Università degli Studi di Perugia Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Laurea Magistrale in Ingegneria Edile - Architettura A.a. 2016/17
Disuguaglianze sociali nelle città europee Il caso studio di Barcellona e il suo Piano dei Quartieri, per la coesione sociale Laureando Marco Peverini Relatore Mariano Sartore Correlatore Francesc Muñoz Ramírez
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Università degli Studi di Perugia Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Corso di Laurea in Ingegneria Edile - Architettura A.a. 2016/17 Tesi di Laurea Magistrale Laureando Marco Peverini Relatore Mariano Sartore Correlatore Francesc Muñoz Ramírez
Disuguaglianze sociali nelle città europee Il caso studio di Barcellona e il suo Piano dei Quartieri, per la coesione sociale
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Indice
PREMESSA
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Presupposti, obiettivi e metodologia dell’indagine; Fonti disponibili; Il Sistema Informativo Territoriale. CAPITOLO 1 I fenomeni di disuguaglianza in ambito urbano
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La morfologia sociale, l’ecologia umana e le morfologie sociali su base spaziale; Disuguaglianza sociale e crisi economica; Disuguaglianze socio-spaziali e segregazione spaziale; L’ “Iperghettizzazione”; Polarizzazione spaziale della ricchezza; La sfida posta dal capitalismo e dalla finanziarizzazione dell’economia; Cambiare la città per cambiare le persone; Modelli spaziali per la coesione sociale. CAPITOLO 2 L’Area Metropolitana di Barcellona, inquadramento dell’ambito di analisi
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Inquadramento amministrativo del territorio; Relazioni intercomunali; Scenari di sviluppo urbanistico; Scelta dell’ambito di analisi. CAPITOLO 3 Analisi empirica delle morfologie socio-demografiche e socio-economiche
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La vulnerabilità socio-demografica e socio-economica; Fonti disponibili; Distribuzione territoriale della popolazione residente; Le classi sociali in Catalogna; L’effetto della crisi economica nell’Area Metropolitana di Barcellona; La povertà e l’impossibilità di accedere a beni di base; La portata della privazione materiale nel contesto della crisi; La situazione dell’infanzia e la famiglia; I nuovi modelli di famiglia connessi al rischio di povertà; Povertà, rendimento scolastico e aspirazioni accademiche; Immigrazione e rischio di povertà. CAPITOLO 4 Analisi empirica dell’esclusione residenziale
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La vulnerabilità residenziale; La questione del mercato immobiliare in Catalogna; I fattori della vulnerabilità residenziale; L’accessibilità; L’adeguatezza dell’alloggio; L’abitabilità; La Stabilità; La correlazione tra esclusione residenziale e sviluppo degli adolescenti; La mobilità residenziale; La difficoltà intrinseca nel mantenimento dell’abitazione (o sforzo economico di accesso all’abitazione); Il potenziale di mobilità. CAPITOLO 5 Analisi empirica della segregazione urbana
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La segregazione urbana; La segregazione inferiore; La segregazione superiore; I luoghi della debolezza socio-demografica vulnerabile e segregata; I luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata.
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Indice
CAPITOLO 6 Quadro di Sintesi della vulnerabilità urbana
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Atlas de los Barrios Vulnerables; I luoghi della vulnerabilità segregata; I luoghi della vulnerabilità a rischio di segregazione. CAPITOLO 7 L’efficacia del Pla de Barris per la coesione sociale
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La Llei de Barris (Legge dei Quartieri); Distribuzione Territoriale dei Progetti; La scelta dei quartieri di intervento; Campi di Attuazione del Pla de Barris e valutazione dei progetti; Le attuazioni del Pla de Barris all’interno del contesto di vulnerabilità segregata; Valutazione dell’efficacia del Pla de Barris nel colpire la vulnerabilità urbana nell’ambito di analisi; Efficacia dell’investimento nell’affrontare la debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata. CAPITOLO 8 Conclusioni e raccomandazioni
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L’importanza degli interventi in favore della coesione sociale nelle città; La rilevanza dell’approccio spazialista nelle politiche per la coesione sociale; I luoghi e i contesti urbani irrisolti del Pla de Barris; Un difetto del modello legato all’Area Metropolitana; Aspetti importabili del modello: La bontà del doppio livello istituzionale e di valutazione; Aspetti importabili del modello: la multidimensionalità e l’interventio a metri cubi zero BIBLIOGRAFIA
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Ringraziamenti
Per il contributo nella realizzazione di questo lavoro devo esplicitare la mia gratitudine alle molte persone che la meritano. In primis quelle che hanno dato un contributo “istituzionale”, tra cui Mariano che, nonostante gli “incidenti” di questo percorso, per mia scelta maggiormente teorico e dunque difficoltoso per la mia istruzione prevalentemente tecnica, mi ha dato costante ispirazione a cercare sempre e dovunque ciò che sta oltre l’entusiasmo iniziale, il “senso” delle cose. È per questo che ti ho scelto, tutto il resto non mi sembrava importante. L’altra persona che desidero ringraziare per il contributo fondamentale nel campo della ricerca empirica e per la sua abilità di coinvolgermi in un ambiente in cui ero estraneo, è senza dubbio il prof. Francesc Muñoz, ai cui workshop progettuali spero di poter partecipare presto. Tuttavia questo anno di lavoro, di dubbi, di cambiamenti, di erasmus, di entusiasmi e delusioni, di libri di sociologia in spagnolo, di pensieri radicali e di sentimenti intensi, è dedicato con tutto il cuore a colei che non ha mai smesso di credere in me, qualunque cosa io facessi, comunque andasse, e che mi ha insegnato l’importanza di scrivere queste pagine. Se questa tesi non dovesse servire a nulla, questi ringraziamenti che mi hai spinto a scrivere saranno serviti almeno a ricordarmi quante persone sono importanti nella mia vita; tu sei la prima! Questo lavoro è più tuo che mio, Simona. Non sorprenderà, spero, sapere che tra le persone senza le quali non sarei arrivato al compimento di questo percorso ci sono altre donne...Devo interamente la possibilità di portare a compimento questo percorso a Patrizia, mia madre, con cui ho condiviso le più grandi gioie e i peggiori dolori della vita, che è dura ma è pur sempre bella se si sa che c’è qualcuno che non ti abbandonerà mai. Mai. Sempre grata senza pretendere niente, ti prometto a mia volta la mia eterna gratitudine. Lo stesso vale per Benny, mia zia ma anche seconda madre, un esempio di rettitudine morale incrollabile, oltre che di forza interiore e gioiosa semplicità, sempre aperta a un sorriso o una battuta, sempre a pensare al futuro, nonostante tutto quello che è passato. Sei un esempio, non buttarti mai giù. Altro pilastro di forza interiore è Lina, mia nonna paterna, una delle persone a cui mi sento più legato e, se non è eccessivo dirlo, verso cui mi sento più responsabile. Il dolore oscuro che abbiamo sofferto, nonostante la differenza di età, ci ha legati per sempre e io non mi scorderò mai di te. Un ringraziamento grande anche agli zii, alle cugine e (ormai) ai nipotini e nipotine che dimostrano sempre affetto e interesse per me. Vi voglio davvero bene. Dall’altra parte, molto devo ai miei nonni materni Giovanni e Orietta, che non hanno mai smesso di dare luce e calore, folklore, legami indissolubili con il territorio, il cibo, la cultura, il dialetto, la famiglia...in una parola, le mie radici! Gratitudine ai numerosi amici del Gruppo Storico, linfa vitale della mia vita perugina. Non ho mai smesso di sentirmi incredibilmente fortunato per le tante e belle persone di cui mi circondo, organizzative, interessate, interessanti, progressiste, aperte, affidabili. Ma, a pensarci, molto dobbiamo al Liceo Galilei che con il suo ambiente culturale, musicale, politico, ci ha unito intorno alle cose importanti della vita, tenendoci alla larga dall’indifferenza. Un ricordo alla “quinta L”, una classe tanto avanti che mi ha aperto la mente e spronato a studiare come nessuno mai. 10
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Ringraziamenti
Tra gli amici, grazie in particolare a Giacomo e Leonardo, miei fratelli di viaggio; ad Alessandro (il n° 4 ormai), anche se non faceva il Galilei, per tutte le volte che ci siamo sentiti meno soli a studiare insieme e per la passione che mi ha dato nell’affrontare il controverso mondo delle Scienze Politiche e della Sociologia; a Lorenzo (Andrea), la persona che mi illudevo di aiutare nel momento del bisogno, mentre invece era lui che aiutava me. Grazie ai “ponteggiani” e al Basket per le tante belle esperienze che abbiamo fatto “insieme” proprio in quel periodo critico in cui è troppo facile ritrovarsi soli. È in parte grazie a voi e a quel periodo di gioia spensierata e di inebrianti scoperte che sono riuscito a superare lo scoglio più grande, l’onda più alta. Dedico un ricordo particolare a Lorenzo, mio fratello mancato, Claudia il mio primo amore e ai giovani rockettari Burnout/One More Collision. Con voi ora non condivido più tante cose come prima, ma spero davvero di poterci riavvicinare. Intanto, grazie di cuore! Grazie anche alle logge e al collettivo delle Jam Session al Free Ride, che mi ha permesso e continua a permettermi di coltivare la mia passione più profonda: la musica (specialmente quel mix di libertà e sperimentazione che è il prog) e il basso. Grazie in particolare a Franco e Paolo con cui ho provato, seppure per poco, l’emozione del musicista di stada; con voi spero di continuare a suonare tutta la vita! Grazie agli “Alessandro” degli Æternit per aver sporcato la nostra quotidianità, altrimenti troppo pulita, di fischi e distorsioni (e di avermi fatto imbracciare la batteria) e grazie a Valerio e ad Astio Collettivo per aver investito tempo e denaro sulla nostra sconclusionata ma appassionata produzione musicale. Ma grazie pure al Norman, a Musica dalle Scuole, a Umbria Jazz; se non fosse per loro starei ancora a giocare ai videogiochi. Di nuovo, a Umbria Jazz ma in particolare al Magazzino UJ e tutte quelle persone sorprendenti (ci includo Emanuele il siciliano) che ha unito, intorno all’ideale per cui lavoro e amicizia possono (anche se è molto difficile) andare a braccetto nel migliore dei modi. Grazie a Lista Alice e l’Udu che mi hanno fatto capire che la politica si può fare, e facendola bene, mettendo il meglio di se stessi al servizio del bene collettivo, si può cambiare qualcosa. Qualcosa, certo non tutto; ma qualcosa vuol dire tutto. Grazie anche a GIMO (di fatto la mia vera “tesi”) e i progetti sulla mobilità universitaria (in particolare l’ennesimo Alessandro della mia vita), per avermi dimostrato che Perugia può cambiare, anche nel suo aspetto più critico e inerte della mobilità. Grazie agli amici della capoeira, una “lingua” (senza parole) che ho cominciato a parlare da poco ma che mi ha già permesso di parlare tanto con persone nuove e belle. Grazie a Mehdi e al gruppo di teatro, l’altro linguaggio (universale) che mi permette di comunicare con tutti senza dire nulla. Grazie al “gruppo vacanze” (a chi cucina, a chi mette la macchina), una vera sicurezza in fatto di avventura e posti belli. Agosto è sempre dedicato a voi e a tutte le bellezze del mondo che vorremo esplorare nel nostro modo alternativo e leggero di viaggiare. A tutte le città del mondo, ma in particolare: A Londra, la mia primissima esperienza fuori casa (che esperienza!) e a Cristiano, il mio primo insegnan12
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Ringraziamenti
te di basso nonché la più importante ispirazione musicale fin’ora. A Berlino (in parte anche a Madrid) e a Francesco con cui sono partito, l’Erasmus perfetto, la migliore università, la diversità, le culture, la lignua tedesca ostica, la birra e la metro, i club notturni e tutte le altre cose astruse ma bellissime delle città grandi e pianeggianti A Barcellona, la città dove vivere, bella, calda, in grande fermento. La città dove suonare nella metro, manifestare di giorno e andare al mare di sera, degli anarchici da una parte e degli hipster dall’altra (io chi ero?), dei migliori coinquilini del mondo (Román, Markus e Myriam, vi adoro) e dei colori più caldi. Ti ho studiata tanto ma non ti ho capito per niente, come non ti capirò mai. A Perugia, dove nonostante la costante voglia di cambiamento e di Erasmus, non ho mai smesso di voler tornare. A Ponte San Giovanni, il mio quartiere; nonostante “Hotel Gomorra” eccetera, sotto ‘sti palazzi si vive alla grande. Infine, a colui che ha deciso di bruciare, per rinascere come fenice dalle ceneri che ha lasciato dentro di me. Tutta la mia vita, non ho fatto altro che cercare di somigliarti e non smetterò. Alla tua memoria, Antonio.
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Dedicato a tutte le cittĂ del mondo. Tutte vorrei conoscere, in tutte vorrei vivere.
Disuguaglianze sociali nelle cittĂ europee Il caso studio di Barcellona e il suo Piano dei Quartieri, per la coesione sociale
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Premessa
Premessa
Figura a fronte. L’ufficio dell’Observatori de la Urbanització, il centro di ricerca della Universitat Autonoma de Barcelona condotto da Francesc Muñoz Ramirez, all’interno dell’edifico MUHBA (Museo di storia di Barcellona) sul retro di Placa del Rei in pieno centro storico. Fonte: Immagine catturata dall’autore nel Novembre 2016.
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Premessa
Presupposti, obiettivi e metodologia dell’indagine. La città è storicamente il luogo dove si concentrano le opportunità: di lavoro, di educazione e formazione, di scambio, etc. È anche il luogo di incontro delle diverse componenti sociali e, dunque, di espressione delle disuguaglianze (etniche, ideologiche, di classe) e di mediazione tra opposte istanze. Tuttavia in Europa si assiste a un fenomeno inedito: nonostante si acutizzino le disuguaglianze a causa della perdurante crisi economica e della massiccia immigrazione da paesi in difficoltà, sono in atto dinamiche a livello urbano che diminuiscono la possibilità di mediazione tra le componenti sociali diseguali. Queste dinamiche includono: la gentrificazione, la massificazione turistica dei centri storici, la stigmatizzazione di quartieri periferici, la speculazione immobiliare in particolari aree a forte sviluppo, la formazione volontaria o involontaria di enclaves e cittadelle. In questo contesto di sfondo, l’ipotesi è quella di indagare, su base spaziale, la formazione, nelle città europee di enclaves sempre più ampie e significative nelle periferie (ma anche nei centri storici) caratterizzate non più da appartenenze “etniche”, come in passato, ma ora anche in base allo status socio-economico. Un tema già ampiamente esplorato a partire dagli anni ’90, con un dibattito che in maniera in buona sostanza unanime, tendeva a distinguere i fenomeni urbani in atto negli Stati Uniti da quelli europei. E tuttavia alcune recenti modificazioni avvenute nel corso dell’ultimo decennio sembrano dar luogo a nuove, inedite e importanti, forme di segregazione (o “specializzazione”) sociale su base spaziale. In particolare, tra i molti, tre sembrano essere gli aspetti più rilevant del cambiamento: 1. la crisi economica (perdurante) e le sue ricadute di termini di impoverimento generalizza-
to (a partire dalla middle class), con la conseguente polarizzazione sociale; ovvero, per dirla con Secchi, l’inedita incapacità della città di garantire la mobilità sociale; 2. la dimensione (nuova in Italia e negli altri paesi europei/mediterranei) assunta dai fenomeni di immigrazione (non solo clandestina) dalle regioni più povere del mondo; 3. la ridotta capacità (in termini di risorse finanziarie disponibili, ma anche di “cultura politica”) degli stati e delle istituzioni pubbliche locali, di garantire i livelli pregressi di welfare sociale (e adeguate politiche urbane). A questi, tra loro strettamente connessi, si potrebbe forse aggiungere il fenomeno della conflittualità sociale, che sempre più sembra muovere e far riferimento a specifiche enclaves socio-territoriali. Ciò sembra riflettersi in modo evidente sulle strutture urbane, secondo dinamiche che (sempre su base spaziale) possono essere ricondotte (paradossalmente) alla riduzione della mixitè sociale. Di fronte a questi processi di polarizzazione sociale su base spaziale, uno strumento efficace in grado di mitigare gli effetti nocivi delle disuguaglianze è rappresentato dalle politiche urbane volte ad aumentare la coesione sociale. L’obiettivo del lavoro di tesi consiste dunque, avvalendosi della collaborazione del professor Francesc Muñoz Ramírez e dell’ esperienza presso l’Observatori de la Urbanització della Universitat Autònoma de Barcelona (UAB) tra Ottobre 2016 e Giugno 2017, è quello di costruire un “modello” conoscitivo delle disuguaglianze socio-spaziali prendendo come caso studio l’Area Metropolitana di Barcellona e di valutare in tal modo l’efficacia delle politiche urbane che si pongono come obiettivo il miglioramento della coesione sociale. Di seguito, la struttura della tesi: 20
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Premessa Nel Capitolo 1 si cercherà di inquadrare il fenomeno delle disuguaglianze socio-spaziali a scala europea, facendo riferimento alla letteratura esistente, se ne distingueranno le diverse manifestazioni e, laddove possibile, le cause; infine si sosterrà la necessità di mettere in atto con maggior decisione politiche urbane che favoriscano la coesione sociale. Nel Capitolo 2, verrà inquadrata la morfologia fisica ed amministrativa dell’Area Metropolitana, utilizzando le banche dati disponibili dai vari Sistemi Informativi Territoriali messi a disposizione. Operativamente, ci si è trovati di fronte alla necessità di manipolare dati georeferenziati provenienti da vari Sistemi Informativi Territoriali e dunque si è scelto di utilizzare il software QGIS,
dello Sviluppo spagnolo nel territorio analizzato, con gli indicatori precedentemente definiti. Nel Capitolo 7 si prendere in esame, a titolo di caso studio, il piano di intervento sui quartieri in difficoltà che è stato messo in atto nell’intera regione catalana denominato Pla de Barris, riassumendone gli obiettivi, l’iter procedurale e l’efficacia. L’ottavo ed ultimo capitolo sarà riservato alle conclusioni che si sono estratte dall’analisi ed alle raccomandazioni per tutto ciò che concerne l’esportabilità di tale modello di intervento.
Fonti disponibili
in quanto software open source in grado di competere con i software commerciali equivalenti.
Per poter assemblare il quadro teorico mi sono avvalso di tutta la letteratura scientifica che il Prof. Mariano Sartore mi ha consigliato di leggere.
In secondo luogo, nel Capitolo 3, utilizzando fonti informative che spaziano dai dati censuari geolocalizzati della popolazione ai report di enti istituzionali di analisi sociale, si procederà all’indagine delle morfologie socio-economiche inquadrate da un punto di vista territoriale e degli strumenti di analisi degli differenti aspetti del fenomeno della disuguaglianza socio-spaziale e della divisione della società in classi.
Per poter costruire l’analisi empirica mi sono invece avvalso di tutte le fonti informative territoriali e non, a cui ho avuto accesso grazie alla collaborazione con il Prof. Francesc Muñoz Ramirez e il suo Observatori de la Urbanització della Universitat Autonoma de Barcelona, oppure disponibili apertamente attraverso i canali istituzionali delle amministrazioni territoriali.
Nel Capitolo 4 si analizzaranno gli aspetti abitativi e insediativi del fenomeno della disuguaglianza: indicatori di esclusione residenziale, mobilità residenziale, sforzo economico e potenziale di mobilità. Nel Capitolo 5 si approfondiranno gli aspetti relativi alla segregazione urbana, declinata come segregazione inferiore (segregazione delle classi svantaggiate) o superiore (segregazione delle classi benestanti). Nel Capitolo 6 si giungerà infine a definire un indicatore di vulnerabilità urbana, relativamente al quale si compareranno i risultati dell’Atlante della Vulnerabiltà Urbana realizzato dal Ministero
Tra di esse: i dati demografici geolocalizzati elaborati dall’Institut d’Estadistica de Catalunya; l’Encuesta de Condiciones de vida y hábitos de la población elaborata dall’Institut d’Estadistica de Catalunya e interpretata dall’Institut d’Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona; L’inchiesta “El Impacto Social de la Crisis en el Area Metropolitana de Barcelona y en Cataluña”, sempre dell’Institut d’Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona; il report “Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012” elaborato dall’Institut d’Infància I Mòn Urbà; i report di QÜESTIONS D’HABITATGE elaborati dal Patronat Municipal de l’Habitatge de Barcelona; l’Atlas de los Barrios 22
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Premessa Vulnerables prodotto dal Ministerio de Fomento del governo spagnolo; lo studio LA SEGREGACIÓ URBANA A LA REGIÓ METROPOLITANA DE BARCELONA del Pla Estrategic Metropolita de Barcelona; il report “La Llei de barris, Una aposta col·lectiva per la cohesió social” del Departamento de Politica Territorial i Obres Publiques de la Generalitat de Catalunya.
Il Sistema Informativo Territoriale Le fonti, come si può constatare, sono varie. Tra queste è stato possibile trovare una molteplicità di informazioni geolocalizzate sotto forma di file georeferenziati con attributi. Altre invece, pur rappresentando informazioni di carattere territoriale, non sono disponibili come file georeferenziati. Per queste ultime è stato dunque necessaria una fase di (geo)informatizzazione delle informazioni. Il tutto andava poi combinato in una maniera che permettesse agevolmente in confronto, dove possibile l’analisi statistica, la sovrapposizione e infine l’interpretazione dei dati. Per elaborare tale archivio si è deciso fin dall’inizio di utilizzare un Sistema Informativo Territoriale (SIT). Il programma che si è deciso di utilizzare, per la sua gratuità e la sua funzionalità, è QGIS. Tutta la cartografia che non reca una fonte è dunque da considerarsi elaborata dall’autore per mezzo del tool di stampa di QGIS sulla base delle informazioni reperite che vengono indicate all’inizio di ogni capitolo.
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Capitolo1
Capitolo 1 I fenomeni di disuguaglianza in ambito urbano Matrici teoriche
Figura a fronte. Plaça dels Àngels, Barcellona. Alcuni ragazzi di colore della zona, mentre si ritrovano nella piazza di fronte al famoso Museo di Arte Contemporanea di Barcellona (MACBA) mi intimano di smettere di fare fotografie. Plaça dels Àngels è la più grande del Raval (un quartiere a fortissima componente di immigrati e oggetto di politiche molto controverse) nonché uno degli spazi pubblici più interessanti di Barcellona per la compresenza dei molti turisti hipster, che vengono considerati il motore della gentrificazione del centro storico, di manifestazioni di sub-cultura hip-hop e di microcriminalità. I Mossos d’Esquadra (la polizia regionale) batte la piazza quasi continuamente. Fonte: Immagine catturata dall’autore nel Novembre 2016.
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s. f. [comp. di morfo- e -logia; il termine è stato coniato per la prima volta da Goethe (ted. Morphologie) per indicare l’anatomia comparata]. – In genere, studio, descrizione delle forme. Con sign. particolari: 1. In biologia, lo studio dei caratteri fenotipici degli organismi viventi, sia animali (m. animale) sia vegetali (m. vegetale), che ha per oggetto le singole strutture e i loro rapporti, e che permette di comparare organismi diversi ricavandone elementi utili alla classificazione e alla filogenesi: m. esterna, quella che descrive la forma esterna generale dell’animale o della pianta e i rapporti di posizione delle varie parti o organismi visibili dall’esterno; m. interna (o anatomia), quella che indaga la struttura degli organi interni dell’animale o della pianta, sia quelli visibili a occhio nudo (m., o anatomia, macroscopica) sia quelli osservabili col sussidio del microscopio (m., o anatomia, microscopica). Anche, la struttura stessa degli organismi animali o vegetali che è oggetto di tale studio. 2. In geografia fisica, m. terrestre (geomorfologia), lo studio scientifico delle forme del suolo, nella loro genesi ed evoluzione; anche, il complesso di queste forme con riferimento a una regione più o meno estesa del globo. 3. In linguistica, in senso ampio, lo studio della flessione, della composizione e derivazione delle parole, della determinazione delle categorie e delle funzioni grammaticali, e quindi degli elementi formativi, desinenze, affissi e alternanze qualitative e quantitative. (Fonte: Treccani) MORFOLOGÌA
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Capitolo1 Figura a fronte: Diagramma dell’ecologia urbana di Chicago. Fonte: PARK E.R., BURGESS F.W.. The city.
