Rivista mensile, febbraio 2008 • n. 1 anno XXXII • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 • Filiale di Padova • ISSN 1127-0667
Carnet Marcia di
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SCOUT D’EUROPA
SOMMARIO Con uno scatto... a risposta dalla Pattuglia Foto
SCOUT D’EUROPA Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo
By Luigi e Tullia Non so se ti posso omologare... Palermo, 8 gennaio 2008
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Anno XXXII • n. 1, febbraio 2008 Carnet di Marcia per Scolte e Rovers
Treppiedi, una proposta Benvenuti!
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Direttore Responsabile Solideo Saracco
Come una goccia d’acqua
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Tips and Tricks & Ricordando... Il parascintille
Direttori Michela Bertoni, Pietro Antonucci
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REDAZIONE DI CDM Coordinamento redazionale Tullia Di Addario, Giorgio Sclip
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Vita da Rover, vita da Scolta Vitamina A...ccoglienza
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Cammino di Pasqua
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Il Signore della danza
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Euromoot 07: dopo Zelazko 2003 L’avventura continua
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Il Palermo 2° all’Euromoot
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Cadendo da cavallo... infuocando il mondo Perché hai paura dell’altro?
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Corner... l’angolo dello sport Uniti nello sport
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La vita appesa ad un chiodo...
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Sale in zucca La strada dell’Italia
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Cucù e ciarlatani • La comunicazione indiretta
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Secondo la tua scelta
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Libertà, ma dove?
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ApertaMente Clausura
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Progetto grafico Ellerregrafica
Regali inaspettati
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L’altracopertina Riflettendo sull’accoglienza...
Direzione, Redazione e Amministrazione Via Anicia 10 • 00153 Roma
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Responsabili rubriche L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip APERTAMENTE: Francesco e Laura Licenziato, Martino Piovesan ed Elena Pillepich CADENDO DA CAVALLO... INFUOCANDO IL MONDO: Don Fabio Gollinucci e Fra’ Basito CORNER... L’ANGOLO DELLO SPORT: Carla Palermo, Tina Di Bari e Demetrio Gajo SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti e Aldo De Menech SENTIERI D’EUROPA: Massimiliano Pastore e Massimiliano Pietrantoni TIPS & TRICKS: Marco Lucidi TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca In redazione anche Enrico De Micheli, Elena Bratti, Micaela Moro, Gipo Montesanto, Serena Adinolfi, Don Paolo La Terra Hanno collaborato in questo numero: Clemente Brunetti, Luigi Ingrassia, Michela Bertoni, Pietro Antonucci, Ale Barbaro, Roberto Saichner, Giacomo Palumbo, Federica Marchioni, Giovanni Carloni, Don Fabio Gollinucci, Tina Dibari, Demetrio Gaio, Andrea Diotalevi, Monica D’Atti, “Grillo Sparlante”, Martino Piovesan, Giorgio Sclip, Vania Ribeca
Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 • Sped. in abb. post. Art. 2 Comma 20/c, Legge 662/96 • Fil. di Padova ISSN 1127-0667
ingraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e che ancora non vedono pubblicato su questo numero il loro contributo! Tranquilli, sarete sul prossimo numero!!
Stampa ADLE Edizioni • Padova
Carnet di Marcia A•2008
Chiuso in Redazione il 6 febbraio 2008
Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la Direzione.Tutti i collaboratori hanno la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di scritti comparsi in questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata la fonte.
Foto di Clemente Brunetti
Con uno scatto... a risposta dalla Pattuglia Foto
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a Strada insegna a guardare e a capire la gente, non a giudicarla sui propri schemi o volere che si adegui a come siamo noi e a ciò che noi pensiamo: la Strada mette insieme, sullo stesso piano, fa superare le diversità che sono alla fine poco profondo, e aiuta a capire e a trovare tesori di saggezza e di verità là dove a prima vista sembrerebbe non esserci niente. Nasce la voglia di rendere un servizio, di dare una
mano, di offrire quel poco o quel tanto che si pensa di avere: nasce una solidarietà che è il frutto dell’ospitalità… […] La Strada insegna ancora oggi il valore e la gioia dell’ospitalità, della fratellanza vissuta realmente, dell’uguaglianza cordiale, che scavalca lontananze di spazio e di tradizioni… (dal Carnet di Strada delle Scolte • Euromoot 2007) Carnet di Marcia A•2008
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by Luigi e Tullia
Non so se ti posso omologare... LUIGI INGRASSIA
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enedetto XVI non deve entrare all’Università La Sapienza”... risuonano ancora nelle nostre orecchie quelle agghiaccianti parole riportate da tutti i quotidiani: a pronunciarle non solo studenti, ma addirittura i docenti di uno degli atenei più importanti. Come non partire proprio da quanto accaduto per interrogarci su questo importante argomento: l’accoglienza, l’ascolto di tutti. Lascerò ai Clan ed ai Fuochi l’approfondimento sul fatto in sé... che per altro è stato abbondantemente commentato e che ha promosso una reazione popolare della città di Roma, con la partecipazione di 200 mila persone all’Angelus in Piazza San Pietro e una reazione da parte di tutti i cristiani. Approfondiamo piuttosto l’argomento in generale. Per parlare di accoglienza, a mio parere, occorre by-passare prima da alcuni altri concetti di fondo. Spesso ci sentiamo le uniche persone del tutto normali. Sbagliamo... Spesso sentiamo di potere relazionarci e di conseguenza di poter accogliere solo coloro che riteniamo “rientrino” all’interno di quella sfera di persone “decifrabili” perché a noi conosciute, perché uguali a noi, perché simili, perché con simili interessi, ecc... Per questo motivo dico che prima bisognerebbe fare un certo “esamino” di se stessi. Per accogliere l’altro occorre umiltà innanzi tutto e poi anche disponibilità a non dovere necessariamente “omologare” l’altro al nostro modo di vedere le cose. Bisogna saper andare incontro all’altro cercando nell’altro anche ciò che a noi manca: il tesoro in lui nascosto; il bene, le capacità, le potenzialità d’amore e di amicizia dell’altro risultano spesso invisibili a primo acchito, o a chi si ferma ad una “conoscenza indifferente”, distante, superficiale.
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Solo con la disponibilità a conoscere l’altro in profondità si può dire di essere veramente accoglienti. Spesso la nostra disponibilità a conoscere ed approfondire viene tradotta come attenzione all’altro, ma a volte anche come invadenza... i confini sta al nostro buon senso stabilirli. Non ci si può prendere subito qualsiasi tipo di confidenza, ma accogliere è anche non restare troppo distanti, non lasciare solo agli altri il compito di sbilanciarsi nei nostri confronti, un po’ di apertura, di estroversione è la ricetta per essere a nostra volta più facilmente accettabili dagli altri e ci consentirà di mettere in cantiere più amicizie, di non restare soli, di consolidare i legami intrapresi. Non far nulla, a volte, preclude delle splendide possibili amicizie, delle possibili scoperte di talenti e di preziosi consigli, che altrimenti resterebbero per sempre a noi nascosti. Accogliere è andare in cerca dell’altro, non è solo aspettarlo! Accogliere è saper ridimensionare a volte i nostri convincimenti e le nostre idee per far spazio ad altre più giuste sapendoci completare con l’altro. Conosco alcuni Rover che sono troppo riflessivi, egocentrici, chiusi in se stessi, ed alcuni altri che, pur essendo estroversi, non sarebbero mai disposti a cambiare una propria idea, a lasciar spazio all’altro per sostenere un’idea diversa dalla propria. Entrambi i casi dimostrano
incapacità di accoglienza. Parlatene in Clan ed in Fuoco... fate una inchiesta facendo ad esempio dei test utili per conoscere meglio le vostre tendenze ad aprirvi o a chiudervi nei confronti dell’altro; fate in seguito un dibattito aperto sui risultati, provate infine a verificare nella pratica il risultato invitando ad uscire un amico/a conoscente che non avreste mai pensato di invitare... e conoscerlo! Non dimenticate che a breve (se già non vi è capitato) nelle vostre scuole, nei vostri gruppi,
in palestra, al lavoro vi accadrà di dovervi relazionare con persone profondamente ed infinitamente diverse da voi, di altra lingua, razza, religione, cultura, storia, paese... saranno i nuovi volti di un insegnante a scuola, di una Scolta, o di un Capo Scout, di un amico, di una ragazza incontrata ad una festa di compleanno. È anche il volto di chi incontriamo tutti i giorni lungo la nostra Strada.
