Agenda per Mestre Resiliente_Scenari al 2050

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Marco Caorlini . Alvise Luchetta

Agenda per Mestre resiliente Scenari al 2050


Marco Caorlini caorlini_marco@hotmail.com Alvise Luchetta alvise08@libero.it Tesi di Laurea Magistrale in Architettura per la Sostenibilità discussa a Venezia presso la Facoltà di Architettura dell’Università IUAV, in data 29/03/2012 con votazione 110/110 Relatore: prof. Giuseppe Longhi Finito di stampare: il giorno 26 marzo 2012 da Nuova CRS via Beccaria,126 Marghera (VE) Quest’opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Italy. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http:// creativecommons.org/licenses/ by-sa/3.0/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA.


Ringraziamenti Ringraziamo il professore Giuseppe Longhi per i suoi brillanti insegnamenti. Un grazie particolare alle nostre famiglie per il supporto.



Marco Caorlini . Alvise Luchetta

Agenda per Mestre resiliente Scenari al 2050


1

Zero Carbon

2

Zero Waste

3

Sustainable Trasport

4

Local and Sustainable Materials

5

Local and Sustainable Food

6

Sustainable Water

7

Natural Habitats and Wildlife

8

Culture and Heritage

9

Equity and Fairtrade

10 Health and Happiness

Bio-potenzialitĂ

Ca vo

Finocchio

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Girasole

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PotenzialitĂ

Grano

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vegetali, coltivazione in spazi aperti

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Mandorla Apr

giardino con lotto agricolo

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Zucca

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Pep

Aree produttive

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Bio-fibra

Analisi BAF semimpermeabile poco connesso <80cm poco connesso >80cm permeabile


indice 9

Un cambio di percezione

13

La politica dell’adattamento

17

Come rendere una città resiliente?

21

Lo stress delle risorse naturali Lo stress delle risorse su Mestre

25

CAMBIAMENTO CLIMATICO Comprendere il clima del futuro Aumento delle temperature Variazione delle precipitazioni Innalzamento livello medio mare Incremento eventi estremi Prevedere e gestire gli impatti Mestre: Previsione aree a rischio alluvione Mestre: Aree urbane alluvionate Settembre 2007 PERDITA BIODIVERSITA’ La scommessa della diversità biologica I principali indicatori della biodiversità La biodiversità in Europa Le azioni in Italia_verso un futuro più bio BioMestre Analisi BAF La sfida dell‘agricoltura La nuova PAC: ultimo tentativo contro il declino europeo L’agricoltura veneta

40

79

GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE Acqua: una risorsa da preservare Il bilancio idrico globale WWF Water Footprint - Stima dell’acqua incorporata in un bene Una nuova politica di gestione delle risorse idriche Disponibilità e consumi idrici in Italia

91

SCENARI 2050 Morfologie di adattamento Bio-Mestre Infrastrutture d’acqua

139

BIBLIOGRAFIA


non chiedete cosa possiamo fare per voi... ...chiediamoci cosa possiamo fare insieme!

6


Abstract Pensare ad una città resiliente significa non solo dare delle risposte fisiche, ma soprattutto avviare una serie di processi di sviluppo a lungo termine, supportati da risorse flessibili, che sappiano rispondere alla complessità dei cambiamenti, alle culture e allo sviluppo ambientale, gestendo e preservando il capitale naturale per ricollegare ad esso la nostra società. Per realizzare questi presupposti, per la terraferma veneziana, e nello specifico per la città di Mestre, si propone un nuovo programma di gestione con orizzonte al 2050, che indirizzi la città verso la resilienza urbana, ma più nello specifico verso il controllo del rischio generato dai cambiamenti climatici, verso l’aumento della biodiversità all’interno del tessuto urbano, e verso il disegno di un nuovo ciclo delle risorse idriche. Questi interventi sinergici, innovativi per il contesto italiano, oltre a portare sicurezza ed amenità all’interno del tessuto urbano, potranno sensibilizzare i cittadini verso la cultura ambientale, ma anche attivare nuovi processi economici per la città, rispettando al contempo il futuro delle prossime generazioni.




SISTEMI SOCIALI

SISTEMI ECONOMICI

SISTEMI FISICI

SISTEMI ECOLOGICI


Un cambio di percezione Antropocene: termine coniato dal premio Nobel Paul Crutzen per indicare l’attuale era geologica, fortemente condizionata dall’impronta umana esercitata sul pianeta

L’attuale periodo geologico potrebbe essere definito Antropocene - l’Era dell’Uomo, visto che la nostra impronta sull’ambiente terrestre è così profonda che rischiamo di aver avviato dei cambiamenti climatici irreversibili. L’umanità non è solo il maggior consumatore della Terra, ma siamo diventati ormai dei parassiti, che rendono difficile la vita delle generazioni future. La rapida crescita di richiesta umana per cibo, acqua potabile, legno e carburante, ha cambiato gli ecosistemi terrestri più velocemente ed estensivamente negli ultimi 50 anni che mai prima d’ora. Circa il 60% dei servizi ecosistemici che supportano il benessere umano sono stati degradati. è quanto emerge dallo studio Millennium Ecosystem Assessment (MEA) pubblica il primo “tagliando” sulla salute degli ecosistemi terrestri, e la diagnosi è molto chiara. La questione è: come possiamo instaurare un bilanciamento a lungo termine tra sviluppo-benessere umano, e uso sostenibile degli ecosistemi terrestri? Prima di tutto è necessario stipulare un nuovo contratto sociale per la sostenibilità globale, radicata in un cambio di percezione; dobbiamo passare dal vedere persone e natura come parti separate, a sistemi social-ecologici strettamente interdipendenti.

Le nostre società ed economie sono strettamente collegate agli ecosistemi, e parte integrante della biosfera; per continuare a svilupparsi senza compromettere le generazioni future, è necessario gestire e preservare il capitale naturale.

11


Nella nostra società globalizzata non esistono ecosistemi creati dall’uomo, e tantomeno persone che possano vivere senza il bisogno di ecosistemi e dei servizi che procura. Troppi di noi sembrano essersi disconnessi dalla natura e dimenticano che le nostre economie e società sono profondamente integrate con il pianeta e con gli ecosistemi di supporto alla vita che ci forniscono un clima ospitale, acqua, cibo e numerosi altri servizi.

Non possiamo più permetterci soluzioni economiche e tecnologiche ecologicamente analfabete, troppo lineari ed orientate verso la soluzione di un singolo problema.

Elementi di Benessere Base per una buona vita

Sicurezza

PERSONALE ACCESSO RISORSE CONTRO DISASTRI

FORZA SENTIRSI BENE ACCESSO AD ARIA ED ACQUA PULITA

ADEGUATA VIVIBILITA’ SUFFICIENTE CIBO DIMORA ACCESSO AI BENI

Fornitori

CIBO ACQUA POTABILE LEGNO E FIBRE CARBURANTE

Buone relazioni sociali

Salute

Regolatori

CLIMA MAREE IGIENE PURIFICAZIONE ACQUA

Servizi Ecosistemici

COESIONE SOCIALE RISPETTO RECIPROCO ABILITA’ AD AIUTARE IL PROSSIMO

Culturali ESTETICI SPIRITUALI EDUCATIVI RICREATIVI

Correlazione tra servizi ecosistemici e fattori di benessere Fonte: Millennium Ecosystem Assesment


Per questo il futuro sviluppo umano non può avvenire senza un’approfondita ricognizione del contributo della natura alla vivibilità umana, salute, sicurezza e cultura. La scienza ha una grande responsabilità in merito; deve fornire una miglior comprensione delle differenti sfide alle quali l’umanità deve far fronte, ed esplorare soluzioni per lo sviluppo sostenibile, in un mondo sempre più imprevedibile. Abbiamo bisogno di nuovi tipi di innovazione socio-ecologica e tecnologica che funzionino più direttamente per la giustizia sociale, riduzione della povertà, sostenibilità ambientale e democratica, includendo la creatività e gli utenti, lavoratori, consumatori, cittadini, attivisti, agricoltori e anche piccoli imprenditori. Non possiamo più permetterci soluzioni economiche e tecnologiche ecologicamente analfabete, troppo lineari e orientate verso la soluzione di un singolo problema. Il pensiero resiliente è una parte importante della soluzione, battendosi per la flessibilità e la per la capacità adattativa piuttosto che per il raggiungimento della massima speculazione e crescita economia a breve termine.

“Rapporto sui limiti dello sviluppo” commissionato al MIT dal Club di Roma, 1972 È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.

Riconnettersi alla biosfera

Puntare sulla sostenibilità

Tre punti del simposio Stockholm Memorandum 2011 Un pianeta dominato dall’uomo 13


ICLEI - LOCAL GOVERNMENTS FOR SUSTAINABILITY

Changin climate, changin communities Guide and Workbook for Municipal Climate Adaptation

AVVIARE

MONITORARE

IMPLEMENTARE

RICERCARE

PIANIFICARE

Avvia

• Identific

d’interes

• Costituir

• Identific

campion

• Dare un

sguardo del cam climatic azioni es

• Passare

comuna


La politica dell’adattamento Considerando che nei prossimi 40 anni, specialmente nei paesi sottosviluppati, avremo bisogno urgente di costruire lo stesso livello di capacità urbana che abbiamo costruito durante gli ultimi 4000 anni, è chiaro che gli sforzi verso la resilienza urbana saranno al centro del dibattito mondiale; per questo i futuri sviluppi urbani dovranno essere valutati in termini di contributi nel migliorare la resilienza urbana, e dovranno passare da obiettivi singoli e specificatamente locali, verso più integrati focus sui rischi complessivi e sulle condizioni di sviluppo. Gli impatti dei cambiamenti climatici influenzeranno gravemente i gruppi più vulnerabili all’interno della città, e comporteranno la ricerca di strategie per il sociale, per l’economia, la cultura e lo sviluppo ambientale, che ridurranno la vulnerabilità dei cittadini. Ogni figura ha un peso specifico nel processo che porta all’adattamento. Le istituzioni finanziarie dovrebbero trovare sviluppi localmente rilevanti e appropriati, piuttosto di usare meccanismi di finanza globale che determinano quali progetti locali scegliere, mentre alcuni processi di pianificazione dovranno lavorare in modo approfondito sul locale per identificare vulnerabilità e rischi. I governi devono puntare sulla decentralizzazione e sulla cooperazione city-to-city per avanzare azioni di adattamento, lavorando sulla sinergia e non sui limiti territoriali o fisici. Inoltre devono pensare a nuove norme architettoniche e urbanistiche, per il controllo e la gestione dei rischi e per la mitigazione. Architetti e pianificatori devono capire che non ci si può più limitare ad un solo fatto estetico, progettando qualcosa di piacevole agli occhi, ma è necessario che qualsiasi intervento miri anche alla produzione di energia locale, al recupero dell’acqua, in modo tale da contribuire alla mitigazione e gestione dei rischi, piuttosto del creare ulteriori problemi da lasciare in eredità alle future generazioni.

15


Controllo

Avviare • Identificare portarori d’interesse

• Costituire un team • Identificare dei campioni

• Dare un primo

sguardo agli impatti del cambiamento climatico e alle azioni esistenti

• Passare soluzioni comunali e della comunità

1

Controllo

Ricercare

2

Controllo

Pianificare

• Investigare sui

• Stabilire delle visioni

• Definire gli impatti e

• Fissare dei target

cambiamenti climatici

le aree di interesse di ognuno

• Stimare le

vulnerabilità (studiare la capacità adattativa)

• Stimare i rischi

(conseguenze degli impatti)

adattative e degli obiettivi

• Identificare opzioni e azioni

• Identificare possibili

influenze e costrizioni, e valutare azioni per contrastarle

• Determinare una

linea base appropiata e degli indicatori

• Esaminare budget • Creare un piano

d’azione e lanciarlo

16

3

I


AGGIORNARE PIANO DI AZIONE

trollo

Implementare 4

Monitorare 5

• Solidifare il supporto

• Aggiungere nuove

delle amministrazioni e comunità

• Usare strumenti di implementazione appropiati

• Seguire i termini del piano d’azione

• Report regolari sui

successi, per mantenere l’inerzia del piano

informazioni e rivedere i driver

• Tracciare i processi di implementazione

• Valutare la realizza-

zione delle azioni usando dati di base ed indicatori

• Comunicare i risultati

5

Questa metodologia fornisce una struttura di approccio alla pianificazione di adattamento, che si muove coinvolgendo i governi locali attraverso una serie di step progressivi. Mentre ogni focus si costruisce da quanto appurato in quello precedente, la metodologia d’insieme crea un’opportunità di rivalutare e rivedere le scoperte e decisioni precedenti.

• Cercare future

opzioni di adattamento e azioni

• RIvedere il piano di adattamento, e lanciare la seconda parte 17

Punti

per l’adattamento climatico

Fonte: ICLEI Local Governments for Sustainability



Come rendere una città resiliente?

Definizione: Stockholm Memorandum; Nobel Laureate Symposium on Global Sustainability

Un approccio scientifico sempre più utile per studiare ciò che accomuna il sistema umano con quello naturale, è quello della resilienza; questo concetto non è stato solo usato come strumento di ricerca, ma ora viene applicato anche in pratica. Per un ecosistema, come una foresta, ciò può “La resilienza è la capacità a lungo comportare il dover affrontare temporali, incendi termine di un sistema di sapersi adate inquinamento, mentre per una società può portare continuamente ai cambiamenti, tare l’abilità di sapersi confrontare con instabilità all’interno di limiti critici e non sempre politica e disastri naturali, in maniera sostenibile e a ben individuabili, per poter continuare a lungo termine. svilupparsi.” Una scarsa resilienza può comportare dei movimenti indesiderati in un sistema, e i risultati possono essere degli ecosistemi poveri di biodiversità, vulnerabili ai cambiamenti e che generano meno servizi per la società. Per gestire questi cambiamenti è corretto promuovere un approccio complesso, pensando ai sistemi socio-ecologici come sistemi adattativi caratterizzati dalla storia, da dinamiche non lineari, cambi di regime, multipli bacini di attrazione e scarsa previdibilità. Chi governa e chi vive la città deve prendere coscienza del lungo termine, della visione, della consapevolezza, dell’esplorazione e del monitoraggio; è necessario dare continuità alle scelte. Il futuro sviluppo umano non può, avvenire senza un’approfondita ricognizione dei contributi della natura alla vivibilità umana, salute, sicurezza e cultura. Tantomeno senza la valutazione dello stress al quale le risorse naturali sono sottoposte, causato dalla pesante impronta antropica esercitata sulla Terra, che supera la capacità di carico della medesima. Gli effetti in realtà si stanno già toccando con mano, ma gli studiosi ci avvertono che se ci ostineremo verso questa direzione, senza cambiare abitudini (sociali, economiche, politiche), il futuro dell’ecosistema Terra e della nostra società sarà difficile da prevedere. Volendo essere ottimisti.

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10 punti essenziali per rendere resiliente una città 1. Unire organizzazione e coordinazione per capire e ridurre il rischio disastri, basandosi sulla partecipazione di gruppi della cittadinanza e società civili. Costruire alleanze locali. Assicurarsi che ogni dipartimento capisca il proprio ruolo nella rieducazione e preparazione verso il rischio disastri.

2. Assegnare un budget per la riduzione del rischio disastri e fornire incentivi per i residenti, per le famiglie a basso reddito, comunità, settori pubblici, e privati che investono nella riduzione del rischio.

3. Mantenere aggiornati dati sui pericoli e vulnerabilità, redigere valutazioni dei rischi e usarle come base per lo sviluppo urbano di piani e decisioni. Assicurarsi che queste informazioni e i piani per la resilienza della tua città siano già disponibili al pubblico e pienamente discussi.

4. Investire e mantenere infrastrutture critiche che riducono i rischi, come drenaggio delle acque, adattate dove devono lottare contro il cambiamento climatico.

5. Assicurare la sicurezza di tutte le scuole e le strutture sanitarie, e aggiornarle quando necessario.

6. Applicare e rafforzare norme architettoniche e principi di uso del territorio nella pianificazione, realistici e attenti ai rischi.

7. Assicurarsi che programmi di educazione e training nella rieducazione sul rischio di disastri, siano previsti nelle scuole e nelle comunità locali.

8. Proteggere gli ecosistemi e le riserve naturali per mitigare le alluvioni, il fenomeno “storm surge” e altri pericoli, verso i quali la tua città potrebbe essere vulnerabile.

9. Installare presto sistemi d’avviso e di gestione delle emergenze nella tua città e tenere addestramenti regolari per la prontezza pubblica.

10. Dopo ogni disastro, assicurarsi che i bisogni dei sopravvissuti siano posti al

centro della ricostruzione, con supporto per questi e per le loro organizzazioni comunitarie per progettare e aiutare a realizzare delle risposte, incluso ricostruire case e sostentamenti. 20

Fonte: United Nation International Strategy for Disaster Reduction. Making Cities Resilient: “My city is getting ready”


Gli sforzi verso la resilienza urbana dovrebbero passare da obiettivi singoli e specificatamente locali, verso più integrati focus sui rischi complessivi, sulle condizioni di sviluppo, oltre alle singole performance di aree locali; inoltre i futuri sviluppi urbani dovrebbero essere valutati in termini di contributi nel migliorare la resilienza urbana. Gli impatti dei cambiamenti climatici influenzeranno gravemente i gruppi più vulnerabili all’interno della città; i punti principali della questione riguardano quindi la previsione dei cambiamenti che interesseranno la città, e il controllo e gestione dei rischi che ne possono comportare.

