DA FERRARA A ROMA per le rotte dell'antica Via Flaminia
IN BICICLETTA
Alessandro Polesinanti
La punteggiatura fuori da ogni regola grammaticale sottolinea l’immediatezza del racconto e l’entusiasmo dello scrittore, esordiente con questa breve ma incisiva documentazione di viaggio, che sa trasmettere le sensazioni del viaggiatore non privo di umorismo ma colmo di amore: per la bicicletta, per la buona compagnia e, soprattutto, per il padre. Maria Cristina Bigoni Rimondi
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INDICE VENERDI’ 3 APRILE –
La Vigilia
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SABATO 4 APRILE -
I° tappa, Ferrara – Cervia
Pag. 5
DOMENICA 5 APRILE -
II° tappa, Cervia – Fano
Pag. 12
LUNEDI’ 6 APRILE -
III° tappa, Fano – Nocera Umbra
Pag. 17
MARTEDI’ 7 APRILE -
IV° tappa, Nocera Umbra – Otricoli
Pag. 25
MERCOLEDI’ 8 APRILE - V° tappa, Otricoli – Roma
Pag. 33
GIOVEDI’ 9 ARPILE -
Visita alla città Eterna
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VENERDI’ 10 APRILE -
Il ritorno a casa
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PROGRAMMA INIZIALE DI MASSIMO
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BREVE STORIA DELLA VIA FLAMINIA
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DESCRZIONE TECNICA DEL PERCORSO EFFETTUATO
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LE MAPPE DELLE CINQUE TAPPE
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ALCUNE FOTO
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Sono le 16,30, sono arrivato a Ferrara, ma specialmente posso dire:
C'E' L'HO FATTA!!!!!!!!!!! Grazie Massimo per l'impresa che hai organizzato, grazie Marino e Marcello per essere stati dei nostri e grazie a mio padre, per essere venuto con me; ma forse, per esprimere cosa è stata questa FERRARA-ROMA, ripercorrendo l'antica Via Flaminia, provo a raccontare dal giorno della partenza, anzi no, dalla vigilia, del giorno, della fatidica partenza.
03/04/09 – venerdì E' dalla vigilia, che ho cominciato veramente a sentire, la tensione, l'impazienza, per l'inizio di questo viaggio. Mi spiace per Andalini (il mio titolare), ma oggi, la concentrazione è poca...tutta la mia testa è rivolta al viaggio. Quando sono finalmente le 18:00, saluto tutti i colleghi e scappo da Cento per la mia Ferrara ..anzi per Cocomaro, la cena e gli ultimi discorsi su cosa portare, sono a casa dei miei. Arriva finalmente notte e mi butto sotto le coperte .. mentalmente conto i minuti che mancano alla partenza, e dentro me mi auguro solo una cosa, per quest’inizio, CHE NON PIOVA, è l'unica cosa che al momento mi fa un po' paura, anche perché, il nostro caro amico Massimo, durante i vari briefing, ci ha assicurato, che le montagne da scalare (l'altra mia paura), sono veramente poche, e vale a dire: la Siligata, uno strappo di un paio di chilometri con pendenza che non supera il 4% (nella seconda tappa); il Passo Scheggia nella terza (cima con pendenza media che non supera il 5% e per una lunghezza di 5,5 Km); la Somma, il 4° giorno, pendenze attorno al 5% per qualche km in più, ma tutto pedalabile benissimo ..dice Massimo. Ma ora è meglio spegnere la luce e provare a dormire anche se non sarà facile.
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04/04/09 – sabato – I° Tappa Ferrara – Cervia, Km previsti 115 Mi sveglio, con impazienza, guardo l'ora, non vorrei essere in ritardo, ma...ma mi accorgo che sono solo le 2, così chiudo gli occhi, e provo a dormire ancora; mi sveglio nuovamente, per prima cosa butto lo sguardo all’orologio e ...sono da poco passate le 4..... uffi, sono proprio troppo teso per dormire, ma alzarmi sarebbe un mezzo suicidio, mi aspetta la prima tappa ragazzi, la FERRARACERVIA...i primi 115 km, quindi meglio provare a dormire ancora. Apro nuovamente gli occhi, non so quanto è passato dall'ultima volta, ma il mio primo movimento è guardare l’ora, voglio sia il momento previsto per alzarmi....manca poco alle 6:00, allora mi dico: OK ALE TI PUOI ALZARE, TANTO ORMAI, L'ORA FATIDICA, E' ARRIVATA. Chiudo la sveglia, che da lì a poco avrebbe dovuto suonare, alzo piumino e lenzuolo e vado verso la finestra, voglio la luce. L’apro e....................sento un indizio che mi preoccupa, un continuo tintinnio all'esterno....allora di corsa apro gli scuri e ......NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO, ma piove e come piove...acqua acqua e acqua.. penso immediatamente a cosa si farà, questo intoppo farà saltare qualcosa??? ma mi dico: DAI ALE FORZA, TANTO E' PRESTO, SONO LE 6:00, IL RITROVO E' PER LE 8:15, VUOI CHE NON SMETTA PRIMA ??? e così fiducioso continuo i preparativi previsti, quindi mi fiondo in bagno per rasarmi e via così.... ogni 20 minuti circa, forse anche ogni 10 minuti, butto un occhio alla finestra per vedere cosa fa questa maledetta pioggia, ma al momento mi pare ci sia proprio un cattivone che sopra il tetto della mia casa, si stia divertendo a svuotare continuamente dei secchi pieni di acqua. Ore 7, guardo fuori e..SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII la pioggia sta quasi terminando, bene bene mi dico: VAI ALE CHE SI AGGIUSTA TUTTO. Continuo, gli ultimi preparativi...o forse solo a gironzolare per casa e guardo fuori continuamente .. poi ad un certo punto il tintinnio esterno si fa più forte .. si fa ancora più forte ..la pioggia ha ripreso alla grande. Guardo l'ora, sono le 7:30, il cellulare suona ..chi sarà? Sul display vedo il numero di casa dei miei genitori, apro il cellulare e sento la voce di mio padre... ALESSANDRO, MA STA PIOVENDO, COSA FACCIAMO? PAPA' NON HO SENTITO NESSUNO, QUINDI RIMANE TUTTO UGUALE, RITROVO ALLE 8:15 A PORTA PAOLA, ANCHE CON QUESTO TEMPO E POI VEDREMO. La telefonata termina, io sono pronto, esco e chiudo la porta (le borse erano già montate sulla bicicletta dal giorno prima); quindi vado in garage. Ora c'è un piccolo problema, le borse sono nuove, me le hanno spacciate per idrorepellenti, ma sarà vero? Fuori viene a più non posso, allora non mi perdo d'animo, prendo un rotolo di sacchi per rifiuti e comincio e srotolarne alcuni, con uno, copro come meglio riesco, la borsa laterale destra, poi con un altro quella sinistra, ed infine, con un terzo cerco di coprire alla meglio la borsa orizzontale; poi prendo una piccola borsetta di plastica (tipo sacchetto della spesa) e comincio a coprire il marsupio che ho appeso al manubrio. Alla fine guardo la mia opera e valutando tutto (la sorpresa dell'acquazzone, la tensione che questo mi ha creato, ed i pochi materiali a disposizione) sono soddisfatto...e adesso cosa si fa?.. sono le 8:00. La pioggia proprio se ne frega di me...di noi temerari ciclisti, e continua a venire, allora mi metto l'impermeabile corto da cicloturista, porto fuori la bici dal garage, lo chiudo e mi butto sotto la pioggia ..inforco la ciclabile di Via Marvelli con direzione Via Boschetto e meta Porta Paola. Via Comacchio, Ponte di San Giorgio, ciclabile di Via Volano....sarei curioso di sapere cosa pensano le auto che mi vedono...sotto un mezzo diluvio, c'è un solo ciclista carico di bagagli, con una 5
piccola mantellina gialla..................... Mi sto avvicinando al ritrovo, sento le scarpe che si stanno inzuppando d'acqua, le bermuda (pantaloncini da ciclista lunghi sotto il ginocchio) sempre più umide, ma ormai ho imboccato Via BOLOGNA direzione Centro. Alle 8:10 arrivo, mi fiondo nell'unico punto coperto, i portici del Palazzo tra Via Kennedy e Via Bologna, non vedo nessuno.......quindi mi fermo all'altezza della Cassa di Risparmio, appoggio il mio bolide stracarico di roba al muro e mi guardo attorno...vista l'acqua che viene cominciano a sorgermi dubbi...ma gli altri, aspetteranno o arriveranno pure loro??? Mah! Poi ad un certo punto sbuca da Via Piangipane Massimo, mi vede (come non potrebbe, di pazzi con quest'acqua, in bicicletta, potremmo essere solo noi) e viene pure lui sotto i portici della Cassa, poi quasi contemporaneamente sbucano dai vari angoli di Piazza Travaglio Marcello, Marino, arriva poi Rossana in macchina con relativo autista, lei ha la bici sull'auto, è venuta solo per vedere la partenza, poi andrà alla stazione ferroviaria (lei, Luca e Marino hanno deciso che la prima tappa la faranno in gran parte in treno, da Ferrara ad Alfonsine e poi da qui prenderanno direzione Anita dove abbiamo il punto di incontro), arriva mio padre, insomma ci siamo tutti, ci salutiamo, ci guardiamo, facciamo due brevi chiacchiere, direi monotematiche, cioè tutte imprecazioni a questa pioggia. Massimo, da leader del gruppo, prende in mano le redini della situazione e c’invita ad indossare la T-Shirt bianca donata dalla Provincia di Ferrara, con la scritta “FERRARA TERRA E ACQUA”, per la foto di rito; manca Luca (che visto il tempo ha preferito andare direttamente in stazione) ma la facciamo in ogni caso. Uno, due, tre scatti e via ...ci togliamo la maglietta, Rossana e Marino se ne vanno verso la stazione ed io, Massimo, Marcello e Sergio (mio padre, ma fin dall'inizio chiamato “Papyale) ci prepariamo per la partenza vera...in bicicletta....destinazione: ROMA!!!!!! Questi 4 pazzi scendono dal portico e s’immettono in Via Bologna, poi svolta per la ciclabile di Via Volano, Ponte ciclabile sul Volano direzione Giuseppe Fabbri, rotonda, Via Wagner, Via Ravenna, poi svolta per Fossanova S. Marco....ed iniziamo quella che noi ferraresi chiamiamo la Via Ravenna Vecchia. La pioggia non cessa, qualche automobile ci supera, chissà che penserà...di certo che siamo pazzi, forse si divertirà anche a vedere come siamo agghindati, dal più sportivo (Marcello), che nonostante l'acqua, ha mantenuto i pantaloni corti da ciclista, senza guanti e con il solo casco in testa, al più “imbacuccato”, (il sottoscritto) che sotto il casco porta un cappello cerato, che Massimo ha definito da “legionario fiumano”, essendo un cappello come quello che portano i membri della “Legione Straniera”, poi mi sono messo la cerata antipioggia, che ho per la moto, un paio di guanti lunghissimi in gomma, che Massimo mi ha chiesto se provengono da Goro (gli sembravano adatti per la pesca delle vongole) invece fanno parte sempre dell'antipioggia da motociclista, e poi avendo il terrore di prendere il raffreddore (per chi mi conosce sa che questo mi accompagna durante gli inverni per tantissimo tempo) mi rimaneva il problema dei piedi ..avevo si, un paio di Reebok di pelle, che in teoria, contro poche gocce d'acqua, non hanno problemi, ma qui si trattava di acquazzone ..si trattava d’acqua che veniva come pochi e guardando il cielo, tutto lasciava presagire che sarebbe continuata per ore...così ho preso altri due sacchi per i rifiuti e in ognuno ci ho infilato il mio bel 44 di piede e ho sigillato il tutto, con del nastro adesivo. Tornando alla strada, sempre sotto tanta acqua, attraversiamo la provincia ferrarese con direzione Argenta, la strada è poco trafficata, così alle volte siamo in fila indiana, ma altre, affiancati a due a due tanto, per scambiare qualche parola. Decidiamo di fare una pausa all'altezza di Portomaggiore, in pieno centro, sotto un portico, nei 6
pressi di un bar, fermiamo i nostri mezzi, un paio di persone stanno fumando una sigaretta e chiaramente ci fissano, non sapremo mai il loro primo commento, ma di certo è di stupore, dopo qualche minuto ci arriva la prima domanda: − − − −
MA DA DOVE VENITE? Da Ferrara MA DOVE SIETE DIRETTI? Prima tappa ad Anita, meta finale Roma.
A questa risposta i “fumatori” scelgono due strade, un tizio anzianotto, senza preamboli, ci da per matti, mentre un altro, non riuscendo a stare serio, ci fa gli auguri affinché il tempo ci assista. Dopo caffé e pasta ripartiamo, Anita, Agriturismo Prato Pozzo, è la nostra prima meta, dove è previsto il pranzo e l'incontro con gli altri tre. Da Portomaggiore prendiamo per le valli del Mezzano, Portoverrrara e quindi direzione Bando ..le gocce di pioggia sembrano calare d’intensità, ma il cielo è ovunque nero ..mi guardo a destra, a sinistra, mi volto anche indietro, tutto alla ricerca di uno squarcio di luce ..di sole ..sarebbe duro così fino a Cervia, ma niente, tutto è scuro, insomma le previsioni sono nerissime. Pedaliamo, e ora c’inoltriamo per le zone vallive dell'argentano, il MASSIMO, l'unico che anche sotto la pioggia canta, comincia a descriverci i pennuti che ci circondano, lui vede delle Garzette, dei Cavalieri d'Italia, addirittura riesce a scorgere un Germano Reale con la sua Germana......è forte Massimo, con questa pioggia riesce a distinguere tutte queste varietà...oltre a cantare tra un pennuto e un altro...io, al massimo, distinguo i colori. Arriviamo in località LA FIORANA, m’informano che mancano pochi km ad Anita, e qui abbiamo la seconda sorpresa della giornata (dopo la prima, vale a dire la pioggia iniziale), l'acquazzone aumenta, ma aumenta, ma aumenta, che comincio a faticare a vederci, gli altri si tolgono gli occhiali ma io non posso, altrimenti chi ci vede?, e così tanta l'acqua, che continuamente devo asciugarmi le lenti, ma ormai siamo così temprati che ci mettiamo a ridere.. Troviamo le indicazioni per Anita, almeno il pranzo si avvicina... entriamo in paese e lo attraversiamo. Poi un energumeno tutto bardato, sempre in bicicletta, ci raggiunge, ma è Marino!!!! C’informa, che se rallentiamo, anche Luca e Rossana stanno arrivando, e così facciamo. La truppa per la prima volta è compatta, in lontananza vediamo l'ultima curva prima del fatidico pranzo, ma dopo le prime due orribili sorprese, poteva andare tutto liscio?????????? NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO Proprio sulla curva c'è posizionato uno splendido cartello (un eufemismo chiaramente), che dice: “IL TRAGHETTO SUL FIUME RENO PER DIREZIONE SANT'ALBERTO E' MOMENTANEAMENTE SOSPESO” Massimo (essendo lui l'autore del tragitto) capisce subito il problema, mentre io e probabilmente gli altri, stiamo aspettando solo il momento di metterci un po' al caldo e mettere qualcosa sotto i denti e quindi non ci soffermiamo troppo sul cartello. Arriviamo a questo mitico Prato Pozzo (esattamente 73 km dalla partenza ..cioè se non è chiaro, abbiamo fatto fino a questo momento 73 km sotto l'acquazzone), sembra vuoto, eppure avevamo prenotato, ci guardiamo attorno, mentre Massimo c’informa che dopo il pranzo, dovremo trovare una strada alternativa, perché la nostra tappa prevedeva l'attraversamento del Reno con il traghetto, 7
ma senza questo, a memoria, altre strade vicine non ci sono. Cerchiamo di mettere i nostri bolidi al coperto, poi entriamo. Una tizia bionda ci viene incontro e per prima cosa, c’informa che non ci aspettava, quindi non ha preparato nulla (non male il primo contatto vero?), non avendo avuto conferma della prenotazione......(ma bisogna dare una conferma sulla prenotazione???), dopo afferma che dobbiamo prestare attenzione dentro il locale, perché siamo bagnati...noi ci guardiamo allibiti, ma imperterriti ci avviciniamo al camino acceso...il fuoco è lento così chiediamo, sempre gentilmente, se è possibile aumentare un po’ la potenza, la signora ci risponde che non è possibile, è già al massimo ..(dopo l'acqua mancava solo una così????!!!!), ci togliamo mantelle, cerate, caschi, li appoggiamo su un mobile, alchè questa ripiomba e “gentilmente” ci dice di raccogliere tutto perché le bagniamo la sala e c'è li fa portare all'entrata..........va be ormai è andata, almeno ci prospettano un piatto di spaghetti alle vongole. Nell'attesa Massimo comincia ad estrarre le carte per cercare un percorso alternativo al traghetto, ci chiama a raccolta per sentire anche le nostre proposte....nell'altra stanza stanno apparecchiando. Ci annunciano che gli spaghi sono pronti, lasciamo le carte, e ci avviciniamo al tavolo apparecchiato, la “simpatica” c’informa che dobbiamo prestare attenzione, mentre mangiamo perché ci troviamo ad operare con la nostra forchetta su un tavolo del '700 (ma secondo voi, ci doveva capitare anche questa????) però a questa affermazione il nostro Massimo è sbottato: −
E' UN TAVOLO DEL '700? PERFETTO, NOI SIAMO IN 7 E QUINDI 100 A TESTA...
