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CONCORSO FOTOGRAFICO PHOTOMAARC seconda edizione 2021 1925/1945 Architetture del Moderno in Italia: impianti sportivi e colonie elioterapiche Como, 14/16 ottobre 2021
ideazione e coordinamento: Lorenza Ceruti e Ebe Gianotti (Made in Maarc) grafica comunicazione / catalogo: Giovanna Saladanna (Made in Maarc) organizzazione: Made in Maarc in collaborazione con: EPFL Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne Ordine Architetti PPC della Provincia di Como con il patrocinio di: Comune di Como | Assessorato alla Cultura Società Palchettisti Teatro Sociale Como con il contributo di: BCC | Banca Credito Cooperativo di Cantù sponsor tecnici: Palazzo Albricci Peregrini Lario Hotels
giuria: Aldo Castellano, architetto, storico dell'architettura presidente della Giuria Salvatore Aprea, direttore Archivi della Costruzione Moderna del Politecnico di Losanna Roberto Borghi, critico d’arte Giovanni Chiaramonte, fotografo e docente Lorenzo Degli Esposti, architetto Leo Fabrizio, fotografo Grazia Lissi, giornalista e fotografa Giovanna Saladanna, architetto e grafica
realizzazione video: Piergiorgio Perretta e Alexander Luciani allestimento proiezione audio e video sulla Casa del Fascio: Maurizio Camponovo (Audiovisual produzione&service)
CONCORSO FOTOGRAFICO
seconda edizione
1925/1945 Architetture del Moderno in Italia: impianti sportivi e colonie elioterapiche
Como, 14/16 ottobre 2021
eventi collaterali alla premiazione del concorso PHOTOMAARC 2021
giovedì 14 ottobre 2021 Casa del Fascio | Como h.19.00 fino al mattino | PROIEZIONE SULLA FACCIATA
La cittadella per lo sport di Como un viaggio tra architettura e fotografia attraverso lo sguardo di Lorenza Ceruti: Stadio G. Sinigaglia, Piscina coperta, Casa del Balilla; Società Canottieri Lario; Yacth Club Como; Areo Club Como venerdì 15 ottobre 2021 sede Canottieri Lario | Como h.18.00 - 20.00 | CONFERENZA
L’architettura dello sport tra memoria e futuro. Un'opportunità per il paesaggio italiano tra rigenerazione, valorizzazione e memoria relatore Emilio Faroldi, direttore Master Progettazione Costruzione e Gestione Infrastrutture Sportive, Politecnico di Milano intervento di Giorgio Gandola, giornalista sabato 16 ottobre 2021 Novocomum | sede Ordine Architetti PPC della Provincia di Como h.9.00 - 13.00
PREMIAZIONE TAVOLA ROTONDA con i Giurati DIALOGO Il luogo dell'immagine : relatori Giovanni Chiaramonte e Alberto Ferlenga h.19.00
Casa del Fascio | Como apertura di serata con la partecipazione straordinaria di Daniele Rumi al violino in: “Sonata n. 1 in Sol Minore BWV 1001” di J. S. Bach
PROIEZIONE SULLA FACCIATA: di una selezione delle 40 migliori foto che hanno partecipato al concorso la proiezione è continuata per tutta la notte
presentazione concorso
“La cittadella per lo sport di Como” proiezione sulla facciata della Casa del Fascio: foto di Lorenza Ceruti
“L’architettura dello sport tra memoria e futuro. Un’opportunità per il paesaggio italiano tra rigenerazione, valorizzazione, memoria” Emilio Faroldi
premiazione e tavola rotonda con i giurati serata alla Casa del Fascio: proiezione e concerto i numeri di Photomaarc
fotografie premiate le altre fotografie selezionate dalla Giuria elenco edifici proposti nel Bando Made in Maarc: chi siamo
organizzazione:
ORDINEDEGLIARCHITETTI
PIANIFICATORIPAESAGGISTI CONSERVATORI DELLAPROVINCIADICOMO
con il patrocinio di:
Assessorato CULTURA
in collaborazione con: con il contributo di: sponsor tecnici:
Assessorato CULTURA
PALAZZO ALBRICCI PEREGRINI
I buoni frutti
La pianta sta crescendo. Sono queste le prime parole che ci sentiamo di dire guardando al cammino di Made in Maarc dalla sua nascita ad oggi.
Una pianta che negli anni più recenti ha sviluppato rami carichi di frutti gustosi e ricchi di vitamine e zuccheri, che si chiamano approfondimenti, ricerche, mostre, concorsi, collaborazioni internazionali, nuove conoscenze.
Con un po' di orgoglio possiamo dire di essere vicini a Made in Maarc... da sempre e di aver contribuito, nel nostro piccolo, a irrobustire le radici della pianta che sì –è proprio vero –sta crescendo bene grazie alla cura e alla competenza di quanti la coltivano.
A loro, i nostri complimenti.
Angelo Porro presidente BCC Cantù1925-1945
Il concorso fotografico Photomaarc è nato con obiettivi tra loro complementari. Certamente all’origine c’è la volontà di guardare con occhi liberi, grazie alla distanza temporale, all’esperienza dell’architettura italiana tra le due Guerre per quello che ci ha lasciato, e cioè un panorama molto variegato di manufatti più o meno, o per nulla, segnati dalla sperimentazione che caratterizzava a livello europeo quegli anni. Non abbiamo voluto escludere gli edifici che, di fatto, hanno costituito dal punto di vista della quantità la maggior parte della produzione architettonica del tempo e segnato in modo riconoscibile parti importanti delle nostre città, nonostante non presentino formalmente elementi in linea con il linguaggio dell’avanguardia architettonica. Molti di questi edifici, pur non utilizzando coerentemente gli elementi del linguaggio del Movimento Moderno, costituiscono risposte interessanti e adeguate ai diversi ambiti e hanno rinnovato in modo convincente tipi edilizi come quelli legati allo sport, agli uffici della pubblica amministrazione, alla scuola, al tempo libero, all’abitare. Si tratta molto spesso di buona edilizia, in diversi casi di buona architettura, riconoscibile dalla semplificazione delle forme e delle decorazioni; a volte invece si tratta di edifici che fanno riferimento a modelli pesantemente monumentali in senso rigido e retorico. Fin dalla prima edizione è emerso che le categorie espressive sono molto variegate tra loro e che spesso si intrecciano anche nella biografia dei singoli architetti, così che il più puro razionalista in alcune opere utilizza stilemi novecentisti e altri architetti più tradizionalisti si spingono a volte in un terreno sensibile alle novità espressive.
Obiettivo di Photomaarc è anche quello di condividere e allargare questo sguardo attento alla realtà dell’architettura italiana della prima metà del ‘900, cercando di diffondere, non solo tra gli addetti ai lavori, una lettura più consapevole e critica di un periodo molto significativo per lo sviluppo delle nostre città, attraverso il mezzo più popolare e amato della nostra epoca, la fotografia.
Con la seconda edizione di Photomaarc emerge un ulteriore e più specifico scopo che ci sta a cuore, quello di porci in modo attivo nella nostra città. Siamo consapevoli che l’architettura ha un ruolo positivo nel risolvere e dare forma ai bisogni e alle esigenze degli uomini e l’argomento di quest’anno, dedicato agli edifici per lo sport, ha volutamente toccato un tema caldo nella nostra città, il destino dello Stadio Sinigaglia. Si tratta di uno stadio storico, “lo stadio più bello del mondo” come lo definiva Gianni Brera, inserito in un’area prestigiosa, a lago, caratterizzata da architetture emblematiche del Razionalismo come il Novocomum e la Casa Giuliani Frigerio di Giuseppe Terragni, oltre che dai club della Canottieri Lario, dello Yacht-Circolo della Vela e l’Areo Club per il volo con gli idrovolanti: ci è sembrato utile proporre al dibattito pubblico, con un evento specifico, elementi di conoscenza che possano aiutare a superare prese di posizione preconfezionate e favorire la consapevolezza che il patrimonio storico deve costituire un’opportunità per il futuro. Ad esso si può e si deve guardare come ad elementi in grado di costituire le direttrici per un progetto dell’intera area a lago, da ripensare secondo le esigenze del nostro tempo.
Possiamo cercare di raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo solo con l’aiuto dei Giurati e degli studiosi che di anno in anno ci supportano con la loro competenza e passione e con l’aiuto economico di chi crede in questa iniziativa: a loro va tutta la nostra riconoscenza davvero sincera.
Architetture del Moderno in Italia: impianti sportivi e colonie elioterapiche
Ebe Gianotti presidente di Made in Maarc
Lorenza Ceruti consiglio direttivo Made in Maarc
Perché partecipare al concorso fotografico Photomaarc? Domanda che ci siamo posti noi organizzatori già nel 2020, immedesimandoci nei possibili partecipanti.
Ciò che volevamo e vogliamo proporre non sarebbe dovuto essere un concorso fotografico di architettura fine a se stesso.
Da subito abbiamo voluto che andasse oltre e soprattutto che potesse coinvolgere più persone possibili dando la possibilità di conoscere un periodo storico (1925/1945) che ha visto l’architettura grande protagonista: un momento che ha lasciato in eredità uno straordinario e complesso patrimonio di cui ancora oggi usufruiamo.
Ogni edizione vede declinato il tema architettonico di quel periodo nelle differenti tipologie, proponendole come soggetto del concorso stesso.
Tema dell'edizione 2020 sono stati gli edifici pubblici; nel 2021 gli impianti sportivi e le colonie elioterapiche.
Un valore aggiunto del concorso Photomaarc, è il consistente elenco di edifici che viene proposto allegato al bando: 239 edifici nel 2020 e 332 edifici nel 2021. Rappresentano gli edifici da fotografare, tra i quali i partecipanti possono scegliere, nel rispetto del bando. Ogni edificio dell’elenco è corredato da informazioni quali: l’attuale funzione, i progettisti, l'anno di costruzione, la città dove sono collocati e l’indirizzo stradale. Molti sono edifici sconosciuti, dei quali si hanno poche notizie, e le informazioni che li riguardano scaturiscono quindi da un minuzioso e difficile lavoro di ricerca redatto da Made in Maarc. L’elenco diventa così una sorta di “guida” che oltre a dare indicazioni precise e facilitare i partecipanti nel trovare gli edifici nelle varie città italiane, assume valore di divulgazione e di conoscenza, utile anche a chi non partecipa direttamente al concorso, suggerendo itinerari di scoperta.
Altro valore aggiunto che fa sì che Photomaarc non sia “solo” un concorso fotografico sono gli eventi che vengono organizzati in occasione della Premiazione.
Eventi collaterali che si distribuiscono nell’arco di più giornate. Proiezioni su edifici del razionalismo italiano comasco, come la Casa del Fascio di Giuseppe Terragni, delle migliori foto partecipanti al concorso, e soprattutto la tavola rotonda in cui viene trattato e approfondito l’argomento del Concorso stesso. I partecipanti alla Tavola Rotonda sono i giurati e nomi di prestigio che appartengono a più ambiti: fotografi, architetti, critici d’arte e storici dell’architettura. Quindi, partecipare al concorso fotografico Photomaarc non significa solo scattare fotografie: è coinvolgimento, conoscenza, valorizzazione dell’architettura e viaggio nell’architettura.
Como 14 ottobre 2021 proiezione sulla facciata della Casa del Fascio: Lacittadellaper lo sport di Como
un viaggio tra architettura e fotografia attraverso lo sguardo di Lorenza Ceruti
I luoghi sportivi identificano, lungo l’intero corso della storia, un fondamentale elemento di manifestazione intellettuale in grado di trasmettere il significato che la cultura dello sport e del tempo libero rivestono nel rappresentare l’identità dei popoli.
La relazione tra le attività fisiche e la definizione degli spazi dedicati nei contesti antropizzati, in altre parole il rapporto città-architettura-sport, rappresenta un indicatore dell’espressione culturale e dell’anima di una collettività.
L’architettura dello sport, primario elemento d’infrastrutturazione urbana, delinea l’ossatura del sistema territoriale, rappresentando uno dei più efficaci collanti sociali all’organismo urbano, vero e proprio motore propulsore e ordinatore della città. Lo sport veicola la dinamica evolutiva della città contemporanea per mezzo dei codici della conoscenza, dell’innovazione e dell’inclusione: tra valore dell’accoglienza e multi-direzionalità di obiettivi, tra ricchezza delle diversità e interpretazione del contesto.
Sulla base di tali premesse il presente contributo si pone l’obiettivo di analizzare la recente evoluzione delle modalità di pianificazione e progettazione della città contemporanea in relazione alle pratiche sportive quale ambito privilegiato per l’applicazione di processi di rigenerazione urbana fondata sulla volontà di promozione di programmi di qualificazione fisica dell’ambiente costruito.
In epoca contemporanea, con il processo di smaterializzazione dell’informazione e della sua facile socializzazione, i grandi eventi sportivi assurgono a modelli mass-mediatici di straordinaria valenza socio-culturale a scala globale.
Una nuova generazione di infrastrutture per lo sport si pone come iconica del nuovo millennio: manufatti i cui significati simbolici e di immagine mediatica del conte-nitore travalicano quelli del contenuto. Nuovi “musei” della contemporaneità ed emblemi iper-tecnologici della società odierna. A ciò si aggiunga l’affermazione di una crescente
e permeante “cultura della sostenibilità”, per la quale il paradigma ecologico si eleva a principio guida di ogni trasformazione antropica e, calato nel contesto degli edifici per lo sport, assegna loro l’etichetta di paradigmi di comportamenti virtuosi orientati al benessere per la salute fisica. Flessibilità, adattabilità, accessibilità, digitalizzazione, sicurezza e inclusione sociale sono le principali sfide che, alle differenti scale, l’infrastrutturazione sportiva all’interno della città sarà in futuro chiamata a rispondere, aspetti che devono confrontarsi con un patrimonio vasto e spesso obsoleto il cui stato attuale e tipologia delle strutture presentano condizioni che richiedono interventi urgenti.
Corpi edilizi e spazi aperti restituiscono uno scenario variegato di luoghi, costruiti in differenti stagioni dove il rapporto tra spazio e pratica sportiva ha assunto caratteri differenti e il cui ripensamento oggi può contribuire a veicolare rinnovate culture e pratiche progettuali.
In sinergia agli aspetti di natura morfologica, diversi significati di natura più “immateriale” rendono la definizione di infrastruttura sportiva ancora più pregnante ed efficace: dai simboli sottesi alle rappresentazioni ai riferimenti artistici, narrativi, culturali in genere, espressi dagli edifici stessi.
Scrivere e parlare oggi di “edifici” per lo sport o “architetture sportive” in termini esclusivamente morfo-tipologici per matrici esigenziali e prestazionali, costituisce esercizio sterile e confinato. Le tematiche e gli ambiti disciplinari direttamente coinvolti da tutto ciò che ruota attorno alla sfera dello sport, del tempo libero, del vivere sano sono molteplici e articolate.
L’impianto sportivo nella sua accezione terminologica rimanda a un oggetto autoreferenziale di cui si valuta le qualità prestazionali endogene e dissociate dal contesto. Al contrario, il concetto di infrastruttura sportiva esprime qualità nel porsi come nodo interattivo di un territorio, di cui diviene motore ed espressione dinamica. Le infra-
L’architettura dello sport tra memoria e futuro. Un’opportunità per il paesaggio italiano tra rigenerazione, valorizzazione, memoria
nelle immagini: Emilio Faroldi, relatore e Giorgio Gandola, giornalista, intervenuto nel dibattito; la sala “Voga”e la vetrata esterna della Canottieri Lario che ha ospitato la conferenza
strutture sportive identificano il collante sociale, funzionale, morfologico più efficace delle molteplici e complesse relazioni che si instaurano nell’organismo urbano, rappresentando un sistema dinamico in costante divenire.
Il termine “infrastruttura” sportiva, rispetto ai termini “struttura” o “impianto” sportivo, non riferibile pertanto a un’esclusiva tipologia di edifici, esprime compiutamente il ruolo che tali architetture hanno assunto nelle dinamiche evolutive e strutturanti la città contemporanea.
Considerare i manufatti e le architetture per lo sport pari-tetiche alle infrastrutture tradizionalmente intese, significa collocarle all’interno della complessità d’articolazione dello spazio contemporaneo che ci ospita.
Le infrastrutture sportive trovano oggi la loro adeguata collocazione in prossimità del tessuto urbano consolidato o nelle immediate periferie della città: spesso inglobate in complessi sportivi rappresentano una polarità capace di ricucire gli spazi sottoutilizzati con la parte storica del tessuto urbano e dei sistemi infrastrutturali. Ogni intervento su un manufatto architettonico non può limitarsi quindi al suo risanamento, al suo recupero ma deve necessariamente interessare un progetto urbano in grado di coinvolgere l’intera parte di città sulla quale esso insiste. tutto il territorio, in gran parte obsoleti, i differenti regimi di tutela che gravano su un numero considerevole di tali strutture, le difficoltà di adeguamento di strutture esistenti caratterizzate da un’evidente rigidità morfo-tipologica, la natura pubblica degli immobili, la forte identità di tali manufatti all’interno dei contesti specifici, le difficoltà nel reperire finanziamenti per la loro valorizzazione e la necessità di modelli di gestione economicamente sostenibili nel medio-lungo periodo sono solo alcune delle caratteristiche principali per comprendere la situazione italiana e le relative criticità che si rivelano direttamente proporzionali alle potenzialità di tale sistema. A scala territoriale, risulta palese la presenza di un esteso sistema di luoghi per lo sport in evidente attesa di un’irrimediabile trasformazione: tema urgente che pone stringenti interrogativi, necessitando impellenti risposte per il futuro delle nostre città e dei luoghi in cui viviamo. L’intero territorio, infatti, presenta esempi di strutture caratterizzate da una forte arretratezza rispetto al panorama europeo ma, allo stesso tempo, localizzate in aree strategiche della città.
