FORTE MARGHERA: VENEZIA Un centro per la Cultura, l’Arte, la Musica, il Teatro
Università degli Studi di Firenze Tesi di Laurea Magistrale in Progettazione dell’Architettura a.a. 2011/2012
A Giulia e Veronica che hanno pazientemente sopportato questi nostri mesi di lavoro.
Laureandi: Relatore: Correlatori:
Marco Micheli Matteo Mecacci Prof.Saverio Mecca Prof. Luca Marzi Arch. Mauro Marinelli Arch. Roberto Melosi
Il percorso universitario che ci ha portati sin qui è stato entusiasmante, pieno di alti e bassi, di gioie ed anche alcune delusioni... Ci ha insegnato che non bisogna mai arrendersi, crederci sempre fino in fondo ed essere convinti di quello che si fa. Tutto questo è stato reso possibile innanzitutto dai nostri genitori che ci hanno permesso di inseguire una passione e ci hanno sostenuto dal primo all’ultimo giorno di questo cammino, e sempre ci sosterranno. Grazie. Non da meno i professori universitari incontrati in questi sei anni, alcuni più di altri, che ci hanno spronato ad abbattere i nostri limiti ed hanno creduto nelle nostre potenzialità. Un ringraziamento speciale va al Prof. Saverio Mecca, che con la sua intraprendenza ha acconsentito a far parte di questa nostra esperienza pur avendo mille impegni a cui adempiere; al Prof. Roberto Melosi che con la sua professionalità e gentilezza ci ha fatto da guida in questi due ultimi anni accademici; al Prof. Mauro Marinelli che con i suoi metodi rivoluzionari di insegnare l’Urbanistica e con la sua simpatia ci ha mossi a pro-gettare sotto nuove prospettive; infine allo «‘hompagno ‘urdo» e amico, Kamiran Vani, che con la sua infinita disponibilità e semplicità ha svolto un ruolo di fondamentale importanza. Un grazie anche a tutti quelli che ci hanno sempre incoraggiato, sopportato, criticato, apprezzato, deluso, perché è anche grazie a loro che siamo giunti fino a qui.
Sommario 9 19 23 55 65 97 138 139 141
Introduzione Stampa Il Territorio Scelte e Rapporti Il Progetto Elaborati Bibliografia Sitografia Indice
0. INTRODUZIONE
Quasi per caso, leggendo un inserto domenicale su di un quotidiano nazionale, abbiamo scovato un piccolo articolo che menzionava la possibile candidatura di Venezia a capitale Europea della Cultura per il 2019; data la nostra “esperienza” in questo campo, avendo già toccato l’argomento per la città di Assisi, abbiamo deciso di provare a confrontarci con la realtà del Nord-Est italiano.
INTRODUZIONE
Capitale Europea della Cultura
Pagina a fianco Didascalia immagine
La Capitale europea della cultura è una città designata dall’Unione Europea, che per il periodo di un anno ha la possibilità di mettere in mostra la sua vita e il suo sviluppo culturale. Diverse città europee hanno sfruttato questo periodo per trasformare completamente la loro base culturale, e facendo ciò, la loro visibilità internazionale. Concepito come un mezzo per avvicinare i vari cittadini europei, la Città europea della cultura venne lanciata il 13 giugno 1985 dal Consiglio dei ministri su iniziativa di Melina Mercouri. Da allora l’iniziativa ha avuto sempre più successo tra i cittadini europei e un crescente impatto culturale e socio-economico sui numerosi visitatori che ha attratto. Le città europee della cultura sono state designate su basi intergovernative fino al 2004; gli stati membri selezionavano unanimemente le città più adatte ad ospitare l’evento e la Commissione Europea garantiva un sussidio per le città selezionate ogni anno. Dal 2005, le istituzioni europee hanno preso parte alla procedura di selezione delle città che ospiteranno l’evento. La candidatura di Venezia con il NordEst prevede il coinvolgimento della pluralità di enti, associazioni e persone presenti sul territorio, dalle ONG alle associazioni di imprese e lavoratori, dalle scuole alle università, fino alle organizzazioni che costituiscono la linfa del tessuto sociale. L’attuazione del programma di candidatura si avvarrà delle proposte provenienti dalla fitta rete di interlocutori nell’ambito del tema portante della candidatura, il rapporto tra cultura ed economia. Il tema cultura-economia verrà infatti declinato sul territorio con tematiche a carattere vocazionale del territorio scelto. Il progetto di candidatura coniuga i temi dell’economia del territorio e della sua straordinaria valenza culturale con l’obiettivo di costruire una infrastruttura di servizi unica nel suo genere. Un progetto, come sottolineano i fondatori, articolato ed originale, sicuramente competitivo, che si sta definendo con il metodo del confronto e che, in un roadshow che partirà nel gennaio 2013, sarà presentato e discusso pubblicamente in tutte le città del territorio.
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INTRODUZIONE
La Candidatura di Venezia
Facendo della ricerca ci siamo accorti che pur offrendo ottimi spazi come l’Arsenale, la città di Venezia, quella sull’acqua, è stata ormai saturata in ogni sua parte col passare degli anni e molte attività presenti sul territorio sono state minate dal settore turistico. Allora abbiamo gettato l’occhio anche di là dal Ponte della Libertà, inaugurato da Mussolini nel ’33 (la linea ferroviaria esisteva già nel 1846), su quella che è comunemente detta la “terraferma”. Cercavamo un luogo che avesse delle potenzialità da esprimere, un luogo magari dimenticato per caso o per voglia dalla gente, un luogo che permettesse una riqualificazione sostanziosa; tra le tante alternative di riqualificazione presenti nel territorio comunale ci siamo imbattuti nel luogo perfetto: Forte Marghera. Uno tra i tanti forti asburgici che erano posti a difesa della laguna, a difesa di quelli che una volta erano le uniche vie di accesso dal mare all’entro terra, i canali. Un luogo magnifico dove si respira un’aria di rilassatezza, ma allo stesso tempo si percepisce un tripudio di emozioni interne che liberano la fantasia. Il luogo ha iniziato una fase di “rivitalizzazione”, intrapreso dal G.E.i.e. Marcopolo System, che sta portando, anche secondo il parere di alcuni cittadini, alla riscoperta del Forte attraverso alcune attività autofinanziate e strettamente socio-culturali.
Pagina accanto Il campanile di Piazza San Marco
A fianco Il Leone d’oro
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INTRODUZIONE
La Gestione del Forte da parte di G.E.i.e. MarcoPolo System
Pagina accanto Parte della sede all’interno Maropo Polo System in Forte Marghera In basso Logo marcopolo system©
Dal 2004 l’Amministrazione del Comune di Venezia ha affidato la gestione di Forte Marghera a MarcoPolo System G.E.i.e, con atto rinnovato di anno in anno. Cos’è un G.E.i.e.? Il G.e.i.e - Gruppo Europeo d’ Interesse Economico, è una nuova forma di cooperazione e partenariato europeo trasnazionale che consente ad Istituzioni ed Enti privati e pubblici di esercitare in comune alcune attività ai fini della partecipazione ai programmi dell’ Unione Europea. Il G.e.i.e. nasce da un contratto giuridico nel quale più soggetti (Soci) uniscono le loro forze in modo flessibile ed efficace. Ogni partecipante, dopo la firma del contratto una volta definiti gli obbiettivi da raggiungere in materia Comunitaria, e dopo il conferimento della propria parte economica, può tornare ad operare alla propria Mission preoccupandosi solo delle fasi di monitoraggio e controllo del G.e.i.e. Da quel momento il G.e.i.e. opera in modo autonomo interfacciandosi con i partners associati relativamente al raggiungimento degli obbiettivi prefissati. Il G.e.i.e. è una figura giuridica distinta dai suoi fondatori e membri: Oltre a garantire guardiania e manutenzione del verde, Marco Polo System ha realizzato attività di studio e di pianificazione per il riutilizzo del complesso, attività di promozione e di sviluppo della pubblica fruizione, piccoli interventi di recupero, esperienze sperimentali di riutilizzo, oltre a dare impulso al necessario processo di attrazione di investitori per il recupero del forte. Il Marco Polo System ha per oggetto azioni di sviluppo locale, la promozione del marketing territoriale della reciproca conoscenza di storia, radici, valori e beni culturali comuni alle nazioni europee ed extra europee e la cooperazione economica transnazionale.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Tali Obiettivi vengono conseguiti attraverso: -
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la valorizzazione e la promozione del territorio e delle sue risorse; la programmazione e la gestione di progetti di sviluppo locale perseguendo l’obiettivo della coesione e della sostenibilità; presentazioni di progetti all’Unione Europea ed in ambito internazionale; attuazione e gestione di progetti comunitari nazion ali ed internazionali; realizzazione di studi nei settori della programmazione comunitaria; organizzazione di iniziative culturali, seminari, convegni, esposizioni, workshop; creazione di prodotti editoriali e multimediali e, in generale, di strumenti per la promozione e la diffusione delle iniziative; consulenze e prestazioni di servizi a soggetti pubblici e privati relativi all’oggetto sociale del G.E.I.E. gestione dei beni e servizi di rilievo storico culturale, ambientale e turistico coinvolti nei progetti di recupero e valorizzazione.
In basso Veduta di uno dei canali interni al Forte
INTRODUZIONE
Il sito ha le caratteristiche per ospitare una pluralità di funzioni e per diventare un polo culturale e turistico capace di integrare, mettendole in più stretta relazione, la produzione culturale della città d’arte e le attività della terraferma, svolgendo infine una funzione trainante per lo sviluppo del territorio. L’Amministrazione del Comune di Venezia sta elaborando le modalità per attivare una gestione del forte capace di creare, con il coinvolgimento di un’ampia costellazione di soggetti, organizzazioni e imprese, le condizioni per il restauro e la manutenzione del complesso, lo sviluppo della produzione e del consumo di cultura, accogliendo le esigenze di tutela e conservazione e dei vincoli di bilancio, con il fine di garantire benefici a favore della collettività e degli investitori. In basso Veduta dell’ingresso di Forte Marghera
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1. STAMPA
“La nostra libertà dipende dalla libertà di stampa, ed essa non può essere limitata senza che vada perduta.” [Thomas Jefferson]
STAMPA
Polemiche e Partecipazione
Da quando ha avuto inizio la collaborazione con la MarcoPoloSystem, si è discusso molto su molti giornali, in particolare sul Gazzettino di Venezia Mestre, hanno detto la loro in molti, dal singolo cittadino al privato che vorrebbe investire sull’area, alle istituzione ed a personaggi di spicco come Renzo Piano. Ognuno ha espresso un parere che gli sembrava più giusto in quel momento o per i propri interessi, ed anche qui, nonostante l’area sia molto ridotta rispetto a quella portuale, si rischia di inserire delle attività che porterebbero ad un lento degrado dell’area, più di quanto non lo sia adesso. Il lavoro della MarcoPolo System finora eseguito è di un’importanza di alto livello, quegli spazi “lasciati in mano” ai cittadini, dedicati alla cultura ed alle tradizioni locali, potrebbero essere la strada giusta da percorrere per rivalorizzare un’area dalle potenzialità enormi. Negli articoli di giornale mostrati troviamo molti spunti necessari per comprendere le volontà e le necessità dei cittadini in modo da riprogettare il luogo calandosi in quella che è la realtà veneziana e quindi inserire delle attività che aiutino a migliorare e non a degradare i luoghi.
Pagina a fianco Monumento ai caduti a Forte Marghera
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2. IL TERRITORIO
“Venezia è come una grande casa dove passeggiando per i corridoi ci si incontra, dove girando per le calli si incrociano sempre persone conosciute; qui ci si sente protetti.
[Arrigo Cipriani]
IL TERRITORIO
I Luoghi di Venezia, Capitale della Cultura Basandoci su alcune indicazioni date dal comune di Venezia prima e da quella di Mestre poi, abbiamo analizzato quelle che anche secondo il Piano Regolatore locale sono le aree di intervento più vaste su dove intervenire. Nella città di Venezia è stato individuato l’unico luogo, ormai pieno di diatribe sulla sua riconversione futura, dove poter intervenire in maniera importante è l’Arsenale. Arsenale che tutt’oggi è uua delle maggiori attrazioni turistiche e per la città di Venezia, questo è dovuto anche al fatto che ospita molti degli eventi legati a quella che è La Biennale di Venezia. Spostandoci sulla terraferma, altro luogo individuato è quello del Parco di San Giuliano area recentemente riqualificata ma chiaramente non riprogettata a seconda delle esigenze del territorio, lo dimostra il fatto che è frequentata da pochissimi mestrini ed ha una buona partecipazione solo nei momenti in cui sono previsti degli eventi puntuali come concerti o feste o interventi di personaggi di spicco. Anche questa sarebbe quindi un’area da ripensare in modo da renderla un riferimento per la città. Al di sotto della ferrovia ci troviamo di fronte una città deserta, quella delle fabbriche legate all’industria portuale e petrolchimica di una volta, quell’area che fino a 20 anni fa dava lavoro a 40.000 persone ed oggi solamente a 5.000. Questo luogo ha una superficie tale da poter ospitare una metropoli, richiederebbe un intervento studiato nei minimi dettagli, probabilmente un piano regolatore a se stante, perché si rischierebbe di vanificare l’intervento rendendolo una parte di città priva di senso. In più tutto il terreno su cui intervenire necessita di una bonifica, dovuta alla presenza di residui industriali legati all’azienda petrolchimica.