Troppo forte!!!!! La tizia se n’è va immediatamente e noi finalmente iniziamo a buttare giù qualcosa. Alla fine, sul famoso tavolo del '700, abbiamo lasciato ben € 10,00 a cranio per aver mangiato: Piatto di linguine (e non spaghetti come previsto) con un po' di vongole e basta, nemmeno uno straccio di sugo di pomodoro; Pane...poco; Ravanelli e cipollotti per pinzimonio (ma senza olio e sale) Ciambella (che per poterne mangiare qualche fettina in più abbiamo dovuto alzarci e chiederne). Caffé e poi un po' d’acqua e vino Lasciamo così senza rimpianti il posto, ripromettendoci di non venirci più e scegliamo (chiaramente sempre sotto l'acqua, anche se d’intensità minore) la strada che va verso Alfonsine. Pedalando e parlando, attraversando paesi, percorrendo strade e ciclabili che occasionalmente troviamo lungo la strada; giunti sul fiume Lamone, in località Mezzano, decidiamo di fermarci un attimo per verificare la strada per Cervia. Visto che le idee sono diverse, prendiamo la decisione di affidarci al progresso più spinto, all'elettronica più avanzata, poniamo il Luca davanti al gruppo, visto che fissato sul manubrio della sua Legnano, ha in dotazione un Navigatore satellitare per la bicicletta. Per vari chilometri proseguiamo senza problemi, la pioggia è ormai diventata un'altra compagna di viaggio, d'altronde ci fa compagnia da Ferrara e le imprecazioni le abbiamo già finite ben prima di entrare in Romagna. Ad un certo punto ci troviamo ad un incrocio e ci fermiamo ..davanti a noi compare un bel divieto di transito per le biciclette, il Navigatore, cioè il progresso, invece ci dice di proseguire ancora...che fare??? Massimo, il leader del gruppo, afferma che non si può proseguire in quella direzione, il divieto è divieto, e poi la strada a poche decine di metri diventa a più corsie e quindi troppo pericolosa per la 8
bici, quindi non ci rimane che svoltare a destra (altre opportunità non c'è ne sono), direzione Piangipane. Attraversiamo questo paese ed arriviamo a Santerno, sono ormai le 15,30 e per la prima volta uno squarcio di sole s’intravede. Decidiamo di fermarci un attimo, c'è chi vuole un caffé, c'è chi deve risolvere qualche problema “idraulico”..... quello che è certo è che ci serve un aiuto da un romagnolo purosangue, da uno che conosca bene queste strade, questi luoghi, in questo momento, non abbiamo molto chiaro quanto manca e qual’è la strada migliore per Cervia. Il bar si conferma il posto amico per avere un aiuto, è anche molto facile avere una mano perché, per come siamo ridotti, immagino che tutti abbiano un po' compassione di noi. In pratica sono in tre che ci danno delle indicazioni, ma la cosa buffa è che mentre la strada che c’indicano è in sostanza la stessa, quando gli chiedo quanti km mancano a Cervia con la strada da loro indicata, il primo mi dice circa 30 km, il secondo 40 e il terzo anche 50............. Quanti saranno quindi? Capisco che sono ancora tanti, ma partiamo con qualche sicurezza in più e con un piccolo sole che apre il cielo.... La sosta successiva è a San Zaccaria, anche in questo caso presso un bar... ci servono conferme sul tragitto intrapreso, il cielo è sempre più luminoso, così durante la sosta colgo l'occasione finalmente per scattare qualche foto. La barista ci conferma che siamo sulla strada giusta, a Cervia mancano 13 km, al primo incrocio che troviamo dobbiamo svoltare a destra e poi sempre dritti. Così facciamo, svoltiamo a destra ed in fila indiana proseguiamo.... Finalmente in lontananza s’intravede un paesaggio di mare, anche l'aria è diversa... ai lati della strada, tra il verde, cominciano ad esserci dei piccoli laghetti o forse delle grandi pozzanghere, poi più ci avviciniamo al mare, il paesaggio si assomiglia sempre più a quello comacchiese, le valli! Ma poi mi sveglio, forse avevo preso troppa acqua fino a quel momento, non è il terreno vallivo del comacchiese, ma stiamo entrando in Cervia passando davanti alle famose Saline. Ore 18:00, i sette pazzoidi entrano in Cervia, immediata è la foto dell'arrivo della prima tappa, e poi comincia la ricerca dell'Hotel, il cui nome è molto originale, Hotel Lungomare. Dopo pochi minuti, durante i quali c’imbattiamo in una corsa a cronometro di cicloamatori (a Cervia nella prima settimana d’aprile ci sono una serie di manifestazioni legate all'aria aperta e alla bicicletta in particolare) lo troviamo, grande, bianco, pieno di balconi, sembra proprio un bel posto e poi di certo ci troveremo a nostro agio .. perché? L'hotel è invaso da ciclisti, tutti legati alla manifestazione ed in particolar modo alla 13a Gran Fondo del Sale che si correrà l'indomani, e questo lo impariamo ancor prima di entrare nell'hotel perché tutti i ciclisti si sono portati le loro fuoriserie in camera e le hanno o le stanno, legando alle inferriate dei balconi........... in effetti, non credo ci sia posto più sicuro. Il caro Marino (colui che aveva effettuato la prenotazione) va alla ricerca di un responsabile della struttura, mentre noi lo aspettiamo in strada. Tra tutti noi c'è un'aria di soddisfazione, i km sono stati tanti, molti più del previsto con quell'intoppo del mancato traghetto, alla fine da Porta Paola contiamo circa 143 km, e poi l'acqua che ci siamo presi...ma è andata, e Roma si avvicinaaaaaaa. Marino esce con una bella morettina e lo seguiamo, alla fine le nostre stanze non sono al Lungomare Hotel, ma nella struttura adiacente, della medesima proprietà, l'Albergo Genzianella; il sottoscritto va in camera con il papy, Massimo con Marcello, e il terzetto (Marino, Luca e Rossana) si prendono una tripla, anche noi ci carichiamo le bici e i bagagli in spalla e portiamo tutto in camera. Prima di lasciarci, la ragazza c’informa che sia la cena che la colazione dell'indomani, sarà presso il Lungomare Hotel. 9
Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la cena. La camera è molto semplice, ha chiaramente un bel balcone, un lettone matrimoniale, un singolo, un piccolo televisore e un bagno sufficientemente grande. Io e Papy cominciamo ad aprire i bagagli e poi obiettivo doccia calda...mooooooolto calda. Scendiamo, consegniamo i documenti alla reception e quindi dritti verso la sala rifornimenti....dopo la doccia, la fame comincia a farsi sentire veramente. Troviamo già seduti in un tavolo da 4 posti, Massimo e Marcello, così ci uniamo. In sala l'organizzazione è veramente efficiente, in un battibaleno arrivano i piatti di pasta (mezze penne al pomodoro), a buffet ci prendiamo la verdura, poi appena un piatto si vuota .. zaccc...che una mano di un cameriere te lo porta via e immediatamente ne arriva un altro con il secondo (2 piccole bistecche di tacchino ..almeno così sembrano, di certo è carne bianca), patate al forno, quindi l'unica domanda che ci viene posta è: DOLCE O FRUTTA? L'organizzazione era così efficiente anche perché il menù era identico per tutti, il pacchetto pernottamento comprendeva anche il pasto serale. In poco tempo la cena è volata, e tra un boccone e l'altro, cominciano ad affiorare i primi commenti, la stanchezza, la voglia di continuare, anche se ancora non è il momento per rivivere la giornata. Mentre ci alziamo dal tavolo, gli altri tre nostri compagni di ventura sono al secondo, ci diamo così appuntamento per una passeggiata dopo una mezz'oretta. Sono circa le 20,30, tutti assieme cominciamo a camminare attraverso il lungomare, ma dopo pochi minuti Massimo, Marcello e Luca decidono che per oggi hanno chiuso e se ne vanno in camera; anche tra noi quattro c'è un attimo di smarrimento, che facciamo? Andiamo a letto oppure no? Dentro di me sento una gran voglia di vivere intensamente questi giorni, sto facendo una cosa che mai avrei immaginato di fare, una cosa che piano piano mi ha preso, e poi assieme a mio padre, è quasi come tornare indietro negli anni, quando si è piccoli, che papà ti prende per mano e ti porta al parco, il papà ti fa giocare e ridi, sei felice, tutte cose che mio padre ha fatto con me, tante volte mi ha portato al Parco Massari e giocavamo assieme, in questo caso mi sembra quasi di restituirgli, anche se solo in parte, le gioie che lui ha fatto provare a me, perché è vero che a me piace andare in bicicletta, ma mai quanto piace a lui, e ancora di più gli piace se ci va con il suo bambino...io! Forse sto divagando, ma tutto questo era per sottolineare che non volevo finisse lì la giornata, anche se funestata dalla pioggia è una giornata speciale, unica, da ricordare...è il mio primo viaggio in bicicletta e poi si va a Roma ragazzi, mica scherzi!!!! Così propongo agli altri 3 superstiti di continuare nella passeggiata, anche perché in lontananza s’intravedono degli stand....sono quelli legati sia alla Gran Fondo di ciclismo che alla fiera del tempo libero....quindi sicuramente ci sono cose interessanti da vedere, e così continuiamo. Ci facciamo una scorpacciata di biciclette, d’abbigliamento sportivo, programmi vari finché non decidiamo di tornare in camera...meta il letto. Alle 21:35 siamo sotto le coperte, l'appuntamento è per l'indomani attorno alle 8:15, con partenza per la seconda tappa, la CERVIA-FANO, alle 8:30. La luce è spenta, ma non dormo, tutta la giornata mi passa davanti.......... che bello essere qui; ora che sono steso, anche tutta l'acqua presa mi fa ridere, posso anche dire che oltre a pedalare ho visto
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........ a dir la veritĂ non molto, se non forse, le Saline, ma in ogni caso intanto ci sono e ora bisogna proprio provare a dormire, domani ci aspettano da programma 90 km con la prima salita, la Siligata. Notte PapĂ .
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05/04/09 – domenica – II° Tappa Cervia - Fano, Km previsti 90 Apro gli occhi, sono le 6,00, la sveglia era puntata per le 6,30, ma va bene lo stesso, guardo papà e pure lui è sveglio, ci salutiamo...alziamo la tapparella con una sorte di timore, sereno o nuvoloso? Sole o pioggia? Il cielo non è proprio una bellezza, ma almeno tiene, quindi con una fiducia maggiore ci alziamo. La preparazione del bagaglio e l'uso del bagno sono le prime operazioni del mattino..........felici riponiamo la cerata nel borsone, bici e bagaglio sono pronti, così non ci rimane che fare colazione. Arriviamo nella solita sala, sono già alle prese con i viveri, Massimo, Marcello e Marino (i 3 MA), salutiamo e poi guardiamo lo splendido panorama culinario che abbiamo davanti, s’inizia con piatti di salame, prosciutto, formaggio, poi cornetti, ceste di confezioni di marmellata, nutella, il classico burro e pane, poi ancora succhi e spremute varie.....la mia mente si concentra sul dolce, e da buon goloso mi faccio fuori in un attimo (mentre la cameriera porta il caffé caldo) una pasta, poi pane e marmellata, poi pane e nutella, poi fetta biscottata e nutella e chiudo con un'altra pasta...ora sto proprio bene....Fano arrivo!!!!! Siamo pronti...o meglio, Io sono pronto, papà è pronto, arriva Rossana, i tre MA e.........dobbiamo aspettare Luca...diciamo che Luca si è appropriato del quarto d'ora accademico. Ci siamo tutti, si parteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Iniziamo il lungomare, ma dopo pochi minuti ci dobbiamo fermare, è appena partita la Gran Fondo di ciclismo, ci mettiamo ai bordi della strada e come tanta gente ci fermiamo a guardare questo sciame variopinto di ciclisti, ci dicono che sono 4.000 gli atleti partiti. Il gruppo non finisce mai, così decidiamo di passare sul marciapiede altrimenti rimarremmo bloccati troppo tempo. Dopo varie centinaia di metri, dei campioni non c'è più traccia, e mentre siamo all'altezza dello striscione del traguardo ci viene un'idea, visto che a Roma di traguardi non c'è ne saranno, perchè non scattare una foto sotto questo? Marino scatta la foto, Massimo ne scatta un'altra, e quindi Rossana ed io Tutti noi vogliamo immortalare questo momento........siamo tutti carichissimi.........forse l'unico un po' imbronciato è ora Luca, non è riuscito a trovare la sua digitale, l'ha cercata ovunque (nella borsa laterale destra, nella sinistra, nello zaino, ma nulla).......................... Va be, si riparte. Che rimanga un segreto tra noi, Luca troverà la digitale qualche metro più tardi..l'aveva cercata ovunque tranne che nella tasca posteriore della maglietta.............i casi sono due, o era ancora addormentato, oppure ha una macchina leggerissima.....noi tutti certamente siamo per la seconda soluzione, vero???? La temperatura è fresca, ma il tempo ci sta assistendo, il sole lotta, ma sembra ce la faccia ad uscire. Sono momenti d’assoluto relax, di gente in giro ce n’é pochissima, abbiamo il lungomare tutto per noi, traffico zero, il sole si sta alzando .. proprio un'altra mattina rispetto a sabato. Oltre al mare, in questa prima parte della giornata, il panorama è dato dagli Hotel: qui in riviera sono tantissimi e in ogni lido, ci troviamo il Grand Hotel, ci siamo fotografati davanti al Grand Hotel di Cervia, Grand Hotel di Cesenatico, Grand Hotel di Rimini, abbiamo visto il Grand Hotel di Riccione, ma causa la posizione poco felice di questo, non abbiamo nessun reperto fotografico, ma fidatevi, c'è anche quello di Riccione. I nomi poi, che io sia a Cervia, Rimini, Riccione, Cesenatico, Igea Marina e in tutti gli altri lidi 12
attraversati, state certi che abbiamo trovato in ognuno di questi, un Hotel Carlton, Lungomare, Plaza, Europa e via dicendo. Lungo la strada c’imbattiamo in un ponte ciclabile di legno, siamo contenti perché ci permette di non prendere la statale e quindi evitare ancora il traffico, ma sapete chi ci troviamo nel mezzo??? Niente popodimenochè, GIULIOCESARE, sì ragazzi, anche noi abbiamo attraversato il mitico Rubicone. A dir la verità, adesso questo canale non sembra così famoso e ricco di storia, forse, almeno rispetto a questo tratto, è addirittura più bello il nostro Logonovo tra Estensi e Spina, ma tanté che è lui. Bisogna dare atto che l'amministrazione comunale ha fatto una bella cosa; proprio a metà del ponte, fissato, sulla ringhiera, c'è questo bel busto di Giulio Cesare, con relativa frase in rilievo: IL DADO E' TRATTO (Alea Iacta Est) a ricordare il giorno (10 gennaio del 49 a.c.) in cui Cesare varcò il fiume, e come noi, con meta finale ROMA. Lasciato il mitico Giulio (Cesare s'intende) al suo ponte, andiamo tranquilli verso la prima pendenza da scalare del nostro viaggio, la Siligata; ma anche se rilassati, cominciamo ad essere attaccati dalla fame...l'ora, in effetti, è quella del pranzo...sono quasi le 13. Siamo a Misano, direzione Cattolica, siamo sul lato sinistro della strada (in una ciclabile) e sto casualmente guidando il gruppo, ma guardando a destra, noto del movimento, gente che parlotta davanti ad una porta, un'insegna e un paio di cartelloni che annunciano menù vari, il posto si chiama “La Siesta”, freno e faccio un cenno ai miei compagni d’avventura: −
Potrebbe andare ragazzuoli per un pranzo veloce?
La risposta è praticamente unanime: −
Ok, va benissimo.
