marcella bellistri francesco de rose
I n d i c e Introduzione / Introduction di Luigi Prestinenza Puglisi Gradozero, “un matrimonio d’idee”. Gradozero "A marriage of ideas".
1.
Nostalgia del Futuro, Anversa. Nostalgic for the future, Antwerp.
biblioteca del cenide
1.1 Nostalgia del Futuro: Landmark e Lunapark ad Anversa.
via stazione 10, cannitello (rc)
1.2 La città gradozero: nuovi paesaggi urbani tra “mindscape” e “landscape”.
ph +39.0965.794731
1.1 Nostalgic for the future: Landmark and Lunapark at Antwerp.
fx +39.0965.794317
1.2 The gradozero city: new urban landscapes between "mindscape" and "landscape".
www.cenide.com info@cenide.com
© 2001 biblioteca del cenide
2.
Nuovi Segni, Milano. New signs, Milan.
© 2001 gradozero
2.1 Porta interscambio. 2.2 L'architettura è manifesto: segno, viaggio e innanzi tutto pensiero.
Gradozero Architetture
2.3 Il Pensiero, La Terra, Il Territorio, La Misura, La Rete.
di
Marcella Bellistri
2.1 Inter-exchangeable door.
Francesco De Rose
2.2 Architecture is manifest: sign, journey and, above all, thought. 2.3 The thought, the land, the territory, the measurement, the network.
progetto grafico & editing Gradozero ottimizzazione
3.
San Sperato, Reggio Calabria. San Sperato, Reggio Calabria.
Domenico Cogliandro 3.1 San Sperato: una città “selvaggia”.
traduzioni
Katrina Barnes
La pubblicazione di questo catalogo
3.1 San Sperato: a “wild” city.
4.
Ascensore Cerro Santo Domingo, Valparaiso. The Cerro Santo Domingo lift, Valparaiso.
è stata possibile grazie al contributo 4.1 Effimera bellezza.
della Provincia Regionale di Siracusa.
4.1 Ephemeral beauty. Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i paesi. Senza il consenso dell’editore non sono consentite la riproduzione,
5.
Bosco di Santo Pietro, Caltagirone. St. Peter’s Wood, Caltagirone.
la archiviazione in un sistema di recupero o la trasmissione, anche parziale, in alcun modo e con qualsiasi mezzo (elettronico, meccanico, microfilmatura, fotocopiatura).
5.1 “Un progetto effimero” Tra Ambiente ed Identità. 5.1 “An ephemeral project” Between environment and identity.
Prima edizione: Novembre 2001 ISBN 88-87669-13-9
finito di stampare nel novembre 2001 presso Arti Grafiche Rubbettino Soveria Mannelli (CZ)
Note / Notes
Introduzione
Introduction
Possiamo leggere il lavoro di Marcella Bellistri e Francesco De Rose in due modi. Il primo, suggerito dalle riflessioni di Zevi sulla paesaggistica e il grado zero dell’architettura, è attraverso il gesto di Pollock. Si concretizza in un’architettura che rifiuta i riferimenti canonici e si trasforma in pura tensione espressiva. E’ una linea i cui antecedenti possono essere rintracciati nei disegni visionari di Walter Pichler e nei progetti terremotati di Lebbeus Woods. E che trova esiti nelle architetture di una selezionata schiera di architetti che lavorano nel sud e nel centro Italia: da Marcello Guido a Franco Pedacchia. Il secondo modo è attraverso la fantascienza. Dalle cui prefigurazioni Bellistri e De Rose captano una visione disturbata ma felice della realtà postindustriale. E anche il gusto per il cheapscape metropolitano, la bellezza della precarietà, l’esaltazione della rizomaticità. Rifiutate le passioni cyberplatoniche alla Rashid o trasporti digital-naturalistici alla Greg Lynn approdano a una sofferta leggerezza, ottenuta attraverso la frammentazione e la decostruzione della forma, che certo non è uno dei caratteri dominanti dell’edilizia meridionale, così carica di valori tettonici, così piena di equivoci fondati sull’ideale della mediterraneità. A questo mito Bellistri e De Rose, contrappongono un futuro costruito a volte sull’immaginario macchinista e a volte su forme arcaiche e organiche: avvolgenti, uterine, spesso rappresentate attraverso l’uso di tecniche tradizionali quali i pastelli e l’acquerello. Vi è nel loro lavoro il pericolo di un eccesso di segno. Gli ultimi progetti fanno però intravedere un repentino mutamento di rotta: dalla rappresentazione delle forme e delle tensioni alla gestione di interconnesioni, attraverso un lavoro sulle relazioni urbane, captate da un’analisi concreta del contesto. E così facendo si avvicinano a una visione in cui l’architetto, pur senza abdicare al suo ruolo poetico e metaforico, perde le caratteristiche di produttore d’opera per trasformarsi in coordinatore di processo, in catalizzatore di eventi.
There are two ways to read the works of Marcella Bellistri and Francesco De Rose. The first, suggested by Zevi’s reflections on landscape and the grado zero of architecture, is through Pollock’s gesture. It finds its solidity in anarchitecture that refuses the canonical references and transforms itself into purely expressive tension. It is a route whose antecedents can be traced in the visionary designs of Walter Pichler and in the projects by Lebbeus Woods. The outcome can be found in the architecture of a chosen group of architects who work in southern and central Italy: from Marcello Guido to Franco Pedacchia. The second method is through science-fiction. From which Bellistri and De Rose extract a disturbed but happy vision of post-industrial reality. It is also due to the enjoyment found in metropolitan cheapscape, the beauty in precariousness, the enthusiasm of rhizomatication. Having refused the cyber-platonic passions typical of Rashid or the digital-naturalistic transports typical of Greg Lynn, they arrive at a painful lightness, which has been obtained through the fragmentation and the deconstruction of shapes, that is certainly not one of the dominant characteristics of southern building projects, so full of tectonic values, so full of ambiguities based on the Mediterranean ideal. Bellistri and De Rose offer a future that counterpoints this ideal; a future that is sometimes built on the imaginary machinist and other times on archaic and organic shapes: encircling, uterine, often represented through the use of traditional techniques such as pastels and watercolours. There is the danger that there is an excess of signs in their work. However, their latest projects suggest a sudden change in direction: from the representation of shapes and tensions to the handling of inter-connections, through work done on urban relationships and tapped by a concrete analysis on the context. By doing this we arrive at a vision where the architect, without abdicating his poetic and metaphoric role, loses the characteristic of being a producer of works to become the coordinator of a process, the catalyser of events.
Luigi Prestinenza Puglisi
Luigi Prestinenza Puglisi
Gradozero, "Un matrimonio d'idee".
Gradozero, "A marriage of ideas".
Questo volumetto, avremmo potuto sottotitolarlo “diario di due archinauti", parafrasando la leggenda di Giasone e del vello d'oro, oppure chiamarlo "diario di un matrimonio", alludendo allo spirito d'unione con il quale abbiamo condotto il nostro lavoro. L'uno o l'altro, sarebbero stati sottotitoli adatti. Infatti, quello che qui presentiamo sono note di un viaggio iniziato circa sei anni fa e che, con non poche difficoltà, tentiamo cocciutamente di proseguire. Gradozero è, così, un'unica entità che incarna il sentimento e la passione di due persone verso l'arte e la ricerca. Un matrimonium d'idee, per un'architettura libera da pregiudizi estetici e dove l'azzeramento di alcuni schemi linguistici preordinati è al principio dell'opera. Gradozero è quindi una forza energetica che con la sua potenza ci spinge a continuare il nostro peregrinare, in una dimensione ogni volta diversa. L'itinerario, che presentiamo, segue un ordine cronologico dal 1997 sino al 2001.