La morfologia sociale, l’ecologia umana e le morfologie sociali su base spaziale Dal punto di vista metodologico, il lavoro prende le mosse a partire dalla teoria, ideata negli ultimi anni del 1800 dal sociologo francese Durkheim, della morfologia sociale. L’idea di base di questa teoria è quella di studiare il rapporto tra le società umane e l’ambiente da un punto di vista interdisciplinare,1 da intendersi come scienza che ha per oggetto lo studio delle forme materiali della società.2 Le prime considerazioni pratiche di questa teoria vengono applicate all’osservazione dei movimenti migratori. Questo fenomeno viene descritto da Durkheim con una legge, la “legge meccanica dell’equilibrio sociale”, secondo la quale «è impossibile che i popoli forti non tendano ad incorporarsi i più deboli, come i più densi si riversano in quelli meno densi». Una considerazione, che, in particolare, merita attenzione poiché si relaziona direttamente con il tema della città, è la seguente: «è inevitabile che i centri più grandi nei quali la vita è più intensa, esercitino sugli altri un’attrazione proporzionale alla loro importanza».3 Tuttavia, per trovare una ricerca specificamente riferità alle dinamiche urbane dell’«agire e il dislocarsi sul territorio delle diverse popolazioni» bisogna arrivare al filone dell’ecologia umana della Scuola di Chicago e del suo fondatore Robert E. Park, il quale intese applicare la teoria ecologica, cioé la teoria che spiega le relazioni di interdipendenza fra le specie, gli individui e l’ambiente, allo studio di quel particolare ambiente umano rappresentato dalla città.4
1 DURKHEIM E., Morphologie sociale. Année sociologique 1897-1898, vol 2. 2 VILLA F., Sociologia e metasociologia. Itinerari di ricerca, Vita e Pensiero Edizioni, Milano, 2000. 3 POLLINI G., SCIDA G., Sociologia delle migrazioni e della società multietnica, Franco Angeli, Milano, 2002. 4 MELA A., Sociologia delle città, Carocci editore, Roma, 2006.
L’ecologia umana dunque si pone come oggetto quello di indagare le forze selettive, distributive e adattive che agiscono nell’ambiente e influenzano le relazioni spaziale degli uomini che lo abitano, interessandosi dunque degli effetti della posizione sul comportamento umano e sullo svilupparsi dell’attività sociale. Vengono infatti definite le aree naturali in cui tendono a concentrarsi tipi individuali omogenei e in cui «la distribuzione della popolazione tra queste è frutto della copatizione la quale tende a setacciare e quindi a raggruppare insieme i simili».5 I gruppi sociali si distribuiscono in modo non uniforme nella città e la loro distribuzione viene descritta attraverso modelli. Un esempio tipico è il modello di sviluppo della città a cerchi concentrici dal centro alla periferia (che, come vedremo, vale anche per la città di Barcellona6). È dunque proprio attraverso la definizione di questi modelli, e dunque andando ad indagare la dimensione spaziale dei fenomeni, che è possibile «decifrare il senso delle nuove realtà territoriali e dei paesaggi inediti della città contemporanea».7 Le più recenti linee di ricerca empirica in Italia riguardano l’indagine delle morfologie sociali su base spaziale, con l’obiettivo di «esplorare connessioni di significato rilevanti tra morfologie sociali degli abitati e il mosaico più minuto ed eterogeneo delle situazioni insediative», utilizzando come base informativa il censimento della popolazione e delle abitazioni, da cui è possibile ricostruire le morfologie sociali e abitative, e quindi incrociandole con le morfologie fisiche del territorio, con l’obiettivo di rintracciarne le eventuali regole di corrispondenza.8
5 PARK R.E., BURGESS E.W., MCKENZIE R.D., La Città, Edizioni di Comunità, Milano, 1925. 6 Vedi capitolo 2. 7 CAMICIA S., SARTORE M., Morfologie socio-economiche del territorio marchigiano 8 Ibidem.
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Capitolo1 Figura a fronte: Grafico comparativo dei trend di ricerca degli argomenti “Disuguagliaza” e “Crisi Finanziaria del 2007-2008” nel web, tra Gennaio 2004 e Maggio 2017: appare chiaro come l’interesse per la tematica della disuguaglianza sia andata crescendo a partire dalla crisi economica globale. Fonte: Google Trends.
Disuguaglianza sociale e crisi economica La disuguaglianza sociale è una differenza strutturata di condizioni e opportunità, tra gruppi sociali all’interno di una società, considerata ingiusta da almeno uno dei gruppi.9 Il fatto che sia strutturata evidenzia che debba sussistere un certo pattern per cui la differenza di condizioni e/o opportunità si riproduce, secondo determinate modalità, per un gruppo sociale, supponendo dunque una continuità del fenomeno. Il fatto che sia considerata ingiusta serve invece ad escludere quelle differenze che possono essere legate a particolarità culturali accettate da tutto il gruppo sociale. Chiaramente la disuguaglianza sociale rappresenta un fenomeno che si oppone, e in modo netto, ai valori fondanti dello stato di diritto e del principio di uguaglianza formale e sostanziale10 ed è ormai opinione comunemente accettata che ai livelli attuali la disuguaglianza sociale sia controproducente anche sotto il profilo economico.11 Dai rapporti di organizzazioni competenti, come l’Ocse12, o anche semplicemente guardando le statistiche economiche, i giornali il dibattito politico, è facile rendersi che conto che le disuguaglianze sociali sono in forte crescita ovunque,
9 Per costruire questa definizione sono partito dalle definizioni riportate nei dizionari, integrandole con miei ragionamenti, esposti nel testo. 10 Articolo 3 della Costituzione Italiana: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.>> 11 STIGLITZ J.E., Il prezzo della disuguaglianza, Einaudi, Torino, 2013. 12 OECD, The gap between rich and poor, OECDpublishing, 2015; OECD, In it together – Why less inequality benefits all, OECDpublishing, 2015.
e che questo tema è destinato ad entrare, alla fine anche in Italia, sempre più al centro delle attenzioni della classe dirigente e dell’opinione pubblica (vedi la figura a fronte). Come espresso dal sociologo Émile Durkheim, nel contesto di una società (come la nostra) in cui vige la divisione del lavoro e la specializzazione, dove dunque viene meno la “solidarietà meccanica” (in quanto fondato sulla credenza in una comune origine distintiva), l’elemento che mantiene coesi gli individui è la “solidarietà organica”, fondata sui rapporti di scambio e cooperazione tra individui sempre più specializzati.13 La recente crisi economica aggiunge alcuni elementi a questo discorso. La percentuale molto più elevata di persone in condizioni di disoccupazione, precaretà e povertà/rischio alla povertà e, allo stesso tempo, la questione dell’immigrazione14, sono evidentemente fattori che impediscono il rapporto di scambio e di cooperazione che Durkheim auspicava come collante sociale: dunque la “solidarietà organica” si realizza sempre più difficilmente e la società risulta sempre più frammenta.
Disuguaglianze socio-spaziali e segregazione spaziale Nel definire la disuguaglianza sociale si è detto che deve sussistere un certo pattern per cui la differenza di condizioni e opportunità si riproduce secondo determinate modalità, per un gruppo sociale. Nei casi in cui il pattern, la differenza di condizioni e opportunità che connota la disuguaglianza sociale, sia legato alla geografia, la disuguaglianza sociale si esprime in forma spaziale e viene detta in letteratura disuguaglianza
13 GIDDENS A., Durkheim, Il Mulino, Bologna, 1978. 14 Vedi, ad esempio, il Capitolo relativo agli effetti della crisi economica nell’Area Metropolitana di Barcellona.
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Capitolo1 socio-spaziale.15 Tra le “forze” in atto che fanno riflettere i processi sociali nell’ordine spaziale, Marcuse e Van Kempen ne distinguono quattro: 1. Variazioni nel regime di accumulazione del capitale che causa spostamenti nelle strategie di localizzazione; 2. Cambiamenti demografici e dislocazione di opportunità lavorative che causano migrazioni a piccolo e grande raggio; 3. Xenofobia e razzismo che causano la concentrazione e la segregazione; 4. Il ridimensionamento dello Stato Sociale che obbliga le persone a fare affidamento sul mercato per accedere all’abitazione.16 La segregazione spaziale è stata definita come la «proiezione di una struttura sociale nello spazio>>17 ; rappresenta nello spazio la separazione dei gruppi sociali all’interno della società.18 Questa separazione non è solo residenziale, è da considerarsi multidimensionale: si riferisce anche alla separazione nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei trasporti, nelle attività ricreative, negli spazi pubblici.19 La segregazione può esistere tra due città, tra i diversi quartieri di una stessa città ma anche tra i diversi piani di uno stesso edificio.
15 CASSIERS e KESTELOOT, Socio-spatial inequalities and social cohesion in European cities, Urban Studies Journal, 2011. 16 MARCUSE e KEMPEN, Of states and cities: the partitioning of Urban Space, Oxford University Press, Oxford, 2002. 17 HÄUßERMANN e SIEBEL, Integration und segregation - Überlegungen zu einer alten Debatte, trad. propria, Deutscher Institut für Urbanistik, 2001. 18 MARINO e DE MARIA, Misurare la ‘ghettizzazione’ degli immigrati: una breve guida metodologica per i comuni, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, 2003. 19 CORI, CORNA-PELLEGRINI, DEMATTEIS, PIEROTTI, Geografia Urbana, UTET Università, 1993.
La letteratura sociologica americana concorda nell’impatto negativo provocato dal livello di segregazione etnica del quartiere in cui si vive in termini di istruzione, reddito, disagio sociale.20 In Europa invece si presenta con maggiore attenzione un altro fenomeno: la riduzione della mobilità sociale ascendente dovuta alla segregazione in aree con concentrazione di persone dallo stesso basso profilo sociale, stigmatizzati, caratterizzati da norme sociali patologiche, discriminazione sul mercato del lavoro e mancanza di rappresentanza politica, accesso ai servizi e a reti sociali utili per salire la scala sociale.21 Anche studi che sembrano propendere per la debolezza nel contesto europeo dell’effetto quartiere, inteso come presenza di effetti negativi nelle possibilità individuali di vita dovute alla residenze in quartieri svantaggiati (dove vi sia elevata concentrazione di individui che fanno fronte a problemi economici e sociali), non possono negare la presenza di una relazione non-lineare tra una condizione svantaggiata dell’area di residenza e le possibilità di uscita dalla povertà.22 Nelle forme estreme di questi meccanismi la segregazione prende la forma di quello che usualmente viene chiamato “ghetto”, in cui i meccanismi descritti sopra divengono circolari e cumulativi e, dunque, strutturali. Il concetto di ghetto è tuttavia riduttivo rispetto alla complessità del fenomeno di segregazione e va dunque approfondito. Marcuse distingue quattro tipi principali di segregazione spaziale; i primi due sono di tipo
20 CUTLER e GLAESER, Are Ghettos Good or Bad?, The Quarterly Journal of Economics, Vol. 112, No. 3. (Aug., 1997), pp. 827-872. 21 CASSIERS e KESTELOOT, Socio-spatial inequalities and social cohesion in European cities, Urban Studies Journal, 2011. 22 BUCK e GORDON, “Does spatial concentration of disadvantage contribute to social exclusion?”, in BODDY e PARKINSON, City matters: competitiveness, cohesion and urban governance, Policy Press, Bristol, 2004.
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Capitolo1 Figura a fronte: Elementi influenti nel fenomeno dell’iperghettizzazione. Fonte: elaborazione dell’autore.
volontario e rispondono a cause “interne”: 1. Enclave: «un’area spazialmente concentrata in cui i membri di un particolare gruppo di popolazione, auto definiti per etnia, religione o altro, si riuniscono con il fine di potenziare il proprio sviluppo economico, sociale , politico e/o culturale»; 2. Cittadella: «un’area spazialmente concentrata in cui i membri di un particolare gruppo di popolazione, definiti dalla loro posizione di superiorità in potere, ricchezza o status in relazione ai loro vicini, si riuniscono con il fine di proteggersi o potenziare quella posizione». Gli altri due sono di tipo involontario e rispondono soprattutto a cause “esterne”: 3. Ghetto: «un’area spazialmente concentrata usata per separare e limitare un particolare gruppo di popolazione, involontariamente definito per etnia, religione o altro, trattato come inferiore dalla società dominante»; 4. Ghetto emarginato: «un ghetto in cui fattori come l’etnia e la religione sono combinati con la classe in un’area spazialmente concentrata in cui i residenti sono esclusi dalle dinamiche dominanti della vita economica della società in cui vivono, la quale non trae significativo profitto dalla loro esistenza».23 I primi due tipi sono volontari perché fanno riferimento a cause interne ai gruppi segregati; la concentrazione ha infatti quattro principali funzioni: aiuto reciproco (dare vita a reti informali di solidarietà ed assistenza), conservazione (preservare un’identità culturale distinta in un ambiente che tende a negarne i valori attraverso la vita
23 MARCUSE P., The enclave, the citadel, and the ghetto – what has changed in the Post-Fordist U.S. City, Urban Affaris Review, Vol. 33, No. 2, 1997.
di vicinato e i matrimoni tra membri del gruppo), difesa (volontà proteggersi dalla possibilità di aggressione), attacco (dare avvio ad iniziative volte al miglioramento della propria condizione nella comunità: propaganda elettorale verso rappresentanti favoriti e protesta civile, ma anche associazioni illegali come mafie, movimenti terroristici e insurrezionali).24 Gli ultimi due sono involontari e fanno riferimento a cause esterne: riguardano il pregiudizio razziale e in generale la riluttanza nei confronti del “diverso”, identificato con le conseguenze socio-economiche della sua venuta (i.e. il deprezzamento di immobili e quartieri, la comparsa di spaccio e microcriminalità etc.). Per evitare ciò la comunità erige barriere di ogni tipo; i nuovi arrivati tendono così a stabilirsi nelle parti della città dove tali barriere sono deboli o dove il loro arrivo rappresenta l’unica occasione di valorizzare abitazioni degradate o malsane, altrimenti di difficile messa a profitto.25
L’ “Iperghettizzazione” Se nel contesto europeo il fenomeno della ghettizzazione non ha mai avuto un impatto così forte come negli Stati Uniti, alcune modificazioni avvenute nel corso dell’ultimo decennio sembrano dar luogo a nuove, inedite e importanti, forme di segregazione sociale su base spaziale. Alcuni aspetti del cambiamento sono: 1. la crisi economica perdurante e le sue ricadute di termini di impoverimento generalizzato con la conseguente polarizzazione sociale; 2. la dimensione assunta dai fenomeni di immigrazione dalle regioni più povere del mondo, nuova in Italia e negli altri paesi
24 BOAL, e POOLE, Religious Residential Segregation and Residential Decision Making in the Belfast Urban Area. Final Report to the SSRC, 1976. 25 CORI, CORNA-PELLEGRINI, DEMATTEIS, PIEROTTI, Geografia Urbana, UTET Università, 1993.
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Capitolo1 europei; 3. la ridotta capacità degli stati e delle istituzioni pubbliche locali di garantire i livelli pregressi di welfare sociale e di politiche urbane, con la conseguente esclusione residenziale; 4. I fenomeni di mobilità residenziale che innescano i meccanismi di segregazione. Il termine iperghetto identifica uno stato di segregazione che va oltre il fenomeno puramente territoriale e definibile del ghetto.26 Wacquant parla di un «ghetto riconfigurato, decentrato e differenziato spazialmente»27, che non si riferisce tanto a un tipo di spazi quanto a un tipo di persone, caratterizzate da una relazione di inferiorità nei confronti della società.28 Il fenomeno non si caratterizza solo per le appartenenze etniche ma anche per lo status socio-economico e l’impossibilità del suo miglioramento, cioè per la sostanziale immobilità sociale. È un prodotto di numerosi fattori che coinvolgono la dimensione sociale e demografica del contesto (il mercato del lavoro, i movimenti migratori, etc.) e la dimensione spaziale della città (l’appetibilità dei quartieri, la disponibilità di abitazioni accessibili, etc.). Questo fenomeno può essere meno percepibile, poiché può manifestarsi come micro segregazione, che può avvenire cioè per singoli isolati o edifici, soprattutto nelle prime fasi di insediamento di una minoranza etnica, nella quale vari fattori finiscono per indirizzare i nuovi arri-
26 MELOTTI U., Le banlieues: immigrazione e conflitti urbani in Europa, Booklet Milano, 2007. 27 WACQUANT L., “Urban outcast: stigma and division in the black American ghetto and the French urban periphery”, in International journal of Urban and Regional Planning, pp. 366, trad. propria, 1997. 28 MARCUSE P., The enclave, the citadel, and the ghetto – what has changed in the Post-Fordist U.S. City, Urban Affaris Review, Vol. 33, No. 2, 1997.
vati verso spazi interstiziali e marginali della città (piani terra malsani, baracche, abitazioni sovraffollate o molto distanti dai centri di servizi o dai nodi del trasporto pubblico, etc.). In altri casi, maggiormente caratteristici delle città più grandi e, come vedremo, della stessa Barcellona, la segregazione avviene prevalentemente per quartiere.
Polarizzazione spaziale della ricchezza L’insieme della sociologia classica tende a considerare le variabili spazio e tempo come fattori che hanno il mero scopo di spiegare le divergenze dalla la teoria “pura” nell’effettivo manifestarsi dei fenomeni.29 Inoltre, in economia convenzionalmente si trattano gli investimenti nell’ambiente costruito e l’urbanizzazione come se fossero un appendice della “economia nazionale”, considerando lo sviluppo regionale, territoriale o urbano come «trascurabili effetti materiali di processi di più larga scala».30 Tuttavia , secondo Bernardo Secchi, «ogniqualvolta la struttura dell’economia e della società cambia, […] la questione urbana torna in primo piano. […] Da queste “crisi” la città è uscita, in passato, ogni volta diversa: nella sua struttura spaziale, nel suo modo di funzionare, nelle relazioni tra ricchi e poveri e nella sua immagine»31. L’emergere di una specifica questione urbana dimostra che lo spazio (che è in sé un prodotto sociale) «non è infinitamente malleabile, non è infinitamente disponibile ai cambiamenti dell’economia, delle istituzioni e della politica. Non solo perché vi frappone la resistenza della propria
29 MELA A., Sociologia delle città, Carocci editore, Roma, 2006. 30 HARVEY D., Il capitalismo contro il diritto alla città, pp. 54, editore Ombre Corte, 2012. 31 SECCHI B., La città dei ricchi e la città dei poveri, Laterza, 2013.
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Capitolo1 Figura a fronte: I dintorni del quartiere del Forum di Barcellona: è possibile riconoscere a sinistra i grattacieli del lussuoso quartiere Diagonal Mar e sotto l’enorme Parc del Fórum; a destra, delimitato dalla Ronda Litoral, il quartiere stigmatizzato de La Mina con i suoi grandi edifici in linea. Fonte: Google Maps, Giugno 2017.
inerzia, ma anche perché in qualche misura costituisce la traiettoria lungo la quale questi stessi cambiamenti possono avvenire».32 David Harvey afferma che «i risultati della crescente polarizzazione nella distribuzione della ricchezza e del potere sono indelebilmente impressi nelle forme spaziali delle nostre città»; «la terra – secondo il geografo – non è una merce nel senso comune. È una forma immaginaria di capitale basata sull’aspettativa di rendite future»33 e la necessità di massimizzarne il profitto è il motore di una molteplicità di fenomeni molto evidenti nelle città (quanto più grandi sono, tanto più sono visibili) in senso accentuatamente spaziale: 1. gentrificazione delle zone centrali; 2. urbanizzazione selvaggia delle fasce periurbane; 3. costruzione di strutture e infrastrutture mastodontiche e invasive con scopi meramente speculativi; 4. speculazione immobiliare con la conseguenza di escludere ampie categorie sociali (giovani, immigrati, poveri) dall’accesso al mercato dell’abitazione; 5. segregazione nelle sue differenti forme. Tutti questi fenomeni sono riconducibili a processi di trasformazione che hanno come effetto la polarizzazione della ricchezza; questa infatti, tramite specifiche decisioni in termini di investimenti, viene programmaticamente convogliata verso alcuni poli, considerati maggiormente dinamici, sperando che, in virtù di un “effetto a cascata”, i territori marginali ne beneficino in seguito.
32 SECCHI B., La città dei ricchi e la città dei poveri, Laterza, 2013. 33 HARVEY D., Il capitalismo contro il diritto alla città, editore Ombre Corte, 2012.
Gli strumenti attuativi di questa visione politica urbana, in accordo con l’entusiasmo neoliberale, sono stati una forte pressione contro la regolamentazione del mercato dei terreni (vale a dire, ad esempio, contro le misure volte a calmierare i prezzi delle proprietà immobiliari per determinate categorie o a garantire alloggi sociali) e in favore della riduzione al minimo della pianificazione urbana e territoriale (e dunque permettere a costruttori e speculatori di realizzare le trasformazione urbane più redditizie).34 L’effetto dunque è stato quello di favorire l’accumulazione del capitale in alcune zone circoscritte senza prevedere (o solo in maniera irrisoria) misure redistributive che, compensando gli effetti delle trasformazioni, evitassero l’acuirsi delle disuguaglianze regionali, territoriali e urbane. «Le città devono competere con le altre per attrarre e mantenere investimenti e lavoratori qualificati nella propria area. […] Di conseguenza, il denaro pubblico viene investito più in competitività che in welfare per gli abitanti».35 Un esempio di questo fenomeno è ben riconoscibile a Nord-Est di Barcellona: qui il il cospicuo investimento realizzato nel 2004 per la costruzione del Parc del Fórum e del lussuoso quartiere Diagonal Mar non ha minimamente preso in considerazione l’adiacente La Mina, uno dei quartieri più stigmatizzati della città, che rimane sprovvisto delle dotazioni necessarie (Vedi la figura a fronte).36
34 HARVEY D., Il capitalismo contro il diritto alla città, editore Ombre Corte, 2012. 35 CASSIERS e KESTELOOT, Socio-spatial inequalities and social cohesion in European cities, pp. 1912, trad. propria, Urban Studies Journal, 2011. 36 DELGADO M.R., La ciudad mentirosa, fraude y miseria del “modelo Barcelona”, Catarata, Barcellona, 2007.
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Capitolo1 Figura a fronte: Un edificio occupato nel quartiere di Gracia a Barcellona. Appesi al balcone i messaggi: <<Lo speculatore David Gil Fernandez vuole distruggere questa casa per farci appartamenti turistici, La Usurpada>>, <<La Gracia che vogliamo non è in vendita>>. Fonte: Immagine catturata dall’autore nel Novembre 2016.
La sfida posta dal capitalismo e dalla finanziarizzazione dell’economia In una lectio magistralis sul tema del turismo , David Harvey, Distinguished Professor of anthropology and geography at the Graduate Center of the City University of New York, ha parlato del problema del turismo di massa, così attuale e sentito nella città di Barcellona, inquadrandolo nel punto di vista più ampio che è tipico della sua produzione teorica. 37
La proporzione massiva del fenomeno turistico crea nella città di Barcellona una condizione antagonistica a quella del benessere dei cittadini: fa aumentare i prezzi delle abitazioni, adibire gli alloggi a airBnb, gentrifica i quartieri, sottrae l’uso e la vivibilità degli spazi ai residenti e genera conflitti; in poche parole, toglie la città dalle mani dei suoi abitanti, i quali sono ormai ben coscienti di quello che sta accadendo (Vedi, a titolo di esempio, la figura a fronte). Tuttavia, secondo Harvey, il turismo e le sue conseguenze sono solo il sintomo di qualcosa di ben più profondo: sfratti e sgomberi stanno avvenendo in moltissime città, con o senza turismo. La questione attuale che riguarda la città ha molto a che vedere con il problema fondante del capitalismo (nonché sempre di più suo motore) corrispondente alla domanda: «come possiamo assorbire quell’immensa somma di denaro che è attualmente disponibile ed in cerca di adeguato profitto?».38 Questo denaro, identificato come interest-bearing Capital, il Capitale che “porta interesse”, si dirige verso quei mercati dove il tasso di ritorno (il guadagno realizzabile) possa essere
37 Alcune di queste riflessioni prendono spunto da una Lectio Magistralis di David Harvey, tenuta presso il CCCB di Barcelona dal titolo: “Cultura e Città: la sfida del turismo”, nel contesto del 23° Festival di Cinema Indipendente di Barcellona, il 14 Novembre 2016. 38 HARVEY D., The Urbanization of Capital, Basil Blackwell, Oxford, 1985.
spinto in alto ed i tempi di ritorno dell’investimento in basso. Uno dei mercati meglio rispondenti a queste richieste è quello immobiliare e del suolo urbano.39 Il valore di una unità immobiliare comprende il valore del suolo agricolo, il valore del manufatto edilizio e una rendita di posizione. Il primo si considera identico su tutto il territorio, il secondo varia (a seconda dell’edificio) ma limitatamente, il terzo può provocare una crescita anche di 10 o 20 volte del valore dell’unità immobiliare:40 «In questo quadro di pauperizzazione più o meno rapida, con conseguenti difficoltà ad accedere al bene casa, e di riduzione dell’edilizia sociale, si sono inseriti fenomeni complessi, legati alla finanziarizzazione dell’economia».41 L’ambiente urbano si considera un asset dell’economia finanziaria, al pari dei Bond statali o dei derivati, ed è dunque soggetto al fenomeno della “mobilità del capitale”: gli attori finanziari comparano le città cercando quelle che offrono le condizioni migliori per il ritorno dei loro capitali.42
Cambiare la città per cambiare le persone Marx esprime il concetto chiave che se non esiste il bisogno di un bene, questo non ha valore. Tuttavia il fine principale del capitalismo è la valorizzazione del capitale e non il soddisfacimento dei bisogni.43 Di conseguenza la storia del
39 TEURILLAT T., The negotiated city: between financialisation and sustainability, Research Group on Territorial Economics (GRET), Institute of Sociology, University of Neuchâtel, Svizzera, 2009. 40 CORI, CORNA-PELLEGRINI, DEMATTEIS, PIEROTTI, Geografia Urbana, UTET Università, 1993. 41 PETRILLO A., “Peripherein: pensare diversamente la periferia”,p. 99, nella collana Sociologia urbana e rurale, Franco angeli, Milano, 2013. 42 TEURILLAT T., The negotiated city: between financialisation and sustainability, Research Group on Territorial, Economics (GRET), Institute of Sociology, University of Neuchâtel, Svizzera, 2009. 43 MARX K., Il Capitale, Edizione Einaudi, traduzione di Delio Cantimori, 1867.