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quando necessarie... con ogni cosa fosse utile a migliorare la nostra rivista associativa. Un grazie speciale a Tullia e a Giorgio che adesso mi sostituisce in questo compito, poi anche a Pietro, ed a Gipo, a Micaela e a Lorenzo ed ai miei predecessori Paola e Pasquale che più di altri mi hanno aiutato a realizzare dei buoni lavori. È grazie a tutti voi che in questi anni avete collaborato con CDM per il successo di essere pervenuti alla regolare frequenza delle pubblicazioni con ben cinque numeri all’anno. È stata una esperienza bellissima che mi ha dato occasione di conoscere tanti nuovi amici e amiche e adesso auguro a Giorgio di poter vivere allo stesso modo, cioè con entusiasmo e gioia, questa meravigliosa esperienza di servizio. Da settembre sono tornato a svolgere il compito di Capo Clan e sino a quando avrò gambe e testa per riuscirci, con l’aiuto di Dio punterò dritto verso altri orizzonti e nuove mete; mi consola la prospettiva di continuare a poter stare vicino alla branca Rover. A tutti un grazie di cuore per l’aiuto e per la testimonianza di fede ricevuta. Buona Strada!
by Luigi e Tullia
arissimi Rover e Scolte, e carissimi fratelli e sorelle della redazione di Carnet di Marcia, anno nuovo... vita nuova... Nel lasciare l’incarico di coordinatore della redazione sento il dovere di ringraziarvi e di salutarvi tutti. Ringrazio prima di tutto il Signore per la singolare esperienza che mi ha concesso di vivere in questi ultimi 7 anni grazie allo svolgimento di questo tipo di servizio per la nostra Associazione. È proprio vero, ogni incarico porta con sé il suo fardello, ma anche il suo dono! Trovarmi a dover impostare una rivista per l’Associazione è stata di certo una esperienza faticosa e dispendiosa cui dedicare molto tempo, ma molto entusiasmante e mi è stata utile per la mia formazione. Questo servizio mi è stato utile per la crescita spirituale, mi ha dato poi la possibilità di rendermi utile ed in questo modo di sentirmi utile. Gettando uno sguardo indietro, faccio memoria delle tante mani di aiuto ricevute per svolgere questo incarico e certamente debbo ringraziare tutti coloro che nel corso di questi anni hanno contribuito con articoli e fotografie, ma ancor più con i loro consigli, anche con le amorevoli correzioni
Luigi Ingrassia
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treppiedi una proposta Strada
Servizio
Benvenuti!
Comunità
MICHELA BERTONI
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ben pensarci, questo sarà il primo numero che vi arriva… ehi, sto parlando a voi, Scolte semplici e novizi Rover!! Un intero articolo dedicato a voi, curiosi lettori del nostro giornale e speriamo curiosi di tutto quello che state vivendo nelle vostre unità! Mi siete venuti in mente perché le prime persone che il Clan e il Fuoco deve essere felice di accogliere siete voi, ed anche voi dovreste essere entusiasti per la nuova avventura che si spiega davanti a voi ed accoglierla come un’opportunità! Ecco, se questo è lo spirito che respirate… siamo avanti. Quando ero Capo Fuoco, ricordo l’attesa che c’era nelle riunioni prima: tutto doveva essere perfetto... il Fuoco sapeva che gli equilibri sarebbero cambiati, che nuovi caratteri e nuove
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capacità sarebbero scesi in campo, ma era anche consapevole che il gioco era proprio questo, riuscire ad accogliere tutte le nuove Scolte con occhi nuovi, con occhi un po’ più adulti, con meno pregiudizi e soprattutto meno competizione (sana, s’intende!), rispetto alla vita di Riparto magari condivisa insieme con le Scolte di poco più grandi quindi sappiate che un anno in Fuoco è un anno intenso, in cui la vostra prospettiva cresce e lo fa anche rapidamente. Le proposte profonde, coraggiose, la fatica che entra per i piedi vi temprano . Se vivrete tutto questo con sincero interesse e disponibilità d’animo, allora, dopo un anno, potrete veramente decidere se la Strada della Scolta fa veramente al caso vostro, se vi piace e vi fa crescere. Non aspettatevi una
comunità consolatoria o sempre rassicurante: il Fuoco non ha paura di confrontarsi, di verificare quello che fa; e non aspettatevi nemmeno solo una comunità dove si sta bene insieme, ma un gruppo di persone che lavora insieme, che prega insieme; non aspettatevi una comunità di persone che si copiano l’una con l’altra, ma una comunità di persone che si rispettano per la loro unicità e si accolgono con tutti i loro pregi e difetti; e non aspettatevi una comunità di persone che se ne sta nascosta o al riparo, ma una comunità di persone che si aprono all’esterno, per scoprire, per dialogare, per servire. Dopo qualche mese, vi sarà proposta anche l’esperienza del servizio. Forse verrete a contatto con realtà sociali difficili, con persone che hanno un vissuto doloroso o comunque una vita non facile: una delle cose di cui hanno
solitamente bisogno è di essere accolti per quello che sono, i giudizi spesso su di loro li hanno già scritti gli altri. Se nella verifica con la vostra Capo Fuoco o il Maestro dei Novizi scoprirete che tutto questo vi ha reso felice e che nella vostra vita lo spazio per tutto questo lo volete trovare, il seme del servizio sta già buttando i suoi germogli… E Cristo? Vogliamo trovare uno spazio anche per Lui? Lui sa che voi avete dei dubbi, che la dottrina della Chiesa certe volte vi sembra troppo stretta per i vostri anni, ma sa anche aspettarvi, ascoltarvi ed accompagnarvi in silenzio come fece con i discepoli di Emmaus; e se poi lo lascerete parlare e lo accoglierete, sono certa che vi potrà dare tante indicazioni per trovare la Strada. Sarà un onore, oggi, camminare insieme a voi. Buona Strada.
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Come una goccia d’acqua! PIETRO ANTONUCCI
laborioso ed economo …. L’essenzialità Lo Zaino…
treppiedi una proposta
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ome queste tre cose siano profondamente legate è il motivo di questa piccola riflessione, infatti oggi si fa di un gran parlare di mancanza nei giovani dello spirito costruttivo, della capacità di costruire il proprio futuro, dell’incapacità di vedere il lavoro come determinante della propria vita sociale. Altri illustri sociologi invece ci raccontano che quello che manca ai giovani è uno spirito frugale, essenziale, di avere il senso ecologico del consumo etc. etc. etc. Da qualche nozione di Biofisica ricordo che tutti i sistemi in natura tendono al massimo risultato con il minimo dispendio energetico, in buona sostanza, a titolo di esempio, una goccia d’acqua assume la forma sferica perché la sfera è la forma che, a parità di volume, implica la minore superficie possibile. L’uomo è l’unica anomalia in questo sistema, è l’unico che per spostare il suo peso medio di 75kg spesso ne muove almeno 1200 (vettura media) o addirittura 2500 (un MaxiSUV) siamo cioè contro tutti i principi evolutivi, il nostro bilancio energetico è davvero pazzesco, e allora ecco i nuovi must. Ecologia. Attenzione ai consumi, ricerca spasmodica del massimo risultato con il minimo sforzo e via dicendo. Ora mi chiedo quanto riusciamo a vivere il nostro essere laborioso ed economo? Quanto vale la nostra essenzialità? Allora volevo invitarvi a riflettere sul vostre attività di autofinanziamento e sul vostro zaino essenziale. Sono due cose che facciamo, ma forse senza pensarci troppo; pensiamo a che servono? Davvero sono solo legate al bisogno di soldi o al bisogno di
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tenere leggero lo zaino?? Hanno un valore molto più alto nel nostro metodo, il valore educativo di dare il giusto valore alle cose, di darci il giusto metro di utilizzo di queste, di permetterci una corretta valutazione del denaro e del lavoro. Ragazzi c’è un gran bisogno di questa cultura, non limitiamo la nostra esperienza al mondo Scout, portiamo i nostri valori fuori e testimoniamo quanto il Roverismo ci insegna: non ha alcun senso riuscire a fare uno zaino perfetto se questo non ha in nessun modo contribuito a sviluppare una reale essenzialità. Non ha senso lavorare per racimolare i soldini per il nostro Campo Mobile e poi sperperare il denaro senza alcuna attenzione. Proviamo a ragionare in Clan su questo nostro essere essenziali e vediamo in quali comportamenti ed atteggiamenti quotidiani si manifesta e si realizza, cerchiamo insieme di trovare delle idee che ci permettano sempre più di portare agli altri questa nostra caratteristica. Qualcuno ha scritto che i cattivi comportamenti sono meno contagiosi dei buoni comportamenti, proviamoci!!! Buona Strada.
