UNIVERSITĂ DI BOLOGNA Scuola di Ingegneria e Architettura Corso di laurea magistrale in Ingegneria dei Sistemi Edilizi e Urbani Tesi di laurea in Architettura delle Infrastrutture e del Paesaggio
L’architettura della memoria collettiva. Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi. Un progetto per Amsterdam.
Relatore Prof. Luigi Bartolomei Correlatore Prof. Alberto Bortolotti III sessione Anno Accademico 2013/2014
Presentata da Lucia Moretti
L’architettura della memoria collettiva. Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi. Un progetto per Amsterdam. Università degli studi di Bolgona Tesi di laurea Magistrale in Ingegneria dei sistemi edilizi e urbani a.a 2014/2015 Lucia Moretti, 0000675088 Relatore Prof. Luigi Bartolomei Correlatore Prof. Alberto Bortolotti
Indice Abstract
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· Italiano / Inglese 1 | Da modelli celebrativi a memoriali spontanei
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· La memoria. Diversi punti di vista · Memory value · Il valore della memoria · Memoria: Spazi e luoghi · Collective memories & collected memories - Memoria collettiva e memorie collezionate 1.1 Dalla preistoria ai memoriali tardo-moderni - Pre-modernity · Pre-modernità - Modernity · Modernità · 187o-1920 · 1920-1960 · 1960-1980 - Late-modernity · Tarda-modernità · Spazi del lutto e della riflessione · Le nuove forme di rappresentazione 1.2 Sintesi
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2 | Memoriali e monumenti dal secondo dopoguerra ad oggi Il panorama progettuale
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2.1 Introduzione alle schede 2.2 Schede IT.1949 JP.1954 CN.1958 GR.1961
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20 22 22 24 26 28
US.1962 RU.1962 PL.1964 US.1965 MY.1966 LV.1967 PL.1969 US.1982 BD.1982 DE.1986 AU.1987 US.1988 DE.1992 AU.1993 DE.1993 US.1995.a DE.1995.a US.1995.b DE.1995 .b DE.1996 IE.1997 FR.2000 AT.2000 US.2001 JP.2002 GB.2003 PL.2004 US.2004.a FR.2004 US.2004.b GB.2004 AU.2005 PL.2005 HU.2005
30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50 52 54 56 58 60 62 64 66 68 70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92 94 96
DE.2005 IT.2006 GB.2006 AU.2006 DE.2006 US.2006 CL.2007 BR.2007 NL.2007 ES.2007 NG.2007 US.2008 IL.2008 DE.2008 GB.2009.a AU.2009 GB.2009.b DE.2009 SN.2010 US.2011.a CL.2011 BR.2011 US.2011.b US.2011.c IT.2011 ZA.2012 DE.2012 FR.2013 MX.2013 US.2013 IT.2013 DK.2013 GB.2014.a FR.2014.a
98 100 102 104 106 108 110 112 114 116 118 120 122 124 126 128 130 132 134 136 138 140 142 144 146 148 150 152 154 156 158 160 162 164
GR.2014.b FR.2014.b US.2014 KR.2015 CA.20XX NO.20XX 2.3 Sintesi 3 | MH17 Memorial. Un progetto per Amsterdam. 3.1 L’incidente 3.2 Concorso 3.3 Location 3.4 Progetto 4 | Bibliografia
166 168 170 172 174 176 178 185 188 190 192 196 214
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/Abstract
Abstract
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Con la tesi "L’architettura della memoria collettiva. Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi. Un progetto per Amsterdam" si è indagato un ambito di intervento prevalentemente pubblico sul territorio che registra una forte espansione e diversi approcci non ancora ben consolidati. Inizialmente sono state identificate le caratteristiche del monumento tradizionale prevalentemente celebrativo e la sua evoluzione legata agli eventi storici e politici e ai cambiamenti sociali che hanno portato alla definizione di moderno monumento che, ha a partire dal secondo dopoguerra, cerca il coinvolgimento diretto del pubblico e il recupero della memoria collettiva. L’evoluzione dell’approccio artistico viene letta ed interpretata collegandola agli eventi storici e politici nel mondo. Sarà presentato ed esaminato, il tema dei memoriali moderni, identificandone il processo evolutivo in stretta connessione con gli eventi che hanno segnato l’Europa ed il mondo, come le due grandi guerre e l’attacco alle torri gemelle. Analizzeremo poi alcuni dei memoriali costruiti dopo la Seconda Guerra Mondiale in ambito europeo ed internazionale. Il database ottenuto non può essere esaustivo e completo per ogni Nazione, ma costituisce una rappresentazione delle opere che hanno conquistato una buona visibilità mediatica sul web. Abbiamo poi individuato quindici caratteristiche che connotano con diversa intensità ogni monumento e su questa base abbiamo identificato il profilo di ogni opera. Questo strumento di analisi e catalogazione ci ha consentito di evidenziare, per area geografica e/o Nazione, alcune tendenze e alcune dimensioni che tendono ad emergere nei criteri di progettazione dei memoriali moderni. Verrà messo in luce come attualmente la maggior parte dei memoriali siano dedicati ad eventi catastrofici e tragedie, ma anche come l’orizzonte del memoriale si sia ampliato e si stia ampliando, sia per quanto riguarda il target della popolazione a cui vengono dedicati, sia per alcuni orientamenti formali che hanno
introdotto l’ "assenza" o il "vuoto" come forma espressiva - contromonumenti -, sia rispetto al fenomeno sempre più frequente di quelli che vengono chiamati "impromptu memorials", ovvero quei memoriali, spesso non permanenti,creati direttamente dal pubblico, a volte addirittura spontaneamente, che possono spaziare dai fiori posti sul luogo di un incidente fino al caso di un milione di ossa, create artigianalmente, cosparse su un prato (Washington). Infine vedremo come oggi una parte crescente dei memoriali guarda più verso il futuro che verso il passato con memoriali dedicati alla pace e alla speranza di una migliore convivenza futura. Tutte le informazioni e le riflessioni di questa parte storico-interpretativa costituiscono il perimetro di riferimento in cui abbiamo trovato motivi di ispirazione e canoni di applicazione per affrontare il progetto di un memoriale da collocare ad Amsterdam, come indicato da un concorso di idee internazionale , cui abbiamo partecipato come gruppo - Bartolomei Luigi, Bergonzini Carlo, Bortolotti Alberto, Moretti Lucia e Paselli Marco. Il memoriale che abbiamo proposto intende ricordare e onorarle vittime del volo di linea MH17,partito da Amsterdam e caduto ,o piuttosto abbattuto, nelle campagne dell’Ucraina lo scorso luglio 2014. Il progetto è descritto e illustrato nell’ultima parte della tesi, accompagnato da elaborati grafici.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/abstract
In the second part, the conclusions drawn from this historic-interpretative part were used as the reference framework and sources of inspiration for the realization of a monument to be built in Amsterdam in the context of an international Call for Ideas competition. As a group of five comprising Luigi Bartolomei, Carlo Bergonzini, Alberto Bortolotti, Lucia Moretti and Marco Paselli, we have developed a monument to honor the victims of Flight MH17 - the plane that was shot down over the warzone of Eastern Ukraine on its way from Amsterdam to Malaysia last July 2014. The last part of the thesis consists of a detailed description and graphical representation of our project as submitted to the competition.
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The thesis “Architecture of Collective Memory. Monuments and Memorials from the Aftermath of the Second World War to Today. A Project on Amsterdam” investigates public interventions in a field that is inevitably subject to strong expansion and different, not yet consolidated approaches. In the first part of this work, the key characteristics of traditional, prevalently celebratory monuments and the evolution of said monuments are identified - leading to the definition of what is now considered the modern monument. Since after the Second World War, architects increasingly attempt to directly involve the public and use modern monuments as a means of forming a collective memory. The evolution of the artistic approach to monuments is analyzed and interpreted with respect to the influence of historic and political events that have markedly shaped our modern society, such as the two World Wars and the terror attack of 9/11. The list of monuments presented in this work cannot be exhaustive and individual monuments were selected based on their visibility in the media and general reputation. For cataloging purposes, monuments were rated with respect to fifteen key characteristics in order to establish a profile for every monument. This analysis allowed to identify and isolate those tendencies & criteria particular to modern monuments, thus not only shining light on how modern monuments are dedicated to catastrophes and tragedies but also how their horizon is continuously expanded: the audience they are aimed at; contra-monuments that use “absence” and “emptiness” as forms of expression; the rise of impromptu monuments; non-permanent monuments spontaneously created by the public that reach from flowers placed at the scene of an accident to millions of handcrafted bones spread over a lawn (Washington); monuments rather expressing the hope for a future of a peaceful living together than commemorating the past event they are dedicated to.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi
MONUMENTI E SOCIETĂ€
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Da modelli celebrativi a memoriali spontanei
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1.1 Dalla preistoria ai memoriali tardo-moderni 1.2 Sintesi
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/Monumenti e Società/1
Monumenti e Società die e ai memoriali che visono stati eretti4. L’architetto Peter Tonkin e l’artista Janet Laurence affermano che nel XXI secolo: "Siamo nel bel mezzo di un ossessione mondiale legata al fare memoria che non ha visto eguali dall’età dei dittatori"5. All’interno del pensiero contemporaneo, la memorializzazione e la forma che prende la memoria possono coinvolgere tutte le forme artistiche ed espressive. Non solo quindi le forme espressive tradizionali, quali l’arte, la scultura, l’architettura , la letteratura e il teatro, ma anche documentari, musei, eventi e feste nazionali vengono promossi come forme d’espressione per la memorializzazione ufficiale. L’atto sociale di memorializzazione, e la realizzazione fisica della memoria nel paesaggio, vede la “tragedia” come un genere, una tipologia della progettazione di memoriali. Si tratta di una categoria di design che esplora e si esprime sia attraverso forme materiali che immateriali, per soddisfare le molteplici esigenze e le aspettative dei soggetti coinvolti. Dalla forma costruita, spaziale, e visiva alla forma simbolica, esperienziale, o astratta, l’espressione della tragedia nel nostro paesaggio oggi richiede una più ampia prospettiva di quella sperimentata storicamente. “I romantici pensavano che la memoria rappresentasse il nostro legame profondo con il passato, associata alla melanconia, ma oggi pensiamo alla memoria come un modo di ri-presentazione, e come appartenente più che mai al presente6". In questo modo, l’impostazione della progettazione punta sempre più spesso alla creazione di memoriali che parlano al presente dei visitatori pur commemorando un evento passato.
1 B. S. Osborne, Landscapes, Memory, Monuments, and Commemoration: Putting Identity in its Place, Canadian Ethnic Studies Journal 33, 2001, p. 40 2 Ibid., p. 40 3 W. Wishard, Understanding Our Moment in Hisstory: Tapping into the Internal Renewal Dynamic, New Renaissance Magazine: Renaissance Unicersal 11, 2002.
4 J. Lennon and M. Foley, Tourism: The Attraction of Death and Disaster London: Continuum, 2000, p. 3 5 P. Tonkin and J. Laurence, Space And Memory: A Meditation on Memorials and Monuments, Architecture Australia 92, 2003, p. 48 6 Ibid., p. 48
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Le nazioni occidentali sono oggi sature di luoghi simbolici, date ed eventi che forniscono una sorta di continuità sociale che contribuisce ad una memoria comune, e stabilisce punti di riferimento spaziali e temporali all’interno della società1. Monumenti, musei di storia, musei commemorativi, sculture pubbliche, cimiteri, siti commemorativi, e paesaggi della memoria vengono creati e dedicati a persone, luoghi ed eventi. Spazi dedicati alla memoria del passato si trovano in tutto il mondo, e sembrano essere sempre più spesso dedicati ad un passato e ad episodi in cui un gran numero di persone ha trovato la morte. Storicamente le singole nazioni hanno elaborato una serie di significati e interpretazioni in relazione al loro passato che sono stati sviluppati in memoriali e spazi commemorativi per rafforzare l’identificazione dei popoli con dei valori sociali specifici e condivisi. Questa attività contribuiva a creare un’identità collettiva nazionale2. "La globalizzazione" ha tuttavia, portato ad una maggiore interconnessione tra le popolazioni di tutto il mondo. Come William Wishard suggerisce, la globalizzazione è molto più che l’adozione dei mercati liberi e dei sistemi politici democratici da parte delle nazioni non occidentali: "Significa che al suo interno, [globalizzazione] l’intera gamma di idee occidentali e dei modi di vita stanno gradualmente infiltrandosi nel tessuto del mondo3." Il turismo oggi consente, e sostiene, la permeabilità del mondo che si è creata con la globalizzazione, producendo un globo che è completamente accessibile a coloro che hanno la volontà e mezzi per esplorarlo. Si registra un fenomeno nuovo e in crescita : l’interesse turistico alla visita dei luoghi dove si sono verificate recenti trage-
L’arte è espressione di un epoca. Tutte le forme d’arte a partire dalla filosofia, la poesia, la pittura, la scultura e l’architettura, sono sempre state influenzate dai cambiamenti della società e della cultura, sono manifestazione della storia, parte integrante del patrimonio culturale di un luogo. Il monumento come forma d’arte è onnipresente nella storia dell’umanità. Troviamo esempi di monumentalizzazione già nell’epoca preistorica. Il monumento più delle altre forme d’arte è espressione della cultura, della storia e della politica di una società. Nella seguente introduzione analizzeremo alcuni concetti legati alla memoria e, in seguito, come i monumenti si sono evoluti nel corso della storia, focalizzandoci sul periodo del dopo seconda guerra mondiale, ovvero il periodo di maggiore indecisione artistica e cesura in questo campo, espressione delle catastrofi accadute negli anni precedenti.
7 M. Haakonsen, Power Memory People - Memorials of today, Køs Museum of Art in Public Spaces, 6 settembre - 22 febbraio 2015, a cura di M. Haakonsen e L. B. Rønberg, 2015, p. 12 8 E. Pirazzoli, A partire da ciò che resta. Forme memoriali dal 1945 alle macerie del Muro di Berlino, Diabasis, 2002, p. 14 9 F. Choay, L’allegorie du patrimoine, Seuil, Paris 1992, trad. it. L’allegoria del patrimonio, Officina, Roma 1995, p.14
10 M. Augé , Le forme dell’oblio. Dimenticare per vivere, il Saggiatore, Milano, 2000, p. 11 11 J. Winter, Sites of memory, sites of mourning, Cambridge, 1995, p. 115
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La memoria, diversi punti di vista Monumenti e memoriali sono inestricabilmente connessi alla cultura della memoria. Negli ultimi decenni questi elementi hanno rivendicato sempre più spazio nel paesaggio di molte città, segnalando luoghi e memorie legate agli avvenimenti del secolo scorso. Il temine monumento trae le sue radici dal latino monumentum, "ricordo", derivazione di monère, “ricordare” nel senso di oggetto del ricordo. Il termine monumento ci accompagna fino al Novecento, secolo in cui il termine viene spesso collegato con i regimi autoritari e dittatoriali dell’epoca, che sfruttavano la potenza politica di queste opere celebrative7. A seguito delle guerre e delle catastrofi che segnano la prima metà del Novecento, il termine monumento viene gradualmente sostituito da quello di memoriale. Questo passaggio riflette i mutamenti della società e, di conseguenza, anche il mutamento nell’approccio verso questa forma d’arte. Questo nuovo termine è stato accolto in italiano, così come nelle altre lingue europee. Da notare la differenza fra due termini della lingua tedesca: Mahnmal è il monumento-monito, derivante dal verbo mahnen "ammonire", mentre Denkmal, da denken "pensare", ma anche "tenere a mente, ricordare". Denkmal rispecchia il senso di memoriale8. Françoise Choay definisce il termine monument: "Il monumento è una difesa contro i traumi dell’esistenza, un dispositivo di sicurezza. Il monumento assicura, rassicura, tranquillizza, scongiurando l’essere del tempo”9. Il monumento è lo strumento che la memoria ha per durare nel tempo. Questa distinzione formale spesso non viene supportata dagli studiosi che affermano che non sempre sia facile catalogare una
realizzazione come memoriale piuttosto che come monumento. In ogni caso, possiamo dire che il termine monumento abbia un significato più ampio, riferendosi anche alla scultura definita monumentale proprio per le sue caratteristiche di forma e dimensioni, mentre il concetto di memoriale contiene il significato proprio di commemorazione, generalmente del lutto, includendo anche gli edifici sepolcrali che però non verranno trattati in questo testo in quanto esempio di memoria semi-privata, legata alla chiesa e ad un discorso separato riguardo alle tombe e ai luoghi di sepoltura. Il raccoglimento, il ricordo e la memoria sono complessi meccanismi che permettono di conservare e ricordare le esperienze fatte in passato. Tale contrapposizione fra storia e memoria viene sottolineata anche da alcuni filosofi come Paolo Rossi e Marc Augé che alla fine del Novecento espongono in dei brevi trattati il concetto antinomico di memoria e oblio. Entrambi identificano l’oblio come parte integrante della memoria, "bisogna saper dimenticare per gustare il sapore del presente, dell’istante e dell’attesa, ma è la memoria stessa a necessitare dell’oblio: occorre dimenticare il passato recente per recuperare il passato remoto" scrive Augé in Le forme dell’oblio10. Il memoriale, come corpo della memoria, diventa quindi espressione della memoria collettiva di una comunità. La forma ed il contenuto sono sempre legati a quello che un epoca cerca - deliberatamente o sub-coscientemente - per ricordare, respingere o trascurare, e l’oblio può essere usato come strategia: come un monumento nazionale alla vittorie militari che rimane silenzioso verso gli orrori e le vittime della guerra. In connessione con la perdita e il trauma i memoriali possono essere visti anche come percorsi verso l’oblio, aiutandoci a ritrovare la nostra strada e riprendere la nostra vita. Uno storico americano Jay Winter descrive: "Ritual here is a means of forgetting, as much as of commemoration, and war memorials, with their material representation of names and losses, are there to help in the necessary art of forgetting11" Come indicato dalla tensione fra memoria e oblio, i memoriali quindi possono essere portatori di un valore simbolico molto importante per una comunità e per questo diventare causa di conflitti. Quando si verifica un cambio radicale nell’equilibrio del potere spesso si presenta il desiderio di sottomettere, riutilizzare, trasformare, o distruggere le vecchie memorie. I volti dei faraoni sono stati sradicati dalle tombe egizie, i monumenti pre-colombiani sono stati riutilizzati come materiali per nuove costruzioni (spolia) e oggigiorno vediamo memoriali e monumenti distrutti in paesi come Iraq, Afghanistan e recentemente in Ukraina.
memory value - Il valore della memoria Il valore della memoria è spesso riconosciuto come la maggiore e globale funzione dei memoriali. Il valore dei monumenti e dei memoriali spesso passa attraverso delle trasformazioni negli anni ed essi possono essere di natura attiva o passiva. Molti dei monumenti che abbiamo nelle nostre città sono passivi, non ci ricordano nulla, non gli prestiamo nessuna attenzione e/o li vediamo solo come elementi decorativi dello spazio urbano. Il mondo arabo offre un totale contrasto a questo fenomeno Occidentale. Qui molti monumenti sono presenti nella mente delle persone come simboli di riferimento del potere. La domanda del valore attivo della memoria non è solo governata dalla politica e dai problemi sociali, ma anche da una gamma di complesse problematiche riguardo alla trasmissione fra oggetto - il memoriale e soggetto - il visitatore di cui enfatizzerò due concetti centrali 1: memoria, spazio e luogo 2: memorie collettive e memorie accumulate - collective memories and collected memories. Memoria: spazi e luoghi Un memoriale costituisce un luogo specifico, un posto, o uno spazio in cui un oggetto è eretto o evidenziato , oppure è un qualcosa che si cerca a causa dell’autenticità del sito o che si accetta per il suo valore simbolico12. Molti studi recenti sottolineano come luoghi e esperienze sensoriali siano particolarmente utili ad attivare la memoria. Studi fenomenologici eseguiti dall’antropologo greco C. Nadia Seremetakis mettono in evidenza che i memoriali possono potenzialmente essere particolarmente favorevoli ad un meaningmaking grazie all’appropriazione sensoriale13. In altre parole è più facile ricordare qualcosa e renderlo tangibile se il corpo e i sensi vengono coinvolti nell’esperienza, qualcosa che i classici oggetti della memoria meditativa, come i libri, non possono offrire. Uno spazio della memoria permette movimenti fisici e azioni, per cui facilita l’incorporazione dell’evento nella memoria. I memoriali all’Olocausto ne sono un esempio. La maggior parte dei visitatori ha solo una memoria distante di questo passato che deriva da film, foto, musei e libri. Il coinvolgimento dello spettatore diventa quindi fondamentale nel percorso della memoria nella modernità. Collective memories & collected memories - Memoria collettiva e memorie collezionate La memoria è governata dalla cultura e dalla storia, e focalizzarsi sull’aspetto soggettivo della memoria è un tratto distintivo della
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12 M. Haakonsen, Power Memory People - Memorials of today, Køs Museum of Art in Public Spaces, 6 settembre - 22 febbraio 2015, a cura di M. Haakonsen e L. B. Rønberg, 2015, p. 13 13 C. N. Seremetakis, The senses Still. Perception and memory as material culture in modernity, Chicago, 1994.
nostra era14. Ma come fa la rivitalizzazione dei memoriali pubblici a coincidere con un coinvolgimento della memoria soggettiva? La memoria non è essenziale solo per la nostra esperienza, ma è essenziale per l’identità di una persona e per l’identità sociale. Come dice lo storico americano John R. Gillis: the core meaning of any individual or group identity, namely, a sense of sameness over time and space, is sustained but remembering; and what is remembered is defined by the assumes identity15. E’ allora anche possibile la memoria collettiva nonostante l’individualismo diffuso visto ai giorni nostri? Dal 1980 in avanti, diversi studiosi hanno cercato di aggiungere maggiore profondità e sfumatura al concetto di memoria collettiva, in particolare ricordiamo il sociologo Francese Maurice Halbwachs16. Oggi molti preferiscono il concetto di collected memory, definito dal professore dell’università del Massachesetts James E. Young, ovvero "memoria collezionata", che permette di riconoscere la soggettività della memoria e il bisogno dell’umanità della nozione condivisa di collective memories17. Nonostante ciò si può pensare che un concetto non precluda l’altro. Halbwachs distingue la memoria storica, da quella individuale e collettiva. La memoria storica è presentata come l’apprendere istituzionalizzato dalla storia scritta. In contrasto, la memoria individuale e autobiografica, è descritta come basata su eventi che sono stati personalmente sperimentati e che sono scritti dentro di noi. Ma questa memoria è anche quella che aiuta a formare la sfera sociale e la memoria collettiva. Non esiste quindi per Halbwachs la pura memoria individuale, ma così anche non esiste nessuna memoria collettiva pura; esistono solo una serie di differenti social frameworks - strutture sociali in cui ogni individuo può inserirsi. Questo sta a significare che la memoria di molti soggetti e quindi quella collettiva esiste. La tesi delle memorie collettive - plurale - di Halbwachs comprende un parallelismo con la teoria fenomenologica sulla intersoggettività ovvero la teoria che la percezione e la memoria sono relazionate l’una all’altra e sono entrambe fuse nel linguaggio, nelle immagini e nell’esperienza fisica che condividiamo nella nostra epoca e nel nostro contesto sociale. In altre parole è facile che il valore della memoria del memoriale pubblico possa, perfino oggi, basarsi su come essi inducano e creino Collective memories e Collected memories, attraverso ricordi soprattutto soggettivi.
14 J. Gibbons, Contemporary Art and Memory. Images of Recollection and Remembrance, Tauris, Londra, 2009, p. 5 15 J. Gillis, Memory and Identity: The History of a Relationship, Princeton University Press, 1994, p. 3 16 M. Halbwachs, La mémoire collective, Presses Universitaires de France, Paris 1950 - trad. it. La memoria collettiva, a cura di P. Jedlowski, Unicopli, Milano 1987 17 J. E. Young, The Texture of Memory. Holocaust Memorials and Meaning, Yale Uiversity Press, New Haven and London 1993
1.1 Dalla preistoria ai memoriali tardo-moderni Il monumento come forma d’arte è presente da quando ci sia ricordo. La storia antica è stata spesso ricostruita studiando i segni lasciati sul territorio dalle civiltà passate che, come oggi, erigevano monumenti principalmente a scopo celebrativo e commemorativo. Come abbiamo più volte sottolineato i monumenti sono fortemente influenzati dal momento storico-culturale e dalla politica. Per meglio capire quali sono state le tendenze principali del monumento storico che hanno portato all’evoluzione dell’approccio, esponiamo di seguito una rapida panoramica sui monumenti storici, per soffermarci poi su quelli che vengono progettati dopo la seconda guerra mondiale, cesura fondamentale per tutte le arti. Per tentare una classificazione si seguirà il metodo, forse semplificativo, proposto dalla storica danese Haakosen, che suddivide i memoriali in tre macrocategorie: Pre-moderity, Modernity e Late-Modernity18. La Haakosen intende sottolineare la continuità riscontrata nell’evoluzione dell’approccio piuttosto che la differenza, ecco perché i tre termini utilizzati per suddividere queste ere presentano tutti la parola moderno, preceduta da suffissi. Fulcro dell’analisi di questa tesi sarà l’ultimo periodo che verrà quindi approfondito. Naturalmente ognuno di questi tre periodi presenta tratti distintivi ma, come evidenziato dalla nomenclatura scelta per evidenziare le categorie, la successiva analisi si concentra piuttosto sulla continuità che sulla diversità fra categorie. I memoriali moderni non sono solo un fatto di ridefinizione o trasgressione ma piuttosto rappresentano una continuità e una evoluzione in relazione alla tradizione.
Fig.1.1: Obelisco di Luxor, Egitto, circa 2300 a.C. - 100 d.C.
Pre-modernity · pre-modernità In questo contesto per pre-modernità intendiamo tutto ciò che riguarda la storia occidentale prima del 19° secolo, un periodo esteso dove gli esseri umani erano generalmente soggetti a, o supportati da gruppi sociali isolati, religione e in seguito da una piccola elite di potere. E’ in questo periodo che vengono a formarsi 3 pilastri della cultura memoriale: i monumenti di guerra, i monumenti sepolcrali, i monumenti al potere. La maggior parte di essi creata per celebrare miti, religioni e sovrani. Come disse John R. Gillis: the monument was for, but not about the people.19 Questo periodo può essere diviso in due stadi: quello preistorico e quello legato alla culla della civilizzazione occidentale, ovvero l’Egitto, l’antichità classica, e la cultura cristiana. Dei memoriali preistorici non vi sono informazioni certe, ma gli studiosi credono che molti di questi lavori avessero come funzione principale quella commemorativa. Molti dei monumenti preistorici
Fig.1.2: Colonna di Traiano, Roma, 106-13 d.C.
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18 M. Haakonsen, Power Memory People - Memorials of today, Køs Museum of Art in Public Spaces, 6 settembre - 22 febbraio 2015, a cura di M. Haakonsen e L. B. Rønberg, 2015, p. 15 19 J. Gillis, Memory and Identity: The History of a Relationship, Princeton University Press, 1994, p. 9
presentano le caratteristiche e la forma della statua. Sono infatti generalmente permanenti, verticali, monumentali, site-marker (ita. punti di riferimento) di un luogo, come i menhir - megaliti monolitici, le tombe megalitiche e Stonehenge in Inghilterra (approssimativamente 2000a.C.). Non mancano però esempi anche più interessanti, lavori sperimentali , derivanti dall’astrazione nella forma primordiale delle forme geometriche (spirali, labirinti, cerchi, ovali e linee retta), che seguono tratti di orizzontalità, temporalità e dialogica partecipazione. Tutte queste sono caratteristiche che ritroveremo in seguito come tipiche dell’era moderna. Un esempio di questa approccio è il Great Serpent Mound nel sud-est degli USA (circa 300 a.C. - 300 d.C.) Il secondo stadio della pre-modernità, ovvero quello delle grandi civiltà occidentali, vede emergere alcuni prototipi e archetipi che rivedremo nel periodo moderno: obelischi, mausolei, piramidi, colonne, ritratti di busti e statue su plinti. I prototipi pre-moderni sono incorporati nella cultura e nell’arte occidentali e oggi molti di loro sono entrati a far parte degli archetipi ovvero ciò che potremmo chiamare anche topoi cioè dei tratti regolarmente ripetuti, interiorizzati dalle nostre menti. modernity · Modernità Questo periodo costituisce le fondamenta per quello che sono i nostri memoriali odierni. Dividiamo questo periodo in 3 fasi, ognuna concentrata sull’influenza nazionale/patriottica della statua: 1) 1870-1920_L’apice, l’apogeo delle statue, 2) 1920-1960_Lo stagnamento della forma 3) 1960-1980_L’espansione dei significati e l’alba del rinnovamento artistico.
