Lux Suspensa
N1
Note fotografiche d’autore
Acta Diurna
Angelo Zzaven Tentativo vano di ricordare
Sharon Covert Tra sogno e realtĂ
Enrico Doria
Mondi sommersi Roberto De Mitri Solstizio
Roberto De Mitri Solstizio
Tracce
04 | Angelo Zzaven Tentativo vano di ricordare 2014-2016
16 |Sharon Covert Tra sogno e realtĂ
26 | Enrico Doria Mondi sommersi
38 | Roberto De Mitri Solstizio
2 | Lux Suspensa
Editoriale
P
uò sembrar folle proporre un’altra rivista fotografica. Il mondo corre e dimentica, le cose nascono e muoiono nel giro di pochi istanti. Una fotografia dovrebbe fermare. Aprire. Momenti, percorsi, pensieri ed emozioni. Farsi vivere e nello stesso tempo liberare il nostro “viaggio personale”. Stanchi della condivisione compulsiva dei social, dei gruppi fotografici, di magazine belli e vuoti, abbiamo deciso di aprire una nuova stanza, lenta e distaccata da questo sistema che al posto di ascoltare, urla. Al posto di unire,divide. Siamo diversi ed in questa nostra originalità abbiamo un modo unico di raccontare quel che siamo,ognuno a suo modo. Conoscersi e conoscere per condividere qualcosa che non se ne va dopo pochi minuti, soffocato da migliaia di voci, parole e immagini. Lux Suspensa nasce per passione. Per la voglia di entrare nel fantastico lavoro di alcuni artisti che prima di essere tali sono uomini e donne che hanno scelto di seguire soltanto la propria testa, di non arrendersi di fronte alla superficialità (anche fotografica) dei nostri giorni. Annoiati dalle belle fotografie per gli occhi, vogliamo dar spazio soltanto a chi attraverso questa forma d’Arte ci racconta di lui, dei suoi pensieri, di chi è in grado di farci accarezzare un sogno, di portarci all’interno delle proprie visioni per renderle nostre. Libere. Senza giudizi tecnici, senza resoconti inutili. Spinti da questo desiderio il nostro intento è quello di far rivivere la fotografia non soltanto sullo schermo di tablet, pc e telefoni ma quello di tornare ad essere sfogliata con le mani. Sulla carta. Il sistema ed i meccanismi che vi sono dietro ad un’operazione del genere sono pieni di insidie, parecchio “sporchi” e richiedono sforzi economici non indifferenti . Non facciamo parte di nessun circolo vizioso e ci teniamo a sottolinearlo perchè è su questo che si fonda la nostra testata. Siamo liberi. E come sempre, per chi non si piega di fronte al potere la strada è lunga e tortuosa. Ma rendere Lux Suspensa una rivista cartacea è il nostro obiettivo. Attraverso essa verranno organizzati eventi e mostre collegate a nomi e ambienti molto lontani dai soliti circuiti prettamente fotografici italiani. Nell’attesa di trovare la via migliore per essere stampati e pubblicati inizieremo con questa prima uscita online. Ci scusiamo per il ritardo con Angelo, Sharon, Enrico e Roberto. Buon viaggio.