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Tips and Tricks Ricordando...
Il parascintille
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a scuola di libertà del Roverismo passa anche attraverso l’organizzazione del materiale personale nell’affrontare la vita all’aria aperta. Una piccola astuzia è rappresentata dal parascintille! Questo oggetto consente di far vivere al Rover lo spirito d’essenzialità, evitando così l’uso del fornello a gas, legato per altro alla ricarica delle bombolette e schiavizzando il novello “Dersu Uzala” alla necessità dì raggiungere, durante un’uscita o un Campo mobile, una rivendita organizzata di materiale da campeggio. Col parascintille, invece, si può
tranquillamente cucinare con il fuoco a legna creando un maggior senso di autonomia e... di libertà, tipico dell’uomo dei boschi. Per coloro i quali dovessero avere qualche remora od alibi di stampo ecoterrorista, posso senza ombra di dubbio affermare che l’utilizzo appropriato del parascintille non è pericoloso per un probabile incendio a meno che il Rover che lo utilizza non si chiami “Pierino”. Oh pigro e timoroso Capo Clan! Basta con il fornelletto a gas! Fai crescere i tuoi Rover con l’uso del parascintille detto anche, dai seguaci del Polo del Guerriero, Parasciantisi. Ed ora forza ecco le istruzioni per costruirlo e per l’uso. Buona Strada!
Ale Barbaro (testo) • Roberto Saichner (disegni)
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Vita da Rover, Vita da Scolta
Vitamina A...ccoglienza I
ndicazione per l’uso: Inizia la terapia con delle frasi formali come: buon giorno, buona sera, a sua/tua disposizione o ben arrivato, ben trovato, benvenuto o come si dice in Sicilia sambenerica (benvenuto); sarà sicuramente una conversazione con alti risultati positivi se posta dalla tua parte. Se invece queste cose te le senti dire, rispondi “alla meno peggio”dicendo con grande delicatezza d’animo: bene grazie e lei? oppure ci si arrangia, così cosà, mi arrangio. Non sto qua a indicarvi i modi, dato che queste cose, non dette proprio così, ma con il dialecto dialectorum, ci vengono così spontanee, ma così spontanee che quasi quasi cambio discorso. Immaginatevi un giorno di autunno, una sera in cui le mamme portano i bambini per mano a guardare le vetrine già piene di precoci
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attrattive di “moda”. Sul marciapiede alcuni ragazzi fanno capanno intorno a un venditore di colore. Dalle loro mani, pochi euro scivolano in quelle dell’africano. È il prezzo sottobanco di due cd. Tutto ok, affare fatto? Macchè. Ecco, dal nulla, materializzarsi tra la folla due uomini in divisa. Le mamme intuiscono, stringono la mano ai figlioletti, prendono il largo a pochi metri e poi si allontanano. Quei piccoli innocenti non devono vedere esclama una delle due mamme. L’africano, venditore abusivo di cd, è ammanettato, trascinato via. Alcuni passanti si stupiscono, altri protestano. Voi dareste le manette per così poco, quando si lasciano liberi sulle strade
ricordate, tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento, presero la via dell’oceano, andarono per terre assai lontane in cerca di fortuna. D’altra parte dell’Atlantico mandavano i famosi dollari americani e tacevano delle umiliazioni che subivano in quelle terre, così mi raccontava mio nonno. Nella mia libreria personale conservo delle foto inviate da mio zio dall’america, le foto sbiadite e le lettere scritte con un “poco” di siciliano dentro. Era giovane, faccia rugosa, capelli arruffati, occhi fissi nel vuoto. Quelle fotografie mi sono balzate davanti e si è sovrapposta all’immagine nera del giovane africano, sorpreso dai poliziotti a intascare otto euro per campare. Bisogna insistere sulla pedalata in più rispetto alla precedente. Scrivimi per scrivermi ottimismoacolazione@hotmail.it
Vita da Rover, Vita da Scolta
fior fiori di delinquenti con atroci delitti sulla coscienza? Che giustizia è questa? Le manette ai polsi dell’africano stanno proprio male. È un uomo dai lineamenti gentili, nero come la sua Africa. Potrebbe essere un ingegnere, uno studente universitario, come ne vengono tanti dall’Uganda, dalla Nigeria, dall’Africa in generale affamata e stanca di morire. Certamente non è un criminale, vive fuori dalle regole, e questo è vero, ma vuole solo sopravvivere in un paese dove non riesce a trovare lavoro. Forse, persona colta come sembra, non è capace di stendere le mani, ha un suo orgoglio e una sua morale. Gli agenti della polizia lo portano verso il Commissariato. Chissà quante volte chiudono gli occhi sulle malefatte di nostra gente. Ma è così facile prendersela con uno straniero. Hanno fatto il loro amaro dovere, io spero che tutto finisca bene. È uno di quei casi in cui la giustizia e la pietà umana s’incontrano e si guardano in faccia sul serio. Milioni di nostri connazionali, ve li
Giacomo Palumbo San Giuseppe Jato 1° mons. Onofrio Giglio Carnet di Marcia A•2008
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Cammino di Pasqua
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on posso non scrivere ora: ora che le sensazioni, le emozioni, le riflessioni sono ancora vive, calde nel cuore e così tanto che la mente, pur sforzandosi, riesce solo a fatica ad ordinarle completamente. È stato incredibile: non esagero dicendo che probabilmente ha rappresentato una delle esperienze più belle di questi dieci anni di vita Scout. Ogni salita, ogni gesto, ogni parola, come pure ogni istante di silenzio, racchiudeva in sè un profondo significato. La testimonianza. La testimonianza della fede in Cristo, sofferente e vincitore nello stesso momento, un Cristo spogliato, deriso e maltrattato, ma insieme trionfante nella misericordia e nell’amore. Passo dopo passo, ingoiando metri di un sentiero ciottoloso, nel verde delle campagne di Siena, sotto il sole
cocente e con lo zaino in spalla, pesante, talvolta quasi soffocante, ma inseparabile compagno, irrinunciabile “croce” del cammino. Incredibile... incredibile tanto il cammino stesso quanto la difficoltà a tornare alla vita di oggigiorno, ad immergersi nella confusione, nel traffico, nel relativismo. La stazione di Roma sembrava quasi un altro mondo rispetto alla realtà vissuta fino a qualche ora prima! Eppure proprio in questa realtà siamo chiamati ad essere quegli stessi TESTIMONI della fede, in ogni nostra salita, ogni nostro gesto, ogni parola, ogni silenzio. Buona Strada
Federica Marchioni, Scolta del Roma 12
Il Cammino di Pasqua si svolgerà dal Mercoledì Santo al sabato mattina, vigilia di Pasqua ,ed è rivolto a tutti quei Clan/Fuochi o anche RS desiderosi di vivere il Triduo Pasquale nella cornice delle crete senesi e immersi nella spiritualità della SS. Croce di Cristo. L’organizzazione sarà curata, come tradizione, dal Clan di Grosseto ed il percorso spirituale sarà guidato da Padre Cirillo Vasil. Da quest’anno sarà a disposizione anche un campo-famiglia per i Capi. Per informazioni e iscrizioni: Stefano Viti • stefanogr1@hotmail.com •328-4521734
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IL SIGNORE DELLA DANZA Rit: Danza allor dovunque tu sarai sono il Signore della danza sai e ti condurrò dovunque tu vorrai e per sempre nell’anima tu danzerai.