Attraversiamo la strada, i menù sono invitanti, c'è sia quello alla carta, c'è quello fisso per la carne e quello per il pesce, insomma c'è da accontentare tutti. Parcheggiamo, ma specialmente chiudiamo le bici con varie serrature e ci sediamo. Il Massimo opta immediatamente per il menù di pesce a € 20,00............vuoi che lasciamo solo il nostro capo? Quindi l'ordinazione è semplice, 7 menù di pesce...poi acqua e vino. Mi sto proprio divertendo, oggi è iniziato tutto bene e ora si pranza...........tutti siamo concordi su una cosa, il pranzo non potrà essere peggiore di quello di ieri. In poco tempo arrivano sulla nostra tavola, un paio di vassoi di spaghetti alle cozze fenomenaliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, squisiti, ottimi e abbondanti.... poi comincia ad arrivare un fritto da fuori di testa, bianco, leggero, veramente ottimo...non mancano gli spiedi....tutto, tutto veramente splendido...................chiaramente il pasto non è veloce come pensavamo, ma meglio così. Spazzoliamo tutto, persino il limone è mangiato (diamo a Cesare quel che è di Cesare, il limone se lo è pappato tutto Marino), il tizio del locale, che capisce che siamo delle ottime forchette ci fa pervenire un carrello pieno di bellissimi dolci.......casualmente si ferma all'altezza di Rossana che chiaramente li rifiuta (ci credete????)......... Parliamo, beviamo e al momento teniamo duro, nessun dolce.....ma poi Rossana ed io cediamo, una bella fetta è per noi, capitola poi anche Papy mentre il Massimo opta per la frutta, quindi i caffé. Alla fine lasciamo € 27,00 a testa, ma credetemi ragazzi, n’è valsa la pena..............se passate per Misano un pranzo alla Siesta è da fare. 13
Riprendiamo i nostri cavalli ferrati, direzione Cattolica; lasciamo poi la nostra regione ed entriamo nella Marche. Il sole, oggi, è un bellissimo compagno, mentre ci avviciniamo alla Siligata (che facciamo, per eludere la ben più dura Panoramica) vediamo sulla destra il bellissimo castello di Gradara, poi lentamente, con la Rocca che si allontana sempre più, comincio a sentire una certa fatica....la strada mi sa si stia alzando .. infatti da lì a pochi minuti, Massimo, ci annuncia che abbiamo iniziato la Siligata. Il nostro capo aveva battezzato questa come una piccola pendenza, quasi nemmeno una salita, sta di fatto che davanti Papyale prende il largo, da lì a poco anche Massimo, mentre dietro Rossana ci lascia per salire al suo passo e Luca, da fido scudiero, rallenta per aspettarla, in mezzo rimaniamo io, Marino e Marcello che a fatica stiamo uniti e pedaliamo a scartamento ridotto. Fortunatamente è una salita corta (l'unica cosa su cui concordo con Massimo, perché in fatto d’impegno, anche questa ne richiede parecchio), quando arrivo in cima, ci sono già Papyale e Massimo, io e Marcello arriviamo praticamente assieme, subito dietro Marino e dopo un po' anche il duo Rossana Luca. Qualche risata, qualche sfottò per la salita fatta, qualche foto, gran ricorso all'acqua delle nostre borracce, ed ora siamo pronti per un bellissimo tratto di strada: LA DISCESA DELLA SILIGATA. Bellissima, con poche curve e anche larghe ci fiondiamo verso Pesaro ..ci aspetta la foto davanti la Palla di GIO' POMODORO. In un batter d'occhio siamo arrivati in piano e ci dirigiamo verso Pesaro; lungo la strada, al momento poco trafficata, si pedala in assoluto relax, e in facilità.....la strada è tornata ad assomigliare a quelle ferraresi.....tremendamente piatta. Ad un certo punto svoltiamo a sinistra e................eccoci davanti all'opera di Mr. POMODORO, che cosa rappresenti non mi è chiaro, ma pare sia un'opera importante di certo famosa, una grossa palla color bronzo in mezzo ad un parco, con sullo sfondo il Mar Adriatico...........foto di rito e poi cerchiamo la ciclabile che da Pesaro arriva a pochi km da Fano. Chiediamo in giro e finalmente la troviamo. Ci appare la più bella ciclabile fin lì fatta (e sarà la migliore, anche se confrontata con quelle, poche, che troveremo in seguito), proprio alla fine della spiaggia, si trova questa pista, completamente piatta, rossa, larga un paio di metri, che ti avvicina al mare e ti allontana dal traffico... Durante la pedalata incrociamo pedoni, altri ciclisti d’ogni età e tipo, ci sono pure dei pattinatori; a 5 km da Fano riprendiamo la strada principale ..dobbiamo trovare il nostro Hotel, l'Hotel De la Ville (altro nome originale vero?) Poco prima di entrare nel centro storico troviamo l'albergo, sono circa le 17,00. Come sempre le camere sono Papy e figlio, Massimo e Marcello e la tripla per Rossana, Luca e Marino. Questa volta l'hotel ha uno spazio per le nostre bici all'interno, le parcheggiamo, lasciamo i documenti e dritti in camera, la doccia aspetta. Il rito della sera prima si ripete, un’occhiata veloce alla camera, al bagno e poi via ad aprire i bagagli. Questa disposizione è migliore di quella della notte precedente, l'arredo è abbastanza recente, tv 14
con Sky, vi sono due lettini anziché il matrimoniale e poi ...il bagno. A prima vista questo sembra ok, ma...................faccio due conti e ............lavandino c'è, specchio pure, wc anche, la doccia, sgabello che può essere sempre utile, ma mi manca qualcosa...il bidet dove si trova?????? Ad un’occhiata più accurata scopro che questo è incorporato nel wc, una sorta di doppio coperchio, dove uno è bombato e s’infila esattamente nel foro e funge da bidet.........la spacceranno forse per la medesima cosa, ma io ho qualche perplessità...va be ci penseremo all'occorrenza...ora doccia e poi due passi. Dopo la doccia, io e papy scendiamo e già sul divano a guardare la tv troviamo Massimo e Marcello. Si fa un po' zapping, una sbirciata al giornale, qualche commento sugli eventi sportivi della giornata, sui km fatti (alla fine oggi sono stati 90), e su un dolorino che specialmente io e Marcello sentiamo.....al fondoschiena........... io poi sento delle fitte ad un ginocchio, avendo scoperto che Marcello è un medico con specializzazione in medicina dello sport, chiedo cosa possa essere, immediatamente, guardando dove mi fa un po' male mi assicura che è una semplice contrattura dovuta alla posizione con cui ho tenuto il piede sinistro durante il viaggio ...cosa da poco ma che mi anticipa, mi farà compagnia fino al termine della spedizione, visto che si cura con riposo e massaggi. Degli altri tre al momento non vi è traccia, decidiamo di uscire per una visita al centro storico dato che è vicinissimo. Il nostro anfitrione è come sempre Massimo che scopro, oltre ad essere un gran ciclista anche un appassionato e conoscitore di storia, specialmente quell’antica. Al primo bar pasticceria invitante i due dottori (Massimo e Marcello) decidono di concedersi un caffé, mentre io e il papy li aspettiamo fuori dal locale ad ammirare i palazzi storici che ci circondano. Svoltiamo poi a destra e in lontananza ci appare uno splendido arco, la nostra guida (Massimo) c’informa che è il secondo Arco che vediamo costruito da Augusto (il primo è stato a Rimini, con il quale i Romani sancivano il termine della Via Flaminia). Ci dirigiamo verso questa splendida opera per ammirarla; al contrario di quello di Rimini, che rimane alto e maestoso in una piazza tutta sua, questo è incastrato tra le case, in ogni modo l'imponenza della costruzione rimane visibile. A lato poi, l'amministrazione comunale ha provveduto a rappresentare l'opera come doveva essere ai tempi dei Romani, e guardandola, noi tutti ci chiediamo, come potevano 2000 anni fa, costruire queste opere senza i mezzi d’oggi. Scattiamo qualche foto, poi casualmente il mio sguardo ricade sul parco vicino. Lì si trova una splendida statua d’Augusto nonché, in una teka, un plastico che ricostruisce come doveva essere l'Arco ai tempi Romani con le mura che circondavano tutta Fano. Dopo questo tuffo nella storia antica riprendiamo la via del ritorno, a questo punto entrano in scena i cellulari ..a Marcello iniziano ad arrivare sms che lo aggiornano sull'andamento della partita della CARIFE BASKET FERRARA (che chiaramente mi gira essendo pure io un grande appassionato) mentre al mio, arriva la chiamata di Rossana. −
DOVE SIETE? PERCHE' NON CI AVETE ASPETTATO? La mia risposta è molto semplice: 15
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VISTO CHE ERAVAMO PRONTI QUASI UN'ORA PRIMA DI VOI, DOPO AVER ASPETTATO UN PO' ABBIAMO DECISO DI FARE DUE PASSI, COMUNQUE STIAMO TORNANDO INDIETRO E QUINDI SE PRENDETE LA STRADA DAVANTI ALL'HOTEL CI INCONTRIAMO.
La squadra si ritrova tutta e al completo rifacciamo due passi per il centro. Mentre continuano ad arrivare sms confortanti sulla partita CARIFE (alla fine vincerà lo scontro salvezza con Udine) cominciamo a cercare una pizzeria, dopo la scorpacciata del pranzo, riteniamo opportuno una cena più tranquilla, quindi questa scelta è per tutti un'ottima soluzione. La troviamo e una volta seduti, ordiniamo tutti la pizza tranne Luca, che preferisce un insalatone, nell'attesa Marino ci annuncia che quel giorno è il suo compleanno e quindi il bere sarà tutto a suo carico. In poco tempo arrivano tutti i piatti caldi e fumanti e quindi immediatamente le nostre mandibole vanno in funzione e senza sosta!!! I bocconi sono aiutati nel loro tragitto da sorsi di birra, finita questa, entra in azione Marino, arriva del vino rosso poi forse anche bianco....ormai non ricordo con precisione la tonalità, ma ricordo con certezza che la nostra tavola era proprio ricca. In due giorni ho fatto più di 230 Km, in teoria qualche cosa il mio peso dovrebbe averlo perso, ma visto le mangiate ho dei dubbi, oltretutto è il compleanno di Marino e non vuoi prendere un dolce????? Dolce per tutti..... A tavola si ride, si chiacchiera, si fanno sondaggi su eventuali dolori che sono nati (a parte Papyale e Massimo che sembra abbiano un fondoschiena d’acciaio, tutti gli altri hanno qualche dolorino proprio nella zona a contatto con la sella della bici...io anche il ginocchio) si commenta sul tragitto fatto e che si farà, Rossana comincia ad esprime dubbi sulla sua tenuta per la tappa del giorno dopo (c'è da scalare il passo Scheggia) il terreno in generale nella seconda parte è ondulato e poi dobbiamo aggiungere circa altri 100 km, ma afferma, che almeno fino alla Gola del Furlo ci vuole essere poi vedrà. Finita la cena con gli auguri al nostro Marino, usciamo con direzione hotel. Sdraiati nei nostri lettini, io e papà guardiamo un po’ di tv. Sono circa le 22:20 e le ante del nostro armadio si muovono per qualche secondo, papà immediatamente parla di terremoto, anche perché siamo al terzo piano e cosa potrebbe essere altrimenti a causare un movimento simile? Fortunatamente in pochi secondi finisce tutto, solo al mattino scopriremo che abbiamo sentito le prime scosse del terribile terremoto che ha colpito l'Abruzzo. Cadiamo poi nelle braccia di Morfeo e come dei ghiri, niente ci disturberà più.
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06/04/09 – Lunedì – III° Tappa Fano – Nocera Umbra, Km previsti 96 Come tutti i giorni, il ritrovo per la partenza è previsto alle 8:15 e come sempre, ho puntato la mia fidata sveglia alle 6:30, ma com’è accaduto fino a questo momento e come accadrà anche per i giorni successivi, la testa mi fa svegliare sempre con largo anticipo; i miei occhi si aprono verso le 6:00 e dopo 15 minuti decido di alzarmi. Preparati i bagagli, passati per il bagno per i normali e dovuti obblighi giornalieri, scendiamo per la colazione. Come nel giorno precedente ci troviamo davanti ad un grosso dilemma, dolce o salato? In una splendida tavola si trovano piatti di paste, salumi, formaggi, ceste di nutella, marmellata, e poi, qui troviamo pure un paio di crostate che aspettano solo che la mia mano, munita di coltello, arrivi per tagliarne una fetta. A Fano come a Cervia opto per il dolce, il tipo dell'albergo ci porta il caffé, e mentre inseriamo questa bellissima benzina nel nostro motore conversiamo con Luca e Rossana. Dopo pochi minuti Ross ci lascia (spera che Marino abbia finito per poter avere la stanza tutta per lei per gli ultimi preparativi) e scendono Massimo e Marcello. L'unica nota triste di questo momento è ciò che sentiamo dalla televisione, vediamo le prime riprese della tragedia abruzzese. Marcello parla anche di una scossa alle 3:30 circa, ma che né io né papà abbiamo sentito. Nel frattempo Rossana ritorna con un’espressione tra l'incavolato e il preoccupato, di Marino non ha notizie, lo ha pure chiamato dal pianerottolo, ma niente, non risponde... Il duo padre e figlio ha finito e si ritorna in camera per prendere tutto. Paghiamo, portiamo le bici fuori dall'hotel e montiamo i bagagli. Arrivano Massimo, Marino, Rossana e Marcello...............Luca ha il solito quarto d'ora accademico. Nell'attesa scopriamo dove era finito Marino, quando Rossana lo cercava (il delatore è Marcello)..........il problema non proveniva da Marino che era beatamente in camera, ma da Rossana che cercava il suo compagno di stanza, chiamandolo a voce alta, sul piano sbagliato......se il motivo era la stanchezza del giorno prima o necessità impellenti non lo abbiamo ancora scoperto. 8:45, ci siamo tutti e partiamo, i primi 500 mt sono nel pieno centro di Fano, dove il giorno prima una folla camminava e mangiava gelati, oggi, a quest'ora, è quasi deserta, ci dirigiamo all'Arco d’Augusto e da lì imboccheremo l'antica Via Flaminia. Foto di rito sotto l'Arco e viaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Al momento la giornata è veramente splendida, sole, temperatura ideale per la bicicletta, più pedaliamo, più ci allontaniamo da Fano e anche dal traffico. La strada è solamente leggermente ondulata, alle volte qualche piccolo strappettino, ma di poco conto ..alle volte rallentiamo per aspettare Rossana, ad un distributore di carburante Marcello e Papyale si fermano per chiedere qualche chiave .. la bici di Marcello presenta un cigolio che vorrebbero eliminare. Dopo una quarantina di km facciamo una sosta, un bar è alla nostra destra e c’entriamo, chi per un 17
caffé, chi per un succo di frutta, il bello di questa sosta è che in lontananza si vede l'Appennino spianato proprio nel punto dove i Romani, 2000 anni fa, fecero passare la Via Flaminia....stiamo parlando della Gola del Furlo. Riprendiamo, maciniamo km e ad un certo punto un ciclista della zona (dalla maglia che indossa scopro che proviene da Cagli) su una vecchia (ma tenuta benissimo) Colnago Master, di colore blu, ci affianca, e vedendo il nostro carico comincia a farci le domande di rito: − −
DA DOVE VENITE? DOVE ANDATE?
Decide di seguirci, si affianca un po' a tutti, e parla con ognuno di noi. Finalmente siamo arrivati, LA GOLA DEL FURLO è qui davanti, ora abbiamo pure la guida locale (anche se parlando con lui, scopriamo che è un carabiniere in pensione, nativo di Napoli, che si è trasferito a Cagli perché il figlio è carabiniere in quella cittadina), ci spiega minuziosamente la zona.............è davvero magnifica quest’apertura nella montagna, l'acqua che ti accompagna nell'attraversamento è di un colore azzurro splendido, e poi il silenzio che regna....il traffico è infatti pochissimo, mentre sono tanti i ciclisti che transitano. Foto, foto, foto, tutti ne fanno, Rossana, Marino, Luca, Massimo con le digitali, il Marcello con un cellulare dalle mille funzioni, mentre io rimango l'unico ad utilizzare una vecchia Minolta a pellicola. Si riparte, ora sono io ad avere lo scudiero cagliese/napoletano al fianco. Mi racconta fra le altre cose, che ha partecipato alla spedizione di OVERLAND, quando un gruppo di ciclisti, partendo dall'Italia, sono giunti in bicicletta in Cina. Dopo pochi km c’imbattiamo in una piccola borgata con al centro un albergo/ristorante...l'atleta di Cagli mi dice: −
SAI LA STORIA DI QUESTO POSTO?