Infrastrutture sportive, intese quali risorse culturali volte al benessere, rappresentano una concreta opportunità di valorizzazione del territorio, promuovendo la socialità, favorendo lo sviluppo economico e stimolando la ricerca progettuale verso tipologie, morfologie e tecnologie innovative e integrate. Le strutture destinate all’attività sportiva, e più in generale alle pratiche per il benessere e la salute, traducono le istanze contemporanee in una piattaforma di socialità in grado di produrre un diffuso consenso culturale e politico, rappresentando un’opportunità di esperienze di relazione e un veicolo di contenuti etici, sociali ed economici.
L’accelerazione d’interessi, la reperibilità di risorse, le trasformazioni sociali hanno eletto il settore del tempo libero il comparto economico a maggior crescita, a livello mondiale, tanto da rientrare nei bisogni preminenti della collettività. Ciò vale ancor più nel contesto italiano, luogo di turismo, beni culturali, storia, memoria. La via italiana può, in tale scenario, identificare un’alternativa convincente di approccio al tema del potenziamento e valorizzazione delle infrastrutture sportive, contrastante una dinamica sostanzialmente indifferente ai valori identitari e alla memoria dei luoghi. Un atteggiamento culturale diffuso in molti contesti stranieri, che si contrappone all’altrettanto perniciosa logica di passiva conservazione e musealizzazione dell’esistente, spesso riconducibile proprio al contesto culturale locale. Il paradigma italiano, altresì, è in grado di proporre una visione che assume valore dalle peculiarità storico-sociali e paesaggistiche del nostro paese, evitando l’acritica adozione di modelli stranieri, spesso virtuosi nei loro contesti di afferenza, ma difficilmente applicabili nel nostro territorio, per ragioni culturali, orografiche, memoriali. Anche la costruzione di stadi per il calcio ha avuto spesso un forte legame e impatto con il contesto paesaggistico, urbano, territoriale. Il rapporto è evidente fin dall’origine delle opere e durante la loro vita, nelle innumerevoli e spesso imponenti attività di modifica e di ampliamento, come anche nei casi di abbandono e di degrado. Appare intuitivo e accertato dall’esperienza reale che ognuna di queste condizioni influenzi l’assetto paesaggistico dell’area dove sorge l’edificio sportivo: il modello italiano non può essere declinato in modo univoco dal punto di vista tecnico-progettuale e morfo-tipologico.
La singolarità del sistema italiano dovrà neces-
sariamente rappresentarne anche il valore con l’impegno di individuare un solco ideativo originale e personalizzato teso ad avviare un non più posticipabile processo di ammodernamento delle strutture esistenti, garantendo loro quel livello competitività a livello europeo, oggi assente
La valorizzazione, senza retorica, della storia e memoria, rappresenterà il principale elemento economico, culturale e di sviluppo sui quali fondare una credibilità futura, fondata sulla specificità dei luoghi e non sulla genericità. La necessità di interrogarsi sul patrimonio sportivo esistente richiede la sperimentazione di innovativi approcci alla riqualificazione e al rinnovamento materiale e funzionale attraverso nuove metodologie di intervento, la sfida si concentra sulle possibili strategie di rilancio socio-economico negli ambienti urbani attraverso processi rigenerativi in un’ottica resiliente.
Interattività, condivisione e realtà virtuale: in un clima d’ibridazione delle tecnologie dell’informazione e comunicazione, l’architettura dello sport è volta a divenire fornitrice, oltre che consumatrice, delle nuove necessità.
Tali strutture identificano potenziali utili contenitori di funzioni innovative, da analizzare in una riformulata logica di fruizione sia del mondo dello sport, sia di una politica di salute pubblica e di risposta all’emergenza.
Le infrastrutture sportive, altresì, costituiscono ambiti privilegiati di sperimentazione architettonica, strutturale, semantica, per dimensione, collocazione, integrazione con il tessuto consolidato della città. Il tema è aperto e dagli indistinti orizzonti, oggi quanto mai attuale e stimolante.
La città dovrà porsi come sistema attivo, non come contenitore passivo di oggetti delegati a ospitare eventi eccezionali, destinati a esaurirsi nell’ombra del tempo: non, quindi, impianti sportivi per la città, bensì sport come infrastruttura urbana diffusa. L’ambito dell’architettura esprime, altresì, fenomeni di trasformazione e insediamento di strutture multi-scalari e sportive che assumono ruoli determinanti, primari, strategici nella configurazione dei contesti abitati, nel tentativo di perseguire una nuova e rinnovata bellezza.
L’architettura dello sport, infatti, è luogo per antonomasia. Presenza tipologica forte e riconoscibile interna al tessuto urbano, contenitore di molteplici dinamiche emotive e icona della città rete, identifica un elemento soggetto a profonde
riflessioni e sperimentazioni all’interno del dibattito e delle azioni che coinvolgono i sistemi urbani e il loro assetto.
In un’epoca caratterizzata da incessanti trasformazioni, conflitti, contraddizioni la città si re-inventa mettendo in campo politiche e strumenti innovativi, nel continuo sforzo di migliorare sia la propria capacità competitiva che la qualità della vita della popolazione. Ciò all’interno di azioni di rigenerazione urbana in grado di favorire la riduzione delle situazioni di emarginazione e degrado sociale, perseguendo quel miglioramento dell’assetto urbano che dovrà sempre più rappresentare l’anima di una città.
Il contesto dell’architettura esibisce fenomeni di trasformazione e insediamento delle strutture multi-scalari sportive che assumono ruoli determinanti e strategici nella configurazione delle città e del territorio. Sempre più frequentemente la funzione sportiva associata a quella del benessere e del tempo libero è posta al centro di programmi funzionali complessi di operazioni di riqualificazione urbana. Da un lato i grandi interventi infrastrutturali legati agli eventi sportivi caratterizzati da un approccio specialistico, dall’altro interventi puntuali e diffusi connotati da un approccio partecipato.
Il dibattito sui temi della rigenerazione urbana attraverso la funzione sportiva, intesi come fenomeno multidimensionale ed integrato sottolinea come elementi di riqualificazione urbanistica ed architettonica si intrecciano strettamente con la cultura, l’economia e l’organizzazione sociale della città.
In tal senso i luoghi dello sport, data la loro presenza capillare appaiono, da un lato, adeguati ad essere trasformati al fine di allinearsi alle esigenze contemporanee, dall’altro quale potenziale infrastruttura che può essere messa a disposizione offrendosi quale occasione in grado di rispondere all’aumento della domanda e alla carenza di spazi destinati all’attività sportiva.
nelle immagini, in senso orario: Lorenzo Gaioni, vincitore del concorso riceve il premio da Ebe Gianotti; Martina Mambrin, secondo classificato; Carlotta di Sandro, terzo classificato Giovanni Chiaramonte, fotografo e docente e Alberto Ferlenga, storico dell'architettura durante il loro intervento
La tavola rotonda della seconda edizione del concorso, è stata preceduta dalla consegna dei premi da parte del presidente di Made in Maarc, Ebe Gianotti, ai tre vincitori e dell’attestato di partecipazione alle altre 3 fotografie menzionate e le 4 selezionate. Relatori, i membri della Giuria.
nelle immagini, in senso antiorario, i giurati intervenuti:
Aldo Castellano, architetto e storico dell’architettura, presidente di Giuria;
Salvatore Aprea, architetto, direttore Archivi della Costruzione
Moderna del Politecnico di Losanna
Roberto Borghi, critico d’arte
Giovanna Saladanna, architetto e grafica
Lorenzo Degli Esposti, architetto;
Leo Fabrizio, fotografo; Grazia Lissi, giornalista e fotografa
Architetti
16 ottobre 2021 | Novocomum _ Ordine Architetti PPC Como Tavola rotonda
La fotografia di architettura
Quella di architettura non è una fotografia come un'altra. Ciascun genere di soggetti fotografici ha una propria specifica natura che a sua volta impone un diverso genere di comprensione e quasi di empatia che il fotografo ha per il soggetto stesso.
Fotografare un volto, un insetto, una scultura, un gruppo di passanti, un paesaggio o un edificio impone attitudini diverse da parte dell'operatore. Tutti i fotografi hanno una particolare predisposizione solo per uno specifico genere di soggetti. A parità di capacità tecniche, essi raggiungono i loro migliori risultati solo quando affrontano quel genere di cui conoscono meglio le caratteristiche e i segreti, e che, in un certo senso, entra in risonanza con la loro sensibilità artistica, con la loro personalità e la loro cultura.
Molti scienziati cognitivi e storici della scienza affermano che l'osservazione sia sempre “theory leaden”, ossia influenzata dal background teorico posseduto dall'osservatore. Più in generale, si potrebbe dire che per lo più osserviamo, ossia organizziamo e interpretiamo gli stimoli sensoriali, attraverso la lente di quanto sappiamo e che, dunque, ci attendiamo di vedere.
Nel libro I modelli della teoria scientifica del 1958, Norwood R. Hanson spiegava questa nozione con un esempio rimasto celebre. Immaginiamo che Tycho Brahe (1546-1691) e Johannes Keplero (1571-1630) si trovino insieme su una collina a osservare il sorgere del sole. Come è noto, Tycho Brahe seguiva l'antica opinione di Tolomeo e Aristotele, secondo la quale la Terra era fissa al centro dell'universo e tutti gli altri corpi celesti, Sole compreso, le ruotassero attorno. Keplero, invece, era convinto che il Sole fosse fisso e che la Terra rotasse su se stessa. Bene. Davanti allo stesso spettacolo del sorgere del sole, entrambi gli scienziati avrebbero ricevuto sulla retina dei loro occhi un'immagine molto simile, eppure avrebbero osservato cose molto diverse: Ticho Brahe, l'alzarsi del Sole sull'orizzonte terrestre; Keplero, al contrario, l'abbassamento dell'orizzonte terrestre rispetto all'equatore solare. La visione della scena era, dunque, pressoché identica, ma non la sua osservazione da parte dei due scienziati.
Naturalmente, ciò non significa che, in quanto stiamo osservando, non si possano individuare casualmente cose
diverse dalle nostre convinzioni acquisite o addirittura che confliggono con esse. Il fenomeno fu posto all'attenzione dallo scrittore Horace Walpole in una lettera del 28 gennaio 1754 all'amico Horace Mann, che allora viveva a Firenze. Gli diede il nome di “serendipity”. Lo aveva desunto dall'antico termine persiano dello Sri Lanka, attraverso la fiaba I tre prìncipi di Serendippo, (ossia lo Sri Lanka) che Cristoforo Armeno aveva tradotto in italiano e rielaborato nel 1548, e che Walpole aveva letto, trovandovi ispirazione per denominare “serendipity” il fenomeno della “casuale sagacia”. Per spiegare con efficace immediatezza la nozione di “serendipity”, il ricercatore biomedico americano Julius H. Comroe jr. sembra abbia detto nel 1976 che era come il «cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino». Ciononostante, resta il fatto incontrovertibile che per lo più tutti noi osserviamo da dietro la lente delle nostre conoscenze. Ci accorgiamo di cose che altri ignorano, perché già le conosciamo e sappiamo osservarle, cioè organizzarle e interpretarle in modo significativo. Hanno un senso per noi, mentre per altri ne sono del tutto prive. Certo, le forme di un volto, di un corpo, di un paesaggio o di un edificio, corrispondenti alle nostre aspettative estetiche, vengono apprezzate indipendentemente dalle nostre competenze psicolo- giche, artistiche, naturalistiche o architettoniche. Osserviamo ciò che ci dà piacere, e lo registriamo, senza sapere il perché, non conoscendo la natura dell'oggetto che ci procura quella sensazione. Ma per andare oltre, per apprezzare sino in fondo, e restituire empaticamente la realtà di quell'oggetto bello o solo denso di significato, occorre conoscere i motivi per i quali è fatto così, e quale sia la logica che ne presieda la costituzione. Dato per scontato la padronanza tecnica del medium e al di là della sempre possibile “serendipity“, sono convinto che una bella fotografia nasca sempre e soprattutto da una spiccata conoscenza della natura del soggetto reale riprodotto: a seconda dei casi, della psicologia, o del mondo naturale, o delle culture coinvolte, o delle logiche costruttive degli artefatti che si vuole rappresentare. Maggiori sono tali conoscenze, e più ricche di significati sono anche le letture dell'oggetto che si intende restituire fotograficamente. Ho parlato di “letture” al plurale, cioè di interpretazioni. Una fotografia non è l'oggetto tridimensionale rappresentato. È
solo uno degli innumerevoli fantasmi che, per così dire, avvolgono l'oggetto reale. È solo una delle possibili inquadrature attraverso la quale lo osserviamo. È frutto della libera scelta dell'osservatore.
L'inquadratura dovrebbe restituire le informazioni più significative dell'oggetto che leggiamo nel reale. Nel caso specifico dell'architettura, non si tratta di una lettura agevole. I layer di un edificio, se così possiamo chiamarli, sono molteplici e tutti interconnessi. C’è quello dei materiali, dei colori, della struttura, delle forme, degli elementi costruttivi, delle connessioni con l'intorno naturale e artificiale, del rapporto con gli uomini e delle relazioni con le culture vicine e lontane...
È pressoché impossibile comprendere in un unico scatto questa realtà complessa che comunque resta, virtualmente, sempre parziale rispetto alla realtà effettuale. La tridimensionalità dell'architettura non può essere resa in modo bidimensionale. La sensazione del proprio corpo che si muove in un ambiente, orribilmente definita “propriocezione” o cinestesia, è intraducibile con il medium fotografico, e così anche l'udito, il tatto, l'olfatto, la termocezione, cioè la capacità di percepire la temperatura e le sue variazioni, e la percezione aptica, ossia la combinazione di percezione tattile e propriocezione. Questi sono sensi del corpo umano che spesso restano coinvolti nell'esperienza di uno spazio architettonico, e che una fotografia di architettura non può, non dico riprodurre, ma neppure suggerire con allusioni visive.
Deve limitarsi con un'unica immagine ai layer visivi rappresentabili in modalità bidimensionale, come quelli della logica della composizione formale, del genere di costruzione, dei materiali impiegati e della loro caratterizzazione formale e cromatica, della collocazione dell'opera nel contesto paesaggistico e in rapporto agli uomini... Si tratta sempre, dunque, di un accenno parziale a una parziale realtà architettonica.
Profonda conoscenza dell'oggetto da riprodurre; individuazione degli aspetti architettonici ritenuti più salienti dell'opera; e, infine, coraggio nella scelta dell'inquadratura in grado di esaltarli con maggiore intensità... queste sono le condizioni basilari per una buona fotografia di architettura. Diversamente, si hanno solo foto di edifici o paesaggi costruiti nelle quali l'opera è solo un pretesto per rappresentare emozioni e sensazioni del fotografo. Quand'anche il risultato possa essere apprezzabile sotto il profilo artistico, non potrà mai considerarsi una fotografia d'architettura.
Si badi bene che non sto auspicando l'annullamento di una parte a favore dell'altra. I diritti dell'interprete (il fotografo) devono essere pressoché pari a quelli dell'autore (il progettista). Quando tale equilibrio è alterato in modo evidente, il risultato non è mai davvero soddisfacente, come non lo sono, e sullo stesso piano, sia un'immagine pura
mente documentaria sia quella liberamente creativa. Occorre contemperare i due diritti, e non per un senso astratto di equità, quanto piuttosto perché, data la limitatezza della risorsa disponibile – un solo scatto fotografico – solo l'artista fotografo può colmare le inevitabili lacune per la comprensione dell'opera presente nell'inquadratura scelta. Lo strumento principe che un fotografo ha a disposizione è costituito da alcune figure retoriche, espresse in modo visivo. Ne ricordo solo alcune delle più frequentemente utilizzate.
Anzitutto, è a disposizione la metafora, basata su una similitudine per analogia. Così, l'enfasi di un primo piano di linee orizzontali, frontali o scorciate, sarà letta per analogia come una caratteristica saliente dell'orizzontalità dell'edificio. Poi c’è la sineddoche, ossia la sostituzione fra due termini in relazione tra loro, come, ad esempio, la parte per il tutto, e viceversa. Lo scorcio di un corpo architettonico squadrato in primo piano può suggerire la natura cubiforme della composizione complessiva.
L'iperbole, che esagera la descrizione della realtà, può risultare utile per indicare sinteticamente il carattere precipuo di una specifica architettura. Le immagini del barocco romano, di Paolo Portoghesi, sono esempi interessanti di questa figura retorica applicata alla fotografia. Il forte loro impatto sul pubblico degli studiosi è stato così importante che è risultato in larga misura responsabile, tra metà degli anni Cinquanta e i Sessanta, della piena “riabilitazione” di uno stile architettonico – il barocco – che la modernità “cubista” europea aveva sempre detestato.
Possiamo anche utilizzare il climax, ovvero la gradazione ascendente degli elementi di un insieme, o l'opposto anticlimax; l'assonanza; e altri ancora.
Lo scopo di tutto ciò è l'evidenziazione o drammatizzazione di quelle parti dell'opera che rappresentano con maggiore efficacia la natura del suo insieme. È una tipica tecnica espressionista che, sapientemente utilizzata, non manca mai di sortire gli effetti desiderati.
Insomma, l'intervento retorico dell'interprete è indispensabile nella rappresentazione fotografica dell'architettura non tanto per colmare le eventuali carenze dell'opera – il che è tecnicamente possibile e talvolta anche utile, ma a scapito della falsificazione dell'originale – quanto piuttosto per ampliare il suo significato al di là della limitatezza della singola inquadratura.
Comprendere la logica di un'architettura e del suo stare sul territorio è la conditio sine qua non sia possibile realizzare una buona fotografia di quell'edificio, ossia scegliere l'inquadratura che in modo sintetico comunichi le qualità salienti dell'opera, seppur sempre parziali. A tal fine, dunque, tutti i mezzi sono leciti all'artista fotografo d'architettura, ma solo a patto di non tradire mai l'essenza del soggetto rappresentato.
