Cosmoggi

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ANNO XIX NUMERO

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MARZO/APRILE 2013

D I S T R I B U Z I O N E G R AT U I TA / C O P I A O M A G G I O

Direzione: via Camillo Guerra, 42 - 80131 Napoli - www.cosmoggi.tv - Tel. 081 3796539 Redazione: Tel. 081 5875216 / Fax 081 5875276 / e-mail: cosmoggi@yahoo.it cosmoggi sgherzi

L’incanto della musica di Partenope a bordo di MSC DIVINA Crociera della Musica Napoletana: il viaggio che non ti aspetti

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a magia del mare incontra l’emozione della musica. Archiviata con successo la quinta edizione, la macchina organizzativa della Scoop Travel è già al lavoro per organizzare la sesta edizione della “Crociera della Musica Napoletana”, in collaborazione con MSC Crociere. Dal 22 al 29 settembre 2013 la MSC Divina, così chiamata in onore della leggenda dello schermo e madrina di MSC Sophia Loren, solcherà le onde del Mediterraneo per un’esperienza unica che coniuga la magia del mare alle suggestioni delle melodie partenopee. Quando si parla di cultura napoletana è immediato il collegamento alla grande tradizione musicale della città, che ne è componente fondamentale, quasi peculiare. Obiettivo dichiarato dell’iniziativa è dunque quello di promuovere e valorizzare il patrimonio artistico napoletano, servendosi di testimonial d’eccellenza provenienti dal mondo della canzone, delle arti figurative e dalla cultura universitaria. A far da cornice a quest’evento itinerante, i porti di Bari, Katakolon, Izmir, Istanbul, Dubrovnik e Venezia. Ospite d’onore sarà Eddy Napoli, figlio d’arte e già apprezzato solista dell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore. Con lui, Fiorenza Calogero, artista dalle grandi potenzialità artistiche, già ammirata nel film “ Passione” di John Turturro ed i ritmi coinvolgenti

Novità bonus bebè Un contributo di 300 euro al mese, ma solo per le mamme lavoratrici presto un click day

www.lattenobile.it

La Cassazione interviene in materia di istigazione alla corruzione

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n contributo di 300 euro al mese, per sei mesi, per le mamme che rientrano al lavoro dopo la maternità, pur avendo un bimbo con meno di un anno di vita, che così avranno qualche aiuto in più per pagare asilo nido o baby sitter

Maria Francesca Cibelli

di Adelaide Caravaglios

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Rugby, sempre più realtà Cresce il movimento rugby stico italiano, con una nazionale sempre più al passo delle grandi

dell’Ensemble Napulantica. Novità assoluta di quest’anno, il “Pittore Brigante” Cuono Gaglione, già protagonista della scorsa edizione, darà l’opportunità a tutti gli appassionati del genere di apprendere i rudimenti delle tecniche ad acquerello con un corso di pittura, aperto a tutti i partecipanti, che premierà i migliori allievi. Questa iniziativa rientra ormai tra gli eventi caratterizzanti del panorama artistico partenopeo. Punto di forza dell’evento partorito da Scoop Traveled Msc Crociere è l’aver compreso che la cultura napoletana non si esaurisce con la canzone, ma abbraccia le arterie della pittura, della scultura, della

musica classica, della letteratura e di ogni altra espressione artistica. Durante la crociera, infatti, accanto ai concerti serali, il musicologo e docente universitario Pasquale Scialò intratterrà i crocieristi con delle conversazioni tematiche di approfondimento su vari aspetti legati alla canzone napoletana, con incontri accompagnati da canto dal vivo e proiezioni di documenti storici.Il lavoro condotto dalla Scoop Travel e da MSC Crociere mira a creare un futuro dove Napoli possa ritornare agli antichi splendori e rappresentare non solo una destinazione turistica matura, ma anche un crocevia di scambi culturali ed una vera Capitale del Mediterraneo. Per informazioni e prenotazioni: 0815567741

Eleonora Belfiore

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ieci giorni fa si è conclusa la 119° edizione del Sei Nazioni, giunto alla sua 14° edizione con l’attuale format a sei squadre, ovvero da quando vi partecipa l’Italia. L’Italia appunto, o meglio l’Italrugby , che da quattordici anni insegue risultati e dimostrazioni di forza

Diego Spezzacatena Segue a pagina 22

Pizzaioli con professionalità Presso il ristorante “La Caraffa” si è concluso il Corso “Pizza Style School”

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resso il noto ristorante pizzeria “La Caraffa”, in via Piave 41, a Napoli, si è svolta la cerimonia di consegna degli attestati agli allievi del Corso Pizzaiolo Professionista “Pizza Style School” organizzato da “La Caraffa”

Domenico Raio

Segue a pagina 21

Via Piave, 41 Napoli Tel. 081. 640330

Speciale Roma pag.12, Milano pag.13, Firenze pag.16, Salerno pag. 24


ESTERI

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a cura di Luigi Pennino

La Thailandia blocca il commercio dell’avorio Una petizione del Wwf per salvare gli elefanti e bloccare il commercio dell’ “oro bianco”

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l primo ministro della Thailandia, Yingluck Shinawatra, nella giornata di apertura dei lavori della conferenza mondiale della CITES – la Convenzione sul commercio internazionale di specie minacciate di estinzione – svoltasi a Bangkok ha annunciato lo stop al commercio dell’avorio e la volontà del Paese di impegnarsi nel combattere l’illegalità di tale pratiche, “Come prossimo passo - ha detto Shinawatra - riformeremo la legislazione nazionale con l’obiettivo di porre fine al commercio dell’avorio e allinearci con le normative internazionali. Questo ci aiuterà a proteggere tutte le specie di

elefanti, da quelli africani a quelli tailandesi selvatici o domestici.” La decisone è stata preceduta da una petizione del Wwf lanciata contemporaneamente in 156 paesi del mondo, capace di raccogliere in poche settimane 1.5 milioni di firme e consegnate al Primo ministro pochi giorni prima dell’inizio della Conferenza internazionale. La fine del commercio dell’avorio – un materiale ricavato dalle zanne degli elefanti e utilizzato per produrre gioielli, suppellettili e oggettistica per la casa – che ha in Thailandia il più grande mercato non regolamentato al mondo, legato alla commercializzazione illegale di parti di anima-

Zanne di elefante li e di proporzioni tali da essere secondo al traffico criminale di armi e droga, avrà un ruolo strategico nell’arrestare il drammatico bracconaggio degli elefanti che ogni

anno causa la strage di decine di migliaia di esemplari. Dal rapporto presentato dal Wwf contro il mercato dell’avorio, cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni, in particolare a partire dal 1997 quando il Sudafrica chiese al Cites il permesso di vendere al Giappone l’avorio stoccato con il conseguente aumento della domanda e incentivando il bracconaggio illegale, risulta che il commercio di prodotti di specie selvatiche è ormai gestito da reti criminali internazionali. Il coinvolgimento della criminalità organizzata e dei gruppi ribelli nei crimini contro la fauna è in aumento e i profitti derivanti sono utilizzati per l’acquisto di armi, per finanziare i conflitti civili, il terrorismo e le attività connesse. La speranza è che a breve tutti i governi interessati da questa pratica si rendano finalmente conto dell’aspetto non solo illegale e contro natura ma anche delle ricadute sulla tutela dell’ambiente e delle lacerazione sociali ed economiche che ne conseguono, e riescano finalmente a condannare questa grave minaccia restituendo nuove possibilità ai loro territori.

Giovanna Potere

UE: da sogno desiderato a realtà fallimentare L’Europa come comunità capace di suscitare senso di appartenenza tra i cittadini è ancora un’utopia

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Bagno trasformato

ino a qualche anno fa l’idea dell’Europa Unita era vissuta come una delle più affascinanti della nostra politica, un grande obiettivo che avrebbe portato prosperità, stabilità e sicurezza agli Stati che ne avrebbero fatto parte. I gruppi politici delle varie nazioni facevano a gara per dimostrarsi europeisti e l’Italia era forse la maggiore fautrice. Oggi quei tempi sembrano lontani e, con il senno del poi, l’idea stessa dell’E.U. viene giudicata fallimentare. L’introduzione dell’euro ha comportato la circolazione fuori controllo di una moneta con scarsa percezione del suo valore, aggravio di spesa e pesanti

oneri per la famiglie. Alcuni Stati hanno riversato sull’Europa le loro criticità fidando in un risanamento generale ma contribuendo solo a complicare di più il tutto. L’abolizione delle frontiere e sbarchi clandestini hanno determinato smodata immigrazione, aumento di criminalità e problemi di intolleranza. La crescente pressione fiscale ha determinato calo del commercio, chiusura di attività e disoccupazione. Il debito pubblico ha raggiunto livelli insostenibili. E la spirale della crisi si avvita sempre più su se stessa. Molti oggi avvertono le istituzioni europee come un organismo estraneo e invasivo ed auspicano una rottura del grande patto unitario a favore di semplici accordi multilaterali di libero scambio. Il cosiddetto Fondo Salva Stati venne introdotto per far fronte all’imminente bancarotta della Grecia. Ma non si tenne abbastanza conto del fatto che il rischio di crack stava investendo anche il Portogallo e la U.E. una realtà fallimentare Spagna. E non si è calcolato che gli Stati che beneficiano del prestito dell’U.E. Il fondo chiuso di private equity comunque si indebitano verso la stessa Mata Hari, la bajadera del tempio E.U. ed è difficile per essi risalire la chiLa storia dell’automobile na. Oggi ci troviamo a vivere nell’U.E. Cena al Museo “Caruso” Ma permangono, oltre le perplessità, Concorsi e “meritocrazia” anche difficoltà e problemi oggettivi. L’idea dell’Unità Europea si è modellaMostra collettiva “MimosArt” ta sull’idea degli Stati Uniti d’America. “La torre d’avorio” di Zingaretti Ma l’dea è partita da un riferimento che Il salotto letterario “Cosmoggi” non trova riscontro nella nostra realtà. L’uso prolungato di aspirina Gli Stati Uniti d’America sono nati sulSpeciale Roma la base di una lingua e di un’economia Speciale Milano comune e condivisa. Da noi ci sono tante lingue per quante sono le nazioni Strada o piazza a Roberto Murolo ed è difficile trovare un’intesa fra realOscar 2013: “Les Miserables” tà frammentate e troppo radicate nelle Speciale Firenze loro specificità e tradizioni. La globalizMercatino zazione ha sicuramente ridotto molte Ascoltare musica gratis con Spotifiy differenze e possiamo parlare di una certa comunanza di valori. Ma l’EuroPoesie pa intesa come comunità verso la quale Recensioni libri possa esserci il senso di appartenenza “Le Solitudini” è ancora un’utopia e forse potrà essere I benefici dello stretching raggiunta solo fra qualche generazione.

SOMMARIETTO

Pag. 2 Pag. 3 Pag. 4 Pag. 5 Pag. 6 Pag. 7 Pag. 8 Pag. 9 Pag. 10 Pag. 11 Pag. 12 Pag. 13 Pag. 14 Pag. 15 Pag. 16 Pag. 17 Pag. 18 Pag. 19 Pag. 20 Pag. 21 Pag. 22 Pag. 23 Anche a Papa Francesco Pag. 24 Speciale Salerno

Fausto Maeseglia

A Londra un bagno pubblico diventa caffè alla moda La stravagante idea di un imprenditore inglese in Foley Street

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a oggi è possibile mangiare e bere in un ex bagno pubblico. Dove? A Londra, la capitale del Regno Unito. La stravagante idea è venuta a un imprenditore inglese che ha trasformato un vecchio e semiabbandonato bagno pubblico in un locale alla moda. Un vero e proprio caffè, dove ci si può incontrare con gli amici per chiacchierare davanti a una bella tazza calda e fumante. Il locale si trova a Londra appunto, in Foley Street, e ha aperto i battenti lo scorso mese di febbraio, come riporta il newspaper Daily Mail. Qui è possibile trovare vecchi orinatoi in porcellana di fine Ottocento che sono stati trasformati in comodi posti individuali. Il proprietario ha dichiarato che ha intenzione di espandere la sua attività così da poter offrire ai propri clienti cibo a livello di ristorante stellato. La ristrutturazione del locale è costata 115.00 euro. Dal secolo scorso, infatti, non è mai stato difficile trovare un bagno pubblico a Londra. Un servizio prontamente utilizzabile dal cittadino e dal turista. Basta consumare qualcosa nei locali, oppure andare nelle stazioni ferroviarie e nelle metropolitane. Qui sono a pagamento: 20 pence da inserire nell’apposita macchinetta. E se non hai a disposizione le mone-

te puoi cambiare le tue banconote nei distributori di cambio. Servizi igienici possono essere trovati anche nelle autostazioni e nei luoghi di interesse turistico. Qui in genere sono tenuti bene e attrezzati soprattutto per disabili e bambini piccoli. Nei fine settimana inoltre a Londra vengono installati dei vespasiani in plastica (usati dagli uomini), onde evitare che la gente orini per strada (cosa che costituisce reato) o magari su qualche monumento storico. La geniale trovata dell’imprenditore, dimostra ancora una volta quanto Londra sia (da sempre) la capitale dell’avanguardia. La città che detta le leggi della moda e delle novità in fatto di costume in Europa e anche in tutto il mondo. “Swingin’ London” era chiamata nei favolosi ’60. Centro nevralgico di un fenomeno culturale che portò i giovani a orientarsi verso il nuovo e il moderno. Il termine fu coniato dal Time il 15 aprile del 1966. Sembra il caso di citare le parole dello scrittore inglese William Hazlitt:” Non penso possa esistere qualcosa che meriti essere chiamata Società al di fuori della città di Londra”.

Vincenzo Chiummo


ECONOMIA

a cura di Alfonso Spizuoco

Il Fondo Chiuso di Private Equity

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90 giorni per la verifica dei documenti prodotti

’attività di investimento praticata in Italia attraverso il private equity , per esplicita riserva di legge, si svolge esclusivamente con la costituzione di una Società di Gestione del Risparmio (di seguito, anche, “SGR”). La SGR può gestire uno o più Fondi Chiusi, id est, un fondo comune di investimento costituito da un numero di quote di partecipazione fisso offerto a e sottoscritto da un numero definito di soggetti, in cui il diritto al rimborso delle stesse viene riconosciuto solo con scadenze predeterminate e secondo modi specificamente dettagliati nel regolamento interno che deve essere approvato dalla Banca d’Italia. Devono necessariamente assumere la forma chiusa, i Fondi che investono in strumenti finanziari non quotati in misura superiore al 10% del patrimonio, in crediti, in attività immobiliari, e in altri beni diversi dagli strumenti finanziari indicati nel Decreto del Ministero del Tesoro 228/1999 che abbiano un mercato. Il Fondo Chiuso, inoltre, non può investire il suo patrimonio in beni ceduti o conferiti da un socio o un amministratore o un sindaco dell’SGR o da una società del gruppo né beni del Fondo possono essere ceduti a tali soggetti. La Banca d’Italia, sentita la Consob, autorizza le SGR ad operare quando, verificata la

Banca d’Italia idonea domanda e i relativi documenti allegati entro 90 giorni, determina che ricorrono le seguenti condizioni: (i) sia adottata la forma di società per azioni; (ii) la sede legale e direzione generale siano situate in Italia; (iii) il capitale sociale versato sia non inferiore a quello stabilito dalla Banca d’Italia (oggi pari a euro 1 milione); (iv) gli amministratori, dirigenti e controllori posseggano i requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza richiesti dalla legge in materia; (v) i titolari di partecipazioni nella SGR che ne consentono il suo controllo o la influenza notevole su di esso o comunque siano superiori al

10% del capitale posseggono i requisiti di onorabilità richiesti dalla legge in materia e non ricorrono condizioni di gestione non sana e prudente che impongano diniego dell’ autorizzazione…; (vi) la struttura di cui è parte non pregiudichi l’effettiva vigilanza e sono fornite le informazioni sulla compravendita di partecipazioni sociali nel suo capitale; (vii) sia presentato oltre a statuto e atto costitutivo un programma sull’attività iniziale e una relazione sulla struttura organizzativa; (viii) sia inclusa la dizione SGR nella denominazione sociale. Col rilascio dell’autorizzazione, la SGR viene iscritta

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nell’albo tenuto presso la Banca d’Italia. La SGR autorizzata potrà iniziare ad operare e potrà costituire un Fondo Chiuso d’Investimento. Per costituire un Fondo d’Investimento, la SGR presenterà alla Banca d’Italia una idonea domanda, il cui iter richiede massimo 90 giorni - riducibili sino a 20 giorni a seconda del fatto che il regolamento del Fondo che si sottoponga all’autorizzazione sia un modello che segue uno schema riconosciuto dalla Banca d’Italia. Il regolamento del Fondo conterrà ampia descrizione di tutta la sua struttura e, tra l’altro, dichiarerà l’intenzione di presentare domanda di quotazione su un segmento del mercato borsistico, gestito in Italia da Borsa Italiana, dei suoi titoli rappresentativi e spiegherà le sue caratteristiche, la durata (che non può eccedere 30 anni), le linee guida di investimento e rimborso, i compensi alla SGR e ad eventuali società di advisory e consulenza sulla strategia e sugli investimenti e indicherà la tipologia di investitori cui si rivolgerà – id est, se si tratta di un fondo riservato a investitori qualificati ovvero si rivolga al pubblico indistinto. Il Fund Raising del Fondo (e non della SGR, che del Fondo è l’ente promotore e gestore e che è dotato di un suo diverso e distinto capitale e patrimonio) si raccoglie con la presentazione al pubblico di investitori cui ci si vuole rivolgere di un prospetto d’investimento redatto ai sensi e per gli effetti della normativa vigente.

Gualtierluigi Guadagno

Stanziati nuovi fondi per l’area portuale di Gaeta Dal Cipe ulteriori 33 milioni di euro destinati a finanziare lavori immediati per dragare il fondo del mare

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opo i lavori di ampliamento delle banchine e i dragaggi appena terminati (per un investimento di 40 milioni di euro da parte dell’Autorità Portuale dei porti di Roma e del Lazio), sono in arrivo nuove risorse per l’area portuale di Gaeta. Dal Cipe, infatti, è in arrivo uno stanziamento di ulteriori 33 milioni di euro (sugli 80 disponibili nel fondo per le infrastrutture portuali), deliberato il 21 Dicembre 2012, che sarà destinato a finanziare i lavori immediati per dragare il fondo del mare antistante la banchina fino a una profondità di 14 metri, con l’obiettivo di permettere l’attracco anche di navi di grande tonnellaggio. La somma, disponibile fin

da subito, permetterà anche di iniziare le opere di ampliamento ulteriore delle banchine e della superficie dei piazzali portuali, che passerà dagli attuali 40mila ai futuri 120mila metri quadrati. Questi interventi permetteranno di attivare traffici nuovi ed il trasferimento di importanti risorse non solo per il porto, ma per tutto l’indotto circostante. Intergroup - informa una nota dell’azienda - potrà così aumentare la propria competitività sullo scalo marittimo del sud del Lazio, dove già è presente con il suo quartier generale. A tale stanziamento se ne aggiungerà un altro di 14 milioni di euro da parte dell’Autorità Portuale

Porto di Gaeta

dei porti di Roma e del Lazio, con l’obiettivo di intervenire su tutto il lungomare, migliorando l’illuminazione, incrementando i posti auto, rifacendo i marciapiedi e realizzando una pista ciclabile. Un altro milione di euro verrà stanziato dal comune per l’arredo urbano. In un quadro di sviluppo complessivo che non investe solo il mondo dello shipping, ma anche per dare maggior impulso e valorizzazione alla sempre più crescente vocazione turistica di una delle perle del litorale pontino.

Giuseppe Orso

Breve Storia FE. GES. C. A.

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a FE. GES. C. A. nasce nel 1996 a tutela dei gestori degli impianti di carburanti: è diretta da un ex ispettore di compagnia petrolifera e dal 2003 fa parte della CISAL. Nasce per affrontare sul piano concreto le problematiche del settore che, e soprattutto, a formare professionalmente i gestori, i quali per esclusiva volontà delle società petrolifere sono stati formati a loro uso e consumo. Poiché gestori non si nasce, ma si diventa! Bisogna dimenticare la figura tradizionale del gestore benzinaio: da semplice venditore di carburante, il gestore del domani, dovrà trasformarsi in un vero e proprio professionista del settore. La FE. GES. C.A. è contraria agli scioperi strumentali e politici, non prestandosi ai giochi operati dalle compagnie petrolifere. La FE. GES. C. A. è sensibile alla salute dei lavoratori, vigila assiduamente sul rispetto e la salvaguardia dell’ambiente, senza trascurare il posto di lavoro ed il lato economico del gestore in

modo da consentirgli una vita decorosa in un territorio sano. Nel settore non vi sono punti di forza, ma solo di debolezza, poiché le compagnie petrolifere hanno attuato quale unico interesse l’utilizzazione di persone, che essendo ignare del settore, potessero corrispondere alle loro esigenze. Le compagnie petrolifere tendono ad eliminare sempre più la figura del gestore, installando sugli impianti il Self-service ed instaurando contratti di partecipazione nella gestione degli impianti. L’ obiettivo della FE. GES. C. A. è quello di formare gestori professionalmente preparati e operanti in un territorio ambientalmente sano, siamo a disposizione di tutti coloro interessati al progetto. La FE. GES. C. A. garantisce una completa assistenza ai gestori degli impianti di carburanti, anche a livello legale.

