Compito autentico Storia dell'Arte contemporanea

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RITRATTISTI PER UN GIORNO Laboratorio di storia dell’arte contemporanea Professoressa Mariateresa Del Bono

Beltrametti Elena - 4812338 De Vecchi Rebecca - 4802624 Invernizzi Marzia - 4913403 Paredi Maria Giuditta - 4912859 Uzzolo Fortunato - 4912810


Obiettivi didattici

Sperimentare strumenti e tecniche diverse per realizzare prodotti grafici e pittorici.

Individuare in un’opera d’arte gli elementi essenziali della forma, del linguaggio, della tecnica e dello stile dell’artista per comprenderne il messaggio e la funzione.


Dagli obiettivi didattici ai contenuti Il bambino conosce: -

tecniche grafico-pittoriche diverse per la realizzazione di un ritratto (stile della Scapigliatura milanese, del Chiarismo, del Divisionismo e del Futurismo);

-

pittori di diverse epoche e correnti artistiche

-

valore e ruolo del colore all’interno delle realizzazioni personali in base al movimento artistico scelto;

-

strumenti e regole necessari alla produzione artistica;

-

principali tratti caratteristici delle diverse opere d’arte.


Dagli obiettivi didattici alle abilità Il bambino: ●

sa esprimersi attraverso produzioni di vario tipo, utilizzando tecniche e materiali diversi;

rielabora, combina e modifica creativamente disegni ed immagini, opere d’arte, materiali d’uso e testi;

individua in un’opera d’arte gli elementi essenziali della forma, del linguaggio, della tecnica e dello stile degli artisti approfonditi per comprenderne il messaggio e la funzione.


Dagli obiettivi didattici alle competenze ●

● ● ●

Il bambino: utilizza gli strumenti di conoscenza per comprendere se stesso e gli altri, per riconoscere ed apprezzare le diversità, in un’ottica di dialogo e rispetto reciproco; interpreta i sistemi simbolici culturali del territorio, orienta le proprie scelte in modo consapevole, collabora con gli altri per la costruzione di un progetto comune, esprimendo le proprie personali opinioni e sensibilità; individua nel linguaggio pittorico del ritratto le diverse tipologie di codici, le caratteristiche principali che lo caratterizzano, i fini della sua realizzazione e decodifica in forma elementare i diversi significati, rielaborandoli in un percorso originale.


Descrizione progetto Il progetto si propone di far conoscere agli alunni alcuni dei principali luoghi assistenziali di Milano, in

particolare il Pio Albergo Trivulzio con la sua Quadreria, per avvicinarli ad una parte importante della storia della città attraverso l’arte. Oltre al contesto spazio-temporale verrà data importanza al genere del ritratto e alla scoperta delle sue caratteristiche, tipologie e finalità. Dopo una visita alla Quadreria, i bambini approfondiscono la conoscenza di alcune opere e conoscono pittori importanti per questo Ente, come Angelo Morbelli. L’insegnante si preoccupa di istituire paragoni con altre opere simili dal punto di vista contenutistico o stilistico, presenti in alcuni musei di Milano. Vengono anche approfonditi alcuni aspetti dei principali movimenti pittorici milanesi a cui i quadri appartengono (Divisionismo, Scapigliatura, Chiarismo e Futurismo) con l’esecuzione di attività pratiche. Infine gli alunni si cimentano nella realizzazione di ritratti, che vengono esposti in una mostra allestita nella scuola a fine anno.


Monte ore e suddivisione durante l’anno scolastico Il progetto dura circa 2 mesi per un totale di 20 ore; si sviluppa tra aprile e maggio, quindi verso la

fine dell’anno scolastico, quando l’insegnante ha già potuto lavorare su alcune conoscenze ed abilità fondamentali per affrontare le attività previste. Le attività si svolgono principalmente durante le ore di arte e immagine, mentre nelle ore di storia e di italiano l’insegnante approfondisce alcuni aspetti legati rispettivamente alle vicende storiche del Pio Albergo Trivulzio e alla descrizione dei ritratti per la mostra finale.


Classe di riferimento Il percorso didattico si rivolge a una classe 5^ primaria di una scuola dell’hinterland milanese. La classe è composta da 21 alunni, 10 maschi e 11 femmine, di cui due alunni DSA e un alunno DVA (ritardo cognitivo lieve), seguito da un’insegnante di sostegno per 6 ore settimanali.


Metodi didattici per il raggiungimento degli obiettivi - Analisi dei luoghi assistenziali principali di Milano attraverso l’utilizzo di una mappa; - lezione frontale e brainstorming, utilizzati nella prima fase del progetto, per introdurre gli argomenti previsti; - uscita didattica con una visita al museo; - utilizzo di specifiche tecniche pittoriche per la creazione di opere d’arte di vario genere; - realizzazione di pannelli esplicativi per la mostra finale.


Mezzi necessari - mappa di Milano; - tempere, pennarelli, acquerelli, fogli a4, pennelli, matite, gessetti, gomme; - sussidiario; - schede e libri di approfondimento; - lim per la visualizzazione delle opere d’arte oggetto di approfondimento; - pannelli espositivi con foto, ritratti e descrizioni delle opere.


Prerequisiti ● L’alunno conosce la presenza di diverse tipologie di opere d’arte: ritratti, paesaggi, quadri astratti, nature morte, soggetti religiosi, ecc. ● Utilizza medium e tecniche artistiche differenti.


Verifica L’insegnante decide di valutare la fase conclusiva del percorso didattico, che comprende la realizzazione dei ritratti e le descrizioni delle principali opere esposte nella Quadreria, la cui conoscenza è stata approfondita durante le lezioni precedenti. L’insegnante valuta attraverso una griglia valutativa alcuni aspetti principali dell’attività.


Griglia valutativa Competenze

Dimensione/i di Competenza

Indicatori

Livello AVANZATO

Esprimersi e comunicare

Rappresenta la realtà e le esperienze attraverso l’uso di diversi linguaggi espressivi

Utilizzare correttamente le tecniche grafico - pittoriche

L’alunno/a compone immagini e rappresentazioni visive utilizzando consapevolmente tecniche figurative e materiali di uso comune in maniera originale e personale.

Osservare e leggere immagini e opere d’arte

L’alunno è in grado di osservare, esplorare e descrivere immagini e messaggi multimediali.

Utilizzare diverse tecniche osservative per descrivere, gli elementi formali di un contesto reale.

Comprendere e apprezzare le opere d’arte

L’alunno individua i principali aspetti formali dell’opera d’arte

Leggere e commentare criticamente un’opera d’arte mettendola in relazione con gli elementi essenziali del contesto storico e culturale a cui appartiene

Livello INTERMEDIO

Livello BASE

Livello INIZIALE

L’alunno/a compone immagini e rappresentazioni visive utilizzando alcune tecniche figurative e materiali di uso comune in maniera parzialmente originale e personale.

L’alunno/a compone immagini e rappresentazioni visive utilizzando tecniche figurative semplici e alcuni materiali di uso comune creando riproduzioni non originali.

