PENNABILLI STORIA TERRITORIO MUSEI
a cura di Associazione Pro Loco Pennabilli
Pennabilli Storia, territorio, musei a cura di Associazione Pro Loco Pennabilli www.pennabilliturismo.it info@pennabilliturismo.it Pro Loco Pennabilli Tel: +39 0541 928659 Piazza Garibaldi, 1 47864 Pennabilli (RN) Con la collaborazione di MUSSS Museo Sasso Simone e Simoncello Prima edizione 2011 Ricerca storica e stesura Giuliana Lucarini Luca Fucili Seconda edizione 2019 Coordinatrice Giovanna Priarone Aggiornamento e integrazione contenuti Collaboratori Pro Loco e Musei di Pennabilli (Nei rispettivi argomenti di interesse)
Fotografie Archivio fotografico della Provincia di Rimini Simone Antonelli Valentina Baldisserri Fabio Barile Filippo Bovi Enrico Cangiotti Silvia Caroni Tommaso D’Errico Isabella Ferlini Luca Fucili Giuseppe Giannini Stela Horvan Alessandro Ligi Dorin Mihai Sergio Paolucci Enrico Partisani Antonio Piccinini Roberto Sartor Irene Valenti Progetto grafico e impaginazione Mara Femia
Edizione finanziata da Destinazione turistica Romagna, nell’ambito del Programma Turistico di Promozione Locale (PTPL 2019).
MUSEO NATURALISTICO DEL PARCO SASSO SIMONE E SIMONCELLO
PENNABILLI Storia, territorio, musei
INDICE
LA CITTĂ Introduzione
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Pennabilli - Collocazione geografica
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Pennabilli - Cenni storici
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Visita guidata alla cittĂ di Pennabilli
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I MUSEI Visita guidata al museo diffuso I Luoghi dellâAnima
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Museo e Associazione Culturale Il Mondo di Tonino Guerra
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Museo del calcolo - Mateureka
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Museo I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet
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Brevi note sulla vita di Padre Francesco Orazio Olivieri della Penna di Elio Marini
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Museo del Montefeltro - Segni di un passaggio
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MUSSS (Museo Naturalistico), CEAS (Centro di educazione ambientale e alla sostenibilitĂ ) e Centro visite del Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello
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Parco Naturale Interregionale del Sasso Simone e Simoncello
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Museo Ricordi di una comunitĂ
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LE FRAZIONI Bascio
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Caâ Romano
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Maciano
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Miratoio
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Ponte Messa
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Scavolino
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Soanne
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Gastronomia
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AttivitĂ sportive
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I.A.T. Pennabilli - Pro Loco Pennabilli
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GLI EVENTI Mostra Mercato Nazionale Pennabilli Antiquariato
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Artisti in Piazza - Festival Internazionale di Arti Performative
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Gli Antichi Frutti dâItalia sâincontrano a Pennabilli
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Calendario delle principali manifestazioni
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LA CITTĂ€
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INTRODUZIONE
ÂŤ Ă bello se puoi arrivare in un posto dove trovi te stesso. Âť Con unâunica e sintetica espressione, il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra inquadra tutto il bello di Pennabilli. Deliziosa cittadina posta su uno dei versanti della Valmarecchia, alle spalle di Rimini, dove storia, arte, cultura e natura sono ampiamente testimoniate, Pennabilli offre un ambiente armonioso e riposante e consente di percorrere le terre dellâAlta Valmarecchia, cuore antico del Montefeltro, ricco di colline, picchi e rupi che custodiscono torri e castelli, testimoni della straripante ricchezza di accadimenti storici. Molti di questi scorci si ritrovano nei quadri dei grandi maestri del Rinascimento, come Piero della Francesca, e persino alle spalle della Gioconda di Leonardo da Vinci, se si dĂ credito ad alcune recenti ricerche. La cittĂ di Pennabilli è raggiungibile dalla Toscana e dalle Marche e fa parte di quella eccezionale congerie di piccoli centri, custodi di arti e saperi, che sono il motore di un turismo esigente e consapevole, rispettoso dellâambiente, curioso di emozioni, autenticitĂ , e qualitĂ della vita. Pennabilli è definita âculla dei Malatestaâ perchĂŠ, stando ad alcune interpretazioni storiche, ha dato i natali alla celebre stirpe che successivamente dominò sulla Signoria di Rimini e su vari territori della Romagna. Nel corso dei secoli, la città è riuscita a preservare la propria identitĂ storica, ancorandola fortemente alle origini medievali. Passeggian-
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do per le antiche vie del borgo, tra le rovine del guasto Malatestiano, sulla sommitĂ dellâantico castello di Billi sede del cinquecentesco monastero agostiniano santâAntonio da Padova, o visitando lâantichissimo santuario della Madonna delle Grazie, si possono scorgere angoli che danno alla nostra vita lo spessore di millenni. Lâambiente offre il contesto ideale per un soggiorno in armonia con la natura. Le numerose testimonianze storiche, racchiuse in uno scenario naturale a volte spettacolare, a volte fiabesco, creano affascinanti percorsi âdellâanimaâ, che si sovrappongono ai percorsi âdella golaâ, frutto dellâospitalitĂ e dellâabilitĂ dei ristoratori locali nella preparazioni di cibi tradizionali e piatti tipici, e delle diverse sagre paesane dedicate a prelibatezze come: il primaverile fungo prugnolo, tagliatelle e tortelli fatti a mano, cascioni farciti e piadina, salumi del territorio, carni di pregiate razze marchigiane, specialitĂ a base di cinghiale, mais e grani antichi coltivati nelle campagne circostanti. Nel 2010, il Touring Club Italiano ha assegnato al Comune di Pennabilli la Bandiera Arancione, il marchio turistico ambientale destinato alle piccole localitĂ , che si distinguono per la valorizzazione del patrimonio culturale, la tutela dellâambiente, la cultura dellâospitalitĂ , lâaccesso e la fruibilitĂ delle risorse, la qualitĂ della ricettivitĂ , della ristorazione e dei prodotti tipici. Pennabilli è la capitale della bellezza, dove la poesia della tradizione si sposa con la magia delle moderne creazioni del poeta Tonino Guerra, dove unâescursione diventa lâoccasione per un viaggio nelle magie della storia, per volgere lo sguardo dentro se stessi, o addirittura per toccare con le mani lâinfanzia del mondo. Pennabilli è una cittadina tranquilla, che si regge economicamente su alcune unitĂ artigianali e industriali, su agricoltura e allevamento. Grazie ad associazioni culturali longeve e attive, la cittĂ ha saputo imporsi, con importanti iniziative di risonanza internazionale come la Mostra Mercato Nazionale dâAntiquariato o Artisti in Piazza - Festival Internazionale di Arti Performative. In seguito al prestigio datole da un cittadino dâeccezione come Tonino Guerra, residente in questa antica cittĂ dalla fine degli anni â80, Pennabilli ha proposto un modello di tu-
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rismo ambientale e culturale che trova la sua piĂš originale espressione nella manifestazione a tutela della biodiversitĂ e dellâantica sapienza contadina, dal titolo poetico Gli antichi frutti dâItalia sâincontrano a Pennabilli. Dal punto di vista sociale infine, essere CittĂ Vescovile, capitale religiosa del Montefeltro, unitamente alla costante presenza del seminario feretrano e di numerose confraternite, rende il carattere cittadino particolarmente legato alla religiositĂ , tratto che si esprime anche nelle sacre rappresentazioni di carattere popolare come la storica Processione dei giudei, la sera del VenerdĂŹ Santo, e nelle numerose feste a carattere religioso. Pennabilli, inoltre, è stretta da un forte legame con il Tibet che risale al XVIII secolo, quando Fraâ Orazio Olivieri della Penna partĂŹ per fondare una Missione cattolica a Lhasa. Grazie a questo antico rapporto con il lontano oriente, la cittĂ ha potuto invitare per ben due volte, nel 1994 e nel 2005 il XIV Dalai Lama lasciando allâintera valle un ricordo straordinario carico di significati di pace, di comprensione e soprattutto di dialogo tra confessioni diverse. Ma è nei musei che Pennabilli riesce a offrire ai suoi visitatori un percorso culturale di ampio prestigio tanto da essersi meritata nel tempo il titolo di CittĂ Museo. Cercando piĂš a fondo i suoi segreti, camminando per le sue antiche strade, ritmate dal suono perenne dei campanili, scoprirete ben sette musei: il museo diffuso I Luoghi dellâAnima, composto da realizzazioni artistiche e poetiche disseminate nel centro storico e in alcune frazioni, luoghi dove fermare la nostra fretta e aspettare lâanima, ideati da Tonino Guerra; Mateureka - Museo del Calcolo, dedicato allâaffascinante mondo del calcolo e della matematica ed alla storia di essi; il MUSSS - Museo Naturalistico, CEAS (Centro di Educazione Ambientale e alla SostenibilitĂ ) e Centro Visite del Parco naturale interregionale del Sasso Simone e Simoncello; il museo Il Mondo di Tonino Guerra, ricco di opere del poeta, sceneggiatore romagnolo, allestito nei sotterranei dellâantichissima Chiesa della Misericordia; il museo I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet, che ricorda la figura del frate cappuccino missionario in Tibet nel 1700, la visita del Dalai Lama a Pennabilli, il cammino della scoperta e il rispetto dellâaltro. Infine, il Museo del Montefeltro, che conserva
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la memoria della fede in questo territorio, attraverso opere provenienti dalle Parrocchie dellâintera Diocesi e il recente museo Ricordi di una comunitĂ nella frazione di Scavolino, che raccoglie attrezzature e oggetti antichi, legati alle attivitĂ rurali. A pochi chilometri, lungo la strada che da Maciano porta a Villagrande, è adagiato tra il verde un piccolo specchio dâacqua, il lago di Soanne. In un paesaggio incantevole, circondato da querce, frassini, carpini e salici, il lago di Andreuccio è al centro di unâoasi di quiete. Non lontano, i confini del Parco naturale del Sasso Simone e Simoncello, unico Parco interregionale dâItalia, che racchiude i rilievi dei Sassi Simone e Simoncello, Monte Canale, Monte Palazzolo e del Carpegna, vetta del Parco e spartiacque tra la Valmarecchia e la Valle del Foglia. Lâimponente mole dei due Sassi e del Monte Carpegna, una delle cerrete piĂš estese dâEuropa, la varietĂ del paesaggio, sono capaci di sorprendere e affascinare anche il piĂš consumato tra gli escursionisti. Il territorio del comune spazia, su una superficie di 69 km², dai 295 ai 1375 metri s.l.m. Le sette frazioni offrono numerosi spunti di interesse a partire da quieti orti e campi coltivati, fino a punti panoramici mozzafiato. Un paesaggio geografico e umano ricco di suggestioni primordiali, e di visioni favolose. La bellezza del paesaggio assume il valore di monumento, cosĂŹ come lo sono i tanti alberi centenari, i âpatriarchiâ arborei che sono disseminati nellâintero territorio. Dalle frazioni di Miratoio, di Scavolino e di Soanne, porte naturali di accesso al Parco sopra citato, si snodano sentieri che permettono di immergersi appieno nel Mare verde della Valmarecchia e scoprire sporgenze rocciose che sembrano zattere galleggianti, calanchi, o grandi massi precipitati nei torrenti durante lâinfanzia del mondo. Esplorando il territorio pennese si scorgono alture da cui svettano luminositĂ architettoniche: torri millenarie come la torre di Bascio o di Maciano, o antichi insediamenti religiosi posti negli snodi viari principali come la pieve romanica di Ponte Messa, oppure piccole cellette votive cariche di sacralitĂ e mistero, disseminate per strade e crocicchi, che tenevano compagnia ai viandanti.
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Lâabitato di Pennabilli è ricco di borghi rurali isolati e silenziosi. Piccoli mondi colmi di bellezza. Paradisi montanari dove percepire la lentezza antica che permea la valle, e vagabondare lungo i sentieri della memoria, per approdare, magari, a chiese in pietra nascoste nel bosco come la Madonna del rettangolo di neve a Caâ Romano. Il borgo offre al visitatore unâatmosfera di paese, dove tutto è a misura di incontro e ospitalitĂ . La gentilezza e disponibilitĂ dei suoi abitanti, infine, fanno di Pennabilli un luogo accogliente dove trovare ristoro e conforto, di bellezza e armonia, vere anime di questa terra, cosĂŹ che si dica: vado in Valmarecchia a far riposare gli occhi, e a ritrovare me stesso, per poi tornare a casa rigenerati e colmi di meraviglia. Alfredo Spanò Si ringrazia lâassociazione Mostra Nazionale dâAntiquariato per la concessione del testo introduttivo. N.d.R. le citazioni in corsivo sono tratte da testi del poeta Tonino Guerra o da interviste di Salvatore Giannella al medesimo.
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PENNABILLI COLLOCAZIONE GEOGRAFICA
La cittĂ di Pennabilli, in provincia di Rimini, è situata sul versante occidentale del monte Carpegna, il suo territorio è compreso tra i 295 e i 1375 metri s.l.m., allâinterno del Parco naturale interregionale del Sasso Simone e Simoncello. Nella sua giurisdizione sono comprese sette frazioni: Caâ Romano, Maciano, Miratoio, Molino di Bascio, Scavolino e Soanne ed il popoloso borgo di Ponte Messa. Pennabilli è il comune piĂš alto della provincia di Rimini ed il secondo comune piĂš a Sud della regione Emilia-Romagna, preceduto da Casteldelci. Ă situata in una posizione dominante lâAlta Valle del fiume Marecchia, che nasce dal monte della Zucca (provincia di Arezzo, 1263 metri) e sfocia a Rimini, dopo un percorso in una suggestiva vallata. Il comune di Pennabilli è appartenuto alle Marche (provincia di Pesaro e Urbino) fino al 15 agosto 2009, quando ne è stato distaccato, congiuntamente ad altri sei comuni dellâAlta Valmarecchia, in attuazione dellâesito di un referendum svoltosi il 17 e 18 dicembre 2006, che ha sancito lâappartenenza alla regione Emilia Romagna (provincia di Rimini).
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Pennabilli è compresa nel territorio denominato Montefeltro, regione storica (sub-regione) che si estende in Emilia-Romagna, nelle Marche e nella Repubblica di San Marino. Talvolta si riscontra, nel linguaggio comune, lâuso improprio del termine Montefeltro, utilizzato anche per indicare i territori appartenuti alla Signoria dei Montefeltro (âda Montefeltroâ), ossia il ramo dei conti di Carpegna che, a partire dal 1213, ebbe in feudo Urbino, concesso a Bonconte I primo conte di Urbino, figlio di Montefeltrino I da Montefeltro e fratello di Taddeo I - dallâimperatore Federico II. âMontefeltroâ deriva, probabilmente, da Mons Feretrius, identificabile con lâattuale cittĂ di San Leo, sul quale, il console romano Marcello vincitore sui Galli nel 220 a.C. avrebbe eretto un tempio in onore di Giove Feretrio. Secondo altre teorie, il termine Mons Feretrius o Mons Feretri, è da ricondurre alla voce umbro-sabellica Fell eter che significa monte delle pecore. Nel lontano IX secolo il territorio del Montefeltro e di San Marino costituiva la Diocesi Feretrana. Nel territorio feretrano erano in piedi 25 chiese-madri, chiamate pievi (da plebs, cioè popolo), comprendenti ciascuna varie parrocchie e punto di riferimento per i Battesimi di tutti i bambini della zona. Con decreto del 1977 (Papa Paolo VI) veniva poi data alla diocesi la nuova denominazione di San Marino-Montefeltro. Il territorio diocesano comprende lâalta Valmarecchia, in provincia di Rimini, parte della valle del Conca e parte della valle del Foglia in provincia di Pesaro-Urbino, e tutto il territorio della Repubblica di San Marino. I patroni della diocesi sono san Leo, sacerdote (Leone) e san Marino, diacono. La prima sede storica e monumentale è stata la celebre fortezza di S. Leo. Dopo alcuni passaggi in altre sedi, nel 1572 la sede vescovile fu definitivamente trasferita a Pennabilli, dove si trovano: il palazzo episcopale, la cattedrale di San Leone, gli uffici diocesani, il seminario diocesano con lâArchivio e la Biblioteca, che racchiude un patrimonio librario di storia e cultura, e il museo del Montefeltro, che conserva un patrimonio artistico notevole raccolto da tutto il Montefeltro. Per informazioni piĂš approfondite sulla diocesi si invita il lettore a consultare il sito www.diocesi-sanmarino-montefeltro.it.
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PENNABILLI CENNI STORICI
Luigi Dominici, ricercatore e divulgatore di antiche glorie e autore di numerose pubblicazioni, in un testo sulla storia di Pennabilli, edito nel 1956 dallâassociazione Pro Loco Pennabilli , dal titolo: âPennabilli - Culla dei Malatestaâ esordiva con parole altisonanti: âPennabilli, che è posta nel bel mezzo del Montefeltro mistico e guerriero, rinserrata da una chiostra di monti sui quali si scorgono corruschi ruderi chiomati dâedera, mistiche pievi, gravi per secolari silenzi, e massicci castelli che ci ricordano la Feltresca progenie (...), non poteva non avere un posto notevole nella storia. E aggiungeva: Pennabilli - abitata un tempo da uomini che bussarono alle porte dellâimmortalitĂ - ha potuto avere una nobile storia, che bisognava portare alla luce a diletto e ammaestramento nostro e dei venturiâ.
Veduta di Billi
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Acquerello Francesco Mingucci, 1626
Con questa pubblicazione la Pro Loco propone al giorno dâoggi una guida turistica, ma prosegue nellâintento di diffondere la conoscenza della storia della cittĂ di Pennabilli, seppur qui in maniera meno approfondita. La sintetica ricostruzione storica dei fatti piĂš lontani riportati in questo testo, tiene conto della narrazione tramandata dagli storici locali e dalla vulgata. In assenza di documentazione certa, si vuole fornire solo un inquadramento sufficiente per conoscere ed apprezzare vicende e personaggi appartenuti al nostro passato. Ritrovamenti archeologici fanno risalire i primi insediamenti abitativi nel territorio di Pennabilli allâepoca etrusco-romana. Billi: il pago o vico dei Billi era situato nellâattuale borgo di San Lorenzo. La sua denominazione deriverebbe da Bel, nome etrusco del dio Baal venerato da alcuni popoli orientali, al quale venivano offerte vittime umane sacrificate sul fuoco. Secondo altre interpretazioni, il termine Billi deriverebbe invece dal termine etrusco bilia che significa cima tra gli alberi. In favore della prima versione, la tradizione narra che, in epoca romana, il culto per il dio Bel venne sostituito da quello per Vulcano, dio del fuoco, al quale subentrò, in epoca cristiana, il culto per San Lorenzo, martirizzato, a sua volta, col fuoco. Gli abitanti di Billi si rifugiarono sulla naturale altura della Rupe che, per le asperitĂ del terreno, offriva maggior sicurezza alle incursioni barbariche e vi costruirono un primo nucleo abitativo che, per successive fortificazioni, si trasformò in castello.
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Veduta di Penna
Penna - Le popolazioni stanziate lungo il fiume Marecchia e gli abitanti del foro di Messa, durante le incursioni barbariche, trovarono invece rifugio sullâaltura, denominata attualmente Roccione, per dare origine allâinsediamento di Penna, che significa vetta. La tradizione narra che, successivamente, intorno allâanno mille, un discendente della famiglia Carpegna, soprannominato âMalatestaâ per intemperanze di carattere, edificò il castello della Penna e diede inizio allâomonimo casato. Per tale motivo, Pennabilli viene definita dal Dominici (autore nel 1956 di un testo sulla storia di Pennabilli, edito dallâassociazione Pro Loco Pennabilli) âCulla dei Malatestaâ. Vi sono tuttavia diverse interpretazioni sul capostipite della celebre stirpe, data la scarsitĂ di fonti documentarie. La nascita della Signoria malatestiana si può far risalire ai primi decenni del Duecento. Il primo Malatesta di cui si hanno notizie certe, è Malatesta I Malatesta, detto della Penna (Pennabilli, 1183 â Rimini, 1248). La prima apparizione del Malatesta in documenti pubblici risale al 1197, quando si trovò al centro di una delicata trattativa con il Comune di Rimini, fiancheggiato dallo zio Giovanni - signore di Verucchio e autorevole membro del Consiglio generale del Comune di Rimini - e dai Verucchiesi. Malatesta della Penna successivamente fu podestĂ di Pistoia nel 1228 e di Rimini nel 1239 e 1247. Egli fu padre del dantesco Malatesta da Verucchio, detto Mastin Vecchio, che fu Signore di Verucchio, (Verucchio, 1212 â Rimini, 1312) e nonno quindi degli altrettanto celebri
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Antico stemma di Pennabilli
Giovanni Malatesta, detto Gianciotto, noto per essere stato autore dellâomicidio degli amanti Paolo e Francesca, Paolo Malatesta, detto il Bello, ucciso dal fratello Gianciotto insieme con la moglie di questo, Francesca da Polenta (la storia è narrata in un memorabile passo dellâInferno di Dante - Canto V) e Malatestino, detto dellâocchio, immortalato, anchâesso da Dante Alighieri nellâepisodio di Paolo e Francesca e dallo stesso definito âMastin nuovoâ (Inf. XXVII, 46). I Malatesta, furono tra le piĂš importanti ed influenti famiglie del Medioevo, da Pennabilli si insediarono a Verucchio, e dominarono sulla Signoria di Rimini e su vari territori della Romagna e dellâItalia centrale fino al 1500 circa. I due castelli di Penna e di Billi costituirono due comunitĂ distinte per molti anni, finchĂŠ, nel 1350, divenuti liberi comuni, per volontĂ popolare decisero di fondersi. Il patto fu sancito presso quella che fu poi denominata âPietra della paceâ interrata nei pressi dellâattuale fontana nella piazza principale. Lo stemma del paese di Pennabilli, cosĂŹ costituitosi, è rappresentato da unâaquila appollaiata su due rocche, visibile sulla facciata del palazzo sede dellâufficio Turistico IAT e sulla chiave di volta di antichi portali della cittĂ . Le denominazioni storiche della cittĂ sono Penna dei Bili, Pennabilli, Penna, Pinnae Billorum. Nel medioevo e fino al 1498, Pennabilli subĂŹ il dominio di varie dinastie, alternandosi il predominio ora dei Malatesta ora dei Montefeltro e dei Medici. Quando i Montefeltro diedero origine al ducato di Urbino, Pennabilli entrò a farne parte. In questo periodo, vennero edificate mura ed altri accorgimenti difensivi, in parte ancora visibili, per opera del pennese Giovanni Battista Mastini, probabile discendente di un ramo cadetto dei Malatesta. Poco dopo, il Montefeltro, ad eccezione di San Leo, venne occupato da Cesare Borgia, detto il Valentino, per essere poi riconquistato da Guidobaldo da Montefeltro. Successivamente, nel 1516,
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Apparizione miracolosa
papa Leone X conferĂŹ a Lorenzo Deâ Medici il titolo di duca di Urbino. Pennabilli si oppose alla nuova dominazione e fu cinta dâassedio da 20.000 soldati delle truppe medicee. Il 23 febbraio del 1517 la Vergine Maria apparve miracolosamente sulle mura della cittĂ mettendo in fuga gli assalitori. Nel 1521, alla morte di papa Medici, il comune di Pennabilli tornò ai Montefeltro; seguĂŹ la riconquista del Montefeltro ad opera di Giovanni Deâ Medici, detto Giovanni Dalle Bande Nere; breve ritorno dei Montefeltro, quindi dei Della Rovere ai quali subentrò definitivamente lo Stato pontificio, per mancanza di una discendenza maschile nelle due dinastie. Nel 1572 papa Gregorio XIII trasferĂŹ la diocesi del Montefeltro, per motivi di sicurezza, da San Leo a Pennabilli. Il trasferimento venne ratificato sotto il pontificato di Pio V che, proclamato santo, divenne il patrono di Pennabilli, divenuta CittĂ in quanto sede della diocesi. Nel 1814, alla fine del regno italico di Napoleone, sotto il papato di Pio VI, la Santa Sede provvide al distacco di Pennabilli e di tutto il Montefeltro dalla terra di Romagna, fino a che si giunse allâunificazione del regno dâItalia del 1860. Una targa, affissa in piazza Garibaldi a sulla facciata del palazzo che un tempo ospitava il Municipio, ricorda quanto avvenne nel 1860: con la battaglia di Castelfidardo ed i successivi assedio e caduta di Ancona, le Marche escono definitivamente dallo Stato Pontificio e, con il plebiscito del 4 e 5 novembre 1860, vengono annesse al Regno dâItalia con Regio Decreto del 17 dicembre 1860. Il comune di Pennabilli è appartenuto alle Marche (pro-
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vincia di Pesaro e Urbino) fino al 15 agosto 2009, quando ne è stato distaccato, congiuntamente ad altri sei comuni dellâAlta Valmarecchia, in attuazione dellâesito di un referendum svoltosi il 17 e 18 dicembre 2006, che ha sancito lâappartenenza alla regione Emilia Romagna (provincia di Rimini).
