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Domenica 4 Settembre 2011
conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, DCB Milano
nòva
24
Domenica
LA GRANDE DOMENICA DELSOLE
Oggi Racconti d’Autore
Virginia Woolf: «Ride bene chi ride di cuore»
Anno 147˚ Numero 241
Posteitaliane Sped. inA.P. - D.L. 353/2003
Quotidiano Politico Economico Finanziario Y Fondato nel 1865
Da oggi scaricabile gratis
Un polimero muoverà le metropoli
BERNARD MALAMUD
Sull’iPad ritorna la Vita Nòva
di Elena Comelli u pagina 49
Un testo inedito u pagina 29
CON L’EUROBOND MENO SOVRANITÀ FISCALE
SPECIALE MANOVRA E MERCATI Sollecitata una rapida approvazione del decreto con il rispetto degli obiettivi di bilancio
Napolitano: impegno per fare presto
Il prezzo da pagare per lo scudo comune
Trichet: la Bce non può sostituirsi agli Stati - Almunia: c’è il rischio recessione
di Giuliano Amato
Il dilemma infernale della Bce e dell’Italia
di Guido Rossi
di Luigi Zingales
l New York Times di venerdì scorso ha titolato un importantearticolodi N.D.Schwartz: «U.S. is set to sue a dozen big banks over mortgages» (Gli Stati Unitisonoprontia citareingiudizio una dozzina di grandi banche perimutuiipotecari).L’articolo è stato poi ripreso ieri dai maggiori quotidiani mondiali (sul Sole 24 Ore si vedano anche oggi gli approfondimentiapagina12).Lanotizia, pur clamorosa, non è isolata, perché s’accompagna a un’altra, cioè che la Federal Reserve ha richiesto alla Bank of America di indicare quali misure intenda prendere qualora peggiorino le condizioni economiche delle sue riserve in relazione alle perdite sui mutui ipotecari. Quest’ultimo episodio è del tutto inusuale e se ha creato non pochi problemi in Borsa a Bank of America, sembra tuttavia aver mostrato una nuova positiva e trasparente direzione di vigilanza da parte della Fed. Certamentepiùsconvolgentie rivoluzionarie sono tuttavia le azionilegali,cheverranno formalizzate entro mercoledì per scadenza dei termini, da parte dell’agenzia governativa Federal Housing Finance Agency, creata nel2008persorvegliarelaristrutturazione del debito di Fannie Mae e Freddie Mac, i due fondi chehannogarantitoimutuiipotecari e che a seguito delle perdite sono stati poi di fatto nazionalizzati.L’accusa a 17 banche èdi aver fornitofalsevalutazionisullaqualità e affidabilità degli strumenti finanziari, che inglobavano appunto i mutui ipotecari e venivano venduti agli investitori ignari ai quali non erano svelate le scadenti condizioni economiche dei mutuatari. Questi ultimi, poi, incapacidi pagarealle scadenze,facevanoprecipitareilvaloredeititoliedell’interomercatoimmobiliare a danno degli investitori.
n mese fa lo spread tra i BTpitalianieiBundtedeschi raggiunse i 413 punti base (ovvero il 4,13%). Senza un immediatointerventodellaBanca centrale europea il Governo italianorischiavadiperderel’accesso al mercato e quindi di fare default. Per questo fu spedita la famosa lettera di Trichet a Berlusconi in cui - si dice - la Bce si impegnava ad acquistare titoli italiani in cambio di una manovradelnostroGovernocheanticipasse il pareggio di bilancio al 2013 e rilanciasse la crescita. L’interventodellaBcesibasava sulla presunzione che il mercato fosse eccessivamente pessimistasullecapacitàdelGovernoitaliano di ripagareildebitoe promuoverelacrescita.Lalettera di intenti serviva a rendere piùcredibilel’azionedelGovernoitaliano.Combinataconalcuni acquisti strategici sul mercatosecondario,potevastabilizzare la situazione. La condizione necessaria per il successo di questo intervento, però, era la capacità del Governo italiano di approvare in tempi rapidi una manovra adeguata. Per quanto elevati, gli acquisti dei nostri titoli da parte della Bce erano solo un palliativo.Nelcorso diunagiornata,acquisticoncentratipossono temporaneamente elevare i prezzi. Questi temporanei rialzi generano perdite (temporanee) a chi specula al ribasso. Il rischio diqueste perdite (anchese temporanee) può dissuadere degli speculatori da assumere posizioni molto aggressive. In altri termini, la Bce, spaventando gli speculatori,può ridurnela pressione.Anchequestibenefici,però, sono temporanei. Se la situazionerealesottostantenoncambia, gli effetti dell’intervento svaniscono quasi subito.
