Scienza e Conoscenza, Editing snc, trimestrale, novembre 2009 , n.30, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB ForlĂŹ n. 67/2009
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Anno 8 Numero 30 - IV trimestre 2009 - â‚Ź 7,40
e
ditoriale
di Elsa Masetti
Per una scienza del
vivere e del morire L
a morte è stata definita dal giornalista Michael Brooks una delle 13 anomalie scientifiche a suo parere più intriganti o come meglio specifica nel suo libro una delle 13 cose che non hanno senso (13 things that don’t make sense, ed. Profile Books). E la vita ce l’ha? Vasco Rossi in una delle sue note canzoni dice di no. Certo Vasco Rossi non è uno scienziato oppure a suo modo lo è, come tutti noi, come abilmente ci sollecita a pensare Giovanni Degli Antoni nel suo articolo, all’interno di questo numero. Scrive inoltre il giornalista di cui sopra: “Nella scienza un’impasse può essere segno che stai per fare un gran passo avanti.
Le cose che non hanno senso, in un certo qualmodo, sono le sole che importino”. Scienza e Conoscenza ama indagare questo tipo di impasse, ama esplorare le cose che importano o quelle che non hanno senso. Per dare loro un senso? No, piuttosto per stimolare intorno a tali “cose” dei gesti sensati. La scienza, dicono alcuni, ha da interessarsi di morte biologica, ovvero del cessare dei battiti, e la conoscenza? Conviene separarle o piuttosto, è sensato? E conviene separare la scienza del vivere e quella del morire, quando chi muore è il vivo? Finisce la scienza del morire lad-
dove viene registrata la morte biologica dei battiti? O quella cerebrale? Sembra di no, poiché non possiamo ignorare grandi tradizioni tanatologiche seppure d’oriente – visto che si è persa l’efficacia fisiologico-anatomica e di accompagnamento della nostra estrema unzione – che come propone la breve testimonianza a pag. 57: «quando l’Occidente crede che il malato “non senta” e “non capisca” più niente, per noi invece egli sente e capisce, con modalità che progressivamente mutano a mano a mano che la vita si ritira…». Ops direte voi, si finisce nel campo religioso. No, se per religione s’intende ciò che religa, riunisce, in questo caso la vita e la morte. E non c’è niente di religioso nel senso comune del termine nelle ricerche e negli esperimenti scientifici di un Dan Winter, che parla anche di successfull death (morire bene, N.d.R.) nella lunga intervista dedicata ai suoi studi. Quando si parla di morte, o si preferisce parlarne il meno possibile (a parte il reality show mediatico) o si opta per affidare il discorso a un misterioso-intrigante-consolante reame soprannaturale dove solo la confessione istituzionalizzata può far da padrona. Non è in questo modo che affronta l’argomento Vittorio Marchi, riportando sperimentazioni con sofisticati macchinari scientifici che provano il continuum della vita, sancito oggi perfino dagli studi della fisica quantistica. Ignorare la necessità di una scienza del vivere e del morire vuol dire negare alla morte il suo essere “segmento di vita”, come dice Marco Ferrini, che vive l’esperienza di accompagnamento dei malati terminali e ben argomenta nel suo articolo il fatto che: “Nel complesso contesto umano, sociale e scientifico diventa sempre più importante, e oramai urgente, offrire informazioni e insegnamenti sul processo del morire […]. Operando con sensibilità e riguardo, affinché ciascuno possa costruirsi – liberato da intrusioni o pregiudizi culturali – una chiara visione del proprio volere e darne esplicita ed altrettanto chiara indicazione attraverso il testamento biologico e altri utili strumenti che la società potrà individuare e destinare a questo scopo”. Lungi dal voler creare un ennesimo concetto della morte ci auguriamo, tra l’altro, di contribuire a sfatare quel luogo comune che vede la morte come una disgrazia: «È morto, che sfortunato!». Dimenticando, che ha avuto la fortuna di vivere e… di morire. E di apprendere, come ci ricorda Ignazio Licata, che affronta, apparentemente, tutt’altro argomento.
