Salina di Comacchio
Parco Delta del Po - Emilia Romagna - Italia Una nuova natura per la Salina
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introduzione La salina è stata istituita come Oasi di protezione della fauna dall’Amministrazione Provinciale di Ferrara in data 1 agosto 1979; inoltre è compresa fra le stazioni che costituiscono il territorio del Parco regionale del delta del Po, istituito con la Legge Regionale n. 27 del 2 luglio 1988. Attualmente la sua gestione è affidata alla Direzione Generale Monopoli di Stato, che dirige la salina di Cervia in cui è compresa anche la parte relativa alla ex salina di Comacchio. Anticamente i bacini erano alimentati dall’apporto idraulico della marea e le quote positive dei fondali ne permettevano un’evaporazione particolarmente intensa, oggi che i bacini sono a quote inferiori al livello del mare l’acqua viene presa dal Canale Logonovo e distribuita all’interno grazie a pompe idrovore.
Storia L’area comacchiese è segnalata come fornitrice di sale fin da tempi assai remoti per tutta la Padania, ma non è certo che i più antichi impianti fossero ubicati nel-la stessa zona. Per impossessarsene la Repubblica di Venezia ricorse più di una volta ad atti bellici; le saline furono quindi contese fra Ravennati ed Estensi e, nel XVII secolo, pas-sarono sotto il governo pontificio. La Salina deve la sua attuale morfologia agli interventi compiuti dal governo di Napoleone nel 1808, quando Comacchio entrò nella Repubblica Cisalpina. I tratti fondamentali di quel progetto si sono mantenuti fino ad oggi (Bondesan in Corbetta 1990). La produzione del sale alle Saline di Comacchio è stata interrotta nel 1984 e sono attualmente gestite per fini esclusivamente naturalistici. La produzione del sale sotto il controllo “militare” da parte dei Monopoli di Stato per secoli ha originato uno stato di estraneità del sito al territorio ed al contesto in cui si colloca. Alla dismissione del sito in quanto “macchina produttiva” obsoleta sono seguiti tre decenni di abbandono accompagnato dal saccheggio legale e non di attrezzature, mezzi ed edifici. Questo stato ha fortemente compromesso il sistema di circolazione, regolazione e contenimento delle acque e portato al degrado di strutture e attrezzature al punto di non consentire il ripristino funzionale del sito per la produzione salina a larga scala, ma anche tali da pregiudicare le biodiversità legata ai diversi gradienti salini che l’assetto produttivo garantiva. Fino al 2000 si sono manifestate molte intenzioni nella forma di progetti spesso fortemente discutibili. Per evitare l’attuarsi di queste disastrose eventualità, insieme alla Regione abbiamo deciso di elaborare un progetto che definisse senza ambiguità il destino delle Saline come un ambito prioritariamente dedicato alla conservazione della biodiversità e delle testimonianze materiali della storia e della cultura locale.
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L’ambiente La Salina di Comacchio è un’area di circa 600 ha, situata nella porzione Nord Ovest del distretto delle Valli di Comacchio, un settore nel quale sono individuabili tracce di diramazioni deltizie del Po di epoca romana. L’area della salina è un bacino infradunale, il cui limite orientale corrisponde al cordone dunoso di epoca tardoromana sul quale corre la attuale strada Romea. Confina a Nord col Canale Torre Rossa (Canale Fosse Foce), ad Est col canale Bayon a Sud e Ovest con la Valle Campo. E’ costituita principalmente da vasche destinate a contenere le acque e in minor misura da superficie emersa, costituita da arginature di separazione in terra. Grazie alla sua funzione le Saline hanno bacini a diverse profondità e canali con acque profonde, questo aumenta la diversità morfologica ed ecologica dell’area.
La flora La Salina presenta comunità vegetali specializzate a sopportare anche elevate concentrazioni di sali. Nelle acque aperte dei bacini a bassa profondità la vegetazione è scarsa o assente, si può avere un grande sviluppo di alghe unicellulari (Cloroficee come Dunaliella e Cianoficee come Chroococcus), (AA.VV. 1987). In alcuni bacini con acque più profonde (nella parte a NO delle idrovore) s’insediano praterie sommerse a Ruppia cirrhosa (Sint. Ruppietum cirrhosae) in cui può essere più o meno consistente la componente algale a Ulva, Chaetomorpha, Cladophora, Ceramuim (Sint. Ruppietalia). Su suoli limosi lungamente inondati si insedia una comunità di alofite annuali pioniere a pregio naturalistico molto elevato perché dominata da Salicornia veneta una specie endemica dell’Alto Adriatico (Sint. Salicornietum venetae). Ai bordi dei dossi nelle zone leggermente meno inondate rispetto alla precedente si insedia una vegetazione alofila perenne dominata da Arthrocnemum fruticosum (Sint. Puccinellio festuciformis-Sarcocornietum fruticosae) cui si possono accompagnare specie igrofile come Juncus maritimus e Puccinellia palustris o specie meno igrofile come Arthrocnemum glaucum e Halimione portulacoides. In condizioni più rilevate con maggiore aridità estiva si insedia una vegetazione alofila perenne dominata
da
Arthrocnemum
glaucum
(Sint.
Puccinellio
convolutae-Arthrocnemetum
macrostachyi) cui si aggiungono poche altre specie (pregio naturalistico molto elevato); nella Salina di Comacchio l’alto contenuto in sali favorisce l’affermazione della subassociazione ad Halocnemum strobilaceum (cfr. Sacca di Bellocchio). Sulla sommità delle barene o dei dossi artificiali si insediano praterie dense dominate da Elytrigia atherica (Corticelli 1999).
La fauna La Salina è individuata come area da proteggere ai sensi del DM 3 maggio 1993 (conosciuto come decreto Rutelli).