Continua u pagina 16
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I
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Credito e crisi. Bank of America pronta a 30mila tagli ANSA
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PANORAMA
Servizi u pagine 2-11 Commento u pagina 16
Tarantini: da Berlusconi ho ricevuto solo aiuto economico Il pm di Bari: su di me falsità
LE ANALISI LOTTA ALL’EVASIONE
Le manette non servono a recuperare gettito Raffaello Lupi u pagina 6
Sotto indagine. BofA è uno degli istituti oggetto dell’azione legale di Washington sui derivati «tossici»
I soldi avuti da Silvio Berlusconi sono «un prestito per rimettersi in carreggiata» e per pagare debiti. È la versione fornita ieri ai pm in sei orediinterrogatorio daGianpaolo Tarantini, l’imprenditore finito in carcereconl’accusadiestorsioneaidannidiBerlusconi.Ilprocuratore di Bari Antonio Laudati si difende dall’accusa di aver ritardato le indagini sulle escort per il premier e chiede un’ispezione. u pagina 19
CONTROLLI ANTI-ELUSIONE
Mutui, sei banche europee nella maxi-inchiesta Usa
Il rischio che le regole vengano aggirate Dario Deotto u pagina 7
BORSE E POLITICA
Quei listini «appesi» alle scelte dei Governi
Investe l’Europa la causa contro 17 grandi banche denunciate dalle autorità americane per mutui e derivati "tossici". Anche Deutsche Bank, le britanniche Barclays e Rbs, la francese Société Générale, Credit Suisse e Hsbc risultano coinvolte nella maxi-denuncia sui subprime. Si attendono oraleripercussioni suimercati: domani in Europa, martedì a Wall Street. Bank of America, intanto, studia 30mila tagli.
Maximilian Cellino u pagina 11
IlDizionario DOMANDE E RISPOSTE
Società di comodo: cade lo schermo Luca Gaiani u pagina 9
Di Caro e Valsania u pagina 12
Veronesi lascia la presidenza dell’Agenzia per il nucleare Conunaletterapolemicaal Governo,UmbertoVeronesisiè dimessodallapresidenza dell’Agenziaperilnucleare:«Un organismonatoasfittico». Federico Rendina u pagina 21
Commento u pagina 16
LA BUSSOLA DEL RISPARMIATORE
Tempi duri per i cassettisti di Fabio Pavesi i sarà sempre qualcuno che vi dirà che «le azioni offronoguadagnisullungo periodo» o che «l’investimento in Borsa non va valutato a breve termine». A maggior ra-
C
gione di questi tempi con i listinicosì depressi.Ma èora di sfatare quello che sempre più appare un mito di altri tempi. Lontani e molto. Servizio e analisi u pagina 13
Credit Mutuel: Bpm cambi governance I francesi del Credit Mutuel chiedono una svolta nella governance dellaBanca PopolarediMilano, che deveallentare il rapporto tra il consiglio di amministrazione e i sindacati dei dipendenti-soci. Alessandro Graziani u pagina 25, commento u pagina 16
Andrea Molesini vince il Premio Campiello Andrea Molesini ha vinto ieri sera a Venezia il Premio Campiello con «Nontutti ibastardi sonodi Vienna» edito daSellerio. Molesini, veneziano, autore di libri per ragazzi e docente universitario, ha superato Federica Manzon e il favorito della vigilia, Ernesto Ferrero. u pagina 36
L’Italia resterà primo partner energetico per la Libia GIOVANIECRISIECONOMICA
Nella scuola entri l’educazione alla solidarietà di Bruno Forte ello spettacolo quello di Madrid invasa da centinaia di migliaia di giovani venuti dai cinque continenti per assistereallaGiornatamondia-
«B
le della gioventù, presieduta da Benedetto XVI, che per diversi giorni ha trasformato la capitale spagnola in un’affollataTorre diBabele.Tutte lerazze, lingue, culture, tradizioni si sonomescolateinunagigante-
sca festa di ragazze e ragazzi adolescenti, studenti, giovani professionisti venuti da ogni angolo della terra per cantare, ballare, pregare e proclamare laloroadesioneallaChiesacattolica. Tutto è trascorso in pa-
ce, in allegria, in un clima di simpatia generale». A scrivere queste parole su El País di domenica 28 agosto è Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura 2010.
