Position Paper Il Progetto Livorno

Page 1

Il Modello “Distretto Circolare Verde” di NextChem con il progetto per l’impianto di Livorno

Maggio 2022


Sommario 1 - Chi siamo: Il Gruppo Maire Tecnimont e la controllata NextChem 2 - La situazione di contesto: indirizzi europei e nazionali 2.1 - La gestione dei rifiuti in Toscana 2.2 - Il ciclo dei rifiuti a Livorno e nell’Ato Costa 3- Economia circolare per la transizione energetica 3.1 - Il riciclo della plastica 3.2 - Plasmix e CSS 4- Un Distretto Circolare Verde a Livorno 4.1 - Un sistema efficiente 4.2 - La capacità produttiva 4.3 - I benefici ambientali 4.4 - I benefici economici e sociali


1 - Chi siamo: il Gruppo Maire Tecnimont e la controllata NextChem Maire Tecnimont S.p.A. è una società a capitale italiano, quotata alla Borsa di Milano, a capo di un gruppo industriale leader internazionale nella trasformazione delle risorse naturali (ingegneria impiantistica nel downstream oil & gas, con competenze tecnologiche ed esecutive, presente in 45 Paesi con ca 9.300 persone). Con la propria controllata NextChem opera nel campo della chimica verde e delle tecnologie a supporto della transizione energetica.

2 - La situazione di contesto: indirizzi europei e nazionali Le quattro Direttive UE che compongono il cosiddetto “pacchetto economia circolare”, recepite a luglio 2020, fissano nuovi e più ambiziosi obiettivi di riciclo per gli Stati membri, rendendo indispensabile l’implementazione di nuovi modelli, progetti e impiantistica per il riciclo fisico e chimico dei rifiuti. A marzo 2020 la Commissione Europea ha presentato un nuovo piano d'azione “Per un'Europa più pulita e più competitiva”, che costituisce il tassello fondamentale del Green Deal europeo, la nuova agenda Europea per lo sviluppo sostenibile con l’obiettivo di puntare a un'economia climaticamente neutra, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva. L’Unione Europea mira ad accelerare la transizione verso un modello di crescita rigenerativo con l’obiettivo di ridurre la sua impronta dei consumi e raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nel prossimo decennio. In sinergia con gli obiettivi delineati nella strategia per l'industria, la Commissione Europea intende quindi favorire l'incremento della circolarità nei processi industriali, agevolando la simbiosi industriale e promuovendo il ricorso alle tecnologie verdi. L’Italia è al primo posto fra gli Stati membri dell’Ue per indice di circolarità, ovvero il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie: produzione, consumo, gestione rifiuti, mercato delle materie prime seconde, investimenti e occupazione. Nell’ottica di favorire ulteriormente


lo sviluppo di modelli economici e di produzione circolare e con l’obiettivo di seguire gli orientamenti europei, il nostro Paese ha inserito nella legge di bilancio per il 2020 misure specifiche per il “Green New Deal”, con l’istituzione di un fondo per gli investimenti pubblici utilizzabili anche per l’economia circolare. Inoltre, la ridefinizione del Piano Industria 4.0 è stata esplicitamente finalizzata a favorire anche gli investimenti delle imprese per l’economia circolare ed è stato ampliato il Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI) con programmi di investimento per l’economia circolare. Sempre l’economia circolare è un tema chiave nell’ambito delle linee di indirizzo per la ricostruzione green. Nonostante diverse criticità che restano sicuramente ancora aperte, l’Italia è sulla strada giusta per affrontare una transizione efficace e vantaggiosa verso un’economia circolare e sostenibile.