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Capitolo1 Capitalismo ha ruotato intorno alla produzione di bisogni, principalmente economici.44 Tra gli strumenti che agevolano la produzione di bisogni le condizioni ambientali hanno un ruolo molto importante. Le persone, a causa dell’ambiente, hanno determinati bisogni da soddisfare per poter far fronte alla vita di tutti i giorni.45 Robert Park, noto sociologo urbano della Scuola di Chicago, scrive che «tra i tentativi fatti dall’uomo per plasmare il mondo in cui vive secondo i suoi desideri, [la città, ndr] è il più coerente e nel complesso il più riuscito. Se la città è il mondo che l’uomo ha creato, è di conseguenza il mondo in cui è condannato a vivere. E così, indirettamente e senza una chiara consapevolezza della natura delle proprie azioni, l’uomo, nel creare la città, ha ricreato se stesso».46 Tanto per fare un esempio: una urbanizzazione residenziale situata a qualche chilometro dal più vicino centro città, in assenza di una efficiente offerta di sistemi di trasporto alternativi, obbligherà ogni famiglia lì alloggiata al possesso di una o (più probabilmente) alcune automobili, con la ulteriore conseguenza di escludere dall’accesso a quel quartiere qualunque famiglia che non possa permettersene una. Questo nesso ambiente-bisogno non è casuale né recente. Come sottolinea David Harvey, nella storia contemporanea si è inteso anzi sfrut-
44 Per la distinzione tra “bisogni economici” e “bisogni radicali” vedi HELLER A., La teoria dei bisogni in Marx, Allison and Busby, Londra, 1976. 45 Per giustificare queste affermazione mi rifaccio al pensiero dei letterati della Internazionale Situazionista, movimento politico e artistico che, fondando le proprie idee sulla psicogeografia e cioè lo studio degli effetti dell’ambiente sul comportamento dell’individuo, sosteneva il ruolo coercitivo, tramite l’ambiente metropolitano,da parte della classe dominante sui cittadini. Vedi in proposito DEBORD G-E., Introduction to a critique of urban geography, 1955. 46 PARK R., On Social and Collective Behavior, pp. 3, Chicago University Press, Chicago 1967.
tarlo il più possibile: la Parigi del Secondo Impero dette l’esempio sotto la guida del Barone Haussmann il quale, su incarico di Napoleone III, realizzò «non soltanto la trasformazione delle infrastrutture urbane ma anche la creazione di un nuovo stile di vita urbana e di un nuovo tipo di individuo urbano»47 come veicolo di stabilizzazione sociale ed economica, assorbendo enormi quantità di capitale e manodopera. Lo stesso principio venne ripreso, quasi un secolo dopo, negli Stati Uniti: dopo la seconda guerra mondiale il governo statunitense cercò in tutti i modi di stabilizzare il capitalismo globale generando nuova domanda, in modo tale da assorbire il surplus produttivo e creare quindi un possibile profitto per quel capitale che era al momento in circolazione. Il sindaco di New York, Robert Moses, ripropose il modello messo in atto a Parigi con un salto di scala, incentivando la sub urbanizzazione ed infrastrutturazione della città, mettendo in atto un processo che fu poi esportato in tutti i centri metropolitani statunitensi e che «comportò una profonda trasformazione degli stili di vita, inaugurando un modo di vivere totalmente nuovo nel quale tutti i nuovi prodotti […] presero parte all’assorbimento delle eccedenze».48 Il ruolo di assorbire il surplus produttivo e stabilizzare l’economia venne assegnato da quel momento in poi, fino ad oggi, al mercato della proprietà immobiliare, non più solo all’interno degli Stati Uniti a nell’intero contesto globale, implicando in particolare l’economia “occidentale” (Europa, ovviamente, in primis) e coinvolgendo la Cina come «epicentro di un processo di urbanizzazione che è ormai diventato genuinamente globale».49
47 HARVEY D., Il capitalismo contro il diritto alla città, pp. 14, editore Ombre Corte, 2012. 48 Ibidem, pp. 16. 49 HARVEY D., “Il diritto alla città”, pp. da 5 a 7, in Internationa Journal of Urban and Regional Research, 2003.
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Capitolo1 Figura a fronte: Mappa degli interventi di residenza sociale nell’Area Metropolitana tra il 1950 e il 1975. Fonte: A. Ferrer, 1982.
Questo processo ancora una volta si accompagna ad una trasformazione degli stili di vita: «la qualità della vita urbana, e la città stessa, sono diventate una merce riservata a coloro che hanno i soldi, in un mondo in cui il consumismo, il turismo, l’industria della cultura e della conoscenza, così come il perenne ricorso all’economia dello spettacolo, sono diventati i principali aspetti dell’economia politica urbana».50 Inoltre, nella seconda metà dell’ultimo secolo le città non sono state costruite per farci vivere le persone ma per soddisfare la domanda di investimenti. Ciò significa che in molti casi le abitazioni sono state costruite per “immagazzinare ricchezza”, dirette a segmenti di mercato orientati alla speculazione, piuttosto che per viverci, escludendo in molti casi coloro che invece dell’abitazione hanno bisogno come luogo di vita, come rifugio. È da tempo in corso una «competizione per lo spazio, da cui sono usciti inesorabilmente sconfitti i ceti popolari»,51 che ormai però vede in declino anche i ceti medi urbani. Tutto ciò ha conseguenze ulteriori in quanto connota l’ambiente (la città), dove cresciamo e viviamo e che quindi determina noi stessi (i nostri bisogni e desideri),52 come un ambiente altamente competitivo, classista, reso conflittivo da disuguaglianze in crescita, ormai inadatto alla funzione di ascensore sociale che la città ha sempre svolto nella società.
urbano, saranno di fatale importanza per il futuro della civiltà europea, che fin dal medioevo fonda il suo carattere democratico sulla forma delle sue città.53
Modelli spaziali per la coesione sociale Come spiegato più avanti, alcuni modelli di intervento si distanziano da quello dell’investimento fortemente polarizzato, avvicinandosi a politiche di tipo redistributivo.54 Questi interventi si indirizzano al miglioramento della coesione sociale, intesa come il grado di integrazione del singolo nella comunità, e quindi tendono alla creazione e al rafforzamento di legami e relazioni di identità, affinità e solidarietà tra gli individui della società. Nel perseguire l’obiettivo della coesione sociale, alcuni di questi interventi muovono a partire dal fattore spaziale della disuguaglianza, e dunque dalle disuguaglianze socio-spaziali, con un duplice scopo: da una parte per intervenire in modo più efficace nel colpire quei pattern di riproduzione della disuguaglianza che sono legati al luogo di residenza; dall’altra perché lo spazio è un fattore chiave nell’innescare dinamiche positive di solidarietà e dunque di coesione.
Risuona sempre più forte la domanda «che tipo di città vogliamo?», perché questa è connessa in modo molto stretto ad altri interrogativi di fatale importanza, come «che tipo di persone vogliamo essere?» o «che tipo di vita vogliamo vivere?»: le risposte che daremo a questa domanda, considerate le proporzioni epocali del fenomeno
Una politica a favore della coesione sociale può essere molto più efficace se prende le mosse a partire dal fattore spaziale, ad esempio un quartiere, per diverse ragioni: la vicinanza fisica crea già di per sé un legame tra le persone che va solo potenziato; inoltre si evita quell’effetto perverso delle politiche di assistenza indirizzate in modo mirato, di cui parlava Simmel, che hanno l’effetto perverso di stigmatizzare colui che la riceve come “povero” nella sua accezione più negativa.55
50 HARVEY D., Il capitalismo contro il diritto alla città, pp. 23, editore Ombre Corte, 2012. 51 PETRILLO A., “Peripherein: pensare diversamente la periferia”,p. 100, nella collana Sociologia urbana e rurale, Franco angeli, Milano, 2013. 52 DEBORD G-E., Introduction to a critique of urban geography, 1955.
53 ROMANO M., La piazza Europea, Marsilio Editori, Venezia, 2015. 54 Vedi Capitolo 3. 55 SIMMEL G., “Il povero”, in Sociologia: indagine sulle forme di associazione, Duncker & Humblot, Lipsia, 1908.
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Capitolo2
Capitolo 2 L’Area Metropolitana di Barcellona inquadramento dell’ambito di analisi
Figura a fronte: il porto turistico della Barceloneta. Fonte: Immagine catturata dall’autore nell’autunno del 2016.
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Capitolo2 Figura a fronte. Mappa delle relazioni intercomunali del Comune di Barcellona, con la definizione dell’ “area di influenza” che si ripercuote nella definizione delle corone. Le relazioni sono distinte in tre diversi livelli gerarchici. Fonte: Area Metropolitana de Barcelona, 1986.
Inquadramento amministrativo del territorio Dal punto di vista territoriale la città di Barcellona appare inquadrata territorialemente dal confine del suo Comune (Ayuntamiento). Tuttavia per le sue dimensioni, è indubbia la necessità di considerare le sue relazioni forti con l’intorno urbanizzato. Appare dunque immediatamente opportuno iniziare dal punto di vista allargato della sua intera Area Metropolitana in quanto direttamente sottoposta alle dinamiche funzionali della città principale, conformandosi in questo modo alle scelte fatte in sede di anali dall’Eurostat.56 In una città delle dimensioni di Barcellona e con il suo volume economico e la sua popolazione, infatti, è inaccettabile limitarsi all’analisi del
Figura a fronte. Mappa delle variazioni nel regime giuridico dei suoli intercorse tra il 1977 e il 2000. Fonte: Area Metropolitana de Barcelona, 2005.
territorio racchiuso dai suoi confini comunali, ed è opportuno estendere l’analisi. In primo luogo alla direttrice costiera, che prolunga la città lungo una fascia parallela alla costa, sia verso Sud (fino a Castelldefels), sia verso Nord (fino a Matarò). In secondo luogo alle direttrici trasversale che, attraverso i corridoi infrastrutturali dei fiumi Llobregat e Besós e sotterranei di Vallvidrera, collegano facilmente l’area urbana centrale alla rete di città secondarie oltre la linea delle montagne (Sant Cugat, Rubí, Terrassa, Sabadell, Cerdanyola del Valles, etc..). La suddivisione amministrativa prende atto di queste considerazioni distinguendo, convenzionalmente, il territorio metropolitano in tre “zone”: 1. Barcellona, intesa come l’area centrale della città; 2. Prima Corona, di cui fanno partei fianchi laterali della città, lungo la costa, che non sono separati dal centro da alcun dislivello orografico;
56 EUROSTAT, Urban Europe, Statistics on cities, towns and suburbs, 2016 Edition, Luxembourg, Publications office of the European Union, 2016.
3. Seconda Corona, cioè la restante area di influenza metropolitana, sia lungo la costa che nelle valli a Nord;
Relazioni intercomunali Da uno studio realizzato dall’Area Metropolitana di Barcellona, che include un approfondimento sulle relazioni intercomunali, si evince che ci sono due raggruppamenti di comuni che hanno relazioni più forti con la città di Barcellona , sono costituiti da: 1. La cerniera triangolare della Vall Baixa del LLobregat; 2. L’agglomerazione di Badalona e della foce del Besós. I quali, a loro volta, costituiscono dei “giunti a cerniera” per relazioni secondarie con, rispettivamente: 1. La fascia di comuni del Llobregat e i nuclei sparsi nelle valli del Valles Occidental; 2. La fascia costiera del Maresme.57 Dunque l’insieme dei comuni che hanno relazioni più forti con la città sono quelli delimitati idealmente dal territorio compreso tra: 1. Sulla linea costiera, tra Castelldefels a Sud e Mataró al Nord, costituendo una lunga striscia urbanizzata che corre quasi continuamentelungo il mare, a meno della frangia contigua alla foce del Llobregat, ora quasi interamente occupata dall’aeroporto; 2. Trasversalmente, dai comuni che sorgono a fianco de LLobregat e fino a Martorell seguendo la valle del fiume; 3. A Nord, nell’ ampia valle che si apre im-
57 FONT A., LLOP C., VILANOVA J.M., La construccio del territori metropolita, Morfogenesi de la regio urbana de Barcelona, Mancomunitat de Municipis de l’Area Metropolitana de Barcelona, 2016.
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Capitolo2 mediatamente dopo il Montcada e in cui si trova una rete di insediamenti sparsi, il cui confine può definirsi come il negativo della zona di influenza di città importanti come Sabadell e Terrassa.
Scenari di sviluppo urbanistico Dalla cartografia della classificazione del suolo contenuta nella Legge Urbanistica della Generalitat de Catalunya, che racchiude i POUM (Plans d’ordenació urbanística municipal), cioé i Piani di Ordinazione Urbanistica Municipali, è possibile ricostruire i verosimili scenari di sviluppo urbanistico dell’Area Metropolitana di Barcellona.58
bito che, per il suo carattere di territorio urbano consolidato presenta una certa omogeneità. Inoltre, per le forti relazioni che tutte le parti dell’ambito hanno con la parte interna di Barcellona, possiamo considerare, abbastanza verosimilmente, questo territorio come un prolungamento naturale del centro di Barcellona (con cui , peraltro, costituisce un continuum urbanizzato senza soluzione di continuità).
A un primo impatto è possibile rendersi conto di come la pianura di barcellona sia un vasto territorio urbanizzato consolidato racchiuso a corona da alcuni ostacoli fisici di tipo naturale: 1. la linea costiera che costituisce il water Luoghi della prossima trasformazione Aree a forte presenza di suolo con elevato potenziale di trasformazione urbanistica Definizione dell’ambito di analisi Ambito urbano prevalentemente consolidato, delimitato da ostacoli naturali che ne impediscono l’espansione, in cui le relazioni intercomunali risultano di primo grado
front; 2. la catena montuosa di Collserola a Nord e Ovest; 3. il delta del fiume Llobregat con la sua ampia fascia infrastrutturale (che include il grande aeroporto) e naturalistica. All’interno di questa porzione di territorio, l’unico sviluppo urbanistico possibile è quello derivante dalla massiccia presenza di spazi vuoti lasciati dalla dismissione di aree industiriali o spazi di margine infrastrutturali.59
Definizione dell’ambito di analisi Come ambito di analisi della disuguaglianza socio-spaziale si è scelto dunque questo am-
58 La cartografia è stata estratta da http://territori. gencat.cat/ca/06_territori_i_urbanisme/planejament_urbanistic/pla_dordenacio_urbanistica_municipal_poum/. 59 Le considerazioni relative ai vuoti urbani provengono da una ricerca condotta dall’Observatori de la Urbanitzacio, coordinata da Francesc Muñoz Ramirez, per la Diputacion de Barcelona.
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Capitolo2
Ambito di analisi e cartografia di base
Scelta dell’ambito di analisi Scelta dell’ambito di analis Per quanto precedentemente esposto, l’ambito di analisi che si è scelto è la porzione della pianura di Barcellona che comprende i comuni di: - Barcellona; - Santa Coloma; - Badalona; - Sant Adria del Besos; - Sant Feliu del Llobregat;
Definizione dell’ambito di analisi Ambito di analisi
- Sant Just Desvern; - Esplugues del Llobregat; - Sant Joan Despi; - Cornella del Llobregat; - Hospitalet del Llobregat; - El Prat del Llobregat; Questa porzione infatti, risulta costituita da territorio urbano consolidato che presenta una certa omogeneità. Infatti, dall’analisi delle relazioni intercomunali, risulta che proprio questi municipi sono quelli caratterizzati da una relazione primaria con il Comune di Barcellona.60 Dal punto di vista amministrativo, essa è totalmente racchiusa nell’ambito territoriale della Prima Corona.
60 FONT A., LLOP C., VILANOVA J.M., La construccio del territori metropolita, Morfogenesi de la regio urbana de Barcelona, Mancomunitat de Municipis de l’Area Metropolitana de Barcelona, 2016.
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Capitolo3
Capitolo 3 Morfologie socio-demografiche e morfologie socio-economiche Analisi empirica
Figura a fronte: alcune signore chiacchierano amabilmente di fronte alla vetrina di una banca. Fonte: immagine catturata dallâ&#x20AC;&#x2122;autore nella primavera del 2017 per le strade di Badalona. 54
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Capitolo3
La vulnerabilità socio-demografica e socio-economica L’obiettivo, da ora in avanti, è quello di costruire un quadro conoscitivo delle morfologie socio-demografiche e socio-economiche, inquadrate da un punto di vista territoriale, come strumento per costruire un atlante territoriale delle disuguaglianze nella città di Barcellona. Per farlo si è realizzata un analisi empirica, parallelamente, delle morfologie socio-demografiche e socio-economiche nel contesto di riferimento: la città di Barcellona e la sua prima corona, dove possibile; laddove non disponibili dati distinti, l’intera area metropolitana; in alcuni casi, in cui l’analisi dei dati sia stata eseguita a livello regionale, l’intera Catalogna. Si è dunque raccolto tutti i dati che sono parsi necessari e connessi con il fenomeno della disuguaglianza urbana (un tema molto vasto), cercando di incrociarne i risultati e interpretandoli in forma territoriale. In primo luogo si sono investigati quei fattori di carattere socio-demografico che costituiscono carattere strutturale di debolezza del contesto urbano,61 e che dunque sono connessi con, ad esempio, i fenomeni: 1. Invecchiamento Demografico, aspetto che ha svariate implicazioni sociali: la dipendenza, i problemi sanitari, il deterioramento delle abitazioni, la scarsa rendita dovuta alle pensioni, sono fattori che aumentano la vulnerabilità. 2. Cambiamenti nella struttura dei nuclei familiari, in particolare la tendenza alla formazione di nuclei familiari unipersonali, con la conseguente diminuzione di reti sociali e
familiari di solidarietà. La crescente presenza di nuclei familiari unipersonali costituiti da persone anziane è un aspetto sociale della maggior importanza, posto che la solitudine di queste persone, le loro difficoltà di movimento, necessità sanitarie, relazionali, affettive, etc., devono essere oggetto di attenzione speciale per i servizi sociali municipali. Un altro fenomeno che si è accresciuto con l’immigrazione straniera è il sovraffollamento: abitazioni in cui vivono più nuclei familiari per far fronte al costo dell’affitto. 3. Immigrazione da paesi in via di sviluppo, fenomeno che, seppure controbilanci il problema dell’invecchiamento demografico, si combina con la necessità di mettere in atto interventi di integrazione sociale. Parallelamente si sono inoltre investigati i fattori di carattere socio-economico, connessi allo stato di benessere materiale delle persone e con la loro vulnerabilità economica, che può essere provocata, tipicamente, da: 1. Disoccupazione, acuita dagli anni di crisi economica. 2. Precarietà lavorativa, che coincide con un elevato rischio di cadere nello stato di disoccupazione, l’impossibilità di pianificare la vita in una prospettiva di medio-lungo periodo e a volte la difficoltà oggettiva di far fronte a spese impreviste. 3. Relativamente basse opportunità di formazione, fattore che inibisce la possibilità di ascensione sociale e che, al contrario, contribuisce a creare i pattern di riproduzione della disuguaglianza.
Fonti disponibili 61 Nazioni Unite, Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali, Rapporto sulla situazione sociale del Mondo2003. Vulnerabilità Sociale: Fonti e sfida, New York: United Nations Publications, 2003.
Per poter costruire l’analisi empirica ci si è avvalsi di tutte quelle fonti, disponibili attraverso i canali istituzionali delle amministrazioni territo56
Passeig de Gracia
Diagonal Mar Villa Olimpica del Poblenou
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Capitolo3
Luoghi della turistificazione Aree a bassa densità di residenti a causa dell’alto costo degli affitti e della presenza di attività turistiche, finanziarie, commerciali di lusso, etc.
riali o accessibili per mezzo del Observatori de la Urbanització della Universitat Autonoma de Barcelona. Tra di esse: i dati demografici geolocalizzati elaborati dall’Institut d’Estadistica de Catalunya; l’Encuesta de Condiciones de vida y hábitos de la población elaborata dall’Institut d’Estadistica de Catalunya e interpretata dall’Institut d’Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona; L’inchiesta “El Impacto Social de la Crisis en el Area Metropolitana de Barcelona y en Cataluña”, sempre dell’Institut d’Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona; il report “Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012” elaborato dall’Institut d’Infància I Mòn Urbà; i report di QÜESTIONS D’HABITATGE elaborati dal Patronat Municipal de l’Habitatge de Barcelona; l’Atlas de los Barrios Vulnerables prodotto dal Ministerio de Fomento del governo spagnolo; lo studio LA SEGREGACIÓ URBANA A LA REGIÓ METROPOLITANA DE BARCELONA del Pla Estrategic Metropolita de Barcelona; il report “La Llei de barris, Una aposta col·lectiva per la cohesió social” del Departamento de Politica Territorial i Obres Publiques de la Generalitat de Catalunya.62
territorio europeo.
Distribuzione territoriale della popolazione residente
Inoltre, i fenomeni di gentrificazione e turistificazione si stanno esprimendo in modo molto intenso, particolarmente in alcune zone della città. Tra queste, le più colpite sono senza dubbio l’area del Passeig de Gracia, la zona della Villa Olimpica del Poblenou e la Diagonal Mar. Si tratta di zone in cui la speculazione turistica e finanziaria ha reso il valore di quei suoli estremamente elevato, rendendoli adatti esclusivamente a essere occupati da sedi di grandi aziende o strutture ricettive.
Dai dati geolocalizzati reperibili presso l’Institut d’Estadistica de Catalunya (Istituto di Statistica di Catalogna)63 è possibile analizzare la distribuzione spaziale della popolazione residente all’interno di una grigia quadrata, standardizzata a livello europeo, denominata Griglia Standard Europea64, che rappresenta una suddivisione standard in quadrati di 125 metri di lato di tutto il
62 Per una rassegna più approfondita, si veda la bibliografia. 63 Dati reperibili presso il sito internet dell’IDESCAT, Institut d’Estadistica de Catalunya. 64 Vedi in proposito il progetto europeo: EEA reference grid, European Environment Agency. Disponibile al sito: https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/ eea-reference-grids-2.
L’Institut d’Estadistica de Catalunya ha georeferenziato gli indirizzi postali del Registro di Popolazione della Catalogna 2014, georeferenziando il 95,6% della popolazione residente, e raggruppandola nelle celle della griglia (celle con meno di 17 residenti vengono escluse).65 Analizzando la distribuzione dei residenti alla scala territoriale (in figura) possiamo immediatamente notare che si ha un agglomerazione di abitanti molto densa attorno al centro della città. La densità cala bruscamente in corrispondenza di ostacoli naturali (la costa, i fianchi delle colline) o artificiali (il porto industriale, la collina del Montjuic).Al di fuori di essa si presentano dei nuclei densi che seguono le direttrici del trasporto (sopra tutti: Sabadell e Terrassa nell’entroterra, Matarò a Nord e Sitges a Sud come limiti lungo la costa) collegati al centro da urbanizzazioni di tipo lineare e una cintura di centri meno densi lungo la valle appena oltre la prima linea di colline.
Si nota infatti dalla mappa un brusco calo di densità della popolazione residente proprio in queste zone (vedi mappa).
65 Vedi i fogli informativi metodologici tra gli allegati.
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Traduzione. Nelle righe:
Totale Classe Media Titolari di impresa con dipendenti Lavoratori Autonomi Nuova classe media Giovani della Classe Media
Totale Classe Lavoratrice Classe lavoratrice giovane e adulta Classe lavoratrice anziana Immigrati (Nelle colonne: Catalogna; Area Metropolitana di Barcellona; Catalogna senza A.M.B.)
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Capitolo3 Tabella 0 Suddivizione delle classi sociali e dei relativi sottogruppi per percentuale della popolazione in relazione al territorio di riferimento. Fonte: Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007.
Le classi sociali in Catalogna Dai dati statistici dell’Encuesta de Condiciones de vida y hábitos de la población, 66reperibili presso l’Institut d’Estadistica de Catalunya e aggregati, secondo l’interpretazione data dal Institut d’Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona, è possibile distinguere i dati relativi alla popolazione in base ad alcune Classi Sociali e relative sottocategorie, come visibile nella tabella.67 L’IERMB parla chiaramente di classi sociali perché secondo i propri studi la posizione dell’individuo nell’ambito professionale introduce differenze molto marcate nella forma della sua vita e, pertanto, determina l’appartenenza ad un gruppo o ad un altro. Ciò si è notato dal fatto che la variabile che marca più chiaramente le differenze tra i gruppi sociali è quella relativa alla posizione nell’ambito della produzione; e questo mostra chiaramente che ci troviamo in una società differenziata per classi. Di conseguenza la divisione centrale si configura in due grandi classi, denominate classe media e classe lavoratrice.68
Tabella 1 Istogramma indicante la distribuzione nelle due classi sociali della popolazione secondo il possesso di titoli di studio. Elaborazione propria a partire dai dati dell’ Institut d’Estadistica de Catalunya, Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007.
