LA NOSTRA PASSIONE LA TUA INFORMAZIONE
alimentazione dimmi come dormi e ti diro’ come stai
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IL MASSAGGIO
Importanza del dormir bene
10 eSPERTI
ELOGIO AL SONNO YEAR: 2014 Numero 2 Novembre KinesisMED
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07 Alimentazione salute
Indice
Il triangolo della salute
10 08 dimmi come dormi e ti diro’ come stai
14 elogio al sonno
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l’importanza del dormir bene 2
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KINESIO TAPE influenza delle variazioni climatico ambientali
20 arte e corpo umano
16 AUTOMOTIVAZIONE
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MINDFULNESS
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IL MASSAGGIO
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OSTEOPATIA OGGI
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BUONAFortuna
Scritto da Avv. Franco Domini
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urante l’intervallo delle lezioni che tenevo a Milano al corso per M.C.B. uno dei miei allievi “il Dr. Fabio Marino” mi parlò dell’idea di fondare una rivista che si occupasse dei problemi legati alla c.d. “macchina del corpo”.
Mi venne in mente allora, data la mia appartenenza alla formazione scolastica classica, il blocardo del grande poeta e scrittore latino Giovenale, che nelle sue satire coniò la formula del “mens sana in corpore sano” . La tenacia e la professionalità del Marino ha oggi dato alla luce questo straordinario prodotto editoriale, ricco di varia umanità culturale, accompagnata e, per certi versi, coccolata da Professionisti appartenenti al settore complesso della cura del corpo. La rivista appartiene, quindi, al generale mondo della cultura e dell’informazione, unico fine dell’Associazione KinesisMed, che ho avuto l’onore di assistere legalmente. Eguale privilegio mi viene ora concesso in ordine alla partecipazione al lavoro degli esperti del Settore ed alla possibilità di esporre, con la periodicità possibile, qualche idea e qualche osservazione che va oltre l’aspetto tecnico-scientifico, per appartenere alla mia attività di Docente ed Esperto di Diritto. Ho quindi accettato la proposta di collaborazione alla rivista per due ordini di ragioni: la prima di carattere oggettivo, legata alla credibilità del progetto ed alle sue nobili finalità; la seconda di ordine soggettivo, legata alla stima ed all’affetto che nutro per il Fondatore ed il Regista dell’Associazione, Fabio Marino, mio straordinario Allievo. Valga per tutti, allora, associati, collaboratori e lettori l’unico motto possibile: “Ad meliora, semper”. Fornire informazioni sul modo di aver cura del proprio corpo, occupandosi scientificamente anche degli aspetti collaterali (binomio stress-terapia del corpo) assume la forma e le finalità di una sorta di missione, che travalica l’aspetto squisitamente para-sanitario per assumere una funzione sociale. E non appare sufficiente cogliere solo gli aspetti tecnico-professionali dell’informazione che verrà data con la rivista, ma si rende necessario coglierne e lodarne gli aspetti culturali e comunicativi. Buon lavoro, allora, a Tutti Noi.
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PREFAZIONE Filosofia e significato di kinesisMED
Scritto da Fabio Marino Presidente KinesisMed
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’con piacere, che in qualità di presidente di KinesisMed, presento a tutti voi lettori la rivista ufficiale dell’Associazione,
nata il 7 maggio 2014 come Associazione culturale senza fini di lucro. Ho creato un team giovane e dinamico di professionisti che da anni operano nel settore ospedaliero e in quello privato e insieme abbiamo costituito KinesisMed
per dare vita a tutti i nostri progetti riguardo al nostro corpo, alla nostra persona e più in generale alla nostra relazione con il mondo. Organo ufficiale dell’Associazione è la rivista online che vi apprestate a leggere. Tra le sue pagine troverete i contributi di importanti figure mediche e sportive tra cui medici con diverse specializzazioni, fisioterapisti, osteopati, massoterapisti, psicologi e preparatori atletici. Sceglierò personalmente le tematiche di ciascun numero, e chiederò ad amici e collaboratori di entrare a far parte della rete di KinesisMed, regalando a noi e al pubblico di lettori un proprio scritto sulla nostra splendida ‘macchina corpo’. I temi saranno affrontati da diverse prospettive e punti di vista così da soddisfare anche i più curiosi tra di voi. La rivista si pone come obiettivo quello di diventare un vero e proprio strumento di informazione da inserire come supporto formativo in istituti di formazione post diploma. Per incrementare e approfondire la conoscenza reciproca tra i membri dell’Associazione, verranno organizzati cene e momenti di incontro che vi permetteranno di incontrarvi, conoscervi e arricchire la vostra rete di contatti. Per il pubblico più generale, saranno inoltre in programma serate di incontro formative e informative, per le quali inviterò docenti e specialisti (medici o figure legate al mondo delle attività sportive) a presentare un argomento inerente il proprio campo di specializzazione e a rispondere a tutte le vostre domande e curiosità. Il nostro obiettivo è quello di diventare organo di informazione specialistica, sia per gli ‘addetti ai lavori’ che per tutti coloro che vogliono semplicemente aprire la propria mente e i propri occhi verso ciò che è il nostro corpo. Si parlerà di sanità, salute, psicologia, sport, benessere e molto altro. Con la speranza che questo progetto di crescita culturale e sociale possa avere lunga vita vi auguro una buona lettura.
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ALIMENTAZIONE
SALUTE A
Scritto da Anna Pirovano Dietista
limentazione e salute rappresentano un binomio imprescindibile: attraverso gli alimenti è possibile garantire un ottimale stato di benessere al nostro organismo, prevenendo obesità, patologie cardiovascolari, diabete, osteoporosi e malattie senili. Pertanto risulta fondamentale imparare a consumare la giusta quantità e varietà di nutrienti. Tale equilibrio è raggiunto attraverso la tanto nostra amata dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura e cereali integrali. Essa assicura un adeguato apporto di nutrienti, è basata su cibi semplici, naturali, non trasformati e, come ormai dimostrato da molteplici studi, riduce il rischio di patologie. La piramide alimentare ormai ben nota a tutti noi, rappresenta tale tipo di alimentazione.
il rischio di numerose patologie, come quelle cardiovascolari e il diabete. Da preferire sono invece i grassi mono e polinsaturi. I primi sono presenti nell’olio di oliva e in alcuni tipi di frutta secca, i secondi nei semi oleosi, nei loro oli, nella frutta secca e nel pesce.
Dunque via libera a cereali, ricchi di amido e fibra, ortaggi, frutta che apportano vitamine e sali minerali, e legumi, fonte di proteine vegetali. L’importanza dei carboidrati deriva dal fatto che vengono assorbiti e utilizzati dall’organismo facilmente e senza produrre scorie metaboliche, assicurando alle cellule un ottimale rifornimento di energia.
L’equilibrio, insomma, oltre a garantire al palato la giusta varietà di sapori, vi manterrà in salute e in forma a lungo.
Infine occhio agli zuccheri! E con ciò non intendo solo quello aggiunto nelle bevande calde o nella frutta, ma anche alle bibite dolci, caramelle, biscotti, torte, dolciumi in genere, e chi più ne ha più ne metta! Un consumo eccessivo di questi alimenti può portare a un regime squilibrato ed eccessivo dal punto di vista energetico, tale da facilitare l’eventuale comparsa di malattie come obesità, diabete e malattie cardiovascolari.
Questi alimenti sono inoltre buone fonti di fibra alimentare, importanti per il corretto funzionamento del tratto gastrointestinale e la diminuzione del rischio di patologie come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e la resistenza insulinica. La fibra facilita il raggiungimento del senso di sazietà: dunque via libera a questi tipi di alimenti durante una dieta dimagrante! Per assicurarsi una dose di fibra quotidiana sufficiente basta consumare una porzione di cereali integrali, una di verdura e una di frutta. Attenzione ai grassi: una certa quantità è indispensabile. Non sono affatto nemici da evitare, ma non bisogna esagerare! Come risaputo i grassi apportano molte calorie ma sono anche importanti per il corretto funzionamento del nostro organismo. Proprio per questo la SINU (Società Italiana di Nutrizione) dichiara che i grassi dovrebbero ricoprire poco meno di un terzo del nostro fabbisogno calorico (LARN, Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana, revisione 2012). Tuttavia non tutti i grassi sono uguali! Ci sono i grassi saturi presenti nei condimenti di origine animale, panna, burro, strutto, olio di palma e cocco, formaggi, carne, che andrebbero limitati poiché un eccessivo loro consumo aumenta KinesisMED
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Scritto da Veronica Fiorillo Psicologa
Dimmi come DORMI E TI dirò come stai
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ormire è un’azione che accomuna tutti gli esseri umani e negarne l’importanza è impossibile. Il sonno infatti ci permette di riposarci e ricaricarci, mentre la sua mancanza influenza negativamente innumerevoli aspetti della nostra vita, pensiamo all’umore, a quanti di noi è capita una notte insonne capace di renderci più aggressivi e scontrosi per l’intera giornata di lavoro. Per non parlare della
cattiva influenza del sonno mancato sulle nostre capacità di apprendimento, di performance e tempi di reazione. In casi estremi, ossia quando l’insonnia dura diversi mesi (e a volte anni), la mancanza di sonno ha conseguenze anche dal punto di vista fisiologico, si possono infatti presentare ipertensione, disturbi cardiovascolari, minore efficienza del sistema immunitario, ecc. La nostra qualità e quantità di sonno è inoltre correlata ad un corretto stile di vita e di particolari condotte (alimentazione, attività fisica, alcol, abitudini e stress, ambiente, stato emotivo, ecc). Chiaramente la sua durata dipende da persona a persona, alcune persone infatti necessitano di dormire poco (quanti di noi invidiano questa caratteristica?), mentre altri richiedono una quantità di sonno maggiore rispetto media (conosciuti meglio come i dormiglioni per
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antonomasia). Ma che cosa significa dormire, e perché dormiamo?
del sonno, e sono l’Insonnia Primaria, l’Ipersonnia Primaria, la
Se rispondere alla prima domanda è piuttosto facile, comprendere
Narcolessia, il Disturbo del Sonno Correlato al Respiro, il Disturbo
le ragioni e l’utilità del sonno dal punto di vista biologico è tuttora
del Ritmo Circadiano del Sonno. Le Parasonnie sono invece
un mistero che la scienza sta cercando di risolvere attraverso
caratterizzate da comportamenti anomali o da eventi fisiopatologici
innumerevoli ricerche e formulazioni di relative teorie.