Pagina a fianco Ponte del Parco San Giuliano
A destra Veduta interna dell’Arsenale
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Quasi nascosto tra il Parco di San Giuliano, questa grande area industriale di Porto Marghera e la linea ferroviaria, si trova Forte Marghera. Un antico forte di inizio ‘800 resistito al tempo nella sua forma e in alcune delle sue architetture militari; un’area che trasmette pace e tranquillità, quasi isolata dal resto, posta a cavallo tra la terraferma e la laguna, caratterizzata da un antico canale di accesso al centro di Mestre (ora interrato per metà), lasciato aperto a suo tempo addirittura contro il volere degli austriaci a causa una violenta richiesta degli abitanti del luogo. Forte Marghera ha le qualità per essere la cerniera tra le due città, Mestre e Venezia, una Porta di accesso da e per la terraferma attraverso la laguna. Proprio per queste sue peculiarità e potenzialità che il luogo esprime ad un occhio attento abbiamo scelto di confrontarci con questa dimensione.
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Pagina a fianco Vecchio Ponte del Forte
In basso Area industriale di Porto Marghera
IL TERRITORIO
Acqua e Terra Come Luogo Comune
Campo Trincerato di Mestre
Pagina a fianco Veduta del Canal Salso
Tutto il territorio lagunare è stato durante la storia un luogo da preservare e difendere con coscienza ed attenzione, anche per questo infatti è contaminato da molti Forti e Torri di guardia. Parecchi di questi sono collocati sul Lido di Venezia e nelle isole corollarie, che fungevano da prima difesa, nel caso in cui queste non fossero esaurienti a respingere gli attacchi o che l’attacco fosse particolarmente massiccio e riuscissero ad arrivare alla terraferma, esisteva una seconda linea difensiva, data dai Forti dell’entroterra. Questi erano disposti a mezzaluna in modo da creare uno schermo difensivo per prevenire gli attacchi da qualsiasi direzione, al centro di questo semicerchio si trova Forte Marghera, il più grande per importanza e dimensione. Il Campo Trincerato di Mestre ha costituito per lungo tempo un sistema di difesa inaccessibile alla popolazione. Ora i Forti, costruiti per la guerra, vengono ricondotti, per merito delle associazioni di cittadini e del Comune di Venezia, ad un uso pacifico: ciò che costituiva barriera invalicabile si sta trasformando in un bene essenziale per migliorare la qualità della vita in città. Questa sezione del sito si inserisce in tale progetto con lo scopo di curare la memoria dei luoghi e del loro complesso rapporto con la popolazione, offrendo ai cittadini un’ampia documentazione storica, dei racconti, delle immagini, dei punti di vista e degli indizi che li aiutino a creare legami col territorio in cui si muovono. La straordinaria duttilità di questo strumento offre infatti la possibilità di elaborare percorsi individuali attraverso la lunga storia che va dalla genesi di Forte Marghera e del sistema difensivo austriaco fino alle proposte di riuso e di rifunzionalizzazione che occupano oggi le pagine di cronaca cittadina. La Repubblica di Venezia affidava alla natura lagunare la difesa militare del proprio territorio; ritenendosi protetta verso terra da paludi e canali poco praticabili, si preoccupò soprattutto di eventuali assalti dall’Adriatico. Nello stesso periodo in cui gli stati moderni circondavano le città con complessi e imponenti sistemi di difesa fondati su cinte murarie sempre più articolate, Venezia rimase città senza mura, sfruttando coscientemente la naturalità dell’ambiente lagunare che la circondava.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
I serrati dibattiti sui progetti fortificatori erano attenti soprattutto a salvaguardare i suoi principi costitutivi, basati sul principio della libertà e su sottili equilibri di potere aristocratico, che avrebbero mal tollerato inserimenti urbanistici militari forti, emblemi di autoritarismo. Caduta nel 1797 la Serenissima, i nuovi governanti austriaci seguiti al brevissimo primo periodo di dominazione francese, riprendendo l’approccio che era già stato dato dai loro predecessori, impostano una nuova prospettiva difensiva che teneva conto anche della necessità di rafforzare militarmente il lato rivolto verso la terraferma. Fu potenziato l’assetto difensivo di Chioggia, fortificando con un trinceramento di 2000 metri e quattro ridotti lungo il fiume Brenta, la laguna di Brondolo, da dove partivano canali navigabili verso l’interno e da dove più facilmente sarebbe potuto venire un attacco. Il governo austriaco costruì inoltre otto batterie su palafitte a guardia dei principali canali che dalla terraferma si dirigevano a Venezia e alcuni ridotti e batterie su alcuni punti strategici dei litorali e delle isole. Nel luglio del 1805, poco prima del ritorno dei francesi, gli austriaci iniziarono a costruire a Marghera un forte a pianta pentagonale a cavallo del Canal Salso in corrispondenza del borgo di Marghera. Quando a fine anno Napoleone conquistò Venezia, i lavori del forte erano appena agli inizi. Gli studi dei generali francesi, incaricati da Napoleone di preparare un piano organico di fortificazione, definirono la piazza di Venezia importante non solo in chiave difensiva, ma anche come punto di appoggio di un sistema di guerra offensivo verso la pianura padana. Il generale F. de Chasseloup-Laubat (1754-1833), incaricato di redigere una serie di progetti sulle piazzeforti d’Italia (sappiamo che fortificò Alessandria e perfezionò altre fortificazioni venete, tra cui Verona e Palmanova) e autore di una minuziosa analisi su Venezia, progettò Marghera a sei bastioni con ridotti laterali sul canale dell’Osellino e sulla Brentella. Il forte doveva favorire l’azione sulla terraferma, offrendo la possibilità di fare sortite militari e proteggere le ritirate delle guarnigioni operanti. Prima sotto il comando del generale F. J. Chassegros Lery, successivamente sotto la guida dello stesso Chasseloup, vennero portati avanti i lavori su forte Marghera al cui tracciato fu dato forma quasi esagonale con doppio fossato di cinta. Dei due ridotti laterali fu costruito solamente il ridotto stellato Eau, più tardi denominato Manin, che controllava una chiusa sull’Osellino per inondare le campagne attorno a Marghera. Alla fine della dominazione francese il forte è già formato nella struttura che conosciamo ancora oggi. Sotto gli austriaci (dal 1814 al 1866) il forte non subì sostanziali modifiche. Fu costruito un canale per la navigazione civile che lo aggirava più esternamente e vennero completati gli edifici più importanti. Attorno al forte venne fissata un’area soggetta a servitù militare.
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IL TERRITORIO
Tutti i proprietari dei terreni compresi entro un raggio di circa mille metri dal piede degli spalti erano obbligati a mantenere la proprietà libera da “qualsiasi muro, parete, albero, ed altro impedimento alla difesa”. In questo spazio qualsiasi attività e manufatto dovevano ottenere l’autorizzazione dell’autorità militare. La stessa ferrovia “Ferdinandea” costruita nel 1842 e il ponte translagunare, del 1846, vennero condizionati nel loro tracciato che, secondo le prescrizioni militari, dovette essere portato per motivi difensivi a ridosso degli spalti del forte; ciò comportò tra le altre cose che la stazione di Mestre venne costruita lontana dal suo nucleo. Nel 1809, quando la fortificazione non era ancora completata, la guarnigione francese vi si rifugiò attaccata da un’armata dell’esercito austriaco che aveva invaso il Veneto. I francesi preoccupati della ancora non completa costruzione del Forte, ricorsero a una rotta sugli argini del fiume Marzenego allo scopo di inondare l’area che si affacciava sulla parte ancora non completata del Forte obbligando gli austriaci ad attaccare il già finito e munito fianco sinistro dove vennero anche respinti. Un secondo assedio fu condotto nel 1813 sempre dagli austriaci ai danni dei soldati napoleonici. Emanuel Cicogna, nei suoi diari, ricorda la durezza dell’assedio dandone una descrizione che fa pensare ad un evento ancora più duro e cruento di quello che sarebbe stato sperimentato nel successivo 1848/1849. Ma l’assedio più noto, molto celebrato dalla memorialistica risorgimentale, fu quello subìto dal giugno del 1848 al 24 maggio del 1849 e condotto dall’esercito austriaco che, accampato a Mestre, strinse l’assedio la Repubblica di San Marco. L’episodio rappresentò anche l’ultima operazione militare della storia del forte. In quella occasione al suo interno combatterono 2500 uomini, in gran parte volontari provenienti da varie parti d’Italia, ma anche soldati e ufficiali usciti dagli eserciti degli altri stati italiani - quello borbonico in particolare -. Accanto a questi, numerosi furono anche i volontari che dall’estero, Svizzera e Polonia in particolare, si schierarono con i rivoltosi capeggiati da Daniele Manin. Inizialmente il comando del Forte fu assunto dal generale Antonio Paolucci sostituito nel maggio del 1849 dal colonnello napoletano Girolamo Ulloa. Dopo un primo periodo di scontri piuttosto limitati, tra i quali va compresa anche la sortita del 27 ottobre 1848, che portò alla momentanea occupazione di Piazza Ferretto da parte degli insorti veneziani, il vero attacco al forte inizia alla fine dell’aprile 1849 quando il generale Haynau strinse l’assedio al forte con un’armata di 30.000 uomini e copiosa dotazione di artiglieria. Il forte da quel momento fu sottoposto a un intenso e crescente bombardamento che costrinse, su ordine del governo di Manin, le truppe veneziane ad abbandonarlo.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
La prova dell’assedio condotto da un esercito con una buona dotazione di artiglieria aveva messo in luce tutti i difetti strutturali del Forte rilevatosi incapace di difendere Venezia a fronte dei progressi registrati dalle artiglierie. Con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, da parte della Commissione di Difesa dell’Esercito furono da subito promossi degli studi per valutare le nuove esigenze difensive dettate dalla mutata situazione geografica. I primi studi sulla piazzaforte di Venezia, anche in base all’esperienza del 1848/49, mettevano in evidenza la debolezza del sistema difensivo verso terra incentrato su forte Marghera. Forte Marghera mostrava grossi difetti strutturali che lo rendevano vulnerabile a un possibile bombardamento. Negli stessi studi si parlava anche del progetto di costruzione di una testa di ponte a Mestre, per “appoggiare le operazioni dell’esercito attivo per la difesa delle province Venete”; un trinceramento che avrebbe avuto come ridotto forte Marghera. Il piano più volte rivisto negli anni seguenti prevedeva la realizzazione di una cintura più esterna di forti sviluppata concentricamente attorno a Forte Marghera con un numero di strutture che nelle diverse versioni variava da tre a sei. A partire da questi primi studi si arriverà dopo il 1880 alla realizzazione del Campo Trincerato di Mestre, nell’ambito del quale Forte Marghera, pur con i suoi difetti, continuava a essere ritenuto un perno fondamentale. Allo scoppio della prima guerra mondiale però l’ulteriore sviluppo dell’artiglieria aveva ormai decretato l’assoluta inutilità non solo di forte Marghera, ma anche dell’intero sistema del Campo Trincerato di Mestre con i suoi 12 forti che vennero trasformati in depositi o strutture logistiche; funzioni restate in vigore fino ai primi degli anni Ottanta. Forte Marghera, invece, fino al 1995 restò in funzione come struttura per la gestione di tutta la logistica dell’esercito italiano schierato nel nordest. Nel giugno del 1996, dopo un anno di transizione, venne definitivamente abbandonato dall’esercito.
Elenchiamo di seguito i forti che creavano il sistema di difesa per la terraferma, detto ancor oggi Campo Trincerato di Mestre.
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IL TERRITORIO
Forte Marghera
Proprietà: Demanio militare in consegna al Comune di Venezia
Sopra Edificio ponte del XVI sec
Cenni storici ed ambientali: Forte Marghera, costruito parte dagli austriaci a partire dal 1805, ma soprattutto dai francesi durante la loro seconda dominazione (1805/1814), venne a sorgere in un terreno pianeggiante e acquitrinoso, in prossimità di paludi lagunari solcate da un intrico di piccoli canali e di ghebi. Una zona inospitale, per un clima molto umido e malarico, dagli effetti dannosi per uomini e colture. Sostituì il piccolo borgo di Marghera, chiamato anche Malghera, sede di luoghi di ristoro e depositi di merci, punto di imbarco verso Venezia, collegato al borgo di Mestre dalla Cava Gradeniga o Canal Salso e da una strada che lo costeggiava. La fortificazione si trovava ai margini della laguna, a meno di quattro chilometri da Cannaregio, nel punto più vicino a Venezia; dove cioè si sarebbe potuto spingere senza ostacoli un’armata nemica che avrebbe stretto d’assedio, attaccato e bombardato la città lagunare. Divenne il più grande dei numerosi forti militari della laguna di Venezia con la funzione di base e rifugio sicuro a un’armata operante sulla terraferma, oltre che presidio al canale di Mestre, una delle vie di comunicazione più importanti della città lagunare con l’entroterra. Il forte sfruttava i vantaggi militari di essere situato in una posizione al centro di paludi e di terreni esondabili dal fiume Osellino; di non potere essere attaccato dal lato di Venezia, da dove, in caso di assedio, poteva continuare a comunicare per il trasporto di truppe, munizioni e viveri. Qualora fosse stato conquistato, non sarebbe stato di alcuna utilità al nemico, la laguna sarebbe stata difesa da una numerosa flottiglia armata e dalle batterie della seconda linea che cingevano Venezia.