L’alunno/a è in grado di comporre immagini e rappresentazioni solo con il supporto dell’insegnante e utilizza alcuni materiali di uso comune suggeriti dall’insegnante.

L’alunno/a riconoscere le regole compositive del linguaggio grafico espressivo,

L’alunno/a scorge alcune regole compositive del linguaggio grafico espressivo.

L’alunno/a intuisce poche regole compositive del linguaggio grafico espressivo.

L’alunno/a ha bisogno del supporto dell’insegnante per intuire le regole compositive del linguaggio espressivo.

L’alunno/a comprende le opere d’arte in maniera abbastanza approfondita, riconoscendo lo stile e sapendolo contestualizzare.

L’alunno/a riconduce le opere d’arte che osserva ad una determinata artistica. Sa descrivere ciò che osserva con un linguaggio abbastanza corretto.

L’alunno/a riconduce alcune opere d’arte ad una determinata artistica. Sa descrivere ciò che osserva con un linguaggio elementare.

L’alunno/a riconduce le opere d’arte ad una determinata corrente artistica solo se guidato dall’insegnante e descrive quanto osservato solo attraverso domande guida.


Attività interdisciplinari Italiano: la descrizione dei quadri presentati in classe e osservati durante la visita alla Quadreria, comporta una buona padronanza del linguaggio e prevede un arricchimento del bagaglio lessicale. Storia: è importante dare un inquadramento storico agli alunni, affinchè collochino correttamente nel tempo i personaggi incontrati (benefattori e artisti) e colgano il contesto socio-culturale delle epoche trattate. Geografia: è fondamentale anche fornire ai bambini le coordinate spaziali dei principali luoghi assistenziali di Milano e delle loro diverse collocazioni nel tempo (dal centro della città a zone più periferiche). Tecnologia: rielaborazione grafica al computer di un ritratto.


Abilità e competenze

Fase introduttiva

Visita al museo

Nei panni del pittore

Valutazione


Fase di lavoro 1 L’attività comincia in classe, dove l’insegnante fornisce agli alunni delle informazioni generali sul periodo storico di riferimento, inquadrando gli eventi e le caratteristiche più importanti del contesto socio culturale. Segue la visione della mappa di Milano, precedentemente predisposta dall’insegnante, in modo che la classe possa osservare la collocazione geografica dei principali luoghi assistenziali della città, la loro posizione attuale, i cambiamenti avvenuti rispetto alla prima costruzione (progressivo decentramento) e l’adeguamento strutturale con la piantina della nuova sede del Pio Albergo Trivulzio.


Il periodo storico e il contesto socio-culturale di riferimento A Milano si riscontra il problema della povertà e dell’assistenza dopo i grandi mutamenti delle Riforme asburgiche e della Rivoluzione francese. L’intervento dei meno fortunati non è più legato ai doveri del principe cristiano, ma a una nuova concezione in cui è l’autorità politica con le sue diverse forme a farsi interprete; è ora lo Stato ad avere il dovere di rispondere a situazioni di bisogno o comunque ad assicurarsi che venga data una risposta. Si fanno sentire al tempo stesso esigenze di polizia, con il divieto alla mendicità e l’apertura delle “case di lavoro” a carico dei Luoghi pii. La parallela soppressione di molti ordini religiosi, delle confraternite e delle corporazioni di mestiere fa in modo che al progresso economico si accompagni la crescente insicurezza dei più deboli, come gli anziani. L’azione dello Stato si pone in un rapporto non sempre facile con la gestione concreta del sistema assistenziale che rimane affidata al gruppo dirigente cittadino, in grado di fornire il personale amministrativo e di mantenere vivo il flusso dei lasciti e delle donazioni.


La mancanza di istituzioni libere non consente di realizzare una moderna politica sociale che punta ad un equilibrio tra i diversi soggetti in campo.

Le condizioni di vita della popolazione restano comunque difficili e lo sono soprattutto per le famiglie legate al lavoro dipendente; la situazione igienica e sanitaria non migliora e una povertà caratteristica della nascente Milano operaia si aggiunge a quella tradizionale. Le amministrazioni degli istituti ospedalieri e assistenziali mantengono un rapporto di stima e affetto con la città, favorendo un progresso tecnico e attirando un rinnovato flusso di lasciti testamentari facendo sorgere altre iniziative.


Informazioni generali sull’epoca storica In questo periodo storico si afferma e trionfa in coincidenza con le fasi del naturalismo. Sono rarissime le epoche in cui, come nell’attuale, grazie soprattutto ai mezzi di riproduzione fotografica, il ritratto ha potuto dilagare in ogni classe e luogo. La rivoluzione francese apre la strada alla fecondissima stagione ottocentesca del ritratto borghese, che dapprima adotta pose e atteggiamenti della precedente stagione aristocratica e più tardi, soprattutto con gli impressionisti (Manet, Degas, Renoir) acquista una grande libertà formale. Una delle peculiarità della storia della Milano benefica ottocentesca è sicuramente la consuetudine di mantenere il ricordo dei benefattori con ritratti scolpiti o più frequentemente dipinti.


La Quadreria Cosa è una quadreria? la quadreria è una raccolta, una collezione di quadri; pinacoteca. Su che base vengono scelti i soggetti? i soggetti rappresentati nella Quadreria sono tutti i benefattori e i componenti della famiglia Trivulzio.; invita a considerare la singolare fortuna di uno specifico “genere”, quello del ritratto dei benefattori, connesso a una tradizione affermatasi a Milano soprattutto a partire dal Seicento e ancora oggi non del tutto esaurita. Le origini di questo fenomeno vanno ricercate sia nell’abbondanza di ospedali e luoghi pii, sia nella costante solidarietà manifestata nei confronti di quegli istituti dalla società milanese. Venne inoltre istituita nel 1906 una speciale commissione come organo consultivo del Consiglio per la scelta dei pittori delle opere presenti. Da quando inizia la raccolta? a partire da dicembre del 1602. Come vengono conservati ed esposti? i quadri sono stati inizialmente analizzati sotto il profilo storico e culturale durante la fase di conservazione per poi essere esposti al pubblico.


La Quadreria del Pio Albergo Trivulzio All’interno della Quadreria del Pio ALbergo Trivulzio è possibile incontrare un gran numero di personaggi dal Cinquecento ad oggi: dai ritratti più antichi, che provengono dall’orfanotrofio delle Stelline e dall’eredità della famiglia Trivulzio, alla parte più consistente della raccolta, che è quella dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento. Oltre ai dipinti provenienti dell’eredità del principe Antonio Tolomeo Trivulzio, che raffigurano esponenti della sua famiglia, e ad alcune opere di vario soggetto (per esempio paesaggi e nature morte), la Quadreria dell’Azienda è composta in gran parte dai ritratti dei più importanti benefattori nobili e borghesi della Milano previdente. La consuetudine del ritratto gratulatorio era particolarmente diffusa presso gli enti assistenziali milanesi, che nel corso del tempo avevano anche elaborato delle procedure per definire sia le modalità di esecuzione e le dimensioni dell’opera, sia la scelta dell’artista. Da un lato i ritratti, e talvolta i busti o le lapidi, servivano a perpetuare la memoria del benefattore, dall’altro erano un invito a emularne le gesta con dei lasciti per la comunità e per esprimere la volontà di creare modelli reali di carità e di beneficenza. Il valore della memoria e non dell’encomiastica lo si può ben vedere passando in rassegna i ritratti della Quadreria dove un’attenzione vigile e continua alla verità del singolo benefattore, colto in tutte le sue pieghe e persino in tutti i limiti delle sue caratteristiche psichiche e somatiche, fa d’ognuno di loro un uomo preciso del quale, per poco che lo si guardi, ci pare di arrivare a conoscere e sapere tutto.