che si verificano durante il sonno, durante specifici stadi del sonno
Aprendo qualsiasi vocabolario è possibile imbattersi in diverse
o nei passaggi sonno-veglia e comprendono: il Disturbo da Incubi, il
definizioni che ci aiutano a delineare questo aspetto così importante
Disturbo da Terrore nel Sonno, il Disturbo da Sonnambulismo.
della nostra esistenza. Il sonno è considerato infatti lo stato periodico di riposo dell’organismo, caratterizzato dalla sospensione
In ogni caso quando parliamo di disturbi del sonno è necessaria
dell’attività motoria e psichica superiore (coscienza e volontà) e
un’accurata diagnosi che si avvale di molteplici strumenti per
dall’interruzione del rapporto del soggetto con l’ambiente.
monitorare i diversi parametri elettrofisiologici durante il sonno, per
Il DSM IV-TR (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali)
poter assegnare di conseguenza una buona terapia.
ha delineato i disturbi del sonno che si caratterizzano invece per la scarsità di riposo, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo,
Molte volte si rivela utile una terapia farmacologica affiancata
che causano disagio e compromettono in generale il normale
anche alla psicoterapia, o al supporto psicologico.
funzionamento sociale e lavorativo del soggetto. Essi si dividono in quattro sezioni principali:
Ancora una volta parlare con uno psicologo può rilevarsi utile poiché
1) Il Disturbo del Sonno correlato ad Altro Disturbo Mentale: in
i disturbi del sonno possono essere il riflesso di preoccupazioni,
tal caso il vissuto intenso di disturbo del sonno è derivante ad
di stress e di sofferenze che portiamo a letto con noi e non ci
un disturbo mentale diagnosticabile (solitamente un Disturbo
permettono di poter beneficiare degli effetti ristoratori che ha il
dell’Umore o un Disturbo d’Ansia);
dormire. Parlarne e lavorare insieme con un professionista della
2) Il Disturbo del Sonno Dovuto ad una Condizione Medica Generale:
salute può diventare fondamentale, permettendoci di lavorare su
il vissuto intenso di disturbo del sonno è causato da effetti
due fronti, in primis affrontando direttamente le problematiche
fisiopatologici diretti di una condizione medica generale sul sistema
che attanagliano la nostra vista quotidiana (o meglio le cause delle
sonno-veglia;
nostre preoccupazioni) e in parallelo insegnare anche specifiche
3) Il Disturbo del Sonno Indotto da Sostanze: implica rilevanti vissuti
tecniche che ci possono aiutare a distaccarci dalla preoccupazioni.
di disturbo del sonno conseguenti all’uso concomitante, o alla
Molto utili sono infatti le tecniche di rilassamento (come il training
recente interruzione dell’uso, di una sostanza;
autogeno e il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson), la
4) I Disturbi Primari del Sonno: originati da anomalie dei meccanismi
mindfullness, e molte altre tecniche comportamentali.
che regolano il ritmo sonno-veglia, spesso complicate da fattori
Il non riposare bene è in ogni caso un campanello di allarme che il
di condizionamento. A loro volta sono suddivisi in Dissonnie,
corpo ci segnala. Imparare ad ascoltare quello che il nostro corpo ci
caratterizzate da anomalie della quantità, della qualità o del ritmo
dice è il grimaldello per il nostro benessere fisico e psichico.
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Scritto da Stefano Parolini kinesiologo
IL TRIANGOLO DELLA SALUTE
In Kinesiologia Specializzata il concetto di salute viene sintetizzato da un triangolo al centro del quale è posto l’uomo. I lati del triangolo rappresentano i tre elementi che compongono il nostro io – struttura, chimica e mente – e il loro legame all’interno della figura geometrica è sinonimo della loro stretta interazione e del loro tendere a una situazione di equilibrio. La salute dipende quindi da un perfetto equilibrio tra:
Struttura – Chimica – Mente ed emozioni. Affinché la relazione tra le parti esista e funzioni, è necessaria una notevole quantità di energia, che secondo la kinesiologia specializzata, si trova e scorre in canali del nostro corpo identificati con il nome di Meridiani. L’energia presente nei Meridiani collega pertanto i tre aspetti del nostro essere: la Struttura (muscoli, ossa, movimento e locomozione, ovvero utilizzo dell’energia prodotta) la Chimica (organi, ghiandole, strutture deputate al nutrimento e all’eliminazione di scorie dal corpo, ovvero, trasformazione, creazione, mantenimento ed immagazzinamento dell’energia) e 10
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la mente (parti cerebrali reattive agli stati emotivi, aspetti del sistema nervoso ed endocrino, reazioni di tutti i tessuti alle interpretazioni sensoriali, ovvero, come e dove direzioniamo la nostra energia). Quando qualcosa perturba anche solo uno dei lati del triangolo, per esempio un’emozione stressante, la sua forma regolare viene meno, implicando una modifica dell’equilibrio perfetto degli altri due lati; nell’esempio considerato è probabile che la digestione così come la nostra postura ne risentano e quindi possano subentrare dolori fisici a causa di un trauma emotivo.
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a queste tesi scaturisce l’attenzione della kinesiologia specializzata a una soluzione dei problemi fisici che tenga in considerazione e agisca su tutte e tre le componenti del nostro io. Solo in questo modo sarà possibile rimuovere un disturbo dalla radice. In caso contrario il rischio è che quest’ultimo si possa ripresentare ciclicamente non essendo stata risolta la causa di fondo. In più casi è stato dimostrato, ad esempio, che dolori alla schiena, curati da anni senza particolari risultati con tecniche tradizionali (manuali), venissero risolti definitivamente agendo su uno degli altri lati del triangolo kinesiologico: quello chimico o quello mentale, con specifiche tecniche alimentari, emotive o energetiche.
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Scritto da Sara Baccaro Fisioterapista
L’IMPORTANZA DEL
DORMIRE BENE
I problemi causati da posture scorrette durante il sonno possono essere molteplici; Oltre al mal di schiena, possono comparire disturbi alle articolazioni, alla cervicale, tunnel carpale, deviazioni della colonna vertebrale, tendiniti e infiammazioni ai muscoli preposti al sostegno della colonna, in particolare quelli lombari.
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e misurassimo la nostra statura in diverse ore della giornata, ci accorgeremmo che al mattino siamo 1-2 cm più alti rispetto alla sera. Questo fenomeno dipende dalla forza di gravità, che la colonna subisce per tutto il giorno, causando una graduale disidratazione, con perdita in altezza di ogni singolo disco intervertebrale; durante il riposo notturno la diminuzione della pressione permette ai dischi di reidratarsi. È dunque fondamentale dormire un numero sufficiente di ore su un letto adeguato per permettere ai nostri dischi di reidratarsi e acquisire lo spessore originario, mantenendo efficienza, elasticità e un adeguato rilassamento muscolare. Per non commettere errori durante il riposo notturno, diventa quindi importante la scelta della rete, del materasso e del cuscino. La scelta della rete e del materasso Reti cedevoli o materassi troppo morbidi non permettono al rachide di
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mantenere le sue curve fisiologiche. Se si dorme supini si accentua la cifosi dorsale e si rettifica la lordosi lombare, se si dorme in posizione prona si accentua la lordosi lombare. Posizioni scorrette durante il sonno, col passare del tempo, possono provocare danni alla colonna. Le reti a doghe di legno rappresentano un’ottima soluzione. Queste ultime, essendo elastiche e indipendenti l’una dall’altra si modellano sul corpo seguendo le curve naturali. Per ottenere i migliori risultati il materasso deve accordarsi perfettamente al telaio che lo sostiene in modo da adattarsi alle curve fisiologiche e opporre ai rilievi del corpo la giusta controspinta. Tutti coloro che, non ben informati, acquistano un materasso molto duro - quello definito ortopedico sperimenteranno una sensazione spiacevole quando si sdraieranno sul nuovo materasso e saranno costretti a girarsi molto spesso durante la notte. Questo tipo di materasso, quando si dorme in posizione supina, provoca
un’eccessiva pressione su talloni, polpacci, glutei, dorso e nuca; essendo ostacolata la circolazione, si avvertirà la necessità di cambiare spesso posizione. La scelta del cuscino La funzione del cuscino è molto importante perché costituisce il supporto della parte più delicata della colonna vertebrale: la zona cervicale. Questo deve sostenere le vertebre e mantenere la fisiologica lordosi. L’altezza del cuscino deve essere adeguata alle caratteristiche della colonna del soggetto. Chi, per esempio, ha una cifosi rigida o accentuata è bene che utilizzi un cuscino più alto, per evitare che in posizione supina, la testa cada all’indietro accentuando la lordosi. Chi ha invece una colonna ben mobile, senza alterazioni delle curve fisiologiche, può utilizzare un cuscino più basso. Il criterio per la scelta dell’altezza del nostro cuscino è la verticalità dello sguardo: quando si è distesi in posizione supina, la testa si
trova sul prolungamento del rachide e lo sguardo sarà rivolto in avanti, verso il soffitto. Se lo sguardo è rivolto verso i piedi, significa che il cuscino che stiamo utilizzando è troppo alto, se lo sguardo è rivolto all’indietro significa, al contrario, che il cuscino è troppo basso. Se si predilige la posizione sul fianco è necessario che la giusta altezza del cuscino mantenga ben allineate le vertebre cervicali con il resto della colonna.
mantenuto a lungo una posizione eretta, aiuta a distendere la muscolatura e decomprimere le faccette articolari delle vertebre. Per chi è rimasto diverse ore seduto in ufficio, restare anche durante la notte in questa posizione non è altrettanto benefico: con il passare del tempo la lordosi lombare si riduce perdendo progressivamente la capacità di estendersi.
