazienti, banche dati genomi- che e registri di salute pubblica. Cybersecurity Center Il centro si avvale dell’ambiente interdisciplinare del Multidiscipli- nary Institute for Data Sciences and Engineering per sviluppare la ricerca dei Di- partimenti di Computer Science ed Electrical Engineering sulla si- curezza dei dati e la privacy, a partire dallo studio delle modalità d’uso dei dati in Financial Analytics Center Centro specializzato nell’analisi dei dati finanziari e nello sviluppo di soluzioni per la loro gestione, si prefigge di avviare nuove iniziati- ve imprenditoriali. Programma funzionale e superfi- ci
Superficie totale: 100.000 mq (che la prima proposta della Co- lumbia University prevede artico- lati su tre edifici) Programma: laboratori, aule e strutture di nuova concezione per promuovere l’attività interdi- sciplinare e la collaborazione con imprenditori, investitori, aziende di New York e altri partner ester- ni; due aree specifiche dedicate al nuovo master di ingegneria (Meng) e al dottorato di ingegne- ria (Deng) fortemente integrato con il mondo della produzione, gli start up e le venture capital; spazi per il programma di ricerca sulle metodologie e le procedure didattiche atte a favorire l’innova- zione. Fase I (2022): struttura interdi- sciplinare di 40.000 mq (70 do- centi e circa 1080 neolaureati) circa 29000 mq fuori terra (di cui 1500 di servizi per la comunità al piano terra) Fase II (2032): ristrutturazione di un edificio esistente (Nash) per circa 20.000 mq (20 docenti e circa 300 neolaureati); nuova struttura di 48000 mq (75 do- centi e circa 1125 neolaureati) circa 35000 mq fuori terra (di cui 1500 di servizi per la comunità al piano terra) Servizi condivisi aperti alla comu- nità (da articolare su i due nuovi edifici; nel calcolo dei 3000 mq di servizi per la comunità locale sono da escludere atri e servizi delle strutture di ricerca) - sociali (in entrambi gli edifici): l’atrio, con area accoglienza e caffetteria - Spazi espositivi: l’atrio d’ingres- so è affiancato da spazi espositivi di varie dimensioni - Area convegni/eventi dislocabi- le, in quota parte, anche ai piani alti): foyer e teatro da 150 posti spazio multiuso (presentazioni / mostre / grandi riunioni ), tre sale conferenze da 130 posti, sala conferenze con terrazza esterna, sala presentazione web, sala ri- storante (utilizzabile anche come sala eventi), area di ristorazione - cucina - Store e negozi: 3 esercizi com- merciali, uno store dedicato al merchandising di articoli e ogget- tistica inerenti l’Istituto, un wel- come desk, dedicato a ospitare la reception, per accogliere gli utenti e fornire informazioni sulla struttura universitaria, per massimo 20 persone a rotazione Servizi condivisi al piano interrato Area di servizio cucina per la caf- fetteria e il ristorante, aule specia- li/auditoium, cento stampa, archi- vi, depositi, locali impianti. Area laboratori (10 + 8 nuclei da 2250 mq circa per ognuno dei due edifici) Ogni “nucleo” di ricerca (un piano intero
161 HARLEM TALES
nei blocchi del masterplan della Columbia University) affacciati su un atrio dedicato, ospita: - laboratori: 3 laboratori da 4 mo- duli (50 mq) e 3 da 3 moduli (ab- binabili, in base alle esigenze, per raggiungere dimensioni mag- giori); 10 uffici singoli per docen- ti; postazioni di lavoro per studenti/dottorandi: 8 da sei per- sone, 8 da due persone; servizi igienici, locali fotocopie e di supporto; un piccolo nucleo di uffici amministrativi e relativi spazi tecnici e impianti di supporto (60% per laboratori e 40% per aule, uffici e postazioni di lavoro per studenti, servizi compresi) - atrio per ogni nucleo di ricerca, con aree di incontro “informale”, una sala riunioni /presentazioni da 20 posti e 2 sale riunioni da 6 persone, aree break - sala riunioni da 40 posti (160 mq, ogni due nuclei) - sala conferenze da 75 posti per seminari e corsi - centro studi / biblioteca scien- tifica Master di ingegneria (Meng) - 9 aule Flat da 50 posti attrezzate con le tecnologie più innovative - 4 aule per docenza alternativa da 50 posti - aule ad anfiteatro attrezzate con le tecnologie più innovative 4 aule master 80 posti, 5 da 65 posti, 2 da 45 posti - stanze per lavoro in team e wor- kshops (box studio (da 6 /8 per- sone) e aule piccole - launge/soggiorno Dottorato di ingegneria (Deng) - 10 stanze, - 3 sale riunioni da 16 posti, open space “ collaborativo informale” pari a metà della superficie totale, - 1 aula da 8 per videoconferen- ze, 3 aule flat, servizi, area break - 4 e-classroom/flat da 35 posti - 8 laboratori informatici digitali da 20 postazioni - 3 aule da 14 posti meeting o 25 posti auditorium Aule informatiche comuni tra Meng e deng - 4 aule multimediali ad alto livello di specializzazione 2 - laboratorio informatico specia- lizzato Uffici amministrativi - 40 uffici singoli - 50 uffici doppi (anche orga- nizzati in open space) - segreteria
