Au Fil du Fleuve | Parte 1

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AU FIL DU FLEUVE da limite urbano ad arteria produttiva della cittĂ di Saint Louis



AU FIL DU FLEUVE L’argine del fiume Senegal da limite urbano ad arteria produttiva della città di Saint Louis

LAUREANDI Marco Marcelletti Riccardo Torresi Clelia Zappalà

RELATORI Romeo Farinella Daniele Pini CORRELATORE Alberto Verde TESI DI LAUREA. A.A. 2011-2012. Università degli Studi di Ferrara. Laurea Specialistica in Architettura



a mio padre Francesco



Indice

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ABSTRACT

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CONTESTO E TERRITORIO

1.1

Africa Crescita demografica e urbanizzazione Insediamenti informali Senegal Stato e società Infrastrutture Settori dell’economia La regione di Saint Louis

1.2

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI

2.1

2.2 2.3 2.4

La città e le sue quattro isole Langue de Barbarie L’isola coloniale Ndar La penisola di Sor Dakar-Bango e Khor, assi di espansione Condizioni igieniche nei quartieri Identità e pratiche spaziali Organizzazione sociale e associazioni di quartiere

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SAINT LOUIS, IDENTITA’ E DECLINO

3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6

La fondazione del villaggio di Ndar Le compagnie di commercio europee Il periodo coloniale, Saint Louis capitale L’indipendenza e la crisi degli anni ‘70 Patrimonio Unesco, una città da salvaguardare Saint Louis 2030: quattro sfide per una città

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22

72



Indice

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SAINT LOUIS, CITTA’ D’ACQUA

4.1 4.2 4.3 4.4 4.5

Il fiume Senegal Shifting Landscapes L’OMVS, Organisation pour la Mise en Valeur du fleuve Senegal L’erosione costiera La breccia artificiale: evoluzione ed effetti

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UN ECONOMIA VULNERABILE

5.1 5.2 5.3 5.4

Un economia settorializzata sul territorio L’economia informale Commerci e turismo La pesca artigianale: un settore in crisi Flussi e infrastrutture Rarefazione e accordi internazionali Progetti di cooperazione L’acquacoltura, un settore poco accettato L’agricoltura: un settore da potenziare Verso la sufficienza alimentare ISRA e la formazione agricola Esperienze in Senegal: Dakar Microjardins Coltivazioni e irrigazione a Dakar-Bango

5.5

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MARGINI OPPOSTI

6.1 6.2 6.3 6.4 6.5

Spazi marginali al centro della città L’argine fluviale dell’Ile La Pointe Nord, area militare in dismissione L’argine fluviale della Langue de Barbarie L’ex area per la trasformazione del pesce

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150



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STRATEGIA

7.1 7.2 7.3 7.4

Riconnettere la città tramite il piano d’acqua Il boulevard fluviale, nuovo asse per la città Nuove polarità e infrastrutture Diversificare l’economia locale

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AZIONI

8.1 8.2

Una nuova relazione tra le due isole Le parti sociali e la gestione del nuovo sistema

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L’ARGINE AGRICOLO

9.1 9.2 9.3 9.4 9.5

Una nuova infrastruttura Centro di Formazione Il centro di quartiere Il fabbisogno alimentare e la sussistenza Le tecniche di coltivazione

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L’ARGINE D’ACQUA

10.1 10.2 10.3 10.4 10.5

La riorganizzazione del sistema ittico Il sistema delle lottizzazioni La riorganizzazione dei flussi Il mercato del pesce Dinamiche di vendita

180

194

204

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BIBLIOGRAFIA

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ALLEGATI

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ABSTRACT

Saint Louis è una città d’acqua il cui territorio viene costantemente ridisegnato dal fiume Senegal e dall’Oceano Atlantico. L’acqua rappresenta l’elemento che ha condizionato lo sviluppo degli insediamenti e delle attività produttive, plasmando l’identità di una comunità intimamente legata a questo territorio diviso tra terra e acqua. Gli eventi di questi ultimi tre secoli, dalla colonizzazione francese in poi, hanno alterato l’equilibrio naturale tra l’insediamento umano e il paesaggio fluviale. La presenza di attività agricole e di pesca in città, elementi portanti dell’economia locale, è stata limitata dall’imposizione della maglia urbana coloniale. Nel delimitare una separazione sociale tra le due isole, le rive sono state portate dalla condizione di argine a quella di margine. I processi di espansione attuali sono slegati dalle dinamiche di produzione alimentare. Nel nucleo storico,la comunità dei pescatori della Langue de Barbarie, lingua di terra tra fiume ed oceano, è invece ben radicata nella città ed è riuscita a conservare il legame con l’acqua, traendone grandi benefici economici. L’intervento proposto nella tesi si confronta dunque con gli aspetti peculiari dell’identità urbana: la riconfigurazione dei margini urbani, la salvaguardia delle attività presenti, legate in particolare alla pesca, e la ricucitura dei differenti tessuti urbani. Si propone la riconfigurazione degli argini attraverso una sequenza di spazi produttivi con l’obiettivo di riqualificare la città e di diversificare l’economia locale per avviare un processo sostenibile di rigenerazione urbana.


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CONTESTO E TERRITORIO

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La nostra esperienza di progettazione a Saint Louis, città nota solo per la sua storia coloniale, è stata preceduta ed accompagnata da molteplici riflessioni su cosa implicava il fatto di progettare in una città africana. Le dinamiche di crescita, principalmente demografica e, in minor misura, economica, influenzano notevolmente quello che può essere l’esito di una progettazione, soprattutto se su scala urbana. Oggi l’aspetto economico, ovvero la resa produttiva, ha preso il sopravvento sulla dimensione sociale della città. Le grandi città, centri economici dei paesi, contengono grandi squilibri sociali, che influiscono principalmente su chi vive ai margini, sociali ed urbani. Nelle nostre città, per contrastare gli effetti di questi squilibri, possiamo chiamare in causa processi partecipativi di riqualificazione di spazi pubblici con il solo fine di assolvere a funzioni sociali. Nelle città del terzo mondo, dove la riduzione della povertà ed il rafforzamento dell’economia locale sono i principali mezzi per migliorare le condizioni fisiche e sociali della comunità, occorre avere come obiettivo dichiarato quello di rendere più produttive le città. Solo individuando ed agendo sulle risorse urbane che possono far ripartire il motore economico, si potrà innescare un processo di sviluppo sostenibile ed equilibrato nel tempo.Mezzo secolo dopo l’avvenuta indipendenza degli stati dell’Africa Occidentale, viene riproposto il problema di salvaguardare le città coloniali e le loro architetture, che fino a pochi decenni fa non erano accettate come patrimonio nazionale. Da questo punto di vista, Saint Louis può rivestire un ruolo di modello per le altre città africane che si avviano a questi processi.

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CONTESTO E TERRITORIO Crescita demografica e urbanizzazione

Al momento, secondo le Nazioni Unite, 2,86 miliardi di persone vivono in aree urbane: nel 2030 saranno 4,98 miliardi. Questi 4,98 miliardi di persone rappresenteranno all’incirca il 60% della popolazione mondiale; in ogni continente il numero di cittadini supererà il numero di abitanti delle zone rurali. Questo avverrà anche in Africa, che al momento è il continente con il minor tasso di urbanizzazione. Il tasso di urbanizzazione sarà molto più alto nelle città del terzo mondo rispetto alle città Occidentali, poichè i tassi di crescita demografica sono ancora alti. I paesi dell’Africa Occidentale

hanno infatti un tasso di crescita che varia dal 2,3% all’3,1% annuo. In passato l’urbanizzazione era guidata soprattutto dalle opportunità economiche e sociali che la città offriva. Al giorno d’oggi, nelle città del terzo mondo, a spingere i flussi migratori sono principalmente la povertà rurale e la crescita demografica. Mentre nel resto del mondo i tassi di natalità continuano a decrescere lentamente, nei paesi africani il contesto di poverta, la disparità tra i sessi e le pressioni sociali sono tutti fattori che tengono alto il tasso di natalità .

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CONTESTO E TERRITORIO Urbanizzazione ed insediamenti informali

L’urbanizzazione di massa sta ridisegnando la geografia di gran parte delle aree urbane. Nei paesi in via di sviluppo questa urbanizzazione avviene in condizioni di grande povertà e di conseguenza l’integrazione sociale spesso non viene raggiunta. Alcuni, abbandonati i villaggi rurali, escono dallo stato di povertà, si integrano nella città e vivono con un tetto solido sulla testa. Per molti altri in fuga dalla povertà dei villaggi le cose vanno diversamente.

dimora in città è spesso in contesti degradati, insediamenti informali, ai margini della società e della città strutturata. Questi insediamenti, spesso chiamati bidonvilles , vengono considerati dai nuovi arrivati come luogo di passaggio; le comunità che si vengono a creare sono basate sul bisogno e sulla solidarietà. La mancanza di radici nel luogo li porta a vivere alla giornata, sperando un giorno di avere i mezzi per andarsene.

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CONTESTO E TERRITORIO Stato e Società

Il Senegal è stato uno dei primi stati colonizzati dell’Africa Occidentale ad ottenere l’indipendenza. Le principali lingue parlate sono il francese ed il wolof (lingua del gruppo etnico maggioritario). Ha una democrazia più stabile e consolidata della maggior parte degli stati africani, aspetto che consente al pianificatore di prendere in considerazione processi di progettazione del territorio tramite un coinvolgimento delle parti sociali presenti sul posto.

Sebbene il Senegal goda di condizioni di vita migliori dei paesi limitrofi, gli indicatori delle UN ci mostrano come il riscatto sociale ed economico del paese non sia ancora avvenuto. Il PIL pro capite è pari a 1,819$ (148° posto), l’inflazione è del 12,2% e il tasso di disoccupazione è al 48%. Inoltre, l’ aspettativa di vita è di 57,1 anni ed il tasso di alfabetizzazione è del 39%.

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Strada principale Strada in costruzione Strada secondaria o pista

MAURITANIA

Via ferrata Via ferrata in progetto o dismessa >2 000 000 ab. da 100 000 a 500 000 ab.

Saint-Louis

da 20 000 a 100 000 ab. < 20 000 ab.

Dakar

MALI

GAMBIA

GUINEA - BISSAU

GUINEA

TRASPORTO STRADALE

Distanze tra le città (km): St-Louis

St-Louis

Dagana

Matam

139

412

Louga

Thies

Dakar

73

196

266

Il paese è dotato di una rete infrastrutturale su gomma che collega tutte le principali città a Dakar. Anche nella regione di Saint Louis, bacino del fiume Senegal, la mobilità su gomma ha nettamente superato la mobilità fluviale, che per secoli aveva caratterizzato le relazioni ed i commerci tra città.

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Le ferrovie risalenti al periodo in cui Saint Louis fu nominata capitale dell’Africa Occidentale Francese sono state dismesse, eccetto una ferrovia che collega Dakar a Bamako e che ora effettua solo una porzione di tratta, su consiglio della Banca Mondiale, la quale le ha giudicate poco redditizie


CONTESTO E TERRITORIO Infrastrutture e territorio

Il porto principale del Paese, dal quale partono tutte le esportazioni, si trova a Dakar. Le merci, i prodotti agroalimentari ed il pescato vengono trasportati su gomma a Dakar: nessuna delle città lungo la costa è infatti dotata di un porto attrezzato per il trasporto su nave di merce in grande quantità.

Dakar è il principale hub aeroportuale per i Paesi dell’Africa Occidentale, collegato con l’Europa a Parigi, Lisbona e Madrid. Con la dismissione dell’aereoporto di Saint Louis, e la riduzione delle tratte verso la località turistica di Ziguinchor, quello di Dakar rimane l’unico scalo rilevante del paese.

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CONTESTO E TERRITORIO I Settori dell’economia

L’economia Senegalese è cresciuta rapidamente ma, pur appoggiandosi su pochi settori, è meno fragile della maggior parte delle economie nazionali dell’Africa Occidentale. Il settore industriale (estrazione ed esportazione di fosfati, industria petrolifera, cantieri navali) ed il settore dei servizi (trasporti, commerci, istituzioni finanziarie) hanno un discreto livello di sviluppo, ma sono concentrati nella sola area urbana di Dakar, ,quindi i vantaggi economici sono poco distribuiti all’interno del Paese. Il commercio è l’attività economica che genera il maggior flusso di denaro nel Paese. Gran parte degli scambi sono di tipo informale, e quindi non è possibile raccogliere dati numerici fedeli alla realtà. Tutte le principali città hanno dei grandi mercati formati generalmente da strutture di dimensioni non sufficienti al bacino d’utenza a cui si rivolgono e circondate da venditori fissi o ambulanti di ogni genere. Nelle aree rurali, i venditori si dispongono in mercati informali lineari lungo la principale via di percorrenza. La strada è il vero mercato dei villaggi.

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1 1.23 Infrastrutture e territorio

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CONTESTO E TERRITORIO I settori dell’economia

Il turismo è uno dei rari ambiti aventi legami commerciali con quasi tutti gli altri settori dell’economia e si presenta come un’opportunità essenziale per l’industria dei servizi. Da anni il turismo occupa il secondo posto per entrate economiche in Senegal. Il potenziale turistico del paese è elevatissimo, frenato tuttavia da numerosi fattori quali, ad esempio, la difficile accessibilità per via aerea e la forte stagionalità del clima. L’analisi dei flussi turistici in Senegal permette, infatti, di distinguere due periodi nettamente in contrasto tra loro: l’alta e la bassa stagione.

Tale fenomeno di stagionalità potrebbe ridursi, in parte grazie al progressivo cambiamento climatico che tende ad una graduale diminuzione delle precipitazioni invernali, ed in parte grazie allo sviluppo di nuove forme di turismo alternativo, supportate dal lavoro delle agenzie che potrebbero promuovere il turismo in bassa stagione a tariffe competitive. Il turismo è principalmente di tipo balneare, naturalistico (parchi ornitologici o faunistici) o culturale. Il turismo potrebbe influire maggiormente sull’economia locale se non fosse quasi esclusivamente gestito da cittadini europei.

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CONTESTO E TERRITORIO I settori dell’economia

La savana, arbustiva o boscosa, si estende su gran parte del territorio Senegalese. Acacie, palme e baobab ricoprono la brousse. L’estensione della foresta tropicale, a Sud del paese, è stata notevolmente ridotta e si limita oggi alla regione della Casamance. Andando verso Nord, al confine con la Mauritania, il paesaggio si desertifica e gli unici terreni fertili sono quelli irrigati dal bacino del fiume Senegal.

