Università di Pisa
Comune di Volterra
Provincia di Pisa
Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra
Volterra 15 anni di attività del
Laboratorio Universitario Volterrano
Università di Pisa - Atrio di Palazzo Vitelli Lungarno Antonio Pacinotti 43, Pisa orario di apertura: dal lunedì al venerdì ore 9.00-18.00 sabato e domenica chiuso
- ingresso libero -
Con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra
Università di Pisa
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Volterra
Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra
1997-2012
15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Mostra dei lavori 19 -29 giugno 2012 Università di Pisa - Atrio di Palazzo Vitelli Comitato di coordinamento: Costantino Caciagli, coordinatore Renato Bacci, Marco Giorgio Bevilacqua, Marisa Bonamici, Roberto B.F. Castiglia, Maria Luisa Ceccarelli, Dario Franchini, Marianella Pasquinucci
Comitato scientifico: Marianella Pasquinucci, presidente Marisa Bonamici, Costantino Caciagli , Roberto B.F. Castiglia, Maria Luisa Ceccarelli, Fabrizio Franceschini, Ewa Karwacka, Denise Ulivieri
Cura e progetto allestimento: Marco Giorgio Bevilacqua
Progetto grafico: Monica Petternella
Elaborazioni grafiche: Martina Baldani, Francesco Baraglia, Riccardo Bartali, Martina Biasci, Nahuel Botticchio, Francesca Chiappa, Andrea Cocchini, Ludovica Daddi, Federica Felici, Federico Ferrazzino, Alessandro Fiorentini, Diana Malasoma, Martina Mancini, Micol Meucci, Marco Nucci, Daria Ricci, Antonio Romanazzi, Alessandro Terranova, Guido Tinelli
Si ringraziano: Andrea Ferrara, Cristina Giorgeschi, Claudio Iozzia Maddalieno, Chiara Mazzoni, Roberto Rinaldi, Beatrice Ruggieri, Lucia Salotti, Fabrizio Antonio Torrico
Con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra
LABORATORIO UNIVERSITARIO VOLTERRANO
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE
Via Enrico Fermi, 8 56126 - Pisa sito web: www.luv.unipi.it
L.go Lucio Lazzarino s.n.c., 56122 - Pisa sito web: www.dic.unipi.it
Volterra 1997-2012: 15 anni di attivitĂ del Laboratorio Universitario Volterrano
Il Laboratorio Universitario Volterrano Il Laboratorio Universitario Volterrano è un’unità di ricerca e formazione multidisciplinare rivolta allo studio e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali della città di Volterra e del territorio storico. Al Laboratorio partecipano docenti, studenti a,, e tecnici di diverse discipline dell’Università di Pisa, tiica quali l’archeologia, la storia, l’architettura, l’urbanistica e la sociologia. Pisa, dal Comune di Volterra, dalla Provincia di Pisaa e dalla raammate Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, sono programmate
taanti degli alcuni docenti dell’UniversitĂ di Pisa e dai rappresentanti asaa Torre Il Laboratorio ha sede a Volterra nella duecentesca “Casa g Toscanoâ€?. In questa sede ogni anno si avvicendano i gruppi di studenti e docenti che attuano, nella forma della “lezione le errca sul fuori sedeâ€?, un programma di sperimentazione e ricerca patrimonio ambientale, culturale, storico di cui Volterra terrra e il suo territorio sono particolarmente dotati. prrofondite da I risultati delle sperimentazioni e delle ricerche, approfondite opositiva positiva in una mostra ciascuna disciplina, trovano la sintesi espressiva e propositiva annuale a Volterra, nonchè nella loro pubblicazione nel ‘Quaderno del Laboratorio’, arrivato ormai all’edizione numero XV.
La Mostra Il Laboratorio Universitario Volterrano nasce nella primavera-estate del 1996 con una prima esperienza di studio pluridisciplinare sulla città di Volterra, eseguita da un gruppo di studenti delle Facoltà di Lettere e di Ingegneria dell’Università di Pisa. Nel tempo, il Laboratorio si è arricchito di altri settori di ricerca e ha esteso i suoi media Val di Cecina e Val d’Era. La mostra vuole quindi celebrare questi 15 anni accademici di attività del Laboratorio, esponendo una sintesi degli argomenti trattati e dei risultati raggiunti nei vari settori di ricerca, che sono piÚ esaustivamente presentati nelle edizioni del Quaderno, a cui i pannelli espositivi rimandano.
Pisa, 19 -29 giugno 2012
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
Il rilievo dell’architettura Esperienze didattiche e di ricerca a Volterra e nel Volterrano Architetture rilevate a Volterra Le mura medievali, le porte urbane e i sistemi di fortificazione: 1. Porta San Felice 2. Fonti di San Felice 3. Porta a Selci, Porta Solis, torrione e cassero della fortezza 4. Porta San Francesco 5. Porta e fonti di Docciola 6. Porta Fiorentina e baluardo di Sant’Agnolo 7. Porta Diana 8. Porta all’Arco 9. Mastio della Fortezza Fiorentina
Gli edifici civili e religiosi: 10. Casa Torre Toscano, Torre S.Agnolo e Palazzo Guarnacci 11. Conservatorio di San Lino in San Pietro 12. Teatro Comunale Persio Flacco 13. Collegio degli Scolopi
Le chiese: 14. Cattedrale di S.Maria Assunta 15. Oratorio di Sant’Antonio 16. Chiesa di Sant’Alessandro 17. Chiesa di Sant’Agostino 18. Chiesa di San Francesco 19. Battistero di San Giovanni 20. Oratorio della Madonna della Visitazione 21. Convento e chiesa di San Girolamo Il Laboratorio Universitario Volterrano si è configurato, fin dalla sua istituzione, come un vero e proprio workshop per attività didattiche e di ricerca che hanno visto impegnati, tra gli altri, studenti e docenti della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa. Nell’ambito di queste attività, le esperienze di rilievo hanno contribuito ad un’inedita e più approfondita conoscenza del patrimonio architettonico e urbano della città di Volterra. Il rilievo rappresenta nella preparazione dell’ingegnere un momento altamente educativo e si configura come operazione complessa sotto il profilo organizzativo, operativo e culturale. Attraverso il momento conoscitivo, la fase operativa del prelievo metrico e il ricorso al disegno come specifico linguaggio per comunicare la realtà indagata, lo studente acquisisce un metodo d’indagine finalizzato alla comprensione del reale nei suoi aspetti dimensionali, costruttivi, figurativi e spaziali.
VILLAMAGNA
SENSANO
VOLTERRA MONTECATINI VAL DI CECINA
RONCOLLA
Volterra e il Volterrano. I centri storici minori oggetto di studio
La fase conoscitiva La traduzione in forma di disegni a mano libera della fisicità e spazialità dell’architettura indagata rappresenta non solo una significativa modalità di approccio conoscitivo, ma anche il necessario supporto operativo per la fase del prelievo metrico e quindi della restituzione grafica. I disegni preparatori d’insieme permettono di innescare quel processo di selezione e di sintesi che scaturisce dalla interazione tra evidenza materiale e processo mentale di acquisizione dell’immagine. Fermo restando l’aspetto comunicativo, che è proprio del disegno, la stesura degli schizzi di base risponde alla principale finalità di progettare il prelievo metrico operando una selezione, tra le misurazioni possibili, di quelle necessarie e sufficienti per una completa trasposizione grafica della geometria e consistenza della architettura indagata. La necessità di riportare con estrema chiarezza le misure prelevate e di descrivere con maggiore accuratezza le caratteristiche dimensionali e geometriche di elementi significativi, non rilevabili dai disegni preparatori d’insieme, impone la redazione di schizzi preparatori integrativi e di dettaglio, coordinati rispetto a quelli d’insieme, caratterizzati da un rapporto di riduzione più grande. La fase operativa Le misurazioni sono state effettuate utilizzando il metodo diretto con strumenti tradizionali. Preliminarmente alle operazioni di prelievo metrico di tipo planimetrico, si procede ad individuare un sistema ordinato di punti a terra, opportunamente segnalati, rispetto ai quali sono state riferite le misurazioni effettuate sul piano orizzontale. Prima di effettuare le operazioni di prelievo metrico relative agli alzati e alle sezioni, è necessario stabilire un piano di riferimento orizzontale allo scopo di rendere confrontabili le altezze misurate all’interno e all’esterno. Il complesso delle misure prelevate è orientato alla costruzione del modello conoscitivo geometrico dell’oggetto architettonico.
La restituzione grafica Fondato su di una costruzione mentale logica, sostenuta da congetture che soddisfano alle osservazioni, il rilievo trasferisce il complesso di osservazioni dalla realtà al modello. E ciò mediante uno spostamento di informazioni che attraverso una tecnica scompositiva, attuata con diverse modalità, consente di pervenire al grado di analisi desiderato. In altri termini evidenziano una sintesi logica della raccolta, intenzionalmente selettiva, dei dati mensori, morfologici e costruttivi scaturiti dal rilievo. Gli studenti hanno dato un notevole impegno nella composizione grafica, mediante tecniche di restituzione di tipo tradizionale, delle misure prelevate e precedentemente riportate sui disegni preparatori. Si è trattato di una operazione non semplice, la cui riuscita è dipesa anche dalla corretta impostazione dell’organizzazione del prelievo metrico.
ABSTRACT From it’s very beginning the “Laboratorio UniveristarioVolterrano (LUV)” was set up as a real workshop for research and didactic activities with the participation of students and teachers of the Faculty of Engineering of the University of Pisa. Within their activities the survey experience contributed to a new and deep knowledge of the urban and architectonic heritage ofVolterra .The issued documentation comes out to be absolutely precious and not at all replaceable in order to realize conservation and valorization operation on those buildings. Survey represents in the scientific and cultural education of an engineer a highly instructive moment. For the students, survey is the only step in the representative and architectonic didactic where they can have a real perceptive experience regarding architecture. The student acquires an investigation method for the comprehension of reality in its aspect as far as dimension, construction and space are concerned, through the acknowledgement moment, the survey itself and the drawing as the specific language to communicate the studied reality. Hand drawings representing matter and space of the investigated architecture are not only a meaningful way of acknowledgement approach but also the necessary operative support for graphic elaboration.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
Chiese di Volterra Responsabile scientifico: Costantino Caciagli, Roberto B.F. Castiglia Collaboratori: M. G. Bevilacqua, E. Consoloni, G. Nardini, M. Bertellotti, M. Nocera, B. Ruggieri, L. Salotti, C. Mazzoni, A. Ferrara
Le chiese di Volterra non equivalgono alle chiese dei centri storici con la dimensione della città fisica, demografica, storica. Questo giudizio non vuole stabilire un criterio di valore ma soltanto precisare che esiste per tutte loro un atteggiamento dello spirito che privilegia, nel mio caso, una base domestica, familiare che la pone su un piano “simpatico”, nè logico nè religioso, ma blandamente emotivo. Questa preferenza del sentimento non è spiegabile perché non si tratta, a pensarci bene, di una chiesa singola, ma nell’elenco che vado facendo a mente; si tratta nel complesso di 16 chiese, cappelle e oratori, che distintamente annovero. Questo è un insieme che non è assemblato o assemblabile, perché aggiungo: resti di S.Stefano, di S.Tommaso, il Duomo, resti di S.Giusto vecchio. Ricordo alcuni particolari specifici. Questo pensiero mnemonico facilita l’emergere di un dato importante che mi ha spinto nel passato a visitare questi edifici, senza fretta nel tempo. E’ stata una conoscenza progressiva, di acquisizione dello spazio esterno, la strada, la via, la piazza, i vicoli, le costruzioni e gli spazi intorno e casualmente gli accessi all’interno. Spazio interno e spazio esterno. Come collegare questo elemento insieme esterno semi-interno. L’architettura, l’antichità delle forme e delle funzioni distinte. Da questa posizione è derivata la possibilità a mezzo della “misura” di giungere a possedere un sistema di acquisizione con il rilievo diretto di elementi architettonici oggettivi e differenziali posizionati in un territorio. Negli anni il panorama delle chiese urbane e dei centri minori si è trasformato in una mappa di spazi mentali e grafici complessivi. C. Caciagli
1. Il Battistero di San Giovanni A pianta ottagonale, il Battistero di San Giovanni si colloca al centro della piazza del Duomo, già nel 1014 dove era un cimitero e la via degli abbandonati, rappresenta un esempio tipico del romanico toscano del XIII secolo.Il lato prospiciente il Duomo, caratterizzato da un rivestimento a fasce marmoree bianche e verdi, è ornato da un portale romanico attribuibile a Giovanni Pisano. All’interno la cupola ogivale con vertice a 22m dal piano di calpestio poggia su una cornice circolare a mensole, sotto cui sono otto monofore lucifere. La cornice che divide le pareti in due porzioni orizzontali costituisce un elemento decorativo e di misura del tamburo. Nella parte inferiore le monofore sono aperte sui lati rivolti verso Est e Sud; all’interno, sei nicchie interessano i lati dell’ottagono coperto dalla cupola a padiglione o e ottagonale ottago a e (figg. ( gg. 1-4). 4).
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Figg. 2-4. Rilievo del Battistero di Volterra. Spaccato assonometrico, pianta e prospetto NE
Fig. 1. Rilievo del Battistero, della Cattedrale e dell’Oratorio della Misericordia di Volterra. Planimetria generale. 1. Rilievo del Battistero di San Giovanni CdL Ingegneria Edile, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2001-2002, docente: prof. ing. C. Caciagli, collaboratori: ing. M. Nocera, ing. E. Consoloni, M.G. Bevilacqua, C. Martinucci. Allievi: Marco Alessandrini, Giuliana Bedini, Elisa Berti, Maria Biancastro, Domenico Bonfigli, Sandra Ceccarelli, Leonardo Cameli, Luca Cerri, Dario Donato, Marco Fanti, Elisabetta Gobbato, Riccardo Grossi, Marisa Lari, Giulia Lenziardi, Salvatore Mangano, Gloria Mangiantini, Marco Molinaro, Antonio Orsucci,Tommaso Tomei, Laura Tardini, Maria Volpi.
2. La Cattedrale di S. Maria Assunta La Cattedrale di Volterra ha sempre costituito il tema più ambizioso per una applicazione di rilievo dell’architettura. Una sorta di timore reverenziale tutto interno ai connotati fondativi della disciplina del rilievo, giustificato dalle prevedibili difficoltà operative e organizzative legate anche alle inevitabili sovrapposizioni con i cospicui flussi turistici, dalle imponenti dimensioni del complesso, dalla ricca stratificazione delle sue strutture, dalla straordinaria presenza di pregiate opere pittoriche, di sculture e arredi sacri ed infine, dall’articolazione altimetrica. Tuttavia, nell’anno accademico 2008/2009, il rilievo della Cattedrale di Volterra e del contiguo Oratorio della Compagnia della Misericordia è stato portato a termine, con risultati di non trascurabile portata, sia sul piano didattico che scientifico (figg. 1, 5). Sulla base della straordinaria quantità di misurazioni effettuate, è stato possibile affrontare studi originali su alcuni aspetti metrici che attengono alla conformazione della fabbrica. La misura, per chi si occupa di rilievo dell’architettura è centrale; la misura distingue la conoscenza oggettiva dalla conoscenza che può derivare da altre fonti e si configura come elemento fondante nella definizione di modelli interpretativi e di verifica.
Fig. 5. Prospetto sulla Piazza San Giovanni della Cattedrale e Oratorio della Misericordia di Volterra.
2. Rilievo della Cattedrale di S. Maria Assunta CdLS Ingegneria Edile Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2008-09, docente: ing. R. Castiglia, collaboratori: ing. M.G. Bevilacqua, A. Ferrara. Allievi: Bottichio Francesco Nahuel, Nucci Marco, Ricci Daria, Tomei Fabio, Bertolini Francesca, Borelli Irene, Volpe Alessandra, Cocchini Andrea, Forgione Daniele, Galavotti Georgia, Gasperini Veronica, Benassi Gianluca, Bianchini Lorenzo, D’angelo Stefano, Vannini Filippo, Ahmadzadeh Isabella, Balestri Francesca, Battaglia Alessandro, Silvestri Maria Simona, Baldocchi Margherita, Cavaliero Cristiana, Leddi Anna, Rrjolli Lediana, Bortolotti Ilaria, Giorgelli Giulia, La Piana Claudia, Picchi Chiara, Bordo Davide, Mongelli Luciano, Pisanu Gian Michele, Tirico Michele, Campanile Claudio, Greco Lorenzo, Pierotti Matteo, Spandre Francesco, Bonzi Flavia, Giannone Federica, Lombardi Alessio, Bufano Claudia Francesca, Cosma Maria Luisa, Migliorini Margherita, Paglione Alice, Ciacchini Rachele, Mutti Alessia, Donatucci Alessandro; Mannini Mattia, Parri Francesco, Mattoccia Alessandro, Mucciarelli Michela, Orazi Antonio, Fantoni Simone, Nassi Arianna, Battaglia Ilaria, Castellano Giorgio, Deguttry Nicolas, Galli Mattia, Del Prato Monica, Lam Alessandro, Palombella Pietro Emanuele, Ferrazzino Federico, Frroku Norbert, Sijoni Ershela.
ABSTRACT In the fifteen years of the LUV a significant number of students from the Faculty of Engineering has been engaged in the architectural survey of the main churches and religious buildings in the city ofVolterra.The surveyed churches are: the Cathedral of St. Maria Assunta and the adjacent Misericordia Oratory, the Baptistery, the Church of San Michele, the church and convent of St. Girolamo, the church of S. Agostino, the church and the convent of San Francesco, the Church of St. Alessandro and the Oratory of S. Antonio and of the “Madonna dellaVisitazione”. On the basis of the surveys, in-depth studies were carried out on the architectures under investigation, whose results are reported in the annual editions of the LUV books.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno VI. Caciagli C., Progetti e restauri sul battistero volterrano e disegni di rilievo, Pisa 2003, pp. 21-45. Ø Quaderno VII. Velo U., Il battistero di S. Giovanni, Pisa 2004, pp. 13-20. Ø Quaderno XIII. Castiglia R.B.F., La Cattedrale di S. Maria Assunta e l’Oratorio della Misericordia. Un rilievo aperto, Pisa 2010, pp. 111-138.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
Chiese di Volterra Responsabile scientifico: Costantino Caciagli, Roberto B.F. Castiglia Collaboratori: M. G. Bevilacqua, E. Consoloni, G. Nardini, M. Bertellotti, M. Nocera, B. Ruggieri, L. Salotti, C. Mazzoni, A. Ferrara
3. La chiesa di Sant’Agostino
4. La chiesa e il convento di San Girolamo
Il rilievo diretto di S. Agostino ha messo in evidenza un complesso architettonico di grande spazialità e nello stesso tempo ha evidenziato la preesistenza non trascurabile di una chiesa romanica nascosta da una riconfigurazione superficiale “moderna”, ottocentesca, che si aggiunge per contiguità laterale alla chiesa in esame. Questo edificio risale al XIII secolo; la chiesa si presenta con l’attuale conformazione a tre navate voltate che risale alla prima metà del XVIII secolo, periodo precedente alla riconfigurazione dell’attuale facciata (fig. 1). Quasi a ricordare un transetto, la cappella della Madonna delle Grazie si innesta sul lato destro nella direzione ortogonale dell’asse della chiesa (fig. 2). La distruzione della biblioteca del convento di Sant’Agostino per un incendio ne 1690 ha fatto perire molte delle informazioni che avrebbero permesso di ricostruire la storia dell’architettura della chiesa. Il rilievo architettonico svolto rappresenta un originale e fondamentale documento per comprendere quest’architettura e registrare il suo passato.
Il complesso conventuale di San Girolamo, ubicato nei pressi del presidio ospedaliero di Volterra, è stato oggetto di una campagna di rilievi nell’aprile 2006 eseguita da un gruppo di 52 studenti della Facoltà di Ingegneria di Pisa. Il rilievo ha interessato nello specifico la chiesa di San Girolamo, la loggia di ingresso, con le due cappelle laterali, e le strutture conventuali relative al chiostro piccolo, che identificano il primo nucleo insediativo del complesso conventuale risalente al XV secolo (figg. 3-5).
Fig.4. Sezione del complesso di san Girolamo.
Fig. 3. Complesso di San Girolamo. Pianta del piano terreno.
5. La chiesa di San Michele Arcangelo Il rilievo della chiesa di San Michele Arcangelo è stato eseguito da un folto gruppo di studenti della Facoltà di Ingegneria nell’aprile 2004. Il rilievo ha interessato l’intera struttura, compreso l’imponente campanile e gli spazi annessi (figg. 6, 7). Il rilievo ha permesso lo sviluppo di studi originali, tra i quali di particolare interesse gli approfondimenti di Castiglia sulla partitura architettonica della facciata e sulla composizione architettonica della pianta. Il rilievo della chiesa ha costituito inoltre una prima esperienza di lavoro della più ampia struttura del Collegio degli Scolopi, a cui la chiesa è strettamente connessa. Memoria di tale rilievo è nella tavola dedicata agli edifici civili e religiosi.
Fig. 1. Pianta e sezione longitudinale della chiesa di S. Agostino.
Fig. 5. Chiesa di San Girolamo. Prospetti, piante e sezione del campanile
3. Rilievo della Chiesa di S. Agostino CdL Ingegneria Edile, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 1999-2000, docente: prof. ing. C. Caciagli, collaboratori: ing. R. Castiglia, M.G. Bevilacqua, C. Martinucci, C. Bandini, C. Iozzia Maddalieno, ing. M. Nocera. Allievi: Barberi Valerio, Capoccia Alessandro, Ciucci Claudia, Crecchi Francesca, Daini Daniele, Dalle Luche Gian Lorenzo, D’Eredità Cinzia, Leonardi Ilaria, Macis Mirko, Mannocci Claudia, Massano Elisa, Nenzi Francesca, Pau Salvatore, Picchi Paolo, Salvadori Carlo, Tamburini Maria Grazia, Tofani Tommaso, Turini Federica, Vand Der Horst Jacopo, Zani Paola, Semeraro Andrea.
Fig. 6. Pianta generale della Chiesa di S. Michele Arcangelo.
5. Rilievo della Chiesa di S. Michele Arcangelo CdLS Ingegneria Edile Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2003-04, docente: ing. R. Castiglia, collaboratori: arch. M. Bertellotti. Allievi: D’Acunto Pierluigi, Iacomino Valentina, Poggi Andrea, Zrnic Branko, Bertuccelli Barbara, Borri Diana, Criscuolo Simona, Frati Sara, Barale Giulia, Giorgi Valeria, Pernice Manuela, polimero Marco, Giaconi Nadia, Polacci Maria Francesca, Tarabella Irenene, Balestri Valentina, Bruno Michele, Poli Elena, Porroni Chiara, Cioni Giacomo, Bianchi Mariangela, Simonelli Laura, Princiotta Erica, Saccoccio Marilena, Tonelli Sara, Bruni Ilaria, Maddaluno Milena, Ametrano Gessica, Fresta Vincenzo, Lomonte Barbara, Maccheroni Dario, Fiori David, Susini Luca, De Trane Claudia, Pavoni Letizia.
Fig.2. Prospetto-sezione-pianta della cappella della Madonna delle Grazie in S. Agostino.
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BIBLIOGRAFIA
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4. Rilievo della Chiesa e del convento di S. Girolamo CdLS Ingegneria Edile Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2005-06, docente: ing. R. Castiglia, collaboratori: ing. M.G. Bevilacqua, ing. G. Nardini, arch. M. Bertellotti. Allievi: Machiavelli Matteo, Piras Paolo, Simone Luigi, Ulivieri Leonardo, Marchi Luca, Finali Giacomo, Orsini Alessandro, Giusti Riccardo, Ercoli Livio, Cotrozzi Lorenzo, Napoli Francesco, Romolini Luca, Piraino Gianfranco, Fava Alberto, Pagni Luca, Beppi Alessandro, Fulginati Lorenzo, Ferraro Francesco, D’agostino Giulia, Cantini Irene, Tozzi Francesca, Doretti Giulia, Buoni Lisa, Zampelli Iori Alessio, Bardi Anna, Farina Teresa, Ginocchi Alessandra, Baldiati Michele, Romei Giulia, Giaconi Lucia, Meucci Lucia, Caracciolo Julia, Bellini Gaia, Damen Claudia, Sileo Angela Giuseppina., Feligioni Eva, Gandini Elisa, Punzo Francesco, Lella Filippo, Agostini Anita, Severi Federica, Calissi Chiara, Battaglia Giulia, Unti Laura, Bonci Fabio, Attanasio Vanessa Giada., Tangheroni Elisa, Picchi Elisa, Briganti Alessandro, Barontini Francesca, Cini Annalisa, Collaveri Massimo.
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9 Fig. 7. Chiesa di S. Michele Arcangelo. Sezione trasversale.
Ø Quaderno V. Caciagli C., L’architettura rilevata: la chiesa di S. Agostino, Pisa 2002, pp. 85-110. Ø QuadernoVIII. Castiglia R., Due esperienze di rilevamento architettonico a Volterra, nella contrada di S. Agnolo. Le torri S. Agnolo e Toscano, il palazzo Guarnacci, la chiesa di S. Michele Arcangelo, Pisa 2005, pp.23-26. Ø Quaderno X. Castiglia R., Il rilievo architettonico del nucleo originario del convento di San Girolamo, Pisa 2007, pp. 195-236.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
Chiese di Volterra Responsabile scientifico: Costantino Caciagli, Roberto B.F. Castiglia Collaboratori: M. G. Bevilacqua, E. Consoloni, G. Nardini, M. Bertellotti, M. Nocera, B. Ruggieri, L. Salotti, C. Mazzoni, A. Ferrara
6. L’oratorio della Madonna della Visitazione
7. L’oratorio di S. Antonio
9. La chiesa di San Alessandro
Sito lungo la Rampa della Crocina, al di fuori delle mura urbane, verso la Porta Diana etrusca, l’Oratorio della Visitazione fu costruito per volontà di una nobildonna volterrana nella seconda metà del XV secolo. Al suo interno fu collocato un affresco della Madonna con Bambino che, posto originariamente in un tabernacolo stradale, era stato danneggiato da un atto vandalico poco tempo prima. Il rilievo dell’oratorio, con il conforto della documentazione storica reperita, ha permesso di chiarire, seppure non in maniera completa, le varie fasi costruttive che hanno interessato l’oratorio dalla data della sua fondazione ad oggi (figg. 1, 2).
L’oratorio di S. Antonio consiste in una piccola fabbrica posta al capo della biforcazione tra la via Nuova e la via di Sotto. Il rilievo è stato eseguito nel 2003 da un gruppo di 4 studenti della Facoltà di Ingegneria (fig. 3). Lo studio che ne è eseguito ha evidenziato tra l’altro alcune incongruenze nella datazione della sua costruzione, da molti riferita al XII secolo su iniziativa dell’Ordine Ospitaliero dei frati dedicati al culto di S. Antonio Abate. Lo studio approfondisce poi la partitura architettonica del complesso e descrive, con sufficiente precisione, gli interventi di modifica e restauro che nel tempo hanno interessato la struttura originaria fino alla sua attuale configurazione.
La chiesa di Sant’Alessandro in Volterra si propone nella sua semplicità stilistica ai margini esterni della cerchia muraria della città, in prossimità della più famosa Porta all’Arco. Risalente alla prima metà del XII secolo, la struttura è stata oggetto nel corso dei secoli di lavori di varia natura dovuti ad ampliamenti e crolli strutturali. L’analisi diretta dell’architettura e la restituzione grafica hanno permesso di comprendere e documentare l’assetto, integrando le poche informazioni storiche e identificandone le stratificazioni (figg. 6, 7).
Fig. 3. Oratorio di San Antonio. Pianta del piano terreno.
Fig.6. Sezione longitudinale della chiesa di S. Alessandro.
8. La chiesa di San Francesco La chiesa di San Francesco rappresenta la principale chiesa francescana del territorio volterrano. L’edificio risale al XIII secolo e mostra una semplice facciata in cortine di pietra quale pagina architettonica di pieno equilibrio e di evidente semplicità decorativa, che si ritrova anche all’interno nello schema tipico delle chiese dell’ordine, con copertura a capanna e navata unica conclusa da tre cappelle corali. Si estende ad ovest della chiesa il corpo conventuale cresciuto in grandezza nel corso dei secoli, mentre risale agli inizi del XIV secolo la Cappella della Croce di Giorno che si innesta a nord-est in corrispondenza del presbiterio (figg. 4, 5).
Fig. 1. Oratorio della Madonna della Visitazione. Pianta.
Fig.7. Pianta della chiesa di S. Alessandro.