Segretario Nazionale Luigi Pennino

È nata nel 1996 a tutela dei gestori degli impianti di carburanti


CRONACA

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una grigia mattina del 15 ottobre del 1917, quando Mata Hari, nuda, tranquilla bacia i suoi giustizieri. Il plotone d’ esecuzione è pronto, i soldati, scelti al merito, sono bendati davanti alla ballerina. Il 15 ottobre, Mata Hari, in carcere è stata svegliata all’alba, il capitano Thibaud l’invita a prepararsi per l’esecuzione, lei vestita elegantemente, assistita da due suore, su sua richiesta, è battezza dal cappellano. Scrive tre lettere, una indirizzata alla figlia Jeanne Louise. Tre furgoni, usciti dal carcere, la portano, per ucciderla, al castello di Vincennes. Sul posto dell’esecuzione, Mata Hari, si conforta del braccio di suor Marie, calma, serena, si avvia verso i suoi carnefici; salutata dal plotone, ricambia più volte il saluto con cenni cortesi del capo, prima di essere legata al palo; rifiuta la benda per guardare negli occhi i dodici fanti, reduci del fronte della I Guerra Mondiale, designati ad hoc (essendo lei una spia dei servizi segreti) per giustiziarla: uno di essi, secondo regola, ha il fucile caricato a salve. Una gragnola di undici colpi esplosi contro, di cui otto vanno a vuoto, uno la colpisce al ginocchio, uno al fianco, il terzo dritto al cuore: il maresciallo Pétey, come se non bastasse, le spara alla nuca il colpo di grazia. Nessuno reclama il suo corpo, che trasportato all’Istituto di medicina legale di Parigi per l’autopsia, fu sepolto in una fossa comune. Dopo la separazione dal marito, Greta nel 1903 si era stabilita a Parigi dopo essere stata alcuni anni nelle Indie con il marito. Nel 1895, Margaretha, Greta per gli amici, a soli diciannove anni, aveva sposato il capitano Rudolph Mac Leod, in servizio nelle Indie Olandesi. Un soldataccio, più anziano di lei di venti anni, un tipo amante dei bordelli, che la conduce a Giava. Dal matrimonio erano nati due figli. Per i continui litigi e la morte del figlio, la coppia si separa ben presto. Margaretha Geertruida Zelle, era nata a Leeuwarden in Olanda il 7 agosto 1876, da un’agiata famiglia borghese, caduta in povertà. La «danzatrice venuta dall’Oriente», consacrata nel 1905 al teatro Olympia di Parigi, affascina con movenze erotiche, sensuali, intrise di purezza ascetica buddhista. Per vivere posa per pittori, scultori. Ma ha un difetto: i suoi seni sono

a cura di Vincenzo Vinciguerra

Mata Hari, la bajadera del tempio Ballerina orientaleggiante, spia condannata alla pena capitale nel 1917 in Francia

piccoli, avvizziti. Presto, Lady Mac Leod, li camufferà durante gli spettacoli con coppe tempestate di gemme. La sua danza accende la fantasia del barone Henri de Marguérie, che 1904 diventa il primo di una lunga serie di amanti. Conquista i teatri di mezza Europa, seduce un mucchio di ricchi e nobili pretendenti. I suoi spettacoli di burlesche, tenuti nelle case dei nobili parigini, mietono vittime, in particolare, tra le fila degli ufficiali degli eserciti, francesi, tedeschi, spagnoli, olandesi. Un giro enorme di spionaggio-contro spionaggio, condito di sesso, amanti, tradimenti che vede al centro l’ eccitante Bajadera. Che grazie alla sua danza giavanese, che mimava l’atto amoroso verso Shiva, spogliandosi un velo dopo l’altro, conquista i teatri più esclusivi di Parigi dal Moulin Rouge al l Trocadéro, al Café des Nations. Nel 1913, è in tournée in Italia, si esibisce a Roma, a Napoli e a Palermo: il musicista Giacomo Puccini è tra i suoi ammiratori. Alla vigilia della Prima guerra mondiale, diventata nel frattempo l’ amante di una caterva di ufficiali degli eserciti in conflitto, è irretita suo malgrado in un complesso gioco di spionaggio internazionale: la spia tedesca Mata Hari, più nota con la sigla H2, è intercettata dalla centrale radio della Tour Eiffel. Il 13 febbraio1917 rientrata a Parigi, è arrestata nella sua camera dell’albergo Elysée Palace e condotta nel carcere di Saint-Lazare.

Fu necessario cambiare il suo nome, troppo borghese ed europeo: così Guimet scelse il nome, d’origine malese, di Mata Hari, letteralmente «Occhio dell’Alba» e quindi “Sole”. L’esibizione di Mata Hari nel museo Guimet

> Segue dalla prima

“Lasciate stare e pigliatevi ’nu cafè”

La Cassazione interviene in materia di istigazione alla corruzione

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embra siano state queste le parole pronunciate da un automobilista napoletano, fermato da due agenti della polizia stradale, per convincerli a non multarlo: l’uomo – come si legge nella motivazione – avrebbe offerto loro 10 € (debitamente inserite nella carta di circolazione consegnata) per «indurli a compiere un atto contrario al proprio dovere d’ufficio e più precisamente l’omettere la contestazione dell’infrazione al codice della strada appena commessa». Dal momento che, nella medesima situazione, l’invito era stato più volte ripetuto (in sentenza – la n.ro 7505/2013 – si parla di «reiterate insistenze»), i due agenti avevano deciso di denunciarlo: solo in Appello, però, ottengono ragione, visto che in primo grado l’ardito signore veniva assolto. Secondo i giudici di merito, infatti, l’ipotesi andava regolata ai sensi dell’art. 322, comma 2, c.p., in tema di istigazione alla corruzione. Di diverso avviso è stata la Cassazione, secondo la quale il fatto andava piuttosto ricondotto all’art. 314 c.p. abrogato: confermando quanto stabilito in primo grado, i giudici della Sesta Sezione penale hanno, infatti, chiarito che l’offerta formulata ai due agenti «non presentava, per la risibilità della somma proposta, per le qualità personali del destinatario e per la sua posizione economica, il connotato della serietà, indispensabile per poterla ritenere idonea, potenzialmente e funzionalmente, ad indurre il destinatario a compiere l’atto contrario ai suoi doveri d’ufficio». In altre parole, si sarebbe trattato di un gesto compiuto da un soggetto assolutamente incapace di comprenderne il relativo disvalore. In questo modo, hanno, dunque, “perdonato” l’uomo, annullando senza rinvio la sentenza «perché il fatto non sussiste».

Francesco Cecere

Adelaide Caravaglios

Riceviamo e pubblichiamo

Il Progetto Diversamente Moda non deve fermarsi…

Appello del Presidente dell’Associazione A.N.I.D.A. Giuseppe Sannino

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’associazione A.N.I.D.A. sta portando avanti un progetto con contenuti fortemente innovativi, che prevede l’inserimento lavorativo di Diversamente Abili e categorie svantaggiate in un settore che non conosce crisi, quello dell’alta moda, attraverso la realizzazione di un laboratorio sperimentale di cucito altamente specializzato. Tale modello di impresa sociale specializzata è replicabile. Nella fase iniziale del progetto è già previsto l’inserimento di almeno 20/25 risorse. La conferma della validità del progetto sta anche nelle parole del Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Cav. Mario Boselli “La moda

batte la crisi” e nella lettera inviata all’associazione nella quale ha premiato l’idea di un laboratorio di cucito per capi di alta Moda e si è impegnato non appena sarà operativo a segnalarlo alle maison loro associate, affinché valutino la possibilità di affidare delle commesse lavorative. Altresì, ha riservato un corner ai volontari dell’A.N.I.D.A. durante la settimana della Moda di Milano che si è tenuta dal 20 al 26 febbraio 2013, per l’occasione l’associazione ha realizzato un secondo campionario di abiti prototipo. Il progetto dell’’A.N.I.D.A. ha riscosso grande interesse ed entusiasmo da parte degli industriali presenti alla manifestazione, che

hanno rimarcato una carenza di manodopera specializzata nel loro settore e che sono sempre alla ricerca di laboratori in grado di cucire i loro capi. Ad oggi non esiste una vera e propria scuola dell’arte del cucito semi-sartoriale. Il Presidente dell’A.N.I.D.A. Giuseppe Sannino dichiara che la passione e la volontà sono stati indispensabili per realizzare i capi prototipo, ma per accettare le collaborazioni con queste prestigiose maison, oltre al locale messo a disposizione da uno degli associati, c’è bisogno di macchinari moderni e principalmente di formazione per alzare il livello di specializzazione dei giovani che lavorano al progetto. La formazione dovrebbe essere effettuata dall’assessorato regionale della Campania Formazione e

Lavoro guidato da Severino Nappi, che più volte a diversi tavoli con l’associazione e le altre istituzioni locali ha enunciato i suoi buoni propositi, ma purtroppo non li ha mai concretizzati in vere iniziative volte alla realizzazione del progetto. Invece per quanto riguarda l’investimento in macchinari, oltre alle solite strade del finanziamento pubblico ben accette, ma che prevedono tempi lunghi per la realizzazione, il Presidente Sannino lancia un’ideaappello agli imprenditori del settore che loro malgrado non possedendo un elevato grado di specializzazione e producendo capi di abbigliamento destinati ad un mercato diverso si trovano in condizioni di crisi o addirittura stanno chiudendo. Sannino nel suo appello si rivolge al privato per

creare un possibile partenariato con queste aziende o per ricevere in donazione i macchinari industriali. Altresì invita gli artigiani della moda in pensione a contattare l’associazione all’indirizzo e-mail anidaweb@libero.it o telefonare al Presidente per offrire la loro esperienza alle giovani maestranze dell’A.N.I.D.A. Il Presidente Sannino conclude affermando “Noi non ci arrendiamo” siamo tenaci, la disabilità non ci ha fermato fino ad ora, non ci faremo fermare dalla indifferenza delle Istituzioni e della Politica.


AUTO E MOTO

a cura di Vincenzo Adinolfi

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Le pietre miliari nella storia dell’automobile A distanza di cinquant’anni ancora adottati gli schemi dei grandi progettisti d’un tempo

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uccede spesso che chi possiede un veicolo storico, magari ereditato dal nonno, sia innamorato a tal punto di quel modello che finisce per decantarne i pregi come se fosse “il più geniale”, quello che “ha segnato una svolta nella storia dell’auto”, l’auto “dopo la quale niente è stato più come prima” per non dire “la prima auto che …”. A ben vedere, invece, l’automobile dai suoi primi esordi all’inizio del secolo scorso fino ai giorni nostri, è rimasta sempre la stessa: quattro ruote spinte da un motore a scoppio, un pistone che muovendosi trasforma un movimento circolare in una moto lineare. È pur vero che nel complesso l’auto si è evoluta, ma lo ha fatto a piccoli passi migliorando gradualmente solo prerogative già sue fin dall’inizio: freni, sospensioni, sterzo, aria condizionata, finestrini elettrici e così via. In definitiva, tranne esigue lodevoli eccezioni, è praticamente impossibile attribuire ad un modello il merito di un salto di qualità significativo verso il progresso capace di Motore a scoppio imporre un distacco vistoso rispetto alla produzione loro contemporanea.Tra gli unici talentuosi, capaci di indurre gli altri costruttori all’inseguimento, vanno senz’altro annoverati Eugenio Barsanti e Felice Matteucci che nel 1854 idearono il primo motore a scoppio a benzina, Rudolf Diesel che nel 1893 brevettò l’omonimo motore a nafta, Vincenzo Lancia che introdusse la scocca

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n questi giorni ha aperto i battenti la 70° edizione dell’Esposizione Internazionale del Motociclo, ormai comunemente abbreviata in EICMA, che come ogni anno rappresenta la passerella per le Case motociclistiche e l’occasione per presentare le novità. E proprio 35 anni fa, nel 1977 a Milano, la Laverda presentò una moto che non solo tagliava i ponti con la tradizione della Casa di Breganze, salita alla ribalta alla fine degli anni Sessanta con le sue bici-cilindriche monoalbero di 750 cm, ma costituiva il coraggioso tentativo di aprire nuove strade nel settore delle maximoto, allora dominato dalle Case giapponesi con le loro pluricilindriche. All’inizio degli anni Settanta la Laverda aveva affiancato alla sua bilicindrica 750 SF la sua naturale evoluzione, una sportiva spinta da un motore tre cilindri bialbero di 1000 cm, una moto di indubbio fascino, pur se vessata da qualche problema di messa a punto, che poneva definitivamente la Laverda tra le piccole Case costruttrici di moto esclusive, destinate ai veri appassionati. Ma questa connotazione e una certa stabilità sul mercato non impedì ai massimi responsabili aziendali, ovvero Massimo Laverda (direttore di stabilimento), Luciano Zen (direttore tecnico) e Luciano Zuccarelli (direttore commerciale) di guardare oltre. Per questo fu deciso di avviare un progetto e lo sviluppo di un nuovo motore di elevate prestazioni destinato a motorizzare le Laverda stradali per i successivi due decenni. Per avviare il progetto ci

portante negli anni venti, Citroen che adottò la trazione anteriore nel 1934 e Alec Issigonis che nella sua Mini del 1967 unì, alla trazione anteriore ormai già affermatasi, la disposizione trasversale del motore consentendo un razionale sfruttamento dello spazio dell’abitacolo. Tutti li imitarono ed il fatto che a distanza di cinquant’anni la stragrande maggioranza delle attuali automobili adotti ancora con successo gli schemi sopracitati, è la dimostrazione che le idee di quegli uomini geniali, furono tra quelle poche in grado di segnare una svolta nel progresso automobilistico. Tolti Lancia, Citroen e Issigonis è difficile trovare altri esempi di tecnica rivoluzionaria altrettanto incisivi: nessuno ha, infatti, dimostrato eguali capacità e coraggio nel percorrere nuove strade. In concreto non si è più visto niente di rivoluzionario, ma solo tanti esperimenti falliti: motori a turbina, motori rotativi Wankel, energia solare, ecc... Il fatto che le “svolte storiche” siano state così poche nell’arco di un intero secolo, è dovuto essenzialmente all’immobilismo e al tradizionalismo dei costruttori. Se una volta, infatti, la produzione era condizionata dai progettisti, veri e propri artisti camuffati da tecnici, oggi la fanno da padrone gli uomini del marketing, appassionati solo di fatturati, condizionati dalla lobby dei petrolieri. Un nuovo modello, in pratica non rappresenta più una evoluzione, un tentativo di proporre qualcosa di diverso, ma al contrario solo quello che il pubblico si aspetta. In pratica non importa più che l’auto sia bella, ma solo che sappia accontentare il cliente o si rischia di non riuscirla a vendere. Date queste premesse è chiaro che il prodotto finale non può che rivelare un generale appiattimento dei nuovi modelli sia nella forma che nei contenuti. È vero che dopo oltre cento anni le automobili di oggi sono assai più veloci, comode e affidabili, ma a ben vedere si tratta del perfezionamento di un prodotto che dimostra tutti i suoi limiti, un oggetto oramai datato divenuto freddo ed impersonale.

Federica Adinolfi

Lancia Lambda del 1922

Morris Mini Minor del 1967

Citroen Traction Avant del 1934

Laverda V6 compie trentacinque anni Debuttò al circuit Paul Ricard nel sud della Francia a cura di Italo Sgherzi si rivolse a un consulente esterno, che potesse portare la sua esperienza specifica all’azienda veneta, che fino ad allora aveva contato sulla guida tecnica di Massimo Laverda e Luciano Zen. Come spiegato con dovizia di particolari dall’ingegner Piero Laverda in un apposito capitolo del libro di Nunzia Manicardi “Giulio Alfieri, l’ingegnere” edito da ASI Service, le strade della Laverda e quelle del famoso progettista cui si devono decine di motori, i più famosi dei quali disegnati per le Maserati, si incrociarono. Fu allora che subentrarono la GEPI e De Tomaso Alfieri, descritto da chi lo ha conosciuto come un personaggio tanto schivo quanto appassionato del proprio lavoro, si mise subito all’opera applicando le sue eccellenti qualità di progettista a un motore sei cilindri a V di 90° assai simile al suo lavoro più recente, il motore per la Citroen SM. Bastarono poche settimane per presentare il progetto e convincere i vertici Laverda che quella sarebbe stata la base di partenza per le Laverda del futuro. E ne avevano ben donde: si trattava di un motore 6 cilindri a V di 90°, con distribuzione bialbero in testa comandata da catena, quattro valvole per cilindro e raffreddamento ad acqua. Pensato per es-

sere disposto longitudinalmente, aveva una struttura tale da poter integrare quella del telaio in tubi d’acciaio e il cambio in blocco a 5 rapporti con alberi anch’essi longitudinali e l’uscita adatta al collegamento ad un albero di trasmissione alla ruota posteriore, mediante giunto a crociera cardanico. Ma non era questa la vera novità: Guzzi era da circa 10 anni in produzione con un V2 di 90° e la stessa Honda aveva solo da qualche anno presentato la GL1000 Gold Wing con motore 4 cilindri contrapposti, raffreddamento ad acqua e trasmissione ad albero. Ma la nuova Laverda era inedita nel frazionamento (per le moto), le quattro valvole per cilindro (fino ad allora tipiche

dei motori da GP) e all’albero, per compensare parzialmente la coppia di reazione. La modularità, poi, era tale che una “bancata” di tre cilindri poteva generare un tricilindrico di 500-600 cm che manteneva comunque un legame col passato della Laverda. Quell’anno la classica maratona motociclistica di 24 ore si spostò dalla sede “storica” di Le Mans a quella del più moderno Circuit Paul Ricard, situato nel sud della Francia, organizzata dalla rivista francese Moto Revue. Una gara dal preannunciato dominio Honda, l’unica casa che avesse perso davvero sul serio l’impegno dell’endurance, preparando le sue formidabili RCB 1000 bialbero affidate a equipaggi veloci e

di grande esperienza. Dunque la Laverda, forse in modo un po’ affrettato decise di saggiare la bontà del suo nuovo progetto in questa difficile trasferta. La cronaca della gara, opera dell’indimenticato Roberto Patrignani per la rivista Motociclismo, liquida con queste testuali poche parole il debutto V6:” In quanto alla Laverda sei cilindri condotta da Cereghini-Perugini, benché alla nona ora sia costretta al ritiro a causa della rottura della crociera della trasmissione a cardano, il suo comportamento, considerando che si trattava del debutto, è ugualmente da ritenersi positivo, anche se alcune cose vanno messe a posto…”. In gara, quell’anno, c’era anche una Yamaha OW31 da Gran Premio, leggera e potente (anche se un po’ “addomesticata” per aumentarne l’affidabilità) la moto giapponese era la sola che poteva competere in velocità con la moto italiana. Piero Laverda riferisce che su lungo rettilineo del Mistral la V6 fu cronometrata a 276 km/h!. Al ritorno a Breganze, lo staff tecnico fu certamente rinvigorito dall’esperienza francese, tanto da pianificare una serie di interenti e ulteriori sperimentazioni per portare il progetto verso la sua fase finale.