«L’Italiamanterrà il suoprimo posto, ce l’avevamoe ce l’avremo»: loha assicuratoilministrodegliEsteriFrancoFrattini,confermando gli impegni presi con il Consiglio transitorio per far ripartire la produzione energetica in Libia. u pagina 14
Nell’attacco alle Torri le radici della crisi Usa A10annidagliattacchidell’11 settembre2001,l’Americascopre cheleferitepiùlungheda risanaresonoquelleeconomiche. Mario Platero u pagina 15
Continua u pagina 4
Bruciore di stomaco?
È UN DISPOSITIVO MEDICO
u pagina 27
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di Vittorio Carlini
retrato. Ebbene, l’idea dovrebbeessere quella diavviare il prossimo anno in India un progetto federativo (seppure non sono escluse piccole acquisizioni) con produttorigiàpresentiinlocoalfinedisviluppareunnetwork.Unareteperpersonalizzare e distribuire le protesi acustiche che,a metà2013,dovrebbecentrarel’obiettivo di un centinaio di punti vendita, però non di proprietà. Ovviamente, non è solo
l’Estremo Oriente. Essenziale rimane il mercatonordamericano(13,5%delfatturato). Qui, prosegue il progetto di ristrutturazione della rete di negozi, in particolare della controllata Sonus. Quest’ultima vedrà, a fine dell’esercizio in corso, salire il numero dei negozi in franchising. La strategia di Amplifon negli Usaèchiara: trasformare ilbusiness model da canale diretto a indiretto. Da un lato, c’è il calo dei ricavi ma, dall’altro, consente di migliorare la redditività. Nel Vecchio continente, che rimaneil primomercato(68,1%dei 400,7milionidifatturato), forte impegno in Germania. Sul fronte del debito, invece, il rapporto Net debt to ebitda è salito a 2,99. Per la società, in 18 mesi, dovrebbe scendere sotto il 2.
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in India per Amplifon. Lo Amplifon, la strada Passaggio shopping della società australiana Nhc,considerato carodal mercato, èinrealtà la classica testa di ponte per entrare per contrastare nei mercati dell’Estremo Oriente. Nel sesemestre 2011, il gruppo ha allo stula crisi dell’Occidente condo dio il piano di sviluppo per espandersi a New Delhi. Si tratta di passa dall’India un mercato ancora molto ar-
Leggere attentamente il foglietto illustrativo e le istruzioni d’uso Aboca S.p.A. Società Agricola - Sansepolcro (AR) Rich. Aut. Min. del 30/06/2011
LETTERAALRISPARMIATORE
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Se si sveglia la politica e attacca i mercati
Ènecessariol’«impegnocomune»dimaggioranzaeopposizione per approvare al più presto la manovra in Parlamento. È il monito del capo dello Stato GiorgioNapolitano,inunvideomessaggio al forum di Cernobbio. Ribadita la necessità del rispettodegliobiettivi di bilancio. Richiamo dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet: non possiamo sostituirci agli Stati. Il commissario Ue Joaquín Almunia: c’è il rischio di recessione.
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EUROPA
crescere. Possiamo scaricarne la colpa sull’Europa, che ancora non ci ha dato l’eurobond, oppure c’è dell’altro di cui è bene occuparsi, proprio perché l’eurobond diventi alla fine possibile e i patemi di queste settimane non si ripetano più?