Pensare ad una città resiliente significa non solo dare delle risposte fisiche alla città, ma soprattutto avviare una serie di processi di sviluppo a lungo termine, supportati da risorse flessibili, che sappiano rispondere alla complessità dei cambiamenti, alla cultura e allo sviluppo ambientale. Ridurre quindi la vulnerabilità dei cittadini, gestendo il rischio di disastri sempre più probabili col passare del tempo, a causa di tutti i fattori che l’uomo sta alterando e che portano ai cambiamenti climatici. Ma quali fattori comprometteranno la sicurezza della città? Anche se i cambiamenti climatici sono a scala globale, è chiaro che ogni città a seconda delle caratteristiche morfologiche e biochimiche, verrà messa sotto pressione e risponderà in maniera differente. Per portare avanti delle previsioni è quindi necessario, dopo aver fissato i principali cambiamenti che interesseranno la Terra negli anni futuri, analizzare in maniera approfondita i fattori che aiuteranno o contrasteranno questi cambiamenti, le caratteristiche del territorio sul quale andiamo a lavorare, fissare degli obiettivi di adattamento e mitigazione, per poi vedere in che maniera e su che punti andare ad intervenire. 21



Lo stress delle risorse naturali è provato che il cambiamento climatico non è il fattore ambientale più serio con il quale le città si devono confrontare. La perdita di biodiversità e l’inquinamento eccedono i limiti di sicurezza planetaria, anche più dei cambiamenti climatici.

Planete Boundaries Lo spazio operativo di sicurezza nei sistemi naturali globali. L’area verde rappresenta lo spazio operativo di sicurezza proposto per ogni sistema. L’ombra rossa denota lo stato stimato di ognuno di essi. Il tasso di biodiversità persa, cambiamenti climatici, e interferenza umana con il ciclo dell’azoto sono ampiamente oltre lo spazio operativo di sicurezza

Ad ogni modo il cambiamento climatico è un problema globale di una complessità senza precedenti, che causa l’urgente richiesta alle città, al governo e ai portatori d’interesse, di lavorare assieme in nuovi modi. Da una parte, i cittadini sono i maggiori contribuenti ai cambiamenti climatici e sarà necessario correggere il loro stile di vita. Dall’altra i cambiamenti influenzeranno la sicurezza dei cittadini stessi, specialmente le classi più povere e vulnerabili. Il cambiamento climatico è strettamente collegato con l’urbanizzazione. Questa, così come la crescente connettività e crescita economica, sono i fenomeni mondiali più rilevanti. Interazione sociale, qualità della vita, e cambi nell’urbanizzazione stanno mutando rapidamente. Per esempio l’80% degli scienziati, ingegneri, tecnici, e fisici viventi, vivono tutt’ora nelle città. Questi lavoratori intellettuali scambiano continuamente idee attraverso internet, pubblicazioni e conferenze. La conoscenza cresce esponenzialmente: tutta la conoscenza tecnica di oggi rappresenta solo l’1% del totale che sarà disponibile nel 2050. Un cambiamento nel tipico problem-solving contemporaneo nelle città e paesi, è un aspetto critico che il cambiamento climatico sta comportando. Come i lavoratori intellettuali devono abbracciare il continuo apprendimento (e azioni), anche le città devono farlo. Problemi e opportunità, costringono la città a crescere nell’urgenza e nella complessità. Come le città rispondono al cambiamento climatico, procurerà visioni critiche in risposta ai complessi fattori dei prossimi 40 anni.

23


Planetary Boundaries Nel 2009 viene proposto dallo Stockholm Resilience Centre una struttura di lavoro per identificare i limiti del pianeta, prendendo delle unitĂ di misura di riferimento per ognuno dei 9 sistemi naturali analizzati.

24


Lo stress delle risorse su Mestre A Mestre gli effetti dei cambiamenti climatici si sono già visti. Negli ultimi anni la città è stata soggetta a sempre più frequenti alluvioni, causati da piogge troppo abbondanti in brevi archi temporali o da maree straordinarie. La sicurezza dei cittadini sarà sempre più a rischio, a causa soprattutto di questi fenomeni estremi. La perdita di biodiversità è il processo ambientale maggiormente stressato. La pressione dell’uomo ha inciso in maniera importante, portando alla perdita del 30% di specie mondiali dal 1970 ad oggi, attraverso la perdita di habitat ed invasione di specie aliene. Mestre è in linea con questo andamento, mettendo a rischio gli habitat del proprio territorio. L’acqua potabile è una riserva sempre più importante, perché sempre più scarsa. A Mestre, come in tutta Italia, i consumi e gli sprechi sono trai più elevati al mondo, e manca il concetto di gestione e riutilizzo delle acque grigie. Il 65% dei consumi idrici interessa il settore agricolo, che dovrà essere monitorato con un occhio di riguardo. ACID. OC EANI

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25



CAMBIAMENTO CLIMATICO 27



Le 4 famiglie degli scenari IPCC A1: mondo globalizzato, rapidissimo sviluppo e equilibrio nel reddito [A seconda delle fonti energetiche utilizzate; A1F1: energia fossile A1T: energie alternative A1B: entrambe] A2: sviluppo lento, meno crescita tecnologica. B1: come A1, ma con rapido cambiamento nelle strutture economiche, verso una economia di informazione e servizi, maggiore equità. Nessuna iniziativa climatica. B2: enfasi su soluzioni economiche locali, con un livello intermedio di sviluppo economico, protezione ambientale ed equità. Popolazione sempre in crescita.

Comprendere il clima del futuro L’IPCC (International panel climate change)è un organismo delle Nazioni Unite, istituito nel 1988 dalla Organizzazione Mondiale per la Meteorologia (Wmo) e dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UN Environment Programme), allo scopo di fornire ai politici una valutazione obiettiva e corretta della letteratura tecnico-scientifica e socio-economica disponibile in materia dei cambiamenti climatici, impatti, adattamento e mitigazione. L’attività principale dell’Ipcc è quella di realizzare ogni sei anni dei rapporti aggiornati di valutazione scientifica sullo stato delle conoscenze nel campo dei cambiamenti climatici, rapporti speciali e articoli tecnici e su argomenti ritenuti di particolare interesse scientifico. E’ importante ricordare che l’Ipcc è l’organismo ufficiale che fornisce l’informazione scientifica per le deliberazioni della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici. Gli scenari che propone questo organismo si dividono in 4 famiglie di future “vision”; ogni famiglia corrisponde alla realizzazione di un diverso tipo di sviluppo socio-politico energetico economico.

Variazione di Temperatura

(°C al 2090-2099 rispetto al 1980-1999) Caso Concentrazioni costanti per l’anno 2000 Scenario B1 Scenario A1T Scenario B2 Scenario A1B Scenario A2 Scenario A1FI

Innalzamento del Livello del Mare

(m al 2090-2099 rispetto al 1980-1999) Intervallo basato sui modelli escludendo futuri cambiamenti dinamici rapidi del flusso di ghiaccio

Miglior stima

Intervallo di probabilità

0.6

0.3 – 0.9

N/A

1.8 2.4 2.4 2.8 3.4 4.0

1.1 – 2.9 1.4 – 3.8 1.4 – 3.8 1.7 – 4.4 2.0 – 5.4 2.4 – 6.4

0.18 - 0.38 0.20 - 0.45 0.20 - 0.43 0.21 - 0.48 0.23 - 0.51 0.26 - 0.59

29


Aumento delle temperature Il surriscaldamento globale è un fenomeno ormai inequivocabile, se osserviamo l’aumento della temperatura media dell’aria e degli oceani degli ultimi anni. Questo incremento è causato da un incremento della concentrazione di gas serra in atmosfera, dai cambiamenti della superficie terrestre come la deforestazione, e dall’ incremento di aerosol derivante dall’inquinamento. Tutti i principali fattori ai quali è attribuito il cambiamento climatico sono quindi causati dall’uomo. La proiezioni a 100 anni della temperatura superficiale terrestre, è stimata dall’IPCC aggirarsi in un range tra +1.1 e +6.4°C, con la conseguenza di avere inverni più umidi ed estate più aride.

30

IPCC Climate Change Synthesis Report 2007 Previsione dell’aumento di temperatura della superficie terrestre


Variazione delle precipitazioni IPCC Climate Change Synthesis Report 2007 Variazioni percentuale precipitazioni periodo 2090-99, rispetto al 1980-99. I valori sono le medie di più modelli basati sullo scenario A1B

Un aumento della temperatura globale media può portare a maggior evaporazione e precipitazioni. Negli ultimi decenni è stato possibile rilevare dei cambiamenti specifici nella quantità e nella distribuzione dei modelli delle precipitazioni. Alle alte latitudini sono molto probabili aumenti delle quantità di precipitazione, mentre sulla maggior parte delle terre nelle regioni subtropicali sono probabili delle diminuzioni (attorno al 20% per lo scenario A1B) nel 2100. La probabilità di un periodo di siccità di 30 giorni nell’Europa meridionale, nelle previsioni aumenta di un fattore da 2 a 5 se si raddoppiano le concentrazioni dei gas serra, mentre le precipitazioni medie diminuiscono solo del 22 per cento.

31


Innalzamento livello medio mare Negli ultimi 100 anni, il livello del mare si è sollevato in tutto il mondo di circa 10-12 cm. È possibile considerare questo innalzamento come il periodo conclusivo di un innalzamento continuo che perdura dall’ultima glaciazione, ma il livello delle acque è cresciuto in maniera più evidente negli ultimi 50 anni (vedere grafico). Gli scenari proposti dall’ IPCC prevedono che nell’arco di 100 anni ci sarà un innalzamento del livello medio del mare di un range che va da 0.18m a 0.59m . Le coste sono destinate ad essere esposte a rischi sempre maggiori, includendo l’erosione e la perdita di aree umide, a causa dei cambiamenti climatici e dall’innalzamento del livello medio del mare. Si prevede che dal 2080 diversi milioni di persone in più rispetto ad oggi, sperimenteranno alluvioni annuali dovuto all’innalzamento del livello mare. Gli effetti saranno aggravati dalla pressione indotta dall’uomo sulle aree costiere.

100

60

59cm

40

20

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18cm

ati rilev dati

-20 1900

1950

2000

2050

32

2100

Proiezioni IPCC 2007

Innalzamento Livello Mare (cm)

80

IPCC Climate Change Synthesis Report 2007 Innalzamento del livello medio mare previsto dai differenti scenari. Si prevede un innalzamento che oscilla da 18 ai 59 cm entro il 2100


Incremento eventi estremi Oltre al dibattito meteorologico, è dimostrato che i danni economici risultanti dagli eventi meteorologici estremi sono drammaticamente aumentati negli ultimi decenni. Naturalmente, l’inflazione, la crescita della popolazione e la crescita della ricchezza globale contribuiscono all’aumento dei costi causati dai danni dovuti agli eventi meteorologici estremi. É molto probabile che eventi di estremo caldo, ondate di calore, siccità o forti precipitazioni continueranno ad essere sempre più frequenti. è anche probabile che i futuri cicloni tropicali (tifoni e uragani) diventeranno più intensi, con punte della velocità del vento in aumento e precipitazioni più forti associate ad un continuo incremento delle temperature marine superficiali dei tropici. L’acqua vive e si manifesta quindi nei due estremi del paradosso climatico attuale, rappresentati da siccità e inondazioni, accentuati dal surriscaldamento del Pianeta.

33



Prevedere e gestire gli impatti Recenti studi attestano che a causa della criticità idrogeologica del territorio italiano circa 6 milioni di persone abitano un territorio ad alto rischio idrogeologico, 22 milioni in zone a rischio medio e che nel nostro Paese ci sono 1.260.000 edifici a rischio di frane e alluvioni; di questi, oltre 6.000 sono scuole, mentre gli ospedali sono 531. Nello specifico, riguardo la provincia di Venezia, la sua conformazione geologica e geomorfologica, associata all’articolata rete idrografica che la attraversa e alla presenza del mare, è la causa naturale che la rende vulnerabile all’allagamento del suo territorio. Il territorio provinciale presenta infatti quote che variano dagli oltre 20 metri s.l.m. del settore nord occidentale della provincia, al livello marino delle lagune di Venezia, Caorle e Bibione. Vi sono inoltre bacini drenati artificialmente che sono posti a un’altezza inferiore a quella lagunare (fino a - 4 metri s.l.m.), nell’area meridionale e in quella nord orientale. Questa particolarità altimetrica è il risultato delle bonifiche idrauliche che hanno recuperato da paludi e lagune ampi tratti di territorio, ora coltivati e su cui insistono vari centri abitati, zone industriali e case sparse. Se la città di Venezia può ritenersi per alcuni aspetti simbolo di resilienza, abituata da sempre a continui allagamenti, dovuti all’andamento delle maree e alla scarsa altezza rispetto al livello del mare, Mestre presenta caratteristiche morfologico-territoriali ben differenti, ma dovendosi confrontare in parte con il bordo costiero, all’aumentare del livello del mare, sarà sempre più pericolosamente soggetta ad eventi alluvionali dovuti alle maree. Copertina “Emergenza alluvione Veneto“ redatto da Regione Veneto 35


Per comprendere e controllare il rischio alluvioni è necessario quindi costruire delle previsioni a lungo termine, dalle quali scaturiranno le aree a maggior rischio, risultanti da simulazioni di stress effettuate sul territorio. Si è preso in considerazione lo scenario più pessimistico del report IPCC che prevede per il 2100 un innalzamento del livello medio mare di 0.59 m. Considerando però fattori aggiuntivi, come possibili maree eccezionali, si prevede un innalzamento di 1.90 m, da considerare come scenario estremo di stress che può intervenire sul nostro territorio. Simulando quindi lo scenario IPCC per il 2100, e incrociandolo con il “microrilievo della terraferma veneziana”, elaborato dalla Regione Veneto nel 2008, vengono messi in evidenzia gli edifici (residenziali, terziari, di istruzione e sanitari) situati nelle rispettive zone con differente probabilità di alluvione. Bassa probabilità 3000 di alluvione (< 0.5% o 1 in 200 anni) Residenziale 1865 Edifici Residenziali 104 Edifici Terziari 6 Edifici Scolastici 1 Edificio Sanitario

2 000

3000

Residenziale

2 000

Media probabilità di alluvione (> 0.5% o 1 in 200 anni)

650 48 5 0

Edifici Residenziali Edifici Terziari Edifici Scolastici 1000 Edifici Sanitari

Probabilità di alluvione Legenda:

1000

Terziario

AltaTerziario probabilità di alluvione (> 0.5% o 1 in 100 anni)

Istruzione 7 Edifici Residenziali 4 Edifici Terziari 0 Sanità

0 0

Edifici Scolastici Edifici Sanitari

Istruzione Sanità

0

36

Trascurabile (< 0.1% o 1 in 1000 anni) Bassa (< 0.5% o 1 in 200 anni) Media (> 0.5% o 1 in 200 anni) Alta (> 0.5% o 1 in 100 anni) Edifici di interessse (Istruzione, sanità)


previsione aree a rischio alluvione +2m s.l.m.

0

200 500

100 300

1000m


Dobbiamo anche ricordare che la provincia di Venezia, “terra d’acqua e d’incanto”, rappresenta un contesto territoriale unico, caratterizzato da una fitta rete idraulica e fognaria, spesso messa in crisi nelle zone urbane da piogge violente che interessano le coste, sempre più frequenti. L’intensa impermeabilizzazione dei suoli e l’insufficienza delle reti di smaltimento delle acque determinano contestualmente un generale e diffuso dissesto idraulico dell’intero territorio provinciale, cui è necessario far fronte con nuovi interventi di programmazione. Negli ultimi anni si sono registrati alcuni episodi di allagamenti particolarmente critici, che hanno interessato pesantemente anche la terraferma veneziana. Uno dei più devastanti resta l’evento verificatosi il 26 Settembre 2007, quando in alcune località della provincia sono caduti oltre 300 mm di pioggia in 12 ore, con punte orarie fino a 120 mm/h. 300 246.8

250 201

200 126.6

150 91.2

100

111.4

59.2

42.2

50 24

In questi casi, la paura per i livelli raggiunti dai più importanti corsi d’acqua è stata notevole, e ha richiesto ancora una volta il coinvolgimento della Protezione Civile e di numerosi volontari.

0

12 or e

6o re

3o re

1o ra

45

m

in

.

.

in

m

30

m in .

15

10

m

in

.

Questi eventi critici si sono manifestati per la concomitanza di vari Mestre-Marghera 26 sett 2007 Mestre max 1992-2006 Mestre SIMN '56-95 fattori tra cui, oltre alle piogge intense e prolungate, lo scioglimento delle nevi per innalzamento della temperatura e la marea di scirocco, che ha ostacolato il ricevimento a mare dei corsi d’acqua. Non si tratta più dunque di casi isolati. 5m in .

mm

257.6

Complice l’intensa ed estesa impermeabilizzazione dei suoli, anche lo sviluppo infrastrutturale del nostro territorio deve confrontarsi con il tema della sostenibilità dell’uso della risorsa idrogeologica. In altre parole, dobbiamo trasformare la cultura dell’emergenza in una rinnovata sicurezza idraulica, cogliendo nel contempo l’occasione per volgere gli attuali fattori di rischio in opportunità di sviluppo, di lavoro e di riqualificazione ambientale.