2.1 - La gestione dei rifiuti in Toscana La Toscana, con quasi 2,15 milioni di tonnellate/anno, è tra le regioni a maggior produzione di rifiuti urbani, (nonostante tra il 2019 e il 2020 vi sia stato un decremento pari a -5,4%) e si conferma al terzo posto in Italia per i quantitativi pro-capite con 587 kg. abitante/anno. Ben 4 province toscane (Livorno, Grosseto, Lucca e Massa Carrara) rientrano tra quelle che annoverano una produzione superiore ai 600 chilogrammi per abitante (Fonte Rapporto Ispra 2021 su dati 2020); Livorno, con 671,5Kg/abitante, è al 5°posto. La raccolta differenziata in Toscana, dove la percentuale si attesta al 62,1%, è ancora al di sotto della media nazionale (63%). È inoltre al secondo posto tra le regioni del centro Italia per la produzione di rifiuti speciali con quasi 10,1 milioni di tonnellate (37,4% della produzione dell’intera macroarea). La gestione dei rifiuti urbani, organizzata su 3 Ambiti Territoriali Ottimali, sconta una carenza impiantistica che raramente permette il livello minimo di smaltimento richiesto dalle norme regionali all’interno di ciascun ambito. La dotazione impiantistica per il Trattamento Meccanico Biologico (TMB) della frazione indifferenziata dei rifiuti è pari a 12 impianti per un totale di 1,19milioni di tonnellate di rifiuti autorizzati, mentre la quantità di quelli trattati è pari a 757.984mila tonnellate; 2 sono gli impianti per il trattamento meccanico, con


una quantità autorizzata pari a 292.000 tonnellate, che hanno trattato 106.224 tonnellate di rifiuti (Fonte Rapporto Ispra 2021 su dati 2020) Per il trattamento della frazione organica sono presenti 15 impianti di compostaggio, con una capacità autorizzata pari a 572.800 tonnellate, che trattano complessivamente 321.919 tonnellate tra frazione organica proveniente da raccolta differenziata (Forsu) e sfalci verdi. La Toscana esporta fuori regione 170.220 tonnellate (9,7%) di frazione organica da raccolta differenziata. Per lo smaltimento finale dei rifiuti urbani sono operativi in Toscana 4 impianti d’incenerimento e 1 di coincenerimento che hanno smaltito, nel 2020 89.413 tonnellate di materiale, mentre nelle 7 discariche operative sono state conferite 770.245 tonnellate di rifiuti urbani: in prevalenza sono rifiuti prodotti dal trattamento meccanico oppure meccanico e biologico dei rifiuti urbani indifferenziati equivalenti al 34% della produzione totale dei rifiuti urbani a livello regionale. (Fonte Rapporto Ispra 2021 su dati 2020 ) 2.2 - Il ciclo dei rifiuti a Livorno e nell’Ato Costa

La provincia di Livorno è al quinto posto in Italia per la produzione di rifiuti urbani, con oltre 221 tonnellate annue che corrispondono a 671,5 Kg/ab.anno. La raccolta differenziata è scesa di un punto percentuale rispetto all’anno precedente e risulta pari al 54,6 % (Fonte Rapporto Ispra 2021 su dati 2020). Nell’Ato Costa, di cui Livorno fa parte assieme alle province di Pisa, Lucca e Massa Carrara, la produzione totale dei rifiuti urbani nel 2020 è stata pari a 759.730 tonnellate, che corrispondono a 607 kg/ab.anno, mentre la raccolta differenziata è pari al 65,74%. L’Ato Costa risulta essere l’ambito in cui è più alto il costo medio ad abitante residente per i servizi di gestione del ciclo integrato di RU, con un valore relativo all’anno 2019 - pari a 257 €/abitante rispetto ad un costo medio regionale di 241 €/abitante. (Fonte ARRR ).