A destra Veduta esterna casermetta
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Forte Marghera ha pianta pentagonale. E’ formato da una cinta esterna di quattro bastioni che racchiude a tenaglia un ridotto centrale, composto sempre di quattro bastioni, protetto a sua volta lateralmente da due controguardie; cinta esterna e corpo centrale sono circondati da un doppio fossato, uno interno e uno esterno, che prelevano le acque del Canal Salso e quindi della laguna. Verso Mestre, nel cosiddetto fronte d’attacco, vi sono tre lunette, staccate dal corpo centrale di qualche centinaio di metri, ideate per aumentare la capacità difensiva della fortificazione, ma soprattutto per rendere possibili le sortite contro gli assedianti. Mentre oggi al forte si accede attraverso la strada che proviene da Mestre, in origine il trasporto di rifornimenti e militari avveniva via barca da Venezia, dall’ancora presente porticciolo di forma ovale posto sul fronte di gola. Il forte fu localizzato a cavallo del Canal Salso, il cui letto originario corrisponde all’asse centrale della fortificazione. La via d’acqua fu deviata nei fossati esterni. Con la fortificazione fu scavato anche un canale militare che dalla parte posteriore del forte portava direttamente in laguna. I bastioni del forte sono costituiti da terrapieni, formati da terra di riporto proveniente dalla escavazione dei canali che circondano il forte, solo la base delle scarpate è rinforzata da rivestimenti in sasso macigno per evitare l’erosione dell’acqua. Sopra i terrapieni dei bastioni e delle cortine, che hanno un’altezza rispetto al piano campagna di circa cinque metri, l’artiglieria era disposta allo scoperto, in “barbetta”, i pezzi erano riparati tra loro da traverse in terra. Un parziale ammordenamento avverrà a inizio Novecento, nella cortina di nordest della cinta esterna, con una batteria di otto cannoni alloggiata in pozzi di calcestruzzo. Gli edifici più significativi ancora oggi presenti nella fortezza sono le due casermette di età francese (1805-1814), situate sul fronte di gola in prossimità del porticciolo; concepite per l’alloggiamento di truppe, potevano contenere ognuna circa 150-200 uomini, servivano anche come estrema difesa a protezione di una evacuazione dal forte. Sono manufatti a due piani, con elementi in pietra d’istria e tetto alla prova. Nel ridotto centrale vi sono anche due polveriere, situate nello spazio posteriore ai bastioni rivolti verso Mestre; hanno tetto a prova di bomba, anche qui è impiegata pietra d’istria per le rifiniture. Una polveriera è francese, l’altra è austriaca. Nella cinta esterna va segnalata la presenza dell’edificio costruito sopra il ponte cinquecentesco, del quale sono in evidenza le tre arcate originarie e che rappresenta l’unico manufatto superstite del borgo originario di Marghera. In corrispondenza di ogni bastione, sulla scarpa interna, è stata ricavata una polveriera con entrata in pietra e sono presenti quattro casermette “italiane”, costruite negli anni Ottanta dell’Ottocento, con mura molto spesse, tetto rinforzato e lato verso il bastione
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IL TERRITORIO
In basso Interno casermetta francese
arrotondato, con feritoie per l’artiglieria. In corrispondenza della casermetta oggi usata per il museo dell’artiglieria, si trova un piccolo cimitero che raccoglie le spoglie dei caduti nell’assedio del 1848-49. Nello spazio molto esteso del forte sono presenti molti altri edifici di questo secolo senza pregio, usati sino in tempi recenti per depositi e alloggiamento di militari. Vi è anche una consistente presenza di alberi a alto fusto, di non particolare valore naturalistico, la cui presenza è dovuta in parte a una piantumazione fatta dai militari, per occultare le opere del forte, in parte allo sviluppo spontaneo. Forte Marghera rappresenta un esempio di fortificazione a fronti bastionati poligonali che si sviluppa dal Cinquecento sino a metà Ottocentesco per rispondere all’avvento della polvere da sparo e al perfezionamento progressivo della tecnica balistica che aveva reso vulnerabile l’originaria cinta muraria medievale. Nel forte Marghera è ancora presente la concezione del fronte bastionato, essendo strutturato con un corpo centrale poligonale circondato da fossati d’acqua e controguardie, ma si può anche cogliere l’evoluzione in atto tra fine Settecento e inizio Ottocento, quando, per l’aumentata gittata delle artiglierie, diventava necessario tenere lontani i cannoni nemici con opere di difesa permanenti esterne al perimetro principale, strutturate come capisaldi con funzione anche offensiva, in Marghera rappresentate dalle tre lunette del fronte d’attacco. La fortezza è frutto dell’eredità francese ed infatti tali elementi si ritrovano anche in altre in fortificazioni del periodo napoleonico, come nelle fortezze di Peschiera, Ronco dell’Adige e di Palmanova, progettate anch’esse sotto la direzione del generale Chasseloup. Oltre al necessario recupero degli edifici di qualità come le casermette francesi, le polveriere e le casematte del periodo italiano, andrebbe posta l’attenzione anche sulle lunette esterne, in stato di forte degrado, in particolare quelle laterali, che rischiano di scomparire versando in stato di completo abbandono. Senza dimenticare il recupero di forte Manin, elemento fortificato distaccato che, come abbiamo visto, faceva parte integrante del sistema fortificato di Marghera.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Forte Carpenedo
Proprietà: Demanio militare in consegna al Comune di Venezia Cenni storici ed ambientali: Costituisce, assieme ai gemelli Gazzera e Tron, il nucleo originario del Campo Trincerato di Mestre. Il Campo Trincerato di Mestre fu costruito alla fine dell’800 a supporto di Forte Marghera, non più in grado di difendere Venezia ed il suo arsenale dagli attacchi via terra a causa dell’aumento delle gittate delle bocche da fuoco.Il forte era dotato di una ventina di pezzi di medio calibro posti su 13 piazzole allo scoperto, inoltre postazioni per mortai, fucilerie e mitragliatrici erano poste su tutto il perimetro e in 4 “Caponiere” che, protese nel fossato artificiale che lo circonda, garantivano la copertura da ogni lato. Attualmente il forte è visitabile attraverso un percorso museale in cui sono stati ricostruiti ambienti militari del secolo scorso (la stanza dell’ufficiale, l’ufficio del comandante, l’infermeria, la mensa, le camerate, le scuderie) mentre la parte esterna è sede di un Centro di Educazione Ambientale. A sinistra Forte Carpenedo
Forte Gazzera
Proprietà: Demanio militare in consegna al Comune di Venezia E’ gemello di Forte Carpenedo e si differenzia da questo solo per alcuni dettagli costruttivi dovuti all’edificazione leggermente anteriore, come i collegamenti coperti con il traversone centrale e le due polveriere nel fronte d’attacco. Attualmente il forte è sede di un “Museo delle attività umane tradizionali dell’entroterra veneziano”, mentre la parte esterna è utilizzata per manifestazioni ed eventi sempre collegati con la riscoperta e riproposta degli antichi mestieri e tradizioni popolari.
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IL TERRITORIO A fianco Forte Gazzera
A fianco Forte Bazzera
Forte Bazzera
Proprietà: Demanio civile in concessione al Comune di Venezia A partire da 1910, a causa del progressivo potenziamento delle artiglierie, il Campo Trincerato di Mestre fu ulteriormente rafforzato con una cortina di forti e polveriere più esterni e “moderni”. Forte Bazzera è l’unica polveriera di questo nuovo sistema fortificato giunta ai nostri giorni. Incastonato tra i canali Bazzera e Osellino-Marzenego, costituisce un ponte naturale tra ambiente rurale ed ecosistema lagunare. Utilizzato per anni come discarica attualmente il forte è sede di manifestazioni teatrali e musicali, di fiere e mercatini, e, proprio grazie alla sua posizione, è in fase di trasformazione in parco lagunare.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Forte Tron
Proprietà: Demanio militare in consegna al Comune di Venezia Situato in un’area ricca di tracce del recente passato industriale della terraferma veneziana e a due passi dalla Riviera del Brenta, con le sue splendide ville, è sicuramente uno dei forti più ricchi ed interessanti dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. E’ gemello di Forte Carpenedo e Forte Gazzera. Attualmente il forte, grazie alla lussureggiante vegetazione fatta crescere a scopi mimetici quando venne trasformato in deposito, è oasi di protezione faunistica della Provincia di Venezia e sede di esperienze di educazione ambientale per le scuole.
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In basso Forte Tron
IL TERRITORIO
Forte Cosenz
Proprietà: Demanio militare Gemello di Forte Sirtori, si trova adagiato sulle anse del fiume Dese poco a nord di Favaro Veneto. E’ inserito in un’area oggetto di una vasta opera di riforestazione all’interno del progetto del Bosco di Mestre ed è l’unico dei forti del campo trincerato di cui non ne è prevista la dismissione in quanto destinato ad usi governativi.
Forte Mezzacapo
Proprietà: Demanio militare Praticamente identico a Forte Pepe, è situato a sud del Dese in località Gatta. Dalla sua posizione controllava bene il Terraglio, la ferrovia per Treviso e la strada che va da Marocco a Martellago. Il quotidiano “L’Adriatico” del 20 luglio 1909 così riportava: “Nella frazione di Marocco e precisamente in località Gatta, in un podere di circa trenta campi di proprietà dei fratelli Papadopoli, si sta costruendo un nuovo forte che porterà il nome di Marocco. La spesa sarà di circa due milioni e mezzo di lire e il forte sarà gemello a quello di Tessera che sta per essere ultimato”. Durante la seconda guerra mondiale è stato utilizzato come campo di concentramento. Inserito in un contesto agricolo di notevole interesse, caratterizzato dalla sistemazione agraria “a cavino”, Forte Mezzacapo è oggetto di un’ipotesi di riutilizzo avanzata dal Consiglio di Quartiere Cipressina-Zelarino-Trivigano che prevede lo sviluppo di attività legate al settore agreste: coltivazione biologica-didattica e ricettività sul modello della farm-work.
A destra Forte Cosenz
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Forte Pepe
Proprietà: Demanio militare E’ la punta avanzata dello schieramento realizzato a ridosso della prima guerra mondiale a potenziamento del campo trincerato ottocentesco. Collocato ai margini di Valle Pagliaga, il forte si alzava su un terreno basso e paludoso, racchiuso dall’ansa che il Dese descrive a sud di Altino ed in cui recenti scavi hanno portato alla luce i resti di una villa rustica romana. Il suo rilevato, alto sei metri sul terreno naturale, aveva un buon dominio sulla campagna circostante. Col fianco destro batteva la tenuta di Montiron, Vallesina e lo sbocco del Dese; coi fuochi lontani raggiungeva il Silone; con il fianco sinistro e la gola batteva il terreno a nord della palude del Dese e la laguna di Murano. La struttura dell’opera ricorda da vicino quella del traversone centrale di un forte Tunkler, con i sei cannoni in linea (149A installati a cupola del tipo Armstrong e su affusto girevole), dominanti l’antistante declivio di terra che, nel fronte d’attacco, scendeva fino al fossato. Quattro torrette per mitragliere a scomparsa sono poste agli angoli, le due anteriori incassate nel terreno si sollevavano dalla loro struttura metallica per circa ottanta centimetri quando dovevano battere il terrapieno inclinato e il fossato. Il Comune di Venezia e la Soprintendenza Archeologica per il Veneto hanno elaborato un progetto che ne prevede il riutilizzo come struttura di servizio al Parco Archeologico della laguna Nord e come momento di unione tra l’entroterra veneziano e l’area archeologica di Altino.
Sopra Forte Pepe
Pagina a fianco Veduta interna di Forte Rossarol
Forte Manin
Proprietà: Comune di Venezia Inizialmente chiamato forte “O” (Eau), dopo il 1849 ribattezzato dagli austriaci forte Gorzhowsky, venne costruito contemporaneamente a Forte Marghera, di cui era fortificazione accessoria; è circondato dalle acque dell’Osellino, e proteggeva il forte lato Campalto; rimase armato sino a fine Ottocento, divenne successivamente una delle polveriere a servizio dello schieramento difensivo novecentesco, ora giace abbandonato nell’area al di là della circonvallazione est di Mestre, verso la laguna. Il forte è inserito nel progetto del costituendo Parco di San Giuliano, in esso sono state destinate le attrezzature per il ristoro e di servizio allo stesso e, per i due edifici esistenti si prevede di costituire un centro informativo sull’ambiente lagunare.