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AMERICA
emmeno un manuale potrebbe spiegare con la chiarezza delle vicende di questi giorni che cosa tocca a noi e che cosa possiamo aspettarci dall’ombrello dell’Europa per mettere in sicurezza il nostro debito pubblico. Lo spread sui nostri titoli venerdì è tornato a
PROTEGGE LO STOMACO, ALLEVIANDO IL BRUCIORE
9 770391 786418 Prezzidivendita all’estero:AlbaniaE2,AustriaE 2,BelgioE 2,DanimarcaKr 20,FranciaE 2,GermaniaE 2,GreciaE2,IrlandaE 2,LussemburgoE2,Monaco P.E2,Norvegia Nkr15,Olanda E2,Polonia Pln9,PortogalloE2,Repubblica Ceca Czk62, SloveniaE2,SpagnaE 2,SvizzeraSfr3,20,TunisiaTD 4,25,TurchiaE2,Uk lgs1,80, UngheriaHuf 540, Usa$3.
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano
LAMANOVRA DIFERRAGOSTO
IL NUMERO UNO DELL’EUROTOWER
«Uem debole per la frammentazione della governance economica»
«Servono interventi forti per evitare di soffocare la produttività»
Almunia: i Paesi in difficoltà agiscano subito
Trichet: l’Italia riduca il debito Il presidente Bce ribadisce: essenziale confermare l’obiettivo sui conti pubblici
Giuseppe Chiellino CERNOBBIO. Dal nostro inviato
Se la crisi della zona euro èarrivata aquestopunto, leresponsabilità vanno cercate non a Bruxelles o a Francoforte ma nelle capitali dove i governinazionaliprimahannorifiutato di rafforzare il patto di stabilità e poi hanno snobbato gliinviti dellaBcee dellaCommissione a correggere in tempo gli squilibri di bilancio. Il presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet, si è tolto qualche sassolino dalle scarpe ieri a Cernobbio dove a porte chiuse ha discusso con Mario Monti, Mervyn King (Bank of England) e Hans-Werner Sinn (Ifo) del futuro dell’euro e del governo dell’Unione, ricordando che «la Bce non può sostituirsi ai governi». «Aver accettato con benevolenza gli squilibri di bilancio degli Stati senza aver attuato subito piani di rientro dal debito» secondo Trichet
IL DIALOGO CON ROMA
Al forum di Cernobbio breve colloquio con il ministro Tremonti, che oggi terrà il suo intervento GLI ERRORI
«Non possiamo sostituirci ai singoli Governi. Indebolire il patto di stabilità e di crescita è stata un’incredibile negligenza» è la causa dei problemi che oggi l’Unione monetaria ma anche gli Stati Uniti devono affrontare. «Ma la Bce – ha ricordato Trichet davanti alla platea del Workshop Amrbosetti – non può sostituirsi ai Governi». A Francofortesigestiscelapolitica monetaria comune, mentre le politiche economiche sono di competenza di ciascun Governo. Proprio questa frammentazione della governance economicanell’Uemèall’originedellasuadebolezza.Nelconfronto con gli Stati Uniti e il Giappone,infatti,l’Unionemonetaria europea può vantare un’esposizione debitoria media migliore. Ma questo non serve a nulla se poi le politiche economiche sono diverse nei 17Paesi.Eperquesto«all’internodellazonaeuro–insisteTri-
chet – gli squilibri di bilancio devono essere corretti». Quindi è stata una «incredibile negligenza» per Trichet indebolire il patto di stabilità e di crescita, nel 2004-2005 su pressioni francesi e tedesche ma anche italiane. «Solo Bce e Commissione hanno continuato a sostenere che il patto doveva essere rafforzato» con una maggiore sorveglianza, che inevitabilmente deve essere l’asse portante della nuova governance europea. Dunquecosafareadesso?«Rapidaeimmediataimplementazione delle decisioni sulla governance adottate dal consiglio europeo straordinario del 21 luglio scorso e il rigoroso rispetto da parte di governi nazionali di una rigida disciplina di bilancio». Un messaggio, quest’ultimo, rivolto a tutti i paesi della zona euro ma in modo esplicito all’Italia sulla quale, di primo mattino, il presidente dellaBce avevachiesto rassicurazionidirettamentealpresidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in uno scambio di battute mentre il capo dello Stato era collegato in videoconferenza con Cernobbio (si veda anche l’articolo a pagina 3). «È estremamente importante che gli obiettivi di deficit pubblicoannunciati sianopienamente confermati e attuati» ha ripetuto Trichet che già avevarivolto l’invitoal Governo dalle colonne di questo giornale due gioni fa. «Viviamo in tempi