6. Rilievo dell’Oratorio della Madonna della Visitazione CdLS Ingegneria Edile-Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di “Lineamenti di rilevamento architettonico e urbanistico”, A.A. 2005/06, docente: prof. ing. Costantino Caciagli; collaboratori: ing. Emanuela Consoloni, ing. Marco Giorgio Bevilacqua, Beatrice Ruggirei, Chiara Mazzoni. Allievi: Nicola Barducci, Silvia Bertelli, Paolo Biagiotti, Valeria Cardini, Alessio Cartei, Silvia Codispoti, Erica De Luca, Mattia Del Sarto, Alessandro Dini, Jacopo Farsetti , Andrea Ferrara, Filippo Lazzeri, Alice Lorenzini, Laura Marchionne, Micol Meucci, Antonio Miano, Novella Nicotera, Giuseppe Romeo, Sara Sebastiani, Giovanna Simonelli, Diego Tagliazucchi, Davide Tofanelli, Davide Valerio, Chiara Verdiani, Prisca Vierucci. 7. Rilievo dell’Oratorio di S. Antonio CdL Ingegneria Edile, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2002-03, docente: ing. R. Castiglia, collaboratori: Cladio Iozzia Maddalieno. Allievi: Bocci Manuel, Bocci Ilaria, Pisani Giambattista, Magnani Emiliano. 8. Rilievo della chiesa di S. Francesco CdL Ingegneria Edile, , Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2000-2001, docente: prof. ing. C. Caciagli, collaboratori: M.G. Bevilacqua, C. Martinucci, ing. M. Nocera. Allievi: Cristina Antonelli, Federico Becuzzi, Gianmatteo Lucchetti, Maria Antonietta Nieddu, Elisa Gennai, Allessandra Maccari, Eleonora Panettella, Simone Pasquali, Serena Polpini, Rossano Caprili, Francesco Mula, Arianna Corfini, Massimiliano Francesconi, Marco La Rosa, Luca Romanini, Viola Astro, Simone Biagini, Marco Russo, Valeria Donato, Stefano Luciani, Silvia Pellacchini, Anna Verdicchio, Marta Ciocco, Simona Garzella, Laura Mancano, Cristina Rognini, Giulia Zamparelli. 9. Rilievo della Chiesa di S. Alessandro CdLS Ingegneria Edile Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Rilevamento Architettonico, A.A. 2005-06, docente: prof. ing. C. Caciagli, collaboratori: ing. E. Consoloni, B. Ruggieri, C. Mazzoni, L. Salottii. Allievi: Francesco Cinquini, Elisa Gandini, Lucia Giaconi, Francesco Punzo, Matteo Machiavelli, Paolo Piras, Leonardo Ulivieri, Alessandro Beppi, Alberto Fava, Luigi Simone, Michele Baldiati, Alberto Fino, Alessio Zampelli Iori.
Fig. 2. Oratorio della Madonna della Visitazione. Prospetto-sezione.
Fig.4. Pianta e sezioni della chiesa e del chiostro di S. Francesco.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno IX. Consoloni E., Disegno e rilievo della Chiesa di S. Alessandro in Volterra, Pisa 2006, pp. 299-322. Ø Quaderno X. Bevilacqua M. G., Il rilievo dell’oratorio della Visitazione a Volterra, Pisa 2007, pp. 239-258. Ø Quaderno VII. Bevilacqua M. G., Considerazioni sul chiostro della chiesa di S. Francesco, Pisa 2004, pp. 21-28. Ø Quaderno VII. Caciagli C., Il rilevamento della chiesa di S. Francesco, Pisa 2004, pp. 29-50. Ø Quaderno VII. Castiglia R.B.F., Il rilievo dell’Oratorio di S. Antonio, Pisa 2004, pp. 51-66.
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Fig.5. Prospetto della chiesa di S. Francesco.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
Gli edifici civili e religiosi Responsabile scientifico: Roberto B.F. Castiglia Collaboratori: Costantino Caciagli, Marco Giorgio Bevilacqua, Massimo Bertellotti, Gaetano Nardini, Chiara Mazzoni, Lucia Salotti, Beatrice Ruggieri
1. Casa-torre Toscano, Palazzo Guarnacci
3. Conservatorio di S.Pietro in S. Lino
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1. Rilievo della Torre Toscano e del Palazzo Guarnacci CdLS Ingegneria Edile Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2003-04; docente: ing. R. Castiglia; collaboratori: prof. ing. C. Caciagli, ing. M.G. Bevilacqua, arch. Massimo Bertellotti. Allievi: Cai Giulia, Ruocco Sara, Giovannini Luca, Bartoli Alberto, Ciaponi Margherita, Cumbo Stefano, Quieti Edith Monica, Antonucci Silvia, Bonannini Elisa, Lopardo Maria Chiara, Taddeo Anna, Mazzoni Chiara, Ruggieri Beatrice, Fanucchi Silvia, Salotti Lucia, Ballerini Filippo, Novelli Alessandro, Tafani Fabio, Sassetti Irene, Aquaro Francesco, Miceli Maria Concetta, Cima Marco, Lombardo Luigi, Calcinai Matteo, Lanatà Luca, Carra Guglielmo, Taddei Antonio, Bertocchini Paolo, Bertocchini Gabriele, Cherubini Enrico, Cherubini Marco, Andreussi Silvia, Benvenuto Sara, Marradi Benedetta, Parentini Elisa.
Fig.3 - Rilievo del Conservatorio di S. Lino in S. Pietro: pianta piano terra, prospetto sud
Fig.1 - Rilievo della Casa-Torre Toscano e Palazzo Guarnacci: Sezione, Pianta, Prospetto.
Il complesso architettonico costituito dalla torre Sant’Agnolo, dalla casa-torre Toscano e dal palazzo seicentesco Guarnacci è posto tra le vie Guarnacci e di Sotto. Tale disposizione all’interno del tessuto urbano deriva dalla natura difensiva della primitiva torre Sant’Angolo, edificata tra XI e XII secolo a difesa della città. Sotto la committenza di Giovanni Toscano, attorno al 1250 viene edificata la casa-torre Toscano come ampliamento della torre medievale, che costituisce un cambiamento funzionale della tipologia della torre: da costruzione prettamente difensiva a edificio di civile abitazione. La fase di rilevamento metrico del complesso architettonico, unitamente all’analisi stratigrafica e alla lettura delle tessiture murarie, ha permesso di rivelare l’evoluzione nel tempo dei criteri di lavorazione dei materiali e della concezione degli spazi abitativi nell’ambito della città.
Il complesso dell’Ex-Conservatorio di San Lino in San Pietro di Volterra, ubicato nei pressi della porta a Selci, è stato oggetto di una importante campagna di rilievo architettonico nella primavera del 2007. Le indagini hanno interessato sia il complesso del Conservatorio, sia gli spazi della Chiesa di San Pietro. Sulla base dei risultati del rilievo e con il conforto del materiale archivistico disponibile, è stato improntato uno studio che ha permesso di identificare le fasi costruttive del complesso, con particolare attenzione alle modificazioni sostanziali realizzate agli inizi del XX secolo.
4. Teatro Persio Flacco di Volterra
2. Rilievo dell’ex Collegio dei Padri Scolopi diVolterra CdLS Ingegneria Edile Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2004-05; docente: ing. R. Castiglia; collaboratori: ing. M.G. Bevilacqua, arch. Massimo Bertellotti. Allievi: Pecori Margherita, Salardi Alice, Ferretti Iacopo, Turelli Luca, Cecchini Riccardo, Del Corona Niccolo’, Toni Ivano, Ughi Alessandro, Castelli Elisa, Bonanni Matteo, Dini Riccardo, Pierotti Andrea, Carmignani Giulia, Raschioni Brunella, Rosso Elisa, Van Boxel Elena, Del Bigallo Luca, Orlandini Tommaso, Stinco Francesco, Tognoni Enrico, Bondielli Laura, Guazzelli Giulia, Pettarelli Rachele, Manfredi Carlo, Cipriani Anna, Fascione Maria Francesca, Landi Stefania, Pieruccetti Silvia, Borrelli Mariangela, Gnesi Giulia, Matteucci Silvia, Scateni Rachele, Fivizzani Francesca, Giannini Erika, Govi Virginia, Tanda Fiammetta, Di Rita Sara, Frassini Sara, Piras Francesca, Nuti Danielli Sara, Baccini Valentina, Frosini Roberta, Lemmi Federica, Lucarelli Alessia, Biondi Marco, Carrai Sergio, Cecchelli Alessandro, Quaia Saverio, Ferretti Stefano, Pipino Marco, Rossi Massimiliano, Scarpa Pietro, D’ambrosio Giulia, Iacobucci Roberta, Pustorino Giulia, Straniero Neda, Donato Alessandra, Del Moretto Michele, Lamagna Alessio. 3. Rilievo del Conservatorio di San Lino in San Pietro: CdLS Ingegneria Edile Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2005-06; docente: ing. R. Castiglia; collaboratori: ing. M.G. Bevilacqua, arch. M. Bertellotti, ing. G. Nardini. Allievi: Del Sarto Mattia, Focacci Manuel, Tagliazucchi Diego, Moschetti Federica, De Luca Erica, De Rosa Elisa, Vannucchi Alice, Lorenzi Giovanni, Lazzeri Filippo, Contatore Emanuele, Sebastiani Sara, Codisposti Silvia, Neri Daniele, Violi Francesca, Bertelli Silvia, Dell’ovo Francesca, Giordano Clementina, Dell’antico Giulia, Marsili Francesca, Ceccherini Chiara, Minciotti Francesca, Panesi Paolo, Moretti Francesco, Dini Alessandro, Sacchini Luca, Banti Paolo, Biagiotti Paolo, Borelli Francesco, Del Carlo Massimiliano, Auricchio Veronica, Pampalone Elena, Pistelli Alessandra, Lambardi Lavinia, Lorenzini Alice, Meucci Micol, Niccolai Manuela, Madonia Daniele, Pucci Giulio, Ulivieri Filippo, Mazzoncini Leonardo, Bertola, Viviana, Cardini Valeria, Simonelli Giovanna, Verdiani Chiara, Miano Antonio, Romeo Giuseppe, Tofanelli Davide, Carmignani Martina, Galluppi Gaia, Rrjolli Arlinda, Salani Nubia, Dovico Emiliano, Fino Alberto, Maestri Federico, Brigida Silvia, Campanelli Daniela, Chelli Daniela, Daddi Annalisa, Nieri Guido, Iodice Virginia, Martelli Elisa, SerriniYuri, Bianchi Lorenzo, Costantini Lara, Nicotera Novella, Pierotti Claudia, Chilla Gianluca, Mariconda Franco, Marchionne Laura, Nesca Silvia. 4. Rilievo del Teatro Persio Flacco CdLS Ingegneria Edile Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2007-08; docente: ing. R. Castiglia; collaboratori: ing. M.G. Bevilacqua, ing. G. Nardini. Allievi: Rossi Sharon, Gianfaldoni Silvia, Pannilunghi Barbara, Fiorentini Alessandro, Mariani Davide, Tinelli Guido, Buonocore Massimo, Falchi Marta, Pasca Daniele, Tamberi Jacopo, Dei Claudia, Gubernari Angela, Pozzobon Silvia, Tosques Silvia, Colombi Alessandro, Nieri Giovanni, Ortu Antonio, Imbrenda Claudia, Molea Ambra Spilkucic Nena, Tonini Sara, Barnini Edoardo, Conti Jacopo, Rossi Niccolo’, Turchi Andrea, Carmassi Sara, Del Nista Carlo, Morganti Gian Marco, Sbrana Alice, Gorlandi Camilla, Lenzi Giulia, Ricciardone Alessia, Tronfi Eleonora, Giacomozzi Ludovica, Lista Davide, Mero Marco Vinicio, Ristic Natalija, Bardelli Emanuele, Bonelli Simona, Lisi Francesco, Michelotti Silvia, Baraglia Francesco, Fambrini Alessandro, Felici Federica, Teglia Ilaria, Gimignani Annalisa, Maimone David, Perugini Sara, Santelli Lorenzo, Buscaglione Caterina, Ricci Licia, Russo Silvia, Sulis Sato Elena, Cinotti Stefano, Gonnella Chiara, Pucci Federico, Lupi Donatella, Mattei Federica, Ghezzani Camilla.
2. Collegio degli Scolopi Il rilievo ha interessato l’intero complesso di strutture che fino al 1935 ospitava il collegio educativo dei Padri Scolopi di Volterra. Per effetto di una serie di ristrutturazioni e ampliamenti del nucleo iniziale, che si sono succeduti a partire dalla seconda metà del sec. XVIII, il complesso edilizio ha mantenuto sostanzialmente l’originaria destinazione, dato che oggi vi trovano sede l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “F. Niccolini”, oltre che la Scuola di Alta Formazione per i Beni Culturali. Sulla base dei risultati del rilievo e dal confronto di alcuni riferimenti iconografici rinvenuti in archivio, è stato possibile analizzare con puntualità le varie fasi di ampliamento del complesso dal XVIII secolo ai giorni nostri.
ABSTRACT From 2004 to 2008 some of the biggest and most important historical buildings of Volterra were surveyed. Specifically, the architectural surveys involved the Toscano Tower, with part of the adjacent Guarnacci Palace, the complex of the College of Scolopi in San Michele, the Conservatory of San Lino and the Persius Flaccus theater. On the basis of the results of the surveys, it was possible to develop some original studies on the historical evolution of the investigated architectures.
BIBLIOGRAFIA (ES.)
Fig.4 - Rilievo del Teatro Persio Flacco: prospetto Sud, sez. longitudinale, pianta P.T.
Fig.2 - Rilievo del Collegio degli Scolopi: Tavola Sinottica di Sviluppo, Prospetto Ovest.
Il rilievo del Teatro Persio Flacco di Volterra conclude la stagione che ha visto impegnato un grande numero di studenti della Facoltà di Ingegneria di Pisa nello studio di alcuni tra i più importanti ed estesi edifici cittadini. Sulla base dei risultati, è stato possibile sviluppare uno studio che, oltre gli aspetti meramente storici inerenti la costruzione del teatro, analizza le tecniche costruttive e i principi geometrici di tracciamento del profilo planimetrico della sala teatrale e della suddivisione planimetrica dei palchi.
Ø Quaderno VIII. Caciagli C., Riflessioni sul rilevamento delle case torri Toscano, S. Agnolo e del palazzo già Guarnacci, Pisa 2005, pp. 27-52. Ø Quaderno VIII. Castiglia R. B., La Chiesa di San Michele Arcangelo e l’ex collegio degli Scolopi inVolterra, Pisa 2005, pp. 99-134. Ø Quaderno VIII. Marradi B., La Torre Toscano inVolterra, Pisa 2005, pp. 53-64. Ø Quaderno VIII. Fanucchi S., Mazzoni C., Ruggieri B., Salotti L., Considerazioni sulla casa-torre Toscano e la torre Sant’Agnolo, Pisa 2005, pp. 65-74. Ø Quaderno VIII. Bevilacqua M. G., Delle volte della torre Toscano, Pisa 2005, pp. 83-98.
Ø Quaderno X. Caciagli C., I lavori nel palazzo Guarnacci (1941-1946) dai disegni di O. Colivicchi, Pisa 2007, pp. 167194. Ø Quaderno X. Castiglia R., Il collegio educativo diVolterra, diretto dai Padri Scolopi. Disegni di rilievo, progetti e interventi edilizi nella seconda metà del XIX secolo, Pisa 2006, pp. 199-244. Ø Quaderno XI. Caciagli C., I libretti di schizzi di O. Colivicchi sui lavori nel palazzo Guarnacci – torri Toscano (1941-1948), Pisa 2008, pp. 97-120. Ø Quaderno XI. Castiglia R., Il Conservatorio di San Lino in San Pietro diVolterra. Primi risultati del rilevamento architettonico, Pisa 2008, pp. 135-152. Ø Quaderno XII. Mazzoni C., Ruggieri B., Sui Restauri alle torri delle “incrociate” inVolterra, Pisa 2009, pp. 103-114. Ø Quaderno XII. Castiglia R., Il teatro Persio Flacco diVolterra. Rilevamento e geometrie, Pisa 2009, pp. 115-136.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
Le mura medievali: Porte e Fortificazioni Responsabile scientifico: Costantino Caciagli Collaboratori: G. Nardini, R. B.F. Castiglia, A. Mariano, M. G. Bevilacqua, E. Consoloni, C. Iozzia Maddalieno, M. Silvestri, C. Martinucci, V. Cantone.
Nella preparazione scientifica e culturale dell’ingegnere l’esperienza del rilievo rappresenta un momento altamente educativo. Si tratta di un’operazione complessa sotto il profilo organizzativo, operativo e culturale le cui finalizzazioni possono essere molteplici. Attraverso il momento conoscitivo, la fase operativa del prelievo metrico e il ricorso al disegno come specifico linguaggio per comunicare la realtà materica indagata, lo studente acquisisce un metodo di indagine finalizzato alla comprensione del reale nei suoi aspetti dimensionali , costruttivi, figurativi e spaziali. Il processo di comprensione non si esaurisce nella redazione di rappresentazioni grafiche convenzionali ma si proietta in una verifica tra l’evidenza materiale, interpretata e sintetizzata dal disegno, con il documento storico nella sua più ampia accezione. Un’attenta e scrupolosa analisi dei riferimenti storici, delle fonti bibliografiche, cartografiche e concrete consente infatti di individuare materiale prezioso per la ricostruzione diacronica dei momenti trasformativi significativi che hanno interessato l’oggetto architettonico ed il contesto ambientale, le motivazioni che ne hanno determinato la costruzione, le trasformazioni formali e spaziali, il decadimento funzionale o la rovina.
1. Porta all’Arco - 2. Porta Docciola Il rilevamento diretto di porta all’Arco e di porta Docciola ripropone alcune questioni già sollevate in passato da alcuni studiosi e scrittori di storia volterrana, come la datazione del monumento, la conformazione originaria comprese le fasi successive, l’interpretazione funzionale, iconica e simbolica. Tra i molteplici aspetti in cui possono essere considerate le porte, quelli più idonei e congegnali al tipo di svolgimento conoscitivo messo in atto, sono i seguenti: l’aspetto formale, il valore tettonico, il procedimento filologico. L’aspetto formale è dato dalle figure elementari in cui può essere scomposto il percetto visivo e che compongono, unite tra loro, l’immagine percettiva dell’oggetto. Questo è costituito nel caso in esame dai piedritti, dai possenti archi che si appoggiano e si dipartono dai capitelli modanati corrosi o asportati, dai muri laterali che sostengono le volte e anche dalla forma modulare. Si presentano mediante proprietà cromatiche, fisiche e geometriche inerenti alla forma fisica propria di ciascuna membratura. Questa prima elencazione, con caratteri prevalentemente formali e distintivi propri di ogni entità concreta, mostra anche che tra le forme prima ricordate non esiste indipendenza ma sono per morfologia e per struttura connesse tra loro e per ognuno dei fattori è possibile svolgere digressioni cronologiche,
fisiche, tettoniche. La considerazione sopra svolta è ancora più ovvia se si pensa all’unicità dell’atto percettivo conoscitivo. L’analisi delle qualità formali risulta facilitata forse e agevolata nel caso specifico della trasposizioni di immagini in grafici oggettivi tra loro coordinati in cui la pianta, rappresentazione astratta del reale fenomenico, costituisce la base operativa di ogni procedimento conoscitivo. Con considerazioni sui prospetti interni ed esterni, nello specifico di porta all’Arco, è possibile evidenziare, da un’analisi morfologica, le diverse caratteristiche tra capitelli e pilastri inerenti alla lavorazione ed all’uso dei pilastri. Gli stessi capitelli interni ed esterni sono tra loro differenti, lo stesso magistero, la stessa tecnica posseggono i conci dell’arco in calcare tufo di Pignano e la porzione del conciotesta (Giove) di selagite che fungono da dormienti e chiave dell’arco. L’intrinseca proprietà costruttiva dell’arco è esplicitata mediante la copertura a pieno centro che riporta i pesi verticali, propri e sovrapposti, che interessano la luce dell’apertura lungo la linea delle pressioni compresa all’interno dei conci, curvatura a pieno centro che richiama il cerchio compiuto, la perfetta forma, la sua quadratura, il centro, la ruota, il movimento della sfera celeste.
3. Porta Diana Porta Diana, detta anche il Portone, per lo stato di conservazione e di costruzione che mostra, sembra essere la summa di deviazioni, forse subite nel tempo, dalla supposta conformazione iniziale ovvero dalla compiuta forma geometrica primigenia, derivata dalla funzione e dalla tecnica costruttiva ben esemplificata nella porta all’Arco. La tipologia planimetrica e costruttiva è simile nelle due porte etrusche, ma questo non è sufficiente a dimostrare una qualche contemporaneità edificatoria. Nella porta Diana solo il piedritto sinistro del fornice interno appare costruito come se fosse un pilastro quasi parallelepipedo e fuori piombo. Le pareti del vestibolo del Portone non appartengono a delle porzioni di piano verticale, con superficie relativamente “perfetta”, come si è riscontrato nella camera di porta all’Arco. La fondazione sui cui poggia porta Diana poggia, è costituita da pietre irregolari “in posto” e non, che oggi emergono al di sopra del piano stradale. Il piedritto sinistro è impostato su una fondazione artificiale costruita con la tecnica tutta particolare del “conglomerato arcaico” composte da medie grosse pietre irregolari disposte a strati con interposto abbondante sabbione, con lo scopo di allettare e cementare gli elementi lapidei tra loro,probabilmente aspegendo ogni strato di acqua e costipando.
Fig.1 - Rilievo di Porta all’Arco. Estratto: prospetto Sud.
Fig. 3. Rilievo della porta e delle fonti di Docciola. Estratto: prospetto Nord.
Fig. 2. Rilievo di Porta all’Arco. Estratto: Pianta e sezione trasversale.
Fig. 4. Rilievo della Porta e delle fonti di Docciola.Estratto: pianta generale.
Fig. 5. Rilievo di Porta Diana. Estratto: pianta parziale e prospetto NE.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
Le mura medievali: Porte e Fortificazioni Responsabile scientifico: Costantino Caciagli Collaboratori: G. Nardini, R. B.F. Castiglia, A. Mariano, M. G.Bevilacqua, E. Consoloni, C. Iozzia Maddalieno, M. Silvestri, C. Martinucci, V. Cantone
4. La porta Fiorentina e il bastione S. Agnolo Il rilevamento della porta S.Agnolo o porta Fiorentina di Volterra e del Baluardo, viene proposto nel presente lavoro come esemplare, poiché è stato svolto, oltre che da puntuali schizzi preliminari, dal prelievo manuale delle misure con strumenti affatto tradizionali e dalle scale di restituzione 1:5, 1:25, 1:50, 1:100, che insieme hanno determinato il metodo con cui sono state prese, trascritte e verificate le misure ed il risultato (fig. 6). Dal grafico di pianta della porta si osservano numerose deviazioni dalle forme e dalle regole geometriche, modulari e metriche, presenti in maniera precisa nelle porte coeve di Docciola e di S.Francesco, aperte nell’ampio tratto
di mura costruito negli anni 1260-66, che non permettono di capire le fasi costruttive, di giustificare la irregolarità. Fasi ed in particolare irregolarità non sempre riconoscibili nella ricognizione a vista: fuori squadra, fuori piombo, forme planimetriche non rettangolari, misure di membrature corrispondenti diverse, mancato parallelismo,ecc. Il rilevamento diretto del Bastione ha fatto conoscere alcuni aspetti non manifesti di questa struttura: forma, spazio, funzione e costruzione delle sortite e delle cannoniere quali gli spessori murari, la geometria dei tiri, gli accorgimenti costruttivi e funzionali.
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Rilievo della Porta all’Arco e della Porta Docciola CdL in Ingegneria Edile, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno Edile, A.A. 1996-97, docente: prof. ing. C. Caciagli; collaboratori: ing. A. Mariano, ing. R.B.F. Castiglia, geom. C. Iozzia Maddalieno, C. Bandini, M.G. Bevilacqua, W. Leonetti. Allievi: Bacci Raffaele, Gracci Andrea, Iacomelli Matteo, Leoni Martino, Ballati Giorgio, Lorenzini Laura, Parenti Beatrice, Baldini Francesco, Boccia Fulvio, Silvestri Melania, Simonetti Marco, Vetturi Leonardo, Bertolucci Laura, Fiscaletti Marzia, Paoli Claudia, Rosi Paolo, Mannella Paola, Santini Tiziana, Storti Irene, Borgo Silvia, Pizzi Paola, Tamburini Elisa. Rilievo della Porta S. Francesco e della Porta Diana CdL in Ingegneria Edile, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno Edile, A.A. 1997-98, docente: prof. ing. C. Caciagli; collaboratori: ing. A. Mariano, ing. R.B.F. Castiglia, geom. C. Iozzia Maddalieno, C. Bandini, M.G. Bevilacqua, V. Cantone, M. Silvestri. Allievi: Alessandro Gambini, Piero Boccuni, Gian Luca Fausto, Benedetta Biondi, Tord Timmers, Tiziano Bivona, Marco Chetoni, Riccardo Pezzini, Andrea Costa, Sara Benacci, Alessio Bertella, Fabio Balbi, Gabriele Kovacks, Jasper Zoon, Dario Gronchi, Massimo Bianchi, Paola Monteleone, Veruska Durante, Barbara Grigolini, Pasquale Altea. Rilievo della Porta Fiorentina e del Bastione S. Agnolo CdL in Ingegneria Edile, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Archtiettura 2, A.A. 1998-99 docente: prof. ing. C. Caciagli; collaboratori: ing. R.B.F. Castiglia, geom. C. Iozzia Maddalieno, M.G. Bevilacqua, C. Martinucci, M. Silvestri. Allievi: Bianchi Paola, Barbuti Serena, Braccini Martina, Carmassi Beatrice, Dondolini Daniele, De Cicco Giuseppe, Donnini Monica, Guccini Serena, Marino Angelo, Marino Tommaso, Martinucci Cheti, Modica Carlo, Mosti Ilaria, Palla Fabio, Palla Francesco, Pezzini Angela, Picchi Debora, Stefani Barbara, Zaupa Andrea. Rilievo della Porta a Selci, del torrione, del cassero e della Porta Solis CdL in Ingegneria Edile, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Archtiettura 2, A.A. 1999-2000, docente: prof. ing. C. Caciagli; collaboratori: ing. A. Mariano, ing. R.B.F. Castiglia, geom. C. Iozzia Maddalieno, M.G. Bevilacqua, C. Martinucci. Allievi: Baccei Matteo, Ruggeri Michele, Pedrazzoli Nicola, Spencer Alberto, Pierotti Federico, Casapieri Riccardo, Bigongiali Daniela, Colonnata Eleonora, Silvestri Francesca, Tempesti Valentina, Doa Fabiana, Loi Alessandro, Marabotti Francesca, Pau Silvana, Gangemi Claudio, Mordagà Mirko, Pistoia Francesco, Bella Giuseppe, Carnemolla M. Pamela, Soresina Stefania, Bianchi Damiano, Massimiliano Mirko, Pertici Simone, Terreni Barbara, Betti Leila, Petri Manuel, Vannucci Alessandro.
Fig. 6. Rilievo di Porta Fiorentina e del Bastione S. Agnolo. Estratto: pianta parziale e prospetto N.
5. Porta a Selci Il rilevamento della porta a Selci costituisce un’articolazione ulteriore per quanto riguarda il tipo di costruzioni studiate (porta, torrione, torre quadra) ed una conferma alla flessibilità del rilievo diretto, come metodo ineguagliabile di conoscenza e di formazione professionale. Occorre cultura, sensibilità tecnica e quell’intelligenza che viene dalla diretta operazione, dal fisico contatto, dalla dialettica interpretazione concettuale, geometrica e grafica (fig. 7). La porta è stata costruita nel 1594 quando regnava il Granduca Ferdinando I dei medici; fu costruita in modo sobrio ed elegante nelle proporzioni e nella lavorazione del bugnato, che incornica l’apertura di luce 3.46cm, circa 6 braccia fiorentine, con arco a pieno centro di forma classica. Si può presumere che il piano stradale sia rimasto inalterato, per il fatto che la pavimentazione era in lastre di “selce” fin dall’inizio della sua apertura.
Fig. 7. Rilievo di Porta a Selci. Estratto: pianta parziale e prospetto extra-moenia.
6. Porta S. Francesco Il processo di rilievo si traduce in una analisi accurata del complesso architettonico; nella fase di prelievo metrico i risultati sono riferiti a piani ideali orizzontali e verticali, materializzati in sito mediante il tracciamento di assi di riferimento e caposaldi. La fase successiva consiste nel restituire graficamente l’oggetto, stendendo elaborati nei quali i singoli elementi geometrico-costruttivi sono rappresentati sul piano mediante proiezioni ortogonali di tipo mongiano; l’oggetto pare essere smembrato ed ogni singola sua parte resta riconducibile alle altre in virtù della coordinazione tra gli elaborati (pianta- prospetti-sezione). La visione tridimensionale della torre portaia di S. Francesco qui proposta (fig. 8) si pone come verifica e conclusione naturale del processo, ricostruendo la realtà spaziale del complesso e fornendo un’immagine più vicina a quella che si avrebbe attraverso una riproduzione fotografica più esatta.
7. La porta e la fonte di S. Felice Il complesso di S. Felice è costituito dalle porte medievali omonime, dalla fonte e da un piccolo oratorio. Il rilievo del complesso (fig. 9) ha visto impegnati un numero considerevole di studenti della Facoltà di Ingegneria nell’aprile 2008. Sulla base delle indagini, sono stati eseguiti alcuni studi originali da parte di Nardini sulla consistenza delle strutture e sugli aspetti morfologici e stereometrici del complesso. Fig. 9. Rilievo della Fonte S. Felice. Estratto: prospetto e pianta.
Fig. 8. Rilievo di Porta S. Francesco. Estratto: rappresentazione assonometrica.
Rilievo del complesso di S. Felice CdLS Ingegneria Edile, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Disegno dell’Archtiettura 2, A.A. 2007-08, docente: ing. G. Nardini; collaboratori: ing. Gianluca Bandieri. Allievi: Luca Bargagli, Matteo Dini, Giacolo Morrocchi, Fabio Tolomei, Tommaso Citi, Niccolò Cavallero, Filippo Meoli, Giuliana Casino, Andrea Cattane, Walter Ricci, Margherita Di Stefano, Leda Scaramuzzino, Marco Arcolini, Alessandro Grossi, Stefano Martinelli, Samuele Solari, Michela Filippeschi, Irene Galligani, Maria Giulia Gelli, Sara Pucci.