3 - Economia circolare per la transizione energetica Il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare per l’Italia non è solo un’esigenza dettata dal recepimento degli indirizzi della Commissione Europea ma rappresenta un’opportunità per ridurre l’approvvigionamento di materie prime vergini, incrementando invece il recupero delle risorse contenute nei rifiuti. Inoltre, considerata la situazione internazionale, la transizione energetica può anche essere un’opportunità per rendere l’Italia indipendente dall’estero a livello energetico. È necessario accelerare l’utilizzo di fonti rinnovabili, sfruttare i rifiuti per produrre gas di sintesi circolare che può sostituire il gas naturale, oltre che essere impiegato per la produzione di importanti prodotti chimici fondamentali per l’industria e per la mobilità sostenibile. Un principio che vale per tutte le tipologie di rifiuti ma che è particolarmente importante per le frazioni derivanti dalle plastiche post-consumo, per cui sono ancora lontani gli obiettivi di riciclo fissati dalle Direttive europee e la cui gestione scorretta provoca un grave impatto sull’ambiente. La valorizzazione degli scarti derivanti dai consumi, l’estensione del ciclo di vita dei prodotti, l’impiego di materie prime seconde da riciclo, l’uso di energia da fonti rinnovabili, sono i tasselli fondamentali per la transizione verso un’economia circolare, in grado di garantire al tempo stesso una sostenibilità ambientale, economica e sociale.

3.1 - Il riciclo della plastica Ogni anno in Europa vengono prodotte circa 25,8 milioni di tonnellate di materiali con polimeri di differenti plastiche, ma soltanto il 30% viene raccolto e avviato al riciclo. Si stima che nei rifiuti urbani indifferenziati sia presente ancora circa il 16,5% di varie tipologie di plastica. I rifiuti in materiale plastico che sfuggono alla raccolta (differenziata e indifferenziata) e che dunque non vengono avviati a riciclo e a recupero energetico sono purtroppo spesso abbandonati nell’ambiente con gravi impatti per gli ecosistemi terrestri e marini. Le conseguenze di questi smaltimenti scorretti sono ormai evidenti e la


consapevolezza rispetto alla necessità di evitare questo fenomeno è quanto mai diffusa sia nel mondo scientifico sia nella società. L’Italia è considerata tra i Paesi leader nel riciclo meccanico della plastica, con 1 milione di tonnellate di rifiuti di imballaggi avviati al riciclo ogni anno. L’attuale tasso di riciclo di plastica consente di evitare l’emissione di 750.000 ton di CO2 ed è del tutto evidente che, se incrementato, permetterebbe la riduzione di una quantità di emissioni ancora maggiore. Le priorità per il Paese riguardano l’incremento del tasso di riciclo meccanico e lo sviluppo di quello chimico per intercettare anche quelle frazioni difficilmente riciclabili attraverso la definizione di nuove tecnologie, oltre ad improrogabile adeguamento della dotazione impiantistica e dell’ampliamento del mercato delle materie secondarie che ne derivano.

3.2 - Plasmix e CSS

Il Plasmix è costituito dall’insieme di plastiche difficilmente riciclabili che residuano a valle del processo di selezione delle frazioni post consumo intercettate tramite la raccolta differenziata; in Italia ogni anno vengono prodotte circa 1 milione di tonnellate di Plasmix. CSS è l’acronimo di Combustibile Solido Secondario e rappresentala frazione secca (con specifici parametri di potere calorifico, composizione chimica ecc.) che si ottiene dal processo di selezione nel trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti indifferenziati. Ogni anno in Italia si producono circa 1,45 milioni di tonnellate di CSS che è classificato come rifiuto speciale. (Se rispetta alcune caratteristiche specifiche, il CSS può essere ammesso alla qualifica di End of Waste). Dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico presenti nell’Ato Costa, escono ogni anno oltre 158.000 tonnellate di frazione secca e CSS e di


queste oltre 100.000 tonnellate finiscono in discarica, mentre circa 43.000 tonnellate sono destinate ad incenerimento. Solo in provincia di Livorno circa un terzo della frazione secca in uscita dagli impianti è smaltito in discarica.