Quali posizioni adottare Meglio prediligere la posizione supina o sul fianco, facendo attenzione, come accennato in precedenza a scegliere la giusta altezza del cuscino. La posizione prona è sconsigliata perché favorisce il reflusso gastroesofageo, non ci permette di respirare bene, aumenta la lordosi lombare, carica di tensioni il rachide cervicale e comprime lo stomaco. La posizione di lato è ottima per il giusto allineamento della colonna; se si hanno problemi di reflusso o acidità di stomaco meglio prediligere il lato sinistro. Questa posizione causa però pressioni su polmoni, stomaco e fegato. È invece la posizione consigliabile durante la gravidanza, al posto della posizione supina, in quanto aiuta
Per soggetti affetti da lombo-sciatalgia da ernia discale, rettificazione della lordosi lombare o che hanno subito una frattura di un corpo vertebrale, può essere utile durante la notte mantenere in modo più marcato la benefica lordosi lombare. Si può utilizzare un apposito cuscino o semplicemente un asciugamano arrotolato attorno alla vita; questo piccolo provvedimento può eliminare i dolori notturni e mattutini. Un ultimo consiglio che mi sento di dare ai lettori per conciliare il sonno, è di bere un bicchiere di acqua a temperatura ambiente prima di sdraiarsi, e una volta coricati fare qualche respirazione profonda per ritrovare
a migliorare la circolazione di mamma e bambino oltre a non creare inutili pressioni sulla colonna. Da non trascurare è l’abitudine da parte di molti a dormire in posizione fetale in cui il rachide lombare si flette eccessivamente assumendo un atteggiamento cifotico; rilassarsi per pochi minuti in questa posizione può portare sollievo a chi ha
una condizione di calma dopo una lunga giornata di lavoro.
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ELOGIO AL SONNO
Scritto da Stefano Arrigoni Medico Chirurgo
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n una società che risponde quasi esclusivamente alle leggi dell’economia di mercato e dell’autocompiacimento,
l’interesse delle persone è rivolto per lo più alla realizzazione di guadagno e ricchezza, e, nel poco tempo che resta, alla sfibrante ricerca del piacere corporeo. Poiché mentre si dorme è quantomai arduo concludere affari, ed è altrettanto complesso dedicarsi ad attività ludiche, l’Occidente demonizza il sonno, lo trascura e lo condanna come una grossa, inutile, dissennata perdita di tempo. “Chi dorme non piglia pesci”, d’altronde. La selezione naturale sembra tuttora nondimeno farsi beffe di questa posizione e l’essere umano continua a dormire mediamente per almeno un terzo della propria vita. In novant’anni sulla Terra, un uomo ne passa a letto almeno trenta! Basterebbe questo dato, solo, per capire che riservare al sonno un ruolo marginale, se non ostile, è ingenuo, oltre che probabilmente deleterio, stando ad alcuni recenti studi neurofisiologici. Lo sviluppo straordinario delle tecniche di neuroimaging ha permesso di comprendere sempre più a fondo i meccanismi neurali su cui il mistero del sonno si fonda. Per descrivere il network che regola il sonno, si è ricercato anzitutto un “orologio biologico”, ossia una struttura anatomica in grado di decidere in autonomia il ritmo sonno-veglia. Questo è stato identificato nell’ipotalamo, un elemento centrale nel sistema nervoso che, seguendo una cadenza circadiana e l’influenza dell’omeostasi dell’organismo, decide ora la veglia, ora il sonno, interagendo prevalentemente con il tronco encefalico e con la corteccia. Il sonno è convenzionalmente considerato un evento unico nelle attività umane, un evento in cui la coscienza è ridotta o
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abolita. Si è scoperto tuttavia che esso è a sua volta suddiviso in fasi differenti per caratteristiche neurologiche, correlati elettroencefalografici (EEG) e fisiologici; tanto che qualcuno suggerisce che separare solo la veglia dal sonno sarebbe riduttivo, in quanto gli stati della coscienza sarebbero più numerosi. Le due fasi principali del sonno sono state chiamate REM (rapid eye movement) e NREM (o non REM). La prima fase del sonno è NREM. Durante questa fase i muscoli progressivamente si rilasciano, gli occhi roteano lentamente e le onde elettroencefalografiche diventano sempre meno frequenti e più ampie e la persona appare sempre meno
responsiva agli stimoli esterni. Giunta nello stadio NREM più profondo, la persona riemerge progressivamente fino a stadi intermedi del sonno NREM, non per svegliarsi bensì per entrare nella fase REM. A questo punto gli occhi si muovono rapidamente da un lato all’altro e i restanti muscoli volontari si paralizzano; le onde EEG, i parametri vitali e il metabolismo si manifestano simili a quanto si registra nello stato di veglia, nonostante questo sia il momento del sonno in cui la persona è più difficilmente risvegliabile. Vari cicli si susseguono con un progressivo incremento della fase REM verso la seconda parte del sonno, quando si sogna di più. Nell’assopimento, sebbene la coscienza venga abolita e le funzioni sensitivo-motorie ridotte al minimo, il cervello è tutt’altro che spento: la sua attività metabolica è diminuita solo del 5-10%. Alcune aree della corteccia sembrano essere persino più attive in questa fase. Dalla rivelazione che l’energia spesa dal cervello varia in modo trascurabile tra il sonno e la veglia ne deriva che questa energia venga per lo più utilizzata di supporto a processi inconsci, ossia processi che avvengono costantemente, come in una sorta di “default mode”, e che tali processi siano per qualche ragione più importanti rispetto a quelli che si azionano esclusivamente durante la veglia. Se è sufficientemente chiaro il meccanismo con cui si genera il sonno e quale sia il grado di attivazione del cervello durante questa fase, più misterioso e affascinante resta capire il perché ciò avvenga. Il dibattito scientifico è fervido. Secondo alcuni il sonno serve a risparmiare energia, cosa peraltro sicuramente vera, ma verosimilmente incompleta visto che le calorie risparmiate dormendo una notte intera sono esigue (equivalenti a quelle di un hot dog). Per altri il sonno è necessario a rimpiazzare le riserve spese durante la veglia, ed a loro sostegno sventolano gli studi che dimostrano l’attivazione durante il sonno
di geni responsabili di meccanismi metabolici. Entrambe queste teorie, prevalenti fino a poco tempo fa e non ancora confutate, sono state tuttavia più recentemente trascurate in favore di una terza, che restituirebbe al sonno un ruolo certamente più nobile. Stando a questi ultimi studi, mentre si dorme la mente sarebbe occupata al processamento delle informazioni e al consolidamento della memoria. In altre parole, chi dorme adeguatamente godrebbe di maggior capacità di apprendimento. Proprio durante il sonno, infatti, si svilupperebbero e si solidificherebbero i circuiti neurali e le sinapsi essenziali per la risoluzione dei problemi e per la ricerca di nuove soluzioni, puntellando la nostra intelligenza e la nostra creatività. Di questo, però, la società contemporanea non sembra curarsi più di tanto, e chi ricorre al pisolino è tuttora ineluttabilmente considerato un incorreggibile lazzarone. Come esempio negativo del conflitto dell’uomo contemporaneo contro il proprio bisogno di dormire, scandito dall’orologio biologico, è impugnato il lavoro turnistico. I turnisti (modello innegabile di persone che dormono poco e male) sono statisticamente più impulsivi e stressati, soffrono maggiormente di amnesia e sono meno creativi, ricorrono più frequentemente a stimolanti come il caffè e la cocaina, sono più depressi e assumono maggiori quantitativi di alcol e benzodiazepine. Addirittura, presso questa specifica popolazione, è stata registrata una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari e tumori, e di alcune malattie psichiatriche, come la schizofrenia. In conclusione, chi dorme meglio è più concentrato, attento, creativo e sano. Il sostegno della scienza al buon senso, che da tempo propugna la causa del sonno -ma che da solo ormai non vale nulla-, eleva ad individuo più saggio chi al sonno affida una sacrosanta autorità, piuttosto di chi lo segrega nei ghetti della propria esistenza.
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Scritto da Alessandro Carzaniga
INFLUENZA DELLE VARIAZIONI
CLIMATICO- AMBIENTALI IN ATTO SUL SISTEMA NERVOSO Con il termine Meteoropatia si indica la presenza di un insieme di sintomi negativi, sia di tipo psicologico, che fisiologico, legati alla variazione delle condizioni meteorologiche (come ad esempio pressione atmosferica, temperatura dell’aria, umidità, quantità di precipitazioni e di sole, intensità del vento) nell’arco di breve tempo o sulla base dell’alternarsi delle varie stagioni. Esiste infatti un diretto e proporzionale legame tra benessere o malessere psicofisico e i molteplici cambiamenti di clima e temperatura, tanto da far sempre più studiare e convalidare tale correlazione, e di coniare appunto il termine “Meteoropatia” quale nuova problematica psicofisica legata al mutamento delle condizioni atmosferiche (dal greco “meteoros” ovvero “che sta in alto nell’aria” e “pathos”, cioè “ malattia”). Già dall’antichità era noto che i
cambiamenti delle principali variabili climatiche e stagionali potessero in qualche modo influenzare negativamente lo stato di salute dell’individuo; è intuibile dunque che tutto ciò, proprio negli ultimi anni, si sia diffuso in maniera esponenziale, visti i sempre più grandi cambiamenti nella fisica atmosferica, a svantaggio purtroppo dell’equilibrio sia mentale, che fisico di tante persone. Le recenti dinamiche meteo-climatiche hanno assunto infatti caratteristiche sempre più estreme e imprevedibili, con repentini cambiamenti di tempo, intensi venti, temperature eccessivamente basse o alte e perturbazioni molto aggressive. 16
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A partire dalla fine del Novecento si è riscontrato un significativo aumento dei fenomeni estremi in particolar modo nel Nord America, nel Sud-Est Asiatico e nell’ Europa centro-occidentale: le precipitazioni sia solide che liquide risultano essere meno presenti nel corso dell’anno, ma concentrate nell’arco di poche giornate, mostrando tutta la loro violenza (un esempio recente l’ondata d’acqua che ha colpito e messo seriamente in difficoltà la zona del Gargano, dove nel giro di 3-4 giorni sono caduti tanti millimetri di acqua equiparabile al regime previsto in circa 6 mesi).