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1870-1920 I prototipi pre-moderni rimangono centrali durante il periodo moderno. L’idioma formale dell’antichità classica costituisce un’insostituibile fonte di ispirazione. Più che da nuove forme il periodo è definito da nuovi fattori sociali e di società: l’industrializzazione emergente, le migrazioni e le espansioni delle città. La vita moderna, urbana è catturata dagli impressionisti intorno al 1870. Ma prima di tutto questo periodo è caratterizzato dalla nascita degli stati nazionali. Mentre i memoriali erano stati finora principalmente dichiarazioni visive associate a luoghi sacri e templi (ex: Acropolis), luoghi del potere delimitati ( foro romano) o tombe ( piramidi in Egitto), ora diventano onnipresenti nelle città. I memoriali sono frequentemente commissionati da ricchi privati o comitati/commissioni/gruppi. Tuttavia questi monumenti richiedono l’approvazione delle autorità, l’obiettivo è chiaro: i luoghi nazionali della memoria, devono educare, unire e nobilitare i cittadini per diffondere la storia della nazione. Tuttavia i memoriali continuano ad essere raramente "per le persone". Le nuove statue ritraggono maggiormente eroi virtuosi e governatori, ed anche al
tempo alcuni critici definirono questa diffusione statue-mania e monument fever - febbre del monumento. 1920-1960 Il secondo periodo è caratterizzato e fortemente influenzato dalle due guerre mondiali e dai loro postumi. Le perdite di vite umane furono enormi. Una disillusione diffusa comincia ad affiorare, la fede nelle grandi narrazioni sull’onore nazionale, e la volontà di fare sacrifici per la patria era in declino. Le immagini glorificatrici iniziano ad essere considerate come inappropriate, particolarmente dopo la seconda guerra mondiale. Lo stile astratto viene introdotto in questo periodo. Già nel 1950 è possibile trovare esempi di memoriali che perseguono un’ estetica dell’assenza (ex: Mausoleo delle Fosse Ardeatine, 1949). Questa impostazione emerge nell’approccio utilizzato per i campi di concentramento, dove il luogo, lasciato vuoto, definito il nudo luogo20, diventa luogo della memoria (ex: Auschwitz). Anche l’architettura, con il nuovo stile internazionale, gioca un importante ruolo in questo periodo. Anche se spesso, come punto di partenza ci si riferisce ancora all’architettura antica e classicista del tempio - come nel caso dell’architetto inglese Edwin Lutyens, Memorial to the Missinf of the Somme, Thiepval, 1932 - questa architettura accentua l’aspetto geometrico e minimalista, apparendo quindi come precorritrice della tendenza corrente. Tuttavia l’espressione classica continua a prevalere specialmente nelle città. Il numero delle statue che commemorano la prima guerra mondiale, sono quasi innumerabili. La Critica del XIX 19 secolo della statua-mania e la denigrazione riguardo alla mancanza di qualità artistica diventano più prominenti durante questo secondo periodo dell’era moderna. Le statue sembrano apparire come un antitesi dell’intenzione dell’arte moderna di liberarsi da mimetica, mimesi, miti, religione e storia. Fatte alcune eccezioni come quella dello scultore rumeno, Costantin Brancusian e gli scultori tedeschi Barlach e Kollwitz, è raro vedere artisti progressisti del tempo contribuire alla produzione di memoriali nonostante la produzione di questi oggetti non fosse in alcun modo in declino. Questa frase spesso citata dell’americano Lewis Mumfords nel 1938 offre alcune prospettive sulle riserve prevalenti all’epoca: "l’idea di monumento moderno è una contraddizione in termini. Se è un monumento, non può essere moderno; se invece è moderno, non può essere un monumento 21". 1960-1980 Le rotture con la tradizione, le rotture politiche, viste negli anni 60 e il processo di riforma dell’Est Europa degli anni 80 culmina con la 20 E. Pirazzoli, A partire da ciò che resta. Forme memoriali dal 1945 alle macerie del Muro di Berlino, Diabasis, 2002, p. 38 21 L. Mumford, The Culture of Cities, Harcourt Brace, New York 1938 , trad. it. La cultura delle città, a cura di E. Labò e M. Labò, Einaudi, Torino 2007, p. 438
caduta del muro di Berlino nel 1989. Questi eventi servono a creare una maggiore distanza dai monumenti-statua, sia socialmente che artisticamente. Molti di questi precedenti monumenti diventano passivi o visti come simbolo di oppressione. Qualcuno potrebbe pensare che le forme di arte pubblica memoriale non sono più necessarie. Roland Barhes nel 1980 afferma che la moderna società ha rinunciato al monumento come memoria, in favore del monumento per la vita, ovvero la fotografia come monumento: Testimone naturale di quello che è stato22. L’orientamento critico verso il monumento-statua cresce decisamente dal 1960 in avanti. Questo periodo più di ogni altro vede la scultura rinascere attraverso movimenti come la Land Art e il minimalismo. Invece che esaltare le figure elevandole verticalmente, questo periodo vede l’emergere di quello che la critica d’arte americana Rosalind Krauss ha canonizzato come "sculpture in the expanded field23". Un arte che non rientra in nessuna delle seguenti categorie, scultura, architettura e paesaggio; ma le include tutte. Alcuni esempi includono lavori di “marked sites” (ex M. Heizer, Double Negative, 1970) e “site-construction” (J. Claude, Running fence, 1976, fig 1.4). L’astrazione, il minimalismo, l’orizzontalità, il coinvolgimento del corpo, l’importanza del luogo e della forma sono enfatizzate da questo movimento. Un esempio iconico di land art è la Spiral Jetty di Robert Smithson (fig 1.3). Gli artisti dell’avanguardia stanno ripensando i tratti espressivi della scultura di questo periodo, ma dobbiamo aspettare gli anni 80 prima che la società sia veramente pronta ad accettare e disseminare alternative ai memoriali figurativi e mimetici. Quando questo cambiamento sarà largamente condiviso, il genere del memoriale sperimenterà una grande risurrezione di interesse sia da parte dei progettisti che da parte della società.
Fig.1.3: Robert Smithson, Spiral Jetty, Stati Uniti, 1970
Late-modernity · TARDA MODERNITA’ Solo dopo aver colto con chiarezza e precisione la qualità e la profondità della ferita collettiva si può iniziare il processo curativo24. Le due catastrofi del Novecento, la Shoah e Hiroshima rappresentano un segno di discontinuità, delle cesure che si traducono in trauma per la società come per l’arte. Il monumento sembra avere più delle altre arti la necessità di rigenerarsi, di accordarsi con il proprio tempo. In particolare, i caratteri della permanenza e della monumentalità non si addicono più al nostro tempo fluido, alla modernità liquida analizzata da Zigmunt Bauman25. I nuovi memoriali - e tutte le espressioni d’arte che interpellano la memoria - si affidano spesso a materiali effimeri, di breve durata, come abiti
Fig.1.4: J. Claude, Running fence, Stati Uniti, 1976
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22 R. Barthes, La camera chiara. Nota sulla fotografia, trad. Renzo Guidieri, Einaudi, Torino 1980, 1992, p. 113-114. 23 R. Krauss, The originality of the Avant-Grade and Other Modernist Myths, Mitt press, Londra, 1985, p. 277 24 E. Pirazzoli, A partire da ciò che resta. Forme memoriali dal 1945 alle macerie del Muro di Berlino, Diabasis, 2002, p. 165 25 Z. Bauman, Modernità Liquida, Laterza, 2006.
e fotografie. Effimeri ma d’immediata intensità emotiva. Materiali che sono proprio quelli che si raccolgono nei musei della memoria. Materiali contrapposti a quelli definiti “nobili” scelti dall’architetto di Hitler, Albert Speer, per i monumenti del Terzo Reich, scelti per durare. In pochi anni siamo passati dalla reazione radicale di Adorno alle catastrofi del Novecento: "dopo Auschwitz, scrivere una poesia è un atto di barbarie", alla constatazione opposta di Aleida Assmann che nel 1999 descrive il proliferare dei monumenti come una vera e propria mania, una competizione in cui non rimangono spazi vuoti26. Sembrerebbe quasi il ripetersi ciclico della storia: come l’ossessione che si è verificata dopo la prima guerra mondiale per le statue celebrative, la società per ritrovare la stabilità perduta, per ricomporre un immagine, ha nuovamente bisogno di segni, di monumenti. I bombardamenti distruttivi della seconda guerra mondiale hanno spazzato via ogni segno della civiltà, di tradizione, di cultura, "adesso le civiltà sanno di essere morte, ed è lo stesso anche per l’arte. L’arte stessa è giunta a un punto morto. Diventa un processo catastrofico. Una strategia fatale. Non ha mai smesso di esserlo da quel momento27" puntualizza Baudrillard. Non esistono più le rovine, romantiche e sublimi come le definiva Ruskin, ma solo macerie. La guerra “tecnologica” annulla la forma, sia quella del corpo umano, sia quella della città28. Il restauro stesso fa un passo indietro, con un ritorno al restauro in stile per ricostruire “com’era, dov’era”. Si sperimenta un atto di ri-creazione di nazioni e di identità29. Tuttavia si comprende anche come il monumento inteso come celebrazione di un particolare eroe, martire, dittatore o sovrano sia "a tempo". I regimi erigono monumenti, le cadute dei regimi abbattono i monumenti. La cesura definitiva fra rappresentazione mimetica e metaforica è rappresentata dalla caduta del muro di Berlino. La trasformazione politica dell’epoca è sfociata in una rimozione e distruzione dei monumenti che l’avevano accompagnata. le immagini dell’abbattimento delle statue di Stalin a Budapest, di Lenin segnano la fine di un’epoca. La società tardo-moderna si mostra totalmente indifferente alla maggior parte delle rappresentazioni iconografiche rimaste, simboli poco chiari, distanti. Il totale rigetto per la rappresentazione mimetica, sfocia quindi in vari movimenti, che privilegiano l’astrazione, il coinvolgimento e la partecipazione del pubblico. Per una più dettagliata analisi raggruppiamo di seguito i monumenti del periodo post seconda guerra mondiale in due categorie: 1- Gli spazi dedicati al lutto e alla riflessione e 2- le nuove forme di rappresentazione
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26 A. Assman, Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, Il Mulino, Bologna 2003, pp. 50-51. 27 J.Baudrillard, Towards the Vanishing Point of Art, testo di un intervento tenuto presso il Whitney Museum of Art (New York) nel 1987, pp. 27-28. 28 E. Pirazzoli, A partire da ciò che resta. Forme memoriali dal 1945 alle macerie del Muro di Berlino, Diabasis, 2002, p. 123. 29 E. Pirazzoli, A partire da ciò che resta. Forme memoriali dal 1945 alle macerie del Muro di Berlino, Diabasis, 2002, p. 127.
1 . Spazi del lutto e della riflessione La principale corrente viene identificata dai memoriali astratti e minimalisti, in notevole espansione ancora oggi e in contrasto con la tradizione della statua. Il primo memoriale in cui si percepisce questo cambiamento formale e stilistico è italiano. Il mausoleo delle Fosse Ardeatine a Roma viene concluso proprio nel 1949. Questo esempio annuncia precocemente come i monumenti, dopo la cesura della seconda guerra mondiale, ovvero delle due più grandi catastrofi in termini di vite umane innocenti, prediligano d’ora in poi forme afasiche e archetipiche (la stele, il monolito) poste sul luogo stesso dell’evento. Il secondo monumento a diventare simbolo di questa rivoluzione stilistica è il monumento di Maya Lin dedicato alla guerra del Vietnam, inaugurato nel 1982. In questo esempio vediamo esprimere i canoni della modernità quali orizzontalità, coinvolgimento dello spettatore, astrazione, minimalismo e la sottrazione. Così distante dalla tradizione già a prima vista, che in un primo momento il monumento genera moltissime critiche negative. Altri esempi che meritano di essere ricordati per i loro caratteri innovativi possono essere: il contro-monumento ad Amburgo di Esther e Jochen Gerz (Mahnmal gegen Faschismus), il memoriale all’Olocausto di Vienna, il memoriale di Esienman a Berlino ed il recentemente inaugurato memoriale di Micheal Arad a New York. Essi verranno analizzati approfonditamente nel capitolo successivo. I monumenti figurativi come quelli astratti spesso riprendono le fondamenta dei due pilastri della cultura della memoria: i monumenti sepolcrali e quelli dedicati alle guerre. Queste tipologie di memoriali commemorano un luogo, offrendo uno spazio e una impostazione adatte alla riflessione e al raccoglimento. Un esempio recente ci è fornito dal memoriale in onore dei 77 Norvegesi uccisi il 22 luglio 2011 in un attacco terroristico. L’isola, dove la maggior parte delle persone morì, diventerà presto un memoriale, creato “tagliando” una fetta dell’isola stessa a simboleggiare la ferita, la cicatrice che rimarrà per sempre nel paesaggio, luogo di quel tragico evento. Questo tratto dei monumenti moderni chiamato site-specificity, ovvero specificità del luogo intesa come la relazione fra luogo dell’evento e luogo del memoriale, ritorna spesso anche nei memoriali sepolcrali. I memoriali relativi alla commemorazione del lutto e del trauma sono spesso caratterizzati da ciò che viene chiamato indexical site-specificity30, (Rosalind Krauss) dove index (dal latino: indicatore) si riferisce ai memoriali dove c’è una forte relazione fra luogo e memoriale. Un altra caratteristica dei memoriali tardo moderni è l’importanza della partecipazione dell’individuo. Essi si presentano come memoriali di natura aperta e dialogica, come abbiamo precedentemente visto per il caso del Vietnam memorial. La 30 R. Krauss, The originality of the Avant-Grade and Other Modernist Myths, Mitt press, Londra, 1985, p. 210
ufficiali. Le pratiche tardo moderne si differenziano però da quelle storiche tramite la tipologia degli oggetti utilizzati, (come lettere e oggettistica realizzata a mano), che esprimono un carattere decisamente più personale, e dal carattere quantitativo riguardante numero di oggetti e partecipanti; caratteristica quest’ultima favorita dalla rapida diffusione di informazioni da parte dei social media. I memoriali ufficiali all’interno di questa categoria riprendono spesso le connotazioni figurative e scultorie. Tuttavia, alcuni tratti moderni stanno iniziando a farsi strada rispetto alla tradizione statuaria classica. In particolare la ripetizione delle forme, l’orizzontalità e la creazione di interi spazi riporta alle caratteristiche dei nuovi memoriali in stile astratto. Tre esempi di questo movimento da prendere in considerazione possono essere: la scultura in bronzo raffigurante un gruppo di persone povere ed affamate, nel The Famine Memorial (1997), realizzata a Dublino dallo scultore irlandese Rowan Gillespie; le 60 paia di scarpe in ferro situate sulla riva del Danubio, a Budapest, Shoes on the Danube (2005), un lavoro creato attraverso la collaborazione tra due artisti ungheresi, il poeta e regista cinematografico Can Togay e lo scultore Gyula
31 A. Zevi, Monumenti per difetto, dalle Fosse Ardeatine alle pietre d’inciampo, Donzelli, Roma, 2014
Fig.1.5: Victor Lind, Monument - The Perpetrator, 2005
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partecipazione può anche essere parte dell’idea progettuale, come nel caso del contro-monumento di Amburgo dove per diversi anni i cittadini e i visitatori sono stati chiamati a incidere i loro pensieri su di una colonna. Ogni volta che la parte inferiore viene completamente ricoperta di incisioni, essa veniva interrata, fino alla completa sparizione del monumento. Incisioni che sono firme, ma anche insulti, svastiche, frasi antisemite; il monumento nel suo non esprimere emozioni, nel suo esigere una presa di posizione della società, diventa uno “specchio sociale” che riflette attitudini e sentimenti della popolazione31. I memoriali oggi vengono spesso visti come parte del processo di elaborazione del lutto sia individuale che collettivo. Molti di loro sono infatti richiesti ed autorizzati dalle autorità cittadine, spesso tramite concorsi, con il fine di ricordare ma soprattutto di metabolizzare eventi tragici che hanno segnato la società. Il progetto proposto nel terzo capitolo fa parte di questa categoria. Un altra sfaccettatura dei memoriali dedicati alla commemorazione del lutto è identificata in quelli che vengono chiamati impromptu memorials. Il termine impromptu è utilizzato per designare memoriali nella maggior parte dei casi non ufficiali, provvisori, più o meno spontanei, e, soprattutto di natura dinamica e dialogica; in forte contrasto con la natura statica, chiusa della tradizione statuaria. Nei memoriali impromptu, un luogo di particolare rilievo è contrassegnato e decorato con manufatti personali, come candele, lettere, giocattoli, fiori, oggetti e fotografie. I memoriali impromptu possono essere organizzati da artisti, come nel caso del One Million Bones nel 2013, creato dall’iniziativa dell’artista italo-americana Naomi Natale. I volontari, specialmente giovani dagli Stati Uniti, furono coinvolti nell’ memorializzazione attiva delle atrocità e dei genocidi commessi a Burma e nei paesi africani. Il progetto culminò in un memoriale provvisorio, creato utilizzando delle repliche di ossa umane davanti al Mall di Washington, dall’8 al 10 giugno del 2013. Tuttavia, la maggioranza dei memoriali impromptu visti finora sono creati a partire dall’iniziativa di individui privati, da associazioni, o da parte di un pubblico generico. Questo tipo di memoriale può essere volto ad onorare una celebrità defunta e/o commemorare i luoghi connessi ad eventi tragici. Gli esempi più interessanti sono costituiti dai memoriali collettivi che hanno lo scopo di commemorare eventi locali, regionali, nazionali, o globalmente riconosciuti come quello dell’11 settembre a New York (2001), o il più recente attacco terroristico a Sydney. Tali monumenti impromptu non ufficiali hanno radici nella storia pre-moderna e moderna. Esistono chiari collegamenti tra le comuni pratiche memoriali spontanee storiche, come quella dei crocifissi posti al margini delle strade, così come si individuano anche legami con i rituali collettivi ed individuali svolti presso i memoriali
Pauer, con lo scopo di commemorare l’esecuzione di ebrei avvenuta nei pressi del fiume nel 1944-45, ed il memoriale in Oklahoma City, creata dagli architetti Hans e Torrey Butzer (2000) composto da 168 sedie, una per ogni vittima delle bombedi Oklahoma City del 1995. 2 . Le nuove forme di rappresentazione Una nuova forma di rappresentazione memoriale spontanea comincia a svilupparsi a partire dafli anni novanta. Gli eventi, installazioni, monumenti che possono rientrare in questa tipologia promuovono una eterogeneità di commemorati e commemoranti. Una maggiore attenzione è dedicata, ai gruppi sociali, alle minoranze etniche,al singolo cittadino rivendicando il loro diritto ad essere rappresentati e ad essere protagonisti. Il memoriale "inclusivo" viene spesso definito sotto il termine di meta-memoriale, termine che comprende i concetti di contromonumento (viene sottolineato il carattere di azione oppositiva) e anti-monumento (la negazione è definitiva, più libera, aperta alla sperimentazione). Utilizzando il prefisso meta, dal greco: dopo, oltre; il termine meta-monumento si riferisce a tutti quei memoriali che si trasformano, traducono, e che commentano o criticano la tradizione. Questo termine fu introdotto da Claes Oldenburg, ma non si è definitivamente affermato32. Molti meta-memoriali si sovrappongono ed hanno affinità con il fenomeno della street-art, arte di strada che comincia ad affermarsi dagli anni ‘90. Questa tipologia d’arte include spesso interventi illegali nello spazio urbano, ne sono esempio i numerosi murales che fanno ormai parte del panorama della maggior parte delle città. I meta-memoriali presentano anche alcuni parallelismi con la strategia artistica del "situazionismo", che così fu definito come movimento artistico nel 1957, la cui pratica fu ricompresa negli anni 90 all’interno della pop art. Mentre i memoriali della nostra era dedicati a traumi, morte e lutto sono strettamente connessi alla tradizione dei memoriali sepolcrali, i meta-memoriali solitamente seguono il terzo pilastro della cultura della memoria: il monumento al potere. Non per riaffermare o sostenere la struttura della società, ma invece per criticarla. Un esempio di questa tipologia è il monumento di Victor Lind. Una piccola statua in bronzo, su un plinto decisamente sproporzionato, rappresenta il norvegese Kunt Rod, che fu colpevole della deportazione di più di 500 norvegesi ebrei durante la seconda guerra mondiale. Lind distorce la struttura classica della statua per visualizzare Rod come il contrario di tutto ciò che può essere onorevole e che merita di essere ricordato, il plinto è enorme rispetto alla statua. Dobbiamo, infine, ricordare il progetto inglese del quarto plinto-The Fourth Plinth. Dal 1999, una commissione aveva deciso di incaricare
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32 M. Haakonsen, Power Memory People - Memorials of today, Køs Museum of Art in Public Spaces, 6 settembre - 22 febbraio 2015, a cura di M. Haakonsen e L. B. Rønberg, 2015, p. 30
alcuni artisti contemporanei di sviluppare installazioni temporanee e memoriali per il plinto vuoto presente in Trafalgar Square a Londra. Artisti di varie nazioni hanno partecipato. Ricordiamo Powerless Structure, installazione del 2012 che, progetto di Elmgreen & Dragset, rappresenta una statua di un bambino su un cavalluccio a dondolo, parodia della quintessenza del monumento del potere: la statua equestre. 1.2 sintesi I monumenti e i memoriali rappresentano archetipi culturali, sia quando presentano grande affinità con la tradizione (lutto e riflessione), sia quando distorcono deliberatamente la tradizione (nel caso dei meta-memoriali). Negli spazi pubblici della memoria e nei luoghi che permettono l’interazione fisica e l’esperienza sensoriale con l’evento traumatico, gli archetipi storici e culturali presenti nella nostra mente e le convenzioni culturali della società in cui viviamo ci sostengono nell’atto di ricordare. A partire dalla secondaa metà del Novecento i memoriali non sono semplicemente ripetizioni delle caratteristiche evidenziate nelle categorie di pre-moderno e moderno. L’interpretazione più radicale è nata dal deliberato contrasto con la tradizione della statua; gli aspetti dei nuovi memoriali aperti, dinamici, dialogici includono la preferenza per l’astratto e per uno spazio memoriale specialmente quando commemoriamo delle vite umane. I memoriali tardo moderni non servono più a riaffermare la società secondo un taglio specifico, come prima avveniva in maniera ovvia, forma e contenuto sono lontani dall’avere scopi solo commemorativi. Un memoriale che vada bene a tutti in una modernità eterogenea come la nostra si mostra come un compito molto complesso. Lo spazio pubblico può ora rappresentare e accettare questioni che nel passato sarebbero state tenute nascoste, come ad esempio problemi riguardanti il potere. In ogni società l’intangibile, tempo, morte, memoria e ricordi devono essere rintracciabili sotto qualche forma. Proprio nel memoriale, l’individuo può potenzialmente trovare sollievo dal lutto e dall’ansia dell’esistenza attraverso dei rituali, attraverso un senso di intimità ma allo stesso tempo di comunità. Il desiderio di intimità e comunità, il desiderio di stare insieme sono elementi su cui la nuova rappresentazione dei memoriali si concentra. Essi sono espressione dell’uomo di questa era dinamico, dialogico, creativo e del desiderio di stare insieme, opposto all’individualismo dell’era della globalizzazione. Come memoria soggettiva che cerca di ancorarsi a quella collettiva e spera di lasciare un impronta, di marcare il tempo.
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Fig.1.6 Elmgreen & Dragset, Powerless structure, Londra, 2012
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi
Memoriali e monumenti dal secondo dopoguerra ad oggi
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Il panorama progettuale analizzato
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2.1 Introduzione alle schede 2.2 Schede 2.3 Sintesi
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Introduzione alle schede Dopo aver esposto quali sono stati i principali eventi storici e politici che hanno influenzato la trasformazione dei tradizionali monumenti celebrativi nelle più varie tipologie dei moderni memoriali/monumenti, analizziamo alcune singole realizzazioni più dettagliatamente. L’unico criterio e spartiacque nella scelta è stato quello della datazione cronologica: dato che la Seconda Guerra Mondiale, come visto precedentemente, ha rappresentato la cesura fondamentale per il successivo sviluppo della corrente memoriale moderna, abbiamo deciso di prendere in considerazione tutti i memoriali realizzati successivamente e senza limiti geografici. Non si pretende qui di compilare un database esaustivoe completo per ogni Nazione, ma di ottenere una buona rappresentazione almeno delle opere che hanno conquistato una buona visibilità sul web. I monumenti più citati, sono quelli che vedremo di seguito analizzati. CATALOGAZIONE Per ogni monumento è stata creato una scheda, tutte le schede seguono la stessa impostazione. A sinistra troviamo le informazioni tecniche, la location, ed una breve descrizione; a destra le immagini del monumento/memoriale. Ogni scheda è introdotta da un codice, un icona, il nome del memoriale - in inglese - e dal nome del progettista. Il codice è stato creato unendo i suffissi dei domini internet dei singoli paesi, e l’anno di inaugurazione dell’opera.
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L’icona ci da subito un informazione sul contesto paesaggistico in cui ci troviamo: cittadino, periferico, di montagna, di campagna, di mare o il deserto.
Per il nome, abbiamo deciso di utilizzare la lingua inglese, per uniformare l’informazione che altrimenti sarebbe stata disomogenea. Inoltre l’inglese è la lingua madre di questo settore, per quanto riguarda articoli e pubblicazioni. Infine il nome è accompagnato dal progettista, dall’artista o scultore che ha ideato e seguito la realizzazione dell’opera. Per ogni memoriale abbiamo poi inserito una tabella riepilogativa dei tratti tipici che caratterizzano il monumento antico ed il memoriale moderno con l’obiettivo di tentare una analisi sistematica dei profili e delle tendenze emergenti. Abbiamo assunto come base di partenza la classificazione proposta da Mette Haakonsen, che ci è sembrata particolarmente appropriata e precisa. Mette Haakonsen, professoressa all’università di Copenhagen, specializzata in storia dell’arte ed in particolare nelle opere attinenti la rappresentazione del lutto e della memoria, propone il diagramma, nella pagina seguente, con il fine di offrire una panoramica e quindi una classificazione degli aspetti che sono spesso presenti nella tradizione memoriale, colonna di sinistra, a confronto con quelli che si riferiscono all’approccio moderno, nella colonna di destra. Partendo dalla schematizzazione, che troviamo nella pagina seguente, siamo andati a tradurre e rivedere le caratteristiche proposte, decidendo di eliminarne alcune perché poco chiare ai profani del settore. Abbiamo inoltre suddiviso le caratteristiche in quattro macrocategorie, per facilitare la comprensione di queste dicotomie spesso non immediate.
Astratto | Minimal: non rappresenta l’evento Senza riferimenti: non vi sono riferimenti all’evento Acentrico: scomparendo, non può essere definito centrale Critico della società: assorbe tutte le osservazioni della società, che vengono incise sulla colonna Assente | Sottrattivo: destinato a scomparire Immateriale: Temporaneo, a scomparsa Individuale: tutti possono partecipare individualmente Locale | Globale: nessuno viene escluso Lutto: contro le tragedie provocate dal nazismo Temporaneo: scompare dopo il periodo di rappresentazione. Futuro: Guarda al futuro, nella speranza che non si commetta più lo stesso errore Contestuale: realizzato ad Amburgo in ragione della presenza locale di gruppi di neo-fascisti Orizzontale: una volta scomparso, è parte del paesaggio Aperto: contatto ed interazione sono suggerite Dinamico: cambia nel tempo
Memoriale
Monumento Figurativo Narrativo Centrare Conformista Monumentale Materiale Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
Astratto | Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale Individuale Locale | Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
Fig.2.2: Schema rivisitato e tradotto
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Jochen Gerz, Monument against Fascism, Amburgo, 1986, pp. 48-49
Fig.2.1: Schema proposto da Mette Haakonsen
approccio
Figurativo: I soldati vengono rappresentati fedelmente Narrativo: Il realismo rappresentativo descrive la guerra Centrale: Le figure sono disposte su di un plinto Conformista: Non lascia spazio ad interventi di addizione Monumentale: Fuori scala Materiale: Permanente e fisica Collettiva : I nomi dei caduti non sono menzionati. Nazionale: Rappresenta tutta la nazione Glorificazione: La statua celebra il coraggio e le gesta dei soldati. Permanente: Installazione permanente Passato: Si riferisce ad un evento passato Landmark: posizionata in un luogo non connesso con l’evento, ma di importanza istituzionale Verticale: il gruppo statuario si sviluppa in altezza Chiuso: il plinto separa il visitatore dal contatto diretto con le statue Passivo: non permette al visitatore di interagire con il monumento
Unofficial Individual/personal Periphery/Lifeworld Local/regional/global Grieving process Future Social critique Inclusion Heterogeneity Site-specificity Absence/subtraction Temporal/immaterial Abstraction/minimalism Horizontality Referenceless Corporeality Open/additive Dynamic/dialogic
Official Collective/formal Centre of power National Glorification Past Reaffirming society Exclusion Homogeneity Site marker Monumentality Permanence/physicality Figuration Verticality Narrative Visual/distanced observation Closed/self-referential Passive/static
TEMPO memoria
Felix de Weldon, National Monument Malesia, Kuala Lumpur, 1966, pp. 38 - 39
Memorial Tradition
SPAZIO
A destra, vediamo i due schemi a confronto. Prima di passare alle schede offriamo di seguito un esempio specifico che spiega e illustra i punti visti nelle due colonne, confrontando due monumenti come rappresentanti l’uno della tradizione e l’altro dell’approccio tardo moderno. Due esempi, per meglio comprendere e spiegare come intendiamo interpretare e utilizzare queste caratteristiche dicotomiche, che abbiamo ridotto da 18 a 15, eliminandone alcune che abbiamo ritenuto meno rilevanti o ripetitive.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
N. APRILE C. CALCAPRINA A. CARDELLI M. FIORENTINO F. COCCIA G. PERUGINI U. DE PLAISANT M. BASALDELLA
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le Se t te
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Via V ia a Mero op piia a
250 m
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Roma, Italia superficie | 14.600 m2 MATERIALI | Vari MEMORIA | Eccidio delle Fosse Ardeatine CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
Vic
Osserva Aldo Aymonino: il progetto “affronta il tema del percorso come narrazione intesa nel suo duplice aspetto emotivo e spirituale”. Lewis Mumford, nel 1957 ammette: C’è più senso estetico in questo monumento romano, dedicato ai morti, che nella maggior parte delle palazzine multi-piano dedicate (presumibilmente) ai vivi. Se qualcosa appare oggi vacuamente grandioso, questo non è il monumento ma i grandi edifici a lastra. Immagini e parole non rendono giustizia a questo monumento; bisogna viverne e esperimentarne i contrasti, le eloquenti omissioni, iterarne il pellegrinaggio. È come discendere all’inferno con la promessa della redenzione al ritorno della luce. Adachiara Zevi nel suo libro Monumenti Per difetto lo definisce rivoluzionario: non solo per la prima volta un monumento è concepito come percorso dinamico anziché come oggetto statico, ma gli episodi architettonici e artistici posti in relazione corrispondono esattamente a quelli della storia da ricordare, consentendoci di riviverla e attualizzarla.
monumento
TEMPO memoria
Alla fine di un concorso in due fasi, nel 1946 vengono dichiarati vincitori ex aequo due gruppi contraddistinti dai motti Risorgere (Nello Aprile, Cino Calcaprina, Aldo Cardelli, Mario Fiorentino con Francesco Coccia) e U.G.A. (Giuseppe Perugini con Uga de Plaisant e Mirko Basaldella).
SPAZIO
IT.1949 The Ardeatine Caves
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Mario Fiorentino e Giuseppe Perugini, Sacrario, Mausoleo delle Fosse Ardeatine, Roma, 1947.
> Francesco Coccia, Mausoleo delle Fosse Ardeatine, Roma, 1947.
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>> Mirko Basaldella, Cancellata, Mausoleo delle Fosse Ardeatine, Roma, 1947.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi /2
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Hiroshima, Giappone DIMENSIONI | H: 3m L: 4m MATERIALI | Calcestruzzo MEMORIA | Bomba atomica Hiroshima, 1945 CATEGORIA | Commemorativa e per la pace
APPROCCIO
monumento
TEMPO memoria
Il Parco della Pace di Hiroshima è stato progettato da Kenzo Tange, con il proposito di rendere Hiroshima, la città distrutta dalla prima bomba atomica, città simbolo della pace. Il parco comprende diverse opere. Di particolare interesse il Cenotafio – con questo termine si identifica un monumento dedicato a qualcuno i cui resti sono dispersi e non rintracciabili. La copertura è stata progettata riprendendo la forma della tradizionale casa in argilla giapponese, con il desiderio di creare un rifugio per le anime delle vittime. All’interno del Cenotafio, uno scrigno di pietra contiene un elenco di tutte le persone che sono morte a causa dell’esplosione atomica, a prescindere dalla nazionalità. Ancora oggi i nomi vengono aggiunti all’elenco, a causa delle radiazioni mortali causate con l’esplosione. Al 6 agosto 2010, il registro si componeva di 97 volumi, di cui 96 contenenti 269.446 nomi ed uno con le parole, Many victims with their names unknown “Molte vittime ed i loro nomi sconosciuti.” Il Parco della Pace, riconosciuto patrimonio mondiale dell’UNESCO, è stato progettato non solo in memoria delle vittime ma per tramandare l’orrore di un’esplosione nucleare e per invocare la pace mondiale. Le opere principali che compongono il parco sono allineate l’una con l’altra. Guardando attraverso l’apertura del Memorial Cenotaph, il visitatore può infatti vedere perfettamente la Flame of Peace e A-Bomb Done subito dietro. Il Peace Memorial Museum è anch’esso allineato, ma sul lato opposto al Cenotafio.