4- Un Distretto Circolare Verde a Livorno Maire Tecnimont, attraverso la sua controllata NextChem, sta lavorando a un progetto in fase di Basic (Basic Engineering Design Package) volto alla realizzazione, presso il sito della Raffineria di Livorno, di un Distretto Circolare Verde secondo il modello che NextChem sta promuovendo come soluzione per decarbonizzare, attraverso l’economia circolare, i siti industriali tradizionali. La Raffineria di Livorno occupa un’area di circa 150 ettari; l’intera piattaforma tecnologica del Distretto Circolare Verde si estenderà su una superficie inferiore ai 10 ettari. La sua adiacenza all’impianto di raffineria esistente permetterà inoltre l’integrazione di alcuni servizi, con conseguente riduzione del Costo d’investimento (CAPEX). La soluzione allo studio è estremamente promettente, sia dal punto di vista dell’innovazione ambientale – è al crocevia tra bioeconomia ed economia circolare ed è funzionale alla lotta ai cambiamenti climatici (questo impianto consentirebbe alcune centinaia di migliaia di tonnellate/anno di risparmio complessivo di CO2) – sia dal punto di vista del recupero dei rifiuti con la parallela riduzione dello smaltimento finale per incenerimento e in discarica.

4.1 - Un sistema efficiente Il modello di Distretto Circolare Verde è finalizzato all’impiego di tecnologie innovative legate al settore della chimica verde applicate ad insediamenti produttivi dell’industria tradizionale e pesante. Obiettivo è quello di valorizzare


i principi dell’economia circolare in un quadro di sostenibilità economica, oltre che ambientale. La tecnologia “waste to chemicals” di NextChem prevede un sistema per la conversione chimica, mediante un processo di ossidazione parziale, delle molecole di idrogeno e di carbonio contenute nelle plastiche post consumo e altri materiali solidi secchi - in particolare Plasmix e CSS - in un gas di sintesi detto syngas, che è un prodotto chimico particolarmente pregiato. Il sistema utilizza come agente di reazione l’ossigeno puro, grazie al quale si genera un syngas libero da azoto e con un più alto potere calorifico. Una volta raffreddato, il syngas viene sottoposto a purificazione da contaminanti e può essere utilizzato come tale, per le sue qualità riducenti, all’interno di processi produttivi come quello siderurgico, in sostituzione del gas di sintesi prodotto dal metano o da derivati del carbone (come il polverino di carbone), abbattendo in questo modo le emissioni climalteranti generate, e con un costo inferiore.

Nello specifico vengono applicati, in sequenza, un lavaggio acido e uno alcalino seguito da filtrazione elettrostatica e un lavaggio finale a bassa temperatura. Il processo chimico e fisico prevede in sostanza questi passaggi:


conversione con ossigeno puro per ottenere un syngas ricco di H2 (idrogeno) e CO (monossido di carbonio), ma privo di idrocarburi aromatici; purificazione del gas dai contaminanti, cloro, zolfo e metalli.

La combustione completa di un idrocarburo porta alla formazione di anidride carbonica, acqua e calore e una serie di microinquinanti dannosi per la salute. Al contrario, la tecnologia di conversione chimica utilizzata nel modello “Distretto Circolare Verde” si basa su un processo di ossidazione parziale, che viene fermato allo stadio in cui si generano ossido di carbonio e idrogeno. Nel processo di conversione chimica il syngas viene purificato prima di essere avviato ai catalizzatori per la produzione di metanolo. I limiti ammessi per i catalizzatori sono molto vincolanti e impongono un controllo in continuo dell’efficienza della purificazione. Dalla ricombinazione del syngas, dopo il processo di purificazione, si ottiene metanolo e/o etanolo. Il metanolo trova largo utilizzo sia come solvente che come reagente. La stessa sostanza può essere utilizzata sia come carburante che come vettore energetico o come base per la produzione di nuovi polimeri. Il metanolo, infatti, può essere inviato ad impianti MTO (Methanol-to-Olefin) per produrre Olefine come ad esempio etilene e propilene, come materie prime per la produzione di polimeri. Inoltre, il metanolo può essere utilizzato nell’industria del mobile per la produzione di formaldeide, da questo laminati, truciolato e resine. Il metanolo, come l’etanolo, possono essere usati per produrre SAF (Sustainable Aviation Fuel), per contribuire alla decarbonizzazione del settore dell’aviazione. Il metanolo prodotto presso l’impianto di Livorno sarà in gran parte distribuito in impianti siti su tutto il territorio nazionale ed entrerà nel ciclo delle benzine; grazie, inoltre, alla prossimità dell’impianto al porto di Livorno, i trasferimenti potranno avvenire via nave.