Salvatore Aprea
Il concorso fotografico PHOTOMAARC si pone l’ambizioso obiettivo di indagare e rappresentare, attraverso il linguaggio della fotografia, lo “straordinario e complesso patrimonio architettonico appartenente al periodo che va dalla seconda metà degli anni Venti alla soglia della seconda guerra mondiale”, al di là di “considerazioni politico-ideologiche” e includendo tutte quelle opere che “hanno contribuito a costruire il volto moderno dell'Italia dal punto di vista architettonico e urbanistico”, senza, aggiungerei, cedere a scelte basate sui rigidi principi puristi che regolano l’appartenenza di un manufatto a una precisa corrente architettonica piuttosto che a un’altra, e affidandosi, invece, a valutazioni sulla qualità architettonica e sull’adeguatezza del manufatto ai bisogni della società 1 .
La distanza storica e la maturazione critica hanno già da tempo reso possibile una certa riappacificazione degli studiosi d’architettura italiana con molte opere del politicamente funesto ventennio. Urge tuttavia ancora una presa di coscienza della vastità del patrimonio architettonico risalente a quell’epoca, nonché del valore e delle caratteristiche precipue di ogni manufatto al fine di assicurarne una buona conservazione e un buon uso.
Un tale approccio critico apre dunque alle diverse declinazioni del movimento moderno italiano che, dopo la sfrenatezza futurista, nel periodo fra le due guerre, è anche caratterizzato da chiare istanze di rappel à l’ordre e di rivalutazione dei fondamenti della cultura italiana del passato, diversamente interpretata, va detto, dai numerosi protagonisti dell’epoca. E così, se i membri del Gruppo 7, da cui originerà il Movimento italiano per l’architettura razionale, raccomandavano nel 1926 “una stretta aderenza alla logica” e sostenevano l’esistenza una relazione univoca fra “valore estetico” e “carattere di necessità” 2, i promotori della prima Esposizione italiana di architettura razionale, Adalberto Libera (lui stesso membro del Gruppo 7) e Gaetano Minnucci, nel 1928 scrivono: «L’abbiamo decisamente chiamata razionale, benché questa parola non corrisponda perfettamente al concetto, chè non si può definire solo razionale un’opera che come l’architettonica deve essere anche arte»3 E più tardi, anche Ernesto Nathan Rogers, figura chiave dell’architettura italiana tanto negli anni Trenta quanto nel dopoguerra, insisterà sulla necessità di non intendere l’architettura razionale in senso assoluto e dogmatico 4 . Orientazioni simili sono ravvisabili anche nel panorama culturale elvetico. La radicalissima avventura del gruppo di architetti e artisti che, fra il 1924 e il 1927, danno vita alla rivista d’avanguardia ABC Beiträge zum Bauen annunciando la realizzazione di un nuovo mondo retto dalla meccanica e dalla scienza, nonché la trasposizione di quei concetti nei
progetti di Hans Schmidt e Paula Artaria come in quelli di Hannes Meyer et Hans Wittwer, sono solo alcuni aspetti di un panorama culturale e architettonico ben più frammentato, ma anche ricco di riflessioni e opportunità. Ne è una prova la spaccatura che si registra al primo Congresso Internazionale di Architettura Moderna, tenuto nel castello del villaggio vodese La Sarraz nel 1928, fra architetti ascrivibili all’area culturale germanica, guidati, fra gli altri, dagli svizzeri Schmidt e Meyer, sostenitori di un funzionalismo tout court, e i latini inclini a considerare anche gli aspetti estetici del progetto, capeggiati da Le Corbusier con l’appoggio del critico svizzero Sigfried Giedion e di un giovane Alberto Sartoris intriso di cultura italiana e svizzera 5. E proprio in quegli anni Sartoris teorizza una trasformazione del Futurismo che, dopo essere stato un movimento avanguardista e rivoluzionario, sarebbe entrato, a suo dire, in una «fase classica» caratterizzata dalla «rinuncia a tutti gli elementi inutili e superflui, il rispetto del passato e della vera tradizione, la distribuzione armonica dei mezzi lineari e colorati, la possessione ritmica dei contrasti e le assonanze, la ricerca di uno stile specificamente decorativo» con il chiaro obiettivo di «fare coscientemente dell’arte moderna»6
E sarà poi Le Corbusier stesso, nell’introduzione al volume di Sartoris, Gli elementi dell’architettura funzionale, pubblicato per la prima volta nel 1932, a sottolineare i limiti di una riduzione dell’architettura ai soli concetti di funzionalità e razionalità. «Per me – afferma Le Corbusier – la parola architettura ha in sé qualcosa di più magico che il razionale e il funzionale». Di fatti, rispetto a bisogni fisici come quello di «aver i piedi caldi», il maestro si dichiara «assai più sensibile al bisogno di provare quel piacere che deriva dall’armonia»7. Analogamente Sartoris sosterrà sempre che l’architettura debba aspirare «al più alto lirismo», sebbene quest’ultimo, in accordo con principi di razionalità e funzionalità, debba nascere «dall’ordine» e operare «nello spirito di necessità»8 Nel fervente clima culturale che segue al congresso tenuto a La Sarraz, si registra anche una scelta del Politecico di Zurigo che può essere letta come il segno di un chiaro indirizzo che si vuole dare all’architettura moderna in Svizzera. Nel 1929, infatti, al momento di nominare il docente che dovrà sostintuire Karl Moser, al radicale Schmidt viene preferito il ben più moderato Otto Rudolf Salvinsberg, che passerà alla storia come l’architetto dell’altro moderno. A tentare di combinare razionalità e nuova ricerca formale interviene poi Max Bill che, dal rilancio dell’arte concreta come manifestazione dell’ordine matematico che regge la natura, avvenuto verso la metà degli anni Trenta, al progetto espositivo, e didattico al tempo stesso, intitolato Die gute Form (1949), nell’arco di circa quindici anni riesce ad attribuire alla forma la stessa importanza che veniva general-
L’altro modernismo in Italia come in Svizzera. Brevi riflessioni
mente assegnata alla funzione, al punto da affermare che «la bellezza è essa stessa una funzione»9 .
Da queste brevi riflessioni sulla complessità e sulle molte sfaccettature del movimento moderno del periodo fra le due guerre, in Italia come in altri paesi, risulta chiaro che
1 https://www.photomaarc.com/bando-edizione-2021
2 Gruppo 7, «Architettura», in Rassegna italiana politica letteraria e artistica, dicembre 1926, p. 852
3 Adalberto Libera, Gaetano Minnucci, «Introduzione all’esposizione», in 1A Esposizione Italiana di Architettura Razionale, catalogo della mostra, Roma, 1928, p. 6
4 Si veda Ezio Bonfanti, Marco Porta, Il gruppo BBPR nella cultura architettonica italiana 1932 1970, Milano, Hoepli, 2009, pp. 33-36. «Chiamiamola pure funzionale» afferma Rogers al congresso internazionale «La formazione dell’architetto» che si tiene a Milano nel 1933 (ibid., p. 35, n. 133)
progetti come quelli di Photomaarc contribuiscono alla scoperta di un immenso e talvolta sorprendente patrimonio, aiutando anche a prendere coscienza del suo valore. C’è da augurarsi quindi che tali progetti proseguano e si espandono.
5 Si veda Giorgio Ciucci, «Il mito movimento moderno e le vicende dei CIAM» in Casabella, 44, 1980
6 Alberto Sartoris, «Architecture futuriste italienne», in Werk, 14, 1927, p. 184 (traduzione dell’autore)
7 Le Corbusier, Prefazione, in Gli elementi dell’architettura funzionale, Milano Hoepli, 1932
8 Alberto Sartoris, « Per un’architettura integrale », in Tempo dell’architettura. Tempo dell’arte. Cronache degli anni Venti e Trenta, Fondazione Adriano Olivetti, s.l., 1990, p. 55
9 Max Bill, «Beauté fonctionnelle et beauté fonction», in Werk, 8, 1949, Résumés français.
Lorenzo Degli Esposti
Forma astratta, forma surdeterminata
Il concorso fotografico PHOTOMAARC giunge alla seconda edizione e prosegue la sua discussione, attraverso la predisposizione del bando, le opere dei partecipanti, i lavori di giuria, relatori e organizzatori, sull’architettura moderna italiana del Ventennio. Questa volta il focus è sugli impianti sportivi e sulle colonie elioterapiche, per usi e funzioni ricompresi in un ampio programma della salute pubblica e perfino della propaganda.
Senza volersi addentrare nei risvolti semantici, nonché ideologici, dell’argomento, si vuole qui cogliere l’occasione del concorso, grazie alle partecipazioni qualificate di autori da tutta Italia, per continuare il discorso su alcuni temi e caratteristiche del Moderno, troppo spesso sottaciuti nelle correnti semplificazioni di molti commenti ai lavori di questo periodo, soprattutto quando si tratta dell’architettura fascista. Lo scorso anno la mia riflessione aveva avuto alcuni centri, tra cui la difficoltà delle pur necessarie definizioni (moderno, razionale, funzionale, ecc.), il rapporto tra moderno e classico, soprattutto per quanto attiene i rapporti tra il lessico e la sintassi, tra la struttura superficiale e la struttura profonda della composizione architettonica. Alcune celebri architetture moderne hanno impianti del tutto classici (pensiamo alla pianta del Novocomum che ci ospita), alcune architetture Novecento hanno schemi pre-compositivi (nella distinzione operata da Peter Eisenman tra organizzazioni bilaterali simmetriche, definite compositive, e altri tipi di organizzazioni: pre-compositive, composite, extra-compositive: si veda il saggio sui suoi studi delle facciate veneziane,The Futility of Objects, 1984). Queste distinzioni ci inducono ad evitare facili generalizzazioni, quando si studiano edifici e composizioni, tra cui le fotografie: anche se il rapporto tra una fotografia e la realtà è evidente, altrettanto evidente è che l’opera non è una mera
trasposizione della realtà, possiamo perfino dire che non ne è una lettura per quanto sofisticata, bensì riesce, nei casi più riusciti, a far emergere dalla realtà qualcosa che non era ancora visibile, o perfino potrebbe inserire nella realtà qualcosa che ancora non c’era. Come fanno le migliori opere d’arte. Vorrei quest’anno continuare la discussione sull’astrazione, che connota tante opere del Moderno così come opere di vari periodi precedenti: avevo citato ad esempio le ricerche dell’architettura del Neoclassicismo, che in alcuni casi arriva perfino ad obliterare gli ordini in facciata, come nella precorritrice Villa Melzi d’Eril dell’Albertolli a Bellagio. Ci sono autori, anche nell’arte della fotografia, che riescono pur nel ritrarre il reale a sublimarlo a tal punto da ottenere composizioni astratte, penso ad esempio alla ricerca di Matteo Cirenei, premiato in questa edizione per una sua foto dello Stadio di San Siro, che solo grazie all’imminenza delle Olimpiadi e alla scarsa fede dei più nell’operosità lombarda è stato per ora salvato dalla demolizione.
Ma il Moderno non era connotato solo dall’astrazione, seppur presente in tante sue architetture, soprattutto quelle razionaliste ovviamente. E non mi sto riferendo, nella complessità dei referenti, ai legami del Moderno con la città, cioè a tutto quel discorso che vorrebbe stemperare la radicalità degli approcci astratti dei maestri razionalisti. Fortunatamente l’architettura, nella sua presa del reale al momento sia della progettazione sia della costruzione, non può prescindere da esso: ma i migliori esempi progettuali dall’esistente non derivano, piuttosto lo reinventano apportandovi qualcosa che prima non c’era. In tanti commentatori il Moderno è visto nel compromesso tra astrazione e radicamento, contesto, preesistenze. Non credo che questa sia la via più proficua per analizzare le opere più riuscite del Moderno, in generale le opere più riuscite di una certa arte. Non ritengo che l’unica lecita forma di ibridazione dell’astrazione possa essere individuata
dei rapporti con le multiformi circostanze. Qualsiasi opera, sia nei disegni sia nella costruzione, si confronta necessariamente con i contesti di riferimento, ciò è un dato di fatto e diventa troppo spesso un limite insormontabile per la differenza, per la caratteristica non omologa che i contesti e la stessa astrazione spesso possono inibire, elidere, censurare. Il mastro Giuseppe Terragni seppe condensare in opere uniche, come la Casa del Fascio, strutture unitarie e strutture alternanti: mi riferisco agli intrinseci rapporti formali della composizione, non alle relazioni della casa con il contesto locale, con la mediterraneità, con la Metafisica. La Casa del Fascio ha la forza di riferirsi a strutture primarie e al contempo a strutture molteplici, che contestano l’unitarietà e la concinnitas delle prime. In questo sta una delle più significative caratteristiche del moderno lombardo, per lo più ignorate, tranne in studi esemplari, ancora una volta penso a Eisenman e al suo testo su due capolavori dell’architetto comasco, appunto la Casa del Fascio e la Casa Giuliani-Frigerio. Ho negli ultimi anni approfondito questa possibilità della forma di comprendere più di un’origine, anzi origini ed esiti perfino contradditori, e mi riferisco alla forma, o meglio alle forme, non ai rapporti tra forma e significato, come proposto da Filiberto Menna quando introduce la surdeterminazione in arte e architettura (La linea analitica dell’arte
moderna, 1975), peraltro in una lettura del tutto condivisibile sebbene alternativa alla presente. Pensiamo alle composizioni pluricentriche della scultura barocca indagate su “Spazio” da Luigi Moretti, pensiamo alle tecniche di rappresentazione pre-prospettica, quegli spazi di aggregati del tutto concorrenti allo spazio sistematico della prospettica studiati da Erwin Panofsky (La prospettiva come forma simbolica, 1927); pensiamo soprattutto a Gino Severini, nel centenario della pubblicazione di Du Cubisme au Classicisme, che teorizzò la possibilità di far coesistere in una singola composizione le proiezioni prospettiche, quelle ortogonali, i rapporti proporzionali armonici, quelli dinamici dei rettangoli radice. Una linea collega queste intuizioni, oltre ai sistemi generalizzanti che ogni cultura, di volta in volta, impone sulle ricerche soprattutto nei periodi di canonizzazione. Mi ha molto colpito l’opera presentata in concorso da Claudio Zanirato, che in una fotografia del complesso sportivo Dall’Ara di Bologna ha avuto la sensibilità e la capacità di far coesistere la proiezione ortogonale (prospetto) e la prospettiva, inoltre ritraendo un’architettura dal sapore eclettico e quella ad essa contigua nelle stratificazioni che il tempo vi ha posato.
È una fotografia che conferma la (le) possibilità della surdeterminazione formale, oltre (a) quelle dell’astrazione.
Alberto Ferlenga Vecchie abitudini, nuovi sguardi
Incontri come questi e la vostra attività nell’ambito della conoscenza dell’architettura moderna, ci danno l’opportunità di tornare su alcune questioni in un momento in cui vi è una grande necessità di approfondimento delle ragioni stesse dell’architettura, della sua storia e del suo rapporto con le città e i paesaggi che le fanno da sfondo e in cui le discipline che si sono tradizionalmente occupate di questo hanno confini più sfumati di un tempo, il che facilita lo scambio e il dialogo.