This small volume, which could have been subtitled "the diary of two archi-nauts", if we were to paraphrase the legend of Jason and the Golden Fleece, or it could've been called "a diary of a wedding", alluding to the spiritual union which has gone into conducting this work. Either one or the other would have done, in fact, what is being presented here today includes the notes of a journey which began about six years ago and which, with not few problems, we are still stubbornly trying to continue today. "Gradozero" is, therefore, a single entity that embodies the feelings and passions that two people have towards art and research. A matrimonium of ideas, that leads to a type of architecture that is free of all aesthetic prejudice and allows for the annihilation of any preconceived linguistic schemes. "Gradozero" is, therefore, an energetic force, which compels us into continuing our pilgrimage into dimensions that are forever changing. The itinerary that we present follows a chronological order that goes from 1997 to 2001.
Modena (Italia), settembre 1997
[…] Poetical approaches. […]. They are unfinished, ambiguous approaches that seem to wade through the rubbish dumps of society's margins or, because of the need to express the event immediately, they are kept suspended and surreal. They are set out to provoke reactions and then wait for the others to complete the representations and, in doing so, are opening a very important way forward […]. Note on project Nostalgia del Futuro by Antonietta Iolanda Lima, on international competition and meeting “Landscape and the zero degree of architectural language” Modena (Italy), September 1997
Nostalgia del futuro: lunapark e landmark ad Anversa All'origine della fuoriuscita dal panorama delle cose prossime e familiari che dà inizio al progetto ci sono i mesi trascorsi ad Anversa ed a Londra. Nodo centrale di molti problemi di Anversa (lì come a Londra) è (è stato) un vasto programma di deindustrializzazione che restituisce alla città aree strategiche del waterfront. Una esperienza seguita e letta nelle vicende di un concorso internazionale di cui alcuni risultati (quelli di Sola Morales) sono diventati dati programmatici del progetto. E' la sua idea di collocare un volume che emerge dal limitare delle banchine di un bacino interno lo spunto assunto per immaginarsi un pezzo di futuro. Un pensiero tanto forte da imporre al progetto il titolo "nostalgia del futuro". Così altre idee ed altre suggestioni modellano l'esperienza fatta e si leggono con evidenza. L'immaginario futuro di tendenze tecnologiche che portano lontano da morfologie consolidate, così come nelle architetture "fantastiche" che aggiornano le prime figurazioni di "metabolism", correnti sopite talvolta, talora vive nella ricerca di architettura di questi anni. Ma com'è il possibile spazio racchiuso nelle macchine metalliche disegnate da architetti che hanno impressionato la nostra retina mentale? E' questo spazio interno inedito e da esplorare che ci ha intensamente occupato. Di seguito il problema è stato trasformare una percezione -l'immagine riflessa di un edificio a filo d'acqua- nella corporeità propria dell'architettura. Così la parte che spicca da terra ha un doppio reale: un mondo di architettura che apre le sue visioni nelle acque dense e torbide del bacino interno dei docks 1 .
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nostalgia del futuro
Note sul progetto Nostalgia del Futuro di Antonietta Iolanda Lima al concorso/ consultazione internazionale: “Paesaggistica e linguaggio grado zero dell'architettura”
1.1
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[…] Approcci poetici. […]. Non finiti, ambigui, pescano nei rifiuti del mondo tecnologico o nei paesaggi degli emarginati, o nel bisogno di esprimere immediatamente l'evento e si mantengono sospesi, surreali; provocano, aspettano che siano gli altri a completare la rappresentazione della loro immagine. Ma anche paesaggi inagibili, ironici, arcaici, poveri e perciò esplosivi di denunzia. Indicano una strada feconda da percorrere […].
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1.01. Volume fuori terra Landmark 1.02. Particolari interni del volume fuori terra: modello, ristoranti, sistema dei percorsi verticali. View of landmark interiors: model, restaurant, vertical communications.
1.2 La Città Gradozero: Nuovi Paesaggi Urbani tra Landscape e Mindscape modello di urbanizzazione debole, dove forte è la tessitura tra spazi “naturali” e “artificiali”. Ma i nuovi rapporti tra i frammenti della città, ciò che lega tra loro le parti non è quindi una pianificazione generale, ma una matrice: una matrice immateriale ed invisibile composta dall'informe flusso di informazioni. Ed è l'informazione che muta lo spazio interno dell'architettura in un nuovo costrutto architettonico. L'integrazione, strettissima e totalmente inedita, tra i codici ed i linguaggi che eravamo abituati a considerare lontani, come le tipologie d'informazione tradizionalmente collegati a media diversi (audio, video, scrittura), rende possibile l'apertura di scenari virtuali sempre in mutazione all'interno degli spazi costruiti. Così l'analisi di nuovi meccanismi visivi, in relazione ad una nuova progettualità, sono capaci di indurre a nuovi comportamenti di fruizione spaziale e mentale. Nasce l'esigenza di ripensare la funzione del linguaggio visivo come specifica metodologia per organizzare un nuovo uso dei segni e degli spazi: creare inediti percorsi esplorativi e dare un tempo nuovo, interiore, all'architettura. L'elaborazione della molteplicità e pluralità dei segni possono istituire rapporti tra i processi formativi nel pensiero generando materia espressiva informale e immateriale e decentrando lo spazio dalle mappe fisiche ufficiali. In questo nuovo paesaggio urbano, che si modella tra landscape e mindscape, l'arte sembra l'unico soggetto capace di trovare una relazione credibile tra la pluralità dei segni, attivando una nuova comprensione spaziale e con la possibilità, ancora una volta, di valorizzare la nostra comune, quotidiana esperienza.
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Le tecnologie digitali vincolano il progettista a considerare una nuova variabile nella logica compositiva del progetto. “Interattività”, “multimedialità”, “cyberspazio”, “dissociazione”, “de-territorializzazione”, “simulazione”, sono tutti termini appartenenti ad un glossario atto a descrivere la nuova dimensione e il nuovo paesaggio in cui l'uomo della società odierna si muove. Parallelamente al digitale, infatti, si sviluppano nuove forme di relazione sociali, economiche, politiche, culturali, relazioni definite da altrettante nuove coordinate spaziali e temporali. Ciò che soprattutto è visibilmente mutato è il rapporto della percezione interno/esterno del architettura: "Con l'invasione dei media che ci portano virtualmente e visivamente su tutte le piazze del mondo si sta in casa per vedere il mondo esterno e si esce di casa per fare salotto in qualche bar: lo spazio pubblico cerca e vende intimità e la casa metropolitana cerca e vende party di rappresentanza" 2 . L'architettura si configura sempre di più, allora, come una serie di sistemi elementari composti da spazi fisico-informativi. Nell'equazione Paesaggistica = Pollock, formulata da Zevi 3 , ritroviamo in sintesi i tracciati della città gradozero: una fitta rete di segni sovrapposti che producono una spazialità fortemente omogenea e priva di gerarchie o confini. Se la città contemporanea è un insieme caotico di sistemi spaziali incoerenti, l'habitat corrisponde ad una progressiva atomizzazione di istituzioni e poteri con relazioni sempre più complesse 4 . Le nuove tecnologie favoriscono il passaggio all'atomizzazione dell'architettura delle città, in cui i nuovi scenari del paesaggio urbano prefigurano un
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1.03. Sezione sotto il livello dell'acqua. 1.04. Particolari di progetto, sotto il livello dell'acqua: visione del modello, collegamenti orizzontali e verticali, labirinto verticale, cheap hotel. Details of project, under water level: view of model, horizontal and vertical communications, vertical labyrinth, cheap hotel.