Kenzo Tange
SPAZIO
JP.1954 Memorial Cenotaph
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
25
> Kenzo Tange, Memorial Cenotaph, Hiroshima Park Memorial, 1954.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
CN.1958 Monument to the People’s Heroes
26
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Il progetto è dell’architetto Liang Sicheng, con alcuni elementi progettati da sua moglie, Lin Huiyin. L’altezza del monumento è di circa 38 metri, e copre una superficie di 3.000 mq. La sua costruzione avvenne tra l’agosto del 1952 e il maggio 1958 e si trova sul lato meridionale di piazza Tienanmen, subito a nord del Mausoleo di Mao Tse-tung. Il suo peso è di oltre 10.000 tonnellate e comprende circa 17.000 blocchi di marmo e granito di Qingdao e del distretto di Fangshan. Sul piedistallo del monumento si trovano otto grandi bassorilievi che raffigurano episodi della Rivoluzione, dalla Prima guerra dell’oppio nel 1840, alla fondazione della Repubblica popolare nel 1949. Su un lato del monumento si trova la scritta nella calligrafia di Mao Zedong che dice “Gloria eterna agli eroi del popolo!” Sul retro invece è presente una seconda frase abbozzata dallo stesso Mao e scritta da Zhou EnlaiLa gloria degli eroi viene nuovamente invocata per 3 volte, riferendosi ogni volta ad eventi diversi che hanno segnato la storia della Cina. Questo monumento rappresenta un esempio di architettura monumentale tipica dei sistemi politici monopartitici, come quello cinese.
monumento
SPAZIO
Il Monumento agli eroi del popolo a Pechino, è un monumento nazionale eretto in onore della nascita della nuova Repubblica Popolare Cinese e in memoria dei martiri che sacrificarono la loro vita nelle lotte rivoluzionarie cinesi nel XIX e XX secolo.
L. Sicheng L. Huiyin
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
LUOGO | Pechino, Cina Dimensioni | H: 38m MATERIALI | Marmo, granito MEMORIA | Martiri della lotta rivoluzionaria secoli 19° e 20° CATEGORIA | Celebrativa
> Liang Sicheng, Lin Huiyin, Monument to the People’s Heroes, Pechino, 1958.
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> Liang Sicheng, Lin Huiyin, Monument to the People’s Heroes, Pechino, 1958.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
GR.1961 Dance of Zalongo
G. Zongolopoulos P. Karantinos
28
Mo Monastery Mon M o onastery o of Z ongo Zalongo g
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
100 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Monte Zalongo, Preveza ,Grecia Dimensioni | Alto 13 e lungo 18 metri MATERIALI | Cemento Armato e calcare bianco TEMA | Danza di Zalongo CATEGORIA | Celebrativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Creato dallo scultore Zogolopoulos e dall’architetto Karantinos a Zalongo, parte nord-occidentale della Grecia, si trova il monumento dedicato alle donne di Kassope, Situato sopra la collina, rappresenta la “danza di Zalongo”, ovvero la danza alla libertà che terminava con il suicidio delle donne Souliot e dei loro figli su quelle rocce, gettandosi dalla scogliera, evitando cos’ che gli uomini del turco Ali Pasha le catturassero. Souli era uno dei quattro piccoli villaggi in Thesprotia, una prefettura della Grecia, che aveva deciso di vivere in montagna, libera dalla sottomissione ottomana. Il monumento di Zalongo è composto da sei figure astratte femminili poste su una base di pietra. Tenendosi per mano come facevano nella danza, le figure femminili crescono gradualmente diventanto gigantesche verso il bordo della scogliera. La scultura in cemento è lunga 18 metri, alta 13 metri, ricoperta da 4.300 blocchi di calcare biancastro (40x30x25 cm ciascuno). La costruzione ha richiesto sei anni, dal 1954 al 1960.
monumento
SPAZIO
In onore delle donne Souliot, che scelsero la morte alla miseria, venne eretto un memoriale in cima alla scogliera come simbolo di commemoriazione e di sacrificio.
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> G. Zongolopoulos, P. Karantinos, Dance of Zalongo by Samuli Lintula, Grecia, 1961.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
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Il memoriale si divide in tre zone: ingresso, sala riunioni e santuario. La sala centrale dispone di sette grandi finestre aperte su entrambe le pareti ed il soffitto; 21 finestre che simboleggiano e commemorano la data dell’attacco. Il memoriale include anche un’apertura nel pavimento con vista sul relitto sommerso. E ‘da questa apertura che i visitatori rendono omaggio lanciando fiori in onore dei marinai caduti I resti sommersi della nave sono stati dichiarati monumento nazionale nel 1989.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
100 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
La USS Arizona Memorial, progettato dall’architetto Alfred Preis a Pearl Harbor, segna il luogo dove la nave da guerra americana USS Arizona (BB-39) venne colpita dall’aviazione dell’Esercito Imperiale Giapponese. Nell’attacco morirono 1.102 marinai e marines dei 1.177 che erano a bordo. L’attacco a Pearl Harbor e all’isola di Oahu scatenarono il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Il memoriale, accessibile solo per mare, cavalca lo scafo sommerso della corazzata senza toccarla. La struttura curva, di 56 metri,presenta una depressione al centro e delle estremità pronunciate. L’edificio, soprannominato dai critici “squashed milk carton” - il cartone del latte schiacciato”, con questa forma, vuole simboleggiare l’andamento dello stato d’animo americano, l’orgoglio prima della guerra, l’improvvisa depressione dopo l’attacco, e l’ascesa dopo la guerra.
Alfred Preis
SPAZIO
US.1962 USS Arizona Memorial
LUOGO | Honolulu, Hawaii superficie | 700 m2 MATERIALI | Calcestruzzo armato TEMA | Il Giappone attacca l’America a Pearl Harbor CATEGORIA | Commemoriativa
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Alfred Preis, USS Arizona Memorial, Honolulu, 1962 .
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> Alfred Preis, USS Arizona Memorial, Honolulu, 1962 .
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
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L’opera è stata ideata dallo scultore Evgenij Vučetič mentre la progettazione statica è opera dell’ingegnere N. Nikitin. Per il volto della statua l’artista Lev Maistrenko propose come modello quello di Valentina Izotova, una nativa di Volgograd all’epoca ventiseienne. Inaugurata nel 1967, fa parte di un Memoriale dedicato agli eroi della battaglia di Stalingrado (1942-1943). L’effigie della statua compare nella bandiera dell’Oblast’ di Volgograd e fa parte delle Sette meraviglie della Russia.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Mamaev Kurgan, Volgograd, Russia dimensioni | H: 85m MATERIALI | Calcestruzzo armato e acciaio TEMA | Battaglia di Stalingrado CATEGORIA | Celebrativa
approccio
monumento
TEMPO memoria
La Madre Patria Chiama è una colossale statua allegorica, più conosciuta come Statua della Madre Russia, posta sulla collina di Mamaev Kurgan a Volgograd, in Russia. È una delle statue più alte del mondo, la donna è alta 52 metri e la spada 33 metri, per un totale di 85 metri. Lo stile scultoreo è tipico del realismo sovietico, ma il mantello al vento ricorda la Nike di Samotracia. Il peso della scultura è di 7.900 tonnellate (5.500 di calcestruzzo armato e 2.400 di metallo, prevalentemente acciaio). Lo spessore del calcestruzzo armato è di 25–30 cm, ma la tenuta statica è garantita da un complesso sistema di cavi e tiranti in acciaio. La spada era inizialmente in acciaio al titanio, ma la sua tenuta in presenza di forte vento destava preoccupazione ed è stata sostituita nel 1972 con una struttura in lega leggera al fluoruro. Il mantello pesa ben 250 tonnellate.
Y. Vuchetich N. Nikitin
SPAZIO
RU.1962 The Motherland Calls
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> Y. Vuchetich N. Nikitin, The Motherland Calls, Volgrad, 1962.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
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J. E. Young, l’anglista e giudaista statunitense cultore della “Critica al monumento tradizionale”, visitando il Memoriale del campo di Treblinka disse:” ... con le sue pietre rotte, con la sua iconografia è forse il più bello di tutti i memoriali dell’Olocausto”.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Treblinka, Kosów Lacki, Polonia superficie | 17 ha MATERIALI | Pietra TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemorativa
approccio
monumento
TEMPO memoria
Nel febbraio del 1960, il Consiglio regionale di Varsavia selezionò il progetto per il monumento a Treblinka II di due polacchi, lo scultore Franciszek Duszenko e l’architetto Adam Haupt. In proporzione alla sua popolazione la Polonia subì le maggiori perdite di qualsiasi altro paese durante la Seconda Guerra Mondiale. I Tedeschi tentarono l’impossibile per cancellare il campo di sterminio di Treblinka; nel tentativo di coprire i loro immani crimini. Ma la terra sabbiosa fino alla fine degli anni ‘50 restituiva ancora ossa, denti, pezzi di carta ed oggetti vari. Si rese necessaria ed urgente una degna sistemazione di quei resti. Il progetto selezionato prevedeva un vastissimo campo cosparso di 17.000 pietre frastagliate a simboleggiare un cimitero. 700 pietre sono incise con i nomi dei villaggi e comunità ebraiche in Polonia che furono cancellati dall’Olocausto. Il campo delle pietre è circondato da alberi, al centro vi è un obelisco tronco, di base rettangolare, alto circa 8 metri. La frase “Mai più” appare incisa su una pietra collocata vicino alla base del monumento in yiddish, polacco, russo, inglese, tedesco e francese. Il visitatore è libero di passeggiare fra le pietre e di interagire con esse.
F. Duszenko A. Haupt
SPAZIO
PL.1964 Treblinka Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> F. Duszenko, A. Haupt, Treblinka Memorial, Treblinka 1964.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
E. Saarinen H. Bandel
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
LUOGO | Saint Louis, Missouri, USA dimensioni | H: 192m MATERIALI | Acciaio inossidabile TEMA | Colonizzazioni CATEGORIA | Celebrativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
La forma dell’arco è quella di una catenaria capovolta. Le sezioni trasversali delle colonne sono triangoli equilateri che si restringono salendo in altezza, partendo dai 16 metri delle basi ai 5,2 metri della sommità. Ciascuna superficie dell’arco è costituita di acciaio inossidabile. Il Gateway Arch è l’arco più alto dell’emisfero occidentale e il più alto edificio accessibile in Missouri. In prossimità del punto più alto i visitatori possono uscire dai mini-tram per entrare nell’area di osservazione. Il ponte ad arco lungo 20 metri e alto 2.1 metri può contenere circa 160 persone. Su entrambi i lati sono presenti sedici finestre che offrono una vista spettacolare sul fiume Mississippi, sulla città di St. Louis ed oltre.
Missis sippi River
Il Gateway Arch, conosciuto anche come Gateway to the West, è situato nel Jefferson National Expansion Memorial ed è il simbolo di St. Louis (Missouri). Costruito come un monumento alle esplorazioni e colonizzazioni delle terre dell’ovest, l’arco celebra “lo spirito pionieristico degli uomini e delle donne che hanno vinto l’Occidente, e tutti gli altri impegnati a lottare su altre frontiere”. Progettato dall’architetto finnico - americano Eero Saarinen e dall’ingegnere strutturale Hannskarl Bandel nel 1947. Sia l’altezza che la larghezza alla base misurano 192 metri. La sua costruzione iniziò il 12 febbraio 1963, terminò il 28 ottobre 1965, e venne aperto al pubblico il 24 luglio 1967.
SPAZIO
US.1965 Gateway Arch
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> E. Saarinen, H. Bandel, Gateway Arch, Saint Louis, 1965.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
MY.1966 National Monument Malaysia
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250 m
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Kuala Lumpur, Malesia dimensioni | H: 15m MATERIALI | Bronzo TEMA | Caduti per la libertà della Malesia CATEGORIA | Celebrativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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Il gruppo scultoreo autoportante in bronzo è il più alto del mondo. Commissionato nel 1963 e costruito nel 1966, la scultura che si pone come elemento centrale del monumento è di 15 metri di altezza, è stata progettata e realizzata dallo scultore austriaco Felix de Weldon e raffigura un gruppo di soldati, partendo da quelli accasciati alla base fino all’ultimo in alto che tiene la bandiera nazionale malese. Ognuna delle figure in bronzo simboleggia un diverso valore: la leadership, la sofferenza, l’unità, la vigilanza, la forza, il coraggio e il sacrificio. Le pietre sulle quali i soldati sono in piedi sono state importato dalla Svezia. La base di granito della scultura porta inciso lo stemma malese, fiancheggiato ai lati da iscrizioni in lingua inglese in caratteri latini e Malay : “Dedicato ai combattenti eroici per la causa della pace e della libertà, la benedizione di Allah sia su di loro”. L’opera richiama la statua dedicata ad Iwo Jima nel Marine Corps War Memorial (Arlington,Virginia, Stati Uniti)anch’essa realizzata da Felix de Weldon.
monumento
SPAZIO
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Il Monumento Nazionale è una scultura bronzea che commemora i caduti nella lotta per la libertà della Malesia, principalmente contro l’occupazione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale e durante l’ "Emergenza Malese", che durò dal 1948 fino al 1960 con scontri interni di guerriglia tra diverse fazioni. Si trova nella capitale federale, Kuala Lumpur.
Felix de Weldon
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> Felix de Weldon, Narional monument Malaysia, Kuala Lumpur, 1966.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
LV.1967 Salaspils Memorial Ensemble
40
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
LUOGO | Salaspils, Lettonia superficie | 40 ha MATERIALI | Pietra TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Mežezeri Mežeze Mežezer
monumento
SPAZIO
A soli 18 Km da Riga, la capitale, si trova Salaspils, cittadina che dal 1941 è stata trasformata in un campo di concentramento. Nel 1967 è stato inaugurato il memoriale che commemora i detenuti deceduti anche a causa del freddo inumano che in questo campo più degli altri procurava morti. L’ingresso al memoriale è segnalato da un enorme trave in cemento su cui è scritto “Al di là di, la Terra geme”. Gli scalini che conducono al memoriale sono stati intenzionalmente disegnati troppo grandi per evocare nei visitatori un senso di fastidio, sofferenza. Al di là di questo gate, si apre un vasto campo dove troviamo 4 gruppi di statue che rappresentano il dolore fisico e psicologico: l’umiltà, la madre, l’intatto e la solidarietà. Ricavate dal cemento grezzo, le sculture, enormi, si spingono oltre i confini del realismo socialista sovietico per produrre un monumento che suscita pietà verso i tanti che hanno perso la vita durante l’occupazione nazista. In tutta l’area del monumento, il rumore di un metronomo segna lo scorrere del tempo, simboleggiando il battito cardiaco. Non sono presenti spiegazioni o informazioni di alcun genere sul sito. In questo campo è presente anche un esempio di impromptu memorial dedicato ai bambini. Infatti piu di 600 corpi di bambini sono stati ritrovati seppelliti. Vicino ad una pietra troviamo giochi per bambini, caramelle e animaletti di peluche, l’unico tocco di colore in tutta l’area.
L. Bukovsky O. Skarainis J. Zariņš
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> L. Bukovsky, O. Skarainis and J. Zariņš, Salaspils Memorial Ensemble, Salaspils, 1967.
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> L. Bukovsky, O. Skarainis and J. Zariņš, Portale Salaspils Memorial Ensemble, Salaspils, 1967.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
PL.1969 Holocaust Memorial in Majdanek
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Majdanek M jjd nek
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
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LUOGO | Vicino Lublin, Polonia superficie | 90 ha MATERIALI | Vari TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Nel 1967-1968 Wiktor Tolkin vinse il bando per la realizzazione a Majadanek di un memoriale, che è stato inaugurato l’1 settembre 1939, in occasione del 30° anniversario dell’invasione tedesca in Polonia. Il progetto si sviluppa in tre parti: la “strada dei tributi e della memoria”, un mausoleo che ora contiene le ceneri delle vittime, e un grande monumento astratto in pietra, un cancello chiamato Pylon, che rappresenta il grande peso della memoria di Majdanek. Il memoriale include anche una mostra storica; il campo di Majdanek era anche un centro per lo smistamento di abiti e scarpe,qui i prigionieri riparavano gli stivali dei soldati tedeschi e le scarpe prese agli Ebrei che venivano spedite in Germania dove sarebbero state distribuite ai civili tedeschi. Le scarpe ritrovate dopo la conquista del campo sono esposte in tre degli edifici storici.
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monumento
SPAZIO
Majdanek è uno dei sei campi di concentramento costruiti in Polonia. Tra tutti, Majdanek è quello meglio conservato poiché è stato conquistato praticamente intatto dalle forze sovietiche. Quasi tutti gli edifici sono integri: le camere a gas, i forni crematori, gli accampamenti, le caserme, gli edifici amministrativi e i magazzini. Molti degli edifici di legno, però, sono stati smantellati dalla popolazione locale: solo 70 dei 280 edifici originali si sono conservati, e molti di questi sono delle ricostruzioni.
Wiktor Tołkin
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Wiktor Tołkin, Holocaust memorial in Majdanek, Lublin, 1969.
> Wiktor Tołkin, Particolare scarpe, Holocaust memorial in Majdanek, Lublin, 1969.
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>> Wiktor Tołkin, Mausoleo delle ceneri, Lublin, 1969.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.1982 Vietnam Veterans Memorial
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Simbolicamente il memoriale rappresenta “a wound that is closed and healing - una ferita che è chiusa e si stà rimarginando “. Occasionalmente i visitatori praticano il “rubbing” ovvero ottengono il rilievo del nome impresso nella carta dopo esserci passati sopra ripetutamente con una matita.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Lo
Permanente Passato
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500 m LUOGO | Washington, DC, Stati Uniti superficie | 12,000 m2 MATERIALI | Granito nero TEMA | Guerra del Vietnam CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
TEMPO memoria
Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
monumento
SPAZIO
Il Memorial Wall, progettato da Maya Lin, è composto da due pareti che sorreggono il terreno alle loro spalle, lunghe 75 metri. Nel punto più alto misurano 3.1 metri, mentre agli estremi solo 20 cm. Per le pareti è stata scelta una pietra particolarmente riflettente, in questo modo il visitatore vedrà sempre il suo riflesso sovrapporsi ai nomi dei caduti. Passato e presente vengono a sovrapporsi per un istante. Le pareti vengono orientate l’una verso il Washington Monument, l’altra verso il Lincon Memorial, così da dialogare con il loro intorno. Ognuna delle pareti è composta da 72 pannelli, 70 incisi e due lasciati vuoti alle estremità. Un cammino pavimentato alla base del muro permette ai visitatori di percorrere il monumento. Incisi nella parete troviamo 58,272 nomi dei caduti in battaglia e dei dispersi (KIA - Killed in Action, MIA - Missing in Action). I nomi in ordine cronologico cominciano all’apice del pannello 1E (Est) nel 1959, avanzando giorno dopo giorno fino alla fine al pannello 70 E, per poi ricominciare al pannello 70W (Ovest) e ritornare all’apice del pannello 1W nel 1975.
Maya Lin
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> >>Maya Lin, Vietnam Veterans Memorial, Washington, DC, 1982.
> Maya Lin, Vietnam Veterans Memorial, men “rubbing� a name, Washington, DC, 1982.
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> Maya Lin, Vietnam Veterans Memorial, winning sketch, Washington, DC, 1982.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
BD.1986 National Martyrs’ Memorial
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
2 km
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Savar, Bangladesh Superficie e dimensioni | S: 10 ha, H: 46m MATERIALI | Calcestruzzo TEMA | Guerra per la liberazione del Bangladesh CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Nobinagar Nobinagar
monumento
SPAZIO
Jatiyo Sriti Shoudho o Memoriale National Martyrs è il monumento nazionale del Bangladesh, un simbolo in memoria del valore e del sacrificio di tutti coloro che hanno dato la loro vita nella Guerra di Liberazione del Bangladesh (1971), che ha portato all’indipendenza ed alla separazione del Bangladesh dal Pakistan. Il monumento è localizzato a Savar, circa 35 km a nord-est di Dhakara ed è stato progettato dall’Architetto Syed Mainul Hossain. Il progetto è iniziato nel 1979, la struttura principale è stata completata ed inaugurata nel 1982. Alcune parti del monumento, invece, sono ancora in costruzione. Il memoriale ha una struttura a torre che raggiunge i 46 mt nel suo punto più alto ed è composto da sette sezioni di triangoli isosceli, ognuno differente per dimensione. I triangoli si toccano al centro, ma si vanno ad affiancare ai lati. Davanti al monumento sono state costruire delle tombe comuni e un lago artificiale. Il complesso del monumento si estende su un’area di 34 ettari ed è circondata da una cintura verde di 10 ettari. La struttura a torre centrale è realizzata in cemento, mentre per le altre strutture e tutte le pavimentazioni sono stati utilizzati dei mattoni rossi. Dall’entrata principale si più ammirare l’assialità e la geometria del monumento, ma per raggiungerlo è necessario camminare tra i differenti livelli della pavimentazione e attraversare il lago. Tutto questo rappresenta la difficoltà per raggiungere l’indipendenza.
S. M. Hossain
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Syed Mainul Hossain, National Martyrs’ Memorial, Savar, 1982.
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> Syed Mainul Hossain, National Martyrs’ Memorial, Savar, 1982.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
DE.1986 Monument against Fascism
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25 m
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Amburgo, Harburg, Germania Dimensioni | H: 12 m MATERIALI | Piombo TEMA | Fascismo e Neo-Fascismo CATEGORIA | Contro-monumento
approccio
monumento
SPAZIO TEMPO memoria
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Il monumento contro il fascismo, la guerra, la violenza – per la pace e i diritti umani, commissionato dalla città di Amburgo nel 1983 all’artista tedesco Jochen Gerz e a sua moglie, l’artista israeliana Esther Shalev, fa parte dei contro-monumenti. Non un luogo aulico, ma periferico, abitato prevalentemente da immigrati. Non un oggetto permanente e granitico che favorisce la delega, l’«esilio del dolore», ma una colonna di piombo alta dodici metri sulla cui duttile superficie i visitatori possono apporre le loro firme. Inaugurata nel 1986, scomparirà nel giro di sette anni, interrata per 8 volte , in ragione della copertura completa dello spazio raggiungibile con le firme apposte da cittadini e visitatori. Wajcman, uno psicologo francese, commenta: “il monumento crea materialmente un ossimoro: è un monumento vivente. Il che è il contrario del monumento [...]. Quello che vediamo è che non c’è niente da vedere. Vediamo la rimozione della memoria. Ciò significa che il monumento di Gerz non ha fissato la memoria nella storia [...]. Non è un luogo in cui la memoria si pietrifica nella storia, è un oggetto che chiama i soggetti in un atto della memoria. Rende i soggetti dei portatori di memoria e fa di ciascuno un monumentoResidenti e visitatori diventano co-autori, dato che proprio attraverso il loro contributo il monumento può compiersi. monumento come specchio sociale, riflettendo nelle incisioni che porta attitudini e sentimenti della popolazione che rappresenta.
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Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
>>> J. Gerz, E. Shalev, Monument against Fascism, Amburgo, 1986.
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> J. Gerz, E. Shalev, Monument against Fascism, il monumento è totalmente interrato, Amburgo, 1993.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
AU.1987 Aboriginal Memorial
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Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Canberra, ACT, Australia Area | 200 hollow log coffins MATERIALI | Pigmenti naturali su legno TEMA | Difesa della terra indigena CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
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monumento
TEMPO memoria
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L’Aboriginal Memorial è un istallazione di 200 hollow log coffins, ovvero una tomba aborigena tipica della Central Arnhem Land costituita da un tronco cavo dipinto, dentro il quale vengono poste le ossa del defunto. Il memoriale commemora gli indigeni che hanno perso la loro vita difendendo la loro terra dal 1788. Il percorso che attraversa il memoriale imita quello del fiume Glyde che scorre attraverso the Arafura Swamp fino al mare. Le hollow log coffins sono disposte in base a dove, lungo il fiume, vive il clan di cui l’artista fa parte. I diversi stili di pittura, sono connessi al gruppo sociale o clan degli artisti, che lega le persone da o ad un antenato comune, alla terra, alla lingua e a strette connessioni sociali. Tutti i clan appartengono ad una parte ovvero una o due metà complementare della società Dhuwa e Yirritja. Il memoriale è stato creato in modo da coincidere con il Bicentenario dell’Australia e commemora gli indigeni australiani morti a causa dell’insediamento europeo.
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SPAZIO
Il memoriale è un pezzo d’arte contemporanea aborigena della fine degli anni ‘80. E’ stato ideato da Djon (John) Mundine nel 1987–88 e realizzato da 43 artisti dal Ramingining e dalle comunità vicine del Central Arnhem Land , Northen Territory. Fra gli artisti che hanno partecipato ricordiamo David Malangi e George Milpurrurru.
43 artists of Ramingining central Arnhem Land
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Artists of Ramingining central Arnhem Land, Aboriginal Memorial, Canberra, 1987.
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> >>Artists of Ramingining central Arnhem Land, Aboriginal Memorial, Canberra, 1987.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
C. F. Reuterswärd
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
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Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | New York, Stati Uniti dimensioni | H: 1 m L: 1,40 MATERIALI | Bronzo TEMA | Contro la violenza CATEGORIA | Pace e speranza nel futuro
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
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100 m
monumento
Collettiva Nazionale Glorificazione
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Rappresenta un enorme revolver Colt Python 357 Magnum con la sua canna annodata a bloccare il proiettile. E’ stata donata all’ONU dal governo del Lussemburgo nel 1988. L’installazione a New York City ha un particolare significato in considerazione del mandato di peace keeping dell’ONU. Ci sono in realtà almeno altre 16 copie perfette della Knotted Gun sparse nel mondo a partire dal museo di Caen sulla seconda guerra mondiale. Quando l’artista apprese che il suo amico John Lennon era stato ucciso fu così colpito per l’insensatezza di quella morte che iniziò subito a pensare al progetto non-violenza. L’idea della canna annodata emerse fin dall’inizio , disse Reuterswärd. La realizzazione è stata poi effettuata in bronzo. Dal 1993 la scultura è il simbolo di “The non violence project” una organizzazione non-profit che promuove il cambiamento sociale con programmi di educazione alla prevenzione della violenza.
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“Non-Violence” , più conosciuta come come “The Knotted Gun” la Pistola Annodata, è una scultura a favore della pace dell’artista svedese Carl Fredrik Reuterswärd, progettata alla fine degli anni ottanta e ispirata all’uccisione del suo amico John Lennon.
SPAZIO
US.1988 Non Violence
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> C. F. Reutersw채rd, Non violence, New York, 1988.
53
> C. F. Reutersw채rd, Non violence, New York, 1988.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
DE.1992
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
500 m
approccio
Lastre in ardesia, che assomigliano ad una strana rastrelliera per biciclette, rappresentano ognuna una persona e portano incise il nome, il partito politico di appartenenza, la data e il luogo della morte. Generalmente un campo di concentramento, è impresso nello spessore della lastra. I 96 membri del Parlamento facevano parte della Repubblica di Weimar, tentativo debole e sfortunato post-prima guerra mondiale, di democrazia in Germania. Hanno provato ad opporsi ad Hitler diventando le sue prime vittime. Alla fine del luglio 1933, circa 27.000 prigionieri politici erano detenuti nei campi di concentramento in “custodia protettiva”. Molti di questi prigionieri non tornarono mai a casa.
monumento
TEMPO memoria
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Il monumento si trova di fronte al Reichstag di Berlino e commemora i 96 membri del Parlamento che sono stati perseguitati e uccisi perché la loro politica non era in linea con quella del Cancelliere Hitler tra il 1933 e il 1945. L’idea del memoriale è nata nel 1980 ed è stato finalmente costruito nel 1992.
D. Appelt K. W. Eisenlohr J. Müller C. Zwirner
SPAZIO
Memorial to the Murdered Members of the Reichstag
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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LUOGO | Berlino, Germania dimensioni | 96 piastre MATERIALI | Ghisa TEMA | Parlamentari deceduti di morte non naturale CATEGORIA | Commemoriativa
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> D. Appelt, K. W. Eisenlohr, J.M端ller and C. Zwirner, Memorial to the Murdered Members of the Reichstag, Berlino, 1992.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
AU.1993 Australian War Memorial
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Fairbairn
Permanente Passato
Avenue
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250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Canberra, ACT, Australia superficie | 14 ha MATERIALI | Vari TEMA | Guerre del Commonwealth of Australia CATEGORIA | Commemoriativa
TEMPO memoria
Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
monumento
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L’Australian War Memorial è il memoriale nazionale dedicato ai membri delle forze armate e a tutte le organizzazioni a supporto che hanno avuto caduti o che hanno partecipato nelle guerre del Commonwealth in Australia. Il memoriale include un museo nazionale militare. L’Australian War Memorial progettato da Emil Sodersten e John Crust, venne inaugurato nel 1941, ed è stato più volte indicato come uno fra i più significativi di questa tipologia. Si trova nella capitale australiana, Canberra. E ‘il capolinea a nord dell’asse monumentale della città, che si estende dal Parlamento su Capital Hill lungo una linea che passa per il vertice del monte a forma di cono, Mount Ainslie, a nord-est. Il memoriale si compone di tre parti: L’area commemorativa - The Shrine - che include la Hall of Memory con la tomba al milite ignoto - Unknown Australian Soldier-, il museo e il centro di ricerca. Il memoriale ha anche un giardino esterno : Sculpture Garden. Papaveri decorano i pannelli del Roll of Honour memorial, essi vengono posti al lato dei nomi come tributo personale ad una persona particolare o per qualunque delle migliaia di individui qui commemorati. Questo rituale cominciò con l’inumazione del Unknown Australian Soldier l’11 novembre 1993. Per vedere la tomba le persone dovevano aspettare in coda nel chiostro, ovvero davanti al Roll of Honour. Alla fine della giornata centinaia di papaveri erano stati inseriti nelle fessure fra i pannelli in corrispondenza dei nomi dei caduti.
E. Sodersten J. Crust
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> E. Sodersten & J. Crust, Australian War Memorial - Roll of Honour, Canberra, 1993.
> E. Sodersten & J. Crust, Australian War Memorial, Canberra, 1993.