Veduta di Pennabilli
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VISITA GUIDATA ALLA CITTĂ DI PENNABILLI Il percorso di visita guidata alla cittĂ di Pennabilli comincia dalla piazza centrale: seguendo le indicazioni, si potrĂ conoscere ed apprezzare ogni angolo di questo splendido borgo. Si specifica che le cinque tappe dei Luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet sono qui di seguito descritte, mentre il percorso al museo diffuso I luoghi dellâanima, ideato da Tonino Guerra, è qui solo accennato, e descritto in dettaglio nei capitoli successivi. I restanti musei sono meglio descritti nelle pagine ad essi dedicate. Il nucleo storico di Pennabilli conserva una struttura medioevale cinquecentesca di cittĂ fortificata con peculiaritĂ che lo rendono unico. Le antiche mura malatestiane si conservano in via della Vigna, in via dei Pensieri sospesi e in via del Roccione. Di particolare rilievo il torrione. Piazza Vittorio Emanuele II, è la piazza principale, in cui convergono le vie del centro storico è uno spazio pianeggiante, lâantico âPian del mercatoâ, sovrastato, ai lati, da due picchi rocciosi sui quali un tempo si ergevano i castelli di Billi e di Penna. Il primo, denominato La Rupe, è riconoscibile per la presenza dellâimponente monastero cinquecentesco delle monache Agostiniane e per la croce di ferro, innalzata in occasione del giubileo del 1900. Sul lato opposto, il secondo, denominato Il Roccione su cui sono an-
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Piazza Vittorio Emanuele II
cora visibili alcuni ruderi dellâantico fortilizio detti Guasto malatestiano. Le vicende storiche che hanno portato nel corso dei secoli alla costruzione dei due castelli, sono descritte nel paragrafo precedente. Al centro della piazza domina una fontana eretta nel 1350 a ricordo della fusione dei due castelli e la nascita della nuova comunitĂ di Pennabilli. Non a caso lo stemma della cittĂ di Pennabilli è rappresentato da unâaquila appollaiata su due rocche. Al di sotto della fontana è conservata una pietra commemorativa dellâevento. La fontana è stata piĂš volte rimaneggiata e quella attuale è la riproduzione di un modello cinquecentesco; solo la pigna sulla sommità è originale. Particolare attenzione meritano il cinquecentesco Palazzo della Ragione, sede del governo cittadino, e la sottostante Loggia dei mercanti, (detta Le logge) entrambi edificati durante la signoria medicea. Nella prima metĂ del febbraio 2012 il territorio comunale è stato uno dei piĂš colpiti da unâeccezionale nevicata (âIl nevoneâ), che ha raggiunto anche i 3/4 metri nel centro del paese, alcune foto esposte lungo il percorso, a partire dal log-
Il âNevoneâ febbraio 2012
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giato in piazza, ricordano lâevento. A dominare la piazza è il duomo di Pennabilli, la cattedrale di San Pio V della diocesi di San Marino e Montefeltro. San Leone sacerdote (San Leo) è patrono della cattedrale, compatrona della cattedrale è lâImmacolata Vergine Maria, mentre la parrocchia è intitolata a San Pio V. I tre patroni sono raffigurati nella grande tela dellâabside. Fu edificata fra il 1577 ed il 1588, in occasione del trasferimento della sede della diocesi da San Leo a Pennabilli. Il trasferimento avvenne per opera del vescovo mons. Giovanni Sormani, sotto il pontificato di Papa S. Pio V, divenuto in seguito patrono della cittĂ . La facciata attuale, in cotto imolese, risale al 1904, negli anni del vescovo Alfonso Maria Andreoli, e riporta lâiscrizione latina Cinquanta anni dopo la definizione dogmatica dellâImmacolata Concezione. Lâinterno, ristrutturato nel 1910, e piĂš recentemente, sul finire degli anni â90, si presenta a croce latina in stile neo-classico. A destra della navata una serie di tele sono raffigurati, in successione: S. Francesco che riceve le stim-
Interno della Cattedrale
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Via Roma - La cittĂ di Pennabilli accoglie Papa benedetto XVI
mate, Madonna con Bambino, S. Stefano e S. Marco (in un fascio di luce si intravede una veduta di Pennabilli), ed infine la Madonna del Carmine (copia del Barocci). A fine navata è situato un confessionale con pulpito del XVII secolo. Nella cappella laterale destra, dedicata alla Madonna del rosario, sono affrescati a sinistra una scena della battaglia di Lepanto ed a destra S. Pio V in preghiera. Nellâabside è collocata una tela raffigurante lâImmacolata Concezione con S. Leone e S. Pio V; sul lato opposto, è situata la seconda cappella laterale dedicata al Sacro Cuore; sulla parete di destra i bassorilievi rappresentano la Temperanza e la Fortezza, a sinistra la Prudenza e la Giustizia; sul soffitto è affrescata lâUltima cena. Dirigendosi verso lâuscita, le altre tele raffigurano il Primato di S. Pietro, la Crocefissione (copie del Barocci), ed infine il martirio di S. Bartolomeo. Nella cantoria è collocato un organo classico a canne, opera di Filippo Franci di Pistoia e risalente al 1841. Il 19 giugno del 2011 un avvenimento straordinario ha visto protagonisti la cittĂ di Pennabilli, la sua Cattedrale e lâintera Diocesi: Papa Benedetto XVI ha trascorso una giorna-
Il Santo Padre in visita a Pennabilli
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ta nel territorio di San Marino e Pennabilli per proporre un evento di riflessione e fede dedicato alla Diocesi di San Marino e Montefeltro. In tale occasione, a Pennabilli ha ricevuto i giovani. In molti lâhanno definita una giornata indimenticabile, un evento epocale, un fatto che segnerĂ la storia della Diocesi sammarinese-feretrana, un punto di non ritorno. Mons. Luigi Negri, vescovo della Diocesi, ha sintetizzato la straordinaria visita con lâespressione ÂŤGioia della FedeÂť. Nella piccola piazza del paese si erano radunate migliaia di giovani, ÂŤNon abbiate paura, il Signore è con voiÂť ha detto il Papa a quei ragazzi, uno dei momenti piĂš emozionanti della giornata. Nel bellissimo discorso, il Santo Padre, rivolto ai 4000 giovani di piazza Vittorio Emanuele, ha detto tra lâaltro: ÂŤ... imparate a riflettere, a leggere in modo non superficiale, ma in profonditĂ la vostra esperienza umana: scoprite con meraviglia e con gioia che il vostro cuore è una finestra aperta sullâinfinito. Questa è la grandezza dellâuomo e anche la sua difficoltĂ . Impegnatevi per il bene comune, non cedete a logiche individualistiche ed egoistiche...Âť La giornata si è conclusa fra i canti e i cori dei giovani che in-
Sede Pro Loco Pennabilli, ufficio turistico I.A.T. e Mateureka - Museo del calcolo.
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LâOrto dei Frutti Dimenticati (esterno)
neggiavano: Benedetto! Benedetto! Una lapide a memoria dellâevento è posta allâingresso della Cattedrale, inoltre sulla rivista âMontefeltroâ, consultabile online, sono pubblicate notizie e riflessioni relative a questa meravigliosa esperienza (Montefeltro - periodico della Diocesi di S. Marino Montefeltro - Anno LVII - N. 7 - luglio-agosto 2011). Dirigendosi lungo la breve discesa che costeggia il palazzo della ragione, si raggiunge la sede della Pro Loco, e ufficio turistico I.A.T. Pennabilli. Lo stesso palazzo ospita Mateureka - Museo del calcolo, ove si trovano oggetti e calcolatrici che, dalla preistoria ai giorni nostri, documentano lâevoluzione degli strumenti di calcolo. Si rimanda alle pagine che seguono, per la descrizione specifica del museo. Lâedificio fu convento dei frati missionari del Preziosissimo Sangue e successivamente sede del municipio. Sulla facciata, nel 1910 è stata affissa una targa, a ricordo del Regio decreto di annessione delle Marche al Regno dâItalia il 17 dicembre 1860. Al centro, in alto, lo stemma della cittĂ di Pennabilli. Superata porta S. Filippo si incontrano lâomonima chiesa settecentesca e lâOrto dei frutti dimenticati, che raccoglie gli alberi da frutto appartenenti alla flora spontanea delle campagne appenniniche. Lâorto è parte integrante de I luoghi dellâanima, un museo diffuso che si snoda attraverso la cittĂ di Pennabilli e parte dellâAlta Valmarecchia. Si rimanda alle pagine dedicate al museo sopra citato, per la descrizione dettagliata delle installazioni presenti nellâOrto.
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Meridiana ad ore canoniche
Allâinterno dellâOrto si trova inoltre la prima tappa del museo I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet: Il gelso del Dalai Lama. Lâalbero è stato messo a dimora il 15 giugno 1994 dal XIV Dalai Lama, in occasione del 250° anniversario della morte del frate cappuccino Orazio Olivieri della Penna, che partĂŹ alla volta del Tibet nel 1712 in missione evangelizzatrice. La missione è meglio illustrata nelle pagine dedicate al suddetto museo, mentre le cinque tappe del museo sono descritte in questa sezione. Ritornati in piazza Vittorio Emanuele II, sotto il loggiato, la seconda tappa del museo I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet: sulle pareti è collocato un dipinto su pietra, realizzato dal pittore tibetano Tashi Lama, accompagnato da un testo poetico di Tonino Guerra, che ricorda la commozione di Sua SantitĂ Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama. Le vicende di padre Orazio sono illustrate nelle pagine che seguono, dedicate al museo sopra indicato. Da piazza Vittorio Emanuele II, si risale via Carboni,
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Porta Carboni
Teatro Vittoria (esterno)
dal nome del capitano della milizia, Girolamo Carboni, vissuto nel 1600. Nellâedificio allâinizio della via sulla destra, un tempo adibito a albergo, una targa ricorda il soggiorno del poeta americano Ezra Pound. Via Carboni è anche conosciuta come La strada delle meridiane, perchĂŠ lungo il suo tragitto sono collocate alcune meridiane, orologi solari che scandiscono il tempo disegnando unâombra sui muri delle case. Le meridiane sono meglio descritte nelle pagine che seguono, dedicate al museo I luoghi dellâanima. Lungo la via si incontrano le meridiane con i dipinti Il sole sopra le colline opera del pittore naĂŻf Rabuzin, la riproduzione del quattrocentesco Martirio di san Sebastiano di Antonello da Messina e la libera riproduzione di Putti intorno a un pozzo, particolare della Camera degli sposi del pittore quattrocentesco Mantegna. I pannelli sottostanti ciascuna meridiana, ne descrivono il funzionamento. Proseguendo sino in cima alla via, si raggiunge Porta Carboni. La ricca e potente famiglia Carboni fu quella che diede il nome alla porta principale di Pennabilli. Detta porta, fu restaurata due anni dopo la visita di Donna Isotta Malatesta con un manipolo di guerrieri a cavallo e precisamente nel 1454, nellâoccasione in cui Sigismondo Malatesta si recò alla cittĂ di Penna per la festa di San Bartolomeo, poi nuovamente nel 1853, ponendovi lâiscrizione al centro, oggi illeggibile. PiĂš recentemente la porta è stata ristrutturata nel 2018. Ai lati, piĂš in alto, gli stemmi dei Malatesta e Federico da Montefeltro, duca dâUrbino. Sulla facciata dellâedificio posto a sinistra della porta, infine, sono collocate Le parole sui muri, piccole biografie di personaggi, noti e meno noti, che hanno lasciato una memoria nella storia e nei costumi della cittĂ , se ne incontrano altre lungo il percorso, elencate nella sezione dedicata al Museo diffuso i luoghi dellâanima. Oltrepassa-
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Disegni di Tonino Guerra
ta la porta, si raggiunge la piazza intitolata a G. B. Mastini, vissuto nel XV secolo e appartenuto probabilmente ad un ramo cadetto dei Malatesta, eccellente architetto militare, che fortificò Pennabilli con solide mura. In questa piazza è ubicato il teatro cittadino, il Teatro Vittoria, cosĂŹ chiamato a ricordo della vittoria della prima Guerra Mondiale. Il teatro fu ricavato nel 1922-23 allâinterno dellâantico Palazzo Fuffi (XV sec.) che venne utilizzato in precedenza come caserma e come scuola elementare, poi gravemente lesionato dal terremoto del 29 giugno 1919. Furono 33 famiglie pennesi a contribuire alla ristrutturazione di palazzo Fuffi ed alla trasformazione in teatro. Allâantico palazzo apparteneva il bel portale ad arco decorato a bugne, riutilizzato come ornamento dellâavancorpo che ospita lâattuale foyer, allestito
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dal poeta e sceneggiatore Tonino Guerra. Dellâantico edificio rimane inoltre il portale dellâingresso laterale di via Olivieri, che accede al palcoscenico, sullâarco è scolpito il motto Ostium no hostium, epigrafe benaugurale ricorrente allâentrata di antiche abitazioni, che invita ad entrare in amicizia (lett. porta non dei nemici). Dalla sua fondazione, il teatro è stato centro di unâintensa attivitĂ , documentata dai registri degli spettacoli e delle operette messe in scena, che tuttora si conservano presso il locale archivio. Ă inoltre documentata la modalitĂ relativa ai sorteggi mediante i quali venivano assegnati i palchi ai cittadini. Sono andati purtroppo perduti gli scenari e gli arredi originali. Nel
Teatro Vittoria (interno)
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secondo dopoguerra il teatro è stato prevalentemente utilizzato come sala cinematografica e locale da ballo. La platea con pianta a U è circondata da tre ordini di palchi (48 in totale), con solai in legno e balaustre a fascia decorate da specchiature rettangolari dipinte a tempera. I parapetti del secondo ordine hanno specchi con uno stemma inserito in una ghirlanda affiancata da iris, fatta eccezione per il palco centrale, che ha una giovane donna, allegoria dâItalia, e sullo sfondo i due castelli di Penna e di Billi. I palchi del terzo ordine presentano invece una finta cornice a dentelli, recante nel fregio una sequenza di aquile ad ali aperte e, nel palco centrale, lo stemma di Casa Savoia affiancato da leoni e bandiere. Sul fronte dei due palchi di proscenio figurano i ritratti di Dante e Manzoni, mentre al centro è raffigurata Santa Cecilia, protettrice della musica. Sulla volta è riprodotta una grande lira ove sono raffigurate le nove muse, figlie di Zeus, protettrici delle arti. La lira è attraversata da una fascia con festoni che culmina con due figure mitologiche e sette putti danzanti, che rappresentano le sette note. Il boccascena è sovrastato dallâiscrizione Amor ci-
Targa in memoria della visita del XIV Dalai Lama
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Via del Seminario
vium Decus patriae - Lâamore dei cittadini è il decoro della Patria, a testimonianza della dedizione dei cittadini di Pennabilli che si impegnarono nella ricostruzione del teatro - e dallo stemma comunale di Pennabilli posto al centro. Autori di tutte le ornamentazioni, furono il pittore nonchĂŠ poeta Oreste Mazzoni, allâepoca segretario comunale, ed il genero Cornelio Francioni, che, prestandosi gratuitamente, si ispirarono allo stile liberty, non senza influssi novecenteschi e art dĂŠco, riscontrabili soprattutto nella rigida impostazione geometrica degli elementi decorativi e delle figure. Sempre in piazza Mastini si trova la quinta meridiana, lo sfondo della meridiana è tratto dallâopera Isola sul mare dellâillustratore contemporaneo Tullio Pericoli. La meridiana è collocata sulla facciata della casa natale di padre Francesco Orazio Olivieri, il frate cappuccino che partĂŹ alla volta del Tibet nel 1712 e salvo una breve interruzione, vi rimase fino alla sua morte nel 1745, dedicando 33 anni alla missione cristiana. Proseguendo lungo via Olivieri, terza tappa del museo I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet. Sulla facciata è incastonata la lapide che, con le parole di Tonino Guerra, ricorda la visita di Sua SantitĂ Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama: il poeta descrive il Dalai Lama come un Uomo che cammina sorridendo per portare a tutti la medicina dellâamore e della compassione. La targa ricorda inoltre la redazione nel XVIII sec. del primo dizionario Tibetano-Italiano. Le vicende di padre Orazio sono illustrate nelle pagine dedicate al museo sopra indicato. Parallela a via Olivieri, si snoda via del Seminario, che
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ospita il ricchissimo Museo del Montefeltro nel quale, il vescovo Antonio Bergamaschi, corrispondendo ad una direttiva della Pontificia commissione per lâarte sacra, raccolse, nel 1962, opere e oggetti storico-artistici provenienti dalle parrocchie dellâintera Diocesi di San Marino-Montefeltro per evitarne la dispersione e garantirne la salvaguardia. Mobili, tele, cornici, ceramiche, vasi sacri, reliquiari, pale dâaltare compongono questa preziosa collezione in cui non spiccano opere di autori famosi o capolavori ma che è importante nel suo insieme come testimonianza della vita e della storia del territorio. Per la descrizione, si rimanda alle pagine seguenti, dedicate al museo sopra citato. Tra via Olivieri e via del Seminario, si trova via dei Fondacci, sulla cui parete (allâaltezza di piazza Malatesta), il poeta Tonino Guerra ha collocato alcune Madonne in ceramica, realizzate dalla ceramista faentina Carla Lega. La targa con la scritta Vicolo delle Madonne indica il titolo dellâinstallazione. Percorsi pochi passi, si raggiunge piazza Malatesta (ex piazzetta S. Agostino), dove è situato il Santuario Diocesano della Madonna delle Grazie cosĂŹ chiamato per una serie di eventi miracolosi compiuti dalla Vergine qui venerata. La chiesa, ubicata dentro le mura del castello di Penna, sorge sui resti dellâedificio religioso piĂš antico della cittĂ . Nata come chiesa parrocchiale dedicata a S. Cristoforo, era sicuramente giĂ eretta nellâanno 1100 come risulta da un documento notarile, redatto nel giugno del 1200 dal titolo Acta a sancto Ristofano a la Pinna ed era probabilmente coeva ad altri edifici romanici della zona che però si sono mantenuti intatti, come la pieve di San Leo, la Pieve di Carpegna, e San Pietro in Messa. Sottoposta, nel corso dei secoli, a numerose modifiche architettoniche ed a cambi di gestione ecclesiastica, è stata testimone della vita religiosa, e dellâevoluzione sociale, politica e storica della cittĂ . Ristrutturata giĂ dalla prima metĂ del XIV sec., fu profondamente modificata ed ampliata nei primi decenni del XV sec. forse in concomitanza con il trasferimento, dal convento di Miratoio alla chiesa di S. Cristoforo, dei frati Agostiniani. Da allora, denominata chiesa di S Agostino, divenne luogo di culto per la santa Vergine, e conseguentemente trasformata da chiesa parrocchiale in santuario Mariano,
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Affresco della Madonna delle Grazie
anche in occasione dello sviluppo della cattedrale di S Bartolomeo prospiciente la piazza del mercato nel 1500. I vari rifacimenti si sono resi necessari per ampliare lâedificio e renderlo piĂš idoneo ad un afflusso sempre piĂš alto di fedeli, e per effettuare opere di consolidamento, verso il 1550 assunse la sua forma attuale. Lâultimo restauro risale al 2008 e recentemente è stata ripristinata la Cantoria. Lâimmagine della Vergine con Bambino, venerata per la particolare protezione sulla cittĂ ed i suoi abitanti e per i numerosi miracoli e grazie, è riprodotta su un affresco situato immediatamente sulla sinistra di chi entra dallâingresso secondario di piazza Malatesta. Ă di epoca quattrocentesca, in stile gotico fiorito, di incerta attribuzione. Al di so-
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pra dellâimmagine si intravvede lâannunciazione alla Vergine della stessa mano pittorica e sulla lunetta, Dio benedicente, di epoca seicentesca. Nel 1528 lâaffresco raffigurante la Madonna è stato racchiuso in una tribuna marmorea ad arco; sorretta da due colonne con capitelli dorati, e una ricca decorazione ad affresco. Sul lato destro sono stati aggiunti affreschi rappresentanti, al centro, lâUltima cena; in alto, due miracoli eucaristici (la profanazione dellâostia ed il miracolo della mula), in basso Abramo che offre a Melchisedec pane e vino. Sul lato sinistro della tribuna marmorea, due medaglioni (attribuiti alla scuola di Raffaellino del Colle) raffiguranti lâArcangelo Gabriele e la Madonna, sotto una iscrizione latina che ricorda il primo evento miracoloso: il 20 marzo 1489, di fronte a numerosi testimoni, la Madonna versò lacrime ripetutamente dallâocchio destro. Era il terzo venerdĂŹ di marzo e da allora questo giorno viene annualmente commemorato con cerimonie civili e religiose con il nome di venerdĂŹ bello perchĂŠ prevalse, sul presagio di sventure collegabili alle lacrime versate dalle immagini Mariane, il senso di festositĂ suscitato dallâevento prodigioso. Sul lato opposto si può ammirare un monumento ligneo: un tabernacolo ricco di numerose sculture a tuttotondo, che nel 1600 fu sovrapposto allâedicola marmorea. Al centro dellâimponente monumento ligneo è visibile una tela raffigurante lâAssunzione, opera del pittore pennese Marco Bistolli. Lâaltare maggiore, collocato nellâabside, è sovrastato da un altro monumento ligneo coevo, da cui purtroppo sono state trafugate alcune decorazioni. Antistante lâaltare maggiore si trova la porta dellâingresso principale, ai lati del quale sono posizionati due tabernacoli lignei. Risalendo lungo la navata, si trova, a sinistra, una tela raffigurante lâadorazione dei Magi del XVIII al centro la resurrezione di Cristo del XVII con S. Cristoforo, S. Agostino, S. Nicola da Tolentino ed alcuni membri della famiglia Palmerini che finanziò parte del primo ampliamento della chiesa, Fra le diverse tele che abbelliscono il tempio, merita particolare attenzione la buona copia del dipinto con la Deposizione di Cristo dalla Croce eseguito da Federico Barocci per la cattedrale di Perugia. Sul lato opposto della navata, Madonna con Bambino e i santi Nicola ed Agostino del XVIII al centro un crocefis-
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so ligneo del 1580 ed infine Madonna con Bambino e i santi Francesco e Antonio Abate. La Madonna Ĩ venerata anche per altri interventi miracolosi in favore della cittÄ , dei suoi abitanti e di tutti coloro che la invocano: il 23 febbraio 1517 ed il 23 febbraio 1522, durante gli assedi da parte delle truppe medicee, apparve sfolgorante sulle mura della cittÄ , mettendo in fuga i nemici. Per questi miracoli, riconosciuti dalla chiesa, la Vergine delle Grazie di Pennabilli fu incoronata dal Capitolo Vaticano nel 1694. Per sua intercessione durante l’ultima guerra mondiale gli uomini pennesi rastrellati per essere deportati nei lager tedeschi, ritornarono incolumi alle loro case.