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In basso Forte Manin
IL TERRITORIO
Forte Rossarol
Proprietà: Demanio militare in consegna al Comune di Venezia
In basso Veduta esterna di Forte Rossarol
Quello che, secondo il Piano ridotto del 1880, doveva essere l’unico forte della terraferma mestrina, venne realizzato finalmente nel marzo del 1907. E’ assolutamente atipico e anche il più originale dei nuovi forti. Costruito su due piani fino ad una altezza di nove metri e quindici centimetri, ha un aspetto un po’ fantascientifico per i quattro pozzi con mitragliatrice che spuntano in mezzo al pendio del terrapieno frontale. Queste postazioni, a scomparsa, erano raggiungibili attraverso una galleria, lunga 14 metri, che scendeva dolcemente dal corpo del forte fino a due metri di profondità. Al piano inferiore erano situati tutti gli alloggi per la vita della truppa, i magazzini per viveri e munizioni, la stazione ventilatrice e il gruppo elettrogeno. Il secondo piano era tutto destinato ai quattro pozzi dei cannoni che, allineati orizzontalmente, erano affiancati dall’osservatorio di batteria e camera di comando. Un terrazzo, abbassato di due metri lungo tutto il fronte di gola, permetteva di raggiungere la copertura dell’opera e le cupole dei cannoni con una scaletta. L’area del forte ospita il Villaggio Solidale, un progetto che coinvolge l’intera comunità ed il territorio, divenendo uno spazio destinato ad accogliere persone emarginate ed in difficoltà. Obiettivo è la creazione di una vera e propria comunità, uno spazio condiviso che fornisca non solo ospitalità, ma possibilità di progettare, ideare, creare e lavorare insieme, di cui possano sentirsi parte persone che vivendo forme di disagio, esclusione, emarginazione e sofferenza, ed avendo perso il senso di appartenenza alla società necessitino di accoglienza, conforto e soprattutto possibilità di apprendere un lavoro che permetta loro di ricostruirsi un nuovo progetto di vita.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Forte Sirtori
Proprietà: Demanio militare A sud della Miranese, tra Chirignago e Spinea, controllava la ferrovia per Padova con il vicino forte Tron. La struttura è un po’ più piccola di quella degli altri forti di seconda generazione, anche se l’impostazione di base resta la stessa. Il forte è lungo settantatré metri, con quattro cannoni da 149A disposti a dieci metri l’uno dall’altro. I fianchi hanno le solite batterie di piccolo calibro (75A) e mancano stranamente le mitragliatrici. Nell’ottobre 1998 è stato oggetto di una manifestazione denominata “Attacco al Forte” che ha avuto come scopo la denuncia dello stato di degrado e di abbandono; nel luglio 1999 è stato oggetto di un Campo di lavoro del Servizio Civile Internazionale. E’ intenzione del Comune di Spinea acquisirlo per trasformarlo, con l’area verde adiacente, in un sistema-parco a cavallo del sistema ferroviario metropolitano regionale.
Forte Poerio
Proprietà: Demanio militare
Sopra Forte Sirtori
Pagina a fianco La natura di Forte Rossarol
Collocato in località Ponte Damo, poco a nord di Gambarare e vicino al naviglio del Brenta, è il forte che sostituisce definitivamente il mai realizzato Forte Malcontenta e chiude il fronte sud del campo trincerato. Il progetto iniziale del 1908 ricalcava fedelmente quello del suo corrispettivo a nord, il Tessera-Rossarol, e aveva quindi una struttura su due piani alta più di nove metri; ma l’anno seguente venne scelto lo stesso modello del Pepe e del Mezzacapo, con sei cannoni in linea sul fronte d’attacco, le batterie da due 75A per i fianchi, dormitori per novanta uomini di artiglieria e cinquanta di fanteria. L’intenzione dell’Amministrazione Comunale di Mira è di acquisirlo per trasformarlo in parco urbano ed in polo di aggregazione sociale e culturale.
A sinistra Forte Poerio
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IL TERRITORIO
Periodizzazione della Crescita
La crescita meggiore come emerge dalla carta, si denota all’interno della terraferma, dove fino agli anni ’20 l’area portuale ancora non esisteva ed al suo posto insisteva l’acqua lagunare. Venezia si è estesa prevalentemente sull’isola della Giudecca e negli spazi adiacenti l’Arsenale, andando così a saturare tutta la terra emersa disponibile. Una piccola espansione sempre nella prima metà del ‘900 si è verificata anche sull’isola di Murano, mentre il Lido di Venezia è stato edificato pesantemente nella seconda metà del novecento. Ripercorriamo adesso alcuni degli avvenimenti più importanti di Mestre, che hanno segnato l’espansione della terraferma.
Pagina a fianco Periodizzazione Storica
Nel 1798 il borgo passò assieme al resto degli ex-territori veneziani all’Impero d’Austria, salvo subire una nuova occupazione francese nel 1805 a seguito del trattato di Presburgo, venendo inglobata nel neonato Regno d’Italia. Mestre, secondo il modello francese, nel 1806 divenne una “Comune” nell’ambito del Dipartimento del Tagliamento (l’attuale provincia di Treviso), dotata di un consiglio di 40 membri e di un Podestà nominato dal governo centrale. Nel 1808 passò al Dipartimento dell’Adriatico (l’attuale provincia di Venezia) e nel 1810 assorbì i comuni di Carpenedo, Trevignan e Favero. Alla caduta di Napoleone, nel 1814 Mestre tornò sotto il dominio austriaco del Regno Lombardo-Veneto. Nel 1842 venne aperta la Ferrovia Milano-Venezia che, passando a sud dell’abitato, ne spostò il baricentro, con lo sviluppo delle vie Cappuccina e Piave. Il 22 marzo 1848, sulla scia dei moti patriottici risorgimentali, mentre a Venezia gli insorti guidati da Daniele Manin cacciavano gli Austriaci e proclamavano la Repubblica di San Marco, a Mestre la Guardia Civica, costituita fin dal giorno 18, prendeva il controllo della città. Rinforzata da soldati, finanzieri e volontari, otteneva la resa di Forte Marghera e lo difendeva contro gli austriaci che tentavano di rioccuparlo. Mentre gli Austriaci, incalzati in tutto il Lombardo-Veneto si rinchiudevano tra le fortezze del Quadrilatero, Mestre divenne crocevia di passaggio per i molti volontari che affluivano da ogni parte d’Italia. Vittoriose però contro le truppe piemontesi e volte alla riconquista dell’intero Lombardo-Veneto, il 18 giugno le truppe austriache fecero nuovamente ingresso a Mestre, rioccupandola ed usandola come testa di ponte per l’assedio di Venezia.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Nonostante l’ardita Sortita di Forte Marghera del 27 ottobre che liberò di Mestre solo per poche ore, il 26 maggio 1849 il Forte fu riconquistato dagli Austriaci, ed alla capitolazione del forte seguì il 22 agosto la resa della stessa Venezia. Nel 1866 Mestre vide l’assedio di Forte Marghera da parte delle truppe italiane (giunte in città il 15 luglio) e fu annessa assieme al resto del Veneto al Regno d’Italia. Il 6 marzo 1867 giunse a Mestre anche Giuseppe Garibaldi, arringando la folla da un balcone di Piazza Maggiore, evento poi commemorato da una lapide. Nel 1876 venne demolita dai privati che la possedevano la vecchia Torre Belfredo, una delle ultime vestigia dell’antico castello. Attualmente, resta traccia della pianta della torre, nella pavimentazione dell’omonima via, attigua ai “Giardini delle Mura” ove son visibili i resti (oltre che di un lungo tratto murario) di uno dei torricini minori del castello. A ricordo degli avvenimenti del 1848, il 4 aprile 1886 venne inaugurata in Piazza Barche una colonna commemorativa dei caduti nella resistenza del 1848-1849, mentre il 13 novembre 1898 veniva concessa alla città la medaglia d’oro al valor militare. Tale motivo di orgoglio cittadino è sopravvissuto nel tempo, e negli anni 2000 la “sortita di Mestre” è stata più volte rievocata in varie occasioni celebrative. Nel 1917, con l’ausilio di una nuova legge sui porti, un quarto del territorio comunale di Mestre (Bottenigo, il cui nome venne da allora mutato in Marghera) veniva integrato al comune di Venezia e affidato alla Società Porto Industriale di Venezia, la quale avviò le opere che portarono alla creazione del primo nucleo di Porto Marghera, inizialmente detto Porto di Mestre.
A sinistra Elaborati grafici dell’800
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IL TERRITORIO
Frattanto un decreto del re Vittorio Emanuele III 26 agosto 1923 attribuì a Mestre il titolo di “Città”. Ma già l’agosto del 1926 un nuovo decreto (G.U. n. 183 del 09/08/1926, R.D. 15.07.1926 n° 1317)[19] pose fine all’autonomia amministrativa della città: il distretto costituito dai comuni autonomi di Mestre, Chirignago, Zelarino e Favaro Veneto venne dichiarato parte integrante del comune di Venezia. L’atto era legato alla nascita del polo industriale di Marghera, creato dalle politiche economiche di quegli anni, incentrate attorno all’attività dell’industriale e politico Giuseppe Volpi conte di Misurata e del conte Vittorio Cini. Il primo, ministro delle Finanze e del Tesoro, nonché presidente della Società Porto Industriale di Venezia e della Società Adriatica di Elettricità (allora principale industria elettrica dell’Italia nord-orientale), fortemente interessata ad un forte sviluppo industriale dell’area; il secondo, presidente della Società Adriatica di Navigazione, della SITACO interessata alla realizzazione dei nuovi quartieri residenziali, nonché commissario governativo per le acciaierie ILVA. Venezia, per la propria conformazione urbana, si rivelava infatti incapace, pur con la propria ampia disponibilità di manodopera, di avere una propria compiuta area industriale: l’espansione in terraferma divenne la soluzione necessaria per dare nuovo sviluppo della città lagunare. Nel 1933 venne costruito il Ponte della Libertà e con esso il tratto stradale che portava all’odierna autostrada per Padova. Per unirla a Mestre fu costruito il Corso del Popolo e, per dare più spazio a tale strada, fu interrato un tratto del Canal Salso. Nel 1955, in concomitanza con l’edificazione di Viale San Marco, fu costruito il cavalcavia di San Giuliano, che consentiva così di raggiungere Venezia direttamente senza dover transitare per Corso del Popolo. Tale cavalcavia rappresenta il tratto finale della strada statale per Trieste. In conseguenza di ciò, Mestre vide una forte crescita demografica che divenne vertiginosa a partire dagli anni sessanta, quando alle politiche abitative e del lavoro, che non favorivano i residenti lagunari, si sommarono i disastrosi effetti dell’alluvione del 1966, che mostrò la vulnerabilità delle abitazioni ai piani bassi di Venezia. Sull’onda dell’emigrazione dal centro storico, la massima espansione edilizia e demografica venne raggiunta negli anni settanta, periodo in cui Mestre e la terraferma toccarono i 210.000 abitanti.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
L’incredibile rapidità dello sviluppo fece sì che questo avvenisse in modo alquanto disordinato e al di fuori di un piano regolatore (è il cosiddetto sacco di Mestre). Mestre dal dopoguerra subì un notevole stravolgimento urbanistico, con stravolgimenti radicali di intere aree cittadine, la cancellazione e demolizione di parti, edifici e tracce storiche, nonché monumenti e simboli in un modo che non ebbe paragoni in Italia. Vennero persino tombati, ristretti deviati o cancellati suoi corsi d’acqua, trasformati in strade e cemento. Resi irriconoscibili i luoghi, anche nelle parti più centrali, come in via Alessandro Poerio (la tombatura del Marzenego), vi fu la costruzione dell’edificio “Cel-Ana” addossato alla Torre, primo simbolo della città, l’interratura del Canal Salso da Piazza XXVII ottobre (la storica “Piazza Barche”, riportata anche nel celebre quadro del Canaletto), e moltissime altre malefatte. Mestre “la città del cemento”, con soli 20 centimetri quadrati di verde per abitante (1980), record assoluto in Italia. La crisi dell’industria chimica tra la fine degli anni ottanta e gli inizi degli anni novanta, assieme al generale ridimensionamento delle grandi città del nord Italia, hanno fatto sì che a Mestre e nei sobborghi limitrofi si registrasse un sensibile calo di residenti. Tuttavia, con oltre 180.000 abitanti (oltre il 66% della popolazione del comune), la conurbazione mestrina contribuisce ancora largamente a posizionare il comune di Venezia come primo del Veneto e undicesimo in Italia per popolazione. La sola città di Mestre coi suoi 180.00 abitanti, sarebbe la terza città del Veneto e 22^ in Italia, superando ampiamente Reggio Emilia coi suoi 171.500. A partire dall’ultimo decennio del ventesimo secolo, il centro storico di Mestre ha visto una progressiva mutazione del suo originario aspetto, con la pedonalizzazione delle aree centrali e con alcuni interventi di riqualificazione in chiave moderna di ciò che resta del vecchio borgo, i quali, tuttavia, non hanno raccolto unanime consenso, poiché, secondo l’opinione di molti cittadini, avrebbero snaturato l’aspetto antico delle vecchie vie e piazze con l’inserimento di superfetazioni moderne considerate talvolta aggressive e fuori contesto (vedi questione relativa a Piazza Ferretto anche in questa voce). Negli anni, si sono aggiunti la costruzione della tranvia, l’apertura al pubblico del bosco di Mestre, la creazione di nuove zone commerciali e del nuovo ospedale dell’Angelo. Altri esempi sono il palazzo-congressi del Centro Candiani, piuttosto discusso anche per i notevoli costi di manutenzione, il restauro del Teatro Toniolo, i nuovi quartieri dirigenziali nella parte meridionale e il parco San Giuliano.
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IL TERRITORIO
Grande importanza assume la riqualificazione dell’area dell’ex ospedale Umberto I, aperto nel 1906 e dismesso nel giugno 2008 con l’apertura del nuovo ospedale dell’Angelo in una zona periferica della città. L’abbattimento dell’ex nosocomio si è concluso nel 2009. Il progetto prevede la realizzazione di tre moderni grattacieli da 115m, 110m e 92m ad uso residenziale, direzionale e commerciale, e 32.000 m² di spazi pedonali e a verde pubblico. Il completamento era previsto per la fine del 2013 ma i lavori del progetto, per vari motivi, non sono mai iniziati.