L’agricoltura, attività che occupa la maggior parte della popolazione attiva (75% circa), ma solo l’11% del territorio nazionale, non essendo abbastanza efficiente e diversificata, crea problemi di insufficienza alimentare per i quali il governo nazionale sta cercando di trovare una soluzione. La riforma GOANA (Grande offensiva agricola per la nutrizione e l’abbondanza) per l’incentivazione dell’agricoltura senegalese, ne è un esempio. Lanciata dal governo di Abdoulaye Wade nel 2000 con l’obiettivo di raddoppiare la produzione di prodotti agroalimentari per la consumazione interna entro il 2015, non ha dato luogo a cambiamenti considerevoli ed il Senegal è tuttora uno dei maggiori importatori al mondo; gli unici prodotti agricoli che vengono esportati su vasta scala sono l’arachide ed il pomodoro. La forte dipendenza dalle importazioni ha reso il Senegal molto vulnerabile all’innalzamento dei prezzi nell’ultimo decennio. Nonostante i processi di diversificazione delle colture, vi è ancora una dipendenza dalla coltura dell’arachide, prodotto principale del commercio coloniale in Senegal. Le terre fertili del bacino del fiume Senegal potrebbero costituire una risorsa per il paese, ma non sono sfruttate in maniera efficiente. Gli altri prodotti agricoli coltivati sono riso, miglio, sorgo, mais, pomodori e verdure di vario tipo. L’allevamento di bestiame non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno di carne e di prodotti derivati.

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CONTESTO E TERRITORIO i settori dell’economia

La pesca è il principale settore dell’economia senegalese grazie all’abbondanza di pescato (ora in diminuizione), alla specializzazione della manodopera e all’innovazione tecnologica. I 3/4 della produzione provengono dalla pesca artigianale su piroghe; i pescatori artigianali nel paese sono circa 52.000 e le piroghe circa 14.000, di cui il 90% motorizzate. Questo pescato costituisce la base alimentare del paese (in media un senegalese consuma 28,8 kg di pescato/anno). La pesca industriale viene effettuata da armatori stranieri che acquistano una licenza dallo Stato senegalese, ed il prodotto è destinato all’esportazione; ogni anno vengono esportate 115.000 tonnellate, pari al 22% di tutto il pescato commerciato con l’estero. Tuttavia, le navi straniere hanno contribuito al sovrasfruttamento della risorsa, poichè spesso si avvalgono di pratiche scorrette quali la pesca con dinamite o la pesca su fondale. La rarefazione del pescato ha causato un innalzamento dei prezzi, rendendo questo alimento, che per molte famiglie è la principale fonte di proteine, inaccessibile agli strati di popolazione più poveri. Nelle città lungo la costa vi è una necessità di rafforzare le industrie locali; la produttività del settore verrebbe aumentata dalla presenza di infrastrutture per lo sbarco, lo stoccaggio, la trasformazione (essiccazione o affumicatura) e la vendita del pescato. L’AFD (Agence Francaise du Developpement) finanzia da decenni la realizzazione di infrastrutture di base per sostenere l’attività di pesca artigianale, unico vero motore economico per villaggi e città di costa, spesso sconnessi in termini di infrastrutture dalle città principali.

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CONTESTO E TERRITORIO Regione e Dipartimento di Saint Louis

Popolazione Saint-Louis Richard Toll Dagana Ndioum Podor

179.000 abitanti 51.000 abitanti 20.000 abitanti 15.000 abitanti 11.000 abitanti

Centro Amministrativo Regionale Confine Regionale Centro Amministrativo Confine del dipartimento Caratterizzata da un clima semidesertico e da una breve stagione piovosa, la regione di Saint Louis si sviluppa lungo il confine con la Mauritania. Il territorio è occupato per la maggior parte dalla savana e da zone agricole che seguono il corso del fiume Senegal. La regione ospita il 7% della popolazione del Senegal e copre il 10% del suo territorio. La densità abitativa è di 44 ab./km. E’ divisa in tre dipartimenti, Dagana, Podor e St.Louis; sette arrondissement; 19 comuni; 18 comunità rurali, per un totale di 39 autorità locali. Il dipartimento di Saint Louis è formato da 3 comunità rurali (Ndiébené Gandiole, Gandon, e Fass Ngom) e da 3 comunità urbane (Saint Louis, Rao e Mpal).

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2 22


SAINT LOUIS ISOLE E QUARTIERI

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Crescita demografica e urbanizzazione

« En descendant la côte d’Afrique, quand on a dépassé l’extrémité sud du Maroc, on suit pendant des jours et des nuits un interminable pays désolé, c’est le Sahara, la Grande mer sans eau [...] Et puis enfin apparaît au–dessus des sables une vieille cité blanche, plantée de rares palmiers jaunes, c’est Saint–Louis du Sénégal, la capitale de la Sénégambie.Une église, une mosquée, une tour, des maisons à la mauresque. Tout cela semble dormir sous l’ardent soleil, comme ces villes portugaises qui fleurissaient jadis sur la côte du Congo [... ] On s’approche et on s’étonne de voir que cette ville n’est pas bâtie sur la plage, qu’elle n’a même pas de port, pas de communication avec l’extérieur. La côte basse et toujours droite est inhospitalière comme celle du Sahara, et une éternelle ligne de brisants en défend l’abord aux navires.On aperçoit aussi ce que l’on n’avait pas vu du large : ce sont d’immenses fourmilières humaines sur le rivage, des milliers et des milliers de cases de chaume, des huttes lilliputiennes aux toits pointus, où grouille une population nègre. Ce sont deux grandes villes Yolofes, Guet–N’Dar et Ndar– Toute, qui séparent Saint–Louis de la mer. » Pierre Loti, 1881. Le Roman d’un Spahi

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole

La città di Saint Louis si trova sull’estuario del fiume Senegal, bagnata da acque fluviali e marine. Si estende su quattro isole urbane: la Langue de Barbarie, l’Ile Ndar, la penisola di Sor e le zone di nuova espansione (Khor e Dakar-Bango).

450000 400000 350000 300000 250000 200000 150000 100000 50000 2000

2005

2010

2015

2020

Crescita della popolazione (2000-2025)

2025

In termini di popolazione, Sor ospita il 58% degli abitanti, la Langue de Barbarie il 29%, l’isola Ndar il 7% ed i nuovi villaggi il 6%. Questa distribuzione contrasta fortemente con la distibuzione di servizi, concentrati prevalentemente nell’isola storica. La città si sta espandendo verso Est in maniera rapida e spesso abusiva, lungo un asse di sviluppo individuato dalla municipalità che mira ad occupare il suolo tra il polo universitario e Sor. Oggi la città ha una popolazione di 230.000 abitanti; se venissero confermate le previsioni del comune di Saint Louis, nel 2025 ne avrà 400.000. Qualsiasi pianificazione dovrà dunque tenere conto di questo fattore che plasmerà progressivamente l’immagine della città. Preso atto del fatto che una mera ottimizzazione della densità abitativa dell’Ile e della penisola di Sor non potrà contenere per intero il raddoppio di popolazione previsto per il 2030 (intervento che, peraltro, non andrebbe nell’interesse delle mire espansionistiche della municipalità), andranno prese le misure necessarie per delimitare le aree di espansione e preservare il territorio agricolo circostante.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole La Langue de Barbarie

realtà urbane opposte tra loro, che si costeggiano per circa 2 km separate dal braccio minore del fiume Senegal: la Langue de Barbarie e l’Ile. La Langue de Barbarie è una sottile lingua di terra lunga 25 km e larga circa mezzo chilometro, bagnata dalle acque oceaniche e dalle calme acque fluviali. Ospita il 30% della popolazione in sei quartieri densamente abitati e pieni di vita. Venne chiamata “Langue de Barbarie” dai francesi poichè nella parte settentrionale (odierna Mauritania) era abitata dai berberi, popolo nomade nordafricano. Oggi è il motore economico della città, con il completo monopolio dell’attività di pesca artigianale, settore che crea il maggior flusso di denaro. La bellezza del territorio è data dall’essere luogo di unione tra fiume ed oceano, tra paesaggio desertico e savana. Il primo insediamento sulla Langue risale al 1200 e da allora non è mai stata abbandonata. La sua secolare storia è ben visibile oggi nella solidità della comunità e nella forte specializzazione nel mestiere della pesca artigianale. I quartieri della Langue continuano a crescere e l’incremento demografico previsto per i prossimi anni porterà alcune migliaia di abitanti a lasciarle la penisola, spostandosi progressivamente verso i territori dell’entroterra, fenomeno non auspicabile, in quanto una frattura della comunità stravolgerebbe il settore della pesca artigianale, il più dinamico dell’economia locale.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole La Langue de Barbarie

29% Langue de Barbarie 1 GUET NDAR E’ il quartiere più antico e più densamente popolato, caratterizzato da mancanza di servizi ed infrastrutture di base, e da un appropriazione privata dello spazio pubblico.

superficie : 0.18 kmq abitanti : 16’652 densità : 952 abitanti/ha

Guet Ndar (in lingua wolof “luogo di pascolo di Ndar”) è il più antico insediamento sulla Langue de Barbarie. Con una densità di 952 abitanti/ha è il quartiere più densamente popolato della città. È caratterizzato da mancanza di servizi ed infrastrutture di base, da esiguità di spazi e da un livello di appropriazione privata dello spazio pubblico tale da rendere difficile la circolazione. Il senso di comunità nel quartiere è molto forte ed il fatto che più generazioni di una stessa famiglia condividano poche stanze, non è attribuibile tanto a questioni di natura economica quanto all’usanza della collettività. Il quartiere è diviso nelle tre zone di Lodo, Pondekhole e Dack.

E’ in quest’ultimo quartiere che si respira la vera identità della città che si esprime nell’attaccamento al territorio e nella forte coesione sociale. Nella rapida crescita che la città sta subendo, oggi come mai è necessario preservare questo patrimonio culturale, unica e vera radice della tradizione locale, in vista delle forti pressioni ambientali, economiche e demografiche che incombono sulla città. Guet Ndar si è fatta la nomea di Università della Pesca. I ragazzi del quartiere iniziano ad apprendere il mestiere dall’eta di 8 anni e a 12 anni sono pronti ad uscire in mare. Verso i 35 si lascia il duro mestiere di pescatore per dedicarsi ad attività meno faticose.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole La Langue de Barbarie

29% Langue de Barbarie 2 NDAR TOUTE La “piccola Ndar”, costruita a partire dal 1850, erano destinati alle residenze estive dei ricchi commercianti; ora è un calmo quartiere di pescatori.

superficie : 0.15 kmq abitanti : 6893 densità : 459 abitanti/ha

Santhiaba (in wolof “città nuova”), si trova a Nord di Ndar Toute (in wolof “piccola Ndar”). I due quartieri, separati dal ponte Masseck (crollato nel 2005), hanno caratteristiche simili. Costruiti entrambi a partire dal 1850, erano destinati alle residenze estive dei ricchi commercianti; i primi edifici infatti riprendono lo stile architettonico delle case coloniali sull’isola .Anticamente le abitazioni si affacciavano sul viale alberato Avenue des Cocottiers, luogo di passeggio dei Saint Louisiens, oggi trasformato in Avenue Dodds, asfaltato, congestionato e con poche palme superstiti.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole La Langue de Barbarie

Camp Gazeille Il quartiere nasce in occasione dell’epidemia di peste del 1857; fu presa la decisione di spostare i militari indigeni, dal campo militare sulla punta Nord dell’Ile, poichè si pensava che questi ultimi fossero causa dell’epidemia. Fu scelta quest’area vuota, collegata all’ile dalla Passarelle du Train, ponte in legno lungo 50 m ora non più esitente. L’area militare è stata dismessa negli anni ‘80 e la municipalità ha concesso in usufrutto gratuito delle concessioni temporanee agli abitanti di Guet Ndar e Ndar Toute. Onde evitare demolizioni in caso di riacquisizione da parte del comune, le concessioni non permettevano la costruzione di abitazioni in muratura; di conseguenza la densità del costruito è rimasta bassa.

Goxumbacc Già dal 1861 le autorità francesi avevano tentato di ricollocare parte degli abitanti di Guet Ndar a nord del campo militare di Camp Gazeille, per risolvere il problema di congestione ed insalubrità del villaggio dei pescatori. I numerosi tentativi non ebbero successo, anche a causa della presenza di accampamenti di commercianti Mauri, fino all’insediamento forzato dei senzatetto della punta nord dell’Ile. Nel 1970 un progetto di ricollocazione di 220 famiglie di Guet Ndar ha fatto lievitare il numero degli abitanti rendendo Goxumbacc un importante quartiere di pescatori abitato dal 10% della popolazione dell’intera città. La densità urbana è contenuta e il quartiere è dotato di ampie strade e spazi pubblici.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole L’isola coloniale di Ndar

7% Ile Ndar 5

7% Ile Ndar

ILE SUD L’Ile Ndar, divisa nei quartieri Nord, Centro e Sud,5 è ILE il nucleo SUD storico della città coloniale. perso L’Ile Ndar,Ha divisa neiil quartieri Nord, ruolo di centro urbano. Centro e Sud, è il nucleo storico della città coloniale. Ha perso il superficie : 0.21 ruolokmq di centro urbano. abitanti : 4’800 densità :162superficie abitanti/ha : 0.21 kmq abitanti : 4’800 densità :162 abitanti/ha

L’Ile Ndar, l’isola centrale, è il nucleo storico della città coloniale. All’arrivo delle compagnie di commercio francesi nel 1600 non era altro che un’isola paludosa, usata dagli abitanti del villaggio di Guet Ndar come luogo di pascolo del bestiame. I Francesi l’hanno trasformata in una città isola all’europea, una piccola Bordeaux che per secoli è stata il centro di tutte le attività politiche e commerciali dello stato senegalese. Ha progressivamente perso il ruolo di centro urbano a favore dei due settori di città che la affiancano. L’ile ospita solo il 6% della popolazione (densità abitativa media di 188 abit-

7% Ile Ndar 5

ILE SUD L’Ile Ndar, divisa nei quartieri Nord, Centro e Sud, è il nucleo storico della città coloniale. Ha perso il ruolo di centro urbano. superficie : 0.21 kmq abitanti : 4’800 densità :162 abitanti/ha

anti/ha).Pur contentendo le principali sedi istituzionali della città non ha nessuna attività che generi grandi flussi di persone, quali mercati o attività lavorative. Queste si svolgono nei quartieri più densi e popolosi dei quali animano la vita; per il 90 % della popolazione l’Ile è luogo di passaggio e di breve sosta, ma non di attività quotidiane. Gli argini fluviali dell’ile sono considerati come spazi di risulta, e un muretto di protezione contro l’acqua alta separa la strada asfaltata, in genere pulita, dall’argine sabbioso, usato come discarica a cielo aperto.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole La Langue de Barbarie

L’isola è divisa in tre quartieri: Nord, Centro e Sud. Il quartiere Nord ha la minore densità del costruito e la minore densità abitativa degli altri quartieri. La punta Nord è in gran parte destinata ad uso militare (caserme, residenze dei militari ed uffici) e gli edifici, solitamente di grande dimensione, sono contornati da spazi residuali utilizzati talvolta come giardini o più spesso abbandonati. La morfologia del tessuto è quindi diversa da quella tipicamente coloniale prevalente negli altri due quartieri. Il Centro è un quartiere di dimensioni molto ridotte, in corrispondenza della piazza Faidherbe e dunque dell’asse che collega l’isola a Sor da una parte e alla Langue de Barbarie dall’altra. Il Centro corrisponde alla prima area edificata dell’isola, che ospitava il forte di Saint Louis e le limitrofe case dei commercianti francesi. Il Sud è il quartiere più denso dell’Ile, caratterizzato da lotti densi a scacchiera frammentati al loro interno in piccole proprietà. Le architetture coloniali sono le più antiche e la popolazione è più etererogenea rispetto agli altri due quartieri. Vi sono molti lotti abbandonati all’interno del quartiere Sud; questo ha portato alla formazione di alcuni insediamenti informali, costruiti con materiali di risulta e in legno, principalmente verso la punta Sud.