A proposito di architettura moderna, dentro cui si pongono le opere ritratte dai fotografi che hanno partecipato al premio, si può cominciare con il dire che più ne approfondiamo la conoscenza e più comprendiamo che essa include, in realtà, presenze molto più numerose di quelle che usualmente le attribuiamo, la gran parte delle quali aspetta ancora di essere rivelata in tutte le sue sfaccettature. D’altro canto, la nostra conoscenza limitata non è casuale ma ha a che vedere con il modo in cui l’architettura moderna è stata tramandata e il meccanismo selettivo con cui le sue storie sono state composte, in un’epoca in cui l’ideologia e il coinvolgimento di-
retto prevalevano sullo sguardo oggettivo. Ma se le storie dell’architettura costituiscono un genere abbastanza recente, sostanzialmente coincidente con il ‘900 e forse anche esau ritosi in quel secolo, in un tempo molto più ampio gli architetti hanno costruito una storia parallela, insofferente a cronologie e raggruppamenti e molto legata al dare risposte alle necessità progettuali che via via si manifestavano davanti a loro. A partire da questa necessità, che continua ad essere presente, affiora di continuo da un secolo non così lontano da poter già essere considerato esaurito tutto ciò che le narrazioni ufficiali non potevano o volevano vedere e che invece ci appare utile in tempi in cui le priorità sono mutate. Ed è una versione diversa della modernità quella che emerge da questo rapporto “utilitaristico” con ciò che ci ha preceduto, un paesaggio in cui il dato stilistico conta molto meno della concreta capacità di affrontare, spesso in anticipo rispetto ai tempi, questioni diventate, nel frattempo, centrali. Penso, ad esempio, al tema delle infrastrutture, quelle di tipo sportivo di cui si è occupato Photomaarc 2021 ma non solo, e del loro rapporto con le città. In alcune esperienze del ‘900 esse hanno assunto una centralità in altri tempi incarnata dai monumenti più tradizionali. Ciò è avvenuto ad opera di architetti moderni, anche se collocati dalla critica in una sorta di limbo
regionalista, ancora oggi poco ricordati; tra questi Joze Plecnik, che, riprendendo il lavoro di Otto Wagner a Vienna, ha attribuito, tramite la sua architettura, un ruolo urbano fondamentale ad una infrastruttura fluviale nella sua Lubiana. Oppure Paul Bonatz che, riprogettando chiuse e ponti, in Germania lungo il corso del fiume Neckar, ha posto in relazione paesaggio, città e infrastruttura tra Mannheim e Stoccarda. Due casi tra i tanti ma che basterebbero per auspicare che le storie interessate per lo più a stabilire coerenze stilistiche, venissero sostituite da racconti più aperti e simili al percorso reale di un architetto, normalmente fatto più di ripensamenti, ritorni e salti in avanti che di coerenze linguistiche. Una somma di storie individuali di cui far rilevare l’attualità e che dovrebbe essere periodicamente rinnovata non solo sulla base della scoperta di nuovi documenti ma anche col cambiare delle condizioni a partire dalle quali guardiamo ai suoi prodotti. E per quanto riguarda il tema della coerenza nel moderno si potrebbe fare un altro esempio, prendendo spunto dalle fotografie di Leo Fabrizio che abbiamo appena visto. Possiamo considerare coerente l’opera di Fernand Pouillon nelle diverse declinazioni dalle cittadelle di pietra, a Algeri o Parigi, agli eclettici alberghi algerini? Sicuramente no se ne consideriamo solo l’aspetto stilistico, ma se guardiamo invece alla capacità dell’architetto di misurarsi con identità e tradizioni costruttive plurime e complesse come quelle dell’Algeria della costa, del Magrheb e del deserto, il discorso cambia e la coerenza risulta massima nella capacità delle sue architetture di costituirsi come punti di riferimento dentro le periferie urbane come nelle oasi dell’interno e di mettere in campo un valore aggiunto rispetto a quello funzionale, tutto proiettato a tessere relazioni tra l’edificio e ciò che lo attornia, abitanti e spazi. E questa capacità che alcune architetture affermano dovrebbe interessarci in un momento in cui la nostra difficoltà nel dare riconoscibilità alle nuove e alle vecchie aree urbane si fa sempre più evidente. Oggi ci troviamo, infatti, in un passaggio storico importante che potrebbe essere paragonato, per quanto riguarda l’Italia, agli anni della “Ricostruzione” post bellica. Per fortuna non abbiamo più una nazione o un mondo da ricostruire materialmente ma il compito non minore di attrezzare un intero pianeta per la sfida epocale della difesa di un ambiente che sempre più soffre le conseguenze della nostra irresponsabilità. Per far questo, e per determinare una nuova qualità estetica, nei campi di cui ci occupiamo in quanto architetti, non servono coerenze di espressione e non bastano gli strumenti che gli avanzamenti tecnici della nostra epoca ci hanno resi disponibili. Serve soprattutto una nuova cultura che contribuisca, cambiando il nostro punto di vista e i nostri strumenti teorico-tecnici, a spostare l’azione dei nostri progetti da una autoreferenzialità, da un manierismo o da una dismisura che sono stati particolarmente presenti negli ultimi decenni, ad una attenzione ed una cura nei confronti del mondo che mai
come oggi sarebbero indispensabili. E fa parte di questo la rilettura della storia, specie di una storia attiva come quella del secolo che ci siamo lasciati alle spalle, e la capacità di leggere, nel presente, il futuro. Ciò significa anche riattivare la conoscenza degli scenari fisici in cui viviamo e dei movimenti che governano i loro spazi e le loro forme. Entrambe, storia e contemporaneità, devono tornare ad essere indagate attraverso lo studio dei territori in cui la loro azione si è manifestata tanto più se consideriamo che è su di essi che si abbattono le conseguenze più evidenti della crisi ambientale. Architetti e fotografi si sono passati il testimone su questo aspetto, negli ultimi decenni. Se si è interrotta una tradizione di lettura delle città che, da Saverio Muratori a Gianfranco Caniggia ad Aldo Rossi, ha visto l’Italia analizzare a fondo se stessa, attorno agli anni ’60, ad essa è seguita una stagione in cui altri sguardi - fotografici questa volta - da Gabriele Basilico a Luigi Ghirri, da Mimmo Jodice, a Giovanni Chiaramonte hanno saputo guardare alla ordinarietà del paesaggio contemporaneo spiegando agli stessi architetti e agli urbanisti quali nuove dinamiche lo muovevano e quali occasioni presentava. Oggi anche questa stagione sembra aver perso il suo slancio e il mondo in cui viviamo rischia il ritorno ad uno stato di offuscamento che ne rende difficile la comprensibilità. Cosa è successo, ad esempio, nei centri storici in cui l’onda del turismo ha radicalmente trasformato tipologie e spazi, pur lasciando intatte le forme esteriori? E cosa succede realmente nelle periferie, in cui quasi ogni battaglia di rinnovamento è stata persa e che ci appaiono come territori desolati e insostenibili? E soprattutto, dove spuntano oggi i germi di strade diverse rispetto a quelle che abbiamo praticato sin qui? Nei territori consunti delle antiche patrie del moderno, dall’Europa, agli Stati Uniti, al Giappone, che per quanto riguarda l’architettura sembrano avvolti in un’ondata di sterile manierismo o negli ambiti del mondo in cui l’emergenza sociale e ambientale è diventata una tragica costante? E ancora, per quanto ci riguarda più da vicino, un territorio come quello italiano, storicamente dotato di una straordinaria ricchezza urbana e paesaggistica, indagato con occhi nuovi, sia per quanto riguarda il suo presente che la sua storia, può tornare a fornire suggerimenti a un mondo in cui la battaglia per il controllo delle città e dei paesaggi contemporanei sembra perduta? Abituati a ripetizioni non verificate, a continue citazioni, alla reiterazioni di luoghi comuni abbiamo perso la capacità di comprendere ciò che vediamo, cosa che, invece, l’architettura e la fotografia hanno saputo fare in altri tempi. Dovremmo, allora, ritornare a considerare con sguardo libero da filtri una tradizione ricca di ricerche e sguardi, magari rovesciando il quadro come suggeriva di fare Pavel Florenskij in “ La prospettiva rovesciata”, ricordandoci che le rappresentazioni che potrebbe sembrare più vicine al vero sono in realtà le più inadatto per comprendere la vera natura di spazi e forme.
Giovanna Saladanna Conclusioni
Come rappresentante di Made in Maarc tengo a precisare che lo scopo dell’associazione rimane quello di documentare quell’immenso patrimonio di edificato negli anni dal 1925 al 1945 per liberarlo da considerazioni politico-ideologiche e valutarlo in termini di qualità architettonica. Nello specifico, il bando ha proposto un elenco di 332 opere situate in 92 province che hanno voluto interessare tutte le regioni italiane.
Anche quest'anno sono stati scelti edifici che rispecchiano correnti architettoniche diverse tra loro, quindi: architetture razionaliste, ma anche edifici che si rifanno ad una semplificazione delle forme di tipo protorazionalista, oppure di impronta classicista o pesantemente monumentalista. Questo panorama variegato è particolarmente interessante perché esprime le diverse posizioni prese dagli architetti nei confronti dell'architettura e dell'urbanistica moderne, posizioni che animavano il dibattito dell'epoca, acceso fino allo scontro.
Rispetto alla prima edizione il cui tema era rappresentato dagli edifici pubblici già nati per la funzione che avrebbero accolto (penso, per esempio, agli uffici postali e alle stazioni), quest’anno abbiamo scelto di focalizzarci su edifici dedicati allo svolgimento di eventi sportivi e all'educazione sportiva, come gli stadi, le palestre, le piscine, gli ippodromi, i circoli del tennis, della vela e dei canottieri che tali sono rimasti, ma anche gli edifici ONB (Opera Nazionale Balilla, poi GIL, Gioventù Italiana del Littorio), OND (Opera Nazionale Dopolavoro) che ospitavano spazi per l’attività sportiva, nonché sulle colonie elioterapiche (marine, montane, fluviali), quei complessi a metà tra assistenza e prevenzione delle malattie e vacanza estiva dei giovani. E, a proposito degli stadi, occorre precisare –come il professor Faroldi ci ha riferito nella conferenza di ieri sera alla Canottieri Lario –che, dal 1920 al 1940 sono stati costruiti il 47% degli stadi in Italia attualmente agibili, e solo il 6% dal 1960 ad oggi.
Questa scelta ci ha permesso di indagare su questa grandissima parte di costruzioni che hanno assunto nel tempo altre e diverse funzioni.
Si tratta di opere realizzate in modo capillare in meno di vent’anni su tutto il territorio nazionale e che hanno contribuito a costruire il volto dell'Italia che si metteva al passo con gli altri Paesi europei, per quanto riguarda la dotazione
di numerose strutture pubbliche per la collettività. Il lavoro di ricerca degli edifici da noi proposti nel bando del concorso fotografico è stato minuzioso e impegnativo soprattutto perché spesso si è rivelato difficilissimo rintracciare ubicazione, progettista e anno esatto di costruzione (non solo a causa dello stato d’abbandono) di molti degli edifici oggetto di ricognizione – colonie soprattutto –che meriterebbero riflessioni a parte. Tuttavia, abbiamo scelto di mantenere nell’elenco anche opere fatiscenti e abbandonate purché il loro impianto fosse ancora riconoscibile. Siamo certi peraltro che il materiale raccolto sia diventato una sorta di censimento utile come base per ulteriori approfondimenti. Una mappatura dettagliata della produzione architettonica tra le due guerre, che costituisce uno degli obiettivi del concorso Photomaarc Un dato che ci ha particolarmente colpito è stato quello delle ONB (Opera Nazionale Balilla), poi GIL (Gioventù Italiana del Littorio), nate come luoghi di formazione – anche sportiva – destinati in seguito ad altre funzioni. Ma soprattutto quanti di questi edifici, dal punto di vista architettonico estremamente interessanti e di impronta razionalista siano stati abbattuti e non sempre da eventi bellici, ma intenzionalmente dalle amministrazioni locali. Penso ai casi di Belluno (pg di Mansutti e Miozzo), a Modena (pg di Del Debbio e Tinozzi), a Firenze(pg di Cetica e De Reggi), a Bologna (pg di Petrucci). Operazioni peraltro deprecate da moltissimi storici dell’architettura. Per contro, si è anche rilevato che altri, di impronta più classicista e monumentalista siano invece sopravvissuti, ospitando istituzioni statali, associazioni e altro. Il nostro obiettivo, proponendo il tema “edifici sportivi” è stato anche quello di interagire con la nostra città, per agevolare un dibattito aperto in termini non accademici. Una città il cui patrimonio risulta evidente proprio nella zona in cui ci troviamo ora, che ospita, oltre lo stadio, annoverato tra i quattro stadi storici più significativi d’Italia (con Bologna, Firenze e Udine), numerosi edifici che accolgono attività sportive risalenti al periodo cui ci riferiamo e riconosciuta come Cittadella dello Sport, ben documentata dalle immagini di Lorenza Ceruti proiettate ieri l’altro sulla facciata della CdF.
Vorrei ricordare che questa sera, sempre sulla facciata della CdF, verranno proiettate le foto premiate, menzionate e segnalate, nonché alcune tra quelle selezionate dalla giuria. Una quarantina di immagini, accompagnate dal violino di Daniele Rumi. E, naturalmente, siete tutti invitati.
i tre premiati, in attesa della proiezione, da sinistra a destra: Lorenzo Gaioni, Carlotta Di Sandro Martina Mambrin
i preparativi per accogliere il pubblico sul sagrato della Casa del Fascio
proiezioni
immagini, alcuni momenti della serata aperta
Daniele Rumi
nelle immagini, alcuni momenti della serata: la proiezione delle 40 migliori fotografie selezionate dalla giuria, è stata preceduta dalla presentazione dei tre vincitori, seguita da un intervento del critico d’arte Roberto Borghi
Como 16 ottobre 2021
Casa del Fascio: concerto e proiezione
soggetto:
Bologna: Piscina Comunale dello Stadio, oggi Piscina "Carmen Longo" (1927) arch. Giulio Ulisse Arata e ing. Umberto Costanzini
motivazione:
La piscina coperta, prima in Italia, parte del Complesso sportivo del Littoriale di Bologna di Giulio Ulisse Arata e dell’ing. Costanzini, è ritratta in una rigorosa e nitida foto della razionale sala vasche, disegnata dalle lineari balconate che rincorrono le corsie. La prospettiva centrale e il punto di vista esaltano l’impianto, la laconica parete di fondo conclude la misurata composizione.
1° CLASSIFICATO LORENZO GAIONI
[Marcallo con Casone (MI)]
motivazione:
Difficili da catturare nella loro interezza sono quei manufatti architettonici dell’architettura del Novecento che –come quello di questa colonia –constano essenzialmente di volumi elementari sviluppati in senso longitudinale. Problematica è anche, in questi casi, la resa del rapporto tra l’edificio maggiore e le ali inferiori su cui il primo s’innesta, senza cedere a scorci e prospettive che sovente non rendono correttamente il carattere di questo genere di architetture. Brillante, e certamente studiata, è dunque la scelta di un’inquadratura parziale che restituisce il senso dell’orizzontalità attraverso delle fasce di diverso carattere cromatico: l’asfalto grigio e verde, la balaustra, l’edificio, il cielo. Un discorso analogo può essere fatto leggendo la fotografia nel senso della profondità. L’asfalto, la balaustra, l’edificio, il mare e il cielo si succedono su piani diversi e paralleli. Gradevoli, definiti e non banali i colori. Intrigante è inoltre l’aver soltanto suggerito che il complesso della colonia si estende oltre i limiti della fotografia: la parte per il tutto. Gli elementi urbani contemporanei come la pista ciclabile, ma anche l’albero, la cui ombra si staglia obliqua sull’asfalto scongiurando qualsiasi rischio di monotonia, entrano nella narrazione e si relazionano all’edificio che non viene in questo modo descritto come monumento isolato.
2° CLASSIFICATO
MARTINA MAMBRIN [Cavriana (Mn)]
soggetto: Cesenatico (FC): Colonia Marina “Sandro Mussolini” o Agip (1937-1938) arch. Giuseppe Vaccarosoggetto: Calambrone (PI):
Colonia Marina "Rosa Maltoni", oggi Holiday Resort Regina del Mare (1933) arch. Angiolo Mazzoni
motivazione:
Le qualità che caratterizzano questa fotografia non derivano dall'applicazione delle regole della fotografia di architettura, ma piuttosto da quelle della messa in scena. La dimensione utopica di questa architettura è poi rivelata dall'astrazione geometrica, dall'importanza nell'inquadratura del cielo e dalla dimensione del personaggio, che, come in una mitologia greca, sembra arrampicarsi su un verme. Tutto ciò contribuisce a dare a questa immagine una certa estetica, ma soprattutto un significato profondo.
3° CLASSIFICATO CARLOTTA DI SANDRO [Buti(PI)]
soggetto: Milano: Stadio “Giuseppe Meazza” o Stadio “San Siro” (1926)
motivazione:
Fasce astratte curvilinee si sviluppano nella metà destra della composizione, dal forte chiaroscuro, mentre lo sfondo compendia le linee verticali, orizzontali e inclinate di Ferruccio Calzolari e Armando Ronca. Lo scatto è interpretazione assoluta delle stratificazioni geometriche e temporali della costruzione e urgente testimonianza, nell’imminenza della discutibile demolizione.
MENZIONE SPECIALE MATTEO CIRENEI [Milano]
soggetto:
Bologna: Piscina Comunale dello Stadio, oggi Piscina "Carmen Longo" (1927) arch. Giulio Ulisse Arata e ing. Umberto Costanzini
motivazione:
In questo scatto sono stati colti due aspetti: da un lato, la stretta connessione che doveva legare sin dall'origine le due strutture sportive, cioè l'edificio della piscina – la prima coperta in Italia –, a sinistra, e lo Stadio, poi dedicato a Renato Dall'Ara, a destra; e dall'altro, il nuovo contrasto tra il fronte della piscina in rosso mattone bolognese e le strutture metalliche dipinte di celeste che hanno avviluppato l'originario perimetro edilizio in cotto dello stadio con la sua profonda ristrutturazione e ampliamento in occasione dei Mondiali del 1990. Il particolare angolo di ripresa –frontale su poco più della metà del fronte della piscina, e prospettica su una piccola porzione dei ballatoi metallici dello stadio ristrutturato – sembra voler accentuare, nella parte inferiore dell'immagine, il distanziamento tra le due costruzioni, che in tal modo conservano la rispettiva individualità, mentre in quella superiore, la loro apparente complanarità, quasi fossero un incongruo tutt'uno, al tempo stesso, inquietante e stimolante.
MENZIONE SPECIALE CLAUDIO ZANIRATO
soggetto:
Como: Piscina della Casa del Balilla, oggi Piscina Comunale “Giuseppe Sinigaglia” (1933-1936) _ ing. Gianni Mantero, ing. Angelo Croppi
motivazione:
In questa foto c’è un intruso, ed è il suo bello. L'edificio che s'insinua nell'immagine attraverso la vetrata appartiene a un altro tempo e rivela un altro stile rispetto a quelli della piscina Sinigaglia. Però si tratta di un tempo e di uno stile capaci di generare sintonia con il passato, e forse persino di dargli continuità. Nella foto c'è un intruso, ma è così ben introdotto da risultare il benvenuto.
MENZIONE SPECIALE ANDREA TAIANA
soggetto: Napoli: Piscina Olimpionica Mostra d’Oltremare, oggi Piscina “Dennerlein” (1939-1940) arch. Carlo Cocchia
motivazione:
Immagine articolata – quasi un gioco – risultato di un inconsueto dialogo esterno/interno e verticale/orizzontale. La capacità di mostrare attraverso la trasparenza delle vetrate anche la vasca è rafforzata dall’utilizzo dei contrasti di bianco e nero. L’inquadratura non esclude la vegetazione, che, anzi, diventa funzionale per incorniciare il blocco dell’ingresso di una delle più importanti piscine di impronta razionalista realizzate nel ventennio.
SEGNALAZIONE RENATO DE SANTIS
soggetto:
Roma: Casa delle Armi o Accademia della Scherma, oggi in attesa di destinazione (1933-1936) _ arch. Luigi Moretti
motivazione:
Pur non rivelandosi una vista inedita del fronte rivolto a est della Casa delle Armi, dall’immagine si coglie un perfetto equilibrio tra l’edificato in marmo bianco di Carrara e il verde circostante: uno sfondo naturale che incrementa la potenza del progetto. La presenza umana rafforza la monumentalità dell’edificio, ragionevolmente annoverato tra le eccellenze del razionalismo italiano.