In virtù del suo basso contenuto carbonico, il metanolo concorrerà al raggiungimento dell’obiettivo ambizioso dell’Unione Europea che prevede al 2030 una riduzione delle emissioni totali di CO2 pari al 55% rispetto a quanto emesso nel 19901. Oltre allo schema di waste to methanol, la piattaforma tecnologica offre la possibilità di produrre anche idrogeno circolareTM, ovvero da conversione di rifiuti.

Oltre al syngas e acqua, il processo produce, come scarti: •

un residuo vetrificato da frazione inerte (derivante da tracce di sabbia, metalli eventualmente presenti nei materiali trattati) che può essere recuperato e che rappresenta il 16,5% del rifiuto in ingresso • fanghi concentrate derivanti dal lavaggio di purificazione del gas destinati allo smaltimento, che rappresentano il 4% del rifiuto in ingresso. 1 Su questo obiettivo è stato definito il recente pacchetto “Fit for 55” presentato dalla Commissione Europea

il 14 luglio 2021


La valorizzazione del residuo vetrificato inerte Progetti di ricerca recenti, commissionati da NextChem all’Università di Modena e Reggio Emilia, hanno ulteriormente confermato la natura vetrosa ed inerte del residuo di ossidazione. Le sostanze minerali (come il Calcio) e metalliche (come il Ferro) presenti nel rifiuto, abbandonano immediatamente il ciclo di conversione e vengono immobilizzate sotto forma di granulato inerte. Questo granulato, sottoposto a varie prove meccaniche e termiche di laboratorio, si è dimostrato idoneo ad essere impiegato come ingrediente per cementi, per abrasivi, per laterizi e per pavimentazioni in gres. La ricerca ha anche evidenziato che il granulato vetrificato, a contatto con ambienti aggressivi acidi o alcalini, conserva il suo stato di inerte e non rilascia sostanze lesive per l’ambiente. La valorizzazione del residuo inerte quale materia prima seconda nel campo edile-civile è un ulteriore aspetto di economia circolare insito nel modello stesso del Distretto Circolare Verde di NextChem.


4.2 - La capacità produttiva L’impianto Waste to Methanol per Livorno è progettato per una capacità produttiva di ca. 110.000 ton/anno di metanolo, generate dalla conversione chimica di 200.000 ton/anno di rifiuto (un mix di Plasmix e CSS), distribuite su tre linee di conversione. La presenza di più linee operanti in parallelo consente di gestire le fasi di manutenzione della sezione di conversione chimica senza la necessità di interruzioni e garantendo continuità h24 alla conversione del rifiuto in alimentazione. L’impianto di Livorno potrebbe produrre circa 1.500 – 2.000 ton/anno di idrogeno circolareTM, funzionali a una flotta di autobus alimentati a idrogeno e ad una significativa flotta di treni regionali diesel, convertiti ad alimentazione a idrogeno. Questo impianto permetterebbe alla Regione Toscana di realizzare in concreto – primo caso al mondo – un sistema integrato di mobilità innovativa altamente sostenibile e di origine circolare.


Il mix di rifiuti in ingresso, pari ad una portata di 240.000 Kg/h, è costituito dal 75% di CSS e dal 25% di Plasmix, provenienti dal trattamento dei rifiuti dell’Ato Costa. Il processo consente di ottenere un recupero quasi totale del rifiuto in ingresso, producendo, oltre a metanolo da syngas, anche granulato inerte vetrificato (3,9 Ton/h) che potrebbe essere utilizzato nell’industria della ceramica - e CO2 che potrebbe essere utilizzata per la fertilizzazione carbonica; 961 kg/h di fanghi di lavaggio per la purificazione del gas di sintesi andrebbero smaltiti, 77 kg/h di zolfo e 18 Ton/h di CO2. Sia lo zolfo che la CO2 possono essere recuperati nel settore dell’industria chimica. Le emissioni di CO2 in atmosfera dell’impianto sono pari a circa 0,11 ton per tonnellata di rifiuti gestita dall’impianto, oltre dieci volte inferiore rispetto alle 1,12 ton/ton che verrebbero emesse dall’incenerimento dello stesso quantitativo di rifiuti, con la stessa composizione (75% CSS e 25% Plasmix). All’interno del processo industriale WTC si rende inoltre disponibile un flusso di CO2 purissima pari a 0,79 ton per tonnellata di rifiuti gestita, che potrà essere reso disponibile gratuitamente per altri usi (ad esempio a scopo di concimazione carbonica per le serre per la floricoltura e i prodotti agricoli). La CO2 liquida può essere impiegata anche per i frigoriferi a ciclo aperto dei camion che trasportano frutta, carne e pesce: il freddo viene prodotto vaporizzando la CO2 anziché bruciando gasolio, senza generare ulteriori emissioni di CO2. INCENERITORE