Quadreria - Ritratti Ritratto è un termine che designa in senso stretto la raffigurazione di persone: copiate dal vero, ricostruite a memoria oppure ricostruite tramite preesistenti documenti figurativi, come le fotografie. La rassomiglianza fisionomica deve essere tale per cui l’opera sia o tenda ad essere una copia speculare dei soggetti ritratti o li renda comunque riconoscibili, ponendosi anche come testimonianza del loro carattere o della loro spiritualità individuale. Un ritratto può essere ottenuto con qualsiasi medium artistico, può essere: -

a figura intera; a figura parziale; di un singolo; di una coppia;

-

di un gruppo; naturalistico; idealizzato; d’interno;

Può avere diversi fini: di propaganda, documentari, religiosi e funerari. Possono, infine, avere le seguenti impostazioni: frontalmente, di tre quarti, di profilo e di spalle.


Mappa di Milano e collocazione luoghi assistenziali


Collocazione del Pio Albergo Trivulzio


Inaugurazione della nuova sede del Pio Albergo Trivulzio


L’adeguamento, negli anni, delle strutture Pio Albergo Trivulzio


La nuova sede del Pio Albergo Trivulzio


Fase di lavoro 1 A seguito dell’introduzione generale, l’insegnante comincia un approfondimento su quattro ritratti scelti tra quelli presenti nella Quadreria, che si visiterà nella fase successiva. La docente spiega ai bambini le principali caratteristiche delle opere visionate e gli elementi distintivi delle correnti e dei movimenti artistici a cui ogni quadro appartiene, mostrandoli alla lim.


Esempio di ritratto con soggetto infantile, a figura intera, tarda Scapigliatura milanese

Nel settembre del 1905 Elena di Savoia visita l’Orfanotrofio Femminile di Milano e in quella occasione la regina dona denaro con l’obiettivo di creare una fondazione intitolata a suo nome per ospitare bambine e bambini orfani della sola mamma. La Fondazione Regina Elena incomincia a funzionare nel 1909 e per commemorare il nuovo istituto viene incaricata la pittrice Lia Ambrosoli di realizzare un dipinto allegorico. La pittrice raffigura così una orfanella, le cui sembianze sono ispirate a Renata Ferrari, la prima bambina a usufruire della Fondazione, nel momento in cui riceve un vestito dalle mani della regina Elena. Lia Ambrosoli, nel 1909 è poco più che ventenne ed esegue il dipinto sotto la guida del suo maestro Ferdinando Brambilla. Questa opera mostra i caratteri della tarda Scapigliatura caratterizzata da pennellate materiche e veloci e da una intonazione calda della gamma cromatica.

Lia Ambrosoli, L’orfanella, 1909


Esempio di ritratto con fine funerario a figura intera

La figura ritratta è quella di Pietro Lampugnani, benefattore milanese che nomina erede universale di tutti i suoi averi l’Orfanotrofio Femminile delle Stelline. L’opera è realizzata sulla base della maschera funebre tolta dalla salma, che il pittore Narducci usa per realizzare una attenta caratterizzazione del personaggio anche attraverso alcuni dettagli che richiamano la sua condizione sociale: gli anelli alle mani, l’elegante redingote, le minute pieghe del fiocco alla camicia. Pietro Narducci, Pietro Lampugnani, prima metà 800


Esempio di ritratto borghese impostato di tre quarti

Bernardino Pasta, Luigina Pagnoni, seconda metà 800

Questo è il ritratto di Luigina Pagnoni realizzato da Bernardino Pasta, artista che si specializza in scene di genere ispirate a momenti della vita domestica di giovani donne borghesi. Non sappiamo se Pasta ha ritratto la ragazza dal vero o se ha eseguito il dipinto post mortem, comunque è evidente che rinuncia ad una impostazione di tipo tradizionale frontale o comunque rigida, sceglie di fissare velocemente i tratti di Luigina come se stesse eseguendo un semplice studio di figura, senza insistere troppo sulla definizioni della rassomiglianza.


Esempio di ritratto gratulatorio a figura intera

Nel dipinto è raffigurata la marchesa Giustina Recalcati, della casata Lambertenghi e l’opera è realizzata dal pittore Antonio Durelli che ricorre ad una iconografia ormai convenzionale. L’anziana benefattrice è raffigurata in un angolo del suo studio, seduta alla scrivania mentre indica le proprie volontà testamentarie appena stilate, vista la vicinanza del calamaio. Questo è un genere di raffigurazione cara agli artisti neoclassici che però stava tramontando per lasciare postina motivi romantici. L’abilità del Durelli come disegnatore rigoroso si nota bene in questo ritratto, che mostra sia la rigidità e durezza di impianto sia l’intensa espressività dello sguardo.

Antonio Durelli, Giustina Lambertenghi, 1825


Fase di lavoro 1: Approfondimenti...da mettere in pratica Nell’ambito dell’analisi delle opere della Quadreria, la docente propone alla classe brevi approfondimenti sulle principali correnti artistiche a cui i ritratti appartengono, sempre con un occhio di riguardo al panorama pittorico milanese. Lo scopo è quello di preparare al meglio gli alunni alla visita della Quadreria. Dopo una prima slide introduttiva, che riassume i caratteri salienti di ciascun filone, presentiamo una ricostruzione più dettagliata dei diversi movimenti artistici. Per favorire un’interiorizzazione più efficace dei concetti illustrati, alla spiegazione di ogni corrente vengono abbinate una o più opere particolarmente esemplificative, oltre ad un lavoro pratico svolto dai bambini, incentrato sull’esercizio di quella che è la principale caratteristica stilistica di ogni movimento.