Io rispondo di no, anche perché non vi è nessun segno, almeno visibile immediatamente, che mi dia delle indicazioni, allora lui: −
E' IL VECCHIO RIFIUGIO DI MUSSOLINI, QUANDO VOLEVA INCONTRASI SENZA DARE NELL'OCCHIO CON QUALCHE BELLA SIGNORA; DA ROMA IN AUTO LE PORTAVA QUA, E TRASCORREVA IL TEMPO NENCESSARIO PER SBRIGARE QUANTO DESIDERATO.
Aggiunge poi: DENTRO C'E' ANCORA LA SUA CAMERA ARREDATA CON IL MATERIALE DELL'EPOCA E PURE CON GLI ARREDI DEL VENTENNIO C'E' LA SALA PER IL PRANZO. LA VUOI VEDERE? Io chiaramente dico si, ma la cosa buffa arriva ora; il tipo cerca la titolare, la trova in giardino e le dice: −
−
CIAO (il nome non ricordo) SONO CON UN AMICO CHE MI VENUTO A TROVARE DA FERRARA, VADO DENTRO UN ATTIMO E GLI FACCIO VEDERE LE STANZE. 18
E lei: −
CERTO NESSUN PROBLEMA
Così il tizio mi accompagna dentro e m’illustra i vari reperti della sala del pranzo/cena (non siamo saliti invece nella camera da letto perché non sapevo dove fossero i miei compagni e non volevo perdere troppo tempo). All'uscita, nei pressi della fontana della borgata ci trovo i 3 MA (ricordate? Massimo Marino Marcello) e papà, così colgo l'occasione per riempire la mia borraccia d’acqua fresca, e restiamo in attesa di Luca e Rossana. Appena il gruppo è compatto ripartiamo, dopo aver salutato e ringraziato il nostro compagno di viaggio occasionale, che torna a casa. Il tempo trascorre velocemente, la giornata è bella, i km passano e i morsi della fame cominciano a farsi sentire. Dal pranzo luculliano del giorno precedente passiamo alla soluzione opposta. Oggi decidiamo di fare un pasto frugale. Arrivati a Fossombrone, ci fermiamo nei pressi di un supermercato Conad con annesso bar, io, mio padre e Marcello decidiamo per un panino al bar mentre Marino e Massimo scelgono il market ed entrano per acquisti...di Rossana e Luca nessuna traccia, causa qualche strappetto durante il tragitto hanno deciso di rallentare. Il babbo si piazza sotto l'ombrellone di un tavolino, mentre io entro per guardare cosa si potrebbe comprare, opto per due coca cole e due tramezzini con prosciutto e insalata. Poi arriva Marcello con il nostro stesso menù tranne che per la birra al posto della coca. I tramezzini finiscono in fretta, arriva poi Massimo con la spesa fatta (si nota un bel pezzo di grana e una baguette che esce dallo zaino), che sedendosi vicino a noi comincia ad accanirsi con forza inaudita su una mela, quindi ecco il turno di Marino. Io e papy decidiamo di raddoppiare i tramezzini (viste anche le dimensioni ridotte)...intanto arrivano Rossana e Luca, parcheggiano i loro bolidi ed entrano nel supermercato, hanno deciso di non seguirci più, ritengono il nostro passo troppo duro per loro e poi vogliono fare una sosta lunga durante il pranzo, così ci accordiamo per trovarci sul passo Scheggia o altrimenti direttamente a Nocera Umbra. Si riparte (per la cronaca io e papy, dopo il secondo tramezzino abbiamo chiuso il pranzo con due gelati, a testa chiaramente)...la strada è tranquilla, l'unico eventuale neo è che in cielo compare qualche nube, ma al momento timori non ci sono. I km passano e il cielo è sempre più grigio, dico la verità, qualche preoccupazione comincia a sorgere, il ricordo della partenza è troppo vicino; nel frattempo eccoci ai piedi del passo Scheggia, Massimo l'aveva illustrata come una pendenza di 5 km con punte massime del 4%, sarà, ma ad occhio nudo mi pare che salga bene... Come sempre quando si sale, il gruppo si frantuma, gli atleti (Papy e Massimo) prendono il largo quasi subito, i tre umani rimangono assieme per un po', poi anche noi ci sleghiamo. Si sale..........la strada si fa veramente dura, alla faccia della salitella che aveva menzionato Massimo, io non credo proprio non ci siano punte superiori al 4/5 %, a mio avviso alcuni punti si 19
avviciniamo anche al 7/8%.......lungo la salita, il silenzio è sovrano, i miei occhi cercano da un lato il cielo (si fa sempre più nero) e dall'altro i cartelli con le indicazioni della salita. Il cartello lo trovo dopo ogni km percorso, devo stringere i denti, mani sulle prolunghe del manubrio e poi a testa bassa senza pensare ad altro; si sale, trovo il cartello dei 4,5 dalla vetta, dei 3,5, dei 2,5...devo mettermi in punta di sella ..il fondoschiena si fa sentire il ginocchio pure, ma DEVO tenere duro DEVO DEVO DEVO.... Ho passato da poco il cartello dei 2,5 km che mi sembra di sentire delle gocce d'acqua, guardo il display del mio contachilometri (che non vi ho detto prima, ma con tutta l'acqua presa il primo giorno, è partito e non funziona più) e sopra ci sono effettivamente delle gocce.....vado avanti, stringo se possibile ancora di più le mani sul manubrio, faccio un tornante e trovo il cartello dei 1,3 alla vetta e qui succede ciò che ho sempre visto solo guardando le tappe alpine del Giro d'Italia. La strada che mi appare davanti è una lunga rampa che sale continuamente (sempre alla faccia di quel 4%!!) vedo in lontananza Massimo che si sta infilando la mantellina, guardo meglio e si vede chiaramente che in cima sta piovendo a dirotto e che il temporale sta arrivando velocemente, mi fermo immediatamente e via di mantellina pure io; risalgo in bici, faccio un enorme sforzo a ripartire (sono in salita, stanco, l'acqua che mi sta asfaltando e in più mi servono vari minuti per trovare la posizione giusta in sella....il fondoschiena reclama rispetto!!!) farò 3/5 metri e un torrente scende dalla cima del colle....acqua acqua acqua sta scendendo, non so se ridere o piangere, mai visto una cosa simile...passeranno pochi secondi e al torrente segue l'acquazzone...noooooooooo pioveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee e anche qui acqua acqua e ancora tanta acqua. DEVO continuare, avrò ancora un km di sofferenza poi troverò certo un riparo, sotto l'acqua con la mantellina che ingombra, con il ginocchio che si fa sentire, con la posizione in sella che non riesco a trovare, arrivo in cima...ma ma .........non vedo nessuno!!!! Dopo ogni salita che si rispetti c'è sempre un rifugio, un bar, una casa qui no...il nulla....arrivato in cima non vedo nemmeno i miei compagni di ventura, così inizio la discesa, la strada è un piccolo torrente, con me, scendono litri d’acqua, è pericolosissima la situazione, ma è anche divertente, mi sembra di rivivere le imprese del mio idolo sportivo Francesco Moser, che in discesa, con ogni tempo, si buttava a testa bassa per recuperare quanto perdeva in salita. Dopo qualche minuto sento urlare il mio nome. −
ALESSANDROOOOOOOOOOOOOOOOO
Guardo a destra, è mio padre che mi sta chiamando, è sotto una tettoia di un caseggiato con gli altri, immediata la svolta e arrivo finalmente al coperto pure io. Tutti noi non sappiamo se ridere o stare zitti, cominciamo a raccontarci come abbiamo fatto ad arrivare fin lì e guardiamo il cielo..........per ora viene e bene. Passano i minuti e decido di mettermi la cerata al posto della mantellina, mi tiene più caldo; Massimo invece, per ingannare il tempo, sceglie il cibo, e come un moschettiere sguaina la spada, lui estrae dallo zaino la baguette acquistata a Fossombrone ed inizia a mangiare. Saranno passati 20/25 minuti, la pioggia è calata d’intensità, ma non smette, Marino vuole qualcosa di caldo, così attraversiamo la strada ...dall'altra parte c'è uno slargo con un bar, un paio di noi entrano per un caffé, mentre gli altri restano fuori a guardia delle bici (e dei bagagli che portano). Il cielo è sempre grigio, ma ormai c'è solo una fastidiosa pioggerellina di poca importanza............ci poniamo il quesito se ripartire o aspettare ancora. Scegliamo la prima soluzione e così 20
rigorosamente in fila indiana, tutti e 5 partiamo (via cellulare sappiamo che Rossana e Luca si erano fermati per la pioggia e solo ora iniziano la scalata dello Scheggia, quindi il ritrovo sarà direttamente in hotel). Almeno la strada è in discesa, la velocità aumenta, ci voleva proprio .........il sole comincia ad arrivare, probabilmente è stato un classico acquazzone di montagna, breve ma intenso, e ora torna il sereno. Non so quanta strada abbiamo percorso dalla ripresa, ma ad un certo punto, visto il caldo che si è fatto, nel primo centro abitato che incontriamo, ci fermiamo per toglierci mantelline e cerate.....e per qualche problema idraulico. Si risale in bici, ma io mi attardo un attimo perchè vorrei rimettere nella borsa la cerata (cosa che non riesco così la infilo sotto la maglia) e poi mi servono alcuni minuti per trovare la solita posizione (fondoschiena e ginocchio), dato che riprendiamo in discesa, decido di lasciare andare i miei compari, non ho voglia di faticare troppo, tanto mi hanno detto che mancheranno a Nocera 30 km, se me li faccio da solo non è un problema e poi ora sono in discesa. Mi sto rilassando, mentre la discesa mi sta consentendo una velocità sostenuta; ad un certo punto vedo mio padre fermo sul ciglio della strada.......mi stava aspettando, quando gli arrivo a poche centinaia di metri riprende a pedalare e m’incita a seguirlo.........come si dice a Ferrara, mi sono detto: −
DAI PUR...........MA A SON ZUAT!!!!! (Forza pure, ma sono proprio distrutto)
Mi metto così alla sua ruota, lui comincia a mulinare sulle pedivelle e io dietro, stringendo i denti, a non farmi staccare..........ho capito, vuole raggiungere gli altri, ma veramente sono stanco, oggi sono proprio stanco, quello Scheggia mi ha spaccato i muscoli, e poi siamo al terzo giorno di bici. Siamo lanciati, sembriamo davvero al Giro d'Italia, quando un gregario rallenta per aspettare il capitano che si è staccato in salita, poi lo guida a tutta velocità verso i primi............l'unica differenza è che io sono il gregario e non mio padre, ma va bene così. Ad un certo punto piombiamo sui tre, mio papà è carichissimo e anziché fermarsi o rallentare, tira dritto e io dietro....credo che in questo momento ci stiamo in ogni caso divertendo tutti e cinque (compatibilmente alla fatica accumulata fino ad ora), riusciamo a mettere tra noi e i 3 MA qualche centinaio di metri, almeno la cosa è consolatoria, non solo io sono cotto, mio padre invece alla faccia dei 70 anni sembra il più giovane e il più forte. Mancheranno una ventina di km a Nocera e .................nuovamente gocce dal cielo decidono di planare su di noi...nooooooooooooooooooooooo, basta acqua, non ne posso piùùùùùùùùùùù; nel giro d’alcuni minuti si fanno sempre più insistenti, aumentano continuamente. Papà sembra immune dall'acqua o non la sente o spera smetta in fretta, chissà che gira nella sua testa, in ogni modo le gocce aumentano e visto che alla nostra sinistra vedo un paio di tettoie in un caseggiato abbandonato, gli urlo di fermarsi e correrci sotto. In una delle rare volte che in bicicletta da ascolto al figlio, frena e dopo aver guardato la strada c’è ne andiamo sotto a ripararci. Quelle due vecchie pensiline di plastica sono state la nostra fortuna, nel giro d’alcuni minuti (intanto erano arrivati anche gli altri tre) l'acqua diventa un terribile acquazzone e comincia pure a grandinare. 21
Per venti minuti buoni rimaniamo accovacciati là sotto e si aspetta....ci chiediamo degli altri due,ma chissà, con quello che viene non proviamo neppure a telefonare. Quando l'acqua cala d’intensità, Massimo ci pone due scelte: −
ORA RAGAZZI, O PARTIAMO SPERANDO CHE SMETTA PRESTO, A NOCERA MANCANO CIRCA 16/17 KM OPPURE SE CONTINUA, CI POSSIAMO FERMARE A FOSSATO DI VICO E PRENDIAMO IL TRENO PER NOCERA?
Chiedo: −
FOSSATO DI VICO A QUANTO SAREBBE DA NOCERA?
Massimo: −
CIRCA 12 KM.
Io: −
COME? IL PRIMO GIORNO MI FACCIO TRA ACQUAZZONE E PIOGGERELLINA 120 KM SOTTO L'ACQUA E ORA PER 12 KM DOVREI PRENDERE IL TRENO???? SCHERZIAMO??? SE VOLETE IL TRENO LO PRENDETE VOI E CI TROVIAMO ALL'HOTEL A NOCERA, IO DI CERTO CI ARRIVO IN BICI.
Dopo risata del Max optiamo per partire in bici e dritti fino a Nocera. La strada non è il massimo, il problema principale è che vista l'ora (circa le 17,00) è molto trafficata, auto, corriere, camion, di tutto tranne biciclette. Entriamo a Gualdo Tadino, arriviamo al crocevia per Nocera, al verde del semaforo partiamo. Sono casualmente davanti al gruppetto e quindi sono il primo a vedere davanti a noi una terribile presenza.............un'erta paurosa, la pendenza è sicuramente attorno al 10% ..non scherzo. Mi devo caricare altrimenti chi ci riesce a farla, non so perché, ma mi convinco che è l'ultima salita dura, mi concentro solo sulla strada, avanzo sulla punta del sellino e sfruttando al massimo il mio cambio Shimano prendo il mio ritmo (i soliti due, che non nomino più, tanto sapete chi sono, se ne vanno immediatamente) e a fatica scollino, poi discesa. Passato Gualdo Tadino il paesaggio cambia, case se ne vedono pochissime, è tutta campagna, bella ordinata ma campagna, d’alberi nemmeno l'ombra e così la strada si vede benissimo anche in lontananza............dopo Gualdo c'è Nocera, ma non so ancora cosa mi aspetta. Ora faccio un passo indietro, prima di descrivervi gli ultimi 5/6 km che portano a Nocera Umbra. Nel programma dattiloscritto da Massimo, tutto bello e preciso, dove riportava ogni tappa, con le sue caratteristiche, diceva per la giornata del 6 aprile: “Lunedì 6 Aprile – Fano-Nocera Umbra: km 96, una salita (Scheggia 4%, Km 5) e strappi nel finale” Il famoso Scheggia, da cartello stradale è intanto di 5,5 km e il 4% forse c'è all'inizio poi sale continuamente e con punte di certo almeno dell'8%; lo strappo poi in centro a Gualdo Tadino si 22
avvicina di sicuro anche questo al 10% e poi.. Torno alla strada, c’eravamo lasciati a 5/6 km da Nocera.....la strada si vede bene e...................in breve, perché non ho voglia di riviverle ancora, in questi pochi km ci troviamo altrettanti strappi di 6/700 metri ognuno, duri, ma duri, ma duri, tali che hanno sconfitto pure il mio orgoglio, negli ultimi due ho detto BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAA, piedi a terra e le ultime parti le ho fatte a piedi............solo io???? nooooooooooooooooooooooo Anche Marcello, Marino e in una pure Papyale, e a riprova della durezza del tracciato finale, abbiamo pure visto un cartello che indicava la pendenza del 10%............ Capito? Strappi nel finale diceva il programma............ma non che strappi. Vedo il cartello che annuncia Nocera Umbra, risalgo in bici (come sempre mi servono alcuni minuti per trovare posizione...fondoschiena e ginocchio)...ho finalmente gli ultimi metri...eccomi entrare nel centro storico...........vedo l'insegna dell'hotel...intravedo qualche caschetto.............arrivo davanti all'albergo, sono a pezzi, distrutto, cotto, ho zero energie in corpo, mi tolgo il casco e vedo Massimo che m’immortala nella sua Panasonic........devo essere proprio messo bene!!! Guardo gli altri e mi viene anche da ridere......chiedo i km fatti, mi rispondono che sono un centinaio.......guardiamo un po' tutti Massimo, e gli chiediamo se aveva visto il cartello che indicava la pendenza del 10%......anche lui ride e dice che non si ricordava bene (perché il nostro mitico Massimo, questa Ferrara Roma per l'antica Via Flaminia, l'aveva già percorsa, da solo, circa 20 anni fa); in ogni modo siamo tutti veramente contenti. Il titolare dell'hotel ci viene incontro e ci saluta, c’indica dove portare le bici, ci dà le chiavi della camera, Marino essendo solo al momento, n’approfitta e si becca una bella singola. Ora iniziano le solite operazioni, bagagli e poi doccia. Appena entriamo in camera, io e papy ci dirigiamo immediatamente al bagno, vogliamo verificare i pezzi che ci sono dentro, ok...tutto è italiano, wc e bidet sono normali. E' la prima sera in cui sento veramente la stanchezza, ho male un po' ovunque, ma il ginocchio e il fondoschiena di più, ho sempre in mente quelle rampe..pazzesche per gente come noi abituati alla pianura, ma che soddisfazione avercela fatta, che soddisfazione essere arrivati a Nocera. Scendiamo e diamo i nostri documenti per le pratiche di registrazione, ci siamo tutti e 5, chiediamo per la cena, se hanno la cucina disponibile per noi o se c'è un ristorante vicino; il proprietario molto onestamente ci fa notare che se ci accontentiamo (nel senso che il suo menù non ha una gran varietà) può provvedere lui, altrimenti c’indica qualche ristorante, accettiamo la sua proposta, ma immediatamente io e Marcello vogliamo specificare una cosa, abbiamo fame fame fame e ancora fame, ci dia quel che vuole purché sia tanto............con un sorriso ci troviamo d'accordo e quindi ci diamo appuntamento tra 45 minuti. Intanto cerchiamo notizie del duo Rossana/Luca, il passo Scheggia lo hanno valicato, ma poi hanno preso direzione Fossato di Vico, arriveranno a Nocera con il primo treno disponibile. Passeggiando per il centro storico (anche se in parte è ancora chiuso al pubblico causa il terremoto del 1997...sono ancora alle prese con la ricostruzione) scopro che Nocera Umbra è detta la città delle acque, in ogni angolo tu guardi, ti ritrovi delle fontane da cui zampilla dell'acqua...ottima in effetti. 23
Facciamo qualche telefonata a casa, qualche sms, qualche commento alla strada fatta, vari sfottò al Massimo per il suo “c'è solo la salita, ma facile, dello Scheggia e qualche strappo nel finale”, quindi, prima del previsto torniamo all'albergo ..la fame preme. Ci sediamo al tavolo bandito, si sta benissimo, a cena siamo solo noi 5............................. Ora comincia il bello, sul tavolo arrivano: Un paio di vassoi pieni di bruschette con dell'ottimo olio (e quando dico pieni, significa pieni); e poi a testa: Un bel piatto di salumi vari della zona, in cui al centro, regna uno splendido salsicciotto di cinghiale, che in teoria andrebbe pelato...ha una finissima pelle, ma si fatica così tanto che tutti e 5, presi dalla fame, ci attacchiamo direttamente i denti e mangiamo tutto; Poi uno stupendo piatto di pappardelle al sugo di cinghiale, abbondante, con il fumo che esce ancora dal sugo; Arriva quindi un piatto con alcuni spiedini ai ferri e le patate al forno. Chiaramente in tavola arriva anche vino bianco, rosso, acqua e pane a volontà, insomma una cena che compensa alla grande, la fatica fatta, e anche stavolta qualche confronto cade con lo spuntino del pranzo del primo giorno al Prato Pozzo.