162
4/Tavole
163 HARLEM TALES
164
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183 HARLEM TALES
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185 HARLEM TALES
186
2/Relazione strutturale
quattro grando volumi che appoggiano esclusivamente sui due corpi scala e su una struttura in facciata. I pilatri, molto vicini, consentono la lettura della duplice natura dell’edificio che appare all’esterno molto rigoroso e cela la sua complessità interna. La volontà di avere uno spazio pubblico aperto al piano terra , ha comportato la necessità di una variazione della struttura . I pilastri al piano terra liberano lo spazio e l’angolo, favorendo l’accesso all’edificio e mediando il rapporto col parco.
187 HARLEM TALES
L’edificio analizzato è quello della nuova sede della Columbia University ad Harlem. La volontà del progetto è quella di creare grandi spazi comuni, che possano ospitare la vita sociale dell’università. L’obiettivo è quindi quello di liberare questi grandi spazi, lasciandoli aperti e continui, concentrando l’ingombro strutturale nei volumi che contengono le funzioni più private . Le scelte compositive in questo senso sono fortemente legate ed integrate al progetto della struttura. La celta è stata quella di avere
Trave pilastro
Struttura Appesa
Criteri
Criteri
Criteri
Semplicita` costruttiva............................................................8
Semplicita` costruttiva............................................................3
Semplicita` costruttiva............................................................4
Resistenza...............................................................................8
Resistenza..............................................................................5
Resistenza...............................................................................4
Durabilita`...............................................................................7
Durabilita`...............................................................................6
Durabilita`...............................................................................5
Percezione dall'interno ............................................................1
Percezione dall'interno ............................................................7
Percezione dall'interno ............................................................8
Riconoscibilita` pieni e vuoti...................................................2
Riconoscibilita` pieni e vuoti....................................................7
Riconoscibilita` pieni e vuoti....................................................7
Continuita` dello spazio...........................................................1
Continuita` dello spazio...........................................................7
Continuita` dello spazio...........................................................6
35
34
27
La prima opzione prevede l’utilizzo di una struttura trave - pilastro in cui i carichi sono portati al suolo dai pilastri, i quali seguono una griglia regolare.
188
Quattro appoggi
Questa soluzione, di costruzione molto semplice, e` poco efficace per quanto riguarda gli obiettivi progettuali: sebbene essa si adatti al modulo e alla dimensione dell’edificio, e risulti in assoluto la piu economica, e` in realta` poco adatta alle esigenze del progetto. Questa struttura infatti, pur essendo molto performante, non prevederebbe nessuna differenza tra gli spazi pubblici, vuoti e quelli privati, pieni, occupando indifferemente lo spazio a ogni piano. Il progetto richiede invece una maggiore diversificazione, in sezione, degli elementi strutturali.