38

Grafico: sono riportate le massime intensità di precipitazione registrate a Mestre-Marghera in occasione del 26.09.07 ed i massimi precedenti validi per Mestre, relativi al periodo 1992-2006 (fonte ARPAV) e al periodo storico disponibile dal 1956 al 1995 (fonte ex Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale) Da tale confronto emerge chiaramente l’eccezionalità dei valori di pioggia registrati a Mestre in occasione dell’evento del 26.09.2007: in tutti gli intervalli temporali sono stati superati abbondantemente, anche di 2-3 volte, i valori massimi precedenti relativi sia al periodo 1992-2006 che al periodo 1956-1995 per gli intervalli da 1 ora a 12 ore.


AREE ALLUVIONATE 26.09.2007

0

200 500

100 300

1000m



PERDITA BIODIVERSITà 41


42


La scommessa della biodiversità mondiale Adottata nel giugno 1992 a Rio de Janeiro dagli stati membri delle nazioni unite, la Convenzione Mondiale sulla Biodiversità ha avuto durante questi 20 diverse tappe di aggiornamento con qualche risultato ma tanti insuccessi. Nei suoi scopi non adottava delle liste di specie, o siti da gestire ma: 1 la conservazione della diversità biologica, 2 l’uso sostenibile dei suoi componenti, 3 la giusta ed equa divisione e i benefici dell’utilizzo di queste risorse genetiche, attraverso un appropriato uso delle tecnologie necessarie. Durante gli anni si hanno avuto sucessivi convegni, piani strategici che indirizzavano la via e ponevano seri obiettivi con scadenza 2010, perchè le risorse biologiche sono considerate le risorse genetiche, gli organismi o parti di essi, le popolazioni, o ogni altra componente biotica degli ecosistemi con uso o valore reale o potenziale per l’umanità. Concetti importanti che hanno portato in questi anni ad un processo sociale economico culturale anche, che sta profondamente segnando il nostro tempo e le nostre vite. Anche l’UE e molti stati hanno recepito e messo in pratica gli obiettivi internazionali portando a esempi molto virtuosi e nuovi successi che però a scala globale ancora non si fanno vedere. Gli obiettivi sono: 1 Promuovere la conservazione della diversità biologica degli ecosistemi, degli habitat e biomi 2 Promuovere la conservazione della diversità delle specie 3 Promuovere la conservazione della diversità genetica 4 Promuovere un uso e un consumo sostenibile 5 Ridurre le pressioni dalla perdita di habitat, dai cambiamenti nell’uso del suolo e il degrado e l’uso insostenibile dell’acqua 6 Controllare le minacce di specie invasive aliene 7 Indirizzare le sfide per la biodiversità da cambiamenti climatici e dall’inquinamento 8 Mantenere la capacità degli ecosistemi di fornire beni e servizi e mezzi di sussistenza di supporto 9 Mantenere diversità socio culturale di indigeni e comunità locali 10 Assicurarsi la ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche foto di Emanuele Stival

Nel 2010 è stato fatto un bilancio di questi obiettivi partendo da indicatori biologici e monitorando il loro stato di salute in tutto il globo. 43


Indicatori del progesso sulla diversità biologica e loro trend e grado di accuratezza stato e trend dei componenti della biodiversità

Andamento della misura di biomi selezionati, gli ecosistemi, e delle regioni, e degli habitat Andamento dell’abbondanza e distribuzione di specie selezionate Cambiamento di stato nelle specie minacciate Andamento della diversità genetica di animali domestici, piante coltivate, e specie di pesci di grande importanza socio-economica

+ =

Copertura area protetta Integrità ecosistemi e beni e servizi degli stessi

Indice trofico marino Connettività/frammentazione degli ecosistemi

Uso sostenibilie

Aree di ecosistemi di foreste, agricoltura, acquacoltura sotto una gestione sostenibile Concetti di impronta ecologica Stato di conoscenza tradizionale, innovazioni e pratiche

Stato e andamento della diversità linguistica, e numeri di persone che parlano le lingue indigene Stato di traferimento delle risorse

+

Aiuto pubblico allo sviluppo e sostegno della Convenzione

Come si può constatare da questo schema la situazione al 2010 degli indicatori non rassicura riguardo la situazione mondiale. Nonostante ci siano stati numerosi sforzi la situazione è da migliorare ancora molto. Infatti ci si è dati nuovi obiettivi con scadenza 2020 come vedremo più avanti.

44

Legenda:

++

cambiamento non verificato

Andamento di specie aliene

=

Deposito di azoto

= + + = +

cambiamento negativo

Minacce alla biodiversità

cambiamento positivo

Qualità dell’acqua degli ecosistemi acquatici

fonte: CBD Global Biodiversity Outolook Montreal 2010


I principali indicatori della biodiversità Popolazione delle specie a rischio estinzione Lista rossa

un po’ di dati:

1.00

La popolazione mondiale di specie viventi è scesa del 31% dal 1970 al 2006, in particolare ai tropici del 59%, mentre negli ecosistemi di acque interne del 41%, solo nelle aree temperate si ha avuto una crecita del 15%. In EU dal 1980 la popolazione di specie di uccelli di campagna è 2% scesa del 50% e ben il 40% delle 1200 specie di uccelli marini è in (875) declino.

Coralli

0.95

Uccelli 0.90

Proportion of all assessed species in different categories of extinction risk on the IUCN Red List, based on data from 47,677 species.

7% In ogni gruppo di cui conosciamo il

14%

Mammiferi

0.85

(3 325)

(6 548)

Source: IUCN

trend ci son specie vicine all’estinzione 10%

0.80

(4 891)

Anfibi 0.75

0.70 1980

1985

40%

1990

1995

2000

2005

2010

Gli anfibi hanno il maggior numero di specie a rischio. Mentre i coralli è il genere di animali con il trend più vertiginoso. Il 23% di specie di piante son minacciate. Infine uccelli e mammiferi uccisi per scopi alimentari e medicinali 19% son fortemente minacciati.

(9 075)

2%

(19 032)

(875)

i valori rappresentati mostrano il trend di perdità di specie per i gruppi maggiormente minacciati.

14%

8%

(6 548)

(3 325)

(3 931)

Dati mancanti Meno trattati vicina al vulnerabile

Vulnerabile A rischio A rischio critico 45

10%

(4 891)

il 36% delle specie mondiali è a rischio estinzione e siamo ad una situazione paritaria con le specie non vulnerabili. Certamente un contesto non positivo fonte: CBD Global Biodiversity Outolook Montreal 2010

Proportion of a categories of e List, based on d

7%

19%

40%

(9 075)

(19 032)

8%

(3 931)

Estinto in natura

Dati mancanti Meno trattati

Vulnerabile A rischio

Estinto in natura

Source: IUCN


Questi grafici evidenziano lo stato di salute dei grandi gruppi di esseri viventi. Preoccupano gli anfibi, con poche specie ma con il maggior numero di vulnerabilità. 10 000 Gli uccelli son i più studiati e dimostrano Uccelli appunto quanto sia grave e pericolosa la situazione per la biodiversità.

Dati mancanti Meno trattato Quasi vulnerabile Vulnerabile A rischio Critico Estinto

Vulnerable 10 000 Num. di specie

10 000

Threatened

Endangered Threatened

9 Endangered 000

Critically endangered

0 Critically 8 endangered 000

Extinct or Extinct in the Wild

fonte: CBD Endangered Global Biodiversity Outolook MontrealCritically 2010 endangered

0

Extinct or

Extinct the Wild Num. di inspecie 2 000 Anfibi

Extinct or Extinct in the Wild

0

7 000

1 500

Anfibi

Uccelli

6 000

Mammiferi 5 000

Mammiferi

1 000

4 000

3 000

500 2 000

Libellule Crostacei di acqua dolce Pesce d’acqua dolce Coralli

Rettili

1 000 0

Conifere Palme

46

Crostacei di acqua dolce Rettili Coralli Conifere Pesci Palme di acqua dolce Libellule

0


10% prateria il 12% è territorio protetto, nelle ecoregioni però soltanto il 10% e gran parte del territorio più vulnerabile non è protetto convertendo tutto in valutazioni economiche forse qualcosa si salva TEEB 3,6 miliardi di dollari il turismo wildlife in Sud Africa nel 2000 crescerebbe anche il PIL se le risorse venissero prese in misura opportuna tali da farle rinnovare 200 miliardi $ il giro di affari che nasce dall’impollinazione di insetti nel mondo

Ecosistema terrestre - Diversità genetica

La foresta tropicale continua a perdere porzioni enormi anche se è un trend più lento in questi anni. 25 000 Perdita cumulativa di foresta La foresta tropicale occupa il 31% 15 20 000 Near threatened 20 000 degli ecosistemi terrestri ma contiene più del 50% di biodiversità. Perdita di foresta all’anno 15 000 10 Si è passati dai 27000 km2 nel 2003/2004 ai 7000 km2 nel 08/09 con 10 000 Vulnerable 5 un -74% di distruzione. 5 000 Diversità genetica Una distruzione arrestata anche dalla 10 000 Threatened crescita di foreste nelle aree tempe0 si 2015 sta perdendo 0 negli ecosistemi naturali agricoli e nella produzione 1990 1995 2000 2005 2010 2020 rate.essere conservare in banche dati le varietà fondamentale riuslta Anche savane e praterie che son le meno monitorate stanno avendo grosse perdite. genetiche anche di cibo Endangered 46000 specie coltivate nel 1950 a 1000 nel 2006 Il 95% di prateria nel nord america è andatadapersa 70%una di ricchezza è nelle banchedigenetiche Il Cerrado nel sud america è diminuito del ormai 50 % ilcon perdita complessiva 4000 km2. il 21% di 7000 specie riproduttive è a rischio estinzione Si forma così un’ecosistema molto frammentato, le specie non hanno corridoi pertanto o mie ben 35 specie son domestiche grano, o si adattano, o soccombono. la continau perdita di biodiversità compromette il benessere di tutt il 25% della terra mondiale è degradato dal 1980 al 2003 il 30% di foresta il 20% di coltivato il 10% di prateria il 12% è territorio protetto, ma gran parte del territorio più vulnerabile non è protetto. Deforestazione in km

% perdita

30 000

Le barre indicano la superficie di foresta amazzonica brasiliana ceduata ogni anno. Mentre la linea nera la % di foresta persa rispetto alle origini.

20

The darker bars represent the actual area of the Brazilian portion of the Amazon deforested each year between 1990 and 2009 (figures on left vertical axis), as observed from satellite images analysed by the National Space Research Agency (INPE). The lighter bars represent the projected average annual rate required to fulfill the Brazilian government target to reduce deforestation by 80% by 2020 (from the average between 1996 and 2005). The solid line shows cumulative total deforestation (figures on right vertical axis) as a percentage of the estimated original extent of the Brazilian Amazon (4.1 million km2). Source: Brazilian National Space Research Agency (INPE)

Un gran numero di razze delle 5 maggiori specie di animali allevati rischiano l’estinzione.

Allo stesso tempo si sta perdendo negli ecosistemi naturali, agricoli e nella produzione. La conservazione in banche dati è uno strumneto imprenscindibile. 46000 specie coltivate nel 1950 1000 specie coltivate nel 2006 ormai il 70% di ricchezza è nelle banche genetiche.

0

20

60

80

Gallina

Pecora Maiale Buoi Non a rischio

A rischio

la continua perdita di biodiversità compromette il benessere di tutti noi 47

Percentuale 100

Large n the five stock ar tion. Mo 35 dom more th stock b as being

Source: FA

Capra

Sconosciuto

fonte: CBD Global Biodiversity Outolook Montreal 2010

40

Estinto


Ecosistema acque interne - Ecosistema marino Qualità delle acque di bacino in Malaysia Percentuale 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0

1990

1992 Inquinato

1994

1996

1998

Semi inquinato

2000

2002

2004

2006

2008

Uno degli ecosistemi più alterato e con un trend drammatico. Stiamo perdendo moltissime aree umide. Si è stimato che per l’agricoltura in USA e UE è stata prelevata dal 56% al 65% di acqua. 73% paludi prosciugate in Grecia dal 1930. 60% è andato perso in Spagna. 90% perso in Iraq dal 1990 al 2002. Purtroppo a livello mondiale si hanno pochi dati chiari perchè qualità acqua varia molto da nazione a nazione (studi nazionali o di bacino).

Un caso esemplare: i bacini fluviali della Malaysia con importanti sforzi economici e di governo soprattutto locale hanno portato ad un incremento della qualità delle acque e un ripristino ecosistemico senza precedenti.

Pulito

Mangrovie, letti di alghe, reef sono in costante e vertigionoso declino e son tutti ecosistemi con la grande funzione di togliere CO2 fonte: Dal 1980 si perdono 1850 km2/anno dal 2000 è di 1000 km2/anno -45% CBD 2 1/5 di mangrovie è scomparso = 36000km dal 1980 al 2005 Global Biodiversity -29% prati sommersi -25% paludi mariOutolook china marine trofic index ne -85% di ostrica, estinte dal 37% degli 3.55 Montreal 2010 Since the mid 1990s, China’s Marine Trophic estuari Index has shown signs 3.50 of an increase. This fol80% degli stock marini è stato consumato lows a steep decline dur- trofico marino L’indice 3.45 ing the 1980s and early della Cina è tornato anche le aree protette crescono. 1990s, resulting from overfishing. The figures 3.40 a crescere in questi Le aree + vulnerabili hanno solo il 10% suggest that although ultimi the marine food web offanni dopo un 3.35 protetto. China may beperiodo recover- nero. Anche qui ing to some extent, it has più restrittive e not returned topolitiche its former 2 miliardi di persone vivono direttamente 3.30 condition. severe sfrozi economici con le risorse del mare con giro di affari 3.25 e di coinvolgimento da 82 miliardi $ stimati. hanno portato a questo 3.20 risultato. Un giro di turismo sui reef da 3.15 100000000$/anno. 1950 1954 1958 1962 1966 1970 1974 1978 1982 1986 1990 1994 1998 2002 2006 China’s Marine Trophic Index

Source: Chinese Ministry of Environmental Protection

48


Pressioni correnti sulla biodiversità Cambiamento climatico Il più significativo e il più pro8 gressivo come effetto. Lo scioglimento ghiacci aumen7 ta il livello del mare, e la CO2 nell’aria. +0,74°C non è niente in cofronto a quanto si avrà se 6 si seguirà lo stesso trend. Inquinamento e nutrienti 5 Ciclo di Azoto e del Fosforo sono fonte di tutti i problemi. Stiamo bruciando molto con la 4 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 moderna industria. Le percentuali di questi inquinanti stanno aumentando in tutti gli ecosistemi. Direttiva EU per correre ai ripari specialmente in agricoltura, campo difficile da controllare meno fertilizzanti, rotazione campi, impianti di stoccaggio letame da usare solo se necessario. Ghiaccio nel mare artico

Milioni di2 km2

Un continuo declino dell’estensione dei ghiacci misurati a settembre quando l’estensione è minima!

The extent of floating sea ice in the Arctic Ocean, as measured at its annual minimum in September, showed a steady decline between 1980 and 2009. Source: National Snow and Ice Data Center

fonte: CBD Global Biodiversity Outolook Montreal 2010 Aree marine considerate a zone di morte per la quantità mancante di ossigeno. La maggior parte nata alle foci dei grandi fiumi, nata da un aumento di composti e sostanze non opportunamente trattate e rilasciate nei fiumi. I nutrienti promuovo il proliferare di alghe che sottraggono ossigeno agli esseri viventi

Specie aliene invasive 11000 specie aliene documentate, 1347 hanno un impatto economico, 1094 hanno un impatto ecologico, le piante terrestri hanno impatto maggiore e presto ci saranno nuove minacce. La principale minaccia per la biodiversità e non ci son segnali positivi o di inversione del trend. 542 specie in 57 paesi hanno un impatto dimostrato e questo è un dato sottostimato. Eccessivo sfruttamento e consumo non sostenibile pratiche eccessive sono un imposizione sulla biodiversità, a livello mondiale manca una significativa riduzione di tale pressione. Molte specie vengono troppo cacciate in tutti gli ecosistemi.

Numeri di zone morte 500

400

300

200

Luoghi delle zone morte 100

0

1910

1920

1930

1940

1950

1960

1970

1980

1990

2000

2010

The number of observed “dead zones”, coastal sea areas where water oxygen levels have dropped too low to support most marine life, has roughly doubled each decade since the 1960s. Many are concentrated near the estuaries of major rivers, and result from the buildup of nutrients, largely carried from inland agricultural areas where fertilizers are washed into watercourses. The nutrients promote the growth of algae that die and decompose

49


50


La biodiversità in Europa Il piano di azione a favore della biodiversità nacque nel 1979 con la prima legislazione a favore ma divenne operativo nel 1998 in tutti i Paesi membri. L’obiettivo 2010 è fallito nonostante nel 2006 si fosse rincalzata la dose degli obiettivi e i target, rendendoli più concreti. Qualche risultato si è ottenuto ma ora si è proiettati verso una nuova strategia 2020. Macroobiettivi:

1 massima priorità alla direttiva uccelli e habitat per il loro copletamento ma a tutta la biodiversità in genere 2 maggior partner per la biodiversità nel mondo anche, anche perchè le sue azioni si devono riper cuotere nel resto del mondo 3 serie di strategie per potersi adattare meglio ai cambiamenti climatici in atto 4 la base di conoscenza migliorare la nostra comprensione della biodiversità e dei servizi ecosistemi ci

Nonostante il continente sia di dimensioni ridotte presenta al suo interno un elevato livello di biodiversità, ma sta fortemente diminuendo. Cause: 1 degrado e frammentazione habitat, 2 eccessivo sfruttamento delle risorse, 3 specie esotiche 4 inquinamento Il TEEB sintetizza in 50 miliardi $ le perdite globali a livello di ecosistemi di terraferma. L’AEA sancisce che siamo in forte perdita ma non così grave come in altre parti del mondo. Il 25% di fauna è a rischio estinzione e molte più specie son in calo. 65% di habitat e 52% di specie son in stato di conservazione pessimo nel 2009. la situazione risulta peggiore per le specie prative e di pascolo. Ci son troppe zone artificiali in tutta EU sorte in modo incontrollato come industrie e infrastrutture. In 15 anni è aumentato dell’8% pari a 12500km2 il terreno cementificato in tutta UE con la consegenza primaria di frammentazione degli habitat. A farne le spese le zone più vulnerabili circa il 30% di territorio dell’UE27 è frammentato in modo elevato, gli ecosistemi son fortemente compromessi e non forniscono più servizi e beni necessari alla vita. Si è calcolato che la pressione dellEU27 è pari a due volte il suo stesso territorio.