Di sabato volevano impedirmi di danzar ad uno zoppo a vivere a sorridere a danzar poi mi inchiodarono al legno di una croce ma no non riuscirono a togliermi la voce.
Danzai al mattino quando tutto cominciò nel sole e nella luna il mio spirito danzò son sceso dal cielo per portar la verità e perciò chi mi segue sempre danzerà.
Il cielo si oscurò quando danzai di venerdì ma è difficile danzar così nella tomba pensano più non danzerà ma io sono la danza che mai finirà.
Danzai allora per gli scribi e i farisei ma erano incapaci e non sapevano imparar quando ai pescatori io chiesi di danzar subito impararono e si misero a danzar.
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Euromoot 07: dopo Zelazko 2003 l’avventura continua
Vita da Rover, Vita da Scolta
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el corso del periodo antecedente l’Euromoot noi del Clan S. Francesco Fr4 avevamo una mezza idea di quello che ci aspettava una volta arrivati lì in Slovacchia ; in effetti i “veterani” dell’EJ avevano già vissuto quel tipo di esperienza con la propria squadriglia. Già durante il viaggio ci siamo accorti, vedendo quella moltitudine di nostri coetanei in uniforme, di come quell’evento fosse stato preparato nei minimi dettagli e dell’immensa mobilitazione che aveva creato nell’universo Rover italiano. Si è notata da subito la presenza di quella sorta di unità di intenti fra tutti noi che, insieme a gli altri nostri fratelli Rover, ci avrebbe accompagnato per tutta la durata del lungo cammino. Una volta quindi arrivati sul posto, nonostante il tempo non facesse sperare per il meglio, tutti eravamo ansiosi di iniziare questa nuova avventura accomunati da una sola parola chiave: PARTENZA; in effetti tutto l’Euromoot si è basato da subito sulla voglia di partire e ripartire ogni giorno, e soprattutto sulla nostra capacità di dare forza alle nostre scelte in quanto tutto il Roverismo si basa su una concezione della vita riassunta nel simbolo della forcola che implica appunto una scelta decisa e netta di quello che si intende seguire nel corso dell’esistenza. Stato d’animo questo che ha accompagnato la partecipazione alla Santa Messa nel santuario mariano sito in una città altrettanto importante come Levoca, il più visitato luogo di pellegrinaggio della Slovacchia. Con il fatto poi che il Campo mobile si sia svolto in una zona che si può indubbiamente considerare la culla del cattolicesimo dell’Europa dell’Est, si è andata progressivamente a definire l’idea in ognuno di noi di quale sia il senso di essere
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europei, custodi di radici speciali e feconde come quelle cristiane. Con questo spirito, dunque, una volta arrivati al punto di partenza, ossia il paese di Vyshné Ruzhbachy, abbiamo iniziato questa nuova esperienza irripetibile. Una marcia, un cammino di centinaia e centinaia di Rover e Scolte provenienti da tutta l’Europa, l’Europa Cristiana che è stata per secoli portatrice di quei valori, e di quella religione la quale fu faro di civiltà per molte genti barbare nella stessa Europa e fuori di essa. Uniti nello spirito, nella gioia e nelle difficoltà, ovvero nelle prove che la STRADA ci pone davanti per meglio vivere e capire l’esperienza di essere Rover, tutti noi abbiamo segnato ogni giorno di più una nuova tappa e la cosa più bella è che, durante il cammino, nonostante la stanchezza facesse da padrona, eravamo rincuorati dall’atteggiamento che la gente del luogo teneva nei nostri confronti, pronta a regalare un sorriso ed un saluto affettuoso che, quasi per magia, annullavano di colpo la stanchezza di quattro ore o più di marcia. I giorni passavano e al caldo delle tende ci si riposava del lungo cammino, per essere subito svegli e pronti l’indomani mattina a ripartire senza indugi; canti, frasi scherzose, il fare amicizia ogni giorno con tanta gente che proveniva da ogni regione e provincia dello stivale erano il giusto contorno per un Euromoot che faceva tappa nella splendida cornice dei monti Tatra i quali maestosi si ergevano e segnavano l’orizzonte davanti ai nostri occhi e verso quell’ orizzonte era diretta la moltitudine di Scout che con passo inarrestabile si avvicinava ogni giorno di più verso l’inevitabile e tanto agognata meta: CZESTOCHOWA. Il 10 agosto è stato giorno di pausa nel paese polacco di
Olsztyn, penultima tappa del nostro cammino, dove ci siamo riposati una intera giornata per raccogliere energie prima di compiere il grande balzo finale fino a Czetsochowa. Ma quella fino alla famosa città polacca non è una semplice tappa, è qualcosa di più importante: un pellegrinaggio, sì, un pellegrinaggio notturno che nel silenzio e nella preghiera ci avrebbe portato durante la notte verso uno dei più importanti santuari del mondo che, come pochi, raccolgono il fervore di un popolo, le sue speranze e le sue sofferenze; man mano che l’oscurità scendeva su quelle fitte foreste, come un serpente, tutta quella fiumana di gente si snodava nel bosco prima di imboccare la strada asfaltata. La marcia vera e propria inizia dopo l’una di notte in quanto era stata organizzata una solenne cerimonia in cui tanti Rover e tante Scolte italiani e degli altri Paesi avrebbero preso la partenza. Durante la notte il cammino era
scandito dal ritmo degli scarponi che ci avrebbe accompagnato fino all’alba quando dopo ben 9 ore di marcia finalmente abbiamo scorto l’abitato della grande città e, una volta giunti al santuario, partecipato alla Santa Messa, anche se fiaccati dalla stanchezza accumulata. Senza dubbio l’Euromoot ha valorizzato ancora di più in noi l’idea e il significato di Strada, Comunità e Servizio. Questi hanno preso forma ed hanno aperto ai nostri occhi una nuova dimensione di insieme, un rapporto che implica la scelta convinta di aprire la mente ed il cuore all’altro, e vedere nell’altro noi stessi, riconoscendoci nei nostri valori comuni. Abbiamo partecipato e siamo soddisfatti di quello che è stato fatto perché crediamo vivamente in questo stile di vita e desideriamo seguire la Strada che Nostro Signore ci indica sicuri di averlo vicino a noi.
Giovanni Carloni, Clan San Francesco FR 4
Vita da Rover, Vita da Scolta Carnet di Marcia A•2008
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Vita da Rover, Vita da Scolta
Il Palermo 2° all’Euromoot
Fig. 1 • Levoca. Siamo arrivati in tanti.
Fig. 2 • Tre simboli in uno: l’Orifiamma, i nostri zaini e la croce.
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Vita da Rover, Vita da Scolta
Fig. 3 • Palermo 2° al confine tra Slovacchia e Polonia.
Fig. 4 • Una distesa di tende aspettando di partire per Czestochowa.