english text
1.1 Nostalgic for the future: landmark and Luna park at Anversa.
1.2 The "gradozero" city: new urban landscapes between landscape and mindscape.
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Digital technology forces the planner to consider a new variable in the plan's logical components. A new element of language is introduced into architectonic areas. In fact, digital logic imposes a "zeroing" of architectonic writing: new and unheard of components lead us unavoidably to explore new spatial conditions. "Interactivity", “multimedia”, "cyberspace", “disassociation”, “de-territorialisation” and “simulation” are all terms, which belong to an index that describes this new dimension and landscape in which modern man moves. New forms of social, economic , political and cultural relationships are developing along with the digital technology. Relationships that are equally defined by new spatial and temporal coordinates. Above all, what has changed visibly is the architectural relationship between internal
and external: "with the invasion of internet, that literally allows us to see the four corners of the world, we can sit comfortably in our living room and experience the world and then go out if we want a quiet chat: public space looks for and sells intimacy and the metropolitan house looks for and sells entertainment parties" 2 . Architecture is becoming more and more a series of elementary systems composed of a physical and informative space. In the equation Landscape=Pollock, formulted by Zevi, 3 we find traces of the "gradozero" city: a tight network of overlapping signs that produce a homogeneous spatiality without any hierarchies or boundaries. If the contemporary city is a chaotic mix-match of incoherent spatial systems, then the habitat corresponds to a progressive atomisation of institutions and power whose relationships are more and more complex 4 . New technologies favour this movement towards the atomisation of the city's architecture, where the new urban landscape is based on a "weak" urbanisation model and there is a strong union between "natural" and "artificial" space. But the new relationships between the fragments of the city, which is what joins all of the parts, cannot be called general planning but rather it is a matrix: an immaterial and invisible matrix formed by the shapeless flow of information. Information is what changes architecture's internal space and turns it into a new architectonic construction. A total and unheard of integration between the codes and language that we had got used to considering a thing of the past, such as the typologies of information traditionally connected to different areas of communication (audio, video, writings, internet), has made it possible to open up virtual settings that are forever changing within the built up areas. Therefore the analysis of new visual mechanisms, in relation to a new method of planning, is capable of leading us to new behaviour fruition, both spatial and mental. There is a need to imagine the function of visual language as a specific methodology for organising a new use for signs and spaces: creating unknown explorative routes that give a new interior beat to architecture. The elaboration of the multiplicity and plurality of the signs can establish relationships between the formative processes of the mind generating immaterial and informal expressive matter and decentralising the area of the official physical maps. In this new urban landscape, which is modelled on something between landscape and mindscape, art seems to be the only subject capable of finding a credible relationship between the pluralities of signs, activating a new spatial comprehension with the possibility, once again, of valuing our common, daily experience.
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The familiar and forth coming things that can be seen around us have are at the base of this project and it is a direct result of the months spent in Anversa and London. Anversa, like London, faces many problems, and the vast programme of de-industrialisation, which gives the strategic area of the waterfront back to the city, is at the centre of these problems. Some of the papers that are a result of an international competition, such as the ones by Sola Morales, have been closely examined, followed and used as programmatic data for the project. It was his idea to place volumes that emerge from the threshold of the wharf that gave us an image of what the future could be like. This idea was so strong that it gave the project its title: "Nostalgic for the future". This means that other ideas and suggestions have inevitably shaped the experience. The imaginary future of technological tendencies that stray from consolidated morphologies and are similar to a certain type of "fantastic" architecture that bring up to date the first figurations of "metabolism", which sometimes seems to be rather dulled but in other circumstances comes alive again. But how is this possible area enclosed within metallic machines designed by architects who have impressed our inner eye? This internal space has caught our imagination. The problem has been to transform this perception -the reflected image of a buildinginto the actual physical aspect of architecture. Therefore the part that emerges from the ground has a double reality: a world of architecture that offers its vision in the dense and torrid waters of the docks. 1
1.06. Sezione e pianta collegamenti verticali, sotto il livello dell'acqua. Section and plan vertical communications, under water level.
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1.05. Studi di pianta. Studies of the plan at ground level.
2.1
2
Concorso “Nuovi segni”, Milano Concorso indetto dal quotidiano Sole 24 Ore, patrocinato dal Comune di Milano e il Ministero dei Beni e le attività Culturali in collaborazione con la collaborazione dell'As-
“Porta Interscambio”
sessorato allo Sviluppo del territorio e Renzo stata lanciata nell'intento di promuovere e valorizzare il talento dei giovani architetti italiani. Membri della giuria: Renzo Piano (Architetto) Presidente Onorario, Salvatore Carrubba (Assessore alla Culture Comune di Milano), Paolo Fabbri (Docente di Semiotica dell'Arte, DAMS Bologna), Massimiliano Fuksas (Architetto), Fulvio Irace (Docente di Architettura, Politecnico di Milano), Maurizio Lupi (Assessore alla Sviluppo del Territorio, Comune di Milano), Gudo Martinotti (Professore Sociologia Urbana, Università degli studi di Milano), Anna Detheridge (Giornalista de Il Sole 24 Ore), coordinatrice della Giuria.
The "New Signs" competition, Milan. The daily newspaper "Il sole 24 ore" held a competition sponsored by the City of Milan and the Ministry for Arts and Culture in collaboration with the Council Office for territorial development and the Renzo Piano Workshop Foundation. The idea was to promote and value the talent of young Italian architects. Members of the jury: Renzo Piano (architect) Honorary President, Salvatore Carrubba (town councillor for culture City of Milan), Paolo Fabbri (professor of semeiology of Art, DAMS Bologna), Massimiliano Fuksas (architect), Fulvio
L'oggetto del concorso Nuovi Segni era al centro di un dibattito sull'integrazione tra la città e la periferia. Veniva richiesta l'elaborazione di un idea per la riqualificazione urbana di un'area non edificata nella parte sud-ovest di Milano, identificata come “Porta Interscambio”. L'area in esame è a ridosso di un arteria ad intenso traffico d'entrata e d'uscita dalla metropoli, parallelo al Naviglio Grande e alla ferrovia Milano-Mortara. Porta della città per chi proviene dalla via Vigevanese, presenta la casualità tipica delle aree di frangia, dove i tracciati infrastrutturali e il disordine degli interventi edilizi hanno determinato un paesaggio urbano che appartiene più alla categoria postindustriale del terrain vague che a quella della città consolidata [...] 5 . La linea da seguire nell'elaborazione del progetto, come emergeva dalle indicazioni del bando, era l'esplorazione di nuovi modelli creativi, che lasciava ampio margine a funzioni e soluzioni, dando spazio alla sensibilità e all'inventiva dei singoli progettisti. Due erano, comunque, i macro-temi portanti del progetto che ne predeterminavano le linee generali: attività culturali/ricreative (centro espositivo, cinema, attività musicali e teatrali, ecc.) e attività formative/professionali (convegni, laboratori centri multimedia, sedi temporanee di associazioni professionali, ecc.); considerando che la formazione, l'informazione e il sapere stanno trasformando il ruolo dell'architettura, diventando beni cruciali della nostra società, ci siamo occupati di quest'ultimo tema. Il progetto è stato premiato ed esposto ad una mostra allestita a Milano, nella sede del giornale il Sole 24 Ore.
Irace (professor of Architecture), Maurizio Lupi (town councillor for territorial development, City of Milan), Guido Martinotti (professor of urban sociology, University of studies of Milan), Anna Detheridge (journalist for "Il sole 24 ore").