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TURISMO ENOGASTRONOMICO

a cura di Valterino Ziviello

Cena al museo

Al ristorante sorrentino Caruso, dedicato al grande tenore, si è tenuta la celebrazione annuale. A proporre la sinfonia lo chef Giuseppe Persico con i suoi piatti

S

erata con cena al museo. Oggi risulta u n ’a v ve n t u r a realizzabile. Anzi abbastanza diffusa. Anche grandi istituzioni internazionali hanno concesso spazi all’interno delle sale consacrate all’arte o alla scienza. Ma prima che diventasse di moda cenare in ristoranti gourmet nel cuore di prestigiosi musei esistevano pochissime realtà dove si combinava in modo magistrale l’arte con la cucina. Si contavano sulle dita delle mani i ristoratori che avevano deciso di dedicare il proprio locale ad un tema, un arte, un personaggio. Uno di questi è sicuramente Paolo Esposito che nel 1987 decise di aprire un ristorante tutto dedicato al grande tenore Enrico Caruso. Oggetti, dipinti,

spartiti, foto, dischi rari e libretti d’opera, della voce italiana più famosa di tutti i tempi, fanno da arredo all’elegante locale che si trova nel cuore antico di Sorrento, a pochi passi da piazza Tasso. Qui con l’aiuto di Guido D’Onofrio, carusiano doc e amico di famiglia dei discendenti del cantante lirico, ha realizzato un vero e proprio museo che fa onore alla memoria di Caruso e alla migliore tradizione della cucina mediterranea. Paolo Esposito sin dall’inizio ha messo la propria cucina sotto l’etichetta della qualità e dell’ eccellenza della materia prima e ha fatto dirigere i fornelli a chef di grande talento. Il successo del ristorante Caruso che passa attraverso pietanze che hanno ridisegnato la

storia della cucina costiera continua oggi con giovani chef come Giuseppe Persico che propone, non a caso, piatti che si svelano come vere e proprie sinfonie. Prova ne sono le “Fettucelle verdi con cannolicchi e salsa di peperoni” o il “4 tipi di riso con gamberi e curry”, il “Pacchero gratinato ripieno di baccalà su letto di pomodori” o ancora il “Filetto di pesce con carciofi e patate”. Uno degli antipasti che apre, in modo pirotecnico, il menù è la tavolozza di crudo di pesce, dove la freschezza del pescato si inebria della bravura dello chef e nasce un viaggio nel gusto del mediterraneo. Merluzzo, spigola, scampo, ostrica, gambero e cannolicchio vengono serviti crudi e accompagnati da intingoli

che partono dalla salsa di arancio, al riso misto con limone e nero di seppia e arrivano all’olio aromatizzato alla vaniglia e alla cipolla di Tropea marinata. Ci sono anche antipasti più semplici ma dal gusto deciso come “Cuori di carciofi crudi con ruchetta selvatica e provolone del Monaco”. È con questi piatti che Esposito ha conquistato il cuore dei “carusiani” e della clientela internazionale, tanto che con il tempo ha rilevato il locale adiacente facendo nascere, nel 2006, il ristorante pizzeria “La Basilica” che con il pizzaiolo Bartolo De Simone offre una invitante alternativa ai piatti che arrivano dalla cucina del “Caruso”. Anche la cantina, una delle più fornite della costiera,

offre una notevole scelta che va dagli champagne e i grandi bianchi francesi fino alle migliori etichette campane passando per i prestigiosi rossi nazionali. Questo contesto ha realizzato il miracolo di trasformare il locale di Esposito, che continua a

con gelato a vaniglia” e “Semifreddo al croccantino” sono i testimoni della giusta e gustosa attenzione che si dà ai dessert di fine pasto. Anche quest’anno il “Caruso” ha tributato l’omaggio al grande cantante con una cena di gala. E a parte gli ospiti d’onore, tra

dirigere le sue attività con l’entusiasmo di sempre, in un museo dedicato a Caruso e al tempo stesso alla grande crescita della cucina sorrentina. Basta dare un’occhiata alla carta dei dolci, governata dal giovane e bravo pasticcere Raffaele D’Urso, per capire l’intensità di questa crescita. “Creme brulè e fragoline”, “Mousse di cassata

cui i nipoti del cantante ed il regista della fiction televisiva trasmessa dalla Rai), ed i “carusiani” di tutt’Italia che lo hanno ricordato, il ruolo più difficile è stato quello dello chef che nel ristorante museo ha proposto un menù all’altezza dell’evento. Ma lo chef Persico ci sa fare con le sinfonie.

Ivana Porcini

Parmentier, le patate e il gattò

Alla conquista

L’agronomo e nutrizionista francese dedicò le sue energie alla diffusione e allo studio del tubero importato dagli spagnoli dal centro-sud America

dell‘America e della Svizzera

A

ntoine Parmentier fu un agronomo e nutrizionista francese vissuto tra la metà del ‘700 e gli inizi dell’ ‘800 che, durante la prigionia in Germania, siamo nel periodo della guerra dei Sette Anni, scoprì le qualità nutritive di una strana pianta d’origine centro-sud americana, importata tempo prima dagli spagnoli: la patata. Quella scoperta fu fatale. Dal primo incontro, potremmo dire, e sino alla morte, il dottor Parmentier si dedicò anima e corpo alla diffusione del tubero da lui studiato e ne scrisse anche un trattatello che gli valse premi e onorificenze. Addirittura il nostro dottore riuscì a rendere il fior di patata ornamentale e talvolta pare sia stato utilizzato persino qual nota di colore per abbellire le parrucche delle dame più à la page di Parigi. Dall’introduzione in Europa a cura degli spagnoli di ritorno dalle Colonie al suo sviluppo, grazie a Parmentier, a cavallo dei secoli e

Patate in mostra

sino all’800, la patata ebbe crescente successo anche grazie al fatto che era resistente agli agenti patogeni e facile da coltivare, e si rivelò perfetta per fronteggiare le carestie che affliggevano il Vecchio Continente. Fu proprio però nella Francia d’inizio ‘800 che la patata trovò la sua consacrazione anche nella Haute Cuisine, grazie al famoso cuoco Antoine Caréme. Col tempo, s’è detto, anche in Italia la patata prese piede e, tra una casseruola di patate al rosmarino, una crocchetta e un purè, si fece strada in tutte le case dall’Alpi a Capo Passero. Fermandosi, però, con piacere al Sud dove qualche anima fantasiosa, forse per metà d’origine francese… un monzù di qualche aristocratica famiglia napoletana magari, pensò bene d’unire, in una pirofila alta imburrata, delle patate lesse schiacciate, rinvenute e lavorate con formaggio grattugiato, uova e del latte, per rendere l’impasto liscio, con tocchetti di salame o prosciutto cotto, fettine di provola e/o mozzarella – forse rimanenze di fine giornata, chissà – una spolverata di pan grattato e parmigiano sulla superficie, due fiocchetti di burro e via in forno per venti minuti per dorare il tutto. Il tempo d’intiepidire eppoi… dire grazie al dottor Parmentier e al fantasioso monzù ch’inventò il gateau, anzi il gattò.

Gualtiero Guadagno

La Storia della pasta ... continua

Tipico piatto di pasta

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fu dalla Francia che la pasta partì alla conquista dell‘America. Fu merito di Thomas Jefferson (1743-1826), di colui che sarà (dal 1801 al 1809) terzo presidente degli Stati Uniti. Nel 1787 egli si trovava a Parigi per ricercare nuovi metodi per l‘agricoltura e l‘industria del suo Paese, che si era reso da poco indipendente dall‘Inghilterra. Durante quel

soggiorno parigino venne a sapere che in Piemonte era stata selezionata una nuova varietà di riso che resisteva meglio alla cottura ed alla conservazione, ed una macchina che lo scortecciava senza frantumarlo. Essendone vietata per legge l‘esportazione, egli decise di passare in incognito le Alpi per contrabbandare riso e macchina in Francia e quindi introdurli nella sua

Bar Pasticceria Savoia S.N.C Piazza Flavio Gioia n. 1 Amalfi (SA)

Carolina del Sud. Mentre Jefferson portava a termine la sua missione piemontese, un suo amico e collaboratore, un certo Short, da lui inviato a Napoli, riusciva a procurarsi un torchio per far maccheroni, facendolo imbarcare per gli Stati Uniti. E fu sempre il Jefferson a raccogliere e mettere in pratica, per primo in America, alcune ricette per cuocere i maccheroni, lasciandoci addirittura un libro di ricette casalinghe per cuocere e condire questa specialità italiana. Di vera e propria industria americana della pasta si può parlare però solo dopo la prima Guerra mondiale. Fino al 1919, l‘Italia esportava infatti negli States circa 76 milioni di libbre all‘anno che si ridussero a sole 30 mila a partire dal 1919.

Valterrino Ziviello


> Segue dalla prima

ATTUALITA’

Riceviamo e pubblichiamo

Novità bonus bebè

Un contributo di 300 euro al mese, ma solo per le mamme lavoratrici presto un click day

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n contributo di 300 euro al mese, per sei mesi, per le mamme che rientrano al lavoro dopo la maternità, pur avendo un bimbo con meno di un anno di vita, che così avranno qualche aiuto in più per pagare asilo nido o baby sitter. È una disposizione già contenuta nella riforma del mercato del lavoro targata Fornero e diventata operativa quando i tecnici del ministero del Welfare hanno messo a punto lo schema di regolamento che definisse le somme erogate. La misura sarà attuata già dal 2013. Il provvedimento è stato studiato per incoraggiare le neomamme a rientrare dalla maternità con qualche mese di anticipo rispetto a quanto avviene oggi, e, soprattutto, a frenare l’emorragia di lavoratrici che lasciano la propria occupazione dopo la nascita dei figli, il 27% del totale. Si tratta di qualcosa di diverso dal bonus bebè che per anni è stato elargito alle famiglie dei nuovi nati. A farne richiesta potranno essere solo le donne lavoratrici, e la somma sarà versata ogni mese, a patto che le beneficiarie dimostrino che il proprio figlio frequenti un asilo nido o sia assistito da una baby sitter. In quest’ultimo caso la baby sitter potrà essere pagata utilizzato il meccanismo dei voucher, i buoni per i lavori occasionali. C’è poi un limite di età: le famiglie usufruiranno dei bonus per un massimo di sei mesi e fino all’anno di età del bambino, e non oltre. Piuttosto esigue le risorse a disposizione: 20 milioni di euro l’anno per tre anni. A conti fatti, se tutte le richiedenti faranno domanda per avere il contributo per sei mesi (ma è improbabile), i soldi basteran-

no per poco più di 11.000 madri lavoratrici, contro i circa 500.000 nuovi nati ogni anno. A fare la differenza tra chi otterrà il contributo e chi no sarà il reddito di partenza. Per inoltrare la domanda sarà istituto un click day, un giorno per presentare domande per via informatica come già fatto in passato per la regolarizzazione di colf e badanti. Avrà la precedenza chi ha il valore più basso per l’Isee, l’indice della ricchezza delle famiglie calcolato in base al reddito, alle proprietà, e al denaro sul conto corrente e, a parità di “ricchezza”, l’ordine di presentazione della domanda. La graduatoria sarà unica e su base nazionale. Chi otterrà il bonus, naturalmente, dovrà rinunciare, per il periodo in cui ne usufruirà, al congedo parentale facoltativo. Il documento presentato fissa anche le regole per il congedo dei padri, sempre previsto dalla riforma Fornero: un giorno di permesso sarà obbligatorio e pagato al 100%, con un costo per lo Stato di 78 milioni di euro l’anno. Ce ne saranno poi altri due facoltativi, sempre pagati al 100%, ma potranno essere concessi solo se la madre rinuncerà a due giorni della sua maternità obbligatoria, in modo da non avere un costo aggiuntivo per lo Stato.

La logica dell’illogicità: quando le parole dicono tutto per non dire alcunché

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Napoli: imbrattato il muro con la lapide di Silvia Ruotolo Degrado, abbandono ed incuria nei giardini di piazza Medaglie d’Oro

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l muro sul quale è apposta la lapide dedicata a Silvia Ruotolo, nei giardini di piazza Medaglie d’Oro, è stato imbrattato in questi giorni con scritte e disegni “. E’ quanto denuncia Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, di fronte all’ennesimo atto vandalico da parte di ignoti. “ Diciamo basta a questi“sporcaccioni” che non rispettano più nulla, non solo

Maria Francesca Cibelli

Concorsi e “meritocrazia” fra falsità e ipocrisie ella storia di sempre gli slogan hanno affascinato la gente in quanto apparenti portatori di novità e di soluzioni ai problemi. Chi non ricorda l’ossimoro politico “convergenze parallele”? Negli ultimi anni, per fermarci ai fatti italiani, parole come “flessibilità ed efficienza”, “lavori a contratto” sembravano arginare la crisi, ma hanno portato alla recessione e alla disoccupazione giovanile. Le parole però più sono ambigue più hanno fascino. E nella loro seduzione dicono tutto per non dire alcunché. La parola magica di questi tempi è “meritocrazia”. Nel ribollire di massa dei fannulloni, raccomandati, favoriti, occorre far posto alla “meritocrazia”. I pochi posti a disposizione devono andare ai migliori. Il governo Monti se ne è fatto garante. Il ministro Profumo l’ha applicata alla scuola e all’università. Tutto ineccepibile. Ed ecco allora il Decreto n. 82/2012 per Indizione dei concorsi a posti e cattedre, per titoli ed esami, finalizzati al reclutamento del personale docente nelle scuole dell’infanzia, primaria, secondaria

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a cura di Sabrina Ciani

di I e II grado. In tutto 11.542 posti di insegnante. Dopo una premessa sulla qualità e sulla trasparenza scopriamo però alcuni tratti che contraddicono di fatto la premessa stessa. Alla luce dei numerosi riferimenti legislativi si capisce che l’accesso al concorso è riservato ai candidati in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento nella scuola dell’infanzia o primaria ai candidati in possesso del titolo di studio comunque conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002. Per la scuola secondaria di I e II grado i posti saranno per: “a) i candidati che alla data del 22 giugno 1999 erano già in possesso di un titolo di laurea ovvero di un titolo di diploma conseguito presso le accademie di belle arti e gli istituti superiori per le industrie artistiche, i conservatori e gli istituti musicali pareggiati, gli ISEF, che alla stessa data consentivano l’ammissione ai concorsi per titoli ed esami per il reclutamento del personale docente; b) i candidati che abbiano conseguito i titoli di cui alla precedente lettera a) entro l’anno accademico 2002-2003, se si tratta di

corso di studi quinquennale, nonché i candidati che abbiano conseguito i diplomi di cui alla lettera a) entro l’anno in cui si sia concluso il periodo prescritto dal relativo piano di studi a decorrere dall’anno accademico 1998-1999”. Ci si rende conto, dopo una lettura non tanto agevole del testo, che il tutto è riservato solo agli abilitati e a coloro che si sono laureati dopo un determinato anno accademico. Se questa era la volontà si sarebbe dovuta fare una “Ope legis”, punto e basta. Ma se si fa un concorso ispirato alla meritocrazia, si deve garantire l’accesso a tutti senza limitazioni e vincoli giuridici, per mettere alla prova tutti e premiare i più bravi. Altra grossa perplessità deriva dal fatto che il concorso è regionale, coi limiti imposti dalle stesse regioni e con possibilità di “manovra” più ravvicinate. Allora anche la parola “meritocrazia”, bella ed affascinante per il concetto che la sottende, nella sua applicazione è inficiata da ambiguità ed inganni per interessi di parte.

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La lapide imbrattata monumenti ed edifici storici, ma anche luoghi della memoria e di culto – afferma Capodanno -. Occorrerebbe prendere esempio da altre realtà urbane, dove non solo vengono comminate pesanti sanzioni agli imbrattatori, ma, quando vengono individuati, sono anche obbligati ad eliminare le scritte ed i disegni a loro spese “. “ Con l’occasione –prosegue Capodanno -, va ancora una volta segnalato lo stato di degrado, di abbandono e di degrado nel quale versano i giardini di piazza Medaglie d’Oro. Rifiuti, cartacce, residui di cibo sono sparsi un poco dappertutto, non solo nelle aiuole, ma anche lungo i viali, con muretti imbrattati di vernice ed una fontanella che giace a terra. La cosa risulta ancora più grave dal momento che, con l’avvento della primavera, questi giardini, che rappresentano uno dei pochi spazi a disposizione degli abitanti della collina partenopea, sono molto frequentati da intere famigliole e da molti bambini “. Capodanno invita il sindaco e gli assessori competenti del Comune di Napoli a provvedere in tempi brevi al riguardo, disponendo che si proceda, in tempi brevi, all’eliminazione di tutte le scritte e disegni su monumenti, fontane e beni di interesse storico e artistico nonché luoghi di culto e della memoria presenti sul territorio cittadino, a partire dal muro sul quale è posta la lapide dedicata a Silvia Ruotolo, ma anche affinché le aree a verde comunali, compresi i giardini di piazza Medaglie d’Oro, vengano sottoposte con costanza e con la frequenza necessaria ai lavori di pulizia e di manutenzione ordinaria.

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ARTE

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a cura di Maria Francesca Cibelli

Collettiva d’arte al M.I.A. St’Art over Art “Dal mio punto di vista”, un nuovo concept sul rapporto pubblico-artista

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a sede del M.I.A., Movimento Indipendente Artisti-St’Art over Art, in via Pallonetto S. Chiara 7, a Napoli, ha ospitato la collettiva d’arte “Dal mio punto di vista”. La mostra ha incoraggiato la sperimentazioneinterazione pubblico-artista ed è stata finalizzata alla promozione di nuove forme

di Arti contemporanee in Italia fondandosi sul seguente concept: “Dal mio punto di vista, osservo, guardo, scruto, punto lo sguardo, dentro e fuori, denuncio, evidenzio, racconto, dico, accenno, descrivo, ti porto a pensare. Dal mio punto di vista dico la mia.” Gli osservatori hanno avuto la possibilità di esprimere il proprio parere, chiedere e farsi

spiegare dagli artisti “il loro punto di vista” che li ha portati alla creazione delle opere, ed è stata proprio questa la particolarità dell’evento. Hanno esposto gli artisti: Loretta Bartoli con l’opera “Accomodatevi” (fotografia-digital art); Daniela Capuano, “Nel frattempo che arriva la sera” (tecnica mista su tela); Stefania Colizzi,

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n occasione della “Festa della interessanti e decisamente affascinanti nelle loro ideali combinazioni. donna”, il Centro d’Arte e Cultura Gamen ha ospitato Durante i dieci giorni di apertura di presso la sede di via Pontenuovo 26, “MimosArt”, i visitatori della mostra hanno avuto l’opportunità di seguire a Napoli, il vernissage della mostra ciascuno il proprio collettiva per sole artiste percorso emozionale, donne “MimosArt”, promossa da Stelvio nella successione di generi e di stili, di Gambardella e Massimo colori e di contenuti Pacilio. L’esposizione, rappresentati, che hanno interamente dedicata donato assoluta vivacità all’universo femminile, ha avuto nel fiore alla collettiva d’arte. In esposizione le opere simbolo dell’8 di: Manuela Angelini, marzo il suo motivo ispiratore, nelle Aurora Baiano, Luisa Bergamini, Rubigna personali e differenti Chastenay, Edit Ergilia interpretazioni delle Di Teodoro, Amelia artiste partecipanti, sul Gallo, Pina Magro, piano emblematico, storico, sociale, formale Nudo di donna Ruslana Marych, Maria Migheli, Wilma e persino armonicocromatico. La particolare tematica Milone, Nevia Rasa, Silvia Rea, della mostra ha determinato Adalgisa Santucci, Rosa Scarica, Anita Scola, Sharilù, Gabriella una naturale quanto raffinata complementarietà tra le opere Sterzi, Elisa Tatti, Rossana Tiberio, Anna Turro, Rita Vitaloni. proposte, offrendo numerose varianti esegetiche alla rassegna organizzata dal Gamen, tutte parimenti Rita Ragni

I disegni a china di Rapicano

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opo la pittura e la scultura, l ’a r t i s t a napoletano Giovanni Rapicano si è dedicato al disegno, realizzando una serie di opere a china grazie alle quali ha raccolto significativi riconoscimenti per le suggestive atmosfere che riesce a creare con il suo tratto preciso ed essenziale al tempo stesso. Così, attraverso il disegno “Napoli, Castel dell’Ovo” (31x24 cm), Rapicano ci restituisce una Partenope senza tempo in cui le bellezze paesaggistiche e architettoniche si fondono, allora come oggi, rappresentando uno scenario sempre affascinante.

Agata Senatore

Maria Bellucci

L’opera “Accomodatevi” di Loretta Bartoli

La creatività di Francesco Fiscardi

“MimosArt”: emozioni dell’arte Alla galleria Gamen una mostra collettiva per sole artiste donne

“Limitazioni e consensi” (acrilico su tela-tecnica mista); Concetta Marroccoli, “Niente paura, non smettere di sognare” (acrilico su tela); Silvia Rea, “Gli andanti” (acrilico su tela); Manuela Vaccaro, “L’ira di Marx” (acrilico e gesso su tela).

L’artista astrattista realizza anche miniature di macchine votive per rappresentare la tradizione della Festa dei Gigli

Copia artistica dei Gigli

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’abbiamo già conosciuto come valente pittore astrattista, in questo periodo impegnato nella realizzazione di una serie di opere dedicate alle grandi metropoli del mondo, nelle sue originali espressioni segnicocromatiche, e che presto saranno oggetto di una mostra personale, ma la creatività dell’artista Francesco Fiscardi si estende anche alle

miniature delle macchine votive in scala 1:25, per restituirci la rappresentazione di un’antica tradizione della Campania riconducibile alla Festa dei Gigli di Nola. Il suo obiettivo è di preservare e di far conoscere la nostra cultura anche ai visitatori di altre regioni e ai turisti stranieri, com’è già avvenuto in occasione di alcune esposizioni, una delle quali si è svolta qualche tempo fa a Palazzo Venezia, al centro storico di Napoli, suscitando notevole interesse tra il pubblico. Fiscardi costruisce miniature di macchine da festa sin da bambino, una passione che gli fu trasmessa dal padre col quale andava sempre a vedere la Festa dei Gigli a Nola, ma nel corso degli anni la tecnica di costruzione, appresa osservando proprio la costruzione delle macchine votive vere, si è raffinata fino ad introdurre anche i pastori con i fiati. Le miniature rispecchiano le strutture del primo ’900 per una ragione che è lo stesso artista a spiegarci: “La mia soddisfazione è d’immortalare un’epoca, trasmettere alle generazioni future la storia della Festa dei Gigli che rappresenta la nostra identità culturale.”