Il rapporto segnala il fatto che, anche se le classi sociali continuano ad essere ben visibili, e a determinare gran parte delle possibilità e delle condizioni di vita delle persone, non sono gruppi chiusi dai quali non si possa uscire. Esiste al contrario mobilità tra essi, e questo è ciò che dà l’impressione che siano scomparse. Appartenere ad un gruppo sociale fa si che sia più probabile
66 Considerazioni e tabelle sono frutto dell’elaborazione di dati contenuti nei documenti prodotti dallo IERMB sulla base della Encuesta de Condiciones de vida y hábitos de la población del 2006 in particolare reperibili nella Revista PAPERS, numero 52, - La Sociedad Urbana de Barcelona, disponibile anche nel sito web: https:// iermb.uab.cat/es/revistapapers/n-52-la-sociedad-metropolitana-de-barcelona/ 67 Institut d’Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona, LA SOCIETAT METROPOLITANA DE BARCELONA_ UNA VISIÓ A PARTIR DE L’ENQUESTA DE CONDICIONS DE VIDA I HÀBITS DE LA POBLACIÓ, Publicacions IERMB, 2010. 68 Ibidem.
che un individuo si comporti in una determinata maniera e che abbia un tipo di opportunità.69 La classe media compone circa il 40% degli abitanti della catalogna.70 Occupa, grazie alla proprietà di mezzi di produzione o a una buona preparazione tecnica, luoghi prominenti e decisionali nella struttura produttiva, ha risorse economiche molto più elevate, maggiori proprietà, migliori titoli accademici rispetto alla classe lavoratrice. La classe lavoratrice compone il restante 60% degli abitanti.71 In comparazione con la classe media, si differenzia soprattutto per la minore partecipazione nelle decisioni, nella vita pubblica, nella distribuzione della ricchezza. In generale chi si trova nel gruppo della classe lavoratrice risulta molto più disoccupato/ pensionato/inattivo/ casalingo rispetto alla classe media. Al contrario, molto maggiore è la cifra degli studenti all’interno della classe media rispetto che all’interno della classe lavoratrice. I giovani della classe media, nonostante non condividano le condizioni di accesso al lavoro qualificato dei genitori, hanno un insieme di vantaggi a cui i giovani della classe lavoratrice non hanno accesso. I primi infatti condividono le condizioni di vita delle loro famiglie in quanto, molto spesso, continuano vivendo in casa dei loro genitori tra i 20 ed i 30 anni. Mentre nella classe media non si stabiliscono differenze notevoli tra le persone adulte ed anziane, questa differenza è molto marcata nella classe lavoratrice. Ciò significa, per la popolazio-
69 In ogni caso, il modello utilizzato dal IERMB nella redazione del rapporto non è deterministico, ma probabilistico, nel quale ci sono molti elementi che si presentano come un continuo e non si confrontano con le due grandi classi, ma piuttosto tendono ad assomigliare ad una o all’altra in relazione ai loro desideri e al loro modo di vivere. 70 Institut d’Estadistica de Catalunya, Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007. 71 Ibidem.
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Capitolo3 Tabella 2 Istogramma indicante la distribuzione nelle due classi sociali della popolazione secondo il possesso di proprietà immobiliari. Elaborazione propria a partire dai dati dell’ Institut d’Estadistica de Catalunya, Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007.
ne della Classe Media, che passare all’anzianità ha molti aspetti di continuità con la forma di vita, le risorse, le attività della vita adulta. Si produce invece un taglio netto nelle condizioni del passaggio all’anzianità dei provenienti dalla classe lavoratrce. Dai dati si capisce come la popolazione di origine straniera tenda ad inserirsi soprattutto nel “contenitore” della classe lavoratrice, dato confermato anche dal livello di conoscenza della lingua catalana (vedi tabella).
Tabella 3 Istogramma indicante la distribuzione nelle due classi sociali della popolazione secondo la situazione lavorativa. Elaborazione propria a partire dai dati dell’ Institut d’Estadistica de Catalunya, Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007.
Tabella 4 Istogramma indicante la distribuzione nelle due classi sociali della popolazione secondo il reddito individuale mensile. Elaborazione propria a partire dai dati dell’ Institut d’Estadistica de Catalunya, Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007.
Possiamo dunque concludere che se si vuole indagare sulla distribuzione spaziale delle disuguaglianze un primo passo è quello di ricercare dati sulla distribuzione nell’area di popolazione di origine non catalana, in quanto è in questa che si colloca in misura maggiore la classe lavoratrice di cui si sono evidenziati gli svantaggi e che dunque presenta il maggior rischio di segregazione. Dai dati sulla popolazione residente è possibile notare che le aree in cui risiedono, in proporzione, più extra-catalani (nati fuori dalla Catalogna) che catalani, sono concentrate nelle due corone. Allo stesso modo, i dati statistici affermano il fatto che la disproporzione maggiore tra classe media e classe lavoratrice si incontra nell’area della prima corona. E’ questa l’area a maggior rischio di riduzione della mixité tra le due classi e dove, allo stesso tempo, si incontra la maggior presenza, in proporzione, di non catalani.72 Le località corrispondenti a questo fattore geografico di distribuzione della disuguaglianza sono: 1. l’area corrispondente alle località di Collblanc, La Pubilla Cases, La Florida; 2. l’area di Sant Ildefons;
72 Il dato, come si vedrà, è confermato anche dall’analisi sugli indici di segregazione superiore ed inferiore.
3. l’area di Bellvitge; 4. l’area di Santa Coloma de Gramenet e La Salut;
L’effetto della crisi economica nell’Area Metropolitana di Barcellona La profonda crisi economica che dal 2008 ha colpito l’Europa, e in particolare i paesi del Sud e dell’ Est, mantenendoli in condizioni di recessione per var anni (tuttora non ovunque risolta), ha perturbato profondamente il mercato del lavoro nell’Area Metropolitana di Barcellona e nell’insieme della Catalogna. Questa trasformazione non è però solo attribuibile agli effetti della crisi economica, ma si spiega anche in con altri processi socioeconomici che si erano messi in moto già prima della crisi economica.73 La crisi economica e finanziaria ha provocato una profonda trasformazione del mercato del lavoro che, principalmente, è stata marcata da una intensa distruzione dell’impiego e dall’incremento della disoccupazione: in questo periodo il tasso di impiego nell’Area Metropolitana di Barcellona si è ridotta di 8 punti (dal 56,2% al 48,4%), mentre il tasso di disoccupazione è quasi triplicato, passando dal 7,9% al 20,4%. Il tasso di attività, invece, si è mantenuto in termini generali (dal 61% al 60,8%). Tuttavia una questione molto rilevante è data dal fatto che la città di Barcellona, insieme ad alcuni altri municipi (come Begues, Sant Cugat del Vallès, Sant Just Desvern e Tiana) registrano una caduta più morbida del tasso di rispetto agli altri municipi della prima corona, il che si riflette anche in un incremento più moderato della disoccupazione nella capitale (dal 7,4% al 16,9%). Questa situazione evidenzia l’impatto territorialmente diseguale che sta avendo la crisi, e si
73 BOLTANSKI L.,CHIAPELLO E., El nuevo espírito del capitalismo, Edicciones Akal, 2002.
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Capitolo3 Tabella 5 Istogramma indicante la distribuzione nelle due classi sociali della popolazione secondo il paese di origine. Elaborazione propria a partire dai dati dell’ Institut d’Estadistica de Catalunya, Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007.
Tabella 6 Istogramma indicante la distribuzione nelle due classi sociali della popolazione secondo il livello di conoscenza di lingua catalana. Elaborazione propria a partire dai dati dell’ Institut d’Estadistica de Catalunya, Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007.
spiega, in gran parte, per l’importante cambio di modello economico che ha realizzato la città nelle decadi precedenti, grazie ad un sistema produttivo diversificato e molto più orientato ai mercati esterni che interni. Così come nel mercato del lavoro nazionale, nell’AMB e in Catalogna la distruzione di impiego ha avuto un impatto differenziato secondo il settore di attività, il tipo di contratto e la qualificazione dei lavoratori, concentrandosi soprattutto nei settori delle costruzioni e dell’industria. Il settore terziario è stato l’unico capace di generare occupazione e quello di Barcellona è stato l’ambito territoriale dove la crescita è stata maggiore (+8,8%). Da questi dati si può intuire come la crisi abbia avuto l’effetto di acutizzare il processo di terziarizzazione che ha avuto inizio negli anni ’90, portando nella città ad una percentuale molto alta di occupati nel settore (88,2%) sul totale, con l’effetto collaterale della caduta dell’impiego industriale, che a Barcellona perde più del settore delle costruzioni.
La povertà e l’impossibilità di accedere a beni di base
Tabella 7 Istogramma indicante la distribuzione nelle due classi sociali della popolazione secondo la loro distribuzione nelle corone dell’Area Metropolitana di Barcellona. Elaborazione propria a partire dai dati dell’ Institut d’Estadistica de Catalunya, Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006, Barcelona, 2007.
Tutti gli indicatori relativi alla povertà relativa (che adegua cioè il rischio alla povertà alla distribuzione del reddito) segnalano, tra il 2006 ed il 2011, l’innegabile incremento del rischio alla povertà che si è prodotto nella società catalana. Tra tutti, il dato più importante è quello del rischio alla povertà estrema, più che duplicato (dal 3,5% al 7%), poi viene il rischio alla povertà severa (dal 7,2 all’ 11,3%) e per ultimo quello alla povertà moderata (dal 19% al 21,9%).74 La situazione economica ha, sul calcolo della povertà relativa, un effetto paragonabile alla marea, secondo la metafora attribuita a John Kennedy: «L’alta marea solleva tutte le barche, gran-
74 IERMB, “El Impacto Social de la Crisis en el Area Metropolitana de Barcelona y en Cataluña” numero 56, in Revista PAPERS.
di e piccole». Questa veniva usata per dire che quando l’economia va bene tutti stanno meglio, anche le persone con redditi bassi, e dunque ciò che conta è che l’economia cresca e non dobbiamo troppo preoccuparci di come la ricchezza venga distribuita nella società. Però, nel momento in cui la marea decresce, la vicinanza delle barche alla secca fa molta differenza. Analizzando il rischio alla povertà assoluta fissando come reddito di riferimento il 60% della media della distribuzione del reddito familiare equivalente nel 2006, l’analisi fatta dall’istituto IERMB a partire dai dati dell’Istituto di Statistica di Catalogna afferma che a partire dal 2008 il rischio alla povertà assoluta è cresciuto il doppio che quello alla povertà relativa, coinvolgendo in Catalogna due milioni di persone. All’interno di questo gruppo, il rischio alla povertà moderata (sotto il 60%) non è aumentato in modo significativo, mentre il rischio alla povertà estrema (sotto al 30% della media) è cresciuto con molta più importanza, affliggendo particolarmente le occupazioni intermedie ed i piccoli impresari ed autonomi. Altro dato importante, connesso questa volta con il fattore di genere, è la fine del modello del “capofamiglia” maschio che sostenta principalmente il nucleo familiare: dal 2000 infatti questo tipo di famiglie si è ridotto dal 55% al 40%, mentre le famiglie dove la l’apporto principale è dato da una donna sono passate dal 16% al 27%. Tenendo in conto che i salari medi delle donne sono inferiori a quelli degli uomini, questo cambio strutturale potrebbe spiegare l’esposizione più elevata al rischio alla povertà di questi nuclei familiari. In conclusione, i due fattori fondamentali connessi al rischio alla povertà che risaltano dallo studio sono, da un lato, la differenza tra le entrate che si produce tra le differenti classi sociali e, dall’altro, la composizione del nucleo familiare e la relazione dei membri attivi con la relativa 64
Traduzione. Dati in migliaia di persone. Da sinistra: -Barcellona; -resto dell’Area Metropolitana di Barcellona; -Area Metropolitana di Barcellona; -Provincia di Barcellona; -Catalogna. Agricoltura, Industria, Construzioni, Servizi.
Traduzione. Dati in percentuale. Tasso di attività, di occupazione, di disoccupazione. Dall’alto: -Barcellona; -resto dell’Area Metropolitana di Barcellona; -Area Metropolitana di Barcellona; -Provincia di Barcellona; -Catalogna.
Traduzione. In senso orario dall’ alto: -far fronte a spese impreviste; -andare in vacanza almeno una settimana all’anno; -pagare senza ritardi le l’affitto dell’abitazione e la spesa giornaliera; -un piatto di carne, pollo o pesce ogni due giorni; -mantenere l’abitazione a una temperatura confortevole; -mantenere un’automobile. *percentuale delle persone soggette alla privazione. 65
Capitolo3 Tabella 8 Istogramma indicante l’evoluzione della popolazione occupata per settore, rispettivamente nel Comune di Barcellona, nell’AMB, nella provincia di Barcellona e in Catalogna. Fonte: Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006 e 2011, Barcelona, 2012.
Tabella 9 L’evoluzione della popolazione attiva, occupata e disoccupata, rispettivamente nel Comune di Barcellona, nell’AMB, nella provincia di Barcellona e in Catalogna. Fonte: Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006 e 2011, Barcelona, 2012.
Tabella 10 L’aumento degli indicatori della privazione materiale con la crisi economica. Fonte: Enquesta de condicions de vida i hàbits de la població 2006 e 2011, Barcelona, 2012.
attività. Se gli indicatori basati nella povertà monetaria e nelle differenze di reddito sono essenziali per lo studio delle condizioni di vita della popolazione, nella comunità scientifica c’è un interesse crescente nell’utilizzo di informazioni non monetarie per migliorare la misura e l’analisi della povertà, in particolare Amartya Sen parla della povertà come incapacitazione, cioè l’incapacità di una persona di condurre il tipo di vita ragionevolmente desiderato.75 Altra definizione di povertà, in cui si esprime il legame con l’esclusione dal livello di vita che si considera accettabile nella società in cui si vive, viene adottata dal Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea nel 1985, previamente formulata nella stessa direzione da Peter Townsend nel 1979:
Individuals, families and groups in the population can be said to be in poverty when they lack the resources to obtain the type of diet, participate in the activities and have the living conditions and the amenities which are customary, or at least widely encouraged or approved in the societies to which they belong. Their resources are so seriously below those commanded by the average family that they are in effect excluded from the ordinary living patterns, customs, and activities.76 La privazione materiale incide precisamente in questa incapacità di consumare beni e servizi e partecipare ad attività che sono socialmente percepite come necessarie.
La portata della privazione materiale nel contesto della crisi
zo di indicatori non monetari, l’Unione Europea, dall’anno 2009, adottò due indicatori di privazione materiale in forma ufficiale: il tasso di privazione materiale ed la intensità della privazione. I nuovi fattori che si utilizzano per costruire detti indicatori sono: 1. Capacità di far fronte a spese impreviste; 2. Capacità di andare in vacanza almeno una settimana l’anno; 3. Capacità di pagare senza ritardo spese relazionate all’acquisto e/o al mantenimento dell’abitazione e di altri prestiti; 4. Capacità di consumare un pasto di carne, pollo o pesce almeno ogni due giorni; 5. Capacità di mantenere l’abitazione ad una temperatura adeguata; 6. Capacità di possedere una lavatrice; 7. Capacità di possedere una TV a colori; 8. Capacità di possedere un telefono; 9. Capacità di possedere un’ automobile. Nell’ambito di questi fattori, la condizione di privazione materiale consiste nella mancanza di almeno 3 di loro, la condizione di privazione materiale severa di almeno 4.77 Si vede che l’impatto degli anni della crisi sulle condizioni di accesso a beni di base è stato notevole. Nel 2011 in Catalogna quasi 4 persone su 10 non potevano far fronte a spese impreviste né andare in vacanza almeno una settimana ll’anno. Tuttavia il maggior cambiamento lo hanno avuto il possesso di un’automobile e il ritardo nel
Per via del crescente interesse nell’utiliz-
75 SEN A., Lo sviluppo è libertà, perché non c’è crescita senza democrazia, Oscar Mondadori, Milano, 1999. 76 TOWNSEND, P., Poverty in the United Kingdom, pp. 31, London: Penguin, 1979.
77 IERMB, “El Impacto Social de la Crisis en el Area Metropolitana de Barcelona y en Cataluña” numero 56, in Revista PAPERS reperibile nel sito web: htt ps://iermb. uab.cat/es/revistapapers/el-impacto-social-de-la-crisis-en-el-area-metropolitana-de-barcelona-y-en-cataluna/
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Santa Coloma Verdun
Sants Sant Ildefons
Sant Antoni/Esquerra de lâ&#x20AC;&#x2122;Eixample Bellvitge
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Sant Marti/La Sagrera/Clot
Capitolo3
Distribuzione della terza età debole
pagamento di spese connesse con l’abitazione e, in minor parte, riscaldare l’abitazione ad una temperatura adeguata. L’AMB si distingue in questi indicatori per la maggiore incidenza, soprattutto di coloro che non possono permettersi un veicolo e per le difficoltà nel pagare le spese connesse all’abitazione.
La situazione dell’infanzia e la famiglia Il Pannello delle Famiglie e dell’Infanzia è un’inchiesta longitudinale che durante quattro anni consecutivi va a realizzare interviste ai giovani stessi e alle loro famiglie in tutta la Catalogna. Lo studio iniziò nel 2006 con la partecipazione di 3000 giovani tra i 13 e i 16 anni e un adulto per ogni nucleo familiare (il padre o la madre).78
Luoghi della debolezza socio-demografica Aree a maggior debolezza socio-demografica per invecchiamento demografico
I dati raccolti offrono l’opportunità di osservare come cambiano nel tempo le condizioni di vita, i comportamenti, le percezioni e i valori delle persone intervistate. In primo luogo permettono di studiare il legame tra episodi vitali che si sono prodotti nella traiettoria biografica di un individuo e le esperienze che si producono posteriormente. In secondo luogo permettono di conseguire informazioni sul tempo durante il quale gli individui rimangono in una determinata situazione (ad esempio la disoccupazione o la povertà) Le famiglie con un solo lavoratore hanno una propensione più alta a cadere in una situazione di rischio alla povertà. Nelle famiglie “povere” il padre non lavora in una proporzione tre volte superiore a quella del resto delle famiglie (35,5% a fronte del 11,8%). D’altra parte, mentre nel 40,5% delle famiglie “povere” la madre non lavora, questo succede solo nel 16,6% delle restanti famiglie. Viviamo in una società con un crescente sen-
78 GOMEZ-GRANELL C.,MARI-KLOSE P, Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, trad. dell’autore, 2012.
timento individualista, composta da persone che vogliono vivere a modo proprio e che ormai relativizzano le norme che nel passato pretendevano dirigere le loro scelte ed i loro comportamenti. La società dei consumi pone il presente davanti al futuro e la ricerca della felicità (per la via rapida) di fronte a tutto. Siamo passati da una società “gregaria” (dove la persona si definiva per il suo ruolo in un gruppo) ad una società “individualista” (dove il valore sta nella singolarità, nella capacità di essere differente). Tuttavia la famiglia continua ad essere l’istituzione più importante per la maggior parte dei cittadini. E crescere ed educare i figli è una delle funzioni principali che si assegnano alla famiglia. Le famiglie devono organizzare e coordinare in modo soddisfacente lo spazio ed il tempo (lavorativo, familiare, personale) in cui si sviluppa la vita quotidiana. Lo stile e le pratiche educative (Capitale Sociale) di padri e madri sono determinanti nello sviluppo individuale e sociale dei figli adolescenti. In tempi di crisi economica la famiglia continua ad essere considerata l’ultima rete di protezione per gli individui: senza questa aumenterebbe la vulnerabilità delle persone a rischio di esclusione. La famiglia non è in crisi né a rischio scomparsa; al contrario è più importante che mai. Le relazioni che stabiliamo con altre persone configurano chi e come siamo. La naturalezza e la qualità dei vincoli che manteniamo con altre persone influenzano tutti gli aspetti della nostra vita, in ogni momento del ciclo vitale. Dai primi anni di vita, la relazione dell’infante con i suoi genitori ha effetti decisivi nel suo sviluppo cognitivo e personale. Le situazioni di privazione affettiva o di stimoli appropriati durante gli anni della crescita si convertono in un handicap di cui le persone soffrono lungo tutta la vita e che influenzano i processi di apprendimento ed integrazione sociale. 68
Santa Coloma/ Badalona La Mina
Hospitalet del Llobregat
69
Raval
Capitolo3 Numerosi studi hanno mostrato i benefici che apporta ai figli il fatto che le famiglie dedichino loro tempo di qualità nel seguire l’attività scolastica, le relazioni con gli amici, nel generare aspettative positive, etc… In poche parole le famigli devono incrementare il loro capitale sociale, cioè la loro capacità di stabilire relazioni intergenerazionali e legami sociali con i figli. La nozione di capitale sociale fa riferimento a un insieme di abilità e capacità parentali positive che inglobano aspetti come la struttura dei vincoli familiari (a.e. la convivenza o meno dei genitori con l’infante) e dei legami che le famiglie stabiliscono con il loro intorno (la relazione dei genitori con quelli degli amici dei figli o con gli agenti educativi), l’intensità di queste relazioni (a.e. il grado di implicazione dei genitori nella vita dell’infante), il senso e la continuità della relazione (comunicazione, controllo, supporto, affetto, etc.), i ruoli e le norme che si impongono, il grado di comunicazione tra genitori e figli o la corresponsabilizzazione nell’educazione degli stessi.79
Luoghi della debolezza socio-demografica Luoghi a particolare attenzione per la presenza di una forte componente di immigrati di età inferiore ai 15 anni
Il grado di implicazione dei genitori nell’educazione dei figli e la qualità degli orientamenti, abilità, conoscenze trasmessi (cioè, il capitale sociale delle famiglie) ha effetti decisivi nello sviluppo cognitivo, affettivo e sociale. L’empatia, il supporto effettivo e il dialogo permettono a padri e madri di influire nella vita dei figli, orientandoli verso direzioni più sicure e produttive e allontanandoli da alcuni rischi (insuccesso scolastico, comportamento disordinato o vandalico, consumo di droghe) che potrebbero compromettere il loro futuro. Le opportunità che si presentano nel ciclo vitale dei figli possono venir favorite o meno da questo capitale, dato che è connesso a risorse vitali per aspetti tanto importanti come il successo scolastico, le interazioni con gruppi di uguali, con
79 SECCHI B., La città dei ricchi e la città dei poveri, Editore Laterza, 2013.
adulti o professori, o come l’accesso a differenti opportunità di progresso relative al mercato del lavoro.
I nuovi modelli di famiglia connessi al rischio di povertà Da alcuni anni è emerso un nuovo modello di famiglia dove la donna non ha esclusivamente il compito della cura dei figli, ma al contrario possiede lo stesso titolo di studio (o superiore) del marito e lavora. Emergono inoltre altri modelli di familiari, come le famiglie monoparentali e le famiglie ricostruite. L’incremento del tasso di occupazione femminile è dovuto in parte all’immigrazione, per cui le donne immigrate sono disposte a fare lavori umili, ma anche alla necessità delle coppie di un doppio stipendio per poter arrivare alla fine del mese. La partecipazione delle donne nel mercato del lavoro dipende in gran misura dal loro livello di istruzione. Il possesso di capitale umano costituisce uno dei migliori antidoti alla povertà. Infatti, padri e madri di nuclei familiari situati sotto il limite di povertà (8.276 euro dopo i trasferimenti) mostrano un livello di istruzione basso (non diplomati) quattro volte più alta delle altre, mentre mostrano un livello di istruzione alto (titolo universitario) quattro volte minore. Emerge anche un altro dato totalmente nuovo. Finora si era associata la povertà con persone senza oneri né benefici, senza beni né rendita, e non con cittadini integrati al mercato del lavoro; ora emerge invece la figura del “povero che lavora”, il working poor. Appaiono infatti due grandi gruppi di famiglie: 1. con un solo lavoratore (monoparentali attive, biparentali o ricostruite in cui lavora uno solo) hanno una tasso di povertà del 31,5%; 2. con due lavoratori (biparentali o ricostruite 70
Traduzione. Dati in percentuale. Da sinistra: -eccellente; -distinto; -buono; -sufficiente; -insufficiente. Non povero; Povero.
Traduzione. Dati in percentuale. Da sinistra: -autoctono non povero; -autoctono povero; -immigrato non povero; -immigrato povero; Secondo le aspettative dellâ&#x20AC;&#x2122;adolescente; secondo le aspettative dei genitori.
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Capitolo3 Tabella 11 Correlazione tra la media delle valutazioni scolastiche e lo stato di povertà. Fonte: Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, 2012.
Tabella 12 Aspettative di genitori e figli di completare con successo un corso universitario, in relazione all’origine (immigrata o meno) e allo stato di povertà. Fonte: Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, 2012.
in cui lavorano entrambi) hanno un tasso di povertà del 7,7%.