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porta interscambio
Piano Workshop Foundation. L'iniziativa e
2.2 L'architettura è manifesto: segno, viaggio ed innanzi tutto pensiero. All'origine del progetto c'è un'idea di fondo, un "pensiero". L'idea non è altro che una sovrapposizione di immagini ed esperienze che possono interpretarsi come soltanto l'inizio del "viaggio", se così possiamo definire l'atto del progettare; essa scaturisce da dati soggettivi ed oggettivi, che trovano nel foglio il luogo per una loro sintesi. Così il pensiero assume durante questo viaggio forme e dimensioni diverse, misura lo spazio, delimita il territorio. In quest'epoca di frammentazione e disgregazioni millesimali, dove il territorio è sottoposto a nuove logiche che rompono gli antichi confini, l'architettura diventa segno ed è interfaccia d'altri mille mondi; essa ha come utenti altrettanti individui-segno senza corpo, che da "segno" vivono tante contemporanee "presenze". Il binomio architettura-contesto non esiste più, l'architettura può racchiudersi in se stessa, diventare introspettiva, cercare vie nuove. Il Pensiero, La Terra, Il Territorio, La Misura, La Rete.
2.01. Approccio al progetto: viste sull’area e sezione di progetto. Project approach: views on area and project section. 2.02. Tavola di progetto. Panel of the project.
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Un tema come quello affrontato, ci ha posto di fronte ad una catena infinita di riflessioni sul ruolo dell'architettura nell'attuale società del "sapere". Progettare una "porta interscambio", nell'attuale civiltà delle reti e quindi di sistemi nodali, è stimolo assai prezioso per un'ulteriore indagine sui rapporti sociali ed il loro cambiamento, data la sempre più veloce trasformazione delle tecnologie della comunicazione. Il pensiero diviene nel nostro progetto la sua meccanica essenziale, diventando metafora delle innumerevoli ed invisibili relazioni tra gli uomini di una nuova specie, sempre più lontani dal territorio, individui di una generazione dove il corpo è segno in una realtà iperspaziale. Il pensiero è anche il
mezzo per un viaggio attraverso i quattro, sovrapposti, spazi antropologici così distinti da Lévy: la terra, il territorio, lo spazio delle merci e quello del sapere. L'architettura che ne deriva li contiene tutti.
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La terra: lo spazio delle caverne dove gli uomini sono in comunicazione con gli altri esseri viventi, le piante, gli animali, i paesaggi, i luoghi e gli spiriti. La terra appartiene ai cacciatori nomadi.
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Il territorio: sovrapposto allo spazio della Terra ha come simbolo la stele che racconta le gesta degli eroi e delle loro conquiste fuori confine. Il territorio che misura e circoscrive la terra erige su di essa le piramidi. L'architettura prende corpo diviene simbolo di potere sul territorio, limite invalicabile, marcatore di confine e monumento di gesta eroiche ma anche di grandi sconfitte. Per il territorio si è costretti a lottare, esso appartiene agli Imperatori. Lo spazio delle merci: la moneta, l'alfabeto, la stampa aprono lo spazio delle merci. Le gerarchie del territorio sono superate, il denaro muove tutto, uomini ed oggetti. L'architettura è quella delle imbarcazioni, delle autostrade, delle macchine, degli aerei, metrò, treni ad alta velocità e dei circuiti. Al confine del territorio è sovrapposto un nodo, alle carte del limite le reti della distribuzione mondiale. Ha inizio la deterritorializzazione. Lo spazio del sapere (Il pensiero): il cyberspazio è uno spazio invisibile, è il luogo della comunicazione, della dissoluzione delle separazioni, dove il territorio non esiste, il limite è negato ed il pensiero leggero appartiene a tutti: è l'utopia di una intelligenza collettiva. L'architettura deriva dalla sovrapposizione di questi spazi e può essere esplorata quindi come una condizione di operatività variabili, attive ciascuna attraverso, intorno e dentro l'altra, connesse ed in uno stato di flusso. L'architettura è rete, rizoma, incontro di flussi, matassa di circuiti di comunicazione nomade, mutante: PORTA INTERSCAMBIO.
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2 2.03. 1. Giardino dei collegamenti virtuali 2. Gate 3. Auditorium 1. Garden of virtual links 2. Gate 3. Auditorium 4. Virtual gallery 5. Laboratories 6. Restaurant 7. Park
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4. Galleria virtuale 5. Laboratori 6. Ristorante 7. Parco
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. m. 2.04 lare di o il of itoriu Partic sull’ Aud ction deta . e e S iu n r o m sezio Audit
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2.05. Giardino dei collegamenti virtuali. Garden of virtual links.
english text
Inter-exchangeable door.
The thought, the land, the territory, the measurement, the network.
The object of the competition "New Signs" was the subject of a debate on the integration between the city and its surrounding area. The request was to elaborate an idea for the urban re-qualification of an area in the southwest of Milan and this was called "Porta Interscambio". The area under examination is close to an intense area of traffic going in and out of the metropolis, parallel to the Naviglio Grande and the railway link Milan-Mortara. It is the doorway to the city for those coming from Via Vigevanese, and it is typical of those fringe areas where the infrastructure layouts and untidy building constructions have led to an urban landscape that resembles more the post-industrial category of terrain vague than that of a consolidated city5. From the various indications it emerged that the project was to follow the idea and explore new creative models that left a wide margin for solutions and functions giving space to the sensitivity and inventivness of individual planners. However, there were two fundamental themes that predetermined the general ideas: cultural and recreational activities (exhibition centres, cinemas, musical and theatrical activities, etc) and formative/professional activities (conventions, multimedia, laboratory centres, temporary locations for professional associations,etc). We occupied ourselves with the latter theme considering the fact that formative information and knowledge are changing the role of architecture becoming crucial assets for our society. The project was awarded a prize and put on show at an exhibition that was set up at the head office of the newspaper "Il sole 24 ore".
Putting into practice a theme such as this one placed us in front of an infinite chain of reflections about the role of architecture in the actual society of "knowledge". Planning an inter-exchangeable door, in the actual network civilisation, stimulates us to make further enquiries into social relationships and how they have changed, given he ever-increasing speed with which communication and technology transforms itself. Thought is the essential mechanic of the project becoming a metaphor for the countless and invisible relationships between this new species of man who is moving further away from the territory, individuals belonging to a generation where the body is a sign in a hyper-spatial reality.Thought is also a means of transport for a journey through the four overlapping, anthropological areas defined by Levy: land, territory, the area for goods and the area for knowledge. The architecture that emerges from all of this contains everything.
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At the base of the project there is an idea, a "thought". The idea is none other than a series of overlapping images and experiences that can be seen as the beginning of a "journey" if we can call the art of planning a "journey"; it flows from subjective and objective data that find their synthesis on paper. Therefore during the journey thought assumes different shapes and dimensions, it measures the area, defines the territory. In this era of multi fragmentation and disintegration, where territory is subjected to a new logic that causes the breakdown of the old boundaries, architecture becomes a sign that looks out onto a thousand worlds. There are many listeners, individuals without a body, who as "signs" on the web live many contemporary "presences". The dual concept of architecture-context no longer exists; architecture can close in on itself, become introspective, and look for new paths.
The territory: overlapping with the land space, its symbol is the stele that tells us stories of heroic exploits and conquests. Territory that measures and circumscribes the land erects pyramids upon itself. Architecture gains substance and becomes the symbol of power over the territory, insurmountable boundary, outliner of borders and monument not only to heroic deeds but also to great defeats. One must struggle and fight for the territory, it belongs to the emperors. The area for goods: money, the alphabet and the press open this area dedicated to goods. The territory hierarchy has been overcome; money means everything to everbody, men and objects. Architecture belongs to ships, motorways, cars, planes, the metropolitan, high-speed trains and circuits. At the edge of the territory there is a superimposed knot, and this is the world distribution network. De-territorialisation has begun. The area of knowledge (the thought): Cyberspace is an invisible space, it's the place where communication takes place, the dissolution of separations where the territory doesn't exist, the boundary is denied and light-hearted thoughts belong to everybody. It is the utopia of collective intelligence. Architecture comes from the superimposition of these areas and can be explored as an operative variable condition; each active through, around and within the other, connected and flowing. Architecture is network, rhizome, the place where different courses meet; a tangle of wandering communication circuits, mutation: inter-EXchangeable door.