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58% Sor 3

FAUBOURG DE SOR NORD La penisola di Sor, con i suoi 15 quartieri, ospita il 60% della popolazione. Non è più periferia della città, ma sistema urbano a sé stante. superficie : 0.71 kmq abitanti : 10’674 densità :152 abitanti/ha

La penisola di Sor, con i suoi 15 quartieri, ospita il 60% della popolazione. Oggi non è più periferia della città (veniva chiamata “le potager de Saint Louis”), ma sistema urbano a sé stante, con un suo centro urbano corrispondente con il mercato. Il mercato si trova sullo snodo principale di collegamento tra Sor e l’isola coloniale, in corrispondenza della stazione della linea ferroviaria, ormai dismessa, che collegava Saint Louis a Dakar. Per poter installare una grande struttura che riorganizzi il sistema, attualmente di tipo informale e quindi poco controllabile, è prevedibile un futuro spostamento del mercato e quindi del centro

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole La penisla di Sor

58% Sor 4 PIKINE 1-2-3 Nasce da un appropriazione informale di terreni inondabili. Il quartiere è stato in seguito bonificato e le nuove parcelle sono state vendute.

superficie : 2.21 kmq abitanti : 29’464 densità : 120 abitanti/ha

di gravità del sistema urbano. Vista la tendenza attuale,la futura espansione verso Est conferirebbe a Sor un ruolo sempre più slegato dalla realtà dell’isola storica e della Langue de Barbarie. Pensare ad un’ inversione di tendenza che riporti il centro urbano da Sor all’interno dell’isola coloniale è utopico (e forse nemmeno auspicabile). Gli abitanti di Sor non hanno un legame con il fiume e non vivono di attività produttive. L’acqua influisce sulle loro routine solo in caso di inondazioni o di piogge, aumentando ancora più la volontà di chiudersi al fronte fluviale, anzichè integrarlo in un sistema di percorribilità degli argini fluviali.

La mancanza di spazi nei quartieri della Langue de Barbarie genera un’ulteriore espansione della città: è il caso del quartiere di Pikine, sorto da un appropriazione informale di terreni inondabili. Il quartiere è stato in seguito bonificato e le nuove lottizzazioni sono state assegnate a famiglie bisognose (è il caso degli abitanti della Langue de Barbarie per esempio costretti a lasciare le proprie case sul fronte mare a causa del pericolo generato dall’erosione costiera).Le famiglie trasferite mantengono, anche a distanza di generazioni, un forte legame con il quartiere di origine, che considerano polo sociale e lavorativo.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole Khor , Ngalelle,Dakar-Bango

6% Entroterra 6 BANGO - NGALELLE La costruzione del campus universitario a 10 km dalla città ha portato alla crescita dei villaggi rurali adiacenti alla strada prevista come futuro asse di espansione.

superficie : 19.8 kmq abitanti : 11’400 densità : 6 abitanti/ha

I territori di nuova urbanizzazione vanno scelti accuratamente e delimitati per preservare il territorio agricolo ed in parte lagunoso circostante. La costruzione del campus universitario a 10 km dalla città ha portato alla crescita dei villaggi rurali adiacenti alla strada prevista come futuro asse di espansione. Tra questi il villaggio di Dakar-Bango, cresciuto attorno al campo militare prima dell‘insediamento dell’Università, e accanto all’aereoporto ora dismesso. La zona è disseminata di spazi coltivati, che i singoli proprietari sfruttano per la produzione di frutta e verdura da rivendere sul mercato locale. Questo perchè il quartiere beneficia del passaggio della canalizzazione di adduzione di acqua potabile da Khor alla città, che permette ai proprietari dei terreni adiacenti di irrigare gratuitamente

i propri orti. Negli ultimi decenni il costo dei terreni è aumentato fortemente, a causa della forte pressione demografica sulla città che porta sempre più persone a spostarsi verso nuovi quartieri, e sempre meno gente compra terreni al solo scopo di praticare agricoltura di sussistenza. Lo Stato concede terreni gratuiti a famiglie con case a rischio di crollo sul fronte mare della Langue de Barbarie. Per questo, molti abitanti di Dakar-Bango provengono da Guet Ndar, Ndar Toute e Goxumbacc e mantengono un forte contatto con il quartiere di provenienza, dove continuano a praticare l’attività di pesca. Il rapido collegamento con Goxumbacc, solo 15 minuti in piroga, permette alle famiglie che hanno proprietà in entrambi i quartieri di spostarsi anche quotidianamente.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI La città e le sue quattro isole Sovrappopolazione ed Espansione

Alloggi con 1 locale

8% 14% 28%

30000 20000 10000 5000

Le famiglie

Densità

< 7 persone

meno di 300 ab/ha

circa 8 persone

meno di 400 ab/ha

circa 9 persone

meno di 500 ab/ha

10 - 11 persone

900 - 2000 ab/ha

30000 20000 10000 5000

Il problema della sovrappopolazione nei quartieri della Langue de Barbarie ed il pericolo che corrono gli abitanti delle case di prima fila sul fronte oceanico, minacciati anno dopo anno dall’erosione costiera, sono questioni alle quali la municipalità di Saint Louis non è riuscita a dare una risposta soddisfacente in termini economici e sociali. Uno svilluppo sostenibile non può prescindere da uno studio economico a priori. Gli assi di espansione previsti per accogliere la popolazione in crescita di Saint Louis non sono stati indicati a seguito di uno studio sulle attività produttive o terziarie alle quali i nuovi villaggi potrebbero appoggiarsi; le aree di espansione sono state designate per saturare il vuoto che attualmente separa l’Università dalla città consolidata.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI I mezzi di Trasporto

Trasporto comune

Taxi privato

Mezzi pesanti

Taxi Brousse

Calesse

Autobus pubblico

I mezzi di trasporto più comunemente usati in città sono i Car Rapide, furgoncini variopinti che possono contenere fino a 25 persone e percorrono i principali assi viari della città. L’ile è principalmente servita dai taxi gialli, differenti dai taxi brousse a sette posti che vengono usati per gli spostamenti tra città. Nella Langue de Barbarie il mezzo di trasporto più usato è il calesse.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri

Il seguente studio mette in luce l’evidente legame tra le dotazioni igieniche ed i servizi pubblici presenti nei quartieri, e le condizioni di salute degli abitanti. Tre sono i criteri determinanti per la discriminazione tra quartieri: 1. l’allaccio alla rete fognaria 2. la presenza del servizio di raccolta di rifiuti solidi 3. lo smaltimento delle acque nelle corti o nel fiume L’analisi incrociata di questi tre fattori ci porta a distinguere i quartieri in tre gruppi, in base al livello di rischio sanitario: - Guet Ndar, Ndar-Toute, Goxumbathie, Pikine, Balacoss, Diamaguène, Darou ad alto rischio; - Ndiolofene e Diaminar a medio rischio; - Nord, Sud, Sor-Nord, Hlm-Léona a basso rischio. Graficizzazione del rischio sanitario legato alla mancanza di dotazioni igieniche e servizi pubblici. In azzurro sono indicati i quartieri con le migliori dotazioni, in beige quelli con gravi carenze di servizi.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri La rete idrica

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri La rete idrica

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri La rete idrica

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri Lo smaltimento delle acque usate

A livello nazionale è L’ONAS (Office National d’Assainissement du Senegal) l’ente incaricato di gestire la raccolta, il trattamento, il riutilizzo e lo smaltimento delle acque usate e delle acque pluviali nelle zone urbane e periurbane. Il comune di Saint-Louis si è dotato nel 2005 del Plan Directeur d’Assainissement (PDA), che definisce le linee guida per lo smaltimento o trattamento delle acque usate. Verranno predisposte delle aree di trattamento (fitodepurazione) delle acque in siti dedicati alla ricostituzione delle mangrovie e alla produzione di biomasse. Per quanto riguarda invece le acque pluviali, sarà predisposto un sistema di recupero individuale per edificio, nonchè un sistema di drenaggio nelle strade pubbliche. Le acque recuperate potranno essere utilizzate per usi domestici (bucato, pulizie, etc). Nella realtà dei fatti, a Saint Louis i sistemi di raccolta ed evacuazione sono molto sommari, quelli di trattamento sono praticamente inesistenti. La prima rete fognaria di Saint Louis risale

alla prima metà del 1900, nei quartieri Nord e Sud dell’Ile; allora i tubi scaricavano direttamente nei due bracci del fiume. Ndar-Toute, invece, e probabilmente anche Guet N’Dar, era dotata di un piccolo canale in cemento che, percorrendo la via principale, convogliava acque sporche e meteoriche direttamente nel braccio minore del fiume. Le abitazioni, dunque, non erano dotate di alcun sistema di fognatura. Oggi questa canalizzazione non funziona più perchè ricoperta di sabbia e detriti. Allo stesso modo, le canalizzazioni di Sor scaricavano nel fiume, ricettacolo naturale fino agli anni 80, anni in cui fu cambiato il vetusto sistema fognario. La nuova rete ampliata, seppur tuttora carente nella Langue de Barbarie e nell’isola di Sor (sono dotate solo Sor-Nord, Balacoss e Diamaguene), non scarica più le acque usate nel fiume ma le dirige, tramite 6 stazioni di pompaggio, verso il bacino di fitodepurazione, 9 km a Sud di Saint Louis.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri Lo smaltimento delle acque usate

L’ allaccio alla fognatura non è mai stato visto come una soluzione per tutti gli alloggi, per l’elevato costo della realizzazione e manutenzione. Gli alloggi con allaccio sono oggi il 21% ovvero 3500 alloggi (contro il 9% prima dei lavori di riabilitazione). Il tasso varia molto tra quartieri; dai 79% del Nord e 63% del Sud, alla 0% di Guet Ndar.

I problemi della nuova rete sono numerosi: r MF TUB[JPOJ EJ QPNQBHHJP EJQFOEPOP EBMMB SFUF elettrica; tagli alla luce compromettono il funzionamento della rete r VTBUF QFS DPOWPHMJBSF M BDRVB QJPWBOB QFS la quale non sono previste, le tubature vengono sovraccaricate e danneggiate

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri Lo smaltimento delle acque usate

Il comune di Saint-Louis si è dotato dal 1998 d’un “Plan Global de Nettoiement” (PGN) che fissa le linee guida in materia di smaltimento di rifiuti solidi. Oggi la produzione di rifiuti domestici è stimata a 650 grammi al giorno per casa, che per l’intera città equivalgono a 101,4 tonnellate giornaliere. Nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni, la città versa in uno stato di degrado, dovuto anche alla presenza di discariche a cielo aperto in ogni spazio pubblico, come banchine, spiagge e strade.

L’insofferenza della popolazione è dovuta allo scarso funzionamento del servizio di raccolta nei punti prestabiliti. Nel corso degli anni 90, pochissime risorse economiche sono state destinate alla risoluzione del problema. All’interno degli alloggi, i rifiuti vengono raccolti in vari contenitori, di cui solo l’1% è stato giudicato “igienico” da un’inchiesta del Service d’Hygiene. Nel grafico in basso a destra si vedono i principali contenitori usati: bacinelle, secchi, ceste, fusti e cassette di legno.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri Lo smaltimento dei rifiuti solidi

Il progetto PANSL, su finanziamento della cooperazione belga, ha dato vita al CET - Centre d’Enfouissement Tecnique. Il disegno della nuova discarica, nei pressi della comunità rurale di Gandon, a 10 km dal centro città, non si basa sul seppellire i rifiuti sottoterra, ma sul creare un tumulo, coprendo regolarmente i rifiuti con la sabbia. Si prevede che la discarica sarà in grado di smaltire 100 tonnellate al giorno nei prossimi 10 anni. Inoltre, in cinque quartieri della città sono previsti altrettanti punti di raccolta temporanei nei quali, ogni 48 ore, i rifiuti vengono presi da un camion che li trasporta al CET. Il progetto prevede, in aggiunta, una raccolta giornaliera porta a porta per gli abbonati al sistema e relativo trasporto verso i punti di raccolta. C’è chi teme che la nuova discarica, che verrà aperta tra poche settimane, non risolverà il problema, e che i cinque punti diverranno discariche permanenti a causa della discontinuità nel servizio dei camion addetti.

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Popolare

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Tradizionale

Coloniale


SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Condizioni igieniche nei quartieri Tipologie di alloggi

Le abitazioni di Saint Louis sono di vario tipo, suddivisibili in: coloniale, popolare, spontaneo o pianificato. L’82% delle abitazioni sono spontanee/irregolari o popolari, mentre solo il 18% sono pianificate o in stile coloniale. Questo comporta una scomodità generalizzata degli alloggi. Il 70% degli alloggi ha meno di quattro stanze di cui l’ 11% ha solo una stanza ed il 18% Inoltre gli alloggi sono sovraffollati: l’84% degli alloggi ospita dalle cinque alle nove persone ed in particolare il 7% ospita venti o più persone. La città è tra le più densamente popolate in Senegal, con una media di 544 abitanti/ha. In particolare Guet N’Dar conta 2000 abitanti/ha e qui le strade del quartiere hanno completamente perso la loro connotazione di spazio pubblico.