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Angelo Zzaven Tentativo vano di ricordare 2014-2016
Da sempre ammiro la fotografia di un artista eclettico come Angelo. Silenzioso come i suoi lavori. Le sue opere “spostate” sono un viaggio sospeso tra realtà e delirio, sogni, ricordi, speranze e illusioni. Il bellissimo rischio da correre è quello di farsi catturare da questi mondi paralleli che non sono mai soltanto ciò che sembrano. Sono corrente che trascina, materia neurale alleggerita da una forza primordiale. Ruba l’intelletto. Nulla è ciò che sembra, tutto si evolve, cambia forma, si stacca dalla comune percezione del tempo, si allunga e s’esalta come un’emozione ingabbiata in uno spazio troppo piccolo per poter lanciare un messaggio. Per questo trova forza nell’uscire sotto forme differenti, spostamenti antimaterici, illusioni e quasi deliri. Sono sempre lontane queste immagini, non si lasciano prendere,si fanno ascoltare nella loro profonda malinconia staccando parti di te portandoti fuori, dai paesi e dalle città, dalle facce che stanche percorrono le strade di ogni giorno. Ammorbano il cervello i flash, le direzioni le luci i buchi neri che Angelo genera nelle sue visioni.Si lasciano cadere dentro in profondissime correnti,
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viaggi sensoriali, quasi la tocco la strada il cemento nella notte che non sa dove andare. Neon balordi.Controindicazioni. Rarefatte e disperse molecole notturne di me, che prendono la via del vento.E della solitudine. Camminata e percorsa dietro specchi, lontano, senza sfiorare. L’osservatore di un evoluzione triste.Queste sue opere hanno il potere di farmi vedere con i suoi occhi, distaccato da pregiudizi e mode, l’occhio dietro, quello della pulizia interiore.L’artista. Colui che non guarda agli altri,
“Le mie immagini non vogliono indicare “strade” o suggerire soluzioni, esse sono molto personali, ruotano sempre intorno a me... forse servono solo a me...”
non segue mood, non spinge i suoi lavori oltre la verità. Tutto pulsa e parla, ci sono favole irrequiete e loschi presagi. Ma sento nello stesso tempo un mare calmo, una pace interiore in grado di subire questi spostamenti che destabilizzano. Farsi volare dalla sua fotografia è una cura che non tutti possono apprezzare. La notte ruba l’anima, i giorni grigi scivolano, i mutamenti ci fanno. Ci compongono. Poesia crudele e immacolata, ricordi di mondi che non ci sono più e sogni, pericolosi sogni di santità nella brezza di ruote che vagano solitarie su strade dimenticate. Lux Suspensa | 5
Biografia Angelo Zzaven, artista italiano nato nel 1961. Comincia ad interessarsi di fotografia in modo consapevole nei primi anni ‘80. Da sempre attratto dall’arte nelle sue varie forme, fin da subito della fotografia, apprezza l’aspetto creativo piuttosto che quello documentaristico. Vicino alle moderne tecnologie e all’elaborazione digitale, completa e condiziona la sua fotografia ad un sentire personale, autobiografico e referenziale, finalizzata alla ricerca di se stesso, delle sue emozioni, delle sue sensazioni. zzaven.blogspot.it
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La fotografia per te è più un bisogno o una passione? Ho vissuto con passione i primi anni in cui ho consapevolizzato le immense proprietà artistiche della fotografia, man mano che passavano gli anni e ho cominciato a vivere di fotografia, è diventata un bisogno... in realtà, la passione non è mai venuta meno, ho cominciato però, a distinguere il mio impegno, il mio coinvolgimento personale verso la fotografia creativa piuttosto che quella commerciale.
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Esiste un messaggio che vorresti dare con i tuoi lavori ? Cosa vorresti raccogliessero dei tuoi scatti? No! Le mie immagini non vogliono indicare “strade� o suggerire soluzioni, esse sono molto personali, ruotano sempre intorno a me... forse servono solo a me, cerco attraverso esse la strada giusta o la soluzione hai miei tanti dubbi, sono un tentativo per relazionarmi e/o per meglio pormi nei confronti del mondo, in modo da cercare quel dialogo profondo che sicuramente non riesco ad instaurare per altre vie.
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Quale è la tua visione del mondo? Cosa salvi e cosa butti?
Sono molto triste per quello che succede nel mondo. Si continua a rispondere alla guerra con la guerra. Si continua a discriminare il diverso, si foraggia e si rispetta solo il proprio“orto”, tutto il resto viene combattuto, discriminato, ignorato, sfruttato. Salvo la “bellezza” dove essa si trovi, nel patrimonio artistico, nell’essere umano, nella natura.... Butto sicuramente tutti gli orrori che si perpetuano nei confronti dell’umanità e dell’ambiente
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Quale è il tuo "bagaglio culturale” ? Quali film, brani musicali, quadri o libri ti appartengono di più? Un libro che ricordo di aver letto durante la mia adolescenza e che mi ha molto colpito è stato “Avere o essere” di Erich Fromm, ho amato i libri di Hemingway, di García Márquez, di Pirandello,“Il signore delle mosche” di William Golding... amo la musica dei Dead Can Dance ma anche quella dei Coldplay o di Franco Battiato... amo il cinema che spesso racconta piccole storie basate sui sentimenti, che sa scuotere le mie convinzioni piuttosto che il cinema che predilige la spettacolarizzazione e gli effetti speciali.