Domenico Raio

“Gli Amici del Colore” al PAN Mostra collettiva in occasione di “Marzo Donna 2013”

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n occasione di “MarzoDonna; Lavoro, Cultura, Differenze” 2013, il gruppo degli “Amici del Colore” ha presentato, presso il PAN (Palazzo delle Arti Napoli) una mostra d’arte contemporanea coordinata da Alma Sauro, con un intervento critico di Rosario Pinto. Gli Artisti del gruppo “Gli Amici del Colore”, fondato nel 1997 e coordinato da Alma Sauro, pur diversi per formazione culturale e genere pittorico, sono accomunati nell’intento di diffondere l’Arte e la Cultura in sintonia con le problematiche attuali, mantenendo fede ad un valore che è contenuto nella stessa denominazione del sodalizio: l’amicizia. Nel corso degli anni il Gruppo ha sempre tenuto saldi i legami interni e allo stesso tempo sviluppato le relazioni con l’esterno portando colore in molti ambienti, anche istituzionali, della città di Napoli, un colore che non va inteso nella sua sola accezione estetica, ma è da interpretarsi quale forma d’espressione artistica per mezzo della quale affrontare anche tematiche sociali di un certo rilievo. In esposizione opere degli artisti: Giovanni Ariano, Maria Bellucci, Ione De Rosa, Carmen Fabbri, Giuseppe Di Franco, Felice Garofano, Luro (Lucio Romagnuolo), Patrizia Iovine, Marilena Mercogliano, Mirta, Maria Petraccone, Remo Romagnuolo, Alma Sauro.

Mario Azan


TEATRO

a cura di Stefano Vosa

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Zingaretti porta in scena “La torre d’avorio” Una storia avvincente che lascia lo spettatore libero di scegliere da che parte stare

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n dramma/ inchiesta dai ritmi serrati, splendidamente interpretato da una compagnia di prim’ordine. Una storia avvincente che lascia lo spettatore libero di scegliere da che parte stare. Berlino 1946. È il momento della caccia ai sostenitori del caduto regime hitleriano. Gli alleati hanno bisogno di casi esemplari che diano risonanza all’iniziativa. Viene così convocato, nel quadro di una indagine sulla sua presunta collaborazione con la dittatura, il più illustre esponente dell’alta cultura tedesca, Wilhelm Furtwängler, universalmente acclamato come il maggiore direttore d’orchestra della prima metà del secolo. La torre d’avorio mette in scena il

rebus morale dell’autonomia dell’arte di fronte alla politica. Da una parte, il maggiore Arnold, Americano, ex agente di assicurazioni, dall’altra l’Artista Furtwängler, protagonisti di uno scontro che è insieme processuale, etico e culturale. Sin dalle prime battute Arnold appare prevenuto e diffidente, desideroso di incastrare colui che chiama con disprezzo “il maestro di banda”. Con l’evolvere della storia il personaggio di Arnold si fa più sfumato; il suo rancore e l’ostinata ricerca di un colpevole sono le basi di una morale che non accetta giustificazioni. Furtwängler e il Maggiore sono incompatibili perché parlano linguaggi diversi. I dialoghi di straordinaria intensità ci resti-

L’autore de “Il Pianista” tuiscono due visioni del mondo in netto contrasto. Il primo atto è costellato di testimonianze di conoscenti, colleghi o semplici cittadini, che giurano sulla buona fede del Maestro. Furtwängler non ha mai preso la tessera del partito nazista e non ha celato il proprio disappunto verso la politica del Terzo Reich. A differenza di molti illustri intellettuali suoi connazionali, era rimasto in patria svolgendo la sua attività in con-

dizioni privilegiate. Aveva scelto, pur in quei tempi durissimi, di tenere accesa la fiaccola dell’arte e della cultura, convinto che questa non avesse connotazione politica. Svolgere un’attività artistica sotto un regime infamante equivale a collaborare? Per Arnold il silenzio complice di Furtwängler è deprecabile quanto la follia dei nazisti. È la connivenza di chi sceglie di tacere per paura di perdere il proprio posto nella società. È l’ego, la vanità dell’uo-

Eros Pagni è protagonista della commedia di Molière La scuola delle mogli; una “donna su misura” al Mercadante

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a scuola delle mogli di Moliere è costantemente attraversata da un realismo satirico che sferza le miserie umane e le contraddizioni insite nella realtà borghese allo scopo di trasgredire i limiti del buon senso e della morale corrente. L’opera vede la regia di Marco Sciaccaluga che, con felice intuizione, ha voluto trasporre la vicenda in un’ ambientazione piccolo borghese degli anni ’20 affidando la realizzazione alle sorprendenti soluzioni scenografiche dal gusto retrò di Catherine Rankl e Jean-Marc Sthele’.Dal capolavoro, che ai tempi di Luigi XIV scandalizzò i parigini, il regista Mar-

Due interpreti della commedia co Sciaccaluga evoca anche un altro spettro, che s’insinua nella testa degli spettatori fino ad assumere contorni paradossali. In questa commedia perfetta, la storia di Arnolfo, un anziano che crede di garantirsi un matrimo-

nio felice costruendosi una moglie su misura, ovvero sottraendo alla miseria una bambina di pochi anni, chiudendola in un convento e mantenendola nella più assoluta ignoranza sulle cose del mondo, c’è qualcosa di mor-

boso che tocca i nervi scoperti della società contemporanea. L’amore a comando, cucito su misura, pagato e richiesto in cambio al saldo d’acquisto come una merce qualsiasi. Il maschilismo imperante di una società che venera la donna in quanto mero oggetto di piacere. La storia di Arnolfo, splendidamente interpretato da un impeccabile Eros Pagni condensa tutti gli elementi tipici del teatro di Molière. L’uomo, ormai non più giovane decide di plasmare a suo piacimento una giovane ragazza allo scopo di sposarla, la candida Agnese (Alice Arcuri), incarnazione perfetta dell’ingenuità. Tutti gli artifici adottati

mo di spettacolo che ha bisogno di un applauso per sentirsi vivo a far credere a Furtwängler che la propria arte venga prima di tutto. La torre d’avorio del titolo è appunto la condizione dell’artista che crede di poter usare la cultura per rivendicare la propria alterità rispetto al resto del mondo. Il dramma è vibrante, asciutto, trascinato dalla splendida prova dei due antagonisti Zingaretti e De Francovich. Per l’attore reso celebre dal Commissario Montalbano «Ci sarà una sfida verbale fra un militare e un artista: due mondi agli antipodi. La pièce è un thriller dove il pubblico cerca di capire da che parte sta la ragione. Come accade nei veri capolavori, ascolti il personaggio che parla e pensi che sicuramente abbia ragione. Poi senti parlare l› altro e ti sembra che la ragione stia dall’ altra parte»

Stefano Vosa da Arnolfo, che giunge persino a rinchiudere in casa la ragazza sotto la stretta sorveglianza dei suoi due servi Alain (Roberto Alinghieri) e Giorgina (Mariangeles Torres), non potranno ad ogni modo evitare che Agnese si innamori del bello e intraprendente Orazio (Roberto Serpi) e che i due si uniscano in matrimonio. Nonostante il tono comico e scanzonato la piéce contiene in sé una tragedia che ci appartiene: il mito dell’eterna giovinezza, inseguita morbosamente attraverso diverse forme, che vanno dalla conquista di una donna giovane e subordinata, a un groviglio di pulsioni, spesso mascherate, nei confronti dei giovani nel loro complesso. Il tentativo di dominio, la smania di possesso verso la donna spesso giovanissima che nasconde la paura di invecchiare/morire e che si aggrappa alla materialità delle cose (Arnolfo è un uomo molto ricco) per coltivare l’illusione dell’eternità.

Stefano Vosa

“Milady de Winter”, l’universo dei sentimenti Al Circolo Arcas Teatro una commedia da “I tre moschettieri” di A. Dumas

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resso il Circolo Arcas Teatro, in via Veterinaria 63, a Napoli, è andato in scena “Milady de Winter” da “I tre moschettieri” di A. Dumas, con Loretta de Falco, Vito Marotta, Gianluca Masone, Marco D. Pesacane, per la regia di Vittorio Adinolfi. Lo spettacolo ha focalizzato l’attenzione su una parte del romanzo de “I tre moschettieri”, dove si narra della prigionia di Milady De Winter, spia del cardinale Richelieu. È l’anno 1625. Per vincere la guerra, Richelieu manda Milady ad assassinare il duca di Buckingham; D’Artagnan e gli altri lo scoprono e mandano una lettera a suo cognato, lord Winter, che la intercetta e l’arresta sulle coste inglesi. Una volta in prigione, tuttavia, Milady, con false storie, tenta di corrompere il giovane ufficiale Felton per evadere. Lord de Winter è un potente

nobile inglese, cognato di Milady, ed è quello che meglio di tutti “capisce” Lady de Winter. John Felton è un ufficiale dell’esercito inglese, integerrimo e puritano. E poi c’è lady Winter, passionale, vendicativa, crudele e subdola, un personaggio tanto negativo quanto geniale a suo modo. Come nel romanzo, così anche nella messa in scena un “narratore esterno” è presente, attraverso il personaggio di Dumas, autore/regista della vicenda. Il testo mantiene il linguaggio tipico di Dumas e degli scrittori di feuilletton del suo tempo. Una commedia nella commedia, quella che ha messo in scena Milady nel suo tentativo di evadere. Uno spettacolo sul teatro e quello che circonda il teatro; sugli attori e le loro manie; sull’amore e la passione; sulla vendetta e il perdono. Il teatro come Universo di sentimenti.

Assunta Imperatore

“Sarto per signora” in scena al Teatro Il Primo

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al 4 al 28 aprile la Compagnia Bianca Sollazzo presenta al Teatro Il Primo “Sarto per signora”, di Georges Feydeau, con Rosario Ferro al quale è affidata anche la regia. Scritto nel 1886, lo spettacolo ha in sé tutti i tratti distintivi del tradizionale vaudeville francese: un susseguirsi di equivoci perfettamente plausibili, di incontri impossibili e false scoperte in cui sembra impossibile trovare il bandolo della matassa. Un dottore un po’ farfallone per evitare che la moglie scopra le sue scappatelle affitta un appartamento, ignorando che questo era, in realtà, il famoso atelier di una sarta. Per salvare la faccia sarà quindi costretto a fingersi sarto per signore. Rosario Ferro s’immerge perfettamente nei meccanismi frenetici della pochade francese regalandoci un classico della comicità di tutti i tempi.

Giada Pistacchio


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CULTURA

> Segue dalla prima

Una piacevole serata offerta dal Salotto letterario Cosmoggi e dal Circolo artistico culturale musicale - Solimena

In primo piano il tenore Giuseppe Scognamiglio

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a cura di Ivana Porcini

rganizzato dal direttore del giornale Italo Sgherzi e dall’avvocato Luigi Guarino, nel solco della migliore tradizione, ha saputo regalare grandi emozioni agli ospiti presenti. La prima parte è stata curata e condotta dal direttore Sgherzi, il quale si è avvalso della collaborazione del tenore Vincenzo Costantino e del poeta Franco Scollo, tandem di collaudata efficienza sul piano del talento personale e sul

piano tecnico, il primo come musicista e cantante e il secondo come poeta e ultimamente anche come cantautore. Il tenore Costantino ha cantato diversi brani ed ha accompagnato altri ospiti con la tastiera. Ci sono stati diversi interventi di poeti, fra cui ricordiamo il principe Luigi Pignatelli, Francesca Di Lorenzo, Rita Ragni, Enzo Mauro, Fausto Marseglia e lo stesso Franco Scollo ed altri che hanno declamato loro liriche alternandosi

ad esibizioni canore da parte di artisti presenti. La seconda parte è stata condotta dall’avvocato Guarino, il quale ha presentato molti artisti che si sono avvicendati in piacevoli esibizioni fra poesie, momenti teatrali, cabaret, musica e canto. Si è particolarmente distinta l’attrice Elena Sansone con la recitazione di un monologo tratto dalla celeberrima commedia di Eduardo “Filumena Marturano”. Si sono distinti Enzo Mauro e Gina Freda. Ancora momenti di poesia con declamazioni di liriche da parte dei poeti presenti. Applauditissimi anche il cantante chitarrista Lucio Costa ed il mandolinista Enzo Del Giudice. Non è mancato il momento di cabaret con Bruno Di Lullo e Elena Sansone. Ed ancora bel canto con Giuseppe Scognamiglio, la Sig.ra Giovanna Guarino e Pasquale Chiariello. Dopo circa tre ore di spettacolo il direttore Italo Sgherzi ha sottolineato l’importanza del salotto, cui è abbinata l’emittente Cosmoggi TV.

Giulia Sgherzi

La cultura della legalità attraverso la rieducazione civica Importante appuntamento al Salotto letterario Cilento per riflettere sulle tematiche sociali

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eneficenza, speranza e rieducazione: questi i temi in discussione al Salotto Cilento, al primo piano dell’elegante Palazzo D’Aquino di Caramanico in via Medina. L’occasione è stata data dalla presentazione del libro “Il Colore dell’Inferno”, edito da Guida e scritto dal Colonnello Antonio del Monaco della storica scuola militare Nunziatella. Attraverso la riproposizione di alcuni recenti fatti di cronaca cittadina e della sua personale esperienza come direttore dello Stabilimento di pena di Santa Maria Capua Vetere (unico penitenziario militare d’Italia), Antonio Del Monaco affronta con uno stile narrativo di immediata comprensibilità, temi importanti e di grande attualità, invitando a riflettere sull’urgenza di una rieducazione civica come unica via per un futuro migliore. I proventi del libro sono stati devoluti in gran parte alla Fondazione “’A Voce d’’e creature” di don Luigi Merola, il sacerdote di Forcella da sempre in prima fila contro la camorra, che opera a sostegno di progetti educativi e scolastici volti a favorire l’occupazione giovanile attraverso la formazione di nuove figure professionali ed il recupero degli antichi mestieri. La presentazione del libro

Il colonello Del Monaco del Col. Antonio Del Monaco, con la partecipazione straordinaria dello stesso don Luigi Merola e di Giandomenico Lepore, per otto anni a Capo della Procura di Napoli, è stata un’occasione unica per vivere un pomeriggio all’insegna dell’impegno civico e della voglia, sempre più sentita, di un autentico riscatto morale. <<Signori, ci dobbiamo svegliare,>> ha ripetuto più volte, nel corso dell’incontro, il Colonnello, sottolineando così la necessità di << tornare ad essere veri e spontanei>> . In particolar modo, il colonnello si è appellato ai genitori che devono svolgere con una maggiore serietà il loro “mestiere”, diventando dei veri punti di riferimento per i propri figli, senza cedere alla pericolosa tentazione di porsi come loro amici piuttosto che come salde guide. L’evento è stato allietato dai vini Fonzone e da una degustazione di prodotti tipici proposti dalla Tradizione di Seiano. Ancora una volta, il Salotto Cilento si è aperto alle tematiche sociali per un pomeriggio di incontro e di riflessione .Un piccolo passo verso il riscatto di una città offesa dalla miseria, dalla criminalità e dalla sua stessa indolenza.

Eleonora Belfiore

L’associazione NarteA in scena con “Captivi”

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L’evento si è svolto nella prestigiosa cornice del Pio monte della Misericordia

’associazione culturale NarteA, promotrice dell’evento “CAPTIVI”, presso il complesso storico museale del Pio Monte della Misericordia, è costituita da un gruppo di giovani, uniti dalla passione e l’amore per l’ arte in tutte le sue forme ed espressioni, che pongono come obbiettivo principale, la divulgazione, la valorizzazione e la tutela dell’ immenso patrimonio storico e culturale di Napoli. L’associazione svolge questo ruolo di diffusione e tutela dei beni culturali e paesaggistici del territorio partenopeo, attraverso un “format” brevettato dalla stessa associazione, quella della visita guidata teatralizzata, che mira alla spettacolarizzazione

dell’evento culturale, creando un vero e proprio “mix” di storia, arte, teatro e musica. L’associazione infatti si avvale non solo di numerose guide, esperte e preparate, ma anche di attori professionisti, che insieme alle guide, creano un’atmosfera sensazionale, facendo vivere allo spettatore incredibili esperienze.La visita ha avuto l’obiettivo di raccontare allo spettatore le opere del Pio Monte Della Misericordia, che fra le sue attività caritatevoli, svolgeva la funzione di Redentione dei Captivi, cioè la liberazione degli schiavi cristiani dalle mani degli infedeli. L’esperta guida Alessia Zorzenon, insieme agli attori professionisti Raffaele Ausiello, Serena Pisa e Antimo Casertano,

attraverso la visita guidata teatralizzata, brevettata dalla associazione NarteA, raccontano le vicende riguardanti la Redenzione dei Captivi, e le attività svolte dal Pio Monte. Il tutto nelle suggestive sale dell’appartamento storico del Pio Monte della Misericordia, ricche di dipinti e bozzetti di insigni pittori, tra i quali De Mura, Stanzione, Ribera, Giordano, Pitloo, Vaccaro, Francanzano, Santafede e Van Somer. Inoltre all’interno della struttura, è presente il celebre dipinto delle Sette Opere della Misericordia, capolavoro di Caravaggio.

Antonio Caccese


SALUTE

a cura di Gennaro Musella

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L’uso prolungato di aspirina può portare alla perdita della vista Assumendola regolarmente per molti anni, come fa chi ha problemi di cuore, aumentano le probabilità di sviluppare la degenerazione maculare, una malattia degli occhi che porta a gravi compromissioni visive

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no studio condotto su ben 2.389 persone, pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine, ha dimostrato che le persone che assumevano l’aspirina avevano raddoppiato la probabilità di sviluppare la degenerazione maculare “umida”. Questa malattia danneggia la parte centrale della retina. Gli stessi autori della ricerca, però, hanno dichiarato che non vi sono ancora prove sufficienti da poterci indurre a cambiare le abitudini nelle prescrizioni di aspirina. L’assunzione di basse dosi di aspirina ogni giorno, infatti, fa ridurre il rischio di ictus o infarti cardiaci in pazienti con malattie cardiovascolari. Si suppone, fra l’altro, che la cardioaspirina avrebbe anche un suo ruolo nella prevenzione del cancro. Nello studio, condotto presso l’Università di Sydney, una persona su dieci ha assunto l’aspirina almeno una volta a settimana. L’età media dei pazienti era di circa sessantacinque anni. I test oculari sono stati eseguiti dopo cinque, dieci e quindici anni dall’inizio dello studio. Alla fine della fase di analisi, i ricercatori hanno dimostrato che il 9,3% dei pazienti che assumono aspirina

L’assunzione di basse dosi di aspirina ogni giorno, infatti, fa ridurre il rischio di ictus o infarti cardiaci in pazienti con malattie cardiovascolari

L’ oculista Antonio Pascotto ha sviluppato la degenerazione maculare umida, mentre solo il 3,7% di chi non assumeva la cardioaspirina ha sviluppato la malattia. Nel rapporto pubblicato, risulta che l’aumento del rischio di degenerazione maculare si riscontra solo dopo 10-15 anni, il che suggerisce che la somministrazione prolungata nel tempo ha un ruolo importante nel determinismo della malattia e, data la larga diffusione dell’aspirina, qualsiasi aumento del rischio di conseguenze è rilevante, potendo colpire moltissime persone. La degenerazione maculare umida è causata dalla neoformazione

di vasi sanguigni, che crescono nel posto sbagliato. Questi determinano edema (gonfiore) e versamenti di sangue che danneggiano la retina. Il processo può avvenire molto rapidamente e la vista, quindi, può calare in pochi giorni. L’età, il fumo e la predisposizione familiare sono considerati i principali fattori di rischio. Rapporto rischio/ beneficio Sono già noti i rischi di emorragie interne legati all’assunzione di aspirina, ma ora, dall’analisi dei risultati di questo studio, va valutato anche il rischio di produrre danni alla vista. Risulta, in effetti, che vi siano “prove sufficienti” per

modificare le modalità con cui prescriviamo l’aspirina. Per esempio, va rivalutata l’opportunità di somministrare il farmaco nei pazienti che sono già ad alto rischio di sviluppare la degenerazione maculare (il rischio è misurabile con degli specifici test genetici e con l’esame del fondo oculare) o nei pazienti che sono già colpiti dalla malattia. Inoltre, vanno spiegati ai pazienti i rischi ed i benefici che si possono ottenere dall’assunzione prolungata dell’aspirina. È da precisare, però, che le prove dell’associazione fra accumulo di aspirina e degenerazione maculare

senile non sono travolgenti e, per i pazienti con potenziali malattie cardiovascolari, i rischi per la salute che si corrono sospendendo (o non prescrivendo) l’assunzione di aspirina appaiono molto superiori al rischio di sviluppare la degenerazione maculare. Le persone che assumono aspirina perché prescritta dal proprio medico, quindi, non devono interromperne l’uso prima di aver consultato il proprio medico di fiducia o il proprio cardiologo. I risultati della ricerca, inoltre, sono molto interessanti per una migliore comprensione della degenerazione maculare. Questa malattia, infatti, è la principale causa di perdita della vista in Italia e, da questo studio, conosciamo ora uno dei motivi per cui alcune persone possono sviluppare la forma umida della degenerazione maculare. Saranno necessarie nuove analisi per chiarire alcune questioni sollevate nello studio, ma questa correlazione sarà molto utile per noi medici d’ora in poi, dovendo tenere conto anche di questo possibile effetto collaterale tutte le volte che prevediamo di prescrivere l’aspirina.