Chorten Tibetano
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In piazza Malatesta si trova anche il cinquecentesco palazzo del Bargello, sede delle antiche prigioni e delle milizie cittadine. Da piazza Malatesta si imbocca la piccola strada in salita sulla sinistra e si raggiunge un altro Luogo dellâanima: la ex Cappellina dei Caduti ospita Lâangelo coi baffi, meglio descritto nella sezione dedicata al Museo di cui lâopera fa parte. Allâesterno, alla sinistra dellâingresso, si può notare unâepigrafe quattrocentesca che testimonia la signoria di Federico, duca di Urbino. Ritornati sui propri passi, si imbocca via del guasto Malatestiano, cosĂŹ denominata perchĂŠ alla sommitĂ sono conservati i ruderi dellâantico castello malatestiano di Penna, si arriva cosĂŹ al Pianetto. Allâinizio della salita verso il Roccione sulla destra, la quarta tappa del museo I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet: un piccolo giardino dedicato al Chorten ORAZIOni per il Tibet. Il Chorten o Stupa è un monumento spirituale, visibile in tutti i paesaggi himalayani e asiatici, simbolo della mente illuminata e del superamento di ogni ostacolo. Lo spazio è dedicato al Tibet e ai Tibetani. Nelle pagine dedicate al suddetto museo, è descritta lâinstallazione e il suo significato. Dalla sommitĂ di Penna è visibile uno straordinario scorcio panoramico di tutta la cittĂ , della Valmarecchia, della vallata del torrente Messa e del monte Carpegna. Dagli abitanti del luogo il complesso roccioso viene denomina-
Veduta panoramica dal Roccione
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to Roccione. Sul Roccione si trova la quinta ed ultima tappa del museo I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet: il monumento della Campana di Lhasa inaugurato il 30 luglio 2005 dal XIV Dalai Lama, nel corso della seconda visita a Pennabilli, rinnovando cosĂŹ il dialogo di pace e fratellanza intrapreso da padre Orazio. La campana esposta a Pennabilli è la copia esatta di quella che, nel 1700, si trovava nel convento dei frati Cappuccini costruito a Lhasa in Tibet, quando padre Orazio da Pennabilli era Prefetto della missione. Sul monumento, accanto alla campana, come segno di incontro tra religioni, per la pace e lâarmonia tra gli uomini, sono stati posti 3 manikorlo o mulini di preghiera tibetani sui quali è inciso il mantra buddista Om Mani Padme HĹŤm. I mulini di preghiera si trovano in tutti i Templi del Tibet e il gesto di farli ruotare equivale a rivolgere una preghiera al cielo, come il suono della campana. Ai piedi della campana inoltre, una targa testimonia lâaffetto del VII Dalai Lama verso padre Orazio, che viene descritto come Lama testa bianca che possiede tutte le virtĂš e un cuore dâoro. Le vicende che legano Pennabilli al Tibet sono meglio descritte nella sezione dedicata al museo sopra citato. Sulla sinistra, nel punto piĂš alto, si nota un pannello con lâimmagine del dipinto La Gioconda, dellâartista, scienziato e inventore quattrocentesco, Leonardo Da Vinci. Le studiose del progetto Montefeltro Vedute Rinascimentali, cacciatrici di paesaggi, avrebbero identificato la Valmarecchia e in particolare la zona nei dintorni di Pennabilli quale paesaggio che fa da sfondo al celebre dipinto. Lâintuizione delle due studiose, arricchisce ulteriormente il territorio dal punto di vista culturale e turistico. Rosetta Borchia, pittrice e fotografa di paesaggi, e Olivia Nesci, docente di Geografia fisica presso lâUniversitĂ di Urbino, dopo lunghe ed accurate ricerche, hanno infatti rilevato nel dipinto il paesaggio di Pennabilli, Casteldelci e le localitĂ Gattara e Senatello: il paesaggio non è subito riconoscibile in virtĂš del âcodiceâ usato da Leonardo, che le due studiose chiamano âcompressioneâ. Ma, identificato il codice e âdistesiâ i paesaggi compressi, i luoghi ritornano nella loro forma reale e diventano riconoscibili. Ritornati in piazza Malatesta, si supera lâomonima porta
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Bassorilievo rappresentante la Madonna del Soccorso
sulla cui sommità è riportato lo stemma dei Montefeltro e si imbocca la suggestiva via Borgo San Rocco allâinizio della quale si può ammirare una elegante e preziosa loggetta rinascimentale sul cui architrave è menzionata la signoria dei duchi di Montefeltro. Imboccando il piccolo sentiero antistante la loggia rinascimentale, si raggiunge il successivo luogo dellâanima, il Santuario dei pensieri, delimitato dalle mura perimetrali di una stanza appartenuta ad unâantica dimora malatestiana. Nelle pagine che seguono, dedicate al museo I luoghi dellâanima, si trova la descrizione specifica. Si scende quindi lungo la via borgo san Rocco e si raggiunge la chiesa della Misericordia, antica sede di un trecentesco ospedale fondato da Lancellotto di Pennabilli, cavaliere degli Ospitalieri cui si aggiunse, in seguito, un oratorio dedicato alla Vergine. Venne fondata una Confraternita i cui membri ebbero il privilegio di portare croce e cappa; tale congregazione nel â600 fu denominata âdella Misericordiaâ, perchè curava lâospitalitĂ dei pellegrini e lâassistenza agli ammalati infetti. A breve distanza esisteva lâoratorio di San Rocco, protettore degli appestati. Il portone è sovrastato da una quattrocentesca lunetta in pietra con bassorilievo rappresentante la Madonna del Soccorso. Lâinterno è stato completamente rinnovato allâinizio del 1900. Da qui parte lâantichissima processione del VenerdĂŹ Santo, detta âdei Giudeiâ. Di interesse artistico una veneratissima seicentesca PietĂ in cartapesta policroma che viene portata in processione la sera del VenerdĂŹ Santo.
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La Casa dei Mandorli
Sullâedificio adiacente alla chiesa della Misericordia si trova la sesta meridiana, sul quadrante è rappresentato Lâorologio sulla spiaggia del pittore contemporaneo Giulio Turci. Si rimanda alle pagine dedicate al museo Luoghi dellâanima per la descrizione ed il significato delle meridiane. Si imbocca la prima strada sulla destra e si raggiunge la sede dellâassociazione culturale e museo Il mondo di Tonino Guerra, meglio descritto nelle pagine ad esso dedicate. LâAssociazione trova ospitalitĂ nei sotterranei del trecentesco Oratorio di Santa Maria della Misericordia. Ritornati sui propri passi, si imbocca via Canavina da cui si scorge La casa dei mandorli dimora pennese del Maestro e della moglie Lora Guerra e si prosegue a sinistra per via del Roccione, oggi via Tonino Guerra. Lungo la passeggiata di via Tonino Guerra si gode di un paesaggio spettacolare: campi coltivati, borghi arroccati, zone boschive e sentieri incorniciati dal monte Carpegna e dalla Rupe. Lungo la via è collocata lâimpronta su terracotta dei passi compiuti dal funambolo Andrea Loreni. Andrea Loreni ha partecipato nel 2011 al festival Artisti in Piaz-
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Impronta su terracotta dei passi compiuti dal funambolo Andrea Loreni nel 2011.
za - Festival Internazionale delle Arti Performative - ed ha stabilito il record italiano di camminata su cavo: 250 metri di lunghezza, ad unâaltezza da terra di 90 metri, riunendo cosĂŹ idealmente i castelli di Penna e Billi: unâesibizione straordinaria, che ha lasciato impressa per sempre una grande emozione nelle migliaia di persone che assistevano alla traversata in religioso silenzio, per poi accogliere il funambolo allâarrivo con un grido di entusiasmo e un applauso scrosciante. Proseguendo lungo la via, poco prima di raggiungere di nuovo piazza Vittorio Emanuele II, si incontra sulla sinistra lâultima e settima meridiana riportata su di un pastello di Guerra dal titolo Lâanatra dal collo azzurro e un pannello con lâomaggio al Maestro per la generositĂ con cui ha disseminato a Pennabilli e in Valmarecchia le sue creazioni artistiche. Di fronte alla rocca di Penna svetta la Rupe su cui si erge il monastero delle monache Agostiniane. Il Monastero è intitolato a SantâAntonio da Padova, il santo francescano vicino alla famiglia agostiniana (iniziò a studiare con i Canonici Regolari di SantâAgostino), conosciuto e venerato in tutto il mondo. Tuttora risiede una comunitĂ di monache, la vita monastica è ritmata dalla liturgia e dalla preghiera, dal lavoro e dallâaccoglienza a visitatori e pellegrini in un clima di amicizia e fraternitĂ ecclesiale. Lâimponente e caratteristica costruzione, edificata sui resti del castello di Billi, è visitabile solo allâesterno. Sorse nel 1500 per volere e con il finanziamento di un signore del luogo, Giovanni Lucis il cui stem-
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Monastero delle monache Agostiniane sulla Rupe
ma è visibile allâinterno della porta dâingresso al monastero. Si accede al complesso dallâantica porta del castello di Billi sovrastata dallo stemma dei Montefeltro. Ă possibile risalire fino al piano su cui è eretta la croce di ferro per ammirare lo scenario offerto dalla natura e il borgo medievale di Penna. Per approfondire le notizie riguardanti il monastero, si invita a consultare il sito www.osapennabilli.net. Scendendo dalla Rupe e percorrendo pochi metri in direzione del Passo Cantoniera, si raggiunge il MUSSS Museo naturalistico del Parco Sasso Simone e Simoncello, le cui caratteristiche sono meglio specificate nelle pagine ad esso dedicate.
Il monastero della monache Agostiniane
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I MUSEI
VISITA GUIDATA AL MUSEO DIFFUSO I LUOGHI DELLâANIMA
www.museoiluoghidellanima.it Salita Valentini, 1 47864 Pennabilli (RN) Tel. +39 0541 928578 info@museoilughidellanima.it
Luoghi dellâanima è un museo diffuso che percorre lâintero paese di Pennabilli e la Valle del Marecchia, ideato e realizzato dal poeta, sceneggiatore e artista Tonino Guerra, che scelse di abitare in questa antica cittĂ dalla fine degli anni â80. Lâassociazione Mostra Mercato Nazionale dâAntiquariato Pennabilli, con il contributo di enti pubblici e sponsor ha realizzato promosso e gestito fin dai primi anni il museo. Sette luoghi che la fervida vena poetica e, in un certo senso, anche filosofica del Maestro ha riempito di significati e messaggi rivolti agli abitanti ed ai visitatori. Luoghi che predispongono allâintrospezione perchĂŠ: è bello se puoi arrivare in un posto dove trovi te stesso. Luoghi che invitano alla riflessione sulle tematiche piĂš care al Maestro, come la natura, la civiltĂ contadina, il tempo, i pensieri: bisogna trovare dei luoghi dove fermare la nostra fretta e aspettare lâanima.
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I luoghi dellâanima realizzati a Pennabilli sono: ⢠Lâorto dei frutti dimenticati ⢠Il rifugio delle Madonne abbandonate ⢠La strada delle meridiane ⢠Lâangelo coi baffi ⢠Il santuario dei pensieri ⢠Il giardino pietrificato in localitĂ Bascio ⢠La Madonna del rettangolo di neve in localitĂ Caâ Romano. Accanto a queste opere, percorrendo il centro storico, sono visibili altre tracce che il genio poetico del Maestro ha pensato di imprimere. Ad esempio La gabbia dei pensieri che volano, illustrata in seguito; oppure Le parole sui muri: parole dolci del poeta, piccole biografie di personaggi noti e meno noti, che hanno lasciato una memoria nella storia e nei costumi della cittĂ . Targhe in ceramica per non dimenticare coloro che hanno segnato il passaggio del tempo con la loro presenza laboriosa e affascinante. Tra queste figure, la signorina Lucrezia custode del Santuario Mariano, la Peppa eccellente cuoca, oppure Scociarèl che creava la magia dei lampioncini pasquali, padre Besi confessore di due papi, e il vescovo Riccardi chiamato âpiccol Danteâ. Completa il percorso la visita alla Roccia del poeta situata nel giardino di casa Guerra, luogo particolarmente caro al poeta, indicato da lui stesso come ultima dimora. La moglie Lora Guerra, in unâintervista, cita le parole di Tonino: âVoglio
Tonino Guerra nel giardino della Casa dei Mandorli
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ricordare ai lettori ciò che disse Tonino nei suoi ultimi giorni: ÂŤIo sarò utile dopo. Sarò utile poi. Quando allâumanitĂ serviranno le favole e quando lâinfanzia conquisterĂ di nuovo la fantasia che le è stata sottratta dalla modernitĂ .Âťâ. Si suggerisce, infine, per ampliare la conoscenza delle opere del Maestro, che spaziano in diversi campi artistici e letterari, la visita al Museo Il mondo di Tonino Guerra, lo spazio in cui trovano ospitalitĂ le sue creazioni. Il suddetto museo è descritto nelle pagine ad esso dedicate.
Lâorto dei frutti dimenticati
Realizzato nel 1989, lâOrto è il primo intervento voluto a Pennabilli da Tonino Guerra, non è un orto botanico, ma un Museo. Fu realizzato con il contributo delle associazioni Mostra Mercato Nazionale dellâAntiquariato, Amici della Valmarecchia, Pro Loco Pennabilli, e con la collaborazione dellâamministrazione comunale e allestito su un terreno appartenuto, un tempo, ai frati missionari del Preziosissimo Sangue, adiacente al monastero. Senzâaltro questâorto è stato uno tra i primi in Italia.Lâorto è stato realizzato con la consulenza scientifica di Carlo Pagani, vivaista di Flora 2000 di Budrio, che ha donato piante da frutto e specie arboree oggi scomparse e appartenenti alla flora spontanea appenninica. Nella veranda allâingresso dellâOrto ci accoglie unâimmagine di Tonino Guerra, e lâinvito poetico a compiere un ge-
LâOrto dei Frutti Dimenticati
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sto di gentilezza e di rispetto verso la natura. Sulle vetrate sono impressi alcuni colorati dipinti. Oltrepassata questâarea, compare uno spazio di favola compreso fra la parete scoscesa ed aspra della Rupe e lo scenario incantevole della valle del torrente Messa che si apre sullo sfondo. Gli alberi da frutto coltivati allâinterno dellâorto comprendono antichi frutti della campagna appenninica: svariate specie di mele, la pera cotogna, il giuggiolo, lâuva spina, il biricoccolo, il sorbo, il nespolo, lâazzeruolo. Ho pensato che fosse necessario un museo dei sapori per non dimenticare il gusto di quelle piante che stavano addosso alle vecchie case contadine e che oggi sono scomparse â spiega il poeta. Un piccolo museo dei sapori per farci toccare il passato, perchĂŠ è bello avere in bocca i sapori che gustavano i nostri nonni. Gustarli può essere un tramite poetico per ricordare il passato, perchĂŠ conoscere la nostra storia è una risorsa indispensabile per andare incontro al futuro, ripeteva instancabilmente il Maestro. La manifestazione Gli antichi frutti dâItalia si incontrano a Pennabilli voluta e ideata da Tonino Guerra, che si tiene ogni anno a fine settembre a Pennabilli, celebra proprio questi aspetti: la sapienza contadina, la biodiversitĂ , il rispetto della natura. Con il tempo lâOrto si è arricchito di altri arbusti, come le Buddleie con i loro fiori a grappolo colorati di viola e rosa, che compongono il Sentiero delle farfalle attirando generosi questi meravigliosi insetti.
Arco delle Favole
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Allâinterno dellâOrto si trova inoltre la prima tappa del museo I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet: il, Il gelso del Dalai Lama. Lâalbero è stato messo a dimora il 15 giugno 1994 dal XIV Dalai Lama, in occasione del 250° anniversario della morte del frate cappuccino padre Orazio Olivieri della Penna, che partĂŹ alla volta del Tibet nel 1712 in missione evangelizzatrice. La suddetta missione è meglio illustrata nelle pagine dedicate al museo sopra indicato, mentre le cinque tappe del museo sono descritte nella sezione Visita alla cittĂ di Pennabilli. Lâorto non accoglie solo antichi frutti, ma anche sculture ed opere di artisti contemporanei e dello stesso Tonino Guerra. Appena varcata la soglia, sul muro di cinta, si può ammirare il Rifugio delle Madonne abbandonate, una raccolta di Madonne in terracotta policroma realizzate da ceramisti faentini e imolesi. Il poeta ha immaginato che le Madonne, accolte nelle cellette votive disseminate nei crocicchi delle strade di campagna, si rifugiassero in questo angolo sereno per sfuggire allâincuria dellâuomo ed alle offese del tempo. Questo vuole essere un modo per ricordare
Il Bosco Incantato
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Il Rifugio delle Madonne abbandonate
la loro esistenza ma anche per stimolare la loro salvaguardia. A sinistra dellâingresso, si erge lâArco delle favole realizzato dallo scultore riminese Giò Urbinati, rivestito in ceramica multicolore e il Bosco Incantato per perdere la memoria e ritrovare il giorno piĂš bello della tua vita. Superato lâarco, si incontra La voce della foglia, una semplice fontana realizzata in legno di quercia, a forma di foglia, tema ricorrente nella produzione artistica di Tonino Guerra. Le venature sono costituite da tubi di rame da cui zampilla lâacqua che, ricadendo su una vecchia macina da sale, dĂ voce alla foglia. Questa opera, è una sorta di omaggio alle piante, (cosĂŹ come la frase Buongiorno signor albero allâingresso accanto al ritratto di Tonino Guerra), ed è stata realizzata da un gruppo di giovani pennesi, âil Gruppo del ferroâ, su progetto dellâartista ravennate Luigi Berardi. Poco distante è collocata la Porticciola delle lumache opera dello scultore Aldo Rontini, cosĂŹ definita perchĂŠ destinata a non essere mai aperta. Questa piccola cappella è dedicata al celebre regista russo Andrej Tarkovskij al quale il maestro Tonino Guerra era legato da un rapporto di la-
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La Porticciola delle Lumache
voro ed amicizia. La facciata, disegnata dallâarchitetto pennese Celio Francioni, è stata costruita con pietre di chiese diroccate, a ricordo dei muri santi che vivevano nel Montefeltro, a significare che se lâuomo vuole può ricostruire quello che crolla. Sempre sul lato sinistro rispetto allâingresso, è visibile la Meridiana dellâincontro, una scultura suggestiva e delicata. Nel primo pomeriggio, una scultura in bronzo, raffigurante due colombi, eseguita dallo scultore polacco Krzysztof Bednarski, proietta la propria ombra sopra una pietra bianca, e si trasforma nei profili di Federico Fellini, amico e collaboratore del maestro Tonino Guerra, e dellâattrice Giulietta Masina, moglie del regista. Dallâorto è possibile accedere allâantico lavatoio del pae-
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se le cui pareti sono state tappezzate da formelle in ceramica in cui poeta ha voluto segnare il passaggio del tempo attraverso i pensieri che i mesi dellâanno richiamano alla sua mente: le Parole dei mesi. La ceramista Muky, faentina dâadozione, (Wanda Berasi) ha accompagnato le parole del poeta da segni decorativi e immagini stilizzate. Sul tetto del lavatoio è situata la Meridiana orizzontale, indicante le ore europee, le stesse in vigore al giorno dâoggi. Lo stilo o gnomone che proietta lâombra del sole sulla piattaforma in cui sono riportate le ore, è il corpo stesso della persona che si colloca nel settore del mese in corso. Ă ispirata al metodo piĂš antico ed immediato di valutazione del tempo, perchĂŠ effettuabile anche in assenza di strumentazione; è quello semplice ed elementare che si basa sulle ombre proiettate dagli oggetti nelle varie fasi della giornata. Questo âorologio umanoâ è lâunica meridiana in cui lo gnomone non è fisso. Lâopera è stata eseguita dal ceramista Giovanni Urbinati. Nel contesto della meridiana sono stati inseriti due rosoni di ceramica, eseguiti dallo stesso artista, rappresentanti la luna ed il sole, nei punti che corrispondono allâalba e al tramonto. Il percorso delle meridiane prosegue nel centro storico. Lâorto contiene altre installazioni come le Casette dei colombi in legno colorato appese alle parete rocciosa per dare rifugio a questi messaggeri a cui anticamente lâuomo affidava i suoi pensieri dâamore, di pace, di guerra, o il Villaggio degli uccelli uno dei Progetti sospesi di Tonino Guerra, realizzato successivamente. Allâesterno dellâorto, una poetica installazione dal titolo La gabbia dei pensieri che volano. Lâarco di San Filippo è decorato da formelle in ceramica che la scuola ravennate ha regalato al Maestro, gli uccellini in mosaico sono collocati tra i travi in legno a rappresentare una gabbia aperta.
La via delle meridiane
La linea dâombra sui dipinti aspetta di indicarvi il vostro e il nostro tempo che scorre nella valle (Tonino Guerra). Ritornati in piazza Vittorio Emanuele II, si sale lungo la Via delle meridiane che, percorrendo tutto il centro storico di Pennabilli, ci conduce anche agli altri luoghi. Ă cosĂŹ chiamata perchĂŠ lungo il suo tragitto sono collocate sei meridia-
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ne. Orologi solari, che scandiscono il tempo secondo metodi appartenenti a diverse epoche storiche. Le meridiane, allestite nel 1991, sono regolate dai calcoli di un esperto del settore, prof. Giovanni Paltrinieri. La prima, di sette meridiane, è ospitata allâinterno dellâOrto dei frutti dimenticati, (La meridiana orizzontale sopra descritta), le rimanenti sei, sono collocate sulle facciate di alcuni edifici della cittĂ e riportano sullo sfondo rappresentazioni pittoriche di autori famosi riprodotti liberamente da Mario Arnaldi. Ora piĂš che mai â sostiene il poeta - câè bisogno di ritrovare il segno naturale del tempo, proprio adesso che i tempo viene gettato via e siamo tutti pieni di orologi. Attraverso questi orologi solari, il maestro Tonino Guerra ci conduce a raffrontare la vita del passato, scandita lentamente da eventi naturali, con la frenetica realtĂ contemporanea. Le meridiane vogliono essere un invito a guardarsi indietro, esorta il poeta. La seconda meridiana è collocata sulla facciata dellâedificio allâinizio di via Carboni Il soggetto su cui è riportato lâo-
Meridiana a ore europee
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Via delle Confraternite
rologio è unâopera del pittore naĂŻf Rabuzin dal titolo Il sole sopra le colline. Si tratta di un orologio verticale, definito ad ore europee od oltramontane, che divide il giorno in 24 ore: la dodicesima ora giace sul meridiano locale, indicando che il sole in quel momento è allo zenit e quindi alla metĂ esatta del giorno solare. Ă detto anche ad ore francesi perchĂŠ questa misurazione del tempo è stato introdotta in Italia con la dominazione napoleonica. Lo gnomone è inclinato. A pochi passi e dallo stesso lato, troviamo la terza meridiana ad ore europee od oltramontane. Lo sfondo è rappresentato dal Martirio di San Sebastiano di Antonello da Messina. Le ore sono indicate dalle frecce dipinte nel costato, mentre lo gnomone è rappresentato da una freccia vera conficcata nel dipinto. La meridiana ha lo stilo perpendicolare al piano, pertanto lâora va letta allâapice dello stilo. Il 21 giugno, solstizio dâestate, lâombra della freccia-gnomone, tocca lâapice delle frecce dipinte, mentre il 22 dicembre, solstizio invernale, tocca i punti in cui le frecce si conficcano nel corpo. Segna solo le ore del mattino. Al lato opposto della strada, affacciata su di un giardino, si trova la quarta meridiana, rappresentata da Putti attorno a un pozzo, particolare della Camera degli sposi, libera riproduzione del dipinto di Andrea Mantegna. Si tratta di un orologio ad ore inaequales o canoniche perchĂŠ indicanti le ore degli uffici religiosi. Questo metodo, in uso presso i popoli del Mediterraneo che suddividevano la giornata in 12 ore, dallâalba al tramonto, è ancora in vigore nei monasteri del monte Athos. Lo gnomone è perpendicolare al piano, come per la meridiana precedente. La sesta ora di questo orologio corrisponde al mezzogiorno, da
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cui il detto âfare la siestaâ per indicare lâinterruzione per il riposo pomeridiano. Agli equinozi lâombra dello stilo si proietta sulla barra trasversale su cui si posa lâuccellino, ai solstizi la stessa ombra si proietta sullâapice libero delle linee. La quinta meridiana è collocata sulla facciata della casa natale di padre Francesco Orazio Olivieri, in piazza Mastini. Lo sfondo è tratto dallâopera Isola sul mare dellâillustratore contemporaneo Tullio Pericoli. Si basa su di un metodo di suddivisione del tempo in uso presso le popolazioni italiche dal medioevo. Il giorno era diviso in 24 ore iniziando a contarle al tramonto. Questo sistema ci permette di sapere quante ore ci separano dal tramonto sottraendo da 24 lâora segnata dallo stilo. Ă dallâuso di questo tipo di ore che deriva il detto âportare il cappello sulle ventitrĂŠâ, ovvero inclinato come la linea omonima. Anche in questo caso lo gnomone è perpendicolare al piano. Al solstizio dâinverno, lâombra tocca gli apici alti delle linee, al solstizio dâestate tocca gli apici bassi. La linea trasversale segna gli equinozi. Proseguendo lungo via Olivieri si raggiunge piazza Malatesta e, imboccata la piccola strada in salita sulla sinistra, si raggiunge il successivo Luogo dellâanima.