Scienza e Conoscenza 1
INDICE LA FACCENDA DELL’ETERE a cura di Vincent Gambino VIBRAZIONI PARANORMALI Massimo Corbucci INPHINITO A cura di Elsa Masetti IL SEMPRE VIVENTE Vittorio Marchi QUEL BLEEP DI UN BARDO Annalisa Faliva
6 18 26 34 38
FUMETTI PER LA MENTE Giovanni Degli Antoni
46
A SCUOLA DI COMPLESSITÀ Ignazio Licata
50
DNA ED EVOLUZIONE A cura di Mario Di Felice
58
IL RUOLO DELLA FITOTERAPIA A cura di Valerio Pignatta
62
DOSSIER INFLUENZA A cura di Giorgio Gustavo Rosso
68
FORME DI VITA ESTREMA A cura di Corrado Ruscica
13
I NEURONI DEL BUONUMORE A cura di Laura Mazzolini
16
SEGMENTI DI VITA Marco Ferrini
32
CONSIGLI DI LETTURA A cura di Macrolibrarsi
42
EMPATIA A cura della Redazione
57
APPUNTI SULLA COERENZA A cura di Davide Fiscaletti
72
NOVITÀ IN LIBRERIA A cura di Macro Edizioni A cura di Bis Edizioni A cura di Arianna Editrice A cura di Macro Video
14 24 44 45
VIAGGI NEL TEMPO, REALTÀ O ILLUSIONE? Samantha Fumagalli e Flavio Gandini 74 Il nostro periodico è aperto a tutti coloro che desiderino collaborare nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione che così recita: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», non costituendo pertanto tale collaborazione gratuita alcun rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma. Scienza e Conoscenza 5
A conversazione con Roberto Monti
La faccenda dell’Et E altre faccende, come il modello dellʼatomo, la tavola periodica, la trasmutazione degli elementi, compresi quelli che costituiscono le scorie radioattive
È
passato circa un anno dal mio ultimo incontro con Roberto Monti, il fisico eretico che ha fatto più volte parlare di sé per le sue teorie e i risultati sconcertanti che violano più di uno dei postulati della scienza contemporanea. Meglio rinfrescarci la memoria... Lessi di Roberto Monti la prima volta sulla rivista Nexus, un breve articolo in cui rivelava poco di sé, ma suggeriva un insolito esperimento pratico per trasmutare del mercurio in oro. L’esperimento era semplice e ripetibile da chiunque con pochi mezzi, e dal punto di vista della scienza ufficiale aveva del rivoluzionario, perché non solo contraddiceva le leggi di Lavoiser, ma riapriva un capitolo di storia ritenuto chiuso dagli scienziati, o scientisti, contemporanei: l’Alchimia. Ho avuto modo di incontrare Roberto Monti e di poterlo conoscere un po’ meglio. E’ un uomo senza peli sulla lingua, parlandogli traspare subito la profonda conoscenza della materia fisica e della sua storia. Probabilmente è uno dei pochi fisici contemporanei che sostiene l’esistenza dell’Etere, quel mezzo onnipervadente che incredibilmente da Einstein in poi viene archiviato come fantasia arcaica, precludendo gli sviluppi della “Free energy” e molto altro. Il dott. Monti sostiene le sue idee basandole su una conoscenza che riposa su fatti concreti che possano essere misurati e riprodotti, anche quando si tratta di concetti e fenomeni che la maggior parte dei fisici teorici contemporanei reputano impossibili. Così il suo studio dell’Etere non è vago e confuso, scopro che vi sono proprietà, metrologie precise e formule studiate e conosciute dell’etere; e la sua alchimia, che dell’Ars Regia ha tuttavia solo una
piccola parte, è scienza sperimentale che lo porta tramite l’intuizione e la sperimentazione a risultati che hanno dell’incredibile e dell’incredibilmente utile, quali l’abbattimento completo delle scorie radioattive. Chi legge troverà nella figura del dottor Monti il coraggio del libero ricercatore e la sua ebrezza. S&C: Quando è iniziata la sua ricerca e quali sono stati da subito gli argomenti che l’hanno toccata di più? RM: Ho iniziato a occuparmi dei temi che più mi affascinavano sin dal liceo, avendo a disposizione nella biblioteca scolastica dei testi sia di fisica atomica che di relatività. Di seguito ho poi deciso di studiare fisica ed arrivato al secondo anno, raggiunta una libertà di studio maggiore, potei affrontare questi argomenti in modo diretto. Uno era la relatività, in quanto mi aveva seccato l’idea che non si potesse superare la velocità della luce e volevo vedere quali fossero stati i motivi dietro questa affermazione. L’altro riguardava la fisica atomica; visto che volevo fare diverse cose in fisica atomica ricordo che quando lessi per la prima volta, mi pare Bohr, non c’era niente che mi andasse nel suo modello d’atomo. Quindi, atteso il secondo anno, cominciai allora da un testo di Baker che comprendeva un capitolo sulla relatività. Finalmente giunsi in contatto con quello che era ed è tutt’ora considerato il fondamento della relatività, ovvero l’esperimento di Michelson e Morley. Ora, avevo preso come abitudine ogni
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A cura di Vincent Gambino Dell’Etere noi possiamo misurare delle proprietà! Cioè la permittività elettrica dell’Etere0 (epsilon – zero) e la permeabilità magnetica dell’Etere0 (mu – zero). Precisamente: V = 1/00. E ce n’è anche una terza nota oltretutto.