A destra Antica Carta del Territorio
A destra Disegno dell’ingresso storico di Forte Marghera
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IL TERRITORIO
Uso Prevalente dei Suoli
Iniziamo a studiare meglio, in termini architettonici e urbanistici, qual è lo stato attuale dei luoghi. L’individuazione dell’uso prevalente del suolo ci dà delle informazioni per collocare l’area oggetto di studio all’interno di un sistema territoriale esistente, cercando di tirare fuori delle nozioni che ci aiutino a ripensare l’area in maniera connessa con il resto del territorio, in modo da rendere il più utile possibile l’intervento da effettuare. Evidenziamo in questa ricerca la aree dedicate prevalentemente alla residenza (in rosso), sia questa di tipo popolare, condominiale, individuale, pubblica o privata, cercando di separarle dal centro storico (in arancio). Successivamente si è distinto l’area industriale terziaria (in celeste) da quella industriale portuale (in blu) ed ex- petrolchimica (in viola). Il contorno del petrolchimico, ormai dismesso, ci dà una dimensione ben precisa di quanto sia grande quest’area, più di due volte l’area residenziale di Marghera. In questa analisi sono identificate poi le aree verdi, distinte tra agricole (in marrone), dismesse (in verde scuro), parchi pubblici (in verde chiaro) e quei luoghi un tempo destinati alla coltivazione lagunare (in verde acqua) questa distinzione ci servirà poi nell’analisi dell’uso delle acque per capire in quale situazione si trovano le aree pertinenti ai canali. Inquadrata anche la posizione dell’aereoporto Marco Polo (in gialllo) ad est di Mestre, collegato sia via acqua che via terra alla citta di Venezia. Infine sono individuati i Forti appartenenti al Campo Trincerato di Mestre.
Pagina a fianco Uso del suolo
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IL TERRITORIO
Uso Prevalente delle Acque
Questa analisi, fondamentale per una città che vive sull’acqua, è il negativo dell’uso prevalente del suolo. Individua tutte quelle che sono le vie d’acqua presenti sul territorio, distinguendole in canali navigabili, canali navigabili secondari, rotte di attraversamento lagunare, canali non navigabili, acqua di laguna e zone di ex-coltivazione lagunare. Per canali navigabili sono intesi tutti quei canali adibiti al transito di imbarcazioni a motore anche di grandi dimensioni, rientrano fra questi anche le rotte di attraversamento lagunare, si tratta di quei canali a transito anche di alta velocità di crociera; i canali navigabili secondari sono i canali possibilmente attraversabili da piccole o medie imbarcazioni, spesso non è consentito l’utilizzo di motori in queste zone, sono ad esempio tutti i canali che passano lungo le fondamenta e le calli veneziane percorsi percorsi dai canottieri veneziani con le loro gondole. Nei canali non navigabili sono identificati i canali che fungevano o, in alcuni casi, tutt’ora fungono da scoli e impianti naturali di irrigazione per le coltivazioni della terraferma, i quali corrono anche lungo le strade carrabili e sono contenuti da sponde più o meno alte di terreno. Le zone di ex-coltivazione lagunare corrispondono praticamente a tutto lo sviluppo della costa interna lagunare, da Chioggia a sud fino all’aereoporto Marco Polo a nord. Queste aree sono tuttora ricche di molluschi di grande dimensione, molto belli alla vista, peccato che durante gli anni del forte sviluppo dell’industria petrolchimica abbiano subito una quantità tale di inquinamento, da renderli sconsigliatamente commestibili. Ad oggi la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza sono continuamente, ogni giorno, impegnati nella lotta alla pesca illegale di vongole ed altri molluschi.
Pagina a fianco Uso delle acque
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3. SCELTE E RAPPORTI
“ [...] Ma allo stesso tempo ami il passato (essendo italiano, o meglio europeo, non puoi fare diversamente): e quinid vivi sospeso tra la gratitudine verso il passato e una grande passione per la sperimentazione, per l’esplorazione del futuro.” [Renzo Piano]
SCELTE E RAPPORTI
Scelta Strategica Un programma a lungo termine Questa previsione progettuale, comprende il recupero di un importante valore storico culturale della popolazione lagunare: i canali. I canali erano antiche vie d’accesso alle città e permettevano un trasporto ed uno spostamento spesso più sicuro che su strada. Con l’avvento delle auto e dei trasporti, nell’entroterra questo tipo di attività si è via via spenta. Analizzando la posizione strategica dei Forti, possiamo notare come siano tutti in prossimità o nelle immediate vicinanze di alcuni canali, navigabili e non. Riqualificando e trattando con cura questo prezioso valore storico, si vengono a creare delle greenway che mettono in comunicazione tutti i Forti attualmente “attivi” sul territorio. Ogni Forte ha funzione diversa, dai vari tipi di museo, al centro di recupero ed accoglienza per richiedenti asilo politico; tutte funzioni che possono essere strettamente collegate alla cultura, dove Forte Marghera, vuoi per dimensioni e vuoi per attività diventerebbe il punto focale di tutto questo sistema.
Pagina a fianco Schema scelte
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Intervento sul territorio Nella fase di analisi è stato creato un questionario web al quale hanno aderito alcune persone rispondendo a determinate domande, che sono servite ad avere un quadro generale di quali sarebbero gli spazi da inserire all’interno della grande area qual è Forte Marghera. Gli obbiettivi di questa indagine sono stati i cittadini locali, le persone che utilizzano e frequentano attualmente gli spazi del Forte, i turisti, e chiunque fosse in qualche modo interessato alla riqualificazione di tale area. Per avere un quandro un po’ più ampio di quello dato dal web, abbiamo attinto alcuni dati, impressioni e pareri dalla conferenza avvenuta il 05 Febbraio 2012 al Liceo Ginnasio “Raimondo Franchetti” a Mestre, chiamatasi “Che Forte Decido Anch‘Io”, organizzata dal Gruppo di Lavoro per Forte Margehra....stella d’acqua. A tale seduta hanno preso parte un centinaio di persone divise in 20 tavoli, i quali hanno stilato un documento di sintesi finale nel quale venivano riportati tutti i punti favorevoli e sfavorevoli dell’area del Forte, emersi durante le sedute di discussione. A somma di questi dati raccolti a distanza di quasi un anno, è stato stilato un grafico che identifica in maniera approssimativa le volontà dei cittadini in merito agli spazi da riqualificare in Forte Marghera, avendo un occhio di riguardo anche per quelli che sono gli spazi aperti e le “attrazioni” vicine presenti sul territorio. A coronamento di questo lavoro sono state individuate alcune voci che possono ridare vita all’area, portando al suo interno attività sì già esistenti sul territorio locale, ma la mixitè artistica, culturale, folkloristica (intesa come usi e costumi locali) che si racchiuderebbe all’interno del Forte porterebbe ad un livello difficilmente raggiungibile in altre aree, sfruttando un potenziale già esistente, senza il bisogno di creare nuove “città” andando a saturare le poche aree verdi rimaste. Lo spostamento al Forte di piccole attività già presenti a Mestre, Marghera e Venezia, porterebbe in primis allo svuotamento di alcuni edifici convertibili in altre destinazioni d’uso, limitando ulteriormente il consumo di suolo; poi all’alleggerimento del turismo veneziano, non quello turistico legato esclusivamente al piacere, ma quello legato al lavoro, ad esempio nei mesi della Biennale. Forte Marghera per la sua posizione, con un piccolo miglioramento dei traporti pubblici, sarebbe un punto di riferimento per tutto il territorio, data anche la sua vicinanza con il Parco di San Giuliano, l’aereoporto e la Stazione di Porto Marghera (probabilmente da implementare).
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In alto Schizzi di progetto
In basso Schizzi di progetto
SCELTE E RAPPORTI
Rapporti Fondativi
In alto Schizzi di progetto
In basso Schizzi di progetto
La schematizzazione dei collegamenti e l’individuazione dei punti focali di questo sistema territoriale volge a rafforzare ulteriormente le potenzialità di questi luoghi. In seguito alle indagini ed alle ricerche effettuate è emerso che lo svuotamento della città di Venezia non è dovuto soltanto al continuo aumentare di turismo, ma anche alla scarsa disponibilità di servizi primari per i cittadini, oltretutto quei pochi che esistono sono tremendamente cari; tutto questo porta il Veneziano a decidere di abbandonare la propria città perché allo stesso prezzo e con comodità senza dubbio migliori riesce a trovare una sistemazione adatta alle proprie esigenze in terraferma. Tutto questo migrare però, porta ad una saturazione sempre maggiore del suolo in terraferma ed anche se ha le potenzialità per altre espansioni, non è sicuramente la strada giusta da seguire perché si rischia di far diventare Venezia una città “deserta” di popolazione. Vista la posizione, la quantità e la qualità di spazi che offre l’area di Forte Marghera, lo scopo è quello di rendere tale luogo un punto di forza per entrambe le città. Deve servire da ponte tra Venezia e Mestre così da dare respiro alla città di Mestre, che sta pian piano sovraffollandosi e ridare vita a Venezia, fornendola di servizi che ormai non esistono più all’interno dell’isola lagunare. Il primo passo per rendere questo possibile è implementare e migliorare i trasporti, l’indicazione in giallo sulla carta. Il Ponte della Libertà, che una volta era attraversato solo dalla ferrovia, adesso ospita collegamenti sia su rotaia che su gomma (treno, auto, autobus, tram), è affiancato da un canale di attraversamento che porta direttamente nei canali difensivi di Forte Marghera e successivamente nel Canal Salso, quello che una volta collegava le imbarcazioni fino al centro storico di Mestre mentre adesso è interrotto a qualche centinaia di metri da Piazza Barche (piazza del mercato, in pieno centro).
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Aggiungere una linea di collegamento via acqua dal Forte a Venezia permetterebbe ai residenti in laguna di raggiungere in 10’ la terraferma dove troverebbero, proprio al Forte, quelle necessità che mancano da anni. Questa rotta di collegamento è già utilizzata dai cittadini veneziani, anche per la storica associazione dei canottieri, dove molti veneziani vanno a fare sport; costretti a spostarsi in terraferma perché in laguna non esistono impianti sportivi. I Canottieri si trovano all’imbocco del Canal Salso, mentre poco distante in prossimità del Parco di San Giuliano troviamo un impianto calcistico ed uno di atletica, raggiungibili anch’essi in breve tempo da Venezia. Il secondo passo, evidenziato in magenta, è quello di connettere Forte Marghera con il centro di Mestre, riqualificando le sponde dei canali con piste ciclabili e percorsi pedonali, in modo da rendere più rapido e più sicuro anche il collegamento per i cittadini della terraferma. Esistono già delle sponde di canali riqualificate alle quali è stata apposta una pista ciclo-pedonale interamente realizzata in legno, senza l’utilizzo di cementi e quindi anche ecologica, carattere di cui tener conto per l’ambiente in cui ci troviamo. Aiuterebbe a migliorare ulteriormente questa congiunzione, l’introduzione lungo il Canal Salso di alcune fermate per il battello proveniente da Venezia con capolinea a testa del Canale. Il terzo passo, una volta che il Forte avrà adempito alla sua funzione di rivitalizzare le due città, è quello di stabilire un sistema tra i restanti Forti, utilizzando come “corsia preferenziale” gli alvei dei canali e le loro sponde riqualificandole con percorsi ciclopedonali ed aree di sosta attrezzate a parco pubblico (in azzurro). Le funzioni attivate all’interno degli altri Forti saranno figlie di quelle presenti in Forte Marghera, connesse da un unico obiettivo: la cultura. Dovranno essere luoghi di informazione, formazione ed esibizione a disposizione di tutto il territorio, comunale prima e nazionale poi. Tutto questo funzionerà se all’interno della gemma più preziosa, il centro dell’intero sistema, verranno immesse attività e funzioni richieste in modo diretto o indiretto dalla popolazione. È necessario dotare il Forte di un posto nuovo che abbia dei servizi a disposizione del cittadino “normale” e non di alta classe nobiliare, che ormai non esiste più sul territorio.