molto difficili», ha detto il presidente uscente della Bce dialogando con Napolitano, e per questo il rispettodegliobiettivifissati«èassolutamentedecisivoperconsolidare e rafforzare la credibilità della strategia italiana. Soprattutto in Italia occorre portare avanti riforme strutturali forti per evitare di soffocare la produttività». Un esempio per tutti è quello del costo del lavoro, «un fattore decisivo su cui però tocca ai governi decidere e non alla Bce». Alle reiterate sollecitazioni del presidente della Bce risponderà oggi il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, giunto già ieri sera a Cernobbio. I due, visto che si trovavano nello stesso posto e per le stesse ragioni, hanno avuto una breve conversazioneicui contenutinonsononoti.Tuttaviailportavocedelministro ha smentito l’incontro mentre Trichet, raggiunto da Radiocor, ha risposto con un «no comment». http://giuseppechiellino.blog.ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
BLOOMBERG
SUL SOLE 24 ORE Vittorio Da Rold CERNOBBIO. Dal nostro inviato
«Riforme per il rilancio» Inun’intervistapubblicata venerdìilpresidenteuscente dellaBceJean-ClaudeTrichet haesortatol’Italiaarispettare gliimpegninonindebolendole misureannunciateadagosto
In carica fino a novembre. Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet
Il deficit
Debito/Pil
Indebitamento netto tendenziale e programmatico. In % rispetto al Pil
Dati in percentuale
4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0 -0,5 -1,0
2011
2012
2013
2014
2011
Italia
Programmatico Def
2016
120,3 118,0
Eurozona
87,3 86,3
Germania
80,1 71,9
Francia
87,6 86,7
Tendenziale Def + Manovre
Almunia va in pressing sull’Italia sebbene "giochi" in un ruolo non suo come commissario alla concorrenza. «Dal punto di vista della Commissione europea tutti gli Stati membri e, in particolare quelli che hanno tensioni sul debito e sui mercati finanziari, sono tenutiadattuareledecisioni,concordate a livello europeo, il più rapidamente possibile e questo sarà positivo, non solo per i cittadini, ma per tutti gli Stati membri». LeparoledelcommissarioallaConcorrenza,JoaquinAlmunia, in sostituzione dell’assente commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, sonostate pronunciate nel corso di un incontro con la stampa alWorkshopAmbrosettiaCernobbio. Almunia non avrebbe voluto"invadere"ilterrenodel portafoglio del collega Olli Rehn, ma alla fine non ha saputo resistere alle domande dei giornalisti e in veste di ex commissario agli Affari economici ha ricordato che il «rischio di una ricaduta in recessione o di una decelerazione, rispetto ai tassi di crescita attuali, non è un problema solo dell’Europa ma globale. Dal punto di vista europeo–haaggiunto–l’urgenzacontinuaperòaessereilproblema del debito sovrano». Almunia però ha evitato di entrare nel merito dei dubbi e delle preoccupazioni espressi in questi giorni dalla Commissione europea sulle recenti mosse del governo italiano e sul gettito delle misure antievasione. Il commissario, secondocui«l’Europa devecompletare il mercato interno e ha persodiecianniperiritardiistituzionali» ha preferito spostare l’attenzione proprio sugli strumenti a disposizione della Ue per vincolare un Paese al rispetto degli impegni con Bruxelles. Almunia si è riferito al cantiere della "governance europea" e al coordinamento delle politiche di bilancio: «Quando saranno approvate e varate, avremo i mezzi per assicurare una vigilanza molto severa» delle scelte di bilancio dei governi, ha detto il commissario. Frenata invece sui tempi di avvio delle nuove regole sugli aiutidistatoallebanche.Inproposito Almunia ha detto che «la commissione europea è prudente». «Dovremo valutare le situazioni dei mercati finanziari», visto quanto è accadutoinestatee«nedovremodiscutere a novembre con i ministrifinanziari».LaCommissio-