ere qualvolta mi trovavo di fronte ad un problema, di rifare completamente il calcolo da solo. Partivo dal punto di domanda e sviluppavo il calcolo fino alla fine. S&C: Mi ricorda cosa cercava di calcolare questo esperimento? RM: La possibilità di misurare la velocità della terra attorno al sole. Quel che a me non tornava era la stessa formula con la quale Michelson prima e Michelson-Morley poi calcolavano la variazione delle frange d’interferenza. Secondo loro, questa dipendeva dalla somma dei cammini ottici. Secondo me invece dipendeva dalla differenza dei cammini ottici, infatti, così diventava semplice comprendere come mai utilizzando braccia uguali per questo esperimento, il risultato fosse piccolo. Non solo questo, nessuno dei risultati degli esperimenti che successivamente avevano sviluppato aveva niente a che fare con le formule che loro stessi avevano elaborato all’inizio. S&C: L’etere, che è qualcosa di universalmente accettato e suggerito da ogni tradizione, soprattutto da quelle più antiche… esiste o non esiste?! Lei mi può spiegare un po’ meglio di che cosa si tratta? RM: È un mezzo che ha delle proprietà fisiche e queste sono misurabili!
S&C: E che cos’è esattamente? RM: Cos’è di preciso nessuno lo sa, anche perché da Einstein in poi sono stati bloccati tutti gli studi sull’Etere. All’epoca di Michelson le due proprietà conosciute erano appunto epsilon – zero e mu – zero. Poi se ne introdusse un’altra, precisamente la conducibilità elettrica, sigma zero, che è misurabile, io l’ho misurata. Nelle equazioni di Maxwell ci sono tutte e tre queste formule, ma la terza è trascurata, anche perché si misura solo quando si costata che le galassie hanno uno spostamento verso il rosso, che dal punto di vista della fisica elementare dell’epoca era ben comprensibile. Il mezzo esiste e quindi la luce che non è un moto perpetuo, perde un po’ di energia nel suo percorso, a causa della resistenza dell’etere. Se parte blu, mettiamo, dopo milioni di anni diventa rossa. Il Red Shift viene scoperto intorno al 1912. S&C: Quindi Einstein dipinge uno spazio che è un vuoto astratto, sprovvisto di un mezzo... RM: Esatto, dice che l’etere non esiste! S&C: Ad oggi stiamo vedendo che per calcolo matematico deve esserci una forma di materia ed energia “oscure” altrimenti i calcoli non tornerebbero, lei che cosa ne pensa? RM: I calcoli... Qui non torna proprio un bel niente! Semplicemente osservano qualcosa che non sanno misurare e ostinatamente restano su posizioni sbagliate. Ricapitolando, quello che Einstein ha fatto è di basare la sua teoria su un esperimento (Michelson e Morley) che sappiamo benissimo non essere mai stato nullo, e per giustificare questa sua teoria aggiunge che i tempi di andata e ritorno della luce sono identici, per definizione, ovvero senza alcuna verifica sperimentale, altrimenti
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A conversazione con Roberto Monti epsilon zero e mu zero, che sono a tutti gli effetti proprietà comprovate dell’etere. S&C: E quindi cosmologicamente parlando l’universo che prevede il concetto di Etere... RM: Non ha una fine né un inizio, concetto non semplice da accettare... L’universo non si espande da nessuna parte. S&C: Ed è finito o infinito? RM: Infinito presumibilmente, ma questo non ci interessa in questo momento, ci interessa sapere che ha delle proprietà fisiche e quindi ci sono tutta una serie di esperimenti da fare, e sono tanti, bloccati dalla teoria di Einstein, che ha indirizzato la scienza nella direzione sbagliata. S&C: Di Tesla che mi può dire? Trova sia stato uno scienziato interessante? RM (Ride annuendo): Certo, infatti Tesla – come il grande fisico Walter Nernst (Nerst dimostra che un mezzo esiste e che la luce perde un po’ di energia nello spostarsi attraverso tale mezzo) – non ha mai preso in considerazione la teoria di Einstein, la trovava semplicemente ridicola.