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>> E. Sodersten & J. Crust, Australian War Memorial, Roll of Honour Canberra, 1993.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
Jochen gerz
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100 m
LUOGO | Saarbrücken, Germania Dimensioni | 2146 sanpietrini MATERIALI | Sanpietrino TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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Nella città tedesca di Saarbrucken, vicino al confine francese, esiste un’opera d’arte che è in realtà invisibile. Ideata dall’artista tedesco Jochen Gerz, 2146 Pietre si annuncia solo per una targa che recita “Piazza del monumento invisibile” e lascia intendere che non si incontrerà nessuna opera con una forma visibile tradizionale. Gerz e i suoi studenti durante un periodo di 3 anni, rimossero 2146 pietre del selciato della piazza e le riposizionarono dopo avere iscritto nella faccia inferiore i nomi di 2146 cimiteri ebrei che erano presenti prima della Seconda Guerra Mondiale in Germania. Il lavoro iniziò segretamente e illegalmente ma fu successivamente commissionato dal Consiglio Regionale. 2146 Pietre è un monumento su cui si cammina, completamente nascosto, l’antitesi dei tradizionali e visibili memoriali dell’Olocausto: mostrando paradossalmente il nulla diventa il più radicale dei monumenti dedicati all’Olocausto. Bisogna interpretare questa scelta alla luce di un importante dibattito che aveva preceduto la sua ideazione. L’arte, con il suo godimento estetico, non poteva prestarsi a rappresentare la tragedia e i crimini dell’Olocausto. Secondo Gerz: “….il monumento tradizionale, dopo la guerra , è una mostra dell’orrore. L’invisibilità del nostro (2146 Pietre) fu invece una specie di cura. Se vuoi rappresentare l’assenza , devi creare l’assenza . La stessa assenza permette a ogni persona di diventare autore del proprio progetto di memoriale”.
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DE.1993 2146 Stones
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> J. Gerz, 2146 Stones - Monument against Racism, Saarbr端cken, 1993.
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> J. Gerz, 2146 Stones - Monument against Racism dettaglio dei sanpietrino, Saarbr端cken, 1993.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.1995.a Korean War Veterans Memorial
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Lo
Permanente Passato
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500 m LUOGO | Washington D.C., Stati Uniti superficie | 8900 m2 MATERIALI | Granito e acciaio TEMA | Guerra di Corea CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Il cerchio contiene invece la Pool of Remembrance, una vasca poco profonda di 9m di diametro circondata da un boschetto di tigli e delle panchine. Una iscrizione elenca il numero delle vittime uccise, ferite e perse durante la battaglia e quelle fatte prigioniere di guerra. A fianco una placca riporta: “Our nation honors her sons and daughters who answered the call to defend a country they never knew and a people they never met.” Nel lato sud del memoriale, ci sono tre cespugli di ibisco Rosa di Sharon, fiore nazionale della Corea del Sud. Un ulteriore muro di granito porta il semplice messaggio, intarsiato in argento: “Freedom Is Not Free” - La libertà non è libera.
monumento
SPAZIO
Il memoriale si presenta nella forma di un triangolo che interseca un cerchio. I muri lunghi 50 metri, in granito nero lucido riportano foto, immagini di archivio, sabbiate sul muro. All’interno del triangolo troviamo 19 statue in acciaio inossidabile, disegnate da Frank Gaylord, alte fra i 2.21 e 2.29 metri. Le figure rappresentano una squadra di pattuglia e sono tratte da ogni ramo delle forze armate: 14 dall’esercito americano, 3 dalla marina, uno dall’aereonautica. Sono vestite in tenuta da combattimento, disperse tra strisce di granito e cespugli di ginepro che rappresentano il terreno accidentato di Corea. Riflettendosi nel muro, appaiono quindi 38 soldati, che rappresentano il trentottesimo parallelo.
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Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> F. Gaylord e L. Nelson, Korean War Veterans Memorial, Washigton D.C., 1995.
61
> F. Gaylord e L. Nelson, Korean War Veterans Memorial, Washigton D.C., 1995.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
DE.1995.a Book Burning Memorial
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
100 m
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Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Berlino, Germania Dimensioni | lastra di vetro di 1,2x1,2 m MATERIALI | Vetro e Calcestruzzo TEMA | Rogo dei libri di Berlino, 1993 CATEGORIA | Contro-monumento
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Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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monumento
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Accanto al memoriale è posta una targa in bronzo che riporta una citazione di Heinrich Heine: Das war ein Vorspiel nur, Dort wo uomo Bücher verbrennt, verbrennt uomo am Ende auch Menschen”, ovvero: “E ‘stato solo un preludio, dove si bruciano i libri, saranno alla fine bruciate anche le persone”. Dal 2006 è stato aggiunto un secondo memoriale nella piazza - “Der moderne Buchdruck / La stampa moderna del libro,” una pila di 17 libri alta più di 12 metri e pesante 35 tonnellate che commemora gli scrittori tedeschi, i poeti e in particolare Johannes Gutenberg, l’inventore del moderno processo di stampa dei libri nel 1450 a Mainz, Germania.
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A Berlino, precisamente nella piazza Bebelplatz, il 10 maggio 1933 avvenne il rogo in cui i nazisti bruciarono circa 20.000 libri ritenuti pericolosi. Questo evento è ora ricordato da un’opera di Micha Ullman, consistente in un pannello in vetro incastonato fra i sampietrini della piazza, che lascia intravedere una camera piena di scaffali vuoti. Gli scaffali sotterranei possono ospitare circa 20.000 libri - a ricordare, le opere di giornalisti, scrittori, scienziati e filosofi, visti come una minaccia per l’ideologia nazista, descritti come “letteratura, che mina le fondamenta morali e religiose della nostra nazione”.
Micha Ulman
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> M. Ulman, Book Burning Memorial, Berlino, 1995.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.1995.b New England Holocaust Memorial
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Boston, Massachusetts, Stati Uniti. dimensioni | 6 torri di H: 16m MATERIALI | Vetro e acciaio TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
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Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale Collettiva Nazionale Glorificazione N
100 m
monumento
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Creato da Stanley Saitowitz il memoriale dedicato agli ebrei uccisi durante l’Olocausto, consiste in sei torri di vetro, illuminate internamente, attraverso cui il visitatore è libero di camminare. Inciso sulla parete esteriore di ogni torre vi sono i numeri di sette cifre che identificano i sei milioni di ebrei uccisi, mentre nella parte interna sono presenti citazioni dei sopravvissuti di ciascun campo di concentramento. Sotto le torri,attraverso delle grate di metallo, da un pavimento scuro con delle luci scintillanti, esce del vapore. Ogni torre simboleggia uno dei principali campi di sterminio - Majdanek, Chełmno, Sobibor, Treblinka, Bełżec e AuschwitzBirkenau - ma rappresenta anche le candele menorah, così come i sei miglioni di morti, o anche i sei anni durante i quali lo sterminio ha avuto luogo, 1939-1945. Ogni torre è composta da 24 pannelli di vetro. Ventudue pannelli sono inscritti con numeri di sette cifre e due con dei messaggi. In totale abbiamo 132 pannelli. Un pannello contiene 17,280 numeri unici che sono poi ripetuti su tutto il memoriale. I numeri sono disposti in blocchi otto per dieci, ogni blocco consiste di una serie di sei numeri disposti in una griglia sei per sei. In totale abbiamo 2,280,960 numeri, ripetuti, elencati su 132 pannelli. Il memoriale, che nel 2002 fu segnalato come target di un attacco terroristico, si trova in Carmen Park, nei pressi di Congress e Union Street.
Stanley Saitowitz
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> S.Saitowitz, New England Holocaust Memorial, Boston, 1995.
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> >>S.Saitowitz, New England Holocaust Memorial, Boston, 1995.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
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La memoria consiste in una piccola targa d’ottone della dimensione di un sampietrino (10 x 10 cm.), posta davanti alla porta della casa in cui abitò il deportato, sulla quale sono incisi il nome della persona deportata, l’anno di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell’opera. Sono un esempio di monumento diffuso.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
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TEMPO memoria
Le Pietre d’inciampo - Stolpersteine in tedesco - sono una iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L’iniziativa consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle abitazioni che sono state teatro di deportazioni, dei blocchi in pietra muniti di una piastra in ottone. L’iniziativa è partita a Colonia nel 1995 e ha portato, a inizio 2015, all’installazione di oltre 50.000 “pietre” (la cinquantamillesima pietra è stata posata a Torino) in vari paesi europei: Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi, Italia.
Gunter Demnig
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DE.1995.b Stumbling blocks
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
LUOGO | Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Paesi Bassi, Italia MATERIALI | Pietra ed ottone TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
> G. Demnig, Stolpersteine, Vari luoghi, 1995.
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> G. Demnig, Stolpersteine, posa dei sampietrini Vari luoghi, 1995.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
BRUNO wANK
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Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
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250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Monaco di Baviera, Germania Dimensioni | L: 20m MATERIALI | Ottone TEMA | Olocausto CATEGORIA | Contro-monumento
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Collettiva Nazionale Glorificazione
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La traccia dorata segna un percorso che termina esattamente di fronte ad un portone. I nazisti decisero di porre un secondo posto di blocco proprio dietro al portone, dopo aver notato che molti deviavano lungo questa strada secondaria. Le persone che sceglievano questa strada venivano quindi identificate come oppositori del Fuhrer e proprio davanti a quel portone venivano uccise. Inizialmente installato come un progetto temporaneo, questo memoriale alla resistenza silenziosa dei cittadini di Monaco è entrato a far parte dell’architettura della città dal 1996. Nessun avviso pubblico spiega il significato del percorso in bronzo e il ruolo della Viscardigasse durante l’epoca nazista: è il passante che colpito da questo segno sulla strada, se curioso, provvederà ad informarsi.
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La “Bronze Trail” dello scultore di Monaco, Bruno Wank è stato intenzionalmente progettato come un memoriale “a pavimento”. I ciottoli in bronzo segnano il sentiero stretto attraverso Viscardigasse, conosciuta popolarmente come “Drückebergergasse” (Alley di Dodger), che molti cittadini di Monaco utilizzavano al fine di evitare di attraversare la Feldherrnhalle e di essere quindi costretti a fare il saluto a Hitler.
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DE.1996 The Bronze Trail
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> B. Wank, The Bronze Trail, Monaco di Baviera, 1996.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
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Lif i fey
Moss Street e
Nel giugno 2007, una seconda serie di sculture, sempre realizzate da Rowan Gillespie, furono inaugurate sulla banchina in Ireland Park di Toronto per ricordare l’arrivo di questi rifugiati in Canada. Anche se la carestia del 1845-49 è probabilmente la più conosciuta delle grandi carestie in Irlanda, gli irlandesi hanno sofferto per altri due periodi: il 1740-41 ed il 1879. Il medaglione sulla base della scultura ricorda la nostra responsabilità affinché gli esseri umani, in tutto il mondo, non soffrano mai più la fame come accaduto agli Irlandesi.
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Quay
100 m
LUOGO | Dublino, Irlanda dimensioni | 6 statue di h: 2 m MATERIALI | Bronzo TEMA | Grande carestia Irlandese CATEGORIA | Commemoriativa
Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale Collettiva Nazionale Glorificazione
Cu C u tom Hous e Qu ay y
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monumento
TEMPO memoria
The Famine Memorial è stato commissionato da Norma Smurfit (famosa filantropa Irlandese) e presentato alla città di Dublino nel 1997. La scultura è un’opera commemorativa dedicata al popolo irlandese costretto ad emigrare nel corso del 19° secolo in seguito alla Grande Carestia, in parte causata da una malattia delle patate chiamata peronospora che le faceva marcire. Le sculture in bronzo, rappresentanti essere umani emaciati e disidratati a causa della carestia, sono state progettate e realizzate dallo scultore dublinese Rowan Gillespie (nato nel 1953 a Dublino) e si trovano sulla banchina di Custom House nella zona delle Docklands di Dublino. Questa posizione è particolarmente appropriata perché uno dei primi viaggi verso l’America nel periodo di carestia avvenne sulla Perserverance, che salpò dalla banchina di Custom House il giorno di San Patrizio del 1846.
Rowan Gillespie
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IE.1997 The Famine Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> R. Gillespie, The Famine Memorial, Dublino, 1997.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
Clara Halter J. M.Wilmotte
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Paradossalmente questo monumento che celebra la pace si trova di fronte l’école militaire che, invece, forma le giovani reclute alle strategie di guerra, un tempo infatti le truppe militari si esercitavano sugli Champs de Mars per preparare le loro strategie belliche.
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Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
100 m
Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Parigi, Francia Dimensioni | P: 16x13m, H: 9m MATERIALI | Vetro e acciaio TEMA | Pace CATEGORIA | Pace e speranza nel futuro
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Collettiva Nazionale Glorificazione
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monumento
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Il Muro della Pace, ispirato al Muro del Pianto di Gerusalemme, è un progetto concepito dall’artista Clara Halter e in collaborazione con l’architetto Jean-Michel Wilmotte. Su di esso sono state realizzate delle fessure, appositamente create perché i visitatori possano inserirvi i loro messaggi di pace. Il Muro della Pace contiene anche trenta monitor connessi alla rete Internet in modo tale che qualsiasi individuo del mondo possa inviare il proprio messaggio di pace che apparirà sugli schermi: si tratta quindi di un progetto volto al coinvolgimento e alla partecipazione attiva della popolazione dei visitatori, reali o virtuali, e al dialogo tra una molteplicità di lingue, sintassi, alfabeti. Il vetro, l’acciaio inossidabile e il legno esotico sono destinati a servire tale spazio puro, simmetrico e trasparente. Trentadue colonne in acciaio inox completano il tutto, creando uno spazio di transizione tra la vegetazione naturale del Champs de Mars e il luogo dei riflessione e di interazione del Muro della Pace. Tale opera è stata eretta a Parigi, sugli Champs de Mars, ai piedi della Torre Eiffel ed inaugurata il 30 marzo 2000 dal Presidente della Repubblica Francese.
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FR.2000 Wall for Peace
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> C. Halter e J. M. Wilmotte, Wall for Peace, Parigi, 2000.
> C. Halter e J. M. Wilmotte, Wall for Peace, Parigi, 2000.
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>> C. Halter e J. M. Wilmotte, Wall for Peace, Dettaglio, Parigi, 2000.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
AT.2000 Judenplatz Holocaust Memorial
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione
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LUOGO | Vienna, Austria dimensioni | P: 10x7 m, H: 3,8m MATERIALI | Calcestruzzo e acciaio TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
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monumento
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L’idea della costruzione di un memoriale in questa piazza, sopra le spoglie di una sinagoga, è opera di Simon Wiesenthal. Il monumento è stato, successivamente, realizzato nel 2000 dalla scultrice inglese Rachel Whiteread.Nel 2007, durante la visita pastorale in Austria, Papa Benedetto XVI ha commemorato le vittime innanzi a tale monumento, accompagnato dal rabbino capo Paul Chaim Eisenberg. L’opera ha la forma di un parallelepipedo di cemento e acciaio alto 3,8 metri e con la base di 10x7metri e la sua superficie esterna riproduce gli scaffali di una biblioteca in cui i libri sono rivolti con il dorso verso l’interno impedendo di conoscere i titoli e i contenuti: questa particolarità sta a simboleggiare tutte le storie delle vittime dell’olocausto che non è mai stato possibile raccontare. Nello stesso tempo si vuole ricordare il popolo ebreo come il “popolo del libro”. Per la sua forma che non ha niente di trionfale o grandioso e che contrasta con l’architettura barocca di Vienna , si pone come contro-monumento. Proprio perché intende evocare la tragedia dell’Olocausto: “questo monumento non deve essere bello, ma deve offendere e ferire” (Simon Wiesenthal).
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Il monumento alle vittime ebraiche austriache della Shoah ) è posto nella Judenplatz di Vienna. L’opera commemora lo sterminio di 65.000 cittadini austriaci di religione ebraica durante la Shoah.
Rachel Whiteread
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> R. Whiteread, Judenplatz Holocaust Memorial, Vienna, 2000.
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> R. Whiteread, Judenplatz Holocaust Memorial, Dettagli, Vienna, 2000.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Oklahoma City, Oklahoma, Stati Uniti superficie | 13,000 m2 MATERIALI | Bronzo, vetro e granito TEMA | Attentato di Oklahoma City CATEGORIA | Commemoriativa
TEMPO memoria
Permanente Passato
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale Collettiva Nazionale Glorificazione
500 m
H. Butzer T. Butzer
monumento
SPAZIO
Il Oklahoma City National Memorial è stato costruito in onore delle vittime, dei soccorritori e di tutti coloro che sono stati coinvolti nell’attentato di Oklahoma City il 19 aprile del 1995. Il memoriale è situato nel luogo dove sorgeva il Alfred P. Murrah Federal Building distrutto dall’attentato. E’ amministrato da una Fondazione (Oklahoma City National Memorial Foundation) con uno staff che si prende cura di aiutare i visitatori a interpretare il significato del Memoriale. Il progetto è stato selezionato attraverso una competizione internazionale . il progetto vincente , di Butzer Design Partnership è stato scelto da un comitato di composto da sopravvissuti, familiari delle vittime, leader civili e progettisti. Le 168 vittime dell’attentato al Murrah Building, devastato da una potente bomba e poi demolito quasi del tutto, vengono ricordate con un memoriale che mostra 9 file di sedie in acciaio, a rappresentare i nove piano dell’edificio e le persone che vi sedevano all’interno. Nel memoriale ci sono inoltre 3 Gates of Times, che ricordano le 9.01, le 9.02 e le 9.03: gli orari dell’esplosione, della consapevolezza del rischio del terrorismo interno e della speranza nel futuro. Un sottile velo d’acqua scorre in una vasca di granito nero, chiamata Reflecting pool, che si trova al centro del memoriale dove un tempo vi era la Fifth Street. Nonostante vi sia un leggero flusso, le porte si specchiano nell’acqua e i visitatori stessi amano vedere il loro riflesso nell’acqua.
North or h Harv Harvey arvey vey y Avenue Aven n
Oklahoma City National Memorial
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> H. Butzer e T. Butzer, Oklahoma City National Memorial, Oklahoma City, 2001.
77
> H. Butzer e T. Butzer, Oklahoma City National Memorial, Oklahoma City, 2001.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
JP.2002 Nagasaki National Peace Memorial Hall for the Atomic Bomb Victims
78
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Permanente Passato
500 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Nagasaki, Giappone superficie | 730 m2 MATERIALI | Vari TEMA | Bomba atomica Nagasaki, 1945 CATEGORIA | Commemoriativa
TEMPO memoria
Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
monumento
SPAZIO
Il National Peace Memorial Hall for the Atomic Bomb Victims, monumento commemorativo, si trova a Nagasaki, in Giappone. Le funzioni principali del memoriale sono quella di creare un luogo dove poter pregare per le persone venute a mancare dopo essere state esposte alle radiazioni della bomba atomica, ma anche per incoraggiare le persone a meditare sulla pace. All’interno del memoriale sono raccolti archivi di materiale di vario genere riguardanti la bomba atomica e le malattie causate dalle radiazioni. I due memoriali omonimi a Nagasaki e Hiroshima sono in stretta collaborazione, il primo si concentra sulla cooperazione internazionale mentre ad Hiroshima il focus è quello della raccolta di materiale storico ed informativo da aggiungere agli archivi. Progettato dall’architetto Akira Kuryu, l’edificio si estende sotto il livello del suolo, dove è presente un’area informazioni, una sala conferenze, un’anticamera con dei monitor che mostrano fotografie delle vittime e una sala del ricordo, dove 12 colonne di luce simboleggiano la speranza per la pace. Il piano superiore comprende un punto panoramico che permette ai visitatori di vedere la sala del ricordo dall’alto. Visto dall’esterno, la parte superiore del memoriale si presenta come un bacino d’acqua da cui emergono e su cui si riflettono due “scatole gemelle”, illuminate. Di notte, 70,000 luci a fibre ottiche poste sotto il pelo dell’acqua, si accendono, simboleggiando le vittime della bomba atomica.
Akira Kuryu
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> A. Kuryu, Nagasaki National Peace Memorial Hall for the Atomic Bomb Victims, Nagasaki, 2002.
79
> >> A. Kuryu, Nagasaki National Peace Memorial Hall for the Atomic Bomb Victims, Nagasaki, 2002.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
GB.2003 Australian War Memorial
e
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Pl
100 m
W
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Londra, Gran Bretagna Dimensioni | L: 55m MATERIALI | Granito verde e bronzo TEMA | Prima e Seconda Guerra Mondiale CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
of
monumento
SPAZIO
Place ke
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Progettato da Tonkin Zulaikha Greer, in collaborazione con l’artista Janet Laurence, il memoriale commemora gli sforzi dell’Australian Service, alleato della Gran Bretagna, durante la Seconda Guerra Mondiale. Centomila Australiani, combattendo “in defence of freedom” - per salvare la libertà - furono uccisi insieme agli inglesi durante queste battaglie. Hyde Park Corner è il fulcro del percorso cerimoniale che attraversa Londra ed è condiviso fra vari monumenti come il Wellington Arch e l’Iconic Sceen, entrambi monumenti classici del 18° secolo. La parete del memoriale include l’anfiteatro erboso e crea un punto focale, adatto alla riflessione, ma anche ad eventi commemorativi. Il muro-scultura, curvo, è completamente ricoperto con granito verde proveniente dal Western Australia. L’iconografia del memoriale comprende una stratificazione di due serie di testi incisi nel granito, le lettere più grandi vengono visualizzate da lontano dove le lettere più piccole sono in carattere grassetto, un metodo pensato per enfatizzare la relazione fra il singolo individuo e le più ampie forze della guerra e della società. I caratteri più piccoli elencano 24,000 città, i paesi di nascita dei combattenti australiani. I luoghi evidenziati nel carattere più grande sono una selezione di 47 campi di battaglia, dove gli australiani combatterono affianco agli inglesi. Un velo d’acqua scorre sopra i pannelli rinfrescando simbolicamente la memoria e cancellando il dolore della sofferenza e della perdita.
Tonkin Zulaikha Greer Architects-J. Laurence
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> T. Zulaikha Greer Architects e J. Laurence, Australian War Memorial, Londra, 2003.
81
> >> T. Zulaikha Greer Architects e J. Laurence, Australian War Memorial, dettaglio e vista, Londra, 2003.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
82
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Belzec, Polonia superficie | 60,000 m2 MATERIALI | Calcestruzzo, acciao, granito TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
monumento
TEMPO memoria
Macerie di cemento coprono l’intera area del campo di Belzec. Un percorso centrale taglia il campo ricordando di “Die Schleuse,” ( il canale artificiale) cioè un percorso di filo spinato mimetizzato che ha partiva dalle baracche con gli spogliatoi e i barbieri e conduceva verso le camere a gas, che sono state anche rappresentate attraverso delle reti sollevate su pali. Il sentiero che conduce al muro di granito è lungo 180 metri e il taglio nel terreno è di 30 metri di profondità. Un percorso, chiamato percorso della memoria, circonda completamente l’intero sito e riporta i nomi di tutte vittime ebree che sono state uccise a Belzec.
Wąsk ą a
SPAZIO
Per molti anni il campo di concentramento di Belzec è stato dimenticato. Il memoriale che ora esiste nel luogo dove sorgeva il campo è stato progettato da Andrzej Solyga, Zdzislaw Pidek, e Marcin Roszczyk e aperto con una cerimonia solenne il 3 giugno 2004 come un progetto congiunto tra l’American Jewish Committee e il Consiglio per la protezione delle memorie di guerra e martirio in Varsavia. Il complesso è composto da un memoriale per le 600.000 vittime che sono state assassinate nel campo, ed un museo con una mostra sulla storia del campo di sterminio di Belzec.
A. Solyga Z. Pidek M. Roszczyk
Ofiar Of arr O boz uZ ag
PL.2004 Belzec Memorial
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> A. Solyga, Z. Pidek e M. Roszczyk, Belzec Memorial, Belzec, 2004.
> A. Solyga, Z. Pidek e M. Roszczyk, Belzec Memorial, Belzec, 2004.
83
>> A. Solyga, Z. Pidek e M. Roszczyk, Belzec Memorial, Scultura, Belzec, 2004.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.2004.a National World War II Memorial
84
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Washington D.C., Stati Uniti superficie | 30,000 m2 MATERIALI | Vari TEMA | Seconda Guerra Mondiale CATEGORIA | Commemoriativa e celebrativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Per il progetto del monumento fu indetto un concorso su scala nazionale, che raccolse 400 proposte di architetti e nel 1997, fu selezionato il progetto di Friedrich St. Florian. Il progetto definitivo comprende 56 pilastri di granito alti 5 m, disposti a semicerchio intorno a una piazza con due archi di 13 m, su lati opposti. Due terzi dei 30.000 mq del lotto sono occupati da elementi paesaggistici e da acqua. Su ogni pilastro è iscritto il nome di uno dei 48 stati degli Stati Uniti. Sull’arco settentrionale è inciso “Atlantico”; su quello meridionale, “Pacifico”. La piazza è lunga 103 m e larga 7,2 m, e contiene una piscina. Nel semicerchio est, troviamo raffigurate delle scene belliche in bassorilievo. Sul muro destro (verso l’arco dell’Atlantico) troviamo invece scene del teatro di guerra europeo. Il Freedom Wall, che si trova sul lato ovest del monumento, è decorato con 4.048 stelle d’oro, ognuna delle quali rappresenta 100 americani morti in guerra.
monumento
SPAZIO
Il National World War II Memorial è un monumento commemorativo dedicato ai cittadini statunitensi che servirono il paese come membri delle forze armate o come civili, durante la Seconda guerra mondiale. Esso è concepito come un monumento allo spirito, al sacrificio e all’impegno del popolo americano. Si trova nel National Mall di Washington, D.C., dove un tempo sorgeva la Rainbow Pool, tra il Lincoln Memorial e il Washington Monument.
Friedrich St. Florian
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> F. St. Florian, National World War II Memorial, Washington D.C., 2004.
> F. St. Florian, National World War II Memorial, Washington D.C., 2004.
85
>> F. St. Florian, Freedom Wall, Washington D.C., 2004.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
FR.2004 Anilore Banon
Les Moulins
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
86
LUOGO | St. Laurent-sur-Mer, Normandia, Francia dimensioni | H max:9m MATERIALI | Acciaio TEMA | Seconda Guerra Mondiale CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
Il memoriale presenta tre elementi: Le Ali della Speranza, il Sorgere della Libertà e le Ali della Fraternità. La scultrice francese Anilore Banon realizzò il monumento nel 2004, commissionato dal governo francese per commemorare il sessantesimo anniversario del D-Day. Al centro ci sono sette colonne di acciaio e un gruppo di quattro colonne che curvano verso l’alto, due colonne diritte con la più alta che raggiunge i 9 metri. Ali d’acciaio sono armoniosamente situate da entrambe le parti. La scultura era stata intesa come installazione temporanea, ma è tuttora presente in ragione dell’interesse manifestato dal pubblico. La scultura è considerata come una fusione di arte e natura ed è riuscita a resistere finora in maniera sorprendente alle aggressioni atmosferiche.
monumento
TEMPO memoria
Les Braves è un memoriale di guerra situato sulle spiagge di Omaha Beach nel villaggio di St. Laurent-sur-Mer in Normandia e commemora i soldati americani che persero la loro vita nelle spiagge della Normandia il 6 Giugno 1944 nella seconda Guerra Mondiale.
SPAZIO
The Braves
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
87
> A. Banon, The Braves, St. Laurentsur-Mer, 2004
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.2004.b TWA Flight 800 Memorial
88
Le famiglie delle vittime insieme al progettista hanno creato un memoriale nella speranza che esso diventi non solo un luogo, ma anche un esperienza che contribuisca al processo di cicatrizzazione e di elaborazione del lutto di tutti quelli che sono stati coinvolti in questa tragedia.
W
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
50 m
LUOGO | Shirley, New York, Stati Uniti superficie | 8,100 m2 MATERIALI | Vari TEMA | Disastro aereo CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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monumento
SPAZIO
Il memoriale internazionale TWA Flight 800 è stato inaugurato in un area di 8100 m2 adiacente al padiglione principale del Smith Point County Park in Shirley, New York, il 14 luglio del 2004. David Busch di Busch Associates PC Bay Shore, New York ha progettato il memoriale. Le bandiere dei 13 paesi delle vittime, una parete in granito nero, con i nomi incisi su un lato e l’illustrazione di un’onda che libera 230 gabbiani nel cielo sull’altro, insieme a delle aree verdi compongono il memoriale. Nel 2006 è stato poi aggiunto un faro di 3 metri di altezza anch’esso in granito nero progettato da Harry Edward Seaman, un parente di una delle vittime. Il faro è ben presto diventato il luogo dove vengono lasciati gli ricordi personali delle vittime, così come i fiori. Il volo TWA Flight 800 il 17 luglio del 1996 in direzione Europa precipitò nell’oceano Atlantico lungo la costa di Long Island uccidendo tutte le persone a bordo.
D. Busch
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> D. Busch, TWA Flight 800 Memorial, Shirley, 2004.
> D. Busch, TWA Flight 800 Memorial, Shirley, 2004.
89
> >> D. Busch, TWA Flight 800 Memorial, Pianta e Dettaglio, Shirley, 2004.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
GB.2004
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
re
250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Londra, Gran Bretagna superficie | 5,600 m2 MATERIALI | Granito della Cornovaglia TEMA | Morte della principessa Diana CATEGORIA | Commemoriativa
TEMPO memoria
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Permanente Passato
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monumento
Collettiva Nazionale Glorificazione
K
Realizzata come memoriale per Diana Principessa di Galles, la Fontana fu aperta nel 2004. E’ stata progettata da Kathryn Gustafson/Gustafson Porter per essere un luogo di tranquillità. E’ un anello di granito composto da piccoli pezzi scolpiti. L’acqua entra dal punto più alto e scorre in due direzioni, riunendosi nel punto più basso da cui viene posta di nuovo in circolo. Contiene 545 pezzi di granito della Cornovaglia ognuno modellato con i più recenti computer a controllo numerico e assemblati grazie alle tradizionali abilità artigiane. L’insieme può essere simbolicamente interpretato in diversi modi: il circolo della vita; due persone che si uniscono, partendo e arrivando insieme mentre lasciano il mondo; la mancanza di significato di un’impresa; una striscia di ameba; la vita e la morte. Il Memoriale simbolizza anche la qualità e la franchezza di Diana. Ci sono tre ponti dove si può attraversare l’acqua e andare fino al cuore della fontana. Il desiderio è di far sentire i visitatori liberi di interagire con il memoriale quando si muovono in questo spazio speciale. Nell’anno di apertura molte persone soprattutto bambini, sono scivolati sul granito bagnato, per questa ragione ora delle guardie di sicurezza controllano che le interazioni con la fontana avvengano solo in dei punti prestabiliti. Stando vicino al canale d’acqua si può percepire la sua natura: una scultura d’acqua di qualità eccezionale.
Kathryn Gustafson
SPAZIO
Diana, Princess of Wales Memorial Fountain
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> K. Gustafson, Diana, Princess of Wales Memorial Fountain, Londra, 2004.
91
> >> K. Gustafson, Diana, Princess of Wales Memorial Fountain, Vista aerea e dettaglio, Londra, 2004.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
AU.2005 Hames Sharley
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
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250 m
LUOGO | Mandurah, WA, Australia superficie | 520 m2 MATERIALI | Granito e calcestruzzo TEMA | Guerra CATEGORIA | Commemoriativa
Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
TEMPO memoria
Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
monumento
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92
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L’ispirazione per il progetto di Hames Sharley deriva da un poema ‘At the going down of the sun’ (autore sconosciuto), un tributo a tutti gli uomini e le donne che hanno servito l’Australia. Troviamo i versi del poema incisi sugli elementi del progetto. In questo modo si attraversa il memoriale segue un percorso tra i vari stadi creando un’esperienza molto emotiva per il visitatore. Questo monumento ha ispirato con il suo potere della ripetitività degli elementi molti dei memoriali costruiti sucessivamente nel mondo. Questi elementi bianchi, puri si ripetono sullo sfondo di un semplice spazio aperto e un prato. I pilastri alti e bianchi sono il simbolo per commemorare coloro che hanno perso la vita, i feriti, e chi è tornato, e la loro ricerca per la pace. L’orientamento Est-Ovest permette di catturare l’asse del sole il 25 aprile ovvero l’Anzac Day. Alberi di New Zealand pine trees, fioriscono in questo stesso periodo creando un manto di fiori rossi sul percorso. La fusione di questi elementi crea un memoriale molto impressionante ed emotivamente coinvolgente.