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Ci sono dei passi che segui per sviluppare un progetto fotografico ? Premetto che tutto il mio lavoro, fin dall’inizio, è stato fedele ad un concetto, non ho mai lavorato con l’intenzione di documentare qualcosa, quello l’ho fatto solo in ambito commerciale, nelle mie immagini ho sempre cercato me stesso, le mie sensazioni, le mie emozioni... i miei progetti nascono in modo spontaneo, spesso autobiografici, autoreferenziali, punteggiano e sottolineano lo scorrere della mia vita, legato alla percezione delle cose e dei luoghi della mia contemporaneità.
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Bedtime Story
Sharon Covert Tra sogno e realtà Racconto di me, la mia favola. Leggo dentro, mi guardo, nelle forme che l’anima prende. Evoluzioni e ritorni, sogni e paure, come una bambina venuta sulla terra da un mondo lontano. Nei meandri oscuri m’attraverso, questo luogo che fatico a comprendere, mi urta mi spaventa e mi emoziona. Sposa vergine e fata o morte oblio perdizione, il gioco della vita, la scoperta. Odo il suono nostalgico della natura che m’avvolge e divento piccola,bianca, mi fondo e mi confondo in questo luogo nascosto. Il mio mondo. Mille sentieri s’aprono davanti agli occhi.
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Believe in Magic
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Down the Rabbit hole
“ Molto spesso il prodotto finale sarà qualcosa che si è evoluto dalla mia visione iniziale”
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Sono la foglia che cade tra le fronde e il respiro veloce del vento. Sono i saltelli di un bianconiglio che scappa in una tana sepolta. Occhi che scrutano, silenzi, vastità. E in questa mia bellezza celata mi trovo sola, il vuoto attorno. Il male del mondo che avvampa. Torno in utero, nuda, in simbiosi con un sogno di me. Poi rinasco e con forza mi lancio oltre, amo la vita ed il suo tremore, perchè è una, ed è la mia. Una guerra, oggi sono dove ieri non potevo arrivare, un passo alla volta, mentre il sentiero sotto i miei piedi s’illumina di nuovo.
Fragmented
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Head in the clouds
La fotografia per te è più un bisogno o una passione? La mia fotografia è sia una necessità che una passione. Devo creare arte. Senza di essa vi è un vuoto oscuro. Ne ho bisogno come ho bisogno dell’aria. Mi fa sentire viva. Non ho mai sentito così fortemente, non mi sono mai appassionata a nulla in questo modo prima d’ora.
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Esiste un messaggio che vorresti dare con i tuoi lavori ? Cosa vorresti raccogliessero dei tuoi scatti? La mia arte è la storia di me.Sono esposta completamente. E anche se le mie immagini si possono leggere come fossero un libro aperto, lascio sempre un certo anonimato allo spettatore
Hours
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Lingering memory
Quale è la tua visione del mondo? Cosa salvi e cosa butti? Mentre le mie immagini possono tendere ad essere viste sul lato più oscuro, vedo tanta bellezza nel mondo intorno a me. Vorrei che tutti potessero fermarsi e prendere il tempo di vederla. È lì! Peccato che troppi ora abbiano gli occhi chiusi.
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Quale è il tuo “bagaglio culturale” ? Quali film, brani musicali, quadri o libri ti appartengono di più? Tutto ciò che mi fa sentire ispirata, viva e forte !
Ci sono dei passi che segui per sviluppare un progetto fotografico ? Per quanto mi riguarda, ho sempre iniziato da un’idea. Una visione. Un sacco di volte quando inizio la prima fotografia di una serie tutto si evolve in qualcosa d’altro. Ho imparato che le cose non sono sempre come io me le sono immaginate, prendo il concetto e lo stravolgo rendendolo ancora più personale.