ABSTRACT The research on the medieval walls of Volterra was carried out in the first years of the LUV activities by prof. Caciagli and concerned some of the most important city doors still existing. The study involved the doors “all’Arco”, Docciola, San Francesco, Fiorentina, “a Selci”. The study also concerned the rest of the Etruscan “Porta Diana” and, in some cases, was extended to other defensive structures. In the case of Porta Fiorentina, the survey was extended also to the whole S. Agnolo’s bastion, while in the case of “Porta a Selci”, the survey was extended to the 15th century tower and to part of the structures included in the fortress – the “cassero” and “Porta Solis”. On the basis of the results of the surveys, some original studies were published on the urban defensive systems in the Middle Ages and in the Renaissance.
BIBLIOGRAFIA
Ø Quaderno I. Castiglia R., Disegno e rilievo di port all’Arco e porta Docciola, Pisa 1996, pp. 69-70. Ø Quaderno I. Caciagli C., Disegno e rilevamento dei monumenti, architettura e costruzione: porta all’Arco a Volterra, Pisa 1996, pp. 35-53. Ø Quaderno II. Caciagli C., Disegno e rilevamento dei monumenti, architettura e costruzione. Confronto tra architetture etrusche e parallelo con architetture medievali diVolterra, Pisa 1997, pp. 43-70. Ø Quaderno II. Bevilacqua M.G., Porta S.Francesco. Spaccato assonometrico. Considerazioni, Pisa 1997, p. 77. Ø Quaderno III. Caciagli C., Architetture e strutture di fortificazione a Volterra, Pisa 1998, pp. 15-36. Ø Quaderno IV. Caciagli C., Rilievo di parte del cassero volterrano. Porta a Selci e Porta Solis, Pisa 1999, pp. 99-115. Ø Quaderno XII. Nardini G., Complesso della fonte S. Felice. Esposizione dei risultati iniziali del rilevamento architettonico, Pisa 2009, pp. 153-162. Ø Quaderno XII. Bordigoni M., Rilievo del complesso di San Felice a Volterra: impressioni sullap rima esperienza di rilievo e metodologie adottate, Pisa 2009, pp. 163-168. Ø Quaderno XIII. Nardini G., Breve studio sulla morfologia e stereometria delle architetture del complesso di San Felice in Volterra, Pisa 2010, pp. 157-164.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
La Fortezza di Volterra Responsabile scientifico: Costantino Caciagli Collaboratori: Chiara Mazzoni, Beatrice Ruggieri, Lucia Salotti
La Fortezza è segno architettonico di forte significato visivo e di evidente valore significante. L’interesse per la città nel suo insieme e quindi per la Fortezza medicea ha portato Renato Galli (Volterra Iconografica, CRV, 1979) alla pubblicazione di alcune piante storiche della città con vista azimutale e pseudo assonometrica. La loro successione cronologica mostra anche lo straordinario sforzo di cartografi, ingegneri e vedutisti, per dare la visione oggettiva dello storico centro urbano. L’interesse per un’architettura così importante in sé nella vita della città, nel settore delle Fortificazioni nel patrimonio di Beni Culturali, ha portato a studiare direttamente le parti accessibili (Torricino, la Rocca nuova) e riconsiderare la documentazione disponibile. La Rocca Nuova, o Cittadella, fu realizzata per volere dei Medici tra
il 1472 e il 1474 sotto la guida del Francione, architetto militare, di forma quadrangolare con torrioni circolari ai vertici. Al centro del complesso si erge la struttura del Mastio, che supera in altezza il profilo della cortina esterna. I quattro torrioni presentano tre livelli nei quali si aprono bocche da fuoco a collo di bottiglia e cannoniere. La cittadella si pone tra i primi esempi delle nuove tipologie di organismi fortificati che introducono le armi da fuoco pur rimanendo caratterizzati dalla presenza dell’apparato a sporgere per la difesa piombante. La forma attuale presenta i segni fisici delle trasformazioni e degli adattamenti apportati nei secoli trascorsi, per cui il rilievo scientifico diretto ha consentito di individuare alcune delle trasformazioni apportate nel tempo. Fig. 1. Planimetria Volterra con in evidenza la Rocca Nuova, oggetto del rilievo.
Fig. 2. Pianta della Cittadella: piano terra e copertura.
Fig. 3. Rappresentazione del torrione Tramontana-Levante.
Fig. 5. Prospetto generale a Mezzogiorno della Cittadella.
Fig. 4. Sezione del Mastio vista da Mezzogiorno.
ABSTRACT The Fortress is an architectural element having remarkable visual value and importance. The interest for the city as a whole and therefore also for the Medici Fortress led Renato Galli (Volterra Iconografica, CRV, 1979) to publish some of the city’s historical maps with an azimuthal and pseudoaxonometric view. Their chronological sequence also shows the extraordinary efforts of cartographers, engineers and landscape artists in giving an objective view of the historic city centre. The interest in realizing an architecture so important for the city life, in the field of the fortresses that are part of the cultural heritage, has led to study directly the structure that are easily accessible (Torricino, the Rocca Nuova) and to review the documentation that is available.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno IX. C. Caciagli, Volterra: alcuni tipi di fortificazioni,, Pisa 2006, pp. 271-296 Ø Quaderno XI. C. Mazzoni, B. Ruggieri, L. Salotti, Collaborare a un rilievo particolare: Mastio e quadrilatero, Pisa 2008, pp. 171-178
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
Il rilievo dei centri storici minori Responsabile scientifico: Costantino Caciagli, Marco Giorgio Bevilacqua Collaboratori: Roberto B. F. Castiglia, Lucia Salotti, Chiara Mazzoni, Beatrice Ruggieri, Andrea Ferrara
I centri minori possiedono il privilegio di esistere in rapporto visivo continuo con una parte del Colle diVolterra e di partecipare nello stesso tempo all’ampiezza della valle. In questi centri, alcuni con laValle dell’Era a tramontana (Sensano, Ulignano, Palagione, Roncolla e parzialmente Mazzolla) ed altri sul versante di mezzogiorno (Fatagliano, Poggio alle Croci, Pignano, Montecatini Val di Cecina), il complesso delle vedute dirette ed inverse sono a rappresentare parti del paesaggio Volterrano nelle sue forme, ricche di differenze, di colori, di coperture superficiali, dalle biancane ai boschi. Il tema dei centri minori e nuclei si inserisce quindi in un quadro rappresentativo più complesso che è il paesaggio agrario. Alcuni dei nuclei esistenti, nelle dimensioni minori delle case coloniche e degli assembramenti, hanno rappresentato in questa fase di studio un’occasione per approfondimenti analitici (fig. 1).
Il borgo di Sensano
Il borgo di Villamagna
Il centro abitato di Sensano, a poco più di 10 Km daVolterra, si articola in due distinti nuclei di edifici. Il primo nucleo vede come architetture emergenti la torre di impianto medievale e la villa signorile della fine del XVII secolo. Il secondo nucleo, più unitario, si articola nella chiesa di SS. Ippolito e Cassiano (sec. XII), nella contigua canonica e in un complesso di annessi agricoli e case di abitazione. Il rilievo, eseguito nell’aprile 2010, ha interessato il gli spazi aperti del borgo e le facciate degli edifici (fig. 2), concentrandosi poi in un rilievo più approfondito dell’intero complesso della chiesa di SS. Ippolito e Cassiano.
A circa 200 m sul livello del mare, circondato da ampi spazi verdi a nord diVolterra, vive da oltre mille anni il piccolo borgo di Villamagna. Agli inizi dell’anno mille presumibilmente risale la costruzione della pieve cittadina, al fine di creare un luogo centrale di riferimento per la popolazione. Alle porte del borgo sorge l’Oratorio della Madonna della Neve, oggetto delle operazioni di rilievo condotte nell’a.a. 2007-2008 (fig. 6). L’oratorio nasce agli inizi del XVIII secolo, nell’intendo di voler proteggere un affresco raffigurante la “Madonna con Bambino” caro alla devozione popolare.
VILLAMAGNA
SENSANO
VOLTERRA Fig. 6. Rilievo dell’ Oratorio della Madonna della Neve. Pianta. MONTECATINI VAL DI CECINA
RONCOLLA
Fig. 1. Inquadramento teritoriale.
Fig. 2. Sensano. Estratto dei disegno di rilievo del borgo.
Montecatini Val di Cecina Montecatini Val di Cecina presenta significative testimonianze storiche date dai residui tratti di mura che proteggevano l’abitato, dalla loggia quattrocentesca del Capitano e dalla importante torre medievale Belforti del 1100. Il rilievo, eseguito nell’aprile 2007, ha interessato lo spazio di accesso al castello, con il sistema delle porte urbane (fig. 3), e buona parte della piazza antistante alla chiesa di San Biagio, con il pozzo e la loggia del Palazzo Pretorio. Sulla base dei disegni di restituzione, è stato impostato uno studio che ha portato ad alcune considerazioni di carattere tipologico, strutturale per gli esempi di architettura rilevati (porte urbane e loggia). Fig. 3. Montecatini V. C. Rilievo della Porta Castellana. Estratto.
Il borgo di Roncolla Il borgo di Roncolla mantiene i caratteri morfologici propri degli insediamenti sorti lungo importanti strade di transito, organizzato su una strada di spina con le costruzioni allineate e affacciate su di essa. La villa Inghirami, con il giardino padronale e la casa del fattore, chiude l’estremità nord-occidentale della strada interna. All’estremità orientale del corpo meridionale si trova la chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo con la canonica annessa. Il rilievo, che ha interessato nello specifico la chiesa di San Martino e l’oratorio privato annesso alla villa Campani Inghirami, oltre agli spazi esterni del borgo (figg. 4, 5), ha permesso di approfondire alcuni aspetti significativi inerenti le fasi evolutive del nucleo rurale.
Figg. 4-5. Rilievo del nucleo di Roncolla - Estratto. Planimetria generale. Prospetti della Villa Inghirami.
Rilievo dell’oratorio della Madonna della Neve aVillamagna CdlS in Ingegneria Edile-Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Preliminari di rilevamento architettonico e urbano, A.A. 2006-07, docente: prof. ing. C. Caciagli; collaboratori: ing. M. G.Bevilacqua, C. Mazzoni, B. Ruggieri, L. Salotti. Allievi: Francesca Bertolini, Irene Borrelli, Ilaria Bortolotti, Andrea Cocchini, Maria Luisa Cosma, Simone Fantoni, Veronica Gasperini, Margherita Migliorini, Michela Mucciarelli, Maria Simona Silvestri, Cristiana Cavaliero. Rilievo di MontecatiniVal di Cecina CdlS in Ingegneria Edile-Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di Lineamenti di rilevamento architettonico e urbano, A.A. 2006-07, docente: prof. ing. C. Caciagli; collaboratori: ing. M. G.Bevilacqua, C. Mazzoni, B. Ruggieri, L. Salotti. Allievi: Chiara Gonnella, Angela Gubernari, Fernanda Gugliotta, Andrea Noviello, Silvia Russo, Nena Spilkucic, Jacopo Tamberi, Eleonora Tronfi. Rilievo del nucleo di Sensano CdlS in Ingegneria Edile-Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa. Insegnamento di “Laboratorio Universitario Volterrano di rilievo dell’architettura”, A.A. 2009-10, docente: prof. ing. Costantino Caciagli; collaboratori: ing. Roberto B.F. Castiglia, A. Ferrara. Allievi: Giovanni Bruschi, Andrea Crudeli, Francesca Moschini, Sara Bellucci, Valentina Calonaci, Francesca Giuliani, Agnese Amato, Irene Costantino, Stefano Vegnuti, Martina Biasci, Diana Malasoma, Martina Stenta, Martina Baldani, Simone Carli, Marco Giambersi, Greta Frosini, Riccardo Bartali, Fabio Santaniello, Alessandro Terranova, Ludovica Daddi, Manuel De Luca, Antonio Treglia, Olga B. Carcassi, Marta Gnesi, Giulia Grassi, Leonardo Magursi. Rilievo del borgo di Roncolla CdLM in Ingegneria Edile-Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Pisa, Insegnamento di Disegno dell’Architettura 2, A.A. 2009-10, docente ing. M.G. Bevilacqua, collaboratori: A. Ferrara, F. Felici, F. Baraglia. Allievi: Alessandro Bandinelli, Eleonora Barsanti, Alberto Bartalucci, Cristiana Brindisi, Sara Cheli, Tiziana Conti, Maria Luisa De Fazio, Marco Di Russo, Martina Fiorentini, Alessandra Giuntoni, Riccardo Giuri, Antonella Loffredo, Luca Luperini, Andrea Marchi, Daniele Marsili, Marco Mazzi, Marco Piero Olivieri, Lorenzo Perri, Francesca Pietrarca, Sara Policheni, Antonio Romanazzi, Costanza Silipo, Marcello Spelta.
ABSTRACT The rural villages have the privilege to be in visual contact with the hill of the city ofVolterra and, at the same time, to take part in the wonderful landscape of the valleys. In these villages, the system of the direct and inverse views that links them to the city, represents part of the Volterra’s landscape in its forms, peculiarities, colors. The villages here shown Villamagna, Roncolla, Sensano, MontecatiniVal di Cecina - have represented in this phase of study an occasion for analytic investigations beneath the wider theme of the rural landscape.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XI. Bevilacqua M. G., Il castello di MontecatiniVal di Cecina. Una esperienza di rilievo tra architettura e spazio urbano, Pisa 2008, pp. 123-134. Ø Quaderno XII. Caciagli C., Rilevamenti e restauri: oratorio della Madonna della Neve, Pisa 2009, pp. 89-91. Ø Quaderno XII. Salotti L., L’Oratorio della Madonna della neve inVillamagna, Pisa 2009, pp. 92-102. Ø Quaderno XIV. Caciagli C., Sensano nellaVol d’Era, Pisa 2011, pp. 41-46. Ø Quaderno XIV. Castiglia R., Il nucleo di Sensano, Pisa 2011, pp. 47-57 Ø Quaderno XIV. Bevilacqua M.G., Il rilievo del Borgo di Roncolla, Pisa 2011, pp. 5978 Ø Quaderno XIV. Baraglia F., Felici F., Note sulla cappella gentilizia di Roncolla, Pisa 2011, pp. 79-82. Ø Quaderno XIV. Ferrara A., Note sulla chiesa di San Martino a Roncolla, Pisa 2011, pp. 83-86.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Disegno Rilievo Architettura
La Grafica Digitale per la Comunicazione dell’Architettura Storica di Volterra Responsabile scientifico: Marco Giorgio Bevilacqua Collaboratori: Claudio Campanile, Rachele Ciacchini, Lorenzo Greco, Mattia Mannini, Alessandro Mattoccia, Alessia Mutti, Matteo Pierotti, Francesco Spandre, Riccardo Bartali, Francesco Chiappa, Ludovica Daddi, Giulia Grassi, Greta Frosini, Alessandro Ariel Terranova, Marco Valenti
Evoluzione storica del Cimitero urbano di Volterra dal 1853 a oggi
La grafica digitale trova ormai da diversi anni importanti applicazioni mirate alla comunicazione dei beni culturali. Frequenti sono le realizzazioni in campo museale con la elaborazione di prodotti di comunicazione multimediale rivolti ad una utenza quanto più generalizzata.Per questa ragione,il Laboratorio UniversitarioVolterrano ha recepito la necessità di sviluppare progetti di comunicazione del patrimonio storico architettonico della città di Volterra. Nello specifico, i contenuti della tavola sintetizzano il lavoro condotto dagli studenti dell’insegnamento di “Laboratorio per Applicazioni
CAD” prima e “Disegno dell’Architettura 2” poi, nel Corso di Laurea in Ingegneria Edile Architettura dell’Università di Pisa, che tra il 2008 e il 2011 hanno realizzato progetti rivolti alla comunicazione delle evoluzioni storiche di alcuni casi di studio scelti tra gli edifici più significativi della città. I progetti sono stati concepiti come prodotti di comunicazione multimediale e descrivono la storia degli edifici dalla fase più antica documentabile fino ai giorni nostri. La modellazione virtuale 3D interviene in questo senso per rappresentare ipotesi ricostruttive, fasi di progetto di un edificio o di un luogo non più esistenti, ricreando
virtualmente l’aspetto che quell’edificio o quel luogo avevano nel passato. Partendo dai risultati delle ricerche sviluppate nel LUV dal gruppo coordinato da Denise Ulivieri, i progetti hanno interessato la comunicazione delle fasi costruttive degli edifici di Piazza dei Priori, del cimitero urbano fino alla ricostruzione virtuale del progetto ottocentesco per un nuovo museo archeologico al Piano di Castello, quest’ultimo mai realizzato. I progetti sono stati strutturati avendo assunto in partenza che la comunicazione sarebbe avvenuta attraverso tavole esplicative ed un filmato sintetico. Il lavoro è stato quindi sviluppato in cinque fasi operative, quali: - lo studio delle fonti storiche disponibili e la selezione delle informazioni da comunicare; - la verifica delle fonti iconografiche con la realtà materica sulla base di un rilievo mirato; - la modellazione virtuale dell’oggetto e dello spazio, nelle diverse configurazioni necessarie al progetto; - la fase di resa del modello; - il progetto di comunicazione vero e proprio. Da un punto di vista formativo, il lavoro svolto ha offerto la possibilità di sperimentare le potenzialità offerte dai softwares di computer grafica applicate alla rappresentazione dell’architettura, con l’insieme di codici e convenzioni che questa comporta. L’esperienza ha inoltre permesso agli studenti di cimentarsi nell’analisi di una architettura storica, in continuo dialogo tra la lettura delle fonti documentarie ed il confronto con la realtà costruita. Il confronto con le difficili problematiche relative alla comunicazione del progetto ha permesso inoltre agli studenti di comprendere come sia importante padroneggiare le tecniche di rappresentazione, nell’indiscutibile asserto che il disegno rappresenta in architettura il linguaggio comunicativo per eccellenza, “l’unico strumento in grado di trasmettere sia i tratti figurativi del modello reale che la chiave di lettura attraverso cui l’oggetto è stato e dovrà essere sempre osservato” [De Rubertis, 1994].
Il Palazzo Pretorio e la sua storia dal 1823 allo stato attuale ABSTRACT The sheet resumes the results of some projects made by the students aimed to the digital communication of the historical development of some of the most important buildings inVolterra. The projects were conceived as multimedia communication products, where images, texts, music describe the history of the buildings from the earliest phase documented to this day. The projects involved, in particular, the buildings of Piazza dei Priori, the urban cemetery and the 19th century project, never realized, for a new archaeological museum near the Medici Fortress.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XII. Bevilacqua M.G., , Applicazioni cad. Linguaggi e immagini tra architettura e storia, Pisa 2009, pp. 137-150. Ø Quaderno XIII. Bevilacqua M.G. et al., La grafica digitale per la comunicazione del patrimonio storico architettonico. Un caso di studio: il cimitero urbano diVolterra, Pisa 2010, pp.139-152 . Ø Quaderno XV. Bevilacqua M.G. et al., Il Palazzo Pretorio diVolterra. Esperienze di modellazione virtuale per la comunicazione degli interventi di restauro tra il XIX e il XX secolo, Pisa 2012 (in stampa).
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Scienze Archeologiche
L’acropoli e le sue fasi di occupazione Coordinatore: Marisa Bonamici Collaboratori: Lisa Rosselli, Emanuele Taccola
Fig. 1. CTR (scala 1:2000) con posizionamento del santuario dell’acropoli.
Fig. 2. Ricostruzione altimetrica del pianoro dell’acropoli.
Nel contesto della città antica il pianoro dell’acropoli (alt. m. 555 s.l.m.) rappresenta una sorta di terrazzo soprelevato con andamento Est-Ovest (fig. 1). Nella situazione attuale il settore orientale è occupato dalla fortezza medicea, la parte centrale, ora sistemata a giardino, non conserva alcuna traccia del deposito antico, mentre il settore occidentale è un’area archeologica che conserva stratificate le testimonianze delle vicende antiche della città (fig. 2). Dopo gli scavi condotti da Doro Levi (1926) e da Mauro Cristofani (1969-71) e attualmente in corso da parte del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa l’area archeologica dell’acropoli risulta essere un luogo dove l’occupazione e la frequentazione si svolsero in modo continuo dalla fine dell’età del Rame all’età imperiale romana, per riprendere poi nel Basso Medioevo. Evento fondamentale nella vicenda dell’area fu la fondazione e la vita di un santuario. Perciò possiamo suddividere la lunga storia del sito in tre grandi periodi: 1. L’occupazione prima del santuario (2300-VIII sec. a.C.). 2. Fondazione, vita e abbandono del santuario (VII sec. a.C. – III sec. d.C.). 3. Dopo il santuario: il quartiere tardo-medievale (XIII-XV secolo). Nei lunghi secoli precedenti alla fondazione del santuario l’acropoli non è deserta, ma, al contrario, è sede già dalla fine del III millennio a.C. di un primitivo nucleo abitato che, espandendosi gradatamente sul sottostante pianoro, diede origine all’aggregato protourbano fino a formare la città (fig. 3-4). Verso la metà del VII sec. a.C. viene costituita l’area sacra (fig. 5), la cui vita si protrarrà senza interruzioni fino al III sec. d.C., quando,
in un clima religioso profondamente mutato, il santuario viene abbandonato. L’area viene rioccupata solo nel XIII secolo, quando viene costruito un fitto quartiere urbano che ospitava anche il palazzo vescovile. Su questa eminente parte della città si abbatté con speciale virulenza nel 1472 l’attacco delle truppe fiorentine al comando di Federico da Montefeltro, che ridusse un fiorente tessuto di strade e palazzi in un cumulo di macerie (fig. 6). Dopo questo evento l’area, ridotta ad una piazzaforte difensiva collegata alla vicina fortezza, non fu più rioccupata e proprio questo stato di abbandono ha preservato i resti archeologici giacenti nel sottosuolo.
Fig. 6. Pianta di Piero del Massaio (1472): in alto a sinistra l’area dell’acropoli con le emergenze antiche rasate al suolo dall’attacco fiorentino.
Figg. 3 - 4. Frammenti ceramici che attestano le fasi di occupazione del sito prima della fondazione del santuario.
ABSTRACT The plateau of the acropolis is occupied in the western side by an archaeological site that preserves stratified evidence of life in the ancient city. Excavations carried out by Doro Levi (1926) and Mauro Cristofani (1969-1971), as well as those currently under way,organized by the Department of Archaeological Science at the University of Pisa, demonstrate that the archaeological area of the acropolis was the site of a primitive settlement dating back to the Late Copper Age. In the 7th century in this area was founded a sanctuary, whose activities continued without interruption until the Roman Imperial Age. The acropolis was not occupied again until the 13th century, when a dense urban settlement was built and then destroyed in 1472 by Florentine troops. Fig. 5. Planimetria composita delle strutture presenti nel santuario.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno I. M. Bonamici, L’area dell’acropoli: un luogo di incontro tra la città e la sua storia, Pisa 1998, pp. 21-30. Ø M. Bonamici (a cura di), Volterra. L’acropoli e il suo santuario, Pisa-Roma 2003. Ø M. Bonamici, L’acropoli prima del santuario, in Volterra. Alle origini di una città etrusca, Atti del Convegno, PisaRoma 2009, pp. 225-268.
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Scienze Archeologiche
Il santuario in età ellenistica: il tempio B Coordinatore: Marisa Bonamici Collaboratori: Lisa Rosselli, Emanuele Taccola
Fig. 3. Terracotta architettonica (bustino femminile frammentario) pertinente alla copertura del tempio B.
Fig. 1. Planimetria del santuario con evidenziata la I fase ellenistica (fine III-inizi II sec. a.C.).
Fig. 2. Modello ricostruttivo dei due templi ellenistici con parte dei recinti (progetto Bonamici-Rosselli, realizzazione tecnica Franco Rondelli per Pentagono, Bologna).
Fig. 5. Ricostruzione virtuale del tempio B, secondo la planimetria tuscanica.
Verso la fine del III sec. a.C. il tempio tuscanico precipitato a valle fu sostituito da un nuovo edificio, che ne ripeté ritualmente la planimetria benché divenuta ormai desueta (fig. 1). La nuova fabbrica fu spostata verso Sud-Ovest, tanto che andò a sovrapporsi al piazzale dell’edificio precedente, dove si trovava il complesso delle vasche cultuali. Si tratta di un imponente tempio largo m. 21,70 e profondo circa m. 40, con il livello pavimentale posto originariamente su un alto podio accessibile tramite una scalinata (fig. 2). L’edificio si componeva di un porticato di tre file di quattro colonne e di una parte chiusa della quale si sono conservate poche tracce, giacché anche questo edificio andò distrutto in epoca non precisabile nella rovina della pendice
settentrionale della rupe. Dell’elevato si conserva solo un gruppo di sculture di terracotta (figg. 3-4), originariamente pertinenti alla copertura dell’edificio (fig. 5). Immediatamente prima della fondazione e durante la vita dell’edificio le sue adiacenze esterne furono sistemate come recinti all’aperto (recinti I-IV) dove i devoti potevano svolgere le loro pratiche di culto, dedicate alla dea Demetra (figg. 6-7). Nel settore orientale dell’area sacra fu costruito un edificio di servizio utilizzato in parte per ospitare i sacerdoti, in parte per ospitare i pellegrini in visita nell’area sacra. In questa fase, lo spazio santuariale fu allargato dalla parte orientale e dotato di un nuovo muro di recinzione addossato alla roccia.
Fig. 6. Ricostruzione virtuale della fase ellenistica del santuario dell’acropoli: a sinistra la facciata del tempio B, a destra il retro del tempio A, in primo piano i tre recinti più antichi.
Fig. 7. Simulazione della festa notturna in onore di Demetra.
Fig. 4. Figura di Amazzone pertinente alla decorazione architettonica del tempio B.
ABSTRACT At the end of the 3rd the Tuscan temple, which had been destroyed by the erosion of the cliff, was replaced with a very similar building, located on the large square of the previous temple. The new structure had also a Tuscan plan with a high podium, a portico with three rows of four columns and a flight of steps. Nothing remains of the elevation except for a group of terracotta sculptures originally pertaining to the roof of the building. The space in front of the temple was divided into fenced-off areas (courts I-IV) where cult and devotional activities took place in honour of Demeter. In the north-east side of the sanctuary was placed a service building to accomodate priests and pilgrims.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno I. M. Bonamici, L’area dell’acropoli: un luogo di incontro tra la città e la sua storia, Pisa 1998, pp. 21-30. Ø M. Bonamici (a cura di), Volterra. L’acropoli e il suo santuario, Pisa-Roma 2003, pp. 64-73.
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Scienze Archeologiche
La fase più antica del santuario Coordinatore: Marisa Bonamici Collaboratori: Lisa Rosselli, Emanuele Taccola
Fig. 2. La struttura muraria più antica del santuario (metà VII sec.a.C.): muro di recinzione (temenos) dell’area sacra con pozzetto di alloggiamento di un montante di legno.
Fig. 1. Planimetria del santuario con evidenziate le strutture di metà VII-metà IV sec. a.C.
A causa del suo alto valore ideologico come luogo che aveva dato origine alla comunità, un settore dell’area dell’acropoli fu precocemente (prima metà del VII sec. a.C.) destinato a santuario pubblico (fig. 1), dotato di un muro di recinzione (temenos) in pietra, evento unico in tutta l’Etruria settentrionale. Di questa primo muro di cinta è stato recuperato, al di sotto del tempio A, un breve tratto con la relativa apertura per l’ingresso (fig. 2). All’interno dell’area sacra furono costruiti, nel tempo, diversi edifici, tutti riccamente decorati, i cui resti sono stati riconosciuti al di sotto delle strutturazioni posteriori: un piccolo tempio (seconda metà VI sec. a.C.) la cui copertura fu curata da prestigiosi artigiani venuti dalla Campania (figg. 3-5) e successivamente, verso il 480 a.C., un
grande edificio di tipo tuscanico (fig. 6) costruito da maestranze locali e coperto con un tetto decorato da artigiani provenienti da Caere (figg. 7-8). Tra la fine del V e la metà del III sec. a.C. le adiacenze di questo tempio furono sistemate con la costruzione di un muro di cinta che si estende verso Sud-Ovest e la realizzazione di un primo recinto all’aperto (sottostante al più tardo recinto II) dotato di un impianto rituale per la spremitura di uva. Il tempio tardo-arcaico è dedicato alla coppia delle divinità fondatrici del santuario, mentre il recinto all’aperto segna l’introduzione del culto della dea Demetra. Poco dopo la metà del III sec. a.C. il tempio andò distrutto per lo smottamento della pendice settentrionale della rupe.
Fig. 6. Restituzione virtuale del tempio tardo-arcaico (480 a.C.) sulla base dei rinvenimenti archeologici (strutture murarie e fittili da copertura).
Fig. 7. Elemento della sima del tempio tardo-arcaico con cavaliere a rilievo.
Fig. 3. Terrecotte architettoniche (metà VI sec. a.C.) opera di maestranze della Campania, dal santuario dell’acropoli: in alto antefisse, in basso lastra di rivestimento.
Fig. 4. Lastra di rivestimento di tipo “campano” con decorazione a rilievo.