Questa soluzione nasce con l’obiettivo di rispondere all’esigenza di liberare lo spazio della piazza al piano terra. Il secondo volume, quello degli uffici, e` appeso al quarto, che ospita i tre piani delle aule. Le considerevoli dimensioni dello sbalzo (circa 30 metri) impongono una struttura reticolare molto ingombrante, che impedisce la distribuzione interna delle funzioni. La soluzione appare esageratamente complessa e costosa, e poco efficace. Il predimensionamento ha evidenziato la necessita` di infittire in maniera eccessiva la trave reticolare, e di costruire profili ad-hoc, di dimensioni spropositate. Sebbene da un lato i vantaggi siano notevoli, gli svantaggi sono tali da impedire la realizzazione di questa opzione
La terza opzione prevede quattro volumi a sbalzo, sostenuti da quattro corpi scala centrali. Questa soluzione sarebbe ottimale in quanto libererebbe completamente gli spazi pubblici e non romperebbe la continuita tra il parco e la piazza. Questa struttura tuttavia risulta poco adatta al progetto poiche i volumi che contengono le funzioni si sovrappongono in poco spazio e la presenza di quattro corpi scala e` impossibile. Alcuni di corpi scala dovrebbero restare esterni ei volumi, senza attraversarli e rompendo la continuita dello spazio nella biblioteca e nello spazio studio. Per questo motivo, questa struttura non e` ritenuta idonea.
Pilastrini in facciata
Pilastri in facciata
Criteri Semplicita` costruttiva............................................................3
Resistenza................................................................................7
Resistenza...............................................................................6
Durabilita`...............................................................................6
Durabilita`...............................................................................6
Percezione dall'interno ............................................................9
Percezione dall'interno ............................................................8
Riconoscibilita` pieni e vuoti....................................................8
Riconoscibilita` pieni e vuoti....................................................8
Continuita` dello spazio...........................................................9
Continuita` dello spazio...........................................................8
45
39
Questa soluzione prevede che i carichi siano portati al suolo dai due corpi scala e da una maglia di pilastri sottile in prospetto. La soluzione e` ottimale perche` permette di liberare completamente lo spazio nei piani pubblici, concentrando l’ingombro strutturale nei piani che contengono le funzioni private. La struttura orizzontale prevede travi vierendeel alte un piano che distribuiscono i carichi ai pilastri in prospetto e ad una trave reticolare che a sua volta scarica sui due corpi scala. La fittezza del passo strutturale permette di usare, per i pilastri, profili relativamente sottili che, con sezione variabile, disegnano la facciata dell’edificio, e regolano l’ingresso della luce a seconda degli spazi interni.
Questa soluzione differisce dalla precedente solo per gli elementi verticali in prospetto. In questo caso i pilastri sono meno frequenti e di conseguenza hanno una dimensione maggiore. La struttura interna di travi reticolari, vierendeel e corpi scala sarebbe identica all’opzione precedente Cio` permette di avere luci piu grandi in corrispondeza della piazza, ma sottintende una struttura secondaria che regga il prospetto nei grandi spazi pubblici di biblioteca e sala studio. Questa opzione implicherebbe una complicazione inutile della struttura, meno contiuna e chiara rispetto al caso precedente.
189 HARLEM TALES
Criteri Semplicita` costruttiva.............................................................6
Trave Vierendeel
Geometria 5
1,53
3,31
3,31
3,31
3,31
3,31
3,31
3,31
3,31
3,31
3,31
3,39
3,39
3,39
3,39
3,39
3,39
Vincoli
Carichi Agenti 231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
237154
237154
237154
237154
237154
237154
118577
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
237154
237154
237154
237154
237154
237154
118577
3624 N/m
231852 3624 N/m
Deformazioni
MINIMUM -0.02643 NODE 51
MAXIMUM 0.0003564 NODE 106
C B
B
B
B
B
B
t
Diagramma azioni assiali 6795 C B
B
B
B
B
B
TIME 1.000 1049699.