Spellbound
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Turn your back on Me
Biografia Sharon Covert risiede a Tinton Falls, New Jersey molto vicino alla sua città natale lungo la Jersey Shore. Cresciuta con una cultura musicale ha insegnato lezioni di pianoforte per oltre 20 anni. Grazie all’ influenza di suo padre che ha avuto una macchina fotografica per tutta la vita, ha iniziato a studiare la fotografia come un’arte. Sharon è stato pubblicata su Adore Noir Magazine, Shots Magazine, F-Stop Magazine, The Hand Magazine, The Long Way Home, Stubbord Magazine, Float Magazine, e in The Sun. E ‘stata esposta in numerose mostre d’arte in tutti gli Stati Uniti ed è affiliata con Arcangel images e Brief Image.
www.sharoncovert.com
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Union
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Enrico Doria Mondi sommersi
Ricca e profonda la fotografia di Enrico, mai urlata e raccontata con una sensibilità sottile e tanto, tantissimo cuore. Fa innamorare. Sono carezze quelle che ci dona, sono perle dimenticate pregne di poesia, movimenti leggeri e luoghi non luoghi “quotidiani” che sa rendere eterni e unici. Nel frenetico andare del mondo e di chi lo calpesta lui si ferma, riporta a far vivere emozioni ad oggi
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dimenticate. La bellezza delle cose semplici e antiche, occhi diversi, liberi e dolcemente nostalgici. Ama la terra che calpesta e vive gli angoli e la scoperta con animo puro, delicato. Mi immergo in queste storie e mi faccio trascinare con passione nello svolazzare di un lenzuolo in un grigio casermone con macchine che non ricordavo e attraverso questi suoi occhi riconosco i condomini, il colore
bruciacchiato dell’erba e sento le grida dei bambini che giocano poco lontano o il vociare dalla finestra di una nonna. La forza della sua fotografia credo sia nel farti sentire il mondo attorno, quello che non entra nello “spazio fotografico” immortalato dalla sua macchina. Il suo occhio trova il bello in piccoli anfratti, lo amplifica e ci lascia dentro, cattura l’orecchio con note
basse e udibili soltanto nel totale silenzio. Si intuisce la persone colta in grado di ascoltare, dare una forma a questo silenzio e un significato profondo. Sento freddo su quei binari che all’orizzonte si perdono nella foschia, accanto a me una coppia si ritrova dopo un lungo viaggio e un violoncello malinconico suona l’inverno mentre tonnellate di ferro stanco riposano loquaci ai bordi di
una stazione addormentata. Ogni fotografia è un piccolo grande viaggio. Rarità. Non sono soltanto fotografie per gli occhi. Amo la fotografia di Enrico perchè porta profondo rispetto. Ascolta e racconta il mondo in un modo speciale trovando in questa post-produzione la forma perfetta per farci ascoltare le sue e le nostre emozioni.
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Breve Biografia
Enrico Doria è nato a Palermo nel 1978. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Genetica e Scienze Biomolecolari presso l’Università di Pavia. Appassionato di fotografia sin da bambino quando ha cominciato a scattare con una Canon AT1 del padre, il suo percorso fotografico è cominciato dal 2003; innamoratosi di una Holga, regalatagli un giorno di ottobre, ha cominciato a realizzare alcuni progetti in pellicola a medio formato che lo hanno successivamente portato, nel corso degli anni, ad esporre in diverse città italiane e straniere. Tra i vari riconoscimenti, nel 2012 è stato selezionato per esporre nel circuito OFF del Festival della Fotografia di Savignano; Nel 2014 è tra i finalisti del Leica Awards; Nel 2015 un suo lavoro fotografico è stato premiato al MIFA (Moscow International Foto Awards); Sempre nello stesso anno è stato tra i finalisti del Lugano PhotoFestival. Alcuni suoi reportage e lavori fotografici sono stati pubblicati su diverse riviste nazionali e internazionali.
website: www.enricodoria.com
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“ Non c’è tempo di salvare qualcosa, passa e si trasforma tutto troppo velocemente”
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La fotografia per te è più un bisogno o una passione? Ho amato sin da piccolo la forza delle immagini, siano fotografiche che cinematografiche, quindi credo che sia un po’ l’uno un po’ l’altro. Spesso poi le due cose sono strettamente legate. In ogni caso la fotografia è il mio strumento espressivo prediletto, che ho utilizzato per riempire un vuoto che, credo, ognuno di noi in fondo sente dentro. Fondamentalmente la fotografia mi aiuta a ricordare chi sono.