Programmazione da parte dell’insegnante: La docente seleziona con cura alcune opere su cui i bambini concentrano la loro attenzione. Le correnti artistiche oggetto delle slides preparate dall’insegnante sono: Scapigliatura, Chiarismo, Divisionismo e Futurismo, tutte legate alla città di Milano. In questo modo i bambini, durante l’uscita, potranno divertirsi non solo a riconoscere le opere della Quadreria già osservate in classe, ma anche ad indovinarne la corrente stilistica di appartenenza. Le attività pratiche legate a questi focus vengono predisposte dall’insegnante che sceglie una caratteristica saliente di ciascun movimento presentato, in modo da renderlo comprensibile a bambini di classe quinta. La docente varia inoltre la tecnica artistica da impiegare, per far sperimentare agli alunni diverse forme di espressione pittorica. Fasi cronologiche delle lezioni: ● Spiegazione del movimento tramite una Slide riassuntiva ● Osservazione e descrizione collettiva delle opere ● Attività pratica che eventualmente può costituire un’occasione di verifica in itinere circa l’acquisizione di alcune competenze pittoriche da parte degli alunni Obiettivi: ● Conoscere diverse correnti artistiche e i loro principali esponenti ● Individuare in un’opera d’arte gli elementi essenziali (forma, tecnica e stile dell’artista) per comprenderne il messaggio ● Sperimentare strumenti e tecniche pittoriche differenti


La Scapigliatura in breve La Scapigliatura è un movimento artistico e letterario che si sviluppa in Italia settentrionale nella seconda metà dell'Ottocento e si diffonde a partire dalla città di Milano. Il termine scapigliati si riferisce alla vita sregolata e disordinata condotta da questi artisti, sull’esempio dei colleghi francesi (i bohèmien). L’atteggiamento è di critica e ribellione nei confronti della società borghese di cui fanno parte. Gli Scapigliati dipingono il vero, realizzando soprattutto ritratti con una tecnica basata sulla sfocatura dei contorni e sull’utilizzo di pennellate sfumate e luminose.

Esempio di ritratto nel ritratto: Gignous si forma all’Accademia di Brera, predilige la pittura en plein air e restituisce ancora in modo concreto i dati reali, senza eccessive dissolvenze cromatiche e formali. Tranquillo Cremona invece spinge la forma visibile al limite dell’evanescenza.

Eugenio Gignous, Tranquillo Cremona in atto di dipingere all'aperto il ritratto di Benedetto Junck


Approfondimento Sviluppatasi inizialmente in ambito letterario, la Scapigliatura rappresenta una delle prime forme di avanguardia culturale italiana, sia per le proposte pittoriche, sia per gli atteggiamenti degli intellettuali che vi aderiscono. Il termine Scapigliatura deriva dal titolo di un romanzo di Cletto Arrighi La scapigliatura e il 6 febbraio, e viene usato per definire questo gruppo di artisti lombardi, principalmente milanesi, affermatosi nel ventennio 1860-80. Sono anni di crisi, in cui gli ideali risorgimentali si rivelano deludenti ed inadeguati per risolvere i problemi della società. Anche in campo artistico e letterario prevale un clima di adesione a modelli accademici ormai superati. Intellettuali italiani importano dalla Francia lo stile di vita bohémien all’insegna di alcol, droga e trasgressione anche nell'aspetto esteriore. Sregolati e ribelli, gli Scapigliati contestano gli insegnamenti proposti dall’Accademia di Brera, rifiutano i temi classici e spingono per un rinnovamento dell’espressione artistica. Ultimi romantici, vogliono rappresentare le passioni dell'anima, ispirandosi prima di tutto alle opere di Federico Faruffini e di Giovanni Carnovali detto il Piccio, in particolare per quanto riguarda la dissolvenza della solidità delle forme e la luminosità diffusa.

Tranquillo Cremona, L’edera


I generi praticati sono quelli tradizionali del ritratto, dell'autoritratto e del paesaggio, interpretati però in chiave romantica. Si tratta di soggetti che si prestano ad una pittura intimista e introspettiva; il paesaggio per esempio, caricato di significati psicologici, diventa il pretesto per esprimere inquietudini personali. Il linguaggio si allontana dallo stampo accademico ed è caratterizzato da indefinitezza formale e sfumature cromatiche che possano rendere al meglio le insicurezze interiori e l'instabilità dei sentimenti. L’attenzione degli artisti Scapigliati per le modulazioni di colori colpiti dalla luce si ricollega alle ricerche impressioniste e macchiaiole, con le quali condividono l’immediata restituzione del reale. La loro pittura è quindi incerta e frammentata, simbolo di una società fragile. Come accade per i macchiaioli e soprattutto per gli impressionisti francesi, trancianti sono le reazioni della critica ufficiale in occasione dell’Esposizione Nazionale di Brera del 1872, in cui espongono i due principali Scapigliati milanesi: Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni. Entrambi sono notevolmente influenzati dalla personalità di Giovanni Carnovali, artista istintivo e ribelle, che inventa una sua pittura luministica fatta di sfumature nebbiose. Mentre Cremona predilige la figura umana, resa con pennellate dalla consistenza filamentosa (tratto che verrà ripreso dal futurismo), Ranzoni si orienta verso una pittura morbida ed intimista, caratterizzata da maggior sentimentalismo.


Attività pratica Adesso tocca a voi! Dopo aver osservato il ritratto di Gignous, colorate con le tempere il modello, cercando di riprodurre lo stile degli Scapigliati...immaginate ci sia tanta nebbia e si veda in modo un po’ sfocato! Per rendere l’effetto “nebbia” a cui i bambini hanno associato la caratteristica saliente della Scapigliatura, dopo la coloritura, i ritratti verranno ripassati con un gessetto, in modo da sfumare meglio i contorni.


Il Chiarismo in breve Questo movimento artistico nasce a Milano negli anni 30 del ‘900. Come dice il termine, i pittori chiaristi utilizzano un segno molto leggero e impiegano toni chiari e luminosi. Tra i massimi esponenti milanesi c’è il pittore Umberto Lilloni, che dipinge soprattutto ritratti, paesaggi e vedute della Milano dei suoi tempi o di altri periodi storici. I bambini ritrovano questo artista durante la visita alla Quadreria.

Umberto Lilloni, Il Verziere


Approfondimento Il movimento del Chiarismo conosce il suo periodo culminante fra il 1932 e il 1934, e si estende poi lungo tutto il decennio, e anche oltre, trovando un punto di aggregazione intorno alla Galleria Annunciata, a Milano. Il termine viene coniato dal critico Leonardo Borgese nel 1935, in riferimento ad alcuni giovani pittori lombardi che, a contatto con il critico Edoardo Persico, sviluppano una pittura dai colori chiari e dal segno leggero e pieno di luce. La tecnica consiste nel dipingere su una base di bianco ancora umida. Gli artisti, con le loro opere, si pongono in opposizione al neoclassicismo novecentesco ufficiale. Il superamento avviene grazie a un recupero dell'arte Ottocentesca, soprattutto risalendo alle radici della pittura lombarda con particolare attenzione alla Scapigliatura. Il Chiarismo ritrova e rinnova la pittura di paesaggio, rende il ritratto immediato sottraendolo a forzature simboliche e propone spontaneità in composizioni soltanto apparentemente schematiche, ma aggiornate sulla lezione delle avanguardie.