Lista IUCN specie a rischio estinzione nell’UE27 mammiferi marini 25% mammiferi terrestri uccelli 12% anfibi libellule 16% farfalle 51

15% 22% 7%


Salvaguardare gli habitat e le specie più importanti Dalle direttive “habitat” e “uccelli” è nata la rete Natura 2000 per la protezione di tutte le specie di uccelli e 1500 altre specie di piante e animali e 230 habitat. In queste aree si evitano pratiche dannose e opportune misure di conservazione per mantenerle o ripristinarle. Dal 2006 aggiuni oltre 200000 km2, oltre 26000 siti ripartiti nei 27 stati membri. Entro il 2012 fine della mappatura con formazione dei piani di getione. Coinvolgere le popolazioni affinchè vengano mantenute pratiche rurali salvaguradando allo stesso tempo l’ambiente. Conservare e ripristinare la biodiversità e i servizi ecosistemici nel contesto rurale dell’UE Conseguenze di inquinamento e uso intensivo vanno ben al di là della perdita delle specie. La biodiversità è il motore che alimenta i nostri ecosistemi, se si degrada i suoi servizi calano fortemente. L’agricoltura può avere un ruolo importante perchè interessa ancora il 50% del territorio europeo. La riforma della PAC deve essere ampiamente positivo con nuove proposte di sviluppo rurale. Ridurre inquinamento anche nei sistemi fluviali. I primi risultati positivi si son visti in quelle aree in cui si è attuata la riforma.

Conservare e pripristinare la biodiversità e i servizi ecosistemici nell’ambiente marino I mari hanno un ruolo fondamentale per la conservazione. Ma ormai gli stock sono oltri i limiti fisici di rinnovo. Inquinamento ed eutrofizzazione, e specie aliene creano zone morte nel marte. Una politica europea comune con pesca più selettiva e piani di recupero pluriennali per un livello di pesca più sostenibile.

La direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino Necessaria più integrazione per la pianificazione territoriale. I nuovi piani devono essere sottoposti ad attenta valutazione. Uso attivo dei fondali e il prelievo son aspetti da prendere subito in considerazione per poter invertire gli effetti sull’ambiente. Necessario investire sulla natura, 2,7 miliardi di euro spesi per la diffusione e conoscenza della biodiversità marina e tutela della stessa, anche attraverso una promozione di un turismo consapevole e lento 52

1

2

3

4


5

6/8

9

10

fonte: piano d’azione sulla biodiversità valutazione 2010

Ridurre sensibilmente l’impatto delle specie esotiche invasive e dei genotipi esotiche La proliferazione delle specie esotiche invasive è la 2° causa di perdita di biodiversità in UE e la globalizzazione contribuisce non poco. Crescita esponenziale di nuove specie sarà un tendenza duratura, oltre 10000 specie in europa, di cui il 15% potenzialmente pericolose per il continente causando grandi danni economici. Nel 2008 il controllo e riparazione dei danni è costato 12 miliardi di €. Considerando il problema prioritario si sta andando verso una strategia comunitaria di lotta. Uno sforzo comune perchè le specie non conoscono confini politici Rafforzare il ruolo della UE nella lotta a favore della biodiversità nel mondo Sostenere la biodiversità in tutto il mondo , l’UE è al primo posto negli sforzi internazionali, soprattutto a livello commerciale di scambi e elaborazioni di politiche specifiche. 114milioni € finanziati ogni anno, garantendo il 50% di procedure d’appalto verdi e come obiettivo contrastare il commercio illegale e ridurre l’impatto di questi.

Sostenere l’adattamento della biodiversità ai cambiamenti climatici Attività umana come causa dei cambiamenti, condizioni più estreme in più parti del mondo. E peculiarità è il localismo geografico che non permette di avere una strategia comune. I costi economici, sociali e ambientali son in costante aumento, ci son già effetti negativi su 92 specie e positivi solo su 30, possibilità seria di sconvolgimenti di interi ecosistemi ma si può ancora gestire in un certo modo per mitigare gli effetti. Occorre ridurre le emissioni, che dal 1990 son diminuite dell11% e rispetto all’obiettivo 2020 siamo al 50% di riduzione. Potenziare in maniera sostanziale la base di conoscenze Aumentare la ricerca sulla biodiversità a sostegno della politica affinchè si possano dare i giusti supporti. Fondamentale sembra essere instaurare un rapporto più serio e profondo perchè noi dipendiamo dagli ecosistemi. Finanziare la ricerca sugli ecosistemi fino a formare un atlante dei rischi ecosistemici. Nascita del TEEB a livello mondiale per valutare in termini economici come questi ecosistemi ci supportano e come noi creiamo rischi e danni, da fare anche a livello europeo. 53


Stato dei servizi ecosistemici nell’UE stato relativo al periodo 1990 al 2006 servizi ecosistemici approvigionamento

ecosistemi agricoli

migliorato

foreste

misto

ambienti prativi

degradato

lande arbusteti

non conosciuto

zone umide

laghi e fiiumi

raccolti/ legname bestiame prodotti alimentari spontanei combustibile legnoso pesca da cattura acqua coltura risorse genetiche acqua dolce servizi di regolazione impollinazione regolazione clima regolazione parassiti regolazione erosione regolazione idrica depurazione acqua controllo rischi servizi culturali fonte: progetto europeo RUBICODE

servizi ricreativi servizi estetici 54


Le azioni in Italia_verso un futuro più bio L’Italia è il paese in Europa con il più elevato numero di specie di fauna e flora di tutta Europa. Non è di difficile constatazione vedere quanto l’Italia sia un corridoio biologico fondamentale tra Africa e Eurasia. 57468 specie di fauna di cui 4777 son endemiche circa l’8,6% 1255 vertebrati 13300 piante di cui 6700 vascolari di cui, a sua volta il 15% è endemico In Italia il 68% dei vertebrati terrestri è a rischio estinzione:

fonte: Verso la strategia nazionale per la biodiversità Ministero dell’Ambiente Dipartimento

il 66% di uccelli il 64% mammiferi il 76% anfibi il 88% dei rettili il15% di piante vascolari

Cause principali: consumo suolo, specie alloctone invasive, prelievo venatorio. Almeno il 46% dell’ittiofauna è di provenienza alloctona. Il ruolo dell’uomo è fondamentale per la perdita di tutto questo anche se ben il 20% delle estizioni è causato da specie alloctone. Ambienti: Il 60% del territorio italiano è montagna Le foreste occupano1000000 ha Le aree secche dal 1951 al 1980 + 6,5% dal 1980 al 2000 + 18% su oltre il 50% di Sicilia su oltre il 46% di Puglia Da qui nasce il fenomeno del cambio destinazione suolo in cui l’Italia ha il triste primato per consumo di calcestruzzo. Nel 2007 son stati prodotti 47000000 tn di calcestruzzo di cui il 70% destinazione residenziale. Dal 1990 al 2005 son stati occupati 3663000 ha di terreno più di Lazio e Abruzzo unite. In Italia son presenti 27000000 di immobili (stima). Da tutto ciò emerge che solo il 14% del territorio misurato attraverso un cerchio di 10km di diametro può considerarsi privo di edifici. Una pesante frammentazione del territorio che difficilmente sarà convertibile. 55


Indicatori biodiversità, stato attuale rispetto agli obiettivi del piano di azione Biodiversità: tendenze e cambiamenti Consistenza e livello di minaccia di specie animali Consistenza e livello di minaccia di specie vegetali Diffusione di specie alloctone animali e vegetal Densità venatoria Consistenza dell’attività di pesca Zone protette Superficie delle aree protette terrestri Superficie delle aree protette marine Zone di Protezione Speciale (ZPS) Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) Zone umide Zone umide di importanza internazionale

Agricoltura Aziende e superficie agricola utilizzata Distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti Distribuzione dei prodotti fitosanitari Utilizzo prodotti fitosanitari su singola coltivazione Gestione dei suoli agrari Gestione delle risorse idriche Qualità delle acque-pesticidi Aziende agricole con misure ecocompatibili Allevamenti zootecnici Eco–efficienza in agricoltura Consistenza e livello di minaccia di specie vegetali Emissioni di ammoniaca dall’agricoltura Emissioni di gas serra dall’agricoltura Territeno agricolo interessato da rilasci di OGM Silvicoltura Produzione legnosa e non legnosa Certificazione di gestione forestale sostenibile Contributo delle foreste al ciclo del carbonio

Pressione antropica in zone umide di importanza internazionale Foreste Superficie forestale: stato e variazioni Entità degli incendi boschivi Carichi critici delle deposizioni inquinanti Defogliazione della chioma di specie forestali

Incidenza dei fattori di minaccia per i Vertebrati sul totale delle specie minacciate

50,5

32,0

%

Influenze antropiche indirette: A1 Bonifiche zone umide 60 A2 Trasformazioni habitat A3 Uso pesticidi e inquinamento acque 50 A4 Incendio e taglio boschi A5 Cambiamento attività agricole 40 A6 Attività tempo libero Influenze antropiche dirette: B1 Caccia 30 B2 Lotta ai nocivi B3 Prelievo a scopo commerciale 20 B4 Vandalismo B5 Inquinamento genetico 10 B6 Pesca eccessiva B7 Bracconaggio e pesca illegale 0 B8 Competizione specie alloctone C1 Cause naturali C2 Cause sconosciute

24,5

22,0

21,0 17,5 14,5

15,0

12,5

12,0

6,0

3,5

A1

A2

A3

A4

A5

A6

B1

B2

3,0

B3

fattori di minaccia

56

10,0

9,5

9,0

B4

B5

B6

B7

B8

C1

D1

fonte: Annuario dati ambientali ISPRA 2010


Sintesi dei 10 obiettivi della strategia UE per la biodiversità

UE 1

Salvaguardare gli habitat e le specie più importanti

2

Conservare e ripristinare la biodiversità e i servizi ecosistemici nel contesto rurale dell’UE

3

Conservare e pripristinare la biodiversità e i servizi ecosistemici nell’ambiente marino

4

La direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino

5

Ridurre sensibilmente l’impatto delle specie esotiche invasive e dei genotipi esotiche

6

Rafforzare sensibilmente l’efficacia della governance internazionale per la biodiversità e i servizi ecosistemici

7

Potenziare notevolmente il sostegno alla biodiversità e ai servizi ecosistemici nell’ambito dell’assistenza esterna dell’Unione europea

8

Ridurre drasticamente l’impatto degli scambi internazionali sulla biodiversità e i servizi ecosistemici su scala planetaria

9

Sostenere l’adattamento della biodiversità ai cambiamenti climatici

10

Italia

Mestre

Potenziare in maniera sostanziale la base di conoscenze

Tavola di sintesi dei 10 obiettivi per la strategia sulla biodiversità. Abbiamo messo a confronto l’UE l’Italia e Mestre per ogni punto. Dalla tabella emerge che gli obiettivi principali son di sostenere l’adattamento ai cambiamenti climatici, implementare i servizi biotici ed ecosistemici e connesso salvaguardare gli habitat e le specie che garantiscono questi servizi puntando sulla diversità genica e ripristino di buoni quantitativi di abbondanza. 57


58


BioMestre La città di Mestre si colloca come la porta verso l’entroterra di Venezia. Un ruolo delicato ma soprattutto una posizione non di poco conto per gli aspetti biotici che insistono su di essa. La laguna tutti sanno quanto è importante come area umida a livello internazionale sottoscritta dalla convenzione di Ramsar e ritenuta dai maggiori esperti come il punto più importante dell’Italia. Luogo di sosta per centinaia di migliaia di uccelli migratori nidificanti e svernanti. Ultimamente, da una parte gli inizi di una conversione di Porto Marghera con sucessive bonifiche, dall’altra un maggior controllo delle qualità delle acque del ruolo delle barene, del traffico di natanti, hanno portato ad un lieve ripristino di buone condizioni a livello locale, che ora però si devono confrontare con il trend mondiale del riscaldamento dei mari. A Venezia si può e si deve fare di più e a Mestre? Mestre non presenta grandi peculiarità biotiche se non tutto un sistema di canali e piccoli rii che destano preoccupazione per il loro stato di salute. I problemi che attanagliano il territorio possono essere sintetizzati in una cattiva pianificazione associata spesso ad una speculazione. Un processo che fa espandere il costruito senza regole riducendo sensibilmente le aree verdi. Un trend di cambio d’uso suolo che sfocierà nel PAT del 2012 del comune di Venezia a cui noi invece vogliamo dare un’alternativa soluzione rendendo Mestre una città più verde perseguendo gli obiettivi europei e nazionali. Come si sottolinea dal grafico a pag. 57, cercheremo di aumentare la biodiversità in città per contrastare la perdita di habitat ma soprattutto l’aumento bio verrà reso possibile con l’aumento dell’agricoltura nel tessuto urbano attraverso orti urbani principalmente e reinserendo vecchie e quasi perdute varietà di prodotti alimentari. Pensiamo che anche Mestre possa avere delle peculiarità che non dipendano da habitat esterni ma che sia essa stessa generatrice di ecosistemi che migliorino la quotidianità dei cittadini.

59


6

Alcune foto che mostrano come Mestre sia oggi una cittĂ alquanto disordinata dal punto di vista del tessuto urbano, con pochi spazi verdi, densitĂ poco misurata e grandi strade. Questa situazione deve cambiare in meglio per poter vivere meglio

2

13

7

15 14

8 11

9

5

12 10

1

4

60

3


1

viale garibaldi

9

Stazione

corso del popolo

viale Vespucci

10

8 quartiere Piave

via della Libertà

0,3

3

6

5

7

BAF 0

viale san Marco

città giardino

4

Bissuola

Il BAF è un efficiente indicatore che serve a misurare quanta percentuale di fattori biotici è presente in una determinata area. Esso si basa su un rapporto ben preciso tra area effettivamente naturale/ ecologica e area totale di analisi. Per semplificare le misurazioni è stata costruita una scala da 0 a 1 in base alla percentuale di superficie permeabile.

2

Parco San Giuliano

Parco Bissuola

forte marghera

Mestre_2012

11

12

piazza barche

1

parco Ponci

0,7

piazza Ferretto

0,5

13

14 61

15


Analisi BAF

LEGENDA terreno impermeabile terreno semimpermeabile terreno poco connesso con il suolo <80cm terreno poco connesso con il suolo >80cm terreno permeabile 0

62

1 km

Tale procedimento si adotta a livello urbano per conoscere quanta % biotica è presente e successivamente adoperare le scelte opportune a seconda degli scopi preposti. Molto importante come riferimento a livello europeo il lavoro svolto su Berlino per il piano di sviluppo che in questi anni sta interessando la capitale teutonica. Per quanto riguarda Mestre, innanzittutto abbiamo considerato anche l’area di Porto Marghera per avere un quadro complessivo.


Livello biotico Superficie totale 17213 ha Superficie sviluppata 5753 ha Superficie non sviluppata 11450 ha Grado di sviluppo 33% BAF 0,3

1 59 5 3

32

82 42 65 10 6 3

5

5

5

16

1 68

Per un miglior lavoro abbiamo semplificato gli step di bioticità e anche le aree di indagine. E’ emersa una situazione non brillante in cui a marcare il territorio è la città impermeabile che di fattori biotici ha ben poco per cui farsi ricordare. Questa nostra analisi sarà il punto di partenza per un profondo rinnovo.