nestapredisponendonuoveregole più restrittive per la ristrutturazionedellebanchedopolacrisifinanziaria,chesarannopronteentrofineanno.L’impegno era di renderle operative dal gennaio 2012. Almunia ha detto di avere scelto la strada della "prudenza" in nome della stabilità finanziaria sistemica sulla partenza del nuovo assetto di regole sugli aiuti di stato alle banche dal 2012. Quantoallasituazionedeibilanci delle banche europee dovesonocircolate voci di ricapitalizzazioni per 200 miliardi di dollari (secondo la bozza di un report dell’Fmi ancora in uscita) o addirittura mille miliardi di dollari (secondo uno studio di Goldman Sachs) il commissario all’Antitrust europeo ha ribaditochelasituazionedeibilanci bancari è sotto controllo e non desta particolari apprensioni. Anche l’Autorità bancaria europea (Eba) con sede a Londrahamanifestato qualche inquietudine per l’insufficiente capitalizzazione di alcune bancheeuropeee hadetto diri-
CRESCITA DIFFICILE
«Il rischio di una ricaduta in recessione o di una decelerazione non è un problema solo dell’Europa ma globale» BANCHE
«Commissione prudente sui tempi di avvio delle nuove regole sugli aiuti di Stato. I bilanci degli istituti sono sotto controllo» tenere importante che il fondo salva-stati Efsf (interviene nei salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo) possa effettuare prestiti alle banche. Ipotesi peròchehaincontratoil"nien"tedesco. Alladomandasecondividesse i timori del Fondo monetario, Almunia ha risposto ricordando l’esito degli stress test i cuirisultatisonostatipubblicati «appena a metà luglio»: «È emerso che solo 9 banche, nessunatralemaggiori,nonrispettavano il criterio stabilito nello stress test e i ministri Ecofin hanno deciso di mettere a punto dei "backstop" nel caso in cui non si potessero trovare i capitali per le ricapitalizzazioni: direi che questo è il livello che garantisce lo stretto monitoraggio della situazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA
BLOOMBERG
Il ministro. «Rispondiamo con i fatti»
Frattini: Francoforte continui a sostenerci CERNOBBIO
«Escluderei che la Bce decida di smettere di acquistare titoli di Italia, Spagna e altri paesi». Ne è convinto il ministro degli Esteri Franco Frattini, ieri a Cernobbio. «Pensocheinsisteremopresso la Bce – ha aggiunto il capo della Farnesina –, che continua a condurre una politica molto saggia per sostenere gli sforzi di stati come Italia e Spagna». Quanto all’esortazione giunta in mattinata dal presidente della Bce, JeanClaude Trichet, all’Italia a rispettareisuoiimpegni e adare priorità alla riduzione del debito Frattini replica così: «Le preoccupazioni di Trichet troveranno risposta nei fatti» e «i fatti saranno mantenere isaldi invariati, garantire la parità di bilancio già
nel2013ecertamentegarantirelarapidaapprovazionedella manovra». Il progetto del governo «non verrà stravolto,maverrà miglioratoe questi dati rassicureranno i mercati e la Bce» ha aggiunto Frattini. Nella discussione sulla manovra, ha poi detto il ministro, «abbiamo voluto essere aperti a contributi del Parlamento ed era giusto farlo, ma non certo che ci fosse un tentativo di mescolare le carte o di annacquare i saldi. Questo non lo consentiremo», assicura Frattini. Comunque per il capo della diplomaziaun rischiocredibilità per l’Italia «certamente non c’è». C’è invece «una grandeattenzioneallarapiditàconcuiquesta manovra sarà approvata». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Vigilanza. Il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquín Almunia
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano
LAMANOVRA DIFERRAGOSTO
3
IL MONITO DEL QUIRINALE
«A dieci anni dall’euro scontiamo il ritardo su produttività e crescita»
Il ministro: anche i ricchi paghino, ma il problema è esporre i finti poveri
«Essenziale il pareggio di bilancio» Napolitano alla Ue: manovra in tempi rapidi - «Il Governo? Finché ha la fiducia no a cambi»
Tremonti: dalla lotta all’evasione anche più fondi del previsto
ANSA
Garante. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto in videoconferenza al workshop di Cernobbio (nella foto): il Capo dello Stato si è fatto garante davanti a mercati e Unione europea che l’Italia manterrà l’impegno del pareggio di bilancio
Dino Pesole ROMA