Antonio Pascotto

Quando la depressione annienta il genio Suicida Aaron Swartz, creatore di Reddit

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l corpo di Aaron Swartz è stato trovato a New York. Il giovane 26enne si sarebbe tolto la vita l’11 gennaio. Personalità nota e attiva nell’ambito dei diritti digitali, era stato accusato di crimini informatici per aver scaricato 4 milioni di documenti dell’archivio Jstor. Sullo sfondo di questa storia, anni di depressione. La famiglia ha parlato di persecuzione giudiziaria e accusa le autorità. Tra i suoi progetti informatici c’erano Reddit, Rss1.0, Python e i Creative Commons. Ma a 26 anni, Aaron Swartz ha deciso di togliersi la vita. Brillante attivista informatico, anni dedicati all’ideale della

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condivisione di informazioni e dati su internet, Swartz ha lavorato per definire e diffondere standard per questi obbiettivi. C’era lui dietro Demand Progress, la campagna contro Sopa/ Pipa, gli “Act” proposti per regolamentare unilateralmente la Rete in USA. “Ultimamente non parlava tanto del processo, ha raccontato l’amica Quinn Norton, “anche se lo aveva portato fino all’esaurimento. Gli ultimi anni sono stati difficili per Aaron perché ha dovuto lottare con una cronica e dolorosa malattia come la depressione”. “Aveva una certa logica del suo cervello”, ha dichiarato lo zio di Aaron, Michel Wolf amministratore di B. Obama, “non era sempre in

Il genio suicida sintonia con il mondo esterno”. La depressione è purtroppo ancora oggi una malattia poco conosciuta, così dolorosa da poter portare alla morte. La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da

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un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali, somatici ed affettivi che, nel loro insieme, sono in grado di diminuire il tono dell’umore, compromettendo il “funzionamento” di una persona e le sue abilità ad adattarsi alla vita sociale. La depressione non è quindi, come spesso ritenuto, un semplice abbassamento dell’umore, ma un insieme di sintomi più o meno complessi che alterano il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno. “Gli ultimi dati forniti dagli istituti di psichiatria, ha spiegato il professor Alberto Giannino, presidente dell’Associazione dei docenti Cattolici, indicano un forte aumento della

depressione fra i giovani: l’8% dei giovani soffre di nevrosi d’ansia e il 5% di depressioni gravemente limitanti. Inoltre per sette ragazzi su cento, che hanno oggi fra i 18 e i 24 anni, la malattia è cominciata prima della maggiore età”. Lo stress da competizione, i ritmi di crescita accelerati, la solitudine, gli ambienti relazionali più complessi, le minori occasioni di gioco: sono tutti sintomi che intaccano la vita quotidiana dei bambini e degli adolescenti e che, secondo i docenti, finiscono per avere pesanti ripercussioni sulla loro salute mentale.

Maria Balsamo

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ROMA

a cura di Alessandro Falfari e Paolo Veccia

Coppa Italia Pizza di Qualità edizione 2013 Vittoria del giovane Antonio Arino

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i è conclusa a Nettuno (Roma) la Coppa Italia Pizza di Qualità, manifestazione nazionale della pizza organizzata come sempre dalla “Follie Production”, del manager Alfredo Folliero. L’evento è stato realizzato in collaborazione con l’Unione Europea Pizzaioli Tradizionali e Ristoratori. La città di Nettuno si è tinta dei colori della bandiera tricolore per ospitare La Coppa Italia Pizza di Qualità edizione 2013. Erano sei le batterie in gara sul palco: Margherita Doc, Calzone Doc, Pizza Innovativa, Pizza Dessert, Pizza senza Glutine, Pizza in Pala. Sponsor ufficiale della manifestazione la ditta Caputo con la sua farina. Il sig, Giuseppe Cravero, professionista del settore, si è distinto tra i gareggianti totalizzando il punteggio più

alto, 1354 punti. Una nota importante da sottolineare sulla manifestazione è stata il dato di presenza dei concorrenti, in particolare modo l’età. I tre/ quarti dei concorrenti avevano infatti un’età compresa tra i sedici e i venticinque anni. Un vero e proprio ricambio generazionale, tante giovani leve che hanno brillato per il loro entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco con l’esperienza e la professionalità degli affermati professionisti. Tra queste giovani leve ha brillato e si è distinto Antonio Arino, Arino junior per l’appunto. Antonio di soli ventuno anni ha trionfato nella categoria Margherita Doc aggiudicandosi il posto di primo classificato con un risultato di 300 punti. Emozionato ed entusiasta ha sorriso ai presenti nella sua pettorina numero diciotto,

Alcuni dei vincitori della gara accompagnato come sempre dal padre Pasquale. Ancora una volta l’impronta della classica pizza napoletana è stata impressa a livello nazionale dalla famiglia Arino. Gli Arino infatti avevano

già trionfato nell’ultima edizione del Pizza World Cup grazie alla loro “margherita scenografica”, rappresentata da una fantasiosa Pizza Polipo, con un polipo realizzato interamente in pasta

di pizza. Nuova occasione questa per il team de La Caraffa per distinguersi tra i più professionali pizzaioli d’Italia. La Caraffa infatti è la famosa pizzeria di via Piave, nata nel giugno del 1981 e gestita con dedizione dalla famiglia Arino. Una squadra molto affiatata e fantasiosa, che dà appuntamento ai suoi clienti per la prossima gara tra i pizzaioli d’Italia per il mese di Aprile, nella città di Salerno. Abbiamo visto all’opera “gli Arino” nel loro ristorante. Il sig. Arino senior ci ha affascinato con le sue acrobazie facendo saltare in aria una semplice pagnotta di pasta e roteandola per renderla gigantesca. A conclusione della manifestazione, queste sono state le parole del Presidente della Provincia di Viterbo Marcello Meroi: “Congratulazioni, dunque, a tutti gli artigiani pizzaioli vincitori, che con i loro primati rappresentano un ottimo veicolo promozionale per le eccellenze gastronomiche di questo territorio”. Ulteriori informazioni sull’evento sono reperibili sul sito: http://www.uepter.it/1/ pizza_world_cup_2721439.html

Maria Balsamo

La pittrice De Pascale in esposizione al Pigorini

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i è conclusa presso il Museo Nazionale Preistorico Pigorini di Roma la mostra “Soggetti migranti”. Il progetto è stato realizzato grazie al Ministero dei Beni Culturali sviluppatosi in quattro musei etnografici di tutta Italia. La pittrice Paola De Pascale è stata selezionata dal Ministero stesso per entrare nel progetto. La De Pascale ha esposto nel progetto con il tema “Idee Migranti”. L’esposizione comprendeva una serie di fotografie in tema astratte e di tele. L’Opera fotografica ha rappresentato in chiave “contemporanea” le diverse etnie e il dinamismo umano multietnico. Soggetti e oggetti che pur mantenendo la loro integrità storica si affiancano, dove il colore simboleggia ognuna di queste compresenze fiere di esserci con

il loro patrimonio culturale arcaico, delle varie ere e allo stesso tempo attuale e “futuribile”. Le trasparenze sono simbolo d’interscambio e di chiarezza. L’opera è completata da una performance dove il rappresentante di ogni continente, posto innanzi ad un foglio bianco, apporrà il proprio timbro creando una sequenza e dando così vita a una comunicazione reale e visiva tra passato e presente. Al termine, i performer in un’apparente danza migratoria, accompagnati da brani musicali, convergeranno all’unisono verso il sesto foglio dove ognuno apporrà la propria identità, senza prevaricazioni. Si avrà così, attraverso l’interscambio d’informazioni, l’immagine di un futuro in continuo divenire di un’interculturalità vista come realtà

ontologica fondamentale. La De Pascale ha già lavorato indipendentemente per due anni su questo tipo di tematiche. Si è trattato di una narrazione riguardante i cinque continenti appunto più di un sesto, di origine fantastica. La pittrice è rimasta in esposizione quindici giorni dopo la terminazione della mostra. Queste le dichiarazioni della pittrice: ”In merito ai cinque segni, da me creati, e alla scelta dei colori associati in rappresentanza dei cinque continenti. Per America ho scelto il colore rosso, mi sono rifatta al popolo Taíno, alle incisioni di tale popolo di grande cultura, troppo poco conosciuto dal grande pubblico. Per Africa colore arancione, maschera (come gli africani intendono la maschera ben lontano dal concetto europeo) da me stilizzata è il

frutto di un lungo processo di ricerca e di “antropofagia” delle culture africane. Per Asia colore verde, in riferimento al mito di Oannes (che iniziai a studiare, circa venticinque anni fa, grazie all’illustre prof. Corsini). Per Europa ho scelto di rifarmi a una figura di matrice franco-cantabrica con riferimenti alle grotte, incisioni ruprestri rinvenute nel resto d’Europa, senza tralasciare la Val Canonica. In ultimo per Oceania dopo accurato studio su modelli, materiali, e uso di imbarcazioni nei vari punti del continente e della corrispondenza periodo e manifattura ad altri continenti, sono giunta a rappresentare una piroga a bilanciere con sei figure”.

Paolo Veccia

Via Tiburtina Antica,46a 00185 Roma Tel. 06.44.60.402 - 329.56.73.867 Chiuso il Martedi


MILANO

a cura di Rosaria La Greca e Giovanna Potere

Eventi Fai: Mostra mercato fiori a Villa Necchi Campiglio

Una straordinaria mostra-mercato dedicata a tutti gli amanti del giardinaggio

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i è svolta nella splendida cornice di Villa Necchi Campiglio (via Mozart, 14), la seconda edizione dell’evento FAI “Un soffio di primavera”. La kermesse portato i profumi, i colori e numerose piante rare a disposizione del pubblico, che ha potuto conoscere tutto anche sui fiori commestibili, mentre i bimbi hanno potuto partecipare a divertenti laboratori creativi. Un

suggestivo percorso fatto di colori e profumi, che ha sembrato voler offrire un assaggio di primavera. L’esposizione si è sviluppato nel giardino e nel campo da tennis coperto della Villa e ha avuto come protagonisti una trentina di vivaisti accuratamente selezionati, invitati in base alla specializzazione e alla qualità della loro produzione, che hanno proposto piante, arbusti, erbacee perenni di fioritura tardo

invernale e primaverile precoce. Inoltre, in concomitanza con la manifestazione “Un soffio di primavera” , è stata anche inaugurata la mostra “Delizia e Meraviglia – Ritratti di erbe, erbacce e fiori selvatici commestibili”. Sempre all’interno della Villa, sono state esposte una selezione di 45 immagini scattate dall’artista e fotografa Caterina Saban e presentate con l’intento

L’ago e il filo tornano a tessere

di sensibilizzare il pubblico alla tutela della biodiversità. Infatti, moltissime varietà vegetali commestibili stanno scomparendo, insieme alla varietà di prodotti ad esse collegati. La manifestazione è culminata con l’attesissima conferenza del noto ibridatore John Scarman sulla coltivazione delle rose.

Rosaria La Greca

Litfiba, un grande ritorno Serata entusiasmante all’Alcatraz

Restaurato l’ “Ago, Filo e Nodo simbolo restauro dell’ “Ago, Filo e Nodo” è di Milano e della lterminato. L’opera inaugurata nel 2000 e realizzata da Claes Oldenburg e da sua laboriosità dei moglie Coosje van Bruggen, uno dei grandi fondatori della Pop Art insieme a Andy Wharol e scelto da Gae Aulenti che firmò cittadini il progetto di riqualificazione della piazza,

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è stata finalmente liberata in parte dalle impalcature che da sei mesi la circondavano per renderne possibile il restauro. Il lavoro di ristrutturazione, costato circa 100mila euro, restituisce alla città di Milano il suo simbolo, situato in Piazzale Cadorna punto cruciale del trasporto milanese sia per la presenza della stazione di Milano Cadorna sia per l’omonima fermata della Metropolitana. Il gigantesco ago con il filo multicolorato che sbuca in un altro punto della piazza con il nodo finale, sono stati realizzati nel piano di rifacimento della Stazione di Milano Cadorna e della antistante piazza alla fine degli anni novanta. Il totem è un omaggio alla città e alla sua laboriosità, in particolare, al suo ruolo nel mondo della moda, da sempre uno dei principali centri mondiali. L’opera, da sempre oggetto di numerose polemiche, è realizzata in acciaio e vetroresina, è alta 18 metri e riprende nei colori, giallo, rosso e verde, quelli delle prime tre linee metropolitane della città.

Giovanna Potere

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a preso vita , all’Alcatraz di Milano, un entusiasmante live animato dagli storici brani della Trilogia del potere dei Litfiba. Piero Pelù e Ghigo Renzulli approdano sul palco milanese con una rinnovata energia. Il concerto dei Litfiba all’Alcatraz è già di diritto tra gli eventi più importanti dell’anno in corso. Lo ahow consegna ad un pubblico entusiasta una band compatta e felice di esibirsi per i propri appassionati. Il frontman è su livelli eccellenti (anche quando dedica un’intensa riflessione sui mali che stanno affliggendo il nostro Paese, ironizzando su come domani torneremo tutti a pensare a scuola, lavoro, cassa integrazione, disoccupazione) . Notevole è stata l’interazione con

Via Pirandello, 2 Milano Cell. 392 57.62.139 E-mail: info@elevenstudio.it

il pubblico, accorso numeroso . Questo show ha rappresentato un’esperienza musicale unica, durante la quale i musicisti toscani hanno riproposto dal vivo le tracce dei tre album che li hanno consacrati protagonisti della storia del rock italiano negli anni Ottanta: Desaparecido del 1985, 17 Re del 1986 e Litfiba3 del 1988 (oltre al live Pirata del 1989). Piero e Ghigo sul palco sono stati accompagnati dai componenti storici della band: Gianni Maroccolo al basso e Antonio Aiazzi alle tastiere. Grandi applausi alla new entry, Luca Martelli alla batteria. Le esibizioni sono state registrate per uscire come disco live a marzo.

Mattia di Passio


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S

SOCIETA’ E FATTI

i sa, il matrimonio è uno dei giorni più belli della vita di una coppia, ma lo stress per i preparativi rischia di far arrivare molte spose all’altare elettrizzate e molti mariti stanchi. Se siete tra quelle coppie per le quali scegliere è un dilemma senza soluzioni e confondete il termine organizzazione con confusione, ahimè, non vi resta che inserire la voce wedding planner nella lista nozze. Letteralmente organizzatrice di matrimonio, la wedding planner è colei che, da brava regista, tiene le fila dell’organizzazione del matrimonio, sollevando gli sposi da numerose incombenze e lasciando loro solo la parte migliore, per rendere la giornata davvero indimenticabile. Una brava organizzatrice deve essere dotata di buon stile e gusto ma anche di pazienza, diplomazia, capacità di ascolto e ottima coordinazione per potersi districare senza problemi tra desideri, capricci e necessità che accompagnano i preparativi di ogni matrimonio. Da perfetta consulente deve essere capace di individuare la location perfetta, consigliare il fiorista migliore, proporre i musicisti, i fotografi, parrucchieri e visagisti più bravi, aiutare la sposa nella ricerca dell’abito giusto e lo sposo nella scelta della macchina per il matrimonio e in tutto ciò che può provocare ansia e notti insonni così da diventare una presenza insostituibile per la coppia. In America è una professione consolidata

“Alienart”, la trasformazione fisica degli spazi urbani Alla sede del Centro Culturale Artemisia è stato presentato un progetto di ricerca sull’identità individuale ai tempi della crisi

a cura di Emanuele Boccia

Wedding planner, il matrimonio si fa in tre Una nuova figura professionale organizza l’evento nuziale

e remunerativa nonché ricca di soddisfazioni personali, mentre in Italia si sta facendo strada solo negli ultimi anni ma, nonostante ciò, sono già numerosi i corsi utili a intraprendere questa nuova attività, tra i tanti attivi è consigliabile scegliere quelli che si concludono con un periodo di stage presso un’agenzia così da mettere subito in pratica le nozioni imparate e lavorare sul campo. Il proverbio chi fa per sé fa per tre qui non vale, nell’organizzazione del matrimonio tre è il numero perfetto.

Giovanna Potere

“la wedding planner è colei che, da brava regista, tiene le fila dell’organizzazione del matrimonio, sollevando gli sposi da numerose incombenze e lasciando loro solo la parte migliore”

P

resso Arsproject, sede del Centro Culturale Artemisia, in Frattamaggiore, è stato presentato il progetto “Alienart”, coordinato da Salvatore Caruso e Ciro Aversano, iniziativa dedicata al tema della trasformazione fisica degli spazi urbani nell’era della rete virtuale e alla volontà di indagare sul tema dell’identità individuale, sempre discusso eppure oggi particolarmente sentito, in quanto al centro di una evidente crisi economica e sociale. “’Alienart’ – spiegano i coordinatori – è una ricerca che racconta

le connessioni e i percorsi di vita del luogo in esame frantumandone la dimensione fisica. Il progetto si focalizza sull’idea della trasformazione quotidiana di persone nell’ambiente urbanistico/ architettonico. Esso si sviluppa lungo un percorso urbanistico caratterizzato da luoghi significativi ed anonimi.” Gli autori di questa lodevole iniziativa, a carattere artistico-concettuale, hanno certamente colto una delle più evidenti trasformazioni della società occidentale contemporanea, quella che vede gli abitanti degli spazi urbani rimodulare

il proprio rapporto con l’ambiente di prossimità, rappresentando anche un ritorno ad un’epoca passata quando i cittadini, giovani ed anziani, intendevano la piazza, la strada, il parco pubblico come luogo d’incontro e di fruizione privilegiato, per le medesime ragioni per le quali oggi si prevede una rievocazione di questo costume, ossia per le limitate possibilità di una mobilità veicolare privata.

Rosario Sannino

Intitolare una strada o una piazza a Roberto Murolo Il Comitato Valori Collinari promotere dell’iniziativa

G

ennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, in occasione dell’anniversario, che cade oggi, della morte di Roberto Murolo, il grande cantore della Napoli classica e nobile, invita l’amministrazione comunale partenopea a dedicare alla memoria di uno degli artisti napoletani più amati e più conosciuti al mondo, scomparso dunque esattamente dieci anni or sono, una strada, una piazza o un altro luogo pubblico del capoluogo partenopeo.

“A dieci anni dalla dipartita del maestro, avvenuta a 91 anni il 13 marzo 2003 – scrive Capodanno -, ritengo doveroso lanciare l’appello all’amministrazione comunale partenopea affinché venga dedicata al grande artista napoletano, vissuto nella stessa casa del padre, Ernesto Murolo, nel quartiere Vomero in via Cimarosa, 25, una piazza o una strada del capoluogo partenopeo“.

Liana Capuozzo

Nell’andare in stampa apprendiamo che il Comune di Napoli ha deciso di intitolare la rotonda-spartitraffico all’incrocio di via Rossini con via Gemito al cantautore, ma ciò non è stato di gradimento dei proponenti del Comitato Valori Collinari che aspiravano ad una piazza oppure ad un arteria a grande scorrimento della città.

Ad majora La redazione tutta plaude all’iscrizione all’Ordine Nazionale dei Giornalisti della collaboratrice Ivana Porcini che ha conseguito la tessera a seguito di un valido e nutrito praticantato presso il nostro periodico. A seguito di ciò la Prof.ssa Porcini ha assunto il ruolo di caposervizio alla Cultura di “Cosmoggi”.

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CINEMA

a cura di Maria Balsamo

Oscar 2013: grande successo per “Les Misérables” Il film è l’adattamento cinematografico del musical di Schönberg e Boublil tratto dal romanzo di Victor Hugo

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a cerimonia degli Oscar ha visto trionfare “Vita di Pi” del regista Ang Lee che si è aggiudicato ben quattro Oscar su undici nomination ricevute. Al secondo posto, se così si può dire, il colossal del regista Tom Hooper (Il Discorso del Re), “Les Miserables”, aggiudicatosi tre premi Oscar. Il film è l’adattamento cinematografico del fortunatissimo musical di Broadway, scritto nel 1980 da ClaudeMichel Schönberg (musiche) e Alain Boublil (testi) e tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. La storia del film segue fedelmente quella del romanzo. Un galeotto di nome Jean Valjean (Hugh Jackman) esce dal carcere di massima sicurezza di Tolone, nel quale era stato rinchiuso dopo aver rubato del pane per sfamare il figlio di sua sorella. Emarginato e cacciato da tutti a causa della sua condizione di ex-galeotto, Valjean arriva a Digne, dove viene ospitato dal vescovo della città Monsignor Myriel. Valjean lo deruba di tutto l’argento che ha in

casa e scappa, ma viene preso poco dopo dai gendarmi, i quali lo riportano dal vescovo. Myriel dice loro di essere stato lui a regalare quell’argento e rimprovera Valjean per non aver portato via anche i due candelabri. Con quell’argento il vescovo strappa la sua anima dalle grinfie del maligno e la restituisce a Dio. Jean Valjean promette al vescovo di condurre

spiccano le magistrali interpretazioni di Hugh Jackman (JeanValjean) ed Anne Hathaway (la sfortunata Fantine). Proprio a quest’ultima è andata la statuetta come migliore attrice non protagonista. L’attrice si è totalmente immedesimata nel dolore del personaggio, l’ha fatto suo ed ha interpretato in modo davvero efficace la famosa aria “I Dreamed A Dream”. Il film è un susseguirsi di sequenze incredibili e l’accurata scenografia ci riporta fedelmente nella Francia del diciannovesimo secolo. Il regista riesce a riprendere in modo veritiero ma con un pizzico di romanticismo e di humor, le condizioni di vita della povera gente, i cosiddetti “miserabili” cui il titolo fa riferimento. Particolarmente suggestive le sequenze dedicate alle barricate in cui gli attori intonano “Do You Hear The People Sing?” canzone con riferimenti sia politici che religiosi, molto frequenti nel romanzo di Hugo. “Les miserables” non è il solito musical americano; qui si ritorna al puro melodramma. Un’opera eccezionale, i cui Premi Oscar alla Migliore Attrice Non Protagonista, Miglior Sonoro, Migliore Trucco e Acconciature, sono più che meritati . Assolutamente da vedere.