Non esiste, di fatto, alcuna verifica sperimentale che evidenzi che la velocità della luce sia insuperabile sarebbe possibile sapere se si sta andando in una direzione o in un’altra. Non esiste, di fatto, alcuna verifica sperimentale che evidenzi che la velocità della luce sia insuperabile. S&C: Che cosa cambierebbe se l’etere fosse reintrodotto nella fisica contemporanea? RM: Che ci sarebbe da ritornare su i propri passi e riprendere tutti i lavori di Throwbridge e di Tesla. Nel 1897 John Trowbridge il cui nome Einstein avrebbe potuto incontrare nell’ultima pagina del lavoro di Michelson Morley comunica l’indagine: The electrical conductivity of the Ether al Philosophical Magazine. La conduttività elettrica dell’Etere fu considerata trascurabile da Maxwell. Inoltre crollerebbe la teoria del Big Bang. Infatti Einstein all’inizio fece una teoria che descriveva un universo stazionario, cosa abbastanza evidente, e fu solo dopo la scoperta dei Redshift che il suo universo si mise in moto. Aveva solo due possibilità per salvarsi, o accettava che i Redshift dipendessero da una proprietà fisica dell’etere, sigma zero, o accettava l’espansione dell’universo ovvero l’interpretazione dell’effetto Doppler, che mostra ancora una volta una grossolana ignoranza. Questo, Infatti, dipende dalle proprietà fisiche dell’Etere. Le formule di Doppler non possono prescindere dalle proprietà 8 Scienza e Conoscenza - n. 30, ottobre/novembre/dicembre 2009
Come poteva altrimenti, uno che con l’etere ci lavorava? Addirittura era riuscito a far andare una macchina sfruttando l’Etere! (E tra le altre cose pare dalle prestazioni notevoli in termini di velocità, N.d.A.). S&C: Questo come è possibile? RM: Perché l’etere è una fonte di energia illimitata. L’universo è pieno di energia che non cogliamo ma che nondimeno c’è! Non a caso era capace di generare quei fulmini megagalattici, hai mai visto qualche foto? Dove credi che la prendesse quell’energia lì? È questione di trovare le giuste frequenze e raccogliere energia. Si tratta di una forma di energia che può essere trasformata in energia elettrica. S&C: Ma che energia è esattamente? Non è magnetica o elettrica, quindi? RM: È un’energia che sicuramente pervade tutto lo spazio esistente, anche i nostri corpi. Un’ultima cosa, Einstein riteneva teoreticamente impossibile un giroscopio ottico. Cosa che sappiamo bene non essere vera. Infatti adesso questi aggeggi che violano costantemente i postulati di Einstein stanno nel palmo di una mano!!!! Quella che viene
A cura di Vincent Gambino misurata è la variazione della luminosità dei fasci di interferenza. Tutti gli aerei contemporanei montano i giroscopi ottici! Nati per scopi militari, per anni sono stati tenuti top secret, venduti solo a nazioni amiche dagli americani e senza mai rivelare tutti i dettagli. Nell’87 avevo concluso le mie ricerche sulla base “traballante” della relatività e decisi di occuparmi
Mi occorreva un solo dato sperimentale, come fare a produrre neutroni. S&C: Mi scusi ma vorrei interromperla un attimo, ma come fanno allora gli elettroni a non venire risucchiati dal nucleo atomico se non stanno in orbita?
