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IL FUTURO DELL’ECONOMIA È IN MANO AI GIOVANI
L’Osservatorio del Terziario di Manageritalia è nato nel 2021 sotto la direzione di Emilio Rossi, economista e senior advisor di Oxford Economics, e opera grazie al lavoro di alcuni giovani economisti italiani, tutti prossimi a terminare il PhD presso le più prestigiose università a livello internazionale e/o da poco entrati in alcune delle più importanti istituzioni economiche globali. Una formula di organizzazione di questo centro di ricerca e studi molto innovativo, che punta su giovani brillanti e li mette in sinergia con economisti ed esperti affermati per sviluppare ricerche e analisi spesso indite o poco praticate e per dare una lettura dell’economia non così usuale, perché attenta al terziario e al suo ruolo nello sviluppo futuro.
Grazie al lavoro dei professionisti, guidato dal direttore e stimolato da un prestigioso comitato scientifico, l’Osservatorio sviluppa analisi, ricerche, sondaggi, pubblicazioni, dibattiti e convegni sul terziario attraverso la valutazione dell’andamento dei vari settori, con particolare enfasi sulle potenzialità che essi rappresentano per lo sviluppo sostenibile e la competitività del Paese.
Entriamo allora nel vivo di questo dialogo dando la parola al nostro economista Marco Guido Palladino.
Com’è l’esperienza di essere uno dei pionieri che, con tanto lavoro e dedizione, hanno dato vita all’Osservatorio del Terziario di Manageritalia?
«È stata un’esperienza formativa e stimolante. L’Osservatorio mi ha offerto una piattaforma per applicare le mie competenze in un contesto pratico, permettendomi di collaborare con professionisti di alto calibro. Questa collaborazione non solo ha arricchito il mio bagaglio professionale, ma mi ha anche permesso di contribuire al dibattito pubblico con analisi basate su un approccio scientifico rigoroso».
Il terziario è così poco studiato e valorizzato solo in Italia o anche all’estero?
«Il terziario, pur essendo un pilastro delle economie moderne, spesso si trova in ombra rispetto all’industria. Quest’ultima, con le sue radici storiche e una presenza più “tangibile”, ha sempre avuto un maggiore impatto politico. Questa tendenza non è esclusiva dell’Italia, ma si manifesta in molte economie dove il terziario è ancora alla ricerca del giusto riconoscimento».
Ha studiato anche all’estero, perché? All’estero l’economia e gli studi economici hanno la stessa cittadinanza che hanno oggi in Italia?
«Studiare all’estero mi ha offerto l’opportunità di confrontarmi con diversi approcci nel campo economico e di estendere la mia rete professionale. Ho potuto constatare che, proprio come in Italia, gli studi economici sono tenuti in alta considerazione. La presenza significativa di economisti italiani nelle istituzioni internazionali è testimonianza del valore e della competenza che il nostro Paese può offrire in questo ambito».
Anche alla luce del suo contributo a sviluppare le analisi dell’Osservatorio, quale ruolo ha oggi il terziario per lo sviluppo economico e sociale dell’Italia?
«Il terziario, in un’epoca dominata dalla digitalizzazione e dai cambiamenti demografici, è diventato in Italia il fulcro dello sviluppo economico e sociale. Le nuove tecnologie stanno rivoluzionando il modo in cui i servizi vengono erogati e consumati, mentre le mutate esigenze demografiche richiedono al settore una continua reinvenzione per rispondere in modo adeguato e sostenibile».
Come dare concretezza a questo ruolo e come valorizzare il terziario a livello di istituzioni, business community e società?
«Valorizzare il terziario richiede un mix di espansione internazionale, adozione di tecnologie all’avanguardia e investimenti mirati in formazione. Le aziende devono essere spinte a crescere, a esplorare nuovi mercati e ad adottare soluzioni innovative. Contemporaneamente, le istituzioni dovrebbero incentivare programmi di formazione e aggiornamento, assicurando che le competenze dei lavoratori siano sempre all’avanguardia».
Quale economia serve per arrivare davvero a un futuro ricco di benessere in modo sostenibile, per tutti e in tutti i sensi?
«In economie sempre più complesse e interconnesse non esiste una formula magica per garantire benessere e sostenibilità, anzi, bisognerebbe diffidare di chi le propone. Tuttavia, se analizziamo l’Italia alla luce dei dati internazionali, diventa evidente che l’accento debba essere posto su un’istruzione di qualità, sull’incentivare l’innovazione e sulla riduzione delle disparità regionali e sociali».