Lâangelo coi baffi
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Lâangelo coi baffi
Nella ex Cappellina dei Caduti, è ospitato il piĂš piccolo museo del mondo, tale perchĂŠ contiene un unico quadro dal titolo Lâangelo coi baffi.Dalla favola in versi di Tonino Guerra, scritta in dialetto romagnolo e tradotta in italiano, è nata lâidea di creare prima un quadro e poi un museo con un quadro soltanto, definito il piĂš sguarnito e poetico museo del mondo. La grande tela è stata realizzata dallâartista milanese, romagnolo di adozione, Luigi Poiaghi. Il dipinto, collocato dietro una grata, è circondato da uccelli impagliati, che iniziano prodigiosamente a cinguettare allâarrivo dei visitatori. Lâangelo coi baffi ostinato e schernito, realizza il suo sogno facendo prendere il volo agli uccelli impagliati, stimolo e testimonianza che i sogni vanno perseguiti e coccolati.
Il santuario dei pensieri
Ritornati sui propri passi, si supera la porta Malatesta e si imbocca il piccolo sentiero antistante la loggetta rinascimentale. Lungo il sentiero sono collocati I totem: opere in legno e ceramica realizzate dallâartista riminese Giò Urbinati sulle quali il poeta Tonino Guerra ha apposto pensieri, an-
Il santuario dei pensieri
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Il santuario dei pensieri
notazioni, schegge che fanno riflettere, spesso con ironia. Proseguendo, si giunge al Santuario dei pensieri collocato tra le mura che furono del castello dei Malatesta, i signori della Penna, antiche pietre che invitano a riflettere sulla storia millenaria della Valmarecchia. Lo spazio accoglie sette sculture, definite dal maestro sette specchi opachi per la mente. Ognuna delle sette steli invita alla meditazione, una panca permette la sosta, il silenzio e lâintimitĂ del luogo lasciano i pensieri liberi di migrare. Ă la realizzazione che meglio rivela la spiritualitĂ zen del maestro. Ă lâidea piĂš vicina alla sua filosofia in cui grande valore ha lâuomo, il bisogno di introspezione e riflessione: abbiamo bisogno di luoghi chesiano uno specchio per le nostre riflessioni. Si scende quindi lungo la via borgo san Rocco e si raggiunge lâedificio adiacente alla chiesa della Misericordia e che secoli fa ospitava un ospedale, dove si trova la sesta meridiana. Sul quadrante è rappresentato Lâorologio sulla spiaggia del pittore contemporaneo Giulio Turci. Ă una meridiana ad ore europee o oltramontane: lâorologio qui rappresentato indica le ore del mattino fino alle ore 13. Le ore 12 ci informano che il sole si trova allo zenit e quindi alla metĂ esatta del giorno solare. Non solo è possibile conoscere lâora, ma, a mezzogiorno, anche solstizi, equinozi e segni zodiacali; i primi sono indicati sullâasta del pendolo, gli altri vanno ricercati nella cornice del dipinto. Sul retro dellâedificio è situato il Museo Il mondo di Tonino Guerra, descritto di seguito. Dopo la visita al museo, ritornati sui propri passi, si imbocca via Canavina da cui si scorge La casa
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dei mandorli celebrata dalla poesia La mia casa a Pennabilli, dimora pennese del maestro e della moglie Lora Guerra e si prosegue a sinistra per via del Roccione; oggi via Tonino Guerra. Prima di raggiungere di nuovo piazza Vittorio Emanuele II, si incontra sulla sinistra lâultima, e settima meridiana riportata su di un pastello di Guerra dal titolo Lâanatra dal collo azzurro. Ă una meridiana ad ore oltramontane e pertanto leggibile come le precedenti del medesimo tipo. I dipinti colorati sulle meridiane, rendono piĂš piacevole lâincontro tra lâuomo e il tempo, perchĂŠ la societĂ moderna va troppo di corsa - sostiene il poeta - : âAttenti, se ne vanno tutte le cose poetiche che avevamo, non siamo piĂš capaci di fermarci, ascoltare, sognareâ.
Porta Malatesta e loggette rinascimentali
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MUSEO E ASSOCIAZIONE CULTURALE IL MONDO DI TONINO GUERRA
www.toninoguerra.org Via dei Pensieri sospesi, 4 47864 Pennabilli (RN) Tel. +39 0541 928846 associazionetoninoguerra@gmail.com
Il museo e associazione culturale âIl mondo di Tonino Guerraâ è situato nei sotterranei del trecentesco oratorio di Santa Maria della Misericordia in via dei Pensieri sospesi (giĂ via dei Fossi). La struttura architettonica che ospita il museo offre un perfetto esempio di coesione fra passato e presente, meritevole di essere visitata, oltre che per interesse culturale e artistico, per la straordinaria ambientazione storica. LâAssociazione Culturale è stata istituita nel 2005, per lâiniziativa delle province di Pesaro-Urbino e Rimini, i comuni di Pennabilli e Santarcangelo di Romagna, e la ComunitĂ Montana Alta Valmarecchia. Il mondo di Tonino Guerra è il titolo che il poeta stesso ha scelto per definire certamente uno spazio museale, ma che supera lâidea stessa di museo, poichĂŠ intende essere un luogo vivo in cui ci si incontra, si discute, si lavora. Ă il luogo in cui si incontrano gli studenti e viene presentata la produzione letteraria del maestro. Inoltre, grazie allâarchivio, alla videoteca, fototeca e biblioteca allestite allâinterno, è luogo di studio e approfondimento della sua opera e del contesto in cui si è sviluppata.
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âIl mondo di Toninoâ
Nel 2015, lâEuropean Film Academy ha scelto quattro âTesori della cultura cinematografica europeaâ, ovvero luoghi simbolo per il cinema. Tra questi câè, unico italiano, Il mondo di Tonino Guerra, affiancato da Bergman Center a FĂĽrĂś, Eisenstein Centre di Mosca e Istituto Lumière a Lione. Al suo interno sono accolte, in una disposizione che riflette la vocazione a stupire ed a meravigliare del poeta, alcune sue opere. Lâimmagine che subito colpisce il visitatore è la farfalla, delicato simbolo della conquistata libertĂ dopo la prigionia nel campo di Troisdorf in Germania, a fianco la porta di ingresso è possibile leggere la poesia che sintetizza questa importante tappa della vita del poeta. Oltre alle opere pittoriche e artistiche esposte, sono presenti alcuni elementi di arredo progettati da Tonino Guerra come I mobilacci, âmobili non praticiâ. Oggetti con cui il poeta punta a valorizzare il lavoro di non professionisti, di artigiani impreparati e anonimi, proprio come ognuno di noi. Lo spazio espositivo, inoltre, ospita dipinti e produzioni artistiche di altri autori in sintonia con la sua vena poetica come lo scultore Ilario Fioravanti.
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âI mobilacciâ, e le âLanterne di Tolstojâ
Sono inoltre collocate, accanto a colorati dipinti mosaici e sculture, le Lanterne di Tolstoj: sculture in ferro per ricordare lo scrittore russo del XIX sec. Quelle luci del capostazione che illuminarono gli ultimi passi di Tolstoj, ora sono delle magiche lanterne giganti realizzate da un fabbro straordinario, il romagnolo Aurelio Brunelli.
Creazioni artistiche di Tonino Guerra
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Artista multidisciplinare, alla stregua dei grandi umanisti del Quattrocento, ha espresso i temi della sua poesia nelle piĂš diverse forme artistiche, come si evince dalla collezione delle sue opere in esposizione nel museo con sede a Pennabilli e a Santarcangelo di Romagna.
Breve biografia di Tonino Guerra
Poeta, scrittore e sceneggiatore, artista poliedrico di fama internazionale, è nato il 16 marzo 1920 a Santarcangelo di Romagna, dove è scomparso il 21 marzo 2012. Vissuto per trentâanni a Roma, con lunghe soste in Russia, divenuta sua seconda patria, alla fine degli anni â80 si è trasferito a Pennabilli, antica cittĂ nel Montefeltro, dove era solito trascorrere lunghi periodi estivi, e nella quale oggi è sepolto. Tonino è il piĂš piccolo di quattro figli. La famiglia vive di commerci, vende carbone, che va a prendere in montagna, dove porta frutta e verdura. Frequenta lâistituto magistrale a Forlimpopoli e si laurea nel â46 a Urbino in pedagogia con una tesi orale sulla poesia dialettale romagnola. Durante la seconda guerra mondiale, nel â44 viene deportato in Germania e rinchiuso in un campo di internamento. In quella particolare situazione, il giovane Guerra assume il compito di alleviare le sofferenze dei prigionieri con cui condivide la baracca: si fa Omero narrante per i compagni di sventura, componendo poesie e racconti in dialetto romagnolo, lingua che rappresenta il conforto e il calore di casa. Da lĂŹ come ripeteva sempre, nasce la necessitĂ della poesia e del dialetto. Nellâimmediato dopoguerra pubblica la sua prima raccolta di poesie in dialetto, I scarabĂłcc. A questa ne seguono altre, fra le quali I Bu (1972), pietra miliare nella sua opera letteraria. Tonino viene definito uno dei grandi innovatori della poesia del primo novecento, che rilancia e aggiorna la poesia in dialetto a livello nazionale, rifondando la lingua della tradizione lirica italiana. Come prosatore esordisce nel 1952 con il racconto La storia di Fortunato, edito nella collana Einaudi I Gettoni diretta da Elio Vittorini. Pubblica cinquanta libri fra racconti e poesie, vincendo numerosi premi: il Pirandello, il Pasolini, il Gozzano, il Nonino, il Carducci e il Comisso. Nel 2018 Bompiani ha pubblicato lâopera omnia, curata
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da Luca Cesari, dal titolo âLâinfanzia del mondoâ: questo testo ne svela le molteplici anime: dalle fiabe al teatro, dai racconti di viaggio ai romanzi fino alle raccolte poetiche che, insieme allâattivitĂ di sceneggiatore, lo hanno reso celebre. Dai primi anni â50 si è dedicato alla sceneggiatura e ha scritto per i piĂš grandi registi dellâepoca, compresi Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, i fratelli Taviani, Elio Petri, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Theo Anghelopulos e Andrej Tarkovskij. Oltre 120 i film da lui sceneggiati, da LâAvventura di Antonioni ad Amarcord di Fellini, vincitore del Premio Oscar. Nella sua lunga carriera ha collezionato quattro David di Donatello, tre nomination allâOscar, lâOscar Europeo del Cinema come Miglior Sceneggiatore e una Palma dâOro a Cannes. Dopo trentâanni a Roma, decide di trasferirsi prima a Santarcangelo, poi a Pennabilli: âlascio Roma - spiega il poeta - un poâ per stanchezza, un poâ per tornare ad avere un rapporto con gli alberi, la pioggia la neve, la naturaâ. In Valmarecchia, a Pennabilli, Tonino esprime la sua natura geniale e poliedrica con creazioni che spaziano nei piĂš svariati campi artistici, distribuendo poesia a profusione.
a sinistra: Tonino Guerra e Federico Fellini pagina a fronte: âIl mondo di Toninoâ
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MUSEO DEL CALCOLO MATEUREKA
www.mateureka.it Piazza Garibaldi, 47864 Pennabilli (RN) Tel. +39 0541 928659 Tel. +39 338 2406649 info@mateureka.it
Il Museo Mateureka fondato e diretto dal prof. Renzo Baldoni si sviluppa sui quattro piani dellâantico palazzo comunale. Il percorso museale espone centinaia di oggetti, originali e preziosi, che servono a ripercorrere la storia del calcolo e della matematica. Il museo ha lâobiettivo, difficile ma ambizioso, di far appassionare il visitatore allâaffascinante mondo della matematica, è stato progettato con precise finalitĂ didattiche e dal 2006 accoglie migliaia di studenti da tutta Italia. Allâinterno si possono ammirare un cono di fondazione e tavolette sumere di 4.500 anni fa, lapidi romane ed iscrizioni etrusche, abachi, suan pan cinesi, soroban giapponesi, schoty russi, un astrolabio, una tavola per contare medioevale, quipĂš inca e chimpĂš peruviani, la âSummaâ di Luca Pacioli, cilindri e bastoni di Nepero, compassi di proporzione, la Pascalina (ricostruzione), regoli e nomogrammi, aritmografi, calcolatrici meccaniche, elettromeccaniche, elettroniche e programmabili. Attraverso numerose sale-laboratorio si sperimentano i concetti e le idee della matematica con lâintento di tra-
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pagina a fronte: Sfera armillare e altri strumenti di calcolo
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Macchine calcolatrici
smettere non solo conoscenze ma, principalmente, emozioni. Si può âosservareâ lâinfinito e lo zero; âmanipolareâ il teorema di Pitagora o âimmergersiâ in un viaggio emozionante allâinterno di un frattale; âgiocareâ con i numeri primi e il pi greco o rimanere affascinati da quel numeretto dâoro che fa apparire bello tutto ciò che ci circonda e âscoprireâ, pian piano, che la matematica è alla base dellâinformatica, di internet, della realtĂ virtuale, della robotica e che la sua presenza è dentro la vita di tutti i giorni.
a sinistra: Sala dei poliedri pagina a fronte: Sala aurea
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MUSEO I LUOGHI DI FRAâ ORAZIO E IL TIBET
Il cammino della scoperta e il rispetto dellâaltro
www.oraziointibet.it
Il percorso I luoghi di Fraâ Orazio e il Tibet si compone di cinque tappe dislocate nel centro storico di Pennabilli. Il percorso è indicato nella sezione âVisita guidata alla cittĂ di Pennabilliâ, e comprende: ⢠Il gelso del Dalai Lama (Orto dei frutti dimenticati) ⢠Dipinto su pietra di Tashi Lama (Loggiato di piazza V. Emanuele II) ⢠Targa dedicata al Dalai Lama e casa natale di fraâ Orazio (via Olivieri) ⢠Chorten - ORAZIOni per il Tibet (Pianetto, sulla salita per il Roccione alto) ⢠La campana di Lhasa (Roccione alto) Qui di seguito alcune notizie riguardanti la Campana di Lhasa, le due visite a Pennabilli di Sua SantitĂ Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama e premio Nobel per la pace, e il Chorten ORAZIOni per il Tibet.
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La campana di Lhasa
La campana del convento fu appesa nel monastero del Jokhang almeno fino al 1956 quando venne fotografata da due viaggiatori cecoslovacchi, per poi finire danneggiata come tanti altri oggetti sacri dei monasteri tibetani durante la rivoluzione culturale cinese e alla fine accantonata in uno dei magazzini del tempio, dove Ĩ stata rinvenuta. Nell’estate 2004, nel corso di una spedizione di studi, Elio Marini ha potuto realizzare un calco in gomma siliconica della campana. Dal calco corredato delle misure (dimensioni, diametri, peso, ecc) si Ĩ ottenuta per fusione una campana di bronzo, la copia esatta di quella ancora esistente in Tibet. Sul monumento, accanto alla campana, come segno di incontro tra le religioni, per la pace e l’armonia tra gli uomini, sono stati posti 3 manikorlo o mulini di preghiera tibetani. E da allora i visitatori fanno ruotare i mulini ripieni di preghiere tibetane e fanno rintoccare la campana gemella di quella che 300 anni fa scandiva il tempo nel convento dei Cappuccini a Lhasa in Tibet.
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Il Dalai Lama a Pennabilli
Le due visite del Dalai Lama a Pennabilli
La mattina del 15 giugno 1994 Sua SantitĂ Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama e premio Nobel per la pace, ha visitato Pennabilli, cittĂ di Padre Orazio, in occasione del 250° anniversario della morte del missionario che visse a Lhasa dal 1716 al 1732 e dal 1741 al 1745. Dopo una cerimonia di benvenuto, mentre dalle finestre del centro storico scendeva una pioggia di petali colorati, Sua SantitĂ ha scoperto una lapide sulla facciata della casa natale del frate cappuccino. Ha visitato in seguito una mostra documentaria sullâopera di Padre Olivieri in Tibet e messo a dimora un gelso nellâOrto dei frutti dimenticati. Centinaia di persone raccolte in piazza Vittorio Emanuele II hanno ascoltato commosse le parole del Dalai Lama e il
Thangka sulla Rupe
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suono della Campana di Lhasa. Come ha scritto il poeta Tonino Guerra: il cielo della piazza ha vibrato per i rintocchi di una campana che si trova a Lhasa. Suoni raccolti dallâultimo brandello rimasto del convento scomparso creato dal frate cappuccino Orazio Olivieri della Penna. Un applauso fragoroso ha salutato i rintocchi registrati in Tibet. Quando il Dalai Lama ha ascoltato il suono della campana registrato nella cittĂ sacra che anche lui, costretto allâesilio, aveva dovuto lasciare, non ha trattenuto la sua emozione: il Dalai Lama si è alzato commosso a quelle lontanissime risonanze che gli riportavano lâaria del suo Tibet perduto. Nel 2005 il Dalai Lama è tornato a Pennabilli per inaugurare il monumento della Campana di Lhasa. Per accoglierlo, sulla parte della Rupe, sono stati sospesi due grandi tangka. (dipinti su tessuto, sete o carta, tipici della tradizione tibeto-himalayana) raffiguranti Fraâ Orazio e il Dalai Lama. La storia di Fraâ Orazio in Tibet è lâesempio di rapporto pacifico e di rispetto tra religioni e culture diverse. Due visite del XIV Dalai Lama a Pennabilli (1994 e 2005), due eventi assolutamente fuori dal comune per la rilevanza mondiale del personaggio, testimoniano la bontĂ di questo rapporto. Grazie a questo antico legame con il Tibet, Pennabilli ha potuto lasciare allâintera valle un ricordo straordinario carico di significati di pace, di comprensione e di dialogo fra religioni diverse. Non a caso è stato scelto come slogan delle giornate pennesi-tibetane ÂŤLa scoperta e il rispetto dellâaltroÂť.
ORAZIOni per il Tibet. Il CHORTEN
Quando il Buddha lasciò il suo corpo terreno per entrare nel Nirvana, le sue ceneri furono coperte da un tumulo di pietre. Nel tempo in tutta lâIndia si fece strada lâabitudine di raccogliere le ceneri dei maestri piĂš importanti in strutture, che nel tempo divennero sempre piĂš elaborate e maestose e presero il nome di stupa. Ben presto lo stupa assunse in tutta lâAsia strutture e dimensioni molto diversificate ma sempre tese a ricordare quel tumulo di pietre che protesse le ceneri dellâilluminato. Nel Tibet, lo stupa prende il nome di Chorten che letteralmente significa âricettacolo per le offerteâ. Sabato 19 luglio 2014 è stato inaugurato un Chorten in uno spazio dedicato:
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⢠al Tibet e ai Tibetani che accolsero in pace e amicizia i missionari Cappuccini marchigiani dal 1707 al 1745. ⢠a Kelsang Gyatso il VII Dalai Lama (1708-1757), che intrattenendo rapporti di stima e amicizia con Fraâ Orazio da Pennabilli gli concesse di acquistare un terreno a Lhasa per costruire il convento e la chiesa, inaugurata il 15 agosto 1725, e il privilegio di diffondere liberamente la religione cristiana. ⢠a Tenzin Gyatso il XIV Dalai Lama, che ha donato a Pennabilli lâonore di due memorabili visite, il 15 giugno 1994 per visitare la casa natale di Fraâ Orazio, e il 30 luglio 2005 per inaugurare la Campana di Lhasa. Da qui si vedono il campanile della Madonna delle Grazie e il monumento della Campana di Lhasa, viene da pensare che il dialogo continui attraverso questi simboli, e che prosegua la relazione di amicizia tra i concittadini di Orazio e i tibetani, in un mondo che nonostante la diversitĂ , sapeva dialogare. Con lâaugurio che al Tibet e ai tibetani venga riconosciuto il diritto allâautodeterminazione e possano ritrovare pace, libertĂ e prosperitĂ .
Mandala di sabbie colorate
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Ai tibetani in cerca di libertĂ
Si è inaugurato, allâinterno dellâarea del Chorten ORAZIOni per il Tibet, una installazione ricorda i 165 Tibetani, uomini e donne, monaci e laici, che a partire dal 2008 si sono dati fuoco per protestare contro la colonizzazione cinese. 108 pietre del fiume Marecchia inanellate tra loro con del filo di rame e una thangka bianca con tutti i nomi degli immolati. Vogliamo ricordare questa tragedia nello spazio che Pennabilli dedica al Tibet e ai tibetani.
