Luigi Chiriatti
Giocattoli di tradizione del Salento
Disegni di Nico Guarini Presentazione Amilcare Acerbi
Responsabile Nazionale del C.I.G.I. (Comitato Italiano Gioco Infantile)
KURUMUNY • LUPO
Titolo / GIOCATTOLI DI TRADIZIONE DEL SALENTO Autore / Luigi Chiriatti Copertina, restyling e impaginazione / Matteo Laudisa Coedizione / KURUMUNY • LUPO
COMUNE DI STERNATIA LECCE
Prima edizione a cura della CIPSS Coperativa Interventi Promozionali Servizi Sociali - 1989 ISBN 978-88-95861-43-0
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Ai miei figli e a tutti i bambini...
Sette ragioni per raccogliere, studiare, insegnare i giochi e i giocattoli della tradizione popolare di Amilcare Acerbi A che cosa serve insegnare ai ragazzi di oggi i giochi di ieri? Perché raccogliere simili documentazioni? Giustissima domanda per gli autori, che io stesso mi pongo, tanto ora, come quando il nostro “Comitato Italiano per il Gioco Infantile” decise di istituire, assieme al Comune di Torino, il primo museo del gioco della tradizione popolare. Ebbene, tra le numerose risposte possibili qui voglio richiamarne sette, per verificarle con chi legge, ma soprattutto per suscitare ulteriori riflessioni e nuove collaborazioni: una storia del giocattolo italiano è ancora tutta da scrivere. I giocattoli cadenzano la storia dell’infanzia, in essi è scolpito il rapporto tra adulti e bambini, le aspettative dei grandi, i progetti che la società elabora per la propria infanzia. La ricostruzione da vecchi giocattoli, l’insegnamento delle regole di vecchi giochi costringe l’adulto a ripensare alle odierne condizioni di gioco del bambino: quali sono i suoi tempi, i suoi spazi, quali sono gli stimoli che gli offre il suo habitat, con chi gioca? A quale abilità viene addestrato, di quali autonomie dispone? C’è una cultura ludica infantile, oggi, che rende possibili esperienze di socializzazione, di autosufficienza, di esplorazione? Le conquiste della civiltà: la scuola per tutti, la televisione, 9
la palestra, la stanzetta del figlio, che hanno sostituito la strada, il lavoro precoce, la promiscuità, sono sufficienti? Insegnare. Insegnare a scrivere partendo dal pensierino per arrivare al tema; insegnare la matematica partendo dall’uno più uno, sino al basic; insegnare la storia della tecnologia, partendo dal temperino, dal carrettino e la bambola di pezza, per giungere sino ai videogames o alla bambola robot. I problemi che la società oggi sta affrontando dimostrano che è fondamentale la consapevolezza che l’uomo è nell’ambiente, ne è strettamente collegato, non può né ignorarlo né distruggerlo, senza subire conseguenze. Questa sensibilità va acquisita nei primi anni di vita e il gioco con materiali naturali, in situazioni di convivenza, costituisce uno strumento molto incisivo e concreto di apprendimento. La solitudine, l’aggressività, l’incomunicabilità, la paura, sono problemi conseguenti, determinati dai nuovi ritmi di vita, dai nuovi contatti abitativi: giocare insieme, possedere delle conoscenze ludiche da trasmettere ad altri più piccoli, stare a guardare e ascoltare il più grande per imparare un nuovo gioco, sperimentare il confronto con l’imprevisto, sia esso materiale grezzo e nuovo, oppure un nuovo compagno di giochi, costituiscono utili occasioni di sperimentazione, confronto, addestramento, che certamente contribuiscono a formare individui sicuri, disponibili al dialogo, abituati a percepire i pericoli e a predisporre strategie di difesa. La creatività è una dote innata? È utile? Non credo alla polverina magica e sono convinto sia fondamentale, assieme all’autonomia, per costruire, disporre e godere della libertà. Va alimentata, insegnata, esercitata, cercando costanti collegamenti tra il “fare” e il “riflettere”: saper usare mani e attrezzi, materiali, tecniche e regole, saper manipolare, saper progettare, individuare un obiettivo, concretizzarlo, essere 10
in grado di pensare il diverso e il complesso, cercare insieme ad altri la realizzazione. I cento, e forse anche i duecento, giochi che costituivano la cultura ludica, che ogni ragazzo possedeva sino a quindici o venti anni fa, garantivano questo tipo di “esercizio”. L’usa e getta è un miraggio, è il sogno del nostro quotidiano. Il consumismo è un fenomeno soltanto positivo, o è un problema che dobbiamo essere in grado di riconoscere e dominare? È necessario individuare il grado di utilità, il tempo e il costo di costruzione, il costo e le conseguenze degli “oggetti-rifiuto urbano”. I concetti di riuso, di tempo, di risparmio, di utilità sono tutti ben presenti nei giochi della tradizione popolare. È una cultura da gettare!?