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Cadendo da Cavallo... infuocando il mondo
Perché hai paura dell’altro? DON FABIO GOLLINUCCI
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a recente esperienza dell’Euromoot è stata un’occasione privilegiata di incontrare e conoscere uomini, donne e bambini che vivono in una cultura diversa dalla nostra. Siamo stati colpiti e affascinati dalla loro semplicità di vita e dalla genuinità del contatto umano. Inoltre la loro disponibilità gioiosa e pronta a condividere qualcosa di proprio, un bicchiere d’acqua, una fetta d’anguria, un po’ del loro tempo, è stato il segno visibile e concreto di una autentica e pronta accoglienza. Vi invito a rileggere il brano di Luca già proposto nel numero precedente: Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una
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sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta». (Lc 10,38-42) L’unica cosa necessaria ed essenziale nella vita del discepolo è rimanere con Gesù per ascoltarlo e poi essere in grado di seguirlo. Ma come è possibile che questo avvenga se prima non c’è la disponibilità ad aprirgli la porta? Certo non è facile accogliere chi non si conosce o chi è diverso da noi. Ma spesso questo atteggiamento è difficile anche verso le
verso una relazione vera e libera, che Maria realizza poi nell’ascolto. L’accoglienza dell’altro – e dell’Altro –, che è sempre diverso da me e da noi, comporta un affidamento totale che non si lascia soffocare dalla paura di perdere qualcosa o dal terrore di venir violati nella propria persona. Accogliere è il primo passo per conoscere ed è la porta d’ingresso all’esperienza fondamentale per la donna e l’uomo nuovo: amare. Con tutta probabilità quelle persone semplici incontrate lungo le strade della Slovacchia non le rivedremo più. Donne e uomini, anziani pieni di vita vissuta e bambini pieni di vita da vivere. Fratelli e sorelle nella fede o semplicemente nell’umanità genuina di chi non ha paura dell’altro ma che sa condividere quello che è. La Strada ancora una volta ci ha arricchiti e ha lasciato in noi un’icona indelebile che ci renderà più liberi di “perderci” per gli altri, non tanto perché abbiamo qualcosa in più da dare, ma piuttosto perché abbiamo liberato un piccolo spazio per loro nel nostro cuore. Carnet di Marcia A•2008
Cadendo da Cavallo... infuocando il mondo
persone più vicine a noi, quelle che ci vivono accanto, quelle con cui condividiamo la vita, la casa, la Strada! Non parliamo poi dei nemici, di quelli che ci hanno fatto del male… Eppure i figli della luce, cioè i discepoli di Gesù, possono farlo, hanno ricevuto la forza per poterlo fare. Se Gesù chiede di amare i nemici, pregare per i persecutori e perdonare chi ti fa del male, allora questo modo di vivere che lui propone deve essere possibile, anzi necessario per crescere come uomo-nuovo, donna-nuova. L’altro, in fondo, è sempre straniero per me, quindi un po’ nemico. Ma se mi fido della parola di Gesù e accolgo lui per primo che viene incontro a me senza pregiudizi e paure, ecco che inizio una strada nuova, nella libertà di chi, sentendosi accettato per quello che è, inizia a fidarsi anche degli altri. Si dice nel racconto che Marta lo accolse nella sua casa. Anche se subito dopo viene presa da ansie e preoccupazioni, il suo gesto, che comporta una piena fiducia nell’ospite, è il primo passo
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Corner... l’angolo dello Sport
Uniti nello sport TINA DIBARI
Foggia 1, pe Intransigente
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oniugare lo sport con il mondo Scout non è mai stato difficile dato che sono entrambi accomunati da preziosi valori e dal desiderio di raggiungere gli obiettivi insieme. Ma mai come ora si è presentato un ricordo che fondesse in un unico gesto il nuoto e l’atletica leggera con lo scautismo. Uno Scout a me molto vicino, Marcello, mi ha parlato di un’esperienza che lo ha segnato nel profondo, partita come un “fare servizio” e terminata con l’incessante voglia di ripeterla. Il modo migliore di farvela rivivere è quello di lasciarla raccontare direttamente dalle sue parole. Tina: Raccontaci come ha avuto inizio questa insolita esperienza di servizio proposta dal tuo Capo Clan di allora. Marcello: Il tutto è cominciato grazie al genitore di un Rover che, essendo impegnato nel sociale, propose alla nostra branca rossa di svolgere un servizio d’ordine alle Special Olimpic. T: Di cosa si trattava nello specifico?
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M: Le Special Olimpic sono delle Olimpiadi Internazionali per ragazzi disabili che nel 1998 si sono tenute a Foggia per la durata di due giornate. T: Parlaci di come si è svolto il primo giorno. M: Bhè, lo ricordo bene. Era la giornata dedicata alle gare di atletica leggera. Noi Rovers eravamo in 10, mentre i ragazzi erano quattro volte di più. In realtà disobbedimmo piacevolmente al nostro Capo Clan, non facemmo servizio d’ordine ma fummo totalmente assorbiti dall’affetto generoso e naturale dei ragazzi. Senza accorgermene mi ritrovai a tifare per ognuno di loro, incoraggiarli nella gara ed anche aiutarli ad allacciarsi le scarpe per essere più scattanti nella corsa. Uno dei momenti più divertenti era quello di far rispettare le posizioni di partenza, dove furtivamente alcuni, cercavano di guadagnare qualche centimetro di vantaggio. T: E il secondo giorno delle Olimpiadi? M: Ci siamo ritrovati tutti in piscina perché
avremmo assistito alle gare di nuoto. I miei ricordi volano dall’odore di cloro al momento in cui incontrai Michele, un ragazzo affetto dalla sindrome di down che doveva gareggiare per lo stile libero. Ero lì vicino a dirgli che se ce l’avesse messa tutta avrebbe vinto il primo posto. Temeva di deludermi nel caso di una mancata vincita, ma lui non sapeva che anche se fosse arrivato ultimo nel mio cuore era già primo. Ebbene, Michele salì sul gradino più alto del podio.
salutano con larghi sorrisi e con quegli spintoni che sono molto di moda tra i ragazzi che racchiudono una forte intesa e che lasciano spazio a dei ricordi condivisi.
Marcello e Michele di tanto in tanto si rincontrano e si
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La vita appesa ad un chiodo... DEMETRIO GAIO
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è una piccola osteria, nella Val di Fassa, della quale non ricordo il nome. È veramente angusta e sarebbe più giusto chiamarla “bettola”. Fortunatamente il divieto di fumare l’ha resa più vivibile di un tempo, quando si entrava nella nebbia fitta prodotta da sigari, pipe e sigarette dal tabacco incredibile. In pratica è un punto di ritrovo per gli scalatori, cioè quegli uomini o donne che fanno dell’arrampicata sulla roccia l’interesse importante della loro vita. La posizione geografica è ottima, alla confluenza di decine di sentieri e di “vie”, ognuna contrassegnata dal nome di chi l’ha tracciata. Gente che parte, saluta gli astanti, auguri poderosi lanciati da chi resta, occhiate invidiose e pacche sulla schiena. Facce tirate dalla fatica, ma occhi sfavillanti per chi rientra, tra rumore di chiodi e moschettoni, corde arruffate e sporche, mani graffiate, scarpette da aderenza penzolanti dallo zaino. Escono le bottiglie di grappa da sotto il bancone, ancora pacche sulla schiena, complimenti gridati, misti alle battute e prese in giro. La battaglia è vinta, la morte beffata ancora una volta; la “grande guerriera” è stata galante… Guardando quegli esseri umani, così semplici e felici, non si può far a meno di chiedersi come può regalare tanta felicità l’affidare la propria vita ad un chiodo. Un chiodo da roccia. Per chi non l’ha mai visto, tento di descriverlo. È praticamente un triangolo di acciaio, un cateto piegato per reggere i colpi del mazzuolo, un foro per infilarci il moschettone. Si infila in una fessura della roccia, si batte fin che”canta”, quando il tintinnio ci dà fiducia che potrà tenere. Il clak del moschettone, poi la fune e avanti, verso la prossima tappa, il prossimo appiglio… Diciamoci la verità: niente di questo sport è ragionevole! Specie se si considera a che cosa si affida la propria vita! Tutto per arrivare
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sopra ad un sasso ed avere la consapevolezza di avere compiuto un’opera difficile, una avventura per pochi, per chi ha coraggio a sufficienza per vincere la fatica e la paura. Però, verrebbe da chiedersi: condire la vita di esperienze difficili, la rende più saporita? Se dovessi rispondere io, direi di sì, senza esitazione, ma credo che sia un’opinione personale. Resta il fatto che posso dire: “Nella mia vita ho sempre cercato esperienze difficili ed è stata una esistenza succosa, complessivamente felice e mi auguro che continuerà”. Poi potremmo dissertare sulle tante sfumature dell’impegno fisico, della grande preparazione atletica prima delle scalate, il sapore ed il profumo dell’aria fresca, là, vicino alle nuvole… ma sono tutte cose che sapete già. Ma adesso, senza farci condizionare dal racconto o dai problemi che ci ha fatto sorgere, lasciamoci risuonare dentro la domanda: è meglio vivere evitando la fatica o cercando di vincerla? Le strade che si aprono sono tante e magari ci aspetta qualche bella sorpresa… Magari poi arriviamo a dirci: ma anche la Fede è affidarsi ad un “chiodo”…? Buona arrampicata!