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Nelle vasche di prima evaporazione (Valle Uccelliera) è possibile trovare una ittiofauna tipica di aree salmastre (anguilla, cefalo, ecc.), da quelle di seconda evaporazione in poi si incontra solamente il nono (Aphanius fasciatus). L’alta salinità delle acque (in particolare nelle vasche immediatamente a Sud delle idrovore) permette la presenza del tipico crostaceo Artemia salina, che in Salina di Comacchio si presenta con una popolazione partenogenetica costituita da sole femmine. La presenza di bacini a diversa profondità determina un’altissima diversità avifaunistica. Le zone di acque basse sono frequentate da caradriformi, alzavole, volpoche e fenicotteri, le zone di acque alte, in particolare la Valle Uccelliera sono frequentate da anatidi e folaghe. In Salina di Comacchio svernano regolarmente decine di specie, le principali sono germano reale, fischione, alzavola, volpoca, folaga, gabbiano reale, gabbiano comune, avocetta, gambecchio e piovanello pancianera (Pagnoni et al. 1997). Le coppie delle principali specie nidificanti in Salina variano annualmente perché le colonie si distribuiscono in tutto il comprensorio delle Valli di Comacchio e di Valle Bertuzzi. Particolarmente importanti a livello nazionale sono le colonie di avocetta, cavaliere d’Italia, pettegola, fratino (26-66 coppie), sterna comune, fraticello, beccapesci, gabbiano corallino, gabbiano comune, gabbiano reale, sterna di Ruppel (1 coppia dal 1985), gabbiano roseo (Toso et al. 1999). Nel 2000 hanno nidificato in Valle Lamenterio oltre 60 coppie di fenicottero rosa, prima nidificazione nel delta del Po.
Il paesaggio Il paesaggio delle Salina si caratterizza per la orizzontalità delle visuali sottolineata dalla geometria degli argini che scandicono le divisione delle vasche. Anche dove la regolarità dei bacini impiegati per la evaporazione dell’acqua lascia il posto alla sinuosità naturaliforme delle valli il paesaggio pur evolvendosi resta caratterizzato dalla presenza di cordoni di salicornieti che sembrano correre sospesi su specchi di acqua apparentemente immobile. Valle Santa Filomena si caratterizza come un ambiente umido circoscritto da arginature più alte oltre cui fanno spicco gli elementi verticali dei capanni da pesca insediati fuori dalla salina.Sul margine esterno della valle si trovano gli unici elementi arborei del sito (alcuni tamerici) mentre ai salicornieti si alternano graminacee che si distribuiscono nelle zone maggiormente sopraelevate degli argini; Il cuore della Salina si caratterizza come la parte in cui i connotati antropici si palesano maggiormente. Pur essendo dominato da elementi di grande pregio naturalistico è un paesaggio “artificiale” l’orditura regolare degli argini bassi che dividono le vasche di evaporazione e accentuano dei manufatti edilizi che catturano lo sguardo in qualunque direzione. Lo stato spesso di labenza in cui essi versano contribuiscie a dare a questi luoghi una sorta di fascino romanticodecadente che testimonia spesso con architetture di pregio, l’importanza strategica che il sito ha
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avuto nel passato. · Le valli Montalbano, Lamenterio e Uccelliera si connotano come bacini vallivi naturaliformi, gli elementi dominanti sono l’acqua e i salicornieti che si articolano in linee strette (argini e dossi) fino quasi a scomparire all’orizzonte in un continuo unico con le Valli di Comacchio.
Vincoli Vincolo paesistico ai sensi della L. 1497/1939 e vincolo ambientale ai sensi della L. 431/1985, quindi Oasi
sottoposto di
Protezione
attualmente della
Fauna
a
vincolo
denominata
“Saline
dal di
D.L. Comacchio”
490/1999. (593
ha).
Le Saline sono parte delle Valli di Comacchio, inserite all’interno del perimetro del Parco del Delta del Po ai sensi della L.R. 27/1988 e nell'ambito delle perimetrazioni di cui ai Piani Territoriali di Stazione Del C.P. Fe 88/25001 del 25/06/1997 (B.SAL; B.SMT) e Del C.P. Fe 119/10013 del 01/07/1991 (Zona C), vigenti in salvaguardia obbligatoria ai sensi della LR 11/1988. È inserita nella Zona Ramsar denominata “Valli di Comacchio e territori limitrofi” (13.500 ha) istituita
con
DM
13/07/1981,
pubblicato
sulla
GU
n.
203
del
25/07/1981.
Le Saline di Comacchio sono state individuate come aree naturali da proteggere ai sensi del DM 03/05/1993 e come tali assoggettate a precise misure di salvaguardia previste nel decreto stesso. Tale Decreto del Ministero dell’Ambiente individua appunto la zona oggetto di intervento come area da proteggere ed all’art. 2, comma d) vieta in tale contesto l’esercizio della pesca. L’Art. 7 comma 13 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Territoriale di Stazione (1997) specifica che tale area è stata oggetto di specifico provvedimento per l’elevato interesse ambientale e quindi da sottoporre alle tutele proprie di una Riserva Naturale dello Stato (“…per essa si intendono richiamate direttive, limitazioni ed indirizzi del provvedimento citato”). Allo stato attuale il Consorzio del Parco del Delta ha rilevato che la perimetrazione individuata dal sopracitato decreto nella cartografia di cui all’allegato “A”, ignorando l’esistenza del Canale Logonovo, potrebbe forse essere rivista sulla base delle più recenti condizioni geomorfologiche, idrauliche ed ambientali, in sintonia con la perimetrazione e le relative zonizzazioni dei Piani Territoriali di Stazione “Centro Storico di Comacchio” e “Valli di Comacchio”, quest’ultimo adottato con del. Cons. Prov.le Fe n° 88/25001 del 25/06/1997. Il decreto include infatti all’interno della propria perimetrazione l’antica porzione nord-orientale delle Saline, oggi separata dalle stesse dal Canale Logonovo, esclusa dal PtP “Valli di Comacchio” ed inclusa in Zona C del Piano “Centro Storico di Comacchio” (Art. 7, comma 1 , lettera C).