Credo che abbiamo dato una grossa soddisfazione al cuoco, i piatti sono tornati in cucina completamente vuoti. Dopo ci rechiamo al banco bar per il caffé e proprio in quel momento, sono le 21:40 circa, compaiono un po' infreddoliti, Rossana e Luca. La giornata che definirei ricca di soddisfazioni, ciclistiche prima, culinarie poi, si chiude attorno alle 22:40, le stanche membra chiedono tregua e domani ci aspettano da programma altri 100 km.
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07/04/09 – Martedì – IV° Tappa Nocera Umbra - Otricoli, Km previsti 102 La sveglia era puntata come sempre per le 6:30, ma come nei giorni precedenti, non c'è n'è stato bisogno, l'adrenalina del viaggio è così alta che alle 6 siamo già in piedi. Solito iter mattiniero, passaggi per il bagno e preparazione bagagli e poi giù, portiamo le borse nella hall e ci dirigiamo ai tavoli per il pasto mattutino. La colazione è più umana rispetto alla cena della sera prima, vi è solo il reparto dolce (pasta, nutella e marmellata); appena terminata andiamo a saldare i conti (alla fine a cranio saranno € 25 per quell’indimenticabile ricchissima cena..........un affarone!!!!) e quindi prepariamo le bici. Pronti a partire siamo come sempre: io, Papyale, Massimo, Marino, Marcello, Rossana e.....Luca ha il suo quarto d'ora di ritardo, così io colgo l'occasione per recarmi dal tabaccaio per acquistare la batteria per la mia preistorica macchina fotografica. Finalmente partiamo, la prima destinazione è Spoleto. La strada ci accoglie splendidamente (come sempre l'inizio è difficoltoso indipendentemente dalla strada....i primi 5 minuti sono per trovare la posizione giusta in sella....fondoschiena e ginocchio si fanno sempre sentire), il primo tratto, di circa 3 km, è una bellissima discesa, poi la strada è un continuo saliscendi, ma pedalabile. Dopo circa mezz'ora accade il primo problema meccanico.........una foratura......la Bianchi del Papy decide una sosta non autorizzata ...oltretutto sopra una piccola pendenza, io mi fermo con lui, si ferma pure Massimo, gli altri invece procedono lentamente. La passione per la bicicletta di papà si vede anche in queste cose, in un attimo ha staccato la ruota posteriore, con un paio d’ordini ben chiari mi dice come devo tenere fermo il telaio, ed immediatamente estrae tutti i ferri necessari per la sostituzione della camera d'aria. Saranno trascorsi forse 10 minuti dalla foratura, che il Papy ha risolto tutto, Massimo ci presta la sua “pompa” per gonfiare.....la ruota ora è pronta, mentre io e papà la inseriamo nel telaio, Massimo va a raggiungere gli altri. Ripartiamo (solito mio calvario per trovare la posizione) ed in pochi minuti raggiungiamo i colleghi. La strada è bella, attorniata dal verde, la temperatura è fresca, si sta proprio bene e poi Massimo ci annuncia, che la tappa più dura l'abbiamo lasciata alle spalle.............ma sarà vero? Arriviamo alle porte di Foligno, entriamo in questa cittadina umbra, una delle poche completamente in piano e giungiamo nella piazza principale. La facciata del Duomo è veramente bella oltre ad alcuni palazzi che lo circondano, per il resto ci sono una miriade di negozi........... qualche foto con la cattedrale alle spalle è d'obbligo, qualcuno di noi ha bisogno di carburante nero bollente (caffé) chi di un carburante più dolce (pasta); trascorsi circa 30 minuti dal nostro arrivo ripartiamo. Il sole ci sta accompagnando dalla partenza ed ora è uscito anche un bel caldo, si sta bene in bicicletta, l'unica novità è che spesso Rossana non riesce a tenere il passo di Massimo, Luca ogni 25
volta rallenta e l'aspetta......ma dalla partenza ci aveva annunciato che oggi non sapeva cosa avrebbe fatto, perché risentiva fortemente della giornata appena trascorsa. Ad un certo punto, alla nostra destra, ci appare una piccola oasi verde, decidiamo di accostare per aspettare Rossana e Luca; nel frattempo cerchiamo di capire dove siamo visto che l'area verde è ben attrezzata per ricevere gente. Ecco che trovo un cartello, ci troviamo alle fonti del fiume Clitunno, c'è pure l'indicazione che Giosuè Carducci ha trovato ispirazione, da questo luogo, per scrivere un’Ode (ma in fatto di poesia io sono terribilmente ignorante quindi non voglio approfondire l'argomento). I due eroi arrivano, ma..... Rossana dice basta, ha deciso di proseguire per i restanti 60 km che ci mancano, con il suo passo e quindi con Luca ci raggiungerà direttamente ad Otricoli, utilizzando il più possibile il treno. Padre e figlio e i 3 MA, ripartono con destinazione Spoleto. Ci arriviamo dopo qualche peripezia, in quanto abbiamo incontrato lavori stradali e abbiamo dovuto cambiare strada, ma anche Spoleto deve dirsi onorata del nostro arrivo. Giunti all'inizio del centro storico, smontiamo dal sellino e decidiamo di continuare a piedi, sia per i tanti pedoni che circolano e sia per la strada che è fatta solamente di impervie salite. E’ sempre il nostro Massimo che ci fa da cicerone tra le viuzze del centro storico, ci sta portando nella piazza della Cattedrale. Con una curva quasi a 90°, svoltando a sinistra, ci appare in tutta la sua magnificenza, il duomo di Spoleto. E' veramente splendido, e siamo fortunati che un bellissimo sole lo illumina come solo un'opera d'arte merita. Anche se qualcuno di noi lo ha già visto, rimaniamo comunque tutti a guardarlo, quasi immobili, in più, essendo ora di pranzo (sono circa le 13) non c'è quasi nessuno nella piazza e possiamo godercelo in pieno. Scattiamo qualche foto, qualche commento...e poi ci riuniamo per decidere cosa fare. Sono due le opzioni: mangiare subito e ripartire o ripartire e fermarsi a rifocillarsi dopo aver scollinato il passo Somma. Optiamo per la prima soluzione dato che, in prossimità della cattedrale, un cartellone invitante c’informa che per la cifra di € 11 sono a disposizione, un piatto di tagliolini al pomodoro e salumi. Il sole ci permette di sederci all'esterno del locale, cosa che gradiamo molto anche perché ci permette di poter lasciare i bagagli sulle bici. Arrivano bruschette e salumi (chiaramente acqua e vino, che nelle nostre diete d’atleti non manca mai) e successivamente la pasta. Quest'ultima è servita su un piatto con relativo coperchio (quasi conico). La cosa mi ha un po' meravigliato, dentro di me ho pensato che forse io non sono abituato a frequentare certi locali più “in”, e invece...........tolto il coperchio......il motivo è risultato evidente. Non mi era mai successo prima, ma ci hanno portato i tagliolini fra loro arrotolati a ricordare un covone di paglia......l'ennesima chicca che mi renderà indimenticabile questo viaggio. 26
Finito il caffé partiamo, destinazione Narni; usciamo da Spoleto e c’immettiamo nuovamente sulla Flaminia. Ora la strada diventa a 4 corsie; è larga e asfaltata di recente, il manto stradale è ottimo, l'unico pericolo ci viene dal traffico, un po' sostenuto, ma al momento accettabile. Dopo qualche km la strada mi ricorda che Ferrara è molto lontana, la pedalata si fa più pesante iniziano continui saliscendi, al momento pedalabili. Ad un certo punto accostiamo sulla destra, per chiedere informazioni; Massimo ci aveva anticipato durante il pranzo che ad un certo punto saremmo dovuti uscire dalla Flaminia, per evitare una galleria, che, se anche corta, per un ciclista è sempre pericolosa, il problema era, quale alternativa scegliere, anche perché le soluzioni prevedevano la scalata della Somma dal versante più duro. Questi ternani, a cui chiediamo informazioni, sono molto simpatici, c’incitano a proseguire sulla Flaminia visto che la galleria c'è, ma, sostengono, cortissima e le alternative prevederebbero un allungamento notevole del percorso. Massimo nicchia, a questa soluzione, ma visto che tutti i restanti eroi sono per proseguire su questa strada, sfidando anche la galleria, accetta e continuiamo. Eh si! Ferrara è sempre più lontana....devo cominciare a smanettare sul mio Shimano...abbiamo iniziato la Somma e comincia a farsi sentire bene ....passano i minuti, la strada sale, è una salita continua, è vero che non c'è uno strappo durissimo ma non ti da un attimo di tregua.... I soliti due aumentano le frequenze delle pedalate, prima Papyale e poi Massimo allungano...sono di certo più di venti minuti che la strada sale di continuo, con i tornanti li ho persi di vista, ma....... ma........do un'occhiata indietro e non credo ai miei occhi....Marcello e Marino non sono alla mia ruota...anche se di poco ma li ho staccati...........non sarà un pensiero da amico, ma devo dire che dentro di me ho provato una certa soddisfazione...nei primi giorni ero sempre l'ultimo del quintetto, mentre ora non più.........ma non devo mollare la presa.... -DAI ALE ..DAI DAI DAI ....... Mi vengono in mente le parole di un cicloturista ferrarese che una volta, durante un raduno a Ferrara, mi disse: −
TAT PO ZTACAR SOL DOP AVER LASA' AL SEGN DI DENT IN TAL MANUBRI
Che tradotto, significa: −
Ti puoi staccare dal gruppo solo dopo che hai anche lasciato il segno dei denti sul tuo manubrio.
Ricorrendo a tutta la grinta possibile continuo a pedalare guardando solo la strada (che nel frattempo non ha mai, e dico mai, smesso di salire). All’orizzonte, scorgo i due caschetti di Massimo e papà ..sono all'imboccatura della galleria e ci stanno aspettando. Arrivo io, poi Marcello e quindi Marino....guardiamo indietro, non arrivano autoveicoli e quindi a tutta velocità attraversiamo la galleria (che in effetti risulterà molto breve). Che gioia!!!!!!!!!!!!! Davanti ci aspetta la discesa...la iniziamo. 27
E' bellissima....e ci voleva proprio dopo tutta quella fatica....la pendenza si fa sentire ancora, ma questa volta è veramente uno spasso....la bici comincia a prendere velocità.........i pedali girano a vuoto....non so quanto facciamo (il contachilometri dal primo giorno non è più partito) ma di certo la velocità è veramente elevata.........le curve sono poche e in ogni caso sempre larghe, anche qui il manto stradale è ottimo, la strada per la maggior parte è dritta.. Io e Massimo siamo quelli che azzardano di più, o, se vogliamo tirarcela un po', diciamo che siamo quelli che pennellano meglio le curve in discesa e quindi prendono un leggero vantaggio.......incrociamo un paio di ciclisti, e mi viene da sorridere vedendo le loro facce raffiguranti fatica, solo tanta fatica...... In lontananza appare un cartello, è quello che indica la frazione di San Carlo, siamo arrivati, dobbiamo svoltare a sinistra; da qui entreremo in Terni. Ci ricompattiamo per entrare nella città; ora dobbiamo andare un po' a “naso”, bisogna trovare le indicazioni per Narni, la città del Gattamelata, e dopo Otricoli. Dopo aver attraversato un dedalo di vie, oltre ad una sosta in un bar per rifornirci d’acqua, immettendoci in una rotonda, troviamo l'indicazione Narni. Usciamo dalla città, attraversando una lunga strada completamente dritta; nella prima parte siamo fiancheggiati da capannoni industriali, poi lentamente c’immergiamo nel verde. In testa al gruppetto ci alterniamo io e Massimo, con mio padre sempre a chiudere il gruppo; Terni è ormai alle spalle e all'orizzonte l'Appennino si fa sempre più minaccioso........con una Rocca che si avvicina sempre più.....è la Rocca di Narni. Riprendo le indicazioni del programma di Massimo: “Martedì 7 aprile - Nocera Umbra -Otricoli Km 102, salita per Narni (6% 4Km) forti discese nel finale.” Ora invece vi racconto la realtà. Non discuto per i 4 Km, (contachilometri sempre fuori uso), ma per quanto riguarda la pendenza, quel 6 % sono certo volesse indicare la pendenza media, non ho mai fatto una salita così lunga e dura..........e ve lo posso provare. Inizio la salita in testa, prendo il mio passo (lento!!), e immediatamente smanetto sul mio shimano..davanti ho già la catena sulla corona centrale e dietro sulla metà.....Papy ci saluta e se ne va, anche abbastanza velocemente... Continuo a pedalare e a stare concentrato sulla strada, guardo l'asfalto...non vorrei che quella maledetta rocca che si trova ancora tanto in alto mi demoralizzasse......anche Massimo mi supera, mentre io ho nuovamente alleggerito il cambio...davanti, per la prima volta da quando ho questa bici, la catena è sulla corona più piccola, ma anche dietro di me sento “smanettare”, se è Marcello o Marino o entrambi non so...in questo momento le energie sono solo per la salita La strada (sempre rigorosamente in salita) comincia ad avere dei tornanti.....cerco così di prendere la curva il più larga possibile per tirare un po' il fiato (sì perché queste maledette montagne, saranno corte, ma non hanno un attimo di falsopiano), ora sposto la catena anche dietro...vado sempre più d’agilità....pedalo...pedalo.......pedalo......l'unica cosa positiva di pedalare in montagna è che t’isoli 28
da tutto, non hai il tempo o meglio, le energie, per pensare ad altro......... Davanti non vedo più nessuno dei miei, dietro di me non sento una foglia.........alla mia destra cominciano ad apparire cartelli che indicano il centro di Narni....m’incito da solo.....ho un solo ritornello in testa: -DAI ALE...DAI ALE.......DAI ALE...........DAIIIIIIIIIIIIIIIIII Ecco finalmente davanti a me la porta di Narni, c'è l'ho fatta anche stavolta, GRANDE ALE!!!!! Ormai ho gli ultimi 50 metri, sotto la porta vedo mio padre che mi aspetta........ Dico la verità, alle volte, come questa, mi chiedo come faccia a 70 anni ad andare così forte.....chissà, forse è migliorato con gli anni....speriamo sia così, almeno ho un'ottima prospettiva. Mi fermo, quando raggiungo papà, scendo dalla bici perché voglio fotografare la porta, e così facendo mi accorgo anche che non ho nessuno immediatamente alle spalle.......la cosa mi carica ancora di più e mi fa sentire meno la fatica...........Marcello sta arrivando ora, e lo immortalo con la mia Minolta..........Marino è più indietro. Risaliamo in bici, entriamo nel centro storico di Narni, e seguiamo le indicazioni per Otricoli. Una seconda freccia indica 10 km ad Otricoli. Comeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee??????????????? Il programma parlava di una tappa di 102 km, a Narni abbiamo già toccato i 100, quindi altri 10 da fare, speriamo solo siano tranquilli. Massimo è leggermente avanti a noi, poi Papy, io e Marcello e credo Marino.... Affianchiamo un vigile urbano del luogo, papà rallenta e gli chiede com’è la strada per Otricoli, il tizio ci rassicura che vi è ancora una salita e poi tutto falsopiano...non rimane che sperare sia così visto che certamente il metro di giudizio delle strade non sarà come il nostro...........ed infatti....... Leggera discesa, una salitella, poi falsopiano..........un ciclista del luogo si accoda a noi, aspetto solo le fatidiche domande........che infatti arrivano: − − −
DA DOVE VENITE? E DOVE STATE ANDANDO? Siamo di Ferrara, siamo partiti sabato e stasera ci fermiamo ad Otricoli e domani saremo a Roma. FERRARA? CI SONO STATO, HO FATTO LA DESTRA PO La facciamo spesso anche noi, è veramente bella farla in bicicletta.