Diagramma taglio
1377180
1502672
t
1042000 C B
B
B
B
B
B
1010430
1049700 t
Diagramma momento
2604990000
C B
B
B
B
B
B
2169420000
1935730000
Verifica delle tensioni ammissibili Verifica nel punto di taglio massimo
Verifica nel punto di momento massimo
σ = N/A + M/W
σ = 6795/47000 + 2604990000 [Nmm]/15067000 [mmc] = 173 N/mm²
190
σ = 1502670/47000 + 2169420000 [Nmm]/15067000 [mmc] = 175,96 N/mm² σi =
(σ)² + 3 x (T/A*)²
σi =
(175,96 )² + 3 x (1049700/14000)² = 218,7 N/mm²
σi =
(σ)² + 3 x (T/A*)²
σi =
(173 )² + 3 x (1042000/14000)² = 215,78 N/mm²
Acciaio S355: σamm = 240 N/mm²
Acciaio S355: σamm = 240 N/mm²
Definizione delle reazioni vincolari
1106420 231852
1717780
1139600
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
237154
237154
237154
237154
237154
237154
118577
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
231852
237154
237154
237154
237154
237154
237154
118577
4596 N/m
231852 4596 N/m
1106420
1717780
Laurea Magistrale in Architettura delle Costruzioni // Politecnico di Milano
1139600
Harlem Tales // Luca Cozzani
Trave Reticolare
Geometria
5m
3,30 m
3,30 m
Gruppi
3,30 m
3,30 m
3,30 m
3,30 m
3,30 m
3,30 m
Gruppo 1: profilo 1
Gruppo 2: profilo 2
Vincoli
Carichi Agenti 1106420
1717780
1106420
1717780
1139600
1126300
1139600
1126300
1441750
878785
1441750
878785 1717780 N
1648772,5 N 1579765 N
1510757,5 N
1441750 N 3624 N/m
1717780 N
3123 N/m
1648772,5 N 1579765 N
1510757,5 N
1441750 N 3624 N/m
Deformazioni
C B
B
B
B
Abbassamento ammissibile: 26,5m / 200 = 0,1325m Abbassamento della struttura: 0,02133m < 0,1325
Diagramma azioni assiali
t
5260120 C B
B
B
955919 894146
Diagramma Taglio
140941
t C
B
B
B
B
705223 685821
Diagramma momento
t
443915000 C
B
B
B
B
551231000 1200980000
Verifica delle tensioni ammissibili Correnti
Diagonali e montanti
σ = N/A + M/W
σ = N/A + M/W
σ = 894146/47000 + 1200980000 [Nmm]/15067000 [mmc] = 98,73 N/mm²
σ = 5260120/36500 + 443915000 [Nmm]/8875000 [mmc] = 194,13 N/mm²
σi =
(σ)² + 3 x (T/A*)²
σi =
(σ)² + 3 x (T/A*)²
σi =
(98,73 )² + 3 x (705223/14000)² = 131,76 N/mm²
σi =
(194,13)² + 3 x (140941/7500)² = 196,84 N/mm²
Acciaio S235: σamm = 160 N/mm² Harlem Tales // Luca Cozzani
Acciaio S355: σamm = 240 N/mm² Relatori: Francesca Battisti // Emilio Battisti
191 HARLEM TALES
B
Nodo trave secondaria/vierendeel
Nodo trave vierendeel / reticolare
Elementi Verticali
Pilastri h = 300 mm b = 150 mm a = 20 mm s = 20 mm A = 16400 mm² pp =560 N/m Wx = 557,1 cm³
192
h = 300 mm b = 400 mm a = 12 mm e = 12 mm A = 16224 mm² pp =560 N/m Wx = 557,1 cm³
Nodo trave retaicolare/Corpo scale
Nodo trave Vierendeel / Trave di bordo
Nodo Trave di bordo/ prospetto
Volumi Elementi orizzontali
Correnti: profilo 1 h = 800 mm b = 500 mm a = 17,5 mm e = 33 mm A = 47000 mm² pp = Wx = 15067 cm³
Diagonali e montanti: profilo 2 h = 500 mm b = 500 mm a = 15 mm e = 33 mm A = 40500 mm² pp = 3123 N/m Wx = 8875 cm³
Correnti e montanti h = 800 mm b = 500 mm a = 17,5 mm e = 33 mm
h = 800 mm b = 250 mm a = 17,5 mm e = 33 mm A = 2300 mm² pp =3123 N/m Wx = 15067 cm³
193 HARLEM TALES
HEB 400 h = 400 mm b = 300 mm a = 13,5 mm e = 24 mm A = 40500 mm² pp = 1978 N/m Wx = 2.884 cm³
194
3/Relazione impiantistica