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La strada dell’Italia ANDREA DIOTALEVI
Capo Clan Pesaro 1
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agazzi, ciao a tutti. Come spesso ho ripetuto nei miei precedenti articoli, come cittadini veniamo tenuti all’oscuro di tante cose dalla tv e dalla stampa, che preferiscono metterci al corrente della vita scandalistica di tanti vip piuttosto che parlarci della strada che sta seguendo questa nostra Italia. Forse si dovrebbe cominciare a interessarci di questo paese la cui bandiera viene issata ogni giorno durante i nostri campi. Vi scrivo stimolato da una lettera di un missionario italiano che vive nella periferia di Napoli, che riassume i fatti avvenuti negli ultimi tempi, chiari segni della strada che stiamo percorrendo. Ve la propongo… […] In questo momento, l’Italia sta diventando un Paese armato, pronto ad immettersi nel complesso militarindustriale mondiale. I fatti sono sotto gli occhi di tutti:
cioè per la ricerca militare. Si tratta per i prossimi tre anni di qualcosa come quattro miliardi e mezzo di euro. È un fatto di estrema gravità. 4. Il Sottosegretario alla Difesa, ha firmato a Washington, lo scorso febbraio, il protocollo di intesa su produzione e sviluppo del caccia F-35 (Joint Strike Fighter). Se ne costruiranno oltre 4.500 esemplari al prezzo di 45 milioni di euro cadauno. Per
1. Lo scorso settembre durante la visita in Cina del Presidente del Consiglio, si è parlato di porre fine all’embargo europeo e italiano per la vendita di armi al colosso cinese. 2. La finanziaria di quest’anno ha stanziato 22 miliardi di euro per la Difesa. Un aumento del 12% rispetto alla ultima finanziaria del precedente governo. Siamo al 7° posto al mondo per le spese militari, ma all’80° per libertà di informazione, dopo Tonga e Botswana. (http://www.freedomhouse.org/upload s/Chart89File147.pdf) 3. Nella finanziaria di questo anno l’articolo 113 istituisce “un fondo per le esigenze di investimento della difesa” Carnet di Marcia A•2008
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questo progetto l”Italia dovrà stanziare subito un miliardo di euro. 5. La decisione di ampliare la base americana di Vicenza (aeroporto Dal Molin) presa dal Governo contro la forte opposizione della popolazione vicentina è molto grave.
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6. Il rafforzamento delle basi militari americane e Nato, soprattutto nel Sud Italia, che diventa la nuova frontiera della guerra al terrorismo. La base di Sigonella (Sicilia) è in procinto di essere triplicata, mentre Napoli diventa la nuova sede del Supremo Comando navale americano di pronto intervento che giocherà, tramite il “Comando dell’Africa” (Afri-Com), un ruolo notevole per il controllo americano del continente nero. 7. La firma, lo scorso febbraio, di un memorandum di accordo quadro per fare entrare il nostro Paese sotto l’ombrello dello “Scudo” antimissile. Un accordo negato all’inizio dal suo governo e in un
secondo tempo, ammesso. Così l’Italia e Polonia sono dentro il programma dello scudo antimissile mentre Grecia e Turchia non lo hanno accettato. Questo spacca ulteriormente l’Unione Europea e fa infuriare la Russia che grida alla “minaccia”. 8. Secondo il rapporto del Governo, presentato in Parlamento lo scorso marzo, l’Italia ha venduto armi per un valore di oltre 2,19 miliardi di euro con un aumento di vendite del 61% rispetto all’anno precedente. Grossi affari per le banche armate (www.banchearmate.it) , ma soprattutto per il Governo che è il maggior azionista delle fabbriche di armi italiane. Da tutto ciò mi sembra ovvio affermare che stiamo marciando a piena velocità verso una militarizzazione del territorio e verso l’inclusione dell’Italia nel complesso militare industriale mondiale. E più grave ancora, mentre troviamo i soldi per le armi, non li troviamo per la solidarietà internazionale (siamo fanalino di coda nella lista Ocse per l’aiuto ai Paesi impoveriti). E non troviamo neanche 280 milioni di euro per pagare il “Fondo globale” per la lotta all’Aids, come era stato promesso ai vertici G8. Che delusione, che tradimento dei poveri! Mi auguro che l’urlo degli impoveriti che per 12 anni ho ascoltato nella baraccopoli di Korogocho giunga al nostro orecchio e ci aiuti a cambiare rotta. Pax et Bonum. Mi auguro di cuore che questa antica benedizione francescana, che raccoglie quella ebraica dello Shalom (pienezza di vita), diventi il nostro programma di vita. P. Alex Zanotelli (Napoli, 27 aprile 2007) Allora forza, cominciamo ad utilizzare strumenti alternativi di VERA informazione, per diventare “buoni cittadini” attivi, sulle strade del nostro paese. Scrivete a Carnet di Marcia per dire la vostra!!!
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Cucù e Ciarlatani
Alessandro Magno
La comunicazione indiretta
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he dire più di quanto Plutarco ha detto, cosa c’è di meglio che la testimonianza, l’esempio a ribadire l’importanza e la forza di quella che i tecnici
chiamano comunicazione indiretta, che noi chiamiamo stile, Modo di essere, modo di trasmettere le proprie idee, le proprie conoscenze. È una nostra peculiarità metodologica, l’imparare facendo, l’imparare vedendo, seguire l’esempio del capo. Qualcuno ha scritto che se ti preoccupi solo dei tuoi vantaggi, non potrai mai essere un educatore di altri; il succo è tutto qui, cari ragazzi, non facciamo mai mancare la nostra testimonianza, azione più efficace di qualsiasi discorso. Pietro RYS
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…Alessandro Magno incontrò alcuni macedoni che trasportavano in otri, a dorso di mulo, acqua che avevano attinto a un fiume. Vedendo Alessandro provato dalla sete di mezzogiorno riempirono velocemente un
elmo e glielo porsero… Egli prese l’elmo nelle sue mani ma, guardando attorno a lui, vide che la sua cavalleria dirigeva lo sguardo bramoso sulla bevanda . Allora la rese senza aver bevuto e, ringraziando disse a chi l’aveva offerta: “Se bevo solo io, questi uomini perderanno coraggio” (Plutarco Vita di Alessandro, Bompiani)
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Secondo la tua scelta MONICA D’ATTI
Io pongo davanti a te la vita e la morte, a ciascuno sarà dato secondo la sua scelta (Sir 15, 17)
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cco la chiave della nostra libertà. Abbiamo cominciato a parlare di libertà in queste pagine. È il sogno più grande dell’uomo, la libertà, cantata da mille poeti in tutte le epoche. Per lei migliaia di persone sono morte in tutti i tempi, sotto tutti i regimi, per mani di tutti i potenti; teorizzata da mille dottrine, venduta nella
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predicazione di mille folli che sono passati come meteore nella storia. Poi c’è la nostra, quotidiana, personale libertà ovvero quotidiana, personale ricerca di libertà. Ogni giorno ci scontriamo con tante piccole negazioni a quello che pensiamo essere la nostra libertà. Genitori, società, amici ci impongono limiti che ci
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infastidiscono, appesantiscono, ci fanno fare fatica, ci annoiano. Allora ricominciamo a pensare alla nostra libertà, a quello che vorremmo fare in quel momento: liberi di sdraiarsi su un divano, di uscire quando si ha voglia, di mangiare ciò che si desidera, di acquistare ciò che vediamo. Quante libertà negate, quante scelte e quanti sacrifici. Così almeno pensiamo. Ma è tutta qui la libertà? È tutta qui quella grande idea che ha mosso i cuori di generazioni di uomini in tutti i continenti? È semplicemente un discorso sulla ricerca del proprio comodo o del proprio piacere, o una conquista politica? Che delusione. Che misera idea. Ma ancora ritornano le parole con le quali abbiamo aperto l’articolo: “Io pongo davanti a te la vita e la morte, a ciascuno sarà dato secondo la sua scelta”.