Brevi note sulla vita di padre Francesco Orazio Olivieri della Penna (1680-1745), missionario Cappuccino e Prefetto della Missione in Tibet di Elio Marini Padre Francesco Orazio nacque a Pennabilli nel 1680, ultimo di tre fratelli, dalla nobile famiglia degli Olivieri. A 20 anni, terminati gli studi classici, entrò nel convento dei frati Cappuccini di Pietrarubbia. Durante il suo periodo di noviziato la Congregazione di Propaganda Fide decretò lo stabi-
Testi tibetani
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limento di una missione nel Tibet (1703). Lâordine dei frati Cappuccini della Marca di Ancona (lâattuale regione Marche) venne destinato a fornire i missionari. I confini di questa nuova unitĂ ecclesiastica, a causa delle scarse conoscenze geografiche erano vagamente descritti. Il decreto infatti estendeva la nuova missione âdalla foce del Gange verso il regno del Tibet.â. I primi missionari partirono nel 1704 e dopo inenarrabili fatiche solamente due di loro giunsero a Lhasa il 12 giugno 1707 per rimanervi poco tempo; la vita in Tibet era durissima, i padri senza soldi rischiavano di morire di fame. Padre Domenico da Fano, aveva fatto ritorno a Roma per esporre a Propaganda Fide la situazione della missione: o si decideva per la sua cessazione oppure la si dotava dei mezzi necessari alla sua ripresa. Alla fine venne organizzata una nuova spedizione e decisa lâapertura di stazioni missionarie a Chandernagore nel Bengala, a Patna sulla via del Nepal, a KathmandĂš e naturalmente Lhasa. Nellâautunno del 1712 partĂŹ la terza spedizione di missionari, tra questi Padre Francesco Orazio Olivieri della Penna, che sarebbe poi divenuto la colonna portante della missione, la piĂš forte personalitĂ della sua storia e lâunico tibetologo degno di questo nome. Fraâ Orazio giunse a Chandernagore, nel golfo del Bengala, il 1 settembre 1713, proseguendo a piedi per Patna fino a Kathmandu, dove fondò la missione e si stabilĂŹ qualche anno. Qui venne raggiunto da Domenico da Fano di ritorno da Roma, che in tutta fretta (gli era infatti giunta la notizia che il âconcorrenteâ gesuita Ippolito Desideri stazionava a Lhasa nella loro casa) lo portò con sĂŠ a Lhasa dove giunsero il 1 ottobre 1716. Una volta a Lhasa i frati fecero visita al re Lhajang Khan per presentargli i doni ed il Breve (lettera ufficiale) del Papa. Il re, che aveva conosciuto ed apprezzato i frati cappuccini negli anni addietro, si mostrò comprensivo e curioso della loro religione tanto che li invitò ad apprendere la lingua e conoscere la religione tibetana nel monastero-universitĂ di Sera, dove allora risiedevano piĂš di 3000 monaci buddisti. Fu cosĂŹ che un frate cappuccino, Orazio da Pennabilli, e un sacerdote gesuita, Ippolito Desideri, furono ospitati per nove mesi in un monastero tibetano. Un Lama istruito fu lo-
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ro assegnato come maestro per apprendere la lingua colta. Un raro esempio di adattamento, un’esperienza che fece loro conoscere la lingua, la religione, la mentalitÄ e la cultura dei tibetani. Al monastero di Sera Fra’ Orazio incominciÄË la compilazione di un dizionario tibetano-italiano e italiano-tibetano, il primo in una lingua occidentale. Era questo un periodo di grandi rivolgimenti politici e del primo tentativo cinese di mettere le mani sul Tibet. I frati si barcamenavano come potevano ma godevano di stima da
Padre Francesco Orazio Olivieri
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parte di tutti. Fraâ Orazio diventato Prefetto della missione, era riconosciuto come un santâuomo, era il lama (maestro) che curava lâanima; nelle strade di Lhasa e nei documenti ufficiali era il âLama Testa-Biancaâ (mente bianca, pura) mentre fraâ Gioacchino da Esanatoglia che curava tutti gratuitamente, era il lama che curava il corpo. Erano piuttosto conosciuti e rispettati, e grazie ai meriti derivanti dalla loro attivitĂ caritatevole e ai buoni rapporti con tutti, che fu concesso ai frati di acquistare un terreno per edificarvi un convento e una chiesetta inaugurata nel 1725, nonostante la legge proibisse agli stranieri di avere proprietĂ a Lhasa. I rapporti con le autoritĂ politiche e religiose erano buoni ma dopo sedici anni di permanenza ininterrotta in Tibet, un solo compagno, pochissimi mezzi economici e nessun ricambio generazionale, Fraâ Orazio decise di fare ritorno a Roma per chiedere una seconda volta ai cardinali di Propaganda Fide se fossero veramente intenzionati a proseguire la missione tibetana. A Roma, tra i suoi migliori sostenitori trovò il card. Luis Antonio Belluga che lo aiutò a reperire i fondi per una missione in grande stile. Il piano messo a punto per finanziare la missione tibetana fa pensare alle moderne attivitĂ di project financing delle imprese globali: rendite papali, crediti riscossi in Spagna, questue in Messico, richieste di fondi dalle Filippine oltre alle scarse risorse di Propaganda Fide. Belluga di suo sostenne anche le spese per la realizzazione di una stamperia tibetana completa a caratteri mobili che vennero incisi a Roma in due set (uno per la missione in Tibet ed uno per la tipografia poliglotta di Propaganda Fide). Nellâestate del 1738 partiva dunque da Roma diretta in Tibet la nona spedizione che destinava 10 missionari a tutte le sedi della missione. Il bagaglio comprendeva la stamperia e i doni del papa Clemente XII alle autoritĂ tibetane. A Lhasa Fraâ Orazio giunse il 6 gennaio 1741 con 3 missionari e Paolo da Firenze un frate laico di professione stampatore. Una volta recuperato il convento vennero ricevuti dal Dalai Lama e dal Reggente. Entrambi rilasciarono documenti ufficiali, che consentivano libertĂ di culto a chiunque decideva di seguire la religione dei âlama bianchiâ. Si formò subito una comunitĂ di una ventina di convertiti, ma la nuo-
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va comunitĂ cristiana urtò subito contro un ostacolo forse non previsto dai missionari: la inestricabile connessione tra vita civile e religiosa che esisteva nel Tibet teocratico. Scoppiò infatti un forte conflitto su una questione chiave: i convertiti tibetani al cristianesimo dovevano prendere parte alle preghiere lamaiste che avevano il carattere obbligatorio del culto di Stato? Dovevano occuparsi delle pulizie dei templi? Potevano rifiutare la benedizione del Dalai Lama? I missionari erano convinti che queste corvè non fossero dovute ma non cosĂŹ i giudici che processarono i convertiti tibetani e li condannarono alla pubblica fustigazione. Ovviamente i missionari vennero abbandonati dai neofiti e Fraâ Orazio, benchĂŠ avesse stretti rapporti di stima e amicizia con il Dalai Lama stesso, si rese conto che la missione non aveva futuro. Prima trasferĂŹ alcuni missionari in Nepal e India e poi, nel 1745, la missione di Lhasa venne abbandonata. Quando, qualche mese dopo il suo arrivo in Nepal, gli giunse la notizia dello smantellamento del convento di Lhasa, Fraâ Orazio che era giĂ malandato e sofferente di idropsia, non resse e morĂŹ a Patan in Nepal il 20 luglio 1745. Aveva 65 anni e ne aveva 33 dedicati alla missione del Tibet. La sua pietra tombale non è mai stata ritrovata. Fraâ Orazio Olivieri da Pennabilli, oltre ad essere un grande missionario, fu un autorevole studioso, che compose opere apologetiche in tibetano, traduzioni di importanti testi della teologia tibetana, opere di grammatica e lessicografia come il suo dizionario, relazioni su usi e costumi della civiltĂ tibetana. La storia di Fraâ orazio riassume nella sua persona e nella sua opera lââavventuraâ vissuta dai missionari cristiani in Tibet. Lasciare la terra dâorigine, le abitudini e le certezze, per seguire la propria meta in condizioni estreme, di certo richiese oltre al coraggio, tanta determinazione. La sua storia e la sua vita rappresentano un bellâesempio di rapporto di rispetto tra religioni e culture diverse, indicando la strada da percorrere con un anticipo di quasi trecento anni.
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MUSEO DEL MONTEFELTRO
Segni di un passaggio
www.museodelmontefeltro.it Museo del Montefeltro Piazza SantâAgostino 47864 Pennabilli (RN) Tel. +39 0541 913750 Tel. +39 0541 913791 info@museodelmontefeltro.it
Il Montefeltro è una regione storica posta fra Romagna, Marche e San Marino. Se la storia di un luogo costituisce lâordito, la trama lo attraversa con le vicende che ogni giorno gli abitanti consumano. Lâessenza identitaria di questo territorio, non riconosciuto amministrativamente, è una realtĂ dellâanima che trova il suo punto di riferimento forte nella diocesi che ha sede nel cuore del Montefeltro, a Pennabilli. Qui, nel 1962, fu costituito il museo diocesano per volontĂ del vescovo Antonio Bergamaschi con lo scopo primario di conservare opere e oggetti provenienti dalle parrocchie dellâintera diocesi di San Marino-Montefeltro. La sede prescelta fu palazzo Bocchi, struttura del XVI secolo costruita sulle mura di cinta del castello
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di Penna. Lâedificio, ristrutturato completamente nel 2006, accoglie lâattuale Museo del Montefeltro con il nuovo allestimento, che ha visto la luce nel 2010 sotto il vescovado di S.E. Mons. Luigi Negri. Il museo si sviluppa su quattro piani e attraverso le opere esposte rappresenta i âsegni di un passaggioâ mantenendo anche i segni inferti dallâabbandono; mostra mobili, tele, cornici, ceramiche, vasi sacri, reliquiari, pale dâaltare, cosĂŹ come quegli oggetti che il tempo ha dimenticato e consumato, caduti nellâoblio, sostituiti da altri nuovi, accantonati in un deposito da qualcuno che ha deciso che, nonostante tutto, valeva la pena venissero conservati.
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Il deposito del museo ha ispirato il modello espositivo: la quantitĂ di opere e oggetti provenienti dalle varie parrocchie, nel suo insieme, riflette la fede di un territorio. Abbiamo costruito una messa in scena tenendo conto del fascino che promana dagli oggetti che si accumulano in un baule, in un cassetto, e che trovano senso nello stare insieme. Le opere imperfette e frammentarie, in quanto autenticamente portatrici di un vissuto di fede, sono depositi di sguardi e restituiscono il senso del bisogno dellâuomo di certezze che, come nel bambino con la madre, nascono anche dal contatto con lâimmagine di un Dio che protegge. In particolare si segnalano due tele di Guido Cagnacci del 1625, un trittico di Benedetto Coda del 1520, un affresco staccato del 1467 e un reliquiario marmoreo del XII secolo. Nel 2014 è stata aperta al pubblico una nuova sezione dedicata allâesposizione del tesoro del Santuario della Madonna delle Grazie, adiacente al museo, e al modello dinamico di un popolo pellegrino della fede. Nel 2018 è stata inaugurata una sezione che mostra oggetti e opere dâarte donati al Nunzio Apostolico negli incontri con le Chiese e le realtĂ locali in varie parti del mondo, in maggior numero dal continente asiatico. Essi raccontano la diffusione del messaggio apostolico allâintera umanitĂ e costituiscono una vera ricchezza per i diversi punti di vista attraverso i quali si può leggere la realtĂ umana. Di eccezionale valore una statua in pietra del Buddha, una delle primissime rappresentazioni proveniente dal Gandhara, e una ammonite gigante (fossile di mollusco estintosi allâepoca dei dinosauri), cosĂŹ come i numerosi manufatti provenienti dal Giappone, in particolare un originalissimo presepe.
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MUSSS
Museo Naturalistico CEAS (Centro di Educazione Ambientale e alla SostenibilitĂ ) Centro visite del Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello
MUSEO NATURALISTICO DEL PARCO SASSO SIMONE E SIMONCELLO
www.musss.it Viale dei Tigli 5a, 47864 47864 Pennabilli (RN) Tel. +39 320 4510733 Tel. + 39 0541 928047 info@musss.it
Il Musss è il Museo Naturalistico del Parco Sasso Simone e Simoncello, il luogo in cui adulti e bambini si trovano faccia a faccia con il lupo, il gatto selvatico, lâistrice, i rapaci, i caprioli, le volpi, i tassi e gli altri animali dellâAppennino. Sono presenti inoltre reperti naturalistici e stranezze vegetali ed è possibile scoprire di piĂš sulla geodiversitĂ del Parco toc-
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cando minerali e fossili. Nel Micromacro Lab si indagano le corrispondenze esistenti in natura tra piccolo e grande, utilizzando le attrezzature scientifiche a disposizione del Museo. La biblioteca ospita volumi e guide di botanica, ecologia, studio del paesaggio, storia locale, educazione ambientale. Il Musss Ĩ un museo vivo che fa ricerca e formazione, coinvolge le comunitÄ locali e aderisce a network regionali, nazionali ed Europei, attivo con progetti didattici, residenze per artisti e ricercatori, workshop, opportunitÄ di networking, allo scopo di tenere sempre viva una riflessione sul rapporto tra uomo e ambiente.
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Come Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità è attivo con numerosi progetti rivolti a scuole, famiglie, insegnanti, educatori e accoglie le classi in visita con una proposta didattica che permette di scoprire boschi, torrenti, borghi abbandonati e - nel farlo - accrescere la consapevolezza di sĂŠ stessi e degli altri grazie allâesperienza in natura. Eâ possibile rivolgersi al Museo per informazioni e consigli su itinerari e proposte escursionistiche allâinterno del Parco, per richiedere lâaccompagnamento di Guide Ambientali Escursionistiche (GAE) e acquistare mappe e pubblicazioni. Dal 2015 è gestito dallâassociazione culturale Chiocciola la casa del nomade, impegnata in progetti educativi e culturali dedicati ai luoghi e alle complessitĂ che li sottendono.
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ENTE PARCO INTERREGIONALE SASSO SIMONE E SIMONCELLO
www.parcosimone.it FB Parco Sasso Simone e Simoncello Via Rio Maggio, s.n. 61021 Carpegna (PU) Tel:. +39 0722 770073 info@parcosimone.it
Parco Naturale Interregionale del Sasso Simone e Simoncello
Il Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello custodisce 4991 ettari di natura posti nel punto in cui si incontrano Emilia Romagna, Marche e Toscana. Compreso nellâantico territorio del Montefeltro, dista 40 km dalla costa romagnola. Il Parco del Sasso Simone e Simoncello comprende i rilievi maggiori delle province di Rimini e Pesaro, ricadendo nei comuni di Carpegna, Frontino, Montecopiolo, Piandimeleto, Pietrarubbia, Pennabilli e confinando con lâomonima riserva naturale toscana che ricade nel comune di Sestino. La straordinarietĂ del territorio deriva dalla sua storia geologica che offre una varietĂ paesaggistica unica data da un paesaggio dolce e collinare, contrastato da affioramenti calcarei, vere e proprie zattere geologiche formate in un antico bacino marino, lentamente migrate verso oriente, sotto lâazione delle spinte tettoniche di sollevamento degli Appennini. Tra queste anche gli stessi Sassi Simone e Si-
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moncello, dalla forma cosĂŹ riconoscibile quanto particolare da essere considerati montagne sacre, meta di eremiti e luoghi in cui fondare siti di culto come lâAbbazia costruita dai Benedettini nel XII secolo sul pianoro del Simone. Ma il vero tesoro del Sasso è la CittĂ del Sole, edificata da Cosimo I deâ Medici a partire dal 1560, simbolo del potere centrale della casata in unâarea periferica dello stato difficilmente governabile. Questa cittĂ -fortezza sorse con criteri urbanistici tardo-rinascimentali; contava circa 50 case di uguali dimensioni compresa la residenza del capitano, il tribunale, le prigioni e una cappella in aggiunta alla vecchia chiesa. Ancora oggi è ben visibile una grande cisterna per
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gli usi civici e se ne riconoscono ancora due per uso militare. Erano presenti altresĂŹ casematte, depositi di armi e munizioni, un forno, una fucina, una buca di fusione, un portico per il mercato settimanale e due porte dâaccesso. Diverse strade collegavano il Sasso con i castelli vicini, e una âmaestraâ selciata, comunicava direttamente con Firenze. Lâidea strategico-militare di creare una cittĂ -fortezza sul Sasso crollò quando il peggioramento climatico rese pressochĂŠ impossibile la vita a quote cosĂŹ elevate; nel 1627 la fortezza contava 46 abitanti e cinquantâanni dopo, ormai deserta, fu disarmata. Oggi il territorio dei Sassi è abitato solo dalla fauna tipica dellâAppennino centrale e registra la presenza stabile del Lupo.
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Percorrendo i sentieri del Parco del Sasso Simone e Simoncello ci si accorge dellâestrema diversificazione della vegetazione presente. Lâarea intorno ai due Sassi, argillosa, è occupata da un bosco a dominanza di cerro, esteso piĂş di 800 ettari; mentre sulle pendici del Monte Carpegna è rilevante la presenza di specie quali carpino, sia bianco che
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nero, aceri e frassino, sorbo montano e domestico, nocciolo, abete bianco, faggio, che nella stagione autunnale si tingono di un verde-rosso dalle sfumature piÄĹ varie. Le parti elevate del Monte Carpegna disboscate in tempi storici,
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ospitano oggi prati-pascolo che nella tarda primavera si ricoprono dei colori delle numerose specie di orchidee. Degni di nota anche il Monte San Marco con la vasca rupestre visibile nella sua sommitĂ - e la Pietrafagnana, una formazione geologica chiamata anche âDito del diavoloâ per la sua particolare morfologia, composta da conglomerati risalenti al Messiniano, testimonianza della presenza antichissima dello scorrere di un fiume. Oggi il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello ha valorizzato maggiormente questo territorio, giĂ ricco di valenze storiche e naturalistico-ambientali; la visita allâarea protetta ed al territorio dei Comuni del Parco può soddisfare chiunque; chi cerca la bellezza dei panorami o la suggestione di una escursione in natura cosĂŹ come gli amanti della buona tavola o chi è alla ricerca delle testimonianze storiche del territorio. Tra queste il Castello di Pietrarubbia, il Sito Archeologico di Montecopiolo, il Palazzo dei Principi di Carpegna e quello dei Conti Oliva a Piandimeleto, il convento di Montefiorentino e il borgo di Frontino. Il calendario escursionistico e di iniziative culturali del Parco si svolge soprattutto nel periodo primavera/estate. Durante tutto lâanno funziona un servizio di Guide ambientali escursionistiche (GAE) su prenotazione per gruppi organizzati o per scolaresche; per questâultime numerose sono anche le proposte di Educazione ambientale promosse dal Parco sia nelle scuole, che nelle sedi preposte.
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MUSEO RICORDI DI UNA COMUNITĂ
Scavolino
Il Museo, inaugurato il 15 novembre 2015, è nato grazie alla volontĂ e allâimpegno della ComunitĂ di Scavolino, con la collaborazione dellâAmministrazione comunale di Pennabilli e dellâEnte Parco del Sasso Simone e Simoncello. Esso raccoglie i ricordi di una comunitĂ ancora fortemente legata al proprio passato. Scavolino fu un Principato fino al 1817. Nel 1819 venne riconosciuto Comune e tale fu fino a quando, con Regio Decreto del Re Vittorio Emanuele III del 1° novembre 1928, venne soppresso ed aggregato a Pennabilli. Questo fatto creò subito dei dissidi. Da secoli, infatti, la comunitĂ di Scavolino aveva la disponibilitĂ di un vasto terreno che andava dal fosso Rio Cavo al monte Carpegna, donato da una Contessa per un favore ricevuto. I terreni ri-
La rocca di Scavolino
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sultavano intestati alla popolazione di Scavolino e la legna tratta da quei boschi veniva equamente ripartita fra le famiglie residenti. Con la soppressione del comune di Scavolino, i beni passarono a quello di Pennabilli, ma grazie alla forte volontĂ popolare, la prefettura di Pesaro ne decretò lâamministrazione separata dal comune di Pennabilli a partire dal 1° gennaio 1951. Tali terreni sono gestiti ancora oggi dalla Comunanza Agraria di Scavolino. Allâinterno del Museo, situato in un antico palazzo che si affaccia sulla piazza del paese, sede della Scuola Elementare fino agli anni sessanta, si possono ammirare oggetti di uso quotidiano, gelosamente custoditi per anni nelle cantine del paese e donati, o prestati, al museo dalla popolazione. Nel salone, posto sopra il loggiato sono stati ricreati i vari ambienti della casa contadina, dalla cucina alla stalla, e gli utensili presenti, raggruppati in base al loro utilizzo, testimoniano mestieri ormai scomparsi. Visitando il Museo, accompagnati da una guida locale, gli oggetti sembrano risvegliarsi dallâoblio in cui erano caduti, per raccontare ai giovani un modo prezioso, ormai lontano. Per informazioni sulle visite al museo è possibile rivolgersi al circolo ACLI nella piazza principale.
a sinistra: Utensili e attrezzi pagina a fronte: Scavolino, veduta panoramica
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LE FRAZIONI
BASCIO mt. 663
Prendendo la provinciale 258 direzione San Sepolcro si raggiunge la frazione di Bascio, a 14 km dal capoluogo. Bascio fu uno dei primissimi feudi di casa Carpegna. Il castello di Bascio dominava la gola in fondo alla quale scorre il Marecchia. Del castrum Bascii o Biscii, si ha notizia sin dal 1145, citato fra le terre confermate da Papa Eugenio III al monastero Camaldolese di San Salvatore di Monte Acuto. Non risulta chiara quale fosse la natura giuridica (giĂ castello?) del toponimo al momento di questa citazione, ma il castello era presente almeno nel secolo successivo, comparendo tra i possedimenti dei Conti di Carpegna intorno alla metĂ del XIII secolo. Da un atto siglato a Petrella Massana il 18 novembre 1289, si apprende che i conti Rinaldo, Guido e Ramberto di Carpegna cedono agli ââŚhominibus et universitate casti bascii...â tutti i diritti e azioni reali e personali che essi possiedono nel castello e li liberano da tutti gli obblighi e prestazioni eventualmente dovuti, in cambio della somma di 1100 lire ravennati e anconetane. Non è noto se il contratto ebbe attuazione o cosa accadde poi, ma proprio a seguito delle divisioni interne dei beni operate dai diversi membri della famiglia Carpegna, sul finire del XIII secolo, il castello di Bascio passò al ramo dei conti di Gattara, discendenti proprio del detto Rainaldo di Carpegna. Nel 1362/64 Bascio risulta tra i domini per i quali i conti non vogliono pagare le tasse alla camera apostolica. Con lâestinzione dei Carpegna di Gattara (1409) il castello di Bascio, assieme a quelli di Gattara e Miratoio, passa a Galeazzo Malatesta signore di Pesaro. Tuttavia pochi anni dopo
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pagina a fronte: Il borgo di Bascio
(nel 1420) i conti di Carpegna del ramo di Fiorentino ricomprarono i castelli ceduti per la somma di 3000 fiorini. Nel 1463, a seguito di una nuova divisione dei beni della famiglia, Bascio passa a Francesco di Carpegna e ai suoi discendenti (assieme a Gattara, Miratoio e Scavolino). Nel 1865 il conte Ulderico di Carpegna viene elevato dallâimperatore Leopoldo I dâAsburgo al rango di âPrincipe del Sacro Romano Impero e di Bascioâ. Il castello seguĂŹ dunque le sorti dellâomonimo principato passando agli Orsini deâ Cavalieri (1728), ai Carpegna della Castellaccia (1817) fino allâannessione allo Stato Pontificio (1819). Oggi della struttura rimane solo lâimponente torre a base quadrata del XIII sec., mastio del temuto castello che dominava la sottostante valle del Marecchia, insieme ai castelli di Gattara, Miratoio e Scavolino. Il castello era stato posto a presidio dellâantica strada che dallâAdriatico conduceva a Roma, per la sua posizione rivestiva un importante compito di controllo, tanto che i pellegrini in viaggio verso Roma erano soliti dire: andremo a Roma se Dio vuole e quelli di Bascio. Quasi inesistenti i resti del castello, ai piedi della torre si intravedono allineamenti delle antiche murature e un fossato oggi asciutto. La torre di Bascio si erge a 663 m sul livello del mare, ha pianta quadrata con lato che sviluppa alla base 5,30 metri per lato, alta 21 metri e con porta di accesso rialzato. A Bascio vi risiedette anche la nobilissima principessa francese Fanina Condè,
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Torre di Bascio
imparentata coi Borboni. Ai piedi della torre sono stesi sette tappeti di ceramica che compongono Giardino pietrificato appartenente al museo diffuso I luoghi dellâanima ideato dal poeta, sceneggiatore e artista Tonino Guerra. Le installazioni, al momento della stampa di questo testo, sono in via di restauro. I sette tappeti sono dedicati ad altrettanti personaggi del passato che in questo luogo sono vissuti o transitati. Opere del ceramista Giovanni Urbinati, hanno titoli fantasiosi che sono stati suggeriti al Maestro da episodi o da gesta del personaggio celebrato. Il tappeto dellâanatra dal collo azzurro. Dedicato alla contessa Fanina dei Borboni di Francia andata sposa ad un capitano dei Carpegna. ImpazzĂŹ per la solitudine ed affidò al vento le sue richieste di aiuto. Il tappeto delle onde quiete. Per ricordare Giotto che dal Montefeltro vide lontanissimi i primi bagliori azzurri dellâAdriatico. Il tappeto delle piramidi sognate. Dedicato a Bonconte da Montefeltro; perchĂŠ le trentacinque piramidi siano tombe del suo corpo valoroso scomparso nel fiume della battaglia. Il tappeto delle Cattedrali abbandonate. Dedicato a padre Matteo da Bascio, fondatore dellâordine dei Cappuccini che per tutto il mondo andava esclamando e riprendendo ogni sorta di persona, gridando allâinferno, allâinferno, peccatori.