E poi per tirarci su di morale: −
−
OGGI SONO USCITO IN MOUNTAIN BIKE ANZICHE' CON QUELLA DA CORSA, POI MI SONO PENTITO PERCHE' E' PESANTE COME BICI, MA CHISSA' VOI CHE FATICA FATE PORTANDO ANCHE I BAGAGLI. Tanta fatica.
Poi, per finire, quando gli chiedo com’è la strada per Otricoli mi dice candidamente: −
FARAI ANCORA 500 MT POI E' PRATICAMENTE TUTTA SALITA FINO IN CENTRO AL 29
PAESE In quel momento ho capito che i vigili urbani di Narni non mi saranno mai più simpatici!!! Ecco la nostra cara amica salita............riprendo a smanettare sul mio caro Shimano, almeno ora posso dire di avere un gran cambio..l'ho proprio usato; Massimo se n'è andato, papà invece lo sento dietro di me.....io vado avanti con il mio passo altrimenti chi ci arriva in cima??? Non so quanto tempo è trascorso da quando abbiamo iniziato la salita, ma mio padre mi affianca e mi dice: −
−
TORNO INDIETRO, VADO A VEDERE DOVE SONO MARCELLO E MARINO, E' UN PO' CHE SI SONO STACCATI, NON VORREI AVESSERO AVUTO QUALCHE PROBLEMA MECCANICO. Ok papà, io tiro dritto, ci vediamo in paese.
Pedalo guardando solo l'asfalto sotto di me e stringo i denti.........la salita è dura, è veramente dura, e poi, anche se in questa tappa non ne ho molto parlato, le fitte al ginocchio sono continuate e il mio caro fondoschiena non ha perso un attimo per farsi sentire. Arrivo ad un bivio, prendo la strada a sinistra, ogni tanto mi volto indietro e non vedendo nessuno mi carico un po'...anzi ..un bel po'........ Sono arrivato, oltrepasso il cartello con l'indicazione di Otricoli, ora che fare????? Vado avanti lentamente, ecco che Massimo lo vedo, è fermo a parlare con un otricolano od otricolese o...insomma con uno del luogo, così proseguo verso di lui. Massimo mi chiede degli altri, con una punta d’orgoglio gli dico che sono riuscito a stare alla ruota di mio padre mentre Marcello e Marino si erano staccati, così dopo qualche km papà ha deciso di tornare indietro per verificare che non fosse successo qualcosa. L'albergo è a 100 metri da dove siamo ora, così ci dirigiamo verso l'hotel Umbria di Otricoli, e mentre ne stiamo varcando l'entrata, ecco che arriva Papà con gli altri due....se a Nocera Umbra io avevo toccato il fondo, oggi ho passato questo brutto testimone a Marcello e Marino.........ma specialmente quest'ultimo, lo vedo proprio cotto. Otricoli, prima d'ora non avevo mai sentito questo nome, non sapevo dell'esistenza di questo paese..... il centro storico è su un cucuzzolo dell'appennino, ma qui c'è il più bell'albergo del nostro viaggio; è nuovo, bellissimo, è un giusto connubio tra il moderno e l'antico, infatti, sorge dalla ristrutturazione di un vecchio convento. Ora solito rituale serale, depositiamo le bici in un garage, smontiamo le borse, e poi prendiamo le chiavi delle nostre stanze. Io e papà saliamo, idem Massimo e Marcello, Marino invece, si fa portare una bottiglia d'acqua e si siede in una poltrona della reception e salutandoci c’informa che salirà solo dopo averla vuotata. La camera è spaziosa, tutto è nuovo e anche l’arredo è molto recente, ma specialmente il bagno è all’italiana, mai avrei pensato in questo paesino di trovare una struttura di così alto livello. Una volta scesi, lasciamo i documenti ed il titolare ci avvisa che due dei nostri (Massimo e 30
Marcello), sono giù usciti a fare due passi e ci indica la strada che ha suggerito anche a loro, quella che porta nella parte più antica del paese. Le prime case che incontriamo non dicono nulla, sono certamente degli anni ’70, case anonime, e così velocemente passiamo oltre; di effetto è il panorama sottostante, (scoprirò in seguito che ci troviamo a 210 mt sul livello del mare) è la piana del Tevere. Dall’hotel, percorsi circa 200 mt, giriamo a destra, ecco la zona medioevale del paese, dove si trova anche il Municipio, è una zona molto piccola, ma molto caratteristica, attraversiamo un imponente porticato, tutto è silenzioso, e dopo qualche metro, nel piazzale della chiesa, troviamo Massimo e Marcello e con loro procediamo la visita. Dato che siamo un pelo disidratati dalla fatica fatta, al primo bar ci fermiamo…….oggi ci concediamo un aperitivo, anche perché Massimo si era già informato per la cena, scoprendo che il martedì è il giorno di chiusura della cucina all’albergo, quindi bisogna aspettare ancora un po’ prima di poterci sedere in un qualche ristorante. 4 belle birre ghiacciate arrivano al nostro tavolino, ci facciamo aggiungere una bella focaccia bianca (tagliata a fettine) che sola soletta era rimasta sul bancone del bar e accompagniamo il tutto con le risate per le barzellette che Massimo racconta. Oggi è veramente una bella giornata, sulle rampe ho tenuto alla grande, il sole ci ha accompagnato tutto il giorno e poi ROMA, si avvicina. Ora cerchiamo un tabaccaio, dobbiamo comprare una cartolina di Otricoli; non vi ho detto prima che il nostro capomandria ha una splendida incombenza tutti i giorni, spedire alla Biblioteca Bassani di Ferrara (biblioteca con una sezione interamente dedicata alla bicicletta) una cartolina dai luoghi oggetto del nostro pernottamento durante il viaggio, con un resoconto telegrafico. Abbiamo davanti a noi un piccolo negozio, piuttosto buio, ma con l’inconfondibile “T” all’esterno, quindi entriamo. Ne usciamo con due scoperte, la prima è che i francobolli si acquistano solo all’ufficio postale e la seconda (guardando le cartoline esposte), che Otricoli è una zona ricchissima di reperti Romani con un’ampia zona archeologica, chi lo avrebbe mai detto!!!! Finalmente arriva pure Marino, assieme proseguiamo la passeggiata e proviamo a contattare Rossana e Luca…è un po’ che non li sentiamo……………fra cambi di treni e peripezie varie, ci confermano solo che arriveranno pure loro, ma l’ora non è certa. L’orologio indica le 19:30, così decidiamo di entrare nel ristorane pizzeria che ci aveva indicato il titolare dell’albergo. Al momento altri avventori non c’è ne sono, chiediamo un tavolo grande, anticipando l’arrivo più tardi del duo. Il posto è carino, insomma le sensazioni sono per un’ottima cena. Ordiniamo bruschette per tutti e poi chi pizza chi un bel primo…………acqua e vino………..nell’attesa parliamo dei 110 km fatti in giornata, delle “cotte” prese, poi c’è un attimo di silenzio……..ancora il terremoto, una scossa piuttosto forte, almeno per noi, visto che i gestori appaiono più tranquilli……..qualche attimo serve per rompere il ghiaccio, poi riprendiamo a parlare, Marino si alza incuriosito dalla piccola enoteca vicino al nostro tavolo e……..una delle bottiglie vola per terra, fortunatamente ancora non c’è praticamente nessuno e il danno si limita al pavimento bagnato (arriveranno comunque subito ad asciugare tutto) . Forse la forza che non ha avuto oggi sulle salite gli è rimasta dentro, perché una volta seduto, ecco che tra le mani si spezza il calice che aveva appena vuotato………chiaramente la nostra reazione è 31
solo di tante risate. Arriva poi il cibo, che spazzoliamo con avidità e sommo piacere. Alle 21:40 circa, ecco finalmente apparire il duo Rossana/Luca…pure loro piuttosto stanchi; questa volta la soluzione bici + treno non ha dato i frutti sperati; le stazioni ferroviarie non erano in posizioni congeniali al tragitto da fare, alla fine, hanno percorso quasi i nostri stessi km, 90, e hanno così deciso che questa sarebbe stata per loro, l’ultima tappa. Dopo il caffé, rientro all’hotel, ci accoglie sulla porta il titolare (il suo turno termina alle 24.00), che si sta godendo la temperatura esterna, veramente ottima…il tizio ha voglia di parlare, Massimo e Marcello, Luca e Rossana, hanno voglia di dormire, io e mio padre abbiamo voglia di vivere il più intensamente possibile questi giorni, ormai gli ultimi del viaggio, così restiamo a parlare con lui e Marino coglie l’occasione di fumarsi un sigaro prima di dormire. Ci porge un opuscolo della cittadina, Otricoli, Ocriculum durante il periodo romano, e comincia a raccontarci che questo paese, misterioso per tutti noi, è invece ricco di storia, ci descrive l’anfiteatro romano, le terme, un tratto basolato di Via Flaminia e altri resti che si trovano tutti in un’area di circa 36 ettari a pochi passi da lì….passa poi a parlarci del suo albergo e ci porta in giro per la struttura, mostrandoci come dai resti di un antico convento si è arrivati al risultato odierno. Vediamo tra le altre cose il giardino, alcune navate, ma la cosa più suggestiva è certamente il pozzo per la raccolta dell’acqua piovana, coperto da una pavimentazione in vetro, situato nella sala pranzo/cena. Poi un occhio all’orologio, sono passate da poco le 23.00, quindi meglio andare a letto, domani un’altra tappa lunga e dura ci aspetta. Mezz’ora dopo, spegnendo la luce della camera, noi già stesi nel letto, si chiude una giornata da incorniciare.
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08/04/09 – Mercoledì – V° Tappa Otricoli - Roma, Km previsti 80 Il giorno 8 aprile si apre con due fatti sorprendenti, il primo: apro gli occhi e sono le 6.20…l’aria d’Otricoli? La stanchezza? La gioia del viaggio che mi sta rilassando sempre più?...Chissà, ma per la prima volta dall’inizio di quest’avventura, la mia sveglia mentale ha superato le ore 6:00. Il secondo fatto è la nebbia. Apriamo la finestra e tutto attorno è offuscato dalla nebbia, sembra veramente un’atmosfera padana e non certo romana, forse qualcuno o qualcosa vuole ricordarmi che ormai il viaggio è agli sgoccioli, ci siamo quasi…Roma è a soli 80 km da qui. Questa mattina sono veramente combattuto al mio interno, la voglia di arrivare, di poter dire “ci sono riuscito”, ma la consapevolezza che questo sogno volge al termine, l’impresa sta finendo. Papà va in bagno e riprendiamo i nostri soliti gesti mattutini, sì “sbaracca” per il quinto giorno di fila. Scendiamo e colazione. Ci accomodiamo in una piccola saletta, una signora ci porta caffé (per me) e cappuccino (papà) e alla spicciolata arrivano tutti (tranne Luca...chiaramente)….la colazione è a base di dolci, paste, nutella, marmellate…le solite cose, le ricche tavole mattutine, con dolce e salato, sulla costa adriatica sono un lontano ricordo. Saldiamo il conto, salutiamo il boss dell’albergo (il primo che si è veramente congratulato con noi per la nostra impresa) e anche Rossana che, ferma sulla decisione della sera precedente, oggi ritornerà nella nostra città; mentre stiamo varcando il cancello dell’hotel, ecco Luca, che appare dalla finestra della sua stanza e a larghe sbracciate ci dà l’arrivederci a Ferrara. Alle 8.45, i cinque superstiti iniziano la loro ultima fatica. Se non fosse per la nebbia che ci avvolge completamente, l’inizio sarebbe magnifico….dopo qualche centinaio di metri dall’albergo, la strada comincia a scendere, la discesa è pedalabile e piuttosto lunga; una volta finita, il nostro Max si pone davanti e comincia a mulinare sulle pedivelle tenendo un’andatura sostenuta. Lungo questa prima parte di percorso, non c’è molto da ricordare, anche perché la nebbia non accenna a salire e quindi la visuale è molto ridotta, ma finalmente, alle 9:54, un cartello ci annuncia che abbiamo lasciato la provincia di Terni e stiamo entrando in quella romana. Entrando nella campagna laziale, anche il sole decide di accoglierci; la nebbia è ormai un ricordo, ma la strada torna ad essere ondulata, fortunatamente le colline romane sono più dolci che quelle umbre, non che non si facciamo sentire, SIA CHIARO! Ma almeno non sono così improvvise e secche come in Umbria. Quando la strada sale, Papy risale dalla posizione d’ultimo uomo e si pone in testa, e come sempre in salita il gruppo si spezza; mi meraviglio che riesco a starci accodato, anche questa è una bellissima sensazione e soddisfazione che terrò sempre dentro di me. Noi cinque siamo come un elastico, ci allunghiamo e ci ricompattiamo ogni qualvolta la strada sale e scende, Papà con al mozzo me, mentre a qualche centinaio di metri di distanza, Massimo traina Marino e Marcello. 33
Al primo bar che troviamo aperto, sostiamo, caffé (che, meravigliati, lo troviamo ad un prezzo di € 0,70), il pieno di borraccia e via nuovamente per Roma. All’attraversamento di Rignano Flaminio, Massimo rallenta, sembra stia cercando qualcuno o qualcosa, poi (messa la bici sul cavalletto) entra in una tabaccheria….all’uscita c’informa che ha avuto conferma dei suoi ricordi…a pochi metri troveremo i resti della vera Via Flaminia…quella costruita dai ROMANI!!!!!! 100, 200, 300 metri e alla nostra sinistra, i primi “pietroni”, è LEI la vera VIA FLAMINIA, felici per la scoperta, sterziamo e con una sorta di rispetto per gli oltre 2000 anni che questo basolato ha, la percorriamo per qualche metro, fermiamo le bici e con le nostre macchine fotografiche c’immortaliamo su questo pezzo di storia. E’ soddisfazione pura, vera, viva…a parte Massimo, nostra mitica guida e gran cicloviaggiatore, con alle spalle già altre iniziative ricche di successi, per noi quattro questa è la prima vera grande impresa, che possiamo già definire vittoriosa e splendida. Le foto non si contano, ma non siamo ancora arrivati e quindi riprendiamo i nostri mezzi con destinazione Girardi, la piccola località dove il cugino acquisito di Massimo, Amedeo (romano dei colli romani), ha stabilito di incontrarci per poi condurci all’interno della città eterna (senza un aiuto locale è in pratica impossibile entrare in bicicletta a Roma). I saliscendi continuano, il traffico comincia ad essere presente, ma il sole è un ottimo compagno e ……Roma è sempre più vicina. Poi la strada ha un’impennata improvvisa (la prima e unica della giornata), il tintinnio delle catene che cambiano corone è immediato, ma questa volta chiedo troppo al mio cambio, in un attimo mi trovo in salita e cambio troppe volte e l’ultima, con la catena troppo “tirata”, questa cade e non mi muovo di una virgola. Gli altri continuano la salita, ma non mi perdo d’animo, accosto, appoggio la mia Bottecchia ad una recinzione e guardo…non ho tempo da perdere, comincio ad armeggiare con le mani nude e la catena, dopo qualche minuto è tutto ok…GRANDE ALEEEEE, risalgo sul sellino, mentre papà (avvertito da Marino della mia sosta forzata) è tornato per vedere cosa è successo al suo “bambino”…qualche pedalata ancora e sono in cima…….e poi discesaaaaaaaaaaaaaaa. Ore 12:00, eccoci a Girardi. L’appuntamento è per le 14.30, quindi ora obiettivo pranzo. Un’insegna non può passare inosservata…….Su fondo giallo e caratteri rossi, ci troviamo davanti alla TAVERNA DEI ROMANI, entriamo. Oltre che di una trattoria, deve trattarsi anche di un “covo” di romanisti, la parete è tappezzata di poster, foto, gagliardetti della “magica” (soprannome della Roma, la prima squadra di calcio della città), poi cappellini, pagine di giornali, il gestore deve poi essere un nostalgico, perché la maggior parte delle immagini immortalano la Roma con la squadra del secondo scudetto, anni 1982/83, quella dei vari Falcao, Pruzzo, Bruno Conti e via dicendo. Una volta seduti, che possiamo ordinare????? ‘A CARBONARA………….. la prima vera carbonara romana c’è la pappiamo qua, per la precisione trattasi di un bel piatto di TONNARELLI ALLA CARBONARA. 34