Povertà, rendimento scolastico e aspirazioni accademiche E’ ben conosciuta la relazione tra povertà e insuccesso scolastico; i risultati mostrano che una persona cresciuta in “povertà” si trova in situazione di svantaggio quando arriva all’età adulta. Questo succede in buona misura perché è meno probabile che alunni provenienti da nuclei familiari svantaggiati ottengano buoni risultati.80 Allo stesso modo si osserva una correlazione tra povertà nell’infanzia e successo sociale nell’età media. Gli alunni delle famiglie “povere” non solo conseguono valutazioni peggiori degli altri (effetto primario), ma tendono anche maggiormente ad abbandonare gli studi (effetto secondario). I risultati scolastici sono associati a determinate condizioni di studio, pratiche ed attività degli adolescenti. Le situazioni di studio di ragazzi e ragazze a rischio povertà sono peggiori di quelle degli altri, perché tendono più degli altri a condividere la camera e a studiare nel salotto o nella sala da pranzo. Se poi gli adolescenti delle famiglie “povere” dedicano meno tempo a studiare, in cambio vanno maggiormente a far compere ed aiutano giornalmente i genitori nelle faccende di casa, con una frequenza maggiore degli altri. Affermano inoltre di incontrare i loro amici, ascoltare la musica e guardare la televisione prima di cena più spesso degli adolescenti non poveri, i quali in cambio navigano maggiormente in internet; queste differenze, probabilmente, riflettono distinti modelli d’uso delle nuove ITC. Se incrociamo le condizioni di povertà con
80 ESPING-ANDERSEN G., Why we need a new welfare state, Oxford Scholarship Online, 2002.
le origini immigrate, possiamo constatare come gli alunni “poveri” e di origine immigrata risultano maggiormente sospesi di quelli che sono “poveri” senza essere immigrati (19,4% di immigrati “poveri” a fronte del 10,9% di immigrati non poveri; 16,2% di autoctoni “poveri” a del 6,5% di autoctoni non poveri). Dunque, il contrasto tra “poveri” e non è meno acuto tra gli adolescenti di provenienza immigrata che tra quelli autoctoni (rapporto 1,8 contro 2,5). Inoltre, gli adolescenti di provenienza straniera, tanto “poveri” come no, contano il doppio dei sospesi che gli autoctoni (14,3% a fronte del 7,8%). In Spagna la ripetizione di corsi nella scuola secondaria costituisce il preludio all’abbandono scolastico. Gli alunni di famiglie situate sotto al livello di “povertà” mostrano una propensione a ripetere più che doppia rispetto a quella delle restanti (16,9% a fronte del 7,1%). I ragazzi inoltre hanno una propensione doppia a ripetere corsi rispetto alle ragazze (11,6% a fronte del 6,4%).81 L’origine immigrata o no incide nella propensione a ripetere corsi, però questa si incrementa considerevolmente nel caso di immigranti “poveri”. Mentre solo il 7,6% degli adolescenti autoctoni ripetono, quelli di origine immigrata sono il 19%. Infine, se confrontiamo la tendenza a ripetere dei “poveri” e immigrati con i non poveri e autoctoni, la differenza risulta di quattro volte in più (28,6% a fronte del 6,7%). L’ultimo grafico mostra statistiche sull’aspirazione dei genitori e sulle aspettative reali dei giovani di raggiungere livelli di studio elevati secondo l’origine (immigrata o no) e secondo la
81 MARTINEZ L,ENGUITA M., GOMEZ J., “Desenganchados de la educación: procesos, experiencias, motivaciones y estrategias del abandono y del fracaso escolar”, in Revista de Educaciòn, numero extraordinario 2010, pp. 119-145, 2010, disponibile su internet all’indirizzo: http://www.revistaeducacion.mec.es/re2010/ re2010_05.pdf
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Santa Coloma Nou Barris Badalona El Turo de la Peira La Sagrera Sant Feliu de Llobregat
Hospitalet de Llobregat
Cornella de Llobregat
Bellvitge
El Prat de Llobregat
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La Verneda i La Pau
Capitolo3 situazione di rischio alla povertà. Un dei risultati che più sorprendono in questa distribuzione è che i genitori che esprimono un desiderio più veemente a favore dell’educazione universitaria dei figli sono quelli di origine immigrata, indipendentemente dalla situazione di richio alla poverta e con risultati molto distanti dalle aspettative reali. Queste elevate aspirazioni si possono interpretare a partire dalla presa di coscienza dei genitori immigrati che il miglior ascensore sociale per i figli è l’educazione. Per contro sono i genitori autoctoni in situazione di rischio alla “povertà” che esprimono le aspirazioni più basse. La maggiore fiducia dei genitori immigrati nel sistema universitario come ascensore sociale rappresenta una ferma volontà di integrazione. Tuttavia, in una società poco meritocratica come quella spagnola, dove l’accesso al lavoro passa soprattutto per il possesso di capitale sociale, può rappresentare anche un motivo di disinganno delle loro legittime aspirazioni.
verranno domani. I dati di questo e altri studi rivelano che in Catalogna (e in Spagna) il sistema di prestazioni risulta inefficiente nel ridurre sostanzialmente la incidenza della povertà. In questo senso, è imperativo estendere la copertura della rete di sicurezza pubblica, focalizzare meglio le prestazioni e soprattutto elevare il livello di adattamento per avvicinarlo a standard europei. Un programma di reddito di cittadinanza rappresenterebbe, secondo lo studio, un passo in avanti decisivo. Senza dubbio l’arrivo in Catalogna di importanti contingenti di immigrati negli scorsi decenni ha intensificato il circolo vizioso tra insuccesso scolastico ed esclusione, dato che non solo una parte considerevole di essi si situa sotto il livello della povertà, ma molti hanno uno scarso dominio della lingua del paese di destinazione ed uno scarso livello di istruzione.
Se è indubitabile che la incidenza della povertà infantile appaia associata con determinate forme di nucleo familiare, come le famiglie mono-parentali e ricostruite, non ci possiamo scordare che il grosso dei ragazzi poveri risiedono in nuclei familiari bi-parentali convenzionali. La genesi della povertà è relazionata al basso livello di attività economica e di occupazione, che in gran parte dipendono da uno scarso livello di istruzione. Luoghi della debolezza socio-economica Aree di insediamento di immigrati dalle altre regioni della Spagna
Merita invece un commento a parte la propensione degli immigrati a ritrovarsi in una situazione di rischio alla povertà. I dati raccolti nel PFI sottolineano la connessione causale tra la povertà degli adolescenti e il basso rendimento scolastico. D’altro canto rivelano che esiste ugualmente un forte legame tra le basse qualificazioni scolastiche dei genitori e la povertà dei figli. Quindi, lottare contro la povertà degli infanti ed adolescenti di oggi vuol dire prevenire l’esclusione sociale di quelli che 74
Santa Coloma Turo de la Peira La Mina Hospitalet del Llobregat
Sant Pere
Raval Sant Ildefons
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Barceloneta
Capitolo3
Immigrazione e rischio di povertà Senza dubbio la condizione dei migranti costituisce uno dei fattori associati al rischio alla povertà. In questo contesto si considerano come immigrati quei nuclei familiari in cui il padre o la madre provengano da paesi con un p.i.l. medio-basso (inferiore a 16.500 usd per capita): il 40,3% dei nuclei familiari immigrati sono “poveri”, a fronte del 13,6% dei nuclei familiari catalani di origine autòctona. La Spagna è uno dei paesi in coda nella riduzione della povertà infantile con un 22,6% di fronte a una media UE del 40% e percentuali del 90% nel caso dei paesi più avanti. I dati del PFI evidenziano che gli autòctoni in situazione di rischio alla povertà ricevono maggiori benefici, a detrimento degli immigrati, che soffrono tassi di rischio alla povertà molto più alti. Mentre praticamente non c’è differenza nell’importo mediano delle prestazioni ricevute da immigrati poveri e non poveri (747,09€ contro 748,62€), le prestazioni che ricevono gli autòctoni poveri (1.171,95€) non solo sono nettamente superiori a quelle ricevute dagli immigrati, ma anche degli autòctoni non poveri (482,49€).
culturale, per nulla identificabile con un ghetto. Per quanto riguarda invece le zone più decentrate di Hospitalet de LLobregat e Badalona, è possibile spiegarvi la densificazione di residenti di origine straniera tramite l’Attrattività, cioè il fatto che lo sforzo economico di accesso all’abitazione è minore che in quasi tutte le altre zone. Le maggiori concentrazioni di residenti che hanno origine da altre parti della Spagna sono in parte coincidenti con quelle di popolazione straniera con l’aggiunta di Sant Andreu, Sant Martí, Horta-Guinardó a Nord e Cornellà a Sud, fatto che di nuovo trova riscontro nei dati relativi all’Attrattività (vedi il capitolo seguente). Dalla manipolazione dei dati geolocalizzati sui residenti è possibile individuare un altro fenomeno di qualche interesse. Sovrapponendo la distribuzione di residenti di origine straniera con quella degli under 15, si può notare come i picchi di adolescenti e stranieri coincidano geograficamente, nelle zone del Raval e di Collblanc-La Pubilla Cases. Per contro, sovrapponendo la distribuzione di residenti di origine catalana con quella degli over 64, si può notare come i picchi di anziani e catalani coincidano geograficamente.82
Si nota dalla ditribuzione di popolazione residente di nascita extra europea (Figura 11), che le aree a maggiore densità di popolazione di nascita straniera si concentrano nei quarieri: 1. Della Ciutat Vella Raval con un picco elevatissimo nel Raval; Luoghi della debolezza socio-economica Aree principali di insediamento di popolazione di origine straniera Luoghi della debolezza socio-demografica Luoghi a particolare attenzione per la presenza di una forte componente di immigrati di età inferiore ai 15 anni
2. Nella zona di Hospitalet de LLobregatt; 3. Nella zona di Badalona. È possibile spiegare la massiccia presenza di residenti di origine straniera del Raval tramite ragioni storiche e di radicamento che la rendono, fatto verificabile semplicemente passeggiandovi attraverso, un quartiere estremamente multiculturale ma, grazie ai cospicui interventi pubblici per stabilirvi una forte vita
82 Si confronti, in merito, la cartografia relativa all’infanzia a Barcellona nello stesso capitolo.
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Capitolo4
Capitolo 4 Esclusione residenziale e mobilità residenziale Analisi empirica
Figura a fronte: vista di Barcellona “da dietro”, scattata da Can Masdeu, un centro sociale situato in una valle ai piedi della montagna di Collserola. Si tratta di uno dei luoghi più simbolici della resistenza che molti abitanti di Barcellona oppogono alle dinamiche che rendono la loro città sempre più difficile da vivere, soprattutto l’aggressiva speculazione immobiliare. Fonte: immagine catturata dall’autore nella primavera del 2017.
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Capitolo4 Figura a fronte: Un edificio non finito in una zona centrale di Santa Coloma de Gramenet, un comune limitrofo a barcellona. Fonte: Immagine catturata dall’autore nella primavera del 2017.
La vulnerabilità residenziale Uno dei fattori che costituiscono condizione di vulnerabilità è quello residenziale.83 Con vulnerabilità residenziale si intendono quei fattori connessi allo stato dell’ alloggio in sé, ma anche quelli connessi all’intorno urbano, come ad esempio: il prezzo dell’abitazione; la possibilità di accedere ad un’alloggio adeguato alle dimensioni della famiglia (la disponibilità di alloggi sul mercato o la presenza di edilizia popolare); la stabilità nel tempo di questi alloggi (un fenomeno particolarmente preoccupante è la gentrificazione dei quartieri: il quartire diventa per qualche motivo attraente, il prezzo degli alloggi sale e i residenti vengono inesorabilmente spinti a cambiare quartiere, venendo dunque meno la stabilità dei quartieri stessi).
La questione del mercato immobiliare in Catalogna Nel primo decennio del 21° secolo, l’abitazione è stata considerata come un fattore di stabilità del mercato in tutti i paesi del mediterraneo e particolarmente in Catalogna.84 Tuttavia si è in seguito dimostrato che benessere del settore delle costruzioni era più fittizio che reale, nella misura in cui non corrispondeva le reali necessità residenziali della popolazione. Sembra che il settore residenziale avesse due “facce”: da un lato, il settore dava occupazione alla popolazione sia autoctona che straniera (gli immigrati trovavano in questo settore un buon punto di partenza per il loro processo di integrazione); dall’altro lato, una buona parte della popolazione residente in Spagna incontrava
83 Nazioni Unite, Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali, Rapporto sulla situazione sociale del Mondo 2003. Vulnerabilità Sociale: Fonti e sfida, New York: United Nations Publications, 2003. 84 GOMEZ-GRANELL C.,MARI-KLOSE P, Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, trad. dell’autore, 2012.
enormi difficoltà nel soddisfare le proprie necessità abitative. Erano vari i motivi di questa insoddisfazione: serie difficoltà per la popolazione giovane nell’emanciparsi residenzialmente per l’elevato prezzo delle abitazioni; aumento progressivo dello sforzo economico necessario per il pagamento dell’abitazione, sia in regime di proprietà che in affitto: popolazione anziana residente in abitazioni in cattivo stato di conservazione; persistenza di una cifra strutturale di popolazione residente in baracche, in aumento a causa dell’arrivo di migranti; etc. E’ a metà della decade che si comincia ad avvertire il cambiamento nella situazione del mercato immobiliare: inflazione costante del prezzo delle abitazioni (l’aumento del prezzo delle abitazioni, accumulato dal 1997 al 2006, è del 173,2% per la Spagna, del 185,3% in Catalogna (con incrementi spettacolari del 243,2% per Tarragona e del 219,6% per Girona); eccessiva costruzione (molto oltre la crescita del numero dei nuclei familiari: l’aumento del numero di abitazioni tra il ’97 ed il 2006 è stato di 5,5 mln, quello di nuclei familiari di 3,5 mln), in gran parte destinata a seconde case, concessione di presititi per oltre l’80% del valore dell’immobile ed in mancanza delle necessarie garanzie e così via. Il mercato immobiliare era a pieno rendimento e rappresentava un fattore molto importante nelle cifre della crescita del PIL nazionale; tutto ciò mentre le necessità reali della popolazione erano messe da parte di fronte alle necessità del mercato finanziario (il prezzo delle abitazioni è cresciuto del 10.4% dal 2005 al 2006, contro una crescita del salario nominale di solo il 3,3%; in Spagna, nel 2006, lo sforzo per acceder ad un prima casa di proprietà per una famiglia con un solo salario, arriva al 46% del reddito familiare). Malgrado molte famiglie fossero riuscite ad accedere al mercato residenziale, lo avevano fatto in una condizione di vulnerabilità, con ipoteche 80
Traduzione. Reddito medio familiare per quartiere a Barcellona. Si prende come riferimento il reddito medio delle famiglie dellâ&#x20AC;&#x2122;intero municipio (=100) e si calcola il valore relativo per ogni quartiere.
81
Capitolo4 Figura a fronte: Mappa dei redditi medi, confrontati con il reddito medio dell’intero municipio, distinti per quartiere.. Fonte: El País 2011.
dipendenti dall’evoluzione del tasso di interesse e con una solvibilità molto improbabile nel caso di periodi di magra. Così fu, e l’espulsione dal mercato del lavoro di cifre di popolazione mai viste in Spagna provocò l’impoverimento di gran parte della popolazione nazionale. Molti dei prestiti concessi non potevano essere pagati e, nel caso in cui siano stati pagati, hanno causato la caduta del livello economico delle famiglie “solventi” fino a livelli prossimi a quelli di povertà.85
I fattori della vulnerabilità residenziale La semplice disponibilità di un’ abitazione dove vivere non garantisce la soddisfazione delle necessità residenziali. Il concetto di esclusione residenziale è un concetto multidimensionale che può affliggere le persone in modi diversi. I membri di una famiglia possono disporre di un’ abitazione dove vivere, però il mantenimento di questa abitazione può richiedere uno sforzo economico eccessivo, che può minacciare le finanze della famiglia; può succedere che una famiglia possieda una abitazione, ma che questa non soddisfi i criteri minimi strutturali e di equipaggiamento per poterlo qualificare come un alloggio degno. Pertanto non si deve analizzare semplicemente la possibilità di accedere all’abitazione, ma anche i requisiti minimi che permettano di compiere le funzioni sociali che attualmente le sono assegnate in una società come la nostra.86 La multidimensionalità dell’esclusione residenziale viene definita a partire dalle seguenti componenti: 1. Accessibilità; 2. Adeguatezza;
85 GOMEZ-GRANELL C.,MARI-KLOSE P, Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, trad. dell’autore, 2012. 86 ALCALÀ L.C., La cuestión residencial: bases para una sociología del habitar, Editorial Fundamentos, 1995.
3. Abitabilità; 4. Stabilità.
L’accessibilità Questa dimensione si riferisce alla relazione tra la capacità economica delle persone e dei nuclei familiari, ed il prezzo dell’abitazione. Questa capacità si misura tenendo in conto il costo mensile o annuale che richiede l’abitazione, in relazione all’economia della famiglia o dell’individuo. Il costo delle abitazioni dipende quasi esclusivamente da un sistema di “scorte” residenziali basate sull’esistenza di un mercato residenziale. Il principale indicatore per l’esclusione residenziale di questa dimensione è lo sforzo di accessibilità (l’esborso mensuale cui le famiglie fanno fronte per i pagamenti riferiti all’ipoteca od all’ affitto dell’abitazione. Le entità finanziarie sogliono considerare il35/40% delle entrate della famiglia come cifra limite oltre la quale la situazione familiare potrebbe risultare compromessa. Incrociando il dato secondo cui il 2,7% delle famiglie pagano oltre il 50% delle loro entrate nell’abitazione, con quello per cui il 3% delle famiglie studiate ha avuto almeno un ritardo all’anno nel pagare la rata ipotecaria o l’affitto, si configura già una situazione preoccupante. Sembrerebbe che il resto delle famiglie non abbia problemi, tuttavia il fatto di stare in affitto è già di per sé, in molti casi, sintomo di una situazione economica difficile; in Spagna si considera l’affitto come un’ alternativa quando non sia possibile accedere ad un’abitazione in proprietà o ad un’ipoteca. Nel caso delle famiglie in affitto, si scopre che il 14,9% hanno avuto difficoltà nel pagare almeno un mese in un anno. Incrociando i due indicatori, scopriamo che la problematica del ritardo nel pagamento dell’affitto affligge il 5,4% delle famiglie con pagamenti pendenti (di tipo ipotecario o corrispondenti al pagamento di affitti). Costruendo inoltre un grafico radiale che 82
Traduzione. Numero di casi correlati. In senso orario: -affollamento sociologico; -sforzo di accessibilitĂ ; -ritardo nel pagamento di ipoteca o affitto; -ritardo nel pagamento di bollette; -affollamento fisico; -precarietĂ abitativa. Abitazione senza problemi; Abitazione precaria.
83
Capitolo4 vi permetta di studiare il legame del problema economico con il resto, si è visto che tutti gli indicatori di esclusione sono relazionati in modo positivo con il problema dell’accessibilità. Questo perché, in primo luogo, il fatto di indirizzare una parte importante delle entrate della famiglia al pagamento dell’abitazione, suppone un’esposizione dell’economia della famiglia che, in casi estremi, potrebbe trovarsi impossibilitata a far fronte a questi pagamenti.
L’adeguatezza dell’alloggio Il problema relativo all’inadeguatezza residenziale pone in relazione le caratteristiche dell’abitazione con quelle delle persone che ci vivono. Dunque, un’abitazione può essere o meno adeguata alla famiglia che la abita. Ad esempio: la difficoltà per la popolazione anziana ad adeguare le condizioni dell’abitazione in edifici antichi; il sovraffollamento della popolazione straniera immigrata a Barcellona.
Grafico 1 Relazione tra l’affollamento fisico e il resto degli indicatori di esclusione residenziale. Fonte: Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, 2012.
Anche se il problema dell’adeguatezza è più ampio ed interessa l’intero quartiere, in questo studio ci si occupa soprattutto dello spazio dell’abitazione e dello spazio disponibile, e l’indicatore più adeguato sarà l’affollamento residenziale, inteso come lo spazio disponibile ad ogni persone dell’abitazione, che è connesso a problematiche non solo funzionali, ma anche igieniche, relazionali, di crescita e sviluppo della personalità delle persone che ci vivono. Si considera dunque (in relazione alle ultime leggi sull’abitabilità delle unità immobiliari in Catalogna) un indicatore di affollamento fisico grave nel caso in cui si disponga di meno di 15 m2 a persona, moderato tra i 15 ed i 20 m2 e nessun affollamento al di sopra. Si considera poi, in relazione all’organizzazione dell’abitazione ed alle caratteristiche della famiglia, un indicatore di affollamento sociologico come segue: 1. < 15 anni si può condividere la camera; 2. > 15 anni si necessita di una camera propria.
I risultati sono dunque che il 24% delle famiglie ha qualche problema relazionato al sovraffollamento, e che questo è relazionato con altre problematiche residenziali.
L’abitabilità Mediante questo elemento si analizzano le componenti “statiche” dell’abitazione. Il grado di sviluppo della società catalana ci permette di parlare di condizioni minime senza le quali l’abitazione non può essere qualificata come tale: smettono di essere abitazioni per passare ad una categoria di abitazioni precarie. Ad esempio: le difficoltà a cui vanno incontro i condomini nel far fronte a costosi processi di riabilitazione; il problema dei centri storici e delle periferie delle città con cifre elevatissime di abitazioni precarie. Come indicatori per l’abitabilità si analizza la presenza di: problemi strutturali gravi (presenza di crepe alle pareti, problemi alla struttura portante, tarli), problemi strutturali moderati (mancanza di luce solare o di ventilazione, umidità, freddo per mancante isolamento), mancanza di installazioni (mancanza di acqua corrente o di servizi igienici, mancanza di allaccio alle fogne). Da questi indicatori si può vedere come il 12,8% delle abitazioni analizzate risultino in situazioni di precarietà abitativa, che cioè non possiedono i requisiti minimi per essere abitate, e come esista, ancora una volta, una relazione positiva tra la condizione di precarietà abitativa ed il resto degli indicatori.
La Stabilità La dimensione dell’esclusione residenziale si definisce partendo dalla considerazione dell’abitazione come elemento propiziatore di stabilità e sicurezza. La possibilità di creare un focolare è l’elemento essenziale per comprendere questo indicatore. Da questa “cornice” si possono compiere le funzioni sociali dell’abitazione. Nel definire gli indicatori di stabilità un ruo84
Traduzione. Numero di casi correlati. In senso orario: -sforzo di accessibilità; -ritardo nel pagamento di ipoteca o affitto; -ritardo nel pagamento di bollette; -affollamento fisico; -affollamento sociologico; -instabilità residenziale. Abitazione senza problemi; Abitazione precaria. Traduzione. Numero di casi correlati. In senso orario: -sforzo di accessibilità; -ritardo nel pagamento di ipoteca o affitto; -ritardo nel pagamento di bollette; -affollamento fisico; -affollamento sociologico; -precarietà abitativa. Senza instabilità residenziale; Instabilità residenziale. Traduzione. Numero di casi correlati. In senso orario: -indice di accessibilità; -indice di adeguatezza; -indice di abitabilità; -indice di stabilità; Non patisce problemi di salute mentale; Patisce di problemi di salute mentale.
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Capitolo4 Grafico 2 Relazione tra la precarietà abitativa e il resto degli indicatori di esclusione residenziale. Fonte: Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, 2012.
Grafico 3 Relazione tra la instabilità residenziale e il resto degli indicatori di esclusione residenziale. Fonte: Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, 2012.
Grafico 4 Relazione tra gli indicatori di esclusione residenziale e il patimento di problemi di salute mentale (depressione, ansia o altro). Fonte: Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, 2012.
lo fondamentale lo occupa il regime di possesso dell’abitazione, cioè la tipologia di proprietà o contratto tramite cui ci si assicura il godimento del bene, in cui si considerano l’affitto con contratto a termini, l’affitto senza contratto, il subaffitto e altri tipi di affitto non definiti come regimi instabili.