Umberto Lilloni, Paesaggio


Il critico d’arte Persico individua le direttrici principali della pittura chiarista nella luminosità dei toni cromatici chiari; nelle forme costruite da luce e colore, nella soppressione del disegno e del segno; nella composizione anticlassica, apparentemente semplice, privata della profondità prospettica. Sono tutte caratteristiche tipiche di una pittura moderna en plein air, alla maniera impressionista, in contrasto con l'impostazione neoclassicista e i valori volumetrici del Novecento italiano. Fra i temi prediletti del Chiarismo si trovano i paesaggi e la natura in generale, ed il ritratto, che perde ogni solennità ottocentesca per divenire naturale, privo di sigificati simbolici. Umberto Lilloni, personalità leader del gruppo, Francesco De Rocchi, Adriano di Spilimbergo, Angelo Del Bon e Cristoforo De Amicis sono i nomi più noti degli aderenti a questo movimento, che recupera la matrice lombarda di una pittura limpida e caratterizzata da semplicità di linguaggio.

“ Si tratta di una pittura impostata sul colore e non sul disegno, sul tono e non sul chiaroscuro, sulla superficie e non sulla profondità prospettica, sulla spontaneità e non sul mestiere ” Elena Pontiggia


Umberto Lilloni (1898 -1980) Nasce a Milano nel 1898 e, frequentando la scuola artigiana dell’Umanitaria, sviluppa la passione per il disegno e scopre la propria vocazione per la pittura. Nel primo dopoguerra si iscrive all’Accademia di Brera dove, sotto la guida del pittore e docente Cesare Tallone, si diploma nel 1922. Lilloni avverte il problema del superamento della pittura post-impressionista e, per una breve stagione, si avvicina alle idee e alle ricerche del movimento artistico "Novecento", che aveva come scopo un “ritorno all’ordine” e alla purezza formale dell’antichità classica, dopo le sperimentazioni avanguardistiche di inizio secolo. Si accorge però ben presto che la tendenza novecentesca è inadeguata al suo temperamento e ai suoi ideali artistici. Riprende così lo studio del pittore ed ingegnere Emilio Gola e della grande tradizione pittorica lombarda. Intorno al 1930 si accosta ai Chiaristi De Rocchi, Spilimbergo e Sassu, dando il via alle prime esperienze di quella "pittura a fondo chiaro" che diventerà la sua inconfondibile caratteristica. Dal 1927 al 1941 insegna all’Accademia di Brera e dal 1941 al 1962 è titolare di cattedra all’Accademia di Belle Arti di Parma. Dal 1950 sino al 1980 è protagonista di una serie di personali nelle più prestigiose gallerie di Milano. I soggetti preferiti da Lilloni sono: paesaggi boschivi, nudi femminili, vedute marine e cittadine. Le sue opere sono caratterizzate da grande luminosità e delicatezza cromatica.


Attività pratica Diventa anche tu un “pittore della luce” Rappresenta un paesaggio a te caro, stando attendo a non calcare troppo i contorni di forme e figure. Poi colora impiegando gli acquerelli per ottenere un’opera piena di luce, in perfetto stile chiarista.


Il Futurismo in breve Il Futurismo nasce come movimento letterario e artistico nel 1909, grazie al poeta Filippo Tommaso Marinetti. Le teorie futuriste rinnegano l’arte del passato, proponendo forme nuove dai colori più accesi. Ai pittori futuristi interessa celebrare la modernità, rappresentare il mito della velocità e il movimento, attraverso la sovrapposizione di immagini. Vengono mostrate e analizzate due opere, incentrate sulla resa del dinamismo. I bambini conoscono così Boccioni, che ritrovano nella lezione sui confronti con le opere della Quadreria.

Giacomo Balla, Dinamismo di un cane al guinzaglio

Umberto Boccioni, La città che sale


Approfondimento A Milano, capitale della borghesia imprenditoriale, si afferma, tra il 1909 e il 1910, la prima vera avanguardia artistica italiana: il Futurismo. Fondatore del movimento è Filippo Tommaso Marinetti, scrittore e poeta di cultura simbolista, che ne traccia i fondamentali lineamenti di poetica nel Manifesto del Futurismo, pubblicato a Parigi nel 1909. Esattamente un anno dopo, nel febbraio 1910, vede la luce il Manifesto dei pittori futuristi (sviluppatosi nel Manifesto tecnico della pittura) firmato da Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini; esso sancisce l’estensione del Futurismo al campo delle arti figurative. La continua evoluzione e ramificazione del pensiero futurista porta alla nascita di nuovi Manifesti, simbolo dell’apertura di questa corrente ad altri campi di espressione (scultura, architettura, teatro, fotografia, cinema…). Da un lato, le sperimentazioni futuriste proseguono filoni di ricerca già esplorati, con esiti diversi, da numerose correnti tardo-ottocentesche: la Scapigliatura, il Divisionismo, il Simbolismo e il Decadentismo. Al tempo stesso, i futuristi intrattengono un rapporto di scambio ed influenza reciproca con le altre avanguardie europee coeve, dal Cubismo all’Astrattismo, dal Dadaismo al Surrealismo. Proprio il progressivo avvicinamento al Cubismo segna il passaggio dal Primo Futurismo al Secondo Futurismo, che viene fatto coincidere convenzionalmente con la morte di Boccioni (1916) e con il conseguente spostamento del baricentro del movimento da Milano, dov’era nato, a Roma. Alla fine degli anni ’20, un’ulteriore svolta in direzione surrealista inaugura la stagione del Terzo Futurismo, prima del suo definitivo dissolvimento.


Marinetti e i Futuristi rifiutano l’immobilità della tradizione e il culto del passato, promuovendo il superamento della realtà presente e l’affermazione di una nuova estetica della velocità. Questi artisti mirano a riportare sulla tela, in un’unica immagine, la complessità dell’esperienza, che combina visione e memoria. Alla convenzionalità della figurazione pittorica tradizionale viene quindi contrapposta la necessità di esprimere la mutevolezza del reale dove tutto è simultaneo e dinamico. Per ottenere questi effetti, i pittori Futuristi utilizzano alcuni aspetti stilistici quali: l’accostamento espressivo di colori complementari, la scomposizione e dislocazione delle forme, la frammentazione dell’unità plastica attraverso movimento e luce (chiare influenze Cubiste). I quadri Futuristi toccano temi emblematici della modernità, caratterizzata dalla molteplicità di stimoli di una civiltà urbano-industriale: i tram elettrici, le stazioni ferroviarie, la metropoli che si sviluppa, carica di energie vitali e meccaniche, l’idea di velocità e di incessante dinamismo.

Giacomo Balla, Velocità d’Automobile


Attività pratica Disegnare il movimento! Come fanno i pittori futuristi a dare l’idea di movimento in un’immagine ferma? L’insegnante distribuisce a ciascun alunno un manichino snodabile di cartone, di cui i bambini disegnano il contorno tante volte, una vicina all’altra, usando colori diversi. Non vi sembra che si stia muovendo?