L’aumento della temperatura globale, iniziato a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, con la Seconda Rivoluzione Industriale, è prossimo a toccare la soglia del grado centigrado, determinando in tal modo l’alterazione degli attuali meccanismi di feedback terra-atmosfera e causando anche l’acutizzarsi di un numero progressivamente maggiore di disturbi psicofisiologici. In Itali si stima che addirittura una persona su 4 accusi problemi e disturbi a causa degli sbalzi climatici, e che due/ tre individui su 10 subiscano i medesimi sintomi al passaggio da una stagione
all’altra. Intensi e bruschi mutamenti atmosferici richiedono infatti una fase di “acclimatazione”, ovvero un processo psicofisico complesso e dispendioso per molteplici apparati vitali come il sistema nervoso, cardiocircolatorio, ormonale e polmonare che non tutti riescono ad affrontare nel caso di cambiamenti climatici tanto repentini. L’organismo tende all’omeostasi, ovvero all’equilibrio di tutte le sue componenti e funzioni: una momentanea difficoltà in tale meccanismo può capitare a tutti, ma in certe persone maggiormente soggette a tali dinamiche, e per questo definite “meteoropatiche”, il
cambiamento del tempo può instaurare problemi con maggior frequenza e/o vere e proprie patologie psicofisiche. Un primo gruppo di sindromi psicofisiche dovute al cambiamento del tempo sono le Meteoropatie principali o primarie, collegate direttamente all’andamento delle perturbazioni climatico-termiche, a loro volta proporzionalmente legate a certi livelli ormonali e alla presenza di determinate sostanze neurofisiologiche dell’individuo. In questi casi il passaggio di perturbazioni porterebbe ad un innalzamento-sbalzo
nella produzione di certi ormoni, come ad esempio la Serotonina da parte dell’Ipotalamo, Neurotrasmettitore prodotto dal sistema nervoso che tra le sue funzioni ha anche quella di fungere da mediatore dello stress psicofisico. Tutto questo comporta spesso in breve tempo, la comparsa di problemi che possono perdurare anche per alcuni giorni: mal di testa, ansia, irrequietezza, eccessiva stanchezza, stress, nervosismo, difficoltà cognitive, insonnia, sonno disturbato, tensione, agitazione psicomotoria, apatia,
depressione e sbalzi d’umore. A livello fisiologico la Meteoropatia può invece comportare cefalea, brividi, tachicardia, ipersensibilità dermica e/o oculare, debolezza e spossatezza fisica, tensione e/o blocco muscolari, dolori osteoarticolari e disturbi gastrointestinali. Solitamente i sintomi psicofisici si presentano nell’individuo prima che la variazione climatica abbia luogo (anche qualche giorno prima), raggiungendo poi in modo veloce una fase acuta, e successivamente attenuandosi
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gradualmente con la fine del cambiamento meteorologico che ha innescato la Sindrome meteoropatica, o anche con l’arrivo di un fenomeno climatico opposto al precedente. Le perturbazioni, con i loro spesso veloci e profondi mutamenti di temperatura, pressione e tasso d’umidità, sembrano stimolare anche la produzione di ACHT, un ormone prodotto dall’ipofisi, causando sintomi di ansia e problemi psicosomatici. Tale ormone regola la secrezione di un’altra sostanza ormonale, il Cortisolo, definito appunto l’Ormone dello stress. L’ACHT reprime inoltre i livelli di endorfine, con il conseguente aumento di sensibilità al dolore, e quelli di Adrenalina e Noradrenalina (altri due importanti neurotrasmettitori), rendendo l’individuo meno capace di rispondere prontamente ad eventuali stress psicofisici. Altro possibile effetto è dettato dall’iper-produzione di ulteriori ormoni, come la Tiroxina da parte della Tiroide o le Catecolamine da parte delle Ghiandole surrenali, ulteriori mediatori a disposizione del corpo umano in caso di possibile sovraccarico fisico e/o psicologico. Un secondo gruppo di sindromi psicofisiche correlate ai mutamenti climatici è costituito invece dalle Meteoropatie secondarie, che sono rappresentate dalla riacutizzazione di certi sintomi di problematiche già esistenti nella persona (solitamente infiammatorie o degenerative) proprio in concomitanza della variazione di parametri quali temperatura, pressione e umidità. Esempio lampante sono le crisi allergiche in certe stagioni, i disturbi respiratori di chi soffre di asma, i dolori ossei articolari nel caso di patologie osteoarticolari. Tra i fattori climatici che maggiormente aggravano i sintomi di chi soffre di Meteoropatia, oltre alla temperatura, vi sono umidità e vento. Il grado ideale di umidità è del 50-60%, poiché l’aria eccessivamente secca può irritare le vie respiratorie, mentre la presenza di un tasso di umidità significativo ostacola la corretta circolazione del sangue. Quando all’umidità elevata associamo un vento intenso si possono riscontrare molti disturbi: difficoltà di concentrazione, calo del rendimento fisico e intellettuale, disturbi cardiocircolatori e allergie. Con l’incremento della temperatura media globale, dettato in maniera primaria dalla maggiore presenza di gas serra nell’atmosfera (Anidride Carbonica, Metano, Protossido di azoto e Ossidi di Zolfo tra i principali), il sistema Terra-Atmosfera ha a disposizione una maggiore percentuale di vapore acqueo, il che vuol dire maggiore umidità e maggiore energia potenziale per i principali fenomeni turbolenti della bassa atmosfera (es. tempeste tropicali, uragani, cicloni, inondazioni…). Infine un terzo gruppo di Meteoropatie annovera Sindromi Meteoropatiche stagionali, legate appunto all’avvicendarsi delle varie stagioni durante l’arco dell’anno. Una di esse, recentemente studiata e definita, prende il nome di Seasonal Affective Disorder (SAD), ovvero una vera e propria patologia, legata alle condizioni climatiche, termiche e di luce di certe stagioni. La SAD si presenta solitamente con la diminuzione delle ore diurne, dunque con l’approssimarsi delle stagioni autunnale ed invernale (ma può verificarsi anche in primavera), manifestandosi con sintomi simili a quelli della depressione. Le sue espressioni psicofisiche sono solitamente calo degli interessi, ipersonnia, eccessiva stanchezza. Il problema del cambiamento climatico è una questione che ci riguarda molto da vicino anche nella nostra quotidianità; molte volte si abusa di tale termine come semplice parola senza alcuna risonanza mediatica o addirittura si nega l’esistenza di questa tematica. Il 2013, secondo i dati dell’Organizzazione meteorologica mondiale, è stato l’anno in cui la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è cresciuta al ritmo più rapido da quando sono iniziate rilevazioni globali affidabili nel 1984. “Le emissioni di CO2 passate, presenti e future avranno un impatto cumulativo sul riscaldamento globale. Le leggi della fisica non sono negoziabili”
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ARTE E CORPO UMANO
Scritto da Vania Erba Insegnante di Danza
Leonardo, l’ anatomista: “Tu sia forse impedito dalla paura coll’abitare nelli tempi notturni in compagnia di tali morti squartati e scorticati e spaventevoli a vederli, e se questo non ti impedisce, forse ti mancherà il disegno bono (…) e se tu arai il disegno è non sarà accompagnato dalla prospettiva, e se sarà accompagnato, è ti mancherà l’ordine delle dimostrazioni geometriche e l’ordine della calculazione delle forze e valimento de’ muscoli; o forse ti mancherà la pazienza…” (cit.)
P
otrebbe sembrare la conclusione di un film horror, invece sono le parole con le quali Leonardo da Vinci descrive le caratteristiche imprescindibili del perfetto anatomista.
L’anatomia umana è per lui un ramo della Teoria delle macchine; e, poiché intende l‘uomo stesso una macchina, egli lo analizza come fosse un insieme perfetto ( o imperfetto?) di pulegge, leve, sostegni combinati fra loro e messi in funzione. Leonardo inizia ad appassionarsi all’argomento intorno alla fine del ‘400, realizzando schemi proporzionali attraverso i quali poter determinare nel corpo umano i fattori di peso ed equilibrio; prosegue studiando i movimenti del corpo, le leve che utilizza l’apparato muscolo-scheletrico, le forze che produce; quindi passa ad analizzare i sensi, il sistema nervoso, l’apparato circolatorio e riproduttivo, approdando poi all’anatomia patologica. (fig. Cranio, fogli di Windsor, 1489) Nei noti “disegni di Windsor” ci illustra ad esempio, l’impiego di questi schemi per individuare nelle sezioni di un cranio umano un centro di gravità come in un corpo geometrico; ponendo in evidenza come alla base di ogni ricerca scientifica e di ogni tentativo di interpretazione dei fenomeni naturali, ci debba 20
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essere sempre lo studio della geometria. “Nessuna certezza è dove non si può applicare una delle scienze matematiche, over che non sono unite con esse matematiche.” dice ancora Leonardo in uno dei numerosi manoscritti.
A
ll’epoca dell’Umanesimo erano ben radicati in particolare due concetti: che la bellezza fosse fatta di proporzioni armoniche; ciò spiegherebbe il perché Leonardo inserisca ai margini dei suoi disegni le misurazioni delle fattezze umane e dei loro rapporti geometrici; e che l’uomo fosse a misura di tutte le cose; ne è il miglior esempio l’Uomo Vitruviano, disegno a matita che compare anche sulle nostre monete da un euro (fig. Venezia, Gallerie dell’accademia, 1490), rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano armoniosamente inscritte nelle due figure “perfette" del cerchio e del quadrato.
T L L
ornando agli studi di sono fondati sulla
anatomia, vale la pena sottolineare che i primi disegni di dissezione di cadaveri umani recuperati presso gli
Leonardo ospedali.
a visione diretta del muscolo piuttosto che dell’osso, è l’esperienza che Leonardo ritiene necessaria alla pratica, sia dell’anatomista, che dell’illustratore anatomico. Fu egli, infatti, il sostenitore assoluto dell’importanza delle illustrazioni sui manuali anatomici, fino allora soprattutto scritti; ritenendo che l’anatomia fosse scomposizione: dissezionare per comprendere le parti e ricomporre attraverso il disegno ciò che è stato separato. ’anatomia artistica nacque in Grecia durante l’Ellenismo grazie alle ricerche di pittori e scultori che si impegnavano nella rappresentazione del corpo umano; ma la dissezione dei cadaveri era storicamente considerata un sacrilegio, persino proibita dalle leggi; sino al 1300, quando all’Università di Bologna viene fondata la prima Scuola di Anatomia Umana in Europa; da questo momento in poi, Leonardo e insieme a lui diversi pittori, si affiancarono a questa disciplina, dando grandi contributi persino alle scienze mediche.