Il film tratto dal romanzo autobiografico della giovane austriaca

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ean-Pierre Jeunet è nato a Roanne, in Francia nel 1955. Autodidatta e ammiratore delle opere di Tex Avery, Marcel Carné e Jacques Prévert, si rivela appassionato di fumetti e cartoni animati. La sua carriera cinematografica è maturata attraverso gli anni di collaborazione su spot pubblicitari, video musicali e corti animati col suo partner di lunga data Marc Caro con cui ha realizzato il suo primo lungometraggio Delicatessen (1990) vincitore di 4 premi Cesar. Considerato subito un ‘cult’, il film ha introdotto una sensibilità scura e giocosamente surreale combinata al gusto per la favola che sviluppa immagini attraverso sequenze ritmiche che ricordano il fumetto: il risultato è un divertissement bizzarro in chiave noir che deve molto all’universo visionario dei fratelli Coen e a Gilliam. In seguito realizza La città perduta (1996) che non riceve un’ottima accoglienza ed in Italia non viene nemmeno distribuito. Il suo immaginario non poteva non sfociare in ambito fantascientifico e con Alien - La clonazione (1997) riscuote un buon successo puntando l’attenzione sul territorio nuovo della bioetica. Il grande successo che trabocca di elementi eccentrici e folle visionarietà - tratti distintivi della sua opera - è Il favoloso mondo di Amelie (2001) un trionfo senza pari in Francia, e non solo: oltre otto milioni di persone sono affascinate da Parigi e dalle avventure della protagonista Audrey Tautou, la giovane Amélie che lavora come cameriera in un caffè di Montmartre. Attraverso lo scorrere della sua vita serena scandita dalle piccole cose della quotidianità scaturisce la semplice meraviglia dell’accettazione del nostro mondo e la riscoperta della capacità di stupirci ancora. Per quest’anno attendiamo l’uscita di The Young and Prodigious Spivet (2013), adattamento del libro di Reif Larsen, che rappresenta per Jeunet l’occasione di tornare a girare in inglese e di affrontare per la prima volta la sfida del 3D. Forse non sarà il più grande regista francese né il più famoso, ma Jean-Pierre Jeunet con il suo stile gotico, il montaggio frenetico, l’atmosfera cupa e surreale, traccia un solco profondo nel panorama del cinema internazionale.

Laura Lancieri

Francesco Spada

“3096 giorni”, la terribile prigionia di Natascha Kampusch

Il cinema di Jean-Pierre Jeunet Montaggio frenetico, atmosfere cupe e surreali caratterizzano lo stile del regista francese

dall’ora in poi una vita posta al servizio degli altri. Il resto della storia è ben nota. Il film diretto in modo magistrale da Tom Hooper, durante la visione per gli Academy Awards ha ricevuto numerose standing ovation. Il cast davvero eccezionale ha reso uno dei musical più celebri al mondo in un vero capolavoro cinematografico. Su tutti

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Espressione intensa della protagonista

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na bimba di dieci anni guarda il suo rapitore e non sa che rimarrà reclusa per otto anni. È la prima foto visibile sul web di “3096 Tage”, il nuovo film di Sharry Hormann uscito a febbraio in Germania, basato sul romanzo autobiografico “3096 giorni” (Bompiani) di Natascha Kampusch. Il ruolo della protagonista è interpretato da Amelia Pidgean e Antonia Campbell-Hughes, che per ottenere la parte ha seguito il regime alimentare della prigionia, dimagrendo proprio come la vittima. Natascha, infatti, pesava 48 chili quando scappò a 18 anni, solo tre in più di quando fu rapita. “3096 Tage” è il film che racconta la terribile storia di Natascha

Kampusch, la 25enne austriaca rapita da un maniaco nel 1998. Dopo 3096 giorni di prigionia in una cella di due metri per tre, Natascha riuscì a liberarsi da sola nell’agosto del 2006 e poche ore dopo la sua liberazione, Prikopil (il suo aguzzino) si suicidò gettandosi sotto un treno. Il film è basato sul libro autobiografico della ragazza. La giovane era in sala a Vienna alla presentazione del film, ma non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti, si è lasciata soltanto fotografare. La pellicola, affidata alla regia di Sherry Hormann, racconta questa sconvolgente vicenda ponendo l’accento soprattutto sulla violenza psicologica subita dalla bambina e sull’inspiegabile follia del suo rapitore.

Natascha Kampusch è nata a Vienna il 17 febbraio 1988. Alla tenera età di dieci anni fu vittima di un rapimento avvenuto il 2 marzo del 1998. Dopo otto anni di segregazione riuscì a liberarsi fuggendo dal proprio rapitore, Wolfgang Priklopil, il 23 agosto del 2006. La Kampusch, dopo la liberazione, ha descritto con queste parole il suo rapimento: “Stavo camminando verso la scuola, vidi quel furgone bianco, e quell’uomo. Ebbi una paura irrazionale, ricordo la pelle d’oca. Ma dicevo tra me. “Niente paura, niente paura”. Quante volte mi ero vergognata della mia insicurezza: avevo dieci anni, vedevo gli altri bambini più indipendenti. Ero piccola, in quell’istante mi sentii sola, minuscola, impreparata. Ebbi l’impulso di cambiare lato della strada, non lo feci. Poi i miei occhi incontrarono quelli di quell’uomo, erano azzurri, aveva i capelli lunghi, sembrava un hippy degli anni Settanta. Pensai che lui sembrava quasi più debole di me, più insicuro. Mi passò la paura. Ma proprio quando stavo per superarlo lui mi prese, mi lanciò nel furgone. Non so se gridai, se mi difesi. Non lo so, non lo ricordo”.

Maria Balsamo


FIRENZE

Il “Festival d’Europa”, per rinvigorire l’Unione degli Stati membri Dal 7 al 12 maggio un ampio programma di eventi con la partecipazione di grandi personalità internazionali

D

al 7 al 12 maggio 2013 Firenze ospita la seconda edizione del “Festival d’Europa”. L’iniziativa, volta riflettere sull’Europa di domani, si svolgerà in svariate location cittadine tra le quali le più note sono Palazzo Vecchio, l’Auditorium di S. Apollonia, Le Murate, il Palagio di Parte Guelfa e la Fortezza da Basso. Nel capoluogo toscano confluiranno le presenze ed il contributo di svariate personalità della cultura e del mondo politico e diplomatico, tra i quali Mario Monti, exPresidente del Consiglio Italiano, Martin Schulz, Presidente del Parlamento Europeo, e Jose Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea della cultura. Il Festival d’Europa punta ad un coinvolgimento ampio ed effettivo del pubblico,

dal momento che il 2013 è stato dichiarato “Anno europeo dei cittadini”: per questo vi interverrà, con diversi appuntamenti, anche il Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ma l’evento centrale del Festival si avrà il 9 maggio 2013 e sarà organizzato dall’Istituto Universitario Europeo. La sua data non è casuale, perché coincide con l’anniversario della Dichiarazione Schumann. In quel giorno, nella splendida cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, svariati economisti, accademici ed esperti del panorama internazionale discuteranno dello “Stato dell’Unione” (“The State of the Union”) e del cammino dell’integrazione europea dal Trattato di Lisbona ad oggi. Un

Palazzo Vecchio cammino non semplice ed il più delle volte sofferto, che sarà discusso guardando, quest’anno, a due aree tematiche strategiche: “Istituzioni e Governance Democratica” e “Migrazioni e Cittadinanza”. Gli ospiti di questo evento saranno, oltre i menzionati Monti, Schulz e Barroso, anche il Primo Ministro Portoghese Pedro Passos Coelho, il Presidente della Repubblica di Bulgaria Rosen Plevneliev, il

“Borgomatto”, festival di musica, artigianato e teatro di strada Si svolgerà a Gragnola il 18 e 19 maggio e si potranno degustare anche prodotti tipici

A

i piedi delle alpi apuane, lassù in Lunigiana, c’ è un piccolo borgo, Gragnola, frazione di un piccolo centro: Fivizzano… Siamo in provincia di Massa Carrara, nell’Italia da riscoprire di borghi e castelli (non siamo poi lontani dalla Via Franchigena…). Così pure Gragnola , per quanto minuscola, è ricca di monumenti: come il Borgo, il Castel dell’Aquila, la Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano ed il “cannonzin d’argento”: fontana in marmo risalente al 1647. Ed è lassù in Lunigiana, ai piedi delle alpi apuane, in una Toscana un po’ di confine ed un po’ di frontiera che qualcuno ha ideato una nuova esperienza collettiva, dal titolo piuttosto eloquente: “Borgomatto”. È un festival di musica, artigianato e teatro di strada, in una festa per bambini ed adulti, con acrobati e giocolieri, artigianato artistico e le opere di scultori, pittori, disegnatori… Un tendone da circo starà in mezzo al Borgo e strani personaggi si potranno incontrare per le viuzze. Con laboratori di circo e di teatro per bambini e la possibilità di mangiare prodotti tipici, biologici e locali messi in mostra dai produttori stessi. “Borgomatto” si terrà nel week end del 18 e 19 maggio prossimi, in un contesto naturalistico e paesaggistico da favola (siamo o non siamo in Lunigiana…?) e non lontano dalle visitabilissime grotte di Equi Terme. Sarà ovviamente un evento a costo zero, con l’entrata libera e gratuita, ed un modo diverso di far festa… Come dire… lontano dalle grandi città, c’è del nuovo in Lunigiana!

Angela del Prete

Ministro degli Interni Francese Manuel Valls, il Ministro per i Diritti delle Donne e Portavoce del Governo Francese Najat Vallaud-Belkacem, l’ex Vicepresidente del Senato ed ex Commissario Europeo Emma Bonino nonché il Presidente della Scuola Superiore Sant’Anna ed ex Presidente del Consiglio Italiano Giuliano Amato. Contribuiranno al Festival anche la regione toscana ed

Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con un convegno dal titolo “La governance del sistema dei controlli nell’ambito della lotta alle frodi all’UE”. Il convegno è in programma il 9 e 10 maggio alla Fortezza dal Basso. Così, con il Festival d’Europa, la primavera tingerà la città del giglio del blu, il colore ufficiale dell’Unione Europea. Nelle piazze, nei teatri, in molte scuole e nei centri culturali saranno organizzati eventi, mostre ed appuntamenti che, a vario titolo, guarderanno alla “casa comune” europea anche attraverso le lenti dell’Arte, del divertimento e dell’Istruzione. Perché il Festival d’Europa vedrà anche la “Notte Blu” nella sua quarta edizione, che sarà dedicata in particolare alla musica, allo spettacolo ed alle attività per bambini. E vedrà pure “Le Giornate del Cinema Europeo” (rassegna cinematografica dedicata ai film finalisti del Premio Lux, 7-10 maggio) ed il concorso di idee sul futuro dell’Europa intitolato “L’Europa a Scuola”, con il coinvolgimento attivo delle scuole fiorentine.

Francesco Ferrante

Riceviamo e pubblichiamo

Moda: nasce l’archivio digitale European Fashion

Raccoglierà oltre 700 mila oggetti digitali legati al mondo della moda dall’inizio del XX secolo ad oggi

E’

nato il grande archivio digitale Europeana Fashion dedicato alla moda. Il progetto triennale partirà a maggio e permetterà di pubblicare in rete circa 700 mila oggetti digitali legati al mondo della moda, dagli abiti agli accessori, dalle fotografie ai manifesti, dai disegni ai bozzetti, dai video fino ai cataloghi di moda. La rete European Fashion riunisce 22 partner di 12 diversi paesi europei, tra cui musei pubblici e privati, archivi e collezioni, oltre a 3 partner tecnici e 19 fornitori di contenuti. L’obiettivo dell’iniziativa è quella di raccogliere materiale dall’inizio del XX secolo fino ai nostri giorni. Il progetto, cofinanziato dalla Commissione

Europea, è coordinato dalla Fondazione Rinascimento Digitale, un’organizzazione privata senza scopo di lucro sostenuta dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, con sede a Firenze, nata per sviluppare e promuovere l’adozione di tecnologie ICT nell’ambito dei Beni Culturali. L’archivio Europeana Fashion prenderà ufficialmente il via durante la conferenza ‘Fashion Industry and the Glam Community’, in programma il 17 e 18 aprile a Firenze. Qui si incontreranno studiosi, curatori, media expert, opinion leader del fashion system per indagare le connessioni tra moda e cultura, soprattutto dopo l’ingresso di un nuovo attore, i new media.


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MUSICA E SPETTACOLO

a cura di Zorama

Un cd per riscoprire il fascino di un’isola senza tempo

Il colore e l’allegria della musica e del folklore dell’Isola Azzurra nell’album “Capri Love Song”

“C

apri love Song” è un album struggente ed innovativo che nasce dall’incontro tra Tony D’Esposito e Roberto Marini, un vero gentleman della canzone italiana. “La musica è la vitamina dell’anima, e le belle parole sono la voce del cuore.” Con questa filosofia il poeta Tony d’Esposito, autore e compositore instancabile, ha coltivato l’idea creativa alla base di questo progetto. “Capri love song” è un cd all’avanguardia nella musica

leggera ma sulla scia di vecchie ispirazioni. Le canzoni di questo album sono puro sentimento e rappresentano la vera essenza dell’ incantevole isola celebrata in tutto il mondo. Si parte con “Scherza chi piange”, testo emblematico scritto da Tony D’Esposito per approdare alle melodie vibranti di “Gabbiano Solitario” (testo di T.D’Esposito e A. Iglio). Le canzoni cantate con brio e notevole forza espressiva da Roberto Marini invitano naturalmente al ballo

“Zingari Distratti”, ultimo capolavoro di Francesco Di Vicino

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è come un grande bancone dove tutti i pezzi sono messi lì, senza fronzoli, e a disposizione di tutti. Ciò che lo contraddistingue è il suo modo di usare la voce, spesso senza un testo, in modo evocativo, tribale. I suoi vocalizzi ricordano gli indigeni americani dei secoli scorsi quanto i figli del grande popolo arabo, ma gli appartiene anche un particolare modo di fare step con la voce, così come la melodia. Conosciuto anche come ‘O Figlio d’ ‘o Viento, Di Vicino si ritiene un umile cantastorie con il compito di trasmettere al pubblico emozioni positive ma anche di ricordare e, non far

dimenticare, episodi, situazioni e periodi importanti che hanno fatto la storia della nostra vita. Suoni mediterranei con accenni di melodie più che suggestive. In “Zingari Distratti” Di Vicino omaggia il compianto Andrea Parodi con la canzone “Zingari” e i partigiani italiani con “Camicia rossa”, senza però dimenticare, col pezzo strumentale in tempi dispari “Briganti”, gli altri partigiani, quelli del 1861 che hanno combattuto contro lo spietato invasore piemontese e contro quella bugia dal nome “risorgimento”. Di Vicino è autore e compositore di tutte

Eleonora Belfiore le canzoni contenute nei sette lavori discografici. Spesso il nostro futuro si trova nella ricerca delle nostre radici. “La musica popolare rappresenta per me il “ricominciare”. Proprio riferendosi a quel Cristo biblico che ha promesso di ritornare, nel suo brano “E danza e danza”, Di Vicino canta così: “... Quando tornerà il Re degli zingari... mi troverà cantando... per Lui! Di Vicino ha trascorsi da posteggiatore. “A Napoli”, racconta Francesco, “il classico napoletano è una tappa obbligatoria per chi intende fare musica e comunicare col proprio pubblico e soprattutto, è un modo per poter sopravvivere con la musica. In un epoca come quella in cui viviamo, dove le maior e le etichette discografiche non investono un centesimo per prodotti che non siano altamente commerciali, un artista deve inventarsi strade alternative e parallele.

La sua voce è evocativa e tribale ’è chi, dopo una vita artistica passata a rincorrere il successo e musiche d’oltreoceano, riscopre e recupera le proprie radici, spesso come ripiego, raramente per maturità. E chi invece, come Francesco Di Vicino, non ha nulla da recuperare perché è le radici di una terra che si rinnova e vive attraverso la sua arte. Napoli e l’entroterra vesuviano. Di Vicino, Continua a proporsi per quello che è sempre stato, un artista nudo e crudo, essenziale e poetico, sempre alla ricerca della verità, una verità d’intenti e dell’anima. Il suo ultimo album

ed alle suggestioni tipiche della magica isola azzurra. Il cantante, infatti, ha saputo valorizzare al meglio la poetica di un grande artista, sensibile e poliedrico, come Tony D’Esposito. E con la sua voce potente e raffinata, Roberto Marini mette d’accordo il pubblico colto e quello popolare. Un album da ascoltare con attenzione.

Il cantautore in azione

Vincenzo Vinciguerra

Ascoltare musica gratis ad alta definizione Arriva Spotify in Italia, il portale in streaming con caratteristiche innovative

F

inalmente Spotify è disponibile anche in Italia! Per chi ancora non lo conoscesse Spotify è una piattaforma che permette di ascoltare musica online (in streaming) con la possibilità di scegliere le canzoni presenti in un catalogo vasto. Oggi esistono già portali che permettono di ascoltare canzoni in streaming (per esempio Grooveshark), ma Spotify presenta caratteristiche davvero innovative. Spotify mette a disposizione milioni di brani musicali, dalle hit del mo-

mento alle vecchie canzoni di successo. Sono disponibili tre modalità di account, uno gratis e due a pagamento. Vediamo quali sono le differenze. Spotify Free permette di ascoltare le canzoni in modo del tutto gratuito dal proprio computer, l’unico “inconveniente” è la presenza di banner pubblicitari nel portale di navigazione e dei messaggi pubblicitari audio durante l’ascolto tra la fine di una canzone e l’inizio di un’altra. C’è poi Spotify Unlimited che permette di ascoltare tutti i brani musicali attraverso il proprio computer senza pubblicità e limiti pagando la somma di di 4,99 € al mese. Spotify Premium in ultimo permette di ascoltare le canzoni anche su dispositivi mobili al prezzo di 9,99 € mensili, e inoltre di ascoltare le canzoni offline, fino a un massimo di tremilatrecentotrentatré brani su non più di tre dispositivi, e ogni trenta giorni occorre usare la modalità online per verificare la validità dell’account. Forse la caratteristica principale di Spotify è la disponibilità, a differenza

di altre piattaforme, di file musicali di alta qualità (con bitrate superiore a 128kbps). Altre caratteristiche, molte comuni alla maggior parte di piattaforme che permettono di ascoltare musica in streaming, sono: ricercare le canzoni per nome del brano, dell’artista o dell’album; navigare tra le librerie di amici, artisti e celebrità; creazione di playlist personalizzate; modalità Radio, per ascoltare le canzoni ininterrottamente e basandosi sui propri gusti; sincronizzare i file musicali locali (file supportati: MP3, MP4, M4A e M4R); sincronizzazione dei file musicali sull’iPod; possibilità di utilizzare App aggiuntive; condivisione di informazioni di album, canzoni, playlist, e collegamenti con Facebook. Ulteriori informazioni e risposte alle domande più frequenti sono consultabili sulla pagina ufficiale di Spotify delle FAQ

Maria Balsamo


POESIE

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a cura di Francesco Scollo

SI PRECISA CHE LE LIRICHE PUBBLICATE NON VENGONO SOTTOPOSTE A GIUDIZIO INERENTE LE REGOLE METRICHE VOLENDO RISPETTARE LA LIBERA CREATIVITA’ DELL’AUTORE

Trilussa

C

Sogno svanito

Banchetto nuziale

arlo Alberto Salustri (in arte Trilussa) nacque a Roma il 26 ottobre 1871. A tre anni rimase orfano del padre. Nonostante i sacrifici e le esortazioni della madre per farlo studiare, compì studi irregolari. Esordì giovanissimo con poesie in dialetto romanesco che lo imposero ben presto all’attenzione dei suoi contemporanei. Sebbene il lavoro non gli mancasse (collaborava con vari giornali e riceveva regolari proventi editoriali) fu assillato per tutta la vita da problemi economici. Nel suo campo fu un grande. Prese spesso a pretesto la cronaca per commentare i costumi dei suoi tempi. Vari i motivi ispiratori della poesia trilussiana a cui non mancano momenti di malinconia e di riflessione sconsolata, corretta però da frequenti guizzi di ironia. Per gli altissimi meriti in campo artistico e letterario il primo dicembre 1950 (il poeta era malato da tempo e consapevole della sua prossima fine, morirà, infatti, venti giorni dopo) fu nominato senatore a vita. Si racconta che, con la consueta ironia, avesse così commentato l’alto onore:”M’hanno nominato senatore a morte”.