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2.2 Architecture is manifest: sign, journey and, above all, thought.
The land: the cave area where men communicate with other living creatures, plants, animals, the landscape, places and spirits.The land belongs to the nomadic hunters.
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2.06. Planimetria di progetto “Porta Interscambio” Site plan of the project “Inter-Exchangeable Door” 2.07. Particolari di progetto: pianta, entrata, galleria virtuale. Details of the project: plan, gate, virtual gallery.
San Sperato: Una città “selvaggia” 6 Sorta al limite della città “legale”, San Sperato 7 potrebbe definirsi, semplicemente, come una delle tante periferie cresciute negli ultimi venti anni nel sud d'Italia; una realtà sviluppatasi nella totale anarchia, in assenza di opere di urbanizzazione, di un piano regolatore. Il paesaggio che si apre attraversando la statale a questa parte di abitato, gravitante attorno al centro di Reggio Calabria, appare abbastanza inquietate: costruzioni incompiute, lasciate a 'rustico', tamponature a vista, strutture in travi e pilastri parzialmente o completamente vuote. Eppure, paradossalmente, è possibile rintracciare una precisa vitalità nelle linee guida della evoluzione della città selvaggia. La tecnologia, prototipo del movimento moderno, la casa Dom-ino di Le Corbusier, è diventata quella che ha reso possibile un ideale sociale radicato in questi luoghi, corrisponde ad un chiaro atto fondativo. La cellula elementare, ovvero la singola abitazione è occupata da un nucleo familiare originario; la struttura dello scheletro di cemento armato (è il primo atto fondativo) ha un numero di piani direttamente proporzionale a quello dei discendenti diretti della famiglia; ogni piano va a completarsi singolarmente al momento in cui i discendenti diretti formano, a loro volta, altri nuclei familiari. La cellula originaria di solito si insedia al piano terra/primo piano dando via al primo della serie dei plug-in che andranno a completare, nel tempo, l'intera costruzione. La forza propulsiva di questi luoghi ignora, però, totalmente il senso, e non ha coscienza, dello spazio pubblico che viene considerato, a mala pena, come il tramite per raggiungere le varie abitazioni (le strade spesso non sono neanche pavimentate); in alcuni casi il rapporto spazio-privato/spazio33
S.Sperato
The area of San Sperato (Rc) was the theme of an international workshop coordinated by Lebbeus Woods, Research Institute of Experimental Architecture (RIEA) Switzerland, and Marcello Séstito, Facuty of Architecture Reggio Calabria, 1999.
3.1
3
Il quartiere di San Sperato (Rc) è stato il tema del workshop internazionale coordinato da Lebbeus Wood, Research Institute of Experimental Architecture (RIEA) Svizzera e da Marcello Séstito, facoltà di Architettura Reggio Calabria, 1999.
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3.01. Particolari tavole di progetto. Details of panel project.
3.02. Approccio al progetto: particolare di tavola. Project approach: panel detail.
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3.03. Particolare del sistema di copertura mobile. Detail of mobile shelter system.
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pubblico viene completamente negato da alti recinti, alzati attorno alla abitazioni che assumono l'aspetto di vere e proprie case-fortezza. Ma il caso di San Sperato porta a considerare altri casi, tipici nella scena architettonica, dove l'interesse privato conta più di quello pubblico. In un epoca nella quale prende piede il concetto di “privatizzazione”, il potere economico si traduce, architettonicamente, nei deserti pavimentati delle numerose aree commerciali, nei lotti di parcheggio, negli spazi gratuitamente chiamati piazze che pretendono di essere spazi pubblici, ma purtroppo non rimangono altro che spazi a margine della vita sociale; questi esempi sono presenti ovunque nelle città di tutto il mondo. L'interesse pubblico e quello privato rimangono, in realtà, ancora antagonisti, in una lotta per la produzione e il controllo del border-line. Allora in un ambito dove, possiamo dire, la base della struttura sociale si risolve nei legami “esclusivi” familiari, può svilupparsi una coscienza della comunità del territorio? Se non esiste una tale coscienza, difficilmente questa potrà tradursi in un qualche spazio. In questo contesto abbiamo lavorato immaginando che gli impulsi individuali e privati che hanno generato le case degli abitanti di San Sperato, avessero la forza e l'energia vitale di invadere gli spazi esterni del luogo, in ogni direzione: per noi l'unico modo per uscire nella rete degli spazi connettivi, per mettere finalmente in relazione ed in comunicazione il non-costruito con l'edificato.
3.04. Particolare tavola: visione dello Stretto di Messina dall'area di progetto.
english text
3. San Sperato: A "wild" city 6
3.05. Planimetria di Reggio Calabria Site plan of Reggio Calabria
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San Sperato 7 , which has grown at the edge of the "legal" city, could simply be defined as one of the many suburbs that have grown in the south of Italy over the last twenty years. This reality has come about in total anarchy without any town planning schemes or any zoning regulations. The landscape around this area, which gravitates from the city centre of Reggio Calabria and the state road Reggio-Taranto, is quite disturbing: uncompleted buildings, everything left half finished, structures complete with beams and pillars partially or completely empty. And yet, almost as if it were a paradox, it is possible to trace a precise vitality in the guidelines of the "primitive" city's evolution. The technology, the prototype of the modern movement, Le Corbusier's DOM-ino house, has become that which has made it possible to install a social ideal in this area which corresponds to a precise desire to found something. The elementary base, that is to say every singular building is built to host a single family and all of its components. On the ground floor or first floor of these structures, which are made of reinforced cement, lives the original family, then as each member forms a new nucleus the other floors get completed and occupied until, finally, the entire building is completed. However, the surrounding area of these buildings is almost totally ignored and only considered as a means to reaching the home (often the roads are not even paved); in some cases a relationship between the private space and the public space is eliminated by using high walls and fences creating the impression that the houses are fortresses. But the case of San Sperato leads us to think about other situations, which are typical of the architectonic scene, where private interests are more important than public interests. In times in which the concept of "privatisation" prevails, economic power is translated, architectonically, into the deserted paved commercial areas, the fight to gain parking areas, places that are called "squares" and claim to be public areas, but which, alas, are destined to become marginal areas in social life. These areas are common to all cities of the world, and the interests of both private and public sectors remain antagonists fighting for the production and control of the borderline areas. So in an area where the base of the social structure revolves exclusively around family ties, can a community "spirit" ever develop? Well, if such a conscience doesn't exist, it is difficult to imagine that it could appear in any area. We have worked around this context imagining that the individual and private impulses, that have generated the houses in San Sperato, had the strength and vital force needed to invade the external areas of this place in every direction. This is the only way that we can finally create a communicative relationship between the non-built areas and the built areas.
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3.06. Planimetria di San Sperato (RC): individuazione delle aree di intervento. 3.07. Particolari di progetto: il disegno di luce filtrato dalla "copertura mobile". Panel detail: a beam of light-sun given through the “mobile shelter�.
4.1
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Valparaiso (Cile) Il seminario internazionale, dal tema: "Città di Valparaiso, idee e progetti per il centro storico", è stato organizzato in vista della candidatura della città cilena a Patrimonio dell'Uma-
Valparaiso, Cile
Valparaiso, Cile: Idee e Progetti per il Centro storico, è stato organizzato dalla associazione ACMA
di
Milano
e
dall'
Università
di
Architettura di Valparaiso nel Gennaio 2000.
valparaiso
Valparaiso (Chile) "The city of Valparaiso; ideas and projects for the historical centre ", was the theme of a seminary which was organised in coincidence with the Chilean city's candidature to take part in UNESCO's Patrimony of Humanity. The seminary City of Valparaiso, Chile: Ideas and projects for the historical centre was organised by the association ACMA in Milan and by the University of Architecture in Valparaiso in January 2000.