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Spesso i problemi di ordine igienico vengono attribuiti alle norme comportamentali degli abitanti. Fin dai tempi dell’amministrazione coloniale si tentò d’imporre le pratiche igieniche occidentali ad una popolazione rurale; questo pose le basi per il fallimento dell’odierno risanamento. Ad ogni modo ogni bonifica e dotazione di servizi erano limitate all’Ile, abitata dai coloni. Ai quartieri riservati alla popolazione indigena venivano semplicemente estese le normative vigenti sull’isola coloniale. Al 1795 risale l’obbligo di pulire la propria casa, al 1807 l’obbligo di tenere pulite le strade e al 1824 il divieto di lasciar vagare le capre. Queste normative, calate dall’alto e totalmente estranee al modo di relazionarsi con lo spazio della popolazione locale, non ebbero quasi alcun effetto. Sor e la Langue di Barbarie, abitate dalla popolazione nera, furono lasciate sprovviste di qualsivoglia attrezzatura o dotazione pubblica; i quartieri pagano ancora oggi le conseguenze di questa discriminazione spaziale. Le errate iniziative politiche, le pratiche igieniche tradizionali, la mancanza di attrezzature di base e lo sviluppo demografico fulmineo (1964-2000; dovuto alla diminuizione della mortalità infantile e all’esodo rurale in seguito ad anni di siccità), sono tutte cause dell’odierno stato d’insalubrità di questi quartieri, aggravato dalle condizioni geografiche (composizione del sottosuolo ed inondazioni frequenti).

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Organizzazioni sociali ed associazioni

La popolazione locale differenzia nettamente spazio pubblico e spazio privato, domestico. Lo spazio domestico viene quotidianamente lavato; questo è motivato dal rispetto per le norme sociali fondate sulla pulizia visibile e non sui principi d’igiene e di contagio. Inoltre la popolazione distingue la saleté (sporcizia), ovvero rifiuti sparsi, da mbalit, ovvero rifiuti raccolti a mucchio. Dunque agli occhi della popolazione le discariche a cielo aperto non sono frutto di una cattiva pratica da parte loro ma di una mancata raccolta, di competenza delle autorità comunali.Tra le pratiche insalubri ancora presenti in città c’è la defecazione pubblica, che avviene tutti i giorni sul fronte oceanico della Langue de Barbarie. La mancanza di servizi igienici all’interno delle abitazioni e l’assenza di uno spazio aperto all’interno della concessione per poter avere una latrina, spinge la popolazione ad usare gli argini a tale scopo. La popolazione adulta è stata sensibilizzata e ormai in gran parte non pratica più la defecazione pubblica, bensì utilizza un secchio che viene successivamente svuotato sulla riva.Un’ altra usanza dannosa è quella di scaricare ogni tipo di rifiuto, liquido e solido, nello stesso fiume che viene usato per lavare i propri figli, il proprio bestiame, i propri indumenti e stoviglie. Questo causa un elevatissimo numero di malattie, principalmente nei bambini che nel fiume giocano e si lavano.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Organizzazioni sociali ed associazioni Sekters e Mbootays

Gli abitanti di Saint Louis, ed in particolar modo quelli della Langue de Barbarie vivono in comunità molto coese e solidali, e la vita di quartiere è spesso gestita per mezzo di un elevato numero di associazioni, di tipo formale o informale. La predisposizione all’associazionismo è dovuta probabilmente alla presenza, all’interno dell’organizzazione sociale tradizionale, di una divisione gerarchizzata in gruppi di persone. Il nucleo solidale non coincide con il nucleo familiare, bensì con il sekter (trasformazione wolof dal termine francese secteur, nome assegnato dai coloni che osservavano incuriositi questa coesione perfetta tra piccoli gruppi di persone non necessariamente legati da rapporti di parentela). Il sekter coincideva un tempo con il gruppo di uomini che condividevano una piroga e che quindi pescavano insieme per poi dividere il ricavato. Vigeva la pratica del Nèral ovvero, allo sbarco, il sekter dona il ‘mbole, una parte del pescato, agli anziani del sekter, che non escono più in mare ma che svolgono molte altre funzioni a vantaggio di tutti, come le lavorazioni necessarie (riparazione delle reti, manutenzione delle piroghe e dei motori, etc.). Oggi, a causa della complessità dei rapporti economici, l’appartenenza al sekter non coincide più con la condivisione di una piroga; la maggior parte dei proprietari di piroghe preferiscono assumere giovani pescatori ai quali poi pagheranno una quota, il che risulta più redditizio rispetto a dividere

equamente il ricavato tra soci. Questo ha creato uno squilibrio sociale tra proprietari e braccianti. I sekter odierni sono formati da gruppi di 10-20 uomini con rapporti di vicinato, che si incontrano ogni giorno nei momenti di preghiera e nei momenti di riposo della giornata per discutere e prendere decisioni sul loro micro-ambito di quartiere. I secteurs non hanno un luogo fisso per il ritrovo; la tradizione vorrebbe che il luogo di incontro sia la casa del membro sposato più di recente (poichè il secteur ha pagato la cerimonia, l’ospitalità è una forma di ringraziamento) ma l’esiguità degli spazi abitati non permette solitamente questa pratica, quindi i luoghi di ritrovo più comuni sono gli mbaars o i pond lungo l’argine fluviale (o lungo la spiaggia, laddove la larghezza di questa lo permetta). Sono uno strumento fondamentale per la gestione della vita di quartiere poichè sono il tramite tra la popolazione ed il capo quartiere. Tutte le decisioni prese dal sekter vengono finanziate tramite il Geti Njaylu, un fondo cassa comune al quale ogni membro deve contribuire secondo le sue possibilità. In caso di mancanza di liquidità economica è tradizione che i membri del sekterprendano una giornata libera per andare a pesca tra loro ed ottenere dal ricavato il necessario per pagare l’evento stabilito (matrimoni, battesimi, funerali, rifacimento di un abitazione, acquisto di attrezzature necessarie, etc.).

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Gli mbootays sono gruppi di donne che trascorrono insieme momenti della giornata aiutandosi nei lavori domestici (se legate da rapporti di parentela); le donne delle compagnie hanno un forte senso di appartenenza al gruppo, ma hanno scarso potere decisionale sulle scelte della comunità. Solitamente i mbootays si ritrovano nei vicoli stretti dei quartieri o lungo le vie principali in prossimità delle case perchè durante i loro incontri svolgono attività domestiche, per cui è raro che si incontrino in luoghi distaccati dalle case quali gli mbaar sugli argini.

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SAINT LOUIS, ISOLE E QUARTIERI Organizzazioni sociali ed associazioni Associazioni istituzionali

Le associazioni istituzionalizzate, invece, sono numerose; le più importanti, con le quali abbiamo preso contatto per elaborare la nostra strategia, sono associazioni riconosciute che si consultano prendendo decisioni su attività di carattere economico e produttivo come la G.P.F. (Groupements de promotion féminine) e la GPF G.E.B.A.U. (Groupements de promotion fémininepour la Gestion de l’Elevage du Bétail et de l’Agriculture Urbaine). Le G.I.E (Groupement d’interet économique) sono enti simili ma che possono avere una parte di membri maschili, anche se ciò è raro poichè le attività di cui si occupano questi enti riguardano la sfera di competenza delle donne (es. G.I.E. C.E.T.O.M. per la raccolta

e la gestione dei rifiuti). Altre associazioni presenti sono le A.D.Q. (Association pour le Développement du Quartier) formata da membri volontari che investono il loro tempo in azioni di utilità pubblica e in attività socio-educative; le A.S.C. (Association Sportive et Culturelle) sono fondamentalmente squadre giovanili di calcio o, più raramente, di pallacanestro. Inoltre, vi sono numerosi Comitati d’azione a tema che vengono istituiti all’insorgere di problematiche specifiche di interesse della comunità (es. il Défar Goxumbacc, fondato nel 1995 per gestire il problema dell’occupazione abusiva, da parte di privati, di spazi pubblici necessari per lo svolgimento delle attività comunitarie e lavorative).

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SAINT LOUIS IDENTITA’ E DECLINO

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SAINT LOUIS, IDENTITA’ E DECLINO La fondazione del villaggio di Ndar

Guet Ndar (in lingua wolof “pascolo di Ndar” o , secondo altre fonti , derivante da Guetti, “mare”) è un villaggio di pescatori fondato intorno al 1200 da un centinaio di famiglie di Gandiol che si spostarono dal loro villaggio alla ricerca di un approdo sicuro per l’attività di pesca fluviale. I pescatori condivisero per secoli questa sottile lingua di terra con compagnie di commercianti della Mauritania che usavano la Langue per far pascolare il

bestiame. Il villaggio non fu mai abbandonato e la sua secolare storia è ben visibile oggi nella solidità della comunità e nella forte specializzazione nel mestiere della pesca artigianale, sia questa fluviale o marittima. Il villaggio tradizionale era formato da paillottes, capanne circolari in paglia circondate da un recinto in cannicciato che delimitava l’area di pertinenza delle grandi famiglie.

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SAINT LOUIS, IDENTITA’ E DECLINO Le compagnie di commercio europee

Nel 1445 le compagnie di commercio portoghesi alla ricerca di una nuova rotta delle spezie sbarcano sull’isola di Gorée dando inizio al periodo di controllo prima, e di colonizzazione poi, del Senegal che durerà fino al 1960. L’insediamento degli Europei viene facilitato dal fatto che le coste sono scarsamente popolate poichè i principali regni sono localizzati all’interno del continente, connessi al resto dell’Africa da carovane trans-saharariane. In più, la situazione politica nei territori lungo la costa è critica visto il recente smembramento dell’impero Djolof, che ha lasciato il posto a regni fragili e disposti a collaborare con gli Europei in cambio di protezione. Nel 1633 la Francia crea la prima compagnia commerciale in Senegal, la compagnia di Capo Verde. Fino al 1820 la tratta commerciale in Africa interessa solo le compagnie di privati, non

gli Stati europei. Inoltre l’Africa non è vista come luogo di missioni sociali, come l’America Latina, ma esclusivamente come luogo di commercio. Gli uomini sono scambiati come merce e gli insediamenti vengono chiamati comptoirs, banchi di vendita. La città coloniale viene fondata nel 1659, da Louis Caullier, membro della compagnia di commercio che ottiene il permesso del re di Waalo per costruire un forte sull’isola di Ndar che chiama Saint Louis. L’isola di Ndar offre molti vantaggi ai colonizzatori: in posizione strategica alla foce del fiume Senegal, è un avanposto per il controllo del commercio fluviale e marittimo. Attorno al forte vengono costruite alcune abitazioni in mattoni per i coloni, mentre la popolazione indigena continua a vivere nelle tradizionali paillottes, nel villaggio di Guet Ndar.

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SAINT LOUIS, IDENTITA’ E DECLINO Il periodo coloniale, Saint Louis capitale

Nel corso dell’’800 la città segue una crescita regolare; l’isola coloniale viene dotata di una maglia urbana ortogonale. Il quartiere di Guet Ndar ha una notevole densificazione e nel 1848, con l’abolizione della schiavitù, viene concessa la costruzione di abitazioni anche all’esterno del quartiere congestionato. Il governo crea il quartiere di Ndar Toute anche detto Santhiaba, lottizzato e dotato di servizi, viali alberati ed un grande mercato che serve tutta Saint Louis. A seguito di questa espansione la città si dota di due nuovi ponti che collegano l’isola alla Langue de Barbarie. In questi anni avviene il primo insediamento sulla penisola inondabile di Sor, avamposto su terraferma e punto di controllo delle aree agricole circostanti. Con l’abolizione della schiavitù, le famiglie di commercianti sono costrette a ripiegare sulle attività agricole e su uno sfruttamento dell’attività di pesca artigianale, portandola da pesca fluviale a pesca marittima .

Questa non era mai stata praticata fino ad allora perchè molto pericolosa. L’interesse dei Guet Ndariens era sempre stato quello di pescare lo stretto necessario per la comunità, e non per ottenere un alto profitto economico.Dal 1880 iniziano i lavori per dotare la città di nuovi servizi: la costruzione della ferrovia Dakar- Saint Louis dà inizio ad un’ espansione della città sulla penisola di Sor, a discapito dei terreni agricoli presenti. A questa espansione segue la costruzione di un ponte tra l’isola e Sor nel 1865; il “ponte di barche” ligneo verrà sostituito nel 1897 dal Ponte Faidherbe. Inoltre , a seguito dell’aumento dei commerci marittimi e fluviali, viene completata la banchina Nord in concomitanza con la costruzione del campo militare sulla punta Nord. In occasione dell’epidemia di peste del 1882, le truppe indigene, considerate veicolo di contagio, vengono trasferite nel nuovo campo (Camp Gazeille) costruito ad hoc sulla Langue de Barbarie. Questo terreno, fino a quel momento luogo di pascolo di bestiame per gli abitanti della Langue, è collegato alla punta Nord da una passerella in legno, oggi non più esistente. Nel 1861 il governo tenta senza successo di creare il nuovo quartiere di Goxumbacc (nome che evoca il nome di Mbaye, capo villaggio dell’insediamento mauro) per decongestionare il densissimo quartiere di Guet Ndar e per rimuovere dall’isola le famiglie più povere, che ledono all’immagine della città capitale del Senegal. Questa lottizzazione resta sulla carta per decenni, anche per la presenza di una fitta vegetazione di Filao; il bosco verrà distrutto nel corso degli anni per mano degli abitanti della Langue che ne usano il legno per la combustione e per costruire baracche e piroghe.

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SAINT LOUIS, IDENTITA’ E DECLINO L’indipendenza e la crisi degli anni ‘70

Nonostante inizi lentamente il suo declino politico (con la perdita dei titoli di capitale dell’AOF nel 1902 e di capitale del Senegal nel 1960) ed economico (Dakar diventa il nodo principale per i commerci marittimi e terrestri, diminuendo anche l’importanza del commercio su fiume), Saint Louis vive in questi anni un forte incremento di popolazione (dovuto a crescita demografica e migrazione di dai villaggi rurali della Regione). Questo porta progressivamente alla lottizazzione di quasi tutta la penisola di Sor, ad eccezione delle aree inondabili. Gli abitanti della Langue de Barbarie, nonostante gli evidenti problemi di congestione ed insalubrità non accettano nella maggior parte dei casi di spostarsi nell’entroterra; il desiderio di mantenere la comunità unita nel quartiere è dovuto al bisogno di protezione di donne e bambini che rimangono soli quando i mariti sono in mare per lunghe settimane. I Guet Ndariens preferiscono l’acquisto di lotti a Santhiaba (che perde sempre più il ruolo di quartiere estensione dell’isola diventando a tutti gli effetti un quartiere di pescatori, dotato però di migliori condizioni abitative) o l’insediamento nel nuovo quartiere di Goxumbacc, ancora nè bonificato nè completamente disboscato. Inizia l’avanzamento verso Nord del quartiere che porterà ad uno stravolgimento delle condizioni ambientali e che si consoliderà con la bonifica del terreno negli anni ‘70.