Fig. 5. Minturno, tempio della dea Marica: sistema di copertura usato come modello dal sacello volterrano.
Fig. 8. Ricostruzione del fregio della tegola di gronda del tempio tardo-arcaico con palmette e fiori di loto dipinti.
ABSTRACT The sanctuary built on the acropolis in the middle of the 7th century B.C. is the earliest in Tuscany. A part of the first wall built to enclose the sacred area has been brought to light under temple A. In the second half of the 6th century B.C. was built a small temple, partially preserved in the courtyard in front of temple B.The decorative elements of the roof were made by craftsmen from Campania. Around 480 B.C. was built in the north-western part of the sacred area a Tuscan temple and its decorative roofing material was the work of artisans from southern Etruria, perhaps from Caere. In the early 3rd century B.C. a set of basin used as ritual winepress occupied part of the courtyard in front of the facade. The temple was destroyed by a landslide in the second half of the 3rd century B.C.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno III. M. Bonamici, Santuario dell’acropoli. Notizie sulla campagna 1999, Pisa 2000, pp. 91-94. Ø Quaderno IV. M. Bonamici, Santuario dell’acropoli. Notizie sulla campagna 2000, Pisa 2001, pp. 69-74. Ø Quaderno V. M. Bonamici, Terrecotte campane dal santuario dell’acropoli, Pisa 2002, pp. 75-81. Ø M. Bonamici, Coroplasti meridionali nell’Etruria del Nord, in Dinamiche di sviluppo delle città nell’Etruria Meridionale, Atti del XXIII Convegno di Studi Etruschi e Italici, PisaRoma 2005, pp. 215-226.
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Scienze Archeologiche
Il tempio A e il tempio di Demetra Coordinatore: Marisa Bonamici Collaboratori: Lisa Rosselli, Emanuele Taccola
Fig. 2. Ricostruzione virtuale del tempio A (metà II sec. a.C.).
Fig. 1. Planimetria del santuario con evidenziate le strutture della II fase ellenistica (II metà del II sec. a.C.).
Intorno alla metà del II sec. a.C. al tempio tuscanico viene affiancato un secondo tempio (fig. 1), di piccole dimensioni (larghezza m. 13), con fronte rivolta verso Nord-Est, che andò a sovrapporsi agli ambienti di servizio (fig. 2). In un clima segnato dalla forte presenza politica e culturale di Roma, il nuovo edificio viene costruito secondo una planimetria di origine greca, che viene recepita a Volterra attraverso contatti con Roma stessa, dove questa tipologia architettonica è impiegata nel tempio della Magna Mater. Secondo un modello in uso nel Lazio, l’edificio fu circondato da uno stradello con il piano basolato (fig. 3) che sfruttava per i lati lunghi il paramento del tempio B e, verso Sud-Est, il muro di cinta dell’area sacra che viene ora regolarizzato. Nella stessa epoca, lungo il margine occidentale del santuario viene costruito un piccolo tempio a pianta rettangolare (fig. 4), munito di una scala di accesso alla fronte, composta di tre gradini e limitata da spallette, e dotato di due ulteriori aperture poste l’una sul lato lungo meridionale e l’altra sul muro posteriore (fig. 5). All’interno dell’edificio il vano affrescato di I Stile (figg. 6-7), accessibile dalla porta principale sulla fronte, era utilizzato per custodire la statua della dea Demetra, mentre gli ambienti secondari ospitavano le riunioni dei devoti.
Figg. 6-7. Particolare e disegno ricostruttivo del paramento affrescato che ornava la cella del tempietto di Demetra, tuttora in corso di restauro.
Fig. 3. Stradello selciato e muro di delimitazione che circondano il tempio A.
Fig. 5. Antefissa con testa maschile alata appartenente alla copertura del tempio di Demetra.
Dalla porta posteriore si diparte una stradina selciata (fig. 8) che si immette nel recinto IV. Durante le feste di settembre, che si svolgevano di notte, i devoti uscivano in processione impugnando le loro fiaccole e si avviavano verso i recinti, dove deponevano in forma rituale le loro offerte. Questo fu l’ultimo edificio eretto nel santuario e crollò di lì a poco (82 a.C.) durante lo scontro militare tra i partigiani di Mario e quelli di Silla, che comportò probabilmente anche qualche incursione di saccheggio. In questi turbinosi frangenti i due templi rimasero in piedi e sarebbero crollati solo nel III sec. d.C., quando una profonda frattura si era prodotta nel sentimento religioso per l’avvento del nuovo messaggio cristiano.
Fig. 8. Visione da sud della strada basolata adibita alle processioni rituali tipiche del culto di Demetra.
Fig. 4. Ricostruzione virtuale del tempietto dedicato a Demetra (II metà II sec. a.C.) con le fosse votive nelle adiacenze.
ABSTRACT In the middle of the 2nd century B.C. a small sacred building facing north-east was build alongside the Tuscan temple.The strong Roman influence on the cultural and political climate was reflected in the fact that the Etruscan architectural model was abandoned for the new temple in favour of a design of Greek origin which had arrived in Volterra directly from Rome, as the Magna Mater temple demonstrates. The temple was surrounded by a bath paved with stone blocks. In the same period a small temple was constructed along the south-western side of the plateau, with a flight of steps in the front and two other entrances, on the side and on the back. One room of the complex had the walls frescoed in the First Style and it contained the statue of Demeter. This was the last building constructed in the sacred area and it was destroyed during the conflict between the supporters of Marius and those of Sulla (82 B.C.).
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno I. M. Bonamici, L’area dell’acropoli: un luogo di incontro tra la città e la sua storia, Pisa 1998, pp. 21-30. Ø M. Bonamici, Un affresco di I Stile dal santuario dell’acropoli, in Aspetti della cultura di Volterra etrusca fra l’età del Ferro e l’età ellenistica, Atti del XIX Convegno di studi Etruschi e Italici, Firenze 1997, pp. 237-252. Ø M. Bonamici (a cura di), Volterra. L’acropoli e il suo santuario, Pisa-Roma 2003, pp. 74-85.
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Scienze Archeologiche
I culti del santuario. Le iscrizioni e gli oggetti votivi Coordinatore: Marisa Bonamici Collaboratori: Lisa Rosselli, Emanuele Taccola
Nel santuario dell’acropoli possiamo ricostruire le personalità divine titolari dei culti sulla base di iscrizioni, incise su vasi di uso rituale, che menzionano un dio papa (nonno) con la sua paredra definita come chia e una dea ati (madre). La coppia papa e chia, che fu titolare del santuario fino dall’origine, è formata da una figura maschile assimilabile a quello che gli scrittori latini chiamano Dis Pater, il dio della fecondità della terra, e dalla sua sposa assimilabile in qualche modo alla dea Hera del pantheon ellenico. Quanto alla dea chiamata madre, uguagliabile a Demetra sulla base degli apprestamenti devozionali e della qualità delle offerte votive, il suo ingresso nel santuario fu secondario e dovuto ai contatti con la Sicilia, che si instaurarono a seguito degli interventi militari siracusani sull’isola d’Elba del 453-452 a.C. Mentre le forme del culto delle due divinità fondatrici ci sfuggono in gran parte, molto più chiare ci appaiono le strutture e i modi delle offerte rivolte alla dea contitolare dell’area sacra. Specificamente pertinenti al culto di Demetra appaiono sia alcune offerte di tipo vegetale (fichi, uva, cereali) e animale (tartaruga, galletto, maialino lattante), sia alcuni oggetti di uso cultuale e votivo, come lucerne usate per le processioni notturne, un gruppetto marmoreo di quattro ninfe, una matrice di statuetta di donna con bambino, alcuni frammenti di statuette di giovani con fiaccole.
Fig. 5. Gruppo di fiaccole d’argilla con bottone e orlo anneriti per l’uso. Questo tipo di oggetti, prodotti all’interno del santuario stesso, era utilizzato nelle processioni notturne dei riti demetriaci.
Fig. 10. Gruppo di quattro figure femminili disposte a croce, in marmo greco, databile nel II sec. a.C. Il gruppo rappresenta le Ninfe, creature legate alla natura e al corteggio di Pan.
Fig. 6. Matrice (a destra) e calco in resina (a sinistra) di una statuetta votiva frammentaria che rappresenta una madre con in braccio un bambino. Fig. 1. Frammento di olla con iscrizione incisa [p]apa = nonno. L’epiteto, che fa ricorso al linguaggio dei rapporti familiari, appartiene alla divinità fondatrice dell’area sacra. Fig. 11. Gruppo di balsamarietti piriformi. Questa classe di flaconi da unguenti, prodotta nel santuario stesso, rappresenta il dono votivo più frequente nella tarda età ellenistica.
Fig. 7. Frammento (fotografato in due riprese) di statuetta di devoto che impugna una fiaccola per i rituali notturni.
Fig. 2. Disegno ricostruttivo dell’olla iscritta.
Fig. 3. Disegno di un’olla con iscrizione atia[l] = della madre, riferibile a Demetra.
Fig. 4. Frammento di bacile con iscrizione ati = madre.
Fig. 8. Gemma di granato con scolpita la figura di Pan danzante (età augustea). Nel pantheon classico pan è il dio della natura selvaggia e dei pascoli.
In ogni santuario antico sono presenti divinità principali titolari e divinità minori ospiti. Sono quelle che in inglese vengono comunemente denominate “visiting gods”, cioè divinità in visita. Nel santuario dell’acropoli di Volterra il più importante di questi dei minori è senz’altro quello che in greco si chiama Pan (latino Faunus), mentre in etrusco aveva un nome che tuttora non ci è noto. Deduciamo l’esistenza di un culto di Pan sulla base del rinvenimento di una preziosa gemma di granato che reca incisa la figura della divinità e che doveva essere impiegata originariamente come castone di anello. Ma chi è Pan? Nella mitologia greca Pan è un essere primordiale, semiferino, composto di una parte umana e una parte di capra, abitatore dei boschi e occupato nella sorveglianza delle greggi. Lo affiancano le ninfe, sue abituali compagne nella vita agreste. Nell’economia dei culti del santuario, se Demetra rappresenta le istanze della terra coltivata, Pan rappresenta invece le istanze della natura non coltivata, dedicata alla raccolta e all’allevamento, una componente dell’economia volterrana che dovette essere rilevante in ogni epoca.
Fig. 9. Frammento di coperchio di vaso con iscrizione [---] PAN[---], in lettere latine, forse collegabile con il nome del dio Pan.
Fig. 12. Ceramiche miniaturistiche di varie epoche. La miniaturizzazione, in quanto riduzione di un oggetto di uso alla sua dimensione simbolica, è profondamente connaturata alla categoria del dono votivo.
ABSTRACT The rituals identified in the sanctuary of acropolis are usually associated with earth and fertility divinities. The presence of such figures has been confirmed by the finding of some vases inscribed with dedications, that mention a “mother” goddess (ati) and a “grandfather” god (papa). If the male divinity, similar to Latin Dis Pater, the god of fertility of earth, is the owner of the sanctuary from the beginning, the “mother” goddess, interpretable as Demeter, entered the sacred area in a second time, probably as a result of contacts with Sicily. About minor deities, called “visiting gods”, in this sanctuary there was a worship to Pan, rustic god of the forests and the flocks, as demonstrates a precious garnet gemstone engraved with the figure of the deity.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XIII. M Bonamici, Una gemma con Pan dal santuario dell’acropoli di Volterra, Pisa 2010, pp. 241-246. Ø Quaderno XV. M. Bonamici, Banchetti cultuali nel santuario dell’acropoli di Volterra, Pisa 2012.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Scienze Archeologiche
I culti del santuario. Le strutture Coordinatore: Marisa Bonamici Collaboratori: Lisa Rosselli, Emanuele Taccola
Nella zona interposta tra il tempio B e il margine occidentale del pianoro dove sorgeva il tempietto di Demetra si trovano cinque recinti all’aperto. In questi vani recintati e scoperti si svolgevano le pratiche rituali da parte dei devoti, che consistevano in piccoli sacrifici animali e soprattutto nella deposizione di prodotti naturali (uva, cereali, frutta di vario genere) in strutture sotterranee, dette con la parola greca bothroi. Si tratta spesso di fosse riempite di resti di sacrificio (come ceneri, ossa animali, carboni, ceramiche utilizzate per cuocere le carni e per offrire libagioni). Tra questi apprestamenti si distingue una fossetta quadrangolare con le pareti rivestite di blocchetti, entro la quale era infisso verticalmente un tubo fittile (figg. 1-2), verosimilmente utilizzato per far penetrare le offerte liquide nel cuore della terra considerata come sede della divinità. Un orcio, debitamente privato del fondo e inserito in un’area lastricata (figg. 3-5), è stato rinvenuto infisso a costituire una sorta di pozzo per garantire un collegamento permanente con le divinità sotterranee.
Fig. 1. Fossetta votiva con infisso condotto fittile per libagioni, nel recinto I.
Fig. 2. Sezione del riempimento interno della fossetta di fig. 1.
Fig. 6. Vasca cultuale rivestita di malta idraulica parzialmente distrutta dall’impianto del tempio B.
Fig. 4. Riempimento del bothros 732 (recinto III) con fondo di anfora pieno di ossa animali combuste e olletta rovesciata per incontrare la divinità della terra.
Fig. 5. Orcio interrato e privato del fondo contenente resti di sacrifici.
Di particolare interesse risultano due strutture di tipo rituale interpretabili come torchi per la spremitura di prodotti vegetali e la conseguente produzione di un liquido con il quale effettuare libagioni. L’impianto più antico, databile alla metà del III secolo a.C. è rimasto sepolto dal tempio B e consiste in una serie di vasche rivestite di
cocciopesto con il fondo digradante verso un pozzetto di raccolta (fig. 6). La struttura più recente, ubicata nelle adiacenze del tempio di Demetra, è formato da un condotto che sfocia in una sorta di vespaio di frammenti ceramici che funzionava da filtro (fig. 7), trattenendo i residui solidi (bucce, noccioli).
Fig. 7. Apprestamento rituale composto da un condotto per liquidi connesso ad una struttura circolare in funzione di filtro.
Fig. 8. Resti di fuoco rituale con ossa di volatile e fondo di balsamarietto rovesciato (recinto IV).
ABSTRACT In the area between the Tuscan temple B and the temple of Demeter excavations have brought to light five courtyards, where took place cult and devotional activities: offerings of fruits, animal sacrifices and libations, most layed in votive underground structures, called bothroi. Among these ritual deposits are a ditch in which a terracotta pipe, filled with the remains of figs and grapes, was inserted, a well which was left open and gradually filled up with offerings and a large vase buried without its base, which also contained remains of sacrifices. Of particular interest are two ritual structures interpretable as presses for fruits, where devotees could collect juice to make libations.
Fig. 3. Visione generale del recinto III con gli apprestamenti votivi in corso di scavo.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno II. M. Bonamici, Santuario dell’acropoli: testimonianze sulle pratiche di culto, Pisa 1999, pp. 29-41. Ø Quaderno XI. M. Bonamici, Il santuario dell’acropoli nella mostra “Etruschi di Volterra” (21.7.2007 – 8.1.2008), Pisa 2008, pp. 287-295. Ø M. Bonamici, Appunti sulle pratiche cultuali nel santuario dell’acropoli volterrana, in Offerte dal regno vegetale e dal regno animale nelle manifestazioni del sacro, Atti del Convegno, Roma 2005, pp. 1-10.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Scienze Sociali
Letture di Volterra
I percorsi delle Scienze Sociali
Responsabile scientifico: Mario Aldo Toscano Collaboratori: Silvia Cervia, Antonella Cirillo, Luca Corchia, Claudia Damari, Rossana Guidi, Giovanna Lucci, Gerardo Pastore, Irene Psaroudakis
Presentazione Volterra è un ambiente culturale e umano denso di sollecitazioni particolarmente intense nel quale esercitare l’analisi sociologica in maniera innovativa. Molte categorie tipiche della tradizione delle scienze sociali, diventate abituali ormai nel linguaggio comune, si prestano ad una elaborazione ulteriore che può contribuire ad aumentare il tasso di capacità interpretativa ed esplicativa della nostra intelligenza sottoposta alla sfida di processi ed eventi che hanno insieme una portata locale e globale nel quadro della modernità: parliamo del mutamento sociale, della comunità e della società, della identità, del lavoro, della devianza, dello straniero. Queste ed altre fenomenologie, importanti e problematiche, possono essere collocate e riproposte nell’orizzonte di Volterra, che fa valere anche in questo caso le prerogative di un laboratorio intellettuale fatto di ipotesi e di testimonianze, di proposte e di prove: ossia di ricerca. Le tematiche affrontate lungo l’arco di un quinquennio sono solo alcune di quelle che possono costituire oggetto di attenzione e di applicazione; Fig.1. Antica bottega di un alabastraio mentre altre egualmente rilevanti sono nell’agenda dei prossimi anni, quelle fin qui selezionate assumono un significato preliminare e paradigmatico. Volterra è il suo passato ma non può essere solo il suo passato; il passato è certamente una risorsa ma il presente e il futuro incombono come argomenti vitali della sua identità. E’ nel suo mondo e nel mondo: il tempo e lo spazio, come tempo umano e spazio umano, eminentemente sociali, sono le traiettorie entro le quali collocare le riflessioni e muoversi con l’atteggiamento costruttivo di giovani e meno giovani studiosi che intraprendono le vie della conoscenza con il presupposto della cittadinanza dello spirito, determinata e indeterminata, contemplativa e attiva. Proponiamo percorsi che non sono conclusi, e, anzi, sono aperti alla partecipazio2e di persone e istituzioni, soggetti formali e informali, al disegno di un destino comune.
Perchè studiare la tradizione In un’epoca in cui tutti i valori connessi con il passato sembrano andare incontro a discontinuità e a dissolvenze, l’interesse rivolto ad indagare la permanenza e la durata di interazioni sociali che rinviano al passato può finanche apparire non convenzionale e controversa. Le identità hanno, nel nostro paese, il conforto della storia, che diventa una dotazione naturale fin quasi da perderne la profonda consapevolezza critica. Ricostruire il senso della propria soggettività collettiva significa anche recuperare le ragioni della responsabilità che la modernità avanzata esige nella prospettiva di una cittadinanza coerente con le esigenze dei tempi. Volterra coltiva se stessa e presidia la Fig.2. Particolare del Graffito di NOF4 sua antica cultura; ma questa è solo la base per aprirsi a nuove esperienze, praticare orizzonti innovativi e sperimentare relazioni inedite che chiamano in causa vocazioni politiche, etiche, sociali, programmatiche, volte al futuro nella coerenza con il proprio passato, lungo, nobile, memorabile ed esortativo (fig. 1).
Memorie della devianza La devianza è un argomento assai serio che contempla la possibilità di verificare l’organizzazione sociale non tanto dalla parte della conformità ma dalla parte della non conformità, ossia dalla parte delle insidie, delle minacce, delle offese alle norme che presiedono appunto alla ‘normalità’ sociale. Ciò significa riproporre anche il senso drammatico della convivenza e la questione assai problematica dei valori su
cui si regge. Istituzioni della esclusione sistemica, che fondano la loro legittimità sulla infrazione alla norma, sia essa volontaria che involontaria, formano presenze assai rilevanti nella costituzione del complesso di interazioni, nella offerta di prestazioni e nelle stesso processo ‘produttivo’ di Volterra. La riflessione generale sull’ordinamento ottiene qui una particolare e assai efficace verifica empirica: nel tempo hanno svolto il compito assegnato organismi del controllo sociale (parliamo di istituti penitenziari e per il ‘trattamento’ della malattia mentale) che sono esaminati in base al loro ‘ruolo’ nella quotidianità di Volterra, ancora una volta ricollegando ciò che è vissuto nel luogo e i significati a breve e a lungo termine degli assetti organizzativi dello stato e della cultura civile in evoluzione: sia per effetto di movimenti più generali della coscienza che di eventi locali di speciale consistenza etica. (fig. 2)
Possibilità e limiti della comunità Evocata nella tradizione sociologica in antitesi al concetto di società, la comunità assume oggi una particolare declinazione. Si insiste molto sul concetto di identità, concetto molto problematico e finanche rischioso se ad esso si accompagnano aspetti di chiusura, di vanità idiosincratica e di autoreferenzialità. L’ Italia è un paese di comunità, e di piccole comunità: il punto nodale che si pone alla riflessione avanzata e capace di visione è come coniugare questa condizione particolaristica Fig.3. Ecovillaggio di Pignano storicamente determinata con le esigenze di universalismo fortemente sollecitate dalla modernità, che intende perseguire valori di razionalità, di eguaglianza, di generalizzazione dei diritti. Un aspetto egualmente importante è quello di riaffermare i valori del proprio patrimonio artistico, storico, culturale in un quadro di proposte che si fondano sulle ragioni di partecipazione alle grandezze della vita dello spirito al di là di tutte le frontiere esposte dalle contingenze. E facendo del proprio ‘territorio’ una regione di elaborazione della cultura oltre ogni provincialismo retrospettivo, infine retrogrado. (fig.3)
La ‘Provincia’ di Volterra La ‘provincia’ di Volterra non esiste né come realtà né come progetto. Esiste tuttavia come contesto ideale e modulo della rappresentazione: esso si avvale della definizione del luogo secondo le coordinate geografiche e storiche e della indefinizione dell’ambiente che si estende nello spazio e nel tempo ben oltre le circoscrivibilità materiali. Contempliamo gli aloni e le frange, le atmosfere e gli echi e mettiamo da parte qualsiasi dato puramente ‘amministrativo’. L’interazione tra spazio e tempo rende i confini particolarmente incerti e vaghi da un punto di vista geografico, non da una prospettiva che sia capace di conciliare reale e virtuale, possibile e impossibile, entro cornici che contengono realizzazioni conseguite e creatività nuove, elementi stabili e sicuri e fermenti in atto o latenti: eventi nei quali respira e viene alla luce il corso del divenire. La provincia di Volterra accoglie in linea di massima energie materiali ed immateriali che dalla comunità di Volterra si estendano al suo territorio: nella dinamica attuale e inattuale di una provincia situata in una regione limitata dell’Italia ma anche in una regione illimitata dello spirito (fig. 4).
Fig.4. Paesaggio intorno a Volterra
Le domande dello straniero. Tipologia del soggiorno a Volterra Il tema al centro dell’attenzione è quello dello straniero. Un tema che, se guardiamo alle implicazioni storiche e culturali, è diventato spesso un problema. Che impone una riflessione non Fig.5. Turisti e passanti nel centro storico di Volterra semplicemente generale e astratta, ma un pensiero situato, capace di stabilire una relazione adeguata tra teoria e prassi. A Volterra, lo straniero è un soggetto visibile, almeno in due sensi molto specifici: lo straniero è turista, lo straniero è immigrato. Come è evidente, salvo alcuni caratteri comuni in realtà poco espressivi, essi sono interpreti di categorie molto diverse della realtà. Si potrebbe riassumere molto semplicemente la figura del turista come quella di un viaggiatore temporaneo che dispone di autonomia e assegna al territorio di Volterra una parte del suo surplus finanziario; l’immigrato è, al contrario, un residente tendenziale che aspira a trarre dalla condizione locale i suoi mezzi di sostentamento. Sono evidentemente portatori di domande diverse alle quali si risponde in maniera differenziata: Volterra affronta la sfida e nel suo ambito si sviluppano interazioni che rinviano da una parte a infrastrutture della pratica e dell’intelligenza locali, provinciali, regionali, nazionali e a da un’altra a elaborazioni proprie: le quali devono la loro variabile qualità a modalità del sentire e dell’agire distinte e distintive che formano il segno e il simbolo di Volterra nell’archivio sempre sorprendente dell’immaginario collettivo (fig. 5).
Conclusioni Le tematiche menzionate propongono la dialettica tra locale e globale non in senso retorico ma in maniera di volta in volta specifica e sono intese a configurare un paradigma euristico che, associando dimensioni del tempo e dello spazio in un assetto costruttivo, propone e predispone analisi e sintesi nella dimensione della conoscenza ma anche dell’azione: sulla base della determinazione consolidata delle scienze sociali a fornire materiali utili per la migliore gestione della socialità della quale tutte le nostre azioni e tutti gli attori sono coinvolti. ABSTRACT The ‘city’ of Volterra represents a very interesting field for the sociological analysis in terms of innovation of theory and practice. Many of the most important categories and concepts of modern culture are immediately evoked and claim for further elaboration and improvement, according with the research context in the same time specific and general.. The idea of tradition and social chance, of community and society, of local and global identity, of social control and deviance, of the images of ‘stranger’ and so on are all special items for a not conventional meditation which could give relevant contributions to the knowledge of the current social systems’ trends and tensions and to the problem solving process. The scientific program in social science continues, focusing the attention on meaningful subjects for the public consciousness, emphasizing the dynamics and the dialectics between past and future.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno X. A. Toscano (a cura di), Perché studiare la tradizione, Pisa 2007, pp.142-164.
Ø Quaderno XI. A. Toscano (a cura di), Memorie della devianza, Pisa 2008, pp. 251-284.
Ø Quaderno XII. A. Toscano (a cura di), Possibilità e limiti della comunità, Pisa 2009, pp. 15-35.
Ø Quaderno XIII. A. Toscano (a cura di), La ‘provincia’ diVolterra, Pisa 2010, pp. 215- 238.
Ø Quaderno XIV. A. Toscano (a cura di), Le domande dello straniero.Tipologia del soggiorno a Volterra, Pisa 2011, pp.19-37.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Scienze storiche del Mondo Antico
Per un’archeologia della complessità Paesaggi urbani e territoriali diVelathri /Volaterrae. Responsabile scientifico: Marinella Pasquinucci Collaboratori: S. Menchelli, V. Benvenuti, P. Sangriso, S. Genovesi, C. Toscani, A. Cafaro, F. Bulzomì, S. Marini, G. Picchi, E. Iacopini
Nei paesaggi dall’epoca tardo repubblicana al tardoantico le grandi aziende agricole (villae) si alternavano alle piccole fattorie, i vigneti alle manifatture che producevano anfore vinarie, i campi di grano ai boschi ed alle saline; un’efficiente rete stradale favoriva i traffici e gli spostamenti di uomini e merci. Fra i numerosi siti rurali individuati è stato selezionato per indagini stratigrafiche il piccolo insediamento in loc. Monte Bono (Guardistallo, Pisa), significativo per documentare le attività e la vita quotidiana dei contadini nella Val di Cecina romanizzata. VadaVolaterrana (Vada) fu il principale porto del territorio volterrano; ne è stato sinora portato in luce un settore a destinazione commerciale/ artigianale in loc. San Gaetano di Vada, articolato in più edifici. Di altri, già individuati mediante le indagini geoelettriche, è previsto lo scavo nelle prossime campagne. Le indagini effettuate documentano la ricchezza e la vivacità produttiva e commerciale del distretto: la stretta interdipendenza fra Volaterrae, Vada Volaterrana ed il territorio, l’integrazione delle varie attività economiche e dei diversi sistemi insediativi (città, centri minori e popolamento rurale) determinò la prosperità del comprensorio per tutta l’antichità ed oltre. Fig.1. L’area oggetto di studio.
Le attività del nostro gruppo di ricerca (Dipartimento di Scienze Storiche del Mondo Antico) mirano a delineare, in prospettiva diacronica, il rapporto fra Velathri/Volaterrae ed il suo vasto territorio solcato dalle valli dei fiumi Cecina, Era ed Elsa, esteso sulla costa dal fiume Fine a Bolgheri (fig.1). Focalizzando le indagini su problematiche rilevanti e sinora poco indagate, intendiamo ricostruire l’articolazione e le forme del popolamento, i paesaggi urbani e rurali susseguitisi nel tempo, le attività economiche e gli aspetti demografici e sociali delle comunità che, operando in questo ambito territoriale, costituirono l’ identità culturale volterrana. L’approccio alla ricerca è globale (vengono cioè utilizzate tutte le fonti disponibili: archeologiche, letterarie, epigrafiche, archivistiche, cartografiche, naturalistiche) e multidisciplinare: le nostre attività (scavi; surveys; analisi degli edifici e strutture e dei reperti antichi: fig.2a; fig.2b) vengono effettuate in stretta collaborazione con studiosi di varie discipline e con l’applicazione delle più recenti tecnologie (diagnostica non distruttiva (fig.3), archeometria delle strutture e dei reperti (fig.4), documentazione, gestione dei dati archeologici con programmi ad interfaccia GIS (fig.5), comunicazione dei risultati mediante la sperimentazione di tecnologie del Semantic Web). In questa sede presentiamo i risultati di indagini effettuate in ambito urbano e periurbano, nel territorio e a Vada Volaterrana (Vada), città minore e principale porto del comprensorio. Velathri/Volaterrae, centro principale del distretto, fu sede del potere politico, amministrativo e religioso.Il suo paesaggio urbano risulta fortemente caratterizzato dalle successive cinte murarie costruite a partire dall’età arcaica. Il nostro studio è stato focalizzato sul grande circuito innalzato nel tardo IV sec. a.C e sulle mura di età medievale.Le sistematiche ricognizioni archeologico-topografiche effettuate in vari settori del territorio volterrano (suburbio della città fino alla Valdera; media Val di Cecina; fascia costiera) ci hanno permesso di acquisire una cospicua mole di dati relativi al popolamento, alla viabilità, alle attività produttive. Il distretto risulta caratterizzato da una varietà di risorse (metalli, sale, legname) ed attività produttive fortemente integrate.