Il seminario internazionale, dal tema: "Città di Valparaiso, idee e progetti per il centro storico" 8 , è stato organizzato in vista della candidatura della città cilena a Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. La validità della proposta della commissione tecnica municipale di limitare l'area del centro storico da preservare era la querelle al centro del seminario-laboratorio. La differenza della costituzione della città americana rispetto a quella europea modificava le modalità per una definizione di centro storico; una difficoltà oggettiva nasceva dalla considerazione che non esiste qui un patrimonio di pregio e valore architettonico vero e proprio: questo è dovuto sia alla relativamente recente costituzione dell'insediamento, sia al fatto che le tracce dell'antico abitato sono quasi del tutto sparite, a seguito delle ricostruzioni dovute ai frequenti terremoti registrati nell'area. È possibile, comunque, rintracciare nella città, un “tessuto omogeneo”, composto da soluzioni tipologiche, tipiche dell'area (struttura della “gaiola” in legno ricoperte da “adobe” e rivestite di lamiera), esteso su tutti i cerros che sono collegati alla zona bassa, ottocentesca e commerciale del porto attraverso singolari ascensori e connessi a quota cento da una circonvallazione panoramica che segue l'orografia del terreno. In realtà, potremmo dire che non si tratta di un vero e proprio centro, ma semmai di una stratificazione della periferia urbana nata attorno al maggior porto del Cile e del Pacifico. La città di Valpariso nasce con un atto costitutivo solo nel 1802 dopo essere stata per più di quattrocento anni semplicemente il porto di Santiago. Tale assenza del potere nella nascita e crescita della città è il carattere dominante e l'unico vero valore architettonico dell'insediamento urbano: quello che ora si vuole salvare come centro storico Patrimonio dell'Umanità.
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nità dell'UNESCO. Il seminario Città di
4.01. Foto aerea di Valparaiso: area di intervento. Aerial photo of Valparaiso: project area.
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4.02. Planimetria di Valparaiso con viste sulla cittĂ . Site plan of Valparaiso and views of the city.
4.2 "Effimera bellezza" Ascensore Cerro Santo Domingo C'è in tale paesaggio una esistenziale, effimera bellezza, un tipo di bellezza che non può essere afferrata in maniera completa, ma viene fuori da questo suo presentarsi come città precaria, nella architettura delle sue strutture e delle forme su un paesaggio anfiteatro del mare d'oceano, in una realtà frammentata, riflesso di una complessa e multi-sfaccettata società. In un contesto culturale contemporaneo dove l'architettura ha perso ormai i caratteri simbolico-ideologici, non rappresentando altro al di fuori del fatto meramente architettonico, Valparaiso, configuratasi come rete spontanea di individui, autonomamente organizzati in tale maniera da definire una dimensione umana, eterarchica, frutto delle diversità, può per questo essere considerata una città moderna. Ogni tentativo di selezione delle aree da preservare come patrimonio dell'umanità, limitando le aree oggetto di conservazione, è da biasimare in un tale contesto di valore storico-culturale e sociale che semmai va potenziato. Per queste sue forti caratteristiche peculiari, assolutamente uniche, nell'area nazionale del Cile che Vaparaiso va proposta come patrimonio dell'umanità in tutta la sua estensione. Ma come riabilitare, questo organismo? Come riattivarne le sue funzionalità? Il ruolo dell'architetto in questo paesaggio è strumentale. Deve rimanere il tramite per l'estensione delle capacità individuali; infatti il ruolo tradizionale dell'architetto “produttore di un'opera” scompare in questo caso a favore di quello del “programmatore di un processo”. Gli architetti quindi non prevedono dei progetti conclusi, ma mettono in atto un processo aperto, stimolano le trasformazioni, mettendo in relazione le diverse forze e dinamiche sociali, che vengono intese come guide da parte di altri. Né una nuova architettura, né una città, possono essere create, determinate, precostituite dagli architetti. Intervenendo su alcuni elementi degradati (per esempio l'ascensore sul cerro Santo Domingo), con piccoli inter49
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Al di là del suo aspetto immediatamente percepibile di un insediamento di popolazione che vive ed agisce in un ambiente costruito, la città è spesso è considerata come espressione e prodotto dell'accumulazione storica della sua organizzazione sociale. In essa quindi viene in qualche modo cristallizzato, e può essere rivissuto, il processo dialettico mediante il quale la società si è sviluppata nei suoi assetti, e il modo nel quale le classi sociali hanno espresso la loro collocazione nel loro equilibrio dinamico; è questo che garantisce alla città una sua riconoscibile ed inequivocabile identità. Valparaiso è una città nata come un organismo spontaneo, in assenza di un tracciato regolatore. Il suo sviluppo è stato strettamente correlato alle attività di commercio del suo porto che ne hanno generato il suo intorno; proprio gli intensi scambi con le “vie” d'acqua hanno dato vita ad un “continuum” con gli spazi del territorio generando quella cornice di relazioni complesse rappresentata dall'abitato e dalle sue attività. L'economia e la povertà dei mezzi, l'anarchia culturale e formale del costruito, che ha seguito nella sua espansione planimetrica essenzialmente l'assetto orografico del terreno, sono stati i “tracciati guida” reali per lo sviluppo di questa città. Una planimetria regolare, infatti, a ridosso della battigia, viene a interrompersi al brusco cambiamento di quota per frammentarsi in un ritmo serrato, apparentemente senza regola, nello scalare i cerros. Questa differenza di quota ha strutturato uno sviluppo sistematico degli ascensori funicolari che fortemente caratterizzano e marcano i cerros della città, mutandone continuamente il paesaggio. L'articolarsi frammentato dell'abitato sul territorio ha generato spazi complessi, che rappresentano una parte interessante della città: luoghi ibridi che si aprono negli interstizi delle vie in salita e in discesa dei cerros, dove difficilmente è identificabile un limite tra spazio pubblico e spazio privato.
venti disseminati, innescati come elettrodi sul territorio, capaci di tirare nuova linfa, nuovo sangue al tessuto urbano, di fermentare il loro intorno, si creerebbero nuove relazioni in grado di favorire il più possibile una rinascita spontanea dal basso, dalla dimensione minima della città, senza però intaccarne la sua identità9.
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4.03. Immagini della città di Valparaiso: i "cerros" e gli ascensori.
4.04. Tavola di progetto. Project panel.
english text
4.1 Valparaiso, Chile.
4.2 Ephemeral beauty (Cerro Santo Domingo lift)
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Apart from the immediate, perceptible aspect of its being a populated area that lives and reacts in a built-up environment, the city is often looked upon as the expression and product of what a social organisation has historically accumulated. In the city, therefore, the dialectical process can be, in some ways, crystallised and re-lived through by which the society's structure has developed. The way in which the social classes have expressed the order in which they are placed within their dynamic equilibrium is also crystallised, and for this reason the city is guaranteed its own recognisable and unmistakeable identity. Valparaiso started off as a spontaneous organism without any regular layout. It's development was strictly related to the commercial activity of the port, which created its surroundings; in fact, the intense exchanges between the water flows have given rise to a "continuum" with the territorial areas.