Si è visto che il rendimento scolastico negativo ed i problemi di salute sono legati positivamente a tutti e quattro gli indici di esclusione, tra cui si distinguono i problemi di accessibilità e di abitabilità. Si è visto che il rendimento accademico negativo ed i problemi di salute sono legati positivamente a tutti e quattro gli indici di esclusione, tra cui si distinguono i problemi di acIl legame più importante che la condizione cessibilità e di abitabilità. di instabilità allaccia è quello con il ritardo nei pagamenti periodici. Uno studio sollevo la responsabilità delle amministrazioni locali di non aver predisposto sufLa correlazione tra esclusione residenziale e svificienti abitazione in regime di affitto protetto, con luppo degli adolescenti il fine di avere un parco residenziale più vario e L’incidenza delle problematiche residenziali di maggiore integrazione tra le necessità reali e le sulle famiglie con minori possono a questo punto disponibilità residenziali. In particolare, si è visto essere misurate tramite un indice di esclusione che le famiglie con genitori provenienti da paesi residenziale. Realizzando un indice sommatorio poveri e le famiglie monoparentali sono quelle più semplice si può graduare il problema dell’escluesposte alle condizioni di esclusione e le politiche sione secondo che la famiglia patisca una, due, pubbliche dovrebbero essere indirizzate prevalentre o quattro dimensioni del problema. Si vede temente ad esse.87 dunque che in Catalogna il 41,9% delle famiglie analizzate soffre di almeno un tipo di esclusione Le condizioni abitative all’interno di una citresidenziale. tà e la loro distribuzione geografica costituiscono Nel caso di popolazione di origine immigrata, la mancanza di potere di acquisto obbliga ad accedere alle abitazioni più economiche, che sono quelle in peggiori condizioni. Inoltre, la bassa capacità economica è chiaramente relazionata con una condizione di esclusione residenziale a causa di un mercato immobiliare fortemente esclusivo e della carenza di alloggi pubblici. Tuttavia la precarietà economica non si fa sentire solo al momento dell’accesso, in quanto può anche implicare l’impossibilità di mantenere strutturalmente l’abitazione mediante le necessarie migliorie. Per analizzare le problematiche nello sviluppo degli adolescenti causate dall’esclusione residenziale si è centrata l’analisi sul rendimento accademico, in termini di presenza di sospensioni nella carriera scolastica, e sulla esistenza di problemi di salute mentale, tra cui depressione, ansietà o altre forme di disturbi mentali, nella vita dell’adolescente.
una delle fondamentali componenti di un ambiente urbano. Il principale fattore che causa la differenziazione è il valore del suolo. Quest’ultimo dipende a sua volta dalla posizione, vale a dire dalle esternalità (positive o negative) che chi si insedia ha possibilità di fruire.88
87 GOMEZ-GRANELL C.,MARI-KLOSE P, Infància, Adolescència i família: un anàlisi del Panel de Famílies i Infància, IV Informe CIIMU 2012, CIIMU: Institut d’Infància i mòn urbà, trad. dell’autore, 2012. 88 CORI, CORNA-PELLEGRINI, DEMATTEIS, PIEROTTI, Geografia Urbana, UTET Università, 1993.
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Capitolo4 Grafico 5 Percentuale dei trasferimenti per anno in cui avvengono e motivo del trasferimento. Fonte: Carme Trilla, QÜESTIONS D’HABITATGE, preu de l’ habitatge i segregació social de l’ espai a l’ àmbit metropolità de Barcelona, Ajuntament de Barcelona, Patronat Municipal de l’Habitatge de Barcelona, setembre 2002 . Legenda: Familiari Lavorativi Ragioni legate all’abitazione Altro
La mobilità residenziale I movimenti migratori nell’ambito metropolitano di Barcellona rispondono in forma crescente, dal 1975, a ragioni relative all’abitazione, in contrapposizione con le ragioni lavorative che avevano spiegato i grandi movimenti anteriori a quella data. Questa “nuova mobilità” sembra contraddittoria con il desiderio di prossimità familiare, il più delle volte concretizzato dalla volontà di permanere nel quartiere o municipio di provenienza. Tra i diversi elementi che spiccano nella scelta dell’abitazione, i più abitualmente irrinunciabili sono il prezzo e la attinenza alle necessità familiari. Entrambi gli elementi sono causa di mobilità geografica, nella misura in cui questi non si possono soddisfare nella zona di origine, a causa della tipologia o del prezzo dell’offerta che si incontra.89 Per studiare i possibili cambi di residenza, si è partiti dall’ipotesi che un fattore molto importante nella ricerca della residenza di una famiglia sia che la zone di trasferimento permetta uno sforzo economico favorevole. L’elemento del prezzo comparato con il reddito medio della zona può essere la base per il disegno di una mappa dei potenziali flussi migratori interni tra distretti della città di Barcellona e municipi dell’intorno metropolitano.
le condizioni specifiche dell’offerta di ogni zona e misurato come prezzo totale al m2; 3. Condizioni del prestito ipotecario: tipo di interesse, percentuale di copertura e lunghezza del periodo di ammortizzazione, identico per tutte le zone; Da segnalare che lo sforzo così calcolato è, evidentemente, una semplificazione, nella misura in cui non tiene in conto molti fattori, tra cui lo sforzo iniziale e di transazione, le differenze di superficie delle abitazioni nelle diverse zone etc. Tuttavia, permette uno studio comparato, purché si utilizzi lo stesso metodo per tutte le zone. La Attrattività è proporzionale al numero di altre zone in cui lo sforzo economico per trasferirsi rappresenterebbe meno del 35% del reddito medio della popolazione della zona stessa. Le zone che si configurano come maggiormente attrattive per le famiglie a medio e basso reddito, tanto per la propria popolazione come per quella di altre zone dell’intorno, includono comuni lontani da Barcellona, come Mollet del Vallès, Rubí, Terrassa o Martorell, alcuni più vicini come Santa Coloma de Gramenet, Montcada i Reixac o Viladecans, inclusi alcuni distretti della propria città, come quello di Ciutat Vella.
Questo elemento si misura tramite lo sforzo economico, indicatore costruito a partire da: 1. RFD, Reddito Familiare Disponibile, come indicatore della capacità economica media delle famiglie di ogni zona; 2. Prezzo delle abitazioni, come indicatori del-
89 Carme Trilla, QÜESTIONS D’HABITATGE, preu de l’ habitatge i segregació social de l’ espai a l’ àmbit metropolità de Barcelona, Ajuntament de Barcelona, Patronat Municipal de l’Habitatge de Barcelona, setembre 2002.
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Gracia
Santa Coloma/ Badalona
Poblenou Ciutat Vella
Delta del Fiume Llobregat
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Capitolo4
La difficoltà intrinseca nel mantenimento dell’abitazione (o sforzo economico di accesso all’abitazione) La difficoltà intrinseca è una misura dello sforzo economico di accesso ad una abitazione di nuova costruzione nella propria zona.
basso reddito sono (nella stessa misura di alcuni distretti della città come Les Corts-Pedralbes o Sarrià-Sant Gervasi) i comuni molto vicini di Sant Cugat del Vallès e Sant Just Desvern, ma anche Sitges.
Per studiare i possibili cambi di residenza, si è partiti dall’ipotesi che un fattore molto importante nella ricerca della residenza di una famiglia sia che la zone di trasferimento permetta uno sforzo economico favorevole. L’elemento del prezzo comparato con il reddito medio della zona può essere la base per il disegno di una mappa dei potenziali flussi migratori interni tra distretti della città di Barcellona e municipi dell’intorno metropolitano.
Luoghi della vulnerabilità residenziale Aree ad elevato rapporto tra costo dell’abitazione e reddito medio delle famiglie residenti
Questo elemento si misura tramite lo sforzo economico, indicatore costruito a partire da: 1. RFD, Reddito Familiare Disponibile, come indicatore della capacità economica media delle famiglie di ogni zona; 2. Prezzo delle abitazioni, come indicatori delle condizioni specifiche dell’offerta di ogni zona e misurato come prezzo totale al m2; 3. Condizioni del prestito ipotecario: tipo di interesse, percentuale di copertura e lunghezza del periodo di ammortizzazione, identico per tutte le zone; Le zone che si configurano come maggiormente attrattive per le famiglie a medio e basso reddito, tanto per la propria popolazione come per quella di altre zone dell’intorno, includono comuni lontani da Barcellona, come Mollet del Vallès, Rubí, Terrassa o Martorell, alcuni più vicini come Santa Coloma de Gramenet, Montcada i Reixac o Viladecans, inclusi alcuni distretti della propria città, come quello di Ciutat Vella. All’estremo opposto, le zone con minore capacità di attrazione delle famiglie a medio e 90
Gracia
Santa Coloma/ Badalona
Poblenou Ciutat Vella
Delta del Fiume Llobregat
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Capitolo4
Il potenziale di mobilità Esaminiamo infine il potenziale di mobilità. Questo rappresenta, per ogni zona, il numero di altre zone che offrono uno sforzo economico minore rispetto a quello della zona di origine. È dunque una misura della tendenza dei meno abbienti di muoversi dalla zona in cui vivono attualmente e ci indica quanto quella zona sia predisposta a fenomeni di polarizzazione (sotto forma di gentrificazione o altre dinamiche). Ciò dimostra che questi flussi vincolati ai prezzi delle abitazioni non disegnano una mappa che coincide esattamente con la distanza fisica al nucleo centrale della regione metropolitana, ma piuttosto che riflette la forte incidenza che hanno
Queste zone svolgono la funzione del downtown americano, inteso come centro di attività terziarie e quaternarie e dove perciò il valore delle unità immobiliari diventa in molti casi troppo elevato perché la maggior parte delle persone possa pensare di stabilirvisi. In queste zone si nota un avanzato stato di gentrificazione e l’elevato indice del potenziale di mobilità è connesso anche a questo fenomeno che sembra ingigantirsi in tutte le dimensioni, particolarmente nel quartiere di Gracia.
avuto le diverse strategie e possibilità di sviluppo urbanistico dei comuni sui prezzi. Luoghi della vulnerabilità residenziale Aree ad elevato rapporto tra costo dell’abitazione e reddito medio delle famiglie residenti Aree dove la difficoltà intrinseca si somma all’ elevato potenziale di mobilità, in cui si ha maggiore tendenza all’aumento di segregazione di classe lavoratrice economicamente svantaggiata
Lo studio dimostra l’elevata correlazione esistente tra prezzo dell’abitazione e cambio di ubicazione, negli ultimi anni. Anche altri elementi dell’abitazione, come la tipologia (unifamiliare, plurifamiliare, etc..), la superficie, la dotazione (garage, giardino, dotazioni sportive, etc.) si trovano alla base della mobilità demografica. In alcuni casi, questa domanda origina cambi di abitazione per ragioni di prezzo; però in molti altri la ragione del cambio sta nella semplice mancanza di offerta del “prodotto” richiesto nella zona di origine. Risulta specialmente chiara l’insufficienza dell’offerta di abitazioni con dotazioni nelle zone centrali della regione metropolitana. Inoltre dall’analisi della distribuzione della popolazione residente (all’inizio del capitolo precedente), si possono notare tre zone molto centrali (al di fuori di quelle ovvie del porto industriale e commerciale e delle aree destinate a parco) in cui la densità di residenti cala sensibilmente: 1. Passeig de Gracia; 2. Poblenou. 3. Diagonal Mar 92
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Capitolo5
Capitolo 5 Segregazione urbana e debolezza segregata Analisi empirica
Figura a fronte: dei venditori ambulanti di tappeti si apprestano a fuggire dalla spiaggia della Barceloneta alla vista di una pattuglia di polizia. Fonte: Immagine catturata dallâ&#x20AC;&#x2122;autore nellâ&#x20AC;&#x2122;autunno del 2016.
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Capitolo5 Figura a fronte: sovra-rappresentazione di stranieri di origine extra-europea nel territorio comunale di Barcellona. Fonte: Istituto Nazionale di Statistica di Spagna, elaborato da Sako Musterd e Arkaitz Fullaondo per lo studio ETHNIC SEGREGATION AND THE HOUSING MARKET IN TWO CITIES IN NORTHERN AND SOUTHERN EUROPE: THE CASES OF AMSTERDAM AND BARCELONA.
La segregazione urbana Nel primo capitolo, definendo la disuguaglianza sociale si è detto che deve sussistere un certo pattern per cui la differenza di condizioni e/o opportunità secondo determinate modalità, per un gruppo sociale. E che dove il pattern, è legato alla geografia, la disuguaglianza sociale si esprime in forma spaziale e viene detta in letteratura disuguaglianza socio-spaziale e determina la segregazione spaziale,90 che può essere definita come la <<proiezione di una struttura sociale nello spazio>>91 . Dunque rappresenta nello spazio la separazione dei gruppi sociali all’interno della società.92 Marcuse93 distingue quattro tipi principali di segregazione spaziale, due di tipo volontario e che rispondono a cause “interne”: 1. Enclave: <<un’area spazialmente concentrata in cui i membri di un particolare gruppo di popolazione, auto definiti per etnia, religione o altro, si riuniscono con il fine di potenziare il proprio sviluppo economico, sociale , politico e/o culturale>>;
3. Ghetto: <<un’area spazialmente concentrata usata per separare e limitare un particolare gruppo di popolazione, involontariamente definito per etnia, religione o altro, trattato come inferiore dalla società dominante>>; 4. Ghetto emarginato: <<un ghetto in cui fattori come l’etnia e la religione sono combinati con la classe in un’area spazialmente concentrata in cui i residenti sono esclusi dalle dinamiche dominanti della vita economica della società in cui vivono, la quale non trae significativo profitto dalla loro esistenza>>. Di seguito si presentano i risultati di uno studio relativo all’Area Metropolitana di Barcellona (ma anche all’intera Catalogna), che indaga il fenomeno della segregazione,94 riferendosi a due fenomeni: 1. Segregazione Urbana Superiore; 2. Segregazione Urbana Inferiore.
2. Cittadella: <<un’area spazialmente concentrata in cui i membri di un particolare gruppo di popolazione, definiti dalla loro posizione di superiorità in potere, ricchezza o status in relazione ai loro vicini, si riuniscono con il fine di proteggersi o potenziare quella posizione>>. Due di tipo involontario e che rispondono soprattutto a cause “esterne”:
90 Cfr. il Capitolo 1. 91 HÄUßERMANN e SIEBEL, Integration und segregation - Überlegungen zu einer alten Debatte, trad. propria, Deutscher Institut für Urbanistik, 2001. 92 MARINO e DE MARIA, Misurare la ‘ghettizzazione’ degli immigrati: una breve guida metodologica per i comuni, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, 2003. 93 MARCUSE P., The enclave, the citadel, and the ghetto – what has changed in the Post-Fordist U.S. City, Urban Affaris Review, Vol. 33, No. 2, 1997.
94 NELLO O., BLANCO I., La Segregació Urbana A La Regió Metropolitana De Barcelona, all’interno del Piano Strategico Metropolitano di Barcellona, 2015.
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Capitolo5
La segregazione inferiore Ci si riferisce alla segregazione inferiore intendendo la sovra-rappresentazione in alcune zone dei gruppi sociali più sfavoriti. Per poter indagare questo fattore, lo studio si è trovato a riferirsi ad incatori che possano rappresentare uno stato di svantaggio.95 Sulla base delle sezioni censuarie e utilizzando i dati censuari del Censimento 2011 stati utilizzati i seguenti indicatori: -% popolazione straniera/tot. popolazione; -% popolazione disoccupata/tot.popolazione; -Superficie media dell’abitazione; -Valore catastale dell’abitazione.96 Da questi dati è stato estrapolato un Indi-
Luoghi della segregazione inferiore Aree ad elevati indici di segregazione delle classi svantaggiate
ce di Segregazione Spaziale Inferiore, che si può inserire in una rappresentazione cartografica. Si vede a un primo impatto che la dimensione della segregazione è metropolitana: cioè la segregazione non avviene tanto tra quartieri dello stesso comune (un caso a parte, come ci si poteva aspettare, è quello di Barcellona), quanto tra comuni dell’intera area metropolitana. La ricerca dunque permette di individuare alcune aree o fasce caratterizzate da una maggiore segregazione. Inoltre, un’altra ricerca effettuata nel territorio di Barcellona sottolinea come in queste aree e fasce a maggior segregazione, quest’ultima si sia intensificata tra il 2001 e il 2012.97 Il minor potere di acquisto delle classi lavoratrici determina la loro tendenza a concentrarsi in quartieri con maggiori deficit urbanistici, peg-
95 NELLO O., BLANCO I., LA SEGREGACIÓ URBANA A LA REGIÓ METROPOLITANA DE BARCELONA, Pla Estrategic Metropolita de Barcelona, 2015. 96 Ulteriori informazioni sono diponibili presso: https://barrisicrisi.wordpress.com/. 97 Institut de Govern i Polítiques Públiques, Evolució de la segregació urbana a Catalunya 2001-2012, Bellaterra, 2014.
giori abitazioni e minori servizi; si aggiungono dunque ai problemi individuali (di reddito, di disagio, etc.) quelli relativi all’intorno urbano (es. scarsa accessibilità, inquinamento criminalità, etc.).Dall’analisi della segregazione inferiore, si può inquadrare la sovra-rappresentazione di individui in cui i quattro fattori di cui sopra sono più svantaggiati. Si trova un congiunto di zone situato a Nord-Est della città, che include: 1. i quartieri che affacciano sul fiume Besos, ad enrambi i lati; 2. i distretti a Est del comune di Barcellona, Sant Martí, Sant Andreu i Nou Barris; 3. i municipi di Sant Adrià del Besòs, Santa Coloma de Gramenet, Montcada; 4. la fascia di comuni che segue il fiume Ripoll, che include Ripollet, Barberà, Badia, Sabadell e Terrassa. Dall’altra parte della conurbazione, a Sud-Ovest, si trovano: 1. il comune di Hospitalet del Llobregat e di Sant Boi de Llobregat; 2. le zone comprese nel delta del fiume Llobregat e vicine all’aeroporto del Prat. Nella maggior parte dei casi queste situazioni di difficoltà corrispondono a centri urbani sorti con metodi di edilizia intensiva, di residenza pubblica risalente agli anni 60 e 70 o di zone nate da processi di urbanizzazione di aree di margine. Un caso a parte è rappresentato dalle zone lungo la costa, spesso quartieri di edilizia residenziale a bassa densit con finalità di residenza estiva, in seguito diventati luoghi di approdo di famiglie immigrate da altre parti della Spagna o del mondo.98
98 NELLO O., The Five Challenges of Urban Rehabi-
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Capitolo5
La segregazione superiore Ci si riferisce alla segregazione superiore intendendo la sovra-rappresentazione in alcune zone dei gruppi sociali più benestanti. Lo studio si riferisce in negativo agli incatori, precedentemente presentati, che possono rappresentare uno stato di svantaggio.99 Sulla base delle sezioni censuarie e utilizzando i dati censuari del Censimento 2011 stati utilizzati i seguenti:
ne dei comuni in relazione ai diversi gruppi sociali fa si che quelli con elevati livelli di segregazione superiore abbiano anche una base fiscale maggiore, che può permettere loro la dotazione di migliori servizi. Al contrario, comuni con punte di segregazione inferiore dispongono di meno risorse fiscali per poter mettere dispiegare le politiche e i servizi necessari per migliorare le opportunità dei loro residenti.
-% popolazione straniera/tot. popolazione; -% popolazione disoccupata/tot.popolazione; -Superficie media dell’abitazione; -Valore catastale dell’abitazione.100 Dall’analisi della segregazione superiore, si può inquadrare la sovra-rappresentazione di individui in cui i quattro fattori di cui sopra sono meno presenti. Luoghi della segregazione superiore Aree ad elevati indici di concentrazione della popolazione maggiormente benestante
Si nota immediatamente un insieme di zone situato a Nord-Ovest del centro, intorno alla catena montuosa di Collserola, che include: 1. i quartieri centrali dell’Eixample e i distretti di Sarrià-Sant Gervasi fino alle montagne; 2. i comuni che affacciano sul Llobregat; 3. i comuni a Nord della catena del Collserola, Sant Cugat i Cerdanyola del Vallès; A Nord-Est della città, lungo la costa: 1. Tiana, Alella, Teià, Premià de Dalt; Infine, quasi tutti i comuni che circondano l’arco metropolitano. Dal punto di vista fiscale, la specializzazio-
litation. The Catalan Experience, in Urban Research and Practice, vol. IV, num. 3, 2011. 99 NELLO O., BLANCO I., LA SEGREGACIÓ URBANA A LA REGIÓ METROPOLITANA DE BARCELONA, Pla Estrategic Metropolita de Barcelona, 2015. 100 Ulteriori informazioni sono diponibili presso: https://barrisicrisi.wordpress.com/.
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Santa Coloma Coloma/ Badalona Verdun
Gracia Hospitalet del Llobregat Sant Ildefons
Raval Bellvitge
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La Mina/Sant Marti
Capitolo5
Intersezione tra debolezza socio-demografica, esclusione residenziale e segregazione inferiore_ I luoghi della debolezza socio-demografica vulnerabile e segregata
Luoghi della segregazione inferiore Aree ad elevati indici di segregazione delle classi svantaggiate Luoghi della vulnerabilità residenziale Aree dove la difficoltà intrinseca si somma all’ elevato potenziale di mobilità, in cui si ha maggiore tendenza all’aumento di segregazione di classe lavoratrice economicamente svantaggiata Luoghi della debolezza socio-demografica Aree a maggior debolezza socio-demografica per invecchiamento demografico Luoghi a particolare attenzione per la presenza di una forte componente di immigrati di età inferiore ai 15 anni Luoghi della debolezza socio-demografica vulnerabile e segregata Aree dove si combinano elevati indici di segregazione inferiore con elementi di debolezza socio-demografica
Secondo le considerazioni fatte nel Capitolo tre sulla debolezza demografica, si sono trovati i luoghi caratterizzati da: 1. invecchiamento demografico;
Coloma e Badalona; 2. i quartieri di La Mina e Sant Marti; 3. i quartieri tra il Turo de la Peira e Trinitat Nova. Nella parte centrale, particolarmente a causa della presenza di elevati indici di popolazionestraniera e dei fenomeni di mobilità residenziale dovuta alla turistificazione del centro storico:
2. particolare attenzione per la presenza di una forte componente di immigrati di età inferiore ai 15 anni.
1. Gracia; 2.il Raval.
Questi si possono considerare i luoghi della debolezza socio-demografica, in quanto caratterizzati da forti componenti delle fasce deboli.
Nella parte Sud-Ovest, anche qui per la presenza di elevati indicatori di popolazione straniera e della terza età:
In particolare la presenza di una forte componente di immigrati di età inferiore ai 15 anni pone il problema di come le loro condizioni di crescita e l’ambiente in cui vivono possono influire negativamente sulle loro aspirazioni e sulle loro possibilità di successo.101
1. l’intero territorio di Hospitalet del Llobregat; 2. i quartieri centrali di Bellvitge e Sant’Ildefons.
Per loro si pongono con particolare gravità i problemi di esclusione residenziale, di mobilità dovuta allo sforzo economico e di segregazione inferiore. Da un confronto tra questi fattori è possibile definire degli ambiti dove si combinano: vulnerabilità residenziale, segregazione e debolezza socio-demografica. Nell’ambito di analisi considerato si sono definiti dunque i luoghi della debolezza socio-demografica vulnerabile e segregata. Nella parte Nord-Est, particolarmente per la presenza di elevati indicatori di popolazione giovane straniera e della terza età: 1. i quartieri principali dei Comuni di Santa
101 Vedi Capitolo 3.
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Trinitat Vella Verdun El Carmel Gracia Hospitalet del Llobregat Sant Ildefons
La Mina Sant Marti
Raval/Sant Pere/Barceloneta Bellvitge
El Prat del LLobregat
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Santa Coloma/ Badalona
Capitolo5
Intersezione tra debolezza socio-demografica, esclusione residenziale e segregazione inferiore_ I luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata Prendendo invece le considerazioni fatte (sempre nel Capitolo tre) sulla debolezza socio-economica, si sono trovati i luoghi caratterizzati da fenomeni di: Luoghi della segregazione inferiore Aree ad elevati indici di segregazione delle classi svantaggiate Luoghi della vulnerabilità residenziale Aree dove la difficoltà intrinseca si somma all’ elevato potenziale di mobilità, in cui si ha maggiore tendenza all’aumento di segregazione di classe lavoratrice economicamente svantaggiata Luoghi della debolezza socio-economica Aree di insediamento di immigrati dalle altre regioni della Spagna Aree principali di insediamento di popolazione di origine straniera Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata Aree dove si combinano elevati indici di segregazione inferiore e vulnerabilità residenziale con elementi di debolezza socio-demografica e socio-economica Aree caratterizzate dalla forte presenza di immigrati e da indici di vulnerabilità residenziale
Nova. 4. il quartiere del Carmel Nella parte centrale, particolarmente a causa della presenza di elevati indici di popolazionestraniera e dei fenomeni di mobilità residenziale dovuta alla turistificazione del centro storico: 1. Gracia;
1. insediamento della popolazione proveniente da paesi extra-UE;
2. il Raval; 3. Sant Pere
2. insediamento da regioni del Sud della Spagna.102 Questi si possono considerare i luoghi della debolezza socio-economica, in quanto caratterizzati dall’insediamento di contingenti di popolazione in condizioni di svantaggio. Anche per le zone di insediamento di questi contingenti si pongono con particolare gravità i problemi di esclusione residenziale, di mobilità dovuta allo sforzo economico e di segregazione inferiore.
Nella parte Sud-Ovest, anche qui per la presenza di elevati indicatori di popolazione straniera e della terza età: 1. l’intero territorio di Hospitalet del Llobregat; 2. i quartieri centrali di Bellvitge e Sant’Ildefons e di El Prat del Llobregat.