Il Divisionismo in breve Si tratta di un movimento pittorico nato in Italia negli ultimi decenni dell’ 800, sull’esempio del Puntinismo francese. La tecnica pittorica consistente infatti nel dipingere con piccoli puntini o con piccole pennellate divise. I colori non vengono mescolati sulla tavolozza, ma usati puri e separati. La loro fusione avviene quindi negli occhi di chi guarda l’opera a distanza. I soggetti sono paesaggi e scene di vita quotidiana. Osserviamo assieme tre opere di 3 diversi artisti divisionisti importanti per Milano: Morbelli che conosciamo grazie alla Quadreria, Giovanni Segantini e Pellizza da Volpedo.

Segantini, Le due madri

Angelo Morbelli, Distendendo i panni al sole


Approfondimento Uno degli aspetti principali su cui si focalizza il Divisionismo è il sociale. Un’opera che ben riassume questo aspetto è ‘’Quarto stato’’ di Pellizza da Volpedo, nella quale viene descritta la classe operaia che cammina a testa alta verso una meta simbolica. Un altro tema importante che viene indagato dai pittori divisionisti riguarda la vita quotidiana. La corrente del divisionismo si differenzia per una tecnica pittorica basata sul colore. Esso viene steso sulla tela con pennellate minute e filamentose. L’innovativa tecnica pittorica influenza gli artisti del Nord Italia, tanto che il movimento pone le basi per quella che saranno tecniche pittoriche innovative, come quella futurista.


Tendenza artistica sviluppatasi in Italia dagli anni ottanta dell’Ottocento ed operante fino all’inizio della Prima Guerra Mondiale. I pittori divisionisti che si imposero sulla scena a partire dalla Prima Triennale milanese del 1891, adottarono un procedimento che secondo G. Previsti, autore di tardi testi teorici « riproduce le addizioni di luce mediante una separazione metodicamente minuta delle tinte complementari» (Principi scientifici del divisionismo, 1906). Il divisionismo era stato preceduto in Francia dal pointillisme di Seurat e di Signac, che avevano adottato il principio della scomposizione del colore con un rigore sconosciuto agli italiani. G. Segantini, G. Previsti, A. Morbelli associarono ad una immagine naturalistica di paesaggio o di interni una componente sentimentale che si traduceva in una struttura filamentosa della pennellata (Previsti), o materica (Segantini), o chiaroscurale (Morbelli). In questi maggiori rappresentanti del movimento, la tecnica divisionista fu impiegata sia come strumento per approfondire l’indagine sulla realtà con specifici risvolti di interesse sociale in Pellizza da Volpedo, Morbelli, Longoni, sia, al contrario, per elaborare tematiche letterarie ed allegoriche, in rapporto con gli sviluppi del simbolismo europeo.


Giovanni Segantini Segantini nasce ad Arco, in provincia di Trento, nel 1858. Dopo un’infanzia drammatica, provocata dalla morte della madre, viene affidato alla sorellastra e si trasferisce a Milano. Viene successivamente affidato al suo fratellastro Napoleone, che viveva a Borgo Valsugana, dove aveva un laboratorio fotografico. Dal 1878 al 1979 frequenta corsi all’accademia di Brera e sarà influenzato molto dal Verismo lombardo. Si trasferisce poi in Brianza e successivamente a Savognino. Inizia un progressivo avvicinamento alla tecnica divisionista, prima con alcune sperimentazioni e poi con una adesione totale.


Analisi iconografica opera di Segantini Le due madri (1889) è UN dipinto che mette a confronto la maternità della madre addormentata e quella dell’animale. Raffigura una giovane madre che si trova in una stalla seduta su uno sgabello da mungitura. Il suo viso è chinato verso il basso, i suoi occhi chiusi e sembra addormentata. A sinistra invece una mucca che si ciba da una mangiatoia e a terra il suo vitello che riposa mimetizzato tra la paglia.

Le due madri, 1889. Milano, Galleria d’arte moderna


Pellizza da Volpedo Pellizza da Volpedo nasce nel 1868 da piccoli proprietari terrieri. Grazie ai suoi genitori entra in contatto con personaggi importanti dell’ambiente Milanese. Ha la possibilità di viaggiare, spostandosi da Roma a Firenze, dove frequenta l’Accademia delle belle arti sotto la guida del maestro Giovanni Fattori. Deciso a rifinire la sua tecnica si trasferisce a Bergamo e frequenta l’Accademia Carrara. Si sposta continuamente e ha la possibilità di entrare in contatto con diverse tecniche, tra cui quella divisionista di Segantini.


Giuseppe Pellizza da Volpedo, Nubi di sera sul Curone

Attività pratica Dopo aver osservato le tre opere e averne colto in maniera semplice le caratteristiche principali...ora prova tu a dipingere come un divisionista!

Puzzle artistico

L’insegnante distribuisce a ciascun alunno la riproduzione delle tre opere con alcuni particolari mancanti; gli alunni dovranno individuarli, affidandosi alle proprie abilità di osservazione e memorizzazione. Il puzzle verrà ultimato dai bambini che completeranno il quadro e colorano le tessere mancanti con pennellate divisioniste.


Fase di lavoro 1: Brainstorming Partendo dalle opere viste insieme l’insegnante introduce il genere del ritratto, attraverso un brainstorming dalle opere visionate per individuarne le caratteristiche principali, gli scopi e le diverse tipologie esistenti. Durante in questa fase viene richiesto ai bambini di prendere appunti, in modo da mettere per iscritto le informazioni principali, utili per affrontare le fasi successive di lavoro.

Domande guida per la discussione - Che cosa ti viene in mente quando senti la parola ritratto? - Quali sono secondo te le sue caratteristiche principali? - Cosa non deve mancare in un ritratto? - Per quali scopi può essere fatto un ritratto? - In che posizione vengono ritratti i soggetti?


Esempio mappa concettuale


Fase di lavoro 2: Visita alla Quadreria A seguito della presentazione fatta in classe, gli alunni si recano in visita alla Quadreria del Pio Albergo Trivulzio. Durante l’uscita didattica, le docenti richiedono loro di prestare particolare attenzione alle opere approfondite precedentemente in classe e di confrontarle con le altre mostrate dalla guida per osservare ed individuare somiglianze, differenze ed elementi di novità. I bambini possono portare gli appunti presi durante le lezioni per aggiungere informazioni date dalla guida del museo e preparare domande specifiche da porre durante la visita.


Fase di lavoro 3: Opere a confronto L’insegnante istituisce alcuni paragoni tra le opere visionate in Quadreria e quelle di altri pittori. Per esempio l’orfanella viene accostata a Chiusi fuori di scuola di Emilio Longoni che è un ritratto di una coppia di bambini a figura intera; è un quadro verista in cui traspaiono le diverse emozioni e i diversi stati d’animo dei bambini.


Il quadro di Narducci può essere accostato ai ritratti di benefattori della Ca’ Granda, per esempio il Ritratto di Odoardo Fano di Angelo Morbelli, che è un ritratto di singolo a figura intera, realizzato Post mortem.


Il ritratto di Luigina può richiamare La lettrice di Faruffini, conservata alla Gam di Milano ed esempio di ritratto d’interno impostato a tre quarti, con protagonista una donna borghese. Faruffini rientra nel movimento pittorico della Scapigliatura milanese, contraddistinto dall’uso di pennellate non definite.