This has allowed for the development of complex relationships represented by the built-up area and its activities. The poor economy and means of the city, the cultural and formal anarchy of the built-up area, which essentially followed the orographic layout of the land when it expanded planimetrically, have been the real guides in the develoment of this city. A regular planimetry close to the shoreline that begins to subdivide in those areas where there is sudden change in the altitude and then starts to break up, apparently without any order when the "cerros" are climbed. This difference in altitude has allowed for a systematical development of a cable railway that characterises and marks the "cerros" of the city, continuously changing the landscape. The fragmentary division of the area has created complex spaces that represent an interesting side of the city: hybrid areas that mingle with the never-ending ascents and descents of the ceros, where it is difficult to identify a border between public and private space. In a landscape like this there is an essential, fleeting beauty. A type of beauty that cannot be completely understood, but which emerges from being a precarious city due to the architecture of its structures and shapes, overlooking the ocean, and turns into a fragmentary reality, a reflection of a complex and multifaceted society. In this contemporary cultural context architecture has lost its symbolic-ideological character, where it didn't represent anything other than a purely architectonic fact. Valparaiso, assuming the form of a spontaneous network of individuals, autonomously organised in such a way as to be the definition of a human dimension, a heterarchy, the result of diversity, can be, therefore, considered a modern city. Any attempt at choosing an area to preserve as a human patrimony, limiting the area to be subjected to conservation, is to be reprimanded in an area where the historical, cultural and social value should be, if anything, strengthened. Due to its strong, distinctive characteristics, which are absolutely unique in the national area of Chile, Valparaiso should be proposed as a patrimony of humanity in its entirety. But how can we rehabilitate this organism? How can we reactivate its functionality? The role of the architect in this landscape is instrumental. He must remain an intermediary, someone who helps in the extension of individual capabilities; in fact, the traditional role of the architect "producer of a work" must give way to the role of "programmer of a process". Architects therefore no longer deal with concluded projects but put into act open processes, they stimulate transformations and create relationships between the different social dynamics and strengths and these are used as guidelines by others. Architects cannot create, determine and pre-build new architectural styles nor cities.There is a need for some sort of intervention on some degraded elements (for example the lift to Cerro SantoDomingo). By using scattered interventions, which serve as a type of catalytic electrode on the territory, the urban life can gain new nourishment and new blood. By creating ferment in the area new relationships will evolve and this would favour a spontaneous rebirth starting at the very heart of the city without damaging its identity 9 .
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"The city of Valparaiso; ideas and projects for the historical centre" 8 , was the theme of a seminary which was organised in coincidence with the Chilean city's candidature to take part in UNESCO's Patrimony of Humanity. The validity of the report that the town council's technical commission presented, proposing to limit the area of the historical centre that was to be preserved was at the centre of a controversy at this seminarylaboratory. The difference in the constitution of "American" cities compared to "European" cities modified the procedures leading to a definition of "historical centre", a difficult objective due to the realisation that there wasn't a real and proper architectonic patrimony of any value: this is both due to the relatively recent constitution of the settlement and to the fact that any trace of the ancient quarters has almost completely disappeared because of the need to reconstruct the area after the frequent earthquakes. However, within the city it is possible to retrace a "homogeneous pattern" composed of typological solutions typical of the area (the wooden "gaiola" structure covered in “adobe” and “steel plates”). This pattern extends over the entire area of the "cerros", which are linked to the low 18th century commercial area of the port by means of singular lifts and to the upper areas by means of a panoramic ring road that follows the land's orography. In truth we can say that it isn't really a centre but more stratifications of the urban periphery that grew around the main Chilean and Pacific port. The city of Valparaiso developed from what had been known simply as the port of Santiago for at least four hundred years before a constitutional act gave it its name in 1802. The only real architectonic value of the urban settlement and also its dominant feature is the total absence of political power involved in its birth and growth: it is this historical feature that must be saved as a part of UNESCO's Patrimony of Humanity.
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4.05. Ascensore Cerro-Santo Domingo. Cerro-Santo Domingo lift. 4.06. Particolari della tavola di progetto. Details of the project panel.
Bosco di Santo Pietro
5.1
5
La FIDAPA "Riviera dei Ciclopi", con il supporto della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Castello e Caltagirone, ha indetto un concorso di idee a livello nazionale su due temi relativi ai
“Un progetto effimero” Tra Ambiente ed Identità
Comuni di Aci Castello e di Caltagirone. La finalità del concorso era quella di sensibilizzare i giovani progettisti al confronto, mediante l'istituto del concorso di idee, sul tema del progetto di riqualificazione ambientale. Di concerto con le amministrazioni di Aci Castello e Caltagirone sono state scelte due particolari aree caratterizzate da rilevante valore storico-ambientale. Il tema scelto per il territorio comunale di Caltagirone riguardava la riqualificazione del bosco e del borgo di S. Pietro. All'interno di questo progetto di riqualificazione si doveva prevedere, oltre alle scelte atte alla salvaguardia del patrimonio esistente, gli interventi utili alla valorizzazione ed al riuso dei luoghi puntando a soluzioni organiche e sostenibili al fine di potenziare i valori turistici, culturali, ambientali, sociali ed economici dei siti. "St. Peter's wood" The FIDAPA "Riviera de Ciclopi", with the help of the Engineering Faculty at the University of Catania and the local authorities of Aci Castello and Caltagirone, has announced a national sharing of ideas involving two themes that concern the districts of Aci Castello and Caltagirone. The purpose of this competition was to make the young planners, who were confronting their ideas, aware of the importance of the project, which was aimed at reorganising the environment by comparing the varying ideas. In agreement with the Aci Castello and Caltagirone authorities, two particular areas have been chosen which are characterised by a relevant historical and environmental importance. The theme that was chosen for the territory belonging to Caltagirone concerned the reorganisation of the woodland and village of St. Peter. A part of this project foresaw, apart from the desire
Pensando che sia un valore importante da mettere in rilievo quello del rapporto tra "ambiente" ed "identità", lo spirito del progetto nasce dall'intenzione di intervenire essenzialmente sulle energie già presenti nel territorio. Il ruolo dell'architetto è nella nostra ottica, in definitiva, quello del coordinatore di un processo. Egli opera in maniera minimale, rimettendo in circolo le forze del luogo, trovando nuove piccolissime relazioni tra i mille piani che strutturano un territorio e per dare una lettura nuova che esalti lo spirito del paesaggio presente. Il processo del progetto non è mai concluso ed un elemento interessante da considerare è proprio la sua evoluzione temporale. Questo modo di considerare il progetto come un processo aperto è il dato essenziale ed alla base della nostra idea d'intervento. Abbiamo immaginato che il recupero del Bosco di Santo Pietro si attui attraverso un'operazione capace di creare vitalità, quindi attenzione e partecipazione da parte della città. Il parco è pensato come contenitore di una serie di eventi programmati che raccolgono le energie di artisti, paesaggisti e degli stessi artigiani ceramisti di Caltagirone, per creare progetti effimeri, episodici all'interno dell'area del parco. Ed è realmente su questa linea di pensiero che si muove la nostra personale esperienza progettuale nel Bosco di Santo Pietro. La necessità di individuare una chiave di lettura possibile per il progetto del parco ci ha spinto ad avere un contatto diretto con esso. Con i materiali a disposizione e di "scarto" naturali ed artificiali, provenienti dal bosco, dall'ambiente e dalla città (l'acqua, il cielo, i cocci di ceramica dalle lavorazioni dei ceramisti calatini), abbiamo realizzato fisicamente, in alcuni punti del parco, installazioni effimere come
to look after the existing patrimony, useful interventions leading towards the evaluation and reuse of the area. This would be done by using organic solutions that would increase the tourist, cultural, environmental, social and economic importance of the area.