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SAINT LOUIS, IDENTITA’ E DECLINO L’indipendenza e la crisi degli anni ‘70

L’ evidente mancanza di spazi nei quartieri della Langue de Barbarie ed in alcuni quartieri di Sor genera un’ulteriore espansione della città: è il caso del quartiere di Pikine, sorto da un’ appropriazione informale di terreni inondabili. Il quartiere è stato in seguito bonificato e le nuove lottizzazioni sono state assegnate a famiglie bisognose (è il caso degli abitanti della Langue de Barbarie, costretti a lasciare le proprie case sul fronte mare a causa del pericolo generato dall’erosione costiera) o vendute a prezzi modici. Le famiglie di pescatori che si trasferiscono nel nuovo quartiere mantengono, anche a distanza di generazioni, un forte legame con il quartiere di origine, che considerano come il luogo di ogni attività lavorativa o sociale. Gli spostamenti quotidiani avvengono quasi tutti su gomma e lungo la strada principale, attraversando tutti i quartieri di Sor e dell’isola. Pur possedendo una piroga, nessun pendolare la usa per questi tragitti. Un uso del piano d’acqua potrebbe favorire la preservazione del legame tra la Langue ed i nuovi quartieri di espansione, facilitando soprattutto il trasporto di merci. Il forte attaccamento al quartiere di origine, che spinge le persone a non abbandonare l’attività di pesca, è una ricchezza da preservare ma non offre soluzioni al problema della sempre maggiore scarsità di pesce al largo delle coste senegalesi.

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SAINT LOUIS, IDENTITA’ E DECLINO Un patrimonio da salvaguardare

Nel 2000 la città di Saint Louis viene iscritta nella Lista delle Città Patrimonio Unesco. L’UNESCO delimita l’isola coloniale come patrimonio da tutelare, e assegna alle isole limitrofe (la Langue de Barbarie e parte della penisola di Sor) il titolo di “zone tampone”, ovvero zone da proteggere nei limiti necessari ad assicurare la piena tutela del bene patrimonio. Dal 2000 in poi il comune di Saint Louis si attiva per avviare i processi che porteranno poi alla redazione di piani e progetti per la salvaguardia e la riqualificazione dell’isola coloniale. In questo ambito vi sono stati numerosi workshop all’interno della città di Saint Louis, nei quali progettisti locali ed esteri si sono confrontati per cercare soluzioni alle problematiche poste dalla salvaguardia di un patrimonio non solo architettonico ma anche naturalistico e culturale. Il principale documento redatto dal Comune di Saint Louis è il PSVM (Plan de Sauvegarde et de Mise en Valeur) siglato nel settembre 2007. Il piano si pone l’obiettivo di tutelare l’isola e si applica al perimetro dell’isola (PM, diviso in PM1 a Nord e PM2 a sud) e non comprende la “zona tampone”. Il PSVM comprende innanzitutto un minuzioso lavoro di catalogazione di tutti gli edifici e di tutti gli spazi aperti dell’isola. Gli edifici vengono suddivisi in categorie e per ogni categoria sono descritte le procedure necessarie per l’intervento sulla costruzione.

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SAINT LOUIS, IDENTITA’ E DECLINO Saint Louis 2030, quattro sfide per una città

I primi segnali di ripresa della città di Saint Louis sono l’apertura di un polo Universitario e lo sviluppo di numerosi piani, documenti e workshop internazionali a seguito della nomina UNESCO. La città, tuttavia, non possiede un preciso piano di gestione che definisca come mettere in atto, nel corso degli anni, la tutela del patrimonio. Prima del 2000 era lo Schéma d’Aménagement et de Développement Urbain (1975 – 2000) che fissava le linee guida in materia di pianificazione e di messa in opera di infrastrutture. Lo studio ECOLOC, nel definire una politica pubblica di sviluppo avente come punto di partenza lo sviluppo dell’economia locale, ha individuato le azioni necessarie in termini di mobilitazione di risorse. I workshop internazionali di urbanistica, svoltisi per la prima volta nel 2000 e successivamente nel 2006, hanno dato avvio ad una presa di coscienza sulla necessita’ di preservare e valorizzare il patrimonio architettonico, culturale e naturalistico. Nel 2007, a seguito di un inventario architettonico ed urbano completo, è stato adottato il Piano di Salvaguardia e di Messa in Valore della città storica. La priorità di Saint Louis dev’essere quella di affrontare le tre principali sfide che ne minacciano la stessa esistenza: la crescita economica stentata, la fragilità dell’ecosistema del delta e la forte crescita demografica ed urbana. Saint-Louis deve ricercare in sé stessa le risorse per creare le condizioni necessarie ad uno sviluppo equilibrato e sostenibile.

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SAINT LOUIS CITTÀ D’ACQUA

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA Il fiume Senegal

Il fiume Senegal attraversa Mali, Mauritania e Senegal. Scorre lungo 800 km, per poi sfociare nell’Oceano Atlantico; il suo estuario scorre interno alla Langue de Barbarie e circonda la città di Saint Louis.Il fiume Senegal riveste una notevole importanza dal punto di vista economico. Nelle regioni attraversate le acque del fiume sono fondamentali per irrigare i campi agricoli. Il regime idrico è scandito da due stagioni: nel periodo di acqua alta, da luglio a novembre, il fiume va ad allagare le terre del bacino rendendole fertili, nella stagione secca il suo percorso è solo parzialmente navigabile è possibile arrivare solo fino a Kayes, anzichè fino a Matam, a 650 km dalla foce.

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA Shifting Landscape

“They straightened out the river in places, to make room for houses and livable acreage. Occasionally the river floods these places. “Floods” is the word they use, but in fact [the river] is not flooding; it is remembering. Remembering where it used to be. All water has a perfect memory and is forever trying to get to where it was.” Mississippi Floods: Designing a Shifting Landscape Anuradha Mathur and Dilip da Cunha

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA Shifting Landscape

Saint Louis, port de l’hydrobase ore 11.30 ore 15.30

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA Shifting Landscape

Le fluttuazioni del piano d’acqua sono un elemento caratterizzante del territorio. Le maree, le piene e le inondazioni fluviali ridisegnano costantemente l’assetto del territorio. Sul fronte oceanico lo sfruttamento delle risorse naturali ha stravolto l’equilbrio della duna costiera che, fragilizzata, cede all’erosione della linea di costa. Dall’analisi topografica è evidente come le isole si sono strutturate in maniera diversa in base al proprio rapporto con il fiume. La Langue de Barbarie è la zona piu alta (2,20 m.s.l.m in media) nel suo profilo trasversale.

Tuttavia il cordone sabbioso è composto da dune di sabbia incoerente, vulnerabili all’erosione. L’isola di Ndar è relativamente bassa in termini di altezza topografica (1,50m). L’isola di Sor è piu alta perimetralmente ma presenta alcune zone di depressione interne. I nuovi quartieri dell’entroterra invece sono stati costruiti in gran parte su una pianura alluvionale, la parte più bassa della città, che si allaga ogni anno durante la stagione umida, quando il livello dell’acqua è alto.

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Durante la stagione delle pioggie, da agosto ad ottobre, quando il fiume raggiunge la sua piena, la città di Saint Louis viene circondata da bacini alluvionali e alcuni quartieri vengono invasi dalle acque causando gravi danni. La stagnazione delle precipitazioni è una delle cause principali delle inondazioni a St. Louis. Il problema è aggravato dalla scarso scarico dei reflui domestici, dalla scarsa capacità di drenaggio e dall’alto livello delle acque sotterranee. L’espansione della rete di scarico è una delle priorità governative per gestire soprattutto il ristagno delle acque piovane:14 km di canali sono stati costruiti sull’isola di Sor, dove l’acqua piovana stagna a causa delle zone di depressione.

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Altro fattore fondamentale è il controllo del livello di acqua tramite l’uso di dighe o di muri di sostegno. L’Isola Ndar e Sor sono recintate da muri protettivi di 1,80 m.s.l.m.. Dopo l’alluvione del 1994 è stata costruita una nuova strada rialzata perimetralmente che ha assunto la funzione di diga. Lunga 6.6 km e alta da 1,48 a 1,8 m ha protetto una parte della città dalle piene aumentando dall’altro i rischi del mancato deflusso dell’acqua piovana. Nel 2003 con il superamento della soglia di allerta (1,42m) si è ricorso all’apertura di una breccia a 2 km dalla città per permettere alle acque del fiume di defluire rapidamente riportando il livello fluviale in zona di sicurezza per la città.


SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA OMVS, Organisation pour la Mise en Valeur du Fleuve Senegal

Negli anni Sessanta i tre paesi attraversati dal fiume Senegal hanno creato l’OMVS con l’obiettivo di pianificare uno sviluppo strutturato del bacino fluviale. L’organizzazione oltre a pianificare l’intero bacino idrico ha attuato un piano per attenuare la crisi alimentare che aveva colpito la regione del Sahel negli anni Settanta, anni di grande siccità. Ne conseguì lo sviluppo di coltivazioni intensive di riso su 375’000 ettari di terreni alluvionali. Per arrivare a tali obiettivi furono costruite due dighe lungo il corso del fiume. La diga di Diama, in prossimità del Delta,completata nel 1985, fu concepita per bloccare l’afflusso di acqua marina nella valle inferiore durante la stagione secca, nella quale il livello delle acque oceaniche è maggiore rispetto a quello fluviale. L’infrastruttura viene anche usata da serbatoio in periodi di piena. L’acqua, verrà immagazzinata e poi usata per irrigare i campi coltivati durante la stagione secca. La diga di Manantali, sull’affluente Bafing del fiume Senegal in Mali, completata nel 1989, serve da serbatoio e come fonte di produzione di energia idroelettrica. Tuttavia i risultati delle azioni intraprese dall’organizzazione non hanno raggiunto i livelli attesi in alcun campo di intervento: l’incentivazione agricola ha avuto scarsi risultati, a causa di una cattiva gestione delle dighe e la rete fluviale non è stata messa in valore con alcun programma di navigabilità.

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Erosione con foto

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA L’erosione costiera

Variazione del profilo costiero

La Langue de Barbarie separa il fiume Senegal dall’Oceano Atlantico con i suoi 25 km di cordone sabbioso. Questa lingua di terra è oggi a forte rischio a causa di un improvvisa accelerazione dell’erosione costiera. Questo fenomeno, che per secoli ha caratterizzato il fronte oceanico, era stato controbilanciato dall’apporto naturale di sedimenti organici sulla costa. La causa dell’aggravarsi di questa situazione sono le attività umane che negli ultimi decenni, vista la forte sovrappopolazione dei

quartieri, hanno stravolto il delicato equilibrio. La costruzione abusiva in materiale cementizio sulla prima fila di dune costiere, l’utilizzo di sabbia prelevata dalla costa per uso edilizio, lo sradicamento della vegetazione autoctona (alberi di Filao) per ottenere legna da combustione e lo sfruttamento selvaggio del litorale sono tutte cause che hanno contribuito all’accellerazione del processo di erosione costiera.

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA La breccia, evoluzione ed effetti

La rapida crescita della larghezza della breccia è accompagnata da una altrettanto rapida ostruzione naturale della vecchia foce del fiume. Nell’ottobre 2003, in seguito al superamento della soglia di allerta del livello delle acque fluviali (1,42m), per evitare una catastrofica inondazione dell’isola storica, le autorità decisero di aprire un canale di 2 km a Sud della città per facilitare il deflusso in mare delle acque e riportare l’acqua al livello di sicurezza. Dai 4 m di larghezza iniziale, il canale, è passato a 250 m in soli 3 giorni dopo l’apertura, per poi stabilizarsi su 800 m nei mesi successivi. I principali effetti della breccia sono stati: l’erosione del litorale sabbioso in corrispondenza della breccia, con la sparizione di boschi di filaos, e di interi villaggi abitati e la salinizzazione delle acque. Sotto la foto mostra il villaggio ormai scomparso che si trovava in corrispondenza della breccia.

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA La breccia, evoluzione ed effetti

Gli effetti nel villaggio di Gandon

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La variazione dei flussi delle piroghe

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA La breccia, evoluzione ed effetti

L’ARGINE FLUVIALE L’ARGINE FLUVIALE L’ARGINE FLUVIALE

Marzo 2003

Marzo 2003 Marzo 2003

2003

Gennaio 2004 Gennaio 2004 Gennaio 2004 tre mesi dopo l’apertura della breccia

tre mesi dopo l’apertura della breccia

2006

tre mesi dopo l’apertura della breccia

Agosto 2012 stato attuale

2011

UNA NUOVAUNA AREA STRATEGICA NUOVA AREA STRATEGICA

Il nuovo Ilingresso haingresso portatoAREA UNA NUOVA STRATEGICA nuovo haalloportato allo stravolgimento dei ritmi pacati Il nuovo ingresso ha portato allo stravolgimento dei dell’argine ritmi pacati dell’argine interno. Le attività chestravolgimento si svolgevano interno. Levi attività che vi dei sisono svolgevano sonodell’argine ritmi pacati decuplicate nel giro interno. di pochi anni un vianni decuplicate nel Le giro di epochi e un attività che si svolgevano sono appropriazione anarchica dello spazio si è spazio si è appropriazione anarchica dello decuplicate nel giro di pochi anni e un susseguita fino a saturare il saturare terreno il terreno susseguita fino a appropriazione anarchica dello spazio si è disponibile. Le piroghe hanno trovato un disponibile. Le piroghe trovato unil terreno susseguita finohanno a saturare parcheggio più sicuro all’interno dove oltre a dove oltre a parcheggio più sicuro all’interno disponibile. Le hanno trovato un rimanere al riparo da possibili maree (inpiroghe caso rimanere al riparo dapiù possibili (in caso parcheggio sicuromaree all’interno dove oltre a di onde minacciose è la moschea ad avvertire di onde minacciose la moschea ad avvertire rimanere alèriparo da possibili maree (in caso i pescatori chei pescatori si svegliano per spostarle sulla che si svegliano per spostarle sulla didiretto onde minacciose è la moschea ad avvertire strada) sono strada) sotto unsono controllo dei sotto un diretto controllo dei pescatori che si svegliano per spostarle sulla proprietari perproprietari tutta lainotte. Nei quartieri per tutta la notte.più Nei quartieri più strada) sono sotto un diretto controllo dei densi questodensi processo determinato questoha processo ha determinato proprietari peraltutta la notte. Nei quartieri più un’occlusione un’occlusione del margine: l’accesso fiume del margine: l’accesso al fiume è pressoche è bloccato dalle strutture di strutture densi questo processo ha determinato pressoche bloccato dalle di lavorazione e dai materiali da pesca. del margine: l’accesso al fiume un’occlusione lavorazione e dai materiali da pesca. Ogni quartiere ha un suo di appropiarsi è modo pressoche dalle strutture di Ogni quartiere ha un suobloccato modo di appropiarsi dello spazio pubblicolavorazione che ben descrive le e dai da pesca. dello spazio pubblico chemateriali ben descrive le usanze ed il carattere della popolazione Ogni quartiere hache unvisuo modo di vi appropiarsi usanze ed il carattere della popolazione che abita. abita. dello spazio pubblico che ben descrive le Nelle foto i due margini opposti Sud edella popolazione che vi usanze eddell’Ile il carattere Nelle foto i due margini opposti dell’Ile Sud e di Guet Ndar, il quartiere dei pescatori. In di Guet abita. Ndar, il quartiere dei pescatori. In quest’ultimo il comune non ha piu alcuna Nelle ilfoto i due margini dell’Ile Sud e quest’ultimo comune non ha opposti piu alcuna controllo sull’uso dell’argine di cui la controllodi sull’uso dell’argine di dei cui pescatori. la Guet Ndar, il quartiere In popolazione si è lentamente impossessata. popolazione si è lentamente impossessata. quest’ultimo il comune non ha piu alcuna

controllo sull’uso dell’argine di cui la popolazione si è lentamente impossessata.