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Le Saline sono inoltre ZPS (IT4060002) denominata “Valli di Comacchio” ai sensi della DIR 92/43/CEE (12745 ha) e sono SIC ai sensi della DIR 79/409 CEE (12745 ha).
Il Progetto Il progetto intitolato “Ripristino ecologico e conservazione degli habitat nella Salina del SIC (Sito di Importanza Comunitaria) Valli di Comacchio”
ha comportato un costo complessivo di
1.600.000 euro finanziato al 45% dalla Unione Europea sul programma LIFE NATURA 2000. I lavori si sono articolati in 31 azioni volte alla realizzazione rilievi, progetti e analisi preliminari, interventi sul campo, divulgazione, sensibilizzazione e gestione dell’intero progetto. Ad esso sono seguiti: “Interventi di potenziamento del Centro Operativo e della Sala Mostre della Salina di Comacchio”; Successiva implementazione di € 250.000 da parte di Regione Emilia-Romagna, Parco Delta Po e Comune di Comacchio per realizzazione di ponte pedonale e pista ciclabile.
Attraverso gli interventi attuati abbiamo tentato di ri-conoscere la Salina: di leggere questi paesaggi non solo attraverso i suoi connotati in termini di presenza di habitat, specie, acque e terra ma anche la sua fisiologia in termini di architetture, di strutture idrauliche e di flussi possibili e potenziali,” Constatando che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro; Consapevoli del fatto che il paesaggio coopera all’elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell’identità europea; (Convenzione europea del Paesaggio Firenze 20 Ottobre 2000)”. Il progetto assolve a tutti i provvedimenti e a tutte le misure specifiche generali che tale convenzione identifica al proprio interno (art.5 e art.6) Attraverso questo progetto gli Enti si sono impegnati nel riconoscimento di questo paesaggio che pur avendo vissuto storicamente in isolamento dal contesto territoriale in cui si colloca è al contempo una componente essenziale del patrimonio culturale e naturale locale. Il progetto ha interessato aspetti per i quali sono state coinvolte molte professionalità differenti, mettendo in risalto tutti i caratteri che costituiscono questa porzione di territorio, sviscerando anche nelle componenti più scientifiche gli aspetti paesaggistici: in un habitat così particolare elementi minuscoli come ad esempio l’artemia salina condizionano aspetti generali dell’intero paesaggio.
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Sono state avviate procedure di partecipazione a partire dal Protocollo di Intesa tra Regione Emilia-Romagna, Provincia di Ferrara, Comune di Comacchio,Consorzio Parco Regionale del Delta Del Po, Associazioni Ambientaliste: Legambiente Emilia – Romagna; Lipu Sezione di Ferrara; Italia Nostra Sezione di Ferrara; Federnatura Sezione di Ferrara; Wwf Sezione di Ferrara, Per La Tutela E Salvaguardia Ambientale Della Salina Di Comacchio – 12 settembre 2000. Inoltre il sito ha ospitato diverse delegazioni o soggetti che hanno contribuito allo scambio interculturale sugli aspetti che lo connotano. (Vedi allegato 2). Come sopra citato l’area ricade all’interno della perimentrazione del Parco delta del Po e in tal senso viene normato all’inteno del Piano Territoriale di Stazione “ “Valli di Comacchio”, il progetto LIFE ha comportato la redazione di un piano di gestione del sito all’interno del quale nelle specifiche relative alla fruizione si individuano anche le relazioni con gli elementi del territorio circostante. Questo progetto ha svolto un ruolo fondamentale per la sensibilizzazione delle popolazioni locali sugli aspetti peculiari di questo sito, contestualmente il ruolo del Parco è stato indispensabile per l’inserimento della Salina nel circuito internazionale delle aree protette e del turismo eco sostenibile. Nelle attività previste dalla fase “after-life” la disponibilità del laboratorio realizzato presso il Centro Operativo delle Saline ha permesso visite guidate, workshop ecc,.. (vedi Allegato 2 e 3), in particolare con i finanziamenti della Regione Emilia-Romagna (Programma monitoraggio ecologico per la gestione della Salina di Comacchio) si è finanziato un vero e proprio piano di monitoraggio dell'area della Salina di Comacchio, nella porzione nord-ovest del SIC e Zps Valli di Comacchio. Il piano prevede il censimento delle principali e significative componenti ecologiche del sito, quali avifauna, ittiofauna, macrobenthos, zooplancton, flora, vegetazione e il monitoraggio della qualità delle acque, nonché l’aggiornamento dei dati nel SIT. Durante il progetto è stata svolta un’attività di monitoraggio puntuale per la conoscenza del sito, mancando per la maggior parte delle componenti indagate notizie e dati pregressi. Il proseguimento della campagna di monitoraggio si è svolto esclusivamente in termini di controllo sui principali habitat e specie indicatori di un buono stato di conservazione dell’area. Per il monitoraggio è stato utilizzato il laboratorio allestito presso il Centro Operativo.
Con il Decreto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca n. 115 del 2001 è stato attivato un fondo per “Programmi per l’incentivazione del processo di internazionalizzazione del sistema universitario” su cui è stato poi approvato il Progetto “Il Centro Operativo della Salina di Comacchio: un Laboratorio scientifico-didattico per il Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna”
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(n. 2487 del 23/11/2006), obiettivo del progetto è la diffusione della cultura scientifica e della ricerca applicata alle tematiche ambientali, con particolare riferimento alle aree protette incluse nel territorio del Parco del Delta del Po Emilia-Romagna.