Esiste un messaggio che vorresti dare con i tuoi lavori ? Cosa vorresti raccogliessero dei tuoi scatti? Il progetto, Esprits, tutto a pellicola, rappresenta un intimistico viaggio nelle emozioni e nei ricordi; cosi ogni immagine diventa un’estensione della memoria verso un confuso passato o un presente incerto, a queste poi si aggiungono delle immagini di piccoli particolari, richiami di vita e attimi fuori dal tempo. È un lavoro che non va spiegato molto ma deve lasciare all’osservatore lo spazio per entrare dentro ciò che vede. Non credo conoscerà una fine, è qualcosa che si evolve con me.
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Quale è il tuo “bagaglio culturale” ? Quali film, brani musicali, quadri o libri ti appartengono di più? Ascolto molta musica, leggo e vedo parecchi film… è un mio modo di astrarmi forse o di prendere ispirazioni, chi lo sa. Citarne alcuni sarebbe davvero limitante. Diciamo come brano in questo momento mi potrebbe rappresentare Big Eyed Fish, dei Dave Matthews Band; il libro Opinioni di un Clown, di H. Böll e il film In the Mood for Love, di Wong Kar Wai.
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Quale è la tua visione del mondo? Cosa salvi e cosa butti? Il mondo cerco di vederlo dal di dentro, viaggiando e vivendo in posti diversi, conoscendo gente e cercando di capirlo in questo modo… Non c’è tempo di salvare qualcosa, passa e si trasforma tutto troppo velocemente. Siamo noi che dobbiamo salvarci in qualche modo, in una visione molto più collettiva.
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Ci sono dei passi che segui per sviluppare un progetto fotografico ? Dipende che progetto è; quelli piu intimistici, realizzati a pellicola con la Holga, sono molto istintivi e seguono quindi il mio stato d’animo del momento. Ci possono essere periodi di lunga pausa o altri molto intensi; ovviamente dipende anche tanto dai luoghi in cui mi trovo perché mi sento molto legato a questo aspetto. Comunque sebbene istintivi, questi seguono sempre un filo anche sottile quasi invisibile; Sono comunnque delle storie, che parlano anche di me. Per quando riguardo i reportage o le “storie “ che voglio raccontare, spesso piccole, incastonate in contesti più ampi, aspetto siano loro a trovare me, diciamo. Mi documento, chiaro, soprattutto in relazione al posto in cui sono, come dicevo prima. Leggo quindi e parlo con le persone che frequento maggiormente e che possono darmi indicazioni preziose. Poi la storia che trovo e che mi trova, può essere in parte legata a me, a come sono, a come vedo le cose. C’è una sorta di affinità come è normale che sia…
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Pigs tied on a leash
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Roberto De Mitri Solstizio
Essere artista. Non è un’etichetta incollata, una medaglia ricevuta da qualcuno. Darsi e dare la propria visione del mondo come mai prima è stato fatto da altri. Non solo per gli occhi. Non basta il bello, il giusto, la cosa fatta bene e l’approvazione della massa. Essere mistici e superiori, guardare in modo diverso. Ho la mente labile e inadatta al mondo di plastica che mi circonda e ammiro profondamente chi si distingue.In questo modo antico ma futuristico di vedere. Un modo senza tempo. Esalazioni di cervelli mai spenti. Cervelli. Che non ci stanno, all’appiattimento massificato di un’umanità al pascolo. Ai greggi. Trascende la forma e la materia. In libertà mi sposto tra medioevali riti e futuristiche visioni e voglio dire grazie all’autore per aver eliminato il tempo e la terra sotto i piedi. Conosco pochi fotografi che hanno il potere di far viaggiare la mente così. S’aprono porte e spazi su livelli alternati. Alienazione e poesia, disagio e dolcezza,i fumi avvolgono un mondo in decomposizione dove ogni via di fuga è frutto della mente, visioni acide,frammentazione e abbandono. Malinconico abbandono tra piedi scalpitanti sul selciato, e ombre che raccontano mutamenti, addii e luci bianchissime così alte che t’accompagnano ad incontrare lo spirito delle cose mentre immagini sfocate s’allungano ancora e ancora. Diavoli.