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Creatività e gioco di Luigi Chiriatti Questa raccolta, se pure non esaustiva dei giocattoli della tradizione salentina, nasce dalla necessità di fare il punto sulla situazione dei giocattoli e più in generale del gioco. A fronte di un’epoca ormai portatrice di nuovi alfabeti e linguaggi culturali che spesso si rivelano solo portatori di isolamento, specializzati e cifrati, il gioco appare ancora una volta il solo in grado di fronteggiare tutto ciò. Giocare oggi, come un tempo, significa ancora attivare processi cognitivi, estetici, etico-sociali-esistenziali del soggetto in età evolutiva. Il giocattolo in tale contesto si pone come mediatore e traslocatore di una cultura manipolabile e trasfigurabile del bambino. Gioco e giocattolo se presenti nella vita sin dall’infanzia, nella complessità della loro forza cognitiva, sociale e creativa, porteranno un contributo notevole nella crescita degli adulti del domani. Giocare oggi, dove e con quali strumenti? Questi e altri temi sono le problematiche che la raccolta dei giocattoli di tradizione si pone. Lo spazio per i giochi non esiste più. Esplorare l’ambiente significava conoscere con un semplice gioco i messaggi etico-sociali che l’ambiente conteneva. La mancanza totale di laboratori per lo sviluppo della creatività e la manipolazione creano seri problemi alla fantasia dei bambini che non possono più elaborare schemi magici e rituali con un semplice bastone di scopa o altri oggetti della vita quotidiana. La raccolta si pone infine come obiettivo la rinascita di un rapporto fra adulti e bambini indispensabile nel gioco come nella vita e sviluppare il dialogo fra creatività e gioco, fra socializzazione e giocattoli. 13
Giocattoli musicali Erano strettamente connessi ai grandi temi e riti della cultura popolare quali il tarantismo, il culto dei santi, della tradizione storica di incontro-scontro con i Turchi dall’altra sponda dell’Adriatico. La Campanella di S. Marco, protettore dell’udito, serviva a far giocare i bambini e a stimolarli con suoni e tintinnii. La Tromba ricurva era usata dalle piccole vedette per annunciare le scorribande dei Turchi. Le Raganelle annunciavano, “scordatamente”, la morte di Gesù Cristo. Con Tamburelli e Sonagli i bambini venivano educati a ritmo e iniziati al rito del tarantismo e della danza dei coltelli.
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Fischietti di noccioli di albicocca L’imitazione del canto o dei movimenti degli animali è stato sempre un pallino degli uomini. Così i fanciulli hanno inventato questo particolare tipo di fischietti con i noccioli di albicocca. Si prendeva un nocciolo di albicocca e lo si sfregava contro un pezzo di pietra di tufo sino a bucarlo da una parte e dall’altra. Poi si svuotava del contenuto e il fischietto era pronto. Con un po’ di allenamento si poteva imitare il canto del tordo e del merlo.
Materiale: noccioli di albicocca. 16
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Tamburelli e sonagli Tamburelli e sonagli e altri strumenti affini accompagnavano e scandivano la vita dei fanciulli. Strumenti musicali e di gioco, venivano usati sia per creare un’atmosfera di festa e di allegria sia per accompagnare i ritmi delle “tarantolate” e dei “danzatori di coltello”, riti pagani e antichissimi su cui ruotava la tradizione culturale salentina. Sonagli e tamburelli servivano a iniziare i bambini a ritmi e suoni intimamente connessi a questa tradizione.
Materiale: legno, pelle di agnello conciata, pezzi di lamiera. 18
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Fischietti in terracotta Questi particolari strumenti di gioco erano costruiti da abili artigiani li cotimari, o figulini, che riproducevano in terra cotta figure della vita quotidiana. I fischietti piÚ comuni riproducevano gli animali da cortile tra i quali spiccava il galletto. Una figura particolare di fischietto era il carabiniere a cavallo, parodia dell’autorità e del potere costituito. Un altro strumento particolare in terra cotta era costituito dalla campanella di San Marco che serviva a stimolare l’udito dei bambini e iniziarli al suono.
Materiale: argilla e terra cotta. Costruttore: Manco A. 20
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