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Il Mandurah War Memorial si trova nel punto più settentrionale della Western Foreshore, direttamente affacciato sul waterfront. Il memoriale è diventato un luogo dedicato alla riflessione, usato sia come piattaforma formale per le cerimonio, ma anche come mezzo di un percorso, di un esperienza per il singolo individuo.
SPAZIO
Mandurah War Memorial
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> H. Sharley, Mandurah War Memorial, Mandurah, 2005.
93
> >> H. Sharley, Mandurah War Memorial, Mandurah, 2005.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
PL.2005 Kraków Ghetto Memorial
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50 m
LUOGO | Cracovia, Polonia superficie | 2,300 m2 MATERIALI | Acciaio e ghisa TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
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94
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In questa piazza troviamo dozzine di sedie realizzate ad fuori scale, enormi. In particolare vi sono 33 sedie in acciaio e ghisa di 1.4 metri di altezza sparse nella piazza e 37 sedie più piccole (H: 1.2) posizionate sul bordo della Piazza ed alle fermate dei tram e dei bus. Queste sedie vogliono rievocare una delle procedure di deportazione : coloro i quali avevano ricevuto l’ordine di lasciare il ghetto dovevano portare in questa piazza ogni loro avere, incluso il mobilio e quindi incluse le sedie. Gli architetti di Cracovia Piotr Lewicki e Kazimierz Latak, hanno tratto ispirazione da un libro di Tadeusz Pankiewicz, un uomo che aveva una farmacia nel ghetto. In questo libro, l’autore descrive la vita quotidiana nel ghetto ed i suoi ultimi giorni prima della deportazione. Il memoriale fu inaugurato nell’8 Dicembre 2005. Nella piazza è presente anche un piccolo edificio che veniva usato dalle autorità Naziste durante l’occupazione e durante il periodo del ghetto. Incisa vi è una scritta che recita “1941 - 1943, gli anni del Ghetto”. L’interno dell’edificio è stato ricostruito per simulare l’interno di un vagone del treno di deportazione.
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SPAZIO
Il memoriale si trova in un luogo significativo, la Piazza degli Eroi del Ghetto. Il Ghetto di Cracovia fu creato nel 1941 e chiuso nel 1943, quando migliaia di ebrei furono deportati nei campi di lavoro di Plaszow.
P. Lewicki K. Latak
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> P. Lewicki e K. Latak, Krak贸w Ghetto Memorial, Cracovia, 2005.
95
> P. Lewicki e K. Latak, Krak贸w Ghetto Memorial, Cracovia, 2005.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
HU.2005 Shoes on The Danube
LUOGO | Budapest, Ungheria Dimensioni | 240 m2 MATERIALI | Ferro TEMA | Olocausto CATEGORIA | Contro-monumento
Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
TEMPO memoria
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100 m
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Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
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96
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale Szécheny
“La composizione evoca il ricordo delle persone fucilate sul Danubio durante il periodo del terrore delle Croci Frecciate. Lo scultore creò sessanta paia di scarpe di ferro, a riproduzione di quelle del periodo. Le scarpe sono attaccate all’argine di pietra e dietro ad esse si erge una banchina di pietra di alta 70 cm e lunga 40 metri. In tre punti sono posizionate placche di ferro con inciso: “ Nella memoria delle vittime fucilate nel Danubio dalla milizia delle Croci Frecciate nel 1944-45”. Eretto il 16 aprile 2005” (MIT, 16 aprile 2015).
monumento
SPAZIO
Le scarpe sulla riva del Danubio è un memoriale a Budapest. Concepito dal direttore cinematografico Can Togay, egli lo realizzò sulla riva ovest del Danubio, assieme allo scultore Gyula Pauer per onorare gli Ebrei che vennero uccisi dalla milizia fascista delle Croci Frecciate durante la Seconda Guerra Mondiale. Ad essi venne ordinato di togliersi le scarpe e vennero fucilati a ridosso dell’acqua così che i loro corpi cadessero nel fiume e venissero trasportati via. L’opera intende rappresentare proprio le loro scarpe abbandonate sulla banchina. Sessanta paia di scarpe forgiate nel ferro, stile anni ’40, si ergono in ricordo delle persone fucilate nel Danubio durante il periodo del terrore delle Croci Frecciate. Il monumento è situato nel lato di est della Danube Promenade.
Can Togay Gyula Pauer
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> Can Togay, Gyula Pauer, Shoes on The Danube, Budapest, 2005.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
DE.2005
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
500 m
LUOGO | Berlino, Germania superficie | 19.000 m2 MATERIALI | Calcestruzzo TEMA | Olocausto CATEGORIA | Contro-monumento
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
S
monumento
A
Il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa (tedesco: Denkmal für die ermordeten Juden Europas), conosciuto anche come Memoriale della Shoah, è situato nel quartiere Mitte di Berlino, progettato dall’architetto Peter Eisenman, assieme all’ingegnere Buro Happold, per commemorare le vittime della Shoah. Il progetto è stato commissionato dal Parlamento Tedesco a seguito di due concorsi pubblici. Il memoriale si estende su una superficie di 19.000 m² occupata da 2.711 stele in calcestruzzo grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l’altezza varia da 0,2 a 4 m. Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili in quanto seguono il terreno che è variamente inclinato. In base alle indicazioni di progetto di Eisenman, infatti, le stele sono realizzate per disorientare e l’intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un’angosciante solitudine. Nell’angolo sud-est si ha accesso al sotterraneo “Centro di documentazione degli ebrei morti nella shoah”, dove è possibile seguire un percorso che tratta simbolicamente le vicende personali e i destini di alcune vittime dell’olocausto attraverso citazioni, immagini e voci di testimoni. Il memoriale accoglie ogni anno più di 500.000 visitatori provenienti da ogni nazione.
Peter eisenman
SPAZIO
Memorial to the Murdered Jews of Europe
Individuale Locale/Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> P. Eisenman, Memorial to the Murdered Jews of Europe, Berlino, 2005.
> P. Eisenman, Memorial to the Murdered Jews of Europe, Plastico, Berlino, 2005.
99
>> P. Eisenman, Memorial to the Murdered Jews of Europe, Dettaglio, Berlino, 2005.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
IT.2006
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Italia superficie | 800 m2 MATERIALI | Corten, Calcestruzzo TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
TEMPO memoria
Permanente Passato
approccio
monumento
Collettiva Nazionale Glorificazione
500 m
Studio Kuadra
SPAZIO
Durante il 1980, la città di Borgo San Dalmazzo comprò tre degli originali vagoni merci utilizzati per trasportare i prigionieri e li posizionò nella parte non più utilizzata del parcheggio della ferrovia. In seguito e grazie al progetto “I Sentieri Della Memoria”, l’idea di costruire un memoriale permanente nei pressi della stazione diventò realtà. Costruito nel 2006, la base del memoriale è costituita da una lastra di calcestruzzo, a rappresentare la piattaforma dei vagoni merci, circondata da massi di varie dimensioni. Dalla piattaforma si ergono le sagome in acciaio dei nomi dei 20 sopravvissuti, mentre a terra, 350 placche commemorano i deportati che non tornarono dai campi di concentramento. Ogni prigioniero è stato identificato attraverso il nome, la nazionalità e l’età così come era stata scritta nel registro del campo. Tutte le parole sono scritte in acciaio corten, che, col tempo, diventerà dello stesso colore dei vagoni merci, a causa dell’ossidazione. Il memoriale è illuminato da faretti, mentre una serie di luci nascoste dà l’illusione che la base sia rialzata rispetto al terreno. Una lunga striscia rossa sulla piattaforma permette di seguire un percorso che parte dall’adiacente stazione ferroviaria per arrivare al memoriale. Tutti i vagoni sono accessibili mentre solamente uno è dotato di rampa di accesso per persone con ridotta capacità motoria. All’ingresso del memoriale è stata posizionata una palina introduttiva ed esplicativa di commento all’installazione.
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Memorial for Jewish Deportation
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Studio Kuadra, Memorial for Jewish Deportation, Borgo San Dalmazzo, 2006.
101
> >> Studio Kuadra, Memorial for Jewish Deportation, Dettagli, Borgo San Dalmazzo, 2006.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
GB.2006 New Zealand War Memorial
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102
100 m
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Dibble spiega: “Abbiamo deciso di posizionare il memoriale così che si sovrapponga con il percorso pedonale principale. I visitatori e i passanti sono quindi “costretti” ad attraversare il memoriale. Passeggiando tra le sculture, vengono spinti a fermarsi e guardare. Attraverso le parole e le immagini, ogni neozelandese che visita il memoriale riconoscerà casa, e gli inglesi potranno imparare qualcosa del rapporto tra i nostri due paesi. “
LUOGO | Londra, Gran Bretagna superficie | 400 m2 MATERIALI | Bronzo TEMA | Guerre CATEGORIA | Commemoriativa
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Place ke
Du
monumento
SPAZIO
P Corner C
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Progettato dall’architetto John Hardwick-Smith e dallo scultore Paul Dibble, il memoriale noto come “Southern Stand” è composto da 16 monoliti in bronzo verticali a forma di croce disposti lungo un pendio erboso in Hyde Park Corner, a Londra. Ogni elemento è ornato con testo, disegni e piccole sculture ed è formato dall’intersezione di due lastre in bronzo, che vengono tagliate da un piano inclinato in alto. Sei elementi sono posizionati all’esterno del gruppo principale e sono disposti per formare il disegno della costellazione della Croce del Sud. Di notte, le loro cime sono illuminate in modo tale che le croci appaiano come le stelle del sud, indicando la direzione sud della bussola. Il memoriale è stato istituito per commemorare “il legame duraturo tra la Nuova Zelanda e il Regno Unito”, e le vite perse dai due paesi durante le due guerre mondiali.
J. Hardwick-Smith Paul Dibble
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> J. HardwickSmith e P. Dibble, New Zealand War memorial, Londra, 2006.
103
> J. HardwickSmith e P. Dibble, New Zealand War memorial, Londra, 2006.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
104
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
1 km
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
Bureau^proberts e Urban Art Projects hanno collaborato nello sviluppo del concept del memoriale che commemora le vite degli ufficiali caduti ricordandoli come persone che hanno sacrificato la loro vita. Viene scelto un metodo d’espressione semplice e robusto, che amplifica il messaggio al visitatore ed evoca le qualità di base della polizia come l’onore, la protezione e coraggio. Attraverso le cerimonie, l’interazione e la riflessione il memoriale agirà come un simbolo che collega la comunità della polizia e i loro cari. I due punti cruciali del progetto sono il muro commemorativo e l’area pavimentata chiamata “terrain”che circonda e da accesso al memoriale. Il muro, lungo 20 metri, porta i nomi, il grado, la data di nascita e quella di morte, degli ufficiali che sono morti nell’orario di lavoro/servizio, incisi su delle placche in bronzo che rivestono i blocchi di lidite. Il bronzo ha una patina dorata che si modifica con il passare del tempo e in base a quanto ogni placca venga toccata. Vi sono 1200 placche, a simbolizzare il costante pericolo della polizia durante il servizio ( orario di lavoro). Il “terrain” si inclina per indicare il muro ai visitatori, con ondulazioni che vogliono creare “un’incertezza nell’esperienza per riflettere sul cammino incerto che la polizia percorre durante lo svolgimento del loro dovere. San Michael, protettore della polizia, è stato incluso nel progetto attraverso un incisione nel bronzo. Il memoriale si trova sulla sponda del Lake Burley Griffin a Canberra.
Bureau^proberts Urban Art Projects
SPAZIO
AU.2006 National Police Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
LUOGO | Canberra, ACT, Australia superficie e dimensioni | S: 300 m2 parete L: 20 m MATERIALI | Ardesia e bronzo TEMA | Poliziotti deceduti CATEGORIA | Commemoriativa
> Bureauˆ proberts e Urban Art Projects, National Police Memorial, Canberra, 2006.
105
> Bureauˆ proberts e Urban Art Projects, National Police Memorial, Canberra, 2006.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
DE.2006 White Rose memorial
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Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Monaco di Baviera, Germania superficie | 600 m2 MATERIALI | Ceramica TEMA | La Rosa Bianca CATEGORIA | Contro-monumento
approccio
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione
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100 m
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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106
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All’esterno dell’edificio, sul marciapiede di fronte alle principali porte di ingresso e sulla piazza intorno alla fontana alcuni sampietrini sono stati sostituiti da ceramica lavorata ed incisa per assomigliare ai volantini della Rosa Bianca. Come veri volantini, ne troviamo alcuni raggruppati, altri soli, altri piegati. Il memoriale è stato concepito dallo scultore Robert SchmidtMatt nel 1988 L’installazione originale temporanea è stata infine acquistata dalla Municipalità di monaco e resa permanente nel 1990. Infine rinnovata nel 2006. L’Università Ludwig-Maximilian ospita anche altri luoghi commemorativi in ricordo dei fratelli Scholl.
Max M aximiliansans Universität ver
monumento
SPAZIO
La Rosa Bianca - in lingua tedesca: Die Weiße Rose - era un gruppo di studenti cristiani che si oppose in modo non violento al regime della Germania nazista. Operativo a Monaco di Baviera, il gruppo pubblicò sei opuscoli, che chiamavano i tedeschi ad affrontare la resistenza passiva contro il regime nazista. Il movimento fu attivo dal giugno 1942 al febbraio 1943, quando i principali componenti del gruppo vennero arrestati, processati e condannati a morte mediante decapitazione. Hans e Sophie Sholl, vennero catturati davanti all’edifico principale dell’ l’Università Ludwing Maximilian di Monaco di Baviera, da un custode, membro del partito nazista. Proprio di fronte a quest’edificio, troviamo un altro esempio di monumento “on-the-ground”.
Robert SchmidtMatt
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> R. Schmidtmatt, White Rose Memorial, Monaco di Baviera, 2006.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.2006
108
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Bayonne, New Jersey, Stati Uniti Dimensioni | H: 30 m MATERIALI | Acciaio e bronzo TEMA | Terrorismo mondiale CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
monumento
TEMPO memoria
To the Struggle Against World Terrorism - allo sforzo contro la guerra al terrorismo mondiale, anche conosciuta come Tear of Grief - lacrima di dolore o Tear Drop Memorial - memoriale della lacrima; è una scultura di Zurab Tsereteli regalata ufficialmente dal governo Russo agli Stati Uniti per commemorare le vittime degli Attentati dell’11 settembre 2001 e dell’Attentato al Trade Center del 1993. È stata posizionata al termine dell’ex MOTBY (Military Ocean Terminal at Bayonne) a Bayonne, New Jersey. Questa scultura è composta da una torre alta 30 metri e costituita d’acciaio ricoperto di bronzo con un’apertura dai bordi frastagliati nel mezzo. In quest’apertura è collocata una lacrima di acciaio inossidabile alta 12 metri e pesante 4 tonnellate, in memoria di coloro che persero la vita durante gli attacchi terroristici subiti dagli Stati Uniti. Alla base del monumento sono state collocate delle lastre di granito recanti i nomi di coloro che sono morti negli attentati dell’11 settembre 2001 e delle bombe nel 1993. Inizialmente la scultura fu data al governo locale di Jersey City, ma le autorità dopo averla vista, rifiutarono il monumento, e fu quindi deciso di riposizionarla nella sua attuale locazione a Bayonne. Nonostante le molte critiche ricevute, l’opera ha suscitato reazioni dei cittadini generalmente favorevoli. Nel settembre del 2011, una sezione d’acciaio di 1,20m appartenente al World Trade Center è stata posizionata a fianco al monumento.
Zurab Tsereteli
SPAZIO
To the Struggle Against World Terrorism
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
109
> Z. Tsereteli, To the Struggle Against World Terrorism, Bayonne, 2006.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
CL.2007 Women in the Memory Monument
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Permanente Passato
50 m
LUOGO | Santiago, Chile dimensioni | H: 2.44 m L: 7.30 m MATERIALI | Vetro, pietra. TEMA | Dittatura Cilena CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
TEMPO memoria
Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
monumento
SPAZIO
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Un memoriale voluto da una organizzazione umanitaria composta da sole donne. Donne che, durante le dittature repressive dell’America del sud, ebbero un ruolo fondamentale nelle manifestazioni per la liberazione dei detenuti politici illegalmente incarcerati. Viene quindi scelto un linguaggio delicato, femminile che marca il netto contrasto con il monumento classico, dai tratti tipicamente maschili. Nell’immaginario collettivo, non solo in Cile, vi sono una serie di immagini ricorrenti, una sorta di alfabeto, che connettono il soggetto all’evento. Le candele al suolo, come un atto di memoria spontaneo, i poster delle persone scomparse appesi al collo delle mogli, madri e sorelle che penzolano sopra il loro petto sono alcuni degli esempi ricorrenti di questo alfabeto. Queste immagini con il passare de tempo sono diventate emblemi della lotta per la verità e per la giustizia. Il progetto del memoriale proposto da Oficina de Arquitectura, parte da questo alfabeto di immagini, l’architettura è privata di ogni tratto figurativo, per trasmettere così una sensazione di sensibilità pura, che viene tramandata nel tempo. La scelta dei materiali e degli oggetti significativi, la pietra, il vetro e le candele, sono uniti e trasformati dalla disposizione in una sequenza pura ed eloquente. Il progetto è “ una parete trasparente che non divide le vite, che in ogni tempo e da ogni spazio ci permette di guardare al passato e al futuro” (Sandra Palestro, Award Presentation Speech Memorial Memory Woman, Santiago, Settembre 27, 2004).
Oficina De Arquitectura
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> >> Oficina de Arquitectura, Women in the Memory Monument, Santiago, 2007.
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> Oficina de Arquitectura, Women in the Memory Monument, Santiago, 2007.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
BR.2007 Holocaust Memorial
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500 m
LUOGO | Salvador, Bahia, Brasile superficie | 23 m2 MATERIALI | Calcestruzzo TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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monumento
SPAZIO
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L’Holocust Memorial viene realizzato nel 2007 nell’ambito di un progetto di adeguamento del Cimitero degli Ebrei in Salvador, Bahia, Brasile. Vennero insieme costruiti un nuovo ingresso al cimitero, la ristrutturazione del padiglione funerario e l’edificio stesso del Memoriale. Il nuovo edificio è connesso alla nuova entrata e a una piccola piazza a fianco del padiglione funerario, in modo da diventare un elemento fruibile per l’accoglienza e la permanenza dei visitatori durante i servizi religiosi. Il muro principale è orientato verso Gerusalemme, seguendo la tradizione espressa nelle sinagoghe. Le sue forme sono ispirate alla parola “chai”, vita in ebraico: il legame dello scomparso con i viventi avviene attraverso l’intreccio delle loro azioni in vita. Il progetto cerca di suggerire attraverso un gioco di luci e ombre , su una superficie di cemento volutamente grezzo, l’amara esperienza dei morti e dei sopravvissuti della shoa. Il volume principale è un cubo di 4 metri di lato chiuso da tre parti e aperto verso il Cimitero. Il pavimento in una unica superficie di cemento lavato connette interno ed esterno, vecchio e nuovo Cimitero. La parete principale ospita una luce permanente a simboleggiare i legami tra dio e il popolo ebreo. L’obiettivo era creare uno spazio che favorisse la relazione tra interno ed esterno, permettendo un momento di isolamento e meditazione ma in contatto con gli alberi e la brezza tipica del caldo clima di Salvador.
Sergio Kopinski Ekerman
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> S. Kopinski Ekerman, Holocaust Memorial, Salvador, 2007.
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> S. Kopinski Ekerman, Holocaust Memorial, Salvador, 2007.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
NL.2007 Belle Mariska Majoor
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Oudekerksplein vanta anche un rilievo metallico nei ciottoli di una mano che accarezza il seno di una donna, un’altra allusione alla vitale partecipazione che Amsterdam mostra nei confronti della professione più antica del mondo.
Collettiva Nazionale Glorificazione
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Permanente Passato
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100 m
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
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LUOGO | Amsterdam, Paesi Bassi dimensioni | 1.5 m MATERIALI | Bronzo TEMA | Prostituzione CATEGORIA | Celebrativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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monumento
SPAZIO
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Intitolata Belle, il monumento rappresenta una donna a seno scoperto in piedi presso lo stipite di una porta e con lo sguardo lontano all’orizzonte. La placca sulla statua recita (in inglese) “Respect sex workers allover the world”. La scultura in bronzo – che si trova nella Oudekerksplein davanti al Oude Kerk, la chiesa più vecchia di Amsterdam – fu creata per iniziativa di Mariska Majoor, del Centro di Informazione sulla Prostituzione. Secondo Majoor, lei stessa ex prostituta, la statua ha lo scopo di mostrare rispetto alle milioni di persone nel mondo che guadagnano denaro attraverso la prostituzione. La statua è irrobustita dall’aggiunta di acciaio, in modo da prevenire il vandalismo. Belle è posata sopra un alto piedistallo in granito, in modo da dissuadere coloro che si dedicano alla cosiddetta “wildpeeing” (urinare per strada). La stessa piazza, circondata da pub, coffee shop e bordelli, già mostra la scultura di una mano che accarezza un seno, una delle tante statue in bronzo e ferro donate alla città di Amsterdam da un artista sconosciuto.
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> M. Majoor, Belle, Amsterdam, 2007.
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>> Artista sconosciuto, Amsterdam, 2007.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
ES.2007 Atocha Train Station Memorial
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100 m
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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monumento
SPAZIO
La struttura del monumento alle vittime degli attacchi terroristici a Madrid, stazione Atocha, 11 Marzo 2004, progettata da FAM Arquitectura y Urbanismo, costituisce uno dei più interessanti e toccanti monumenti dedicati alle vittime del terrorismo. E’ costituito da una costruzione cilindrica che si erge dal terreno come una torre, illuminata di notte da fari posti alla base della costruzione. Dentro il cilindro migliaia di messaggi di condoglianze sono impressi sulla superficie incolore di un pallone fluttuante nell’aria. La struttura del monumento alto 11 metri è una novità assoluta, è infatti il primo esempio di costruzione formata da circa 15100 grandi blocchi di vetro, incollati utilizzando esclusivamente un adesivo trasparente senza elementi meccanici. La facciata interna della colonna vetrata è ricoperta da una membrana stabilizzata in ETFE - Etilene TetrafluoroEtilene, in continuo movimento grazie alla spinta di un getto d’aria. Lo spazio interno, completamente vuoto, suggestivo, costituisce lo spazio della memoria e del lutto. Prima della costruzione del memoriale l’esigenza di avere una “finestra di contatto con le anime dei 192 periti nell’esplosione terroristica” era stata espressa dai cittadini di Madrid lasciando messaggi elettronici su alcuni videowall che erano stati allestiti all’interno della stazione di Atocha. La cerimonia di inaugurazione si è svolta nel 2007 tre anni dopo l’attentato, alla presenza della famiglia reale e delle autorità politiche.
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Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
LUOGO | Madrid, Spagna. dimensioni | 11 m MATERIALI | Vetro, membrana EFTE TEMA | Attacco terroristico stazione di Atocha, 11/03/2004 CATEGORIA | Commemoriativa
> FAM, Atocha Train Station Memorial, Madrid, 2007.
> FAM, Atocha Train Station Memorial, Dettaglio dell’interno, Madrid, 2007.
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>> FAM, Atocha Train Station Memorial, Esterno, Madrid, 2007.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
NG.2007
118
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
Il volo UTA 772 era un volo di linea operante da Brazzaville, Repubblica del Congo, via N’Djamena in Ciad, per l’aeroporto Charles de Gaulle a Parigi, in Francia. Il 19 settembre 1989 un McDonnell Douglas DC-10 decollò dall’aeroporto internazionale N’Djamena alle 12:13 UTC, per esplodere 46 minuti dopo sul deserto del Sahara, vicino alle città di Bilma e Ténéré, nel deserto del Ténéré a nord-est del massiccio del Termit, in Niger. L’esplosione ed il successivo schianto provocarono la morte di tutti i 156 passeggeri e 14 membri dell’equipaggio, inclusa Bonnie Pough, moglie dell’ambasciatore americano in Ciad, Robert Pough. Una Commissione investigativa dell’ICAO determinò la causa dell’esplosione in un attentato, realizzato tramite una bomba nascosta in una valigia caricata nella stiva dell’aereo a Brazzaville. Il memoriale, visibile dall’alto, è stato realizzato nel 2007, nel deserto (a 10 km di distanza dal luogo dell’incidente) , dall’associazione “Les Familles de l’Attentat du DC10 UTA”. Il monumento, visibile alle coordinate 16.864931°N 11.953711°E su GoogleMaps_Aerial Imagery, è costituito da pietre nere che disegnano l’aereo DC10, sia nella forma che nelle dimensioni, all’interno di un una bussola, con una delle ali dell’aereo utilizzato come punto cardinale, e da più di 170 specchi rotti che riflettono il cielo e rappresentano le vittime dell’incidente.
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SPAZIO
UTA Flight 722 Memorial
LUOGO | Sahara Desert, Niger Dimensioni | Diametro: 61m MATERIALI | Pietre nere, specchi, parti dell’aereo TEMA | Disastro aereo CATEGORIA | Impromptu-memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Privati, UTA Flight 722 Memorial, Sahara Desert, 2007.
> Privati, UTA Flight 722 Memorial, Vista aerea, Sahara Desert, 2007.
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>> Privati, UTA Flight 722 Memorial, dettaglio, Sahara Desert, 2007.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
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Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Arlington County, Virginia, Stati Uniti superficie | 7,800 m2 MATERIALI | Acciaio e granito TEMA | Attacco terroristico 11/09/2001 CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
monumento
TEMPO memoria
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Il memoriale si trova a Sud-Ovest del Pentagono, in Arlington Country, Virginia. Memoriale permanente, commemora le donne e gli uomini deceduti sia all’interno dell’edificio sia a bordo dell’aereo numero 77 della American Airlines, durante l’attacco terroristico dell’11 settembre. Progettato da Beckman e Kaseman di Philadelphia, in Pennsylvania, con il supporto del designer Buro Happold e [Delta Fontane], il memoriale è stato inaugurato nel 2008. Elegante e semplice il Pentagon memorial presenta una sequenza temporale sulla base dell’età delle vittime dalla più giovane (3 anni) al più anziano (71 anni) un veterano della Marina che era anche lui a bordo del volo 77 dell’American Airlines. Ogni persona è rappresentata da una panca in acciaio e granito levigato a sbalzo su di un bacino d’acqua illuminato. Il nome della vittima, come tributo permanente, è impresso in ogni singolo elemento. La posizione dei 184 elementi consente di distinguere le vittime che si trovavano all’interno del Pentagono e quelle che erano sul volo 77 dell’Ameircan Airlines. 85 alberi di Myrto sono disposti tutto intorno e cresceranno fino a raggiungere circa i 9 metri di altezza per creare una velo d’ombra negli anni a venire. La superficie del Memoriale è coperta di ghiaia fissata mentre verso ovest si erge l’Age Wall che accompagna il procedere del visitatore: un muro che si alza a partire da 3 inches fino a 71 simboleggiando le età delle vittime.
Beckman Kaseman B. Happold
SPAZIO
US.2008 Pentagon Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Beckman, Kaseman e B. Happold, Pentagon Memorial, Arlington Country, 2008.
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> >>Beckman, Kaseman e B. Happold, Pentagon Memorial, vista aerea, e dettaglio notturno, Arlington Country, 2008.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
so architecture
122
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
1 km LUOGO | Kibbutz Yechiam, Israel superficie | 200 m2 MATERIALI | Marmo, calcestruzzo. TEMA | Guerra Arabo-Israeliana CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
Il memoriale commemora gli israeliani uccisi durante la guerra Arabo-israeliana del 1948 intorno a Yehiam: un convoglio inviato in soccorso del Kibbuz cadde in un’imboscata araba e venne distrutto. Il progetto deriva la sua forma geometrica da due fonti: la sensazione dello stare dentro un camion corazzato che faceva parte del convoglio attaccato; la volontà di trasmettere il senso della perdita e del lutto. Visto da lontano, il monumento è collocato al centro di una piazza rotonda ed è composto di tre pilastri a forma di stella. Una tavola di marmo riporta i nomi dei soldati caduti mentre una parete in cemento mostra il rilievo geografico dell’area e riporta su una piastra la storia dell’imboscata. Le foto dei caduti dopo essere state ricostruite al computer, sono esposte nel memoriale con grande enfasi grazie a un’illuminazione nascosta di tipo naturale e artificiale. Anche se con un budget esiguo questo progetto ha creato un forte sentimento di onore in memoria dei caduti.
monumento
TEMPO memoria
Gli architetti israeliani di SO Architecture hanno progettato la Yehiam Memorial Hall presso il Kibbuz (forma associativa volontaria di lavoratori dello stato di Israele) di Yehiam in Israele.
SPAZIO
IL.2008 Yehiam Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> SO Architecture, Yehiam Memorial, Kibbutz, 2008.
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> SO Architecture, Yehiam Memorial, Kibbutz, 2008.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
DE.2008
124
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
500 m
LUOGO | Berlino, Germania dimensioni | P: 5x2 m H: 3 m MATERIALI | Calcestruzzo TEMA | Olocausto CATEGORIA | Contro-monumento
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
A
Elmgreen e Dragset riprendono il linguaggio minimalista, astratto, utilizzato da Eisenman nel memoriale di Berlino. Il memoriale propone una stele del tutto simile a quelle usate a Berlino, stessa dimensione e stesse caratteristiche, indicando che i due memoriali dialogano strettamente fra loro, condividendo una memoria comune, il destino comune di due gruppi diversi di perseguitati. In questo caso però non troviamo il tema della ripetizione seriale, ma abbiamo un singolo elemento. I progettisti volevano che lo spettatore si focalizzasse sulla peculiarità del monumento, data da una piccola apertura, attraverso la quale è possibile vedere un video che ciclicamente riproduce la scena del bacio fra due uomini. Il progetto coinvolge apertamente il visitatore, catturando la nostra attenzione, ci attira nella narrazione trasformandoci tutti in guardoni. Veniamo colti nell’atto di “ficcare il naso” in uno spazio privato, intimo da cui molti probabilmente preferiscono mantenere una certa distanza. Ponendoci di fronte ad un atto che può sembrare strano, fastidioso per alcuni, gli artisti hanno deciso di provocare lo spettatore, che si trova a dover affrontare e accettare la diversità.
monumento
TEMPO memoria
S
Il memoriale dedicato agli omosessuali perseguitati durante il regime nazista commemora i più di 50,000 omosessuali uccisi in quel periodo.