Fig.5. Visualizzazione mediante piattaforma GIS dei siti individuati in un settore del territorio volterrano costiero (I sec. d.C.).
Fig.3. Indagini diagnostiche non distruttive in loc. S.Gaetano di Vada (Rosignano M.mo, Livorno). Esecuzione di prospezioni geoelettriche ed elaborazione dati a cura di A. Ribolini, M. Bini (Università di Pisa, Dipartimento di Scienze della Terra), A. Bianchi, S. Sartini (So.Ge.T., Lucca).
calcare
gabbro 200 +m
Fig.2a-b. Archeologi al lavoro.
Fig.4 Un esempio di analisi minero-petrografica per la caratterizzazione delle ceramiche volterrane (Banca dati condivisa con Università di Genova, DipTeRis, dr. C. Capelli).
ABSTRACT The project run by the Department Scienze Storiche del Mondo Antico is focused on the urban and rural landscapes of ancient Volterra. The city dominated a vast territory which included large part of the Era, Elsa and Cecina river valleys. In the coastal strip it extended from the river Fine to Bolgheri. We present the results of the: survey and study of the ancient and the mediaeval city walls constructed in the late 4th centh. BC and in the 13th century; intensive surveys of part of the ancient territory; excavations of the rural site Monte Bono in the Cecina valley; excavations of Vada Volaterrana (Vada), ancient port of Volterra.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno III. M. Pasquinucci, S.Menchelli, Laboratorio Didattico aVolterra. Progetto mura antiche e medievali, Pisa 2000, pp. 9-14. Ø Quaderno IV. M. Pasquinucci, S. Menchelli, V.Benvenuti, Laboratorio Didattico a Volterra. Progetto mura antiche e medievali, Pisa 2001, pp. 45-56. Ø Quaderno IV. M. Pasquinucci, S. Menchelli, P. Sangriso, Vada porto diVolaterrae: la campagna di scavo 2002, Pisa 2003 pp. 92-102. Ø Quaderno XIV. M. Pasquinucci et Alii, Vada Volterrana: scavi e ricerche 2010, Pisa 2011, pp. 117124. Ø Quaderno XIV. M. Pasquinucci et Alii, Monte Bono (Guardistallo, PI): la campagna 2010, Pisa 2011, pp. 107-116. Ø M.Pasquinucci, S. Ducci, S. Menchelli, A. Ribolini, A. Bianchi, M.Bini, S.Sartini, Surveying urban sites in North Coastal Etruria: Pisae, Portus Pisanus,VadaVolaterrana in “Urban Landscape Survey in Italy and the Mediterranean”, F. Vermeulen - G.-J. Burgers - S. Keay - C. Corsi, edd., Oxford 2012.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Scienze storiche del Mondo Antico
La grande cinta muraria (fine IV sec. a.C.) Responsabile scientifico: Marinella Pasquinucci Collaboratori: Simonetta Menchelli, Valérie Benvenuti
Come gli altri centri dell’Etruria settentrionale minacciati da pressioni celtiche e romane, Volterra si munì di una estesa cinta muraria nel tardo IV sec. a.C. : la cronologia è confermata dai risultati di scavi stratigrafici effettuati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Sappiamo da Livio (X, 12) che nel 298 a.C. l’esercito etrusco accampato nei pressi di Volterra venne sconfitto; i Romani, in seguito a ciò, omnia ferro ignique vastantur; praedae undique actae... castellis etiam vicisque inlatus ignis: urbibus oppugnandis temperatum, in quas timor Etruscos compulerat. I Romani dunque non attaccarono le città, evidentemente perchè protette da mura. Nel caso di Volterra, entro la grande cinta, comprendente sorgenti e terreni coltivabili e/o pascolivi, poterono rifugiarsi le popolazioni delle campagne messe in fuga dagli avvenimenti bellici. Fig. 2. Volterra, località Pescaia. Un esempio di tecnica edilizia poligonale.
Il circuito, di oltre 7.280 km, racchiude un’ area di circa 116 ha e segue un percorso tattico condizionato dall’orografia e dall’esigenza di inserire all’interno le sorgenti, con differenze di quota assai rilevanti: da m 520 s.l.m. (in prossimità di Porta a Selci), a m 420 s.l.m. (località Docciola). A Sud le fortificazioni seguono un percorso tattico ricalcato dalle mura medievali datate al XIII sec. La cinta repubblicana diVolterra fu costruita con precisa pianificazione ed unità progettuale, utilizzando differenti tipologie edilizie a seconda delle condizioni geomorfologiche. Nei pianori e nei settori pianeggianti venne di norma utilizzata l’opera quadrata, mentre lungo i pendii l’opera poligonale che garantiva maggiore stabilità. Si è notato che le mura in questa tecnica edilizia, in corrispondenza degli avvallamenti, assumevano andamento concavo, per meglio resistere alle spinte del terreno. Settori di mura in diversa tessitura si legano, a conferma dell’unità strutturale e progettuale. L’inclusione entro la cinta muraria delle aree necropolari di età arcaica/classica, come quelle ubicate nei Borghi di S.Stefano e di S.Giusto e sul piano della Guerruccia, è chiaro indizio dell’accresciuta necessità di spazi urbani e periurbani, non solo per esigenze di ordine difensivo, ma anche in conseguenza del notevole sviluppo demografico registratosi nel corso del IV sec a.C. Assieme alle funzioni difensive, le mura volterrane potevano assolvere anche funzioni di terrazzamento, soprattutto per i pianori periurbani destinati all’uso agricolo, come ad esempio nell’area di Pescaia nel settore nord-est della città. Alcune importanti norme architettoniche seguite nella messa in opera della fortificazione, funzionali in particolare alla stabilità, ne garantivano al contempo protezione contro l’impiego di macchinari
Fig. 1. I circuiti murari di Volterra (da Pasquinucci, Menchelli 2000).
d’assedio o lo scavo di cunicoli: fra queste la realizzazione di fondamenta direttamente sulla roccia viva. La viabilità periurbana e gli accessi alla città costituivano l’elemento di maggiore vulnerabilità del sistema difensivo: le porte furono protette anche con soluzioni innovative. A Porta Diana, ad esempio, i difensori potevano prendere posto sulle mura adiacenti per colpire da entrambe le parti gli aggressori. Da un lato, il sinistro per chi guarda la porta dall’esterno, la struttura era inoltre protetta da un bastione di forma pressoché tronco-piramidale dove potevano trovare posizione, oltre alle vedette, anche arcieri o frombolieri, in grado di proteggere un’area esterna alla porta pari a 30-150 m a seconda delle armi scagliate.
Fig. 3. Volterra, località San Giusto. Un esempio di tecnica edilizia isodoma.
Le mura furono realizzate con attenzione alle tecniche belliche del tempo. Nel IV-III sec. a.C. in ambito mediterraneo le macchine ossidionali includevano la torre mobile (di antica origine assirobabilonese), l’ariete (soprattutto quello pensile), la sambuca (sorta di «scala mobile»).
Fig. 5. Volterra, Porta Diana: i difensori appostati sulle mura adiacenti e sul bastione tronco-piramidale potevano coprire, a seconda delle armi scagliate, una fascia estesa fino a 150 m.
C)
A) Fig. 4. Nel IV-III secolo a.C. le macchine ossidionali includevano la torre mobile (di antica origine assiro-babilonese) (A), l’ariete (soprattutto quello pensile) (B), la sambuca (sorta di «scala mobile») (C).
B)
ABSTRACT The Volterran widest citywalls were built in the late IV cent. B.C., as documented by stratigraphic evidence. They included springs, areas for cultivation and grasslands, therefore providing a safe shelter for countryside people escaping from Roman armies. The walls technical peculiarities varied according to the different soil geomorphological characteristics along their perimeter. They result to had been built in a planning unit and by respecting the most updated poliorcetics standards.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno III. M. Pasquinucci, S. Menchelli, Laboratorio Didattico aVolterra. Progetto mura antiche e medievali, Pisa 2000, pp. 9-14. Ø Quaderno IV. M. Pasquinucci, S. Menchelli, V. Benvenuti, Laboratorio Didattico a Volterra. Progetto mura antiche e medievali, Pisa 2001, pp. 45-56. Ø QuadernoV. M. Pasquinucci, S. Menchelli, V. Benvenuti, Progetto mura antiche e medievali. Porte, postierle e viabilita’ connessa, Pisa 2002, pp. 57-74. Ø M. Pasquinucci, S. Menchelli, Le mura etrusche diVolterra, in Fortificazioni antiche in Italia. Eta’ repubblicana. Atlante tematico di Topografia antica. Atta 9, a cura di L. Quilici, S. Quilici Gigli, Roma 2000, pp. 39-53.
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Scienze storiche del Mondo Antico
Progetto mura antiche e medievali di Volterra Apprestamenti difensivi e tecniche costruttive dal XIII secolo ai giorni nostri Responsabile scientifico: Marinella Pasquinucci Collaboratori: Caterina Toscani
Le mura medievali di Volterra delimitano la sommità del colle volterrano e attualmente separano il centro storico, ricco di testimonianze di età antica, medievale e post-medievale, dai borghi (fig. 1). Il circuito difensivo venne costruito negli anni 1260-1266, come riportato negli Statuti comunali del tempo, in parte ricalcando il preesistente e più ampio tracciato di età antica, in parte restringendo il perimetro urbano nella parte settentrionale dell’abitato (fig. 2).
Il lavoro si è articolato in più fasi, partendo dall’indagine sul campo per poi estendersi alla ricerca e all’integrazione delle conoscenze acquisite con quanto riportato da fonti storiche, cartografiche, iconografiche e bibliografiche, con un approccio interdisciplinare alla materia. Il lavoro sul campo, fase iniziale dello studio, è stato svolto con ricognizioni intensive lungo tutto il percorso delle mura; con la lettura
lare; carattere discriminante è la base della struttura costruita a scarpa, per resistere meglio all’urto delle bocche da fuoco. Con questi ultimi interventi terminano i grandi lavori alle mura. Per i secoli successivi (VI fase) si registrano solo la cimatura e la conseguente ricostruzione della parte superiore dell’alzato, con rifacimenti in stile e alcuni interventi conservativi databili ai giorni nostri (fig. 5).
Fig. 1. Il teatro romano di Vallebuona e, sullo sfondo, le mura di età medievale.
Fig. 3. La Fortezza Medicea vista dal Pian di Castello.
Fig. 5. Le mura in località Docciola.
Nel corso dei secoli da semplice cortina intervallata da porte urbiche di maggiore e minore importanza, cambiò il suo aspetto per adattarsi alle diverse esigenze difensive: al tardo Medioevo risale la costruzione di torri di rompitratto aggettanti dalle mura, delle antiporte per le maggiori aperture cittadine e dell’imponente Fortezza Medicea (fig. 3), ad oggi considerata il primo esempio toscano di architettura militare del “periodo di transizione”, momento storico in cui le armi da fuoco avevano appena iniziato ad affermarsi nella pratica bellica. Con il Rinascimento, a seguito dell’introduzione sempre più preponderante delle artiglierie, le torri vennero abbattute per lasciar posto alle cannoniere e ad un fronte bastionato, di cui è testimonianza il Bastione di Porta Fiorentina, realizzato dall’architetto militare Giovan Battista Belluzzi, detto il Sanmarino, tra il 1545 e il 1551. Con riferimento alle fortificazioni volterrane di età medievale e post medievale, il Progetto mura si è proposto di ricostruirne le fasi costruttive e i successivi adeguamenti alle esigenze della poliorcetica.
stratigrafica degli elevati (fig. 4), con l’individuazione e la documentazione scritta, grafica e fotografica delle singole unità stratigrafiche murarie (USM), corrispondenti ciascuna a diverse azioni leggibili sul monumento, e con l’analisi congiunta delle informazioni desunte si è giunti all’identificazione di almeno sei fasi costruttive principali, coincidenti con altrettante tecniche edilizie e momenti diversi della vita del circuito difensivo, dal XIII secolo ai giorni nostri. La I fase edilizia individuata è quella del 1260-1266, caratterizzata di murature realizzate secondo la tecnica “a filaretto”, con pietre locali ben squadrate e messe in opera in filari regolari; la II fase edilizia, databile al XIV secolo, è riconoscibile da alcuni rifacimenti alla cortina eseguiti con l’impiego di sporadici frammenti laterizi di zeppatura; proprio l’utilizzo sempre più massiccio dei laterizi nella muratura è il tratto discriminante nel riconoscimento della III fase edilizia, alla fine del Medioevo. La IV e la V fase costruttiva, rispettivamente datate al XVI e al XVII secolo, presentano murature a tessitura sempre più caotica e irrego-
Fig. 2. F. De Marchi, Pianta dell’assedio del 1530, 1530 ca. Particolare delle mura cittadine con il tracciato più ampio di età antica e il restringimento del perimetro di età medievale.
Fig. 4. Il lavoro sul campo. Alcune fasi della documentazione di Porta San Felice.
ABSTRACT The archaeological study of the Mediaeval walls and city gates was based on the stratigraphic analysis and on the historical, cartographic and iconographic documentation. The target was an updated study of the walls and of the continuous rebuildings due to the evolution of the poliorcetic strategies since the 13th century. The stratigraphic survey led to the identification of various construction phases: the first one is dated in the 13th century,when some segments of the Roman mid Republican walls were reused. It was followed by late Mediaeval and Renaissance rebuildings, by the rebuilding dated in the 17th and 18th century, and finally by the consolidations in the late 20th century.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XI. M. Pasquinucci, C. Toscani, Progetto mura antiche e medievali. Sviluppo storico-topografico e analisi stratigrafica del circuito volterrano del 1260-1266, Pisa 2008, pp. 243-244. Ø Quaderno XII. M. Pasquinucci, C. Toscani, Progetto mura antiche e medievali. I settori IV eV del circuito medievale di Volterra, Pisa 2009, pp. 3745. Ø Quaderno XIII. M.G. Bevilacqua, C. Toscani, Un’esperienza didattica interdisciplinare: lo studio di Porta Marcoli tra archeologia e rilievo architettonico, Pisa 2010, pp. 153-155. Ø Quaderno XIII. C. Toscani, Fonti cartografiche e iconografiche nello studio delle mura medievali diVolterra e il case-study di Porta all’Arco, Pisa 2010, pp. 203-212.
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Vada Volaterrana porto di Volterra Responsabile scientifico: Marinella Pasquinucci Collaboratori: Simonetta Menchelli, Paolo Sangriso, Stefano Genovesi, Alberto Cafaro, Francesca Bulzomì, Silvia Marini, Giulia Picchi
Sin dall’epoca arcaica il sistema portuale di Volterra dovette essere costituito da una rete di scali ubicati tra le foci dei fiumi Fine e Cecina. La più antica menzione di Vada Volaterrana risale ad età tardorepubblicana (Cicerone, pro Quinctio 6, 2); le successive attestazioni (Plinio, Naturalis Historia 3, 50; Itinerarium Antonini, 292, 6; Rutilio Namaziano, De reditu 1, 475-486; Itinerarium Maritimum, 501) e la ricerca archeologica permettono di localizzare il centro portuale in corrispondenza dell’attuale Vada, che ne perpetua il toponimo. Il tratto di mare antistante la costa compresa fra la Punta di Pietrabianca e la Punta del Tesorino risultava particolarmente adatto alla sosta delle navi ed alle operazioni di imbarco/sbarco merci, perché protetto da un esteso sistema di secche. Il bacino portuale era verosimilmente presso l’ attacco del pontile della Società Chimica Solvay (fig. 1, 3). A giudicare da rinvenimenti effettuati nei secoli scorsi, non documentati in maniera scientifica e al momento non georeferenziabili, in età romana VadaVolaterrana aveva un centro “monumentale”, con edifici imponenti, esteso fra la Torre Medicea e la Piazza Garibaldi (fig. 1, 1). Quest’area in età tardo-antica venne in parte occupata da una necropoli. Il settore residenziale doveva estendersi dalla piazza almeno sino alla periferia meridionale dell’attuale Vada (fig. 1, 2): qui furono individuate, a più riprese, varie aree necropolari, databili dall’età tardo-arcaica sino al III-IV sec.d.C. A sud e ad est del nucleo urbano potevano essere quartieri suburbani caratterizzati, come di consueto, da domus, praedia e villae. A nord l’agglomerato veniva a saldarsi con un quartiere a carattere prevalentemente commerciale, un settore del quale è in corso di scavo in loc. S. Gaetano (fig.1, 4).
Nel settore settentrionale, in prossimità della località S. Gaetano, potremmo ipotizzare le abitazioni dei lavoratori del porto (per analogia con altri centri portuali in insulae di edilizia popolare) e le infrastrutture (cauponae, tabernae etc.) per chi, per vari motivi e necessità, frequentava o faceva scalo a VadaVolaterrana. In accordo con la descrizione di Rutilio Namaziano (De reditu 1, 475486) presso Vada erano ubicate anche le saline di cui il poeta fornisce un’accurata descrizione.
Fig. 1. Vada Volaterrana: Vada (frazione del Comune di Rosignano M.mo, Livorno). 1: “centro monumentale”?; 2: settore residenziale; 3: bacino portuale; 4: area archeologica in loc. San Gaetano di Vada.
Fig. 4. Riqualificazione ai fini turistico-ricettivi di Vada e Mazzanta. Progetto del Parco archeologico di San Gaetano, Università di Pisa, Facoltà di Ingegneria, L. Pavoni, Tesi di Laurea, 2007-2008.
Fig. 2. L’area archeologica in località S.Gaetano di Vada (Rosignano M.mo, Livorno). Gli edifici: A e D: terme; B: horreum; C: edificio di incerta identificazione (aula ?); collegiu H: complesso destinato ad attività artigianali; G: edificio in corso di definizione. E: fontana monumentale; F: schola, cioè sede di un collegium;
Fig. 3 a-b. Archeologi al lavoro. o.
È verosimile inoltre che presso il porto fossero ubicati gli arsenali: le attività cantieristiche volterrane, certo di antica tradizione, sono esplicitamente documentate alla fine del III sec. a.C. (Livio, 28, 45, 15.). Come attestano le fonti itinerarie, oltre che nei circuiti marittimi, Vada era ben inserita nei collegamenti stradali: il centro si sviluppava in prossimità dei due principali assi viari dell’Etruria costiera: la via Aurelia e, più nell’interno, la via Aemilia. Vada Volaterrana si presenta dunque come un centro urbano gerarchicamente minore rispetto a Volterra per molti aspetti (in primis quello amministrativo), ma con specificità molto importanti nell’economia del distretto. In loc. S. Gaetano di Vada stiamo portando in luce un quartiere a destinazione prevalentemente commerciale, costruito sulle dune costiere (fig.2; figg. 3a e 3b). Nell’area, a quota superiore rispetto ai resti di un villaggio di capanne datato al 850 +/-50 a.C., sono stati individuati due edifici termali, un horreum, una fontana monumentale, un edificio di incerta identificazione forse interpretabile come un’ aula, una schola (cioè la sede di un collegium), un complesso destinato ad attività artigianali, ed un edificio in corso di definizione. I lavori agricoli effettuati a partire dagli anni ’50 del XX secolo hanno fortemente intaccato le strutture: soltanto in alcuni settori si conservano parte degli alzati e le pavimentazioni, ma progetti di valorizzazione in corso ne permetteranno la comprensione e la fruizione anche per un pubblico non specializzato (figg. 4a e 4b).
ABSTRACT Vada Volaterrana (Vada; Rosignano M.mo, Livorno) was the main harbour of the Volterra territory.The site is first mentioned by Cicero (pro Quinctio VI, 2) and identified with present Vada by ancient literary sources and archaeological evidence. In the area salt marshes are documented by Rutilius Namatianus (De reditu 1, 475-486). The ships could load and unload goods in the shallow waters close to the coast between Punta di Pietrabianca and Punta del Tesorino; the harbour was most probably located at the Eastern end of the Società Solvay pier. The Roman town is located under the present one and in its Northern suburb (S. Gaetano di Vada), where several buildings were excavated (thermae, horreum, schola, etc.).
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno IV. M. Pasquinucci, S. Menchelli, P. Sangriso, Vada porto diVolaterrae: la campagna di scavo 2002, Pisa 2003 pp. 92 - 102. Ø Quaderno XIII. M. Pasquinucci et Alii, VadaVolterrana: scavi e ricerche 2009, Pisa 2010, pp. 189-202. Ø Quaderno XIV. M. Pasquinucci et Alii, VadaVolterrana: scavi e ricerche 2010, Pisa 2011, pp. 117-124. Ø S. Marini, P. Sangriso, Vada Volaterrana. Materiali tardo – antichi dal pozzo delle Grandi Terme, in AA.VV., LRCW 3. Late roman coarse wares, cooking wares and amphorae in the Mediterranean, BAR International Series 2185, I, a cura di S. Menchelli, S. Santoro, M. Pasquinucci, G. Guiducci, Oxford 2010, pp. 345-352. Ø M.Pasquinucci, S. Ducci, S. Menchelli, A. Ribolini, A. Bianchi, M.Bini, S.Sartini, Surveying urban sites in North Coastal Etruria: Pisae, Portus Pisanus,Vada Volaterrana in “Urban Landscape Survey in Italy and the Mediterranean”, F. Vermeulen - G.-J. Burgers - S. Keay - C. Corsi, edd., Oxford 2012.
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Responsabile scientifico: Marinella Pasquinucci Collaboratori: Simonetta Menchelli, Paolo Sangriso, Stefano Genovesi, Alberto Cafaro, Francesca Bulzomì, Silvia Marini, Giulia Picchi
Il quartiere in loc. S. Gaetano di Vada venne costruito fra la prima metà del I sec.d.C. (horrea) e l’età flavia/inizi II sec.d.C., e rimase in attività, con evidenti ristrutturazioni e cambi d’uso, sino ai primi decenni del VII sec.d.C. In particolare in tutto il quartiere sono ben documentati i rifacimenti databili alla fine del IV/inizi del V sec. d. C., effettuati dopo che l’area era stata parzialmente occupata da una necropoli. Gli edifici e le infrastrutture caddero in una progressiva crisi a partire dalla fine del VI sec.d.C.; l’abbandono si fece definitivo intorno alla metà del VII secolo, quando l’area venne di nuovo occupata da una vasta necropoli (almeno 35 individui). Gli horrea (magazzini), le “Piccole Terme” e la fontana costituivano un complesso in stretta relazione funzionale. Gli horrea (45x90 m = 150x300 piedi romani, pari a circa 4050 mq) erano del tipo a cortile centrale porticato; l’unica entrata accertata era posta sul lato sud. Le sue ridotte dimensioni (1.80 m = 6 piedi) non permettevano il passaggio dei carri; le merci venivano quindi manualmente scaricate dai saccarii nello spazio antistante e trasportate all’interno dell’edificio nelle cellae. Nella nostra ricostruzione gli ambienti erano 34, quattro dei quali ad uso del personale amministrativo e di controllo, 2 con funzione di passaggio e servizio (al di sotto dei quali erano i canali di scolo delle acque meteoriche) e 28 adibiti a deposito merci (cellae).
A giudicare dai reperti rinvenuti si tratta di horrea multifunzionali per lo stoccaggio, in import-export, di vasellame, derrate alimentari (vino, olio, salse di pesce trasportati in anfore), marmi, metalli. Il grano, date le caratteristiche tecniche dell’edificio e l’assenza di attestazioni paleobotaniche, non sembrerebbe essere stato conservato in questi magazzini, mentre non possiamo escludere che lo fosse il sale, la cui produzione in questo distretto è ampiamente documentata da fonti letterarie ed archeologiche. Le “Piccole Terme” (fig. 1), costruite alla fine del I sec. d.C. in stretta unione funzionale con gli horrea ed accessibili soltanto da questi, erano ad uso esclusivo del personale che lavorava nel magazzino, mentre la funzione termale “pubblica” era svolta nel quartiere dall’edificio D, definito “Grandi Terme” appunto perché di dimensioni molto maggiori. Particolarmente importante è risultata l’individuazione dell’edificio F come schola, cioè come sede di un collegium (associazione di personaggi che svolgevano attività professionali nel sito) (fig. 2). Dato il rinvenimento nelle vicine “Grandi Terme” di una statua di Attis (fig.3), particolarmente venerato nei collegia degli Hastiferi e dei Dendrophori, è probabile che la schola fosse la sede operativa di chi a Vada gestiva la lavorazione ed il commercio del legname. Nel settore meridionale dell’area archeologica gli edifici G ed H sono ancora in corso di studio; è certo che nell’edificio H venissero svolte attività artigianali, come dimostrano la presenza di due vasche e di un essiccatoio (figg. 4a e 4b). I numerosi reperti rinvenuti nell’ area attestano intense attività di import-export: soprattutto il vasellame ceramico e le anfore (figg.5a e 5b) documentano che il porto di Vada Volaterrana fu inserito nelle principali rotte mediterranee: da qui partivano i prodotti di un ricco retroterra (vino, grano, legname, sale, vasellame) e qui giunsero, sino alla metà del VII sec. d.C., le merci dall’intero mondo romanizzato.
Fig.3. Statua della divinità Attis. Metà II sec.d.C. Scuola di tradizione microasiatica attiva a Roma. Marmo orientale.
Fig.1. Le Piccole Terme (edificio A): I-II III IV V VI VII VIII
ambienti di servizio; praefurnium; ambiente di servizio; caldarium; praefurnium; tepidarium; sudatio;
IX X XI XII XIII-XIV XV XVI
ingresso; frigidarium; apodyterium; praefurnium; vano di incerta destinazione; corridoio porticato; palestra. Fig.4b. L’essiccatoio.
Fig.4a. Edificio H: planimetria.
Fig.5a. I reperti: le anfore. Prima fase: I sec. d.C. - III/IV sec. d.C. 620 esemplari.
Fig.2. La Schola (edificio F): m basamento di staua di culto/altare; a vano di passaggio; n aula centrale. b, c, d tabernae; e vano a destinazione sacrale; La freccia rossa indica la vasca delle f tabularium; Grandi Terme nella quale è stata rinvenuta, h, g tabernae; intenzionalmente frammentata, la statua di i portico; Attis, forse proveniente dalla Schola. l corte scoperta;
Fig.5b. I reperti: le anfore. Seconda fase: IV sec. d.C. - primi decenni VII sec. d.C. 651 esemplari.
ABSTRACT The buildings excavated in the S. Gaetano di Vada area were built between the first half of the 1st cent. AD (horrea) and the early 2nd cent. AD. They were used until the early decades of the 7th cent. AD. Rebuildings and changes of use are evident. Both the buildings and the infrastructures decayed since the end of the 6th cent. AD and were abandoned around the mid 7th century, when the area was occupied by a vast necropolis (35 corpses minimum). The excavated buildings are described and the horrea baths, the horrea and the schola are examined in detail. The finds document the intense import/export trade run byVada Volaterrana.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno VII. M. Pasquinucci et Alii, Vada Volaterrana, la campagna di scavo 2003, Pisa 2004, pp. 133-138. Ø Quaderno XIV. M. Pasquinucci et Alii, Vada Volterrana: scavi e ricerche 2010, Pisa 2011, pp. 117-124. Ø S. Menchelli, M. Pasquinucci, Archeologia della redistribuzione. Il caso diVadaVolaterrana, in Old Pottery in a New Century. Innovative Perspectives on Roman Pottery Studies, edited by D. Malfitana, J.Poblome, J. Lund, Catania 2006, pp. 229-241.
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Scienze storiche del Mondo Antico
Responsabile scientifico: Marinella Pasquinucci Collaboratori: Simonetta Menchelli, Paolo Sangriso, Stefano Genovesi, Francesca Bulzomì, Alberto Cafaro, Aurora Maccari, Silvia Marini
Il sito di Monte Bono è stato scelto come esempio di insediamento rurale di piccole dimensioni da indagare stratigraficamente, fra le numerose unità topografiche individuate nel corso delle sistematiche ricognizioni nel territorio volterrano. Esso infatti non sembrava disturbato in modo significativo dai lavori agricoli, essendo i reperti sul terreno arato ancora concentrati e con uno scarso tasso di dispersione. Il sito (fig.1), in corso di scavo dal 2007, è ubicato su di un piccolo pianoro a breve distanza dalla confluenza del fiume Sterza nel Cecina. Dagli scavi effettuati e dai reperti rinvenuti risulta che il deposito archeologico (di circa m 7 NS x m 9 EW) era pertinente ad un insediamento rurale attivo fra la tarda età repubblicana e la fine del I sec. d.C. Al momento non sono state individuate strutture in situ, bensì potenti accumuli di materiale archeologico (tegole, coppi, vasellame da mensa, da fuoco, da dispensa, anfore, dolia) mescolati a pietre anche di grande pezzatura, evidentemente formatisi a seguito della vita e poi della distruzione dell’edificio (fig. 2). La tipologia dei reperti rinvenuti dimostra che tale edificio doveva avere funzioni abitative (in quanto è stata recuperata una notevole quantità di vasellame da cucina e da tavola), ma anche produttive (come dimostra il rinvenimento di almeno 10 pesi da telaio e di una decina di dolia: fig.3 e fig.5b) e forse di stoccaggio merci. Essendo i dolia particolarmente numerosi per un modesto insediamento rurale come questo, si può infatti presupporre che la derrata alimentare, presumibilmente vino, contenuta in questi grandi recipienti, non provenisse tutta dal piccolo lotto di terreno afferente al sito di Monte Bono, ma anche da altre aziende agricole poste nelle vicinanze, individuate dalle ricognizioni. Date le molteplici funzioni ed attività documentate in questo insediamento e la modesta estensione del deposito archeologico, si può ipotizzare che l’edificio fosse articolato in un piano terreno
utilizzato come deposito e/o ricovero per animali e in un piano rialzato ad uso abitativo. Il rinvenimento di ceramica a vernice nera di produzione volterrana permette di datare l’edificio a partire dal I sec. a.C., cronologia confermata dalla presenza di anfore vinarie Dressel 1. A partire dagli ultimi decenni del I sec. a.C. la ceramica da mensa è testimoniata da vasi in terra sigillata italica e tardo italica liscia, con una notevole varietà morfologica. Tali vasi, con cronologia dall’età augustea alla fine del I sec. d.C., provenivano dalle manifatture pisane, come dimostrano i bolli di Cn. Ateius, del suo dipendente Xanthus e di Lucius Rasinius Pisanus. Nel vasellame di uso comune tra le forme da fuoco sono documentate olle riconducibili a produzioni nord-etrusche (I sec. a.C./I sec. d.C.) e di importazione campano-laziale (età augustea), mentre le forme da dispensa probabilmente giungono nel sito da ambito regionale (figg. 3; 4). Per quanto riguarda i contenitori da trasporto (figg. 3; 4; 5a), accanto alle anfore vinarie prodotte in aree più o meno vicine dell’ ager Volaterranus costiero, sono particolarmente significative le importazioni, fra cui un esemplare di Beltrán IIB, prodotto nella Baetica e diffuso in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo tra l’inizio del I e la metà del II sec. d. C., che trasportava una soluzione a base di acqua e pesce (muria) utilizzata per la cottura dei cibi. Dalla Spagna meridionale giunsero a Monte Bono anche anfore di forma Dressel 20, adibite al trasporto di olio; olio e/o salse di pesce vennero importate anche dalla Tripolitania. Contenitori Dressel 2-4 con corpo ceramico contenente inclusi vulcanici attestano nel sito il consumo di vino proveniente dall’area campano-laziale.Tali rinvenimenti dimostrano che l’insediamento rurale di Monte Bono, grazie alla sua produttività e alla sua felice ubicazione in prossimità del Cecina, era pienamente inserito in un’ economia di mercato.