Da un confronto tra questi fattori è possibile definire degli ambiti dove si combinano: vulnerabilità residenziale, segregazione, debolezza socio-demografica e debolezzo socio-economica. Nell’ambito di analisi considerato si sono definiti dunque i luoghi della debolezza socio-demografica vulnerabile e segregata. Nella parte Nord-Est, particolarmente per la presenza di elevati indicatori di popolazione straniera, giovane e della terza età: 1. l’intero territorio dei Comuni di Santa Coloma e Badalona; 2. i quartieri di La Mina e Sant Marti; 3. i quartieri tra il Turo de la Peira e Trinitat
102 Vedi Capitolo 3.
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Capitolo6
Capitolo 6 I luoghi della vulnerabilità urbana debole e segregata Quadro di sintesi
Figura a fronte: il quartiere di Torre Baró. Fa parte del Comune di Barcellona ed era stato concepito agli inizi del XX Secolo come una città giardino per famiglie borghesi. L’investimento, in seguito, non andò a buon fine e su quei terreni cominciarono a costruire abusivamente alcuni dei numerosissimi immigrati che venivano a lavorare nelle fabbriche vicine. Si tratta dunque di un quartiere che è sorto spontaneamente e che risulta, tuttora, svantaggiato sotto il punto di vista dell’accessibilità e dei servizi. Fonte: Panoramio, link: http://static.panoramio.com/photos/large/9445337.jpg.
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Capitolo6
Atlas de los Barrios Vulnerables A partire dal 1996, il Governo Spagnolo, attraverso il Ministero dello Sviluppo (Ministerio de Fomento) e l’Istituto Nazionale di Statistica (Instituto Nacional de Estadística (INE)), comincia ad elaborare periodicamente uno studio sui quartieri svantaggiati, o vulnerabili. Nello studio si intende la Vulnerabilità Urbana come:
“quello stato di malessere nelle città prodotto dalla combinazione di molteplici dimensioni di svantaggio, per cui la speranza di mobilità ascendente, di superamento della condizione sociale di esclusione (o di prossimità all’esclusione) viene considerata difficilmente realizzabile, mentre al contrario sussiste una percezione di insicurezza e paura al profilarsi della possibilità di una mobilità sociale discendente e di peggioramento delle condizioni di vita.”103 Dunque la vulnerabilità di un territorio ha a che fare sia con una condizione strutturale di svantaggio che con uno stato psicosociale connesso ad una percezione negativa del territorio e delle condizioni di vita come spazio socialmente caratterizzato: è dunque un indicatore con un carattere relativo e multidimensionale. Questa analisi si incentra nelle città di più di 50.000 abitanti e capoluoghi di provincia seguendo una metodologia che include i seguenti passaggi: 1. Analsisi dei dati censuari attraverso i valori di riferimento che si prendono come Indicatori di Vulnerabilità (Indicadores Básicos De Vulnerabilidad Urbana, vedi sotto): tasso di disoccupazione; percen-
103 Ministerio de Fomento, Síntesis Metodológica general del Catálogo de Barrios Vulnerables e Indicadores Básicos de Vulnerabilidad Urbana, Dicembre 2016.
tuale di popolazione analfabeta e senza titoli di studio; carenze nell’abitazione: senza acqua corrente, wc, vasca, doccia o water; il fine è quello di localizzare le sezioni censuarie che superano uno o più dei valori di riferimento, per passare poi ad essere studiate su mappa, formando le Aree Statistiche Vulnerabili (Áreas Estadísticas Vulnerables). 2. Dopo aver realizzato interviste con i tecnici comunali e il lavoro di campo, si procede all’analisi urbanistica con il fine di definire la delimitazione di ogni Quartiere Vulnerabile (Barrio Vulnerable). 3. Infine si invia ai tecnici comunali una bozza della documentazione elaborata affinché completino e correggano, se necessario, le informazioni riferite al loro Comune. La multidimensionalità del fenomeno, nello studio, viene presa in considerazione attraverso quattro fattori: 1.Vulnerabilità Socio-Demografica, I fattori statistici che vengono utilizzati sono: -% nuclei familiari unipersonali >64 anni; -n° persone >74 anni / tot. popolazione; -n° bambini <15 anni di ne extra EU / tot. popolazione; -% persone immigrate extra EU; -% nuclei familiari monoparentali.
origi-
2.Vulnerabilità Socio-Economica, I fattori statistici che vengono utilizzati sono: -% persone disoccupate / tot. popolazione; -% persone giovani (16-29 anni) disoccupate / tot. popolazione giovane; -% occupati lavoro occasionale / tot. popolazione; -% lavoratori non qualificati / tot. popolazione; -% persone(>16 anni) senza titolo di studio / tot popolazione (>16 anni). 108
109
Capitolo6 3.Vulnerabilità Residenziale, i cui fattori statistici sono: -% prime abitazioni con sup. utile < 31 mq / tot. prime abitazioni; -sup. media pro abitante; -% persone residenti in abitazioni senza servizi igienici interni / tot. popolazione; -% prime abitazioni situate in edifici in cattivo stato di conservazione / tot. prime abitazioni; -% prime abitazioni situate in edifici costruiti prima del 1951 / tot. prime abitazioni; 4.Vulnerabilità Soggettiva, tiene in conto della percezione soggettiva della propria condizione rispetto all’intorno in cui si vive:
“Uno stato di alta esposizione a certi rischi e incertezze, combinato con una ridotta abilità a proteggersi da quegli stessi rischi e far fronte alle loro conseguenze negative. Esiste a tutti i livelli e dimensionidella società e forma parte della condizione umana, tanto dell’individo come della società intera.”104 i fattori statistici sono: -% prime abitazioni con problemi di rumore esterno / tot. prime abitazioni; -% prime abitazioni con problemi di odore dovuto a industrie o traffico / tot. prime abitazioni; -% prime abitazioni scarsamente connesse al resto della città / tot. prime abitazioni; -% prime abitazioni con poche aree verdi nelle vicinanze/ tot. prime abitazioni; -% prime abitazioni il cui intorno si considera affetto da problemi di delinquenza e vandalismo / tot. prime abitazioni; Definizione di Area Statistica Vulnerabile (Área Estadística Vulnerable (AEV))
Un raggruppamento di sezioni censuarie vicine e con una certa omogeneità urbanistica, tra i 3.500 e i 15.000 abitanti nel quale almeno uno dei tre Indicatori Fondamentali di Vulnerabilità Urbana considerati superi il valore di riferimento (vedi tabella). Queste aree son sono il risultato dell’analisi dettagliata delle sezioni censuarie, affiancata dai lavori di campo e le interviste ai tecnici del Comune di riferimento. Definizione di Quartiere Vulnerabile (Barrio Vulnerable (BV)) Un complesso urbano dotato di una certa omogeneità e continuità urbanistica, vincolato ad un’Area Statistica Vulnerabile, con cui si cerca di stabilire una delimitazione urbanistica che corrisponda ad una realtà fisica e morfologica. Ogni studio viene corredato da una scheda di Descrizione del Quartiere (Descripción del Barrio). Definizione di Indicatori Fondamentali di Vulnerabilità Urbana (“IBVU”) Di tutti gli indicatori disponibili, per effettuare l’Analisi Urbanistica dei Quartieri Vulnerabili (Análisis Urbanístico de Barrios Vulnerables) si considerano 3 Indicatori Fondamentali di Vulnerabilità Urbana (Indicadores Básicos de Vulnerabilidad Urbana): 1. Percentuale di popolazione disoccupata (Porcentaje de población en paro). 2. Percentuale di popolazione senza titoli di studio (Porcentaje de población sin estudios). 3. Percentuale di abitazioni in edifici in stato di conservazione basso o fatiscenti.
104 Nazioni Unite, Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali, Rapporto sulla situazione sociale del Mondo2003. Vulnerabilità Sociale: Fonti e sfida, New York: United Nations Publications, 2003.
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El Pomar
Barcellona Nord-Est Gracia Poblenou Sants Sant Boi del Llobregat
Ciutat Vella
Hospitalet del Llobregat/ El Prat del Llobregat
111
Capitolo6
Intersezione tra segregazione inferire e vulnerabilità urbana_I luoghi della vulnerabilità segregata Attraverso l’analisi combinata degli indcatori di vulnerabilità, come sopra definiti, e di quelli di segregazione inferiore, è possibile definire due tipologie di luoghi vulnerabili: 1. i luoghi della vulnerabilità urbana segregata; 2. i luoghi della vulnerabilità urbana non segregata. I primi sono quei quartieri dove sussistono le condizioni di vulnerabilità socio-demografica e socio-economica, ma anche condizioni di segregazione delle classi economiche svantaggiate; si trovano soprattutto: - nei comuni della prima corona, sia quelli di Santa Coloma e Badalona a Nord, che quelli di Hospitalet e El Prat del Llobregat a Sud; - nella parte Nord-Est del comune di Barcellona, confinante con Sant Adria del Besos, per il suo carattere di area industriale; Luoghi della segregazione inferiore Aree ad elevati indici di segregazione delle classi svantaggiate Luoghi della vulnerabilità urbana segregata Aree vulnerabili corrispondenti ad indici di segregazione inferiore elevati Luoghi della vulnerabilità urbana non segregata Aree vulnerabili in zone con indici di segregazione inferiore non elevati
- nella parte Nord del comune di Barcellona, corrispondente con le zone marginali che vanno dal Carmel fino a Ciutat Meridiana. I secondi sono quelli in cui, nonostante gli indicatori socio-demografici e socio-economici definiscano una situazione di vulnerabilità, non si configura una situazione di segregazione delle classi economiche svantaggiate; si tratta in particolare dei quartieri del comune di Barcellona: - del Poblenou e Sant Marti; - di Gracia; - di Sants; - della Ciutat Vella.
112
113
Capitolo6
Intersezione tra segregazione inferire, esclusione residenziale e vulnerabilità urbana_I luoghi della vulnerabilità a rischio di segregazione Nella definizione della vulnerabilità segregata, è utile aggiungere un terzo indicatore, quello legato alla vulnerabilità residenziale e ai fattori: - difficoltà intrinseca; - mobilità residenziale per lo sforzo economico; In questo modo è possibile tenere in conto quelle zone in cui la segregazione inferiore non corrisponde a livelli elevati dell’indicatore, ma dove le condizioni del mercato immobiliare definiscono una situazione di aumento della segregazione.105
Luoghi della vulnerabilità urbana segregata Aree in cui coesistono elevati indici di segregazione inferiore e di vulnerabilità urbana Luoghi della vulnerabilità urbana a rischio di segregazione
I quartieri centrali (Poblenou,Sant Marti, Gracia, Sants, Ciutat Vella), sottoposti a indici meno elevati di segregazione, sono quelli dove si riscontra il maggior potenziale mobilità e dove, dunque, si ha la maggior propensione delle classi economiche svantaggiate a lasciare il quartiere verso uno a minore sforzo economico.
Aree vulnerabili in zone con indici di segregazione inferiore non elevati ma con elevato sforzo economico e potenziale di mobilità Luoghi della vulnerabilità residenziale Aree dove la difficoltà intrinseca si somma all’ elevato potenziale di mobilità, in cui si ha maggiore tendenza all’aumento di segregazione di classe lavoratrice economicamente svantaggiata
105 Carme Trilla, QÜESTIONS D’HABITATGE, preu de l’ habitatge i segregació social de l’ espai a l’ àmbit metropolità de Barcelona, Ajuntament de Barcelona, Patronat Municipal de l’Habitatge de Barcelona, setembre 2002.
114
El Pomar Trinitat Vella Nou Barris/ Verdun/La Prosperitat
Turo de la Peira
Hospitalet del Llobregat
Cornella de Llobregat
Sant Josep
El Prat de Llobregat
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Santa Coloma/Badalona
La Verneda i La Pau
La Mina
Capitolo6
Intersezione tra debolezza socio-demografica, segregazione inferiore e vulnerabilità urbana_I luoghi della terza età debole, vulnerabile e segregata Dalle elaborazioni del primo capitolo, si è concluso che esistono dei fattori di debolezza socio-demografica legati, in particolare, alla presenza di forti contingenti di popolazione di età superiore ai sessantaquattro anni.
- Hospitalet de Llobregat; - El Prat de Llobregat; - Cornella de Llobregat; - Sant Jos
È possibile legare questo fattore di debolezza socio-demografica con altri fattori di disuguaglianza socio-spaziale, cioé: - gli indicatori di segregazione inferiore; - gli indicatori di vulnerabilità; La combinazione tra questi fattori ci permette di definire i luoghi della terza età debole, vulnerabile e segregata, cioé quartieri o aggregazioni di quartieri in cui si riscontrano particolari condizioni di sovra-rappresentazione di contingenti di popolazione appartenenti alle classi maggiormente svantaggiate, aggravate dal problema dell’invecchiamento demografico e dai fattori vulnerabilità socio-economica e residenziale. Tra le zone che ricadono in questa problematicità, a Nord del Comune: - Trinitat Vella; - la zona di Nou Barris, Verdun, La Prosperitat; Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata Aree dove si combinano elevati indici di segregazione inferiore e vulnerabilità residenziale con elementi di debolezza socio-demografica e socio-economica
- Turo de la Peira; - La Verneda i La Pau; - La Mina. Le zone Centrali dei comuni di: - Santa Coloma; - Badalona. A Sud le zone di maggiore problematicità sono i centri di: 116
La Salut
La Mina
Sant Pere Hospitalet de Llobregat Sant Just Desvern
117
Raval La Barceloneta
Capitolo6
Intersezione tra debolezza socio-demografica, segregazione inferiore e vulnerabilità urbana_I luoghi dell’immigrazione giovane, vulnerabile e a rischio segregazione
-Sant Just Desvern.
Analogamente a quanto detto poco prima, dalle elaborazioni del primo capitolo, esistono dei fattori di debolezza socio-demografica legati alla presenza di forti contingenti di popolazione in età infantile di origine immigrata. È possibile legare questo fattore di debolezza socio-demografica, questa volta, con altri fattori di disuguaglianza socio-spaziale, cioé: - gli indicatori di potenziale di mobilità, che danno informazioni circa le zone dove è maggiore la pressione del mercato immobiliare; - gli indicatori di vulnerabilità; La combinazione tra questi fattori ci permette di definire i luoghi dell’immigrazione giovane, vulnerabile e a rischio segregazione, cioé quartieri o aggregazioni di quartieri in cui si riscontrano particolari condizioni di sovra-rappresentazione di contingenti di popolazione in età infantile e di origine straniera, messe sotto pressione dal mercato immobiliare e sottoposti a fattori di vulnerabilità socio-economica. Tra le zone che ricadono in questa problematicità, a Nord: - La Salut; Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata Aree caratterizzate dalla forte presenza di immigrati di età inferiore ai 15 anni e da elevati indici di vulnerabilità residenziale
- La Mina. Nel centro storico di Barcellona: - Sant Pere; - La Barceloneta; - Il Raval. A Sud della città: - Hospitalet de Llobregat; 118
Fascia marginale della periferia Nord
Nucleo vulnerabile isolato di El Pomar
Asse dei quartieri segregati del BesĂłs
Nucleo di vulnerabilitĂ storicizzat0 della Ciutat Vella Cuneo delle isole urbane segregate del Llobregat
119
Capitolo6 rizzati da una certa omogeneità.
106
I luoghi della vulnerabilità debole e segregata
Nell’area di analisi si sono individuati cinDalla intersezione tra gli ideal-tipi trovati è que contesti territoriali che possono essere consipossibile definire i luoghi della vulnerabilità deboderati omogenei per: posizione nel contesto della le e segregata. conurbazione; morfologia; relazione a elementi Si tratta di quei contesti in cui sussistono, territoriali o infrastrutturali; periodo e ragioni della alternativamente oppure congiuntamente, condi- nascita del quartiere. zioni di:
Indicatori di Sintesi Luoghi dell’immigrazione giovane a rischio segregazione Luoghi della terza età debole, vulnerabile e segregata Contesti urbani della debolezza e vulnerabilità Contesti urbani a maggiore debolezza
I cinque contesti territoriali della debolezza - elevati indici di segregazione inferiore e sono, dunque: vulnerabilità residenziale con elementi di debolez1. Il “Cuneo delle isole urbane segregate del za socio-demografica e socio-economica; Llobregat”, caratterizzate morfologicamente dalla - forte presenza di immigrati di età inferiore parte di pianura limitata a Sud dal fiume Llobreai 15 anni e da elevati indici di vulnerabilità resi- gat e che si “incunea” in direzione del centro urbano scavalcando gli ostacoli territoriali e infradenziale. strutturali del Porto Industriale e della montagna Questi sono da considerarsi i luoghi a mag- di Montjuic; qui la forte presenza di contingenti giore debolezza e marginalità dal punto di vista: della terza età debole si sommano all’insediamento massiccio di immigrati con la loro componente - della debolezza socio-demografica (“luoghi infantile debole. della terza età debole”); 2. L’ “Asse dei quartieri segregati del Besós”, - della stratificazione socio-economica (“aree di insediamento di immigrati dalle altre regioni morfologicamente legato al fiume Besós ed al terdella Spagna”, “aree caratterizzate dalla forte pre- ritorio di margine tra il Comune di Barcellona e quelli di Sant Adria, Santa Coloma e Badalona; senza di immigrati di età inferiore ai 15 anni”); storicamente formatosi per l’insediamento di gran- della esclusione residenziale (“aree ad ele- di industrie e quartieri operai e popolari; in questa vato rapporto tra costo dell’abitazione e reddito zona sono riscontrabili tutti i fattori della vulnemedio delle famiglie residenti”, “aree dove la dif- rabilità ed è dunque uno dei contesti a maggiore ficoltà intrinseca si somma all’ elevato potenziale debolezza di tutto l’ambito di analisi. di mobilità”); 3. Il “Nucleo di vulnerabilità storicizzato del- della segregazione (“aree ad elevati indici la Ciutat Vella” con i suoi tre quartieri svantaggiati di segregazione delle classi svantaggiate”); del Raval, di Sant Pere e de La Barceloneta. - della vulnerabilità urbana (“aree vulnerabili 4. Il “Nucleo vulnerabile isolato di El Pomar”, corrispondenti ad indici di segregazione inferiore legato alla costruzione di un grande complesso di elevati”, “aree vulnerabili in zone con indici di se- case popolari (comprendente oltre 10.000 persogregazione inferiore non elevati”). ne) e considerabile un vero e proprio ghetto.
Contesti urbani a maggiore debolezza
5. La “Fascia marginale della periferia Nord”,
Dalla intersezione delle diverse condizioni di vulnerabilità, è possibile suggerire una generaliz- 106 Per un riferimento a questo approccio metodolozazione dei luoghi per constesi territoriali caratte- gico vedi CAMICIA S., SARTORE M., Morfologie socio-economiche del territorio marchigiano, 2010.
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Quartieri della marginalitĂ di Badalona Nord
Zona dello sviluppo urbano del Poblenou
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Capitolo6 comprendente tutti i quartieri a Nord di El Guinardó fino alle pendici del Collserola.
Contesti urbani con situazioni intermedie È possibile inoltre individuare porzioni del territorio urbano che non fanno parte di quei contesti a maggiore debolezza ma che vedono comunque condizioni di segregazione, di rischio di esclusione residenziale o di vulnerabilità tali per cui sussiste il rischio concreto che in questi quartieri si acuiscano le disuguaglianze. I contesti urbani con situazioni intermendie di questo tipo sono: Contesti urbani della debolezza e vulnerabilità Contesti urbani a maggiore debolezza Contesti urbani con situazioni intermedie
1. La “Zona dello sviluppo urbano del Poblenou”, ricca di vuoti urbani e interessata da un vasto sviluppo edilizio di carattere speculativo; si configura per questa zona la possibilità che si innalzino gli indici di segregazione superiore con l’insediamento delle classi maggiormente benestanti e l’espulsione di quelle svantaggiate. 2. I “Quartieri della marginalità di Badalona Nord”, caratterizzata da grandi urbanizzazione frammentate e di scarsa qualità urbana; per questa zona è forte il rischio dell’acuirsi della segregazione.
122
123
Capitolo7
Capitolo 7 Lâ&#x20AC;&#x2122;efficacia del Pla de Barris per la coesione sociale Analisi empirica e metodologica
Figura a fronte: Copertina del libro la Llei de Barris, una aposta collectiva per la cohesio social (la Legge dei quartieri, una scommessa collettiva per la coesione sociale). Fonte: Generalitat de Catalunya, Departament de Politica Territorial i Obres Publiques. 124
125
Capitolo7
La Llei de Barris (Legge dei Quartieri) Gli indicatori Eurostat che indicano il livello di soddisfazione da parte degli abitanti di alcune grandi città europee ci confermano che Barcellona rappresenta una singolarità nel panorama delle città grandi dell’Europa mediterranea. 107
Ambito di analisi
Questa situazione peculiare è confermata anche andando a vedere il livello di soddisfazione della città nel suo complesso. Nella percezione positiva che le persone hanno nella città possiamo ritrovare il segno delle trasformazioni che hanno cambiato il volto della città nel tempo. La Llei 2/2004, del 4 di Giugno, di riqualificazione di quartieri, aree urbane e villaggi che richiedano una attenzione speciale, fu votata dal parlamento catalano alla fine di Maggio del 2004; nel Settembre dello stesso anno fu approvato il Regolamento che specificava i contenuti della legge e ne rendeva possibile in maniera immediata l’applicazione pratica. L’oggetto di questa legge è promuovere una trasformazione globale di quei quartieri che, come indica la legge, richiedano una attenzione speciale al fine di evitarne il degrado, migliorarne le condizioni e la qualità di vita dei cittadini che vi risiedono, favorendo in questo modo la coesione sociale.108 La legge concentra la sua attenzione su quei quartieri con una maggiore necessità sociale e deficit urbanistici più importanti: nuclei antichi, poligoni residenziali degli anni ’60 e ’70 e aree nate da processi di urbanizzazione marginale. Il meccanismo della legge è semplice: la Generalitat (il Governo della Comunità Autonoma Catalana) crea un fondo di sviluppo del Programma, dotato di risorse preventivamente dedicate della Genera-
litat, ascritte al Departament de Política Territorial i Obres Públiques. A partire dall’esistenza di queste risorse, la Generalitat convoca ogni anno gli Ajuntaments (i Comuni) che vogliano mettere in atto progetti di riabilitazione integrale in alcuni dei quartieri della propria area di competenza municipale. Nel caso in cui vengano selezionati, i progetti ricevono un finanziamento che oscilla tra il 50% ed il 70% del costo totale. Nel momento di selezionare i progetti, si utilizza un doppio parametro di valutazione. In primo luogo, si valuta la situazione del quartiere per mezzo di indicatori statistici obiettivi, relativi a quattro campi: deficit urbanistici e di dotazione; struttura e dinamica demografica; problemi economici ed ambientali; deficit economici e sviluppo locale. In secondo luogo, si valuta il progetto presentato dall’ Ajuntament. Il progetto ha un influenza decisiva nel momento di selezionare i quartieri, perciò si può affermare che la legge non è tanto per i quartieri con problemi quanto per i quartieri con progetti; progetti che devono servire per affrontare i problemi.
Distribuzione Territoriale dei Progetti Il Pla de Barris, piano di attuazione della LLei de Barris, viene articolato in cinque convocazioni di progetti. Il piano ha raggio d’azione regionale. Tuttavia, come ci si aspettava, vede la presentazione massiccia di progetti da attuare all’interno dell’ambito territoriale metropolitano della città di Barcellona. All’interno dell’area analizzata sono situati ben 21 interventi.
107 EUROSTAT, Urban Europe, Statistics on cities, towns and suburbs, 2016 Edition, Luxembourg, Publications office of the European Union, 2016. 108 Testo Legislativo: Llei 2/2004, de 4 de juny, de millora de barris, àrees urbanes i viles que requereixen una atenció especial http://www.parlament.cat/document/nom/TL45.pdf
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Capitolo7 Figura a fronte: Distribuzione degli investimenti del programma di intervento integrato per campo di attuazione. Fonte: Ufficio dei Quartieri, Dipartimento di Architettura e Paesaggio della Generalitat de Catalunya.
La scelta dei quartieri di intervento La scelta dei quartieri di intervento del Piano si basa sulla presentazione di richieste da parte delle amministrazioni locali. Viene poi stilata una graduatoria che si costruisce attraverso un doppio livello di valutazione: 1. in primo luogo viene effettuata una valutazione della situazione del quartiere, secondo sedici indicatori statistici obiettivi, per stabilire se si tratta o meno di una Area di attenzione speciale che necessita di un intervento;
2. deficit nello stato di conservazione degli edifici, edifici senza acqua corrente o senza allaccio alla fognatura; 3. edifici di quattro piani o più senza ascensore); b. dinamiche demografiche: 4. densità di popolazione; 5. incremento o decremento intenso della popolazione; 6. alta percentuale di residenti immigrati;
2. in secondo luogo vengono valutati i progetti, con un peso equivalente; Figura a fronte: Tipo di quartieri ricompresi nella Legge dei Quartieri. Fonte: Ufficio dei Distretti, Dipartimento di Architettura e Paesaggio della Generalitat de Catalunya.