M. Elmgreen I. Dragset
SPAZIO
Memorial to Homosexuals Persecuted Under Nazism
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> M. Elmgreen e I. Dragset, Memorial to Homosexuals Persecuted Under Nazism, Berlino, 2008.
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> >> M. Elmgreen e I. Dragset, Memorial to Homosexuals Persecuted Under Nazism, dettaglio video, e esterno Berlino, 2008.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
Carmody Groarke
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Il memoriale è stato inaugurato nel quinto anniversario dell’attacco del 7 luglio 2009 con una cerimonia alla presenza di familiari e parenti delle vittime e di Carlo Principe di Galles , del Primo Ministro Gordon Brown e di altri leader politici.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
A
Collettiva Nazionale Glorificazione es W
Permanente Passato
100 m LUOGO | Londra, Gran Bretagna dimensioni | 52 colonne di H: 3.5 m MATERIALI | Acciaio inossidabile TEMA | Attentato 7/07/2005 a Londra CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
Il monumento 0707 Memorial è composto da 52 stele di acciaio inossidabile, alta ognuna 3,5 metri. Le stele sono raggruppate in 4 settori che richiamano i 4 attacchi avvenuti a Tavistock Square, Edgware Road, King’s Cross e Aldgate East tube station. La posizione del memoriale prevede un luogo per il raccoglimento dentro uno dei più grandi parchi pubblici di Londra. Le perdite singole e la perdita collettiva sono rappresentate nel memoriale. I visitatori possono camminare intorno e attraverso il memoriale, leggere, mentre procedono, le iscrizioni su ogni colonna con impresse le date, l’ora e il luogo dell’esplosione delle bombe. Una piastra in acciaio inox con la lista dei nomi delle vittime è situata su una altura erbosa verso il confine orientale del memoriale. Il memoriale è stato realizzato da un team di progettisti comprendente gli architetti Carmody Groarke e il team di ingegneri di Arup ed è stato prodotto nella fonderia Sheffield foundry Norton Cast Products.
SPAZIO
GB.2009.a 7 July Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> C. Groarke, 7 July Memorial, Londra, 2009.
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> >>C. Groarke, 7 July Memorial, dettagli, Londra, 2009.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
AU.2009 Memorial for Tree of Knowledge
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Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Barcaldine, Queensland, Australia Dimensioni | Cubo di L: 18m MATERIALI | Acciaio, vetro, legno TEMA | Fondazione partito Laburista CATEGORIA | Celebrativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
Gli architetti hanno creato una struttura che ricorda, rappresenta e rispetta l’albero, ispirando i visitatori a considerare l’importanza di questo evento e di questo posto. Le parti rimanenti dell’albero sono state incorniciate in una struttura a forma di cubo di 18 metri, composta da bacchette di legno appese, che intendono ricreare l’effetto delle fronde dell’albero così com’era nel 1891. Le radici e la zolla di terra sono visibili al disotto di un pannello di vetro, al centro della struttura cubiforme. Il progetto forma una struttura di 18 metri composta in acciaio e legno che segue la struttura delle fronde, in rilievo, dell’albero della gomma - gum tree - usando 3600 listelli di legno individuali. Oggi diversi germogli propagatisi dall’albero prima della sua morte, stanno crescendo in Barcaldine. Un clone del albero è stato anche piantato presso l’Ecosciences Precinct di Brisbane.
monumento
SPAZIO
Il progetto chiamato Memorial for the Tree of Knowledge, marca il luogo dove si dice sia stato fondato il partito Laburista Australiano nel 1891. In un atto di vandalismo, l’albero è stato avvelenato con glifosato (ingrediente principale nella erbicida Roundup) nel 2006. Un nuovo memoriale sul sito dei resti dell’albero originale, per un costo di circa cinque milioni di dollari è stato ufficialmente inaugurato il 2 maggio 2009.
m3architecture B. Hooper
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> m3 architecture e B. Hooper, Memorial for Tree of Knowledge, Barcaldine, 2009.
129
> >> m3 architecture e B. Hooper, Memorial for Tree of Knowledge, esterno e dettaglio, Barcaldine, 2009.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
GB.2009.b Antony Gormeley
130
E
Collettiva Nazionale Glorificazione
Co C o kspu r Stree et
Permanente Passato
250 m LUOGO | Londra, Gran Bretagna. Dimensioni | H: 6 m MATERIALI | Vari TEMA | Vari CATEGORIA | Contro-monumento
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
quar
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Trafa
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
TEMPO memoria
all
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Pa
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
SPAZIO
reet ree eet
Oran
monumento
M
Questo progetto fa parte di un programma più ampio chiamato “Fourth Plinth”. Dal 1999 diversi artisti sono stati invitati a creare installazioni temporanee per il plinto vuoto che si trova in Trafalgar Square, Londra. Antony Gormeley ha contribuito al progetto con un installazione - One & Other - che connette due idee contrapposte, quella del monumento statuario, statico, con il dinamismo tipico del corpo umano. Durante un periodo di cento giorni il plinto è stato reso accessibile a chiunque volesse salirci sopra ad esprimere le proprie idee o la propria forma d’arte. Ogni ora una persona diversa, per un totale di 2,400 persone hanno partecipato a questo progetto. Gormeley va contro tutte le caratteristiche cardine della statua su plinto classica, ovvero la staticità, l’ufficialità, la glorificazione della persona rappresentata, e propone un memoriale che è temporaneo, che include lo spettatore. Idee e memorie vengono qui liberate e condivise. Così Antony Gormley nel 2009 illustrò la sua idea: “L’idea è molto semplice. Mettendo la persona sul plinto, il corpo diventa una metafora, un simbolo. Nel contesto di Trafalgar Square con le sue statue raffiguranti militari e personaggi storici, l’elevazione della vita quotidiana alla posizione da sempre occupata dall’arte monumentale ci permette di riflettere sulla diversità, la vulnerabilità e la particolarità dell’individuo nella società contemporanea. Si tratta di persone che si riuniscono per creare qualcosa di straordinario ed imprevedibile. Potrebbe risultare tragico ma anche divertente”.
Th e
One & Other
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> A. Gormeley, One & Other, London, 2009.
131
> A. Gormeley, One & Other, London, 2009.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi
DE.2009
132
Kreuzv Kreuzviertel reuzviert
Commerzba k C Commerzbank
Löw eng rub e
Polizeipräsidium P Polizeipräsid ip präsidium d m München nchen ch 100 m
Hauck auck k& Aufhäuser Aufhäuser Privatbankiers Pr Privatbankiers
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Monaco di Baviera, Germania dimensioni | 1,2 m2 MATERIALI | Calcestruzzo TEMA | Morte di Michael Jackson CATEGORIA | Impromptu memorial
approccio
Pro me nad epla latz
Ha rtm an ns tra ße
Molti di questi fan si sono organizzati per mantenere il memoriale creando una raccolta fondi per renderlo permanente. Le autorità accettano il memoriale, ma questo è stato anche soggetto di critiche e vandalismi. Chi ha il diritto su questo spazio pubblico? Questa è la domanda che ha sollevato la discussione riguardo il memoriale. Qualunque sia la risposta, questo è un memoriale è un luogo molto attivo che attrae i fan locali come pure i turisti.
Hotel t Bayerischer ayerische y yerischer Hof of
monumento
TEMPO memoria
Questo memoriale è stato realizzato per il famoso cantante Michael Jackson e si tratta di uno dei cosiddetti memoriali spontanei. Il memoriale è composto di candele, foto, fiori e regali ammassati attorno ad una statua preesistente di un compositore rinascimentale, Orlando di Lasso, fuori dall’hotel dove Michael Jackson soggiornò. Questo luogo specifico ha un significato cruciale, come nel caso della maggior parte dei memoriali spontanei sorti in seguito ad avvenimenti dolorosi. Come molti altri memoriali spontanei, questo memoriale continua a crescere grazie ai privati, è la risposta a un bisogno sorto tra i fan nel 2009 sconvolti dalla notizia della perdita inaspettata del cantante.
privati
SPAZIO
Michael Jackson Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
133
> Privati, Michael Jackson Memorial, Monaco di Baviera, 2009.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
SN.2010 African Renaissance Monument
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
t es Ou
LUOGO | Ouakam, Dakar, Senegal dimensioni | 49 m MATERIALI | bronzo TEMA | Indipendenza dalla Francia CATEGORIA | Celebrativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
TEMPO memoria
he
250 m
Permanente Passato
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
SPAZIO
aC el
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134
monumento
Collettiva Nazionale Glorificazione
u Ro
Il Monumento Rinascimentale Africano - in francese: Le Monument de la Renaissance Africaine - è una statua di bronzo alta 49 metri situata sulla cima di una delle due colline gemelle note con il nome di Collines des Mamelles, al di fuori di Dakar, in Senegal. Costruita nei quartieri suburbani di Quakam, di fronte all’Oceano Atlantico, la statua fu disegnata dall’architetto senegalese Pierre Goudiaby, ispiratosi all’idea presentata dal presidente Abdoulaye Wade. Formalmente inaugurato il 4 aprile 2010, festa nazionale del Senegal, a commemorazione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza dalla Francia. E’ la più alta statua presente in Africa. Il monumento è costituito da lamine di metallo spesse 3 centimetri e rappresenta una famiglia che si erge sulla vetta di una montagna: una statua a corpo intero di una giovane donna, un uomo e sulla spalla sinistra di quest’ultimo un bambino il cui dito è puntato a ovest verso il mare. I leaders dell’opposizione senegalese criticarono lo stile dell’opera definendolo “Stalinista”, mentre i critici d’arte hanno messo in luce che le forme dei corpi ricordano quelle dei cartoni, con solo un vago accenno ai lineamenti africani. E’ stato inoltre suggerito che il monumento è una rappresentazione raffigurazione del maschilismo dei governatori africani. Il design della statua è stato deriso a livello internazionale per la pretesa di essere di origine senegalese quando in realtà il design fu ideato da un architetto rumeno e realizzata da scultori Nord Coreani.
Pierre Goudiaby
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
135
> Pierre Goudiaby African Reinaissance Monument, Ouakam, 2010.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.2011.a
136
Tale progetto creò non poche polemiche quando diversi gruppi di persone iniziarono a contestare che la forma della mezzaluna rossa era incredibilmente simile alla mezzaluna Islamica. In risposta alle critiche i designer Paul and Milena Murdoch acconsentirono di apportare delle modifiche al progetto. La nuova pianta presenta una forma circolare, interrotta dalla traiettoria del volo. Il cerchio esalta il progetto precedente enfatizzando il luogo dell’evento. Dal parcheggio un percorso conduce verso il cerimonial gate e il muro delle vittime dove 40 pannelli in granito bianco riportano incisi i loro nomi. Un altro elemento del memoriale è la Tower of voices - torre delle voci - dove 40 campanelle a vento, una per ogni passeggero e membro dell’equipaggio morto, suonano quando mosse dal vento.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Sh Shanksv Shanksville h k ill
2 km
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
Il Flight 93 National Memorial si trova nel luogo dove si è schiantato il volo dell’ United 93, il quarto aereo dirottato l’11 settembre del 2001 e l’unico a non aver raggiunto il suo obbiettivo. Il progetto odierno è una versione modificata rispetto a quello originale che aveva vinto il concorso. Nel progetto originale era previsto un percorso circolare delineato da alberi di acero rosso. Quaranta boschetti di aceri rossi e canadesi e querce bianche orientali dovevano inoltre essere piantati dietro la mezzaluna. Un muro di ardesia nera era previsto lungo i bordi del luogo di impatto, dove le vittime furono sepolte.
Paul Murdoch Milena Murdoch
SPAZIO
Flight 93 National Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporale Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
LUOGO | Stonycreek Township, Pennsylvania, Stati Uniti superficie | 400 ha MATERIALI | Granito bianco TEMA | Attacco terroristico 11-09-2011 CATEGORIA | Commemoriativa
> P. Murdoch e M. Murdoch, Flight 93 National Memorial, Stonycreek Township, 2011.
137
> >> P. Murdoch e M. Murdoch, Flight 93 National Memorial, dettaglio Tower of Voices, Stonycreek Township, 2011.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
CL.2011 Gonzalo Mardones Viviani
138
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
LUOGO | Santiago, Chile superficie | 160 m2 MATERIALI | Calcestruzzo TEMA | Incidente CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
TEMPO memoria SPAZIO
500 m
g
Permanente Passato
approccio
monumento
Collettiva Nazionale Glorificazione
kjöld
Nel 2008, durante una gita scolastica di una scuola cattolica a Putre, in Cile, l’autobus contenente 35 studenti precipitò da una collina. Le vittime del terribile incidente furono 9 ragazze. Nel 2011 un memoriale per queste giovani e innocenti vittime fu inaugurato a Santiago, il luogo in cui queste studentesse vivevano con le loro famiglie. L’opera presenta delle forme primarie facilmente riconoscibili; che attraggono la curiosità e invitano all’entrata nel luogo di preghiera interno. La costruzione parte dal sottosuolo e si apre al cielo attraverso un cono di cemento di 9 metri di diametro. 9 lanterne, 9 moduli simboleggiano le 9 ragazze. È la presenza della luce verticale che disegna le forme del cemento, i suoi contorni, posizionandolo nel parco, nascosto nel terreno, ma allo stesso tempo capace di evidenziare la dimensione del cielo. In altre parole: l’interiorizzazione del cielo e della luce vengono portati a contatto con la terra. L’accesso avviene attraverso una rampa che conduce al luogo di preghiera del memoriale. Una magnolia è piantata nel centro geometrico della struttura, in corrispondenza con il centro del cono di apertura verso il cielo. Questo albero è stato scelto per la sua caratteristica fioritura bianca, inoltre i fiori sono composti da esattamente 9 petali, 9 come le ragazze decedute. Un profilo di cemento sulla superficie lastricata crea una seduta di fronte alla scultura della Vergine, circondata da 9 candele e 27 altre candele più piccole che sono inserite nelle cavità del cemento.
Da
M9 Memorial
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> G. Mardones Viviani, M9 Memorial, Santiago, 2011.
139
> G. Mardones Viviani, M9 Memorial, esterno, Santiago, 2011.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
BR.2011
140
500 m
Gustavo Penna
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
TEMPO memoria
Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
monumento
SPAZIO
All’inizio del Novecento a causa del divieto di entrata in molti dei paesi occidentali, l’immigrazione giapponese si spinse verso il Brasile, con un flusso di dimensioni tali da originare la maggior comunità nipponica all’estero. Dal primo approdo, il 18 giugno 1908, oltre 188mila di giapponesi si trasferirono prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Il memoriale dedicato all’immigrazione giapponese, progettato dallo studio brasiliano di architettura Gustavo Penna e Associati, è situato a Belo Horizonte, Minas Gerais, nel Parco Ecologico Promotor Francisco José Lins do Rêgo. Fa parte di Pampulha, un’area che raccoglie l’architettura modernista di Belo Horizonte. La costruzione è un Monumento - Museo all’amicizia tra Giappone e lo stato di Minas Gerais. Il progetto può essere considerato come un ponte sopra un lago che unisce due territori, periodi storici, idee e ideali mentre il lago separa i Paesi. Le pareti curve della costruzione rappresentano le due bandiere, il cerchio rosso e il triangolo e nello stesso tempo il continuo movimento e l’ interdipendenza che fa sempre più stretta la relazione. Presentando solo linee semplici e colori puri la costruzione curva con la sua solida struttura, da il senso di sicurezza , unità e armonia. L’unione diventa più complessa pensando al mix etnico che include la tradizione culinaria, la poesia, la musica e la moda. Gustavo Penna e Associati hanno avuto la brillante idea di rivelare tutti questi importanti concetti in un progetto di grande semplicità.
Ave enida Otacíli
Japanese Immigration Memorial
LUOGO | Belo Horizonte, Minas Gerais, Brazil superficie | 4.000 m2 MATERIALI | Calcestruzzo TEMA | Immigrazione Giapponese verso il Brasile CATEGORIA | Celebrativa
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Gustavo Penna e Associati, Japanese Immigration Memorial, Belo Horizonta, 2011.
141
> Gustavo Penna e Associati, Japanese Immigration Memorial, Belo Horizonta, 2011.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.2011.b Martin Luther King Jr. Memorial
Il memoriale è stato oggetto di molte discussioni per essere stato affidato a un artista cinese e non ad un americano e per essere stato realizzato in granito cinese bianco pur dovendo ritrarre un uomo nero.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Permanente Passato
500 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
142
LUOGO | Washington D.C., Stati Uniti dimensioni | H: 9m MATERIALI | Granito bianco TEMA | Assassinio di Martin Luther King CATEGORIA | Commemoriativa
TEMPO memoria
Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
monumento
SPAZIO
Il memoriale si estende su un area di quattro ettari e comprendente una statua di Martin Luther King dallo scultore Lei Yixin. Anche se questo non è il primo memoriale di un afro-americano a Washington, D.C., il Dr. King è il primo afro-americano onorato con un memoriale su o vicino al National Mall e il quarto non-Presidente ad essere commemorato. Il King Memorial è amministrato dal National Park Service (NPS).Ispirato dal famoso attacco del leggendario discorso di King “I Have a Dream” il memoriale si caratterizza per una statua alta 30 piedi del leader dei diritti civili, due blocchi di granito che rappresentano gli sforzi che egli sostenne e un muro a forma di mezzaluna scolpito con le frasi dai suoi sermoni e dai suoi discorsi. Alberi di ciliegie collocati tutto intorno fioriscono ad Aprile, il mese in cui King venne assassinato nel 1968.
Lei Yixin
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
143
> L. Yixin, Martin Luther King Jr. Memorial, Washington D.C., 2011.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.2011.c Reflecting Absence
144
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | New York, Stati Uniti superficie | 31.400 m2 MATERIALI | Calcestruzzo, acciao, granito TEMA | Attacco terroristico 11/09/2001 CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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100 m
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monumento
SPAZIO
Michael Arad ha vinto il bando con il suo progetto che consiste di due memoriali, realizzati in cemento, acciaio e granito, ben collocati nelle “orme” lasciate dalle torri. I nomi delle vittime degli attacchi sono stati incisi lungo tutti i bordi. Con il suo grande vuoto il memoriale possiede un’estetica dell’assenza che possiamo ritrovare oggi in molti altri memoriali dedicati al dolore ed alla perdita. Nel mezzo delle piscine di acqua, questo senso di assenza è portato all’estremo: entrambe contengono due cascate, una di queste così profonde che la base non può essere vista dal bordo della piscina. Il visitatore si muove attorno all’enorme cava del memoriale; qui, al senso di dolore senza fine e di assenza delle vittime, è data un’espressione tangibile, visivamente e sensorialmente.
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West
Memoriale realizzato in ricordo delle vittime degli attacchi terroristici al World Trade Center, New York, USA, 2011. Molte persone ricordano ancora il giorno in cui le due torri caddero. Il dolore di tanti americani per la perdita di così tante vite, è stato immenso così come la frustrazione e la rabbia per l’inaspettato attacco terroristico. Il processo per trovare un concept adatto alla larga area di macerie a Manhattan ha richiesto del tempo. Il bisogno di un memoriale era ovvio e l’interesse e l’impegno verso il progetto è stato enorme. Più di 5.200 proposte sono state inviate da tutto il mondo.
Michael Arad
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Michael Arad, Reflecting absence, New York, 2011.
145
> Michael Arad, Reflecting absence, New York, 2011.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
IT.2011 Sud’arch
146
San an Giuliano Giulian an no dii Puglia
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | San Giuliano di Puglia, Puglia, Italia superficie | 2800 m2 MATERIALI | Vari TEMA | Terremoto CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
monumento
TEMPO memoria
Il Parco della Memoria di San Giuliano di Puglia è un cammino di meditazione, con luoghi dedicati alla memoria e alla preghiera. Progettato da Sud’arch , il parco sorge sul sito una volta occupato dalla scuola elementare del paese, distrutta dal sisma il 31 ottobre del 2002. E’ stato realizzato nel 2011. Filo conduttore e tema del Parco è il cammino della vita, l’istante della tragedia e il percorso di elaborazione del lutto. Il cammino è rappresentato dai percorsi segnati nel pavimento che al suo interno contiene anche i ruderi della scuola crollata, cristallizzando la memoria del tragico evento. I ricorsi neri sottolineano camminamenti che conducono il visitatore sino alla fine del Parco, attraversando il bosco eterno di giunchi momento di ricongiunzione spirituale per i familiari In questo spazio dalla forte connotazione spirituale, il ricordo di quanti non ci sono più è portato dalla brezza del vento che agita i giunchi: 15 filari, ognuno con due facciate, simboleggiano i 30 visi delle vittime del sisma. Quando scende la sera il Memoriale si accende di luccichii per compiere il progetto luminico, un cielo sempre stellato a protezione del perenne ricordo, unione nella luce del tempo e dello spazio. Lungo i camminamenti, si incontrano 30 dischi di luce, individuali, commemorativi, così il Vissuto Esperenziale potrà contribuire affinché ogni disco diventi simbolo personale di unione con le vittime prematuramente scomparse.
SPAZIO
Memorial Park
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Sud’arch, Memorial Park, San Giuliano di Puglia, 2011.
147
> >> Sud’arch, Memorial Park, dettaglio notturno e vista, San Giuliano di Puglia, 2011.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
ZA.2012 Marco cianfanelli
148
Ma iin nR oa d
Howick o i k owick
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione
1 km
K Mev KwaMevana v
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Howick, Durban, South Africa dimensioni | 50 colonne di H: 6.5-9 m MATERIALI | Acciaio TEMA | Cattura di Nelson Mandela CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Permanente Passato
er
“Rappresenta il monumento guadagnato con la lotta, attraverso il simbolo della detenzione di Mandela. Le 50 colonne rappresentano i 50 anni trascorsi dall’arresto, ma suggeriscono anche l’idea - molti creano il tutto -, di solidarietà. Si rileva anche un significato ironico dato che proprio l’atto politico dell’incarcerazione di Mandela ha definito il suo status di icona della lotta, che contribuì a fermentare l’ondata di resistenza, solidarietà e rivolta, determinando i cambiamenti politici e la democrazia.” - Marco CianfanelliIl profilo di Mandela è creato da 50 colonne in acciaio che misurano fra i 6.5 e i 9 metri di altezza, ognuna ancorata alla base in cemento. La forma della scultura è rappresentativa dei 27 anni di prigione “dietro le sbarre” e del il suo impegno per portare la parità di diritti e di rappresentanza governativa ad una nazione divisa dal razzismo. La statua del vincitore del premio Nobel è stata eretta ad Howick, una cittadina a sud di Durban, nelle campagne dello stato più meridionale dell’Africa.
monumento
TEMPO memoria
“Release” è una scultura monumentale creata dall’artista Sud Africano Marco Cianfanelli come tributo a Nelson Mandela per il cinquantesimo anniversario della sua cattura da parte della polizia dell’Apartheid nel 1962.
SPAZIO
Relase
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> M. Cianfanelli, Release, Howick, 2012.
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> >> M. Cianfanelli, Release, Dettaglio, Howick, 2012.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
DE.2012
Memorial to the Sinti and Roma victims of National Socialism
150
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Landmark Verticale Chiuso Passivo
500 m
LUOGO | Berlino, Germania Dimensioni | Diametro: 14 m MATERIALI | Pietra e granito TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
TEMPO memoria
Permanente Passato
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale Collettiva Nazionale Glorificazione
A
Il memoriale fu progettato dall’artista israeliano Dani Karavan ed è formato da un laghetto nero, circolare riempito di acqua, al centro del quale si trova un pezzo di granito triangolare. La forma triangolare della pietra è riferita ai simboli che dovevano essere indossati dai prigionieri nei campi di concentramento. La pietra è mobile per permettere che un fiore fresco, ogni giorno, venga posato sulla sua superficie. Intorno al bordo del laghetto è riportata la poesia Auschwitz dello scrittore Santino Spinelli un Rom italiano. Intorno al laghetto pietre spezzate recano incisi i nomi dei campi di concentramento e sterminio. Il visitatore entra nell’area del memoriale attraverso un portale di acciaio corten che lo introduce al laghetto circolare. Una musica stridente si espande nell’aria evocando la tragedia del genocidio. Una parete opaca di vetro con una cronologia in inglese e in tedesco tratteggia gli abusi e le atrocità naziste.
monumento
SPAZIO
S
Il memoriale si trova a Simonsweg nel Tiergarten di Berlino, a sud del Reichstag e vicino la porta di Brandeburgo. Inaugurato nel 2012 , ricorda le quasi 500.000 vittime dell’Olocausto di etnia Sinti e Rom (nomi corretti delle etnie comunemente chiamate “zingari”) perseguitate dai Nazisti al pari degli ebrei.
dani karavan
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> D. Karavan, Memorial to the Sinti and Roma victims of National Socialism, Berlino, 2012.
151
> D. Karavan, Memorial to the Sinti and Roma victims of National Socialism, portale e dettaglio Berlino, 2012.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
152
Quai Sir B
Plac P lace ace ce d c du u6 juin 1944
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Musé Musée Dé Débarque q e
9 4 194 c du 6 Juin 1944 ace Place P
Arr Arroman Arromanches-les-Bains ches es B
50 m
LUOGO | Normandia, Francia superficie | Circa 14.000 m2 MATERIALI | Sabbia TEMA | Seconda Guerra Mondiale CATEGORIA | Commemoriativa
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
L’idea per The Fallen fu sviluppata per celebrare il Giorno Internazionale della Pace da Andy Moss e Jamie Wardley. L’obiettivo era dare una rappresentazione visuale dei 9000 caduti nella sabbia delle spiagge della Normandia , alleati, civili, tedeschi, durante lo sbarco nel D-Day il 6 Giugno 1945. Il grandioso progetto artistico ha portato a stampare sulle spiagge della Normandia 9000 figure umane in onore dei caduti della Seconda Guerra Mondiale per offrire un impatto visivo di cosa accadde quando la pace non era presente. Una rappresentazione altrimenti non immaginabile delle migliaia di vittime, una rappresentazione destinata ad essere cancellata completamente non appena la marea si sarebbe alzata, così come furono cancellate le vite dei partecipanti allo sbarco. Per creare i corpi disegnati si attivò un gruppo di volontari che utilizzavano degli appositi stampi che posizionati sulla sabbia, permettevano di smuovere con dei rastrelli la sabbia precedentemente battuta, evidenziando così le figure. Dagli iniziali 70, i volontari salirono a circa 200 per completare in poche ore il progetto e seguendo le indicazioni di Moss e Wardley , la rappresentazione artistica fu completata prima dell’arrivo della marea. Il 21 settembre 2013 , Giorno della Pace , fu una giornata calma e silenziosa, ma allo stesso tempo fu una forte testimonianza per la riappropriazione della memoria e per la promozione della pace.
WAndy Moss Jamie Wardley
SPAZIO
FR.2013 The Fallen 9000
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> W. Moss e J. Wardley, The Fallen 9000, Normandia, 2013.
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> >> W. Moss e J. Wardley, The Fallen 9000, Normandia, 2013.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
MX.2013 Memorial to Victims of Violence
154
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Permanente Passato
1 km
LUOGO | Città del Messico, Messico superficie | 15,000 m2 MATERIALI | Acciaio TEMA | Violenza CATEGORIA | Pace e Futuro
Landmark Verticale Chiuso Passivo
TEMPO memoria
Collettiva Nazionale Glorificazione
approccio
monumento
SPAZIO
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To l
La violenza, uno dei problemi più sentiti della società Messicana, trova espressione in questo memoriale vissuto come progetto aperto, in stretta relazione con la città e i cittadini, in grado di raccogliere le loro testimonianze e riflessioni. Il memoriale si trova nel più importante parco di Città del Messico: Chapultepec. Il progetto ha consentito di recuperare ad uso pubblico uno spazio di 15000 mq. Gli architetti hanno voluto innanzitutto mantenere la funzione primaria del luogo, ovvero quella di parco, inserendo e coinvolgendo la natura e la foresta. Attraverso la costruzione di 70 pareti d’acciaio, solide e resistenti, si cerca di dare una risposta contro la violenza che è simbolo di distruzione. E’ un gioco tra natura e architettura: la foresta di alberi e la foresta di acciaio. Alberi e visitatori rappresentano la vita mentre le pareti in acciaio rappresentano la memoria delle vittime della violenza. Nello spazio centrale c’è una fontana di 1200 mq a geometria aperta a significare che la violenza è un tema tuttora irrisolto in Messico. Infine una della parti più importanti del Memoriale è la sua evoluzione, affidata ai visitatori: le 70 pareti metalliche sono spazi dove scrivere i nomi delle vittime, esprimere il dolore e la paura. Le pareti fungono sia da specchi che da lavagna, assorbendo quindi le esperienze dei visitatori che vengono coinvolti nel progetto. Le colonne mutano attraverso le scritte in testimonianza del dolore e della distruzione provocata dalla violenza del crimine organizzato.
Springall Arquitectos
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Springall Arquitectos, Memorial to Victims of Violence, CittĂ del Messico, 2013.
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> >> Springall Arquitectos, Memorial to Victims of Violence, CittĂ del Messico, 2013.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.2013 naomi natale
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Il senso dell’opera consisteva nella performance della sua realizzazione, aperta a tutti, piuttosto che nella visuale scultorea della bianca distesa di ossa. La produzione delle ossa era iniziata 3 anni prima a cura di molti volontari e localmente erano già state effettuate alcune installazioni su piccola scala, la prima di tutte ad Albuquerque, New Mexico. Il grande coinvolgimento del pubblico è stato proprio ottenuto attraverso l’azione di produrre e poi disporre le ossa durante l’installazione artistica.
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
LUOGO | Washington D.C., Stati Uniti superficie | 12.000 m2 MATERIALI | Vari TEMA | Eccidio delle Fosse Ardeatine CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
Presso il National Mall si è svolta una grandiosa installazione artistica ideata dall’artista Naomi Natale per richiamare l’attenzione sulle uccisioni di massa in corso in Sudan, Congo, Burma e Somalia. Un tappetto di ossa umane , prodotte artigianalmente in plastica, legno , carta e altri materiali è stato realizzato da un gruppo di oltre mille volontari a partire dal sabato 8 Giugno e fino al lunedì seguente. In seguito il progetto potrà trovare un sito dove diventare permanente. Durante i 3 giorni sono state effettuate performance e conferenze sul tema dei genocidi e dei diritti umani e l’esito finale è stato una sorta di petizione visuale contro i conflitti militari in corso.. L’enorme quantità di ossa umane riprodotto voleva dare al visitatore il reale impatto quantitativo che invece si perde dietro gli aridi numeri delle statistiche.
SPAZIO
One Million Bones
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Naomi Natale, One Million Bones, Washington, 2013.