Fig. 1. Monte Bono: gli archeologi al lavoro.
Fig. 2. I depositi formatisi a seguito della distruzione delle strutture.
Fig. 3. I reperti (campagna 2009). 1-4: vasi comuni; 5-6: ceramica a pareti sottili; 7-8: terra sigillata italica; 9-10: dolia; 11-14: anfore.
Fig. 4. I reperti (campagna 2011). 1-6: terra sigillata italica; 7-9, 11-15: vasi comumi; 10: ceramica a pareti sottili; 16-18: anfore.
Fig. 5a. Tappi ricavati da pareti di anfore.
Fig. 5b. Orlo di dolio di produzione locale con bollo Ian(uarius).
ABSTRACT The Monte Bono rural site was identified by survey in the area where the Sterza river flows into the Cecina. Since it appeared well preserved despite the agricultural activities in the area, it was excavated. The archaeological deposit (about m 7 NS x m 9 EW) is dated between the late Republican period and the end of the 1st cent. AD. Below the humus layers of clay containing stones, tiles and pottery have been identified, probably deriving from the destruction of the farm structures. Judging from these finds the walls had stone footings constructed using the dry stone technique or bonded with poor mortar. Imported wares, in particular from the Iberian peninsula, attest the site’s involvement in trade routes which, through the Cecina valley, linked Vada Volaterrana and its port system with Volterra and its territory.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XI. M. Pasquinucci et Alii, Ricerche archeologiche e topografiche in ambito volterrano e bassaVal di Cecina Monte Bono (Guardistallo, PI): la campagna 2007, Pisa 2008, pp. 213-220 Ø Quaderno XII. M. Pasquinucci et Alii, Monte Bono (Guardistallo, PI): la campagna 2008, Pisa 2009, pp. 57-66. Ø Quaderno XIII, M. Pasquinucci et Alii, Monte Bono (Guardistallo, PI): la campagna 2009, Pisa 2010, pp. 177187. Ø Quaderno XIV. M. Pasquinucci et Alii, Monte Bono (Guardistallo, PI): la campagna 2010, Pisa 2011, pp. 107-116. Ø M. Pasquinucci, S. Menchelli, P. Sangriso, Monte Bono (Guardistallo, PI), Fasti-online 2008-2011.
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Storia dell’Architettura
Presenze rinascimentali a Volterra Responsabile scientifico: Ewa Karwacka Codini Collaboratori: Paolo Bertoncini Sabatini
Fig.3 - Restituzione grafica dell’attuale torre campanaria
Cortili e Chiostri Edilizia Religiosa sx: Convento di S.Francesco dx: Convento di S.Girolamo
sx: Monastero S. Lino dx: Cortile Complesso Episcopale
In una serie di tavole tematiche sono state evidenziate le forme edilizie, gli interventi, gli elementi architettonici che attestano la diffusa presenza della cultura architettonica rinascimentale all’interno della città, espressa sia negli impianti planimetrici e tipologici, sia negli stilemi e nei singoli vocaboli. L’introduzione del moderno linguaggio “all’antica” ha segnato notevolmente il volto della città, modificando in maniera radicale la scena urbana; sagoma e profilo conservati oggi solo in parte a causa delle trasformazioni apportate successivamente e in particolare dei
Portali e Finestre Edilizia Religiosa sx: S. Lino, S. Dalmazio dx: S.Filippo, P. dei Priori
sx: Convento di S.Lino dx: Museo Diocesano, San Filippo
Fig.4 - Ipotesi relativa all’ipotetica conformazione originaria del campanile
Cortili e Chiostri Edilizia Civile sx: Piazza Maffei dx: Piazza Guidi
sx: Piazza Minucci Solaini dx: Piazza Guarnacci
ripristini otto-novecenteschi in stile medievale. Testimoni di questa intensa attività edilizia sono le numerose presenze rinascimentali tutt’oggi rintracciabili nella città storica, anche quelle di carattere ‘minore’ come alcuni isolati elementi architettonici, spesso inseriti in contesti non adeguati a causa delle ristrutturazioni successive e che attendono una adeguata valorizzazione. Dal censimento effettuato emerge chiaramente che non si tratta di episodi isolati, ma piuttosto di una significativa diffusione avvenuto in modo graduale e con risultati qualitativamente differenti per
Portali e Finestre Edilizia Civile sx: P. Incontri Viti, P. Inghirami dx: P. Minucci Solaini, P. Inghirami sx: P. Incontri Viti, Maffei
dx: P. Incontri Viti, P. Maffei
sx: P. dei Priori, Campanile Duomo
sx: P. Inghirami, P. Maffei
dx: Cappella della Vergine, Portale della Canonica
dx: Ospedale S. M. Maddelena P. Minucci Solaini
Fig.5 - Domenico Ghirlandaio, Storie di San Giovanni: Visitazione, 1486-90, Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Maggiore
l’edilizia pubblica e per quelle civile e religiosa. In questo quadro la torre della Cattedrale, edificata nel 1493, appare la più straordinaria testimonianza rinascimentale dell’epoca laurenziana, pienamente partecipe della sensibilità albertiana. Il monumento si inscrive nell’orbita laurenziana e con i suoi cinque ordini e le ariose bifore mostra similitudini con le torri modernamente classicistiche e al tempo stesso memori della tradizione medievale dipinte da Ghirlandaio in molte sue opere.
ABSTRACT The research took as its objective the survey of Renaissance elements in the architecture of Volterra, providing a through overview of them. The method chosen was that used in the individualized documentary research - in situ critical analysis of the changes made and of their Renaissance elements or style. By contrasting the data gathered, architectural structures of the XV to XVII centuries were identified and described fully in each record. The results of this work have been summarized in themaic tables that explain the presence of architectural elements which are preserved today in the city, the building types and types of Renaissance activity. A wide and diffused Renaissance architectural culture emerged this study (as expressed by installations, stylistic features and architectural vocabulary used), the introduction of which changed the profile and the appearance.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XII. Ewa Karwacka Codini, Una “facies rinnovata” di Volterra tra il XV e il XVII secolo: prospettive di ricerca e primi risultati Pisa 2009, pp. 177-192 Ø Quaderno XII. Paolo Bertoncini Sabatini, Il campanile della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Volterra, specula albertiana e ornamentum urbano Pisa 2009, pp. 193-201
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia dell’Architettura
San Girolamo a Volterra Responsabile scientifico: Ewa Karwacka Codini Collaboratori: Gian Lorenzo Dalle Luche
Grazie alle piante allegate al documento di “cessione del S. Girolamo al Comune” presso l’archivio storico di Volterra è stato possibile individuare la configurazione del convento prima dei lavori del 1874. Il volume “Cronache del Convento di S.Girolamo Voltarra,Volume G, 1866-1975”, conservato presso il convento, tratta le trasformazioni fino agli ultimi decenni del secolo scorso, ed è quindi possibile ricostruire con chiarezza l’articolazione della parte di convento spettante alla parrocchia, dopo la cessione al Comune di questo, al momento del frazionamento della struttura nel 1875. Nelle Figg.1 e 2: “Piante dimostrative del soppresso convento di S.Girolamo con le indicazioni dei lavori proposti per ridurlo a locale per l’esposizione agraria” Nella Fig.3: “Pianta dimostrativa delle fabbriche ed annessi assegnati alla Parrocchia S.Girolamo presso Volterra”. Nelle Figg.4 e 5: “Piante dimostative del soppresso convento di S.Girolamo presso Volterra”
1 i Gi l i i l Fig.11 -S S.Girolamo - Prospetto Principale
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3 Fig.12 - S.Girolamo - 2° Chiostro
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5 Fig.13 - S.Girolamo - Prospetto laterale e prospetto posteriore
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Fig.6: Pulpito Fig.7: Altare di San Bernardino Fig.8: “L’altare di S.Antonio da Padova, in tutto corrispondente all’altro di S.Francesco dell’anno 1674 (...) è stato voluto dalla pietà dei Sig.ri Inghirami e perciò vi si vede la loro arma sul piedistallo” Fig.9: “(...) l’altare del SS. Crocifisso (...) con le colonne e ornamenti lavorati eccellentemente come quelli di S.Francesco e fu lavorato nel 1686 a quale è simile nell’altezza grandezza e ornamento. (...) nel mezzo del quale è un crocifisso di rilievo (...) e sotto la destra del quale c’è sopra una nuvola sostenuta da un angelo inginocchiato.
10 Fig.10: “Accanto al pulpito resta l’altare o cappella di S.Francesco; questa è di stucco lavorata squisitamente con due colonne sopra i loro piedistalli e sopra di esse i cornicioni con ornamento di angeli ed altro.Entro l’altare in luogo di quadro o tavola ci è un S.Francesco inginocchiato sopra masso in atto di ricevere immediatamente le stigmate dal Serafino, che sopra una nuvola sta in alto e in aria attorniato da splendore e di angiolini framezzati. Queste figure di rilievo sono come in una nicchia asporta nella muraglia della chiesa, ed alla sommità della nicchia che è aperta, vi si vedono quattro altri angeli e tutta la nicchia viene illuminata con industria particolare da una finestra con una invetrata che come una tromba porge il lume alla detta nicchia e altare sicchè rende una bella e devota e maestosa vista”
ABSTRACT The study taken up by Prof. Ewa Karwacka in the 2007/2008 academic year and continued in the following one, which involved a sample of students in Master of Science Engineering Architecture, aims to rebuild a Renaissance fresco of Volterra. Among the most interesting architectures, we can definitely associate the convent of San Girolamo dating up from early Renaissance and the Medici patronage of Cosimo il Vecchio, who in 1447, took part in support of the city of Volterra in order to erect the work by offering not only his own money but quite possibly the Medici architect Michelozzo too.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XIII. Gian Lorenzo Dalle Luche, Analisi del complesso architettonico del Convento di San Girolamo pressoVolterra attraverso le Memorie. Alcune considerazioni preliminari e spunti di indagine Pisa 2010, pp. 33-41
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia dell’Architettura
Cattedrale di Volterra: tempi, forme, strutture Responsabile scientifico: Ewa Karwacka Codini Collaboratori: Paolo Bertoncini Sabatini
Sulla base delle ricerche condotte negli anni precedenti, l’attività svolta nell’ambito dello scorso Laboratorio Universitario Volterrano si è orientata, in una prima fase, verso la raccolta e lo studio dei palinsesti storiografici, l’esame delle carte d’archivio e l’analisi del complesso in situ, intrecciando le notizie raccolte con l’ausilio di moderni rilievi architettonici.
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Fig.6 - La Cathédrale, vue prise sur les murailles étrusques (Volterra), litografia, 1863; A. Durand del., E. Cicéri inc.
Le conclusioni emerse dalla lettura critica dei dati sono state elaborate in forma grafica attraverso una serie di schemi interpretativi finalizzati ad accompagnare e illustrare il testo in modo da rendere ‘parlante’ la successione delle fasi evolutive. Le difficoltà incontrate a causa delle lacune documentarie, in particolare per il periodo tardo antico e altomedievale, hanno richiesto la formulazione di alcune ipotesi alla luce delle quali appare indispensabile aprire un dibattito che conduca allo svolgimento di ulteriori indagini. Scopo delle immagini non è dunque quello di indagare gli aspetti morfologici e tipologici delle strutture prese in esame, semmai di rimandare le molteplici stratificazioni secolari e costituire la premessa per le ricerche successive.
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4 Fig.1 - Schema con l’interpretazione delle trasformazioni attuate nel compesso episcopale in età gotica Fig.2 - Schema con l’interpretazione degli aggiornamenti umanistici apportati nel Rinascimento Fig.3 - Schema con l’interpretazione della facies manieristica del complesso episcopale Fig.4 - Schema con l’interpretazione degli interventi di ristrutturazione e nuova costruzione eseguiti nel Settecento Fig.5 - Schema con l’interpretazione dei restauri, ristrutturazioni e ampliamenti condotti nell’Ottocento
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Lo sviluppo edificatorio dell’antico complesso di Santa Maria Assunta, composto dal duomo, la canonica e il vescovado, occupa un arco cronologico vastissimo che va, almeno, dal IV secolo fino a tutto il Novecento. Leggere tutte quelle modificazioni e addizioni che nel corso delle varie epoche storiche sono intervenute sulla cellula primigenia fino a conformare l’organismo attuale risulta però impresa assai ardua per ogni studioso, soprattutto a causa delle scarse testimonianze documentarie e archeologiche riguardanti le fasi iniziali della struttura fino a tutta l’età medievale.
ABSTRACT The research focused on historical investigation and architecture on the monuments of the Dome and of San Girolamo. The critic literature of the data supplied by the historiography, intertwined with that which is re-outlined in the documents of the archive, united with the necessary analusis of the building text in its entirety, allowed the navigational reconstruction through different chronological stages, known by the comolex Santa Maria of Volterra, obviously corresponding to different monument styles and structures that still today imply studies to confront a number of interpreted doubts.This contribution intends to synthetically reinstate the complex historical experiences and architecture of the “monument” according to he peculiar “editorial” form of the spaces restored by temporary itinerary.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XIV. Ewa Karwacka Codini Paolo Bertoncini Sabatini, La vicenda architettonica e storica del complesso monumentale del Duomo diVolterra: tempi, forme, strutture, Pisa 2011, pp. 141-156
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia dell’Architettura
Medioevo reale e medioevo immaginato L’incrociata Buomparenti e il palazzo Incontri Responsabile scientifico: Denise Ulivieri Collaboratori: Laura Benassi
Il palazzo della Cassa di Risparmio diVolterra copre la parte di ponente della piazza dei Priori; il palazzo apparteneva agli Incontri, dai quali fu edificato nel ‘400. Il palazzo fu edificato utilizzando in parte le casetorri che vi esistevano. Le case torri furono successivamente accorpate per creare una dimora nobiliare, corrispondente alla ricerca di uno stile di vita più comodo e alle esigenze di rappresentanza e di prestigio sociale da parte della famiglia Incontri. Le prime informazioni documentarie certamente riferibili al palazzo risalgono al 1701 quando Cosimo III, granduca di Toscana, decise di trovare alla scuola di avviamento liturgico diVolterra una collocazione adeguata.
Lo stesso ingegnere, incaricato dei lavori, fa presente “la necessità di dover provvedere senza indugio al consolidamento della Torre di Via Buomparenti, mancante di solida base”, prima di procedere al totale restauro del palazzo. “La via Buomparenti era il medievale borgo dell’Abate che univa i due punti urbani nodali delle incrociate Buomparenti e di S. Agnolo”. Le torri e le case sorte “a cavaliere alla scomparsa cerchia del castrum furono di proprietà della consorteria dei Buomparenti”. Il restauro che Allegri si accinge a mettere in pratica è sostenuto dal soprintendente Bacci, il promotore dei restauri che hanno contribuito alla costruzione del volto medievale di San Gimignano.
Fig.8. Estratto dal foglio unico della sez. U del catasto levato nel 1875.
Fig.1. Palazzo Incontri prima dei restauri del 1926. È leggibile una sopraelevazione probabilmente quella del 1709 (Biblioteca GuarnacciArchivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Nel 1702 il granduca Cosimo III stipulò un contratto con monsignor Ottavio Del Rosso, vescovo di Volterra, nel quale si individuava nella casa del signor Filippo e del canonico Cesare Incontri, posta sulla piazza Maggiore, la prima sede del seminario vescovile. Rimasero escluse però le torri del Bava che quasi certamente occupavano l’angolo settentrionale della piazza Maggiore e prospettavano sulla via Buomparenti. Nel 1786 il seminario venne collocato al piano superiore dell’ex convento degli Olivetani di Sant’Andrea. Il palazzo Incontri, dismesso dalla funzione di seminario, era ormai “ridotto ad uso di Case di particolari”. La fabbrica, passata dai Giani ai Salvestrini conteneva al piano terreno una miriade di attività. Nel 1914 il palazzo è già di proprietà della Cassa di Risparmio di Volterra. Il 1 maggio 1926 il presidente della Cassa comunica a Pèleo Bacci, “soprintendente all’Arte Medievale e Moderna per la Toscana II di Siena”, l’inizio “dei restauri del palazzo di questa Cassa di Risparmio” secondo il progetto compilato dall’ingegnere comunale Filippo Allegri.
Fig.4-5. Palazzo della Cassa di Risparmio di Volterra, lato Sdrucciolo di piazza, nell’immagine a sinistra una parte dei prospetti lungo lo Sdrucciolo non sono ancora stati ripristinati, nell’immagine a destra il ripristino del fabbricato è ormai ultimato, mentre la torre Buomparenti non è stata ancora restaurata (Biblioteca Guarnacci-Archivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Fig.2. Lavori di “restauro” al palazzo della Cassa di Risparmio di Volterra iniziati nel 1926 – nella catalogazione la foto è datata agosto 1929. Nella foto si notano le volte, forse quelle inserite nel 1709 (Biblioteca Guarnacci-Archivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Fig.3. Lavori di “restauro” al palazzo della Cassa di Risparmio di Volterra iniziati nel 1926 – nella catalogazione la foto è datata agosto 1929 (Biblioteca Guarnacci-Archivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Fig.6-7. La torre Buomparenti di proprietà, al 1926, della signorina Castellucci e della Cassa di Risparmio di Volterra: nell’immagine a sinistra la porzione ripristinata e rialzata, secondo il progetto del 1926 dell’ing. Filippo Allegri, nell’immagine a destra la situazione prima dell’intervento di restauro del 1954 (Biblioteca Guarnacci-Archivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Il progetto prevede di rialzare, accanto alla torre Buomparenti, “la torre di cantonata del palazzo Incontri”. Allegri dunque mette mano alla “reintegrazione architettonica” della porzione del palazzo Incontri, contraddistinto dal numero particellare 563 del foglio catastale levato nel 1875. Il rapporto tra invenzione e conservazione è strettissimo. Il medioevo rielaborato e attualizzato dall’Allegri passa dal restauro dell’antico alla realizzazione del nuovo. Nel 1954 l’associazione Pro Volterra si prende l’impegno di restaurare la casatorre Buomparenti “visto che da parte degli attuali proprietari o per mancanza di mezzi o per scarso amore per l’arte ed il decoro cittadino, nulla si fa”. Il progetto di restauro, corredato di “ottime e chiare fotografie documentarie”, viene prontamente inviato alla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie e il soprintendente Ing. Arch. Piero Sanpaolesi “plaude alla iniziativa presa”. Il lavoro di ripristino delle due bifore, al secondo e terzo piano, viene accolto e la polemica divampa.
ABSTRACT On the 1st of may 1926 the president of the Bank Cassa di Risparmio di Volterra spoke to Pelèo Bacci, “supervisor of Medieval and Modern Art for Tuscany II of Siena”, the beginning of restoration of the palace of the Cassa di Risparmio, according to the project presented by the council engineer Filippo Allegri. The same engineer, in charge of the restoration work, manifests “the necessity to provide without delay to the consolidation of the tower of via de’ Buomparenti, which is lacking a solid foundation”. In may 1954 the news of the restoration of the tower/house of Buomparenti was broadcasted. A local association Pro-Volterra committed “to restore these houses, since their owners do not take any initiative in that respect, both for scarcity of resources or for little care of art and respect for the city”. On 5th of june 1954 the eminent professor Piero Sanpaolesi, following an investigation of an official, communicates that the government department responsible for monuments had overall approved the project. The restoration begin and the polemic flares up.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno X. Ulivieri D., L’incrociata de’ Buomparenti: medioevo reale e medioevo immaginato, Pisa 2007, pp. 83-98.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia dell’Architettura
Storie inedite di dimore nobiliari
Palazzo Ricciarelli, palazzo Contugi, palazzo Pagnini, casa Cinci a Volterra Responsabile scientifico: Denise Ulivieri Collaboratori: Laura Benassi
Sul finire del Seicento i Ricciarelli abbandonano definitivamente la contrada di S. Agnolo per trasferirsi nella centrale contrada di Borgo. La strada maestra, oggi via Ricciarelli, aveva i suoi importanti riferimenti nella piazza dei Buonaguidi e nell’Incrociata dei Buomparenti.
Brunellesco detto Bruno, nasce a Volterra il 21 marzo 1876, è il secondogenito di Cherubino e Isola, studia chimica e scienze naturali, si laurea nel 1900 in scienze naturali.
Fig.1. Foto a sinistra palazzo Ricciarelli e palazzo Contugi al 1905. Situazione dopo i lavori di Ottaviano Primo Ricciarelli eseguiti dal 1824 al 1847, è visibile il terrazzo realizzato nel 1830 sulla via Ricciarelli. Foto a destra palazzo Dello Sbarba già Ricciarelli e palazzo Contugi, stato attuale.
Fig.4. La passerella collega il palazzo Ricciarelli agli immobili che si affacciano sulle mura castellane, via del Mandorlo. Il cavalcavia fu costruito dai Ricciarelli per accedere alle tre piccole case e al giardino di loro proprietà. Il passaggio fu coperto nel 1926 da Brunellesco.
Durante il XVIII secolo le case prospettanti sulla via maestra acquistate dai Ricciarelli nel corso della seconda metà del Seicento vengono trasformate in “una nobil casa nobilmente ammobiliata”. Nella seconda metà del XVIII secolo il palazzo Ricciarelli è già divenuto l’immagine di forza della famiglia Ricciarelli, la materializzazione del loro casato e la perpetuazione della discendenza patrilineare. Nel 1788 l’edificio risulta di proprietà del cavaliere Mario, del cavaliere Paolo e di Bartolomeo Ricciarelli, figli ed eredi del fu signore Ottaviano Primo Ricciarelli, posto nella cura e popolo della Cattedrale, si affaccia sulla via maestra e confina con Jacopo Bitossi, Raffaello Pagnini, Pio Sermolli, il vicolo detto il Mandorlo, gli eredi di Giovanni Carlo Franceschi e Pietro Cinci. Nel corso dell’Ottocento la famiglia Ricciarelli acquista tra la via dello Sdrucciolo e la via del Mandorlo, con le case “interposte, soprapposte e laterali”. Guglielmo di Mario Ricciarelli dilapida il patrimonio, è indebitato fino al collo e incalzato dai creditori che a gran voce chiedono di essere pagati. Il 30 aprile 1910 le proprietà del nobiluomo vengono vendute attraverso un’asta volontaria pubblicamente annunciata e il 1° giugno viene steso il verbale di assegnazione definitiva degli immobili. Brunellesco Dello Sbarba si aggiudica, “per la somma di L. 36.520, il gruppo di fabbricati posti in Volterra in via Ricciarelli […] con annesso giardino al quale si accede mediante cavalcavia e tre piccole case poste in via del Mandorlo, composto di vari piani e vani 127, o quanti siano” di proprietà di Guglielmo del fu Mario Ricciarelli. Brunellesco è figlio di Cherubino Dello Sbarba e Isola Veroli, il padre è uno scultore molto apprezzato tanto che per molti anni è “direttore ed insegnante della Scuola Industriale di Arti e Mestieri di Volterra”. Arnaldo, avvocato e futuro ministro del lavoro e della previdenza sociale nei due governi Facta, è il popolare e affascinante Fig.2. “L’Arme della Casa Ricciarelli dipinta con i suoi fratello maggiore di Brunellesco. ornamenti”.
Fig.3. Brunellesco Dello Sbarba e consorte, Margherita Baldacci, insieme a sei dei loro otto figli: Magda, Rosina, Ida, Bruno, Rita e Persio.
Fig.7. Particolare estratto dalla mappa catastale della città di Volterra (ASPi, Catasto, Sezione U, foglio unico, “Malfatti Oreste Perito Ingegnere copiò l’anno 1875”).
Fig.5. A sinistra, “Pianta del piano Terreno Della Casa Paterna della Nobile Famiglia Ricciarelli della Città di Volterra”, Raffaello Paganelli, 1795. Scala di braccia Fiorentine la quale serve per misurare tutte le qui annesse Piante della suddetta Casa, Raffaello Paganelli, 1795 (D. Ulivieri, La Casa Ricciarelli a Volterra. Storia inedita di una dimora nobiliare, Edizioni Plus, Pisa, 2011, p.73). A destra, “Pianta del piano a Tetto Della Casa Paterna della Nobile Famiglia Ricciarelli”, Raffaello Paganelli, 1795 (D. Ulivieri, La Casa Ricciarelli a Volterra. Storia inedita di una dimora nobiliare, Edizioni Plus, Pisa, 2011, p.75).
Fig.8. Sovrapposizione tra la pianta del piano nobile levata da Paganelli nel 1795 e la pianta attuale dello stesso piano del palazzo Ricciarelli, arch. Duccio Pierazzi, Giulia Nencini ((D. Ulivieri, La Casa Ricciarelli a Volterra. Storia inedita di una dimora nobiliare, Edizioni Plus, Pisa, 2011, p.76).
Fig.6. Isolato Dello Sbarba. Dall’alto a sinistra in senso orario: palazzo Pagnini, palazzo Ricciarelli, palazzo Contugi, casa Cinci. Stato attuale.
ABSTRACT In 1910 Bruno o Brunellesco Dello Sbarba became owner of an entire city block between via Ricciarelli, via del Mandorlo and vicolo del Mandorlo. The block includes the Ricciarelli Palace at time contugi and now Dello Sbarba. The palace is a beautiful example of sixteenth century buildings noticed by its beautiful facade, and according to local historians, it is “a remarkable example of rusticated facade dating the fifteenth century”. The building was restored by its owner in 1927. As we can read on the inscription fixed on the façade.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XIII, D. Ulivieri, L’isolato Dello Sbarba: palazzo Pagnini, palazzo Ricciarelli, palazzo Contugi e casa Cinci a Volterra. Storie inedite di dimore nobiliari, Pisa 2010, pp. 51-66.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia dell’Architettura
Volterra e il medioevo di Francesco Mazzeo Mazzei Responsabile scientifico: Denise Ulivieri Collaboratori: Laura Benassi
A Volterra arriva, nel 1834, un nuovo ingegnere Francesco Mazzeo Mazzei, un giovane pieno di speranze. Mazzei finiti gli studi all’Accademia fiorentina di Belle Arti, dopo un lungo tirocinio tra Firenze e San Casciano come aspirante al Corpo degli ingegneri, viene nominato ingegnere di quinta a Volterra. “In quella antichissima città trovò molto da fare e potè mettere alla prova il suo ingegno e la sua abilità”. Mazzei al suo arrivo si scontra subito con il problema Pretorio.
Fig.4. Giuseppe Martelli, Riduzione del nuovo Pretorio di Volterra, prospetto stato attuale (D. Ulivieri, L. Benassi, Il Palazzo Pretorio di Volterra. Storia, architettura e restauri ottocenteschi, Pisa, Edizioni Plus - Pisa University Press, pp. 32-33).
Fig.7. Il nuovo Pretorio di Volterra (Biblioteca Guarnacci- Archivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Fig.1. Ritratto dell’ingegnere Francesco Mazzei, “fu il Mazzei alto e ben fatto della persona, d’aspetto aperto e simpatico, di modi franchi e cortesi, benevolo coi sottoposti, e amante della compagnia degli amici”.