11

11 4

67 85 18 3

16

60

12

69 6 12

16

57 7 10 6

3

5

5

3

20 50

10

16

45 35 9 4

8

12

40

63

90 2


64


La sfida dell’agricoltura La sfida di una crescita equa entro i limiti ecologici

Il rapporto che l’organizzazione OXFAM ha redatto e da cui abbiamo preso spunto, da un

a di una crescita equa entro quadro i limiti ecologici significativo a livello mondiale del momento cruciale in cui viviamo per quanto riguarda 2010 2050 la disponibilità di cibo e la ricchezza o povertà che ne scaturisce. imiti ecologici 2050“Growing a better future” chiarisce in modo inequivocabile le cause che hanno Il documento 2050

polazione:

7ml

polazione:

9ml

neta

Popolazione:

7ml

portato a questo stallo e la possibile prospettiva futura che loro si auspicano. Ci interessa partiPopolazione: colarmente lo stato di fatto per poter inserire il contesto europeo e quello italiano con il nostro progetto su Mestre. Popolazione: Obiettivi che ci si prefigge su scala mondiale sono: Popolazione: ridurre l’impatto dei consumi entro i limiti ridistribuire i consumi anche ai più poveri Con 3 sfide per una produzione più sostenibile, più equa e resiliente ai cambiamenti. Essendo chiaro che la capacità della terra è una costante e l’aumento di popolazione un trend in rapida ascesa, risulta fondamentale iniziare a ridistribuire la ricchezza di cibo e cambiare sistemi economici che si basano sul prezzo tenendo conto dei cambiamenti climatici e con la necessità a monte di una nuova ed efficacie governance mondiale. Un sistema alimentare infruttuoso e basato su falsi parametri

9ml

9ml

9ml

La sfida di una crescita equa entro i limiti ecologici Limiti del pianeta Impatto dell’uso delle risorse

Impatto dell’uso delle risorse

2010

Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione

Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione2050

Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione

Popolazione:

e danneggiate dal 20% della popolazione

7ml

Popolazione:

9ml

fonte: Growing a better future OXFAM giugno 2011

Limiti del pianeta

65

Impatto dell’uso delle risorse

Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione


Impronta della produzione sostenibile quanto comporta in termini di consumi produrre cibo per sempre più persone sempre più affamte, e con sempre più alti i prezzi? L’impronta ecologica del cibo

GALLINA

UOVA LATTE

GRANO

15,500

16

7.9

6

3,900

4.6

6.4

1.8

3,333

5.5

6.7

1,000

10.6

9.8

1,300

0.8

1.5

2470 1650 1430 610 3400 1300

3,400

RISO

1 Kg

Impronta acqua(litri) Emissioni (Kg CO2e) Uso della terra (m2)

Grano (kg)

Un piccolo ma esemplicativo schema di come alcuni prodotti incidono sulla produzione di alimenti che non mangiamo direttamente ma che “consumiamo” per avere un altro prodotto. Alto impatto e non elevate calorie le forniscono le carni, alimenti che troppo spesso riteniamo essenziali nella nostra dieta.

Calorie (Kcal)

La divisione della terra destinata all’agricolutra ha raggiunto il suo picco La divisione della terra destinata all’agricolutra ha raggiunto il suo picco Area agricola (% su terra globale)

38 Area agricola (% su terra globale) 38

Area agricola (% su terra globale) 1.4 1.4

Area agricola (ettari pro capite)

37

36 35

1.2 1.0

36

35

34

33

0.8

35

1.0

0.8

0.6

La superficie agricola ha raggiunto il suo massimo ormai da alcuni anni. Ovviamente la sfida si sposta su quanto riusciremo a produrre consapevoli del trend demografico internazionale.

36

35

fonte: Growing a better future OXFAM giugno 2011

34

33

1976

1972

1968

1964

1961

2008

2008 2004

33

2004 2000

34

0.6 2000 1996

1996 1992

1984

1980

1976

1972

1968

1964

1961

1992 1988

1988

1984

1980

1976

1972

1968

1964

1961

66

% di terra globale

34

37

1.2

ettari pro capita

36

% di terra globale

38

38

37

% di terra globale

1.6

La divisione della terra destinata all’agricolutra raggiunto Area agricola (% suha terra globale) il su 1.6

37

33

La divisione della terra destinata all

Area agricola (ettari pro capite) Area agricola (ettari pro capite)

% di terra globale ettari pro capita

CARNE

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1


L’adattamento ai cambiamenti climatici in agricoltura Con i c.c. aumenta la fragilità degli ecosistemi e con essi anche la produzione agricola e tutto il ciclo che gira intorno ad essa. Una fragilità sempre più evidente e cresciente che si manifesta soprattutto sui paesi in via di sviluppo nei quali aumentano gli affamati e i poveri. Questi cambiamenti sconvolgono anche i mercati economici che decidono sui prezzi; un aumento dei prezzi incrementa il numero di persone che non possono permettersi certi beni. L’aumento dell’uso di tecnologie e fertilizzanti non permette al giorno d’oggi di diminuire il gap con le sempre più alte perdite degli stock alimentari. Alla base di tutto ciò c’è un fallimento dei governi rimasti troppo passivi nonostante tutto fosse sotto i loro occhi. Il vero prezzo del cibo predetto per i prossimi 20 anni cambia

Il vero prezzo20 del cibo predetto per i prossimi Il vero prezzo del cibo predetto per i prossimi anni cambia 2030 con cambiamento clima 20 anni cambia 2030 andamento base

180 del cibo predetto per i prossimi 20 anni cambia 2030 andamento base

160 140 120 100 80 60 40

2030 con cambiamento clima

180 160 140 160 120 140 100

120

80

100

60

80

40

60

20

40

0

fonte: Growing a better future OXFAM giugno 2011

Percentuale Percentualedidicambio cambio nella nella produzione produzionedidimais maisalal2030 2030

Il cambiamento del clima Mais Bestiame Grano Altre Risaie 20 Altri processi Carne prodotto Riso lavorato 20 non poco la influenzerà coltivazioni alimentari finito produzione di derrate 0 0 e si ripercuoL’impatto previstodal dal c.c.sulla sullaproduzione produzione L’impatto previstodel delc.c. c.c. sulla produzione alimentari L’impattoGrano previsto L’impatto previsto Bestiame Mais Riso lavorato Risaie Altre sulla produzione Altri processi Carnec.c. prodotto Risaie Bestiame Grano Mais Riso lavorato Altre Altri processi Carne prodotto di primario regionale al2030 2030 di mais al 2030 2030 terà sul prezzo. Sarà più di mais al di cibo cibo primario regionale al coltivazioni alimentari finito coltivazioni alimentari finito risaie C Africa AfricaRisaie AfricaEEAfrica Africa Cina risaie Bestiame Grano Mais lavorato AltreBrasile Carneopportuno prodotto Risoconsiderare Brasile C WWAfrica Cina grano mais mais mais mais mais risaie risaie S-ES-E grano mais asiaasia SE Africa Africa WWAfrica Africa CCAfrica AfricaE EAfrica Africa C AmericaAnde Ande SE C America coltivazioni finito questo fattore imprevedibile. Pertanto piuttosto -5 che cercare di prevederlo -5 -5 -10 sarebbe cosa buona e -10 giusta cercare di adattarsi -15 -15 quanto prima instaurando -10 -10 -20 nuove pratiche e nuovi -20 metodi. Percentuale Percentualedidicambio cambionella nella produzione produzioneinterna internarealtiva realtiva al al 2030 2030

si

180 con cambiamento clima 2030

2030 con cambiamento clima Incremento del delle prezzo delle esportazioni mondiali Incremento del prezzo esportazioni mondiali su base 2010 su base 2010

to base

Incremento del prezzo delle esportazioni mondiali su base 2010

2030 andamento base

-15

-15

-20

-20

67

-25

-25 -30

-30 -35

-35 -40

-40


Un sistema che fa acqua da tutte le parti Le sfide precedentemente accennate potrebbero essere intraprese in modo propositivo se alla base vi fosse un sistema più sano di quello rappresentato dai seguenti diagrammi. Innanzittutto c’è un ristretto gruppo di aziende che detengono la maggior parte del mercato determimando l’andamento del mercato stesso dei prezzi e creando reazioni sociali a catena con rispercussioni su intere popolazioni. Chi controlla il sistema cibo?

7ml

consumatori

Non più di 500 compagnie commercianti controllano il 70% delle scelte

compagnie del cibo

rivenditore

1.5ml produttori Le entrate della Wal-Mart raggiunse 400ml $ nel 2009, equivalente al PIL dei paesi poveri del mondo.

Cargill, Bunge e ADM Nestlè, la più grande compagnia,controlla l’80% controllano circa il 90% della produzione di latte in del commercio globale Perù, e nel 2000 era la più di grano grande compagnia in Brasile. L’imput delle compagnie 4 sigle, Dupont, Monsanto, Syngenta e Limagrain, dominano oltre il 50% del volume delle vendite mondiali di semi

Una delle più elevate ingiustizie a cui assistiamo tutti i giorni e di cui siamo protagonisti comprando loro prodotti. Una vera e propria oligarchia detiene il potere e il controllo del mercato della maggior parte dei prodotti con ripercussioni socialli ed economici non di poco conto nel mondo rurale e delle piccole imprese

Un esempio di distribuzione iniqua si può valutare dalla produzione di Co2 e dai rifornimenti di cibo che non sempre vanno a braccetto ma che son un importante indicatore di stato di salute di un paese nel mercato mondiale. Il sistema cibo è cosparso di inequità: emissioni e rifornimenti di cibo

Il sistema cibo è cosparso di inequità: e Il sistema cibo è cosparso di inequità: emissioni e rifornimenti di cibo Riforni Rifornimento di cibo (kcal/capita/giorni) nel 2007 Totale emissioni nel 2007 (tonnellate di CO2e per persona) 11.4

Il sistema cibo è cosparso di inequità: emissioni e rifornimenti di cibo Totale emissioni nel 2007 (tonnellate di CO2e per persona) Rifornimento di cibo (kcal/capita/giorni) nel 2007 Totale emissioni nel 2007 (tonnellate di CO2e per persona)

19.3 3748

19.3 3748

8.7 3458

9.9 2812

8.7 3458

0.1 2376

0.1

2 2376 3113

2 3113

Totale3376 emissioni nel 2007 (tonnellate di CO2e per persona) 11.4 3376

9.9

2264

2.5 2264

1980 2999

7.4 2999

11.4 3376

1.3 8.7 2812 19.3 2352 1.8 3458 3748 2538

0.1

1980 19.3 3748 2.5 0.1 7.4

Rifornimento di cibo (kcal/capita/giorni) nel 2007

19 3227

6819

3227

1.3 2352 1.8 2538

0.1 2376

Una sintesi di come sia complesso il fenomeno di produzione e emissione dei gas serra non sempre correlati tra loro ma che rispondono a esigenze ben definite fonte: Growing a better future OXFAM giugno 2011

8.7 3458

0.1 1980

28 0.1 23761.3 2352 1.8 25


Queste disuguaglianze e questa oligarchia di mercato porta ad innescare un processo di impoverimento non solo di terre ma soprattutto di società, intere popolazioni o tipologie di famiglie risentono di questo organismo mondiale male strutturato. Un impoverimento che viene reso evidente dalla malnutrizione, non avendo terre da coltivare o non riuscendo a guadagnare a sufficienza queste persone mangiano male e poco soprattutto. I Paesi in via di sviluppo son quelli che risentono maggiormente di questi disequilibri essendo loro in un limbo che con la crisi finanziaria si è reso molto più intricato. Dove affamate? Dovesono sonole lepersone persone affamate?

Dove sono le persone affamate?

Malnutrizione per di famiglia (stima 2005,%) Malnutrizione regione (2010, milioni) Malnutrizione pertipo tipo famiglia (stima 2005,%) perper regione (2010, milioni) Malnutrizione perditipo di famiglia (stima 2005,%) Malnutrizione Malnutrizione per regione (2010, milioni) Paesi sviluppati Paesi sviluppati Paesi sviluppati Vicino oriente e nord Africa Vicino oriente e nord Vicino oriente e nord AfricaAfrica AmericaAmerica Latina Latina

19

Oligarchia, disuguaglianze, perdita di terreno, cambiamenti climatici, andamento dei prezzi indicizzano verso un quadro ben preciso delle tipologie di famiglie che più risentono di questa situazione. Determinati gruppi distribuiti in determinati Paesi, specialemente in quelli in via di sviluppo.

America Latina

19 1937

Famiglie urbane Famiglie Famiglie 20%

urbane urbane 20% 20%

famiglie di coltivatori a piccola scala

3753 37

578 8

50% a piccola scala

5353

Sub-sahara Sub-sahara

239

Asia e Pacifico

famiglie di coltivatori famiglie di coltivatori a piccola scala

Africa Africa Africa Sub-sahara

239 239

57 578 Asia e Pacifico

50% 50%

Famiglie rurali senzaterra Famiglie20% rurali

Asia e Pacifico

Famiglie rurali senzaterra senzaterra 20% Famiglie di pastori, 20%

pescatori, e forestali 10%

Famiglie di pastori, Tramutando tutto questo in termini finanziari che purtroppo rendono ancora meglio l’idea (in pescatori, forestali Famiglie di epastori, 10% realtà basterebbero questi pochi diagrammi per rendersi conto della gravità della situazione). pescatori, e forestali 10% I governi, come se non bastasse, continuano ad investire quantità esorbitanti di denaro forse a vuoto ma senz’altro in beni che poco interessano alla vita reale pubblica. Questa rotta è da invertire subito per poter sperare in un mondo più equo, sostenibile e che garantisca la giusta ricchezza alimentare a tutti.

In tutto questo i governi dei Paesi continuano a non rendersi protagonisti in positivo ma al contrario investono con costanza e poca lungimiranza in pratiche dannose per tutti dando la priorità al profitto subito ma che avrà conseguenze ben pesanti un domani. fonte: Growing a better future OXFAM giugno 2011

I governi son bravi nell’investire in beni nocivi all’interesse pubblico

€15ml

sussidi biocarburanti

€43ml

€191ml

€7.4ml ODA per l’agricoltura

sussidi mondiali per l’energia rinnovabile

€2.6ml

€236ml Supporto all’agricoltura dei paesi industrializzati

contributo al WFP

Sussidi mondiali per i carburanti fossili (solo consumo)

69


70


La nuova PAC: ultimo tentativo contro il declino europeo Finora le politiche agricole comunitarie son state inefficaci e dissipatrici di moltissimi fondi. Si spera che con questa profonda riforma comunitaria si arrivi a un obiettivo in cui l’agricoltura sia ancora un cardine della vita nel vecchio continente, tenendo conto di tanti e nuovi aspetti sorti in questi decenni con l’avvento di numerosi parametri sociali economici, etcnologici e ambientali. Cosa non va! Iniquità dei pagamenti Iniustizie alimentari Disoccupazione crescente nel settore Volatilià del prezzo Fallimenti ambientali e di adattamento al c.c.

Cosa c’è da fare! + sostegno agli agricoltori con più servizi soddisfare la domanda globale + qualità nel locale aumentare la scelta cotrastare volatilità dei prezzi + rispetto per l’ambiente

Perchè è necessaria una riforma della PAC Sfide economiche

Sfide ambientali

Sfide territoriali

sicurezza alimentare variabilità dei prezzi crisi economica

emissioni gas serra degrado dei terreni qualità dell’acqua e dell’aria habitat e biodiversità

vitalità zone rurali diversità dell’agricoltura

produzione alimentare valida

gestione sostenibile delle risorse naturali e azioni sul cambiamento climatico

sviluppo territoriale equilibrato

Contribuire al reddito agricolo e limitarne la variabilità. Migliorare la competitività e il contributo del settore al valore aggiunto della catena alimentare Offrire una compensazione alle zone con vincoli naturali

Garantire la fornitura dei beni pubblici Promuovere la crescita “verde” mediante l’innovazione Perseguire l’attenuazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici

Sostenere la vitalità delle aree rurali e l’occupazione Promuovere la diversificazione Permettere la diversità sociale e strutturale nelle zone rurali

Obiettivi

fonte: PAC verso il 2020 Commissione EU Agricoltura e sviluppo rurale

71


2,4 % 16,0 % 16,4 %

QUOTA NELLA PRODUZIONE AGRICOLA DELL'UΕ (% al 2005) QUOTA NELLA PRODUZIONE AGRICOLA DELL'UΕ (% al 2005)

2,4 %

PRINCIPALI PRODOTTI AGRICOLI COMUNITARI PRINCIPALI PRODOTTI AGRICOLI COMUNITARI 3,8 %AL (PERCENTUALE DELLA PRODUZIONE IN BASE (PERCENTUALE 1,8AL % VALORE – 2005)DELLA PRODUZIONE IN BASE VALORE – 2005) 6,3 % 6,3 %

UK 6,5 % UK 6,5 %

NL 6,9 % NL 6,9 %

16,4 %

16,0 % 16,0 %

16,4 % 16,4 %

2,2 % 2,2 % Cereali

IT 14,2 % IT 14,2 %

DE 12,6% DE 12,6% PL 4,9 % PL 4,9 % ES 12,7 % ES 12,7 %

FR 20,3 % FR 20,3 %

PRINCIPALI ESPORTAZIONI AGRICOLE COMUNITARIE (percentuale in base al valore del 2005)

8,1% 8,1%Olio di oliva

2,4 2,4% % 3,8 3,8% % 1,8 1,8% %

Ortaggi freschi Vino Bovini, suini 5,1%e caprini 5,1% Altro

16,4 16,4 % %

5,1% 7,7%

8,1% 4,8% 3,9% 2,3%

40,4%

17,6% 36,5%

5,5%

7,1%

3,8% 3,5%

Carni e frattaglie commestibili Latte e derivati Ortofrutticoli freschi Preparazioni di frutta e verdura Fiori e piante Ce r e a l i , p r o d o t t i d e l l a m a c i n a z i o n e e amidi

3,3% 5,6%

21,8%

Grassi e oli Bevande, liquori e aceto Zucchero e dolciumi Altro

4,9% 6,3% 5,9% Carni e frattaglie commestibili Semi oleosi Frutti commestibili Ce r e a l i , p r o d o t t i d e l l a macinazione e amidi

72

16,4 %

2,2 % 8,1%

2 5,1%

Cereali Olio di oliva Ortaggi freschi 21,4 % Vino Bovini, suini e caprini Altro Semi oleosi Frutta fresca Patate Prodotti lattiero-caseari Uova e pollame

Semi oleos Frutta fresc Patate Prodotti la Uova e pol

21,4 % % 21,4

Cereali Semi oleosi oleosi Cereali Semi Olio Frutta fresca fresca Olio di di oliva oliva Frutta Ortaggi freschi Patate Ortaggi freschi Patate Vino Prodotti lattiero-caseari lattiero-caseari Vino Prodotti Bovini, suini Uova ee pollame pollame suini Uova PRINCIPALIeBovini, IMPORTAZIONI AGRICOLE COMUNITARIE caprini e caprini Altro (percentuale Altroin base al valore del 2005)

6,0%

3,8 % 1,8 %

Preparazioni di frutta e verdura Grassi e oli Bevande, liquori e aceto Cacao e sue preparazioni Altro

Da questi semplici ma significativi grafici si capisce come in un Europa unita ci siano ancora molte disomogeneità. L’agricoltura e l’allevamento presentano ancora un buon stato di salute anche se la competizione inizia sempre più a crescere. La globalizzazione e i cambiamenti climatici saranno dei parametri che influenzeranno enormemente la produzione, la tipologia dei prodotti le esportazioni e le importazioni.

fonte: La politica agricola comune alla portata di tutti Commissione europea Dir. Gen. Agricoltura e Sviluppo Rurale


LE «MONTAGNE DI CIBO» SONO SOLO UN RICORDO Evoluzionedidelle scorte pubblicheundiricordo cereali (scorte d'intervento) Le “montagne cibo” son soltanto

fonte: La politica agricola comune alla portata di tutti Commissione europea Dir. Gen. Agricoltura e Sviluppo Rurale

Migliaia di tonnellate

Mais Grano duro Orzo Segala Frumento

30 000 25 000 20 000 15 000 10 000

04/05

02/03

00/01

98/99

96/97

94/95

92/93

90/91

88/89

86/87

84/85

82/83

80/81

78/79

76/77

74/75

0

72/73

5 000 70/71

04/05

02/03

L’aumento demografico, l’uso insostenibile del suolo, la crisi economica del settore, un mancato sostegno alla maggior parte degli agricoltori ha portate ad un nuovo scenario. Non si avranno più riserve di cibo per eventuali momenti instabili e soprattutto con il cambiamento climatico sempre più pressante si avranno delle conseguenze e dei cambiamenti nel ciclo di produzione dei raccolti, nella distribuzione delle acque e nella fertilità della terra. Da tutto ciò emerge la necessità di un rinnovamento sostanziale della politica e della mentalità che sta dietro alla produzione agricola andando ad intervenire in ogni signola regione di ogni singolo stato riprendendo in mano le peculiarità del luogo come vincolo primo per la produzione di beni e servizi.