157
> Naomi Natale, One Million Bones, Washington, 2013.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
IT.2013 Studio Morpurgo de Curtis Architetti
158
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione
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100 m
LUOGO | Milano, Lombardia, Italia. superficie | 7.060 m2 MATERIALI | Vari TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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monumento
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L’area del Memoriale, realizzato dallo Studio Morpurgo de Curtis Architetti Associati, si sviluppa su due piani, piano terreno e piano interrato. È caratterizzato dal totale rispetto della morfologia originaria dell’area, al fine di mantenere la specificità dell’identità del sito di deportazione. Si tratta di un sistema di spazi integrati in sequenza che disegnano un percorso tematico: dalla “Sala delle testimonianze”, dedicata alle voci dei sopravvissuti, fino al “cuore” del Memoriale: il “Binario della Destinazione Ignota” e il “Muro dei Nomi”, dove sono ricordati i nomi di tutte le persone deportate dal Binario 21. Il percorso del Memoriale termina con il Luogo di Riflessione, un allestimento a forma troncoconica con diametro di circa 10 metri isolato rispetto agli altri spazi del Memoriale per favorire il raccoglimento dei visitatori. Nel Laboratorio della Memoria è situata la Biblioteca, che potrà ospitare fino a 45.000 volumi.
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Il Memoriale della Shoah di Milano - Binario 21, sorge in un’area della Stazione Centrale situata al di sotto dei binari ferroviari ordinari. Tra il 1943 e il 1945 questo fu il luogo in cui centinaia di deportati furono caricati su vagoni merci e ai convogli diretti ai campi di concentramento e sterminio. Il progetto nasce con l’obiettivo di realizzare un luogo di commemorazione, ma anche uno spazio per costruire il futuro e favorire la convivenza civile.
SPAZIO
Platform 21
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Studio Morpurgo de Curtis Architetti, Platform 21, Milano, 2013.
159
> >> Studio Morpurgo de Curtis Architetti, Platform 21, Milano, 2013.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
DK.2013 An Angel Among Us
160
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
250 m
LUOGO | Copenhagen, Danimarca dimensioni | H: 1,2 m MATERIALI | Bronzo TEMA | Senzatetto CATEGORIA | Commemoriativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
Nø Nørrebro ørrrebro
SPAZIO
Questo memoriale è stato eretto nel cimitero dei senzatetto, Assistens Churchyard, Copenhagen, 2013. La scultura è il primo memoriale danese realizzato per i senzatetto, è un esempio del nuovo trend di onorare gruppi di popolazione fin ora non rappresentati dai memoriali. I senzatetto di Copenhagen in precedenza utilizzavano un albero nella piazza di Kultorvet, un luogo da loro molto frequentato, come memoriale. Qui appendevano fotografie e auspici, mettevano fiori per commemorare la perdita dei loro compagni. Quando la piazza fu restaurata e i senzatetto persero il loro punto di ritrovo, l’organizzazione Giv din Hånd (Dai una mano) ha preso l’iniziativa di erigere un memoriale permanente nel cimitero per i senzatetto a Assistens Kirkegård. Alcuni considerano il nuovo memoriale come una magra consolazione e un tentativo di corruzione, mentre altri lo vedono come una cosa positiva poiché i senzatetto ora hanno un punto di ritrovo dove possono ricordare i propri defunti. Se il memoriale sarà effettivamente utilizzato come un punto di aggregazione è ancora da vedere. L’interpretazione naive di Leif Sylvcster Petersen mostra i senzatetto come un insieme d’individui particolari, rappresentati con dei tratti fisici e somatici esagerati. Le figure si ammassano su un piedistallo, suggerendo un senso di comunità nel mezzo della vulnerabilità e della solitudine che solitamente affrontano.
leif sylvester petersen
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> L. Sylvester Petersen, An angel among us, Copenhagen, 2013.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi
GB.2014.a Lights out - Spectra
162
Houses o ses Gre eat Colll ege Sttrre e et
100 m
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Londra, Gran Bretagna dimensioni | Griglia: 20x20m H: 15 km MATERIALI | Fari TEMA | Prima Guerra Mondiale CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
West n Westminster r
monumento
SPAZIO
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Cento anni dopo la dichiarazione di Guerra della Germania alla Russia, dichiarazione che diede il via alle devastazioni del decennio successivo, Il Regno Unito ha deciso di commemorare questa giornata con un progetto chiamato Lights Out - Luci Spente: un blackout programmato in tutta la nazione. Spente le luci, una singola fonte di illuminazione sarebbe rimasta accesa sulla tomba del Milite Ignoto in Westminster Abbey. Una colonna di luce bianca alta 15 km si levò sopra Londra il 4 agosto 2014. Spectra, l’installazione luminosa progettata da Ryoji Ikeda, composta da una griglia di venti metri contenente 49 proiettori installata nei Victoria Tower Gardens, creava un landmark visibile da tutta Londra. Inattesa, apparve nel cielo al crepuscolo del 4 agosto e per 7 giorni fu l’unica luce visibile tra il tramonto e l’alba. I visitatori, liberi di camminare dentro la rete delle luci, erano accompagnati da una colonna sonora composta specificamente da Ikeda. Questa performance è stata il culmine di 8 mesi di preparativi in totale segretezza. Un gruppo selezionato di specialisti comprendente l’artista Artangel si è occupato della realizzazione. Spectra ha costituito probabilmente la singola opera di arte concettuale più vista di sempre: era difficile non vederla per chiunque vivesse a Londra. Monumentale e solida se vista da lontano, diventa meditativa e intima quando vi si cammina attraverso. Spectra è stata, in seguito, installata anche a Parigi, Buenos Aires, e Amsterdam.
ryoji ikeda
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> R. Ikeda, Lights out-Spectra, Londra, 2014.
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> R. Ikeda, Lights out-Spectra, dettaglio, Londra, 2014.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
FR.2014.a paul emmanuel
164
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
LUOGO | Le Somme, Picardy, Francia superficie | 600 m2 MATERIALI | Seta TEMA | Prima Guerra Mondiale CATEGORIA | Contro-monumento
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
L’Uomo perduto dell’artista sud-africano Paul Emmanuel si compone di una serie di installazioni esterne, temporanee che hanno lo scopo di coinvolgere la memoria e il dolore popolare. La prima mostra del progetto si tenne a Grahamstown, South Africa, poi a Maputo, Mozambico. L’ultima installazione, avvenuta tra luglio e ottobre 2014, si è tenuta presso il più grande cimitero di guerra britannico della Prima Guerra Mondiale, il memoriale di Thipval in Picardia Francia del Nord, dedicato ai caduti della Somme e vicino ai luoghi dove perirono migliaia di soldati sud africani a fianco degli alleati. Si tratta di un anti-monumento che non vuole glorificare la guerra, ma porre questioni intorno alla mascolinità, alla vulnerabilità, alla esclusione di certi popoli e in particolare dei neri sudafricani dai tradizionali memoriali di guerra. Un percorso di 300 metri ornato da stendardi di seta riporta delle foto del corpo nudo dell’artista su cui sono impressi i nomi dei soldati francesi, tedeschi, sudafricani, e alleati che caddero sul fronte occidentale. Il procedimento per creare questa istallazione è molto lungo, in quanto sono necessarie delle maschere in gesso su cui l’artista può appoggiarsi per imprimere i nomi, senza distinzione di etnia o nazionalità, sulla pelle prima di essere fotografato. Questi stendardi sono appesi all’esterno e lasciati liberi nell’ambiente esposti alle intemperie, che in poco tempo li corrode, fino a scomparire. L’installazione sarà ripetuta nel 2016 e nel 2018.
SPAZIO
The Lost Men
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> P. Emmanuel, The Lost Men, Le Somme, 2014.
> P. Emmanuel, The Lost Men, Le Somme, 2014.
165
>> P. Emmanuel, The Lost Men, dettaglio del corpo dell’artista, Le Somme, 2014.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
GB.2014.b Blood Swept Lands and Seas of Red
166
100 m
LUOGO | Londra, Gran Bretagna superficie | 17,000 m2 MATERIALI | Ceramica, acciaio TEMA | Prima Guerra Mondiale CATEGORIA | Commemoriativa
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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monumento
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Blood Swept Lands and Seas of Red è una performance artistica realizzata da Paul Cummins, in collaborazione con il designer Tom Piper, nel fossato della Torre di Londra tra Luglio e Novembre 2014 per commemorare il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. Il memoriale consisteva in 888.246 papaveri rossi di ceramica, ognuno a rappresentare una vittima militare di guerra. Il titolo dell’opera si ispira alla prima riga di una poesia composta da uno soldato ignoto. Il fossato della Torre di Londra in cui l’opera è stata posizionata, fu usato nei primi giorni di guerra come terreno di esercitazione per i dipendenti della City di Londra che si erano proposti per andare a combattere . Un gruppo di 17500 volontari ha collaborato alla riuscita dell’istallazione componendo le varie parti dei papaveri, e “piantandoli” nel suolo, progressivamente fino all’11 novembre 2014. Dopo quel giorno un gruppo di 8000 volontari ha cominciato a rimuovere i fiori. Il pubblico poteva acquistare un papavero in ceramica per 25 sterline destinate in beneficenza. Circa 5 milioni di persone hanno visitato il memoriale ed è stata proposta e richiesta da molti l’estensione del periodo di durata dell’installazione, ma la rimozione dei papaveri era parte della performance artistica. Alla fine è stato deciso che una parte dell’installazione: the Wave and the Weeping Window, sarebbe diventata parte di una esposizione permanente presso l’Imperial War Museums di Londra e Manchester.
P. Cummins t. piper
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> P. Cummins e T. Piper, Blood Swept Lands and Seas of Red, Londra, 2014.
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> >> P. Cummins e T. Piper, Blood Swept Lands and Seas of Red, dettaglio dei papaveri, e vista aerea, Londra, 2014.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
FR.2014.b
168
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
250 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Notre-Dame-de-Lorette, Francia dimensioni | P: 328 m MATERIALI | Calcestruzzo alleggerito, bronzo TEMA | Prima Guerra Mondiale CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
L’architetto Philippe Prost ha scelto la figura del cerchio per raccogliere insieme i nomi dei 600.000 soldati di tutte le nazionalità che persero la vita nei campi di battaglia del Nord, nel Passo di Calais. I nemici di ieri sono uniti con i caduti della nazione, i nomi formano infatti una specie di catena umana. Un significato di eternità viene trasmesso al visitatore sia attraverso la forma, sia tramite la disposizione dei nomi che, in ordine alfabetico, si susseguono senza fine, senza distinzione di nazionalità, rango o religione. L’ellisse è ancorata al suolo per due terzi del suo perimetro, per staccarsi poi quando l’inclinazione del terreno aumenta. All’esterno si vede una striscia di cemento scuro, il colore della guerra bilanciato dal verde della collina che guarda verso le pianure dell’Artois. Un perimetro di 328 metri dominato dalla torre del faro, alta 50 metri. All’interno dell’ellisse 500 lastre di metallo dorato portano incisi i nomi di 580,000 soldati, tutti insieme per dare la dimensione della sofferenza umana. Le vittime della Prima Guerra mondiale furono circaa 17 milioni , The Ring of Remembrance è dedicato alle vittime di quest’area che fu focale durante la guerra.
monumento
TEMPO memoria
Ai bordi del cimitero di guerra di Notre-Dame-de-Lorette, dove si contengono i corpi di oltre 40.000 soldati, è stato realizzato un memoriale internazionale per celebrare il centenario della Prima Guerra Mondiale.
Philippe Prost
SPAZIO
The Ring of Remembrance
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> P. Prost, The ring of remembrance, Notre-Damede-Lorette, 2014.
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> >> P. Prost, The ring of remembrance, dettaglio e vista aerea, Notre-Damede-Lorette, 2014.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
US.2014 Holocaust and Liberators Memorial
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100 m
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
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LUOGO | Columbus, Ohio, Stati Uniti dimensioni | H: 5,4 m MATERIALI | Pietra calcarea, granito, acciaio TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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Collocata a Columbus in Capitol Square, presenta un’entrata con un piano inclinato realizzato in granito levigato color rosso-grigio. Il percorso è fiancheggiato da panche e da un muro leggermente inclinato, in calcare di Columbus. Una iscrizione in alto sul muro recita: “ se salvi una vita è come se avessi salvato il mondo…” e sotto sulla pietra sono riportate alcune frasi di un sopravvissuto di Auschwitz. Una fenditura creata nella base del percorso conduce il visitatore al monumento dove sono collocate due forme monolitiche in acciaio alte 5,4 metri e posizionate a 45 gradi una verso l’altra formando la stella di Davide a sei punte. Impressa nella superficie d’acciaio è la storia di due sopravvissuti da Aushwitz.
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monumento
SPAZIO
Il governatore Kasich propose, nel Maggio 2011, di realizzare un memoriale per i sopravvissuti e i veterani della Seconda Guerra Mondiale che liberarono migliaia di detenuti nei campi di concentramento Nazisti nella primavera del 1945. L’opera, affidata a Daniel Libeskind, fu inaugurata tre anni dopo, nel 2014.
Daniel Libeskind
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
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> D. Libeskind, Holocaust and Liberators Memorial, Columbus, 2014.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
KR.2015 Yong Lee
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Si ricorda come Storicamente le sedute fossero così vicine tra loro da permettere il passaggio di una sola persona alla volta e come fosse scomodo viaggiare su questo treno. L’interazione con il memoriale è totale, si può entrare, camminare, sedersi nell’installazione che si disperde nella natura.
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memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
1 km
LUOGO | Suwon, Corea del Sud Dimensioni | L: 0.9 m MATERIALI | Acciaio Inossidabile TEMA | Linea ferroviaria Su-In CATEGORIA | Celebrativa
Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
monumento
TEMPO memoria
La linea Su-In fu aperta nel 1937 in Sud Corea, ma già nel 1995 venne chiusa a causa della dimensione troppo piccola della ferrovia. Nonostante la nuova generazione quasi non conosca questo luogo, per le persone più anziane è un posto molto suggestivo, pieno di memorie. Collocato nel Su-In Line Memorial Park, Yong Lee ha creato ‘Dispersion’ che ripristina parte del treno strettissimo da un lato e dall’altro fonde l’installazione con il suo intorno così da ricreare una sorta di nostalgia attraverso dei confini non tracciati. Dispersion 1 riporta in vita uno dei vagoni dei vecchi treni, disperdendosi poi nell’ambiente: i visitatori possono camminare all’interno del vagone e rivivere la percezione di quello che è stato. Il materiale utilizzato è l’acciaio inossidabile, materiale in forte contrasto con la natura del parco, che però si riflette sulla superficie lucida del vagone. L’acciaio dematerializza e rende surreale la rappresentazione trasformandola quasi in un gioco. Dispersion 2 rappresenta invece le sole sedute del vagone.
SPAZIO
Dispersion
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> Y. Lee, Dispersion, Suwon, 2015.
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> Y. Lee, Dispersion, Suwon, 2015.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
CA.20XX National Holocaust Monument
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250 m
LUOGO | Ottawa, Canada superficie | MATERIALI | Calcestruzzo TEMA | Olocausto CATEGORIA | Commemoriativa
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato Landmark Verticale Chiuso Passivo
approccio
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
TEMPO memoria
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monumento
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Sarà l’architetto Daniel Libeskind a realizzare il Monumento Nazionale dell’Olocausto del Canada. L’opera, denominata “elongated Star of david” (Stella di David allungata) ed ideata dall’architetto in collaborazione con l’artista Edward Burtynsky, il paesaggista Claude Cormier e lo storico Doris Berger, ha vinto il concorso internazionale bandito dal Canada, che prevede la realizzazione, a partire dal prossimo anno, del Memoriale ad Ottawa. Un luogo silenzioso e isolato, letteralmente ‘scolpito’ all’interno del quartiere canadese di LeBreton Flats, il monumento- spiega Libeskin- “si erge come uno spazio silenzioso e dignitoso, al riparo dal traffico cittadino, offrendo una vista panoramica privilegiata che abbraccia l’intero paesaggio circostante, comprendendo il Canadian War Museum e l’edificio Parlamentare.” La struttura in calcestruzzo, vuole essere un luogo ispirato alla “perdita, memoria e sopravvivenza”, sarà interamente realizzata in calcestruzzo ed avrà la forma di una stella di David allungata, con le sei punte ben evidenziate. Circondato da un grande parco, pensato anche per isolare e dare maggiore solennità al monumento, il Memoriale sarà interamente percorribile e ai margini di una delle punte verrà realizzata una scala che conduce alla Torre della Pace. Simbolo di speranza e redenzione. Per Libeskind, esperto di opere memoriali, non si tratta della prima opera del genere. L’architetto, ha infatti già posto la sua firma su opere come il Museo ebraico di Berlino.
Daniel Libeskind
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
175
> D. Libeskind, National Holocaust Monument, render di progetto, Ottawa, 20XX.
L’architettura della memoria collettiva/Monumenti e memoriali dal secondo dopoguerra ad oggi/2
NO.20XX Jonas Dahlberg
176
memoriale
Figurativo Narrativo Centrale Conformista Monumentale Materiale
Astratto|Minimal Senza riferimenti Acentrico Critico della società Assente | Sottrattivo Immateriale
Collettiva Nazionale Glorificazione Permanente Passato
500 m
Landmark Verticale Chiuso Passivo
LUOGO | Penisola di Sørbråten, Utøya, Norvegia dimensioni | H:3,5 m MATERIALI | Granito, legno TEMA | Attacco terroristico 22/07/11 CATEGORIA | Commemoriativa
approccio
monumento
TEMPO memoria
Il memoriale degli attentati a Oslo e sull’isola di Utøya, del 22 luglio 2011, verrà realizzato dall’artista svedese Jonas Dahlberg. Il memoriale proposto, Memory Wound, consiste in un taglio largo tre metri e mezzo nella roccia della penisola di Sørbråten, che si trova di fronte all’isola di Utøya. Il taglio è una sorta di ferita che attraversa il paesaggio da cima a fondo: «riproduce l’esperienza fisica di qualcosa di sottratto, riflette la perdita improvvisa e definitiva di quelli che sono morti». Dahlberg ha spiegato che «i visitatori inizieranno la visita guidata lungo un percorso di legno nella foresta, che permetterà una riflessione di cinque-dieci minuti prima di arrivare al taglio. A quel punto il percorso entrerà rapidamente in un tunnel, che condurrà i visitatori all’interno del paesaggio e poi sul bordo spettacolare della ferita. Le persone si troveranno su un lato del canale d’acqua creato dal taglio. Sulla superficie dritta e verticale del lato opposto saranno visibili i nomi delle persone morte, scolpiti nella roccia. I nomi saranno abbastanza vicini da poterli leggere chiaramente, ma del tutto impossibili da raggiungere. Il taglio è il riconoscimento di qualcosa che non potrà essere mai sostituito». L’altro memoriale si troverà nel distretto governativo di Oslo, nel punto in cui esplose la bomba. Si tratta di un percorso costruito con la roccia scavata a Sørbråten: da un lato verranno incisi i nomi delle persone uccise, dall’altro ci saranno gradini su cui sedersi o osservare il memoriale da una posizione più elevata.
SPAZIO
Memory Wound
Individuale Locale|Globale Lutto Temporaneo Futuro Contestuale Orizzontale Aperto Dinamico
> J. Dahlberg, Memory Wound, Render di progetto, Penisola di Sørbråten, 20XX.
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> >> J. Dahlberg, Memory Wound, Render del progetto, Penisola di Sørbråten, 20XX.
Sintesi Nel panorama mondiale si è assistito negli ultimi decenni ad una monumentalizzazione della memoria. Nonostante la tendenza al cambiamento che abbiamo illustrato nelle schede precedenti, è importante sottolineare quanto anche i monumenti moderni siano legati alla tradizione passata. I monumenti figurativi sono ancora il punto di partenza per le odierne politiche memoriali, perché sono in grado di stabilire un legame empatico, estetico ed emotivo tra l’osservatore e l’opera. Fanno eccezione i memoriali dedicati all’Olocausto che come abbiamo visto, soprattutto in Germania, hanno subito un processo di astrazione totale dall’evento, tanto da essere ormai comunemente definiti contro-monumenti. La politica dei luoghi di memoria rivela sopratutto il rapporto che una società intrattiene con il suo passato.
178
Un altro elemento di discontinuità si registra nel concetto di memoria collettiva, come fondamento ed espressione dell’identità di un gruppo: è diventato altresì indispensabile riconoscere l’esistenza di una pluralità di memorie. In altre parole, la memoria è collettiva, ma difficilmente universalmente condivisa. La mancanza di una memoria condivisa è legata all’esistenza di più memorie in conflitto tra loro, quella pubblica e quella privata, di gruppi o di epoche diverse, con notevoli ripercussioni sui luoghi deputati alla commemorazione. Mentre dopo la Grande Guerra, la memoria del conflitto si espresse nell’onnipresente monumento ai caduti che spuntò sulle piazze di tutti i centri abitati d’Europa, compattando il sentimento nazionale nel ricordo della Patria ferita o trionfante, nel secondo dopoguerra, lo scenario della commemorazione di complicò. Si assistette a una codificazione separata delle sofferenze: l’associazione dei resistenti si rifiutò di confondere le proprie commemorazioni con i deportati razziali, i quali, a loro volta, intendevano differenziarsi dai deportati al lavoro forzato. I richiami
a una memoria nazionale unitaria caddero nel vuoto e ovunque, in Europa, le forme della memoria rivelarono una minor coerenza del ricordo rispetto a quelle del 1914. Ciò che segnò profondamente e frammentò la memoria collettiva della guerra fu la mutazione del suo oggetto: non più solamente caduti di trincea, ma soprattutto, i civili travolti da una tipologia di conflitto in cui il confine tra la linea del fronte e quella interna si era smarrito. Il ricordo, proponeva ora compiti commemorativi del tutto nuovi, tra cui quello di preservare le tracce della distruzione. Il luogo della memoria nel secondo dopoguerra, finì per coincidere spesso con il luogo materiale in cui il dramma si era consumato. Forme e linguaggi, quando si parla di memoria e memoriali, sono cambiati in modo rilevante nel corso degli anni, così come la retorica “ufficiale” e il sentire comune in materia. Di pari passo, naturalmente, è cambiato l’approccio al tema dei memoriali anche in chiave architettonica. La memoria che si forma è variegata e contrastata: accanto alla “nazione guerriera” le memorie della resistenza , della Guerra Fredda, dell’Olocausto, dei conflitti regionali , dei genocidi nascosti, e infine il grande tema del pacifismo . Cede la retorica nazionale e si consolida un’attenzione maggiore all’individuo, alla gente comune, alle vittime e non solo delle guerre ma anche di incidenti o tragedie naturali. Di qui la tendenza a riportare puntualmente nei memoriali i nomi di tutti i caduti o i simboli e gli oggetti che li ricordano oltre a una parte di documentazione, testimonianze, storie. Per concludere questa ricerca sui memoriali abbiamo cercato di individuare alcune tendenze nella progettazione dei memoriali e di profilarle e confrontarle a livello di grandi aree geografiche o di Paesi “guida”. La Germania, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, sono gli stati in cui la memorializzazione è particolarmente sentita sia per motivi storici che politici.
Europa Paesi e numero di monumenti/memoriali : Germania: 11 Inghilterre: 7 Francia: 5 Italia: 4 Polonia: 4 Austria: 1 Danimarca: 1 Grecia: 1 Irlanda: 1 Lettonia: 1 Norvegia: 1 Paesi Bassi: 1 Spagna: 1 Ungheria: 1
In Europa abbiamo osservato il campione più numeroso e vediamo prevalere una netta tendenza verso il coinvolgimento dello spettatore, caratteristica evidenziata dai tratti aperto e dinamico L’astrazione e la non referenzialità raggiungono una frequenza interessante oltre la linea di equilibrio. Il monumentalismo rimane prevalente, rispetto alla politica dell’assenza, della sottrazione. Le tragedie della Seconda Guerra Mondiale hanno determinato un profilo orientato al memoriale con attenzione agli eventi locali e apertura al coinvolgimento attivo dei visitatori, anche con una buona frequenza di opere temporanee.
Monumento
50%
Memoriale
Figurativo
Astratto|Minimal
Narrativo
Senza riferimenti
Centrale
Acentrico
Conformista
Critico della società
Monumentale
Assente | Sottrattivo
Materiale
Immateriale
Collettiva
Individuale
Nazionale
Locale|Globale
Glorificazione Permanente Passato
Lutto Temporaneo Futuro
Landmark
Contestuale
Verticale
Orizzontale
Chiuso
Aperto
Passivo
Dinamico
179
N° monumenti/memoriali analizzati: 40
America del Nord N° monumenti/memoriali analizzati: 18 Paesi e numero di monumenti/memoriali : Stati Uniti: 16 Canada: 1 Messico: 1 L’ America del Nord è essenzialmente influenzata dagli Stati Uniti, nazione fortemente legata al monumentalismo, che nel passato era nazionale e legato alla glorificazione - materiale, permanente, landmark -. In particolare dopo la cesura dell’11 settembre abbiamo costatato una forte inversione di tendenza, verso un memoriale più astratto, coinvolgente e dinamico. Il campione analizzato mostra che la narratività continua ad essere prevalente, ma in una zona prossima all’equilibrio. Un altro tratto da evidenziare è quello del landmark, prevalendo, sottolinea l’orientamento, quasi ossessivo, alla memorializzazione sperimentato negli Stati Uniti, concentratosi nella capitale politica, Washington.
Monumento
Memoriale
Figurativo
Astratto|Minimal
Narrativo
Senza riferimenti
Centrale
Acentrico
Conformista
Critico della società
Monumentale
Assente | Sottrattivo
Materiale
Immateriale
Collettiva
Individuale
Nazionale
Locale|Globale
Glorificazione Permanente Passato
180
50%
Lutto Temporaneo Futuro
Landmark
Contestuale
Verticale
Orizzontale
Chiuso
Aperto
Passivo
Dinamico
Asia Paesi e numero di monumenti/memoriali : Giappone: 2 Bangladesh: 1 Cina: 1 Israele: 1 Malesia: 1 Russia: 1 Corea del Sud: 1
In Asia, a causa delle politiche autoritarie e del controllo sulla dinamica sociale riscontriamo un profilo completamente orientato sulla dimensione “monumentale”. E’ una conferma della forte influenza della situazione politica e sociale nella tipologia e nell’orientamento alla progettazione di monumenti, e quanto il monumento sia strumento di comunicazione e divulgazione dei messaggi filtrati dai blocchi sociali che detengono il potere. I monumenti asiatici possono proporre enormi statue, che rendono l’uomo che ci si confronta piccolo, indifeso, sottomesso. Il coinvolgimento dello spettatore, per la maggior parte dei casi analizzati, non esiste. Sarà interessante osservare se nei prossimi anni ci sarà un’evoluzione anche in questo ambito parallelamente ai successi dei movimenti che rivendicano maggior democrazia e rispetto per i diritti umani.
Monumento
50%
Memoriale
Figurativo
Astratto|Minimal
Narrativo
Senza riferimenti
Centrale
Acentrico
Conformista
Critico della società
Monumentale
Assente | Sottrattivo
Materiale
Immateriale
Collettiva
Individuale
Nazionale
Locale|Globale
Glorificazione Permanente Passato
Lutto Temporaneo Futuro
Landmark
Contestuale
Verticale
Orizzontale
Chiuso
Aperto
Passivo
Dinamico
181
N° monumenti/memoriali analizzati: 8
Oceania N° monumenti/memoriali analizzati: 5 Paesi e numero di monumenti/memoriali :
Monumento
50%
Memoriale
Figurativo
Astratto|Minimal
Narrativo
Senza riferimenti
Australia: 5 Centrale L’Australia, come i paesi occidentali ha subito un evoluzione nell’approccio memoriale. In particolare sottolineiamo l’intervento a Mandurah, come primo memoriale del continente a seguire i principi dell’astrattismo, dell’assenza e della ripetizione di un modulo. Nonostante ciò, e tenendo presente che si è potuto inserire in questa analisi solo 5 monumenti e quindi un campione poco rappresentativo, osserviamo un prevalere del monumentalismo. In particolare ritroviamo nella capitale Canberra, quello che può essere Washington per gli Stati Uniti, ovvero un cluster di memoriali che glorificano la nazione e i loro cittadini, non contestualizzati e progettati per diventare dei landmark.
Conformista
Critico della società
Monumentale
Assente | Sottrattivo
Materiale
Immateriale
Collettiva
Individuale
Nazionale
Locale|Globale
Glorificazione Permanente Passato
182
Acentrico
Lutto Temporaneo Futuro
Landmark
Contestuale
Verticale
Orizzontale
Chiuso
Aperto
Passivo
Dinamico
America del sud Paesi e numero di monumenti/memoriali : Brasile: 2 Cile: 2
Il campione, di soli quattro monumenti, non ci permette di esporci con un giudizio sul trend dei memoriali in Sud America. Dei pochi memoriali analizzati, possiamo dire che, nonostante un approccio prevalentemente monumentalista, l’apertura ed il dinamismo dell’opera sembrano essere caratteristiche dominanti.
Monumento
50%
Memoriale
Figurativo
Astratto|Minimal
Narrativo
Senza riferimenti
Centrale
Acentrico
Conformista
Critico della società
Monumentale
Assente | Sottrattivo
Materiale
Immateriale
Collettiva
Individuale
Nazionale
Locale|Globale
Glorificazione Permanente Passato
Lutto Temporaneo Futuro
Landmark
Contestuale
Verticale
Orizzontale
Chiuso
Aperto
Passivo
Dinamico
183
N° monumenti/memoriali analizzati: 4
Africa N° monumenti/memoriali analizzati: 3 Paesi e numero di monumenti/memoriali : Nigeria: 1 Senegal: 1 Sud Africa: 1
Il campione, di soli tre monumenti, non ci permette di esporci con un giudizio sul trend dei memoriali in Africa.