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Mi sento vicinissimo a questo suo modo di sentire e acoltare, lottare, per preservare la bellezza e la semplicità di ciò che veramente conta, eliminare il superfluo per tornare al primo stadio di ogni cosa Credo non sia una fotografia facile la sua, serve abbandonare la stabilità della materia e delle certezze, serve aver paura, conoscere la morte, il marcio ed il sogno; perchè soltanto così riusciremo ad ascoltare le sue emozioni.Mai statiche.Perennemente irrequiete. Compaiono e svaniscono sogni, cose persone, tutto si sfalda e nulla mantiene le sue sembianze, luoghi di nera pace o paradisi infernali. Tutto svanisce e nulla c’è mai stato, forse lo toccai o forse non ero io. Distanze. Siderali distanze. I lamenti e la pace mortale dei suoi paesaggi infiniti e ultraterreni lasciano il vuoto dentro. Immobile a tratti, senza forza si lascia portare via, dall’anima guida. Accanto ai passanti è l’ombra che ascolta, caos e armonia, silenzi e vuoti. Scatti singoli ed ognuno un senso, una storia, l’essenza, senza dilungarsi in troppe costruzioni formali o estetiche, sono pallottole impazzite. Mette paura a tratti. Proprio per i vuoti, i buchi neri infiniti e apatici di un silenzio puro. Lo zero. Non voglio aggiungere altro perchè Roberto ci ha rilasciato un’intervista ricca e profonda ed ogni parola in più sarebbe superflua, sta tutto lì, tra la sua fotografie e le parole che lui stesso ha scelto per farci viaggiare. C’è il rischio di perdersi, ad ognuno il suo viaggio.
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De Silence of sand
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Luna, Mare, Nubium
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Anima
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Biografia Mi sono laureato in Economia a Bologna, dove ho vissuto per diversi anni. Ora vivo a Lecce, dove lavoro. La passione per la fotografia mi ha accompagnato fin dall’infanzia. ma per vari motivi non è stato possibile far crescere e sviluppare questa passione, questo amore. Ho iniziato a fare fotografia relativamente tardi. non appena ho iniziato a lavorare, con il primo denaro risparmiato, ho comprato la mia prima macchina fotografica. una meravigliosa reflex digitale Pentax K20D. Ed ero così felice perché era così grande l’entusiasmo per quella fotocamera, che, in effetti, non mi importava tanto fare belle foto. Mi piaceva fotografare senza sosta e tutto. Continuamente, sempre con la mia macchina fotografica con me ovunque andassi. Sperimentando. Sentendo l’entusiasmo che non ho potuto provare quando ero un bambino. Ma esaurito quello, mi sono reso conto che, onestamente, non ero in grado di realizzare qualcosa di concreto e valido. Foto stupide, effimere ... nessuno spessore ... nessun contenuto ... sintetico nella forma e vuoto nell’anima. Questa è stata la mia impressione. In qualche modo, la fotografia digitale mi ha aiutato a capire che mi piaceva la fotografia analogica in bianco e nero. L’eleganza e la morbidezza dei toni. la profondità e l’intensità delle ombre. lo spessore del grano, che non è soltanto gioia per gli occhi, ma sembra esperienza quasi tattile e sogno allo stesso tempo. La fotografia analogica in bianco e nero ha una sua poesia intrinseca il suo linguaggio aulico ed uno stile. Così, da questo punto di vista, penso che una domanda come se la fotografia è più una necessità, un bisogno che una passione, la ritengo in gran parte superata. Il bisogno e la passione coincidono. Da un punto di vista psicologico, la fotografia può essere sicuramente considerata una necessità, quasi una risposta patologica come risultato di una carenza fisiologica. Ma sì, è sempre un piacere meraviglioso ...