SEGNALAZIONE CLAUDIO FORNACIARI
soggetto: Roma: Casa delle Armi o Accademia della Scherma, oggi in attesa di destinazione (1933-1936) _ arch. Luigi Moretti
motivazione:
L’elegante compostezza dei volumi puri di quest’edificio è esaltata dai tagli orizzontali che si stagliano sulle bianche superfici dell’involucro, mentre, all’interno, lo sfalsamento di quota delle volte zoppe tradisce un desiderio di drammaticità. La lunga asola che ne deriva crea, di giorno, potenti effetti di luce. La fotografia proposta ricorda un cliché, di autore anonimo, conservato nel fondo Luigi Moretti all’Archivio Centrale dello Stato di Roma. L’autore ha tuttavia saputo modificare leggermente l’angolazione e rinunciare a una visione d’insieme estesa al fine di esaltare la potenza espressiva dei fasci di luce e la sensazione d’incompiutezza che la volta zoppa può suscitare.È probabilmente un’iperbole, tuttavia, questa fotografia offre all’osservatore un’inedita esperienza visiva che accentua alcuni aspetti spaziali dell’opera piuttosto che altri: il coraggio della scelta.
SEGNALAZIONE
GIAMPIERO GERMINO [Todi (PG)]
soggetto:
Marina di Massa (MS): Colonia Marina Parmense “Vittorio Emanuele III”, oggi Istituto Professionale Alberghiero “G. Minuto”(1926)
motivazione:
Un’immagine potente, rigorosa, anche per il contrasto del bianco e nero che ne evidenzia i volumi, l’altezza, la solitudine del soggetto nel paesaggio di Marina di Massa. Gubellini riesce a cogliere l’ambizione e la forza dell’edificio rendendolo attraente. Nella foto una storia d’architettura incontra un cambiamento sociale, radicale del nostro Paese: il diritto alla vacanza per milioni di bambini dagli anni Trenta ai Settanta. Aver scelto di documentare una costruzione ben conservata pone la domanda su come guardare, mantenere, utilizzare le tante colonie estive abbandonate diffuse lungo la penisola.
SEGNALAZIONE FABIO GUBELLINI [Imola (FC)]
dalla
CLAUDIO ZANIRATO [Bologna]
5_Montesilvano (PE): Colonia “Stella Maris” (1938) arch. Francesco Leoni ing. Carlo Liguori
MARIANO DE ANGELIS [Caserta]
12_Avellino: Casa del Balilla “Bruno Mussolini” (1937)
poi Cinema Eliseo arch. Enrico Del Debbio (2 immagini)
RENATO DE SANTIS [Napoli]
14_Napoli: Piscina Olimpionica Mostra d’Oltremare, oggi Piscina “Dennerlein” (1939-1940) arch. Carlo Cocchia
CLAUDIO ZANIRATO [Bologna]
22_Bologna: Stadio Comunale Littoriale oggi Stadio “Renato Dall’Ara” (1925-1927) arch. Giulio Ulisse Arata ing. Umberto Costanzini
MATTEO BARISONE [Asti]
22_Bologna: Stadio Comunale Littoriale oggi Stadio “Renato Dall’Ara” (1925-1927) arch. Giulio Ulisse Arata ing. Umberto Costanzini
STEFANO MANIERO
[Casalecchio sul Reno (BO)]
22_Bologna: Stadio Comunale Littoriale oggi Stadio “Renato Dall’Ara” (1925-1927) arch. Giulio Ulisse Arata ing. Umberto Costanzini
ENRICO MODENA [Bologna]
22_Bologna: Stadio Comunale Littoriale oggi Stadio “Renato Dall’Ara” (1925-1927) arch. Giulio Ulisse Arata ing. Umberto Costanzini
DANIELE FAZZARI
[Lorenzè (TO)]
27_Tresigallo (FE): Campo Sportivo (1933-1935)
ROSETTA BONATTI [Parma]
27_Tresigallo (FE): Campo Sportivo (1933-1935)
ANDREA TONELLOTTO
[Piazzola sul Brenta (PD)]
28_Tresigallo (FE): GIL, oggi Casa della Cultura (1933 -1935)
ing. Carlo Frighi
DANIELE FAZZARI
[Lorenzè (TO)]
27_Tresigallo (FE): Campo Sportivo (1933-1935)
FABIO GUBELLINI [Imola (FC)]
30_Cesenatico (FC):
Colonia Marina "Sandro Mussolini" o Agip (1937-1938) arch. Giuseppe Vaccaro
MARTINA MAMBRIN
[Cavriana (MN)]
30_Cesenatico (FC):
Colonia Marina "Sandro Mussolini" o Agip (1937-1938) arch. Giuseppe Vaccaro
FABIO MAGGI [Forlì]
30_Cesenatico (FC):
Colonia Marina "Sandro Mussolini"
o Agip (1937-1938)
arch. Giuseppe Vaccaro
FABIO GUBELLINI
[Imola (FC)]
43_Cervia Milano Marittima (RA): Colonia Marina della Montecatini, oggi in abbandono (1932) arch. Eugenio Faludi
STEFANO BARATTINI [Milano]
57_Rimini: Colonia Marina Novarese oggiin abbandono (1933-1934) ing. Giuseppe Peverelli
FABIO GUBELLINI
[Imola (FC)]
57_Rimini: Colonia Marina Novarese oggiin abbandono (1933-1934) ing. Giuseppe Peverelli
FRANCESCA DI CIAULA [Roma]
75_Ostia Lido: Stabilimento Balneare "Lega Navale"(1937) ing. Corrado Giovannetti
FRANCESCA VERNIER [Trieste]
66_Trieste: Stadio Littorio, oggi Stadio Comunale Giuseppe Grezar (1932)
GIAMPIERO GERMINO [Todi (PG)]
82_Roma: Casa delle Armi o Accademia della Scherma, poi Aula Processuale e Caserma; oggi in attesa di destinazione (1933-1934) arch. Luigi Moretti
CLAUDIO FORNACIARI [Modena]
82_Roma: Casa delle Armi o Accademia della Scherma, poi Aula Processuale e Caserma; oggi in attesa di destinazione (1933-1934) arch. Luigi Moretti (2 immagini)
GIAMPIERO GERMINO [Todi (PG)]
82_Roma: Casa delle Armi o Accademia della Scherma, poi Aula Processuale e Caserma; oggi in attesa di destinazione (1933-1934) arch. Luigi Moretti
PIERLUIGI MORETTI [Roma]
88_Roma: Casa della GIL di Trastevere, oggi Polo Cuturale Giovanile WeGil (1937) arch. Luigi Moretti
ROBERTO MIRULLA [Roma]
84_Roma: Stadio dei Cipressi, oggi Stadio Olimpico (1927-1937) arch. Enrico Del Debbio ing. Angelo Frisa arch. Luigi Moretti
SANDRO LUCIANI [Roma]
85_Roma: Stadio dei Marmi al Foro Mussolini, oggi Foro Italico (1928-1932) arch. Enrico Del Debbio
MASSIMILIANO MIRRI [Roma]
88_Roma: Casa della GIL di Trastevere, oggi Polo Cuturale Giovanile WeGil (1937) arch. Luigi Morett (2 immagini)
GIUSEPPE CESAREO [Viterbo]
88_Roma: Casa della GIL di Trastevere, oggi Polo Cuturale Giovanile WeGil (1937) arch. Luigi Moretti
FABIO GUBELLINI
[Imola (BO)]
89_Chiavari (GE): Colonia Marina “Gustavo Fara”, oggi residenza (1935) ing. Camillo Nardi Greco ing. Lorenzo Castello
FABIO MAGGI [Forlì]
89_Chiavari (GE): Colonia Marina “Gustavo Fara”, oggi residenza (1935) ing. Camillo Nardi Greco ing. Lorenzo Castello (3 immagini)
MAURA BARTESAGHI
[Lurate Caccivio (CO)]
120_Cantù (CO): Colonia “L. Passoni”, oggi Sala Congressi (1939) arch. Franco Longoni
STEFANO BARATTINI [Milano]
97_Rovegno (GE): Colonia Estiva, oggi in abbandono (1933-1934) ing. Camillo Nardi Greco
ANDREA TAIANA [Como]
121_Como: Società Canottieri Lario "Giuseppe Sinigaglia"(1930-1931) ing. Gianni Mantero
GIUSEPPE GALBIATI [Monza]
121_Como: Società Canottieri Lario "Giuseppe Sinigaglia"(1930-1931) ing. Gianni Mantero (2 immagini)
FRANCESCA VIGANÒ
[Carbonate (CO)]
123_Como: Stadio “Giuseppe Sinigaglia” (1925-1934) ing. Giovanni Greppi, ing. Paolo Mezzanotte, ing. Vittorio Mezzanotte, ing. Gianni Mantero, ing. Angelo Croppi
TIZIANO TERZI
[Bagnolo Mella (BS)]
129_Cremona: Colonia Fluviale “Roberto Farinacci”, oggi Parco Pubblico (1936) ing. Carlo Gaudenzi
ANNA DOMANESCHI [Cremona]
129_Cremona: Colonia Fluviale “Roberto Farinacci”, oggi Parco Pubblico (1936) ing. Carlo Gaudenzi (2 immagini)
ENRICO BEDOLO
[Caravaggio (BG)]
129_Cremona: Colonia Fluviale “Roberto Farinacci”, oggi Parco Pubblico (1936) ing. Carlo Gaudenzi
ANNA DOMANESCHI [Cremona]
130_Cremona: Canottieri “Baldesio” (1934) arch. Aldo Ranzi (2 immagini)
NICOLE PAVONE [Bari]
145_Milano: Lido di Milano(1931-1936) arch. Armando Titta, ing. Cesare Marescotti, ing. Cesare Cadario
NICOLE PAVONE [Bari]
147_Milano: Centro Balneare "Guido Romano" (1929) arch. Luigi Secchi
CARLO SILVA [Seregno (MB)]
160_Seregno (MB): Stadio Ferruccio(1934-1935)
MARGHERITA BOLGIANI [Lainate (MI)]
152_Parabiago (MI): Stadio “Libero Ferrario” (1933)
LORENZO GAIONI
[Marcallo con Casone (MI)]
174_Varese: Stadio del Littorio, poi Stadio “Masnago”, oggi Stadio “Franco Ossola” (1925) (3 immagini)
NICOLE PAVONE [Bari]
230_Bari: Circolo Canottieri (1930) arch. Saverio Dioguardi
FRANCO MURRU [Quartucciu (CA)]
248_Cagliari: Colonia “Dux”, poi Ospedale “Marino”, oggi in abbandono (1937) arch. Ubaldo Badas (2 immagini)
MAURO D’IGNAZIO
[Morro d’Alba (AN)]
254_Arborea (OR): Casa del Balilla (1934-1935) arch. Giovanni Battista Ceas
273_Firenze: Stadio “Giovanni Berta”, oggi Stadio “Artemio Franchi” (1930-1932)
ing. Pierluigi Nervi (2 immagini)
GIANCATERINO CUAHUTÈMOC
[Poggibonsi (SI)]
273_Firenze: Stadio “Giovanni Berta”, oggi Stadio “Artemio Franchi” (1930-1932)
ing. Pierluigi Nervi (2 immagini)
STEFANO BARATTINI [Milano]
284_Marina di Massa: Colonia marina Parmense “Vittorio Emanuele III”, oggi Istituto Professionale Alberghiero “G. Minuto” (1926)
LORENZO LINTHOUT [Verona]
284_Marina di Massa: Colonia marina Parmense “Vittorio Emanuele III”, oggi Istituto Professionale Alberghiero “G. Minuto” (1926)
289_Calambrone (PI):
Colonia Marina "Rosa Maltoni", oggi Holiday Resort "Regina del Mare” (1933 arch. Angiolo Mazzoni
FABIO GUBELLINI [Imola (FC)]CARLOTTA DI SANDRO [Buti (PI)]
289_Calambrone (PI): Colonia Marina "Rosa Maltoni", oggi Holiday Resort "Regina del Mare” (1933
arch. Angiolo Mazzoni
DAVIDE PERBELLINI [Merano (BZ)]
303_Merano: Ippodromo “Di Maia” (1935)
STEFANO BARATTINI [Milano]
303_Merano: Ippodromo “Di Maia” (1935)
FRANCESCA VERNIER [Trieste]
323_Treviso: Stadio del Littorio, oggi Stadio Comunale “Omobono Tenni” (1933)
ABRUZZO
1925/1945 Architetture del Moderno in Italia: impianti sportivi e colonie elioterapiche elenco edifici proposti nel Bando
1)Chieti: Opera Nazionale Dopolavoro, oggi Museo Universitario di Scienze Biomediche (1934) _ arch. ing. Camillo Guerra piazza Trento e Trieste
2) L’Aquila: Casa della Giovane Italiana, oggi GSSI - Gran Sasso Science Institute (1934-1936) _ ing. Achille Pintonello viale Francesco Crispi 7
3) L’Aquila: Stadio del Littorio, poi XXVIII Ottobre, oggi Stadio“Tommaso Fattori” (1929-1933) _ arch. Paolo Vietti Violi, arch. Mario Gioia, ing. Gaetano Lisio viale Gran Sasso
4) Rojo (AQ): Colonia Montana IX Maggio, oggi Facoltà di Ingegneria de L’Aquila (1937) _ arch. Ettore Rossi Poggio di Rojo
5) Montesilvano (PE): Colonia “Stella Maris”, oggi in ristrutturazione (1938) _ arch. Francesco Leoni, ing. Carlo Liguori viale Aldo Moro
6) Teramo: Casa dello Sport , oggi in abbandono (1934) _ arch. Ovidio Bartoli (TC), arch. Guido De Bernardis via Taraschi
7) Teramo: Stadio Vecchio Comunale (1925-1929) circonvallazione Spalato
BASILICATA CALABRIA
8)Potenza: Campo Sportivo del Littorio, oggi Stadio “Alfredo Viviani” (1934) _ ing. Gennaro Laurini viale Guglielmo Marconi 219
9)Cetraro (CS): Colonia di San Benedetto, oggi Residence San Benedetto (1934) _ ing. Gennaro Laurini via Suor Crocifissa Moliterni 1
10)Cosenza: Opera Nazionale Balilla, oggi Cinema Teatro “Aroldo Tieri” (1933-1934) _ ing. Giuseppe Belardi piazza Giovanni Amendola
11)Reggio Calabria: Stadio “Michele Bianchi”, oggi Stadio Comunale “Oreste Granillo” (1932) via Erminio Bercarich 4
CAMPANIA
12) Avellino: Casa dell Balilla “Bruno Mussolini”, GIL, poi Cinema Eliseo. In attesa di destinazione (1937) _ arch. Enrico Del Debbio via Roma
13) Agnano (NA): Ippodromo di Agnano (1929-1935) via Raffaele Ruggiero 1
14) Napoli: Piscina Olimpionica Mostra d’Oltremare, oggi Piscina “Dennerlein“ (1939-1940) _ arch. Carlo Cocchia viale John Fitzgerald Kennedy 54
15) Napoli: Stadio del Vomero, poi Stadio Littorio, oggi Stadio “Arturo Collana” (1925-1929) via Giuseppe Ribera 2
16) Napoli: Ippodromo di Agnano (1929-1935) via Raffaele Ruggiero 1
EMILIA ROMAGNA
17)Salerno: Casa della GIL , oggi Teatro Diana-Sala Pasolini (1931) _ arch. Giuseppe Giuia lungomare Trieste
18)Salerno: Colonia Marina “Principi di Piemonte” , oggi Soccorso Amico (1931) _ arch. Camillo Guerra, ing. Flavio Cermola via Generale Clark 19
19)Salerno: Stadio Littorio, oggi Stadio “Donato Vestuti” (1931) _ arch. Camillo Guerra piazza Renato Casalbore
20) Bologna: Ippodromo dell’Arcoveggio (1932) _ ing. Umberto Costanzini, ing. Ulisse Bandiera, ing. Armando Villa via dell’Arcoveggio 37
21) Bologna: Piscina Comunale dello Stadio, oggi Piscina “Carmen Longo” (1927) via dello Sport 17
22) Bologna: Stadio Comunale Littoriale, oggi Stadio “Renato Dall’Ara” (1925-1927) _ arch. Giulio Ulisse Arata, ing. Umberto Costanzini via Andrea Costa 174
23) Molinella (BO): Stadio Comunale, oggi Stadio “Augusto Magli” (1933) _ arch. Piero Toschi via Paolo Fabbri 1
24) Ferrara: GIL, oggi Palestra (1936) via Ortigara 14
25) Ferrara: Opera Nazionale Dopolavoro, oggi Complesso “Boldini” (1937) _ ing. Carlo Savonuzzi via Gaetano Previati 18
26) Ferrara: Stadio Littorio, , oggi Stadio Comunale “Paolo Mazza (1927-1928) corso Piave 28
27) Tresigallo (FE): Campo Sportivo(1933-1935) via dello Sport
28) Tresigallo (FE): GIL, oggi Casa della Cultura (1933-1935) _ ing. Carlo Frighi via del Lavoro 2
29) Cesena (FC): Casa del Balilla - GIL, oggi sede Polizia Municipale (1935) _ Mario Tellerini (UTC) via Natale dell’Amore 19
30) Cesenatico (FC): Colonia marina “Sandro Mussolini” o Agip, oggi parzialmente utilizzata (1937-1938) _ arch. Giuseppe Vaccaro via Giosuè Carducci 183
31) Cesenatico (FC): Colonia marina bergamasca “Francesco Baracca” , oggi ITC “Giovanni Agnelli”(1928) _ arch. Giuseppe Vaccaro via Giosuè Carducci 179
32) Forlì: Casa del Balilla “Arnaldo Mussolini”, oggi Casa dello Sport “Adriano Casadei” (1935) _ arch. Cesare Valle viale della Libertà 4
33) Forlimpopoli (FC) : Casa del Balilla, ex GIL, oggi IIS “P. Artusi”- Liceo “Valfredo Carducci” (1934-1937) _ arch. Cesare Valle viale Matteotti 17
34) Predappio(FC): Casa del Balilla , oggi sede Polizia Municipale (1937) _ arch. Cesare Valle via IV Novembre
35) Savignano(FC): Opera Nazionale Balilla, poi Palestra, oggiin ristrutturazione (1934-1937) _ arch. Cesare Valle via Luigi Galvani / SS n.9
36) Mirandola(MO): GIL, oggi - in restauro - sede Polizia (1936-1939) _ ing. Giuseppe Gipponi viale Cinque Martiri
37) Modena: Piscina Comunale “Dogali” (1934-1936) _ ing. Arturo Manaresi via Dogali 12
38) Modena: Stadio “Cesare Marzari”, oggi Stadio Comunale “Alberto Braglia” (1936-1938) _ ing. Umberto Costanzini viale Raimondo Montecuccoli
39) Parma: Casa della Giovane Italiana, oggi residenza privata (1936) _ arch. Vincenzo Barcellona (UTC) via Francesco Petrarca / Borgo del Correggio
