Roma, 15 giugno 2017 Biblioteca della Procura generale della Corte d'appello di Roma Piazza Adriana, 2
La fabbrica di San Pietro Dalla legge n. 111 del 2007 alle recenti proposte di riforma: il cantiere infinito del “nuovo� ordinamento giudiziario
Il prossimo 30 luglio saranno trascorsi dieci anni dall’entrata in vigore della legge n. 111 del 2007, con la quale il legislatore – in un rapporto, per vero, più di cesura, che non di continuità, rispetto all’originaria impostazione – portava a termine il progetto di riforma dell’ordinamento giudiziario avviato con la legge delega 25 luglio 2005, n. 150, e proseguito con l’adozione dei relativi decreti delegati. L’attivismo del legislatore, tuttavia, non ha avuto fine, giacché l’ultimo decennio è trascorso tra ambiziosi propositi – abbandonati, però, quasi sul nascere – di dare vita ad una più ampia ed organica riforma della magistratura, addirittura attraverso la revisione del Titolo IV della Parte seconda della Costituzione, e più realistici “aggiustamenti” del corpus normativo varato negli anni “zero” del nuovo secolo. E in questo quadro si inseriscono anche i lavori – recentemente portati a termine – delle Commissioni “Vietti” e “Scotti”. Spentesi le polemiche – talora anche molto aspre, giacché figlie della congiuntura politica nella quale si è inserita la (prima) legge di riforma dell’ordinamento giudiziario – che hanno scandito soprattutto la fase iniziale di tale processo, è arrivato il momento di tentare una valutazione più serena, che tenga conto anche della prassi interpretativa ed applicativa delle nuove norme, formatasi in questo arco di tempo. Non si tratta, naturalmente, di tracciare un mero “rendiconto” di quella stagione, evidenziando eventuali pregi o criticità delle scelte allora compiute, ma soprattutto di capire in quale direzione sia auspicabile che si indirizzino i futuri interventi del legislatore. L’auspicio è, dunque, che questo sguardo retrospettivo possa essere analogo a quello dell’Angelus Novus di Walter Benjamin, che procedeva con «il viso rivolto al passato», essendo però sospinto «irresistibilmente nel futuro». “Vaste programme”, si obietterà. È per questo motivo, quindi, che si è scelto – in questo incontro – di soffermare l’attenzione solo su alcuni aspetti problematici. In primo luogo, quello dell’accesso in magistratura, per capire se sia ancora attuale l’aspirazione al reclutamento dei nuovi magistrati attraverso un concorso di secondo grado (ed all’esito di un percorso formativo in parte comune a quello degli avvocati, in un disegno basato su un ruolo “forte” delle Scuole di Specializzazione per le professioni legali), o non domini, invece, solo la necessità di procedere ad un celere “rimpiazzo” di coloro che, per sopravvenuti limiti di età, sono usciti dall’ordine giudiziario. Non meno opportuno, poi, appare interrogarsi sul sistema delle valutazioni di professionalità. Se si guarda, infatti, alle recenti esperienze dei Consigli Giudiziari, la tendenza ad omologare – in modo irrealistico – tutti gli appartenenti all’ordine giudiziario in un identico giudizio di eccellenza sembra aver lasciato il posto ad apprezzamenti, non di rado, ingiustificatamente severi. E c’è da chiedersi se questa nuova, rigorosa, tendenza, più che ispirarsi ad un’obiettiva considerazione dell’operato professionale di ciascun magistrato, non voglia, invece, “esorcizzare” il pericolo che l’intera categoria venga assoggettata alla previsione di altre (e non gradite) forme di responsabilità. Meritano, infine, attenzione i temi del conferimento degli incarichi direttivi e dell’illecito disciplinare. In relazione, infatti, al primo – e nonostante gli sforzi compiuti dallo stesso C.S.M. di ancorare le nomine dei dirigenti al possesso di requisiti obiettivi – si registra ancora
una certa tensione tra l’organo di governo autonomo della magistratura e il giudice amministrativo, della quale è una spia (a tacere di alcune clamorose vicende giudiziarie) il periodico riemergere di proposte – quando non di iniziative legislative – volte a limitare il sindacato sui provvedimenti di nomina solo a determinate figure sintomatiche di eccesso di potere. Né miglior “salute” sembra godere la giustizia disciplinare, stante la difficoltà di una ricezione integrale di quei principi della tipicità dell’illecito e della sua necessaria offensività (che pure costituivano le chiavi di volta del sistema voluto dieci anni orsono), come dimostrano, rispettivamente, la tendenza ad incentrare le