A Volterra Mazzei, contemporaneamente all’interminabile Pretorio, lavora a “riformare gli antichi forni” nelle regie saline di Volterra. Tra il 1837 e il 1847 egli riduce a penitenziario l’antica fortezza di Volterra. Nel 1816 si istituisce la Casa di lavori forzati a Volterra e nel 1838 proprio a Volterra si sperimentano “le prime celle nel recinto del Mastio”. Mazzei studia il disegno della Fortezza e lo adegua al sistema cellulare americano. Nel 1836, su incarico dell’operaio della cattedrale, restaura e decora “la soffitta della navata principale”. Tra il 1839 ed il 1842 lavora al campanile ed alla costruzione delle volte delle navate laterali della cattedrale. Fin dalla seconda metà del Settecento la comunità di Volterra discute in merito ai lavori necessari per restaurare, ampliare e ridurre la fabbrica dell’antico Pretorio. Nel 1823 Luigi de Cambray-Digny, direttore dello Scrittoio delle
Fig.2. Giuseppe Martelli, Taglio sulla Linea AB (D. Ulivieri, L. Benassi, Il Palazzo Pretorio di Volterra. Storia, architettura e restauri ottocenteschi, Pisa, Edizioni Plus - Pisa University Press, p. 24).
Fig.3. Giuseppe Martelli, Prospetto dell’antico Palazzo della Comunità di Volterra ove è situato il Pretorio, il Teatro e la Cancelleria Comunitativa, (D. Ulivieri, L. Benassi, Il Palazzo Pretorio di Volterra. Storia, architettura e restauri ottocenteschi, Pisa, Edizioni Plus - Pisa University Press, p. 22).
Fig.5. Giuseppe Martelli, Riduzione del nuovo Pretorio di Volterra, prospetto stato riformato (D. Ulivieri, L. Benassi, Il Palazzo Pretorio di Volterra. Storia, architettura e restauri ottocenteschi, Pisa, Edizioni Plus - Pisa University Press, pp. 32-33).
Regie Fabbriche, invia a Volterra Giuseppe Martelli, “Commesso Architetto dello Scrittojo delle Regie Fabbriche”, “per l’oggetto di visitare l’antico Pretorio, e proporre gli occorrenti restauri”. Egli si trasferisce a Volterra dove rimane alcuni giorni “per dare il dovuto sfogo a tal commissione”, visita ed esamina accuratamente la fabbrica del Pretorio e rileva la fabbrica minuziosamente. I rilievi di Martelli consentono finalmente di ricostruire nei dettagli l’aspetto del Pretorio, leggere le varie fasi della sua evoluzione, cogliere la molteplicità di “presenti storici”. Il progetto del nuovo Pretorio, uno dei tanti progetti irrealizzati di Martelli, è rimasto su carta e consegnato ai bellissimi disegni a grande formato, dove il colore gioca un ruolo chiave di significato romantico. Le vecchie fabbriche del Pretorio sono devastate “dagli anni” e dagli “accidenti”. Perfino il “Mazzei ogniqualvolta passa dalla Piazza maggiore, alza gli occhi verso il palazzo Pretorio […] e gli piange il cuore al vederlo con tanta barbarie deturpato”. Il ripristino del Pretorio di Volterra è per Mazzei una prima prova dove poter misurare le sue capacità.Dopo una serie di vicissitudini e traversie, Mazzei fissa i suoi precetti d’arte e il suo personale modo di operare che applicherà nel ripristino del palazzo del Bargello di Firenze. Egli interpreta l’edificio, studia profondamente le strutture medievali e arriva a definirne i caratteri costruttivi.
Fig.6. Progetto di nuova facciata alla Caserma dei R.R Carabinieri, ingegnere comunale Gaetano Guerrieri. Nel 1882 nasce l’idea di ripristinare in stile anche il resto delle fabbriche, le torri e le case che appartennero ai Belforti e agli Allegretti, addossate al nuovo Pretorio, per adattarle in parte a caserma dei carabinieri.
Fig.8. Palazzo Pretorio prima del “ripristino in stile”. Onoranze a Giuseppe Garibaldi in piazza dei Priori, 15 giugno 1882 (Biblioteca Guarnacci- Archivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Fig.9. Palazzo Pretorio durante i lavori di “ripristino in stile”, Commemorazione di Giuseppe Garibaldi in piazza dei Priori, 26 agosto 1883 (Biblioteca GuarnacciArchivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
ABSTRACT The Pretorio palace of Volterra was so battered and neglected that it did not even pique the tourist interest. Only after Francesco Mazzei’s reconstruction did the palace become the object of research.The reduction ofVolterra’s Pretorio was in fact “one of the most awesome works of architecture and did much credit to Mazzei, who in that ages-old city found many things to do while testing his genius and ability”. Almost simultaneously to the reduction of the Pretorio ho worked to “reform the old ovens” in Volterra’s Royal Salt Mines; between 1837 and 1839 he reduced “Volterra’s old fortress, where the Maschio Tower rises dark and majestic, built through the tyrannical vents of Cosimo I”, into a penitentiary.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno VIII, Benassi L., Restaurare il medioevo aVolterra, Pisa 2005, pp.163-170. Ø Quaderno XI. Ulivieri D., Volterra e il Medioevo di Francesco Mazzeo Mazzei., Pisa 2008, pp.59-72.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia dell’Architettura
Il cimitero urbano di Volterra
“L’intendimento di costruire un cimitero monumentale” Responsabile scientifico: Denise Ulivieri Collaboratori: Laura Benassi
Fra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, la nuova cultura dei Lumi e le disposizioni amministrative napoleoniche impongono la costruzione di cimiteri fuori le mura e proibiscono l’uso di seppellire nelle chiese. Durante tutto il corso dell’800 i municipi bandiscono concorsi e affidano le opere ai loro migliori architetti. Il 25 agosto 1781 il magistrato di Volterra ordina “la costruzione del nuovo Cimitero nel luogo detto le Cetine”. L’ingegnere Vigilanti, in qualità di direttore dell’opera, due giorni dopo “intraprendeva i lavori che si terminavano poi nel 3 Settembre 1789”.
Fig.4. “Intorno al Concorso per l’ampliamento del Cimitero di Volterra”, relazione firmata da Emilio De Fabris, Giuseppe Poggi e Aristodemo Solaini.
Tra i concorrenti che richiedono i documenti relativi al programma di concorso e i dati utili per lo studio del progetto vi sono anche nomi celebri del panorama architettonico toscano e italiano del tempo.
Fig.8. Il loggiato progettato dall’ingegnere comunale di Volterra Filippo Allegri, 1898-1909. Onoranze al Milite ignoto 4 novembre 1921 (Biblioteca GuarnacciArchivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Fig.1. Pianta topografica del Camposanto urbano di Volterra. Sez. V.X. Scala da 1:2500.
Fig.5. Prospetto e sezione del progetto di ampliamento del cimitero urbano di Volterra – progetto contraddistinto dal motto “Hodie mihi, cras tibi” di Angelo Pierallini concorso del 17 giugno 1874.
Il 21 gennaio 1853 furono eletti il cav. Luigi Campani, l’arch. Paolo Guarnacci e il canonico Giacomo Leoncini in accordo con l’ingegnere comunale Gaetano Guerrieri per studiare un progetto d’ampliamento del cimitero urbano. La popolazione del comune di Volterra al 1870 circa, data dell’ultimo censimento, era di 5796 abitanti e la mortalità media di un anno calcolata su di un quinquennio era di circa 260 individui.
Basti pensare che la commissione giudicatrice di Volterra è formata da Aristodemo Solaini, Emilio De Fabris e Giuseppe Poggi.Il concorso va avanti senza ulteriori proroghe, ma tra maggio e settembre 1875 i concorrenti si domandano “se ancora sia stato pronunciato un giudizio”. Alla scadenza, 31 gennaio 1875, vengono depositati, presso l’ufficio del sindaco, undici progetti.
Fig.2. Progetto della Facciata per il Pubblico Camposanto di Volterra, arch. Paolo Guarnacci, 1853.
Fig.6. Prospetto del progetto di ampliamento del cimitero urbano di Volterra – progetto contraddistinto dal motto “A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti” di Lorenzo Ercolini concorso del 17 giugno 1874.
Il 25 novembre 1872 il consiglio comunale di Volterra accoglie la proposta del consigliere Aristodemo Solaini “di pubblicare un concorso per la presentazione di progetto per aumento dell’attuale Cimitero Urbano”. I nove progetti inviati all’ufficio comunale vengono esposti al pubblico e giudicati da una “persona dell’arte” che propone di “non prescegliere alcun progetto, perché nessuno corrispose strettamente alle condizioni del Programma”. Il 17 giugno 1874 il municipio di Volterra apre una seconda tornata concorsuale e pubblica “il nuovo programma per il progetto di ampliamento dell’attuale Cimitero Urbano”.
Degli undici progetti presentati e presi in esame dalla suddetta commissione d’Arte, “due soltanto è sembrato alla medesima che meritassero considerazione e questi sono distinti coll’Epigrafi= 1°_ A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti= 2°_ Expecto donec veniat immutatio mea=”. Il 5 gennaio 1876 il municipio affida “la formazione del progetto d’ampliamento del cimitero urbano ad un architetto di sperimentata capacità” ed incarica il “Sig. Ing. Aristodemo Solaini” di interessare “alcuno dei Professori dell’Accademia di Belle Arti in Firenzea presentare un disegno”. Il 25 maggio Solaini dona il suo “abbozzo” al comune diVolterra che “per la mitezza del prezzo di esecuzione” e la “notabile economia che va a risentire il Comune per non aver dovuto ricorrere ad una commissione diretta” accetta senza indugio “con gradimento e riconoscenza il dono”.
Fig.3. Prospetto e sezioni del cimitero urbano di Volterra, progetto recante il motto “Morte, che sé tu dunque?” di Giuseppe Cona Puccio di Firenze, concorso 17 marzo 1873.
Fig.7. Cimitero urbano di Volterra, foto scattata probabilmente alla fine del XIX secolo, (Biblioteca Guarnacci-Archivio Storico Comunale di Volterra, foto storiche di Volterra).
Fig.9. Progetto della Facciata per il Pubblico Camposanto di Volterra, arch. Paolo Guarnacci, 1853.
Fig.10. Sezione del progetto di ampliamento del cimitero urbano di Volterra – progetto contraddistinto dal motto “A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti” di Lorenzo Ercolini concorso del 17 giugno 1874.
ABSTRACT Between the end of 18th and the beginning of 19th century, new culture of Enlightenment and Napoleonic administrative dispositions ordered the construction of cemeteries outside city wall and forbid the use of burials churches. Peter Leopoldo of Lorena, grand duke of Tuscany, introduced a series of new regulation to discipline the burial system. During the entire 19 the century municipalities advertised competitions and entrusted works with their best architects. The construction of “scared enclosure” inVolterra got resolved only in the last twenty years of 19th century.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno IX. Ulivieri D., Volterra e “l’intendimento di costruire un cimitero monumentale” (1872-1881), Pisa 2006, pp.111-123.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia dell’Architettura
Giovanni Salghetti-Drioli a Volterra I primi anni della ricostruzione post-bellica Responsabile scientifico: Denise Ulivieri Collaboratori: Laura Benassi
Giovanni Salghetti-Drioli nasce a Firenze il 18 gennaio 1911. Egli discende dalla omonima famiglia zaratina fondatrice e proprietaria della più antica fabbrica di maraschino di Zara fondata nel 1768. Giovanni cresce in un clima culturale familiare vivace e coltiva la passione per il disegno. Egli frequenta il biennio di Ingegneria a Pisa e si laurea alla Scuola Superiore di Architettura a Roma nel 1936 con Marcello Piacentini presentando una tesi sulle strutture ospedaliere. Nel giugno del 1944 l’architetto si stabilisce con la famiglia a Volterra. Il 30 giugno è proprio lui a coordinare e organizzare i lavori per salvare la Porta all’Arco, dopo che i tedeschi ordinano di demolirla. Fig.4 I cittadini volterrani, sotto la guida di Giovanni Salghetti-Drioli e Alberto Lia, si passano le pietre del selciato per tamponare la Porta all’Arco.
Fig.8 Costruzione di casa Bessi in via S. Lino (1959-60). Casotto addossato alla porta S. Francesco ed alle mura per il servizio dell’orto, vi era anche appoggiato un altro casotto da polli.
Fig.5-6 “Porta all’Arco e la via di Porta all’Arco durante il passaggio della guerra (luglio 1944)”.
Fig.1-2 Ex caserma Umberto I e Palazzo detto della Dogana.“Nel primo pomeriggio vennero ad avvertirci che si era sviluppato un incendio nel sottotetto del Palazzo della Dogana contermine al Palazzo Inghirami...In quello stesso momento udimmo una violenta deflagrazione: l’esplosione si era verificata nel Palazzo della Dogana” (AGSDV, Biblioteca Guarnacci-Volterra, Carteggio, n. 625).
“C’era nervosismo nella guarnigione tedesca che presiedeva Volterra. I mezzi leggeri alleati avanzavano giorno dopo giorno, e improvviso e inammissibile giunse l’ordine del comando tedesco: demolire la porta all’Arco. La gente a Volterra, ragazzi e ragazze e pochi anziani, generosi e fantasiosi, proposero la sola soluzione accettabile per entrambi le parti: divellere le pietre del selciato della via di Porta all’Arco e con quelle occludere completamente il varco della porta dalle Fig.3 Giovanni Salghetti-Drioli. tre teste misteriose. Il comando tedesco acconsentì che il lavoro si svolgesse con inizio immediato e venisse ultimato al mattino successivo. Si organizzò un “passamano” prelevando le pietre dalla parte più alta della strada fino alla porta” (AGSDV, Biblioteca Guarnacci-Volterra, Carteggio, n. 625). Il legame tra questa città e il nostro architetto è da subito profondo e indissolubile. La vicenda che lo vede protagonista nel salvataggio della Porta all’Arco contribuisce a rafforzare questo sentimento. Il 10 luglio 1944 assume, dietro invito del Comitato di Liberazione Nazionale e dell’amministrazione comunale di Volterra, la direzione
dell’ufficio tecnico per coordinare i lavori di ricostruzione post-bellica di Volterra. L’incarico prevede lo “sgombero delle macerie”, il ripristino dell’acquedotto, la puntellatura degli edifici pericolanti, la ricostruzione dei ponti necessari. In poco tempo Salghetti-Drioli riesce a portare a termine una quantità enorme di lavori. “Si provvide nel contempo alla ricostruzione di edifici pubblici e privati seguendo nell’ordine il concetto di effettuare per prime quelle riparazioni che, con il minor numero di mano d’opera e materiali, comportavano il risanamento di un maggior numero di ambienti abitabili. La medesima situazione si rifletteva in modo talvolta ancora più acuto nelle frazioni, prima tra tutto Saline, dove, peraltro, l’opera di ricostruzione si svolse con la massima celerità. Questo fu reso possibile, in confronto ad altre frazioni, per l’avere Saline una fabbrica di laterizi, alla cui messa in efficienza l’ufficio tecnico comunale partecipò attivamente” (AGSDV, Biblioteca GuarnacciVolterra, Carteggio, n. 625). Oltre a dirigere l’ufficio tecnico comunale, l’architetto Salghetti-Drioli ebbe, in questi anni, a Volterra, incarichi anche da altri enti: fu, infatti, nominato presidente del consiglio di amministrazione del Regio Conservatorio di S. Lino in S. Pietro e consigliere di amministrazione degli Istituti Ospedalieri e di Ricovero della Fig.7 Libretto delle misure, lavori di conservazione e scoprimento dei basamenti in occasione dei città di Volterra, dai quali lavori di rifacimento della pavimentazione di via Porta all’Arco (AGSDV, Biblioteca Guarnacciebbe l’incarico di “vigilaVolterra, Ricostruzione del selciato di via Porta all’Arco, n. 80, 1945). re e trattare tutto quanto concerne la parte tecnica dell’imponente attrezzatura immobiliare e mobiliare degli Istituti medesimi”. Salghetti lascia Volterra nel 1946, ma rimane ad essa sempre molto legato, tanto che rivestì, per alcuni anni, la carica di consigliere comunale, ma, soprattutto, continuò, a trovare qui numerosi committenti privati e pubblici.
Fig.9 Stati di avanzamento della casa Bessi.
ABSTRACT Immediately after the last war, the council of Volterra carried out their first assessment of war damage. On 11th july 1944 Giovanni Salghetti-Drioli was appointed head of the technical office. His responsibilities included“cleaning the rubble”,the refurbishment of the acqueduct, the shoring up of buildings in a dangerous condition, and the reconstruction of essential bridges. Salghetti-Drioli acted quickly concerning those “damaged historical buildings ofVolterra”. This architect cum engineer subsequently moved to Livorno and worked widely in Italy.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XII. Ulivieri D., Giovanni Salghetti-Drioli a Volterra. Dall’attività di coordinamento dei lavori di ricostruzione post-bellica di Volterra alla committenza privata, Pisa 2009, pp. 211219. Ø Quaderno XII. Benassi L., Giovanni Salghetti Drioli a Volterra. I primi anni della ricostruzione post-bellica, Pisa 2009, pp. 221-228.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia dell’Architettura
A regola d’arte
I mastri muratori Parenti a Volterra tra XIX e XXI secolo Responsabile scientifico: Denise Ulivieri Collaboratori: Laura Benassi
L’impresa edile Parenti di Volterra, a carattere familiare, si tramanda il mestiere da generazioni e, pur aggiornando metodi e strumenti di lavoro, ha mantenuto viva la cultura costruttiva locale, impiegando materiali e tecniche costruttive tradizionali.
La ditta è documentata nelle carte d’archivio a partire dall’Ottocento, quando ad essa vengono affidati lavori pubblici e privati sul territorio volterrano. Tra metà Ottocento e metà Novecento i Parenti si aggiudicano l’appalto di importanti lavori pubblici, tra cui il restauro del Monte Pio, la costruzione del cimitero comunale, il restauro dell’Ospedale di Santa Maria Maddalena, la costruzione del loggiato per la vendita del pesce, il restauro del palazzo vescovile.
Il soprintendente Antonio Minto incoraggiò le ricerche, che Fiumi perseguì con grande tenacia, nonostante le difficoltà economiche. Man mano che lo scavo procedeva scoprendo le strutture del teatro romano, iniziarono ad arrivare i finanziamenti ministeriali. A questo punto Fiumi decise di affidarsi all’esperienza della ditta Parenti, che vi ha lavorato per decenni. Nel 1976 si provvide a montare il proscenio del teatro. I lavori al teatro romano, proseguiti nel 1987 con un progetto di restauro e di riuso elaborato dall’architetto Piero Inghirami, si sono conclusi nel 1988. Grazie ai racconti di Mauro, che allo scavo e al restauro del teatro ha partecipato in prima persona e grazie al suo archivio fotografico, è possibile seguire passo passo le vicende di questo straordinario recupero. Numerose sono le fotografie relative allo scavo e alla ricostruzione del proscenio. L’archivio fotografico Parenti restituisce uno spaccato delle vicende legate anche ai restauri di altri importanti monumenti volterrani: le mura medievali, il teatro Persio Flacco, la badia camaldolese,...e questo solo per citarne alcuni.
Fig.2. Il restauro delle mura medievali di Volterra
I Parenti ottengono importanti commissioni anche dalle famiglie nobili della città, che si affidano alla loro esperienza in un periodo in cui si sviluppano le prime normative relative alla tutela e al restauro dei monumenti (palazzo Inghirami, palazzo Beltrami ecc.). I maestri costruttori Mauro e Andrea Parenti, attuali titolari della ditta, hanno ereditato il mestiere di famiglia conservando il saper fare dei loro predecessori. Le storie raccontate da Mauro e l’archivio fotografico privato relativo agli interventi realizzati dalla seconda metà del Novecento fino ad oggi costituiscono materiali preziosi per documentare l’evoluzione del cantiere edile, il restauro dei monumenti volterrani e l’utilizzo delle tecniche costruttive locali. I maestri Parenti da sempre rivestono un ruolo attivo nella realizzazione dei progetti architettonici e di restauro. Propongono, intervengono, collaborano con le istituzioni e gli architetti colmando la distanza tra sapere e saper fare. La loro esperienza consente, oggi come ieri, di superare i problemi pratici del cantiere. Un intervento straordinario di cui sono stati protagonisti i Parenti è il recupero del teatro romano di Volterra negli anni ’50 del Novecento. Lo scavo del terreno di Vallebuona, sotto cui era sepolto, fu promosso da Enrico Fiumi e da lui affidato inizialmente ai ‘matti archeologi’.
Fig.4. Altri interventi della ditta Parenti: il battistero di Volterra e la copertura del teatro Persio Flacco di Volterra
Fig.1. Il restauro delle mura medievali di Volterra
ABSTRACT The poster traces the historical events of the restorations of some of Volterra’s monuments through historical documents avaliable in the municipal archives and the photograohic archives of the Parenti enterprise that was a company of construction craftsmen officially registered in the mid-nineteenth century. The stories narrated by the present owners, Mauro and Andrea, allows us to truly understand, froma pratical point of view, the restoration construction site and to assess the changes that have taken place in this field in the last fifty years. Fig.3. Il recupero del teatro romano.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XIII. Benassi L., A regola d’arte: i mastri muratori Parenti aVolterra tra il XIX e il XXI secolo, Pisa 2010, pp.67-71.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Storia e Archeologia del Medioevo
Digitalizzazione, musealizzazione e analisi dei manoscritti Medievali di Volterra Responsabile scientifico: Maria Luisa Ceccarelli-Lemut Collaboratori: Andrea Puglia, Vania Passaglia, Luca Cadonici, Paola Crasta, Ignazio Dal Punta La storia di Volterra inizia tra il VIII e il VII secolo a.C. e raggiunge la sua massima espansione nel periodo romano e medievale. Gli archivi e le biblioteche, Archivio Arcivescovile, Archivio Capitolare, Archivio Municipale, Biblioteca Guarnacci (fig. 1) sono molto ricchi di documenti medievali e conservano una grande quantità di manoscritti. Il Laboratorio Universitario Volterrano (LUV) ha cominciato da molto tempo a catalogare e studiare molti di questi manoscritti.
Uno di questi frammenti, contente parte della Vita Sancti Apolli monachi, un raro testo agiografico, è databile alla fine del secolo X. - Atti pubblici e privati nell’archivio Arcivescovile, Archivio Capitolare, Biblioteca Guarnacci. (fig.4) - Statuti e registri (fig. 5): Volterra conserva la piu’ grande serie di Statuti dal XIII al XIV secolo per un totale di 13 manoscritti. Il nostro lavoro si propone di fare l’edizione in formato digitale dei primi 8 manoscritti e dello Statutum et matricula notariorum. L’obiettivo è di costruire un ipertesto delle leggi medievali di Volterra.
Fig. 5: Statuto Volterrano tra il XIII e XIV secolo
Gli obiettivi sono: - ripristinare la scrittura, come le cancellature o le linee sovrapposte, (fig. 6) - lo studio analitico e strutturale del tratto della penna e del metodo di scrittura, - la restituzione delle modalità d’uso e della forma degli strumenti di scrittura, (fig. 7) - l’analisi della struttura e della forma delle unità grafemiche: sequenza o parti di lettera, (fig.8) Fig. 6 Fi
Fig. 1: Fotografia della Biblioteca Guarnacci
L’obiettivo
Tutela e disseminazione dei risultati
Ci proponiamo di costruire un database di immagini digitali e collegare ogni immagine (o gruppo di immagini) a files che descrivono le caratteristiche codicologiche dei manoscritti, la loro classificazione e la loro indicizzazione. I manoscritti medievali considerati sono: - Manoscritti liturgici e laici dell’archivio Arcivescovile e della Biblioteca Guarnacci tra X e XV secolo (fig. 2) e numerose “maculature”, cioè frammenti di antichi manoscritti usati tra il XVI e il XVII secolo come carte da guardia di registri notarili o giudiziari (fig. 3).
Il database con le immagini digitali ed il collegamento ai testi contribuirà: - alla divulgazione dei documenti volterrani attravesro siti web per gli studi sui manoscritti, - alla musealizzazione virtuale (mostre pubbliche o private, raccolta di materiale per gli studiosi), - all’offerta di maggiori possibilità di analisi e studio ai ricercatori che non possono recarsi a Fig. 3: Frammento di carta da guardia di registro notarile tra XVI e XVII secolo Volterra, - alla preservazione dei documenti originali, - all’esportazione del modello di analisi e digitalizzazionei in altri contesti archivistici.
Analisi Paleografica
Fig. 2
Fig. 2: Manoscritto liturgico co dell’archivio Arcivescovile tra a X e XV secolo Fig: 4: Atti pubblici e privati ati dell’archivio Arcivescovile, Archivio Capitolare, i C it l Biblioteca Guarnacci
Fig. 4
Le immagini digitali permettono di analizzare i documenti in molti modi e di aprire nuove possibilità per gli studiosi. Gli strumenti sono: - scanner e macchine fotografiche, - microscopio digitale (fino ad ora è stato utilizzato il Dino Lite, AM413TFUW-A, 1,3 mpx, 50-200X, UV, Infrarossi, luce Bianca), - micro profiler 3D, - spettrometro con fluorescenza raggi X, - processore di immagini.
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
- studio deli ductus, angolo di scrittura e modulo, (fig. 9) - l’analisi degli inchiostri attraverso la spettrografia e il microscopio (fig. 10).
Conclusioni Il nostro progetto vuole illustrare la possibilità di conservare e tutelare i beni culturali medievali nel contesto toscano, focalizzandoci sulla struttura e la conservazione dei testi manoscritti in una piccola, ma non per questo meno importante, città.
ABSTRACT Starting from the case study of Volterra, our proposal shows the possibilities of conservation and care of medieval heritage in the Tuscan context. In particular, the focus concerns the structure and conservation of medieval written texts in a small town (but very important in the Middle Ages) and the analysis about possible uses of written heritage by scientists.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Urbanistica
Dalla città un laboratorio per la città Responsabile scientifico: Valerio Cutini
Dalla fine degli anni Novanta, l’insediamento di Volterra è stato assunto come campo di studio e di sperimentazione di tecniche di analisi territoriale. Questa attività è stata mirata alla comprensione della geografia urbana dell’insediamento, ma, ancora di più, le ricerche hanno avuto come finalità lo sviluppo, la verifica e la validazione di tecniche avanzate di analisi del tessuto insediativo. Volterra è stata infatti riconosciuta un ideale laboratorio “naturale” per l’applicazione di metodi e modelli di analisi territoriale, per le sue peculiari caratteristiche storiche, morfogenetiche e strutturali, e per alcuni particolarissimi elementi che la caratterizzano in modo specifico. Anzitutto, il fatto che la trama dei percorsi in cui la città antica è strutturata risulta materialmente definita dai blocchi del suo tessuto edilizio. Questa caratteristica, comune a molti altri centri di impianto medioevale, a Volterra emerge tuttavia con una rara evidenza: qui la griglia urbana appare addirittura incisa, scolpita nella pietra dell’edificato, così da evidenziare una città dei percorsi come struttura duale e complementare di una città dei fabbricati, la prima scavata nella seconda. Una seconda caratteristica è un marcato gradiente nella distribuzione della centralità urbana: nonostante l’irregolarità geometrica dell’insediamento, costituito da percorsi tortuosi e spesso accidentati, questi convergono in un luogo evidentemente centrale, la cui preminenza è sottolineata dalla presenza delle funzioni urbane più rappresentative. Una terza caratteristica è la presenza, all’interno dell’ambito intramurario, di più piazze, che presentano caratteristiche strutturali e funzionali diverse, in relazione alla loro morfologia ed alla rispettiva collocazione nel contesto urbano. Un ultimo aspetto peculiare di Volterra è la sua orografia, con un’alta percentuale di percorsi caratterizzati da una pendenza elevata, sia nella sua porzione centrale che nelle sue propaggini marginali. Per ciascuna delle peculiarità qui richiamate, sono illustrate le ricerche ad esse correlate ed esposti i risultati cui, per loro tramite, è stato possibile pervenire. La griglia dei percorsi di un aggregato urbano costituisce il fuoco dell’attenzione dell’approccio configurazionale: le attività e le funzioni insediate nel tessuto urbano non interessano se non in quanto i loro rispettivi contenitori edilizi, con i loro contorni esterni, definiscono lo spazio pubblico della città (Cutini, 2010). Nondimeno la conformazione e l’andamento di tale diaframma è determinante per l’articolazione della griglia. Volterra, vasto campionario di architetture, offre quindi la possibilità di riconoscere un sistema edificato di assoluto valore architettonico, e di forgiare sulla matrice di questo un sistema di percorsi, la cui articolazione è la controforma aperta del recinto edificato. In altri termini, si osserva – qui più che alFig. 1 – I complessi del costruito e degli trove – una città di pietra, costituita spazi aperti del centro storico di Volterra. di edifici di imponente materialità, a corredo simbiotico di una città delle pietre, nella quale il selciato delle strade e delle piazze pervade ogni porzione dello spazio aperto. Il sistema dei percorsi è quindi il sistema duale del complesso degli edifici: sulla base di questi è possibile ricostruire, tramite l’analisi della configurazione urbana, Fig. 2 – La convex map del centro storico di Volterra. la geografia interna della città. La coesistenza e l’intima correlazione fra questi due sistemi nel centro storico di Volterra sono evidenziate nella figura 1, ove sono affiancati il complesso del costruito ed il complesso, ad esso duale, degli spazi aperti. Quest’ultimo è poi ridotto a sistema mediante la scomposizione nel complesso degli spazi convessi che lo compongono, così da formare la convex map, qui in fig. 2. Va segnalato come l’approccio configurazionale attribuisca considerazione esclusivamente all’assetto relazionale, escludendo dall’analisi gli aspetti geometrici e morfologici (Cutini, 2010). Al fine di evidenziare questo aspetto, è utile mostrare il passaggio successivo nella costruzione del sistema, ovvero la axial map (figura 3), composta dai segmenti che consentono di coprire l’intera convex map. Ed è utile rappresentare la medesima axial map nella forma a-spaziale del grafo ad albero (figura 4), nel quale ogni
Fig. 3 - La axial map corrispondente al centro Fig.4 – Distribuzione dell’andamento storico di Volterra. dell’indice di integrazione dulle lines della axial map corrispondente al centro storico di Volterra, ricavati tramite axial analysis.
nodo corrisponde ad una line ed ogni asta ne rappresenta la connessione ad un’altra. L’andamento della centralità entro il perimetro delle mura volterrane mostra un chiaro gradiente, percettibile a chi ne percorra le strade entrando dalle sue porte e proceda verso il cuore della città, la piazza dei Priori. Ne sono indicatori la rilevanza dei fabbricati, il numero, la consistenza e l’importanza delle attività presenti lungo le strade, la densità del traffico pedonale (Cutini, 1999). È possibile comprovare la percezione di questo fenomeno con il conforto di dati oggettivi? È possibile riconoscerne le cause non già nella presenza delle attività e degli immobili, bensì nella struttura dello spazio urbano? In altre parole, è possibile ricercare nella sua stessa struttura – nel modo in cui sono disposti e reciprocamente interrelati i percorsi, nel modo in cui sono conformate le piazze – le ragioni profonde della geografia interna dello spazio urbano, ed in particolare i motivi che fanno della piazza dei Priori il luogo centrale per eccellenza della città, determinando per altri luoghi condizioni di marginalità?