40) Parma: complessoOpera Nazionale Balilla , oggi Scuola “Don Cavalli” - Cinema “Astra” - Centro Sportivo (1934) arch. Leone Carmignani, ing. Giovanni Uccelli (UTC) piazza A. Volta / via Rustici
41) Parma: Stadio“Ennio Tardini” (1924) viale Partigiani d’Italia 1
42) Piacenza: Casa del Balilla , oggi Liceo Scientifico Statale “L. Respighi” (1932-1933) _ arch. Luigi Moretti piazzale Genova 1
43) Cervia Milano Marittima (RA): Colonia marina della Montecatini, oggi in abbandono (1938) _ arch. Eugenio Faludi viale Giacomo Matteotti 200
44) Marina di Ravenna (RA): Colonia Ravennate, poi Croce Rossa, oggi Residence “Villa Marina” (1934) _ arch. Giovanni Montanari viale delle Nazioni 461-469
45) Marina di Ravenna (RA): Casermetta Marinai, oggi sede locale “Lega Navale italiana” (1934) via Molo Dalmazia 101
46) Massa Lombarda (RA): GIL, oggi Centro Giovani “JYL” (1936) via Zaganelli 1
47) Reggio Emilia: GIL , oggi sede Polizia Municipale, Scuole e Palestre (1938) viale Magenta / via Giuseppe Verdi
48) Bellaria / Igea Marina (RN): Colonia Elioterapica, oggi Casa Vacanze “Mare e Verde” (1934) via Alfonso Pinzon 263
49) Bellaria / Igea Marina (RN): Colonia Ferrovieri “Roma” , oggi in abbandono (1929-1931) _ ing. Oscar Giorgi viale Sesto Properzio 17
50) Cattolica (RN): Circolo Nautico Cattolica (1934) via Giosuè Carducci 118
51) Cattolica (RN): Colonia marina “XXVIII ottobre” o “Le Navi”, oggi Aquapark (1933-1934) _ arch. Clemente Busiri Vici piazzale delle Nazioni 1
52) Cattolica (RN): Colonia marina “Camillo Balbo” o “Ferrarese”, oggi in abbandono (1932) _ arch. Giorgio Gandini via Giosuè Carducci 155
53) Riccione (RN): Colonia marina “Francesco Bertazzoni” , poi IS d’Arte, poi sede “Fondazione Cetacea”, oggi inagibile (1930) via Torino 7
54) Riccione (RN): Colonia marina “Dalmine” , oggi Hotel “Le Conchiglie” (1936) _ arch. Giovanni Greppi viale Gabriele D’Annunzio 227
55) Riccione (RN): Colonia marina “Amos Maramotti” o Casa di vacanze “Reggio Emilia” , oggi (parz.) Scuola Vela (1934) _ arch. Costantino Costantini viale Gabriele D’Annunzio 146
56) Rimini: Colonia marina “Arnaldo Mussolini” o“Forlivese” , oggi Ist. Tecn. per il Turismo “Marco Polo” (1930) _ arch. Arnaldo Fuzzi viale Regina Margherita 20
57) Rimini: Colonia marina “Novarese” , oggiabbandonata (1933-1934) _ ing. Giuseppe Peverelli viale Principe di Piemonte 55
58) Rimini: Colonia marina “SADE” o “ENEL” , oggiabbandonata (1932) viale Regina Margherita 26
FRIULI VENEZIA GIULIA LAZIO
59) Rimini: Colonia marina Bolognese “X Legio” o “Cardinal Lercaro” , oggiabbandonata (1931-1932) _ ing. Ildebrando Tabarroni viale Principe di Piemonte 64
60) Rimini: Stabilimento Bagni “Casanova”, oggi “Nettuno” (1935-1936) _ geom. Maioli piazzale John Fitzgerald Kennedy
61) Rimini: Stadio del Littorio, oggi Stadio Comunale “Romeo Neri” (1933-1934) piazzale del Popolo 3
62) Gorizia: GIL, oggi Scuola Media “Locchi“ (1934-1936) _ arch. Francesco Mansutti, arch. Gino Miozzi largo G. Culiat 2
63) Gorizia: Casa del Balilla, oggi Liceo Artistico “Max Fabiani“ (1927-1929) _ arch. Umberto Cuzzi piazzale Medaglie d’Oro / via Balilla
64) Pordenone: Casa del Balilla, oggi Palazzetto Sportivo “ex Fiera”(1933-1936) _ arch. Cesare Scoccimarro via Giacomo Matteotti 40
65) Trieste: Casa del Balilla, oggi sede Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Consiglio Regionale (1934-1948) _ arch. Umberto Nordio, arch. Raffaello Battigelli piazza Guglielmo Oberdan 6
66) Trieste: Stadio Littorio, oggi Stadio Comunale “Giuseppe Grezar “(1932) via Flavia 2
67) Aiello del Friuli (UD): Casa del Balilla, oggi sede del Municipio (1936) _ arch. Ermes Midena via Cavour 27
68) Codroipo(UD): Casa del Balilla, oggi Cinema Teatro “G. Verdi“ (1934) _ arch. Ermes Midena via Roma
69) Lignano Sabbiadoro(UD): Colonia Marina “Costanzo Ciano”, oggi Bella Italia EFA Village (1934-1939) _ arch. Pietro Zanini via Centrale 29
70) Udine: GIL, oggi Centro Culturale Cinematografico “Visionario”(1937) _ arch. Ermes Midena via Fabio Asquini 33
71) Latina: Stadio Littorio , oggi Stadio Comunale “Domenico Francioni” (1932-1935)_ arch. Oriolo Frezzotti piazzale Natale Prampolini 4
72) Pontinia(LT): Opera Nazionale Balilla, oggi Scuola Elementare “Don Milani” (1935) piazza Papa Pio VI 1
73) Ostia Lido (RM): Colonia marina “Vittorio Emanuele III” , oggi parzialmente occcupata (1931)_ arch. Vincenzo Fasolo lungomare Paolo Toscanelli 176
74) Ostia Lido (RM): Stabilimento Balneare “Duilio” , oggi “Capanno” (1936)_ arch. Luigi Moretti piazzale Magellano 41
75) Ostia Lido (RM): Stabilimento Balneare “Lega Navale” (1937)_ ing. Corrado Giovannetti lungomare Caio Duilio 36
76) Pomezia(RM): GIL- Casa del Balilla e Scuola, oggi Scuola Elementare “San Giovanni Bosco” (1937-1939) _ arch. Concezio Petrucci via Guerrazzi / via Pier Crescenzi
77) Roma: Casa della Giovane Italiana, oggisede Accademia Nazionale di Danza (1934-1935) _ arch. Gaetano Minnucci largo Arrigo VII 5
78) Roma: Colonia Elioterapica GIL, oggi Istituto “Don Orione” (1933-1935) _ arch. Enrico Del Debbio via della Camilluccia 182/186
79) Roma: Accademia Fascista di Educazione Fisica (Palazzo H), oggi Istituto Universitario di Scienze Motorie / sede CONI (1928-1932)_ arch. Enrico Del Debbio Foro Italico (ex Foro Mussolini) - piazza Lauro de Bosis 15
LIGURIA
80) Roma: Palazzo delle Terme (Piscina dei mosaici) , oggi Piscine CONI / Auditorium RAI / Accademia di Musica (1935-1937) _ arch. ing. Costantino Costantini
Foro Italico (ex Foro Mussolini) - piazza Lauro de Bosis 5
81) Roma: Appartamento privato e Palestra del Duce (all’interno del Palazzo delle Terme), oggi Salone d’Onore CONI (1936) _ arch. Luigi Moretti
Foro Italico (ex Foro Mussolini) - piazza Lauro de Bosis 5
82) Roma: Casa delle Armi o Accademia della Scherma, poi Aula Processuale e Caserma, oggi in attesa di destinazione (1933-1936) arch. Luigi Moretti
Foro Italico (ex Foro Mussolini) - viale dei Gladiatori 4
83) Roma: Piscina all’aperto, oggi Complesso Natatorio del Foro Italico (1933-1936) _ arch. ing. Costantino Costantini
Foro Italico (ex Foro Mussolini) - piazza Lauro de Bosis 3
84) Roma: Stadio dei Cipressi, oggi Stadio Olimpico (1927-1937) _ arch. Enrico Del Debbio, ing. Angelo Frisa / arch. Luigi Moretti
Foro Italico (ex Foro Mussolini) - viale dei Gladiatori
85) Roma: Stadio dei Marmi (1928-1932) _ arch. Enrico Del Debbio Foro Italico (ex Foro Mussolini) - viale dello Stadio dei Marmi
86) Roma: Stadio del Tennis, oggi Stadio “Nicola Pietrangeli” (1933-1934) _ arch. ing. Costantino Costantini
Foro Italico (ex Foro Mussolini) - viale delle Olimpiadi
87) Roma: Casa della GIL di Montesacro , oggi IC “Maria Montessori”, Ufficio postale, palestra “Ferdinando Agnini” (1934-1937) _ arch. Gaetano Minnucci viale Adriatico 136/140
88) Roma: Casa della GIL di Trastevere , oggi Polo culturale giovanile “WeGil” (1937) _ arch. Luigi Moretti largo Ascianghi 5
89) Chiavari (GE): Colonia Marina “Gustavo Fara”, oggi residenza(1935) ing. Camillo Nardi Greco, ing. Lorenzo Castello via Preti 15
90) Genova: Yacht Club Italiano (19281929) _ arch. Giuseppe Crosa De Vergani porticciolo Duca degli Abruzzi
91) Genova: Rowing Club Genovese (1929) _ arch. Luigi Carlo Daneri porticciolo Duca degli Abruzzi
92) Genova (Albaro): Piscina del Nuoto , oggi “Stadio del Nuoto” (1935) ing. Paride Contri piazza Henry Dunanat 22
93) Genova: Casa del Balilla, oggi Centro per l’impiego e Teatro della Gioventù (1930) _ arch. Giuseppe Crosa De Vergani via Cesarea 14-16
94) Genova: Scuola della GIL , oggi ex Magistero (1937-1938) _ arch. Camillo Nardi Greco, arch. Lorenzo Castello corso Monte Grappa 39
95) Moneglia (GE): Colonia Marina “IX Maggio”, o Colonia “Cartiere Burgo” oggiristrutturata (1938) geom. Gracchi via W. Burgo 9/11
96) Rapallo (GE): Centro per lo Sport Nautico(1948) arch. Luigi Carlo Daneri, ing. Pierluigi Nervi San Michele di Pagana
97) Rovegno (GE): Colonia Estiva oggiin abbandono (1933-1934) ing. Camillo Nardi Greco Strada Provinciale 83
98) Santo Stefano d’Aveto (GE): Colonia “Rinaldo Piaggio” (1936-1938) arch. Luigi Carlo Daneri via Rinaldo Piaggio (loc. Campomenoso)
99) Savignone (GE): Colonia Montana di Monte Maggio, oggi in abbandono (1933-1934) ing. Camillo Nardi Greco Monte Maggio / Strada Provinciale di Pietranera
100) Sanremo (IM): Stadio Littorio, oggi Stadio Comunale (1930-1932) arch. Domenico Parodi corso Giuseppe Mazzini 15
LOMBARDIA
101) Ventimiglia (IM): Casa del Balilla, oggi palestra (1930-1932) arch. Francesco Mansutti, arch. Gino Miozzo via Ernesto Chiappori / via Vittorio Veneto
102) La Spezia: Casa del Balilla, oggi Sede della Polizia Locale (1934-1936) arch. Manlio Costa, arch. Giovanni Dazzi viale Amendola 9
103) Marinella di Sarzana (SP): Colonia Marina “IX Maggio” o “Italo Balbo” o “Olivetti” o “Caritas Ambrosiana” oggi in abbandono (1938) _ geom. Beretta viale Litoranea 110
104) Albenga (SV): Casa del Balilla, oggi Liceo “Giordano Bruno” (1936) via Pontelungo 83
105) Celle Ligure (SV): Colonia Balneare Milanese o Colonia Opera Pia per la cura Balneare Marina, oggi in abbandono (1929) SS Aurelia di Levante
106) Celle Ligure (SV): Colonia Bergamasca Padiglione “Guido Frizzoni” e Padiglione “Italcementi” , oggi in ristrutturazione (1924-1929) SS Aurelia di Levante
107) Loano (SV): Colonia “Città di Torino”, oggi Patronato Scolastico (1931) via Aurelia 446
108) Pietra Ligure (SV): Colonia Marina Permanente Comune di Milano, oggi Casa Vacanze “Città di Milano” (1929) via Milano 100
109) Bergamo: Colonia Elioterapica del Comitato Provinciale di Bergamo della Croce Rossa Italiana(1940) _ ing. Oscar Gmür via del Polaresco 15
110) Bergamo: Stadio “Mario Brumana”, oggi “Gewiss Stadium”(1927) ing. Luigi De Beni viale Giulio Cesare 18
111) Bergamo: Casa del Balilla, oggi Liceo Scientifico “Lussana”(1932) arch. Alziro Bergonzo via Angelo Maj 1
112) Castione della Presolana (BG): Colonia Montana Dalmine (1933) _ arch. Giovanni Greppi via Edmondo De Amicis
113) Dalmine (BG): Colonia Elioterapica “Cesare Molinaro”, oggi Centro Diurno per Anziani (1937) arch. Giovanni Greppi viale Antonio Locatelli
114) Dalmine (BG): Velodromo Dalmine (1926) _ arch. Felice Pinardi via Vittorio Veneto 25
115) Nembro (BG): Casa del Balilla, oggi Auditorium “Modernissimo” (1934-1936) _ ing. Luigi Bergonzo,arch. Alziro Bergonzo piazza della Libertà
116) Selvino (BG): Colonia “Sciesopoli” o “Pio Istituto di Santa Corona o “Istituto Climatico Permanente”, oggi in abbandono (1932) _ arch. Paolo Vietti Violi via Cardo 64
117) Brescia: Casa del Balilla, oggi Scuole “Calini” (1936) _ arch. Francesco Mansutti, arch. Gino Miozzo via Nino Bixio
118) Palazzolo sull’Oglio (BS): Colonia Elioterapica “Cesare Battisti”, oggi A.S.L. Brescia (1935-1936)_ arch. Alziro Bergonzo lungo Oglio Cesare Battisti
119) Bellagio (CO): Lido di Bellagio (1932) _ arch. Pietro Lingeri, ing. Augusto Pini lungolago Europa 6/10
120) Cantù (CO): Colonia “L. Passoni”, oggi Sala Congressi (1939) _ arch. Franco Longoni via Giovanni da Cermenate 82/A
121) Como: Società Canottieri Lario “Giuseppe Sinigaglia” (1930-1931) _ ing. Gianni Mantero viale Puecher 6
122) Como: Automobile Club d’Italia - sez. Motonautica, oggi Yacht Club Como (1930-1932) _ ing. Attilio Terragni, ing. Vincenzo Balsamo viale Puecher 8
123) Como: Stadio “Giuseppe Sinigaglia” , Casa del Balilla e Piscina Coperta (1925-1934) ing. Giovanni Greppi, ing. Paolo Mezzanotte, ing. Vittorio Mezzanotte, ing. Gianni Mantero, ing. Angelo Croppi viale Sinigaglia / viale Vittorio Veneto / viale Puecher /viale Masia
124) Como: Aero Club Como(1930-1934) _ ing. Carlo Ponci piazzale Somaini / viale Masia 44
125) Como: Palestra “Gino Negretti “(1933-1934) _ ing. Luigi Trolli via dei Partigiani 8
126) Menaggio (CO): Lido di Menaggio (1934) _ ing. Carlo Mantegazza via Roma
127) Tremezzina (CO): Amila - Associazione Motonautica Italia Lario (1927-1931) _ ing. Pietro Lingeri SS 340 - loc. Bolvedro / via Regina 19
128) Castelleone (CR): Colonia Elioterapica “Giulio Riboli, oggi Palestra “Riboli” e Campo da Calcio (1939) _ ing. Carlo Gaudenzi viale Santuario 48 a
129) Cremona: Colonia Fluviale “Roberto Farinacci”, oggi Parco Pubblico (1936) _ ing. Carlo Gaudenzi via Lungo Po Europa
130) Cremona: Canottieri “Baldesio”(1934) _ arch. Aldo Ranzi via al Porto
131) Persichello (CR): Colonia Estivadell’Ente Opere Assistenziali, oggi ARCI Persichello (1937) frazione Persico Dosimo - largo Ostiano 72
132) Ballabio (LC): Colonia Montana Ferrovieri “Alessandro Mussolini”, oggi in abbandono (1934) Strada Provinciale 62
133) Lecco: Stadio “Mario Rigamonti-Mario Ceppi” (1922) via Don Giovanni Pozzi
134) Codogno (LO): Casa della GIL, oggi ASM Codogno srl (1938-1939) _ arch. Ferruccio Signori viale Trento 62
135) Lodi: Canottieri Adda (1931) _ arch. Enrico Spelta, arch. Mario Minoia via Nazario Sauro
136) Mantova: Stadio “Benito Mussolini”, oggi Stadio “Danilo Martelli“ (1930-1948) _ ing. Aldo Badalotti viale Te 7/9
137) Mantova: Casa della GIL , oggi sede del Collegio Universitario (1930-1948) _ ing. Aldo Badalotti via Solferino
138) Pegognana (MN): Colonia Elioterapica “Rosa Maltoni Mussolini”, oggi Scuola d’Infanzia “Madre Noemi”(1930-1948) via Giuseppe Verdi
139) San Benedetto Po (MN): Casa del Balilla e Palestra (1929) _ arch. Giuseppe Giorni (UT) piazza Teofilo Folengo
140) Cerro Maggiore (MI): Colonia Elioterapica “Maria Bernocchi Riboldi”, oggi Scuola d’infanzia “Maria Bernocchi Riboldi”(1939) via Antonio Riboldi 13
141) Cusano Milanino (MI): Chalet del Tennis (1926) via Roma 2
142) Legnano (MI): Colonia Elioterapica (1937-1938) arch. Gian Luigi Banfi, arch. Ludovico Barbiano di Belgioioso, arch. Enrico Peressutti, arch. Ernesto Nathan Rogers (Studio BBPR) via Comasina
143) Legnano (MI): Casa del Balilla _ ing. Giuseppe Moro via Milano 8
144) Milano: Tennis Club Milano “Alberto Bonacossa” (1923-1929) _ arch. Giovanni Muzio via Giuseppe Arimondi alla Cagnola