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Il tappeto delle conchiglie montanare. In ricordo del grande capitano di ventura Uguccione della Faggiola che da questi colli vedeva i confini dellâItalia e tanto fu ammirato da Dante che gli dedicò lâinferno. Il tappeto dei pensieri chiari. Per ricordare Dante che vide questa torre fuggendo da Firenze per raggiungere il rumore del mare di Ravenna. Il tappeto dei pensieri oscuri. Per ricordare il poeta Ezra Pound, vissuto per un breve periodo a Pennabilli, che disse del Marecchia dove la melma è piena di sassi. Bascio vanta un illustre figlio: Matteo Serafini. Nato verso il 1495 e morto a Venezia il 6 agosto 1552 fu uno dei massimi predicatori del suo tempo e, soprattutto, fondatore e primo superiore generale dellâordine dei Frati Minori Cappuccini. Padre Matteo da Bascio, detto Beato dal popolo, è sepolto a Venezia nella Chiesa della Madonna dellâOrto. Si fece francescano del ramo degli Osservanti nel convento di Montefiorentino, presso Frontino, e venne ordinato sacerdote nel 1525. Desideroso di ritornare al primitivo rigore francescano, nel 1525 lasciò il suo convento di Montefalcone ed ottenne da papa Clemente VII il privilegio di vestire un lungo saio di tessuto ruvido (come quello di Francesco dâAssisi, ma con un cappuccio piĂš lungo ed appuntito), di osservare la regola in assoluta povertĂ , di fare vita eremitica e predicare liberamente. Questo esempio ebbe subito numerosi imitatori tra quanti desideravano restaurare lo spirito originale del francescanesimo e diede luogo
Tonino Guerra
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Bascio: veduta panoramica
allâistituzione dellâOrdine dei Frati Minori Cappuccini (detti cosĂŹ per la peculiaritĂ del loro abito). Venne eletto primo superiore generale per acclamazione, ma non mantenne la sua carica per molto tempo: dopo aver visitato la fraternitĂ si dimise. Brillante omileta, ebbe parte notevole nel movimento di riforma della vita religiosa del XVI secolo. Il piccolo abitato, edificato in linea retta lungo la strada, è formato da due file di case in pietra arenaria. Al termine della breve salita, sulla destra si nota lâelegante fabbricato dellâeremo delle Beatitudini, che termina con la chiesa intitolata a San Lorenzo diacono e martire. Nella parete dellâabside, grazie al lavoro delle restauratrici Serena Brioli e Maria Chiara Tonucci, sotto ben sette strati di scialbature è stato rinvenuto un grande affresco rappresentante una meravigliosa PietĂ , con una Maria addolorata avente sul suo grembo il corpo di Cristo morto e ai lati San Michele arcangelo e San Lorenzo martire e diacono. In base agli studi portati avanti dalle due restauratrici, siamo di fronte ad un affresco attribuibile a Benedetto Coda e la sua Bottega. Il Coda era un pittore trevigiano, allievo di Giovanni Bellini, che decise di trasferirsi nel riminese dopo il primo quarto del 1500 assieme al figlio Bartolomeo, presumibilmente lâautore dei due angeli laterali. Dallâanalisi iconografica, lâaffresco stupisce per la accuratezza anatomica del Cristo e particolari come la lacrimazione della Vergine Maria. Degno di nota è anche lo sfondo su cui si svolge la scena, ovvero il paesaggio del Montefeltro e piĂš precisamente della Valmarecchia.
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CAâ ROMANO mt. 642
Compiendo una breve deviazione dalla provinciale 258 in direzione S. Sepolcro si raggiunge la frazione di Caâ Romano. Accanto alle bellezze naturali, si può ammirare in mezzo ad una radura del bosco una piccola cappella in pietra risalente al 1754, e raggiungibile dopo aver percorso un sentiero di terra battuta. La Madonna del rettangolo di neve - La tradizione popolare narra che gli abitanti del piccolo villaggio si dilungassero sulla scelta del luogo su cui erigere una cappella dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, fino a quando, nel mese di agosto, una inaspettata e quindi miracolosa nevicata, delimitò un rettangolo che venne interpretato come luogo prescelto dalla Madonna. Ogni pietra ha ascoltato parole ed invocazioni del passato ed è testimone delle antiche preghiere. La chiesa fa parte percorso del museo diffuso di Tonino Guerra, interessante il significato della sua iniziativa artistica ÂŤperchĂŠ, - affermava - non voglio che i poveri ruderi delle chiese vengano distrutti, devono parlare a quelli che cercano una trattoria per mangiare le tagliatelle e aiutarli a riflettereÂť. Allâinterno è stata collocata una formella della ceramista Muky (Wanda Berasi) raffigurante la Madonna della neve che spicca sulle nuditĂ delle pareti. Sulla porta di ingresso, disegnata dal maestro, è riprodotta una grande foglia, uno dei suoi ricorrenti elementi simbolici.
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MACIANO mt. 440
Dista circa quattro chilometri da Pennabilli, di cui è la frazione piĂš estesa, ne fanno parte sette âborghiâ: Monticello, Marinelli, Aia di Bartolo, Castello, Aia Marcucci, Pantaneto e Villa. Il villaggio originario, denominato Marzano, Matiano ed infine Maciano, accolse entro le proprie mura gli abitanti di un villaggio confinante, detto il Sorbo, che fu distrutto anticamente da una frana. Cresciuto di importanza, si eresse a comune e nel 1361 fu annesso a Pennabilli. Di notevole interesse artistico è la chiesa di Santa Maria dellâOliva e lâannesso convento dei frati Minori. Fu eretta nella prima metĂ del XIV per volere dei conti Oliva di Antico. Nel XIV secolo la borgata conobbe un certo splendore
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quando vi risiedette Benedetto, vescovo del Montefeltro. Non molto distante dallâabitato, lungo la strada per Soanne, si può visitare lâoratorio dei Marinelli, una chiesetta solitaria che accoglie al suo interno un affresco quattrocentesco, La Madonna del Latte, attribuita al maestro di S. Arduino e la torre cilindrica, recentemente restaurata, secondo alcuni ciò che rimane di un castello, secondo altri, una isolata torre di avvistamento. A Maciano è organizzata la Sagra del cinghiale, la Festa delle antiche borgate, e la Gara podistica 7 borgate macianesi, descritte nelle pagine in fondo a questa guida e descritte nel sito www.maciano.it.
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Santa Maria dellâOliva a Maciano di Pennabilli di Pier Giorgio Pasini Il posto è bellissimo, e invita ad una sosta prima di riprendere la salita verso Pennabilli e il Carpegna. Pianeggiante, fa appena presagire il declivio precipite verso il Fiume, la cui valle allontana paesi e colline e monti, ora pallidi e opalescenti, ora cupi e grigi a seconda delle ore e delle stagioni. Al limite di quello spazio pianeggiante sorge una chiesa che guarda verso la strada e volta le spalle alla valle; bella nella sua semplicitĂ , dalle linee solide e sobrie che rimandano ad un Rinascimento sereno e rustico, un poâ fuori dal tempo. Ă accogliente, per il gran portico che la circonda e che invita ad una sosta alla sua ombra, rinforzata da quella dei cipressi del piccolo cimitero. Chiesa di frati non si direbbe, a prima vista, anche perchĂŠ la macchia dei cipressi nasconde la gran fabbrica del convento. E invece è stata chiesa francescana fino al 1955, eretta su âsuolo lateranenseâ, come correttamente avvisa uno stemma di pietra bianca nel timpano dellâarco centrale. I frati, si sa, avevano fiuto nello scegliere i posti âmiglioriâ. Però il merito, questa volta, non va a loro, ma alla Madonna in persona che, scortata da SantâUbaldo, nel 1523 sarebbe apparsa a una certa Giovanna di San Leo, ed avrebbe richiesto una chiesa proprio lĂŹ. Questa povera Ioanna a Sancto Leone non doveva godere di una gran reputazione, se fu giudicata mezzo scema dal notaio vescovile (mulier semifatua, ha scritto); anche padre Antonio Talamonti, una cinquantina dâanni fa, definendola devotella le dava poco credito. Eppure, nonostante, come dire, la sua semplicitĂ , e nonostante i leontini siano sempre stati guardati con un poâ di sospetto da queste parti, la Giovanna riuscĂŹ a convincere un sacco di gente dellâautenticitĂ della sua visione, tanto che la comunitĂ di Maciano si prese a cuore la faccenda: con molto coraggio e molti sacrifici, bisogna dire. Infatti non si era ancora ripresa dai saccheggi consumati dalle truppe toscane nel 1517 e nel 1522, durante le guerre che videro contrapposto Lorenzo deâ Medici a Francesco Maria della Rovere. Durante quelle guerre la Madonna era apparsa ben due volte in aiuto dei Pennesi che, appena passata la bufera e rientrati stabilmente nel âducatoâ dâUrbino, si
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erano subito messi al lavoro per ingrandirne il santuario. Decenni davvero brutti, di grandi sconvolgimenti e di guerre, quelli del primo Cinquecento; e, naturalmente, tempi di apparizioni frequenti. Illusione? ChissĂ . Comunque la comunitĂ di Maciano, forse anche perchĂŠ un poâ presa da invidia e da spirito di rivalsa nei confronti dei Pennesi e della loro Madonna delle lacrime, nonostante la diffidenza del tribunale vescovile credette alla âvisioneâ della Giovanna e riuscĂŹ a costruire un suo santuario mariano âindipendenteâ. Nel giro di appena cinque anni, dal 1524 al 1529, la chiesa fu cominciata e finita, e dedicata a âSanta Maria della Palma o dellâOlivoââ (la Giovanna avrĂ detto di aver visto la Madonna su un olivo, appunto). Sul portale è scolpito a chiare lettere: TEMPLUM DIVAE MARIE DE OLIVA MDXXIX. Fu consacrata un secolo dopo, a cura dei Francescani a cui era stata affidata nel 1552 con la benedizione del pontefice Giulio III e a dispetto del curato di Maciano, che non gradiva la concorrenza. I Francescani (si trattava dei Minori Osservanti) a partire dal 1553 le costruirono a fianco un grande convento, ricco di sale, di celle, di magazzini, e con una bella biblioteca (che sulla porta recava la data 1635); gli ultimi libri furono venduti meno di centâanni fa da un frate ingenuo che si prese poche lire e molte umiliazioni, con denunce e processi. Invece furono venduti impunemente, dopo la partenza dei frati, tutti gli stupendi armadi di noce della sagrestia, datati 1723, da chi aveva in custodia il convento, cioè una comunitĂ che poi è svanita nel nulla. Ci sono voluti anni di pratiche complicate, due processi in tribunale che si sono conclusi solo nel 1994, perchĂŠ la Provincia Picena S. Giovanni della Marca dei Frati Minori potesse rientrare in possesso dellâedificio: che intanto ha cominciato a crollare. Ma ora la ridefinizione della proprietĂ riempie di speranza sulla sua sorte. Si tratta infatti di un monumento di straordinario interesse da molti punti di vista; per quanto riguarda quello artistico si lega ad una bella serie di architetture che manifestano la diffusione in tutto il Montefeltro delle armoniose forme del rinascimento urbinate. Ad Antico, a Pennabilli, a Piandimeleto, a Montefiorentino e altrove se ne trovano di similari e tutte denunciano le loro radici nel palazzo ducale di Urbino, per via degli ornati pilastri di pietra, dei
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cassettoni fioriti, delle proporzioni armoniose. Nella chiesa di Maciano quelle radici mostrano di aver alimentato per secoli un gusto che si manifesta in aggiunte architettoniche e in affreschi del XVI secolo, in tele del XVII, in policromi paliotti del XVIII e addirittura ancora in pitture fratesche degli anni Venti; un gusto evidentemente sostenuto da una ininterrotta continuitĂ di devozione in cui, poco a poco, almeno dalla metĂ del Seicento furono coinvolti tutti i paesi della zona, anche per merito della vita esemplare e delle iniziative dei Francescani; che amarono molto questa chiesa e questo loro convento, tanto da volerlo riacquistare per ben due volte dopo le soppressioni del 1810 e del 1861. Della loro operosa e devota presenza ci parla ancora, e con efficace eloquenza, soprattutto il grande e silenzioso convento. Si sviluppa, come dâobbligo, attorno ad un luminoso chiostro dai grandi archi. Le sue colonne sarebbero state donate ai frati, da una contessa Oliva, e proverrebbero dalle rovine di un suo palazzo che sorgeva ad Antico: ma si tratta di una âleggendaâ recente, nata per giustificare il titolo de oli-
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va dato alla Madonna, e le forme architettoniche della chiesa, in tutto simili a quelle della chiesa di Antico. Nelle lunette del portico sono dipinti ad affresco la vita e i miracoli di San Francesco; purtroppo solo poche lunette sono ancora leggibili, ma doveva trattarsi di un insieme imponente. Quel che rimane è tuttavia prezioso: perchĂŠ testimonia il coinvolgimento nellâopera di tutte le comunitĂ della zona, finalmente unite nel desiderio di onorare il poverello dâAssisi: ogni affresco, infatti, reca (o recava) il nome dellâofferente, e ancora si possono leggere quelli delle comunitĂ di Penna, di Maciano e di Soanne. E perchĂŠ fa un poâ di luce su un misterioso pittore di Pennabilli, certo Giovanni Bistolli, che ex diversis piorum benefactorum elemosinis le ha dipinte a rate, nel 1656, 1657, 1658, 1659, come lui stesso dichiara. Non era scarso, questo pittore, come dimostrano le scene ben costruite e pittoresche, con scorci e ritratti assai vivaci, mescolati ad ingenuitĂ che sembrano dovute soprattutto a pesanti restauri ottocenteschi (del 1897). Doveva far parte di una dinastia di artisti attiva nel Montefeltro e in Romagna, esaltata dagli storici locali, ma ignota altrove; con un Marco, giĂ morto nel 1615; un Francesco documentato nel 1631 e un Giulio nel 1658. Di questo Giovanni conosciamo solo unâaltra opera, molto modesta però, del 1662. Qui a Maciano le sue narrazioni portano nel silenzio del chiostro un palpito di colore e di movimento; sono chiare, efficaci e abbastanza disinvolte; riflettono i costumi barocchi e la vita agitata del tempo con il suo bisogno di eventi âmeravigliosiâ, mescolati a sogni di poesia e di semplicitĂ , di fede autentica, di valori non effimeri, suscitati dallâefficace evocazione della vita del poverello dâAssisi. Alta su un muro del chiostro una meridiana segnala da secoli il lento scorrere delle ore.
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pagina a fronte: Mucche al pascolo nel Parco Sasso Simone e Simoncello non lontano da Miratoio
MIRATOIO mt. 833
Castrum miratorii fu la prima denominazione di questo insediamento. Ă certo che i primi abitanti credettero opportuno incastellarsi in questo luogo, perchĂŠ ben si prestava alla osservazione ed alla difesa. âCastrum Miratorii est super quondam saxo et habet turrim fortissimamâ (Card. Angelico 1371). Miratoio è una frazione linda, ariosa con un superbo panorama cui deve il nome. Il toponimo Miratoio deriva dal latino volgare miratorium che si traduce con âosservatorioâ ma anche âbelvedere o poggioloâ. Le prime notizie storicamente certe risalgono al 1123, quando il conte Ranieri di Carpegna acquistò il castello con i relativi possedimenti. Della cinta muraria dellâantica fortificazione rimangono pochi ruderi. Le case del borgo si
Panorama autunnale
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Il borgo di Miratoio
snodano lungo la strada e davanti ad una grande roccia di arenaria chiamata il Castello che conserva tracce di insediamenti protostorici. Alle porte del paese, la Chiesa Conventuale di S. Agostino del 1127. II convento appartenne agli agostiniani eremitani fin dal XII secolo, il monastero rimase in vita fino al 1650, quando venne soppresso con bolla di papa Innocenzo X. II complesso conventuale risale al 1127, come risulta da unâiscrizione rinvenuta nel 1739, allâinterno di unâurna in marmo sotto lâaltare maggiore, e come parrebbero confermare alcune porzioni murarie di etĂ romanica alla base del campanile. Dellâantico edificio medievale si conservano un bel portale posto sotto il porticato, alcune iscrizioni gotiche scolpite su pietra nel muro di facciata, in particolare quella che ricorda lâanno di fondazione âAnno Domini 1127 - Eremita Sancti Augustiniâ, e una pietra scolpita con la pianta di un sandalo (secondo la tradizione sarebbe quello del beato Rigo da Miratoio), allâinterno, tracce di antichi affreschi e le ceneri del Beato Rigo. Al convento di Miratoio è unita la figura del beato Rigo
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Chiesa di S.Agostino
da Miratoio (Arrigo, Rigo o Enrico cosĂŹ diversamente indicato nelle fonti), eremita agostiniano vissuto nel XIV sec. che condusse una vita esemplare, in solitudine e in penitenza, e che amava ritirarsi in contemplazione nelle grotte naturali sul monte alle spalle del paese. Alla sua morte, avvenuta nel 1347, fece seguito fin da subito una grande venerazione. Le reliquie del santo sono ancor oggi custodite allâinterno di unâurna nella chiesa. A Miratoio è organizzata la Sagra del fungo prugnolo, descritta nelle pagine in fondo a questa guida e nel sito www.sagradelprugnolo.it Date le caratteristiche morfologiche del territorio, si trovano numerose grotte. Rinomate sono le cave di pietra, e lâabilitĂ dei suoi scalpellini.
Le grotte
Nei pressi dellâantico Miratoio (il Castrum Miratorii) sono accatastate alcune piccole grotte, la cui origine non è legata a fenomeni carsici veri e propri. Il poggio di Miratoio è costituito infatti da roccia prevalentemente arenacea, in-
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tensamente fratturata ed oggetto di crolli che hanno determinato la presenza di cavitĂ ben note e storicamente frequentate. âTana di Barlaccioâ o âAntro di Barlacââ Ă una grotta posizionata sul versante Nord del rilievo denominato âi Morroniâ, strapiombante verso CĂ La Petra, a circa 900 m. s.l.m, sotto lâantico Miratoio. Ha ingresso di forma trapezoidale ed è dovuta alla presenza di una importante frattura che ha profondamente governato la disarticolazione della formazione rocciosa. Lâintersezione fra il piano di frattura ed altre superfici di debolezza, quali quelle di stratificazione o di altre litoclasi di minore estensione, ha agevolato il collasso di blocchi rocciosi, determinando buona parte della cavitĂ . Al termine della II guerra mondiale, la grotta è stata il rifugio per alcuni soldati sloveni fuggiti da un campo di prigionia in Anghiari e dunque letteralmente nutriti, per piĂš mesi, dalla gente di Miratoio. Grotta del âBeato Rigoâ Ă la cavitĂ piĂš nota poichĂŠ la tradizione vuole sia stato il ricovero e luogo di penitenza dellâeremita Agostiniano Beato Rigo, vissuto nel XIV secolo. Allâinterno della grotta si rileva un gradino a guisa di inginocchiatoio. Anziani residenti testimoniano che, prima di alcuni crolli, la grotta sarebbe stata molto piĂš sviluppata. Grotta della âTana Buiaâ Ă caratterizzata da due impervi e scomodi ingressi. Da quello verticale si accede con fatica e solo tramite apposita attrezzatura. Durante la II guerra mondiale, la grotta divenne luogo di ricovero per i beni delle famiglie di Miratoio che furono costrette ad abbandonare temporaneamente il borgo (1944). Nellâarea limitrofa esistono altre cavitĂ minori, difficili da esplorare, i cui rilievi sono in via di definizione. Testimoni raccontano di unâaltra grotta denominata âSpacco del diavoloâ o âGrotta dei pipistrelliâ, lunga almeno 40 metri, posizionata a quota 865 m. s.l.m. al di sopra dellâattuale borgo, ma con accesso ostruito da detrito. N.B. LE GROTTE SONO AMBIENTI MOLTO PERICOLOSI. LA NORMATIVA REGIONALE VIETA DI ACCEDERE ALLE CAVITĂ SENZA AUTORIZZAZIONE E SENZA LA GUIDA DI PERSONALE QUALIFICATO.
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pagina a fronte: Grotta naturale
PONTE MESSA mt. 371
Ponte Messa è adagiata sulla confluenza del torrente Messa ed il fiume Marecchia. Ponte Messa è il piĂš antico luogo del comune di insediamento romano. Proprio in questo sito i romani, avevano creato il loro principale Vicus per lâAlta Valmarecchia, un punto strategico prima di raggiungere Ariminum. Lâinsediamento romano fu distrutto dai Goti nel 500 dopo Cristo. Con le invasioni barbariche il lungo fiume pennese rimane abbandonato, poichĂŠ le popolazioni risalirono sulle alture (castello di Penna) per proteggersi dalle orde selvagge di popoli longobardi, e Ponte Messa diviene semplice pertinenza agricola del capoluogo. Nel passato piĂš recente, il luogo rifiorisce quando con lo sviluppo industriale si sceglie questo sito per la zona artigianale. Oggi Ponte Messa è la realtĂ piĂš popolata del comune, oltre al capoluogo. Attraversato completamente dalla strada provinciale 258, che collega San Sepolcro a Rimini. Oltre allâabitato principale divisibile in parte alta (comunemente chiamata Lottizzazione Maioli e Lisandrina) e quella bassa (detta dei Pianacci); esistono anche diverse borgate sparse nelle campagne, quali Caâ Mazzoni, Caâ Marinelli, La Pantiera, Caâ Bicci, Santa Colomba e il Petroso (dal nome di un altro torrente provenienti dalle rocciose pendici del Monte Carpegna). A testimonianza del periodo romano rimangono la splendida Pieve romanica costruita sulle spoglia di un tempio romano. Viene denominata anche chiesa della Pantiera (panthieron), perchĂŠ nata probabilmente sulle rovine del tempio
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dedicato a tutti gli Dei. Rimangono inoltre le ville romane, visibili (ormai solo nelle fondamenta e nel terreno modificato) con foto aeree o attraverso i materiali di recupero rinvenibili durante le lavorazioni dei campi lungo il fiume. La Pieve di S. Pietro in Messa, descritta approfonditamente qui di seguito, è un edificio di notevole interesse storico ed artistico, la sua esistenza è testimoniata da alcuni documenti giĂ nel 912. PiĂš volte andata in rovina ed adibita ad usi diversi dal culto, è stata recentemente restaurata; si presenta come una notevole testimonianza di architettura romanica. La facciata è relativamente ben conservata; lâinterno si presenta a tre navate separate da una serie di colonne alcune delle quali conservano ancora i capitelli originali. Gli elementi piĂš interessanti sono lâabside con lâaltare sopraelevato e la sottostante cripta. Di grande interesse è il Molino Ronci, un antico mulino ad acqua tuttora funzionante, usato anche per generare energia elettrica ed azionare la segheria. Le storiche pietre dove il grano viene macinato, sono azionate da pale messe in moto dallâacqua del vicino fiume Marecchia. A Ponte Messa sono organizzate la Cervezada e La festa della trebbiatura, descritte nelle pagine in fondo a questa guida.
La Pieve Romanica di San Pietro in Messa
Da Francesco Vittorio Lombardi, Lâantica pieve di San Pietro in Messa - SocietĂ Studi Storici per il Montefeltro
La nascita della Pieve di San Pietro a Ponte Messa di Pennabilli viene fatta risalire al XII sec., ma alcuni documenti testimoniano la sua esistenza giĂ nel 912. Anticamente, sorgeva qui un piccolo insediamento romano (la base dellâattuale altare è chiaramente un cippo romano). Il villaggio romano del Messa era un punto strategico della viabilitĂ nella vallata, visto che da qui si controllava il vicino ponte sul torrente, il quale ha dato poi il nome allâattuale paese ed alla Chiesa. La tradizione vuole che il villaggio romano fosse distrutto durante la guerra gotica del 500 d.C. Con lâavvento dei Longobardi, la Pieve del Messa restò la principale chiesa del circondario. Ă impossibile stabilire quante volte essa fu ricostruita nel corso dellâalto Medioevo. In epoca tardo-caro-
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lingia (fine â800, primi â900), qui sorgeva giĂ un edificio plebae (912), ma di questa struttura non si è conservato nulla. Dopo il 1000 in tutta Italia ci fu una rinascita dellâarchitettura religiosa che coinvolse anche il Montefeltro e quindi la nostra Pieve. La Pieve è stata costruita a pianta basilicale e la copertura, piĂš volte rifatta, si presume fosse di pietra leggera e sottile. Lâasse della Chiesa rivela una grande precisione nellâorientamento ovest-est (visto che non esisteva la bussola), infatti lâabside è volta perfettamente ad oriente cosĂŹ i primi raggi del sole battono direttamente sulla piccola finestrella monofora del catino absidale agevolando la funzione mattutina. La navata di sinistra è di due metri e trenta e quella di destra è di due metri e venti. Le navate sono scandite fra loro da una serie di tre pilastri per parte e da due semipilastri terminali a sezione quadrata; si formano cosĂŹ quattro arcate a tutto sesto, con archi volti sagomati verso lâinterno. I pilastri si fondono su dei plinti a vista quadrati. I capitelli sono a doppia piramide rovesciata. Lâabside e la cripta sono andate perdute; della cripta restano il portale dâingresso centrale e i resti di una semi-colonnina. AllâestremitĂ della navata di sinistra si alzava la torre campanaria, caduta in parte prima del â600 e recentemente ricostruita. La decorazione interna, per la maggior parte, è andata perduta. I residui capitelli di destra sono intagliati con varie figurazioni: in quello di fondo si decifrano tre teste dâariete; in quello del pilastro seguente si individuano accurate incisioni a fogliame; nel plinto sottostante vi sono motivi a treccia, a spirale, a volute. Nella parte sinistra non si rileva alcuna decorazione: come se lâopera sia stata improvvisamente interrotta. Lâornamento dellâabside si è quasi completamente perduto: restano un segmento di cordolo attorcigliato, un capitello recante lâimmagine di unâaquila ad ali spiegate, una formella con due uccelli dal becco adunco e con i colli incrociati, un cavallo fasciato in vita, portante in groppa una croce greca; unâaltra formella raffigurante un animale enigmatico che si trova ri-murato sul pilastro in fondo a destra. Solo la facciata ha resistito per otto secoli a guerre, terremoti ed intemperie. Nella sua parte destra, le cornici sono ornate da motivi a nastri intrecciati in cui sono racchiuse piccole stelle a cinque punte o piccoli dischi. A sinistra rincorrono motivi a fogliame ed ancora intrecci.