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bosco di santo pietro
Catania e delle amministrazioni comunali di Aci
Il giardino dell'eucaliptus, Il giardino dei cocci, La torre della crisalide (la scultura della crisalide è interamente composta dal riciclo di materiali metallici). Il progetto si concentra sulle zone del parco che abbiamo identificato come: Il Borgo e Il Viale, Il Bosco e Le Entrate. Ciò ch emerge da una visita del Borgo è che non si ha una percezionedel bosco e dei suoi accessi; non si riesce ad intravedere alcun segno che dia una indicazione del valore e della storia del bosco. Dall'utilizzare metaforicamente la visione del bosco che si riappropria dello spazio del Borgo, parte l'idea di una riqualificazione dell'area. Questa visione invade il costruito e trasforma gli spazi in disuso, rigenerando i tracciati del parco e quindi stabilendo, attraverso il recupero degli elementi esistenti, delle porte di accesso ai percorsi: La Casa Cantoniera, La Torre della Crisalide, Il Bevaio, La Pineta, La Chiesa del Borgo. Crediamo che l'aspetto effimero, debole sia una delle "ragioni" del progettare contemporaneo. Troviamo più realistico un progetto capace di adattarsi alle esigenze della società e quindi che abbia la facoltà di trasformarsi facilmente. Alla fine, non abbiamo fatto altro che rispettare la natura ed il carattere spontaneo del luogo, forse nella stessa logica del bosco, una entità che si rigenera e che muta continuamente nel tempo.
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5.01. Installazioni all'interno del bosco dei "giardini effimeri": Il giardino degli eucaliptus, Il giardino dei cocci (i materiali utilizzati per le installazioni sono tutti di riciclo). Ephemeral projects, episodic within the area of the park: The eucalyptus garden, The earthenware garden, The chrysalis tower (all of them are entirely made up out of recycled material).
5.02. Particolari delle tavole presentate al concorso per il bosco di Santo Pietro: Il bevaio, La casa cantoniera, La torre della Crisalide. Details of the project panel of St. Peter's wood competition: The Trackman's House, The Chrysalis Tower, The Trough.
english text
Note:
1. Quistelli, Antonio, Presentazione al progetto “Nostalgia del Futuro”, L'Architettura n. 503/6, Canal & Stamperie Editrice, 1997. Nostalgia del Futuro: Landmark e Lunapark ad Anversa (Belgio) è il titolo della tesi di laurea di Marcella Bellistri e Francesco
An ephemeral project
De Rose, relatore e correlatore Giampiero Donin e Antonio Quistelli.
Between environment and identity
2. Santachiara, Denis, La dolce scizzofrenia dell'abitare, pag. 138, a cura di Zagari, Franco, Sull'abitare, Figura Materialità Densità, Edizioni Over, 1991
Believing that the relationship between the environment and the identity is an important value, the spirit of the project arose from the intention to mainly intervene on the already existing territorial situation. Our viewpoint is based on the architect's role, the way in which he is the coordinator of the process. He operates in a minimal way, underlining the area's strengths, finding small and new relationships between the thousands of layers that give the territory its structure and examining new ways of seeing the area that exalt the spirit of the landscape. The process that the project follows will never be concluded and an important element to consider is its temporal evolution. This way of considering the project as being an open process is the most essential data and the base of the way in which we intend to operate. We have imagined that the operation, that would lead to the recuperation of the St Peter's wood, would be capable of creating vitality, and, therefore, attracting the attention and participation of the city. We have imagined the park to be the centre of a series of programmed events that gather together the energies of artists, landscape painters and local ceramic craftsmen from Caltagirone. This would create ephemeral projects, episodic within the area of the park. It is really along these lines that our personal experience of this project, concerning the St. Peter's wood, moves. The need to individualise the way to realise this project has brought us in direct contact with the park. With the material at our disposition and the natural and environmental "rejects" coming from the woods, from the environment and from the city (water, the sky, the earthenware coming from the ceramic workers), we have set up in certain points of the park ephemeral areas that include The eucalyptus garden, The earthenware garden, The chrysalid tower (the sculpture of the chrysalid is entirely made up out of recycled metallic material). The project concentrates on the area of the park that we have named: The Village and the Boulevard, The Woods and the Entrances. What emerges from a visit to the Village is that there is no perception of the woods and its accesses; there is no sign that gives any indication of the worth and history of the woods. The idea of reorganising the area arises by metaphorically creating the vision of the woods that regain the lost space within the village. This vision invades the built up area and transforms those that have fallen into disuse, regenerating the layout of the park and, therefore, stabilising several pathways: The Trackman's House, The Chrysalid Tower, The Trough, The Pine wood, The Village Church. We believe that this weak, ephemeral aspect is one of the reasons for contemporary planning. We think that it is more realistic to imagine a project that is capable of adapting itself to the needs of society and is therefore able to transform itself with greater ease. We have done none other than respect the nature and spontaneous character of the area, maybe by using the same logic as the woods, an entity which regenerates and changes continuously through time.
3. Zevi, Bruno, discorso introduttivo al Convegno/Consultazione Internazionale, Paesaggistica e gradozero della scrittura architettonica, Modena 19 Settembre 1997. "[…] Urbanistica = Mondrian. Paesaggistica = Pollock. Se gli architetti avessero registrato il significato dell'espressionismo astratto americano, avrebbero evitato di sprecare qualche anno. Non solo lo zooning, ma tutta la metodologia del piano urbanistico é in crisi[…]." 4. Zagari, Franco, L'architettura del giardino contemporaneo, A. Mondadori - De Luca Edizioni d'Arte, 1988. 5. Irace, Fulvio, Le ibride sensibilità giovanili, Il Sole 24 Ore n. 91, Domenica, 2 Aprile 2000. 6. Woods, Lebbeus, Wild City, Architectural Disign vol. 69 7- 8/1999, pag. 70. 7. Il quartiere di San Sperato (RC) è stato il tema del workshop internazionale coordinato da Lebbeus Woods, Research Institute of Experimental Architecture (RIEA) Svizzera e da Marcello Séstito, Facoltà di Architettura Reggio Calabria, 1999. 8. Il seminario Città di Valparaiso, Cile: Idee e Progetti per il Centro storico, è stato organizzato dalla associazione ACMA di Milano e dall'Università di Architettura di Valparaiso nel Gennaio 2000. 9. Zagari, Franco, Laboratorio di progettazione architettonica IV, Facoltà di Architettura Reggio Calabria, 2000.
Notes:
1. Quistelli, Antonio, Presentation of the "Nostalgic for the future" project, L'Architettura n. 503/6, published by Canal and Stamperie, 1997. "Nostalgic for the Future: Landmark and Luna park in Anversa, Belgium" is the title of degree thesis of Marcella Bellistri e Francesco De Rose, supervisor and co-examiner Giampiero Donin and Antonio Quistelli. 2. Santachiara, Denis, "La dolce schizofrenia dell'abitare", p.138, edited by Zagari, Franco, sull' abitare, Figura Materiale Densità, Over Edition, 1991. 3. Town planning = Mondrian. Landscape = Pollock. If architects had registered the meaning of abstract American expressionism, they would have avoided wasting a couple of years. Not only the zooning, but all of the methodology of town planning is in crisis" Zevi, Bruno, introductory speech at the International Convention, Landscape and "gradozero" in architectonic writings, Modena 19 September 1997. 4. Zagari, Franco, “Contemporary garden architecture”, (original title: L'Architettura del giardino contemporaneo) A. Mondadori Editor- DeLuca Art Edition. 5. Irace, Fulvio, Le ibride sensibilità giovanili, Il sole 24 ore n.91, Sunday 2 April 2000. 6. Woods, Lebbeus, Wild city, Architectural design vol.697- 8/1999, p.70. 7. The city of San Sperato (RC) was the theme of an international workshop coordinated by Lebbeus Woods, Research Institute of Experimental Architecture (RIEA) Switzerland, and Marcello Séstito, Faculty of Architecture Reggio Calabria,1999. 8. The seminary City of Valparaiso, Chile: “Ideas and projects for the historical centre” was organised by the association ACMA in Milan and by the University of Architecture in Valparaiso in January 2000.
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9. Zagari, Franco, Laboratory for Architectonic designs IV, Faculty of Architecture, Reggio Calabria, 2000.