Fig. 5 – Distribuzione dell’andamento dell’indice di integrazione sui vertices del visibility graph corrispondente al centro storico di Volterra, ricavati tramite VGA.
Fig-6 – Correlazione fra indice di integrazione e densità di attività lungo le strade della griglia urbana corrispondente al centro storico di Volterra.
Con questi obiettivi la ricerca ha indagato la corrispondenza fra la distribuzione effettiva della centralità, comprovata dal numero delle attività insediate lungo i suoi percorsi, e la distribuzione della centralità spaziale, attestata dall’andamento degli indici configurazionali (Bortoli, Cutini, 2001). Le figure 5 e 6 rappresentano l’andamento dell’indice di integrazione, risultante, rispettivamente, dalla applicazione delle tecniche denominate Axial Analysis e Visibility Graph Analysis (Turner et al., 2001). Gli esiti dell’analisi di tale corrispondenza sono riepilogati nel grafico di figura 7, ove è attestata un’eccellente correlazione di natura esponenziale, comprovata da un valore del coefficiente R2 oltre la soglia del 90%. La centralità urbana di Volterra appare quindi come un processo, determinato nel suo andamento dalla conformazione dello spazio. Il risultato è straordinario, se se ne valutano le conseguenze: la definizione e la collocazione del centro di un insediamenFig. 7 – L’integration core corrispondente al centro storico di Volterra. to non è un dato esogeno, derivante da fattori esterni e comunque non facilmente influenzabili (la storia, le architetture, le funzioni insediate), né tantomeno un fatto contingente, ma emerge da queste ricerche come l’effetto della sua struttura spaziale (Cutini, 2001a; Cutini, 2001b)). Il cenFig. 8 – Il sistema dei mark point sulla griglia tro di Volterra può riconoscersi con corripondente al centro storico di Volterra. immediatezza nella integration core, il complesso degli spazi caratterizzati da un valore dell’indice di integrazione superiore alla soglia del 90° percentile, evidenziata in figura 8. Le questioni fin qui illustrate si fondano sullo studio di Volterra mediante il metodo denominato axial analysis, la prima (Hillier, Hanson, 1984) e tuttora più diffusa fra le tecniche di analisi configurazionale. Nondimeno, tale metodo presenta alcuni fisiologici limiti (Cutini, 2008), che in alcune circostanze ne condizionano una soddisfacente utilizzazione. Fra questi, il fatto che la riduzione della griglia a sistema con la costruzione di un complesso di segmenti comporta la scomparsa di qualsiasi riferimento alla presenza, ed alla morfologia degli spazi aperti della città: l’axial analysis risulta di fatto caratterizzata da un’irrisolvibile insensibilità nei riguardi delle piazze. In un contesto come quello del centro volterrano, caratterizzato dalla presenza di alcune piazze di straordinaria rilevanza, si avverte l’opportunità di uno strumento di indagine mirato all’analisi spaziale di questi luoghi, così da attribuire a ciascuno di essi specifici connotati di natura configurazionale. L’affinamento proposto consiste nell’introduzione (Cutini, 2003) di un ulteriore indice, derivato dalla composizione di alcuni parametri già esistenti, denominato indice di interazione, e idoneo ad identificare la misura in cui uno spazio urbano è ampio, unitariamente definito e centrale, ovvero la misura in cui lo stesso si presta come luogo di raccolta, riunione e interazione: ovvero come una piazza. L’indice di interazione ha un valore indipendente dalle dimensioni del sistema, consentendo così di confronFig. 9 – Distribuzione dell’indice di interazione K sulla griglia corrispondente tare piazze di insediamenti diversi opal centro storico di Volterra. pure corrispondenti a diverse ipotesi
di trasformazione di uno stesso centro abitato. La distribuzione di tale indice a Volterra è rappresentata in figura 9,: ne emerge il ruolo di straordinaria centralità della piazza dei Priori, cuore della vita sociale e politica dell’insediamento, e, più in generale, la gerarchia della rilevanza delle altre piazze volterrane. Una questione appare al riguardo del tutto aperta: le diverse tecniche operative fin qui introdotte concentrano la propria attenzione esclusivamente sull’assetto planimetrico, trascurando ogni rilievo alla dimensione altimetrica. Allo scopo di introdurre in gioco la terza dimensione, si è deciso di sviluppare in senso tridimensionale la Mark Point Parameter Analysis (Ma.P.P.A.) (Cutini et al., 2004). La Ma.P.P.A. (Cutini, 2008) analizza un sistema composto da un insieme di punti singolari (i mark points) rispondenti ad un certo numero di specifici requisiti spaziali (punti di intersezione fra assi viari, punti centrali di piazze, punti di svolta di assi stradali, etc.); ciò consente di costruire il sistema in modo automatico,
Figura 10 – L’integration core corrispondente al centro storico di Volterra così come risulta dalla Ma.P.P.A.
Figura 11 – L’integration core corrispondente al centro storico di Volterra così come risulta dalla 3D Ma.P.P.A.
importandolo da un database territoriale esistente. L’estensione tridimensionale della Ma.P.P.A. appare quindi concettualmente possibile, importando dal medesimo SIT anche l’attributo riguardante la quota altimetrica del singolo mark point. L’applicazione della 3D Ma.P.P.A. ad un sistema insediativo caratterizzato, come Volterra, da una alta percentuale di percorsi scoscesi dà luogo a risultati percettibilmente diversi da quelli ottenuti mediante la Ma.P.P.A. bidimensionale, a loro volta sostanzialmente coincidenti con gli esiti della Axial Analysis e della VGA. Nelle figure 10 e 11 è rappresentata la disposizione della integration core del centro storico di Volterra così come questa risulta dalla utilizzazione della Ma.P.P.A. e della 3D Ma.P.P.A.. Se questa lunga serie di studi e di ricerche ha giovato alla conoscenza della geografia interna della città, d’altra parte è indiscutibile che la città stessa, in virtù delle proprie – e rare – caratteristiche ha recato un concreto beneficio agli esiti delle ricerche: un approccio fondato sulla primaria importanza della struttura fisica e della morfologia del tessuto edificato proprio in un insediamento dai connotati così rilevanti e singolari trova il suo ideale campo di applicazione e di sperimentazione, sia per verificare l’attendibilità delle tecniche operative che per evidenziarne i limiti. ABSTRACT In the last decade,Volterra has been assumed as an urban laboratory for the development and the validation of methods of spatial analysis, for its peculiar structural and morphologic features and for some specific elements, here summarized. - First, its urban grid, which appears as it were deeply dug into the stones of the built blocks, so as to point out a city of paths, complementary and dual with respect to a city of buildings. - Besides, a strong gradient of urban centrality, increasing from the suburbs up to the very heart of the settlement, Piazza dei Priori, easily perceived by any observer,. - Moreover, several relevant squares, different each other for their intrinsic features and for their position in the grid. - The presence of several sub-systems of the settlement, from its ancient core up to the suburbs. - Finally,its orography,characterized by a high percentage of steep paths. Such aspects have been the stimulus for a wide series of researches, here briefly sketched.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno II. Cutini V., Il PRG diVolterra e la riattivazione della ferrovia Saline-Volterra. Note di metodo sul tema della localizzazione del terminale, Pisa 1999, pp. 133-139.
Ø Quaderno II. Cutini V., Bortoli M., Accessibilità e destinazioni d’uso: il centro storico diVolterra, Pisa 1999, pp. 141-163. Ø Quaderno III. Cutini V., La sintassi spaziale come strumento di supporto alla valutazione dei progetti di trasformazione urbana. Il caso di Poggio alle Croci, Pisa 2000, pp. 144-160. Ø Quaderno IV. Cutini V., Bortoli M., Il fenomeno centralità, Pisa 2001, pp. 135-143. Ø Quaderno V. Cutini V., Per una lettura della geografia urbana dei centri storici, Pisa 2002, pp. 167-185.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Urbanistica
Centri storici minori nel Volterrano Responsabile scientifico: Roberto Pierini Collaboratori: Michela Biagi, Fabrizio Cinquini
Mazzolla, VillaMagna, Ponsano, Roncolla, San Giusto e altri centri sono stati studiati nell’arco di 15 anni dagli studenti del corso di Tecnica Urbanistica 2. Scegliere questi centri ubicati nel territorio volterrano come specifico ambito di approfondimento analitico e sperimentazione per la redazione di Piani di Recupero e di Riqualificazione, è risultata una giusta scelta. La presenza in questi territori di consistenti risorse urbane e ambientali ha reso possibile l’applicazione a casi concreti dei principi teorici dell’urbanistica. L’esperienza del laboratorio universitario volterrano si è rivolta principalmente alla individuazione delle componenti territoriali aventi valore identitario e/o statutario (Invarianti Strutturali), in particolare attraverso il censimento dei valori diffusi negli insediamenti, il rilievo delle componenti urbanistiche e architettoniche emergenti, e l’individuazione degli elementi di interesse paesistico-percettivo. Si può perciò affermare che l’esperienza applicata abbia avuto come obbiettivo principale la costruzione di quadri conoscitivi, finalizzati all’individuazione di criteri e metodi relativi al recupero, alla tutela e alla valorizzazione dei centri storici minori e la prefigurazione di un processo di trasformazione coerentemente sostenibile che esaltino i valori e riducano le criticità Possiamo riassumere il processo utilizzato per la redazione dei progetti nelle seguenti tre fasi.
Fig. 1 – Localizzazione dei centri storici minori.
valore sul piano dell’assetto spaziale dell’organismo urbano, motiva e prepara la futura azione sullo spazio stesso indirizzando le conseguenti azioni di conservazione e trasformazione.
1) Fase della conoscenza strutturata In applicazione del principio generale sancito dalla legge urbanistica toscana di garantire lo “Sviluppo Sostenibile”, si è sperimentato nell’ultimo decennio un nuovo modo di “fare” urbanistica che prevede di operare nel rispetto dei seguenti punti fondamentali: - riconoscimento, tutela e valorizzazione delle risorse naturali, ambientali e culturali; - definizione di strumenti e criteri per la valutazione di compatibilità tra previsioni e progetti di trasformazione del territorio; - riproducibilità e salvaguardia delle risorse da questi interessate. La ricerca che parte da queste premesse generali, ha avuto una fase preliminare di reperimento dei documenti storici e di lettura del Piano Strutturale, dai quali sono state tratte le tavole preliminari. Il sopraluogo successivo, ha consentito di acquisire una serie di informazioni mediante la compilazione di schede di rilievo e di eseguire il rilievo a vista e il controllo metrico della fabbricazione.
Fig. 8 – Masterplan di progetto di Ponsano.
Fig. 9 – Schizzi di progetto del centro benessere a Ponsano.
Fig. 3 – Esempio di una tavola del degrado di Montebrandoni.
3) Fase delle proposte di trasformazione Gli elaborati progettuali disciplinano la conservazione delle risorse e/o propongono i cambiamenti o le trasformazioni del contesto in funzione dei giudizi di valore precedentemente espressi e codificati. Il progetto trova quindi sempre giustificazione nell’aumento del capitale economico, sociale e ambientale del nucleo storico consolidato.
Fig. 2 – Esempio di una tavola del quadro conoscitivo di Ponsano
2) Fase dell’interpretazione e della valutazione A seguito della fase precedentemente descritta, si è passati alla fase di individuazione dei giudizi del valore, espressi utilizzando opportuni parametri di riferimento, alla luce dei valori formali espressi. Fase molto delicata in quanto costituisce le premesse per il momento progettuale immediatamente successivo, la elaborazione di giudizi di
Fig. 4-5 – Plastico di una nuova piazza a Villamagna.
Fig. 6-7 – Un nuovo spazio urbano a Roncolla.
ABSTRACT This pannel shows the work done by the students of the course of Civil Engineering/Architecture. In this experience the students tested the application of the territory’s management model as set in the L.R.T. n°1/2005. Appliying the general rule of ensuring “Sustainable Development”, a new urban “howto-do” model was introduced in Tuscany. The planning work started with the acquisition of documents about the actual condition in order to create cognitive and interpretative maps (detailed thematic papers).Then, according to the targets stated by the community (Structural Plan), the groups moved on to formalize projects of preservation, redevelopment and trasformation related to small urban center through the elaboration of different scales of values.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno X. Pierini R., I piccoli Centri Storici nel paesaggioVolterrano, Pisa 2007, pp. 269-272. Ø Quaderno X. Biagi M., Cinquini M., Centri storici minori e nuclei sparsi del territorio volterrano: profili e metodologie di analisi per la definizione dello statuto del territorio, Pisa 2007, pp. 273-307. Ø Quaderno XI. Pierini R., Villamagna, paese di crinale, Pisa 2008, pp. 33-48. Ø Quaderno XII. Pierini R., Ponzano antico parse di sommità, Pisa 2009, pp. 71-75.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Urbanistica
Piano di recupero di Poggio alle Croci Responsabile scientifico: Roberto Pierini Collaboratori: Valerio Cutini, Paolo Bozzi, Paolo Galantini
Il progetto e la memoria, le sei invarianti progettuali. Il lavoro su Poggio alle Croci è iniziato negli anni ’90 ed è durato alcuni anni; il punto di partenza del nostro lavoro è stato caratterizzato dall’idea di ricostituire una forte identità al colle di fronte a Volterra quale era stata nel passato la presenza del manicomio criminale. Una identità che deve essere percepita dai volterrani come forte e ben circoscritta, tutto il contrario di una edilizia diffusa e assai poco strutturata come si prevede in alcune proposte progettuali e nei documenti di PRG, una sorta di città giardino novecentesca,una serie di villette per turisti con pochi interventi sulla struttura edilizia e urbana esistente, senza alcun valore aggiunto per la città di Volterra. Contrariamente noi abbiamo proposto una idea diversa , la creazione a Volterra di un nuovo polo urbano caratterizzato da un turismo culturale, scientifico e tecnologico che potesse ospitare si turisti ma anche alcune funzioni di nuove centralità, una nuova identità urbana, un soggetto forte dialogante con la città. Se edificazione al Poggio deve essere, questa deve contenere importanti funzioni pubbliche da conciliare con investimenti privati. 1a invariante: il dialogo con la città L’obiettivo che si voleva raggiungere era quello di instaurare un dialogo e un confronto con tutto ciò che già esisteva sul posto, a partire dalla fabbrica quattrocentesca del San Girolamo, oggi inserito nel complesso dell’ospedale, per giungere fino al centro storico di Volterra, ma senza tralasciare le vedute che dal Poggio si possono godere guardando verso lo stupendo paesaggio rurale e collinare. In questo ambito le emergenze che abbiamo trovato sono costituite da ville, case coloniche, piccoli borghi, ma anche da una fitta trama di segni percepibile ancora oggi camminando lungo gli antichi sentieri e le scalinate abbandonate, in sintesi tutto ciò che ci poteva rivelare la passata organizzazione del territorio. Dunque la prima invariante pone il tema del territorio e delle preesistenze come elemento ispiratore del progetto dando forza alla volontà di rottura dell’isolamento e alla costituzione di un dialogo con la città, conseguentemente, ci si è indirizzati verso la riconnessione dei tre edifici esistenti, fra loro e con il contesto del costruito e del paesaggio circostante. Questo obiettivo è stato raggiunto, da un lato, attraverso la configurazione dello spazio di uso pubblico e/o collettivo, come tessuto connettivo e di collegamento del nuovo complesso con il territorio; dall’altro lato, con la prevista creazione del porto telematico, una attrezzatura tecnologica capace di introdurre Poggio alle Croci e Volterra, nell’Agorà telematico, e rendere finalmente reale il sogno Wrightiano di Broadracre City. L’inserimento dello spazio teatrale e della rappresentazione e quello dell’area sportiva di valenza comunale contribuiscono ad integrare l’ambito di Poggio alle Croci nel contesto delle attività cittadine. La previsione di un’area residenziale fortemente integrata alle funzioni di centralità dava una forte valenza alla vocazione turistica.
dato luogo alla prefigurazione di molti luoghi di incontro, a piazze, piazzette, slarghi, scalinate che si alternano ai canali di movimento in un ambiente completamente pedonalizzato e ben servito dal punto di vista viario e dei servizi pubblici. 6a invariante: Il recupero dei fabbricati esistenti. Si pone il tema del recupero edilizio e della riutilizzazione funzionale dei corpi di fabbrica di architettura neoclassica, esistenti sul sito a partire dagli anni ’20, i padiglioni: Ferri, Maragliano e Charchot che divengono nel progetto la componente principale del nuovo centro urbano.
Fig. 2 - Pianta e prospetti Padiglione Ferri.
fabbricati, di alcuni grandi parcheggi multipiano e limitando la circolazione automobilistica sul perimetro esterno. 4a invariante: la pedonalità. Si propone la pedonalizzazione di gran parte della mobilità superficiale interna e la valorizzazione degli antichi percorsi pedonali d’accesso al Poggio ancor oggi leggibili sul territorio. Ciò ha determinato, nei progetti, l’individuazione di due linee direttrici fondamentali di movimento relazionate ai percorsi di accesso esistenti. Il primo percorso parte a Nord-Ovest dal San Girolamo, entra nel nuovo complesso risalendo le nuove residenze dello Charcot, prosegue a fianco del nuovo teatro all’aperto (Fig.4), ove trova piazze e luoghi centrali che si aprono verso la fortezza di Volterra, si infila fra il Maragliano e il Ferri (Figg. 2-3), ove è prevista la sede centrale del laboratorio didattico e scientifico, per ridiscendere infine lungo la nuova zona urbana a carattere residenziale a Sud-Est, e fino a concludersi nella nuova area sportiva in prossimità di villa Borghini. Il secondo percorso, ortogonale al precedente, collega il nuovo terminal dei trasporti pubblici “people-mover” posto nella nuova area residenziale vicina al borgo di San Lazzaro, con il Ferri, “ACROPOLI” cuore del nuovo complesso.
Fig. 4 Viste assonometriche del progetto del teatro.
5a invariante, la qualità degli spazi urbani. Si pone il problema della qualità degli spazi urbani, per far ciò si è partiti dall’analisi tipologica e percettiva della città storica per trasferirne il contenuto positivo che essa esprime nel favorire le relazione fra gli uomini e l’ambiente urbano stesso: il riferimento è principalmente alla pianificazione della qualità progettuale dei luoghi urbani che ha
2a invariante: il rispetto dell’ambiente. Indica la valorizzazione dell’ambiente naturale e del bosco, sia naturale che produttivo; ciò è stato raggiunto con la costituzione di un parco urbano che ricalca la collocazione primitiva del bosco storico alla sommità del Poggio, rilevata dall’analisi storico-documentale.
Fig. 5 Vista assonometrica del nucleo residenziale.
ABSTRACT The project for Poggio alle Croci tries to collimate the prescriptions of the current P.R.G.C. with the target of the workshop to create an European University Laboratory for historical, archeological and enviromental sciences. The respect for the surrounding enviroment and the existing elements becames an important aspect during the planning phase. By rediscovering and analyzing historical structures is possible to re-use them to create a livable urban system, mainly pedestrian, that emphatizes the axes of visual connection with the surrounding and all the architectural peculiarity inside the village, without omitting the needs of public structure.
3a invariante: l’identità del luogo. Si propone il recupero, la valorizzazione e il potenziamento delle mura in pietra esistenti con la creazione di nuovi affacci su Volterra e dintorni (Fig.1) realizzando, da posizione dominante, il confronto dialogante con il contesto paesaggistico ambientale. Inoltre l’identità si rafforza ulteriormente, previo inserimento in sottosuolo, all’interno dei nuovi
Fig. 1 - Schizzo progettuale.
Su queste linee direttrici si sono sviluppate negli anni ’90 più ipotesi progettuali, tutte ruotanti intorno all’idea che Poggio alle Croci sia un riferimento importante per i cittadini di Volterra che non può essere perso. Una occasione di rinascita per la città che va spesa con coraggio ma con la consapevolezza della sua importanza.
Fig. 3 - Pianta e sezioni Padiglione Ferri, stato di progetto.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno I. Roberto Pierini, Piano di recupero dell’ambito di Poggio alle Croci, Pisa 1997, pp. 83-98. Ø Quaderno II. Roberto Pierini, La sostenibilità del progetto di poggio alle croci, Pisa 1998, pp. 165-169. Ø Quaderno III. Roberto Pierini, Il piano di recupero di Poggio alle Croci, Pisa 1999, pp. 139-143.
Volterra 1997-2012: 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano
Urbanistica
Workshop Cooperlink BCN - Volterra Responsabile scientifico: Roberto Pierini Collaboratori: Nadia Bertolino, Marco Giorgio Bevilacqua, Guglielmo Carra, Tiziano Cattaneo, Elisa Massano, Ariadna Perich, Jordi Safont-Tria, Armando Shengjergji
Considerazioni sull’esperienza Nella realizzazione del progetto Internazionale Cooperlink 2009 ci si è proposti di conoscere e confrontare i differenti approcci didattici e di ricerca utilizzati dalle Università Europee di Pisa, Pavia, Barcellona e dall’Università A. Xhuvani di Elbasan. Il tema del confronto è stato la riconnessione di aree “esterne” ai limiti della città: spazi ricchi di potenzialità ma difficili a ricondurre ad un disegno organico, nei quali spesso storia e natura si configurano come soggetti ampiamente presenti e da valorizzare.
Quello che mancava - e manca tutt’ora - è il riverfront, il rapporto tra gli affacci sul fiume e il fiume stesso: proprio questo è stato il tema affrontato nel workshop i cui progetti hanno proposto il riordino dell’area come un unicum urbano.
Fig. 7 - Schizzi di progetto.
Fig. 4 - Idee progettuali.
Fig. 1 - Viste d’insieme di Barcellona e Volterra.
Spazi di trasformazione ai limiti di una città: l’area del fiume Besòs a Barcellona L’acqua costituisce un elemento realmente presente a Barcellona. Per un abitante di questa città l’acqua è il proprio riferimento, se non culturalmente almeno fisicamente e geograficamente. In estensione, il limite dell’acqua è uno dei segni con maggiore identità: una striscia stretta undici chilometri composta da sezioni che cambiano continuamente. Se tu parli ad un cittadino di Barcellona del waterfront, senza dubbio egli capirà che tu ti stai riferendo alla costa sul Mediterraneo. Ma una rapida occhiata alla mappa mostra che Barcellona ha un fronte fiume più esteso di quello marino,tuttavia nonostante il suo essere così chiaramente delimitata su entrambi i lati da fiumi, Barcellona si sente più costretta entro i suoi limiti anteriore e posteriore. Che il Mare Mediterraneo sia un limite netto è fuori discussione, ma che le colline Coll-Serola ne abbiano inoltre fermato la crescita verso monte non è stato così prevedibile, essendo i popoli Mediterranei esperti nel fronteggiare terreni scoscesi. In questo modo la città ha premuto sui lati, fino ai due corsi d’acqua. Il workshop si è concentrato sul limite costituito dal fiume Besòs ad Est. (Fig. 2)
Spazi di trasformazione al limite nord-occidentale della città di Volterra A Volterra si associa la definizione di gioiello di arte etrusca, romana, rinascimentale, per la valenza storico artistica tramandata negli anni. Al patrimonio caratterizzante il piccolo centro storico si unisce un valore aggiunto, dato dall’imponente segno della vegetazione e dal paesaggio che si apre, dominandola, su tutta la Valle del Cecina. Tuttavia, le criticità ambientali rendonoVolterra un luogo non facilmente accessibile e rendono problematica la conoscenza del territorio circostante le mura. Se nelle grandi città il limite urbano si perde fra gli edifici anonimi della periferia, spesso con quartieri dormitorio, o zone industriali, o zone degradate, in Volterra il limite sembra quasi essere delimitato da un confine labile immaginario delineato dalle mura e tra zona turistica e non. In realtà lo studio del workshop ha evidenziato come anche la Volterra oltre le mura richieda la necessaria attenzione ai fini del riconoscimento dei valori storico artistici e della cultura ivi presenti, e per far questo è stato necessario ripensare ad un’idea allargata della città, con un’ottica innovativa che ha ulteriormente valorizzato i luoghi della tradizione, senza snaturarla. I progetti realizzati nel workshop internazionale hanno affrontato alcune criticità: la scarsa presenza di spazi e percorsi naturalistici dedicati ad attività ricreative e didattiche, la necessità di ridefinire il ruolo delle mura urbane, la creazione di luoghi verdi utilizzabili da fruitori esterni ma legati agli spazi costruiti caratterizzanti il volterrano, il miglioramento della mobilità mediante sistemi innovativi a basso impatto che salvaguardino le testimonianze storiche. I progetti e le proposte hanno teso a valorizzare le aree al di là dalle mura (Badia Camaldolese, San Girolamo, San Giusto, Poggio alle Croci (Figg.5-6) associandovi un nuovo sistema di mobilità “people mover” che potesse garantire una efficiente interconnessione fra queste aree e la città stessa.
Fig. i 8-9 - Planimetria l i i e sezione i di progetto.
Fig. 2 - Planimetria d’insieme del fiume Besòs, area di studio.
Il limite non è costituito dall’acqua – che durante l’anno a volte scompare completamente – ma dal letto del fiume. È una specie di terra di nessuno, una striscia dove non si può edificare, e sull’altra riva il continuum urbano va avanti. Potrebbe sembrare come se qualcuno avesse fatto il vuoto in una struttura già esistente, ma in modo non regolare, determinando un’area sfrangiata e disordinata da un lato e dall’altro del fiume. Come conseguenza il carattere netto e lineare del letto “incanalato” del fiume contrasta con il tessuto urbano frammentato. Fino al 1992 ci si poteva muovere difficilmente lungo il fiume, oggi le sponde del fiume si presentano leggermente urbanizzate con percorsi e qualche attrezzatura: un semplice parco che spesso si allagava quando il fiume esondava ma abbastanza ordinato per essere usato.
Il People Mover Il tema del “people mover” ripreso nel Workshop era già stato affrontato alla fine degli anni ’90 per risolvere il difficile problema dell’accessibilità al centro storico e in relazione allo sviluppo di un sistema integrato, gomma – ferro- scale mobiliascensori, capace di garantire: basso impatto ambientale, gestione economicamente sostenibile, capacità di trasporto sensibilmente variabile con punte massime adeguate alla domanda di spostamento attuali e in previsione, e il coordinamento con la mobilità di accesso alla città dal territorio (parcheggi).
Fig. 5-6 - Tavole di progetto.
Fig. 3 - Fotografia d’insieme del plastico di progetto sul fiume Besòs.
ABSTRACT The two-part workshop intended to open an intense discussion about the potential of transforming areas at the limits of a city.These territories on the edge are often full of contrasts, ambiguous, and the spaces are the result of a confrontation of multiple realities and overlapping complexities.The workshops wanted to approach these in-betweens like places of opportunity and at the same time to explore the boundaries of a city with nature, and to further analyze how these all relate to the urban qualities of a city’s edge.
BIBLIOGRAFIA Ø Quaderno XIV. R. Pierini, Workshop: riqualificazione di parti degradate della città europea; esperienze a confronto, Pisa 2011, pp. 179-182. Ø Quaderno XIV. T. Cattaneo, La composizione delle forme insiediative nel paesaggio, Pisa 2011, pp. 185-189. Ø Quaderno XIV. K.E. Hofert Feix, International workshops, town limits, waterfronts: some reflections on BCN, Pisa 2011, pp. 191-194. Ø Quaderno XIV. A. Perich, J. Sanfont-Tria, Spaces of transformation at the limits of a city: the Besòs River Area, Pisa 2011, pp 195-206. Ø Quaderno XIV. G. Carra, Besos River - L’approccio progettuale come momento di riflessione sulla natura di un luogo, Pisa 2011, pp 207-209. Ø Quaderno XIV. M.G. Bevilacqua, E. Massano, Spazi di trasformazione ai limiti di una città: il caso di volterra, Pisa 2011, pp 211-231.