Monumento
Memoriale
Figurativo
Astratto|Minimal
Narrativo
Senza riferimenti
Centrale
Acentrico
Conformista
Critico della societĂ
Monumentale
Assente | Sottrattivo
Materiale
Immateriale
Collettiva
Individuale
Nazionale
Locale|Globale
Glorificazione Permanente Passato
184
50%
Lutto Temporaneo Futuro
Landmark
Contestuale
Verticale
Orizzontale
Chiuso
Aperto
Passivo
Dinamico
Schemi a confronto Monu
Monu
50%
AMERICA DEL NORD Memo
Monu
50%
Memo
OCEANIA
AMERICA DEL SUD
50%
50%
Memo
Monu
Memo
ASIA Monu
50%
Memo
AFRICA Monu
50%
Memo
185
EUROPA
L’architettura della memoria collettiva/MH17 Memorial/3
MH17 Memorial
186
Un progetto per Amsterdam
3
187
3.1 Incidente 3.2 Concorso 3.3 Location 3.4 Progetto
L’architettura della memoria collettiva/MH17 Memorial/3
Incidente
188
Un aereo passeggeri della Malaysia Airlines è precipitato nell’Est dell’Ucraina vicino al confine con la Russia, teatro di tensione da mesi fra i separatisti appoggiati dalla Russia e il governo ucraino filo-occidentale dopo che in marzo la Crimea è stata annessa dalla Russia senza alcun riconoscimento internazionale. Il Volo Malaysia Airlines 17 (MH17/MAS17) era un volo di linea passeggeri da Amsterdam a Kuala Lumpur precipitato il 17 luglio 2014, presumibilmente perché abbattuto, causando la morte di tutti i 283 passeggeri e dei 15 membri dell’equipaggio a bordo. Il volo, operato con un Boeing 777-200ER, cessò i contatti con gli enti del controllo del traffico aereo a circa 50 km dal confine tra Ucraina e Russia e precipitò in prossimità di Torez nell’Oblast di Donetsk, in Ucraina a 40 km dal confine, su territorio controllato da separatisti filo-russi. L’incidente è avvenuto durante la battaglia di Shakhtarsk Raion, nel quadro della guerra dell’Ucraina orientale del 2014, in un’area controllata dalla Milizia popolare di Donbass. Secondo fonti dell’intelligence statunitensi, i dati raccolti nei cinque giorni dopo il disastro fanno pensare a una responsabilità chiara dell’accaduto a carico dei separatisti filo-russi che avrebbero abbattuto l’aereo utilizzando un missile terra-aria Buk lanciato dal territorio sotto il loro controllo. Di contro, il governo russo ha incolpato il governo ucraino. Il Dutch Safety Board, l’ente olandese per la sicurezza del volo, sta attualmente portando avanti una indagine sull’incidente e ha emesso un rapporto preliminare il 9 settembre 2014, mentre il rapporto finale è atteso per metà 2015. Le fonti americane affermano che il loro giudizio sull’accaduto è basato su quanto ricevuto dai radar e da altri sensori che hanno raccolto dati relativi al percorso del missile, la configurazione degli shrapnel in prossimità dei rottami a terra, le impronte vocali durante conversazioni tra separatisti nelle quali si accreditavano merito per l’abbattimento, fotografie e altri dati da siti e social network,
tutti utili ad indicare che i separatisti supportati dai russi avevano lanciato il missile. Immediatamente dopo il disastro, un intervento sul social network VKontakte attribuito a Igor Girkin, leader dei separatisti del Donbass, attribuiva la responsabilità dell’incidente a un abbattimento da parte di un aereo Antonov An-26, ma dopo che è risultato noto che si è trattato di un abbattimento di un aereo civile, i separatisti hanno negato ogni coinvolgimento e il post è stato rimosso. La Russia ha dichiarato che l’Ucraina “si deve assumere piena e totale responsibilità” per l’incidente, in quanto è avvenuto nello spazio aereo ucraino. Il governo ucraino ha dichiarato che il missile è stato lanciato da “Professionisti russi, coordinati dalla Russia”. La Malesia ha dichiarato che i rapporti dell’intelligence sull’incidente del volo MH17 sono “abbastanza conclusivi”, ma che maggiori indagini sono necessarie per avere la certezza che sia stato un missile terra-aria ad abbattere l’areo, dopo di che si investigherà sugli aspetti criminali. Con un comunicato stampa del 20 luglio la Malaysia Airlines faceva sapere che la sigla MH17, come solitamente accade in questi casi, veniva ritirata per rispetto nei confronti delle vittime del disastro e sostituita dal 25 luglio con la sigla MH19-AMS/ KUL. Il 28 ottobre 2014, la Procura Generale olandese, incaricata dell’indagine penale internazionale, ha dichiarato che sono due le opzioni che vengono esaminate: “Un attacco da terra o un attacco aereo”. Adesso anche il governo americano, dopo le ammissioni dell’agenzia stampa russa Interfax, afferma che il Boeing 777 della Malysia Airlines «è stato abbattuto» da un missile terra-aria: a bordo c’erano 298 persone, tutte morte fra cui 80 bambini. Un italoolandese e suo figlio risultano fra i passeggeri. Circa un centinaio delle vittime erano professionisti e volontari che si stavano recando al convegno mondiale sull’Aids a Melbourne. L’aereo, volo MH17, era partito da Amsterdam per Kuala Lumpur: è precipitato nei pressi
L’AEREO L’aeromobile che operava il volo 17 era il Boeing 777-2H6ER con marche 9M-MRD e numero di serie 28411: 84° Boeing 777 ad essere messo in produzione, era stato consegnato alla Malaysia Airlines il 29 luglio 1997 ed era quindi in servizio da 17 anni. Era spinto da due motori Rolls-Royce Trent 892 e poteva trasportare 282 passeggeri. Al momento dell’incidente aveva accumulato 75 322 ore di volo per 11 434 cicli di decollo-atterraggio. Nazionalità dei passeggeri Malaysia Airlines ha confermato che a bordo dell’aeromobile vi erano 283 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio. Paesi Bassi Malesia Australia Indonesia Regno Unito Germania Belgio Filippine Canada Nuova Zelanda
193 43 27 12 10 4 4 3 1 1
Totale
298
Tra le vittime anche alcuni ricercatori e volontari nella lotta all’AIDS, diretti in Australia dove avrebbero dovuto partecipare alla ventesima Conferenza internazionale sull’AIDS, indetta a Melbourne per il 20 luglio: tra questi vi erano Joep Lange (insieme alla sua partner Jacqueline van Tongeren), pioniere della terapia preventiva dell’HIV, Pim de Kuijer, parlamentare olandese e attivista di Stop Aids Now!, Lucie van Mens e Martine de Schutter, realizzatrici di programmi di prevenzione della malattia, e Glenn Thomas, portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità. LA RICERCA DEI CORPI L’aereo è precipitato in un grande campo. Il villaggio più vicino è Grabovo e i suoi abitanti, quasi tutti minatori, sono stati tra i primi a vedere qualcosa che cadeva dal cielo. Diverse persone hanno raccontato di aver sentito uno schianto, poi dei rumori simili a un fischio, e dicono di aver pensato a dei bombardamenti. Oleg Georgievich, un uomo di 40 anni citato dal New York Times, dice
di essere uscito sul suo balcone al quinto piano e di aver visto qualcosa che precipitava: più tardi ha capito che si trattava di parte della fusoliera. Poi ha visto cose che sembravano pezzi di stoffa che cadevano veloci verso terra. Erano corpi. E molti di quei corpi, inspiegabilmente, erano in gran parte ancora intatti. La strada verso il luogo dell’incidente ha cominciato a riempirsi di pompieri e ambulanze. I soccorritori hanno cominciato a legare piccole strisce bianche di stoffa ai rami degli alberi lungo il percorso tra le macerie per contrassegnare le posizioni dei corpi. Parti dell’aereo e dei cadaveri erano sparse nel raggio di 15 chilometri; molti dei passeggeri indossavano ancora le cinture ed erano ancora legati ai pezzi di quell’aereo. I loro effetti personali erano sparsi tra l’erba: «Un libro rosa per bambini; il biglietto di un parcheggio appartenente a un uomo di nome Hans van den Hende; un libro di adesivi. Carte da gioco per bambini erano sparse vicino alla strada. Oggetti banali della vita quotidiana coprivano l’erba. Prodotti per il bagno usciti dalla ventiquattrore. Una crema Nivea. Un rasoio. Pantofole bianche. Una bottiglietta di vetro con del profumo. Un grande taccuino stava nell’erba. Una morbida coperta blu chiaro fuori da una valigia rossa era rimasta intrappolata su un palo di metallo affilato. Una bicicletta era nel campo, praticamente intatta». Domenica 20 luglio 2014 i corpi dei passeggeri del Boeing 777 del volo MH17 di Malaysia Airlines sono stati portati via dall’area dei rottami e trasportati su alcuni autocarri dai separatisti filo-russi alla vicina stazione ferroviaria di Torez, distante una ventina di chilometri da Grabovo. Una volta lì, i separatisti li hanno sistemati all’interno di alcuni vagoni frigoriferi, sebbene molti corpi siano rimasti esposti all’aperto a Grabovo per quasi tre giorni. La ricerca di altri corpi nell’area dei rottami prosegue sotto la sorveglianza dei filo-russi. Il primo ministro olandese Mark Rutte ha detto che una squadra incaricata del riconoscimento dei corpi arriverà in Ucraina orientale lunedì. L’ambasciata statunitense a Kiev ha intanto detto di avere le prove dell’abbattimento dell’aereo con un missile terra-aria di tipo SA-11 lanciato dai separatisti che controllano i territori dell’Ucraina orientale. L’ONU sta valutando l’approvazione di una bozza di risoluzione in cui si chiede che i responsabili dell’abbattimento del volo MH17 siano chiamati a risponderne. In mattinata il presidente francese Francois Hollande, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il primo ministro britannico David Cameron avevano richiesto in un comunicato congiunto che i separatisti garantissero ai soccorritori e agli osservatori internazionali il libero accesso all’area dei resti del volo MH17, e che la mancata collaborazione da parte della Russia sarà sanzionata durante il Consiglio Affari esteri dell’Unione europea che si terrà martedì prossimo. La comunità internazionale ha più volte e in più forme richiesto l’istituzione di una commissione di inchiesta indipendente sull’accaduto.
189
del borgo di Grabove, non lontano da Donetsk, nell’Est dell’Ucraina, città contesa da ucraini e filorussi dove è stata proclamata una sedicente Repubblica indipendente in stile Crimea.
Il concorso
190
Il 20 settembre 2014 è stato annunciato un concorso di idee rivolto a progettisti, architetti e studenti in vista della realizzazione del “MH17 Memorial” e del parco naturale da collocare in un’isola artificiale nel Ijmer, canale nel centro di Amsterdam. MH17 è la sigla del volo di linea Malaysia Airlines da Amsterdam a Kuala Lumpur che fu abbattuto il 17 Luglio 2014, provocando al morte di tutti i 283 passeggeri e 15 persone dell’equipaggio. The Boeing 777-perse contatto circa 50 km (31 mi) dal confine Ukraine– Russia e si schiantò vicino a Torez in Donetsk Oblast, Ukraine. Erano olandesi 193 passeggeri tra cui un membro del Senato, australiani e malaysiani gli altri passeggeri. Almeno 20 gruppi familiari erano a bordo tra cui 8 bambini. Il Concorso di idee si propone di ricordare e onorare le vittime di questa tragedia. Amsterdam, punto di partenza del volo è stata scelta come sede del Memoriale. L’intento di comunicare con un ampio pubblico e non solo con le persone direttamente coinvolte nella tragedia ha spinto a individuare una zona centrale di Amsterdam che potesse diventare snodo e riferimento delle infrastrutture culturali della città. Uno spazio aperto alla popolazione, disponibile per cerimonie e commemorazioni ma libero dalla retorica politica e aperto alla libera interazione e alla manifestazione delle proprie memorie ed emozioni. Un sito aperto e invitante per onorare la memoria, il rispetto per la vita e la difesa della pace. Un’isola artificiale da creare nel Ijmer facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici di trasporto dalla stazione ferroviaria principale e quelle limitrofe. La prevista presenza di un paesaggio naturale intorno al memoriale avrebbe creato un collegamento verde tra la il vecchio centro di Amsterdam e la nuova zona di sviluppo a Nord. Accanto a questi obiettivi generali sono state fornite alcune specifiche e indicazioni tecniche:
-area dell’isola ca 8 ettari, configurazione dell’isola da proporre con il progetto -massima altezza prevista delle costruzioni : metri 30 -minima altezza dal livello del mare : metri 1,3 -da prevedere, di massima, i seguenti spazi: - Multifunzionale: 600 m2 - Meeting Room: 2x50 m2 - Uffici amministrativi: 30 m2 - Public Restrooms - Cafe per 50 visitatori Sono stati indicati questi criteri/specifiche per la valutazione del progetto: - approccio creativo: estetica e originalità - potere emozionale - collegamento con il resto della città - sostenibilità e funzionalità - ottenere il Massimo potenziale dal sito e dalla sua posizione nella baia - comprensibilità dell’intero progetto
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PROJECT LOCATION
Location
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Ci troviamo ad Amsterdam, la capitale dei Paesi Bassi, nella provincia dell’Olanda Settentrionale. Il comune di Amsterdam registra circa 850,000 residenti di oltre 170 nazionalità. L’area al centro della città circondata dai canali del XII secolo che dal 2010 sono stati dichiarati Patrimonio dell’umanità. Oltre lo stadsdeel centrale della città, chiamato Centrum, la municipalità comprende le seguenti circoscrizioni: Noord, West, Nieuw-West, Zuid, Oost e Zuidoost. Il distretto Zuidoost comprende il quartiere conosciuto come Bijlmer. Amsterdam Noord è separata dal resto della città dalla via d’acqua, il Canale del Mare del Nord. Amsterdam possiede uno dei maggiori centri rinascimentali di tutta l’Europa. Numerose costruzioni che risalgono al periodo tra il XVI e XVII secolo, conosciuto anche come Età dell’Oro, sono ora considerate monumenti storici e sono collocate intorno ad una serie di canali semicircolari. Questi cingono il vecchio porto che un tempo era affacciato sullo Zuiderzee, oggi separato dal resto del mare aperto e noto col nome di IJsselmeer, il “lago” dove sorgerà la nostra isola. Il motto ufficiale della città è Heldhaftig, Vastberaden, Barmhartig (valorosa, decisa, misericordiosa). Le tre croci di Sant’Andrea sulla bandiera sono associate a queste tre parole, benché siano entrate in uso prima del motto. La location dell’isola confina a nord con Amsterdam Noord e a sud con Java-Einland, una zona di nuova costruzione principalmente residenziale. Isola di Java Alla fine degli anni ’70, infatti, le autorità comunali di Amsterdam, a causa del crescente esodo dalla città da parte dei residenti, decisero di destinare grandi aree industriali per la creazione di nuovi quartieri residenziali. Arrivati gli anni ’90, è stato organizzato un piano di riqualificazione diretto dall’ architetto Sjoerd Soeters.Venne tutto raso al suolo, tranne un edificio appartenente alle autorità portuali. Appoggiato da 19 giovani architetti ( soprannominati i “giovani
EYE FILM MUSEUM
F
AMS FER
> Areea di Progetto DATI : Paese: Paesi Bassi Cità: Amsterdam Sito: Memorial Island Area: fino ad 8 ettari Coordinate: N: 52o 22’50’’E: 4o 55’50’’
SITE
THE MUZIEKGEBOUW AAN ’T IJ IJMEER
STERDAM CENTRAL RRY STATION >1800m
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AMSTERDAM CENTRAL STATION (MAIN GATEWAY TO THE CITY)
PROJECT LOCATION
194
eroi“), Soeters ha cambiato l’aspetto della penisola, rendendola un esempio di architettura contemporanea famoso nel mondo. L’intervento di Soeters fu molto radicale: tutti gli edifici presenti furono demoliti, la stretta striscia di terra fu sezionata tramite la costruzione di quattro nuovi canali trasversali andando così a creare cinque nuove isole minori. I due fronti longitudinali (nord e sud) presentano edifici a blocco con larghezza su strada pari a 27 metri, le altezze delle costruzioni variano dai 7/10 piani di quelle esposte a nord ai 5/7 piani di quelle a sud. Questa distinzione fu scelta anche a causa della differente destinazione d’uso: mentre le abitazioni settentrionali sono principalmente case popolari, quelle meridionali prevedono il piano terra destinato a negozio di lusso con relativa abitazione ai piani superiori. Sui quattro canali si affacciano, invece, delle villette a schiera (4/6 piani) tutte diverse tra loro realizzate da 19 giovani e promettenti architetti; l’unica cosa che accomuna queste abitazioni è la larghezza del fronte pari a 4,5 metri, questo rende ogni via molto caratteristica rimandando alla suggestione che solo nelle antiche strade di Amsterdam è possibile ritrovare. La scelta di affidare a differenti architetti la progettazione delle varie residenze è dovuta principalmente al tentativo di ottenere un effetto variegato; l’intento inoltre è quello di creare varie tipologie abitative in modo da andare incontro alle richieste degli abitanti, è per questo che si trovano abitazioni per single, per coppie, per anziani e per famiglie. Ogni nuova isoletta prevede un cortile interno trattato in modo differente da un blocco all’altro. Altri luoghi di aggregazione si trovano sparsi ad est e ad ovest con campi da gioco e piazze nelle quali, durante i periodi estivi, si assiste a concerti e giochi acquatici molto famosi in tutta Olanda. Sparsi per il quartiere si trovano anche diversi ristoranti. Amsterdam Noord Quello che noi oggi è conosciuto come Amsterdam Noord in passato serviva come spazio per l’estrazione della torba. Ufficialmente parte di Amsterdam dal 1393, funzionò come stazione di pedaggio per il passaggio delle navi. Alla fine del XIX secolo la richiesta di terreni per l’industria pesante della città determinò lo sviluppo verso il Nord. E poiché i lavoratori necessitavano di abitazioni, furono costruite alloggi per gli operai. Negli ultimi anni, con la dismissione delle fabbriche di industria pesante dell’area, il Nord è diventato un hub creativo animato da collettivi artistici e aziende giovani come MTV, IDTV e Red Bull, tutte attirate dagli edifici e dagli hangar riconvertiti. Tanti nuovi ristoranti, bar, alberghi e negozi hanno seguito l’esempio, scegliendo di insediarsi lungo il lato soleggiato del porto, rivolti all’IJ. Sempre nel quartiere nord di Amsterdam, proprio di fronte alla Stazione Centrale troviamo il futuristico EYE Filmuseum. Contemporaneamente cinema, museo e archivio filmico, è un luogo davvero sorprendente; nonostante la recente apertura nella primavera del 2012, l’edificio è già diventato una delle icone moderne di Amsterdam.
JAVA-EILAND
S
> Areea di Progetto DATI : Paese: Paesi Bassi Cità: Amsterdam Sito: Memorial Island Area: fino ad 8 ettari Coordinate: N: 52o 22’ 50’’ E: 4o 55’ 50’’
SITE
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OOSTVEER FERRY STATION
SITE IJMEER OOSTVEER FERRY STATION
SITE
KNSM-EILAND
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F
Progetto Questa tragedia, procurata dall’uomo, ha influenzato tantissime persone, direttamente ed indirettamente in tutto il mondo. I Paesi Bassi sono stati la nazione più coinvolta nell’incidente con 193 persone decedute in questa catastrofe. Amsterdam quindi, città di partenza del volo, è stata scelta come location per il memoriale dedicato alle vittime. In particolare Matterbetter, ha proposto come sito, una nuova isola artificiale situata nell’Ijmeer. Il concorso richiede che sia creato un luogo per tutti, sia per chi sia direttamente connesso alla tragedia sia per la popolazione e per i visitatori in generale. Si richiede che questo luogo formi un nuovo spazio pubblico, dedicato sia alla memoria ma anche un luogo dove potersi distrarre, un nuovo fulcro vitale dell’infrastruttura culturale di Amsterdam. Si richiede un memoriale privo di connotazioni politiche e invita ad evitare riferimenti diretti alla tragedia. Il memoriale deve permettere ai visitatori di sperimentare un esperienza attraverso lo spazio delle proprie memoria ed emozioni. Il memoriale deve diventare un luogo invitante, aperto, che stimoli l’interazione fisica, un luogo che onora il ricordo, il rispetto per la vitae la pace. La presenza di un parco è raccomandata, così che l’isola possa diventare un asse verde connettendo la vecchia Amsterdam con la più nuova parte nord.
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concept Il concept del nostro progetto trae ispirazione nei campi di Harbove, scena dell’incidente aereo, ed in particolare dalle foto pubblicate on-line del fotografo Jerome Sessini, specializzato in fotografia documentaria, che riportano le immagini dei campi di grano e girasole, tipici dell’Ucraina. Nei campi vediamo dei bastoni di legno con in cima legati dei pezzi di stoffa bianchi. Questi pali sono stati piantati dai minatori chiamati a setacciare i campi in cerca dei corpi, che non potendo toccare, segnalavano con dei bastoni conficcati
nel terreno. Inoltre i campi, quelli di girasole in particolare, portano a perdere i punti di riferimento a sentirsi smarriti anche in un luogo che in realtà si conosce. Abbiamo deciso di riproporre questa sensazione anche nel nostro progetto. Nonostante il riferimento, si è deciso di astrarre il concetto in modo tale da non riportare i parenti delle vittime “sul luogo dell’evento” ma piuttosto creare un nuovo spazio fruibile da tutti i tipi di visitatori, un luogo che dia spazio alla condivisione, ma che permetta allo stesso tempo di recuperare luoghi adatti alla riflessione. Il primo obiettivo prefissato è stato quindi quello di progettare uno spazio che potesse rispondere alle esigenze di un pubblico ampio, con diverse esigenze e desideri, uno spazio adatto sia ad un esperienza personale, introspettiva, che a cerimonie collettive, o momenti di condivisione.
> > > Fotografie del luogo dell’evento, dettaglio dei minatori mentre setacciano i campi alla ricerca dei corpi, foto di Jerome Sessini, 2014
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Frontiere Lo spazio viene suddiviso grazie alla sovrapposizione di 4 leyer - le aree pavimentate, composte da piastrelle modulari di 90x90 cm, le aree verdi, le aree dedicate al memoriale ed infine il layer acqua che funge da limite esterno allo spazio. Grazie al modulo poroso della piastrella siamo in grado di modellare la superficie con flessibilità, creando delle aree permeabili, che si intersecano, si fondono e interagiscono fra loro evitando confini netti. Il modulo è definito poroso, per la sua capacità di essere intercambiato a seconda dell’uso, dove piastrella, dove erba, dove pianta, dove panchina. Il memoriale è libero da costrizioni spaziali e si espande interagendo con tutte le tipologie di spazi sopra elencati. La percezione di ogni singola area e la relazione che si crea fra le diverse aree confinanti, crea delle frontiere penetrabili, che costituiscono l’espressione del concept, ovvero uno spazio liquido, che si adatta alle esigenze, non rigido e monotematico, che permette diversi tipi di esperienze in uno stesso luogo. Ogni area interseca la successiva seguendo geometrie tondeggianti, definite da R. Bodei in Geometria delle passioni - 2003, simili ai sentimenti umani. Queste aree sono costitute da una parte dilatata e da istmi, che fungono sia da ponti che da soglie fra le aree, in relazione con ogni possibile percorso che il visitatore sceglierà liberamente.
Arbusti e piccoli alberi
Erbe Aromatiche
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Aree verdi-erba
Frontiera ali-aree verdi
Frontiera pali-acqua
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Deserto - piastrelle
La foresta artificiale Astraendo dall’immagine del campo coltivato, abbiamo cercato di visualizzare una campo artificiale, quasi più una foresta, dove è facile perdere l’orientamento ed i punti di riferimento, tutti tranne il cielo, unico punto fisso sempre visibile in qualunque zona del memoriale. Un palo libero di muoversi e oscillare, l’archetipo della stele, come astrazione della specie umana, ma la sua ripetizione modulare, ripetitiva ed ossessiva, traduce le caratteristiche tipicamente verticali del monumento-stele, in un memoriale orizzontale che si estende per tutta la superficie dell’isola insinuandosi attraverso tutti gli spazi, creando così un ulteriore frontiera. Gli elementi verticali ( come gli alberi o i pali ) sono sempre stati una metafora ed un simbolo dell’uomo. Studi paleontologici hanno evidenziato che pali e totem fin dall’inizio erano visti come una rappresentazione dell’uomo come “Copula Mundi”, ovvero il legame fra terra e cielo (F. J. Gillen, The Arunta: A Study of a Stone Age People 1927; Mircea Eliade, The Sacred and the Profane,1957). Questo mare oscillante di pali è stato ideato con lo scopo di definire un luogo di memoria attiva. Non c’è nulla da raggiungere, non c’è un centro, non ci sono segni o descrizioni dell’evento, lo spettatore è libero di scegliere il suo percorso autonomamente, in base all’esperienza che decide di vivere. L’esperienza e i sentimenti che emergono durante il viaggio attraverso l’isola, attraverso l’interazione con i pali fra le varie frontiere, sono ciò che crea la memoria ed il memoriale. Egli, fra le diverse frontiere, trova il suo percorso della memoria, la sua esperienza unica e personale, che però, può anche essere condivisa. Il visitatore non sa se al di là dei pali c’è da scoprire qualcosa, non sa cosa aspettarsi dall’altro lato, l’esperienza della ricerca, della scoperta, dell’ignoto, suscitano durante il percorso emozioni, sentimenti, sorpresa. Queste rimarranno attive e impresse nella memoria del visitatore. Il fare qualcosa, la ricerca, l’interazione, la sorpresa, coinvolgono il visitatore del memoriale attivano così la sua consapevolezza e il suo ricordo.
Deserti Aree verdi Pali
Masterplan
200
20 m
201
Pali I pali, alti 3 metri, sono fissi nella loro dimora, ma allo stesso tempo sono flessibili, liberi di muoversi, di oscillare grazie ad un bulbo nascosto sotto la piastrella. Ogni piastrella presenta un pattern di 5 fori, al massimo due pali per piastrella vengono inseriti nei fori predisposi, e gli altri vengono chiusi. A causa della loro natura di archetipi, i pali,alti, flessibili in plastica robusta e luminescenti, possono produrre una potente suggestione, in relazione sia al dramma di cui l’isola costituisce la memoria, sia della condizione umana in generale. Per interpretare il movimento delle onde, i pali artificiali che crescono vicino all’acqua, presentano delle bulbo-radici galleggianti, che seguono il movimento oscillatorio delle acque. Le stesse bulbo-radici diventano lampade quando i pali crescono sul tetto piano della sala polifunzionale, il cui piano terra è allo stesso livello dell’acqua. Il resto delle costruzioni dell’isola raggiunge mediamente i 4.50 metri in altezza.
202
> >> Schemi proporzioni palo/uomo
203
Schema pali galleggianti
204
Dettaglio piastrelle
Schema pali a terra
Render frontiera palo-acqua
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Render notturno
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Render memoriale MH17
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L’edificio Il bando di concorso richiedeva anche la creazione di uno spazio dedicato a diverse tipologie di eventi, una sala multifunzionale dove celebrare cerimonie, esporre esibizioni e dove collocare i servizi. All’interno del nostro concept, un edificio in altezza sarebbe stato fuori tema, si è quindi deciso di intervenire per sottrazione, andando a togliere terreno, inglobando l’edificio nell’isola artificiale. Così facendo l’isola è totalmente priva di riferimenti architettonici, ed il senso di smarrimento che si voleva creare non viene quindi compromesso. Il passaggio dalla superficie dell’isola, a 4,5 m dalla superficie dell’acqua, all’interno della multipurpose hall è accompagnato da un alterazione spaziale e di atmosfera. La parete nord della rampa di accesso è pensata come un taglio fisico dell’isola e della sua struttura. Essa attrae l’osservatore verso un’esperienza sensoriale, tattile, attraverso il contatto con le piastrelle fredde di cui l’isola è composta. Al lato opposto invece una serie di gradoni cresce armoniosamente fino al livello zero. La rampa inizialmente stretta, si apre scendendo creando una piazza che indica l’ingresso dell’edificio. Un altro taglio allineato con il canale dell’isola di Java permette all’acqua di raggiungere la piazza. L’asimmetria della rampa permette l’acceso a questo edificio compatto, puro e silenzioso che regala delle viste sull’isola e sulla sua struttura stratificata, così come dell’ambiente circostante. Una parete vetrata permette alla luce naturale di entrare nello spazio, aperto e flessibile, che si apre su una terrazza che ospita il bar. Le onde provocate dai battelli e dalle barche creano un suono e un atmosfera nell’area esterna che si trova al livello del mare. Alcuni pali si stendono fino al tetto dell’edificio, e i loro bulbi mobili lo attraversano diventando le luci dell’edificio di sera. Guardaroba, reception e servizi sono vicini all’ingresso, nascosti nella parete. Di notte la parete vetrata permette di vedere l’interno dell’edificio illuminato grazie ai bulbi dei pali che si accendono.
Render interno edificio
Render dettaglio rampa
208
Render dettaglio piante striscianti
Sezione
20 m
20 m
209
Pianta
210
Render interno edificio. Dettaglio bulbi illuminati.
211
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Render esterno edificio, dettaglio facciata vetrata.
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Siti http://holocaustmonument.ca/#monument Immagini http://holocaustmonument.ca/
NO.20XX Siti http://www.theguardian.com/artanddesign/2014/mar/06/norway-massacre-memorial-jonas-dahlberg-anders-behring-breivik http://en.wikipedia.org/wiki/2011_Norway_attacks Immagini http://c3.thejournal.ie/media/2014/03/jonas-dahlberg_cut_2-630x419.jpg http://i.huffpost.com/gen/1661149/thumbs/o-NORWAY-MEMORIAL-900.jpg?5 http://www.metropolismag.com/3(42).jpg
PROGETTO
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Immagini https://pbs.twimg.com/media/Bs2a9UFCQAAiupz.jpg (Jerome Sessini) http://news.bbcimg.co.uk/media/images/76390000/jpg/_76390282_76390281.jpg http://bsnews.info/wp-content/uploads/2014/07/Crash-site-of-MH17.jpg
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Ringraziamenti Per primo ringrazio Luigi per tutti i suoi preziosi insegnamenti, per tutti i workshop, Erasmus Placement e varie ed eventuali che senza di lui non sarebbero stati possibili. Sei il miglior prof che uno studente possa avere, uno dei pochi che riesce a far amare la sua materia, ti stimo molto. Ringrazio anche Alberto che, anche se meno presente, ha sicuramente contribuito alla buona riuscita della tesi. Sicuramente si meritano di essere menzionati Carlo e Marco, compagni di dis-avventura nella progettazione del memoriale per Amsterdam. Sono stati entrambi sempre disponibili, nonostante i loro mille impegni. Da loro ho imparato molto. Devo passare poi alla mia big family, il Seraf e la mamma sono stati come al solito colonne portanti sia della tesi che del mio stato psicologico. Chi correggendo il mio italiano maccheronico, chi preparando monoporzioni da congelare per risparmiare tempo in cucina! Stefi e Niky e il loro b&b di via Achiellini sono stati spesso provvidenziali! Fabri diciamo che c’è stato, col pensiero :P Spiky, senza tutto il tuo aiuto, le mille chiamate e altrettante mail, senza i tuoi preziosi insegnamenti e il tuo occhio critico questa tesi non sarebbe mai stata così fashion! Grazie anche a Marco, che come al solito alla fine coinvolgo in tutti i miei problemi da disorganizzata cronica. Se adesso dovessi costruire un memoriale lo dedicherei al mio dream team ravennate: Bonvi, Giusy e Pami, la Liuk e la Polits, Lale, Bullins, sono stati super-presenti, aiutandomi in tutto!!! Ve lo meritereste veramente un monumento!! Si meritano uno spazio tutto loro le mie coinqui! La Ricci e l’Ire tra il cibo, i caffè, le traduzioni, la bibliografia, l’outfit, gli scleri, le nottate, la depressione, i lupini, la schisandra, le bustine di the sul soffitto, il magnesio, l’ottimismo, gli art-attack con le cassette della frutta, le tisane e non so cos’altro sono state fondamentali!!! Inserisco qui anche la Predina!!! che anche se ora è lontana in quel di Torino, mi ha sempre fatto ridere con le sue foto insieme a Broccolino! Il Cusb! Grazie a tutti!!! Dulcis in fundo il mio Kollingo, non c’è bisogno di dire molto... sei stato fondamentalissimo in tutto!
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Ringrazio poi Nik, Babakko, Lin, che anche se lontani ci sono sempre, Sandro, la stupida Vale, la Sandra e tutti quelli che in qualche modo mi hanno aiutato, ma che ora non riesco a scrivere, perché il treno è arrivato in stazione. Ora di andare a stampare!