CONVERTITORE CHIMICO

Progettato per massimizzare la produzione di CO2 e H2O

Progettato per massimizzare la produzione di CO e H2 (syngas)

Quasi tutto il carbonio del rifiuto va a CO2; la restante parte rimane nelle ceneri fondo

Il carbonio del rifiuto è convertito in parte o totalmente in un nuovo prodotto chimico


Il residuo di fondo contiene carbonio ed appare come una polvere volatile infiammabile e tossica. Viene smaltito in discarica e può causare eluato tossico

Il residuo di fondo è un granulato inerte che può essere utilizzato nell’industria civile (pavimentazioni stradali), e nell’industria edile (cementi, laterizi)

Utilizza larghi eccessi di aria. La combustione di materiali solidi è difficilmente controllata

Lavora con portate controllate di O2 puro che garantisce un maggior controllo della temperatura e del processo

I fumi necessitano di abbattimenti accurati degli inquinanti. Potenziali rilasci di diossine, furani, particolato e NOx, in particolare durante i transitori di impianto

Il gas pulito può essere usato per la sintesi di prodotti chimici, carburanti o produzione di energia, non viene quindi emesso direttamente in atmosfera

Lo zolfo nei rifiuti viene convertito in ossidi di zolfo e rilasciato nei fumi, potenziali rischi di piogge acide

Lo zolfo nei rifiuti viene convertito prima a H2S e poi recuperato come zolfo elementare per essere venduto sul mercato

Riduzione di volume dei rifiuti 1:5

Riduzione in volume dei rifiuti 1:100

Alto consumo di gas naturale per assicurare la combustione completa

Basso consumo di gas naturale per il controllo del profilo termico

Questa soluzione di riciclo chimico, al contrario di quanto accade nel caso dell’incenerimento, permette di evitare quasi totalmente le emissioni di inquinanti in atmosfera e di ridurre considerevolmente le emissioni climalteranti, come la CO2, consentendo il recupero degli scarti di processo. Il modello di Distretto Circolare Verde può prevedere anche elementi complementari, quali la produzione aggiuntiva di idrogeno verde mediante elettrolisi da fonti di energia rinnovabile, o ancora l’inserimento di una linea aggiuntiva di Upcycling di materiali plastici post-consumo che possano risultare recuperabili fisicamente.