35 000

68/69

e

evoluzione delle scorte pubbliche di cereali Mais Grano duro Orzo Segala Frumento

00/01

98/99

ORDO ntervento)

Campagna di commercializzazione

Cambiamenti climatici_possibili conseguenze nelle aree biogeografiche agricole UE estati piovose bufere invernali, e inondazioni stagion di lunghezza crescente terreni agricoli più idonei rischi di peste e malattie inverni piovosi e con inondazioni estati piovose rischio siccità e stress idrico rischio erosione del suolo gamma di colture in flessione rischio inondazioni estati più calde e secche rischio di peste e malattie per i coltivi flessione dei raccolti salute e benessere degli animali disponibilità d’acqua rischio siccità. momenti di calore rischio erosione suolo crescita delle stagioni, flessione dei raccolti aree ottimali per i raccolti 73


74


L’agricoltura veneta L’Italia all’interno del sistema Europa è una delle nazioni più produttive nonostante abbia un territorio che non aiuta. Il 60% della nazione è caratterizzato da montagne e colline e nelle pianure si riversa la maggior parte degli abitanti. In Italia ci son moltissime problematiche che aizzate dalla crisi hanno portato a forti scompensi nel settore. I trend delle problematiche son impressionanti; il consumo di suolo è il nemico principale, la frammentazione iniziale ha portato ad abbandonare terre che a loro volta son state occupate da nuove costruzioni. La volabilità dei prezzi, decisi sempre da una parte minoritaria del settore, ha portato e porterà scompensi e a molti fallimenti. L’agricoltura una volta era il traino dell’economia italiana con moltissime occupazioni. Oggi con l’apertura dei mercati la globalizzazione la competizione stiamo perdendo terreno in molti frangenti. Puntare sulla qualità, sul riappropriarsi della terra, una nuova gestione del suolo e dei raccolti, adattarsi ai cambiamenti climatici, son soltanto alcuni aspetti che devono essere ripresi e intrapresi con l’aiuto delle amministrazioni e dell’intera Europa. Un agire locale per pensare globale. Nel frattempo si sta aspettando il 2013 per l’avvento di questa riforma della PAC che si spera dia i suoi frutti visti gli intenti più che positivi. Una sintesi numerica del contesto in cui ci troviamo per capire meglio la situazione disastrata dell’agroalimentare in Italia. L’agricoltura rappresentava nel 2000 il 2,5% del PIL nazionale mentre nel 2009 era scesa al 1,6%. Nel solo 2010 nel pieno della crisi la produzione rispetto all’anno prima era scesa del 2% con un valore aggiunto sceso del 3% e un costo di produzione aumentato del 4%. Tutto questo in contrasto con il prezzo all’origine sceso del 3% e un reddito complessivo di -7%. Bastano questi pochi numeri per capire il contrasto e la confusione che regna nel sistema agricoltura nazionale. Altro esempio il divario tra prezzi e costi di alcuni prodotti; il prezzo cereali è -55% mentre il costo è +33% e lo stesso il latte con un prezzo sceso del 33% e un costo aumentato del 21%. Le aziende nel 2000 erano 2400000 mentre nel 2010 son scese a 1630000 (-32%) mentre la SAU è scesa del 2% in 10 anni.

fonte: Rapporto sullo stato dell’agricoltura 2011 INEA 2011

75


SAU E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE. ANNO 2010 ZIENDE E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE. SAU E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE. NUMERO DI AZIENDE ANNO 2010 E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.

de 6.000 9.000 8.000 .000

00

SAU E

ANNO 2010

ANNO 2010

Numero di aziende da 219.000 a 276.000 da 98.000 a 219.000 da 46.000 a 98.000 da 3.000 a 46.000

Variazione % 2010/00Variazione % 2010/00 variazione positiva variazione positiva da 0% a -5% da 0% a -5% da -5% a -8% da -5% a -8% oltre -8% oltre -8% SAU (ha)

Numero di aziende da 219.000 a 276.000 da 98.000 a 219.000 da 46.000 a 98.000 da 3.000 a 46.000

Variazione % % 2010/00 2010/00 Variazione fino a -15% variazione positiva -15% a -30% dada0% a -5% -30% a -40% dada-5% a -8% SAU E oltre-8% -40% oltre

da 980.000 a 1.390.000 980.000 640.000 320.000

SAU (ha) da 640.000 a da 320.000 a da 980.000 a 1.390.000 da 40.000 a da 640.000 a 980.000 da 320.000 a 640.000 da 40.000 a 320.000

Variazione % 2010/00 fino a -15% da -15% a -30% da -30% a -40% oltre -40%

SAU (ha) da 980.000 a 1.390.000 da 640.000 a 980.000 da 320.000 a 640.000 da 40.000 a 320.000

% %

Variazione % 2010/00 variazione positiva da 0% a -5% da -5% a -8% oltre -8%

SAU (ha) MEDIA PER PROVINCIA.VENETO VENETO -- ANNI ANNI 2010 SAUSAU MEDIA PER PROVINCIA. 2010EE2000 2000 da 980.000 a 1.390.000 SAU MEDIA PER PROVINCIA. VENETO - ANNI 20 2010 2000 da 640.000 a 980.000 2010 2000 19,5 20 2000 2010 19,5 20 da 320.000 a 640.000 19,5 20 18 SAU a 320.000 da 40.000 18 Rovigo 15,9 16 superficie 18 15,9 16 5,1 1 agricola utile 14 16 14 SAT 12 14 10,9 superficie 12 10 10,9 12 8,7 agricola totale 7,9 10

VARIAZIONE % 2010/00 SAU E NUMERO AZIENDE PER PROVINCIA. VENETO

VARIAZIONE % 2010/00 SAU E NUMERO AZIENDE Var. %PROVINCIA. Numero aziende VENETO Var. % SAU PER Verona

10

10 0

-10

-20

-30

-40

-50

10 -60

0 -70

10

20

30

0 Verona

Vicenza -3,1

-10 -20

Vicenza

Belluno

Treviso

Var. % Numero aziende Belluno

-3,1 -30

-31,2

-40 -50 -21,3

-7,9

-13,0

-18,4 -48,3

Rovigo 5,1

Padova

Var. % SAU

Treviso

-13,0

-18,4

-21,3

Venezia

Venezia

0,0

Padova

-5,5

0,0

-7,9-31,4

-24,5

-5,5

-27,7

88,7

8

-24,5

-27,76 VARIAZIONE % 2010/00 SAU E NUMERO AZIENDE -31,4 -31,2 -64,5 -60

PER PROVINCIA. VENETO

-70

Var. % Numero aziende

Verona

-48,3

Vicenza

Belluno -64,5

-3,1

Italia -21,3

Veneto -18,4

Treviso

Aziende 120375 -7,9 -13,0 1630420 -31,2

Var. % SAU Venezia

7,0

7,0

4

4

2

2

0

0

Padova

2010 SAU

6

0,0

4,5

3,7

4,5

3,7 Verona

Rovigo Verona 5,1

SAT

-5,5

5,9

7,0

7,9

5,9

Vicenza

Vicenza

Belluno

Belluno

7,0 5,0 3,3

5,0

8,7

8 3,4 4,5 6

7,0

3,4

3,3 Venezia

Padova2

Rovigo

Venezia

Padova0

Rovigo Verona

Variazione % 2010/00 Aziende SAU

SAT

806319

1021969

-32,3

-5,3

-12,6

12885186

17277023

-32,2

-2,3

-8

-31,4

-24,5

-27,7

76

7,9 5,9

Vicenza

7,0 4,5

3,7

4

Treviso

Treviso

10

4,5

Belluno

5,0 3,3

Treviso

Venezia

fonte: statistiche flash Regione Veneto luglio 2011

4,5

3,4

Padova


DISTRIBUZIONE DELLA SAUdella PER PROVINCIA. Distribuzione SAU VENETO - ANNO 2010

distribuzione della sau per tipologia di coltivazione DISTRIBUZIONE DELLA SAU PER TIPOLOGIA DI COLTIVAZIONE. veneto anno 2010 VENETO - ANNO 2010

per provincia veneto anno 2010

Rovigo

Verona

Seminativi

14,9% 21,3% Padova

fonte: statistiche flash Regione Veneto luglio 2011 Questa carrellata di dati può essere confusionaria e anche molto lunga da leggere e da comprendere. Il succo della questione è che anche a livello provinciale ci sono quei trend che a livello europeo si cerca di contrastare. Il Veneto e la provincia di Venezia risentono molto di un’amministrazione poco lungimirante, di scelte sbagliate di un consumo di territorio troppo evasivo e una crisi che ha dato la mazzata finale ad un sistema in ginocchio. Il nostro intento sarà di dimostrare che la crescita di questo settore può iniziare dall’interno della città, in questo caso di Mestre. Principalmente orti urbani per soddisfare la domanda e aumentare la bioticità per ottemperare agli impegni internazonali.

16,8% 14,1%

11,5%

15,8%

Venezia

5,7%

70,4%

Vicenza

13,4%

16,0%

Belluno

Treviso

Legnose agrarie

0,2% Orti

familiari

Prati e pascoli

2000

Aziende 2010

%

2000

SAU 2010

%

Veneto

178404

120.735

-32

851276

806319

-5

Venezia

23899

16391

-31

119836

113303

-5

Seminativi

Azienda Ettari

2000

2010

Legnose agrarie

Ettari

2010

2000

2010

Veneto

129000

92890

-28%

89140

47200

-47%

77191

37335

-51%

Venezia

21980

15400

-30%

10960

4759

-57%

10222

4183

-59%

Veneto

579699 568000

-2%

108150 107690

-0,5%

73780

73708

0%

Venezia

108500 103500

-5%

-10%

6830

6262

-8%

Orti familiari

Azienda

2000

di cui Vite

8910

8048

Prati permanenti

2000

2010

2000

2010

Veneto

66562

38721

-42%

50461

22128

-56%

Venezia

12820

6480

-50%

983

400

-59%

Veneto

2423

1851

-24%

Venezia

473

291

-38%

77

161087 128731 1908

1438

-21% -25%



GESTIONE RISORSE IDRICHE 79



Acqua: una risorsa da preservare L’acqua è l’elemento chiave che rende possibile la vita sulla terra, è spazio fisico dove vivono gli habitat marini e gli ecosistemi acquatici continentali e garantisce le funzioni vitali per tutti gli esseri viventi. Il ruolo che l’acqua e gli ecosistemi acquatici hanno avuto nella storia delle diverse civiltà è stato in netta dipendenza con il modo di considerare la natura nelle varie epoche. Con l’importanza data alle conoscenze scientifiche, instaurata durante il Rinascimento e che verrà confermata poi dall’illuminismo, il concetto del dominio della natura si confermò come base della modernità. Nel diciannovesimo secolo, in molti paesi europei si imposero dei processi di vendita del patrimonio pubblico che portarono alla privatizzazione di terre, boschi e risorse naturali, e, tra queste, le risorse idriche e alla costruzione di grandi infrastrutture per l’irrigazione e per la navigazione. Si è inoltre diffuso l’utilizzo di acque sotterranee per l’irrigazione dei campi agricoli. Tali modelli di gestione vigenti hanno generato spirali di crescenti richieste di acqua che hanno superato le capacità degli ecosistemi, causando impatti irreversibili nella biodiversità. Questi fenomeni, oltre ai relativi impatti ambientali, generano dei gravi problemi socio-economici a livello mondiale che colpiscono in modo drammatico i paesi poveri o in via di sviluppo. Il degrado del ciclo idrico e la crisi della sostenibilità degli ecosistemi acquatici stanno riducendo notevolmente la rinnovabilità, in quantità e qualità, delle risorse idriche disponibili. La povertà e l‘ignoranza, assieme all’irresponsabilità di molti governi e di alcune istituzioni internazionali, completano spesso questo ciclo di degrado e di crisi ecologica degli ecosistemi acquatici. I modelli di pianificazione si sono basati tradizionalmente su dati medi annuali di precipitazione e di portate. Le prospettive di incertezza e di aumento della variabilità impongono, tuttavia, un cambiamento di mentalità e delle strategie di pianificazione nella gestione del richio idraulico e dell’incertezza. E’ necessario concettualizzare e valorizzare l’acqua, non come una semplice risorsa produttiva, ma come un attivo strumento eco-sociale dove la radice “eco” esprime allo stesso tempo valori economici ed ecologici, che implica passare da un’ottica di gestione dell’acqua come risorsa a un’ottica di gestione ecosistemica, molto più complessa. La recente Direttiva Europea Quadro sulle Acque, vigente oggi nell’Unione Europea, adotta questo nuovo approccio. 81


Il bilancio idrico globale

97,5 %

70 %

2,5 %

30 %

calotte polari

acqua salata

falda

acqua potabile

L’acqua salata domina sulle riserve globali Fonte: United Nations

<1 %

disponibile per consumo

Anche se la superficie globale è coperta per il 71% di acqua, questa è costituita per il 97,5% da acqua salata. L’acqua dolce è per il 68,9% contenuta in ghiacciai e nevi perenni, per il 29,9% nel sottosuolo e solo lo 0,3% è localizzata in fiumi e laghi, e quindi potenzialmente disponibile. La fonte di tutte le risorse di acqua dolce è la precipitazione atmosferica. Attualmente un abitante della terra su cinque non ha acqua potabile a sufficienza. In 29 Paesi il 65% della popolazione è al di sotto del fabbisogno idrico vitale. In termini assoluti, la risorsa totale rinnovabile di acqua dolce in Europa è di circa 3 500 km3/ anno, mentre l’estrazione totale di acqua è di circa 353 km3/anno, il che significa che viene estratto il 10 % delle risorse totali di acqua dolce. Questo dà un’indicazione della pressione che la domanda totale d’acqua esercita sulle risorse idriche. In Europa possono essere considerati non stressati 20 paesi, a basso stress idrico 9 paesi, mentre sono considerati a stress idrico 4 paesi (Cipro, Malta, Italia e Spagna). I paesi con stress idrico a volte devono affrontare il problema dell’eccessiva estrazione di acque sotterranee con conseguente impoverimento dell’acqua potabile e intrusione di acqua salata nelle falde acquifere costiere. 82

Mappa mondiale sull’impronta idrica pro-capite [m3/anno] Fonte: WWF


Le attività umane sono ormai diventate i fattori principali di pressione esercitata sui sistemi idrici del pianeta. Sono influenzate da fattori demografici, che con migrazione e urbanizzazione influenzano la richiesta d’acqua e inquinamento, fattori economici se calcoliamo anche l’acqua virtuale necessaria per produrre un certo prodotto, fattori sociali dove il cambio di stile di vita individuale rappresenta il fattore principale di cambiamento, e fattori politici che devono supportare una struttura di lavoro sulla quale operare, a partire da scala globale fino alla scala locale. La gestione insostenibile e l’ iniquo accesso alle risorse d’acqua non può continuare. Potremmo anche non avere tutte le informazioni necessarie su quantità e qualità globale dell’acqua per intervenire, ma ora sappiamo abbastanza per iniziare a fare dei passi significativi. L’acqua e i sistemi idrici devono essere quindi gestiti per ottenere sviluppo sociale ed economico, e sviluppo sostenibile. Le risorse idriche, gestite propriamente, sono fondamentali per il benessere individuale. Possono fornire equità, sicurezza e sanità a famiglie, business e comunità, oltre ad adeguato cibo, energia e ambiente di protezione da alluvioni e siccità.