Interventi realizzati Si ritiene indispensabile fornire attraverso questo capitolo un’informazione relativa agli elementi che hanno consentito di iniziare a strutturare l’ipotesi della conservazione nel sito della Salina. Il fatto che il 2001 (data di inizio del progetto LIFE) deve essere considerato il tempo zero della gestione rende evidente che le opere realizzate, le attrezzature acquisite, le conoscenze, le esperienze, le tecniche scientifiche e operative cumulate durante la redazione del progetto sono le sole basi e risorse su cui è stato possibile formulare le ipotesi strategiche per una gestione futura.
Considerata la limitatezza dei tempi e tutto sommato anche delle risorse il Piano di Gestione derivare deve essere considerato uno step di un processo “trial & error” che necessiterà di accurato monitoraggio e revisioni in futuro. Gli interventi realizzati durante il progetto LIFE sono suddivisibili in opere per rendere almeno parzialmente funzionale il sistema idraulico della Salina, opere per la riqualificazione paesaggistica (demolizione di fatiscenti edifici in cemento-amianto e di linee elettriche in disuso), nel recupero della metodologia tradizionale di produzione del sale (costruzione di un piccolo impianto su una porzione dell’impianto produttivo originale) e nel risanamento di strutture per consentire la fruizione del sito.
Governo delle acque Interventi nel canale del Duomo. Il canale del Duomo nasce sul lato nord presso la casa Uccelliera, e si spinge fino a sud, intersecando l’argine del Canale Bayon all’altezza di valle Campo. Il tratto compreso tra casa Uccelliera e la chiusa all’intersezione tra il canale alto di Valsecca-Macchine, presentava, prima del progetto LIFE, in molti punti una arginatura inadeguata, erosa e ribassata a pelo d’acqua che consentiva il passaggio delle acque tra valle Uccelliera ed il canale stesso. I fondali sono in alcuni punti subaffioravano, o al massimo erano profondi 20/30cm. In alcuni tratti mancavano fino a 160m consecutivi di arginatura, che si era disfatta praticamente nell’alveo del canale Duomo, intasandolo. Le paratoie e martiliere di collegamento erano completamente disfatte.
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L’intervento di progetto ha
previsto il risezionamento del canale. I terreni di scavo hanno
permesso di risagomare l’argine occidentale ed in parte quello orientale, sviluppandoli in larghezza piuttosto che in altezza. Lungo l’arginatura ripristinata sono state sostituite le vecchie martiliere. I 160 m di argine scomparso sono stati ricostruiti con un presidio di sponda per contenere i sedimenti di scavo. Nei canali immissari aperti che da Uccelliera si riversano nel Duomo sono state ripristinate le paratoie di regimazione idraulica, spesso costituite da sfioratoi. Interventi sui bacini di prima evaporazione Valle Ucceliera Sostanzialmente in valle Uccelliera, anche prima del progetto, la circolazione delle acque era efficiente, coinvolgendo buona parte del bacino vallivo. Solo i ranghi della Battuta avevano insufficienti scambi d’acqua con il resto della valle. Nel settore più occidentale è stato operare un taglio nella esile arginatura, rimovendo anche la piccola paratoia esistente (marcescente), per permettere il carico delle acque. Sull’argine settentrionale della Battuta, lato est, in prossimità del canale si è demolito un cavedone largo 40cm, per consentire il collegamento con il resto della valle, da qui avviene oggi lo scarico delle acque nel canale del Duomo insieme a tutte quelle di Uccelliera. La chiavica di Valsecca è stata recuperata e risezionata la covola a monte della chiavica, questa oggi garantisce l’alimentazione del bacino di Montalbano. La chiusa presente nel canale del Duomo, all’intersezione con il canale alto Macchine-Valsecca, è stata recuperata per consentire la separazione di valle Uccelliera dalle restanti valli nel caso di particolari necessità di gestione idraulica. Valle Montalbano Valle Montalbano prima del progetto era un comparto isolato per la mancata funzionalità delle chiaviche di collegamento alle due valli confinanti e al Canale Duomo. Oggi le acque di Valle Uccelliera (a Nord) possono passare in Montalbano grazie alle’effettuazione di due tagli nel canale sublagunare in prossimità del bacino chiuso di smistamento delle acque presente a Valsecca ed essere regimate dalla chiavica di Valsecca, recuperata e resa funzionale. E’ stata inoltre recuperata la chiavica di Montalbano e poco distante da essa è stata posizionata una paratoia per potere effettuare lo scambio con le acque di valle Lamenterio (a Sud). Il canale Duomo possiede una chiavica a tre luci aperte una verso il nord del canale, una verso il sud ed una terza verso la confluenza del canale di Montalbano. Questo punto triplo di controllo delle acque consente di isolare Montalbano da Lamenterio o viceversa, nel caso sorgano esigenze particolare di gestione idraulica separata. Questo manufatto è stato oggetto di intervento per guadagnarne la piena funzionalità. Valle Lamenterio Valle Lamenterio viene alimentata dalla chiavica sul Bayon all’altezza di valle Campo. Lo scarico
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avviene attraverso la paratoia posta sul canale del Duomo, ripristinata con il progetto, e attraverso la paratoia posizionata sul settore più occidentale del canale Montalbano (vedi paragrafo precedente). Interventi su Valle S. Filomena La martiliera del canale basso di Santa Filomena è stata sostituita in quanto fatiscente.