4.3 - Benefici ambientali Il modello di Distretto Circolare Verde rappresenta un esempio di applicazione dell’economia circolare che favorisce il processo di decarbonizzazione dei siti industriali e consente di recuperare scarti altrimenti smaltiti in discarica o inceneriti, con diversi benefici dal punto di vista ambientale: • Circa 90% in meno di emissioni complessive di CO2 in atmosfera (considerando il ciclo di vita completo) rispetto a quelle prodotte dall’incenerimento dello stesso quantitativo di rifiuti; • Recupero di frazioni post consumo che hanno un valore intrinseco ma che allo stato attuale vengono in larga parte avviate a termovalorizzazione, con costi alti per la collettività; • Incremento dei livelli di riciclo e recupero della plastica, che contribuisce ad evitare emissioni che deriverebbero dal loro incenerimento, e contribuendo così alla riduzione della dispersione delle plastiche nell’ambiente. • Reskilling e creazione di occupazione di qualità intorno a un sito industriale. • Ottimizzazione nell’uso di un sito industriale per la gestione dei rifiuti, senza ulteriore consumo di suolo. Il progetto rappresenta un perfetto esempio di applicazione dell’economia circolare, favorendo il processo di decarbonizzazione a livello nazionale e consentendo di recuperare materiali altrimenti smaltiti via incenerimento e, per una parte residuale, ancora in discarica. La soluzione contribuisce alla gestione di alcune delle attuali problematiche relative alla gestione dei rifiuti nell’ATO toscano di riferimento, nell’ottica dell’economia circolare. Tra i benefici ambientali del progetto spicca infatti proprio il reinserimento nel ciclo produttivo di materiali che sono in una situazione di forte surplus e che attualmente non vengono riciclati, ma vengono avviati a termovalorizzazione (o addirittura smaltiti in discarica), con costi alti per la collettività. Il gas di sintesi, inoltre, può essere utilizzato tal quale in sostituzione del gas naturale nei processi industriali energivori, come nei forni siderurgici, nelle centrali


elettriche e nelle raffinerie, dando così un rilevante contributo all’indipendenza energetica. La crisi energetica in atto, infatti, richiede di individuare soluzioni alternative al gas naturale: il syngas ottenuto tramite conversione chimica consentirebbe di sostituire il gas naturale entro cinque anni da oggi. Sarebbe un’importante spinta per l’Italia che rimane uno dei maggiori importatori di gas e al contempo uno dei maggiori utilizzatori di discariche e esportatore di rifiuti all’estero.

4.4 - Benefici economici e sociali NextChem propone di inserire questa soluzione tecnologica impiantistica a Livorno nel sito della raffineria per la produzione di combustibili e lubrificanti, perché significherebbe dare al sito una nuova funzione per lo sviluppo della bioeconomia nel quadro economico regionale. Rivitalizzare una infrastruttura industriale in chiave green significa creare nuovi posti di lavoro e nuove competenze che in questo periodo storico sono preziose per il territorio e per il Paese, senza consumare suolo e senza alterare ulteriormente la geografia dell’area. Entrare in un mercato nuovo di biocarburanti a basso impatto di carbonio vuol dire contribuire in modo fattivo al Piano Nazionale Energia e Clima e alla transizione ecologica, permettendo anche di ridurre la dipendenza dall’estero: il metanolo, ad esempio, è un prodotto completamente importato nel nostro Paese. Per la gestione ordinaria dell’impianto Waste to Methanol - Hydrogen ela costruzione dello stesso è prevista la creazione di numerosi posti di lavoro tra diretti e indiretti. Questo progetto porta con sé una serie di benefici economici e occupazionali e consente di risolvere in modo innovativo e con apprezzabili benefici ambientali un problema rilevante per la Regione Toscana in tema di recupero di una quota


dei rifiuti prodotti all’interno del perimetro della regione stessa, in particolare in uno degli Ambiti Ottimali, sostituendo il ricorso all’incenerimento anche come opzione di lungo termine, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione Europea.

Per ulteriori informazioni: circulardistrict@nextchem.it

Maire Tecnimont S.p.A Sede legale Viale Castello della Magliana 27, 00148 Roma, Italia T +39 06 602161 F +39 06 65793002 Sede operativa Via Gaetano De Castillia 6 A, 20124 Milano, Italia T +39 02 63131 F +39 02 63139002 Capitale Sociale € 19.920.679,32 i.v. Codice fiscale, partita IVA e numero di iscrizione Nel Registro delle Imprese di Roma 07673571001

NextChem S.p.A Via di Vannina 88/94, 00156 Roma, Italia T +39 06 9356771 Capitale sociale € 18.095.252,00 i.v. Partita IVA, Codice fiscale e numero di iscrizione nel Registro delle Imprese di Roma 01668910662 R.E.A. 111360

www.mairetecnimont.com

www.nextchem.com

Società soggetta all’attività di Direzione e Coordinamento di Maire Tecnimont SpA


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.