Two Ghosts
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At the time of rain
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Intervista scomposta chiaramente anarchica, impossibile fare una domanda ed avere una risposta in poche parole. Abbiamo detto che è un viaggio. Viaggiamo.
“Non credo che le mie immagini trasmettano un qualsiasi tipo di messaggio. O perseguono lo scopo di trasmettere qualche tipo di messaggio. Non credo di avere l’aspirazione o il desiderio di essere il canale formale in grado di trasmettere una lezione o una morale. Invece, penso, e continuo a pensare, che la fotografia e le immagini sono il mio mezzo preferito di comunicazione, attraverso il quale sono in grado di esprimere i miei sentimenti. Le mie foto sono lo strumento prediletto che uso per comunicare il mio stato d’animo, il mezzo al quale mi rivolgo per dare voce a tutti i tipi di demoni e di visioni.Per portare alla luce il silenzio che si nasconde dentro di me. Ecco cosa è la fotografia per me. Mi prende per un braccio e porta alla luce il silenzio e tutto il malessere che si trova nel fondo della mia anima. Dal momento che è la mia cassa di risonanza quella che dà voce, forse possono comunicare un sentimento o una sensazione anche a chi guarda le mie foto ... Le mie foto parlano un sacco di silenzio, di distacco, di assenza e straniamento ... sono un infinito indeterminato sospesa sulla punta di un momento infinitesimo ... esse sono il vuoto bianco caustico di un paesaggio, frustato dall’ eco sordo del vento ... sono i fantasmi che emergono dalla nebbia. il punto zero dove assenza e presenza coincidono. dove realtà e sogno sorgono uno accanto all’altro. Ma non si incontrano mai. dove tutto sta cambiando ed è transitorio. L’aspetto sbriciola e le persone mostrano la loro vera natura. a volte di natura grottesca, un carattere ingannevole, una natura effimera. A volte… Disciolto il velo dell’apparenza, i paesaggi e le persone rivelano la loro vera essenza, che può essere la natura malinconica e triste. delicata e fragile. evanescente e pura... luoghi velati da una caduta eterna. Anime prigioniere in un limbo sospeso tra la passione e l’oblio. Questi sono i sentimenti e le note che danno anima alle mie foto. Ed è probabile che chi osserva queste foto riesce ad entrare in empatia con esse, in risonanza e in armonia con gli stessi sentimenti che queste immagini suscitano in me. Non so se queste immagini parlano o comunicano qualche sensazione o un sentimento. Non ho né la pretesa né alcun interesse per imporre la mia visione e la mia interpretazione di loro per chi le osserva. E più in generale, non ho alcun interesse o alcuna pretesa di imporre agli altri la mia personale visione del mondo. Sono molto felice se la persona che osserva la foto è eccitato da essa, ed è raggiungibile da un qualche sentimento. Sono felice di sapere che le mie foto sanno comunicare qualcosa. Ma è anche legittimo e ovvio che ognuno è libero di interpretarle secondo la propria specifica sensibilità personale. Così dove vedo l’alienazione e malessere, qualcun altro, per esempio, può essere raggiunto da una sensazione diversa... forse un senso aulico di libertà e di speranza ... Molte delle mie foto sono spesso una rappresentazione iconica di un’illusione o un miraggio. E forse questo è per me il mondo. un luogo di illusioni e miraggi ... almeno, questo è quello che penso e quello che ho vissuto. la falsità del mondo è misurata sulla falsità delle persone. la crudeltà del mondo è misurata sulla crudeltà delle persone. Non mi fido delle persone e io non credo che, per loro natura, siano nate per creare e preservare. Si è vero! le persone creano e conservano e si evolvono, ma solo perché consumano e distruggono, consumano e distruggono più di quanto non siano in grado di creare. L’egoismo, l’avidità, la conservazione del potere. Ci sono molte cose sbagliate in questo mondo. E la mia può essere una generalizzazione troppo pessimistica della situazione. Sì forse.