Rifacimento canali in muratura Il funzionamento produttivo della salina era assicurato da una serie di pompe alloggiate in una delle grandi costruzioni centrali e denominata comparto “Macchine”. A questo manufatto architettonico afferiscono una serie di canalizzazioni costruite in muratura per resistere agli effetti erosivi della velocità dell’acqua immediatamente a monte e a valle delle pompe di sollevamento. Questi canali sono stati restaurati al fine di garantire la funzionalità strategica anche nel nuovo assetto della Salina e la sua sicurezza, inoltre sono state sostituite alcune passerelle degradate e pericolanti. Nella Sala Macchine sono state installate due nuove pompe idrovore in luogo di due macchinari fatiscenti e non riparabili della portata rispettivamente di 800 mc/sec e 400 mc/sec. Il sistema di scarico è stato automatizzato mediante l’istallazione di sonde di livello e di paratoie a ventola.
Chiaviche In un sistema come la salina, caratterizzato da decine di bacini e sottobacini, la circolazione delle acque è regimata attraverso una serie di chiaviche. Alla luce di un accurato rilievo fotografico effettuato sul campo si è constatato che tali manufatti avevano subito forti effetti di degrado. Per garantire il ripristino dell’assetto idraulico è stato necessario effettuare il recupero delle chiaviche principali di comunicazione tra i bacini. La chiavica di Valsecca, tra Valle Uccelliera e Valle Montalbano è stata ricostruita e risezionata per garantire un’adeguata circolazione. In Valle Montalbano sono state recuperate la chiavica di collegamento con Valle Lamenterio e la chiavica a tre luci sul canale Duomo. Quest’ultima è un importantissimo punto di controllo delle acque dal quale è possibile isolare l’una dall’altra le Valli Montalbano e Lamenterio e gestirle separatamente.
Riqualificazione paesaggistica La riqualificazione del paesaggio della Salina si è ottenuto attraverso due importanti interventi, entrambi anche con una forte valenza ambientale. Il primo ha riguardato la rimozione di edifici fatiscenti con copertura in cementoamianto e il secondo la rimozione di linee elettriche di disuso
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pericolose per l’avifuana.
Demolizione di edifici che comportavano rischi ambientali Lungo il viale interno che porta a quello che oggi è il Centro Operativo erano presenti un ampio capannone (di ca. 400mq. Di superficie coperta e di ca. 2200mc.) con copertura di cementoamianto, di costruzione
risalente agli anni’60 e altri tre piccoli edifici (ricoveri) anch’essi di
costruzione recente e di nessun valore storico o architettonico e con presenza di cemento – amianto. Lo stato fatiscente dei materiali e dei tetti in eternit (in parte già crollato al suolo ed esposto all’acqua) rischiava di provocare un grave inquinamento da amianto nelle vasche circostanti. La demolizione di tali strutture unita anche alla rimozione di linee elettriche (vedi par succ) ha consentito il recupero di un orizzonte aperto e la “liberazione”
della prospettiva sul centro
operativo su assi visuali e in un’area strategici per la fruizione.
Abbattimento delle linee elettriche Il secondo intervento ha riguardato le linee elettriche aeree che oltre ad avere un considerevole peso sulla qualità del paesaggio costituiscono, come è noto, un forte rischio per gli uccelli che possono rimanere impigliati o fulminati durante il volo. La loro rimozione ha dunque un forte e positivo impatto paesaggistico contribuendo al ripristino della “orizzontalità” originaria dell’ambiente della Salina ma anche un’importante significato ecologico.
Gli interventi riguardano tutte le linee, sia quelle in funzione che quelle in disuso in passato utilizzate per assicurare l’energia a tutte le attività della Salina.
Sono stati rimossi complessivamente 82 pali su uno sviluppo lineare di circa 3 000 m. La prima linea ad essere abbattuta è sta quella che correva lungo la strada interna interrompendo la lineare orizzontalità del paesaggio circostante. Successivamente è stata abbattuta la linea che attraversava il bacino salante ad est della Torre Rossa, la presenza di questa linea creava un forte rischio per il passaggio dell’avifauna quando si sposta verso la parte settentrionale delle Valli di Comacchio. Per l’unica linea funzionante che corre dalla Cabina elettrica posta vicino ai fienili fino al Centro Aziendale rifornendo il Centro Operativo e la Sala Macchine dove operano le pompe idrauliche, sono stati effettuari lavori di interramento utilizzando materiali e metodologie tecniche richieste per la presenza di acqua salata e
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con tutte le opere accessorie necessarie (pozzetti,
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collegamenti ecc.) su una lunghezza di 550 m. Questo intervento ha liberato completamente il sito da tutti i pali esistenti.
Dossi per la nidificazione degli uccelli in Valle Montalbano All’interno del bacino di Montalbano sono stati realizzati di 19 dossi secondo modalità tali incrementare i siti di potenziale nidificazione delle colonie di gabbiani e sterne, secondo modalità tali da favorire le seguenti specie e da svantaggiare il Gabbiano reale. A tal fine sono stati effettuati due tipologie di intervento: la costruzione dei dossi e la realizzazione di paratoie che permettano il controllo dei livelli idrici.
I dossi realizzati si estendono su una superficie complessiva di 1,5 ettari, con una media per ciascun dosso di 0,1 ettari. Sono di forma allungata e orientati nella direzione dei venti prevalenti. Le loro rive sono irregolari, con sponde dolcemente digradanti e hanno un’altezza limitata sul livello dell’acqua, dal quale devono appena affiorare.
Per favorire anche altre specie di Caradriformi, i dossi nel periodo riproduttivo (tarda primaveraestate) emergono dal fondo della Valle di circa 30 - 40 centimetri mentre nel periodo invernale sono completamente sommersi. I livelli possono essere nuovamente innalzati a partire dai mesi di settembre – ottobre, per avere così anche un controllo indiretto sui popolamenti di ratti e sulla vegetazione alofita e minimizzare l’erosione del moto ondoso.