E spuse, doppo asciute ’a dint’ ’a chiesa,

ad un cielo stellato, mi rivedo giovane,

addo’ ce so’ trasute emozionate, pe dì nu “sì”, che oggi è grande impresa, stanno e nun stanno llà, so’ frasturnate.

vivo e pieno di sogni. Nell’azzurro dei miei occhi non c’è indifferenza, nel mio cuore vive

’O ristorante è overamente bello.

l’emozione per ogni cosa.

Che festa! C’armunia! E che scialàta! In difesa dei deboli,

’O cantante arricama nu sturnello E ognuno penza: - Che bella jurnata! –

Ira

Mi trovo di notte sotto

al servizio degli oppressi, ho consumato gli anni della mia giovane esistenza.

Chiù passa ’o tiempo e chiù ’a sposa resta

Lidia, ch’è nevrastenica, è capace che quanno liticamo per un gnente se dà li pugni in testa, espressamente perché lo sa che questo me dispiace. Io je dico: “ Sta’ bona, amore mio, che sennò te fai male, core santo... “ Ma lei però fa peggio, infino a tanto che quarcheduno je ne do pur’io.

Comme ncantata, p’ ’e festeggiamente; ’o sposo ’a guarda e penza: - E chesto è niente! Nuie, ’a festa, ’a facimmo doppo ’a festa!

Vincenzo Morra

aver per tetto il cielo pieno di stelle, dalla luna poi farsi illuminare, la tua bocca finalmente baciare.

La guerra e il profumo della conchiglia Getta la maschera giù l’anima, l’anemone di mare, non tiene più il passo alla “solitudo” nostra, alla claudicante donna. La perla s’è annerita…

I nostri corpi ruvidi di sabbia, ogni tanto baciati dalle onde, i fondono per magica attrazione in una lunga notte di passione. Il primo raggio di un assonnato sole,

e non c’è più luce che “ratio” abbagli. L’usurato colore, l’inchiostro del polpo o forse la guerra è il colore delle ombre: anche il sole ha incubi

che illumina ma ancora non riscalda,

e divien allora di ghiaccio

osserva con invidia i nostri corpi

il cocente raggio.

che sono infreddoliti ma felici.

Il profumo della conchiglia, una spugna di mare

Un gabbiano traccia un disegno in cielo, una barca si stacca dalla riva, da un’altra notte di sonno profondo, intorno a noi si sta svegliando il mondo.

Francesco Scollo

Giovani negri Ascolta, amica mia la fede ti è vicina

Giovani negri,

e ti invita a pregare

alti due metri,

per la speranza da rafforzare!

pieni di salute,

In tutte le richieste di bene

cercano l’elemosina

Lui conforta ed allevia le pene!

nelle strade.

E se il percorso è lontano

Ma i giovani venuti dall’Africa,

Ci guida tenendoci per mano!

da lontano,

per superare le più ardue difficoltà

con la speranza di vivere

con il suo aiuto di vera umanità

come uomini veri,

siamo suoi figli e come tali ci

lavorano nei campi,

ama!

con i pescatori a mare,

Se lo invochiamo ci ascolta

accompagnano gli anziani,

e se la preghiera è accolta

comprano e vendono ogni cosa.

il dono della grazia accorda

Cerca l’elemosina

perché ogni domanda

chi si è infettato qui

avrà risposta

di una malattia antica:

per la fiducia in Lui riposta!

vivere succhiando il sangue

Così con la benedizione

di chi fatica.

dell’alto del cielo

La nostra elemosina

tornerà la pace nel mondo intero.

Caterina De Simone

Via Casalanno n° 36/E Marano Di Napoli (NA)

Tel. 081. 79 166 Tel. 081.195 19579166

ma si perdono, si viziano, si dannano, si drogano, rubano, uccidono, si uccidono.

La Redazione augura una serena Pasqua

Dolores Scippacercola

No! Nessuna elemosina! Aiutiamo questi giovani a lavorare, insegniamo loro a vivere come uomini veri, uomini con orgoglio e dignità.

Carmelo Pittari

Dal Madonnaro

BLU BAR Di Musella Margherita

non è carità è un errore: questi ragazzi si arrangiano,

stampato nell’iride:

il profumo della Pace.

chiedo comprensione

Armando Fusaro

non il volto suo laverà,

esiste il profumo della conchiglia,

Sono un mendicante,

di pace e d’amore.

o altro

volentieri gettiamo il naso oltre…

ma nulla è cambiato.

vorrei un mondo

Nella sofferenza

Aspettare il silenzio della notte,

non era un sogno ho sempre remato

Trilussa

Notte sulla sabbia (Canzone)

Non mi sono mai arreso

Associazione Voce del Consumatore www.lavocedelconsumatore.com Via Solimena, 15 info@lavocedelconsumatore.com Tel. 335 6039661

Articoli religiosi-vasi-statue-colonne Rotonda Auchan Giugliano in Campania

Cell. 389 11 44 109

Tel.


LIBRI

20

a cura di Eleonora Belfiore

Anna dai mille misteri Una vita vissuta intensamente In libreria, un’avvincente ghost story di

Nell’opera prima di Luciano Acunzo il ritratto di

Kendar Blake

un’epoca irripetibile e straordinaria

K

endar Blake firma un’appassionante ghost story moderna: “Anna vestita di sangue”. Il libro s’incentra sulle truculente e movimentate avventure di Cas Lowood, un diciassettenne uccisore di fantasmi che, dopo la misteriosa morte del padre, ne eredita il lavoro e il pugnale athame e si sposta di città in città per eliminare i fantasmi “cattivi”, quelli che fanno concretamente male agli esseri viventi. L’ultima chiamata arriva a lui e alla sua squadra da Thunder Bay, Ontario, Canada. Nella cittadina esiste il fantasma di una ragazza, detto Anna vestita di sangue, che, indossando l’abito insanguinato del giorno della sua morte, avvenuta nel 1958, continua a uccidere chiunque si rechi nella casa vittoriana in cui “abita”. Tuttavia, una volta entrato nella magione infestata, Cas non solo non viene ucciso da Anna, ma ne rimane in qualche modo affascinat. Decide così di volerla salvare da ciò che è diventata. Cas scoprirà che non tutto è come sembra e che qualcosa di oscuro sta possedendo Anna che, intrappolata nella vecchia casa vittoriana, viene spinta a massacrare la gente. E mentre sulla tragica situazione verrà gettata un po’ di luce, così come sul passato della povera ragazza, un legame sentimentale impossibile si farà strada

Sara Belfiore

G

li amanti della lettura riconosceranno in questa produzione di Luciano Acunzo, la freschezza di un’opera prima fortemente sentita. “Un mendicante in cravatta” è un volume accattivante e prezioso, il cui filo conduttore è la voglia di emergere contando sulle proprie forze ed ingegno. Curiosando dietro le quinte della vita di questo “mendicante in cravatta”, come ironicamente l’autore ama definirsi, il libro diventa una sorta di guida “sentimentale” per i giovani che si affacciano alla vita, in un sentiero, oggi più che mai, irto di ostacoli e delusioni. Da venditore porta a porta ad ispettore per un’azienda di macchine tessili. In questo breve ritratto della sua vita professionale e non, Luciano offre il ritratto di un’epoca irripetibile e straordinaria. Lo scrittore ha svolto un lavoro davvero eccellente, che arriva dritto al cuore. Lo stile è vivo e privo di inutili ridondanze retoriche. Attraverso queste pagine di vita vera, l’autore celebra la forza dirompente della gioventù. Un’ opera destinata ai giovani che, nonostante tutto, sognano e lottano. Da leggere!

Francesco Spada

Luciano Acunzo, Un mendicante in cravatta. Quarant’anni vita da marciapiedi, Gruppo Albatros Il Filo, 64 p., € 10,00

Kendare Blake, Anna vestita di sangue, Newton Compton Editore, pp. 284 12.90 euro

Quando l’amore non muore

Nei detti la saggezza di un popolo Riscopriamo “Napoli nei suoi Proverbi”, di Giuseppe Porcaro pubblicato da Adriano Gallina Editore

I

l nostro viaggio alla ricerca delle perle dell’editoria napoletana, libri non più recenti, ma che possono definirsi dei classici nel loro genere per il loro assoluto valore storico e culturale, ci ha fatto riscoprire il prezioso volume di Giuseppe Porcaro “Napoli nei suoi Proverbi”, pubblicato da Adriano Gallina Editore ormai molti anni or sono. Il testo raccoglie una serie di proverbi napoletani che nella loro immediatezza esprimono quell’antica saggezza partenopea che deriva sempre dall’esperienza di vita. Legati ai periodi storici e alla società nei quali sono nati, i detti napoletani spesso si caratterizzano per la loro adattabilità anche all’epoca moderna. Essi esprimono l’arguzia di un popolo che, anche nelle situazioni più difficili, non ha mai perso la sua vena ironica che sovente si sviluppa da un approccio filosofico alle vicende quotidiane. Nell’opera di Giuseppe Porcaro tutti i proverbi napoletani sono tradotti in italiano e ciascuno è corredato da un’interessante ed esaustiva interpretazione. Essi riguardano abitudini, ammonimenti, esortazioni, ma possono rappresentare anche consigli e insegnamenti morali. Al lettore il compito di valutare la loro efficacia. Noi ci abbiamo provato ed effettivamente molti proverbi sembrano essere stati inventati ai nostri giorni: “Haie voglia ’e cantà, ca nun nce sta chi te sente!” (È inutile che ti affatichi a cantare, perché nessuno ti ascolta). Vuol dire che non serve a nulla lamentarsi per un torto subito, perché dagli altri non dobbiamo attenderci comprensione alcuna.

Anna Aita

Un Giappone inedito ed affascinante nel libro “L’eco dell’uragano”

È

il mondo giapponese a fare da protagonista nel romanzo di Carmela Politi Cenere ``L’eco dell’uragano. L’amore proibito del samurai’” (Edizioni Danilo), sul quale è opportuno ritornare sulla scia del rinnovato interesse per l’universo del Sol Levante. Un Giappone onirico ma lontano da inutili esotismi fa da sfondo alla sfortunata storia d’amore dei due protagonisti, Fior di Loto e Kosen, una monaca ed un samurai. Un amore impossibile e, come tutti gli amori impossibili della letteratura, destinato a suscitare forti emozioni nel lettore, sino allo sconvolgente epilogo. L’intensa e impossibile storia d’amore tra Fior di Loto e Kolsen viene seguita e raccontata con dolcezza ed eleganza, nell’evoluzione di tutte le sue fasi psicologiche. Il romanzo è ambientato nel Seicento e l’autrice è stata particolarmente scrupolosa nel ricomporre il mosaico storico e ambientale in cui la sua storia si svolge. Come giustamente ha scritto il prof. Pasquale Sabbatino nella prefazione: << il lettore d’Occidente si trova di colpo nella terra d’Oriente, ma senza sentirsi disorientato dal momento che l’Autrice informa con dovizia di particolari su ogni cosa e sull’insieme, ora all’interno del romanzo, ora a piè pagina, con un corredo di note funzionali alla determinazione delle coordinate spazio temporali >>. La stessa scrittura dell’autrice si esprime seguendo lo stile rarefatto e colto, tipico del Giappone. Quando il cerchio del romanzo si chiude ed il sipario cala sulla storia dei due sventurati amanti, il lettore avrà la sensazione di aver seguito la favola tragica dell’eterno amore, destinato a vincere tutto. Persino il tempo e la morte... Carmela Politi Cenere ha vinto numerosi premi letterari ed è presente in antologie e testi di critica. Ha fondato l’Associazione culturale Emily Dickinson e il Premio letterario internazionale dello stesso nome, che tuttora presiede.

Giuseppe Porcaro, “Napoli nei suoi Proverbi” Adriano Gallina Editore, pag. 245

Colpo d’Autore La classifica di Cosmoggi San Valentino è ormai un ricordo ma la lieve brezza della primavera è ormai alle porte e con essa, chissà, la speranza di nuovo struggente amore magari anche soltanto di “carta” Chi l’ha detto che un libro non può scatenare passioni e sentimenti forti? Pensiamo a Paolo e Francesca, al loro amore nato proprio dalla lettura comune, in che guai è riuscita a metterli la letteratura! Sulle pagine dei romanzi possono vivere grandi sentimenti che fanno sognare noi lettori. I libri sull’argomento capaci di arrivare davvero dritto al cuore dei lettori sono tanti, non c’è che dire. Ma ce n’è qualcuno che lo fa più degli altri… Ecco quelli che Cosmoggi ha selezionato per voi. Buona lettura!

Eleonora Belfiore

Carmela Politi Cenere, L’eco dell’uragano, Edizioni Danilo, 223 pp., € 13,00 1) Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen 2) Fine di una storia di Graham Greene 3) Anna Karenina di Lev Tolstoj 4) Via col vento di Margaret Mitchell 5) La donna che visse due volte di Pierre Boileau e Thomas Narcejac 6)L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez 7) Colazione da Tiffany di Truman Capote 8) Uccelli di rovo di Colleen McCullogh 9) Love story di Erich Segal 10) I cacciatori di vampiri - la saga dei Gardella - di Colleen Gleason


> segue dalla prima pagina

P

Pizzaioli

resso il noto ristorante pizzeria “La Caraffa”, in via Piave 41, a Napoli, si è svolta la cerimonia di consegna degli attestati agli allievi del Corso Pizzaiolo Professionista “Pizza Style School” organizzato da “La Caraffa” in collaborazione con l’Unione Europea Pizzaiuoli Tradizionali e Ristoratori, e sponsorizzato da Antico Molino Caputo. Il Corso ha dato la possibilità, ai giovani che vi hanno preso parte, d’imparare il mestiere da professionisti del settore, riconosciuti a livello internazionale. “In questo mondo – spiega il Presidente l’Unione Europea Pizzaiuoli Tradizionali e Ristoratori, Alfredo Folliero, - non c’è più spazio per l’improvvisazione, c’è bisogno di professionalità. Noi vogliamo formare pizzaioli italiani, perché l’estero chiede proprio l’alta professionalità. Oggi, in un periodo di crisi, il nostro obiettivo è dare ai giovani la speranza che possano inserirsi nel mondo del lavoro con un prodotto tipico italiano o, se vogliamo, napoletano. Insieme con il docente del corso, Alberto Arino, stiamo portando avanti una sinergia di lavoro per rivalutare le ricette di una

VARIE

a cura di Antonio Starace

21 Scelte valide di Carmine Attanasio Il Consigliere si è battuto per bloccare la delibera relativa agli Orti urbani, perchè ha sostenuto che concedere ai privati degli spazi dei giardini del Comune di Napoli significava non rendere fruibile il bene comune a tutti i cittadini. Successivamente, in una seconda azione, ha ottenuto il ripristino dei paletti in pietra presso Via Santa Brigida di Napoli interpretando le giuste richieste della gente.

tradizione maggiormente richiesta all’estero dove amano la cultura gastronomica italiana.” Oggi, in un mercato aperto, anche i prodotti necessari alla preparazione della pizza possono arrivare in tutto il mondo in poche ore. Per un pizzaiolo che voglia lavorare all’estero, essere napoletano può certamente rappresentare un vantaggio, ma la professionalità è fondamentale, come pure è importante conoscere le diverse esigenze del consumatore e imparare le lingue. Gli allievi sono partiti da zero, ma, nel corso delle 60 ore di lezioni, hanno ricevuto insegnamenti teorici e pratici che hanno riguardato: Aspetti sociali e culturali della pizza; Materie prime alimentari di base; Gli impasti; Le palline per la pizza; Le farciture; Preparazione e cottura; Le bevande in pizzeria; Gestione della pizzeria. “Il segreto di un buon pizzaiolo – spiega l’istruttore Alberto Arino, proprietario del ristorante pizzeria “La Caraffa” – è metterci bravura, passione, ma i risultati arrivano negli anni. La mia soddisfazione è di vedere i ragazzi realizzati nel loro sogno.”

Nel prossimo numero in cronaca appariranno gli articoli dettagliati degli eventi menzionati a cura di Giulia Sgherzi

Le “Solitudini” del nostro quotidiano

P

Il libro di Paolo Crepet descrive quattro storie di vita estrema con un preciso filo conduttore

aolo Crepet nel libro intitolato “Solitudini” descrive quattro storie di vita estrema, in cui il filo conduttore è appunto la solitudine dell’individuo, effetto derivante da relazioni ed esperienze difficili, in cui ogni protagonista reagisce a modo suo. Più volte, la parola indelebile nel corso dei racconti compare e appare amara.

Occorre dire che niente è indelebile, la ferita rimane, ma si cicatrizza, fa male ma non deve bloccare. I personaggi sono ancorati al vissuto del loro passato. Essi raccontano con minuziosa introspezione e consapevolezza la reazione al proprio palese disagio quotidiano e con conoscenza dettagliata il proprio vissuto passato. Nonostante la consapevolezza certosina di come gli eventi li hanno trasformati, nei propri comportamenti,

Riceviamo e pubbliachiamo

Da Timpani e Tempura arriva il Latte Nobile dell’Appennino Campano. I perché di una scelta

N

APOLI. Da domani presso la bottega gastronomica Timpàni e Tèmpura sarà in vendita il Latte Nobile dell’Appennino campano, Presìdio Slow Food. La notizia sottolinea l’ennesima interessante scelta della bottega napoletana dello chef Antonio Tubelli, che da sempre è un grande riferimento per i gourmet. LA PREMESSA. A differenza di quanto accade per gli altri alimenti, il consumatore è portato, in genere, a considerare il latte come un prodotto ormai standardizzato, anche se così non è. Se si andasse a vedere stalla per stalla si scoprirebbe, in effetti, che da ognuna di esse nasce un latte a sé, con il proprio gusto e la propria identità, derivanti da precise condizioni e scelte zootecniche, agronomiche e imprenditoriali. IL FATTO. Partendo da queste premesse, un gruppo di piccoli allevatori dell’entroterra campano, con una media di appena quindici capi in lattazione ciascuno ed ampie superfici agricole destinate ad erba e fieno, ha di recente deciso di svincolarsi dal progressivo deprezzamento del latte (che di questi tempi è pagato tra gli 0,40 e gli 0,30 Euro al litro) avviando la commercializzazione del proprio prodotto con il marchio “Latte Nobile dell’Appennino Campano”. A credere in questo progetto, e a sostenerlo fortemente, sono stati l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania e l’ANFoSC (Associazione Nazionale Formaggi sotto il Cielo) di Potenza, che ha fornito la consulenza tecnica. Grazie al supporto di queste due realtà, gli allevatori si sono riuniti nell’Associazione Latte Nobile dell’Appennino Campano, «nata», ci tengono a precisare gli interessati, «per offrire il giusto merito a un prodotto che non teme confronti in quanto a valori nutrizionali, salubrità e gusto». Come per i migliori vini o per i più celebrati prodotti tipici, anche per il latte si può parlare quindi di terreni vocati (alla

produzione di foraggi e al pascolo), di vera e propria cultura (zootecnica e lattiera) locale, e di eccellenza, laddove tutte le componenti del “prodotto latte” si esprimono ai massimi livelli, dall’alimentazione delle bovine, totalmente del territorio (un territorio ancora integro) alla ricchezza minerale del suolo, a una zootecnia d’altri tempi, basata sul rispetto per l’animale e sulle “basse rese”. UN LATTE “RIVOLUZIONARIO”. Ne scaturisce un prodotto caratterizzato dalla naturale e rilevante presenza di acidi grassi “buoni” Omega- 3 e CLA (acido linoleico coniugato) e di antiossidanti, beta- carotene e vitamina E, in proporzioni ben superiori a quelle di un latte comune, e che, non essendo “aggiunti” a posteriori, hanno un’efficacia massima sulla salute del consumatore, senza tra l’altro comportare costi aggiuntivi. A questi straordinari requisiti, è ovvio si aggiungono tutti quei fattori – imprescindibili certo – che l’industria ci ha insegnato ad apprezzare ma che non sono gli unici a dover essere tenuti in considerazione: dall’igiene in stalla e nel confezionamento, alla logistica distributiva, al valore proteico, alla percentuale di grassi presenti nel prodotto.

Paolo Crepet, “Solitudini”, Feltrinelli, pag. 94, € 6,50 Annarita Ruffo

Basilica di San Paolo Fuori le Mura Sala Lodovico Barbo Opera di Sebastiano Iardino L’ARTE E’ PREGHIERA VIII RASSEGNA “Artisti Insieme” per “la Pace” Dal 16 al 21 aprile 2013 Orario: 8.30 – 19.00 Inaugurazione 16 aprile ore 12,00 Saranno presenti: S.E. Cardinale James Michael Harvey, Abate Edmund Power, Prof. Maria Pina Cirillo, Prof. Italo Sgherzi, Prof. Pasquale Oliviero ARTISTI Lello Bavenni, Emilia Primicile Carafa, Nicola Cirillo, Vincenzo D’Antico, Sebastiano Iardino, Giovanni Manganaro, Marianna Matacena, Valentina Marrandino, Costanzo Narciso, Rita Ragni, Agata Senatore, Regina Senatore, Turi Spano. Saranno in mostra anche due opere di Lydia Cottone ed una di Ada Minozzi Si ringrazia l’Abate Edmund Power per la cortese ospitalità

Cartoleria ARMICART di Armano Martuclli D Pu ist nt rib o d uz i io ne

nelle proprie emozioni o negazioni di queste, per ovviare alla sofferenza all’ indifferenza, essi continuano a crogiolarsi e imbrigliarsi confondendo e fondendo passato con presente. Il libro non si contraddistingue come libro di psicologia o di sociologia, ma vuole essere tutto questo insieme.