145) Milano: Lido di Milano (1931-1936) _ arch. Armando Titta, ing. Cesare Marescotti, ing. Cesare Cadario piazzale Lotto
146) Milano: Piscina Coperta Cozzi (1934) _ ing. Luigi Secchi viale Tunisia 35
147) Milano: Centro Balneare “Guido Romano” (1929) _ arch. Luigi Secchi via Ampère 20
148) Milano: Velodromo “Giuseppe Vigorelli” (1935) _ arch. Ugo Fini, arch. Giuseppe Baselli, arch. Clemens Schuermann via Arona19
149) Milano: Stadio”Giuseppe Meazza” o Stadio “San Siro” (1926) piazzale Angelo Moratti
150) Milano: Tennis Club Milano “Alberto Bonacossa” (1923-1929) _ arch. Giovanni Muzio via Giuseppe Arimondi alla Cagnola
151) Parabiago (MI): Palestra “Ugo Reina” (1936) piazza dello Sport
152) Parabiago (MI): Stadio “Libero Ferrario” (1933) viale Guglielmo Marconi 38
153) Segrate / Peschiera Borromeo (MI): Idroscalo (1930) via Circonvallazione 29
154) Biassono (MB): Golf Club Milano (1928) _ arch. James Peter Gannon viale Regina Margherita 25
155) Concorezzo (MB): Colonia Elioterapica e Asilo “XXV Aprile” (1929) _ arch. Giovanni Ratti via 25 Aprile
156) Monza: Stadio “Gino Alfonso Sada” (1945) via Davide Guarenti 1
157) Monza: Sede di manifestazioni sportive, oggi “Urban Center “(1933-1934) _ arch. Aldo Putelli piazza Castello 6
158) Monza: Tiro a Segno Nazionale (1930) via Tiro a Segno
159) Monza: Campo Sportivo di via Ghilini, oggi Campo Sportivo “G. Pioltelli” (1923) via Rosmini 11
160) Seregno (MB): Stadio “Ferruccio” (1934-1935) piazzale Olimpico 2
161) Pavia: Casa del Balilla, oggi Fondazione “Le Vele” (1934) _ ing. Carlo Alberto Sacchi lungo Ticino Sforza 56 / via della Resistenza
162) Pavia: Casa del Balilla, oggi Sede Polizia Municipale (1935) _arch. Mario Ridolfi viale Resistenza 5
163) Pavia: Comando della GIL, oggi Collegio Universitario “Cardano” (1938) _ arch. Eliseo Mocchi viale Resistenza 15
164) Pavia: Campo Sportivo Comunale, oggi Stadio “Pietro Fortunati” (1929) _arch. Carlo Morandotti via Alzaia 137
MARCHE
165) Voghera (PV): Colonia Elioterapica (1934) via Famiglia Cignoli 1
166) Barasso(VA): Colonia Elioterapica “Casa del Sole Marisa Rossi” (1935-1937) _ arch. Schiavocampo via al Piano 8
167) Busto Arsizio(VA): Stadio Comunale, poi Stadio “Carlo Speroni” (1927) via Ca’ Bianca 42
168) Fagnano Olona(VA): Colonia Elioterapica, oggi Centro Diurno Disabili (1929) _ arch. Franco Poggi via Contardo Ferrini
169) Gallarate(VA): Casa del Balilla, oggi Biblioteca Civica “Luigi Majno” (1927-1929) _ arch. Paolo Mezzanotte piazza San Lorenzo
170) Gavirate(VA): Colonia Solare Comm. “Carlo Roncoroni”, oggi Hotel Sunset (1930) via Lido 5
171) Gavirate(VA): Colonia Elioterapica Bislunga (1933) _ geom. Carlo Gracchi via Bodmer / viale Regina Margherita
172) Varese: Palestra della Gioventù del Littorio, oggi Palestra per le scuole (1928-1929) _ arch. Edoardo Flumiani viale XXV Aprile
173) Varese: Casa del Balilla, oggi Sede di Uffici Comunali (1928-1929) _ arch. Vittorio Morpurgo via E. Copelli
174) Varese: Stadio del Littorio, poi Stadio Masnago, oggi Stadio “Franco Ossola” (1925) via Giuseppe Bolchini 25
175) Ancona: Campo Sportivo del Littorio, oggi Stadio “Dorico” (1931) _ ing. R. Giorgetti viale della Vittoria
176) Jesi (AN): Campo del Littorio, oggi Stadio “Pacifico Carotti” (1932) _ ing. Ferdinando Fanelli viale Felice Cavallotti 39
177) Senigallia (AN): Palazzo della GIL, oggi Uffici Comunali (1932) viale Giacomo Leopardi 6
178) Senigallia (AN): Stadio “Goffredo Bianchelli” (1933) via Montenegro 21
179) Ascoli Piceno: GIL, oggi Dipartimento di Prevenzione Sanitaria (1934-1937) _ arch. Emanuele Mongiovì via Marcello Federici
180) Porto San Giorgio (AP): Colonia “Principe di Piemonte” (1935) lungomare Gramsci
181) San Benedetto del Tronto (AP): Colonia Principe Umberto o EX GIL, oggi Sede distaccata dell’Università di Camerino (Facoltà di Biologia della Nutrizione) e Sede della Lega Navale (1933) via Alfredo Scipioni 6
182) San Benedetto del Tronto (AP): Palazzina Azzurra, in origine Club del Tennis, oggi Sede Museale e Ricreativa (1931)_ ing. Luigi Onorati via Padre Olindo Pasqualetti
183) Fermo (AP): Stadio “Sandro Italico Mussolini”, oggi Stadio “Bruno Recchioni” (1934-1936) _ arch. Lino Fagioli viale Trento 13
184) Civitanova (AP): Colonia Comando Federale GIL o Colonia Marina Terni, oggi Scuola (1937-1939) _ arch. Gustavo Stainer viale Vittorio Veneto
185) Civitanova (AP): Casa del Balilla, oggi Biblioteca Comunale “Silvio Zanetti” (1934) _ arch. Adalberto Libera viale Vittorio Veneto
MOLISE
186) Macerata: Stadio della Vittoria (1927) _ ing. Cesare Bazzani via Martiri della Libertà
187) Macerata: Casa del Balilla, oggi Uffici APM (1935) _ arch. Mario Ridolfi viale San Giovanni Bosco
188) San Severino Marche (MC): Casa del Balilla (1936-1938) _i ng. Italo Vitali (UT) via Matteotti
189) Fano (PU): Polisportiva “Borgo Metauro”, oggi Stadio “Raffaele Mancini“ (1930) via Metauro
190) Pergola (PU): Colonia Elioterapica “Sabatino Sgavicchia”, oggi in abbandono (1935) via Zoccolanti
191) Pesaro: Convitto e Colonia “Villa Marina”, oggi residenza (1928) viale Trieste 234
192) Pesaro: Colonia “Fascio Primogenito” o Colonia “Fiat“ o Colonia “Bonomelli” (1928) viale della Vittoria
193) Campobasso: Casa della GIL , oggi Domus della Cultura (1936-1938) _ arch. Domenico Filippone via Milano 15
PIEMONTE
194) Alessandria: Campo Sportivo del Littorio, oggi Stadio “Giuseppe Moccagatta” (1929) spalto Rovereto 28
195) Alessandria: Casa della GIL , oggi Provveditorato agli Studi (1935) _ ing. Giuseppe Abbiati piazza Biffi
196) Asti: Dopolavoro “Way Assauto” (1938) _ geom. Mario Fassone via Pietro Chiesa
197) Asti: Stadio Comunale “Censin Bosia” (1932-1933) via Ugo Foscolo 17/19
198) Biella: Stadio “Alessandro La Marmora”, oggi Stadio “Vittorio Pozzo”(1936) via Macallè 21
199) Biella: Casa del Balilla, oggi Biblioteca Comunale (1930) _ arch. Costantino Costantini piazza Eugenio Curiel
200) Alba (CN): Palestra (1932) _ Ufficio Tecnico Comunale complesso della “Maddalena”
201) Cuneo: Colonia Elioterapica “Principi di Piemonte”, oggi “Giulio Ferrero” sede Club Alpino Italiano (1933) _ ing. Cesare Vinaj via Porta Mondovì
202) Cuneo: Stadio Comunale Littorio, poi “Monviso”, oggi Stadio “Fratelli Paschiero” (1933-1935) _ ing. Cesare Vinaj corso Monviso
203) Cuneo: Casa della GIL , oggi in abbandono (1933) _ing. Cesare Vinaj lungostrada 24 Maggio / via Allione
204) Cuneo: Casa del Balilla, oggi CTS Cuneo IISPC “S.Grandis” (1933) _ing. Cesare Vinaj corso IV Novembre 14/16
205) Mondovì (CN): Casa del Balilla, oggi Scuola Media Statale N2 “Emilia Cordero di Montezemolo” (1932)_ arch. Costantino Costantini via Risorgimento 16
206) Racconigi (CN): Casa della GIL , oggi Centro Giovani Ex GIL (1934) via Divisione Alpina Cuneese 20
207) Borgomanero (NO): Casa del Balilla(1934-1935) _ arch. Francesco Frisa via Matteotti
208) Novara: Stadio del Littorio, oggi Stadio Comunale “Enrico Piatti” (1931) via Alcarotti
209) Volpiano (NO): Colonia Elioterapica “Antonio Mossetto”, oggi Piscina Parrocchiale (1936) _ ing. Antonio Mossetto via Trento 108
210) Torino: Colonia Elioterapica “III Gennaio” , già“Villa Gualino” (1935-1936) _ arch. Luigi Ferroglio, arch. Ferruccio Grassi, arch. Mario Passanti, arch. Paolo Perona viale Settimio Severo 65
211) Torino: Colonia “Pro Milite Italico”, oggi Convalescenziario INSAIL (1930) _ arch. Giuseppe Bergagna strada Comunale di S. Vito Revigliasco 460
212) Torino: Dopolavoro FIAT , oggisede 22° Circoscrizione e Circolo “Amici del Fiume” (1930) _ ing Vittorio Bonadè Bottino (UT Fiat) corso Moncalieri 18
213) Torino: Piscina Monumentale (1932-1933) _ arch. Contardo Bonicelli, ing. Antonio Villana corso Galileo Ferraris
214) Torino: Casa del Balilla, oggi SUISM -Scuola Universitaria Scienze motorie (1929-1931) _ arch. Costantino Costantini piazza Lorenzo Bernini 12
215) Torino: Casa Rionale del Balilla di Borgo Vanchiglia, oggi Palestra privata (1933-1934) _ arch. Costantino Costantini via Guastalla 24 A
216) Torino: Gruppo Rionale Fascista “Porcu del Nunzio”, oggi sede della Polizia Stradale (1938) _ arch. Mario Passanti, arch. Paolo Perona corso Eusebio Giambone 2
217) Torino: Gruppo Rionale Fascista “Filippo Corridoni”, oggi Commiss. Polizia Nizza (1937) _ arch. Mario Passanti, arch. Paola Perona via Giulio Biglieri
218) Torino: Stadio Mussolini, oggi Stadio Comunale “Vittorio Pozzo” (1933) _ arch. Raffaello Fagnoni, ing. Dagoberto Ortensi, ing. Enrico Bianchini corso Sebastopoli 115
219) Torino: Società Canottieri Esperia (1926) _ arch. Contardo Bonicelli corso Moncalieri 2
220) Torino: Michelin Sport Club, oggi Sporting Dora (1937) corso Umbria 83
221) Torino: Gruppo Rionale Fascista “Amos Maramotti”, oggi Istituto Tecnico per le attività sociali “Santorre di Santarosa” (1936) _ arch. G. Canestri corso Peschiera 230
222) Domodossola: Casa del Balilla, oggi Palestra (anno?) _ arch. Giovanni Brocca, arch. Marcello Bologna via A. Rosmini
223) Druogno (VB): Colonia “Luigi Razza”, oggi Polo Museale Università (1935) via Colonia 2
224) Verbania Intra (VB): Casa del Balilla, oggi Scuola primaria “Cantelli” (1932) _arch. Armando Coscia piazza Carlo Leone Fabbri 1
225) Verbania Intra (VB): Stadio del Littorio, oggi Stadio “Carlo Pedroli” (1932) _ arch. Paolo Vietti Violi Via Arturo Farinelli 10
226) Vercelli: Colonia Elioterapica Fluviale “ Maria Pia di Savoia”, oggi in abbandono(1935) _ UTC corso Rigola 150
227) Vercelli: Campo Polisportivo “Leonida Robbiano”, oggi Stadio “Silvio Piola” (1932) via Massaua 5
228) Bari: Stadio della Vittoria (1933-1934) _ ing. Angelo Guazzaroni, arch. Vincenzo Fasolo via Maratona
229) Bari: Centro Universitario Sportivo Italiano, oggi CUS Bari (1944) lungomare Starita 1 a/b
230) Bari: Circolo Canottieri (1930) _arch. Saverio Dioguardi molo San Nicola 5
231) Conversano (BA): Palazzo GIL , oggi Casa famiglia (1937) via D. Jaja
232) Conversano (BA): Palestra Fascista GIL , oggi Casa delle Arti (1937) via D. Jaja 14
233) Molfetta (BA): Stadio “Paolo Poli” (1922-1923) via Giovinazzo
234) AndriaI (BT): Casa della GIL , oggi Scuola Media “Padre Nicolò Vaccina” (1940) corso Cavour 194
235) Brindisi: Palestra “Galliano”, oggi Palestra “Oddo” (1931) _ Ernesto Ricci (UTC) via Maglie
236) Torre Canne (BR): Colonia Marina “Sacro Cuore”, oggi Casa per Ferie “Sacro Cuore” ( 1934) via Torre Faro 118
237) Cerignola (FG): Campo del Littorio, oggi Stadio “Domenico Monterisi” (1930-1932) _ ing. Luigi Reitani, ing. Tobia Reitani via Napoli
238) Manfredonia Siponto (FG): Colonia Marina “Stella Maris”, oggi Casa di Riposo “Stella Maris” (1930) viale dei Pini / viale Stella Maris
239) Manfredonia (FG): Campo Sportivo del Littorio, oggi Stadio Comunale Miramare (1930-1932) _ ing. Di Staso via S. Giovanni Bosco 31
240) Foggia: Campo Sportivo del Littorio, oggi Stadio “Pino Zaccaria” (1925) via Vincenzo Gioberti
241) Foggia: Palestra GIL , oggi Biblioteca per gli studenti di Economia (1931) _ arch. Enrico D’Autilia via Galliani
242) Foggia: Palestra GIL , oggi ristrutturata, ma chiusa (1931) _ arch. Enrico D’Autilia via Giacomo Matteotti / via Enrico Pestalozzi
243) Foggia: Casa della GIL , oggi Nuovo Polo Universitario “Franco Cafarelli” (1931) via Alberto da Zara
244) Lucera (FG): Casa della GIL , oggi Scuola Materna (1934-1938) _ arch. Domenico Sandri, arch. Sergio Recca via della Libertà 1
245) Vico del Gargano (FG): Colonia Marina “G. Postiglione” (1936) _ arch. Francesco Delli Muti San Menaio - via Pineta Marzini
246) Lecce: Casa della GIL , oggi Univeristà degli Studi (1932) _ ing. Francesco D’Ercole piazzetta Arco di Trionfo / via dell’Università
247) Mottola(TA): Colonia Montana PNF “Domenico Garagnano”, oggi in abbandono (1930) via Palagianello
SARDEGNA
248) Cagliari: Colonia Dux, poi Ospedale Marino, oggi in abbandono (1937) _ arch. Ubaldo Badas spiaggia di Poetto
249) Cagliari: Casa del Balilla, oggi Uffici RAI (1935) _ arch. Emanuele Filiberto Paolini viale Bonaria 124
250) Carbonia (CI): Campo Sportivo della GIL - Stadio “Costanzo Ciano”, oggi Stadio “Carlo Zoboli” (1940) _ arch. Cesare Valle via della Stazione 19
251) Carbonia (CI): Dopolavoro (1938) _ arch. Gustavo Pulitzer Finali via della Vittoria
252) Sardara (CI): Casa del Balilla, oggi in abbandono (1937) _ arch. Salvatore Rattu via Oristano
253) Nuoro: Stadio “Quadrivio”, oggi Stadio “Franco Frogheri” (1928-1930) via Aosta 4
254) Arborea (OR): Casa del Balilla (1934-1935) _ arch. Giovanni Battista Ceas Corso Italia 28
SICILIA
255) Agrigento: Opera Nazionale Balilla, oggi Cinema “Astor” (1929) _ arch. Enrico Del Debbio piazzale Vittorio Emanuele 10 256) Agrigento: Stadio Esseneto (1930) via Francesco Petrarca
257) Caltanissetta: Opera Nazionale Balilla, poi GIL, oggi Museo della Settimana Santa (1937) _ arch. Franco Petrucci via Cavour / via Napoleone Colajanni 258) Caltanissetta: Stadio “Palmintelli” (1933-1936) viale della Regione 15
259) Catania: Casa del Balilla, poi GIL, oggi Istituto Comprensivo “Armando Diaz” (1929) _ ing. Ercole Fischetti via Plebiscito 784 / via Santa Maddalena
260) Catania: Stadio “Cibali”, oggi Stadio “Angelo Massimino” (1935-1937) _ arch. Raffaele Leone piazza Vincenzo Spedini
261) Enna: Casa dell GIL, oggi Scuola Media Statale “Giuseppe Garibaldi” (1928-1932) _ arch. Enrico Del Debbio via Duca d’Aosta 1 / viale IV Novembre
262) Enna: Stadio “Generale Gaeta” (1930-1932) viale IV Novembre
263) Messina: Casa dell GIL con Campo d’Atletica, oggi Campo d’Atletica e palestre “Santamaria” (1938) _ arch. Giuseppe Samonà via Antonio Salandra
264) Messina: Stadio “Giovanni Celeste” o “Gazzi” (1931-1932) viale Gazzi 23
265) Palermo: Circolo della Vela Sicilia(1933) _ ing. Vincenzo Zanca, arch. Pietro Morici viale Colapesce 1
266) Palermo: Stadio “La Favorita”, oggi Stadio Comunale “Renzo Barbera(1932) _ arch. Giovan Battista Santangelo viale del Fante 11
267) Palermo: Circolo del Tennis Palermo(1935) viale del Fante 3