Le specie potenzialmente nidificanti sui dossi sono:Gabbiano comune (Larus ridibundus) Gabbiano corallino (Larus melanocephalus), Gabbiano roseo (Larus genei), Sterna zampenere (Gelochelidon nilotica), Fraticello (Sterna albifrons), Sterna comune (Sterna hirundo), Beccapesci (Sterna sandvicensis).
recupero della metodologia tradizionale di produzione del sale recupero La Salinetta
La salinetta è stata costruita in un’area compresa nella parte salante orientale della vecchia salina, per l’esattezza nella più meridionale delle quattro vasche dei bacini salanti di levante. La sua funzione è, da un lato la produzione di acque sovrassalate per il mantenimento e la diversificazione degli habitat più importanti del sito, dall’altra quello di recuperare un carattere storico culturale capace di costituire un motivo di interesse fruitivo e didattico. La dimensione dell’area su cui si intende modellare la salinetta è poco più di quattro ettari, tale
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superficie comprende le aree evaporanti, salanti, i relativi arginelli, il canale alto di alimentazione ed il canale basso di adduzione all’impianto di sollevamento. Sulla detta superficie sono state costruite quattro vasche in scala decrescente per la prima evaporazione per una superficie di 18.338 mq. Si affiancano quattro vasche di seconda evaporazione che occupano una superficie di 6.611 mq sempre disposte topograficamente a cascata per consentire il flusso a gravità delle acque. Seguono le quattro vasche di terza evaporazione di 4.241mq, una servitrice a servizio dei bacini salanti, di 1.960 mq di estensione ed infine 6 bacini salanti di 333 mq ognuno per un totale di 2.000 mq complessivi. Il tutto si completa con una semplice area di servizio adibita a deposito dell’intera quantità del sale prodotto e attrezzi vari di servizio all’impianto. A completamento della salinetta è stata recuperata una ex vasca adibita a servitrice della vecchia salina, la quale servirà come deposito di acqua vergine prelevata dal mare per alimentare le vasche di prima evaporazione; tale vasca è separata dalla salinetta da un canale basso, perciò è stata costruita una tradizionale “cassa canale”. In più è stato recuperato con lo stesso uso un esistente deposito di acque ad alta densità (mediamente di 21/22 Be). Il rapporto tra vasche salanti ed evaporanti è di S/E=1:17. I rapporti invece tra le singole aree evaporanti rispetto all’area salante sono stati ricavati da semplici proporzioni nell’attuale assetto della salina (dove S/E=1:11,4), riportate al rapporto di 1:17.
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Figura 11: Tavola di progetto della Salinetta.
Strutture e attrezzature per la fruizione Centro Operativo E' stato ricavato all’interno dei locali della ex mensa dopo avere effettuato lavori di consolidamento strutturale con sostituzione del coperto e delle capriate di uno dei due corpi di fabbrica. La superficie resa agibile è di circa 160mq nei quali sono stati ricavati • un laboratorio con due postazioni (una di controllo del sistema di monitoraggio attraverso telecamere e una per il lavoro di raccolta organizzazione ed elaborazione dei dati), una terza postazione è dedicata al pubblico; • una sala polifunzionale in cui anche il pubblico può vedere le immagini trasmesse dalle telecamere e per l'esposizione di pannelli e materiali informativi; • servizi igienici; • una postazione per la custodia della Salina. L’intera struttura è dotata di un impianto di energia solare che rende l’edificio ecosostenibile, abbattendo i costi dovuti ai consumi di energia elettrica e ponendosi come modello per la sensibilizzazione della popolazione verso l’utilizzo di fonti energetiche alternative. Sul secondo modulo dell’edificio (140 mq) si è intervenuti sulle fondazioni per la
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sicurezza e con opere di restauro leggero, in questi spazi è stata allestita una mostra didattica composta da 38 pannelli, sono stati mantenuti i binari di accesso e sono stati ricollocati alcuni arredi originari (officina di manutenzione della decauville). In particolare le aree tematiche sono: Informazione, Architettura, Storia, Riqualificazione Ambiente, Governo acque, Monitoraggio, Fruizione, Sistema Informativo, Centro Operativo. Alcuni pannelli contengono testimonianze della gestione industriale della Salina dal secondo dopoguerra al 1984.
Sistema di telecamere La fruizione della salina senza creare disturbo alle specie presenti è un elemento irrinunciabile. Per coniugare queste esigenze è stato realizzato un sistema di telecamere poste nell’area tra Valle Lamenterio e Montalbano, in grado di proiettare le immagini su uno schermo posto nel Centro Operativo. Considerate le difficoltà logistiche, a causa della particolare morfologia della Salina, per la trasmissione via cavo, si è optato per l’installazione di un sistema con telecamere alimentate da pannelli solari e la trasmissione dei dati via radio. Per minimizzare l’impatto paesaggistico dei pannelli fotovoltaici per ogni telecamera è stata realizzata una piattaforma galleggiante in legno su cui montare il modulo telecamera e pannello. Sono state installate
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quattro telecamere, tre nelle Valli occidentali (una presso Casone Valsecca in Valle Uccelliera, una in Valle Montalbano al confine con Valle Lamenterio e una in Valle Lamenterio). La posizione di queste telecamere è stata individuata in primo luogo per poter osservare la colonia nidificante di fenicotteri, di grande spettacolarità ed attrattiva, ma anche per visualizzare i dossi di nuova costruzione in Valle Montalbano quale area di nidificazione di laridi e sternidi. L’ultima telecamera posta nei pressi del Centro Operativo ha la funzione di sorveglianza su quest’area. Il sistema di telecamere inoltre è stato dotato di software per la registrazione, offrendo quindi la visione in continuo prestandosi a studi di etologia.