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E, naturalmente, sarei molto felice se qualcuno potrebbe dirmi che in cinquant’anni, l’uomo e l’intera società hanno raggiunto la sostenibilità ambientale, economica e sociale, voglio dire un livello di equilibrio di lungo periodo, in cui la crescita economica e reale sviluppae migliora la qualità della vita in modo duraturo, senza eccessivamente esaurire le risorse naturali. Una società senza inquinamento, dove nessuna specie è in pericolo di estinzione. Sarò molto felice se sarà così. Sarò felice di vivere in una società in cui le persone hanno imparato a condividere. Di vivere in una società in cui l’accesso al consumo di prima necessità e la soddisfazione dei bisogni di base è un diritto e non un privilegio, usata come arma di sottomissione. Sarò molto felice se sarà così. Ma qual’è lo scenario più probabile tra 50 anni? Più facile prevedere il ripopolamento dei mari o la distruzione della foresta amazzonica? E ‘più probabile immaginare la pace nel mondo, o un’accelerazione della desertificazione della superficie terrestre e il conseguente degrado delle terre coltivabili? Spero di sbagliarmi. Quello che mi risparmio del mondo? il mondo! perché è meraviglioso. Il mondo è il “paradiso in terra”. ma un paradiso terrestre contaminato e umiliato dagli uomini. Per passare a temi più leggeri, il mio gusto, per quanto riguarda i generi letterari di musica o film, penso siano abbastanza eterogenei, e non credo che possa ricordare qualche titolo a cui sono particolarmente legato. Ci sono diversi generi e stili che mi piaccciono e così come per molti sono legati a un particolare periodo della vita. Per cui un particolare interesse potrebbe prevalere sull’altro. Non ci sono nomi che sono evidenti nella mia mente, ma perché molti sono i generi e stili che amo. Amo Burroughs, in grado di lanciare il lettore negli incubi più sporchi.Amo Kerouac e la sua forza vitale di fuoco, la sua poesia in grado di sublimare una prosaica esperienza estasiante di assoluto. Hemingway e Bukowski ... compagni di bevute felici. Calvino, Saramago e Pamuk ... Amo Eco. Amo i saggi di semiotica e linguistica di Umberto Eco. e amo i suoi romanzi. Non credo che, inconsciamente, i miei gusti cinematografici in passato hanno in qualche modo influenzato il mio gusto fotografico ed il mio stile. Mi piacciono molto Argento e Fulci, ma escludo che i loro film possano aver avuto influenza sul mio modo di fare fotografia. Al contrario, negli ultimi tempi, consapevolmente e volontariamente, sono molto attratto dalla bellezza e la poesia di Tarkovskij. Così come i film di Bergman. e in molti casi, ho Tarkovskij come canone estetico e poetico di riferimento. Per quanto riguarda il processo fotografico ed il suo sviluppo, quali sono i passi e quali sono le fasi di preparazione beh ... non lo so. Voglio dire che io non credo di avere la capacità e la perseveranza di pianificare e organizzare un progetto organico visivo, di concepire e sviluppare in modo strutturato una storia coerente fotografica, ma nascono. Da un capriccio, da un desiderio o una contingenza del momento. Quindi penso che le foto sono nate per rispondere ad un bisogno del momento. Quello di dare corpo a una sensazione. Se sono triste, spontaneamente le mie foto avranno la necessità di raccontare questa tristezza. Se sono vuoto, le mie foto vi porteranno in questa sensazione di vuoto. Non è una pianificazione razionale, soltanto la necessità di un istante.
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Two Shadows, Two Strokes Of Brushes
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Salomè
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De Kingdom
“la falsità del mondo è misurata sulla falsità delle persone. la crudeltà del mondo è misurata sulla crudeltà delle persone”.
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Lux Suspensa Acta Diurna
un progetto di Alessandro Cocca e Rosita Delfino
luxsuspensa@gmx.com
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Lux Suspensa Acta Diurna
Note fotografiche d’autore
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