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Scritto da Fabio Marino Laurea in Scienze Motorie Massoterapista
KINESIO TAPE e TRIGGER POINT
Per chi ancora non ne avesse sentito parlare, i Trigger Point (TP) sono dei punti iper-algici che si sviluppano nel ventre muscolare. Sono numerosi e sono ben mappati nella maggior parte dei muscoli del corpo. Una delle loro caratteristiche è quella di produrre una sintomatologia dolorosa in aree anche lontane dal punto di localizzazione dello stesso TP. Nell’immagine sono riportarti alcuni esempi di TP e le aree riflesse di dolore. Nel dettaglio il TP è una zona del muscolo, di circa 3-5 millimetri, sovraccaricata, stressata o che rimanda ad altra eziologia, che non è in grado di rilasciarsi sotto il comando volontario; rimane dunque contratta e contribuisce ad aumentare notevolmente la rigidità del muscolo. La mano di un terapista esperto, anche senza il sussidio della mappa dei TP, sarebbe in grado di riconoscerli e quindi trat-
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tarli. Premetto che, per esperienza personale, non credo esista trattamento migliore della terapia manuale per trattare i TP, ma in questo articolo affronteremo l’argomento con l’aiuto del Kinesio Tape (KT). L’uso del kinesio tape sembra essere efficace nel trattamento dei punti trigger poiché inibisce la muscolare iperattiva, modificando l’orientamento della fascia connettivale che circonda il muscolo e apportando un effetto propriocettivo di disattivazione dei recettori dolorifici. Una delle tecniche di utilizzo del KT è quella che permette una “correzione dello spazio” che, in questo caso specifico, ha l’obiettivo di creare una decompressione localizzata dei tessuti sovrastanti al TP. Questa decompressione creerà un gradiente di pressione rispetto alle zone limitrofe che avrà l’effetto di richiamare sangue, ricco di ossigeno, nutrienti e ioni, indispensabili per riattivare il metabolismo delle cellule muscolari in disfunzione. Il tape viene applicato al massimo allungamento cutaneo possibile, ma sotto un range di dolore (quindi non per forza alla più ampia estensione possibile). La tensione del tape deve essere compresa in un range che va dal 10% al 35%, partendo dal centro, ovvero dal punto in cui risiede il TP. Le due estremità del KT verranno applicate senza tensione. Questa tecnica può essere utilizzata quando il dolore è circoscritto in un punto preciso e ben localizzato; quindi perfetta per i Trigger Point. Obiettivo del trattamento sarà: 1-
Sollevare la cute per decomprimere i tessuti sotto al kinesio tape.
2-
Favorire la circolazione (ma senza canalizzare i liquidi).
Se il TP è attivo e molto dolente si userà un kinesio tape intagliato in modo da simulare una rete, così da produrre poca pressione sulla cute, ricca di recettori dolorifici già irritati; se la zona è, al contrario, meno dolente si potrà utilizzare la strisciolina a I che, pur producendo delle pressioni cutanee maggiori, non dovrebbe scatenare una sintomatologia dolorosa. Da non sottovalutare la possibilità di applicare un’altra striscia di KT con effetto inibitore su tutto il ventre muscolare (metodica spiegata nel primo numero della rivista). Avremo così adottato una strategia operativa dal duplice effetto: da una parte correzione dello spazio e dall’altra inibizione muscolare, che rende sicuramente più efficace il trattamento della zona interessata.
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L’auto-motivazione:
Scritto da Andrea Lecchi Ingegnere Gestionale
Riabilitazione della vostra
IMMAGINE
I
l corpo è un computer: ogni momento raccoglie dati, decodifica
per una vita intera si può immaginare l’effetto divergente.
significati, elabora risposte. Costantemente valuta potenziali
Che
minacce, infortuni, nemici, ambiente. Ogni giorno il corpo
Se continui a ripetere a te stesso che sei vecchio, stanco
processa gli stimoli esterni e li registra internamente, mantenendo
e malato, è così che sarai. E quello che dici ad alta voce, si
un’attenta traccia nel sub-conscio. Le emozioni, l’atteggiamento e
concretizzerà nella realtà quotidiana. Il cervello infatti è in gran
i pensieri involontari sono lo sfondo su cui viene analizzato ogni
parte influenzato dall’abitudine e dalla ripetizione. Ribadire gli
input. All’accadere di un evento, se si è di cattivo umore, ci si sente
stessi pensieri contribuirà a radicare tali idee nel sub-conscio
come se il mondo fosse nemico; viceversa, se si è di buon umore, ci si sente come se il mondo fosse profondamente amico. I due differenti scenari riflettono la stessa realtà, ma l’interpretazione è 24
completamente
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diversa.
Se
si
reitera
l’esperimento
dire
E
sempio
del
A
Una
fitness
persona
in
che
questi
ti
dice
scenari?
come
starai
quando avrai 30 anni sarà la stessa che ti dirà come ti sentirai a 40 o come sarai vecchio a 50.
Se pensate che a 25 è duro, aspetta di arrivare alla mia età…” Goditi i tuoi 30 anni, dopo è tutto in salita…” Sono troppo vecchio per questo… quando avevo la tua età…”Interlocutori di questo tipo, piuttosto che ammettere che in determinate condizioni salute e benessere sono a rischio, trovano ragioni esterne per legittimare il loro comportamento. In realtà, al suo corpo non piace essere grasso, o meglio al suo corpo non dispiace essere grasso quanto essere vecchio. Il problema è che lui sta dicendo a se stesso (e agli altri) quanto sia vecchio sin da quando ha memoria. Ecco come lo conoscono tutti ed ecco come egli stesso si conosce. Inizia a dire a te stesso che sei giovane e convinciti di essere più giovane. Comportati come se fossi giovane, chi potrà dire che non lo sei?
E
sempio B: la persona con una vita più incasinata e più faticosa della tua Goditi la vita da studente. Una volta che entrerai nel mondo del lavoro, sarà tutta un’altra storia…”Aaaa, la vita da single. Mi ricordo che avevo tutto il tempo libero “Aspetta fino a quando avrai i bambini. Non dormirai mai. Dì addio al tuo benessere fisico…”Questa persona ha un comportamento
simile a quello dell’esempio A, ma invece di essere ossessionato dalla età, è convinto che la vita non gli lasci più il tempo e l’energia necessaria per prendersi cura del suo corpo. Nessuno fuori dall’ufficio ha tempo da dedicare a se stesso? Eppure ci sono persone che trovano tempo per un serio allenamento. Forse la loro situazione è più “facile” della tua? Forse no. Forse non è il lavoro, non è la moglie, o i figli che ti trattengono. Forse sei tu. Forse, stai raccontando a te stesso la solita, vecchia storia. Se inizi a dire a te stesso, milioni di volte, che la salute e il benessere non sono negoziabili, che dovresti migliorare la capacità di fare il tuo lavoro e creare un rapporto sano con il/la compagno/a e con i figli – allora troveresti mille modi per rimanere attivo invece di trovare scuse per non esserlo. Step sulle scale, flessioni e trazioni alla sbarra in box dopo il lavoro, camminare durante la giornata… Tutto contribuisce.
E
sempio C: La persona sempre malata Sono un po’ debole, mi sono svegliato con il raffreddore e mal di testa…”Ho mal di schiena, è da anni che ne soffro…”Queste persone sanno che, ogni giorno, non saranno mai al top – fa parte della loro esistenza essere così – non hanno nessuna colpa, né tanto meno responsabilità della loro situazione. La tipologia di questi individui è un po’ diversa
dai due casi precedenti: il loro problema non è andare effettivamente in palestra (o allenarsi in genere), ma risiede nelle aspettative che la persona ha mentre si allena. Indipendentemente dal giorno, dall’allenamento, o dalla situazione il soggetto in causa, troverà sempre un modo per ribadire che non è in forma. E’ stanco del lavoro, è poco in forma per un malessere ben poco definito, ha sempre qualcosa. Se ogni graffio, raffreddore, diventa un motivo per avere performance al di sotto delle proprie possibilità, significa che hai un problema. Impostando deliberatamente basse aspettative di te stesso rafforzi il messaggio che è normale non eccellere nell’allenamento. Parte del fitness è proprio nell’abilità di avere performance in condizioni non-perfette, cogliere la sfida di una giornata storta o di una notte insonne.
A
lla base di tutto si tratta di stabilire una linea coerente di aspettative. Fissarsi sul messaggio che non si è in forma rafforza l’idea che non si è in forma. Al contrario, capire che nonostante non si sia al top della forma, è possibile raggiungere i successi, ti aiuterà ad essere migliore. Ogni performance è progresso. Tutte queste persone essenzialmente soffrono la stessa fragilità mentale.
Piuttosto che ammettere che stanno scegliendo di mettere a rischio la propria salute e il proprio benessere, trovano ragioni esterne per scusare questo comportamento, assolvendosi da ogni responsabilità. Questo è codardia. Inoltre, si stabilisce un pericoloso precedente di non responsabilità quando ci si troverà a combattere problemi di una certa entità. Meglio controllare voi stessi ora e iniziare a cambiare il vostro comportamento. La parte migliore di costruire una diversa mentalità consiste nel trovarvi meno spesso nella situazione di malessere e stanchezza. Il vostro subconscio crea lo sfondo ai dati sensoriali elaborati dal vostro corpo: riducendo attenzione alla malattia, alla stanchezza, si diminuisce la probabilità di sentirsi male. Questi fattori negativi ostacolano le vostre prestazioni più di qualunque altra cosa.Alla fine della giornata nessuno vuole sentirsi stanco e malato. Ma fossilizzarsi su questi limiti non fa altro che propagarli. Il pensiero genera l’azione, l’azione genera il pensiero. Il tuo approccio mentale al fitness deve essere positivo. Devi imparare ad ignorare tutto, tranne ciò che ti aiuta a migliorare. Possiamo chiamarla: riabilitazione della propria immagine. Quando si inizia a crederci, tutto il resto è di troppo.