Prima dell’apertura della breccia le attività della Langue de Barbarie relative alla pesca artigianale venivano svolte sul fronte oceanico. Il cambiamento dei flussi delle piroghe ed un uso sempre più intenso dell’argine fluviale per le operazioni di sbarco ed attracco ha determinato lo spostatamento di tutte le attività annesse alla pesca quali la manutenzione delle piroghe, la lavorazione del pescato, la riparazione dell’attrezzatura e lo sbarco del pescato con vendita diretta.

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Agosto 2012 stato attuale

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Specie Vegetali

bacino fluviale

vegetazione

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SAINT LOUIS. CITTA’ D’ACQUA La breccia, evoluzione ed effetti

Un altro effetto dell’apertura della breccia è stato quello di alterare l’ecosistema dell’estuario salinizzando le acque della laguna fino alla diga di Dakar-Bango. Questo ha causato la perdita di molti spazi coltivabili periurbani. E’ la diga di Diama a impedire l’accesso di acqua salata lungo il bacino. Il delta, infatti, oltre ad essere un importante zona di coltivazione, detta il granaio del Senegal, comprende riserve e parchi nazionali che attirano numerosi turisti. In un paese in cui lo sviluppo sociale ed economico è intrinsecamente legato alla presenza di risorse naturali, non è possibile non mettere in atto le misure necessarie per tutelare questo ecosistema minacciato.

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UN ECONOMIA VULNERABILE

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ECONOMIA VULNERABILE Un’economia settorializzata sul territorio

4 settori

8%

settori

traspor t

o ism ur 11%

mercato informale

i

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turismo e artigianato

erci e se mm rvi o c 46% z

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pesca artigianale

La mancanza di integrazione tra i settori della città è sottolineato dalla settorializzazione delle attività economiche, distibuite inequamente sul territorio urbano. Ognuna delle quattro parti della città ha un suo specifico settore: sulla Langue de Barbarie troviamo la pesca artigianale, nell’entroterra, a Khor e Bango, si trovano le coltivazioni di sussistenza. L’isola di Ndar invece ha perso molte delle sue funzioni amministrative e si basa su un’economia terziaria specializzata nel turismo. L’isola di Sor possiede il settore terziario, offrendo alla città i servizi (commerci, settore edile, artigianato e trasporti).

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ECONOMIA VULNERABILE L’economia informale

Il settore informale può essere definito come l’insieme delle attività lavorative non riconosciute, non regolate, e di conseguenza, non tutelate dalle autorità pubbliche. La definizione di “settore formale” sta progressivamente lasciando il posto a quella di “economia informale” per rendere l’idea che, l’informalità, anche se non è delimitata in un un settore, controlla spesso una porzione importante dei settori economici tradizionali. Nel 1950, W.A. Lewis, dell’ILO (International Labour Conference) studiò un modello economico basato sull’assunto che la caratterizzazione informale dell’economia in Kenya era dovuta alla presenza di un surplus di manodopera, e che, questo surplus, sarebbe stato assorbito gradualmente dall’economia “moderna” con la sviluppo economico dei P.V.S.. Studi più recenti dell’ILO hanno messo in evidenza che non solo l’economia informale persiste, ma che nei P.V.S è cresciuta in parallelo alla crescita economica degli ultimi 40 anni. Gli studi osservano inoltre che le attività dell’economia informale non sono confinate ad imprese marginali, ma comprendono spesso imprese molto redditizie, quali la vendita al dettaglio e le lavorazioni artigianali. Se ne deduce quindi che l’economia informale non può più essere considerata un fenomeno temporaneo, e che le autorità devono capire come sfruttare il suo enorme potenziale per stimolare uno sviluppo economico sostenibile.

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ECONOMIA VULNERABILE

pes c 2 a

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L’artigianato comprende l’artigianato di produzione (lavorazione dei prodotti alimentari, imprese edilizie, etc.) che costituisce il 62% delle imprese, l’artigianato di servizio (meccanici, parrucchieri, etc.) che comil 18% e l’artigianato d’arte (oggettistica forprende m a per turisti, lavorazioni tessili, etc.) che comprende 43 % il 20%. Uno sviluppo economico dei settori della pesca e del turismo costituirebbe una grande opportunità per la crescita del settore dell’artigianato. economia

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fonte: Agence du Developpement du Saint Louis

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Il settore informale dell’economia ingloba i settori del commercio, dell’artigianato e dei trasporti. A pes Saint Louis, il commercio, occupa una parte consistc ente della popolazione (110’000 persone) e prevale 28 anettamente sugli altri settori. E’ difficile conoscere % l’apporto del settore informale nel comune di Saint Louis, ma una stima condotta dall’ International Labour Office (ILO) nel 2009 riporta che ha genersettori ato 22 miliardi di dollari di valore aggiunto, pari a un quarto dell’economia locale. Il numero stimato di unità produttive informali era di 13’000 nel 2011.

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erci e se mm rvi o c 46% z

L’economia informale

Un limite posto allo sviluppo di questo settore è la difficoltà di accesso alle strutture di vendita e soprattutto la difficoltà nell’ottenere prestiti finanziari vista la natura spesso informale, e quindi non riconosciuta dalle istituzioni, delle micro imprese.

fonte: Agence du Developpement du Saint Louis

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tes s 9% il

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Le tipologie di vendita

Formale

Informale

Transizione

La città di Saint Louis ha 2 grandi mercati, uno a Sor e l’altro alla Gare Routière di Pikine. Il mercato di Sor, posto sul sito dell’ex stazione ferroviaria, è costituito da 8000 micro unità formali ed altrettante informali, circondate ed invase da venditori ambulanti di ogni genere. Buona parte del commercio formale (detto anche “moderno”) si trova sull’isola Ndar e lungo gli assi viari principali di Sor. Il commercio informale può essere semplificato in 4 tipologie di vendita: il commercio di transizione (micro botteghe che rivendono prodotti acquistati all’ingrosso o di contrabbando), il commercio di sussistenza (vendita di prodotti di produzione propria), il commercio “malin-malin” (micro-rivendita ambulanti a prezzi leggermente più alti di prodotti acquistati al mercato principale)

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Sussistenza

Malin-malin


ECONOMIA VULNERABILE Commerci e turismo

Il settore del turismo

L’unico settore economico rilevante presente sull’isola storica, oltre al commercio di dettaglio, è il turismo. La città ha un alto potenziale turistico dato principalmente dal patrimonio architettonico di periodo coloniale. L’apertura nel 1993 del Service Regional du Tourisme, con sede a Saint Louis, ha contribuito ad una parziale riqualificazione di alcuni isolati dell’ile, con funzione alberghiera e di ristorazione. Tuttavia il settore è gestito in maniera quasi esclusiva da imprenditori esteri ed ha un raggio di azione limitato sul territorio. Questo fattore, combinato con la mancanza di una rete turistica estesa fanno si che il settore turistico abbia un impatto limitato sullo sviluppo dell’economia locale.

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UNIVERSITA DELLA PESCA A Saint Louis, sulla Langue de Barbarie, vi sono 14 mila pescatori. Gli uomini svolgono questo mestiere dai 12 ai 35 anni e poi in “pensione” si dedicano alle altre attività relative alla pesca. Sugli argini della Langue de Barbarie troviamo costruttori e decoratori di barche, fabbricatori di reti, riparatori di motori, venditori di ghiaccio e trasportatori. Le donne del quartiere si occupano invece delle attività di vendita e dell’eventuale essiccazione del pesce non venduto.

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ECONOMIA VULNERABILE La pesca artigianale

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ECONOMIA VULNERABILE La pesca artigianale

Tipologie di piroghe

La pesca artigianale è il settore più dinamico dell’economia locale; nel 2010 ha generato 20 miliardi di CFA, pari al 28% dell’economia globale di Saint Louis. Su un totale di 350’000 t di pescato nel 2010 in Senegal, 60’000t provenivano da Saint Louis. Inoltre è attorno a questa attività millenaria che sì è andata creando l’identità culturale locale. I 50’000 abitanti della Langue de Barbarie formano una comunità coesa e solidale, ma soprattutto, autonoma dal resto della città. Organizzati in strutture familiari, o più frequentemente in sekters, i pescatori della la Langue de Barbarie, in particolare dei quartieri di Guet Ndar e di Goxumbathie, sono fortemente specializzati nel settore. Contrari-

amente a quanto si potrebbe pensare nel vedere la precarietà ed insalubrità del quartiere dei pescatori di Guet Ndar, l’attività di pesca genera molta richezza, inequamente ripartita tra i proprietari di piroghe e le famiglie di braccianti, artigiani o rivenditori. Le piroghe attive sono circa 3000 ma solo la metà delle famiglie di pescatori è proprietaria della piroga che utilizza. L’attività di pesca monopolizza l’intera manodopera della Langue de Barbarie, e in tempo di crisi la dipendenza da un unico settore dell’economia può rendere vulnerabile questa antica e solida comunità.

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ECONOMIA VULNERABILE La pesca artigianale: un settore in crisi Flussi ed infrastrutture

Le 3 scale del commercio ittico

La redditività dell’attività di pesca potrebbe essere notevolmente incrementata. A frenare la crescita sono principalmente le condizioni insalubri in cui avvengono lo sbarco, le lavorazioni e la vendita. La Langue de Barbarie è dotata di 8 imprese per la fabbricazione del ghiaccio ma non dispone di nessuna struttura per lo stoccaggio del pescato delle circa 500 piroghe che giornalmente sbarcano il pesce in maniera rudimentale sul fronte oceanico o sull’argine fluviale del Petit-Bras.

Il piccolo porto dell’hydrobase, a sud della città, non viene usato dai pescatori, sia per la sua lontananza dai quartieri, che per l’inadeguatezza del molo rialzato, che si adatta ad imbarcazioni grandi, e non alle piroghe. La diversa dimensione delle piroghe determina il numero di persone a bordo, la durata dell’uscita in mare, la quantità di pesce pescato, e di conseguenza il luogo più adatto allo sbarco. Le piroghe più piccole si indirizzano ad un commercio locale, mentre quelle grandi all’esportazione

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ECONOMIA VULNERABILE La pesca artigianale: un settore in crisi Rarefazioni ed accoridi internazionale

Originariamente la pesca fluviale era un attività estesa a tutto l’anno, poichè le ridotte quantità di pescato non imponevano di rispettare i tempi del riposo biologico. Oggi lo sviluppo della pesca artigianale si trova fortemente limitato a causa della rarefazione delle specie acquatiche a largo delle coste di Saint Louis. La diminuizione del pescato, soprattutto di specie da fondale è stata causata dalle tecniche di pesca non sostenibili (es. pesca con dinamite) e dal mancato rispetto dei cosiddetti periodi di fermopesca, ovvero i mesi di riposo biologico in cui i pesci si riproducono (luglio-novembre). La situazione si è improvvisamente aggravata con l’apertura della breccia nell’ottobre 2003, che, facilitando notevolmente le operazioni di pesca ha fatto aumentare la messa a terra annuale del 55% in un solo anno (dal 2003 al 2004) rendendo lo sfruttamento delle acque insostenibile. Le specie più pescate sono i thiof e le sardine, entrambe in forte diminuizione poichè gli esemplari vengono pescati in età troppo giovane, prima di avere il tempo di riprodursi. A sommarsi all’effettiva rarefazione del pescato vi sono anche i sempre più difficili accordi economici e politici con la Mauritania, che rischi-

ano di bloccare le attività di pesca sulla Langue de Barbarie, motore economico dell’intera città. I pescatori Senegalesi infatti, necessitano di una licenza molto onerosa per poter pescare a largo della ZEE maura, che beneficia di acque molto più ricche in quanto meno sfruttate negli ultimi decenni. Ultimamentel numero di licenze rilasciate è stato ridotto drasticamente; quest’anno l sono state limitate a 300 (solo il 10% delle piroghe attive a Saint Louis) delle quali 45 devono, per accordo, scaricare il loro pescato a Nouakchott. La dipendenza dalla Mauritania ha messo in ginocchio le famiglie proprietarie di piccole piroghe, che spesso per necessità continuano a pescare illegalmente in Mauritania durante la notte, rischiando il sequestro della propria piroga, unica fonte di reddito familiare. Gli introiti dovuti al settore della pesca, nonchè i quantitativi di pesce consumati in media dalle famiglie, sono diminuiti, aggravando la precarietà economica delle popolazioni locali e aumentando la sottoproduzione alimentare dell’intera città, già fortemente dipendente dalle importazioni.

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ECONOMIA VULNERABILE La pesca artigianale: un settore in crisi Infrastrutture carenti

Con la costante crescita della popolazione si Saint Louis, la pesca artigianale assume un ruolo fondamentale, in quanto maggiore settore produttivo della città. Tuttavia, vista la situazione incerta del futuro della pesca di Saint Louis (poichè dipendente da accordi statali), si prende atto del fatto che non si può pensare ad una vocazione industriale per la pesca, né possono essere aumentate le messe a terra attuali; si può agire solo sull’aumento della ricaduta economica locale, a parità di quantità di pescato. Uno dei problemi principali è il basso ricavato che i cittadini di Saint Louis hanno dal pescato.Questo per il 72% viene comprato all’ingrosso direttamente allo sbarco dai marayeurs che via camion lo rivendono ad altri mercati del paese o lo portano al porto di Dakar per essere esportato . Le condizioni insalubri di sbarco e lavorazione contribuiscono anche esse a diminuire il valore di mercato del pescato; ad esempio, le esportazioni sono principalmente limitate a paesi africani o asiatici, poichè le condizioni igieniche non a norma non consentono di ottenere i certificati necessari per essere importati in Europa. Inoltre, la mancanza di infrastrutture, limita la capacità di gestire le sovrapproduzioni da vendere in periodi di scarsità di pescato. La mancanza di strutture per lo stoccaggio e la mancanza di una struttura di mercato sono i principali fattori che portano i pescatori a svendere a basso prezzo il pescato in surplus ai marayeurs, che sfruttano a loro vantaggio la situazione.

