La Voce AICCER 3/2021

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CHIRURGIA REFRATTIVA di Fabio Di Censo

La salute del film lacrimale nella chirurgia refrattiva

A

l giorno d’oggi la chirurgia refrattiva è una delle opzioni più comunemente adottate per il miglioramento permanente della qualità della vista, con la garanzia di risultati eccellenti e un grado di soddisfazione del paziente sempre più elevato. Nonostante i miglioramenti dal punto di vista tecnico e tecnologico in oftalmologia, una delle più comuni e note complicanze post-operatorie della chirurgia refrattiva rimane l’insorgenza della malattia dell’Occhio Secco (DED), causata da un’anomalia iatrogena del film lacrimale. Questa complicanza post-operatoria estremamente comune può variare in incidenza e gravità a seconda della procedura di chirurgia refrattiva eseguita, con un rischio maggiore nel post-operatorio di LASIK segnalato nel 94,8%, nell’85,4% e nel 59,4% dei pazienti rispettivamente ad un giorno, ad una settimana e ad un mese dall’intervento. La malattia dell’Occhio Secco trova una causa molto importante nella riduzione della sensazione corneale post-operatoria anche ad un mese dall’intervento di LASIK, che porta ad un calo della produzione lacrimale e della frequenza di ammiccamento. Il recupero della sensazione corneale può richiedere tempi anche estesi, dalle tre settimane fino ai quattordici mesi, con un completo recupero morfologico dei nervi corneali fino a sei mesi dall’intervento di LASIK ed un recupero completo della densità nei nervi sub-basale e stromale a livelli preoperatori dopo circa cinque anni. Questo quadro può risultare ulteriormente complicato nei pazienti con un disturbo della superficie oculare precedente all’intervento di chirurgia refrattiva. A livello pre-operatorio è diventata buona consuetudine infatti valutare in modo approfondito la

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presenza di anomalie della superficie oculare del paziente, con una valutazione del film lacrimale, TBUT, colorazione con fluoresceina della superficie oculare e test di Schirmer. I margini palpebrali devono essere inoltre esaminati attentamente per evidenziare la presenza di blefariti e disfunzioni della ghiandola di Meibomio, condizioni che possono predisporre il paziente a cheratiti o infezioni post-operatorie. È invece considerato cardinale nel trattamento della DED post-operatoria la somministrazione frequente di colliri lubrificanti preservative-free, in particolari nei casi di occhio secco lieve e moderato e con una riduzione dello strato acquoso. Tra i numerosi sostituti lacrimali contenenti additivi per supportare la fase di riparazione tissutale post-operatoria, quelli senza conservanti e specialmente quelli contenenti acido ialuronico (HA) 0.15% hanno dimostrato una particolare efficacia nella riduzione della sintomatologia. Questo è possibile grazie alle proprietà ritentive e viscoelastiche dell’acido ialuronico, assieme alla sua capacità di promuovere la guarigione delle ferite dell’epitelio corneale. Non tutti gli acidi ialuronici tuttavia sono uguali in termini di purezza ed efficacia. L’acido ialuronico può essere prodotto in diversi modi, per via biotecnologica, tramite fermentazione batterica, o per estrazione da origine animale. L’acido ialuronico prodotto in via biotecnologica è qualitativamente più puro, il che si traduce in una sensibile riduzione di effetti collaterali legati alla presenza di possibili contaminanti o inquinanti nella formulazione del prodotto. Anche il peso molecolare dell’acido ialuronico gioca un ruolo fondamentale: diversi studi hanno dimostrato come da esso dipende una differente modulazione dei processi cellulari. Mentre l’acido ialuronico ad alto peso molecolare (da 2


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