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Personal branding, Crm e new media per rinnovare l’impresa ottica
dendo conforto al collega John Roosa, responsabile dell’associazione degli oftalmologi di New York. Segue l’apertura del processo nel quale Prentice, a sostegno del proprio progetto di legge dell’istituzione della professione optometrica, presenta la memoria Defense of the Opticians, il documento dell’identità optometrica. Il collegio giudicante, nel 1897, lo approva e l’optometria diventa, grazie alla denuncia degli oftalmologi, lecita e legale. Nascono negli anni immediatamente successivi scuole, università, corsi e studi di optometria, prima in Usa e poi in Europa. In Italia arriva, su iniziativa di una manciata di visionari, nel 1969 a Milano e Firenze. “La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità” (Lucio Anneo Seneca). Quanto ci racconta questa storia americana è l’ennesima dimostrazione che solo favorendo l’incontro di due elementi, apparentemente indipendenti, si ottiene un risultato di sintesi unico. Charles Prentice è il talento e Henry Noyes l’opportunità, ma l’aspetto più importante, a prescindere da chi avesse torto o ragione nella disputa dell’epoca, è la dimostrazione che l’ottica-optometria e l’oculistica sono due indivisibili elementi nel mondo della visione. Il contenzioso giudiziario ha solo rafforzato il preesistente legame tra le due professionalità e sicuramente sancito per la prima volta i confini tra l’essere ottico-optometrista e oculista. Confini insuperabili, ma sempre migliorabili e in evoluzione. Sono passati più di cento anni dal processo a Prentice e, sicuramente, ritrovare gli attuali temi di confronto e sconforto, come le accuse di abuso della professione medica, la volontà di superamento delle criticità e la necessità di una definizione anche normativa della professione, è significativo della irrisolta questione: Prentice esercitava in America nel secolo scorso, tutti noi lavoriamo in Italia nel XXI secolo, eppure la notizia di una denuncia con conseguente azione giudiziaria suona estremamente attuale. Sorge allora spontanea la domanda: cosa possiamo fare per rifondare il rapporto ottico-optometrista-oculista nella sua più auspicabile definizione di propositiva e costruttiva relazione tra diverse figure professionali, nella loro reciproca indipendenza e autonomia? Utilizzeremo un concetto noto a tutti e molto sentito nel quotidiano tentativo di contribuire a costruire il proprio benessere psicofisico: “La prevenzione, in sanità, è il complesso delle misure utili a prevenire la comparsa, la diffusione e la progressione delle malattie e il determinarsi di danni irreversibili quando la patologia è in atto - si legge nel Glossary of Terms used in Health for All series, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1984, a Ginevra - In particolar modo, quella primaria è la forma classica e principale di prevenzione e comprende tutti gli interventi destinati a ostacolare l’insorgenza delle malattie nella popolazione, combattendo le cause e i fattori predisponenti. Spesso l’intervento mira a cambiare abitudini e comportamenti scorretti”. Prima considerazione da condividere è che non vogliamo parlare di malattia e terapia, ma la reperibilità di questa definizione su qualsiasi motore di ricerca rende l’argomento fruibile a tutti, a prescindere dalla propria professione. La seconda considerazione vuole essere una domanda provocatoria, ma allo stesso tempo onesta e benevola: perché dopo oltre cento anni non siamo ancora riusciti a realizzare insieme gli interventi mirati a cambiare abitudini e comportamenti scorretti da parte di tutte le parti chiamate a gestire la visione prescindendo dal rispettivo ruolo? Ciascuno di noi ha la propria idea. Noi non riteniamo che l’attuale rapporto tra ottico optometrista e oculista sia comparabile, metaforicamente parlando, “alla comparsa, diffusione e progressione di una malattia” o che si siano già determinati “danni irreversibili”, ma siamo d’accordo nel pensare che questo sia il momento storico opportuno e corretto per creare una nuova alleanza per il benessere finale delle persone con problemi visivi che aiutiamo quotidianamente. Alleanza non esclusiva con l’ottico optometrista, ma anche con le altre figure professionali indispensabili per la corretta gestione dei problemi visivi, come l’ortottista, lo psicologo o il fisioterapista, ad esempio: ognuno esercitando il proprio ruolo professionale senza mai invadere quello altrui. Rimane un ultimo dubbio procedurale e riprendiamo la citazione di Seneca che la fortuna non esiste, ma esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità: se non ci riescono ancora adesso, non resta, purtroppo, che aspettare la fortuna? Noi non ci consideriamo né un talento né un’opportunità, ma se si trovano professionisti che vogliono concorrere alla definizione di un nuovo significato di collaborazione tra tutte le figure professionali non dobbiamo più sperare nella fortuna: incontriamoci e parliamone, noi siamo qui.