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ECONOMIA VULNERABILE La pesca artigianale: un settore in crisi Progetti di Cooperazione

Le essiccatricci del pesce

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Fino a due anni fa l’attività di trasformazione del pesce (essiccamento, salatura, affumicatura), veniva effettuata sull’argine del fiume e sulla spiaggia di Guet Ndar in strutture individuali autocostruite. Nel 2010 è stato creato un Centro di Trasformazione a Sud di Guet Ndar. La nuova struttura di essiccazione è lontana e isolata dai quartieri e si colloca oltre il limite urbano posto dal cimitero musulmano. Le donne impiegate, che prima lavoravano nel proprio quartiere di residenza, oggi sono obbligate a prendere giornalmente il calesse per andare ad acquistare il pesce e poi per riportarlo sui luoghi di mercato. Il nuovo sito di trasformazione non ha la capienza per accogliere tutte le donne e il sito non risolve il problema alle donne di Goxumbacc, per motivi sia pratici, che per questioni di rivalità tra quartieri, si rifiutano di lavorare nel sito creato dalla Cooperazione Spagnola all’hydrobase.

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Le criticità individuate nel settore della pesca marittima artigianale a Saint Louis sono molte. La rarefazione del pescato che genera una stagionalità forzata dell’attività causa disoccupazione soprattutto tra i giovani. Altri freni allo sviluppo sono la carenza di infrastrutture e strutture per lo stoccaggio e l’insalubrità dell’argine fluviale, sito dove avvengono tutte le operazioni di sbarco e di vendita. Il sovraffollamento dei quartieri della Langue de Barbarie contribuiscono alle condizioni insalubri dell’argine, e inoltre aumentano la pressione economica sul settore, rendendo il sovrasfruttamento delle specie ittiche inevitabile.

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ECONOMIA VULNERABILE La pesca artigianale: un settore in crisi Progetti di Cooperazione

Criticità del settore

Nel 2010 l’AFD (Agence du Developpement Francaise) ha redatto uno studio di fattibilità su possibili ipotesi per il potenziamento del settore della pesca matittima. L’AFD è attiva da anni in questo campo e nel 1995 ha realizzato i due Quais de Peche presenti (uno a Guet Ndar e l’altro a Goxumbacc). Lo studio di fattibilità indica che bisogna agire sulle infrastrutture di base (aree di sbarco, aree di trasformazione, strutture per la conservazione, modalità di trasporto) che aiuterebbero a minimizzare i rischi sanitari delle popolazioni coinvolte, evitare lo spreco di pesce in occasione di sovrapproduzione, ridurre le perdite post-cattura dovute allo condizioni di sbarco e per ottenere i certificati neces-

sari all’esportazione verso paesi extra-africani. Per il carattere incerto dello sviluppo futuro della pesca artigianale vanno preferiti interventi minimi, quindi è da escludere la costruzione di un nuovo porto fluviale sul lato destro della riva (a Sor) e da preferire la ristrutturazione del porto esistente dell’hydrobase, abbandonato ma un pò distante dall’attuale posizione di sbarco-attracco delle piroghe. Questo sito ha lo spazio necessario per porre tutte le strutture necessarie (stoccaggio, lavorazioni, fabbrche del ghiaccio, etc.) ma il progetto è stato interrotto poichè ritenuto già in partenza fallimentare per questioni di distanza dal Guet Ndar.

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ECONOMIA VULNERABILE La pesca artigianale: un settore in crisi L’acquacoltura, un settore poco accettato

La rapida urbanizzazione delle città, il persistere dell’insicurezza alimentare nelle zone urbane e periurbane, la disoccupazione, nonchè la rarefazione del pescato hanno spinto le autorità locali a finanziare un programma di formazione in acquacoltura (la produzione di organismi acquatici, principalmente pesci, crostacei e molluschi, in ambienti confinati e controllati dall’uomo). Paradossalmente città come Saint Louis produrrebbero abbastanza pesce per soddisfare i fabbisogni dei suoi abitanti, ma gran parte di questo viene esportato, poichè prodotto pregiato. L’acquacoltura sarebbe molto conveniente nelle comunità rurali che pescano sul fiume dove il pescato scarseggia ma i bacini d’acqua dolce sono molti. L’acquacoltura è poco accettata dalle famiglie di pescatori, che vedono come cosa innaturale alimentare i pesci con alimentazione acquistata, e che spesso sono spaventati dall’investimento iniziale. E’ più accettata invece dagli agricoltori, che magari dispongono del terreno necessario per impiantare la vasca d’acqua. Il governo Senegalese ha istituito l’ANA, Agenzia Nazionale per l’Acquacoltura, con sede a Dakar e a Saint Louis, per avvicinare e formare le popolazioni principalmente periurbane a questo settore poco conosciuto. L’ANA è un ente che fornisce ai privati e ad associazioni i mezzi conoscitivi e materiali per iniziare una allevamento ittico. Inoltre per mezzo dell’ente lo stato fornisce prestiti iniziali ai coltivatori, che poi possono essere restituiti con l’avvio della produzione.

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ECONOMIA VULNERABILE L’agricoltura un settore da potenziare

La produzione del settore agroalimentare nella regione di Saint Louis non copre il fabbisogno delle città al suo interno. Per arrivare al target di sicurezza alimentare delineato nei documenti della FAO, a livello nazionale nel 2000 lo stato ha lanciato l’ambiziosa riforma GOANA (Grande Offensive pour l’Agriculture, la Nourriture et l’Abundance) con l’obiettivo di incremetare la produzione agroalimentare entro il 2015. I passi verso il raggiungimento dell’obiettivo includevano la conversione di terre abbandonate in campi coltivati, il finanziamento di impianti di irrigazione statali e la ricerca di finanziamenti esteri.Le piene del fiume Senegal irrigano vasti territori coltivabili lungo il bacino; la regione avrebbe quindi il potenziale per diventare il granaio del paese, ma non è sufficientemente sfruttata. Se le comunità rurali lungo la valle del fiume incrementassero la produzione agricola durante la stagione umida, anzichè dedicarsi esclusivamente alla pesca fluviale di sussistenza, la region, potrebbero, se non raggiungere una situazione di sicurezza alimentare ed autonomia, almeno avere dei prodotti agro-alimentari da scambiare sui mercati locali o della città più vicina, incrementando il reddito familiare.

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ECONOMIA VULNERABILE L’agricoltura un settore da potenziare

La salinizzazione delle acque fluviali durante la stagione secca, dovuta all’apertura della breccia, ha diminuito la fertilità dei suoli nelle immediate vicinanze della città. Prima del 2003, gli abitanti della Langue de Barbarie e di Sor (chiamato in periodo coloniale le potager de Saint Louis, ovvero l’orto di Saint Louis, per via delle vaste aree coltivate presenti) sfruttavano la presenza del fiume per irrigare i piccoli orti di sussistenza posti lungo gli argini. Le coltivazioni principali erano le cipolle, i pomodori e altri ortaggi da frutto. Oggi questi orti sono parzialmente in disuso, poichè la loro produttività è diminuita. L’abbandono di questi spazi ai margini delle isole urbane ha aumentato notevolmente l’uso di questi spazi come discariche a cielo aperto. La diga mobile a Dakar Bango blocca la risalita dell’acqua salmastra, salvaguardando le aree agricole della zona e dell’intero bacino fluviale.

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ECONOMIA VULNERABILE L’agricoltura un settore da potenziare Verso la sicurezza alimentare

La città di Saint Louis è fortemente dipendente dalle importazioni, sia nazionali che estere. Gli unici prodotti della regione che vengono esportati sono il pesce, proveniente direttamente da Saint Louis e importato principalmente da Mali e Burkina Faso, la cipolla e il pomodoro. Nonostante sia in una zona di produzione di riso, anche questo prodotto spesso va integrato con prodotti importati dai paesi asiatici. Nel 2005 il Senegal ha importato 850’000t di riso, 200’000t di grano e 300’000t di frutta e verdure, diventando così il secondo paese africano per quantità di importazioni. La presenza di investitori esteri cinesi ha portato alla creazione di accordi economici per l’importazione di riso e sorgo. Solo in anni di piogge abbondanti il paese raggiunge una autosufficienza in miglio, sorgo e cassava, alimenti di base della dieta senegalese. Lo stato ha messo in atto misure per incrementare la produzione e diminuire la dipendenza dalle importazioni, fattore che rende Saint Louis vulnerabile a fronte di continue fluttuazioni dei prezzi dei mercati mondiali. Queste misure tuttavia sono state frenate problemi di tipo ecologico dovuti a una cattiva gestione delle risorse naturali in passato. Ad esempio la monocoltura dell’arachide, risalente al periodo coloniale, ha impoverito e inaridito molti suoli coltivabili.

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ECONOMIA VULNERABILE L’agricoltura un settore da potenziare ISRA e formazione agricola

L’ISRA (Institut Sénégalais de Recherches Agricoles), la cui sede è presente a Saint Louis in quanto capoluogo di una regione dal forte potenziale agricolo, conduce, all’interno dei propri orti sperimentali, studi sulla fattibilità di promuovere progetti di agricoltura urbana e periurbana per alleviare gli effetti negativi della sottoproduzione alimentare in città. A seguito di esperienze positive condotte in altre città dall’alta densità abitativa in Africa, gli studi si concentrano sull’attività di microgiardinaggio. Il microgiardinaggio consiste nel piantare gli ortaggi all’interno di un recipiente contenente substrato arricchito o una vasca d’acqua (coltivazione idroponica). La dimensione minima della superficie permette l’uso di questa tecnica anche all’interno delle corti più piccole, o nelle micro-concessioni lungo gli argini della città. Per incentivare l’attività

di microgiardinaggio sono necessarie delle postazioni urbane per la sensibillizzazione del cittadino e dei canali per la formazione, sia di base che specializzata, in campo agricolo. Il finanziamento sostenibile dell’istruzione professionale agricola si pone come una vera sfida, poichè la maggior parte dei paesi africani non hanno un fondo nazionale per la formazione professionale da cui poter attingere cifre consistenti; esiste solo il FNDR (Fondo nazionale per lo sviluppo rurale). Le organizzazioni di cooperazione sono spesso riluttanti a impegnarsi in progetti di finanziamento senza fine, specialmente in zone dove i risultati spesso non sono quelli attesi. Inoltre non è possibile mettere in atto un Istituto che venga finanziato dalle tasse di esportazione, poichè il Senegal non è un esportatore di prodotti agricoli.

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ECONOMIA VULNERABILE L’agricoltura un settore da potenziare

Esperienze in Senegal: Dakar Microjardins

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Il progetto di microgiardinaggio promosso dall’ISRA si ispira all’esperienza positiva del programma “Microjardins en ville” a Dakar, finanziato dalla FAO e dalla ONG italiana ACRA. Il progetto, di grande successo, prevedeva lo sviluppo di microgiardini sui tetti del quartiere denso di Pikine. Nel caso di Saint Louis la realizzazione del progetto verrebbe affidata all’Agence Régionale de Développement (ARD), e si pone l’obiettivo di facilitare l’accesso delle popolazioni ai mezzi e alle capacità per l’attività agricola. A Dakar il progetto avviato dall’ONG ACRA è poi stato lasciato in gestione alle GIE (Groupements d’Interet Economique) femminili presenti nei quartieri. Le Gie, oltre a fare da tramite tra ONG e abitanti dei quartieri, hanno anche svolto il compito di trasmettere alla popolazione locale le capacità assunte dai programmi di formazione tenuti

dall’ACRA. La scala di produzione del microgiardinaggio è quella della sussistenza familiare, ed eventualmente della rivendita a livello locale dei prodotti in eccesso. Un orto in cassetta può infatti produrre fino a 30kg/anno/mq, coprendo con 2-3 mq il fabbisogno di una famiglia di 4-5 persone. I vantaggi del microgiardinaggio sono: l’alta efficienza d’uso di acqua (1-3 litri/giorno/mq); la riduzione al minimo di fertilizzanti chimici, sostituiti da metodi di concimazione naturali come ad esempio l’additivazione del substrato con scarti di produzione dell’arachide e del riso; l’ottenimento di prodotti sani poichè autoprodotti, e dall’altro valore nutritivo; una minimizzazione degli spazi necessari per la coltivazione; la facile reperibilità dei materiali necessari per creare un orto, solitamente materiali di recupero quali casse di polistirolo, pneumatici, tubi in pvc, etc.

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ECONOMIA VULNERABILE L’agricoltura un settore da potenziare Coltivazioni a Dakar-Bango

In Senegal l’irrigazione dei terreni coltivati è una delle sfide più grandi nel campo dell’agricoltura. Nel 2011, nonostante il potenziale di irrigazione di 240’000 ettari, solo un terzo della superficie è stato irrigato. Un esempio di come la presenza dell’acqua può creare dal nulla un paesaggio agricolo produttivo ci è dato dal villaggio di Dakar-Bango, cresciuto attorno al campo militare prima dell‘insediamento dell’Università, e accanto all’aereoporto ora dismesso. La zona é ricca di spazi coltivati, che i singoli proprietari sfruttano per la produzione di frutta e verdure da rivendere sul mercato locale. Questo avviene perchè il quartiere beneficia del passaggio della canalizzazione di adduzione di acqua potabile da Khor alla città, che permette ai proprietari dei terreni adiacenti di irrigare gratuitamente i propri orti. Negli ultimi decenni il costo dei terreni è aumentato fortemente, a causa della forte pressione demografica sulla città che porta sempre più persone a spostarsi verso nuovi quartieri, e per il fatto che sempre meno gente compra terreni al solo fine di praticare un’ agricoltura di sussistenza. Lo stato concede terreni gratuiti a famiglie con case a rischio di crollo sul fronte mare della Langue de Barbarie. Per questo molti abitanti di Dakar-Ban-

go vi si trasferiscono da Guet Ndar, Ndar Toute e Goxumbacc, pur mantenendo un forte contatto con il quartiere di provenienza, dove continuano a praticare l’attività di pesca. Il rapido collegamento con Goxumbacc,solo 15 minuti in piroga, permette alle famiglie che hanno proprietà in entrambi i quartieri di spostarsi anche quotidianamente. La connessione tra i due quartieri, che diverrà sempre più importante nei decenni a venire, con lo spostamento di altre famiglie di pescatori nei nuovi villaggi a causa della mancanza di spazi, può condurre ad un ripensamento delle attività lavorative sulla Langue de Barbarie. Trovare una fonte di reddito alternativa, almeno in periodo di fermo pesca, per le famiglie sempre più numerose che vivono solo di pesca ed attività annesse porterà vantaggi economici aumentando il reddito delle famiglie, dando lavoro ai membri più anziani (l’attività di pesca viene in media praticata fino ai 35 anni, età in cui il padre di famiglia viene sostituito dai suoi primi figli) e ai giovani disoccupati in periodi di mancanza di pescato. Inoltre delle microcoltivazioni si adattano molto bene sia agli spazi disponibili che alle dinamiche di micro-rivendita di prodotti ortofrutticoli sulla Langue de Barbarie.