600-1000 1000-1200 1200-1300 1240 meDia globale 1300 - 1500 1500 - 1800 1800 - 2100 2100 - 2500 83


WWF - Water Footprint Stima dell’acqua incorporata in un bene Stando alla nuova prospettiva scientifica presentata dal Wwf durante la Settimana mondiale dell’acqua si potrebbero ridurre i consumi aumentando la consapevolezza degli sprechi. Come? Mettendo ad esempio in relazione l’utilizzo dell’acqua con i consumi delle persone. Gli esperti parlano di «acqua virtuale», quella nascosta nei cibi, nei vestiti e nei servizi. Ogni italiano usa in media 215 litri di acqua reale al giorno, per bere e per lavarsi, ma il consumo è 30 volte superiore se consideriamo anche l’acqua virtuale impiegata per produrre ciò che mangiamo e indossiamo. Fanno più di 6.500 litri a testa, ogni giorno. Il valore più alto al mondo dopo quello degli Stati Uniti. E solo il 30 % di quell’acqua proviene da risorse italiane. La gran parte (70 %) arriva dall’estero, incorporata nei prodotti che viaggiano sulle rotte del commercio internazionale. Il nostro Paese è il quinto importatore d’acqua del pianeta. Gli scienziati hanno scelto il termine “impronta” di un paese per definire il volume di acqua necessario per produrre beni e servizi consumati dagli abitanti. Dipende da quattro fattori fondamentali: quantità e tipo di consumi, clima, e tecniche agricole. Per fare un solo esempio: una dieta vegetariana comporta un consumo virtuale di 2000 litri d’acqua al giorno, se invece mangiamo carne si può arrivare a 5000 litri al giorno. Secondo la ricerca Water footprints of nations (2007), ogni italiano consuma 2.332 m3 d’acqua all’anno (equivalenti a 2 milioni e 332 mila litri). Sul nostro livello Spagna e Grecia. Davanti ci sono solo gli Stati Uniti (2.483 metri cubi). La media mondiale è 1.243, mentre nella maggior parte dei Paesi poveri i consumi scendono sotto i mille metri cubi.

WWF - Tre punti per ridurre l’impronta idrica sul pianeta 1 Lavorare sulla produttività dell’acqua per uso agricolo. Senza colpevolizzare i coltivatori, sappiamo che il miglioramento delle tecnologie per l’irrigazione e la raccolta dell’acqua nei campi è una leva fondamentale per contenere l’uso e lo spreco. 2 Una cultura diffusa della buona alimentazione può incidere in maniera altrettanto massiccia, ad esempio riducendo i consumi di carne. 3 Oltre ai “peccati” di produttori e consumatori, l’Italia paga una grave arretratezza dal punto di vista delle leggi. La direttiva della Comunità europea sull’acqua risale al 2000: è stata recepita, ma non ancora attuata. Non esiste così una legislazione che regoli la domanda, l’offerta e la gestione dell’acqua. Se chiediamo sforzi a chi produce e a chi consuma, dobbiamo pretendere che ci sia anche una sorta di “carta costituzionale” che tuteli l’acqua come bene pubblico. 84


250 Orzo

650 Grano 1400 Sorgo

1000 Latte

750 Zucchero

litri per 500 gr

litri per 1L

litri per 500 gr

litri per 500 gr

90 The

litri per 500 gr

litri per 750 gr

2500 Miglio

litri per 500 gr

840 Caffè

litri per 750 gr

650 Tost 2500Formaggio 2500 Manzo 2500 Hamburger litri per 500gr

litri per 500gr

litri per 300gr

85

litri per 150gr


Una nuova politica di gestione delle risorse idriche La Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di risorse idriche, ha introdotto un approccio innovativo nella legislazione europea in materia di acque, tanto dal punto di vista ambientale, quanto amministrativo-gestionale. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi:

1 Un’ottica di gestione basata sugli ecosistemi che stabilisce come obiettivo centrale il

2 3

4

5

6 7

recupero e la conservazione di un buono stato ecologico dei fiumi, dei laghi, delle lagune e delle zone umide. Per le falde, è introdotto l’obiettivo di accertare una buona condizione quantitativa, oltre che la buona condizione qualitativa richiesta dalla legislazione precedente. Viene inoltre tenuto in considerazione l’interazione di queste masse d’acqua con le zone umide e gli altri ecosistemi. E’ introdotto il principio di non-deterioramento, che approfondisce l’impegno verso la conservazione che va oltre il principio del “chi inquina-paga”. Riconoscendo l’importanza del ciclo naturale delle acque continentali, il bacino fluviale è assunto come la struttura territoriale per la gestione delle acque. Adottando l’indivisibilità e la stretta interrelazione dei sistemi idrici delle acque sotterranee e superficiali, la Direttiva promuove una gestione integrata a livello di bacino, superando anche le frontiere degli stati nei bacini transfrontalieri europei. La Direttiva richiede l’attenzione ai delta, agli estuari e alle piattaforme litoranee nella gestione dei bacini fluviali, abolendo la tradizionale ottica che vede l’acqua di fiume “ persa in mare” e riconosce le importanti funzioni delle acque fluviali nella sostenibilità dei delta, delle spiagge, dell’industria della pesca e degli ecosistemi costieri. Riguardo ai rischi di inondazione, la Direttiva cambia l’ottica tradizionale basata sull’importanza delle infrastrutture di difesa delle rive dei fiumi per dare la priorità al loro recupero in senso naturalistico allo scopo di ristabilire la capacità di ammortizzare naturalmente le inondazioni. Il nuovo motto è “dare spazio ai fiumi”. La Direttiva introduce nuovi criteri di verifica della razionalità economica nella gestione delle acque, governati dal principio del recupero dei costi, compresi i costi ed i valori ambientali e il valore della scarsità (opportunità). La Direttiva richiede di aprire al confronto pubblico e alla partecipazione cittadina proattiva le scelte di gestione delle acque. 86


Il progetto Life+ WATACLIC (Water Against Climate Change) si propone di far conoscere su tutto il territorio italiano approcci e tecniche che permettono un uso più razionale della risorsa idrica oltre che un minore impatto ambientale degli scarichi urbani. Obiettivi del progetto • • • • •

Introdurre nelle norme urbanistiche e nei regolamenti edilizi, indirizzi e prescrizioni volte a favorire la diffusione di tecniche per migliorare la gestione delle acque e ridurre i consumi (raccolta e riuso delle acque di pioggia, separazione e riuso delle acque grigie, gestione sostenibile del runoff urbano, ecc.) Adottare strumenti economici per favorire un uso più sostenibile dell’acqua potabile Diffondere presso i gestori conoscenze per ridurre le perdite e migliorare l’efficienza energetica del servizio idrico integrato Elaborare efficaci campagne informative dirette agli utenti per adottare comportamenti di uso responsabile dell’acqua e tecnologie per il miglioramento dell’efficienza idrica ed energetica (sanitari e elettrodomestici a basso consumo) Diffondere presso gli operatori dell’idraulica domestica e dell’edilizia le conoscenze e le tecniche per la gestione sostenibile dell’acqua

è necessario intervenire sia a macroscala, a livello urbano, come a livello architettonico con sistemi di recupero e trattamento delle acque. Prima ancora bisogna però sensibilizzare tutti gli attori in gioco sul problema dell’acqua, riconoscendo l’urgente necessità di un cambiamento nello stile di vita, nella produzione e nelle politiche di gestione. 87



Disponibilità e consumi idrici in Italia In linea con quanto detto in precedenza, la quasi totalità di riserva d’acqua dolce in Italia si trova nelle falde acquifere; il prelievo idrico viene effettuato per il 48,6% da pozzi, il 37,9% da sorgenti, l’8,0% da bacini artificiali, il 4,8% da corsi d’acqua superficiali, lo 0,4% da laghi naturali e lo 0,3% da acque salmastre superficiali. Il nostro è un Paese tra i più ricchi d’acqua del mondo, ha una elevata capacità idrica ma al contempo è trai primi stati al mondo per impronta idrica pro-capite (dietro a USA, Grecia e Malesia), con un consumo di 2.700 m3 all’anno. Successivamente la risorsa idrica italiana viene suddivisa, e viene destinato il 20% al settore industriale, il 15% all’uso civile e il 65% all’irrigazione agricola. Questi tre macro settori, oltre a stressare le risorse idriche dal punto di vista qualitativo, incidono pesantemente anche sulla qualità dell’acqua di falda. è quindi necessario ridurre l’impatto sulle risorse idriche se si vuole raggiungere un buono stato delle acque superficiali e di falda.

Il settore agricolo incide pesantemente sul bilancio dei consumi idrici nazionali, arrivando ad interessare anche il 65% delle risorse disponibili. Se pensiamo anche che il 40% dell’acqua per irrigazione si perde lungo le tubazioni dalle sorgenti, dagli invasi alle prese e agli idranti, e che le falde sono inquinate in buona parte da pesticidi e fertilizzanti utilizzati nella prodizione agricola, ci rendiamo conto che questo settore necessita di particolare attenzione

Il 15% della popolazione italiana, ossia circa otto milioni di persone per quattro mesi l’anno (giugno settembre) è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona.

20%

INDUSTRIA

15% CIVILE

65%

AGRICOLTURA

89


L’acqua erogata ogni anno in Italia, nel recente passato da 7 mila enti e soggetti diversi, attraverso 13 mila acquedotti, è pari a 8 miliardi di metri cubi. Circa un terzo dell’acqua disponibile in Italia (2 milioni di mc) si disperde dunque lungo le reti fatiscenti e corrose degli acquedotti. Ed è questo un problema tipicamente di programmazione e di gestione alla portata di una pubblica amministrazione che operi per risultati e non più per atti. Il 30% dell’acqua che entra nelle condotte idriche si perde per strada e non arriva nelle case. La disponibilità d’acqua diminuisce ogni anno, le località in emergenza idrica crescono di numero, i costi ed i prezzi dell’acqua sono in rapido aumento. Il 15% della popolazione italiana, ossia circa otto milioni di persone per quattro mesi l’anno (giugno settembre) è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona.

Precipitazioni

Afflusso estero

982

Svizzera Francia Slovenia

deflusso superficiale

evaporazione

296

129

3,87

Risorse rinnovabili interne 12 Deflusso sotterraneo verso i mari

3,27

0,47

7,6 155

Aquiferi locali 3,5

Risorse rinnovabili totali 161,1 Risorse idriche potenzialmente utilizzabili 110

La gestione delle risorse idriche in Italia Fonte: Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali

90


Disponibilità di acqua dolce nelle Regioni italiane fonte: Arpa

DISPONIBILITà REGIONE

Bacino Po Nord-Est Liguria Romagna-Marche Toscana Lazio-Umbria Abruzzo-Molise Puglia Campania Calabria-Lucania Sicilia Sardegna ITALIA

m3all’anno/persona PIOGGIA DISPINIBILITà Superficie

Sotterr.

1045 1707 207 294 152 242 1594 136 229 954 152 1161 705

290 268 171 183 123 195 161 84 172 226 237 137 216

4654 6693 3557 6126 5853 4173 7728 3429 429 911 3865 1854 5273

DOMANDA

Domanda di acqua dolce nelle Regioni per settorefonte: Arpa

Civile Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole ITALIA

14.3% 13.3% 39.1% 29.0% 23.2% 15%

Industria Agricoltura 22.2% 15.1% 35.8% 14.1% 13.3% 20%

51.7% 48.3% 23.4% 56.3% 63.3% 65%

Diagramma delle medie piovose annuali in Italia 91

Totale 1335 1975 378 477 275 437 1755 220 401 1180 389 1298 921





Morfologie di adattamento Scenario 2050


us foc •

Il surriscaldamento globale è ormai una realtà. L’IPCC prevede che entro il 2100 le temperature aumenteranno da +1.1 a +6.4°C, causando variazioni nelle frequenze e precipitazioni, innalzamento del livello del mare (trai 18 e i 59cm), ed estremizzazione degli eventi atmosferici come ondate di calore, siccità, intense precipitazioni, alluvioni, etc.

A causa della pressione urbana esercitata dall’uomo sulle coste, il rischio di alluvioni sarà maggiore.

All’interno dei nuclei urbani, dove i terreni son impermeabili, il rischio di alluvioni sarà maggiore.

A Mestre l’innalzamento del livello del mare farà salire la probabilità di alluvioni causate dallo straripamento dei corpi fluviali e dell’acqua lagunare. Nel 2100 quasi 2000 edifici potrebbero essere esposti a bassa probabilità di alluvione, 700 a media probabilità e 11 ad alta probabilità.

• Mestre è già vulnerabile ad eventi estremi. Negli ultimi anni si sono susseguiti diversi eventi di copiose precipitazioni in breve arco temporale, causando pesanti danni e ripercussioni suporattutto nell’aree maggiormente urbanizzate. Nel Settembre 2007 caddero 256cm d’acqua in 12 ore, che misero la città in ginocchio, arrivando a sommergere alcune zone anche di 80cm. Eventi come questo hanno evidenziato un sottodimensionamento dell’ impianto fognario della città. •

Adattarsi al cambiamento climatico e agli eventi estremi, significa prevedere il rischio a lungo termine e dominarlo.

C’è bisogno di un approccio proattivo, per trasformare il problema in opportunità.

96


CAMBIAMENTI CLIMATICI

prevedere e gestire il rischio alluvioni causate da innalzamento del livello del mare e da precipitazioni estreme. mettere in sicurezza la cittadinanza e le attivita’ che ospita, con particolare attenzione per luoghi pubblici di interesse (scuole, strutture sanitarie,..) incrementare la superficie permeabile all’interno del nucleo urbano utilizzare le aree di gestione e controllo dei rischi, come strumento di riqualifica urbana e paesaggistica

97



Tre strategie per l’adattamento innalzamento livello mare

indietreggiare? Rimuovere le difese costiere, spostando le infrastrutture e le abitazioni su terreni più sicuri, permettendo all’acqua di penetrare in città per alleviare il rischio alluvioni. Totalmente differente dall’abbandono, perché propone un processo pianificato e gestito a lungo termine.

difendere? Costruire difese che assicurino gli ambienti esistenti e che supportino il futuro innalzamento del livello del mare, non con strutture ingegneristiche che danneggiano gli habitat marini, ma con sistemi polifunzionali che possano creare interesse economico.

attaccare?

Fonte:

Far avanzare verso il mare le coste esistenti. C’è un forte potenziale di sviluppo che le città costiere possono guadagnare costruendo sull’acqua.

Facing up to Rising Sea-Levels Retreat?Defend?Attack? Scenario in UK RIBA 99


Indietreggiare +

Sicurezza pressochĂŠ totale per la popolazione

+

Tagli nelle spese per danni provocati da alluvioni, per un arco temporale molto ampio

+

Incremento qualitativo e quantitativo di biodiversitĂ , tramite habitat di area umida

-

Perdita di investimenti infrastrutturali, e ne sono necessari di nuovi per ricollocare le collettivitĂ ed infrastrutture


101


Difendere +

Le infrastrutture esistenti sono protette dalle alluvioni, e non necessitano ricollocamenti

+

Le strutture, grazie alla vicinanza all’acqua, possono dar vita a funzioni ricreative pubbliche o commerciali, creando un ritorno economico nel lungo periodo

-

Intervento molto costoso


103


Attaccare +

Riduce il fenomeno dello sprawl Assicura vitalità sociale ed economica

+

Può creare un waterfront distintivo e peculiare

-

Dato che lascia parte della città vulnerabile alle alluvioni, il benefit a lungo termine dei nuovi sviluppo può pesare più di questo rischio?


105


Ricollocate le strutture che ad oggi si trovano in aree ad alto e medio rischio alluvionale Tagliate le spese destinate a danni provocati da alluvioni Aumento biodiversità grazie ad habitat di aree umide Preservato luogo d’interesse culturale e naturalistico di Forte Marghera Espansione di nuove strutture sull’acqua, in grado di innescare processi di rivitalizzazione residenziale, sociale ed economica a lungo termine Caratterizzato il disegno di un nuovo e peculiare waterfront

106


107



Bio-Mestre Scenario 2050


us foc • 30% di biodiversità mondiale persa dal 1970 •

perdita dei servizi ecosistemici per miliardi di dollari all’anno di danni

• esaurimento degli stock alimentari e di quantità minima di popolazioni per il rinnovo •

mancanza di ripristino e di formazione di nuovi servizi ecosistemi

• frammentazione degli habitat • inquinamento dei cicli degli elementi base •

invasione specie aliene e loro danni agli ecosistemi vergini

mancanza di un agricoltura efficacie e di qualità in UE

crisi del settore, mancanza di competizione, di sussidi e di una politica lungimirante

• crisi economica mondiale pesa su aspetti economici e sociali •

sofferenza della competizione mondiale sul prodotto

• volatilità dei prezzi provoca dissesti economici e sociali nelle piccole aziende mondiali.