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La mindfulness PSICOSOMATICA
Come abbiamo visto nell’articolo precedente, sperimentiamo uno stato di ben-essere quando agiamo in modo coerente al nostro sentire e alla nostra natura, quando siamo cioè consapevoli del nostro sentire. Possiamo dunque dire che il ben-essere si basa sulla consapevolezza, sul prestare cioè attenzione a sé stessi e alla propria vita momento dopo momento. Ma cosa vuol dire essere consapevoli? Vuol dire stare nel momento presente, dando piena dignità a quello che c’è. A questo proposito vorrei parlarvi in questo numero di una
Scritto da Laura Barazzetta Psicologa Psicosomatica
pratica, largamente diffusa e validata, che amo applicare sia nella mia vita personale che in quella professionale: la mindfulness psicosomatica o meditazione di consapevolezza. Questa tecnica non solo permette di migliorare il proprio benessere psicofisico, l’umore, l’attenzione la concentrazione ma rappresenta la base per una percezione unitaria di sé ed è un ottimo strumento per la conoscenza di se stessi e la propria crescita personale. Basata sull’antica pratica di meditazione buddista Vipassana, la mindfulness o presenza mentale è quello stato di consapevolezza che nasce quando prestiamo attenzione con KinesisMED
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la mente e col cuore, in modo non giudicante al momento presente. È quell’attitudine che ci permette di stare, con la mente e con il corpo, nell’esperienza del momento, accogliendo le nostre sensazioni, emozioni e pensieri, siano essi piacevoli o spiacevoli, senza giudicarli ma anzi accettandoli e osservandoli così come sono. Per capire meglio chiediamoci: quanto durante la nostra giornata siamo presenti a quello che stiamo facendo o vivendo? Siamo spesso tutti nella testa, poco in contatto con noi stessi e poco capaci di godere dei piaceri del corpo. Siamo spesso persi nei nostri pensieri, presi a rimuginare su qualcosa accaduto in passato o a immaginare, anticipare un evento futuro. Non solo, mangiamo, ci muoviamo e reagiamo alle circostanze che ci circondano in modo automatico, poco in contatto con quello che è l’esperienza del momento, come se un pilota automatico decidesse per noi. Se poi l’emozione che stiamo provando è intensa o poco piacevole, è probabile che la nostra tendenza sarà quella di reagire a quanto stiamo vivendo. Non ci rendiamo conto infatti che quando non siamo consapevoli noi non agiamo ma reagiamo. Reagiamo ad un pensiero, ad un’emozione, mettendo in atto in modo automatico schemi mentali o di comportamento di cui siamo inconsapevoli, che sono dettati da credenze, aspettative giudizi e paure, e che limitano fortemente la nostra esperienza e la nostra autenticità. Se siamo in uno stato di inconsapevolezza, è il pilota automatico che decide per noi, facendoci agire o meglio re-agire in base a come crediamo che le cose siano, e non a come esse sono, senza accorgerci che tutto questo alla lunga ci porta sofferenza. In che modo allora il vivere il presente ci aiuta a stare bene? Quando siamo presenti, l’attenzione e l’accettazione dei nostri stati interiori ci libera dal conflitto che nasce quando vorremmo che un evento, una situazione o un’emozione fosse diversa da quello che è. Osservando le nostre sensazioni, emozioni e i nostri pensieri ci rendiamo conto che per quanto spiacevoli possano essere, sono eventi transitori, che come arrivano se ne vanno. Ma c’è di più: nel caso di emozioni spiacevoli o dolorose la consapevolezza o presenza mentale è il primo passo per accoglierle e accettarle, esprimerle e poterle gestire, trasformarle o lasciarle andare. In poche parole: rispondere invece che reagire. Perché praticare la mindfulness ci fa stare bene? La ricerca scientifica ha dimostrato e continua a confermare che il “semplice”, ma non facile fatto di prestare attenzione al momento presente può avere effetti trasformativi nella nostra vita, nonché effetti benefici sul nostro benessere psicofisico. È stato infatti dimostrato che la pratica della mindfulness o meditazione di consapevolezza ha effetti benefici sui principali sistemi del nostro organismo in quanto riduce lo stress e favorisce la risposta immunitaria. Consente inoltre una maggiore tolleranza delle emozioni spiacevoli e intense, diminuendo la reattività emozionale e migliora il tono dell’umore, dato che ci permette di distanziarci e disidentificarci da pensieri ripetitivi, ricorrenti che ci suscitano ansia. Non solo, la meditazione di consapevolezza modella il nostro cervello. È ormai noto, grazie alla ricerca nel campo delle neuroscienze, che il nostro cervello è plastico, e che quindi l’esperienza modifica i nostri circuiti cerebrali. In particolare la pratica della mindfulness è in grado di modificare i circuiti responsabili dell’affettività positiva, dell’empatia e della compassione verso sé stessi e verso gli altri. Infine è stato dimostrato che oltre a ridurre lo stress, la presenza mentale riduce notevolmente il rischio di invecchiamento cellulare, favorendo quindi la longevità. Lo stato di presenza e di consapevolezza è uno stato intrinseco nell’essere umano che può essere allenato e coltivato. Come? Abbiamo due strumenti potenti a nostra disposizione: il corpo e il respiro. Continueremo questo viaggio all’insegna del benessere nel prossimo articolo.
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ESTETICA ONCOLOGICA Un nuovo approccio alla qualità di vita dei pazienti oncologici
Scritto da Dott.ssa Carolina Ambra Redaelli
Mille nuove diagnosi al giorno, nella vita un uomo su due e una donna su tre si ammala di tumore (i numeri del cancro in Italia, 2013 Airtum -AIOM). In questo momento, milioni di persone stanno lottando non solo contro una grave patologia, ma molto probabilmente anche contro gli effetti collaterali delle cure contro il tumore. Purtroppo, il numero di queste persone sta crescendo – benché alla loro conclusione, le terapie siano sempre più spesso coronate da un successo pieno. Sono noti a tutti gli effetti che chirurgia, radioterapia o chemioterapia possono avere a livello cutaneo: caduta di capelli e sopracciglia, gonfiori, cicatrici, perdita di funzionalità fisiologiche, tossicità, infiammazioni, ustioni, alterazioni ungueali e periungueali, discromie, ecc. Questi effetti, a loro volta, influenzano la sfera psicologica della persona in terapia, che spesso modifica
successo l’Estetica Oncologica, intesa come l’insieme di trattamenti
la percezione che ha della propria immagine, limita drasticamente
di bellezza e di benessere volti a migliorare la qualità di vita della
la vita sociale, modifica profondamente le abitudini di cura di sé; in
persona in terapia antitumorale, ad ogni stadio della malattia.
sintesi, vede la propria esperienza di vita peggiorare ben oltre la
Grazie a protocolli perfezionati dallo sforzo congiunto di ricercatori,
gravità intrinseca della patologia. Eppure, la qualità di vita -e lo stato
medici curanti, chirurghi plastici, specialisti in chemio e radioterapia
d’animo che ne scaturisce-, sono fondamentali nel determinare la
e cosmetologia, il lavoro dell’Estetista specializzata non interferisce
volontà e la capacità di un individuo di reagire ad una patologia. In
con il lavoro del medico, ma anzi arreca beneficio allo stato psico-
passato, chi si è ritrovato in questa situazione non è stato aiutato
fisico del paziente, e aiuta la cute a sopportare la tossicità della
a sufficienza dalle figure professionali di riferimento. Da una parte,
terapia, risolve inestetismi e lenisce fastidi e irritazioni.
il personale sanitario incaricato delle terapie si è giustamente
Prendersi cura del proprio aspetto diviene così un’occasione per
focalizzato esclusivamente sulla patologia tumorale, trascurando
ricaricarsi, dimenticare di essere paziente e tornare persona,
così la persona nel suo complesso psico-somatico. D’altra parte,
come è stato dimostrato dall’esperienza dello spazio di benessere
pochissime estetiste erano in possesso delle competenze tecnico-
oncologico creato nel settembre 2013 presso l’Istituto Europeo di
scientifiche necessarie per dare vero benessere ad una persona in
Oncologia di Milano da Dermophisiologique. La prima esperienza di
terapia oncologica.