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Key Optical Europe, un viaggio al femminile
di Angelo Magri
Una storia familiare che prende vita quasi un secolo fa e dalla Francia attraversa le Alpi per arrivare sino all’attuale sede, nel Mugello: da questi presupposti sorge, sul finire del millennio scorso, l’azienda di eyewear guidata da sole donne
La fondatrice di Key Optical Europe, Sabrina Rege Turo, illustra i risultati raggiunti dall’azienda di Scarperia e San Piero, nel Mugello, una trentina di chilometri a nord di Firenze. E ne anticipa l’organizzazione in atto sul mercato italiano. Quando e perché nasce Key Optical Europe e quali sono le sue principali caratteristiche oggi? Il viaggio di Key Optical Europe ha inizio insieme a mio padre Robert, nel 1998, anno in cui abbiamo deciso di continuare una lunga tradizione di famiglia che risale al 1924, quando il mio bisnonno, Gustave Rege Turo, aprì un laboratorio artigianale di montature di occhiali in corno, rigorosamente fatte a mano, a Oyonnax, nel distretto francese dell’eyewear. Oggi siamo un’azienda giovane, dinamica e soprattutto al femminile, una sfida che ho voluto intraprendere sin dall’inizio, in quanto credo nella capacità delle donne di essere flessibili e multitasking anche sul lavoro. Come è strutturato il vostro portfolio marchi? Abbiamo cercato fin da subito di strutturare l’offerta di Key Optical Europe coprendo più fasce di mercato. Il punto di partenza è stato Été Lunettes, housebrand di montature artigianali in limited edition dal gusto molto francese, con il quale abbiamo sperimentato l’utilizzo di materiali sino a quel momento sconosciuti al mondo dell’occhialeria, come la piuma inserita tra due lastre di acetato. Con Forever abbiamo deciso di lanciare occhiali accessibili senza trascurare lo stile e la qualità dei materiali. Con la linea Green Forever ci siamo concentrate, invece, sull’utilizzo di materiali ecosostenibili sia per le montature sia per le custodie. Negli anni abbiamo realizzato collezioni per rinomati marchi di moda a livello internazionale. Oggi collaboriamo attivamente dalla creazione fino alla Sabrina Rege Turo, alla guida distribuzione delle colledella società fondata nel 1998 zioni eyewear di brand come Naf Naf, Cosmopolitan, Kaporal e Les Hommes. Per il futuro non ci poniamo limiti. Come è organizzata Key Optical Europe sul mercato italiano, quanto a rete vendita e tipologia di centri ottici partner? Siamo una piccola realtà artigianale che è cresciuta negli anni con il passaparola legato alla qualità delle nostre creazioni. I primi mercati in cui ci siamo radicati sono la Francia e la Spagna, siglando accordi con importanti catene retail. Oggi stiamo strutturando una rete vendita per il mercato italiano e un’offerta commerciale dedicata ai negozi specializzati, sicuri che la nostra proposta possa trovare il gradimento di un ampio pubblico interessato all’esclusività del design e alla qualità dei materiali: soprattutto garantiamo agli ottici un’elevata marginalità, grazie all’ottimo rapporto qualità prezzo delle nostre collezioni.
Personal branding, Crm e new media per rinnovare l’impresa ottica
Il nostro mercato è attento ai cambiamenti e pronto ad attraversare un futuro che parla un linguaggio sempre più orientato alla soddisfazione del consumatore e improntato sulle nuove opportunità offerte per differenziarsi. Come? Partendo dalla propria unicità e preservando i propri valori
di Angelica Pagnelli*
La terza edizione del Progressive Business Forum ha regalato ai suoi partecipanti, fisici e digitali, alcuni momenti di ispirazione che possono favorire percorsi di rinnovamento. L’aspetto legato all’umanizzazione dell’azienda e ai benefici che l’imprenditore può creare con l’adesione a una strategia di personal branding ha trovato spazio all’interno dell’evento del 19 e 20 settembre scorso a Milano, coinvolgendo direttamente il retail. Il salotto dedicato ha visto protagonista Massimo Barberis, direttore generale di Optocoop Italia-Oxo e consulente, esperto in materia, intervistato su come tracciare il progetto di crescita dell’ottico al fine di elevare il suo prestigio e quello dell’impresa che rappresenta. Perché l’ottico deve comunicare da brand: quali sono gli elementi fondamentali per attivare una strategia efficace di personal branding? Lo ha spiegato in modo chiaro proprio Barberis, che ha disegnato il profilo del nuovo consumatore, più attento ai contenuti, alle modalità di comunicazione, non amante dell’omologazione e della banalizzazione. Secondo il manager, la formazione è il vero fondamentale in questo percorso e consente al professionista di essere rilevante attraverso il re-branding, partendo da sé e dalla propria unicità per differenziarsi dal resto del mercato: preservare i valori e il Dna dell’azienda porta al raggiungimento dell’obiettivo. Le metodologie comunicative nella costruzione di una strategia di marca hanno ormai assunto un’importanza notevole, perché grazie all’esistenza dei social media l’utente è allenato a una comunicazione efficace, ne è attratto e in grado di riconoscerla e di riconoscerne il valore.
*Angelica Pagnelli è ideatrice del format “Guardaroba Occhiali”, è Eyewear Image Consultant, esperta di tendenze e trainer internazionale per aziende e imprenditori dell’ottica. Coordina i processi di innovazione e, attraverso la sua consulenza strategica, crea una visione finalizzata alla realizzazione di idee, prodotti, progetti e contenuti originali.