Infine, il ritratto realizzato da Durelli può essere impiegato per degli accostamenti ai ritratti che Boccioni fa alla madre. Può essere utile per avvicinare i bambini a un esponente importante del panorama pittorico milanese e non solo. Prendendo in considerazione più ritratti si possono individuare le differenti fasi stilistiche che il pittore attraversa, dal Divisionismo al Futurismo.


Fase di lavoro 3: Angelo Morbelli Presentazione del pittore del Trivulzio, Angelo Morbelli e di altri pittori delle principali opere visionate alla Quadreria (Pietro Narducci e Antonio Durelli). Approfondimento Morbelli: l’insegnante spiega che i quadri di questo pittore avevano fini documentaristici. La sua intenzione era, infatti, quella di raccontare un aspetto specifico della società del suo tempo, catturare la quotidianità delle persone anziane che abitavano questo luogo, la loro marginalità e renderla pubblica. Vengono mostrate e analizzate le seguenti opere:


Descrizione: all’interno di uno dei grandi locali del Pio Albergo Trivulzio molti anziani sono seduti su panche disposte su file ordinate. Ogni anziano è rappresentato con un particolare atteggiamento: qualche ospite posa la testa sul banco e dorme, qualcun altro poi sembra pregare; alcuni, invece, leggono mentre altri osservano intorno. Gli ospiti sono tutti vestiti con abiti e cappelli neri. I lunghi banchi di legno sono ordinati per file, l’unica

comodità è rappresentata da un lungo cuscino posto sul sedile. Lo stanzone è ampio e molto alto, le pareti sono spoglie e al fondo si nota la grande stufa che riscalda l’ambiente. Inoltre, dal soffitto pendono le lampade che illuminano la sala. Infine, sulla parete, a destra, si apre una grande porta a vetri. Interpretazione e simbologia: a partire dal 1880 Angelo Morbelli si interessò al mondo dei contadini e dei poveri. I soggetti preferiti dall’artista si avvicinano alle figure della contemporanea letteratura verista. Infatti, nei suoi dipinti Morbelli partecipò al dolore di giovani e vecchi dipingendo atmosfere intime e pessimiste, a volte romantiche. Angelo Morbelli, Giorni...ultimi,1882-83, olio su tela, Milano, Galleria d’Arte Moderna

La composizione e l’inquadratura: l’opera presenta un formato rettangolare sviluppato in orizzontale al fine di rendere l’estensione della stanza. Il dipinto compositivamente è separato in due metà: quella superiore è destinata alle pareti spoglie mentre quella inferiore agli anziani seduti. La linea orizzontale che si forma sulle pareti regge l’intera composizione, invece le oblique delle fughe rendono la struttura più dinamica e interessante. Infine, si forma un triangolo scuro con apice verso destra che racchiude il gruppo di ospiti seduti. Il dipinto non presenta ancora la tecnica divisionista che caratterizzerà le opere successive.


Descrizione: nel dipinto è raffigurato il grande salone della mensa femminile. Sul fondo del salone le

panche sono occupate da molte anziane, in primo piano, su un tavolo isolato, siedono altre donne; quattro di esse sono illuminate e in primo piano. Le anziane sono assorte nei loro pensieri, comunicano tra di loro, forse pregano. L’unica a non portare il fazzoletto nero sul capo è quella in primo piano, il suo sguardo è triste e sembra ricordare il passato. La sua compagna di sinistra sembra assopita mentre sul volto della terza compare un’espressione di preoccupazione. L’ultima a sinistra, infine, ha un volto inespressivo e pare attendere pazientemente che termini il pranzo. Sul tavolo, di fronte alle donne, le scodelle sono impilate al centro, le bottiglie di vino sono chiuse da tappi di sughero e i bicchieri pieni, in attesa del pranzo. Il piccolo imbuto, appoggiato al contrario, serve per versare nelle bottiglie il vino avanzato. Di fronte ad ogni donna sono presenti un pezzo di pane e due posate. Interpretazione e simbologia: Angelo Morbelli dipinse questo quadro ritraendo ospiti e ambienti del Pio Albergo Trivulzio. I due grandi saloni riconvertiti in sala mensa erano un tempo le scuderie del Palazzo Trivulzio; l’artista mise in risalto la fisionomia delle anziane e le stoviglie posate sul tavolo. Il titolo sembra riferirsi ai pensieri di una delle donne in primo piano, oppure si tratta di un pensiero comune a tutte le anziane. Angelo Morbelli, Entremets. Mi ricordo quando ero fanciulla, 1905, olio su tela, courtesy Enrico Gallerie d’Arte

La composizione e l’inquadratura: è un dipinto a sviluppo orizzontale: la parte superiore dell’opera è occupata dalle due pareti che si incontrano nello spigolo di sinistra, invece due terzi della sua altezza sono riservati alle anziane ospiti. Al centro delle diagonali dell’opera si trova la donna pensosa in primo piano che sembra essere la protagonista del dipinto. Le due file di panche sono disposte in obliquo. La composizione è, così, costruita su un asse che parte da destra e sale leggermente verso sinistra; tale orientamento rende il dipinto maggiormente dinamico rispetto ad una rappresentazione frontale dei tavoli.


Fase di lavoro 3

Angelo Morbelli, Vecchie calzette, 1903, olio su tela, 61.6 x 99.7 cm. Lugano, Collezione Cornèr Banca

Descrizione: nel dipinto alcune anziane ospiti del Pio Albergo Trivulzio sono riunite all’interno di una sala. Si trovano ai piedi di una finestra dalla quale entra la luce fredda dell’esterno. Le donne sono riunite in due gruppi posti uno di fronte all’altro. Indossano un ampio grembiule bianco, uno scialle rosso e un fazzoletto nero che copre i capelli bianchi. Le ospiti del Pio Albergo incrociano i ferri per realizzare le calzette. Al centro dell’immagine, verso l’alto, si apre una finestra nel profondo strombo del muro. La luce filtra in basso e permette alle anziane di compiere il loro lavoro. Una di loro, al centro, indossa un paio di occhiali e legge i fogli di una lettera. Di fronte a lei, un’altra ha le mani strette in basso e con gli occhi chiusi, sembra meditare o pregare. Interpretazioni e simbologia: è un dipinto di Angelo Morbelli che fa parte della serie intitolata “Poema della vecchiaia” realizzata tra il 1902 e il 1903. Gli ambienti rappresentati nelle opere sono quelli del Pio Albergo Trivulzio di Milano. Le donne anziane che compaiono nel dipinto sono le ospiti dell’Istituto. Il pittore era socialmente schierato con i soggetti più deboli. Il titolo dell’opera allude, forse, alla condizione di donne anziane o non sposate. La composizione e l’inquadratura: il dipinto presenta uno sviluppo orizzontale. Tale orientamento permette di rappresentare il gruppo di anziane che sembrano riempire totalmente l’ambiente. L’inquadratura è di tipo fotografico. Alcune figure, infatti risultano tagliate ai lati del dipinto. Dal primo piano al muro di fondo si sovrappongono tre file di donne. Il gruppo di ospiti crea una zona compatta, rettangolare, che occupa più della metà inferiore del dipinto. La struttura compositiva è simmetrica. Infatti, il battente centrale dell’infisso si trova allineato alla verticale centrale.