La scelta di un doppio livello di valutazione, che include la progettualità dell’amministrazione locale, deriva dalla volontà di evitare una valutazione esclusivamente basata sui deficit urbanistici e sulle problemariche sociali. La ragione di questa scelta è che quest’ ultimo modus operandi può avere l’effetto di consolidare l’immagine negativa del quartiere degradato, producendo un effetto di stigmatizzazione e di un peggioramento della segregazione.109 La valutazione dello stato del quartiere serve invece ad evitare che il Piano si riduca ad una competizione tra comuni.110
Valutazione dello stato del quartiere Figura a fronte: Distribuzione dei progetti per area territoriale . Fonte: Ufficio dei Distretti, Dipartimento di Architettura e Paesaggio della Generalitat de Catalunya.
c. problematiche economiche, sociali e ambientali:
La valutazione della situazione del quartiere avviene attraverso i sedici indicatori statistici obiettivi, raggruppati per: a. Peggioramento urbanistico, deficit di dotazioni e servizi: 1. valore catastale dei terreni;
7. numero di persone che percepiscno pensione di assistenza non contributiva; 8. elevato tasso di disoccupazione; 9. deficit di aree verdi; 10. basso livello di educazione; 11. deficit sociali e urbani; d. problemi legati allo sviluppo locale: 12. deficit del trasporto pubblico; 13. deficit di infrastrutture di parcheggio; 14. basso livello di attività economica; 15. percentuale di popolazione a rischio di esclusione sociale; 16. popolazione in stato di dipendenza da parenti o terze persone; Le tipologie di contesti in cui si situano le attuazioni del piano sono fondamentalmente tre:
109 NELLO O., Ordenar el territorio, La experinecia de Barcelona y Cataluña, Tirant lo Blanch, 2012. 110 ATKINSON R., Addressing urban social exclusion through community involvement in urban regeneration, in IMRE R. e RACO M., Urban renaissence? New labour, community and urban policy, Policy Press, Bristol, 2003.
1. Centri Storici; 2. Aree Marginali; 3. Aree Residenziali; 128
Totale Investimento
342.100.000
Investimento efficiente
255.700.000
%Investimento efficace
75%
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Capitolo7 Figura a fronte: Quartieri oggetto del programma di intervento integrato che ricadono nell’ambito di analisi, con informazioni generiche relative al quartiere, alla sua appartenenza ai quartieri vulnerabili, all’investimento. Fonte: Ufficio dei Quartieri, Dipartimento di Architettura e Paesaggio della Generalitat de Catalunya.
Campi di Attuazione del Pla de Barris: un modello multidimensionale di intervento a metri cubi zero
3. l’investimento economico preventivato dall’amministrazione locale;
I progetti devono trattare in maniera integrale la problematica del quartiere, intervenendo simultaneamente in tutti gli aspetti che lo affliggono. I progetti di intervento generale sovvenzionati abbracciano un insieme di attuazioni diverse ed eterogenee, applicate con carattere trasversale, d’accordo con gli otto campi di attuazione nei quali la Legge richiede di intervenire:
4. la realizzazione, in parallelo, di interventi complementari. Inoltre, nel bando veniva specificato che la valutazione di ogni progetto sarà proporzionale al numero di campi di attuazione presenti nel progetto. Questo ha fatto sì che la quasi totalità dei progetti attraversa tutti gli otto campi di attuazione.
1. Spazio Pubblico: Miglioramento dello spazio pubblico e previsione di zone verdi; 2. Riabilitazione dell’edificato: Finanziamento di programmi di ristrutturazione degli elementi comuni dell’edificato; 3. Dotazioni: Implementazione di dotazioni di uso collettivo; 4. Nuove Tecnologie: Implementazione di nuove tecnologie; 5. Sostenibilità: Costruzione e miglioramento di infrastrutture energetiche ed ambientali sostenibilit; 6. Equità di genere: Miglioramento dell’equità di genere nell’uso dello spazio urbano e delle sue dotazioni; Attuazioni per intervento_Nuclei Antichi Confine di intervento del quartiere Campi di attuazione della legge Spazio Pubblico Riabilitazione di Edifici Dotazioni Nuove tecnologie Sostenibilità Equità di genere Condizioni socio-economiche Accessibilità
7. Condizioni Socio-Economiche: Sviluppo di programmi che comportino un miglioramento sociale, urbanistico ed economico del quartiere; 8. Accessibilità: Miglioramento dell’accessibilità ed eliminazione delle barriere architettoniche. I progetti vengono valutati sulla base dei seguenti criteri: 1. grado di integrazione dei campi di attuazione; 2. la coerenza generale del progetto; 130
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Capitolo7
Valutazione dell’efficacia del Pla de Barris nel colpire la vulnerabilità urbana nell’ambito di analisi Come si è detto, la scelta dei quartieri di intervento del Piano si basa sulla presentazione di richieste da parte delle amministrazioni locali, che vengono poi valutate sulla base degli indicatori della situazione del quartiere e sulla base del progetto proposto.
Luoghi della vulnerabilità urbana segregata Aree in cui coesistono elevati indici di segregazione inferiore e di vulnerabilità urbana Luoghi della vulnerabilità urbana a maggior rischio di segregazione Aree vulnerabili a minor rischio di segregazione infreriore ma con elevato sforzo economico e potenziale di mobilità
Per valutare l’efficacia del metodo di valutazione si sono presi i luoghi definiti dall’analisi precedentemente effettuata dei luoghi della vulnerabilità segregata e a rischio di segregazione e si è fatto un confronto con le zone di attuazione del Pla de Barris.111 Si è verificato che circa il 90% (21 su 23) dei quartieri di attuazione del Pla de Barris (nell’ambito di analisi) ricadono all’interno dei luoghi della vulnerabilità segregata o a rischio segregazione.112 Di questi, in rapporto al tipo di vulnerabilità, si è visto che: - cinque ricadono in aree vulnerabili a minor rischio di segregazione infreriore ma con elevato sforzo economico e potenziale di mobilità, corrispondendi a quelli di Ciutat Vella e Sants; - i restanti 18 ricadono nei quartieri della prima corona e intervengono su quartieri in cui coesistono elevati indici di segregazione inferiore e di vulnerabilità urbana.
111 Per i dati sui luoghi della vulnerabilità segregata e a rischio di segregazione, si veda il Capitolo 6. 112 Per i dati si esamini la tabella più avanti.
132
133
Capitolo7
Efficienza dell’investimento nell’affrontare la debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata In modo analogo a quanto fatto per la vulnerabilità, si intende ora valutare l’efficienza dell’investimento della Llei de Barris nell’affrontare la debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata. Per farlo si è fatto un confronto tra i quartieri di attuazione della Llei de Barris con i Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata precedentemente trovati dall’analisi.113 Il risultato, anche qui, è che ben il 75% (17 su 23) dei quartieri di attuazione della Llei de Barris risultano inclusi nei Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata. Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata Aree dove si combinano elevati indici di segregazione inferiore e vulnerabilità residenziale con elementi di debolezza socio-demografica e socio-economica Aree caratterizzate dalla forte presenza di immigtati e da indici di vulnerabilità residenziale Contesti urbani della debolezza e vulnerabilità Contesti urbani a maggiore debolezza Contesti urbani con situazioni intermedie
Per quanto riguarda l’investimento economico, allo stesso modo, si è verificato che: - l’investimento totale del Pla de Barris nell’ambito di analisi è stato di 342.100.000 Euro; - l’investimento efficiente, cioé indirizzato a quartieri che rientrano nei Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata, è stato di 255.700.000 Euro. Il tasso di efficienza dell’investimento è stato dunque del 75%, che corrisponde a dire che tre quarti dell’investimento è stato effettivamente diretto ai quartieri in condizioni di rilevante svantaggio.
113 Per i dati su debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata, si veda il Capitolo 5.
134
135
Capitolo8
Capitolo 8 Conclusioni e raccomandazioni
Figura a fronte: la Avenida Meridiana vista dal ponte che collega Trinitat Vella e Trinitat Nova. Fonte: immagine catturata dallâ&#x20AC;&#x2122;autore nella primavera del 2017.
136
a representation of the different thresholds of convergence with the municipality:
• The expectations of the property activity was more orientated
Boundaries of convergences of the areas of urban improvement
Figure 19. Thresholds of convergence with the areas of improvement with the municipalities of reference Boundaries of convergences of the areas of urban improvement with the municipalities of reference, 20042007 (expectation of residential production)
Old areas/old centres Residential housing areas Marginal urban areas or areas with little legislation
15 10 5 0
Santa Caterina i Sant Pere Old centre (Olot)
-5 -10
Districte II Serra d’en Mena (Santa Coloma de G.) Old centre (Manresa) Collblancla Torrassa Roquetes Serra d’en Mena (Badalona)
El Carme
Salt 70 La Mariola
-15 -20 -25 100
Old centre (Balaguer) 80
RENOVATION
60
40
20
0
20
40
Orientation of residential production
POSITIVE DIVERGENCE NEGATIVE CONVERGENCE DIVERGENCE
L’Erm
60
80
100
CONSTRUCTION
The graph not only shows that an area of improvement has undergone a process of convergence with its municipality but also allows us to see whether this convergence is the result of the reactivation of the construction or renovation activity or as a result of a participation of both orientations of the residential production.
• Districts where the result of renovation or construction are so
As can clearly be seen, except in the cases of the district of Erm in Boundaries of convergences of the Manlleu and the old quarter ofurban Balaguer, all of the areas of improveareas of improvement ment registered a clear convergence with the urban dynamic of the municipality of reference. The graphs make it possible to seperate the diverse developments:
of improvement such as the old centre of Manresa, the historic
positive that, in fact, moret than a convergence, what becomes evident is a positive divergence in the sense that it has also improved the urban municipal dynamic in relation to the indicators of intensity and expectation. This is what happens in some areas centre of Olot, Districte II of Terrassa and the district of Serra d’en Mena de Santa Coloma de Gramenet which is situated in the upper part of the graph. The evaluation of the Law of Districts derived from the analysis
• Districts where the convergence with the municipality is established from a clear orientation as regards the renovation of properties as occurs in the majority of old areas and old centres.
model proposed herein is, as such, extremely positive and it is
• Districts where the convergence with the municipality is the result of an intense construction of new properties, as is shown in all marginal areas and the majority of residential housing areas
in the future for a wider diversity of initiatives, separate from the
Index
137
hoped that these dynamisation processes of the residential production and property markets may continue to receive support strong public action that the programmes implemented by the law have represented.
83
Capitolo8 Figura a fronte: Proporzione di persone che sono soddisfatte di vivere nella propria città, 2015. Legenda (da sinistra a destra): “Persone soddisfatte di vivere nella propria città”; “popolazione (persone)”. Fonte: EUROSTAT Urban Europe — statistics on cities, towns and suburbs.
L’importanza degli interventi in favore della coesione sociale nelle città L’analisi empirica del caso catalano, in particolare dell’Area Metropolitana di Barcellona, ma anche la mia personale esperienza nell’esser stato testimone di parte di quelle dinamiche di cui si parla nei capitoli precedenti, mi permette di trarre alcune importanti lezioni. Barcellona è infatti una delle città con il miglior indicatore di percezione da parte dei suoi abitanti tra le città del Sud Europa.114 Notoriamente sono proprio questi i paesi con i più elevati indici di disuguaglianza.115 E, per l’elevato tasso di urbanizzazione dei paesi europei, è proprio nelle città che si colloca la stragrande maggioranza della popolazione e, dunqe, della disuguaglianza. Infatti proprio quelle città che un tempo si credevano luogo principe dell’ascensione sociale, oggi si ritrovano nel pieno di quella che Bernardo Secchi definisce la nuova questione urbana:
Le disuguaglianze sociali e il loro dar luogo a forme evidenti di ingiustizia spaziale, insieme alle conseguenze del cambiamento climatico e ai problemi connessi a una concezione della mobilità come facente parte dei diritti di cittadinanza, ne rappresentano gli aspetti più rilevanti.116 In Catalogna, e in particolare nella città di Barcellona, l’attenzione verso le problematiche della disuguaglianza sociale, ma anche socio-spaziale (basti pensare all’importanza che unanimemente viene conferita al concetto di quartiere), è
molto elevata. Certamente questo è dovuto, in parte, al radicamento di movimenti politici e sociali vicini agli ambienti operai (e in qualche caso anarchici). Tuttavia anche a livello istituzionale, è evidente come ci sia un’attenzione verso le problematiche della segregazione che in Italia non sembra essere così alta.117 Uno degli obiettivi di questo lavoro è stato, dunque, di porre all’attenzione della comunità scientifica italiana le innovazioni che si stanno compiendo in Catalogna nell’analisi e nella lotta alla disuguaglianza socio-spaziale.
La rilevanza dell’approccio spazialista nelle politiche per la coesione sociale Ci sono alcune dinamiche della disuguaglianza sociale, come ad esempio la povertà o l’elevato livello di disoccupazione, che non possono che essere affrontate da politiche di scala nazionale (o meglio europea). Tuttavia, nel Capitolo 3, si è dimostrato che alcune di queste dinamiche, relative alla debolezza socio-economica o socio-demografica, possono assumere, specialmente nelle città più grandi, un carattere socio-spaziale. Per non parlare poi dei fenomeni della vulnerabilità residenziale e della segregazione che, per propria natura, sono intrinsecamente dei fattori dipendenti dallo spazio e dall’ambiente. Tutti questi fattori di debolezza localizzata, legati a quella forma di capitale, detta capitale spaziale, che cambia a seconda del luogo in cui si vive poiché cambiano le condizioni che facilitano o meno l’inserimento della persona nella vita
114 EUROSTAT Urban Europe — statistics on
cities, towns and suburbs.
115 Fonte Organizzazione Europea per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico: http://www.oecd.org/ social/income-distribution-database.htm 116 SECCHI B., “A New Urban Question. Understanding and Planning the Contemporary European City”, in TERRITORIO, n. 53, 2010.
117 Basti pensare che tra il 2003 e il 2011 è stato in carica, come Segretario per la Pianificazione Territoriale del Governo della Generalitat de Catalunya, Oriol Nel·lo i Colom, autore di una vasta letteratura sui temi della disuguaglianza sociale e della segregazione (parte dei dati utilizzati in questa tesi vengono da ricerche condotte da lui).
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Quartieri della marginalitĂ di Badalona Nord
Fascia marginale della periferia Nord
Nucleo vulnerabile isolato di El Pomar
Zona dello sviluppo urbano del Poblenou
139
Capitolo8 sociale, culturale, professionale e politica118, non possono che essere curati attraverso politiche localizzate.
I punti deboli del modello del Pla de Barris: I luoghi e i contesti urbani irrisolti Il Pla de Barris, è riuscito a intervenire sul 67% (31 su 46) dei quartieri che rientrano nei Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata. Luoghi irrisolti Aree a maggiore debolezza che non sono state oggetto di Pla de Barris Contesti urbani della debolezza e vulnerabilità Contesti urbani a maggiore debolezza Contesti urbani con situazioni intermedie
Ciò significa che attraverso il Pla de Barris, oltre due terzi dei quartieri che si trovano nelle condizioni di peggiore svantaggio hanno ricevuto un consistente investimento in termini di miglioramento sia dello spazio urbano che delle condizioni di vita dei residenti. Esistono, tuttavia, nell’area di analisi, quindici quartieri, corrispondenti ai Luoghi della debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata, che non sono stati oggetto di intervento e in cui le condizioni di debolezza strutturale risultano, dunque, irrisolte. Di questi, se ne possono distinguere due tipologie: - quelli situati a margine di aree di attuazione del Pla de Barris, includendo El Padró, la Florida, Sants Badal e il Raval Norte; - quelli che formano dei blocchi isolati di debolezza socio-demografica e socio-economica vulnerabile e segregata. Questi ultimi sono quelli che rappresentano il maggior pericolo nei confronti della coesione sociale e, di conseguenza, quelli dove l’amministrazione dovrebbe prevedere dei futuri interventi.
gregati: - quello che va dal Turó de la Peira fino a Trinitat Nova, situato nella parte Nord del Comune di Barcellona; - quello di El Pomar, situato nel territorio del comune di Badalona; - quello di El Gornal che ricade nel territorio di Hospitalet del Llobregat. Per questi quartieri si considera opportuno che l’amministrazione locale intervenga con misure che, sulla scia di quanto fatto dal Pla de Barris, mirino a favorire la coesione sociale su base spaziale. Di fatto, per il quartiere di Trinitat Nova, il Comune di Barcellona ha effettivamente messo in atto un nuovo Piano de Quartieri (questa volta esclusivamente comunale). Per tutti gli altri invece, rimane il carattere di luoghi irrisolti, in cui si auspica un intervento.
Contesti urbani irrisolti Dall’analisi è possibile verificare che i luoghi di attuazione del Pla de Barris hanno interessato in modo sostanziale solo tre dei contesti urbani a maggiore debolezza dell’ambito di analisi: - il nucleo storicizzato della Ciutat Vella; - l’asse dei centri urbani del Besós; - il cuneo dei centri urbani del Llobregat per cui rimane un nucleo di debolezza irrisolta intorno al quartiere di El Gornal. A livello di città metropolitana, l’attenzione delle prossime politiche urbane dovrebbe dunque concentrarsi su i contesti urbani a maggiore debolezza e con situazione intermedia:
Tra questi, si possono distinguere tre ag- della “Fascia marginale della periferia nord”; 118 SOJA E.W., Seeking Spatial Justice, University of Minnesota Press, 2010.
- del “Nucleo vulnerabile isolato di El Po140
VALUTAZIONE DEL QUARTIERE
16
PARAMETRI:
3
DI PEGGIORAMENTO DOTAZIONI E SERVIZI:
ENTE REGIONALE
Riabilitazione di Edifici Dotazioni Nuove tecnologie Sostenibilità Equità di genere Condizioni socio-economiche Accessibilità
• STABILISCE I CAMPI DI ATTUAZIONE
DEFICIT
DI
(es. valore catastale dei terreni; deficit nello stato di conservazione degli edifici, etc.)
Spazio Pubblico
• EMANA IL BANDO
URBANISTICO,
3
DI DINAMICHE DEMOGRAFICHE:
(es. incremento o decremento della popolazione, % di immigrati, etc.) 5
DI PROBLEMATICHE AMBIENTALI:
ECONOMICHE,
SOCIALI
E
(es. tasso di disoccupazione, deficit di aree verdi, etc.) 5
DI PROBLEMI LEGATI ALLO SVILUPPO LOCALE:
(es. deficit trasporto pubblico, basso livello di attività economica,
VALUTAZIONE DELLE PROPOSTE VALUTAZIONE DEL PROGETTO QUARTIERE1
QUARTIERE2
QUARTIERE3
QUARTIERE4
QUARTIERE5
QUARTIERE5
QUARTIERE5
PROGETTO1
PROGETTO2
PROGETTO3
PROGETTO4
PROGETTO5
PROGETTO5
PROGETTO5
4
PARAMETRI: GRADO DI INTEGRAZIONE DEI CAMPI DI ATTUAZIONE COERENZA GENERALE DEL PROGETTO COFINANZIAMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE LOCALE PREVISIONE DI INTERVENTI COMPLEMENTARI
AMMINISTRAZIONI LOCALI
• SCELGONO I QUARTIERI SU CUI INTERVENIRE • ELABORANO IL PROGETTO E LO COFINANZIANO
141
Capitolo8 Figura a fronte: Livello di convergenza tra le aree di attuazione e i comuni di riferimento. Fonte: Ufficio dei Distretti, Dipartimento di Architettura e Paesaggio della Generalitat de Catalunya.
mar”. - dei “Quartieri della marginalità di Badalona Nord”; - della “Zona dello Sviluppo urbano del Poblenou”.
Un difetto del modello legato all’Area Metropolitana Nel contesto del Comune di Barcellona il Pla de Barris ha privilegiato le zone del “Nucleo vulnerabile storicizzato della Ciutat Vella” tralasciando due contesti di debolezza importante, cioé quelli della “Fascia marginale della periferia nord” e della “Zona dello Sviluppo urbano del Poblenou”. Nell’ambito di analisi dunque il Pla de Barris ha privilegiato le realtà amministrativamente più piccole dei Comuni della prima corona: tra questi, solo nel Comune di Badalona c’è la presenza di un forte luogo irrisolto, cioé il “Nucleo vulnerabile isolato di El Pomar”.
- la Generalitat (l’autorità regionale) stabilisce i campi di attuazione, garantendo la coerenza dei progetti con l’obiettivo della coesione sociale e il carattere integrato dei progetti; - gli Ayuntamientos (i Comuni) individuano i quartieri svantaggiati ed elaborano le proposte progettuali, coerentemente con le richieste del bando, garantendo così la rispondenza con le problematiche specifiche del luogo e la volontà dell’amministrazione locale di mettere in atto quelle proposte. b) una volta presentate le proposte di progetto, ci sono due livelli di valutazione: - la valutazione del quartiere proposto come oggetto dell’intervento, secondo parametri statistici obiettivi, per accertare che esso sia effettivamente in un relativo stato di necessità di interventi;
Essendo una politica di intervento di tipo regionale, sarebbe dunque opportuno integrare uno specifico bando di intervento per i comuni principali delle città metropolitane.
- la valutazione del progetto che viene presentato, in base all’integrazione dei campi di attuazione, della sua coerenza generale, del cofinanziamento da parte del Comune, della previsione di interventi complementari.
Aspetti importabili del modello: La bontà del doppio livello istituzionale e di valutazione
In particolare questo doppio livello di valutazione ha l’effetto di evitare che:
L’analisi comparativa che è stata condotta tra gli indicatori di disuguaglianza socio-spaziale e di un caso specifico di politica pubblica localizzata, come il Pla de Barris, diretto specificamente alla promozione della coesione sociale, porta a dei risultati interessanti nel contesto dell’elaborazione di indicazioni prescrittive per le politiche urbane italiane.
1. una scelta effettuata (dall’alto) esclusivamente in base a parametri statistici obiettivi determini la stigmatizzazione dei quartieri scelti;
Il Pla de Barris, relativamente alla scelta de quartieri su cui intervenire, è stato impostato su un meccanismo che prevede: a) due livelli istituzionali
2. una scelta, invece, effettuata esclusivamente in base ai progetti si traduca in una mera competizione tra le amministrazioni locali, il cui risultato rischierebbe di mancare l’obiettivo dei quartieri più svantaggiati. Si è verificato che, nell’ambito di analisi, circa il 90% (21 su 23) dei quartieri di attuazione del Pla de Barris ricadono all’interno dei luoghi della vulnerabilità segregata o a rischio segrega142
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Capitolo8 Figura a fronte: Utilizzo temporaneo di suolo urbano inutilizzato per uso pubblico nel quartiere della Barceloneta. Fonte: Immagine catturata dall’autore nell’autunno del 2016.
zione e che ben il 75% (17 su 23) dei quartieri tettoniche. di attuazione della Llei de Barris risultano inclusi Per potenziare l’efficacia della multidimennei Luoghi della debolezza socio-demografica e sionalità, si potrebbe includere questa come crisocio-economica vulnerabile e segregata.119 terio di valutazione del bando. Nella pratica, la Dunque, il modello basato sul doppio livel- valutazione di ogni progetto potrebbe essere resa lo istituzionale e su un doppio livello di valuta- proporzionale al numero di campi di attuazione zione delle proposte ha funzionato molto bene presenti nel progetto. nell’ambito di analisi, poiché ha saputo localizIn secondo luogo, la totalità degli interventi zare in modo efficace i suoi luoghi di intervento. si può definire “a metri cubi zero”. Questi si svolAspetti importabili del modello: la multidimensio- gono cioé solo nel campo dell’urbanistica, che si nalità e l’interventio a metri cubi zero articola sullo spazio pubblico, sulla permeabilità e la rete dell’accessibilità, sulle condizioni di vita Uno degli aspetti di fondamentale impordelle persone e sul tessuto sociale. tanza e di maggiore successo del Pla de Barris è l’enfasi sulla multidimensionalità dei progetti. Un esempio di intervento che particolarNel contesto italiano si tende invece a privilegiare mente potrebbe essere preso in considerazione è volta per volta l’uno o l’altro aspetto. Di conse- quello relativo all’ utilizzo temporaneo di suolo guenza, tanto per cominciare, i campi di attuazio- urbano inutilizzato per uso pubblico, riguardante ne del Pla de Barris che consiglierei di prendere cioé quei vuoti urbani temporaneamente inutilizparticolarmente in considerazione sono: zati che, con un piccolo investimento, possono diventare, anche solo temporaneamente, spazio 1. Spazio Pubblico: Miglioramento dello spapubblico fruibile. zio pubblico e previsione di zone verdi; 2. Riabilitazione dell’edificato: Finanziamento di programmi di ristrutturazione degli elementi comuni dell’edificato residenziale; 3. Dotazioni: Implementazione di dotazioni di uso collettivo; 4. Equità di genere: Miglioramento dell’equità di genere nell’uso dello spazio urbano e delle sue dotazioni; 5. Condizioni Socio-Economiche: Sviluppo di programmi che comportino un miglioramento sociale, urbanistico ed economico del quartiere; 6. Accessibilità: Miglioramento dell’accessibilità ed eliminazione delle barriere archi-
119 Si veda il Capitolo 6.
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