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SCELTE E RAPPORTI
Un esempio lampante sono i teatri della laguna, vedi La Fenice, dove non è possibile eseguire una rappresentazione senza prima l’approvazione di molte scartoffie burocratiche e senza l’approvazione dei Vigili del Fuoco costretti a supervisionare l’evento con l’impiego di tutto il proprio corpo vigilante. Sono necessari spazi da vivere quotidianamente e a disposizione di tutti. Sappiamo da fonti certe che coloro che praticano musica a Venezia non hanno spazi a disposizione per eseguire prove o per esibirsi se non in terraferma, non dando la possibilità a coloro che lo vogliono di mettersi in gioco, si rischia di compromettere un sistema culturale importantissimo sul quale si basa fortemente questo territorio. Ecco quindi che Forte Marghera proprio per la sua collocazione strategica, come già detto, sarebbe l’ideale sia per i mestrini ma soprattutto per ridare spazio agli artisti veneziani. Rimanendo nel tema dell’arte, altro esempio evidente sono gli spazi sorti sul territorio del Lido di Venezia, dove prendono parte alcune delle maggiori proiezioni e serate de La Biennale del Cinema. Per raggiungere il Lido di Venezia da Rialto sono necessari almeno 40’ di battello ed altri 20’ di autobus navetta; per coloro che volessero partecipare proveniendo dalla terraferma avrebbero bisogno nel migliore dei casi di 1h abbondante di viaggio. Questa distanza ha fatto sì che molti dei mestrini abbiano smesso di partecipare a La Biennale del Cinema perché, raccontano, una volta giunti al Lido siano già stanchi da non godersi così neanche la serata. La Biennale del Cinema negli anni ’80 ed anche ad inizio ’90 era in stretto rapporto con la terraferma, tant’è che durante l’estate allestiva nelle principali piazze e giardini di Mestre delle piccole sale di proiezione all’aperto, alle quali prendevano parte moltissimi mestrini, addirittura stipulando quelli che erano degli abbonamenti cinematografici; tutto questo non esiste più ed anzi la partecipazione dei residenti agli eventi di oggi è tremendamente calata. A Mestre e Marghera poi sono rimasti pochi anche i teatri aperti, il Toniolo il più grande (800 pt. ca.) ed altri due o tre dalla capienza molto minore.
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Per non parlare poi degli spazi che vengono dedicati a La Biennale dell’Arte e dell’Architettura, all’Arsenale ed ai Giardini di Venezia. Quando è stata creata nel 1928, voluta anche da Mussolini, gli Stati Sovrani esistenti nel Mondo erano soltanto 65 e 13 quelli semi-indipendenti, ad oggi invece si contano 204 Nazioni. Anche se certamente non parteciperanno tutte quante alle esposizioni de La Biennale, gli spazi messi a disposizione negli anni ’30 non riescono ormai più a soddisfare i bisogni di questa quantità di popoli, per di più in continuo aumento. A Berlino, vicino al Palazzo del Reichstag, esiste la “Haus der Kulturen der Welt” (La casa delle culture del mondo), originariamente era stato concepito come centro congressi, invece oggi è utilizzato come centro culturale e vi si organizzano eventi e spettacoli di arte, ponendo in dialogo intra-sociale le culture di tutto il mondo, in particolare Africa, Asia e America Latina. Collabora con università nazionali e internazionali, musei e altre istituzioni culturali. Per il suo rilievo qualitativo nazionale e internazionale è uno dei “fari culturali” (der Kulturellen Leuchttürme), che riceve finanziamenti dal Governo federale. Ospita anche il Film Festival Internazionale, (Berlinale). Gli eventi organizzati toccano diversi campi: film, arte, letteratura, scienza, moda, design, musica, new media, performance e teatro. Questp esempio non solo di architettura, ma di umanità, è quello di cui necessiterebbe un Luogo come Forte Marghera, un ponte tra due terre ormai troppo diverse e un ponte di cultura a livello modiale.
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In basso Haus der Kulturen der Welt
4. IL PROGETTO
“[...], il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia... e una bella mattina... Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.” [F.S. Fitzgerald, “Il grande Gatsby”]
Caratteri Architettonici e Riuso Funzionale de Forte Lo Stato Attuale Lo stato attuale del Forte è di parziale abbandono poiché la mancanza di fondi non rende possibile la conservazione degli immobili, anche se, grazie alla gestione concessa dal comune di Venezia alla Marco Polo System geie, alcuni edifici sono stati resi agibili per insediarci attività. Ogni anno vengono messi a disposizione questi spazi, tramite un bando, che possono essere affittati da artisti o associazioni. Come lo sono gli edifici, anche la natura è abbandonata a se stessa, e anno dopo anno si sta impossessando selvaggiamente di tutte le aree limitrofe. Solo grazie a piccoli interventi, sempre autofinanziati dalla Marco Polo , si cerca di rendere più fruibili le zone circostanti le attività. Dopo il sopralluogo effettuato dall’amministrazione del comune di Venezia concernente il bando per la riqualificazione del Forte , è stata stilata una lista indicante caratteristiche qualitative/architettoniche degli edifici, in modo da poter valutare la possibile demolizione di alcuni di essi in fase di progettazione. All’interno dell’area del Forte sono presenti vari tipi di esercizi, quali: - Parco del contemporaneo
In alto Schema della riqualificazione Pagina a fianco Lato Ovest di Forte Marghera
PARCO DEL CONTEMPORANEO è un progetto culturale che riguarda Forte Marghera, alla cui complessiva riqualificazione sono chiamati a concorrere anche i linguaggi artistici più attuali. Parco del Contemporaneo nasce dall’individuazione della vocazione pubblica del complesso monumentale e ambientale - ora posto sotto la gestione di un gruppo europeo di interesse economico (Marco Polo System geie) per conto del Comune di Venezia - con lo scopo di attivarvi forme innovative di relazione fra arti contemporanee, contesto urbano e natura, coinvolgendo una pluralità di soggetti diversi sia a livello locale, che nazionale e internazionale. Il progetto PARCO DEL CONTEMPORANEO nasce dall’esigenza di un più specifico coordinamento delle attività e dei soggetti che lavorano nell’ambito delle arti contemporanee a Forte Marghera, raccogliendo precedenti esperienze legate al progetto Performa (2006) e all’evento collaterale KROSSING (2009, 53° Biennale d’arte di Venezia).
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Parco del Contemporaneo è una piattaforma per lo scambio di esperienze e collaborazioni, al fine di poter realizzare progetti site-specific, seminari, incontri pubblici, esposizioni, workshop, e residenze per artisti. Tutto ciò in un luogo unico per la sua condizione sospesa fra un lontano passato risalente all’occupazione napoleonica e asburgica della città di Venezia, di cui restano alcune importanti testimonianze immerse in vaste aree verdi, e la sua possibile trasformazione a grande spazio urbano per la creatività e la convivenza. - Centro regionale di studio e documentazione sui sistemi difensivi veneziani, nazionali ed europei
Pagina a fianco Osteria
Il Centro offre una sala studio, consultazione e conservazione di materiale archivistico e bibliografico relativo ai sistemi di fortificazione e alle architetture militari presenti in Italia ed Europa. Grazie alle esperienze di recupero operate dal volontariato nel territorio veneziano - a partire dagli anni ‘80 - il Centro mette a disposizione una nutrita raccolta di studi, ricerche, approfondimenti relativi al sistema difensivo veneziano, la cui importanza nel tessuto storico-sociale lagunare è testimoniata anche da un fondo fotografico e da una raccolta di riproduzioni relative alle fortificazioni veneziane conservate presso l’Archivio di Stato e il Museo Correr di Venezia. La parte bibliografica è articolata in tre sezioni. La prima è relativa al sistema dei forti veneziani, al campo trincerato di Mestre, ai forti lagunari e litorali e a quelli presenti in Veneto; la seconda ai sistemi e alle fortificazioni nazionali; la terza ai sistemi e alle fortificazioni europee. - MIT: Museo Imbarcazioni Tradizionali Si sta sviluppando a Forte Marghera un’idea di museo delle imbarcazioni tipiche e tradizionali che parte dal loro valore di bene culturale, di veicolo per la mobilità sostenibile in laguna, di stimolo per la conservazione e la valorizzazione di tradizioni legate alla pesca e all’artigianato. Un’idea di museo che dallo spazio espositivo (il capannone Palmanova n.39) propone di recuperare la funzione di scalo che borgo Marghera ha avuto fino alla sua trasformazione in fortezza. Il progetto si sta sviluppando con la collaborazione di organizzazioni già da tempo impegnate su questi temi (Il Caicio, El Felze e Arzanà) con la prospettiva di coinvolgere ulteriori associazioni e istituzioni. A partire dall’esposizione di imbarcazioni tradizionali si vogliono realizzare anche attività didattiche dedicate alla storia, la costruzione e l’utilizzo delle imbarcazioni tradizionali.
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Pagina a fianco MIT
IL PROGETTO
Navigazione e sistema difensivi veneziano rappresentano memoria storica del territorio e patrimonio necessario al suo sviluppo. - Cooperativa sociale Controvento OSTERIA SOCIALE GATTO ROSSO Il Progetto Gatto Rosso è l’ambizioso tentativo di creare a Venezia un piccolo universo dove individui, gruppi,associazioni, categorie ed elementi culturali si confrontino attraverso l’aggregazione, le relazioni, lo scambio e la condivisione al fine di creare un Laboratorio Sociale saldamente legato al territorio, capace di recuperarne il patrimonio materiale e culturale. Una piccola rivoluzione che trasformi gli spazi di Forte Marghera in un laboratorio a cielo aperto che diventi strumento per la crescita della creatività e vetrina per le eccellenze culturali. L’OSTERIA SOCIALE e la neonata DISPENSA sono parte di questo progetto dell’ASSOCIAZIONE CULTURALE CONTROVENTO. LA DISPENSA DEL FORTE è concepita come vetrina principale per i prodotti dei Forti. Una bottega permanente del consumo consapevole che propone prodotti alimentari e non, orientata alla qualità, alla descrizione della provenienza, dei criteri di produzione e di lavorazione. LA DISPENSA è un punto ristoro critico aperto dal martedì alla domenica in concomitanza con le mostre e gli eventi programmati a Forte Marghera. All’interno di questo nuovo spazio si terranno presentazioni di libri, esposizioni fotografiche e di pittura; nel’ambito culinario vengono proposte degustazioni eno-gastronomiche di prodotti etici e di filiera corta.
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IL PROGETTO
Masterplan di progetto La riprogettazione di Forte Marghera è partita da studi effettuati sul territorio, cercando di capire quali fossero le esigenze dei cittadini che usufruiscono del parco o ne faranno uso in futuro. Dopo aver deciso quale tipo di attività andare ad inserire all’interno del parco la prima azione svolta è stata quella di ripristinare la simmetria iniziale del Forte, andando ad eliminare, tenendo conto delle valutazioni venute fuori dal sopralluogo dell’amministrazione comunale, quelle strutture di minor valore e quindi non sottoposte a vincolo di restauro conservativo. La simmetria è stata rinforzata grazie anche al riuso dei due ponti storici, uno dei quali presente ancora adesso ma non utilizzabile per motivi di degrado.
Pagina a fianco Parte del masterplan progettuale
Il passo successivo è stato quello di suddividere l’area in cinque macrozone, ciascuna delle quali ospita funzioni ben organizzate: partendo dalla ZONA DI ACCOGLIENZA, troviamo residenze per lavoratori, spazi per co-working, locali di ristorazione che faranno uso solo di prodotti locali, il museo storico militare già attivo e servizi igienici. Questa prima zona è situata all’ingresso del Forte, provenendo dalla terraferma, in modo che il fruitore del parco abbia a disposizione le strutture responsabili del sito per soddisfare le richieste informative e le necessità primarie. La seconda macroarea la troviamo nella parte più ad est del Forte, la ZONA FOLKLORISTICA: all’interno di essa andiamo a posizionare attività che sono richieste direttamente o indirettamente dalla popolazione, come è risultato dall’indagine eseguita su un certo numero di abitanti mestrini e veneziani. Inserendo attività come musei, botteghe, laboratori che illustrano i mestieri antichi della tradizione veneta riusciamo a tramandare anche alle generazioni future la passione per queste attività, offrendo l’opportunità di apprendere ed eseguire sul posto i passaggi che sono necessari a raggiungere un prodotto finito. Ad Ovest portiamo tutto ciò che è necessario alla permanenza degli artisti durante esibizioni o allestimenti all’interno del Forte. Parliamo della ZONA DORMITORIO, nella quale abbiamo deciso di destinare la foresteria solo a coloro che svolgeranno attività all’interno del parco, come artisti che vengono ad esporre le proprie opere oppure compagnie teatrali con il loro spettacolo, evitando di costruire alberghi o appartamenti privati. Oltre a soddisfare esigenze di permanenza saranno presenti attività come campi scuola e oratori che accoglieranno bambini nei periodi estivi, e spazi sportivi all’aperto utilizzabili soprattutto nei periodi estivi.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Nel cuore del parco abbiamo posizionato le attività più importanti venute fuori dalla nostra ricerca: la ZONA CULTURALE, che ospita anche il nuovo intervento architettonico. Lungo l’asse centrale riutilizziamo gli edifici presenti inserendo laboratori per artisti, per artigiani, aree espositive nelle quali mostrare i lavori creati e tramandare anche qui, come nella zona folkloristica, le tradizioni artistiche e quelle contemporanee sperimentate all’interno del Forte. Proseguendo il cammino lungo l’asse centrale, dopo aver costeggiato una grande superficie d’acqua che vuole creare uno stacco sensoriale dalla terraferma, ci imbattiamo nei due edifici più interessanti del parco, le due casermette francesi di inizio ottocento, e nella nuova architettura che andremo ad inserire all’interno del Forte. Questo nuovo oggetto sarà il simbolo del parco riqualificato, un attrattore, che sta a cavallo tra acqua e terra, una “Lanterna” che si vede sia da Venezia che da Mestre. E proprio all’interno di essa si trovano il nuovo auditorium e degli spazi per rappresentazioni minori, affiancati dalle scuole di musica, recitazione ed aule per mostre che completano la richiesta di strutture dedicate alla cultura. Infine di fronte a “la Lanterna” la piccola isola ad oggi raggiungibile solo via acqua verrà rivitalizzata tramite il nuovo ponte che la collegherà al resto del Forte. In questa che è stata chiamata ZONA ESTIVA si svolgeranno proiezioni all’aperto, e soprattutto c’è la possibilità di un nuovo punto di vista da chi viene dalla terraferma, che permetterà una visione complessiva del nuovo centro per la cultura. Parallelamente alla definizione delle macroaree si sono delineati i nuovi percorsi distributivi, necessari per rivitalizzare al meglio il parco. Innanzittutto si è diviso i percorsi in due tipologie: quelli principali con dimensione di 6 metri che abbracciano tutto il Forte e sono le arterie principali. Qui, agli astremi, sono previste le piste ciclabili, che si ricollegano al buon sistema di piste esistenti nel centro di Mestre e che si collegheranno con quelle future individuate nel piano strategico a lungo termine, che ha come obiettivo il collegamento di tutto il sistema dei forti del Campo Trincerato. Le sole arterie non bastano ad esplorare il Forte in tutti i suoi angoli, perciò si sono studiate le “vene”, i percorsi secondari. Ciò è avvenuto individuando i punti focali all’interno del parco, dai quali, attraverso l’utilizzo di un software, sono state elaborate delle aree intorno a questi punti. I perimetri di queste aree sono diventate i percorsi secondari, che aumenteranno la fruibilità degli spazi meno frequentati.