195 HARLEM TALES
196
197 HARLEM TALES
198
199 HARLEM TALES
200
201 HARLEM TALES
202
203 HARLEM TALES
204
205 HARLEM TALES
206
207 HARLEM TALES
208
209 HARLEM TALES
210
211 HARLEM TALES
5
212
Persone
Giovanni da Verrazzano
Henry Hudson
John Rendal jr
Robert Moses
Frederick Law Olmsted
Jacob SchieďŹ&#x20AC;elin
Duke Ellington
Charles C. Haight
Charles Follen McKim
Richard Morris Hunt
Rafael Moneo
Remment Lucas Koolhaas
Renzo Piano
Lee Bollinger
Franco La Cecla
213 HARLEM TALES
Lapowinsa
6
214
Bibliografia
T. Avermaete,Rem L.Koolhaas,Amo, Harvard Graduate School of design,I. Boom, Elements of Architecture:floor, wall, ceiling, roof, door, window, façade, balcony, corridor, fireplace, toilet, stair, escalator, elevator, ramp; La biennale di Venezia, Venezia,Marsilio Editore, 2015. H. Ballon, The Greatest Grid: The Master Plan of Manhattan, 1811-2011, New York City, Columbia University Press, 2012 Stefan M. Bradley, Harlem vs. Columbia University: Black Student Power in the Late 1960s,Chicago,University of Illinois Press, 2009. G.Ciucci, F. Dal Co, M.Manieri-Elia, M. Tafuri, La città americana dalla guerra civile al “new Deal”,Roma, Editori Laterza, 1973. L. Freeman,There Goes the ‘Hood.Views of Gentrification from the Ground Up, Philadelphia, Temple University Press,2006.
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216
Scully, Vincent Joseph, Architettura e disegno urbano in America: un dialogo fra generazioni; intr. di Mario Manieri Elia, Officina, Roma (1971) trad. di Teresa Fiori. Stern, Robert A. M., New York 2000 : architecture and urbanism between the Bicentennial and the Millennium, The Monacelli press, New York (2006). Tafuri, Manfredo, La montagna disincantata. Il grattacielo e la City, in: Ciucci G., Dal Co F., Manieri Elia M., Tafuri M., La città americana dalla guerra civile al “New Deal”, Laterza, Roma (1973), pagg. 415550. Zapatka, Christian, A immagine e somiglianza del progresso: la New York costruita da Robert Moses, in: Lotus International 89, Orange County, (1996).
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Ringraziamenti
Leti
Michi
Grazie a tutti quelli che mi hanno sopportato in questi due linghi anni, a partire dalla Signorina Concetti, dalla Muma e dal Papa`, dal buon signorino Dremalte`, e da chi mi ha aiutato in questi ultimi mesi, Nico, la Leti, la Michi e ovviamente M+ (vedrai che parchi....). Grazie a tutti i miei compagni, che in questi 5..ehm 6 anni mi hanno insegnato tutto. Per ultimo grazie ai professori della triennale che mi hanno fatto amare lâ&#x20AC;&#x2122;architettura, a quelli dellâ&#x20AC;&#x2122;ETSAM che mi hanno aperto la mente, e grazie a quelli che poi hanno provato a richiudermela. Ma non ce lâ&#x20AC;&#x2122;hanno fatta.
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M+
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harlem tales
Tesi di laurea magistrale in Architettura delle Costruzioni Politecnico di Milano Anno Accademico 2014 - 2015 Relatori: Francesca Battisti // Emilio Battisti Docenti: Roberta Contrino, Luca Sgambi, Gabriele Angelo Nizzi, Paolo Oliaro
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