Occorre far presto. La manovracorrettivadeveessereapprovata rapidamente, ben prima dei sessanta giorni canonici previsti per l’approvazione del decreto all’esame del Senato. È un impegno che coinvolge tutti, maggioranza e opposizione.Rispettodeitempiedellecompatibilitàdibilancio:obiettivi che insieme al pareggio di bilancionel2013chenonpossonoessere alterati «comunque si emendino singole norme». In un momento di tale complessità, è assolutamente necessaria da parte del nostro paese «ora e nel prossimo futuro chiarezzaecertezzadiintentiedirisultati,aldilàdiognioscillazionenocivaallacredibilitàdegliorientamenti e comportamenti del paese». In caso contrario, il rischio è che si ricada «in situazioni in cui il nostro paese veda riemergere e pesare su di séantiche diffidenze». È un richiamo prima di tutto alla responsabilità, quello rivolto ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nel suo intervento in videoconferenza al workshop Ambrosetti in corso a Cernobbio.Edè altempo stessoun fermoinvito prima di tutto alle for-
ze politiche perché rifuggano dalla logica dell’interesse di parte, contingente e certamente dal respiro corto. «Non lo facciamo in obbedienza a particolari imposizioni dall’esterno, ma nell’interesse del nostro paese e delle sue future generazioni».La politicaèinaffanno, danoicomenelrestod’Europa.Sonoper questo maturele condizioni per un cambio di governo, gli chiede l’ambasciatore Sergio Romano? Larisposta èche nelnostroordinamento, Costituzione alla mano, il presidente della Repubblica «non interviene a formare nuovi governi se c’è ne è uno in carica che ha la maggioranza in Parlamento». In pocheparoleigovernivannoavanti fino a quanto possono contare su una maggioranza parlamentare che li sostenga. Qualora questa venisse meso, il Capo dello Stato sarebbe pronto a fare la sua parte. «Non siamo una Repubblica presidenziale». Nel momento in cui aprisseunacrisidigoverno,ecisiamo andati molto vicini il 14 dicembre dello scorso quando si votarono le mozioni di sfiducia dopo lo strappo con Fli, allora chiamerebbe a consulto le forzepolitiche. Si può obiettare che, al di la di quanto prevede la Costituzione, qualora il governo non riuscisse a governare e si rischiasse la paralisi legislativa e istituzionale, il Capo delloStatodovrebbeprenderneatto. Il rischio c’è, Napolitano ne è
ben consapevole tanto da averne fattooggettodidiverseesternazioni nei primi mesi dell’anno. Negli ultimi anni la preoccupazione di un’eccessivaconflittualitàtraipartiti«checonosconopressioneecalcolielettorali»èilsuo«panequotidiano». Da qui i reiterati inviti a una«maggioremisuraneigiudizie unmaggiorrealismo nelleanalisi». Per il presidente della Bce JeanClaude Trichet, intervenuto in risposta alle osservazioni di Napolitano, sarebbe «certamente importantechegliobiettividideficitpubblico annunciati siano pienamente confermatie attuati, così da consolidareerafforzarelacredibilitàdella strategia italiana». La replica di Napolitanoènelsegnodell’apprezzamentoperireiteratiinterventidi queste settimane della Bce a difesa deinostrititolipubblici:«Desidero esprimere le ragioni di particolare gratitudine dell’Italia per quanto avete fatto. Credo che sia chiaro il mioriferimento». Occorreaffrontaredipettoimali che affliggono il nostro paese. Contraddizioni e squilibri che non sono stati rimossi. Da un decennio l’economia ristagna, non abbiamo saputo cogliere l’opportunità della moneta unica per «adeguare il sistemaeconomicoeancheistituzionaleaquestanuovarealtà».Ritardi ad affrontare in modo più risoluto il vincolo del «pesante indebitamentopubblico», ma anche eforse
MARCEGAGLIA
«Politica agisca, anche con scelte impopolari» Pronti a fare di più, ancheafaresacrifici, malapolitica la smetta di litigare e di pensare ai propri interessi. Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, lancia un breve appello dal palcodelTeatroLaFenicediVenezia,stimolatadaBrunoVespa al termine della cerimonia per la premiazione del Campiello. «Gli industriali italiani–hadettolaMarcegaglia – fanno cose importanti, sostengono i giovani, fanno il loro mestiere bene e continuano a sostenere il Paese». «Non ci rassegneremo – ha aggiunto – siamo pronti a fare di più ma pretendiamo serietà e che la politica smetta di litigare e fare i propri interessi. La politica ci deve portare fuori da questa situazione anche con scelte impopolari». L’intervento è stato accolto da un caldo applauso da parte della affollata platea di imprenditori veneti.