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MARGINI OPPOSTI

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MARGINI OPPOSTI Spazi Marginali al centro della città

caratteri dell’argine

densità dell’argine

La città di Saint Louis è definita dai suoi bordi. Le quattro parti di città non sono entità distinte su carta, sono isole, in maggiore o in minor misura connesse tra loro. Questa grado di connessione varia in base al tipo di margine che è stato creato, dall’uomo o dall’acqua. Prima dell’avvento della mobilità su gomma, il piano d’acqua fungeva da connettore tra le isole, altrimenti collegate solamente da uno o due ponti. Ora che la mobilità fluviale ha perso importanza gli argini vengono utilizzati solamente dalle comunità di pescatori per l’attracco delle piroghe. Ogni isola ha un rapporto diverso con i suoi argini e di consequenza con il piano d’acqua. Il fronte oceanico della Langue de Barbarie è il margine più malleabile, ridisegnato ogni giorno dalle forti correnti oceaniche. L’erosione costiera sta ritracciando la linea di costa, invadendo i quartieri e distruggendo le abitazioni. Non potendo proteggersi dall’avanzata delle acque, improvvisano barriere con reti da pesca. Nonostante tutto gli abitanti continuano a svolgere su questo fronte la maggior parte delle attività relative alla pesca, incluso lo sbarco e l’attracco delle piroghe.

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quartieri

Ile Nord

Gouxoumbac Camp Gazeille

Ile Centre

Haut Ndar Toute Ie Sud Bas Ndar Toute

Guet Ndar

(Dack, Pondekhole, Lodo)

A meno di 100 metri l’una dall’altra si trovano due realtà urbane opposte tra loro, che si costeggiano per circa 2 km separate dal braccio minore del fiume Senegal: la Langue de Barbarie e l’Ile. La langue de Barbarie costituisce il bacino di risorse umane e culturali da far interagire con l’Ile in vista di una sua riattivazione.

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MARGINI OPPOSTI Spazi Marginali al centro della cittĂ

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L’argine non viene concepito come un elemento della città. La proprietà è del comune che però non impedisce il meccanismo di appropriazione informale ad opera dei cittadini. Il limite viene escluso dal tessuto urbano e abbandonato a se stesso. Ne risulta che le attività sono per lo più casuali e senza nessuna regola. L’argine diventa spazio per attività di ogni tipo, nonchè discarica a cielo aperto.

8 quartieri La città è divisa in 8 quartieri e questa suddivisione non è solo di tipo amministrativo.Il confine è ben delineato nell’immaginario collettivo degli abitanti, principalmente per la presenza delle associazioni di quartiere, ma anche a causa della forte disparità di servizi ed attrezzature pubbliche presenti nelle varie zone della città. E’ interessante osservare il rapporto opposto che i quartieri dell’ile e della langue de barbarie hanno con i due argini del fiume. L’affaccio principale di un quartiere va ad incontrare il retro del quartiere limitrofo: si sancisce il limite e la mancata integrazione tra le parti.

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MARGINI OPPOSTI Spazi Marginali al centro della cittĂ

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“Pensare al margine come ad un territorio di ricerca sulle ricchezze che nascono dall’incontro di ambienti diversi.� Gilles Clement Manifesto del terzo paesaggio

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MARGINI OPPOSTI L’argine dell’Ile

L’estrema saturatione dell’abitato dei quartieri di pescatori ha portato al trasferimento delle attività domestiche verso la strada, generando un’ appropriazione anarchica degli spazi pubblici. All’interno dell’ile questo non avviene, sia per la minore densità abitativa che permette ad ogni famiglia di svolgere le attività domestiche all’interno della propria corte, sia perchè la rigida griglia coloniale non si presta ad un informale appropriazione degli spazi. Tuttavia la presenza di spazi vuoti non è da considerare un bene poichè questi diventano raramente luoghi pubblici che contribuiscono alla riattivazione e riqualificazione dell’aspetto degradato dell’Ile; nella maggior parte dei casi infatti si trasformano in discariche. Il margine fluviale che circonda l’ile è il più antropizzato. L’isola è stata da sempre delimitatta, divisa con barriere sociali o fisiche da quella che era la città indigena. Imponenti strutture in cemento la proteggono e la separano dal fiume. Dal lato della Langue de Barbarie è stato lasciato l’argine sabbioso, che in seguito alle frequeti inondazioni è stato separato dalla strada asfaltata da un muretto di protezione in cemento. Questo è una barriera visuale, che separando il quartiere dal suo argine lo ha fatto diventare uno spazio di risulta, utilizzabile come discarica a cielo aperto.

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MARGINI OPPOSTI La pointe Nord, zona militare in dismissione

La punta Nord dell’isola è stata bonificata a partire dal 1870, è sempre stata area militare, poi estesa e connessa all’area di camp gazeille. Indipendenza, partenza quadri militari, è stata parzialmente abbandonata. Questa cassissima densità abitativa è ancora piu visibile per la presenza di ampi giardini che circondano gli edifici pluripiano. I giardini non vengono molto fruiti dagli abitanti del quartiere, se non per il pascolo di bestiame, e quindi risultano come spazi residuali che circondano ogni lotto. A sud invece, la rigida maglia coloniale e la densità del costruito vanno a definire dei lotti pieni, frammentati in singole proprieta, che spesso contengono al loro interno corti etc. L’area militare di Camp Gazeille è stata dismessa negli anni ’80, vista la perdita di importanza del settore militare senegalese e il trasferimento di alcune strutture verso il campo militare di Dakar Bango. Gli edifici a stecca del campo militare sono stati in parte rifunzionalizzati all’interno dei perimetri dei due centri di formazione esistenti (Istituto superiore per Istitutori, un Istituto professionale privato e due scuole di grado primario e di grado secondario) ed in parte assegnati ad associazioni di quartiere.

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Spazi di risulta trasformati in discariche

Gli edifici militari

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MARGINI OPPOSTI La pointe Nord, zona militare in dismissione

Vista il ruolo sempre meno importante che il corpo militare assume all’interno della città, sono in previsione dei processi di trasferimento delle strutture militari dalla punta Nord all’area militare di Dakar bango, in prossimità dell’aereoporto dismesso. Gli edifici che verrebbero dismessi sono quelli attualmente adibiti a caserma e aree per le esercitazioni, Questo lotto, limitrofo all’argine fluviale viene poco usato ed è dotato di strutturedi grandi dimensioni e in condizioni tali da poter ospitare nuove funzioni, che anzichè chiudersi all’interno di un perimetro murato si aprano al quartiere. La riqualificazione di questo lotto, che con la sua chiusura in se stesso, contribuisce all’apparente stato di abbandono degli spazi pubblici del quartiere, può essere il punto di partenza per una riattivazione dell’intera punta Nord. Riattivare il quartiere non si traduce eper noi in una densificazione del costruito, ma in una rafforzamento delle relazioni sociali, del tessuto di comunità e delle attività svolte.

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MARGINI OPPOSTI L’argine della Langue de Barbarie

L’appropriazione informale

Per capire il ruolo ed il valore che hanno gli argini fluviali della Langue de Barbarie occorre partire da uno studio dei modi di appropriazione informale degli spazi e delle tipologie autocostruite che saturano questi argini. La comprensione della relazione che gli abitanti del quartiere hanno instaurato con gli argini è passata da un dialogo con i fruitori, e in particolare con le associazioni (istituzionali e non) collocate lungo l’argine. La prima peculiarità del quartiere è che gli abitanti della Langue de Barbarie sono gli unici che vivono gli argini non solo dall’interno, ma anche dal piano d’acqua. Nel 2003 l’apertura della nuova breccia ha portato allo stravolgimento dei ritmipacati dell’argine interno.

Le attività che vi si svolgevano sono decuplicate nel giro di pochi anni e un appropriazione anarchica dello spazio si è susseguita fino a saturare il terreno disponibile. Le piroghe hanno trovato un parcheggio più sicuro all’interno dove oltre a rimanere al riparo da possibili maree sono sotto il diretto controllo dei proprietari per tutta la notte. Da un attenta osservazione delle attività che vengono svolte all’interno del quartiere (nei vicoli interni, lungo le vie principali etc.) è possibile vedere come le linee di demarcazione dei quartieri non coincidono con la strada carrabile che separa gli ultimi lotti edificati dall’argine sabbioso, come avviene sull’ile.

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81 m

306 m

MARGINI OPPOSTI

Edificato

L’argine della Langue de Barbarie

Guet Ndar Corti interne

Lottizzazione

306 m

81 m

276 m

Edificato

Corti interne

Da un attenta osservazione delle attività che vengono svolte all’interno del quartiere (nei vicoli interni, lungo le vie principali etc.) è possibile vedere come le linee di demarcazione dei quartieri non coincidono con la strada carrabile che separa gli ultimi lotti edificati dall’argine sabbioso, come avviene sull’ile. Il quartiere finisce dove c’è la linea d’acqua, e laddove le acque sono calme di estende anche oltre. L’argine fluviale è stato inglobato nel tessuto urbano, viene usato in maniera intensiva per tutte le attività domestiche e lavorative che non trovano posto nelle strette stradine di quartiere.

densità del margine

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MARGINI OPPOSTI 238 m L’argine

119 m 393 m della Langue de Barbarie

Vuoti

Camp Gazeille

den

Edificato

238 m

Vuoti

119 m

393 m

Camp Gazeille, ex campo militare, non ha il problema di congestione urbana come gli altri quartieri; questo si riflette nella minore densità di attività sull’argine. Le strutture private, proprio perchè abusive e quindi temporanee vengono realizzate con materiali di recupero e non viene curata minimamente la manutenzione degli spazi adiacenti alla propria baracca. Il fatto di dover, a ogni ordinanza del comune, smantellare tutte le baracche fa sì che queste abbiano un aspetto poco curato e temporaneo, a differenza delle baracche all’interno della città, che nonostante le dimensioni ed i materiali usati sono curate anche negli spazi limitrofi. Inoltre tutti gli spazi non saturati dalle baracche o dallo svolgimento di attività vengono usate come discariche a cielo aperto. Il fiume è il ricettacolo di tutti i rifiuti del quartiere, quel che le sue acque non portano via rimane sull’argine, ben’impresso nell’immagine cartolina che i turisti vedono dall’argine dell’isola

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MARGINI OPPOSTI L’argine della Langue de Barbarie

Ndar Toute Tessuto edilizio ad alta densità

Lottizzazione

401 m

Edificato

Vuoti

Il paradosso è che all’interno di un quartiere che vive di pesca, l’accesso al fiume sia pressochè bloccato dalle costruzioni abusive e dalle molteplici attività, che riducono la produttività dell’attività. L’argine è l’unico spazio che può essere usato per la costruzione, manutezione e decorazione delle piroghe e per la manutenzione delle attrezzature. A queste si sommano le attività domestiche e sociali, quali gli incontri tra sekters o mbootays, il lavaggio e stesura dei panni, la preparazione e la consumazione dei pasti, il pascolo degli animali domestici e lo smaltimento dei rifiuti. Nel quartiere di Guet Ndar l’argine è saturato di micro costruzioni che gli abitanti collocano abusivamente su un terreno demaniale non costruibile. Le uniche strutture in cemento sono quelle autorizzate, ovvero le moschee e gli mbaars.Questi ultimi spesso vengono donati alla popolazione da parte di politici locali, in cambio di seguito elettorale.

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MARGINI OPPOSTI Guet Ndar, l’ex area per la trasformazione del pesce

Il quartiere di Guet Ndar, che presenta il tessuto urbano più saturo della città, ha un unico grande vuoto che, viste le sue dimensioni e la sua posizione strategica di vuoto all’interno di un quartiere senza spazio e senza infrastrutture, può assumere una grande importanza all’interno della riorganizzazione delle attività di quartiere. A sud del quartiere, in linea d’aria con la punta Sud dell’isola storica, fino a pochi anni fa si trovava il maggior sito di trasformazione dei prodotti ittici della città. Il sito era sorto spontaneamentepoichè in corrispondenza del Quai de Peche, costruito dall’AFD verso la fine degli anni ’80. Prima dell’apertura della breccianel 2003, il Quai de peche che era il maggior sito di sbarco sul fronte oceanico. Inoltre il sito di trasformazione era limitrofo al grande snodo viario usato come parcheggio dai camion per l’esportazione dei prodotti.quindi il posizionamento del sito era strategico per l’abbondanza di pescato da acquistare sul posto, come anche la presenza sul posto di camion per l’acquisto diretto del pescato essiccato. Le circa 500 donne che lavoravano in questo sito si erano collocate su questo argine in maniera spontanea, senza autorizzazioni. Poi con il passare degli anni la loro posizione era stata regolarizzata, come anche quella delle donne collocate nel sito di trasformazione sul fronte oceanico, a 300 metri di distanza.

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MARGINI OPPOSTI Guet Ndar, l’ex area per la trasformazione del pesce

Negli ultimi decenni i progetti di cooperazione esteri si sono impegnati nel fornire le donne dei mezzi necessari per svolgere le attività, quali tavoli essiccatoi, vasche per la salatura e forni per l’affumicatura, Tuttavia vista l’origine irregolare dei siti di trasformazione, nessun opera di urbanizzazone è mai stata realizzata, per dotare l’area di servizi igienici, fognature o ambienti di servizio. Questi erano i principali motivi dell’insalubrità del sito. Per questo nel 2004 il progetto di cooperazione spagnola ha deciso di finanziare la dismissione di questo sito e la creazione di un nuovo sito strutturato circa 1 km a Sud, nel quartiere dell’Hydrobase. Questo progetto doveva essere seguito dalla realizzazione del nuovo porto di pesca artigianale sulle vecchie strutture del porto dell’Idrobase, progetto studiato e approvato dall’AFD in uno studio di fattibilità, ma mai realizzato dal comune di Saint Louis. La mancanza di coordinazione tra i due progetti fa sì che il sito di trasformazione si trovi isolato rispetto alle dinamiche di sbarco e vendita del pesce; tuttavia non si ritiene utile prevedere la creazione di un porto di pesca artigianale, poichè le usanze dei pescatori del quartiere, che da secoli sbarcano il pesce sulle rive del loro quartiere, dove poi depositano la piroga non posso essere ridirezionate in maniera così drastica da un progetto di ricollocamento.

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MARGINI OPPOSTI Guet Ndar, l’ex area per la trasformazione del pesce

La dismissione del sito ha dato luogo a questo vuoto urbano esteso, collocato in asse con il Quai de Peche sul fronte oceanico e con le poche strutture di vendita di ghiaccio presenti nel quartiere. É inoltra in asse con il grande snodo viario usato come parcheggio dai camion per l’esportazione dei prodotti. Questa porzione di argine risulta più larga dei margini ai suoi fianchi poichè nel corso degli anni è stata rimodellata dagli abitanti del quartiere. I detriti e in parte riporti di sabbia dal mare hanno disegnato quello che oggi è l’argine fluviale di Guet Ndar, più articolato e sinuoso degli altri argini,

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