singole contestazioni sulla violazione dei doveri di cui all’art. 1 del d.lgs. n. 109 del 2006 più che sulla realizzazione delle singole fattispecie da esso contemplate, e, soprattutto, la “volatile” interpretazione della generale clausola di non punibilità costituita dalla scarsa rilevanza del fatto. Ma al di là delle singole questioni, sullo sfondo, resta soprattutto il nodo irrisolto del ruolo, all’interno del C.S.M., delle diverse articolazioni della magistratura associata. E, con esso, l’interrogativo sollevato da un’attenta dottrina: se l’adozione di “strumenti organizzativi che avrebbero dovuto assicurare la rappresentazione pluralistica dei diversi orientamenti culturali della magistratura”, e che sono effettivamente riusciti a “garantirne un’effettiva e piena indipendenza «esterna» nei confronti degli altri poteri”, non abbia comportato il “prezzo di una subordinazione e dipendenza da rappresentanze politiche organizzate (la cosiddetta «magistratura associata») che si scontrano secondo logiche non dissimili da quelle del gioco partitico”, concorrendo, così, “a definire attorno al giudice un clima culturale favorevole non all’elaborazione e assimilazione di valori di ruolo, ma piuttosto di valori e indirizzi politici. Di politiche del diritto anziché di politiche della giurisdizione”. Coordinamento scientifico Stefano Giaime Guizzi - Gianluca Grasso - Roberto Mucci Segreteria organizzativa Giancarlo Testa
Programma 15 giugno 2017 I sessione
Conclusioni (dal passato)
Presiede GIOVANNI MAMMONE, Presidente di sezione e Segretario generale della Corte di cassazione Ore 9.00 Indirizzi di saluto GIOVANNI CANZIO, Primo Presidente della Corte di cassazione VINCENZO GERACI, Procuratore generale aggiunto presso la Corte di cassazione EDOARDO CILENTI, Segretario generale dell'Associazione Nazionale Magistrati GIOVANNA NAPOLETANO, Presidente di Magistratura Indipendente Ore 10.00 Introduzione dei lavori ANTONELLO RACANELLI, Segretario generale di Magistratura Indipendente Ore 10.15 L’accesso in magistratura. Da “uditori giudiziari” a “magistrati ordinari in tirocinio”: una variante solo lessicale? Ne discutono: ANDREA DI PORTO, Direttore della Scuola di Specializzazione per le professioni legali dell’Università di Roma “La Sapienza” LORENZO DELLI PRISCOLI, Magistrato dell’Ufficio del Massimario e del Ruolo della Corte di cassazione Ore 11.15 Coffee Break Ore 11.30 Le valutazioni di professionalità tra dettato normativo e prassi applicative dei Consigli giudiziari. Ne discutono: SANDRO DE NARDI, Professore associato di Diritto pubblico e di Ordinamento giudiziario presso l’Università degli studi di Padova ROBERTO MUCCI, Magistrato dell’Ufficio del Massimario e del Ruolo della Corte di cassazione, Componente del Consiglio direttivo della Corte di cassazione
Ore 12.30 Dibattito Ore 13.00 Sospensione lavori. Light lunch *** Presiede MARIO CICALA, Presidente di sezione emerito della Corte di cassazione Ore 14.00 Il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi attraverso il “prisma” della giurisprudenza amministrativa Ne discutono: LUCA FORTELEONI, Componente della Quinta commissione del CSM SILVIA COPPARI, Referendario del Tribunale amministrativo regionale per il Veneto, Componente del Comitato di presidenza della magistratura amministrativa Ore 14.45 Quis custodiet ipsos custodes? La responsabilità disciplinare nel sistema del d.lgs. 109 del 2006. Ne discutono: LORENZO PONTECORVO, Componente della sezione disciplinare del CSM ANNIBALE MARINI, Presidente emerito della Corte costituzionale OLIVIERO DRIGANI, Presidente della Corte d’appello di Trieste, difensore innanzi alla sezione disciplinare del CSM Ore 15.30 Dibattito II sessione
Introduzione (al futuro)
Presiede e conclude i lavori MARIO CICALA, Presidente di sezione emerito della Corte di cassazione Ore 16.00 Il Consiglio Superiore della Magistratura: pietra «angolare» del sistema o pietra dello scandalo? Ne discutono: GINO SCACCIA, Professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico nel Dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Teramo
ANIELLO NAPPI, Consigliere della Corte di cassazione, già Componente del CSM RICCARDO FUZIO, Avvocato generale della Procura generale presso la Corte di cassazione, già Componente del CSM GIOVANNI SALVI, Procuratore generale presso la Corte d'appello di Roma FILIBERTO PALUMBO, Avvocato penalista, già Componente del CSM CLAUDIO GALOPPI, Presidente della Settima commissione del CSM Ore 18:00 Conclusione dei lavori