A tavola il tempo scorre velocemente, sono le 14:00. Stanchi di rimanere seduti, decidiamo di ripartire e d’iniziare la Via Tiburtina accorciando i tempi dell’incontro con il famoso Amedeo, previsto per le 14:30. Rigorosamente in fila indiana, ripercorriamo in senso opposto la strada fatta nella mattinata, entriamo in una rotonda e svoltiamo a sinistra, Via Tiburtina. La strada è in buono stato, ma l’attenzione è massima perché il traffico è da bollino rosso. Ai lati solo campagna, tanto verde e qualche rudere, di alberi quasi nulla; tutto questo paesaggio ci accompagna in maniera monotona per più km. Questa monotonia viene spezzata ogni tanto dalla presenza di qualche signorina, alle volte sole altre in gruppetti, e tranne un paio, tutte “abbronzate” che chiedono compagnia. Al cartello del Km 1 della Tiburtina, ci fermiamo; è un via vai continuo di auto, camion, furgoni, moto…di tutti i mezzi possibili, tranne biciclette, del cugino nemmeno l’ombra (i presentimenti di Massimo sono confermati…..non ha mai creduto alla puntualità del parente), cellulare alla mano, cerchiamo di contattarlo. Il buon Amedeo è ancora nel pieno centro di Roma, quindi ci chiede di aspettarlo dove siamo. Passano i minuti, stanchi dell’attesa ripartiamo, tanto la strada è completamente dritta quindi se arriva non lo perdiamo. Arriviamo ad un incrocio e qui è d’obbligo fermasi, accostiamo sul marciapiede, nessuno di noi sa di preciso dove siamo, ora telefonata ad Amedeo, comunichiamo le nuove coordinate per l’incontro. Per la prima volta dalla partenza, Massimo ha la possibilità e la soddisfazione di estrarre dal suo zaino la nostra bandiera, la bandiera gialla della F.I.A.B. (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), che inizia a sventolare rendendoci ancora più visibili ai passanti. Dopo circa mezz’ora, all’orizzonte spuntano tre soggetti in tenuta cicloturistica, che in un battibaleno sono davanti a noi. Portano delle sgargianti maglie giallo/verdi, sono membri del G.S. AMICI DEL PEDALE DI ROCCA PRIORA, sono Amedeo e due amici. Dopo i saluti di rito e risate varie, riparte l’impresa, perché arrivare dove vogliamo noi, in bicicletta, PIAZZA DEL POPOLO, ci dicono che non è impresa facile, ma in un modo o nell’altro ci faranno arrivare. Mai affermazione fu più azzeccata, i “tre furetti” romani si piazzano davanti, con l’unico avvertimento di rimanere attaccati a loro. Alzano l’andatura e dopo un primo errore ci fanno imboccare un cavalcavia che ci porta in una strada a quattro corsie, di certo a percorrenza veloce (visto l’andatura dei veicoli), a me verrebbe da pensare che si tratti di una tangenziale, ma non oso crederci, comunque i tre, spinti da una carica micidiale cominciano a mulinare sui pedali a velocità molto sostenuta, il gruppo è chiuso da Massimo con la bandiera ben visibile che sventola alla grande…in pochi minuti attraversiamo, urlando e ridendo, 3 gallerie, ad un paio di semafori, con ben visibile il colore rosso, ci incitano a proseguire; in alcuni punti ben congestionati dal traffico passiamo tra le auto come in un labirinto, e non manca nemmeno il passaggio in contromano, in un paio di vie, sarà pericoloso tutto questo, ma è davvero divertentissimo, quei tre poi, sono una bellissima macchietta. 35
Siamo dentro Roma, il traffico ne è la prova. Ad un certo punto Massimo e Marcello mi dicono:
ALE GUARDA A DESTRA, E’ IL FORO ITALICO (loro a Roma sono quasi di casa);
volto lo sguardo e……………………………… resto estasiato, immediatamente non dico nulla, guardo solo, quelle splendide statue, bianche, enormi, sono uno spettacolo unico, ma devo riprendere immediatamente a pedalare, i tre furetti non si fermano davanti a nulla. Tra un “VAI DE QUA” “VAI DE LA'” ci fanno entrare in una zona pedonale e da qui, attraverso un varco, ci troviamo una splendida piazza e Massimo: RAGAZZI SIAMO ARRIVATI, SIAMO IN PIAZZA DEL POPOLO (punto di partenza della Via Flaminia, e delle altre, consolari, ai tempi dei Romani). . Immediatamente ognuno di noi estrae la propria macchina fotografica e gli scatti cominciano a susseguirsi; in un paio di questi io e Massimo ci facciamo immortalare con una fiammante T-Shirt rossa con al centro la scritta “FERRARA TERRA E ACQUA”. −
Da Piazza del Popolo, i tre anfitrioni romani, incuranti della marea umana che ci avvolge sempre più, ci guidano per Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Via del Corso, Via Condotti fino a giungere alla Stazione Termini, dove ci salutiamo con l'augurio di rivederci la prossima volta a Ferrara. Ora dobbiamo trovare Via Milazzo, di cui sappiamo solo che è nei pressi della Termini; l'inizio non è dei più incoraggianti, i primi passanti a cui chiediamo notizie non la conoscono; poi un rivenditore di giornali ci dà la dritta giusta, svoltiamo a destra poi al secondo incrocio nuovamente a destra ed eccoci nella via ............. il civico 23 è a due passi. Rimaniamo sorpresi in quanto ci appare un portone anonimo, abituati alle insegne più o meno sfarzose, ma sempre evidenti degli hotel o B&B delle nostre parti (e anche delle zone che abbiamo appena attraversato), abbiamo un attimo si smarrimento, ma, come sempre, la nostra guida (Massimo) prende in mano la situazione e si avvicina ai campanelli dello stabile. Ad una rapida occhiata troviamo l'indicazione di 3 B&B, ma fortunatamente tra i nomi c'è pure l'Evergreenrome, il nostro. Ai nostri squilli nessuno risponde e lo smarrimento continua, ma poi la fortuna ci viene incontro; un tipo, arrivato alla porta per altri motivi, riconoscendoci per il nostro abbigliamento e per i nostri mezzi di locomozione, c'informa che è il titolare del B&B e che chiamerà qualcuno per le camere. Quest'informazione ci rassicura da una parte (il posto esiste e la caparra che abbiamo pagato a mezzo bonifico il mese precedente non è andata persa), ma qualche timore rimane, non riusciamo ancora a capire come funziona...insegne non esistono, nella struttura non c'è nessuno...mah! Ecco apparire una signora orientale (che poi scoprirò essere filippina) che ci fa entrare. La prima domanda che le facciamo è la stessa che poniamo da 4 giorni: −
LE BICICLETTE DOVE LE METTIAMO?
L'unica soluzione che ci dà una qualche tranquillità è la nostra stessa camera, quindi bici in spalla (l'ascensore c'è ma è troppo piccolo) e saliamo (il B&B si trova “comodamente” al 4° piano). 36
Entrando, cominciano ad essermi chiari i dubbi iniziali. Ci troviamo in un normalissimo appartamento, (alla porta c'è una targhetta, B&B EVERGREENROME”) dove nella piccola entrata c'è un banco con sedia (incustodito) che funge da reception (dove la signora si accomoderà il tempo necessario per ricevere i nostri documenti e darci le chiavi della stanza, porta appartamento e portone sulla strada per poi scomparire), ogni stanza (qui sono quattro) è stata poi dotata di bagno; in pratica gli hotel della zona della stazione (probabilmente anche in altre parti della città) hanno sparsi nelle vie limitrofe, degli appartamenti che hanno adattato a B&B, chi lavora alla reception dell'albergo, all'arrivo degli ospiti del B&B, lascia la propria postazione per lo stretto necessario per il disbrigo delle pratiche. Con un italiano “maccheronico” la tipa ci dà la chiave di una doppia, io e papà, e di una tripla, ci informa dell'hotel dove la possiamo trovare se abbiamo delle necessità e ci fornisce il buono colazione; nella struttura, avendo sfruttato ogni spazio possibile, la cucina non esiste, e per ovviare, con il buono ci si reca ad un bar della zona, convenzionato. Entrando nella nostra stanza, bisogna dare atto all'architetto che l'ha arredata, delle sue capacità, è piccola, con un unico letto matrimoniale, ma sfruttando tutti i centimetri possibili, ha tutto, l'unico spazio libero (poco) è quello attorno al letto (tre lati, visto che la testiera è a muro), però, per la nostra tranquillità abbiamo le biciclette, ora, come metterle????? Da buon figlio, che vuole bene al suo papà, inserisco la mia mountain-bike tra la parete e il letto (sarà la parte dove dormirò io e per la quale devo letteralmente saltare nel letto per coricarmi),la Bianchi del babbo la mettiamo in fondo al nostro giaciglio, così rimane libera unicamente la zona tra letto, bagno e porta di uscita. Solita controllata ai pezzi presenti in bagno (anche qui tutto all'italiana) e quindi aperture dei bagagli e poi doccia. Dopo circa 45 minuti tutti assieme scendiamo, destinazione, stazione Termini. Marino non ha seguito il consiglio di Massimo (fare biglietto del ritorno a Ferrara) e deve acquistarlo, e mentre lui si accoda in una delle tante file della biglietteria, noi girovaghiamo all'interno tra i negozi ed in particolar modo nella libreria. Non mi rendo ancora conto di essere a Roma, la città eterna, la città dove è nata la storia, dove, come dice un mio carissimo amico, tutto ti appare grande, tutto è grande ..spero arrivi presto giovedì per vedere qualcosa che solo la televisione o i libri mi hanno in parte raccontato fino ad oggi; ma sono contento, molto contento, soddisfatto, felice di essere arrivato, felice di avere superato una dura prova per arrivarci. Con il biglietto mancante in tasca ci incamminiamo alla ricerca di un locale che ispiri fiducia per la cena; a passo svelto attraversiamo una lunghissima fila di taxi, una piazza imponente (PIAZZA ESEDRA), e ci immettiamo in una lunghissima via in mezzo a tanta folla e ad una miriade di luci (VIA NAZIONALE).. Individuata la trattoria, entriamo, in pochi minuti ordiniamo, e nell'attesa cominciamo a fare i primi riassunti della giornata e della nostra impresa, una cosa ci accomuna, C'E' L'ABBIAMO FATTA. Il locale è piuttosto affollato, ma un piccolo esercito di camerieri (dai lineamenti di questi direi, che almeno tre diversi continenti sono rappresentati) lavora senza sosta, arrivano vino e acqua e quindi la pasta, la pizza e chiudiamo il tutto con il caffé. Da buoni atleti, prima del meritato riposo ci concediamo una passeggiata. 37
Riprendiamo Via Nazionale. Da tutti escono parole di soddisfazione per quanto abbiamo fatto, si scherza, ci si prende in giro per le “cotte” subite, ma specialmente si ride tanto, la fortuna di questo viaggio è stata di certo la sintonia che tra noi cinque si è creata, c'è sempre stato accordo sull'andatura del viaggio, sulle soste da effettuare e sul dove farle e non ultimo, sugli orari da rispettare, anche per questo arrivare a Roma è stato un piccolo trionfo per tutti. Massimo ci porta fino al Palazzo delle Esposizioni, poi suggerisce di tornare all'ovile. Durante il tragitto di ritorno, riassaporo dopo tanto tempo il piacere di passeggiare con papà a fianco, é grande il mio papy, agli altri lo ha dimostrato come atleta, io lo so anche per il resto. Siamo in Piazza dei 500 e qui ci fermiamo qualche secondo ad ammirare quel che resta delle Terme di Diocleziano, quindi Via Milazzo ed eccoci davanti al nostro B&B. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per l'indomani alle ore 8:30. Sono da poco passate le 22:00, la luce della camera è spenta, saluto papà e spero arrivi presto mattino.
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09/04/09 – Giovedì – VI° Giorno - Roma, Visita alla città Eterna Dopo la sveglia eccezionale di mercoledì, dove ero arrivato ad aprire gli occhi addirittura alle 6:20, oggi riprendo le vecchie abitudini, sono le 6:00 quando mi alzo. L'appuntamento con i tre compagni è per le 8,30, ma alle 8 siamo giù tutti e 5 nel corridoio dell'appartamento, ci appropriamo di una cartina di Roma e scendiamo. Con il nostro buono colazione in mano, cerchiamo il “Bar Amici” (che risulterà essere a pochi metri da noi). Entriamo e ci informano che la convenzione prevede una pasta e caffé, le mitiche colazioni degli hotel dei giorni scorsi sono un lontano ricordo. Al tavolino arrivano, 3 caffé, 2 cappuccini e 5 paste, mentre mangiamo Massimo ci illustra il suo programma, che viene promosso a pieni voti. Riprendendo Via Nazionale fino al Palazzo delle Esposizioni, in rapida sequenza ci porta presso:
Quirinale; Fontana di Trevi; Galleria Alberto Sordi; Piazza Colonna; Palazzo Chigi; Montecitorio; Pantheon (dove ho la fortuna di visitarlo proprio durante una leggera pioggia); Palazzo Madama; Piazza Navona; Castel Sant'Angelo; San Pietro.
Qui prendiamo la metropolitana con destinazione Colosseo. Davanti a questo simbolo unico della storia dell'umanità ci concediamo una piccola sosta e ci sediamo presso la distesa estiva di un bar. Diamo un occhio al menù, ma quando notiamo che un cappuccino viene servito alla modica cifra di € 5,90, immediatamente ci rialziamo e proseguiamo. 300 metri più avanti, lo stesso cappuccino costa € 3,00 ....è il nostro bar!!!!!!!!!!!! Il giro riprende, ed ecco:
Arco di Costantino; Fori Imperiali; Altare della Patria; Campidoglio.