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Nei punti di intersezione con i cordoli sono disegnate delle foglie lanceolate a forma di croce. Il portale dâingresso è coperto dal pròtiro, costituito da due archivolti in blocchi di pietra arenaria e da una cornice tortile di fondo. Altre due cornicette in cotto, lâuna lineare e lâaltra dentata, ingentiliscono la struttura. File alternate di mattoni rosso-scuri negli spigoli e nelle facce del pròtiro stesso fanno rilevare una certa ricercatezza coloristica. Lâarchivolto poggia su due lastre rettangolari, sotto le quali sporgono dal muro due massicce mensole di pietra, le quali sono scolpite da figurazioni simboliche. Nella mensola di destra è delineata lâimmagine di un cane alato che ringhia: nella mitologia medioevale esso rappresentava il peccato; nella faccia interna vi è raffigurato un dragone con la coda attorcigliata che simboleggiava il paganesimo o lâeresia. Sugli spigoli vi è lâaquila con le ali spiegate e dallâaltra sporge una testa dâariete con le corna arcuate. Essi difendono lâalbero della vita che è scolpito nel mezzo e rappresentano il sacrificio e la risurrezione di Cristo. Nella mensola sinistra, in entrambe le facce laterali ricorre un nastro bisolcato intrecciato, simbolo dei misteri divini. In due formelle di arenaria, poste sotto la mensola, sono stilizzati due piccioni liocorni, simbolo della castitĂ . Verso il 1700 la Pieve fu ristretta a metĂ della navata centrale, mentre lâaltra metĂ e quelle laterali furono adibite a casa colonica. Ancora verso il 1930 la Pieve era utilizzata come casa di contadini. I restauri che oggi si vedono furono fatti nellâultimo dopo guerra. Oltre che uno stupendo monumento cristiano-romanico, la nostra Pieve di San Pietro in Messa, fu anche un polo di sviluppo civile e sociale: davanti ad essa, infatti, si tenevano giudizi pubblici e le contrattazioni private; era il luogo dove fiorivano le arti e i mercati; dove venivano favoriti gli scambi commerciali e culturali. Lâinquieta umanitĂ di oggi dovrebbe volgersi ogni tanto indietro, a considerare gli eventi della storia, della propria storia, cercando di salvare e non di distruggere o di disperdere, le testimonianze scritte o visive che ancora ci rimangono e che con tanta fatica lo studioso cerca di ricomporre. Anche per tali motivi abbiamo fatto il tentativo di ricostruire questo mosaico di notizie, certamente incompleto, sulla Pieve di San Pietro in Messa, perchĂŠ su di essa qualcosa rimanga: per noi e per quelli che verranno dopo di noi.
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SCAVOLINO mt. 762
Scavolino sorge alle falde settentrionali del monte Carpegna. Prende il nome dal fatto che il primitivo insediamento fosse situato su un gradino, scabulum, del monte Carpegna. Dista 4 Km. da Pennabilli. I principali luoghi dâinteresse sono: lâex Palazzo Comunale, con il caratteristico portico e la localitĂ La Croce, piccola collina dove trova ora spazio un monumento ai caduti durante la prima guerra mondiale, infine, il Palazzo baronale dei principi di Carpegna, i ruderi di un castello non visitabile, un tempo residenza dei Carpegna. Il palazzo nella piazza principale accoglie il museo Ricordi di una comunitĂ , descritto nelle pagine ad esso dedicate. Piuttosto scarse sono le informazioni precedenti lâanno 1000. La prima menzione di Scavolino è fatta nel diploma di Ottone I datato 962, documento che i piĂš ritengono essere però un falso. La successiva citazione della frazione è in un testamento del Conte Girardo di Bertinoro datato 1062 dove, fra i castelli lasciati in ereditĂ al figlio, risulta esservi anche Scavolino. Prima del 1343 il castello rimase di proprietĂ dei Montefeltro: a questâanno è infatti datato lâacquisto di metĂ della struttura da parte del Conte Nerio Carpegna. In un documento dellâanno 1371, che attribuisce la proprietĂ del castello a Rinalduccio Carpegna e Bandino Carpegna, è scritto che nellâarea prossima al castello si contavano diciotto famiglie. Da questo periodo Scavolino fu per lungo tempo senza dubbio possesso dei Conti di Carpegna. Nel 1458, a seguito dellâalleanza fra i Carpegna ed i Malatesta, Federico Montefeltro, preoccupato dalla vicinanza dello storico nemico, cinse dâassedio i castelli dei Carpegna, forte dellâappoggio della Chiesa e di Alfonso dâAragona, re di Napoli. Le guerre si conclusero nel 1462 con la disfatta dei Malatesta sul Cesano. Il castello di Scavolino, come la gran parte dei possedimenti carpentini, venne saccheggiato dal-
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le truppe di Federico dâUrbino. Nel 1463 i conti di Carpegna si divisero in due rami, spartendosi gli otto castelli rimasti sotto la loro giurisdizione, e governarono le due contee di Carpegna-Castellaccia e Carpegna-Scavolino, stati feudali collocati in una zona di confine di interesse tanto per la vicina Toscana che per il Ducato di Urbino e per Roma. A seguito dei trattati di pace e delle divergenze in seno agli stessi Carpegna sulla politica delle alleanze, il 4 dicembre 1463 il castello di Scavolino passò assieme a quelli di Gattara, Bascio e Miratoio nelle mani del Conte Francesco. Ben presto, nel 1465, a costui successe il figlio Ugo che portò avanti un valido lavoro diplomatico sfociato nel 1484 con la concessione alla Contea della protezione papale da parte di Innocenzo VIII e con il patto dâaccomandigia con la Repubblica Fiorentina stipulato il 26 marzo 1490. Nel 1491, a seguito della rivendicazione di Giannicolò Carpegna, il duca dâUrbino invase la Contea, ma dovette recedere dai suoi propositi a seguito dellâintervento del Granduca di Toscana. Al Conte Francesco successe il figlio secondogenito Tommaso, che fece costruire il nuovo castello e bonificò il lago che si trovava ai piedi della rocca trasformandolo in unâarea tuttâoggi utilizzata per le coltivazioni. Tommaso di distinse come abilissimo diplomatico sapendosi destreggiare con abilitĂ fra i potenti che si contendevano le terre limitrofe (il Duca dâUrbino e il Granduca di Toscana) e riuscendo persino nellâintento di allargare i confini della contea. Alla sua morte, avvenuta il 21 luglio 1610, la sua salma fu sepolta nella Chiesa Plebale di Scavolino, in quella che è oggi la chiesa dedicata a Santa Mustiola. Vale la pena di ricordare quello che fu probabilmente il piĂš famoso dei figli di Tommaso: il quartogenito Ulderico Carpegna, cardinale della Chiesa cattolica entrato nella rosa dei papabili nel conclave dal quale uscĂŹ papa Alessandro VII. La Contea fu
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Scavolino innevata
ereditata dal terzogenito Mario. Nel 1685 Leopoldo I Imperatore dâAustria insignĂŹ del titolo di Principe del Sacro Romano Impero Ulderico di Scavolino, per cui anche i suoi successori poterono fregiarsi del titolo di Principe. Questi, nel 1682 avrebbe trattato con i ministri di Francia la cessione della Contea di Scavolino, provocando cosĂŹ la reazione del Cardinale Gaspare che acquistò Miratoio facendo recedere Ulderico dai propri propositi. Alla morte, nel 1728, Ulderico non aveva eredi diretti e si scatenò la lotta per la successione. Questa si risolse il 31 agosto 1741, la spuntò il marchese Orsini. La stirpe si protrasse fino al 7 maggio 1817, con la morte dellâultima Contessa di Scavolino si ebbe infatti la riunificazione dei due feudi che vennero devoluti nel 1819 alla Santa Sede con lâistituzione di un Comune facente capo a Scavolino. La sede del comune fu spostata a Bascio a seguito delle elezioni generali del 26 settembre 1920, quando vennero eletti solo 4 rappresentanti scavolinesi contro gli 11 di Bascio e Gattara. La popolazione del capoluogo storico non fu felice della novitĂ . A seguito dei forti attriti fra Scavolino e Bascio venne modificato il nome del Comune come âComune di Scavolino sede di Bascioâ. Questo non fu che il preludio alla soppressione del Comune, che avvenne per Regio Decreto il 1 novembre 1928 con lâannessione a Pennabilli. A Scavolino sono organizzate la Festa della ComunitĂ e la Festa della Madonna, sagra del sedano e della polenta, descritte nelle pagine in fondo a questo libretto.
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SOANNE mt. 674
Dista 8 Km. da Pennabilli. Si chiamerebbe cosĂŹ perchĂŠ arroccato sotto una falda (sub-vanno) del monte Carpegna. Attorniato alle spalle da prati e ricca vegetazione, si affaccia frontalmente sulla valle del Marecchia. Presso questa frazione scaturisce il Rio Perenna o Prena, affluente del Marecchia, cosĂŹ denominato per la perenne presenza di acqua anche nelle stagioni piĂš calde. Le prime notizie su questo borgo risalgono al 17 agosto 962, data di un documento in cui lâimperatore Ottone I lo concesse in feudo ad Uldarico Carpegna. SubĂŹ, nei secoli, vari passaggi di Signorie: fu feudo degli Oliva, dei Malatesta e dei Montefeltro. Nel centro del paese si trova una croce in legno che ricorda ricorda il passaggio nel 1828 di san Gaspare del Bufalo,
a sinistra: Il borgo di Soanne pagina a fronte: Veduta panoramica
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missionario e fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, che si trattenne in Romagna e nel Montefeltro. Il Santo venne chiamato da Rimini per una Missione a Soanne dal 30 maggio allâ8 giugno 1828, si narrano in proposito fatti straordinari qui accaduti per opera del Santo. Si conserva ancora la memoria del sentiero che il Santo ha percorso, dalla fontana a cui si è dissetato fino alla piazza del borgo. Nel piccolo territorio di Soanne erano presenti 3 parrocchie: la Cermitosa, con la chiesa dedicata a san Michele Arcangelo, la chiesa del Castello, dedicata a santâAndrea apostolo e infine la chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria detta anche Santa Maria. Ogni parrocchia aveva il suo sacerdote ed erano indipendenti lâuna dallâaltra. Verso la metĂ dellâOttocento la chiesa del Castello, causa terreno franoso, divenne pericolante, pertanto si decise di ricostruirla, dove ancora oggi si trova, a pochi metri dalla chiesa di Santa Maria, riconsacrandola sotto il titolo di SantâAndrea apostolo (1868). Nel corso della sua storia ebbe un ruolo molto importante la presenza delle Confraternite del SS.mo Sacramento e del Santo Rosario che, con i molti lasciti testamentari, si occupavano del mantenimento delle parrocchie e delle famiglie bisognose. La chiesa di Santa Maria eretta su un bel poggio del paese, era chiusa dal 1948 ed è stata ristrutturata e riaperta dopo ben 71 anni, ritornando allâantico splendore di chiesa romanica con rifacimenti gotici del primo Novecento. Da-
Interno chiesa di Santa Maria
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Il lago di Andreuccio
vanti alla Chiesa di Santa Maria nel 1228 San Gaspare del Bufalo tenne un importante discorso di fronte a 5.000 persone venute da tutto il Montefeltro. Percorrendo la strada che da Maciano porta a Soanne, in unâoasi di serenitĂ immersa nel verde di querce, frassini, carpini e salici è ubicato il lago di Andreuccio cosĂŹ chiamato perchĂŠ secondo una romantica leggenda vi trovò la morte, nellâanno 1300, il pastorello Andreuccio, ucciso dai militi del principe Evaristo della cui figlia, Elisabetta, si era invaghito. La principessa, lo cercò e lo chiamò invano per giorni finchĂŠ non trovò la morte nello stesso lago. Poco distante dal lago sâincontrano lâantica Chiesa di Cermitosa e lâantichissima fonte dellâAcqua Santa.
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LA GASTRONOMIA
Da Pennabilli e da tutta lâarea del Montefeltro provengono alimenti dai sapori intensi. Campagne e boschi sono generosi di quei prodotti che adornano e profumano la cucina locale e che nelle sagre stagionali si offrono in qualitĂ e quantitĂ : il tartufo bianco di cui il territorio è ricco, o il prelibato fungo prugnolo e il profumato fungo porcino, sapori autunnali sapientemente esaltati da tagliatelle fatte a mano, con farine locali di grani antichi. Alcuni agricoltori locali si sono dedicati ultimamente alla coltivazione di grani antichi (Senatore cappelli, Frassineto, Verna) e alla produzione di farine che vengono macinate presso il molino di Ponte Messa. Ă stata infine recuperata dagli agricoltori locali lâantica varietĂ del mais di Scavolino, da cui si ricava la prelibata Polenta del Principe. Sulla tavola non mancano prodotti come il formaggio pecorino e il formaggio di fossa, da abbinare al miele di acacia, di tiglio e di millefiori, oppure formaggi freschi come il raviggiolo o il formaggio da piada. In primavera trionfano le erbe di campo per gustosi tortelli, cassoni o saporite frittate, è frequente notare nei campi chi raccoglie gli strigoli o stridoli, presenti in abbondanza, gli asparagi selvatici, la cicoria, il radicchio selvatico, la boraggine ed altre erbe. In occasione della fiera del Mercato Verde, sono organizzati incontri dedicati alle erbe di campo. Tra i piatti primaverili spicca lâagliata o bagnaceto, fatto con fave e aglio fresco. Il piatto estivo contadino, sano, che delizia ogni palato è la panzanella, la cui ricetta è semplice e sicuramente genuina: pane raffermo, cipolla fresca, pomodoro, verdure dellâorto. Mentre i passatelli in brodo, o la pasta e fagioli con i maltagliati ristorano durante le fredde giornate invernali.
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I cappelletti di carne in brodo, infine, secondo la tradizione deliziano la tavola il giorno di Natale. Nellâarea collinare non vanno infine trascurate le carni bovine e suine di pregiate razze romagnole e marchigiane, allevate allo stato semibrado da consumare al taglio, o sotto forma di insaccati come la salsiccia, fresca o stagionata. Tra i piatti di carne, una pietanza della tradizione dal gusto marcato è lâagnello in gagiotto, ricco di aglio, aceto e rosmarino. Mentre piĂš delicato è il coniglio in porchetta al profumo di finocchio selvatico. Importante prodotto del territorio sono i salumi come la coppa, il salame nostrano, il pregiato lombetto, o la porchetta, cucinata al forno arricchita da aromi e spezie, in perfetto abbinamento con il pane di Pennabilli, distribuito e conosciuto dalle colline fino al mare. Tra i prodotti delle festivitĂ , celebre è la Piada dei morti, un dolce semplice a base di noci e uvetta, o la nota Pagnotta di Pasqua, che si mangia a colazione in abbinamento ai salame nostrano. Il maritozzo è un dolce equilibrato perfetto per la colazione, anticamente veniva dato ai giovani che partecipavano come figuranti alla processione del VenerdĂŹ Santo. Un tipico dolce della tradizione contadina è il cosiddetto miaccio, realizzato a partire da ingredienti semplici, uova, latte farina, cotto al forno in teglie di rame e spolverato di zucchero. In accompagnamento ad un the pomeridiano non possono mancare le ofelle dolci dalla tipica forma farciti con un sottile strato di marmellata, per uno spuntino, invece, la spianata di Pennabilli è una delizia. Tra i liquori, infine, non câè locale che non proponga un buon nocino, realizzato secondo gli insegnamenti dei nostri anziani.
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LE ATTIVITĂ SPORTIVE
Sentieri
I numerosi sentieri nel territorio del Parco del Sasso Simone e Simoncello o negli immediati dintorni di Pennabilli permettono di fare passeggiate, escursioni, trekking, nordic walking, o di svolgere attivitĂ come mountain bike, ciclismo su strada e equitazione. Lâufficio I.A.T. di Pennabilli (piazza Garibaldi, 1 0541928659 www.pennabilliturismo.it - info@pennabilliturismo.it) e il MUSSS Museo naturalistico del Sasso Simone e Simoncello (viale dei Tigli 5a, 0541-928047 www.musss.it - info@musss.it) sono a disposizione per fornire il materiale cartaceo e le informazioni necessarie. Il MUSSS e le sedi dellâENTE PARCO sono inoltre a disposizione per iscriversi agli incontri del calendario escursionistico organizzato, o per prenotare escursioni con le GAE del Parco (Guida Ambientale Escursionistica)
Impianti sportivi
⢠Campi da Calcetto (Pennabilli, Ponte Messa, Molino di Bascio) ⢠Piscine (2 piscine a Pennabilli, 1 a Ponte Messa, 1 al Lago di Andreuccio/Soanne) ⢠Campi da Tennis (Pennabilli, Molino di Bascio) ⢠Campi da Calcio (Pennabilli, Ponte Messa, Maciano, Molino Di Bascio, Miratoio, Scavolino)
Pesca sportiva
Presso il lago di Andreuccio, chiamato anche âlago di Soanneâ, è possibile praticare la pesca sportiva NO-Kill: dalla pesca alla trota al carp-fishing. La gestione dellâattivitĂ
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sportiva è affidata alla Società Pescatori Marecchia (www. pescatorimarecchia.com).
Arrampicata
Fra gli appassionati di alpinismo e arrampicata la Palestra di Roccia di Pennabilli eĚ molto conosciuta per le vie di roccia buona e solida in un ambiente solare con un panorama che lascia senza fiato, âun vero balcone sulla Valmarecchiaâ! La giaĚ rinomata palestra che ricade sulla via del Roccione dove si trovano i monotiri storici, in seguito alla collaborazione fra il Club Alpino Italiano Sezione di Rimini e lâAmministrazione Comunale, si eĚ arricchita del Sasso dâOrlando, magnifica e imponente formazione rocciosa a campanile a valle delle storiche mura che âsorreggonoâ la via del Roccione, sulla strada per Miratoio e Sestino. Inaugurato il 3 gennaio 2015, a seguito di un Progetto di Riqualificazione Ambientale e nellâambito della rivalutazione naturalistico-sportiva del territorio pennese, il Sasso dâOrlando e giaĚ luogo di numerose ripetizioni. Nel frattempo, con ulteriori operazioni di ampliamento e pulizia dellâarea oggetto di intervento eĚ venuto letteralmente alla luce un altro monolite roccioso degno di interesse alpinistico. Posto piuĚ in basso a ridosso della strada, il ânuovo sassoâ eĚ stato liberato dallâedera che lo soffocava e ha mostrato la sua bella forma piramidale fatta di buona roccia. LâOrlandino, cosiĚ nominato dagli stessi âscopritoriâ eĚ alto cinque/sei metri e sulle sue quattro pareti, sono stati tracciati sette brevi monotiri di varie difficoltaĚ, che lo rendono ideale anche a chi vuole avvicinarsi allâarrampicata e per i bambini. (www. cairimini.it).
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Il Sasso Simone e i calanchi
IAT PENNABILLI PRO LOCO PENNABILLI Lâufficio IAT Pennabilli (I.A.T. Informazione e Accoglienza Turistica - piazza Garibaldi, 1 - Tel. 0541-928659 info@ pennabilliturismo.it) è a disposizione per ogni necessitĂ negli orari di apertura, con personale qualificato e multilingue. In alternativa è possibile consultare il sito www.pennabilliturismo.it, dove, collegandosi alla web-cam collocata nella piazza principale, si può anche partecipare virtualmente alla vita del paese. Presso lo IAT è possibile ricevere informazioni, e depliantes informativi sulla cittĂ , lâintero territorio comunale, il calendario eventi e i musei. Lâufficio dispone inoltre di pubblicazioni e libri in consultazione. Per lâelenco aggiornato di tutte le strutture ricettive di Pennabilli (ristorazione - alloggio), delle attivitĂ commerciali di vario genere, e per lâelenco dei servizi utili, vi invitiamo a prendere il materiale informativo presso lo IAT o consultare il sito sopra indicato. Lâufficio IAT è situato nella sede di âPro Loco Pennabilliâ, associazione nata nel 1950, una delle piĂš antiche dâItalia. Pro Loco Pennabilli si occupa di turismo, cultura, territorio, festivitĂ tradizionali, eventi, eno-gastronomia locale, campi sportivi (calcio e tennis) situati nellâarea parco Begni di proprietĂ della Pro Loco Pennabilli, gestisce âMateurekaâ Museo del Calcolo (direzione prof. Renzo Baldoni). Pro Loco Pennabilli promuove la bellezza del territorio, i prodotti eno-gastronomici, le professioni, le attivitĂ turistico ricettive, lâartigianato locale, le personalitĂ , le specificitĂ della terra, dellâambiente e della natura circostante, rendendole attrattiva turistico-culturale per i viaggiatori. Collabora con le associazioni culturali del territorio, con lâassessorato a turismo/cultura, e con gli enti preposti a tali funzioni. La Pro Loco inoltre, promuove il coinvolgimento dei cittadini nelle attivitĂ organizzate, favorendo lâaggregazione e la costruzione di relazioni umane, accoglie gli ospiti in visita a Pennabilli, con lâintento di far vivere loro una vivace, interessante ed amichevole esperienza. La Pro Loco si occupa infine di diffondere e raccogliere notizie riguardanti Pennabilli, anche attraverso questa pubblicazione (che integra e aggiorna la lâedizione del 2011), perchĂŠ come scrisse il direttivo nel 1956 in âPennabilli - culla dei Malatestaâ: il vero turismo è ricerca, studio e storia.
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pagina a fronte: Pennabilli in un mare di nebbia
GLI EVENTI
PENNABILLI ANTIQUARIATO MOSTRA MERCATO NAZIONALE
Associazione Mostra Nazionale dâAntiquariato via Salita Valentini 7, 47864 â Pennabilli, RN Tel.: +39 0541 928578 info@pennabilliantiquariato.net www.pennabilliantiquariato.net
La Mostra Mercato Nazionale dâAntiquariato CittĂ di Pennabilli, una delle piĂš antiche e prestigiose mostre mercato dâantiquariato dâItalia, a cui partecipano trentacinque tra i piĂš qualificati antiquari italiani ed esteri, viene allestita negli eleganti locali di Palazzo P. Olivieri, durante le due settimane centrali di luglio. A partire dal 1970, per due settimane, lâattenzione degli appassionati e dei collezionisti dâarte e dâantiquariato è rivolta a Pennabilli âcapitale della bellezzaâ, come lâaveva definita il grande poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, quando decise di eleggerla a propria residenza. A coloro che visitano la Mostra Mercato Nazionale dâAntiquariato CittĂ di Pennabilli viene offerta lâopportunitĂ di rivivere le atmosfere di fastositĂ e magnificenza che regnavano negli antichi palazzi nobiliari, di avvertire la quieta spiritualitĂ e lâintenso misticismo che pervadevano le chiese e le abbazie, di essere investiti dallâafflato culturale in cui erano immersi gli âstudiâ, le antiche universitĂ , e le biblioteche, di rievocare il clima di frenesia vitale e mondanitĂ della Belle Epoque. Impressioni ed emozioni ispirate dagli ogget-
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ti, dagli arredamenti, dalle opere dâarte e di prezioso artigianato risalenti al Medioevo, al Rinascimento, allâEtĂ dei Lumi fino al Novecento e agli inizi del secolo scorso: autentici capolavori, a cui la patina del tempo ha aggiunto il fascino della memoria. Le gallerie antiquarie, prestigiose protagoniste di tante edizioni, garantiscono lâeccellente livello della manifestazione con il meglio delle loro collezioni proponendo, nellâelegante allestimento di Palazzo Olivieri debitamente climatizzato, mobilia di ogni epoca e stile, dipinti, stampe, sculture, soprammobili, gioielli, libri, una vasta cernita di capolavori nati dallâabilitĂ e dal genio dellâuomo, accuratamente selezionati e certificati, opere splendide, degne di essere conservate in un museo nazionale: un âmuseo temporaneoâ a disposizione di turisti, collezionisti e investitori, capace di appagare grandi ambizioni o di compiacere un capriccio alla portata di qualsiasi tasca. Lâobiettivo della Mostra Nazionale di Antiquariato di Pennabilli è infatti, creare unâesposizione che abbia il prestigio del museo e la fruibilitĂ del mercato.