Non ha una fine né un inizio, concetto non semplice da accettare... L’universo non si espande da nessuna parte della struttura dell’atomo. Consultai tutti i testi a riguardo e mi resi conto che facevano acqua da tutte le parti. Soprattutto il modello planetario, impostosi a partire da Bohr, da un punto di vista chimico, non sta né in cielo né in terra. Innanzitutto dobbiamo dire una cosa; gli elettroni furono messi in orbita perché carichi negativamente e quindi il nucleo positivo dell’atomo li avrebbe risucchiati, e l’unico modo per farli stare in piedi fu metterli in moto, così che la forza centrifuga li avrebbe mantenuti lontani. E qui c’è un piccolo particolare. Una carica in movimento crea delle onde elettromagnetiche. Perché gli elettroni in orbita non le emettevano? A questo punto Bohr ebbe una pensata tipo quelle di Einstein. Per Definizione, se gli elettroni stanno entro orbite predefinite non emettono energia. Questo, naturalmente, fu criticato dai fisici classici in quanto si sapeva benissimo che una carica elettrica in movimento emette onde elettromagnetiche. Bohr se la cavò alla Einstein, Per Definizione. Andò contro l’evidenza sperimentale. Ora, il suo modello funzionava per un atomo d’idrogeno, cioè con un elettrone solo. Già con un atomo di elio diventava un gran casino, visto che erano due Pensa invece all’uranio che di elettroni ne ha 20! Un miscuglio incredibile senza senso. Ho solo immaginato un modello di atomo tale che potesse soddisfare una reazione chimica, perché, vista la velocità con cui avviene il mescolamento di due liquidi in un bicchiere, di differenti qualità, colore etc. la velocità di mescolamento è tale che pensare che tutti gli elettroni in orbita si debbano fermare per fare la reazione chimica per me è semplicemente ridicolo. Non solo, all’epoca avevo fatto già tre anni di esperienza in un istituto di chimica, lavorando con i raggi x, e ai raggi x potevo benissimo costatare che gli elettroni sembravano belli stabili intorno al nucleo. Così m’immaginai un atomo senza elettroni in orbita, costituito di pezzi, molto ben definiti e semplici che potessero combinarsi in modo altrettanto semplice. Gruppi strutturali di protoni, elettroni e neutroni.
RM:Vedi, allora è stata trascurata una cosa fondamentale, una proprietà di elettroni e protoni. Sono muniti di campo magnetico e quindi se posizioni di equilibrio elettrostatico non sono possibili, posizioni di equilibrio elettromagnetico lo sono! La prima domanda che mi venne in mente fu: “Che cosa è un neutrone?”. Sapevo che aveva vita breve e decadeva in un protone + elettrone. La cosa più banale era anche che si potesse formare con un protone + un elettrone, dovevo provare tale affermazione. Prima di me vi fu un altro ricercatore che aveva provato, Don Borghi, fisico e prete del secolo scorso. Suscitò grandissimo scandalo nel mondo scientifico a lui contemporaneo. Don Borghi riuscì a formare neutroni facendo passare delle frequenze elettromagnetiche particolari tra protoni ed elettroni, generando così neutroni. Riuscì nei primi test e verificava, vedendo che questi neutroni, che sono estremamente reattivi, producevano degli elementi nuovi una volta formati. Naturalmente questa cosa non fu accettata, neanche quando la riproposi nell’89 e Don Borghi, che fu in seguito allontanato dall’Italia, dopo la sua morte è stato praticamente dimenticato. Continuando nella mia ricerca ho avuto modo di conoscere i testi di Kervran, quali Prove delle trasmutazioni a debole energia in biologia e in fisica, e altri. Mi accorsi subito della loro straordinaria coerenza. Soprattutto perché presentavano un modello di atomo assolutamente differente da quello comunemente accettato: elettroni e protoni stabili intorno al nucleo. Contemporaneamente Oshawa, ricercatore giapponese era riuscito con successo a produrre del ferro partendo da carbonio + ossigeno con l’utilizzo di una piccola corrente elettrica. Uno dei primi esempi di sperimentazione della fusione fredda, o meglio relativamente calda perché utilizzava un po’ di corrente elettrica, ma niente rispetto ai milioni di volt supposti per questo tipo di reazione. Carbonio più ossigeno uguale ferro, mi dissi: «proviamo!». Iniziai anche a studiare vari testi di alchimia, con mia grande soddisfazioni trovai un
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A conversazione con Roberto Monti
...l’etere è una fonte di energia illimitata. L’universo è pieno di energia che non cogliamo ma che nondimeno c’è! senso, una logica in quel che veniva proposto, fisicamente parlando. Pur venendo da un’educazione fisica classica decisi almeno di provare alcuni degli esperimenti suggeriti e ebbi successo! Ebbi occasione in quel periodo di incontrare John Bokris, un chimico di fama internazionale, e grazie ai sui contatti di partecipare a delle sperimentazioni negli USA. Ora, c’è da dire che io partecipavo agli esperimenti ma non li dirigevo, e chi li dirigeva sfortunatamente, non ne sapeva molto di alchimia. Io, allora di nascosto agli operai facevo diverse modifiche e i risultati arrivavano. Da prima una pallina d’oro, poi una bella mazzetta. Ma ancora niente di commercialmente proponibile, costava in sostanza più farlo che comprarlo. In tutti i testi alchemici si trovano riferimenti agli effetti stagionali! Primaverili e autunnali etc., per certi tipi di esperimenti. Quando arrivai in USA era l’aprile del 1992, stagione giusta... S&C: Da che dipendono, questi effetti? RM: Ah, questo non lo so, però ci sono! (ride) Per un fisico è una cosa impensabile, ma la natura ne offre a iosa di esempi come questi, basti pensare alla nascita e maturazione dei frutti, come suggerito da Kervran. Tradizionalmente è cosa comune e risaputa, un anno semini e cresci delle piante e l’anno dopo devi cambiare coltura, in quanto hai esaurito il terreno di una certa componente ma l’hai arricchito di un’altra. Iniziai a collezionare i vari testi
alchemici disponibili, adesso ho una biblioteca quasi completa; come la Storia dei Filosofi Chimici pubblicata nel 1646 all’incirca. Testi ben noti a Lavoiser! È incredibile pensare come Lavoiser potesse dire che questi “poveri illusi” erano folli a pensare di poter trasmutare metalli meno nobili in oro, e che gli elementi non trasmutano! Gli studi di alchimia iniziarono a essere ridicolizzati intorno a quel periodo, precedentemente erano molto diffusi e vi era una grande mole di conoscenza. Questi alchimisti tentarono anche di far trapelare qualche cosa, ma era troppo per la maggioranza di quelle epoche. Con la Pietra Filosofale non solo si trasmutavano gli elementi in Oro, ma si potevano ottenere dei risultati terapeutici strabilianti, roba da rivoluzionare l’intera storia del pianeta!!! Tra i vari testi consultati ho potuto conoscere la figura di quello che viene chiamato Geber, in realtà non è l’arabo Geber, ma un francescano di nome Paolo di Taranto. Scrisse un testo meraviglioso di alchimia sperimentale. Consigli pratici su esperimenti alchemici che ho potuto ripetere con mia grande soddisfazione, costatandone la veridicità. In quel periodo ero preso tra le altre cose dall’abbattimento delle scorie radioattive. Infatti già allora sapevo abbattere le scorie radioattive. Partendo da una preparazione chimica, mediamente in tre giorni le scorie radioattive trattate scompaiono, lasciando al loro posto altri elementi. In particolare delle grandi quantità di Argento!