Descrizione: Il grande salone del Pio albergo Trivulzio è illuminato da una luce gialla che crea un’atmosfera sospesa. Le panche sono allineate da sinistra a destra e formano tre file dalla disposizione perfettamente ordinata. Sopra di esse lunghi cuscini chiari coprono la seduta. Un raggio di sole illumina la parte centrale. Un anziano è seduto, solo verso il fondo mentre un altro, si riscalda le mani. Infatti, dietro di lui, alla parete, è dipinto un grande calorifero che scalda l’ambiente. Dal soffitto a cassettoni di legno pende una lampada elettrica. Infine, le pareti sono alte e spoglie interrotte solamente dagli infissi come la porta che si apre sul fondo.

Angelo Morbelli, Un Natale! Al Pio Albergo Trivulzio, 1909, olio su tela, cm 99 x 173,5. Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna

Interpretazioni e simbologia: l’artista dopo aver aderito alla Scapigliatura milanese, si avvicinò presto agli ambienti intellettuali positivisti. Il suo interesse per la realtà degli ospizi non fu spinto dal desiderio di rappresentare poeticamente la vecchiaia. Piuttosto fu la sintesi delle sue spinte sociali e l’adesione alla tecnica divisionista. Tale passaggio avvenne, infatti, nel 1891 con l’opera intitolata L’alba. Un Natale! Al Pio Albergo Trivulzio è frutto di una rielaborazione del dipinto precedente dallo stesso tema. In questa versione l’opera assume un significato più universale e meno descrittivo. La composizione e l’inquadratura: La superficie è rigorosamente suddivisa in due metà sovrapposte. Quella superiore è occupata interamente dalla imponente e quasi monumentale, muratura. La parte inferiore, invece, è ritmicamente scandita dalle panche disposte in file. Il dipinto è orientato verso sinistra, lo stesso verso nel quale sono disposti i sedili. Inoltre, anche la luce proviene dalla stessa direzione.


Fase di lavoro 3: Piccoli ritrattisti Sulla base delle informazioni raccolte dal lavoro svolto in classe con l’insegnante e dalla visita alla Quadreria, gli alunni sono invitati a “mettersi nei panni del pittore”: metà classe dovrà eseguire ritratti dei compagni nei panni dei “benefattori” (seguendo come modelli le opere dei pittori approfonditi), l'altra metà (seguendo l’esempio di Angelo Morbelli) ritraggono la vita dell’aula e della scuola. Inoltre, l’insegnante dà indicazioni sull’utilizzo dei colori e sulla scelta di questi, in base al movimento artistico scelto dai bambini per svolgere il ritratto. I lavori verranno allestiti in una mostra finale, una sorta di Quadreria della scuola.


Percorso fascia di età 8-9 anni Durante il corso dell’anno scolastico le insegnanti decidono di approfondire il discorso del ritratto attraverso un incontro con un noto ritrattista della zona, che viene invitato a scuola. Il noto ritrattista terrà una breve spiegazione del suo lavoro, mostrando le sue opere e accoglierà e risponderà alle domande che gli alunni gli faranno.


Concluso l'incontro con il ritrattista i bambini si cimenteranno nella creazione del proprio autoritratto attraverso la metodologia della Pixel Art. Ogni studente con le proprie perline, la sua lavagnetta dove inserire le perline, il disegno fatto a matita su un foglio, produrranno un piccolo ritratto in Pixel Art.


Infine, durante il laboratorio di informatica, gli alunni realizzeranno il proprio ritratto con un programma di grafica al computer, utilizzando applicativi quali Excel o Paint.


Percorso fascia di età 6-7 I bambini inizialmente dovranno ritagliare da dei cartoncini colorati differenti forme geometriche (quadrati, rettangolo, cerchi, triangoli). I diversi cartoncini tagliati saranno poi utilizzati dai bambini per creare i loro ritratto; utilizzeranno della colla e un cartoncino rigido come base.


Una volta che tutti i bambini avranno completato il loro

ritratto, ogni bambino presenterà il suo ritratto alla classe e spiegherà che forme geometriche ha utilizzato per comporre il ritratto e il significato personale del ritratto; immedesimandosi nel pittore stesso.


Percorso per scuola dell’infanzia 1.

Gruppo piccoli-mezzani: davanti allo specchio con tempere e pennelli provano a fare il loro autoritratto che viene stampato successivamente su un foglio dall’insegnante;

2. Gruppo grandi: seduti al tavolo con un piccolo specchio riproducono con pennarelli e pastelli il loro autoritratto.


L’insegnante proietta il libro “Facce” di Antonella Abbatiello, soffermandosi sulle diverse espressioni del volto riportate nelle pagine e sulle parti che compongono il viso;

successivamente invita i bambini a sedersi al tavolo dove troveranno diversi volti di forme differenti (come quelle incontrate nel libro), forbici, colla, e carta colorata per costruire i loro volti creativi.


Bibliografia -

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A cura di M. Canella e C. Canedella, La vita fragile: dipinti, ambienti, immagini di Martinitt, Stelline e Pio ALbergo Trivulzio nella Milano del lungo Ottocento 1815 - 1915, Credito Artigiano Fondazione Stelline, 2007. P. Biscottini, 200 anni di solidarietà milanese nei 100 quadri restaurati da Trivulzio, Martinitt e Stelline, Federico Motta Editore, 1990. Le garzantine dell’arte. A cura di A.Oldani e P. Zatti, Galleria d’arte moderna Milano. Le collezioni, Officina Libraria, 2017. S. Settis, T. Montanari, Una storia naturale e civile edizione blu, Einaudi scuola, 2020.

A. Abbatiello, Facce, Topipittori, 2013.


Sitografia -

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https://angoloarte.altervista.org /SEGANTINI.htm https://www.settemuse.it/pittori_ scultori_italiani/giovanni_segant ini.htm https://www.settemuse.it/arte_bio _D/da_volpedo_pellizza_giuseppe.h tm https://www.stilearte.it/chiarism o-il-clima-anti-volume-che-fece-v olare-la-forma/


Il lavoro proposto è stato così organizzato:

Suddivisione parti e organizzazione del lavoro

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BELTRAMETTI: da slide 62 a slide 75

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DE VECCHI:da slide 48 a slide 61

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INVERNIZZI: da slide 16 a slide 32

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PAREDI: da slide 33 a slide 47

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UZZOLO: Da slide 1 a slide 15

Occorre precisare che per la realizzazione di questo power point tutti i componenti del gruppo hanno collaborato insieme nella creazione delle diverse slide.


Beltrametti Elena - 4812338 De Vecchi Rebecca - 4802624

Grazie per l’attenzione!

Invernizzi Marzia - 4913403 Paredi Maria Giuditta - 4912859 Uzzolo Fortunato - 4912810


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