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La cataratta…oggi
from La Voce AICCER
di Sonia Palmieri
Come ogni anno la Società Italiana di Oftalmologia legale (S.I.O.L) ha proposto ai colleghi oculisti un variegato pool di domande, alcune delle quali attinenti alla chirurgia. Il Survey ha registrato una discreta partecipazione: circa 400 persone hanno espresso il loro parere, consentendo di elaborare dati interessanti. La chirurgia rappresenta una parte importante della branca specialistica dell’oftalmologia. L’intervento di cataratta è uno degli interventi a cui si sottopongono maggiormente i pazienti afferenti alle strutture oftalmologiche e agli studi privati degli oculisti (i dati più attendibili parlano di 650.000 procedure chirurgiche all’anno per questa patologia). È pertanto evidente, dati i numeri citati, che la cataratta è in assoluto l’intervento cardine in oftalmologia e che solo una minima parte deli colleghi pratica altre branche della chirurgia oculistica come vitreoretina, glaucoma, annessi e vie lacrimali così come non in tutte le strutture, compresi alcuni ospedali, si ese-
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guono chirurgie “differenti” dalla cataratta. Dal sondaggio è emerso che solo il 48% pratica abitualmente l’attività chirurgica nel suo complesso (Figura 1). Andando ad analizzare il sottogruppo delle donne si scende ad un 26% (Figura 2), dato che risale al 33% nelle professioniste tra i 45 e i 60 anni (Figura 3). Tra gli specialisti ambulatoriali solo il 18% pratica chirurgia (Figura 4), dato che scende a meno del 5% nel sottogruppo femminile (Figura 5). La chirurgia è tutt’ora ad appannaggio prevalente dei colleghi maschi o di colleghi di ambo i sessi operanti c/o ospedali o cliniche accreditate; solo una minima parte degli specialisti ambulatoriali riferisce di eseguire chirurgia, pur essendo “la cataratta” una chirurgia divenuta “ambulatoriale”, Si è inoltre chiesto ai colleghi se avessero contenzioso medico legale in corso: solo un 5% dei colleghi che hanno partecipato al survey pare averne, mentre un ulteriore circa 10% ne ha avuto in passato (Figura 6). Analizzando il sottogruppo delle colleghe si scende a circa l’1% e, inoltre, il 95% delle specialiste donne non pare abbia avuto problemi medico legali nel corso dell’intera carriera (Figura 7). La SIOL occupandosi di Oftalmologia Legale, ha ritenuto opportuno chiedere ai colleghi se la pratica chirurgica venga percepita come fonte di maggior rischio di contenzioso: oltre il 90% dei colleghi di tutte le età ha risposto affermativamente (Figura 8). Oltre il 65% dei colleghi ritiene che un’adeguata comunicazione medico-paziente possa essere utile ad evitare il contenzioso medico-legale ma un buon 35% sostiene che non sia sufficiente ad evitare problemi. (Figura 9). I dati del Survey portano a fare alcune considerazioni generali: l’intero comparto sanitario (oltre il 75% del personale) è composto da donne (non solo medici, ma anche tecnici e infermieri). Analizzando i dati relativi all’ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia, appare evidente che la professione medica negli ultimi anni è sempre più al femminile: non va diversamente nella nostra specializzazione. Allora come si possono spiegare le differenze sopra evidenziate? Le colleghe faticano maggiormente a trovare un
equilibrio tra impegni privati e professionali, finendo spesso col dover rinunciare ad alcuni aspetti dell’attività oftalmologica (come la chirurgia) per gestire adeguatamente la famiglia (un po’ come avviene in molte altre professioni al femminile nel nostro Paese). Nell’attuale periodo storico (col Covid) sono inoltre “saltate le reti familiari” ed è apparso ancora più evidente che conciliare lavoro e famiglia per le donne è sempre più complesso, non fa eccezione il comparto sanitario che è andato in sofferenza con la pandemia. Risulta sempre più indispensabile ripensare il lavoro in questo ambito professionale trovando soluzioni adeguate che tengano conto dei cambiamenti in atto. Anche se la chirurgia oculare risulta al momento maggiormente praticata dai colleghi uomini, la nuova generazione di colleghe oculiste appare sempre più intenzionate a non rinunciare alla “parte operatoria” della disciplina oftalmologica (elemento apparso ben chiaro già nel Survey SIOL dedicato alle colleghe donne, proposto qualche anno fa dalla nostra società scientifica).
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