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! ! Ettore Favini / Antonio Rovaldi! To say nothing of the dog! !
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Antonio: Te lo immaginavi così grosso il fiume da dentro? In alcuni momenti sembrava ! di navigare in un luogo immaginario, forse più vicino a certi paesaggi fluviali dell’Indocina! o della foresta amazzonica. Quei fiumi densi dove ci sono le anaconde! ! Poi la vista di quel capriolo che sotto la pioggia attraversava il fiume grigio -prima lontano e poi all'improvviso così vicino- e la nostra barca di ferro lunga e sottile con quel tendalino così ridicolo... Una strana incosciente euforia e quella sensazione di instabilità ! a pelo d'acqua... Era quasi piacevole. Il fiume è il paesaggio invisibile che sta sotto ! il paesaggio visibile, pensavo mentre risalivamo gli argini per andare, a piedi sotto un sole africano, in quel paesello. Poi capita di svegliarsi nella notte, all'improvviso, senza sapere che direzione seguire e avere la sensazione molto chiara che una persona ti sta chiamando e senti come un grattare di sabbia sotto i denti, come quando mordi un sasso e hai i brividi. È stato tutto così astratto e veloce che non so quanta distanza abbiamo percorso e quanto tempo ci abbiamo impiegato. Cerco di immaginarmi come sarebbe stato se avessimo raggiunto la foce e se alla fine ci fossimo tuffati nel mare così come ! ci eravamo detti durante il viaggio. !
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Ettore: Avevo attraversato il fiume in varie occasioni e stagioni, mai lo avevo visto così imponente e maestoso (anche io, che sono un homus padanus!). Non mi ricordo esattamente dove fossimo, ma non è certo importante, il fiume era talmente grande che aveva cancellato isole, pennelli e in parte le sponde. Si vedevano solo i segnali ! di navigazione rossi e bianchi affiorare dall'acqua che, se fosse stata una fotografia, sarebbe stata una panoramica. Mi è tornato in mente Deserto d'acqua di Ballard, dove ! il paesaggio diventa un luogo immaginario e prende il sopravvento sul mondo reale. ! Deve essere senz'altro la proprietà del fiume: contenere, con le sponde, ciò che accade nel suo letto, per escludere tutto ciò che sta oltre. Per questo mi piace pensare che la navigazione sia stata la proiezione della mia mente in uno spazio immaginifico, un viaggio in una dimensione sospesa, surreale e intima al tempo stesso. Mentre risalivamo l'argine ! e le spine delle acacie mi si conficcavano nei piedi, sono tornato alla realtà, come quando ti devi pizzicare la guancia per sapere se è tutto vero. Avrei fatto più volentieri un tuffo ! al mare, ma non so se Giustina si sarebbe adattata alle onde, lei così barca da fiume. ! Tu lo rifaresti?!
! Antonio: Lo rifarei. Ma cambierei Santa!! !!
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Ettore Favini! Nato a Cremona nel 1974 / Vive e lavora a Cremona.! Ettore Favini pone al centro di numerosi progetti l’ ambiente, soggetto protagonista e mezzo di indagine nel suo rapporto con l’uomo. La fruizione delle sue opere diventa un modo di riappropriarsi dello spazio pubblico. La memoria, storica e individuale, è il fulcro di un percorso che muove da un’ispirazione autobiografica e arriva ad elaborare temi universali, quali tempo ed esistenza.!
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Antonio Rovaldi! Nato a Parma nel 1975 / Vive e lavora a Milano. La sua ricerca si muove intorno a tematiche relative la percezione dei luoghi, del paesaggio, mettendo sempre in relazione i differenti media utilizzati, come la fotografia, il video, la scultura ed il disegno. ! La dimensione della distanza fra i luoghi, l’attraversamento fisico e mentale in essi, veri o immaginari essi siano, sono una costante nella ricerca dell’artista.!
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Nel 2012 l’opera site-specific W18S di Rovaldi e Favini è stata selezionata tra le tre vincitrici del Premio Portali dello Scompiglio e in seguito realizzata all’interno della Tenuta dello Scompiglio (LU). Con il progetto To say nothing of the dog per il Premio Suzzara 2013, Rovaldi e Favini sono alla loro seconda collaborazione artistica.!