110


BIODIVERSITà

+ 50% biodiversità entro 2050 conservare e ripristinare biodiversità esistente autosostenamento alimentare locale + bio-superficie urbana + coesione sociale + valore economico

111


Per il fabbisogno giornaliero medio è stato ripreso il dato da una ricerca con le stesse finalità svoltasi in Inghilterra Fonte: Productive Urban Landscape

112


In base al fabbisogno medio giornaliero è stata calcolata la superficie necessaria ad individuo per produrre frutta verdura per un anno di sostenttamento. Con questi schemi abbiamo voluto evidenziare quanta superficie sarebbe necessaria per l’autosostentamento con una o l’altra tipologia di coltura rispetto alla superficie di progetto su cui insiste. Come superficie di vision è stata considerato il territorio delle due municipalità senza considerare porto marghera.

113


Le due colture hanno due rese differenti come dimostrato nella pagina precedente. Abbiamo voluto dare la priorità di produzione alla coltura tradizionale soprattutto per i risvolti sociali che possono scaturire all’interno del tessuto urbano. Son state considerate sfruttabili per la produzione tutte le superfici orizzontali potenzialmente coltivabili con opportuni accorgimenti. Di ogni tipologia abbiamo ritenuto necessario sfruttare una determinata percentuale a seconda di vari parametri con l’accessibillità, il riuso, l’aspetto economico. Abbiamo tenuto in considerazione anche i terreni agricoli periferici per ottenere un contesto più omogeneo. Fonte: Productive Urban Landscape 114


Abbiamo ritenuto necessario introdurre la coltura idroponica per ottenere l’autostentamento alimentare della popolazione di MestreMarghera. Essa ha una resa maggiore e lo sfruttamento della stessa in fattorie verticali riduce lo spazio occupato e minimizza i consumi necessari per la produzione. Significativo è la percentuale sul totale di tonnellate prodotte., nonostante la superficie necessaria sia un quarto della coltura tradizionale. Come tipologia di fattoria verticale, visto il nostro orizzonte al 2050 ci siamo ispirati a qualcosa di avveniristico come il progetto a terrazze dei Work AC. Fonte: www.workac.com 115


Sulla base di un’analisi BAF (precedentmente illustrata) siamo andati ad evidenziare le aree verdi potenzialmente valide per una conversione ad orti urbani produttivi. Ne è emersa una situazione in cui dalle aree periferiche al centro vi è uno scemare delle possibilità di sfruttamento degli appezzamenti esistenti avvalorato anche dalla stessa analisi sulla qualità del verde presente, sempre meno “ricco” man mano che ci si avvicina al centro città.


L’analisi delle aree sottoutilizzate è stata compiuta analizzando il tessuto urbano tramite fotopiani via web e da vigente PRG (non dal PAT anche se recemente approvato). Tralasciando la situazione di Porto Marghera che meriterebbe un discorso a parte (se non una tesi stessa), esistono delle piccole realtà isolate di aree in “regresso” all’interno del tessuto urbano, convertibili sin da subito per l’obiettivo autosostentamento. Inoltre nella mappatura delle potenzialità è stato tenuto conto degli anni di sviluppo dei vari quartieri di Mestre.


La mappa dele biopotenzialità nasce dall’unione delle precedenti analisi. Son stati sovrapposti come due layer le aree verdi e le aree sottoutilizzate e le rispettive potenzialità. Dalla sovrapposizione e dalla qualità delle potenzialità son sorte aree miste contenenti sia verde urbano che terreni “sottostimati” che al giorno d’oggi potenzialmente potrebbero essere convertiti in terreno bio-produttivo. Al 2012 questa risulta essere la mappa delle potenzialità ma non è sufficiente per soddisfare i nostri obiettivi posti a lungo periodo.


Tokyo Fiber City TFC nasce come una vision al 2050 per la capitale Giapponese. Un progetto a lungo respiro nato negli ambienti stimolanti dell’università nipponica. La strategia parte da un contesto dato come assodato, in cui la popolazione sta invecchiando, c’è un’esodo costante dalla metropoli e le risorse economiche per mantenere una metropoli che si “restringe” stanno diminuendo. La proposta del team di H. Hono è di lavorare sul concetto di fibra come elemento base di un tessuto. Una fibra verde, energetica, rivelatrice, di collegamento. 4 strategie a diversa scala e in diversi posti della metropoli per far fronte a problematiche sempre più pressanti sulla società, sui trasporti. Lo studio di questo modello ci ha permesso, innanzittutto, di cofrontarci con una visione differente della società, della città, della natura. Una diversità che pensiamo possa arricchire e non precludere dal punto di vista morfologico, urbanistico e urbano. Questo confronto con un modello di città profondamente diverso dal nostro ci ha portato a creare una morfologia inedita. Consapevoli della diversità di scala, abbiamo preso come modello una sola delle quattro strategie. Green partition riteniamo sia la strategia migliore con cui confrontarci perchè offre le maggior variabili di cambiamento e più si avvicina al modulo unitario di costruzione del nostro progetto.

Tokyo Fiber City responsabile: H. Hono graduate school of frontier sciences University of Tokyo fonte: www.fibercity2050.net 119


120


Schema di sintesi del piano TFC 2050, in cui abbiamo cercato di rendere chiari i concetti base, le differenze, gli obiettivi in parte ripresi e mutuati nel nostro progetto. Come precedentemente riferito abbiamo voluto sviluppare la prima strategia qui rappresentata: Green Partition. fonte: www.fibercity2050.net 121


Delle partizioni verdi abbiamo individuato e mutuato gli obiettivi che si ponevano con il loro progetto e la loro realizzazione. Mestre e Marghera hanno un tessuto denso nonostante occupino un territorio pari ad un ventesimo della superficie della metropoli. Ma quello che ci interessa è la densità come punto di partenza. Un tessuto privo di aree verdi e con strade come fibre. Il processo che porterà al nuovo tessuto avverrà negli anni, dapprima si porteranno in primo piano le aree verdi rinnovandole e aumentando la qualità, e poi si connetteranno tra di loro con queste partizioni verdi. Questo processo porterà ad un cambiamento di morfologia e di gerarchia tra gli elementi del tessuto urbano. 122


Mestre al 2050 con la nuova morfologia territoriale e la presenza delle partizioni verdi all’interno del tessuto urbano. Ricordiamo che oltre a creare una nuova mobilità (Mestre si attraversa a piedi e in bici in poco tempo), una perccentuale pari al 40% di queste partizioni verrà destinata alla produzione alimentare di vegetali e frutta.


Il bio-quartiere vuole illustrare come il progetto al 2050 rappresenta un processo lungo di cambiamento. Partendo da una delle aree bio-potenziali precedentemente illustrate. che presenta al suo interno aree sottoutilizzate e aree verdi si procede dapprima alla conversione del brownfield aumentando in modo considerevole la superficie bioproduttiva. E successivamente con l’aggiunta delle partizioni verdi si collegano queste aree precedentemente isolate aumentando ancora la superficie biotica disponibile. 124



Abbiamo visto quanta superficie può essere disponibile all’interno del bio-quartiere. Ma in che proporzioni questa produzione può essere svolta, che moduli si possono utilizzare all’interno di spazi non certamente enormi. Il saper ottimizzare le superficie è una condizione necessaria quanto obbligata visti gli obiettivi posti. Ecco quindi che abbiamo voluto illustrare una sorta di “modulor” delle aree verdi disponibili. Chiaramente nel tessuto urbano più fitto, nella migliore delle ipotesi di conversione di qualche brownfield futuro, i frutteti saranno alquanto rari come le coltivazioni e giardini con lotti agricoli. Saranno molto sfruttati i filari per gli alberi da frutto, orto urbano di dimensioni minori, e facilmente gestibili in piccole comunità. 126


Conoscere i prodotti che si possono coltivare è altrettanto fondamentale. L’aumento bioticità passa anche dalla selezione dei prodotti agricoli e ortaggi. La perdità di diversità nelle colture non ha freni da quasi un secolo a questa parte. Le varietà all’interno della singola specie devono essere garantite e preservate a partire già da oggi. La stagionalità delle colture è importante per poter sfruttare nell’intero arco annuale il terreno disponibile. Questo diagramma ha la sola funzione di illustrare alcuni tra i più comuni ortaggi all’interno della loro stagione di raccolto. La nostra volontà è quella di far rispettare la stagionalità andando contro la tendenza a far trovare disponibili tutto l’anno prodotti ormai snaturati.. 127


La struttura principale del tessuto urbano è la fibra. Esso è il modulo di partenza. Questo diagramma vuole essere un esempio concreto di come organizzare all’interno di una fibra delle coltivazioni di ortaggi differenti. Dovrà essere garantita la rotazione annuale degli ortaggi affinchè il terreno possa ogni anno rinnovarsi e arricchirsi di volta in volta di elementi diversi. Se ci son 8 tipologie di ortaggi in una fibra ci vorranno 8 anni affinchè il ciclo sia completo. Il ruolo degli abitanti delle case sarà fondamentale per garantire il giusto processo dalla semina al raccolto. Verranno istituiti delle cooperative locali in modo da ottenere il giusto profitto ripartito equamente. 122


La partizione penetra attraverso il tessuto fitto. I giardini privati limitrofi vengono aperti uniti affinchè una poarte possa essere convertita in orto urbano e vengono resi accessibili al pubblico. Ogni partizione rappresenta una connessione, non sarà piÚ necessario aggirare il lotto ma si potrà passare attraverso. Dove possibile verranno istituiti questi orti urbani o questi filari con alberi da frutto. I giardini in parte resteranno tali per svolgere il ruolo di luogo di coesione sociale e rappresentare un punto di sosta per ammirare la nuova Mestre-bio.

0 123

25

50m


124


125



Infrastrutture d’acqua Scenario 2050


us foc •

La Terra è dominata dall’acqua, ma solo il 2,5% di essa è potabile

Circa 1 persona su 6 al mondo vive senza accesso alla risorsa minima di acqua

L’Italia è uno dei 4 paesi europei considerati a stress idrico

L’Italia è tra i paesi più ricchi d’acqua del mondo, ha una elevata capacità idrica ma al contempo è trai primi stati al mondo per impronta idrica pro-capite (dietro a USA, Grecia e Malesia), con un consumo di 2.700 m3 all’anno.

L’area meridionale europea, a causa dei cambiamenti climatici, in futuro vedrà un sempre maggior rischio di siccità

Il settore agricolo incide pesantemente nei consumi idrici, fino al 65% in Italia

Per produrre una bistecca di manzo da 300gr sono necessari 4650 litri di acqua virtuale

128


RISORSE IDRICHE

ripensare il ciclo urbano dell’acqua recuperare acqua piovana trattare e riutilizzare acque grigie utilizzare vie d’acqua come strumento di alto valore di riqualifcazione urbana e paesaggistica ottimizzare le risorse idriche destinate all’agricoltura

129


Schemi di funzionamento del ciclo urbano dell’acqua Dal recupero dell’acqua piovana fino al riutilizzo delle acque grigie per uso irriguo, passando per il bio-trattamento in serra e la fitodepurazione. 130


Infrastrutture d’acqua

Nuovo ciclo urbano dell’acuqa Perché APPLICARLO sui tre assi Via Piave, Via Capuccina, C.so del Popolo ? Regolarità Sottodimensionamento rete fogniaria Problemi sociali e d’integrazione Necessità di riqualifica urbana


Sistema urbano di trattamento delle acque grigie domestiche TRATTAMENTO BIOLOGICO IN SERRA + FITODEPURAZIONE

ACQUE GRIGIE

Pretrattamento Reattore Reattore Anossico Aerobico

Reattori Idroponici Living Machine

Fitodepurazione

Schema di funzionamento del sistema di trattamento biologico delle acque grigie

Chicago Eco-Boulevards Applicazione del sistema di trattamento acque grigie Living Machine nel progetto dello studio Urban Lab. La serra che contiene i reattori biologici è una struttura verticale che caratterizza la nuova sezione stradale e può ospitare diverse funzioni 132


Living Machine ® - Sistema di trattamento biologico delle acque grigie Marine and Environmental Research and Training Station (MERTS) Clatsop Community College Astoria, Oregon, USA Il sistema di trattamento Living Machine® consiste in una serie di step progressivi attraverso i quali passano le acque grigie; i componenti di questo sistema sono reattori di trattamento biologici e ognuno di essi ha uno scopo specifico. Affinché questo sistema di trattamento naturale funzioni, è necessaria luce ed una temperatura minima di 7-8° C, quindi viene collocato in serra. REATTORI ANAEROBICI Le acque grigie fluiscono in contenitori tenuti in condizioni anaerobiche, necessarie per rimuovere i sedimenti solidi, oleosi e grassi, e il materiale organico. REATTORI ANOSSICI Aiutano le reazioni da condizione anossida ed evitano il rilascio di gas odorosi nella struttura. REATTORI AEROBICI COPERTI Rimuovono la maggior parte di BOD e di gas odorosi. REATTORI IDROPONICI Riducono i BOD a livelli molto bassi e completano il processo di nitrificazione. Superficie coperta davegetazione, con le radici che aiutano la crescita non solo di microbi che intervengono nel processo di trattamento, ma anche di insetti e organismi. La vegetazione usata include specie tropicali, subtropicali e temperate, dato che è stato comprovato che ottimizzano gli effetti dei trattamenti. CHIARIFICATORI Separano i solidi microbiologici dalle acque trattate usando la separazione per gravità. FITODEPURAZIONE Trattamento biologico finale prima della disinfezione e riutilizzo. La superficie umida di trattamento è coperta da una varietà di specie paludose. Le radici e il ghiaino forniscono un luogo ideale per organismi di trattamento microbiologico. DISINFEZIONE CON ULTRAVIOLETTI Luce ad ultravioletti per disattivare gli ultimi patogeni rimanenti dalla fitodepurazione. 133


Personal Rapid Transit nuove opzioni di viabilità

Personal rapid transit (PRT), è un mezzo di trasporto innovativo che cerca di conciliare i vantaggi dell’auto privata con la necessità del servizio pubblico. Molti differenti design sono stati proposti tra i quali uno dei più sviluppati e testati è Ultra. Ogni veicolo può ospitare cinque adulti e i rispettivi bagagli o due adulti e quattro bambini. La prima realizzazione è stata fatta a Londra Heathrow nella primavera del 2010, per servire il nuovo Heathrow terminal 5. Opera su un tragitto circolare per servire zone commerciali, porti, università e altri centri direzionali. Il PRt è più veloce di una macchina. I veicoli Ultra sono a batteria elettrica ed in base al sistema progettato si offre la possibilità di ricaricare la batteria dopo ogni viaggio, così la batteria richiesta è leggera, meno del 10% del peso a vuoto. Inoltre il sistema è collegato alla rete per la ricarica, ma è possibile permettere l’alimentazione solo presso le stazioni in modo da rispar- miare il 30% dei costi. Il sistema è leggero e a basso consumo energetico, autoguidato, su binario. I veicoli hanno un ottimo rendimento in quanto offrono trasporto solo su richiesta, non producono emissioni e forniscono un servizio da punto a punto senza soste. Sono completamente silenziosi e creano pochissime vibrazioni esterne, permettendo così il loro utilizzo in prossimità di zone residenziali o di lavoro. Ultra offrono un servizio conveniente e flessibile, senza difficoltà di parcheggio e congestione. 134

Fonte: “From Easter Fondaci to a Project for the System Japan-South East Asia” G. Pezzuto, L. Speri


I veicoli hanno quattro pneumatici, sono dotati di aria condizionata, schermi di destinazione interni e pannelli informativi, videosorveglianza interna e controllo audio. Utilizzano un sistema di sensori laser per la guida sui binari e nelle stazioni. Sono controllati da un sistema di controllo centrale che determina la disponibilità del percorso per i veicoli. Il sistema di controllo è “sincrono”, ossia il veicolo non parte finché la tratta successiva non risulta libera. Il binario di guida ha una depressione di due metri di larghezza, con un pavimento piatto e un vassoio cavo centrale. Può essere costruito con materiali differenti, ad esempio acciaio con tavole prefabbricate in calcestruzzo, piano in fibra di vetro o semplice base di cemento, con cordoli in cemento o plastica. Dal punto di vista del passeggero, ULtra offre numerosi vantaggi rispetto ad altre forme di trasporto pubblico stradale e dei sistemi su binario, come un servizio virtuale, un viaggio senza interruzioni e necessità di pianificazione, l’aspetto privato del viaggio, l’accessibilità, il tempo prevedibile di destinazione, che evitano la congestione stradale.

PRT Immagini ed ingombro del veicolo 135


Via Piave 2050




Bibliografia Bosio Monica, Frate Mauro; Strategie per il progetto della città sostenibile, Venezia, Marsilio, marzo 2010. Giacchetta Andrea, Magliocco Adriano; Progettazione sostenibile, dalla pianificazione territoriale all’ecodesign, Carocci editore, 2007. Longhi, Giuseppe; Logistica e Spazio, Il grappolo metropolitano di Mestre, quaderni IUAV, serie DU, Padova, Il Poligrafo, giugno 2003 Longhi, Giuseppe; Linee guida per una progettazione sostenibile, Roma, Officina Edizioni, 2003 Manzelle, Maura; Progetti su misura Workshop FSE 2009, Venezia, Masilio, marzo 2010 Rogers, Richard; Città per un piccolo pianeta, Roma, Kappa, 2000

Sitografia www.vod.blogsite.org www.wwf.it senseable.mit.edu work.ac www.big.dk www.arpa.veneto.it www.minambiente.it


alvise08@libero.it caorlini_marco@hotmail.com



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