un centro Estetico in un Ospedale, è stata positiva e soddisfacente
Fortunatamente, oggi comincia ad essere possibile aver cura di sé e
ma ha potuto soddisfare la richiesta solo delle persone che gravitano
star bene nella propria pelle anche quando si affrontano patologie
attorno allo IEO. Con l’Associazione Professionale di Estetica
oncologiche, grazie alla crescente collaborazione fra la professioni
Oncologica inizia il cammino della formazione dell’estetista in campo
mediche e quelle del benessere, e ai progressi della ricerca
oncologico, al fine di soddisfare le richieste dei purtroppo numerosi
estetico-scientifica. Sta infatti conoscendo sempre maggiore
pazienti in tutt’Italia. KinesisMED
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Scritto da Dott. Giorgio Mimini Massaggiatore e personal trainer
IL MASSAGGIO:
RISCOPRIAMO INSIEME IL FASCINO E IL BENEFICIO DI UNA METODICA CHE VIENE DA LONTANO
Il massaggio è una delle tecniche terapeutiche più antiche che deriva direttamente dall’uso arcaico del tocco come strumento primordiale di trattamento del dolore e delle ferite. Tale metodica era infatti utilizzata già molti anni or sono, tanto che le prime testimonianze risalgono addirittura ad alcune incisioni rupestri europee di circa 15.000 anni prima della nascita di Cristo. Proseguendo negli anni possiamo trovare numerosi altri riferimenti alle proprietà benefiche di questa
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ancestrale terapia manuale praticamente in ogni luogo e tempo. Il massaggio è infatti presente non solo nella cultura persiana, egiziana e giapponese ma anche in molte civiltà oltreoceano come quella Maya e Inca, dove veniva utilizzato come strumento per la cura di diverse patologie, anche a completamento di alcune cerimonie religiose. Nella cultura greca, invece, Ippocrate, considerato oggi il padre della medicina moderna per averla liberata dalla magia e dalla filosofia e per aver
raccolto le conoscenze mediche del passato nel Corpus Ipportaicum, valorizzò l’uso del massaggio nei suoi scritti, consigliandolo in associazione all’aria fresca, a alimenti salutari, ai bagni, alla musica, al riposo e a visite agli amici come rimedio per la cura di molte malattie. Anche Omero, infine, cita questa metodica nell’Odissea con due diverse finalità: una legata alla preparazione dei soldati antecedente al conflitto e l’altra volta a trattare i reduci dai traumi bellici. Nell’antica Roma, e soprattutto in ambiente termale, il massaggio era una pratica molto nota e diffusa; lo stesso imperatore Giulio Cesare ne fece ampiamente uso come tecnica di rilassamento e strategia lenitiva. Precisi riferimenti ai benefici del questa terapia manuale sono presenti poi negli scritti di Galeno e di Plinio il Vecchio; quest’ultimo, infatti, racconta in una lettera all’imperatore come la sua vita fu salvata da un medico grazie ad una pratica massoterapica. Con la caduta dell’Impero romano e più precisamente nel Medioevo, il massaggio fu poi progressivamente abbandonato, in quanto considerato pratica peccaminosa e indecente. Si
deve quindi attendere il Rinascimento e il XVI secolo per riscoprirne i benefici che attraverso il tempo sono arrivati fino ai giorni nostri. Nella società moderna il massaggio sta vivendo un nuovo momento di rinascita, grazie a un forte bisogno di riscoperta dei valori “naturali” dell’uomo e a forti situazioni di stress a cui le più disparate situazioni di vita famigliare o lavorativa ci sottopongono quotidianamente. Tale metodica è infatti in grado di apportate benefici sia fisici in termini di riduzione delle tensioni muscolari e miglioramento del microcircolo sia psichici conseguentemente
Entrando più nel dettaglio, lo sfioramento, eseguito col palmo delle mani e costituito da movimenti lenti e leggeri, ha la finalità di instaurare un primo contatto psicofisico con l’utente, richiamando sangue nelle regioni trattate e allentando le tensioni muscolari più superficiali. Segue poi la frizione, costituita da una manualità lenta, lineare e trasversale rispetto ai muscoli da trattare, più energica e profonda della precedente, con lo scopo di elasticizzare i tessuti e di promuovere il ritorno venoso e linfatico. Il successivo impastamento, effettuato a due mani che operano
Tra le principali troviamo, il massaggio rilassante che si pone come scopo primario il rilassamento della persona e l’attenuazione delle tensioni globali dell’individuo; quello miofasciale che non lavora tanto sui muscoli ma sul connettivo di rivestimenti al fine di alleviare le aderenze che si creano tra i tessuti e facilitare lo scorrimento tra le fasce e le strutture muscolari rendendo più sciolto e armonico il movimento; quello sportivo che può essere utilizzato sia in fase pre-gara con finalità preparatoria e di riscaldamento sia un fase post-gara con lo scopo di facilitare il rilassamento e il defaticamento, o di
all’induzione del rilassamento. Tali effetti possono essere amplificati se l’ambiente è silenzioso, confortevole e coreografico, e quindi caratterizzato da oggetti tipici, musiche di sottofondo e aromi particolari. Fondamentale sarà poi il contatto che si istaurerà con il massaggiatore e il suo ricorso a quattro manualità fondamentali : lo sfioramento, la frizione , l’impastamento e la percussione. La parola massaggio deriva infatti dall’arabo “mass” o “mash” ( frizionare, premere ) e dal greco “masso” ( impastare, maneggiare ) e racchiude in sé la capacità dell’operatore di variare manualità, velocità di movimento e pressione a seconda dell’obiettivo proposto e delle differenti fasi del trattamento.
alternativamente e prevalentemente nelle regioni cutanee dove le masse muscolari sono più abbordanti come braccia, lombi, glutei e cosce, è caratterizzato invece da movimenti vigorosi e in grado di lavorare gli strati muscolari più profondi allentando le loro tensioni muscolari e promuovendo ulteriormente il ritorno vascolare. Infine, la percussione, basata su una serie di colpi a ritmo differente, ha una finalità soprattutto stimolante in grado di incrementare l’afflusso di sangue verso i tessuti trattati e promuovere la ripresa del tono muscolare. A seconda delle diverse tecniche utilizzate e dell’obiettivo particolare del trattamento, si distinguono poi moltissime tipologie di massaggio.
ridurre eventuali contratture muscolari; quello riabilitativo che, soprattutto se proposto in associazione al altri trattamenti fisioterapici come la cinesiterapia e lo stretching, tende sia a migliorare l’elasticità tissutale loco regionale sia a promuovere il rinnovo fisiologico delle strutture anatomiche magari dopo un trauma o un trattamento ortopedico, con conseguente recupero più rapido della funzione; infine quello linfatico, che come dice il nome stesso agisce principalmente sul sistema linfatico, favorendo il drenaggio dei liquidi interstiziali e la riduzione di edemi locali.
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Scritto da Dott. Massimiliano Noseda
L’IGIENE DEL SONNO
Il sonno è lo stato in cui gli individui passano circa un terzo della loro esistenza. Esso varia, tuttavia, enormemente soprattutto in funzione dell’età del soggetto: i neonati dormono dalle 16 alle 20 ore mentre i bambini dalle 10 alle 12. A 10 anni si riposa circa 9-10 ore al giorno che scendono a 7-8 nell’adolescenza. Infine, nell’età avanzata il bisogno di sonno si riduce a 6 ore o meno. Altre variabili da considerare per spiegare l’ampia variabilità individuale nella durata e nella profondità di tale fenomeno sono sicuramente da ricercarsi in fattori genetici, fattori ambientali, attività
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motoria fisica diurna e stati emotivi contingenti. Il ritmo circadiano, ovvero la prevalenza del sonno notturno e della veglia diurna, che si riscontra in tutte le specie di uccelli, rettili e mammiferi, e quindi anche nell’uomo, fa la sua comparsa dopo le prime settimane di vita post-natale nel neonato a termine. Con la crescita l’essere umano abbandona progressivamente prima il sonnellino mattutino e poi quello pomeridiano finchè, al quarto o quinto anno di vita, quello notturno tende a diventare l’unica forma di sonno. Ciò è vero benché almeno metà della popolazione sembrerebbe
concedersi almeno occasionalmente il sonnellino postprandiale come forma di relax e ristoro. A tal proposito non sono ancora completamente note le funzioni fisiologiche del sonno. La sua importanza riguarderebbe non tanto la vita quanto sicuramente la salute mentale dell’individuo. Ciò è deducibile da diversi studi di privazione di sonno prolungato che hanno rilevato durante la veglia forzata la comparsa di alcuni disturbi psichici come l’incapacità di concentrazione, il calo dell’attenzione, la difficoltà nel rievocare i ricordi, errori psico-sensoriali, fatica, svogliatezza, irritabilità e aggressività, fino a casi
estremi di psicosi deliranti acute. In generale potremmo quindi dire che la funzione fisiologia del sonno dovrebbe essere quella di recuperare la fatica spesa durante la veglia. Non sono però del tutto chiare quali siano le energie da rigenerare: di certo non si tratta di segnali bio-elettrici che si svolgono nell’ordine di millisecondi ma più probabilmente di fenomeni biochimici legati alla sintesi sinaptica. Per tale ragione, per illustrare i benefici del sonno viene spesso ricordata un’ espressione tanto poetica quanto efficace di Tristram Shandy: questo è il rifugio dell’infelice, il conforto del prigioniero, il
da evitare inopportune stimolazioni uditive o visive. Anche la temperatura dell’ambiente dovrebbe essere neutra, consentendo al soggetto in ogni stagione di non avvertire eccessivo senso di caldo o freddo. Il letto, da utilizzarsi sono per dormire e non per svolgere altre attività come mangiare o guardare la tv, oltre ad essere appropriato alle caratteristiche antropometriche del soggetto per lunghezza e larghezza, dovrebbe avere una base tendenzialmente rigida e poco deformabile, oltre ad un cuscino in grado di rispettare le curve fisiologiche del rachide, ovvero né troppo altro,
erbe come la camomilla o la valeriana. Il ricorso ai farmaci ipnotici è utile solo in caso di patologia del sonno accertata, ed è da attuarsi sempre sotto stretto controllo medico e, se possibile, occasionalmente o per brevi periodi, per i noti effetti collaterali dovuti ad un’assunzione prolungata ( assuefazione, tolleranza, dipendenza, etc ) e per l’inevitabile interferenza con altre attività neurologiche ( spossatezza diurna, memoria lacunosa, scarsa attenzione, alterazione del tono dell’umore, etc ). Il controllo di stati emotivi dovuto a tensioni lavorative, scolastiche o famigliari, infine, è un
soffice grembo di chi è stata speranza, stanco e con il cuore spezzato; delle più tenere e deliziose funzioni della natura questa è la principale; quando le ansie e le passioni del giorno svaniscono, che felicità per l’uomo! Da ciò consegue che per beneficiare degli effetti postivi del sonno è bene riposare per il numero di ore medio consigliato per la propria fascia d’età cercando di mantenere costante l’orario di addormentamento e quello di risveglio e quindi evitando, quando possibile, inutili veglie forzate o faticose levatacce. Il luogo in cui dormire dovrebbe essere tranquillo in modo