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S&C: Mi può parlare, per favore della sua tavola periodica? RM: Quando facevo la tavola periodica avevo troppi neutroni che non sapevo dove mettere. Pensai a quella canzoncina: 44 gatti in fila per 6 col resto di 2… Mi venne un lampo! Era semplicissimo, e così li misi in fila per 4, ecco il tetraneutrone! E tornava tutto, si spiegava come si formavano gli elementi, in quale serie, perché certi elementi erano ad alto potenziale energetico e altri no... Insomma, fu il quattro che mi colpì, infatti, sono quattro particelle formulate: tetraneutrone, trineutrone, il dineutrone e l’altro è il mononeutrone o neutrone. E poi, c’è un’altra immagine che mi ha molto affascinato, il cubo di Rubik. Semplice e intuitivo, un meccanismo simile avviene con gli atomi. Tu cambi struttura e muta la proprietà degli elementi! Sposti i componenti di questo microscopico lego che sono gli atomi, e hai nuovi elementi! S&C: Curioso, tavola periodica con periodo 4…4 per 4 = 16 per 4 = 64 come gli elementi dei geni formatori della tradizione cinese... E poi come è arrivato alla codificazione dell’abbattimento delle scorie? RM: Vedevo quali erano gli elementi necessari alla creazione di altri elementi e poi, naturalmente, attraverso la sperimentazione, che niente può sostituire, io provavo e vedevo i risultati reali. S&C: Cosa è riuscito ad abbattere? RM: Il Torio, l’Uranio, che mi procuravo tramite l’Enea. Ho tutti i risultati sperimentali dettagliati e disponibili. Il Plutonio è difficile da trovare in quanto viene riciclato e quasi nessuno te lo venderebbe! Per quel che riguarda il Torio riesco ad abbattere l’80% subito con il primo passaggio. All’inizio della sperimentazione arrivavo solo al 30%, poi cambiai gli elementi della formula di partenza e ottenni più del 50%, basta poi ripetere l’operazione per un abbattimento totale delle scorie. Si tratta di una serie di passaggi. S&C: Qual è il prospetto dei futuri cambiamenti nella scienza grazie alle sue scoperte? RM: Tutto da rifare!!! Il sito di Roberto Monti: http://www.lowenergytransmutations.org/
Leggo e approfondisco Per approfondire i dettagli dell’esperimento Michelson-Morley – uno dei più famosi esperimenti della storia della fisica – e di seguito l’indagine e il tipo di calcoli e formule attraverso cui il fisico Roberto Monti lo destruttura, mettendo in dubbio il risultato, leggere su: http://www.pluriversity.com/allegati/therealeinsteinit.pdf Scienza e Conoscenza 11
Ogni giorno richiede immancabilmente nuove decisioni e nuovi obiettivi. Spesso non abbiamo le idee chiare sul da farsi, perdiamo la capacità di affrontare le cose con giocosità e fiducia e non utilizziamo la nostra componente intuitiva. Ci capita dunque di rimandare, di accontentarci del nostro quotidiano, non trovando il coraggio di coltivare nuovi obiettivi che potrebbero ridare gioia alla nostra vita. In realtà, è la vita stessa che racchiude in sé il cambiamento: niente rimane immutato, tutto si trasforma. Cambiamento significa crescita; il cambiamento creativo è evoluzione e la sua mancanza comporta in un certo qual modo una perdita di interessi, conoscenza, capacità vitale, nella stessa misura in cui qualsiasi organismo biologico decade quando non riceve più nuove informazioni. L’unica vera conoscenza alla quale è necessario ambire, dunque, è l’auto-conoscenza. L’evoluzione si manifesta solamente se siamo noi stessi a cambiare e il nostro cambiamento dipende a sua volta dall’uso consapevole della nostra forza creatrice. Con i nostri pensieri e le nostre azioni costruiamo la nostra realtà e siamo creatori della nostra vita. E quando ne diventiamo consapevoli, ci occorre solamente un passo per raggiungere il nostro obiettivo più alto: prendere in mano la nostra vita e farne un capolavoro... Con CreativEvolution ti offriamo un metodo assolutamente geniale ed innovativo che facilita l’accesso al tuo enorme potenziale di risorse. La tecnica è rapidamente assimilabile nel corso di un seminario intensivo di 3 giorni e mezzo, in cui viene insegnato come sincronizzare l’emisfero cerebrale sinistro razionale-analitico, con quello destro immaginifico-intuitivo. Ciò consente di modulare l’attenzione verso campi morfici individuali e collettivi allo scopo di ricevere informazioni di ordine superiore, altamente risolutive nei confronti di problematiche che investono il quotidiano. Tra i molti vantaggi ottenibili: individuare e raggiungere gli obiettivi in modo ottimale; scoprire e stimolare talenti nascosti; aumentare sensibilmente la creatività e la capacità di risolvere problemi; sperimentare a livello psichico diverse esperienze possibili per scegliere quella ideale.
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DVD 120 minuti + libretto € 16,50 Abbonati € 14,02
3 DVD totale 8 ore + libretto
DVD di 3 ore + libretto
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DVD 80 minuti + libretto € 19,50 Abbonati € 16,57
DVD 92 minuti € 24,90 Abbonati € 21,16
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