Il Signore ci parla con questa frase della Bibbia ripentendo in altro modo quello che aveva detto ad Adamo; ci ripete l’opzione, la scelta che abbiamo. La libera possibilità di scegliere. Tu uomo puoi scegliere tra due vie (noi Scout siamo abilissimi a scegliere arrivati a un bivio del sentiero …no!?): quella della vita e quella della morte. A seconda di ciò che sceglierai tutto verrà di conseguenza. La storia comincia a prendere un’altra piega. C’è qualcosa di più grande dietro, c’è una scelta assoluta da fare, ogni volta. Allora sì che la libertà diventa una grande idea. La libertà è quella grande possibilità che ci dà il Signore di scegliere la Strada buona o quella cattiva. E ci dice già anche dove porta. Io sono libera di scegliere la Strada per la vita, per il bene. Non importa quanto sarà duro il sentiero che inizia dopo il bivio. Se io credo che il bene sia la mia Strada affronterò tutte le fatiche. Posso scegliere anche la Strada del male, ma se vi devo dire la verità mi affascina molto meno, anzi proprio non mi piace. Comunque sono libera di sceglierla sapendo però che la scelta non è senza conseguenze, ovvero che ogni passo mi imprigionerà sempre di più nel buio della morte e arriverà un giorno che ci sarà così poca luce intorno a me che non riuscirò più a vedere la Strada da scegliere. Ora so che tutte le mie azioni quotidiane avranno una libera direzione, quella che ho scelto. Ogni volta, prima di partire, mi chiederò dove porta ogni mia azione, ogni mia scelta, su quale Strada. Perché io voglio essere libera di poter fare in modo che ogni mia piccola azione quotidiana mi porti sulla Strada che ho liberamente scelto: nel mio caso quella della vita.
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Libertà, ma dove? C
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“GRILLO SPARLANTE”
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ontinua la nostra chiacchierata sulla Libertà. A scanso d’equivoci, rispondo a coloro che mi hanno scritto immaginando che io fossi la bella Scolta che campeggiava a pagina 26 di CdM b_2007 per dirvi, forse deludendovi, che sono un Rover-Scout, cioè un uomo libero. E per ciascuno di voi, soprattutto per quelli e quelle che si sono goduti l’esperienza dell’EuroMoot e che ne hanno ancora negli occhi le immagini più vive (compreso il pellegrinaggio notturno finale), mi dedico ancora una volta a questo tema così complesso e così poco sentito… della Libertà. Bah, sarà forse che – come scriveva Demetrio nello scorso numero – siamo un po’ troppo abituati al “tutto compreso”, e ci lasciamo cullare dall’idea che in fondo vale la pena ascoltare chi “tutte queste cose ci darà”, se in cambio basta concedere un po’ della nostra libertà. Cioè diventare un po’ più schiavi. Facciamo degli esempi… Avete mai giocato a Tetris? È un gioco per pc, consolle, telefonini, palmari… insomma uno dei giochi elettronici che ha vita più lunga nella storia dell’informatica: il gioco presenta una specie di profondo contenitore tra due mura, nel quale cadono a ritmo sempre più veloce dei “mattoncini” di alcune forme diverse (quadrato, a T, a L, a I, ecc.) che noi dobbiamo incastrare l’uno vicino all’altro senza lasciare spazi liberi. Mano a mano che una “riga” è riempita, questa sparisce, ma se io non sto attento ad incastrare tutto per bene e lascio degli spazi tra un pezzo e l’altro, va a finire che le righe non spariscono mai, il mio contenitore si riempie ed io… perdo. Qualcuno penserà che si tratta di un banale gioco di riflessi: basta stare attento ed avere un buon colpo d’occhio, e viene quasi automatico capire dove incastrare i pezzi che scendono, senza Carnet di Marcia A•2008
nulla di veramente furbo. Invece in questo gioco serve anche della tattica: a volte posso decidere di far cadere un pezzo in un punto dove apparentemente non c’entra per nulla, solo perché ciò mi consente di far sparire delle righe sottostanti liberando altri spazi che nel frattempo non ero riuscito a riempire… e così facendo ottengo un risultato migliore del semplice automatismo. In altre parole: anche quando ci sembra che le cose vadano secondo un verso “scontato”, senza darci troppa pena di pensare se ci fossero alternative, in verità scopriamo che di alternative ce n’erano eccome, se solo ci fossimo fermati a pensarci su un po’. Capita che anche nella vita ci siano quelli che lasciano cadere i mattoncini senza farci troppo caso, oppure quelli che, distolti dai colori dei pezzi o dalla loro forma, tentino costruzioni originali, arabeschi dalle accurate geometrie, abbinamenti
Retorico, no? Molto! Direi: alla nausea. Così retorico da non essere quasi necessario ricordarlo… eppure è così difficile… eppure c’è chi ancora preferisce sistemare “simpatici mattoncini colorati”… o lasciare che i mattoncini cadano, cadano, è così bello vederli cadere… Ma allora la prossima domanda non è retorica. Abbiamo veramente capito quali sono le regole del gioco? Le abbiamo fatte nostre, le abbiamo condivise, riflettute, ne abbiamo tirato fuori delle tattiche di gioco? O siamo ancora convinti che per giocare basta inserire il pilota automatico? Per questa volta mi fermo qui, al punto 2. Il punto 3 sarà tema per il prossimo “Sale in Zucca”. Se nel frattempo nelle vostre Unità, o a titolo personale, rifletterete su questi temi e vorrete condividerli, ne potrebbe nascere un interessante punto di partenza per il passo successivo. L’indirizzo lo conoscete, ma permettetemi di farvene memoria: il_grillo_sparlante@libero.it
Sale in Zucca
improbabili e così via. Dimenticando che lo scopo del gioco è tenere il campo libero, e che quelli che ci sembrano “simpatici mattoncini colorati”, magari da mettere in bell’ordine sullo schermo, in verità sono scogli (…già sentita questa parola… ma dove?) che ci si presentano innanzi e che vanno sorpassati con abilità. Ma noi non siamo “di quelli”… noi siamo liberi! E per esserlo veramente dobbiamo: aver ben chiaro lo scopo del gioco aver capito come si gioca, tenere sempre bene in funzione il cervello mentre giochiamo. La libertà è direttamente collegata allo scopo del gioco della nostra vita: B.-P. lo sintetizza con “il Successo”, ovvero – ce lo ha ricordato Demetrio nello scorso numero – la Felicità. Eh sì cari miei, chi di noi non metterebbe subito la firma per avere una vita felice? Ma sarebbe come se io vi chiedessi: chi non firmerebbe subito – appena iniziata una partita di Tetris – per poter essere certo di vincere?