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In alto Sezione percorsi interni
IL PROGETTO
Schemi Energetici Considerando la bellezza di questo luogo dobbiamo intervenire nel modo più delicato e rispettoso nei confronti della natura, anche per questo sono state inserite varie forme di energia sostenibile per rendere il Forte più autosufficiente possibile dal punto di vista energetico. Considerata la favorevole posizione geografica del Forte é stato scelto di inserire lungo la maggior parte dei canali non navigabili delle piccole pale eoliche per la produzione di energia elettrica. Il particolare design delle pale scelte si integra bene con il luogo, evitando impatti visivi sgradevoli, e consente allo stesso tempo di avere a disposizione energia pulita da utilizzare a servizio delle attività del Forte. Altra fonte di energia importante è quella geotermica. La geotermia sfrutta il sottosuolo come serbatoio di calore. Nei mesi invernali il calore viene trasferito in superficie, viceversa in estate il calore in eccesso, presente negli edifici, viene dato al terreno. I locali tecnici nei quali verranno posizionati gli impianti sono situati a ridosso dei bastioni, agli angoli del Forte, avendo una regolare distribuzione degli impianti. Il contributo energetico delle pale eoliche sarà sommato all’energia prodotta da pannelli fotovoltaici posizionati sopra le coperture degli edifici correttamente esposti alla luce solare. Inoltre saranno presenti campi fotovoltaici sulle isole adiacenti il Forte, che renderanno il complesso abbastanza autosufficiente.
Pagina a fianco in basso Pale eoliche Philippe Starck© A destra Scheme energetico eolico
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La Lanterna: Planimetria d’Insieme Step Progettuali Step 01 Al ritorno dal primo sopralluogo le sensazioni che sono emerse erano quelle di un luogo di pace, dove la natura aveva preso il sopravvento, un luogo che stava cercando di ritrovare una propria personalità e dove alcuni segni dei vecchi usi lasciavano immaginare il funzionamento di tutta l’area del Forte. Si nota subito che la parte centrale del Forte, in prossimità della darsena è quella che ha maggior bisogno di rifunzionalizzazione, anche perché posta all’incrocio tra la via principale che partendo dalla terraferma attraversa il Forte sino a giungere alla darsena, luogo di immensa bellezza ed ultimo punto di terra prima di “mettere i piedi” nell’acqua lagunare. Un carattere essenziale da mantenere era la percezione della darsena che si ha provenendo dall’ingresso del Forte, uno scorcio di laguna che ti attira verso la parte conclusiva del percorso. La grande area che si viene a creare in questo punto, compresa tra le vecchie casermette francesi e l’attuale spazio espositivo/laboratorio d’arte, ed il suo edificio gemello a sinistra, è uno spazio che richiede particolare attenzione affinchè si riesca a renderlo pieno di vita. A destra Sketch progettuali
Pagina a fianco Planimetria Lanterna
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Step 02 Il primo approccio che il luogo ci ha “suggerito”, vista la parte centrale del forte come punto nevralgico di tutto il complesso, e viste le condizioni delle due casermette è stato quello di intervenire sui due vecchi volumi militari facendo delle addizioni che potessero interagire col suddetto spazio nevralgico dell’area e che servissero da contenimento e riqualificazione degli edifici esistenti, facendoli diventare parte integrante delle nuove attività in previsione di inserimento. Le addizioni menzionate avrebbero funzionato da “box”, scatole che lavorandole come fossero degli scrigni semiaperti avrebbero lasciato intravedere la sua preziosità interna. Le funzioni pensate per la riqualificazione dei due edifici sono state mantenute pressoché intatte sin dai primi schizzi, e sono basate sulle richieste popolari emerse dalle varie riunioni e dai vari incontri organizzati dall’associazione “Che Forte, decido anche io!”. Prevedono delle aule/sale da adibire a lezioni di recitazione, dizione e musica; sale registrazione e spazio espositivo a sostituzione dell’attuale in modo da liberare l’area per un allargamento della superficie destinata ai laboratori per artisti (sempre su richiesta dei cittadini e degli attuali fruitori del Forte).
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In basso Sketch progettuali
IL PROGETTO
Step 03
In basso Sketch progettuali
Dopo un lungo studio ed un ulteriore sopralluogo è stato fatto un passo indietro rispetto alle considerazione iniziali emerse nelle soluzioni precedenti, ovvero spostare il posizionamento del nuovo edificio più in prossimità della piazza che si crea all’incrocio dei percorsi interni al forte ed in mezzo ai lati corti delle due casermette francesi, rendendole così indipendenti dalla nuova struttura; cercando comunque di far collaborare le funzioni del nuovo con quelle previste per i volumi esistenti. Altro punto fermo che ha portato avanti la progettazione è stata però l’idea della scatola (”box”) come contenitore di qualcosa di importante, di nuovo, dapprima applicata agli edifici esistenti, e poi alle nuove strutture necessarie allo sviluppo del Forte. Tale scelta portava ad avere un nodo centrale composto dal nuovo volume, pensato sia a forma geometrica semplice che con altre forme più “fluide” le quali potessero in qualche modo integrarsi con la natura circostante. Per rendere “collegate” tra loro le strutture vecchie e nuove, il modo più semplice anche per non toccare le casermette esistenti era quello di una grande copertura posta su alti pilastri che creasse uno spazio coperto tale da permettere una migliore connettività e funzionasse anche da area protetta a servizio della piazza antistante.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Step 04 Portando avanti le proposte precedenti emergeva che la gestione dei nuovi spazi al confronto delle vecchie presenze era al limite della gestibilità, ne veniva meno anche il carattere percettivo/visivo della darsena che avevamo denotato come parte fondamentale di tale luogo. Si è optato quindi per posizionare il nuovo volume a cavallo della darsena, ovvero metà sulla terraferma e metà sulla laguna perché funzioni, come detto precedentemente, da ultimo tratto di terraferma che ci si lascia alle spalle dirigendosi verso Venezia e come punto di riferimento percettibile per chi proviene dalla tratta opposta lasciandosi invece alle spalle il territorio lagunare. Step 05 Questo gesto è servito a render indipendente ma soprattutto funzionale la nuova struttura a confronto del resto di Forte Marghera, mantenendo tutte le sue qualità storiche e paesaggistiche. Valorizzando le due vecchie casermette francesi preesistenti semplicemente restaurandole (dato che sottoposte a vincolo di restauro conservativo dalla soprintendenza regionale) e rivitalizzandole con funzioni necessarie e richieste dalla cittadinanza mestrina e veneziana. A proseguimento di questa fase abbiamo cercato di dare una forma alla nuova struttura ospitante gli spazi richiesti, basandoci sulle funzioni interne all’edificio e su alcuni punti d’interesse circostanti quali attrattori e detrattori ad esempio il Ponte della Libertà e la Stazione di Porto Marghera come elementi di disturbo visivo-uditivi. Ma volevamo qualcosa che avesse più carattere identitario in modo da diventare davvero un riferimento per il territorio, non solo per il suo valore funzionale ma anche a livello percettivo.
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In basso Sketch progettuali
IL PROGETTO
Step 06
Pagina a fianco Sketch progettuali
Una volta assoldati tutti i punti fondamentali sin qui recepiti e trovata la posizione perfetta per collocare il volume che deve ospitare le nuove funzioni, è stata studiata una forma che cerca di sintetizzare il percorso fatto fino a qui, mantenendo quindi aperta la vista del forte da, e verso la darsena, utilizzando il tema del “box” come contenitore di “preziosità” e quindi di nuove funzioni pensando un involucro il più leggero possibile dato il confronto con le preesistenze e la volontà di creare un affaccio verso gli attrattori visivi delle aree circostanti. Si è optato quindi per un rivestimento quasi interamente vetrato, che durante il giorno mediante l’utilizzo di pannelli fotovoltaici inseriti all’interno delle vetrate, in collaborazione con le pale eoliche lungo i canali interni al Forte, contribuisca alla produzione di energie rinnovabili; mentre di notte si renda visibile al territorio come fosse una lanterna che illumina il percorso da e verso la laguna e diventi simbolo di integrazione tra i due territori.
A destra Sketch progettuali
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IL PROGETTO
Planimetria
La Lanterna
Pagina a fianco Veduta esterna da “la Lanterna”
I percorsi creati con la nuova sistemazione del Forte indirizzano quasi come fosse un imbuto verso la nuova struttura, “la lanterna”, dove al piano terra provenendo dalla terraferma troviamo come scavato nell’involucro l’ingresso principale che attraverso la vetrata d’accesso lascia intravedere sia l’interno dell’edificio che parte della darsena, posta dietro la vetrata di accesso opposta. Percorrendo lo spazio interno ci troviamo in mezzo ad un atrio a doppio volume che pochi passi dopo sfocia a tutto volume facendo intravedere un grande volume curvo rivestito di legno che contiene l’auditorium, alla destra notiamo l’ascensore di servizio che porta sino al livello secondo dell’edificio, quello dove persiste il bar strettamente collegato con i livelli di accesso platea e galleria mediante un dislivello di + e – 3 metri. Pochi metri dopo sulla sinistra ci imbattiamo invece nel bacone di reception dietro al quale sono presenti un piccolo ufficio direzionale ed un magazzino, all’interno del quale vi è un montacarichi/ascensore a servizio dei locali cucina del bar sovrastante. Adiacente all’ascensore precedentemente descritto, è posta una porta di servizio per lo staff e gli eventuali artisti presenti durante le esibizioni, questa porta si apre in un vasto disimpegno che divide i locali spogliatoio/docce per gli artisti con l’altro vano comunicante, funzionante come ingresso riservato agli artisti; tale spazio è collegato con il vano scale di emergenza a servizio dei teatranti in modo da consentire un accesso diretto e riservato alle quinte di palcoscenico situate al livello superiore, dove insistono i camerini ed i locali di stoccaggio materiali e costumi di scena. Avanzando ancora, posto di fronte alla zona reception si trova uno spazio danza, abbastanza grande da ospitare si lezioni, ma anche rappresentazioni e saggi dei vari generi di danza insegnati al suo interno. Lo spazio danza materiale è separato da un disimpegno che a sua volta divide la grande hall de “la lanterna” dagli spazi spogliatoio e da un piccolo ufficio amministrativo a servizio di questi ambienti. Lo spazio danza è caratterizzato da una vetrata su una delle pareti corte che affaccia sulla hall posteriore dell’edificio e riesce a far intravedere il bellissimo panorama dell’isoletta posta immediatamente dietro la darsena.
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FORTE MARGHERA: VENEZIA 2019
Tra la reception e lo spazio danza, in mezzo al corridoio è situata la scala principale, un imponente scala curva tipo gradonata che porta al livello superiore, ovvero quelll di accesso alla platea dell’auditorium. Oltrepassata la scala, alla fine de “la lanterna” troviamo un ampio spazio arredato con divanetti, dove la gente può rilassarsi, aspettare che finiscano le lezioni, leggere o semplicemente godersi il panorama circostante attraverso la vetrata di rivestimento. Questo grande spazio nei casi in cui si vogliano fare degli incontri, delle rappresentazioni, degli spettacoli o delle anche riunioni può essere allestito con delle sedie al fine di creare un piccolo auditorium da 150-200 posti a sedere, anche perché riscaldare una sala da 900 posti per degli eventi ridotti sarebbe un grande spreco energetico. La potenzialità di questo spazio è rafforzata dalle pareti vetrate ruotabili su binari sia dello spazio danza sia della vetrata d’accesso posteriore, la quale può favorire anche l’apertura verso l’acqua per alcune rappresentazioni estive, sempre poste al coperto della parte d’ingresso coperta “incisa” nella struttura esterna. Avendo percorso tutto l’atrio situato al piano terra arriviamo alla vetrata d’uscita (d’accesso per chi proviene per vie d’acqua) precedentemente introdotta la quale ci porta in un raccolto spazio coperto sospeso sull’acqua come se galleggiasse, a rafforzare questa sensazione è il ponte mobile che si trova andando ancora avanti il quale ci conduce sul punto finale di Forte Marghera, la piccola isoletta che conclude la darsena, sino ad oggi inaccessibile a livello pedonale se non mediante l’utilizzo di imbarcazioni.