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SPORT

a cura di Carlo Perna

Rugby, sempre più realtà Cresce il movimento rugby stico italiano, con una nazionale sempre più al passo delle grandi

D

ieci giorni fa si è conclusa la 119° edizione del Sei Nazioni, giunto alla sua 14° edizione con l’attuale format a sei squadre, ovvero da quando vi partecipa l’Italia. L’Italia appunto, o meglio l’Italrugby , che da quattordici anni insegue risultati e dimostrazioni di forza, nella speranza di fare sentire al mondo della palla ovale un grido di presenza “NOI CI SIAMO”. Quello del Italrugby e di tutto il movimento italico della palla ovale è un percorso ed un progetto partito da lontano, all’incirca sedici anni fa, quando nel 1998 l’Italia chiede ed ottiene ufficialmente la partecipazione all’allora Cinque Nazioni, che cambiò appunto denominazione con l’annessione della sesta squadra , l’Italia che debutta nel 2000. Allora il Rugby in Italia era uno sport semi sconosciuto e il movimento era definibile quale quello di uno sport semidilettantistico, pochi membri e poco pubblico e soprattutto poca diffusione mediatica. L’impresa era ardua e la brutta figura dietro l’angolo, considerando che la piccola Italia avrebbe sfidato quelli che si potrebbero definire i “sudamericani” del rugby, ovvero i paesi britannici e la Francia, nazione in cui forza e sviluppo del movimento rugbystico è al pari di quello calcistico. In quattordici anni le emozioni l’Italia le ha avute e regalate e soprattutto si è riusciti nella missione di portare il rugby nelle case, sui giornali, in tv e nelle chiacchiere da bar dello sport. Fin dall’inizio infatti la risposta del pubblico c’è stata con lo Stadio Flaminio spesso pieno in ogni ordine di posto, ottimi risultati di share dinanzi alla televisione e articoli di giornale. Quello che sembrava crescere un pò meno era la qualità però della nazionale, che in 13 partecipazioni ha raccolto ben nove Cucchiai di Legno, ovvero l’ultimo posto. Gli azzurri partiti spesso bene e con entusiasmo, dimostravano un’incostanza e un incapacità di ripetere prestazioni ad alti livelli per due settimane di fila, portando spesso al sorgere di grandi delusioni nei tifosi che avevano creduto nell’impresa. Nell’ultima edizione però la nazionale del nuovo tecnico Jaques Brunel ha dimostrato una crescita, un miglioramento e una costanza maggiore, come forse non si erano mai visti primi. I meriti principali vanno soprattutto

la differenza punti. La classifica pone quindi l’Italia al pari della Scozia e davanti a Francia e Irlanda. Gli azzurri infatti sono stati capaci di vincere contro le due nazionali giunte alle sue spalle in classifica, con l’Irlanda è la quarta vittoria assoluta nella storia e la prima al Sei Nazioni, e di sfiorare l’impresa in Inghilterra con una sconfitta per 18 a 11, ma gli azzurri per tutto l’incontro sono stati capaci di mettere molta paura ai padri del rugby sfiorando l’impresa. Quello che si è visto è dunque una crescita, una maturazione e soprattutto una continuità che era sempre mancata all’Italia. Il “NOI CI SIAMO” è stato forse definitivamente detto, ma adesso da qui si deve solo migliorare, senza ripetere passi all’indietro come spesso è stato fatto, perché infondo dopo quattordici anni è giunto il tempo di crescere. al tecnico che è riuscito a rilanciare un gruppo che sembrava aver perso il suo smalto migliore e incapace di dare reali dimostrazioni di forza, una nazionale quasi peggiorata invece che cresciuta. Brunel ha costruito una squadra con il giusto mix di esperti, che c’erano già in qualcuna di quelle prime edizioni degli anni duemila, e di giovani bravi e pieni di voglia di fare. È così che a sorpresa e con meno favori di edizioni precedenti, nelle quali si era clamorosamente fallito, l’Italruby ha colto il suo miglior risultato al Sei Nazioni, un terzo posto a pari punti con la Scozia che diviene purtroppo quarto per

Diego Spezzacatena

I benefici dello stretching Ottima forma di allenamento muscolare, contribuisce a ridurre lo stress

Riceviamo e pubblichiamo

Spada: La Russia a Pozzuoli conquista la “Coppa Europa” – Trofeo Partenope Nove nazioni si sono sfidate nella gara per club. Terza l’Italia della Forestale

E’

stata la squadra femminile della F. C. Russia ad aggiudicarsi a Pozzuoli, nella sede del Platrincone di Monterusciello, la sesta edizione della “Coppa Europa”, manifestazione ad invito per i club vincitori dei rispettivi titoli nazionali organizzata come sempre dal Club Schermistico Partenopeo di Napoli in collaborazione con il Comune di Pozzuoli e con il coordinamento del direttore tecnico della nazionale italiana Sandro Cuomo. La squadra composta da Yana Zverena, Elena Shasharina, Violeta Kolobova, Tatiana Andryushina ha superato infatti nella finalissima la rappresentativa rumena composta a sua volta da Maria Udrea, Ana Branza, Simona Pop e Gretta Veres ovvero le portacolori dello stesso club Steaua Bucarest già detentore del titolo lo scorso anno. In terza posizione si è classificata invece la squadra dell’Italia ovvero la formazione della Forestale di cui facevano parte la quinat classificata alle ultime Olimpiadi Rossella Fiammingo, l’attuale campionessa del mondo

Cristiana Cascioli e Marzia Muroni. Settima posizione infine per il club organizzatore che ha schierato invece le napoletane Francesca Glavianom Elena Ziello, Chiara Rapolla e Livia Ficara. La F. C. Russia ha conquistato quindi anche il secondo Trofeo Partenope, messo in palio dalla Polisportiva Partenope per il club primo classificato. Un ennesimo successo per la manifestazione promossa dal C. S. Partenopeo, che quest’anno è cresciuta ulteriormente grazie alla partecipazione di Estonia, Russia, Spagna, Francia, Repubblica Ceca, Gran Bretagna e naturalmente l’Italia, rappresentata a sua volta sia dalla compagine del Corpo Forestale dello Stato in quanto campione d’Italia in carica che dalle schermitrici del Club schermistico partenopeo, in qualità di club organizzatore dell’evento. Un evento di grande respiro agonistico dunque, promosso con il sostegno di Banco di Napoli, MSC Crociere, Hotel Naples, Cristallerie di Toledo, Giovanni Gargiulo per UBI Banca Private Investment e Nottingham Pub.

L

o stretching è una forma di esercizio con cui si ottiene l’allungamento muscolare e l’elasticità delle articolazioni. È una disciplina di tipo statico in quanto la posizione di allungamento, raggiunta lentamente, è mantenuta per un certo periodo di tempo. Questo tipo di allenamento è sereno e rilassante per cui è ideale per combattere lo stress e per diminuire tensione e ansia che ci contraggono quasi sempre. Di seguito sintetizziamo i vari benefici che si ottengono: sul sistema muscolare: è un’ottima forma per il riscaldamento sportivo. Previene traumi muscolari ed articolari; sul sistema nervoso: è rasserenante e rilassante. Riduce lo stress; sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio. Diminuisce la pressione arteriosa. Favorisce la circolazione. Migliora il sistema respiratorio ed

aumenta la capacità polmonare; Quando eseguiamo stretching: la tensione di stiramento deve essere fatta molto lentamente e va mantenuta 10 secondi, 30 secondi è il tempo ottimale. La frequenza ideale è di 3-5 volte la settimana. Una sola seduta non serve per il risultato prefisso.I metodi di allungamento sono di tipo balistico e di tipo statico. Tra i più usati vi è il tipo statico ovvero il metodo Anderson. Nella prima fase si cerca una tensione che va mantenuta 10/30 secondi senza molleggiare per arrivare a una tensione media che è la base per preparare la tensione di sviluppo. Con la tensione di sviluppo che deve essere forzata e mantenuta per 10-30 secondi si ottiene l’aumento della flessibilità.

Francesco Paolo Patalano

Macelleria Balestrieri Palma Via Marano Pianura 226 Marano di Napoli (NA) Tel. 081.587.24.33


ULTIMISSIME

a cura di

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Antonio Caccese

Anche a Papa Francesco

C

osì come a tutti i Papa ho fatto sempre omaggio dei miei Volumi, sia di narrativa che di poesie, così, anche a Papa Francesca, ho voluto fargli omaggio di un bel libro ed ho scelto “Ma ‘ndo vai… se la banana non ce l’hai!...”, ossia proprio il mio libro autobiografico dove, a pagina 73, c’è raffigurata la Medaglia Miracolosa e si parla del miracolo da me ottenuto dall’Immacolata nel Dicembre del 1985, anche se, forse, non sarebbe stato neanche il caso di far sapere ad un Papa come Francesco che senz’altro esistono i miracoli perché anche quello della sua nomina a Papa è stato un miracolo. Non lo sarebbe stato qualora Ratzinger fosse deceduto perché – come su suole dire – “Morto un Papa se ne fa un altro!” ma Lui, per fortuna è ancora vivo e vegeto, (anche se lo capisco perché 86 anni si sentono sulle spalle) e quindi, se non vogliamo chiamarlo miracolo è stata proprio una casualità che un vescovo

gesuita divenuto francescano venisse dall’ “altro mondo” come dice Francesco (non lo chiamo neanche Papa perché sono certo che se mi sentisse lui stesso direbbe: “Chiamami Francesco!”) Qualcuno mi potrà chiedere: “Ma perché proprio inviargli “Ma ‘ndo vai… se la banana non ce l’hai!”? Semplicemente per ricordargli (anche se sono certo che lo sa meglio di me) che, nelle vita, dove crediamo di andare se non abbiamo raccomandazioni, se non abbiamo “calci in culo” o, per dirlo alla maniera più pulita, se non abbiamo “Santi in Paradiso”!... Spero che a Papa Francesco questo mio libro autobiografico possa arrivare nelle sue dirette mani perché – se così sarà – ho la viva sensazione che sarà Lui stesso a ringraziarmi e

non la Segreteria di Stato del Vaticano, come avvenuto con gli altri Pontefici! Avrei voluto dargli detto libro non inviandoglielo per posta ma cercare possibilmente di metterglielo nelle Sue mani nel momento in cui Papa Francesco si era tuffato nella folla a Piazza San Pietro per stare più a contatto con la stessa quasi a volerla accarezzare con gli occhi e con le mani e a sprigionare il suo carisma così come un pianista sprigiona note meravigliose dalla propria tastiera per deliziare il proprio amato pubblico e sentirlo felice e gaudioso, ma, l’età ed il mio fiocco di

neve (la mia cagnetta Bijou) per la quale ho rinunciato anche ad una scintigrafia che mi avrebbe tenuto prigioniero all’Ospedale di Taormina per ben tre giorni) non me lo hanno consentito! Certo mi sarebbe tanto piaciuto essere in mezzo alle duecentomila persone per riuscire se non a toccare ma a vedere almeno da vicino Papa Francesco in quel magico momento in cui i piccoli si sentono più grandi ed i grandi si sentono più piccoli e vedere e sentire il Nostro che, con grande umiltà francescana, sorride e dice: “Pregate per me!” e, sempre in quell’occasione sentirgli dire: “Bisogna mettere amore in tutto quello che fate!” E’ proprio vero: Solo con l’Amore (avec une grande “A”) si può migliorare il mondo! Grazie Papa Francesco di esistere e, credimi, “Et si tu n’existais pas… direbbe il caro amico e collega Toto Cotugno - perché dovrei esistere io!...”

Gilbert Paraschiva

Il Festival della Cicala, una gara per i giovani Un progetto a sostegno dei nuovi talenti musicali e della creatività artistica attraverso la canzone

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rende il via la settima edizione del Festival della Cicala. Il Festival della Cicala è una manifestazione canora nazionale che coinvolge in giuria gli studenti delle scuole medie e superiori di diverse città italiane. L’iniziativa ha raccolto, in queste prime edizioni, grandi consensi, sia di pubblico che di critica, ricevendo il patrocinio della Siae, dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, del Comune di Napoli, della Provincia di Napoli. Il nome dell’iniziativa deriva dalla famosa favola di Jean de la Fontaine che ha lasciato nell’immaginario collettivo l’idea che la “Formica” sia laboriosa e la “Cicala” canterina una scansafatiche. Invece, questo progetto vuole dimostrare che la musica è un lavoro e chi la esegue, la scrive o la produce ha una formazione

molto impegnativa, risultato di anni di studio e di apprendimento anche pratico. Grazie a questa formula, il Festival conta di promuovere i nuovi talenti canori. È, infatti, l’artista ad essere messo al centro del processo partecipativo dell’iniziativa coinvolgendo gli studenti ed i loro insegnanti nell’ascolto delle canzoni giunte al Festival, fino alla scelta dei vincitori attraverso un’analisi critica di questi brani. Con questa metodologia, si propone alle nuove generazioni ascolti non legati esclusivamente ai processi commerciali imposti dal mainstream, offrendo un ventaglio più ampio e più variegato di creatività artistica espressa attraverso la forma canzone. Il Festival della Cicala punta sui giovani, non solo intesi come partecipanti al concorso canoro, ma come

protagonisti della stessa giuria del concorso. Infatti, i giurati, i teenager delle scuole aderenti al progetto, seguono un corso di educazione all’ascolto che li aiuta ad aumentare le proprie conoscenze e ad accrescere il loro senso critico. Molti sono stati, in questi anni, gli ospiti conosciuti dai ragazzi, che hanno acceso l’entusiasmo e la curiosità nei partecipanti. Testimonial d’eccezione per quest’edizione sarà Nino Buonocore che consegnerà al vincitore una delle medaglie del presidente della Repubblica durante la finale che si svolgerà, nell’ambito della fiera della musica Discodays, il 28 aprile. L’evento si terrà presso la casa della Musica Federico I al Palapartenope di Napoli. Un’ occasione importante per sognare un’altra musica possibile...

Ciro De Tommaso

Ciotti, l’equilibrista del blues

Presentato “Equilibrio precario”, il 15esimo album del musicista romano

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resentato al “Birland Jazz Club” di Sassari, “Equilibrio precario” è il 15esimo album del bluesman romano. Noto al grande pubblico per aver composto le colonne sonore dei film di Salvatores “Marrakesh Express” e “Turnè”, la sua musica affonda le radici nelle sonorità blues-rock che si sviluppano a cavallo degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Soprattutto a quelle contorsioni sonore di matrice psichedelica, elettriche ed acide di Jimi Hendrix, in primis; del quale, inserito all’interno delle tredici tracce del disco, ne reinterpreta un classico come “Hey Joe”(W.Roberts). Come del resto si riscontra nell’altra cover presente nella tracklist, ovvero: “Moon dance” di Van Morrison eseguita con un taglio decisamente blues.Vale a dire a quel genere musicale di cui Roberto Ciotti è considerato uno dei più apprezzati interpreti a livello europeo. Alle pulsioni elettriche caratterizzate da lunghi assoli alla chitarra, si alternano brani più ispirati e meditativi come nelle tracce “Free bird” e “Sometimes I feel”. Utilizzo sapiente delle percussioni che si compenetrano con il suono aperto delle tastiere. Segno dell’evoluzione

di un percorso musicale che, a partire dal lavoro “No more blues”, ha viepiù allargato i suoi confini sonori arricchendoli di suoni latini e mediterranei sino ad approdare ad una forma canzone di matrice cantautorale. Le passate collaborazioni in studio e dal vivo con artisti del calibro di Edoardo Bennato e Francesco De Gregori hanno certamente rappresentato un buon viatico. Come nel precedente cd “Troubles & dreams”, nel brano “Stanotte Roma”, ritorna l’utilizzo della lingua italiana come modulo espressivo. E’ il caso di “Equilibrio precario”: brano che dà il titolo al disco e che nasce dall’esigenza dell’artista di rendere manifesto un sentimento di precarietà diffusa in cui “sembra che tutto vada per il verso sbagliato, qualcuno ci tiene in pugno ed il progresso porta paradossalmente ad un regresso dei rapporti umani, oltre che culturale ed economico”. Ciononostante, è un’artista che continua a credere al potere della fantasia e della musica. La sua, passionale e dal fluido speciale.

Giuseppe Orso

Periodico di attualita’, informazione, cultura, cronaca, politica e sport ANNO XIX NUMERO 3 - 4 MARZO/APRILE 2013 Autorizzazione Trib.Napoli n. 4740 del 19/03/1996 Direttore responsabile Italo Sgherzi Condirettore Ferdinando D’amore

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Tecnica e ricerca per nuove soluzioni creative

Con “N’uovo a Fratte” è arrivata la Pasqua

Al Bar Simi una mostra degli artisti Claudia Simonis e Domenico Apicella

Iniziativa dell’Associazione ACAF con esposizioni, raduni e spettacoli

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uando un artista mescola i colori, fonde cromie, gioca con le forme ‘pasticcia’ fino ad arrivare a una creazione che non sempre corrisponde a un soggetto preciso. Ne esprime però un’idea astratta, una rappresentazione, innescando una creatività fuori dai canoni ordinari. È quanto propongono gli artisti salernitani Claudia Simonis e Domenico Apicella che hanno inaugurato la loro prima personale presso il Bar Simi in via Duomo. Piatti, ciotole, pannelli decorati sono stati realizzati attraverso il ‘pasticcio’ che attribuisce ad ogni opera unicità e che diventa in tal modo tecnica e ricerca di nuove soluzioni artistiche. Claudia Simonis, che per anni ha lavorato come tecnico presso il colorificio di famiglia a Battipaglia, ha ‘pasticciato’ con le decorazioni mentre Domenico Apicella, parrucchiere prestato all’arte ceramica, invece, con

L Gli artisti smalti e tonalità. Quindici opere, quindici soggetti che hanno suscitato nei visitatori interesse, curiosità ed apprezzamenti anche per l’originalità dell’allestimento.

’Associazione ACAF ha organizzato una manifestazione per festeggiare l’arrivo della Pasqua e per vivacizzare anche la zona di Fratte. La manifestazione, denominata “N’uovo a Fratte”, è stata organizzata nell’area privata, adibita a parcheggio, situata in via Mario Pagano all’altezza dell’ingresso della strada di Via Fabio Filzi, che ben si confà a tale esigenza, in quanto si trova in una posizione facilmente visibile e raggiungibile sia dalle zone alte, che dal centro e soprattutto dal Parco Pinocchio, di cui costituisce il proseguimento naturale. Il programma ha previsto: Modellismo

in piazza con esposizione e scambio tra piccoli e grandi collezionisti: II edizione; Raduno dei Vespisti, Motociclisti e Automobili d’Epoca che hanno girato per le strade del quartiere con premiazione del modello più bello scelto tra i partecipanti; Esposizione di moto d’acqua, ed esibizione di modellismo dinamico; Infine c’è stato uno spettacolo musicale con Karaoke e Scuola di danza di balli latino - americani; al termine della serata l’apertura dell’uovo gigante di cioccolato e distribuzione ai presenti.

Serena Cassetta

Cristina Camaiani

Il risveglio dei Musei Soprintendenza BAP comunica il nuovo orario di apertura

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i risvegliano, il Museo “Roberto Papi” e il Museo Virtuale della “Scuola Medica Salernitana”, a seguito del protocollo d’intesa siglato dalla cooperativa sociale Galahad e dalla Fondazione Scuola Medica Salernitana. I giovani volontari della cooperativa, infatti, già impegnati in attività sociali, si “aprono” ai Beni Culturali, avviando la gestione della biglietteria e delle attività di rilancio e promozione dei

Direttore: Italo Sgherzi Vicedirettore: Valentina Capuano Lo staff redazionale:

Soddisfazione dei partecipanti due “gioielli” storici del nostro territorio. A partire dal giorno di Pasquetta, una serie di eventi culturali animerà i due splendidi siti museali, coinvolgendo scolaresche, cittadini e turisti. Intanto il Museo Virtuale della Scuola Medica aprirà anche il sabato e la domenica. Nell’’ambito della valorizzazione congiunta con la Fondazione della Scuola Medica Salernitana, la Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino, diretta da

el futuro d e n o i s i telev E’ nata la

Gennaro Miccio, comunica il nuovo orario di apertura del Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana. Martedì e Mercoledì 9.30 / 13 Giovedì e Venerdì 9.30 / 13 - 18 / 21 Sabato 10 / 13 - 18 / 21 Domenica 18 / 21 Lunedì chiuso per riposo settimanale Biglietto 3 euro - Biglietto ridotto 1 euro (scolaresche, studenti universitari, over 65)

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Enrico Teperino, Anna Santoro, Liana Capuozzo, Adelaide Caravaglios Carmela Di Caprio, Paola Grattagliano, Anna Schettino, Angelo Moscati e Vittoria Panarese. Sono partecipi di questo evento. La direzione è sita in Napoli in via Camillo Guerra, 42 - Tel.081.5875216 chi desiderasse collaborare, non a fini di lucro, può inviare i propri filmati che saranno trasmessi via web

Prodotto in allevamenti di Castelpagano (Benevento)

Speciale Salerno


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