E' tutto veramente splendido, unico, bellissimo.........peccato solo non poter far questo giro con le nostre amate biciclette. Dopo la sosta caffé presso il Colosseo, ora ci concediamo la pausa pranzo. Il nostro cicerone, tra un primo e un secondo, cartina alla mano, ci mostra che praticamente le principali bellezze del centro di Roma le abbiamo viste, ora ci propone un pomeriggio di relax, senza una meta particolare. 39
Ritornati presso la Galleria Alberto Sordi, ci dividiamo; Massimo acquista La Repubblica e si isola presso un bar mentre noi quattro usciamo alla ricerca di qualche gadget da portare a Ferrara. Il quartetto dopo una mezz'oretta a sua volta si divide, io e papà da una parte, Marcello e Marino da un'altra, l'acquisto del souvenir diventa più faticoso che una delle nostre tappe in bicicletta. Alle 17:00, felici dei nostri acquisti, io e papà entriamo in galleria e andiamo al bar dove Massimo è ancora immerso tra le pagine del suo quotidiano, arriva poi Marcello ed infine Marino, all'apparenza il più provato dagli acquisti. Lungo la via del ritorno, all'altezza di Piazza di Spagna, qualche goccia di pioggia comincia a far capolino sulle nostre teste, così, avendo ancora a disposizione un biglietto della metro, la prendiamo con destinazione Stazione Termini. Ormai non solo la giornata sta volgendo al termine, ma anche la nostra avventura, la nostra impresa, la gita con mio padre. Rimane ancora la serata che mi riserva un altro momento che ricorderò di questo viaggio. A cena ci spostiamo al quartiere San Lorenzo, la trattoria si chiama “Colli Emiliani”, qui rivedo, dopo vari anni, un mio ex collega di lavoro, Pietro, un simpatico romano con cui ho lavorato negli anni 1998/2000 e con il quale sono sempre rimasto in contatto anche se chiaramente, le occasioni per vederci sono state pochissime (per la cronaca la scelta di quella trattoria è dovuta al fatto che è dei fratelli della moglie). Si banchetta con rigatoni alla matriciana, arrosto, trippa (ma solo per Marcello), scamorza con rughetta (che scoprirò essere la nostra Rucola) e tante patate al forno, quindi vino, dolci, caffé e per ultimo, Francé (il cognato di Pietro) ci porta al tavolo due belle bottiglie, una di grappa e una di amaro. La nostra ultima cena non si fa mancare nulla, ma specialmente è ricca di risate (aiutate anche dal vino presente in abbondanza) e buon umore, la cosa bella che ci ha accompagnato durante tutto il viaggio e durante tutte le nostre fatiche; anche Pietro si è dimostrato (ma questo io già lo sapevo) un ottimo compagno di tavola, non ci fa mancare le sue battute romanesche ed instaura un ottimo rapporto specialmente con mio padre. E’ tutto splendidamente bello, la bicicletta ha creato tutto questo, il bello di questo sport, di questa passione è la capacità di unire le persone nella fatica, che tu sia giovane o vecchio, uomo o donna, ricco o povero, in bicicletta tutti faticano, tutti sono uguali, la bicicletta ti permette di vedere ciò che ti sta accanto e ti lascia il tempo di pensare. Ormai sono passate le 22:00 e decidiamo di alzarci; salutiamo Pietro e ci dirigiamo ai nostri letti, domattina si parte, si torna a casa.
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10/04/09 – Venerdì – VII° Giorno – Si torna a casa Alle 9.05 il nostro treno parte, è puntuale; la prima destinazione è Firenze, poi cambieremo treno (le biciclette possono essere trasportate solo sui regionali), a Prato altro cambio, poi l’ultimo a Bologna, quindi se non ci saranno intoppi l’arrivo a Ferrara è previsto per le 16.30. Sulla via del ritorno qualcuno legge il giornale, altri dormono, l’atmosfera è tranquilla, non c’è più quella baldanzosità dei giorni precedenti, ogni tanto qualche risata fa capolino tra noi ricordando qualche aneddoto dell’impresa, perché noi tutti la definiamo “L’IMPRESA”. Passano le stazioni, la gente scende e sale, Ferrara si avvicina. A Prato abbiamo il tempo di acquistare un panino e una bottiglia d’acqua, il nostro pranzo della giornata. Ci ripromettiamo di vederci presto, vogliamo vedere le foto che tutti noi abbiamo scattato, vogliamo rivivere questi momenti belli, unici, stupendi ed indimenticabili. Papà è stato bello fare tutto questo con te.
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Programma Roma 2009 Tappe 1. Sabato 4 Aprile – Fe – Cervia: Km 115, pianeggiante, strade a bassa percorrenza, tratti in sterrato (pineta) 2. Domenica 5 Aprile – Cervia – Fano: Km 90, una salita (Siligata 4%, Km 2,7), strade a bassa percorrenza o ciclabili tranne ultimo tratto Pesato-Fano (5 Km) 3. Lunedì 6 Aprile – Fano – Nocera Umbra: Km 96, una salita (Scheggia 4%, Km 5) e strappi nel finale; strade a percorrenza bassa/media 4. Martedì 7 Aprile – Nocera Umbra – Otricoli: Km 102, salita per Narni (6% 4 Km) forti discese nel finale, strade a media percorrenza, attraversamenti di Foligno, Spoleto, Terni 5. Mercoledì 8 Aprile – Otricoli – Roma: Km 80, tratto “mosso” con forti, corti dislivelli nella parte centrale, strade a bassa percorrenza tranne il finale. Da Castelnuovo di Porto deviazione sulla via Salaria attraverso il ponte del Grillo. Ingresso a Roma da Villa Borghese – Via del Muro Torto – Piazza del Popolo. Giovedì 9 Aprile visita alla città Eterna Venerdì 10 Aprile ritorno a Ferrara con treni regionali: p. Roma 9.05
a. Firenze 12.47
p. Firenze 13.38 (14.38)
a. Bologna 15.14 (16.25)
p. Bologna 15.56 (16.56)
a. Ferrara 16.28 (17.28)
Partecipanti certi: Alessandro, Luca, Marcello, Marino, Massimo, Sergio In forse: Rossana , Matilde Iscrizioni
CHIUSE
Prenotazioni già effettuate per 6 persone Cervia
Hotel Lungomare 0544 973021 € 78 la doppia + colazione (€ 47 m/p)
Fano
Hotel De la Ville 0721 838000 € 75 la doppia + colazione
Nocera Umbra
Albergo Europa 0742 812676 € 30 a persona con colazione
Otricoli
Albergo Umbria 0744 709021 € 70 la doppia + colazione
Roma
B&B Evergreen 06 44363186 € 75 la doppia con colazione
NB 1) è opportuno che i partecipanti abbiano già alla partenza i biglietti ferroviari per il ritorno visto le code kilometriche alla biglietteria della Stazione Termini.
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Breve storia della Via Flaminia Attorno all'anno 220 a.C. il console Caio Flaminio diede inizio alla costruzione di una via consolare che collegasse Roma con l'Italia settentrionale, unificando e risistemando vari tratti preesistenti nei territori di Veio, Capena e Civita Castellana (Falerii).La strada fu restaurata ed ampliata durante il governo degli imperatori da Augusto a Adriano. Nel Medioevo era adibita a ricollegare Roma con i domini della Chiesa che si trovavano nel Lazio, Umbria, Marche e Romagna. Oggi la Via Flaminia è classificata come strada statale SS 3 nel tratto tra Roma e Fano.
Il percorso La strada iniziava il suo itinerario dalle Mura Serviane assieme alla Via Cassia attraverso la Porta Fontinalis che si trovava nei pressi del Campidoglio poi proseguiva verso Ponte Milvio. Da qui risaliva la valle del Tevere a Civita Castellana (Faleri Veteres), entrava in Umbria a Otricoli (Ocriculum) quindi raggiungeva Narni (Narnia) dove c'erano due ramificazioni. A - secondo la maggioranza degli storici è il percorso più antico (via Flaminia vetus) - piegava verso nord-ovest e passava per Sangemini (Carsulae), Massa Martana (Vicus ad Martis) e attraverso Bevagna (Mevania) raggiungeva San Giovanni Profiamma (Forum Flamini) a nord-est di Foligno (Fulginium), chiamato così dal nome della via Flaminia stessa. B - Un altro ramo (via Flaminia nova) da Narni (Narnia) giungeva a Terni (Interamna) e, attraverso Spoleto (Spoletium) e Foligno (Fulginium), si ricongiungeva, a Forum Flaminii, con il tracciato proveniente da Mevania. Passato Forum Flaminii e attraversato il Ponte Centesimo (così chiamato perché a 100 miglia da Roma), raggiungeva Nocera Umbra (Nuceria Camellaria), Gualdo Tadino (Tadinum), Fossato di Vico (Helvillum), a Scheggia (Ensem) attraversava gli Appennini grazie al Passo della Scheggia (m. 632), alle gole del Burano e alla galleria scavata nella gola del Furlo (anno 76 d.c. dall’imperatore Vespasiano). Discendeva sul versante Adriatico lungo la valle del Metauro passando per Cantiano (Luceolis), Cagli (Vicus Cale), Fossombrone (Forum Sempronii), fino a Fano (Fanum Fortunae). Da qui proseguiva per Pesaro (Pisaurum) e nel 187 a. C. fu prolungata fino a Rimini (Ariminum).
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(Con il colore blu, il tracciato originale della Flaminia, in viola la deviazione della Flaminia nuova)
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DESCRIZIONE TECNICA DEL PERCORSO EFFETTUATO L’itinerario che è stato seguito ha abbracciato 4 diverse regioni, Emilia-Romagna, Marche, Umbria e Lazio, ripercorrendo da Rimini l’antica Via Flaminia. Il risultato della rilevazione ha confermato che questa direttrice è già ora, per gran parte dell’itinerario, adatta alla mobilità ciclabile, perché dotata di specifiche strutture, piste o corsie ciclabili, oppure perché libera dalle correnti di traffico pesante dato che è affiancata da nuove superstrade. L’altimetria indica dislivelli modesti da superare (altitudine massima m.650 circa del passo di Scheggia e del valico della Somma) anche se, nella seconda parte (dopo Cagli), si susseguono numerosi strappi brevi ma duri. Particolarmente precisa è la descrizione delle caratteristiche tecniche del tratto FERRARARAVENNA – CERVIA perché rappresenta il congiungimento tra la rete ciclabile della nostra provincia ed il sistema delle ciclabili della costa romagnola, di grande interesse naturalistico e che rappresenta una adeguata alternativa all’uso della SS. Romea nel tragitto, Venezia – Ravenna o Mantova – Ravenna, per chi, in particolar modo per gli escursionisti del nord Europa (specialmente tedeschi e dell’Est europeo) che vogliono recarsi sulla costiera romagnola o scendere la dorsale adriatica. I° giorno - La parte più difficile è rappresentata dell’uscita da Ferrara verso sud – est. L’itinerario da noi seguito, ha riguardato la pista ciclabile di Viale Volano, l’attraversamento del fiume con la passerella di Via Giuseppe Fabbri, quindi Via Fabbri fino all’intersezione con Via Wagner alla apposita rotonda, Via Wagner poi SS. 16, fino al bivio per Fossanova San Marco, verso la cui frazione ci siamo diretti per seguire il tracciato della ex SS 16 fino a San Nicolò. Esistono varie alternative a questo modo di uscire dalla città, ma nessuna è più sicura (la strada per Torre Fossa è stretta e percorsa da mezzi veloci per un tratto molto più lungo) mentre l’alternativa: Via Comacchio – Aguscello – Gaibanella, è decisamente più lunga. Da San Nicolò abbiamo raggiunto Portomaggiore, attraverso strade a bassa percorrenza e da qui ci siamo diretti a Bando d’Argenta. In quest’ultimo tratto, il traffico si fa frequente e veloce, nonostante l’esiguità della larghezza della carreggiata. In particolare nel lungo rettilineo da Portoverrara a Bando nessun mezzo, neppure quelli pesanti, rispetta i limiti di velocità. Da Bando abbiamo proseguito per Filo –Longastrino fino a La Fiorana per poi deviare a sinistra in direzione Longastrino. Da questo punto inizia una parte molto bella del percorso che segue l’argine del Mantello, passando tra stagni e fattorie praticamente senza traffico. Ritornati sulla provinciale Longastrino-Anita abbiamo raggiunto quest’ultima località, da dove, prendendo in direzione Comacchio, abbiamo deviato per Boscoforte - traghetto sul Reno, raggiungendo l’argine delle Valli di Comacchio e seguendolo fino al traghetto di Sant’Alberto. In questa esperienza non abbiamo potuto usufruire del servizio di traghetto poiché la piena del Reno, ne impediva il funzionamento obbligandoci ad una lunga deviazione per Alfonsine . Questo grave inconveniente ha messo in luce la necessità per i viandanti in bicicletta, di poter fruire di informazioni aggiornate sulla funzionalità del traghetto presso punti strategici del percorso (Es. Portomaggiore) oppure internet. Avendo percorso il tragitto numerose volte, siamo peraltro in grado di segnalare che, il lunghissimo rettilineo che divide Sant’Alberto da Ravenna, pur essendo largo, tuttavia vede un notevole traffico pesante ed un costante mancato rispetto dei limiti di velocità, con situazioni molto pericolose sui ponti dove la carreggiata si restringe. Entrati in Ravenna per Via di Sant’Alberto – Via Romea Nord, si raggiunge Via Darsena e da qui la pista ciclabile cha dalla Stazione FF SS porta a Sant’Appollinare in Classe. Dietro alla Basilica inizia un’altra pista in sede propria, che segue inizialmente la ferrovia e si inoltra poi nella pineta per sbucare, dopo aver passato il Bevano, al Lido di Classe. Seguendo la strada litoranea di retro spiaggia, accompagnata per molti tratti da piste/corsie ciclabili, si raggiunge in breve Cervia. 45
II° giorno - Partendo da Cervia è da rimarcare la bellezza delle piste ciclabili di retro spiaggia che accompagnano il ciclista praticamente fino a Cattolica. In particolare il tratto da Rimini a Cattolica è quasi completo mentre qualche lunga interruzione si trova nella prima parte, tra Cervia e Cesenatico (Tagliata). Durante il periodo invernale il mancato funzionamento dei traghetti sui porto-canale delle varie località costringe a deviazioni che andrebbero segnalate in anticipo. Tra Gabicce e Pesaro si incontra la prima salita, la Siligata, non particolarmente impegnativa e la larghezza della carreggiata compensa la frequenza del traffico. Anche tra Pesaro e Fano esiste un tratto di pista ciclabile nel retro spiaggia, ma si arresta a circa 5 km da Fano. III° giorno – Partendo da Fano, prendendo la Flaminia, pur essendo affiancata dalla superstrada nel tratto Fano –Fossombrone – Calmazzo, questa ha traffico locale intenso in direzione Urbino. Dopo questo punto, il traffico cessa e fino al passo di Scheggia la presenza della super libera il vecchio tracciato. Questa situazione è valida fino a Nocera Umbra ed oltre, con l’eccezione del tratto di Gualdo Tadino dove ci si trova a contatto con il frequente traffico locale (anche mezzi pesanti). IV° giorno - Da Nocera si prende la direzione Foligno, per entrare in questa località è necessario a Ponte Centesimo deviare a sinistra per strade comunali. In altro caso ci si trova a percorrere lo svincolo di carattere autostradale che viene da Assisi. Fino a Spoleto la Flaminia è affiancata dalla super che toglie il traffico pesante ed è larga. Nei pressi di Spoleto la statale si trasforma in una circonvallazione veloce che bypassa la città ed è ovviamente vietata al transito ciclabile. L’ostacolo non è peraltro indicato, per cui, siamo dovuti tornare indietro e risolvere per strade comunali indicate dagli abitanti locali. Dopo Spoleto la super scompare ed è sostituita dalla vecchia statale, che è stata allargata e dotata di corsia di emergenza. In questo tratto non esiste alternativa al percorso per mezzi motorizzati ed abbiamo dovuto convivere con mezzi pesanti e traffico intenso e veloce quasi fino a Terni. Anche il valico della Somma è stato percorso in questo modo usufruendo della breve galleria. In località S.Carlo siamo usciti dal terribile tracciato della statale e siamo entrati in Terni per vie comunali facili e scorrevoli. Dopo Terni è stato necessario salire a Narni (strada trafficata) e poi proseguire sul bellissimo, ma duro, tracciato che porta ad Otricoli. Dopo Narni il traffico scompare. V° giorno - Nell’ultima tappa abbiamo incontrato punti di traffico scarso od assente (Otricoli – Magliano Sabina e Civita Castellana – Rignano Flaminio) alternati a punti di grande traffico anche pesante su tracciati impervi (Magliano Sabina – Civita Castellana). Questo pezzo del tracciato è peraltro già presente nel progetto Bicitalia poiché è comune a tutte le direttrici che giungono da Nord. Non abbiamo trovato indicazioni di ingressi ciclabili in Roma per cui ci siamo arrangiati deviando dalla Flaminia a Castelnuovo di Porto verso Morlupo e la via Tiberina fino a Prima Porta . Da qui siamo stati accompagnati da alcuni cicloturisti romani per un tragitto impossibile da descrivere ma che ha raggiunto la città nei pressi dello Stadio Olimpico, da cui abbiamo raggiunto Piazza del Popolo, capolinea di tutte le strade consolari romane. In complesso quindi a parte alcuni punti neri di grande pericolo questo percorso è già ora adatto per raggiungere Roma dal Nord e pare non difficilmente migliorabile.
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PERCORSI DEL I째 E II째 GIORNO
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PERCORSI DEL III째 E IV GIORNO
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PERCORSO DEL V째 E ULTIMO GIORNO
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In piedi da sinistra: Marino Pitton, Rossana Zirini, Massimo Migliori, Marcello Cellini, Sergio Polesinanti. In basso: Alessandro Polesinanti
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Di spalle Marino e si intravede il caschetto di Papy sotto una provvidenziale pensilina, con acqua e grandine che vengono a dirotto, nei pressi di Gualdo Tadino
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Distrutto arrivo a Nocera Umbra 52
Finalmente la Via Flaminia (quella di 2000 anni anni fa) ai nostri piedi
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