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Clausura
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l libro è un bellissimo documentario/intervista su un mondo apparentemente impenetrabile, quello della clausura. Espedita, autrice del libro, ha deciso (o forse Qualcuno ha deciso per lei!) di indagarlo con umiltà e tenacia, entrando in punta di piedi non solo in quei silenziosi monasteri, ma ancor più in quelle vite monacali, segnate da un’intima scelta: l’amore incondizionato per Dio. Attraverso le testimonianze vive delle suore, l’autrice cerca se stessa, la propria anima. Domande, risposte, dubbi, creano l’ordito tra il vissuto personale di Espedita e le storie delle claustrali. Clausura è sete d’infinito e di silenzio, un’avventura dello spirito; il cammino di discernimento, l’approdo, le ragioni della scelta, in un percorso che conduce all’unione totale con lo Sposo dell’anima. A completare questa straordinaria raccolta di vite, gli interventi di Sergio Zavoli, l’unico che cinquant’anni fa aveva realizzato il primo reportage sull’argomento e Susanna Tamaro, che nella sua bellissima riflessione accenna anche all’esperienza giovanile avuta con lo scautismo. Pagine dense di umanità’, con esperienze di fede profonda e cosciente che hanno il sapore del sacrificio, ma ancora di più, quello della felicità interiore. Ciascuna delle interviste rivela molti momenti in comune con la “Strada” dei Rovers e delle Scolte e ognuno, leggendole, saprà ritrovarsi nel servizio verso la comunità, nelle ripide salite e nei doni “imprevisti” della Provvidenza. Espedita Fischer (Cosenza, 1978), dopo aver girovagato nelle facoltà di Filosofia, Giurisprudenza, Sociologia, Lettere Moderne, ha lavorato come speaker a Radio Cosenza Centrale e partecipato alla trasmissione “Atlantis” di Rai Radio 2, nella speranza di un posto da radiofonica. Ma un giorno ha deciso di cambiare identità, è
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diventata Espedita Fisher, prendendosi come patrono S. Espedito, protettore dei casi disperati. Dopo aver sperimentato l’incorruttibilità dell’anima non sa più come chiamarsi, ma sa di essere chiamata alla consapevolezza. Mistica e ricercatrice spirituale, indaga da sempre le dimensioni sconosciute dell’Armonia Celeste. È impegnata in attività di volontariato in Italia e all’estero; dal 2001 collabora con i salesiani di Roma per progetti di integrazione culurale. Coopera con l’Associazione Nazionale per i diritti del Popolo Sahraw e con l’Istituto Saint Joseph de Cluny, che gestisce in tutto il mondo scuole, mense, ospedali, lebbrosari e centri di spiritualità. Espdita tiene inoltre laboratori sulla meditazione, la scrittura creativa ed è sempre disponibile per incontri con comunità. VANIA RIBECA
Regali inaspettati
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ApertaMente
lcuni amici li riconosci tali perchè sanno sempre cosa ti può far piacere come regalo. Amici veri sono allora Francesca e Fabio che, in occasione del battesimo della figlia Emma, essendo io e mia moglie i padrini, hanno ben pensato di regalarci un dizionario Etimologico. Fantastico! Era un po’ che pensavo di comprarlo e mai come in quel momento regalo fu più azzeccato. Mi piace scoprire l’origine delle parole, capire da dove vengono, sapere che dietro ad ogni singolo termine può nascondersi una persona, una storia, una leggenda, un oggetto, l’unione di più concetti o chissà cosa altro ancora. E dietro all’Euromoot cosa era nascosto? Quale regalo inaspettato abbiamo scartato? Qualche scoperte abbiamo fatto durante questa entusiasmante settimana? Abbiamo “accolto”? L’utile dizionario ricevuto dice che accogliere deriva dal latino parlato di Accogliere da cui Accogliente nel significato di “cordiale, ospitale”. E cordiale deriva dal latino cor, ovvero cuore! Più chiaro di così! L’Euromoot vissuto con il cuore! Questo in fondo penso sia il significato di ciò che abbiamo vissuto nei primi giorni di Agosto. Non un confronto tra un diverso modo di fare scautismo, non un trekking sui monti Tatra, non un massacrante viaggio premio e nemmeno, tasto dolente questo, uno sfiancante unico
pellegrinaggio. L’Euromoot è certamente stato tutto questo, ma non solo questo. E tutto è dipeso da noi. Se, come quando scegliamo un regalo per un amico, abbiamo o meno vissuto l’appuntamento estivo con il cuore. Ogni esperienza prende valore non tanto per quello che abbiamo vissuto, ma per quello che ricordiamo! Pensate un momento alle uscite fatte alcuni anni fa: quando ne parlate cosa ricordate? Probabilmente vi piace ricordare, come a me, la fatica fatta, un bel tramonto, la neve caduta, la camminata sotto la pioggia, il sole cocente, la fame, le risate... È ciò che più ci è entrato nel cuore. Se parlo dell’Euromoot con gli amici ricordo la fatica del pellegrinaggio e la gioia di vedere il santuario la mattina, ricordo la difficoltà di parlare inglese per farmi capire da un Capo Clan polacco, ricordo le risate dei Rover ed i loro racconti. Ricordo la bellezza dei monti Tatra e ricordo le chiacchierate profonde e sincere fatte durante il cammino con i miei compagni di viaggio. Ricordo lo stile francese a noi così distante, ricordo la compostezza dei polacchi durante il pellegrinaggio... e potrei continuare per molto. Se mettessimo insieme tutti i nostri ricordi, potremmo scrivere un libro dalle innumerevoli pagine. Potrebbe addirittura diventare un regalo inaspettato. Nonostante questo, non riusciremmo mai a scrivere tutto ciò che è accaduto all’Euromoot. Perchè quello che ricordiamo, è ciò che più ci è entrato nel cuore. E nel cuore, c’è spazio solamente per le cose importanti! Buona Strada. MARTINO PIOVESAN
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ccogliere significa propormi come dono. Accogliere scambio di doni. Ed è dono di tutti. Accogliere vuol dire abitare una casa, un territorio, una cultura. Con l’altro. Accogliere significa condividere ciò che si abita (e difficile condividere ciò che si occupa). Chi accoglie riflette l’immagine di Dio. Chi accoglie è l’immagine di Dio. L’altro è immagine di Dio. Chi accoglie, accoglie Dio. Accogliere è spalancare gli orizzonti della vita. Della tua vita, della mia vita. La nostra vita. Accogliere è credere che, un giorno, saremo accolti. Accogliere per amore è amare. Amare è accogliere l’amore. (Sa wada, sa wada, fada, Mario Vatta)
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l’ALTRACOPERTINA di Giorgio Sclip Riflettendo sull’accoglienza...
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uanto mi sento distante dalle persone quando sono con loro, e come le sento vicine quando sono lontane. (Kahlil Gibran)
L’
“altro” è un fratello per mezzo del quale Dio ci parla. Per mezzo del quale Dio ci aiuta e ci consola, Dio ci ama e ci salva. Con l’“altro” Dio ci arricchisce. L’“altro” – ogni “altro” – è un fratello da amare. Egli è in cammino con noi verso la casa del Padre. L’ “altro” è Gesù. (Michel Quoist)
ome sapete abbiamo ricevuto la buona notizia del finanziamento regionale per la ristrutturazione della casa parrocchiale. Siamo qui riuniti per celebrare l’Eucarestia. Cosa ci dice il Vangelo rispetto a questo denaro e alla casa parrocchiale? Cosa ci dice Gesù di Nazaret presente nella Parola e nel Pane dell’Eucarestia? A me pare di intuire che possiamo esprimere un segno: sarà piccolo, ma indicativo proprio sull’uso del denaro della casa, delle strutture così come il Vangelo ci indica. Allora mi pare ancora di capire che non si dovrebbe costruire una villa per il parroco con la porta chiusa; né una casa dove possono accedere solamente le persone che frequentano la chiesa. Chissà se invece possiamo, nella ristrutturazione della casa canonica, dato fra l’altro che è grande e bella, ricavare due abitazione, due appartamenti, uno per il parroco, per me e per chi verrà dopo, l’altro per persone o una famiglia in necessità. A me sembra che, in questo modo, possiamo esprimere un segno proprio a partire dal Vangelo, dall’eucarestia che stiamo celebrando. (Nel cuore dell’umanità, Pierluigi Di Piazza) 32
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…ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
L
”
(Mt 35–36)
a Strada ci insegna a guardare e a capire la gente, non a giudicarla sui propri schemi o volere che si adegui a come siamo noi e a ciò che noi pensiamo;: la Strada mette insieme, sullo stesso piano, fa superare le diversità che sono alla fine poco profonde, e aiuta a capire e trovare tesori di saggezza e di verità là dove prima sembrerebbe non esserci niente. (Spiritualità della strada, Giorgio Basadonna)
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l Signore in me cerca te e in te cerca me. (Santa Teresa d’Avila)
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uarda lontano. E quando pensi che stai guardando lontano, guarda ancora piu’ lontano. (Baden Powell)