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Pennabilli Antiquariato è consona alla natura e alla cultura del Montefeltro e, spesso, attraverso le opere esposte, sembra rispecchiarne i corsi storici offrendo lâopportunitĂ di un viaggio figurato nellâItalia del passato. La Mostra Mercato Nazionale dâAntiquariato CittĂ di Pennabilli vanta una storia che supera mezzo secolo, difficilmente giustificabile se non attraverso capacitĂ organizzative, scelte qualitative, offerta attenta alle esigenze dei visitatori e degli operatori. Sorprende la capacitĂ di rinnovarsi e di presentare ogni anno una rassegna di opere di cosĂŹ elevata raffinatezza e qualitĂ , configurando uno straordinario excursus nella storia dellâarte dellâultimo millennio. Pennabilli Antiquariato è sinonimo di qualitĂ e serietĂ , la sua organizzazione, ha sempre privilegiato la peculiaritĂ dellâ espositore e conseguentemente della merce esposta, poi la continua ricerca nel qualificare e creare un evento non solo commerciale ma anche culturale, a questo scopo annualmente vengono organizzati eventi che affiancano la manifestazione, i convegni e le esposizioni a carattere
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scientifico e storico accompagnano da sempre i visitatori della Mostra Antiquaria in un percorso ricco di nuove esperienze. La presenza per oltre 20 anni a Pennabilli del poeta e sceneggiatore Tonino Guerra ha inoltre generato nuovi stimoli e proposte, accanto alle realizzazioni permanenti finanziate dalla nostra associazione su progetti di Guerra, ogni anno nuovi eventi culturali completano ed arricchiscono la visita alla nostra cittÄ e al territorio e aggiungono alla mostra antiquaria un valore qualitativo ulteriore. Il successo che la manifestazione ha conquistato e per il ruolo di evento di qualitÄ che la contraddistingue, la colloca tra le manifestazioni del settore piÄĹĄ importanti d’Italia.
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ARTISTI IN PIAZZA FESTIVAL INTERNAZIONALE DI ARTI PERFORMATIVE
Associazione Culturale Ultimo Punto via Salita Valentini 7, 47864 â Pennabilli, RN Tel.: +39 0541 928003 info@artistiinpiazza.com www.artistiinpiazza.com
Artisti in Piazza è nato a Pennabilli nel 1997, frutto di un luogo magico, un borgo medievale ricco di poesia, ed è cresciuto di anno in anno. Ha sperimentato, con la vivacitĂ e la freschezza tipica dei fanciulli, arti di ogni genere e provenienza, conoscendo le culture piĂš lontane, imparandone i linguaggi e facendo dellâinternazionalitĂ la sua bandiera. Ha superato le difficoltĂ dellâ âadolescenzaâ e la necessitĂ di trovare una collocazione nel mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo: Artisti in Piazza è ormai il nome di unâessenza in evoluzione. 55 compagnie internazionali, oltre 200 artisti, 26 punti spettacolo, per un totale di circa 350 repliche di spettacoli e 30.000 presenze di pubblico per ogni edizione. Nel â97 Grande Festa della Fantasia, dal 2000 Festival Internazionale dellâArte di Strada, in seguito raggiunta la consapevolezza che ogni tipo di arte può essere portata IN strada, dal 2011 diventa Festival Internazionale dellâArte IN Strada. Riconosciuto dal 2015 come âfestival multidisciplinareâ dal MIBACT, nel 2016, al compimento dei ventâanni, si ridefinisce come Festival Internazionale di Arti Performa-
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tive. E cosĂŹ ha iniziato una nuova era, piĂš solido, piĂš saggio, piĂš forte. In oltre ventâanni il Festival ha lanciato nel panorama nazionale moltissime compagnie provenienti da tutto il mondo, ospitando anteprime e spettacoli inediti. Ogni anno riesce a portare una rappresentanza del panorama artistico di tutti i cinque continenti. Le performance degli artisti insieme alle azioni collaterali - quali workshop, installazioni artistiche di Land Art, mostre di arti plastiche e figurative, feste e dj set notturni, la ricercata offerta di artigianato artistico, una ristorazione variegata e curata e lâarea bimbi- costituiscono lâossatura del Festival. Si svolge ogni anno a giugno, con durata variabile da 4 a 5 giorni, il programma annovera compagnie rappresentanti innumerevoli discipline e generi, selezionate secondo le linee programmatiche generali e tematiche specifiche: spettacoli esperienziali e interattivi, landscape show site-specific, interazione delle arti. Costruito tassello dopo tassello, è frutto di un accurato processo di selezione che tiene con-
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to in particolare di originalitĂ e innovazione, valorizzazione della tradizione e coinvolgimento del pubblico e predilige spettacoli a forte carattere multidisciplinare. Protagonisti del festival sono sĂŹ teatro, musica, circo contemporaneo e danza, ma soprattutto forme ibride che fondono e mettono a confronto discipline diverse, anche molto distanti fra loro, creando interessanti combinazioni che danno vita a nuovi linguaggi e poetiche. Nella lunga vita del Festival sono passate da Pennabilli oltre 1.400 compagnie, tutte presenti sul sito www.artistiinpiazza.com, lâarchivio web italiano piĂš grande della storia delle arti di strada. Come siamo arrivati fino a qui? La descrizione del celebre clown svizzero Grock riguardo al percorso creativo con cui ha costruito uno dei suoi numeri di maggiore successo, descrive, meglio di altre espressioni, come il grande meccanismo del festival di Pennabilli si sia messo in moto e perfezionato nel tempo. âNon crediate che tutto ciò che eseguo sia stato inventato dallâoggi al domani. Sarebbe troppo bello. Ci ho messo anni a definire il mio spettacolo, e non ho ancora terminato: il lavoro di limatura e perfezionamento non finisce mai. Ma a forza di improvvisare, di tenere duro, sono arrivato a definire perfettamente le gag. Sono il risultato di mezzo secolo di osservazione e di ostinazione, il desiderio di perfezionare quello che giĂ era perfetto. Credo di esserci riuscito.â
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GLI ANTICHI FRUTTI DâITALIA SâINCONTRANO A PENNABILLI
Associazione Culturale Tonino Guerra www.toninoguerra.org Via dei Pensieri sospesi, 4 47864 Pennabilli (RN) Tel. +39 0541 928846 associazionetoninoguerra@gmail.com
âVi aspettiamo per regalarvi i sapori dellâinfanziaâ Tonino Guerra
Si replica ogni anno alla fine di settembre, a Pennabilli la manifestazione voluta e ideata dal maestro Tonino Guerra, dedicata agli Antichi Frutti. Nata come naturale evoluzione della realizzazione, negli anni 90, dellâOrto dei Frutti Dimenticati a Pennabilli, la manifestazione è, soprattutto oggi, un invito ad avere devozione per la terra, come ripeteva spesso il poeta sceneggiatore Tonino Guerra, definito da Elsa Morante âOmero della civiltĂ contadinaâ. Il mercato dei Frutti Dimenticati, dellâArtigianato Qualificato, e dei prodotti eno-gastronomici regionali e di Valmarecchia e Montefeltro sono i protagonisti dellâevento. Banchi colmi di infiniti generi e ricchezze naturali: cesti di pomodori, uva, patate e selezione di grani antichi, fagioli e peperoncino, e lâimportante Mostra Interregionale Pomologica e della BiodiversitĂ con varietĂ dâoggi, ma soprat-
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tutto dâun tempo lontano, perchĂŠ, come sosteneva il poeta: andando avanti è bene se ogni tanto ci voltiamo indietro, perchĂŠ il passato ci aiuta. LâARPA (Agenzia Regionale prevenzione e ambiente dellâEmilia Romagna) ci dice che dallâinizio del XX secolo a oggi si calcola che in tutto il mondo sia scomparso oltre il 70% della diversitĂ genetica delle principali colture agrarie. Manifestazioni come questa, e il lavoro costante dei vivaisti che sono presenti a Pennabilli con i frutti capostipiti della nostra frutticoltura, rappresentano, assieme ad altre azioni ed altri protagonisti in materia, la salvaguardia necessaria di un mondo che va scomparendo. Nel centro storico dellâantico borgo, in Valmarecchia, hanno luogo mostre, convegni e dibattiti, su temi come: antichi frutti, biodiversitĂ , agricoltura. Il pubblico è allietato, inoltre, da e conversazioni poetiche, artistiche, e filosofiche e da esibizioni di musica tradizionale e popolare dal mondo e dalla presenza di artisti dâeccellenza come, nel 2018, il maestro Ezio Bosso. I luoghi piĂš suggestivi del borgo medievale di Pennabil-
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li ospitano le diverse attivitĂ : lâOrto dei Frutti Dimenticati, la sede dellâAssociazione Tonino Guerra, la settecentesca Chiesa di San Filippo o la rocca del Guasto Malatestiano, sede dellâantico Castello di Penna. Ogni anno, nel corso delle due giornate, gli adulti possono partecipare a laboratori di artigianato come la lavorazione dei cesti in vimini, mentre i bambini possono esplorare attivitĂ creative gratuite, come il tradizionale laboratorio di aquiloni a cura de âLe contrade di Urbinoâ.
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CALENDARIO DELLE PRINCIPALI MANIFESTAZIONI a cura di IAT Pennabilli
Storicamente Pennabilli ha sempre goduto di unâintensa vita culturale, dovuta allâesistenza del Teatro pubblico, voluto e finanziato dai cittadini stessi, della Sede vescovile, e del Seminario Feretrano, unica scuola superiore di tutto il territorio. Il fermento culturale nei secoli scorsi, si manifestava principalmente nella presenza di diverse compagnie teatrali e nella banda comunale. Questa attenzione alla cultura si è costantemente mantenuta attiva fino ai giorni nostri. Grazie alle numerose associazioni presenti su tutto il territorio comunale, Pennabilli si configura oggi come una cittadina vivace nei piĂš diversi settori. Durante lâanno la cittĂ propone eventi sia di rilievo locale, che internazionale, senza mai perdere di vista la spontaneitĂ e le relazioni umane. Da parte degli abitanti giovani e meno giovani, si è evidenziato negli anni un forte interesse alla crescita del paese dal punto di vista artistico, culturale e sociale, e una vitale sensibilitĂ verso la custodia e la valorizzazione delle tradizioni locali; questo fa sĂŹ che ci sia una partecipazione dinamica alle attivitĂ organizzate, che si concretizza nella presenza di diverse associazioni, attive in tutto il territorio comunale, impegnate nel campo della cultura, dello sport, dello spettacolo, della musica, dellâeducazione e aggregazione giovanile, dellâantiquariato, del volontariato, della tutela e conoscenza del territorio. Dal 2015, esiste il coro âCanta che ti passaâ diretto dal maestro Gildo Montanari, costituito da numerosi componenti dellâintero Comune. Qui di seguito sono elencate le principali attivitĂ organizzate dalle suddette associazioni e proposte al pubblico. Associazione Pro Loco Pennabilli www.pennabilliturismo.it info@pennabilliturismo.it Pro Loco Pennabilli Tel: +39 0541 928659 Piazza Garibaldi, 1 47864 PENNABILLI (RN)
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GENNAIO
Pasquella (Scavolino)
La comunitĂ di Scavolino tramanda e conserva le antiche tradizioni paesane: canti e balli e folklore. Ogni anno il 6 gennaio, musicisti e paesani sfilano festanti per le vie del borgo in abiti contadini tradizionali, andando di casa in casa, accolti da un buon bicchiere di vino ed una saporita merenda con prodotti nostrani. Organizzazione a cura di ComunitĂ di Scavolino MARZO
Giornate per Tonino
Spettacoli, mostre, proiezioni e convegni accompagnano le giornate organizzate in onore del Maestro, per ricordare lâanniversario della sua nascita e il giorno in cui è passato âda una stanza allâaltraâ. Queste giornate sono dedicate a Tonino Guerra che ci ha invitato ad affrontare le sfide con la sua arma preferita, la parola, a inventare cose belle, semplici e buone, a credere nella forza dei sogni. Con questi eventi si mantengono vivi i suoi suggerimenti, perchĂŠ, come ci ha insegnato, la bellezza va sostenuta e incoraggiata. Organizzazione a cura di Associazione culturale Tonino Guerra MARZO/APRILE
Processione dei giudei
Rievocazione storica della Passione di Cristo la sera del VenerdĂŹ Santo. Lâintero borgo medievale di Pennabilli si cala in unâatmosfera dâaltri tempi di rara ed unica suggestione: per le vie del borgo sfilano figuranti in costume cinquecentesco, accompagnati da canti medievali e preghiere, per poi giungere alla rappresentazione finale sulla Rupe illuminata da torce infuocate e falò. Sfila in processione trasportata a spalla dagli uomini delle confraternite, una seicentesca PietĂ in cartapesta policroma. www.pennabilliturismo.it Organizzazione a cura di associazione Pro Loco Pennabilli
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MAGGIO
Mercato verde
Fiera delle piante ornamentali, da frutto, da fiore e per lâorto, attrezzature agricole e da giardino. Prodotti tipici della Valmarecchia, mercatino dellâartigianato locale. Laboratori adatti a tutte le etĂ , spettacoli di intrattenimento. MenĂš a tema nei ristoranti pennesi con prodotti locali ed erbe di campagna. www.pennabilliturismo.it Organizzazione a cura di associazione Pro Loco Pennabilli
Sagra del fungo prugnolo (Miratoio)
Sagra gastronomica dedicata al fungo detto comunemente âPrugnolo o Spignoloâ. Fungo raro e prelibato che si trova nelle zone di alta collina-montagna dellâItalia centrale nei mesi di aprile-maggio. La manifestazione prevede inoltre mercatino di artigianato e dei prodotti tipici del territorio, ballo liscio, spettacoli di intrattenimento, giochi. www.sagradelprugnolo.org Organizzazione a cura di associazione Nova Comunitas Miratorii
Notte europea dei musei
Una notte nei sette musei della cittĂ di Pennabilli, visite guidate, letture, percorsi a piedi, mostre e proiezioni, musica e apericena. Tutti i musei del paese sono aperti dalle 18 alle 24 e propongono attivitĂ per tutti i gusti e le etĂ . A cura di MUSSS, dei Musei di Pennabilli, con la collaborazione di Pro Loco Pennabilli e delle associazioni culturali del territorio. www.pennabilliturismo.it GIUGNO
Artisti in Piazza Festival Internazionale di Arti Performative
Quattro giornate in cui la cittĂ di Pennabilli, dal 1997, diventa la capitale dellâarte e dello spettacolo: 60 compagnie internazionali, 400 repliche di spettacoli in 4 giorni, concerti e performance da tutto il mondo e delle piĂš svariate discipli-
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ne artistiche. Al calendario degli spettacoli fanno da cornice âIl mercatino del solito e dellâinsolitoâ (ricca selezione di artigianato artistico), âLe cucine errantiâ (i migliori food truck italiani), installazioni artistiche e mostre collaterali. www.artistiinpiazza.com Organizzazione a cura di associazione culturale Ultimo Punto LUGLIO
Mostra Mercato Nazionale Pennabilli Antiquariato
Prestigiosa rassegna antiquaria, organizzata a Pennabilli dal 1970, che ospita 40 espositori provenienti da tutta Italia e da alcuni paesi europei. Mobili di alta epoca, sculture, dipinti, ceramiche stampe, preziosi ed oggetti di arredamento selezionati e certificati, che coprono un arco temporale dal X secolo ai primi anni del XX secolo. www.pennabilliantiquariato.net Organizzazione a cura di associazione Mostra Nazionale dâAntiquariato
Pennabilli diPinta
Degustazioni di birre artigianali, mostre dâarte e concerti per le vie del paese. Food-truck con prodotti regionali. La manifestazione punta alla qualitĂ ed alla valorizzazione del lavoro in piccolo. I birrifici scelti sono realtĂ che rappresentano la zona e le regioni limitrofe. www.pennabilliturismo.it Organizzazione a cura di associazione Pro Loco Pennabilli
Sagra del cinghiale (Maciano)
Sagra gastronomica che propone specialitĂ a base di cinghiale e prodotti tipici del territorio. Sono inoltre organizzate escursioni, mostra di cani da caccia, esibizione delle scuole di ballo, giochi, spettacoli di intrattenimento e ballo liscio con Orchestra romagnola. www.maciano.it Organizzazione a cura di associazione 7Borgate Macianesi
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Cervezada Festa della birra (Ponte Messa)
Appuntamento estivo e giovanile che precede la Festa della Trebbiatura. Birra fresca, concerti live e DJ set. Cena a menĂš fisso su prenotazione.
Festa della trebbiatura (Ponte Messa)
Lâevento ripercorre le tappe della mietitura e della festa che, nel mondo bucolico, si svolgeva in prossimitĂ del raccolto. I saporiti piatti della tradizione locale, proposti durante la cena, la rendono a tutti gli effetti una sagra gastronomica. Ballo liscio con Orchestra romagnola, giochi nellâaia, esibizione delle scuole di ballo. Tradizionale la rievocazione della trebbiatura nellâaia, con trattore e strumenti dâepoca, unitamente allâesposizione di macchine agricole e strumenti agricoli antichi. Organizzazione a cura di associazione Amici di Ponte Messa LUGLIO/AGOSTO
Feste dâestate
Intrattenimenti di vario genere. Un programma ricco, rivolto a tutti, per allietare lâestate pennese di visitatori e residenti. Concerti, aperitivi musicali, presentazione di libri, incontri culturali, giochi, favole e laboratori per bambini, tombolata estiva, Festa del ritorno, eventi sportivi, serate danzanti e party estivi, spettacoli di arti performative, torneo di Burraco, tradizionale festa di Ferragosto, serate gastronomiche, âCena in Biancoâ. www.pennabilliturismo.it Organizzazione a cura di associazione Pro Loco Pennabilli, con la collaborazione delle associazioni del territorio. AGOSTO
Festa delle allegre borgate (Maciano) Gara podistica 7 borgate Macianesi: palio delle borgate
Festa paesana, con stand gastronomici che propongono prelibati piatti della tradizione, ballo liscio con Orchestra romagnola, palio delle Borgate. In concomitanza della festa paesana Maciano Team Runners a.s.d.- gruppo Podistico
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dellâAlta Valmarecchia organizza la gara podistica competitiva, camminate ludico motorie, escursioni panoramiche alla scoperta dei sentieri dimenticati di Maciano, nordic walking e corse giovanili non competitive. www.maciano.it www.7borgatemacianesi.it Organizzazione a cura di associazione 7Borgate Macianesi e Maciano Team Runners a.s.d.
Festa della ComunitĂ (Scavolino)
La Festa della Comunità è una manifestazione a scopo sociale, turistico e religioso: gastronomia, spettacoli e svago. Scavolino organizza due giornate allâinsegna della riscoperta dei âsapori perdutiâ e delle specialitĂ caserecce. Intrattenimenti di ballo liscio con Orchestra romagnola, esibizione di ballo e concerti live. Organizzazione a cura di ComunitĂ di Scavolino SETTEMBRE
Maâ la Penna a caval - Incontro di cavalieri a Pennabilli
Un incontro creato per incentivare i proprietari di cavalli ed amanti del luogo a scoprire le meraviglie dei paesaggi della Valmarecchia. Il punto di ritrovo è presso il Parco Begni, dove i cavalieri si ristorano al ritorno dalle escursioni. www.pennabilliturismo.it
Gli Antichi Frutti dâItalia sâincontrano a Pennabilli
Una manifestazione voluta e ideata dal poeta, sceneggiatore romagnolo Tonino Guerra dedicata alla salvaguardia della biodiversitĂ e alla sapienza contadina. Lâevento propone il Mercato dei Frutti Dimenticati, dellâArtigianato Qualificato, e dei prodotti eno-gastronomici regionali e di Valmarecchia e Montefeltro. Convegni e mostre tematiche, incontri culturali e artistici, esibizioni di musica tradizionale e popolare dal mondo, laboratori per adulti e bambini, stand gastronomici regionali e locali. www.toninoguerra.org Organizzazione a cura di associazione culturale Tonino Guerra
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Festa della Madonna Sagra del sedano e della polenta (Scavolino)
Sagra gastronomica e festa religiosa. Nota anche come festa del âselleroâ (sedano), caratteristico prodotto di Scavolino. La manifestazione unisce la dimensione religiosa a quella folcloristica. Domenica pomeriggio celebrazione eucaristica e processione (la cosiddetta âFesta grossaâ). Durante la serata degustazione della prelibata âPolenta del Principeâ prodotta in loco da una semente antica. Organizzazione a cura di ComunitĂ di Scavolino DICEMBRE
Pennabilli Django Festival
Festival internazionale di musica Jazz Manouche. Lâevento è dedicato alla straordinaria figura di Django Reinhardt, ideatore e massimo esponente del genere musicale âManoucheâ detto anche âGypsy Swingâ. I locali di Pennabilli per lâoccasione si trasformano in âHot Clubâ allâinsegna della musica jazz. Tre giorni di concerti, jam session, seminari di chitarra e gipsy trail: escursione con sorpresa musicale. www.pennabillidjangofestival.com Organizzazione a cura di associazione culturale Ultimo Punto
Natale a Pennabilli
Presepi artistici e artigianali esposti a Pennabilli e nelle frazioni, spettacoli di intrattenimento e laboratori organizzati durante le festivitĂ , attivitĂ di vario genere in collaborazione con i commercianti locali. TournĂŠe invernale del coro di Pennabilli âCanta che ti passaâ.
Capodanno in piazza
Da molti anni la Pro Loco organizza la festa di Capodanno in piazza a Pennabilli, con grande successo di pubblico, in unâatmosfera di divertimento, condivisione, spensieratezza. Dalle 23:30 gli appuntamenti fissi sono: il bacio sotto al âPergolato della buona sorteâ con il vischio e lâuva propiziatoria, il grande falò dellâanno vecchio, il brindisi di mille persone, le danze attorno al fuoco, i fuochi dâartificio.
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www.pennabilliturismo.it Organizzazione a cura di associazione Pro Loco Pennabilli, con la collaborazione delle associazioni del territorio.
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Finito di stampare nel mese di dicembre 2019.
Pennabilli si dimostra una realtĂ sorprendente e dalle mille risorse. La cittĂ si distingue per la varietĂ delle sue attrattive: un luogo dellâanima, come lo battezzò il maestro Tonino Guerra, ma anche dello spirito, dato lo stretto legame con il Tibet. La città è forte di una identitĂ culturale, costruita sin dai tempi antichi e arricchita nel tempo. Pennabilli gode altresĂŹ di una significativa identitĂ religiosa, in quanto sede vescovile dal 1572, e poggia le fondamenta su una solida identitĂ storica, che ha visto avvicendarsi il dominio di nobili stirpi quali i Malatesta, i Montefeltro e i Medici. Di grande rilievo lâidentitĂ territoriale, caratterizzata da un maestoso anfiteatro naturale, e Parco interregionale; unitamente alla identitĂ rurale e agricola, risorsa preziosa per il territorio. Il borgo medievale è stato fin dallâantichitĂ meta e soggiorno di uomini illustri, mostrando da sempre una capacitĂ di richiamo, che al giorno dâoggi propone confortevoli strutture ricettive e sportive, unâottima cucina tradizionale, un ricco calendario di eventi, e proposte museali eterogenee. Difficilmente si può trovare un luogo che, in uno spazio cosĂŹ limitato, abbia una cosĂŹ elevata concentrazione di proposte in grado di soddisfare ogni curiositĂ ed interesse, per una vacanza distensiva e al contempo stimolante.