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Pagina a fianco Veduta laterale
In basso Veduta frontale
Casermette Se non attraversiamo il ponte possiamo tornare indietro verso la terraferma passando non necessariamente dall’interno de “la lanterna”, ma percorrendo una banchina che la costeggia per tutto il suo perimetro e che ci riporta nella piazza principale, oppure attraverso una sua estensione ci mette in comunicazione con le casermette francesi. Casermette recuperate e rifunzionalizzate ad uso istruttivo/espositivo; procedendo col nostro percorso, in direzione terraferma, entrando all’interno della casermetta di sinistra in tutta la sua monumentalità ci troviamo in una sala voltata a botte con unghiature (una volta era l’ingresso di rappresentanza dei militari graduati) nella quale insiste la hall delle nuove funzioni. Attraversandola ci troviamo davanti una porta di accesso secondaria che dà sul retro dell’edificio collegato mediante percorsi secondari alla piazza principale; senza uscire dall’edificio voltandoci a destra e sinistra ci troviamo di fronte a piccoli passaggi anch’essi voltati a botte che creano una sorta di corridoio perimetrale il quale attraversa longitudinalmente tutta la vecchia casermetta. In fondo a sinistra, sulla facciata di minor pregio artistico sono stati inseriti i servizi igienici, mentre nel resto delle celle si trovano le varie sale culturali formative, e si varia dalla sala prove musicale alla sala registrazioni, passando per aule teoriche di insegnamento dizione, recitazione, musica; sale a capienza singola o di gruppo variabili a seconda delle necessità mediante pannelli divisori scorrevoli che non vanno a modificare in alcun modo la struttura esistente, rispettando così il vincolo di restauro conservativo insistente. Spostandoci nella casermetta di destra, pressoché gemella, oltrepassando l’ingresso principale troviamo una piacevole sorpresa, una scala “di palazzo” che porta ad una¬ passerella da noi inserita al fine di ricordare i vecchi solai in legno ormai distrutti col passare del tempo. In questo edificio adibito per la maggior parte a spazio espositivo, si trovano anche un’aula magna ed una sala riunioni ed i servizi igienici inseriti anche questi come avviene nel suo doppione all’interno dell’ultima cella.
Pagina a fianco Veduta laterale
Pagina a fianco Veduta casermetta
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IL PROGETTO
La Lanterna: Disegni Architettonici Piano Primo
In alto Schemi funzionali
Pagina a fianco Veduta notturna
Percorrendo la maestosa scala a gradoni che ci eleva dal piano terra ci troviamo di fronte un particolare panorama dove sulla sinistra al di dietro della vetrata, dato che siamo posti ad una quota di 6 metri, possiamo ammirare una piccola parte di territorio limitrofo antistante la darsena del Forte; mentre sulla destra siamo in presenza di un involucro curvo interamente in legno che accompagna tutta la salita della grande scala. Arrivati a questo livello sulla destra, scavato nel legno, si individua una porta ad accesso riservato agli addetti, che separa la cabina mixer dal foyer dell’auditorium, ovvero il piano primo stesso. Proseguendo avanti, lasciandosi la scala alle spalle ci accingiamo ad aggirare l’involucro dell’auditorium mantenendoci sulla sinistra dato che sulla destra vi è la presenza di un rientro del solaio che insieme ad altri va a creare un particolare sistema di doppi volumi che caratterizzano tutti i livelli dell’edificio, passato il restringimento del percorso sfociamo in un’area di nuovo allargata e di fronte a noi troviamo i servizi igienici, naturalmente celati da un antibagno che serve anche da smistamento tra ladies and gentelmen, alla nostra destra scopriamo uno dei due ingressi alla platea anch’esso scavato nel legno di rivestimento il quale introduce ad una sala da 700 posti. Entrando in una sala in stile bi-color (bianco e grigio scuro antracite) dove il boccascena bianco è arricchito da un pesante tendaggio di colore rosso che incornicia ulteriormente lo sfondo nero del palco individuabile a sinistra del precedentemente detto ingresso, di fronte a noi notiamo un ingresso gemello che è collegato a questo mediante un corridoio, di larghezza maggiore a quella indicata da normativa dei VdF, che separa la platea in due settori dove una è interamente in piano e l’altra è leggermente inclinata verso l’alto favorendo così la vista agli spettatori situati in fondo alla sala. Percorrendo il corridoio che separa la platea e attraversando la sala oltrepassiamo l’altro ingresso e ci troviamo di fronte un ambiente pressoché identico a quello opposto, se non per l’assenza dei servizi igienici, percorso che ci indirizza verso destra dove notiamo un’uscita di emergenza e scorgiamo di fronte a noi due rampe di scale, quella a gradonate che sale dal piano terra e quella gemella per metà che dal livello del foyer ci fa salire fino al piano superiore, quello del bar.
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Nascosto dall’auditorium e accessibile soltanto dal piano terra o da una porta di servizio ai teatranti posta sul retro del palco, si trovano i camerini, i magazzini di stoccaggio per il materiale scenico e le quinte. All’esterno dell’edificio sono posti dei ballatoi di servizio necessari per lo smistamento degli spettatori in caso di incendio, ballatoi accessibili a questo livello da 3 uscite di emergenza di 1,80 metri ciascuna che garantiscono l’uscita di circa 900 persone.
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In basso Pianta piano primo
IL PROGETTO
Piano Secondo
In alto Schemi funzionali
Salendo al livello superiore attraverso la scala curva non a gradonate dal livello foyer della platea oppure mediante l’ascensore a vetri posto all’ingresso dalla parte della terraferma, o ancora scendendo dal livello superiore del foyer della galleria, si arriva al piano per la ristorazione. A questo piano siamo completamente addossati all’involucro dell’auditorium che fa da scena alla sala del bar, dove si può rilassarci sedendosi ad un tavolino per un pranzo o anche per un caffè veloce. Il bar è dotato di una cucina, di una dispensa servita da un montacarichi/ascensore ad uso esclusivo del personale e di servizi igienici indipendenti da quelli dei clienti che si trovano dalla parte opposta del piano, raggiungibili costeggiando l’involucro di legno dell’auditorium tutto il livello, tranne la parte addossata ai locali cucina dove al di fuori è presente un rivestimento a specchio dovuto alla necessità di avere muri ciechi all’interno dei locali (come nei piani sottostanti dove si trovano i camerini e gli spogliatoi), è circondato dal particolare rivestimento che inizia a cambiare tonalità di colore causato dall’aumento di opacità dei pannelli fotovoltaici compresi nel pacchetto della vetrata. Da questo livello abbiamo un affaccio che guarda verso la terraferma essendo alla modesta quota di 9 metri dalla quale è possibile ammirare il lungo percorso rettilineo che conduce alle porte del Forte.
A destra Pianta piano secondo
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Piano Terzo Il terzo livello è approssimativamente simile al primo vista la sua identica funzione. Raggiungibile da una lunga scalinata che sale direttamente dal primo livello, da una più corta scala che conduce al livello bar inferiore oppure dall’ascensore che si trova al piano terra e collega tutti i piani de “la lanterna” ha il compito di essere il foyer della galleria dell’auditorium. Il piano si sviluppa praticamente come quello sottostante della platea, ovvero è in parte staccato dal rivestimento ligneo ed ha situati i servizi igienici alla sinistra dell’auditorium, una differenza è la presenza di una stretta scala curva di servizio che serve a raggiungere la sala macchine al livello superiore, mentre l’altra è quella di avere un singolo ingresso in sala che si dirama in due rampe che scendono di 1 metro e che conducono ad un pianerottolo di smistamento dal quale si può continuare a scendere dirigendosi verso le gallerie laterali oppure salire degli scalini che portano alle file della galleria centrale. Galleria centrale composta da 6 file ad interasse di 60cm di altezza l’una dall’altra in modo da garantire una corretta visuale a tutti gli spettatori. Anche all’esterno di questo livello si individuano i ballatoi esterni raggiungibili questa volta da due porte di emergenza visto il numero di molto inferiore, ovvero 218 posti, rispetto a quello della platea. Piano Quarto Questo livello dell’edificio ha uno scopo di mero servizio tecnico nel momento degli spettacoli presenti all’interno dell’auditorium, è quello che accoglie l’ingresso alla sala macchine/proiezione e dove sono alloggiati i comandi di tutte le strumentazioni tecniche inerenti la sala. Ciò non toglie che negli altri momenti del giorno possa diventare uno degli ambienti più utilizzati dai ”visitatori”, data la sua strategica posizione a ben 19 metri di altezza.
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Pagina a fianco in alto e in basso Schemi funzionali
A destra Pianta piano terzo
A destra Pianta piano quarto
IL PROGETTO
La Lanterna: Dettagli Costruttivi ed Esecutivi Dettagli e Materiali Auditorium
Pagina a fianco Vedute interne auditorium
In basso Sezione
Come precedentemente accennato l’auditorium è un elemento caratterizzante tutto lo sviluppo interno in altezza de “la lanterna”, reso ancor più definito dal forte contrasto che vi è tra il suo rivestimento ligneo e la vetrata esterna di facciata. L’auditorium si sorregge con una struttura indipendente appoggiata su setti di calcestruzzo ed ancorata mediante le travi di solai alla struttura esterna anch’essa indipendente. La struttura di rivestimento sia interno che esterno è fissata ad un telaio di cartongesso (v. tavole) che sorregge sia i pannelli in legno di mogano impiallacciato che i pannelli fonoassorbenti in gomma ad alta densità e fibra di poliestere. I pannelli fonoassorbenti sono stati utilizzati direttamente per arredare le pareti della sala, scegliendo un colore antracite scuro, lo stesso del velluto delle poltrone che si alterna ad un altro velluto bianco ghiaccio. Alla sommità della galleria è presente una striscia luminosa a led con comando dimmerabile che serve ad illuminare gli attimi di pre-spettacolo. Appesi al soffitto e collegati alla struttura dell’auditorium si trovano alcuni pannelli acustici diffusori anch’essi rivestiti in legno di mogano, come il parapetto della galleria. Per i pavimenti è stato scelto un parquet di diversa colorazione per la sala e per il palcoscenico. Nella la sala si è optato per un parquet che richiamasse il colore dei pannelli in mogano posato a listelli alternati con disegno a scacchiera, mentre per il palco è stato scelto un parquet a listoni di colore scuro che riprenda il colore antracite delle pareti e delle poltroncine.
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Schema Strutturale Lo schema strutturale mette in evidenza l’indipendenza delle strutture che compongono “la lanterna”, in basso possiamo notare una platea di fondazione che molto probabilmente sarà sorretta da fondazioni idrauliche, ma per essere certi di questo sarebbe opportuno eseguire degli studi geologici al fine di individuare la migliore scelta progettuale. Salendo si ergono alcuni setti in calcestruzzo armato che sono strettamente necessari al supporto ed al fissaggio della struttura dell’auditorium, strutturalmente stabile anche analizzata singolarmente che ha come peculiarità una resistente piastra in acciaio da fissare ai setti sottostanti affinchè possa resistere allo sbalzo che si crea nel doppio volume della hall d’ingresso. Esternamente è presente una struttura in acciaio di travi e pilastri sagomati che mediante altre travi si aggancia a quella dell’auditorium conferendogli così maggiore stabilità. Alla struttura esterna è ancorata mediante saldatura una reticolare in acciaio che ha il compito di sorreggere la vetrata di rivestimento, vetrata con sistema costruttivo collaudato in quanto ha lo stesso schema esecutivo di quella del British Museum pensata da Norman Foster.
In alto Dettaglio reticolare vetrata
Pagina a fianco Veduta degli interni
Studio Climatico Mediante l’utilizzo di ecotect© abbiamo analizzato l’irraggiamento solare annuo del nuovo volume e l’ombra che si viene a creare durante il giorno nei solstizi d’inverno e d’estat e negli equinozi di autunno e primavera. La zona risulta molto soleggiata e c’erano i presupposti per avere un rivestimento ad energia rinnovabile, è quindi stato scelto un involucro che potesse fornire tale apporto. Anche con questo tipo di intervento è stato possibile mantenere la trasparenza voluta per l’edificio utilizzando pannelli fotovoltaici “vetro-vetro” a rendimento proporzionale alla propria opacità.¬
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In basso Schemi Ecotect©
5. ELABORATI
Creare architettura significa esprimere aspetti del mondo reale - natura, storia, tradizione e società - all’interno di una struttura spaziale, che è un concetto astratto composto con logica chiara e trasparente.” [Tadao Ando]
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Bibliografia ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ►
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Sitografia ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ► ►
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Indice 5
Ringraziamenti
7
Sommario
11 13 15
Capitale Europea della Cultura La candidatura di Venezia La Gestione del Forte di Marco Polo System G.E.i.e.
21 25 29 45 51 53
Polemiche e Partecipazione I Luoghi di Venezia Capitale della Cultura Acqua e Terra come Luogo Comune Periodizzazione della Crescita Uso Prevalente dei Suoli Uso Prevalente delle Acque
57 59
Scelta Strategica Rapporti Fondativi
67 75 87 93
Caratteri Architettonici e Riuso del Forte La Lanterna: Planimetria d’Insieme La Lanterna: Disegni Architettonici La Lanterna: Dettagli Esecutivi e Costruttivi
98 138 139
Tavole Bibliografia Sitografia
141
Indice