né troppo basso. Durante la giornata è bene svolgere attività motorie che consentano di arrivare alla sera con un naturale grado di affaticamento. E’ bene invece evitare qualsiasi attività motoria intensa subito prima dell’addormentamento, così come l’attivazione di processi metabolici complessi come la digestione o l’assunzione di sostanze eccitanti come la teina, la caffeina o la nicotina. Al contrario è bene invece promuovere nelle ore precedenti il sonno attività rilassanti come un bagno caldo, da preferirsi in questo caso alla doccia, o assumere bevande rilassanti a base di
altro fattore importante da riconoscere e da saper gestire per promuovere una corretta igiene del sonno. Nel bambino la paura del buio è un altro importante fattore da considerare nel caso di addormentamento costantemente difficoltoso o risvegli con pianto nella notte, pur non essendo l’unica possibile causa. In questi casi, storie di narrativa psicologicamente orientata possono essere un utile strumento per risolvere in modo armonico il disagio emotivo dovuto al distacco visivo dai genitori e dall’ambiente circostante conseguente al buio notturno.I
Riferimenti bibliografici Pazzaglia P., Clinica neurologica, Società editrice Esculapio, VII edizione, 2008 Adams R.D., Principi di neurologia, Mc Graw-Hill, Vi edizione, 1998
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Scritto da Dott. Ivan Prada Laureato in scienze motorie
L’OSTEOPATIA OGGI “Non è una questione solo di ossa” L’osteopatia è una disciplina entrata nella realtà italiana all’inizio negli anni Sessanta. Allora solo pochi la conoscevano ma, con l’aumentare delle scuole e del numero di professionisti, questa pratica ha iniziato a guadagnare terreno in ambito sociale, tanto che oggi in Italia sono più di due milioni le persone che si rivolgono abitualmente a tale metodologia di trattamento per ritrovare la propria salute. È quindi utile dare qualche chiarimento su questa professione per poter togliere all’osteopata l’icona di mago o di shamano che invece non gli appartiene. Secondo la “World Osteopathic Health Organization”, l’osteopatia è un sistema di prevenzione sanitaria che si basa su un approccio manuale per la cura del paziente. È quindi un sistema di diagnosi e trattamento basato su conoscenze mediche tradizionali come l’anatomia, la fisiologia e la patologia, che non prevede però né l’uso di farmaci né il ricorso alla chirurgia. L’operatore approccia invece il paziente nella sua globalità con manovre manuali specifiche volte alla prevenzione, alla valutazione e al trattamento della disfunzione di volta in volta riscontrata. A differenza della medicina tradizionale allopatica, che concentra i suoi sforzi sulla ricerca ed eliminazione del sintomo, l’osteopatia considera quest’ultimo 34
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solo un campanello d’allarme e mira all’ individuazione e alla rimozione della causa che l’ha determinato. Il termine “osteopatia” si deve al suo fondatore, il chirurgo Dr Andrew Taylor Still, che alla fine del XIX secolo intuì le relazioni esistenti tra l’equilibrio funzionale dell’insieme delle strutture del corpo umano e la salute. Tale denominazione tende ingannevolmente a far pensare alla cura delle ossa. In realtà Still diede alla sua nuova scuola medica il nome di “osteopatia" pensando che “la struttura", ovvero l’osteon, fosse solamente il punto di partenza per accertare la causa delle condizioni di patologia. Lo scopo di tale nuova scienza era di “apportare dei miglioramenti ai correnti sistemi di chirurgia, di ostetricia e al trattamento delle malattie generiche". The Old Doctor, così era chiamato A.T. Still, deluso dalla medicina tradizionale che non era riuscita a salvare i suoi tre figli colpiti dalla meningite, dopo aver osservato i guaritori indiani e sezionato numerosi cadaveri, elaborò una nuova concezione del corpo umano e un metodo alternativo per curarlo. Egli mise insieme questi presupposti dando una propria definizione di osteopatia: “è la regola del movimento, della materia e dello spirito, dove la materia
e lo spirito non possono manifestarsi senza il movimento; pertanto noi osteopati affermiamo che il movimento è l’espressione stessa della vita”. L’osteopatia, così come ci perviene dagli scritti di Still, dà una nuova visione di salute pensata come armonia di tutte le parti del corpo umano; quando queste non in sintonia tra loro si ha la malattia, quando invece le parti ritrovano il loro equilibrio, la patologia ricede il posto alla salute. La chiave per un’efficace applicazione di tali principi è, infatti, la consapevolezza del fatto che ciò che noi identifichiamo e definiamo malattia non è l’invasione dell’ospite da parte di una entità eziologica in qualche modo classificabile, ma piuttosto una caduta della capacità di automantenimento dell’individuo. L’osteopata, a differenza di altri operatori, usa le mani non solo come mezzo per trattare il paziente, ma anche come vero e proprio strumento di diagnosi. In tal modo un vero professionista può percepire un cambiamento tissutale e in base a quello orientarsi all’interno di diverse diagnosi. Da qui la celebre fase di Becker: “Solo i tessuti sanno”. Per poter essere efficace nel proprio trattamento, un osteopata deve secondo Bell “imparare ad osservare il corpo vivo con i suoi occhi, poi imparare
a guardare il corpo con le sue dita e gli occhi aperti, poi imparare a guardare il corpo con gli occhi chiusi”. L’osteopatia, così pensata e definita, si fonda su una serie di principi. Il primo, forse il più noto, è quello secondo cui l’arteria è suprema: così come una pianta senza le proprie radici non è in grado di trarre i nutrimenti necessari al proprio sostentamento, allo stesso modo qualsiasi elemento del nostro corpo senza un adeguato apporto ematico, fornito dalle arterie, non potrà funzionare in maniera corretta. Conseguentemente la struttura si altererà e tale parte porterà ad uno stato di malattia del tutto. Per l’osteopatia, infatti, la persona è un’unità di corpo, mente e spirito: ogni parte costituente, psiche inclusa, è dipendente dalle altre e il corretto funzionamento di ognuna assicura, dunque, l’equilibrio psicofisico e il benessere generale dell’individuo. Il corpo è infine capace di autoregolamentarsi, di autoguarirsi e di conservare la salute. Quando tale equilibrio viene alterato, per esempio in seguito ad un trauma, si parla in generale di disfunzione osteopatica, ossia di una restrizione di mobilità e perdita di movimento o funzione in una parte del nostro corpo. L’osteopata, in base allo schema disfunzionale del paziente, può avvalersi di numerose metodologie di trattamento, classificabili in quattro grandi gruppi: strutturali, craniosacrali, viscerali e fasciali. Le prime sono maggiormente finalizzate alla correzione della mobilità della struttura ossea e al ristabilire il corretto funzionamento neurologico delle strutture interessate; quelle craniosacrali agiscono principalmente sul ripristino del movimento delle ossa del cranio e del sacro, ristabilendone il normale “meccanismo respiratorio
primario”; le metodologie viscerali agiscono invece sui visceri restituendone una corretta mobilità e funzione. Le fasce sono infine strutture anatomiche fondamentali in quanto, con la loro continuità nel corpo umano, costituiscono importanti sistemi di trasmissione delle forze. Un osteopata può definirsi tale se, nella sua modalità d’intervento, include simultaneamente tutti gli ambiti precedentemente citati, adattandoli al meglio alle caratteristiche del singolo caso e paziente. È importante infatti ribadire che esiste una relazione anche tra visceri e struttura muscolo-scheletrica e che quindi una cattiva funzione della struttura, ad esempio della colonna vertebrale, può alterare la mobilità di uno o più visceri e viceversa. Il trattamento osteopatico può quindi essere indicato per la cura di diverse affezioni come quelle muscolo-scheletriche (cervicalgie, lombalgie, gonalgie, etc), neurologiche (vertigini, mal di testa, emicranie, etc), digestive (reflusso gastroesofageo, colon irritabile, etc), circolatorie (crampi, congestione venosa, etc), genitourinarie (cistiti, dismenorrea, etc), ostetriche e pediatriche. Tale trattamento dovrebbe essere complementare e non sostituibile ad altre metodologie di trattamento più classiche come la fisioterapia. Infatti, le sinergie tra l’osteopata e altre figure professionali sanitarie permettono spesso di ridurre tempi e costi relativi al trattamento di affezioni e disagi, oltre che di ottimizzare il risultato atteso in termini di benessere ripristinato. Fino ad oggi, purtroppo, il rapporto tra il mondo osteopatico e quello sanitario è stato caratterizzato da erronee considerazioni reciproche e rivalità. La speranza è che questi contrasti si possano via via superare a favore di un obiettivo comune: la salute del paziente).
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l colore è un elemento fondamentale della nostra esistenza. Il nostro quotidiano è contrassegnato da un rapporto profondo con il mondo dei colori. In principio la vita dell’uomo era scandita da due fattori: la notte e il giorno, l’oscurità e la luce. La notte favoriva passività, inattività e un rallentamento del metabolismo; il giorno portava con sé le possibilità dell’azione, un aumento delle secrezioni ormonali, energia e stimolo. I colori associati con queste due fasi sono dettati dalla natura: il blu scuro del cielo notturno e il giallo splendente della luce del giorno. Il blu è dunque il colore della quiete e della passività, il giallo della speranza e dell’attività. Ogni colore ha quindi sulla nostra psiche e sul nostro ‘sentire’un particolare effetto. Il rosso, stimola il nostro sistema nervoso, aumenta la tensione arteriosa, la frequenza respiratoria e cardiaca. Il blu ha invece un effetto contrario: diminuisce la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e degli atti respiratori. Ecco perché alcune compagnie scelgono di allestire gli interni dei loro aerei con accessori e tessuti di colore blu. Il
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verde, dall’effetto antibatterico, è usato invece sui o i camici dei medici in sala operatoria. Queste risposte fisiologiche alla percezione dei colori non sono liberamente controllabili e avvengono a prescindere dalla volontà dell’uomo. I colori sono infatti “autonomi, si regolano da sé e inducono delle risposte fisiologiche nell’essere umano che a nostro avviso meritano le dovute attenzioni, per garantire, ad esempio, il massimo confort negli ambienti quotidiani. Il dipintore, avvalendosi di professionisti, come psicologi ed esperti del movimento umano, ricerca le soluzioni più innovative per offrire al cliente una vasta gamma di possibilità per personalizzare gli spazi di vita e lavoro, garantendo il perfetto equilibrio tra giudizio estetico e preferenza
funzionale. L’azienda è in grado di eseguire le più moderne tecniche in uso, per ottenere pregiati effetti decorativi: tamponato, spugnato o e velature, nonché i più prestigiosi marmorino, grassello, stucco veneziano, stencil e spatolati in genere. Contattateci e saremo lieti di trovare una soluzione originale ed esclusiva, che risponda completamente alle vostre esigenze. Incontrandoci, percepirete immediatamente la grande passione che ci contraddistingue e che ci rende Il dipintore più affidabile!
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Docenti/RELATORI
Vania Erba Ballerina
Andrea Lecchi Ingegnere gestionale
Stefano Parolini kinesiologo
Laura Barazzetta Psicologa Psicosomatica
Veronica Fiorillo Psicologa
Sara Baccaro Fisioterapista
Fabio Marino Scienze motorie Massoterapista
Stefano Arrigoni Medico Chirurgo
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