268) Ragusa: Casa del Balilla, poi GIL e palestra, oggi Soprintendenza Beni Cult. Amb. e Scuola Elem. “Cesare Battisti”(1934-1937)_ arch. Bruno Ernesto Lapadula piazza Libertà / viale Tenente Lena / via Cesare Battisti
269) Ragusa: Stadio Comunale “Giovanni Biazzo” o Campo Enal (1928) via Archimede
PUGLIA
270) Siracusa: Stadio “Vittorio Emanuele III”, oggi Stadio “Nicola De Simone” (1930-1932) _ arch. Raffaele Leone piazza Luigi Leone Cuella
271) Trapani: Casa del Balilla, poi GIL, oggi Società Sportiva “Fidia” (1935)_ arch. Emanuele Filiberto Paolini via Virgilio / via Aceste
272) Arezzo: Casa del Balilla, oggi Istituto Tecnico Statale “Galileo Galilei” (1934-1937) arch. Nello Baroni, arch. Pier Nicolò Berardi, arch. Italo Gamberoni, arch. Leonardo Lusanna viale Piero della Francesca
273) Firenze: Stadio “Giovanni Berta”, oggi Stadio “Artemio Franchi” (1930-1932) _ ing. Pier Luigi Nervi viale Manfredi Fanti 4
274) Follonica (GR): Colonia Marina “Luigi Pierazzi”, oggi Istituto “Giovanni Falusi” (1931) _ arch. Ernesto Ganelli via della Repubblica
275) Grosseto: Stadio “Carlo Zecchini” (1948) _ arch. Raffaello Fagnoni, ing. Enrico Bianchini, ing. Dagoberto Ortensi via Veterani dello Sport 6
276) Grosseto: Ippodromo del Casalone (1925) via Aurelia Antica (inizio della strada per Principina a Mare)
277) Livorno: Stadio “Edda Ciano”, oggi Stadio “Armando Picchi”( 1933-1935) _ arch. Raffaello Brizzi piazzale Montello 14
278) Livorno: Palestra “Cassa di Risparmio”, oggi Palestra“Gustavo Marzi” (1930) via Bosi 15
279) Marina di Castagneto (LI): Colonia Marina “Alberto Lodolo” o Soggiorno “Marino Olivetti “, oggi Hotel “Tombolo Talasso Resort”(1931) arch. Raffaello Brizzi viale della Libertà
280) Lucca: Stadio Porta Elisa (1935) _ ing. Enrico Bianchini, arch. Raffaello Fagnoni, arch. Leone Mannozzi via dello Stadio
281) Carrara (MS): Casa del Balilla, oggi Liceo Artistico “Artemisia Gentileschi”(1929-1938) _ arch. Giuseppe Boni via Verdi / via Pelliccia
282) Marina di Carrara (MS): Colonia Femminile Fed. di Vercelli, o Villaggio Marino Opera Balilla Milano e Torino “ONB G. Galilei” 1937) arch. Francesco Mansutti, arch. Gino Miozzo viale Galileo Galilei
283) Marina di Massa (MS): Colonia Balilla “Torre FIAT” o “Edoardo Agnelli”, oggi Villaggio “Torre Marina” (1933) _ ing . Vittorio Bonadè Bottino viale lungomare di Ponente 22
284) Marina di Massa (MS): Colonia Marina Parmense “Vittorio Emanuele III”, oggi Istituto Professionale Alberghiero “G. Minuto” (1926) via lungomare di Ponente / via Casone
285) Marina di Massa (MS): Colonia Marina Senese “Ettore Motta” o Colonia Marina Gruppo Edison, oggi in abbandono (1926-1927 ) via lungomare di Ponente 12
286) Marina di Massa (MS): Colonia Torino o Colonia Marina “XXVIII Ottobre”, oggi Ostello della Gioventù (1936) _ arch. Ettore Sottssas, arch. Alfio Guaitoli via Rondano a Mare 51 / lungomare Rondano
287) Massa: Casa del Balilla, oggi Centro Giovanile “San Carlo Borromeo” (1931) _ ing. Emanuele Filiberto Paolini via Marina Vecchia 118
288) Calambrone (PI): Colonia Marina Firenze - Fed. Fasci Combattenti Firenze, oggi in abbandono (1931-1932) _ arch. Ugo Giovanozzi viale del Tirreno 70 -72
289) Calambrone (PI): Colonia Marina “Rosa Maltoni”, oggi Holiday Resort “Regina del Mare” (1933) _ arch. Angiolo Mazzoni viale del Tirreno 80
290) Calambrone (PI): Colonia Marina “Principi del Piemonte” o “Santa Maria”, oggi Casa di Riposo (1932-1933) _ arch. Paolo Baldi Papini viale del Tirreno 74
TRENTINO ALTO ADIGE
291) Calambrone (PI): Colonia Marina “Regina Elena”, oggi residence (1932-1933) _ arch. Ghino Venturi viale del Tirreno 76
292) Calambrone (PI): Colonia Femm. dei Fasci Ital. all’Estero, oggi Villaggio Soloidago (1934-1935) _ arch. Giulio Pediconi, arch. Mario Paniconi viale del Tirreno 86 A
293) Calambrone (PI): Colonia Marina “Vittorio Emanuele III”, oggi “Toscana Charme Resort “(1934-1938) _ ing. Gino Steffanon viale del Tirreno 68
294) Calambrone (PI): Soggiorno Marino “Santa Barbara”, oggi Centro Marino “Santa Barbara”(1939-1940) viale del Tirreno 66
295) Gavinana (PT): Colonia Montana “Costanzo Ciano”, oggi Colonia Montana Ferrovieri Pian di Doccia (1928) via della Battaglia
296) Pistoia: Casa del Balilla - Ex Consorzio Pistoiese Trasporti (1927-1929) _ arch. Raffaele Fagnoni, arch. Giovanni Michelucci piazza S. Francesco 4
297) Prato: Stadio “Lungobisenzio” (1938-1941) via Firenze 5
298) Asciano (SI): Stadio “Guglielmo Marconi“ (1932) via Trieste
299) Siena: Stadio “Artemio Franchi”, anche “Montepaschi Arena” (1923-1938) viale dei Mille 3
300) Bolzano: Casa della GIL, oggi EURAC (1934-1936) _ arch. Francesco Monsutti, arch. Gino Miozzo viale Druso (Drususallee) 1
301) Bolzano: Campo Sportivo “Druso” (1928-1930) _ arch. Angelo Rossi viale Trieste 29
302) Bolzano: Lido (1932) _ arch. Ettore Sottsass, arch. Willy Wehenmeyer viale Trieste 21
303) Merano (BZ): Ippodromo “Di Maia” (1935) via Palade
304) Cavalese Daiano (TN): Colonia Montana Pavese (1930) via Colonia 60
305) Riva del Garda (TN): Circolo Velico (1934) _a rch. Maroni Giancarlo via Giancarlo Maroni 2
306) Rovereto (TN): Casa GIL (1938) _ ing. Gino Colorio via Manzoni 5
UMBRIA
307) Deruta (PG): GIL , oggi Casa Civica “San Francesco” (1934) frazione S. Angelo di Celle
308) Perugia: Stadio di Santa Giuliana (1937) _ arch. Giuseppe Lilli via Orsini
309) Narni (TR): Casa del Balilla, poi GIL , oggi Scuola e Uffici Comunali (1937-1939) _ arch. Agnoldomenico Pica viale Martiri dei Partigiani
310) PiedilucoI (TR): Colonia Montana Terni “IX Maggio”, oggi Hotel “Lago di Piediluco” (1936-1938) _ arch. Giuseppe Preziosi via Noceta 2
311) Terni: Opera Nazionale Balilla, oggi Istituto d’Arte “O.Metelli”(1933) _ ing. Silvio Guerrini piazza Giulio Briccialdi 6
VENETO
312) Aosta: Opera Nazionale Balilla, poi GIL, poi Salle de Gymnastique (1929-1930) _ UTC viale Partigiani / corso Battaglione Aosta
313) Aosta: Campo Sportivo “Gioventù Italiana del Littorio”, oggi Stadio “Mario Puchoz” (1936) via Giuseppe Mazzini
314) Val d’Ayas - Saint Jaques(AO): Colonia “Olivetti“, oggi Residence “Bettaforca”(1936) place de la Grotte
315) Padova: Casa della Giovane Italiana, oggi Direzione Interreg. Polizia di Stato (1933-1934) _ arch. Francesco Mansutti , arch. Gino Miozzo via Armando Diaz 11
316) Padova: Gruppo Rionale Fascista “Bonservizi”, oggi Centro Sportivo Universitario (1938) _ arch. Quirino De Giorgio via Giordano Bruno 27
317) Padova: Gruppo Rionale Fascista “Cappellozza”, oggi Casa dello Studente “Ippolito Nievo”(1938) _ arch. Quirino De Giorgio via Cristoforo Moro 4
318) Padova: Stadio del Littorio, oggi Stadio dell’Arcella di Atletica leggera “Daciano Colbachini”(1928-1929) piazzale Azzurri d’Italia
319) Pontelongo(PD): Casa della GIL, oggi Palazzetto Sportivo Pontelongo (1938) _ arch. Quirino De Giorgio via Villa del Bosco
320) Badia Polesine (RO): Polisportivo del Littorio, oggi Stadio Comunale “Ottorino Verzaro” (1928) _ ing. Aldo Chieregato via Roma 537
321) Rovigo: Casa del Balilla, oggi Sede Universitaria (1932) _ arch. Franco Manzoli, arch. Alberto Gagnani viale Guglielmo Marconi 2
322) Treviso: Casa del Balilla, poi GIL, oggi Biblioteca di Città Giardino “Andrea Zanzotto” (1931-1933) _ arch. Pietro Motta via Luigi Giacomelli 10
323) Treviso: Stadio del Littorio, oggi Stadio Comunale “Omobono Tenni”(1933) via Ugo Foscolo 3
324) Venezia (Lido degli Alberoni): Colonia Marina di Padova “Principi di Piemonte”, oggi in abbandono (1936-1937) _ arch. Daniele Calabi, ing. Antonio Salce via dei Bagni 5
325) Bardolino(VR): Circolo Canottieri Bardolino (anno?) lungolago Mirabello 2
326) Bardolino(VR): Colonia Elioterapica “Pietro Vincenzi”, oggi Bar Lido “Mirabello“ (1938) lungolago Roma 3
327) Bussolengo(VR): Opera Nazionale Balilla, oggi Palestra “Citella” (1934) via Citella 50
328) Verona: GIL-Gruppo Rionale “Cesare Battisti”, oggi residenza (1938) via IV Novembre 7
329) Bassano del Grappa (VI): Campo Sportivo del Littorio e Velodromo “Rino Mercante” (1922-1928) via Piave 27
330) Valdagno (VI): Club Operaio (con piscina e palestra), oggi Piscina Comunale e Chiesa S. Gaetano Thiene (1928-1930) _ arch. Francesco Bonfanti viale Giosuè Carducci 4
331) Vicenza: Opera Naz. Balilla, poi GIL, oggi Teatro “Astra”, Polo Giovani B55, Dipartimento dell’Università di Padova (1932-1936) arch. Francesco Mansutti, arch. Gino Miozzo contrà Barche 51/55 - contrà della Piarda 9
332) Vicenza: Stadio Berico, oggi Stadio “Romeo Menti” (1934-1935) _ ing. Tullio Pedrina via Schio 21
L'associazione Made in Maarc è nata nel 2013 con lo scopo sia di puntare la luce in modo permanente sui protagonisti e sulle opere razionaliste e astrattiste di Como e del suo territorio, diffondendone la conoscenza e l’interesse, sia di attirare l'attenzione di un ampio pubblico non solo di settore, indirizzando verso il nostro territorio quella fascia crescente di turisti interessati all'arte e all'architettura del '900.
Nel definire il perimetro della nostra attività, abbiamo individuato i nuclei su cui lavorare con iniziative di vario genere:
• Como, una delle città capitali del razionalismo e dell’astrattismo, riconosciuta a livello internazionale grazie alla straordinaria concentrazione e qualità di architetture disseminate nel nostro territorio, deve valorizzare in modo si stematico, organico ed efficiente questo patrimonio puntando alla creazione di un museo/centro studi ad esso dedicato;
• è importante costruire la narrazione di Como e provincia come un percorso museale a cielo aperto, con architetture inserite in paesaggi particolarmente suggestivi, in grado di attrarre quel settore del turismo culturale internazionale in costante aumento, sensibile all’arte e all’architettura del Novecento, per il quale Como può caratterizzarsi come un luogo ricco di attrattive;
• l'architettura e l'arte hanno un ruolo riconosciuto nel rafforzare il senso di identità e appartenenza dei cittadini al proprio territorio: diffondere anche a livello locale la conoscenza del nostro importante patrimonio moderno può portare a un progressivo allargamento della base di coloro che, con orgoglio, ne avranno cura e attenzione.
Per raggiungere gli obiettivi posti, abbiamo quindi individuato due livelli di attività: da un lato le azioni volte a sostenere il progetto di un concreto polo museale del razionalismo, dall'altro lo sviluppo di un museo virtuale e di una rete di social. Riguardo al primo, abbiamo costituito un comitato scientifico internazionale e ci siamo rivolti direttamente alle massime istituzioni partendo dal MiBACT, Regione Lombardia, Provincia e Comune per interessarle alla proposta di un museo nell'ex Casa del Fascio + ex ULI retrostante. Inoltre, abbiamo divulgato il progetto cercando sostegno nella comunità virtuale di internet con una petizione su change.org, “Per un museo del razionalismo nell'ex Casa del Fascio di Como”.
Per quanto riguarda il secondo livello, abbiamo realizzato M.A.A.R.C., Museo virtuale Astrattismo e Architettura Razionalista di Como, un sito divulgativo con l'ambizione di diventare luogo di produzione culturale, motore di iniziative proficue e attrattive per la città, per
i turisti, per gli utenti virtuali e significative dal punto di vista dell'avanzamento dello studio e della ricerca: un museo virtuale che non vuole sostituire l’esperienza della conoscenza diretta, ma piuttosto integrarla e promuoverla.
Per garantire un alto livello qualitativo della diversifi cata proposta culturale (mostre, incontri, presentazioni, convegni internazionali, visite guidate, percorsi di Alternanza Scuola Lavoro con gli studenti liceali, Open Day Razionalismo), Made in Maarc ha ricercato e ricerca la collaborazione di università, di istituzioni museali nazionali e internazionali, di studiosi e ricercatori dei diversi Paesi europei, di associazioni e fondazioni culturali nazionali e internazionali, di associazioni professionali, per veicolare ad un pubblico molto diversificato di utenti messaggi complessi e in continua evoluzione, in un dialogo proficuo e stimolante con il contesto territoriale.
Attualmente Made in Maarc sta sviluppando due progetti di natura ricorrente per rendere più strutturale l'azione e radicarla nel territorio, MAARC EXHIBITIONS, mostre a cadenza biennale, e PHOTOMAARC, concorso fotografico annuale.
Il progetto espositivo MAARC EXHIBITIONS, preceduto da un convegno internazionale che inquadra di volta in volta l'argomento della mostra, vuole approfondire ad ogni edizione in collaborazione con studiosi e istituti di ricerca italiani ed europei, un percorso di confronti tra le opere e gli autori razionalisti del nostro territorio e le analoghe esperienze in Europa. Le mostre vengono inaugurate a Como e successivamente sono ospitate nella città oggetto del confronto, come avvenuto per la prima edizione, “Terragni e Golosov: Novocomum a Como -Club Zuev a Mosca. Avanguardie a confronto”, presentata anche a Mosca presso il MuAr Museo di Architettura nel 2019.
Il concorso PHOTOMAARC, a partire dal contributo degli appassionati di fotografia di tutte le regioni italiane, vuole porre l’attenzione sullo straordinario e complesso patrimonio architettonico appartenente al periodo che va dalla seconda metà degli anni '20 alla soglia della seconda guerra mondiale (1925/1945), opere che hanno lasciato un'impronta profonda nel tessuto urbano delle nostre città. L'obiettivo è quello di diffondere in modo allargato la conoscenza di questo patrimonio e di contribuire a liberarlo da letture ancora connotate da considerazioni politico-ideologiche, valutandolo in termini di qualità e adeguatezza architettonica.
per Made in Maarc Ebe Gianotti CHI SIAMOprogetto editoriale a cura di: Ebe Gianotti Lorenza Ceruti Cristina Allevi Giovanna Saladanna www.maarc.it info@maarc.it www.photomaarc.com photomaarc@gmail.com facebook •maarc museo virtuale astrattismo architettura razionalista como •maarc eventi/workshop youtube •maarc museo virtuale