Decauville Il recupero del tracciato originale della decauville diventa un elemento di grande potenzialità per la fruizione: permette ai disabili di avere un percorso fruibile senza ostacoli dando ai fruitori con problemi di deambulazione e ai non vedenti la possibilità di compiere l’intero percorso didattico con le stesse modalità per tutti i tipi di fruitori. Permette di compiere il percorso in qualunque momento dell’anno in quanto le carrozze stesse fungono da elemento schermante così da non arrecare nessun disturbo all’avifauna. L’impiego di fonti energetiche alternative per la locomozione si integra perfettamente con la collocazione del progetto in un sito di grande rilievo ambientale e vincolare il transito unicamente lungo i binari annulla l’effetto calpestio causato dal passaggio di persone a piedi creando un minore impatto sulla vegetazione Il tracciato dei binari si ipotizza rinverdito così da annullare il potenziale impatto visivo del tracciato e al contempo aumentare l’effetto di consolidamento dell’argine con la vegetazione. La “stazione” di scalo può ipotizzarsi all’interno dell’edificio “magazzini” dove i binari sono ancora esistenti e dove è gia allestito lo spazio espositivo. Questo progetto è stato candidato al concorso Naturalmente accessibile indetto nel 2004da Enel, Federparchi, Associazioni ambientaliste e dei disabili, ottenendo il riconoscimento della giuria. Attualmente è candidato sui fondi strutturali asse italia slovenia. Programma per la Cooperazione Transfrontaliera 2007-2013
La fruizione Il Piano di Fruizione prevede la realizzazione dei percorsi necessari a rendere fruibile il sito; come individuato negli obbiettivi si prevede di utilizzare alcuni degli argini esistenti al fine di mantenere l’originale conformazione dell’ambiente come percorsi escursionistici prevalentemente guidati. Sono stati perciò tracciati dei percorsi distinguibili sia per tipologia di percorrenza
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(percorsi ciclabili, pedonali, carreggiabili, in barca e su rotaia), sia per grado di difficoltà di percorrenza (percorso escursionistico di media difficoltà, percorso escursionistico ad alta difficoltà), percorsi contraddistinti da tematismi, contraddistinti per tipo di fruitore (percorsi per gli addetti alla gestione e manutenzione, percorsi per gli studiosi, percorsi per i gruppi o singoli),e con l’accessibilità incondizionata di alcuni percorsi (disabili, cechi ..) Per la realizzazione di tali percorsi sono stati necessari interventi di manutenzione, adeguamento e ripristino dei tracciati;. Allo stato attuale tali percorsi sono parzialmente percorribili, gia dal 2004 si è reso possibile attuare escursioni guidate del sito. Parte dei tracciati, quelli maggiormente impattanti sull’avifauna sono agibili solo previa autorizzazione delle autorità competenti.
Pista ciclabile con ponte pedonale e osservatorio avifaunistico Il complesso di Foce ben si presta all’uso di un nuovo ingresso alla Salina perché è un sito attrezzato per il turismo escursionistico consolidato nel sistema socio economico locale; gia da tempo è sede di attività legate alle visite guidate delle Valli di Comacchio. Geograficamente è posto in adiacenza delle saline, sul margine estremo nord occidentale, è attrezzato con parcheggi,servizi di biglietteria, e un punto di ristoro. La pista ciclabile realizzata si colloca sull’argine in sinistra idrografica del canale e partendo appunto da l complesso di Foce raggiunge Torre Rossa sempre restando esternamente al sito della Salina. In questo punto è stato realizzato un ponte pedonale che da accesso al sito, in un punto strategico dove, utilizzando i ruderi dell’antico edificio verrà realizzato anche un osservatorio avifaunistico.
inoltre i potenziali percorsi 1, 2 e 7 vedono come unico possibile punto di partenza proprio il centro di Foce. Si segnala solo la presenza anche di Si ritiene che questo potenziale accesso debba comunque avere un ruolo secondario per la fruizione della salina che necessita di un accesso ad uso esclusivo capace di valorizzare la connotazione del sito. L’uso del Centro visite di Foce per il sevizio ai percorsi ad esso associati mantiene l’attuale regolamentazione, per il carico di fruizione dei tracciati si rimanda in specifico alla descrizione degli stessi.
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Progetti in divenire - Torre rossa.
il progetto di rcupero della torre rossa prevede una funzione, quella di appostamento per l’osservazione della fauna. Per rendere possibile la nuova destinazione duso si prevede la realizzazione di una nuova chiusura verticale del lato sud formata da elementi modulari costituiti da pannelli con struttura metallica e listelli di legno. La scala interna adeguatamente ripristinata servirà come distribuzione per i due livelli della torre costituiti dai solai adeguatamente ristrutturati anche tramite la sostituzione del tavolato. Il piano terreno verrà pavimentato in cotto sia nella parte interna che esterna dei ruderi della torre
Acquisizione dati. e Monitoraggio METODOLOGIA DI RILIEVO dei manufatti architettonici Il rilievo è stato, articolato nelle seguenti parti: 1. rilievo geometrico diretto delle dimensioni fisiche delle varie parti di ciascun edificio, comprendente l’acquisizione delle sezioni orizzontali e verticali di ogni fabbricato: la
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precisione dell’operazione si è spinta fino alla scala del dettaglio costruttivo, assumendo tutte le informazioni disponibili agli strumenti di misurazione adottati, con uno scarto dell’ordine del centimetro. Inoltre è stato effettuato il rilevamento diretto degli infissi e dei particolari costruttivi notevoli, consistente nella presa di misure dirette e dei profili dei manufatti. 2. rilievo fotografico in forma digitale degli edifici, riguardante non solo l’esterno e gli interni dei manufatti, ma funzionale anche per un’analisi dei dettagli costruttivi e compositivi, nonché per la conoscenza dei siti nel loro insieme e nei rapporti con i contesti ad essi contermini. I prodotti di questa fase del lavoro consistono in set fotografici, consistenti in un numero variabile di prese, calibrato sulla complessità di ciascun manufatto, ottenute con una macchina fotografica digitale ad una risoluzione di 1600x1200 pixel/pollice, ed archiviate in formato raster (.tif). A queste fasi sé seguita la restituzione dei dati tramite l’uso del calcolatore elettronico e la produzione di elaborati informatizzati in ambiente CAD. I prodotti di questa fase del lavoro consistono in archivi informatici bidimensionali in formato vettoriale (.dgn), con le informazioni articolate su vari livelli, calibrati per una lettura alla scala di 1:100: piante ai vari livelli, corredate con le proiezioni delle strutture portanti orizzontali, alzati di tutti i fronti. Il rilievo altimetrico è dato da due sezioni per edificio, una longitudinale e una trasversale contrapposte, tracciate nei punti di maggior densità informativa per la comprensione della logica compositiva e strutturale dei manufatti. Le tavole del rilievo contengono anche i dati informativi sulla consistenza dimensionale e sullo stato di conservazione degli immobili. archiviazione e consultazione dei dati tramite la creazione di un CD-rom contenente un insieme di files digitali organizzati in due applicazioni, in un formato che consenta di organizzarli in indici interattivi dotati di collegamenti ipermediali.(.pdf) Verranno quindi realizzati due documenti ipermediali e stampabili in forma già impaginata organizzati in un sistema di schedatura digitale che restituiscono due tipi di dati differenti: - il rilievo geometrico ottenuto tramite una schedatura delle anteprime dei disegni a partire dai files vettoriali (formato .dgn), direttamente collegato ad un indice a navigazione interattiva ipermediale organizzato per sito. Le “preview” raster consentono di accedere direttamente a ciascuno dei files che compongono la restituzione vettoriale semplicemente cliccando sulla loro icona. Dopodiché il file vettoriale è lanciato automaticamente in presenza del software CAD capace di leggere il file, altrimenti viene scaricato su hard disk; - il rilievo fotografico ottenuto tramite una schedatura delle prese fotografiche a partire dai files raster (formato .tif), direttamente collegato con un indice che permette la consultazione diretta delle schede relative ai singoli edifici e la navigazione interattiva; Il presente lavoro si compone
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innanzitutto, di un’indagine conoscitiva della consistenza di questo patrimonio e della misura del suo stato di degrado, quale fase preliminare alla proposta di un possibile metodo progettuale teso alla rifunzionalizzazione di tali edifici. Questa operazione non richiede una rivoluzione, bensì un lavoro di ricomposizione, primariamente sui fabbricati, limitandosi a riparare ove nel tempo si è persa l’organizzazione originaria o dove essa non ha funzionato, introducendo le necessarie nuove attrezzature, e successivamente agendo sulle connessioni fra i vari siti, progettando i necessari percorsi di fruizione. Si tratta di tutta una serie di operazioni che presuppongono un’accurata documentazione dello stato di fatto, non solo come elemento di appoggio della concezione architettonica, ma come strumento di riferimento della costituzione del programma economico e mezzo di gestione dell’intervento. È attraverso l’uso della lettura tipologica e di conseguenza tramite il recupero della regola implicita in ogni processo di costruzione formale, chesi è potuto risalire al riconoscimento delle specifiche intenzioni progettuali sottese e, di conseguenza proporre quelle trasformazioni che la contemporaneità richiede, in relazione alle mutate esigenze. La metodologia progettuale, si è venuta articolandosi nelle seguenti tre fasi: - la prima, che permette di riconoscere attraverso un processo di lettura dei dati strutturali e compositivi, l’esistente; - la seconda, che attraverso un processo di approfondimento permette di appropriarsi di esso; - la terza, che si esprime nella produzione di differenze, ovvero nel conferire all’esistente, riconosciuto e fatto proprio, il segno di una nuova identità, che ci introducono alle logiche della contemporaneità.
Il sistema informativo Territoriale Il sistema GIS (acronimo di Geographical Information System) o, in Italiano, SIT (acronimo di Sistema Informativo Territoriale) ha utilizzato la base cartografica georeferenziata fornita dal Topografo Geom. M. Grassi. Il GIS è stato strutturato essenzialmente su due database, uno contenente i dati territoriali, confini, arginature, ponti, canali, strade, ecc.., ed uno contenente i dati ecologici georeferenziati provenienti dalle ricerche condotte sul sito. L’intero sistema è basato sul software ArcView 8 della ESRI. La banca dati, in formato .mdb leggibile da Access o altri software di database, è stata suddivisa in due file differenti, uno per i dati topografici, un geodatabase ed uno per i dati risultanti dalle indagini ecologici, denominato biodatabase. Il geodatabase è stato costruito automaticamente, con gli strumenti software in dotazione con
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ArcView, esportando il file vettoriale di AutoCAD. La struttura del geodatabase ne è quindi diretta conseguenza.
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Responsabile del progetto Coordinamento generale Arch Lucilla Previati c/o Parco Regionale del Delta del Po Via Mazzini 200 40022 Comacchio FE Email: parcodeltapo@parcodeltapo.it dossier di candidatura a cura di: realizzazione a cura di Arch Daniela Giunchi, Elisa Giunchi contributo ai contenuti Ing Rita Cavallari, contributo progetto grafico Sivia Casavecchia