soprattutto le mancate riforme per rilanciarelaproduttivitàelacrescita. Abbiamo pur tuttavia dato prove inattese di coesione nazionale, conl’approvazionelampodellamanovra di luglio. Quel decreto, che puntava al pareggio di bilancio nel 2014, non è bastato a convincere i mercati. È stato necessario varare un altro decreto che anticipa il pareggioal2013.Napolitanoammette che«labruscaaccelerazioneimposta dagli eventi ha reso particolarmente difficile e controversa la definizionedapartedelgovernodidecisioni efficaci di riduzione più rapida del deficit». La parziale, convulsa riscrittura della manovra ne è ulteriore conferma. Ma - aggiunge - non siamo gli unici in Europa ad affrontare «voti difficili a conclusionedi delicati confronti». Tutti insieme in Europa possiamo uscire «dalle criticità che ci stringono in questa fase», varando entro l’anno la nuova governance economica, e dando forza «agli strumentiapprestatiperl’attuazione di interventi anti-crisi in seno all’eurozona, senza ulteriori incertezzeeriserve».Lesfidecheabbiamodavanti«richiamanotuttequella per noi più grande e decisiva: la sfida dell’andare avanti sulla via di unapiùstrettaintegrazioneeconomica e politica, con una coerenza e un coraggio maggiori di quel che stiamo dimostrando». © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE PRIORITÀ
CASTEL GANDOLFO
IMPEGNO COMUNE «È impegno comune di maggioranza e opposizione di approvare il decreto della manovra molto prima della scadenza dei 60 giorni e rispettare gli obiettivi di bilancio» RISCHIO DIFFIDENZA «Da parte italiana occorrono chiarezza e certezza di intenti e risultati al di là di ogni oscillazione nociva alla credibilità dei nostri comportamenti» IMPEGNO SUL DEBITO «Agiremo per ridurre il debito pubblico non in obbedienza a imposizioni dall’esterno ma nell’interesse del nostro paese e delle future generazioni» LUNGIMIRANZA «Avanti sulla via di una più stretta integrazione europea economica e politica, senza commisurare ogni decisione a esigenze e considerazioni elettorali interne»
Le reazioni. Consensi bipartisan per l’intervento del presidente della Repubblica
Schifani:noallafiducia, a breve il sìdell’aula Lina Palmerini ROMA.
Leparoledelpresidente della Repubblica rischiarano di nuovo unascenapoliticaappannataetravagliata da una manovra che è spesso cambiata nelle stanze del Governo e che ora è nel pieno del suo primo passaggio parlamentare. Ed è innanzitutto su questoiter che si sofferma Giorgio Napolitano chiedendo tempi rapidi e massima coesione nelle decisioni. Un invito che viene subito raccolto dal presidente del Senato, Renato Schifani, il quale ripete – l’aveva già fatto – la sua contrarietà a un votodifiducia cheescluderebbe il confronto confermando gli impe-
gni sui tempi rapidi. «Ho sempre demonizzatolafiducia,nehosempre parlato a distanza e, ora, credo che lo sia davvero. Del resto non c’èalcun rallentamento dei tempi, silavorasabato edomenica emolte delle proposte dell’opposizione sono state accolte». Dunque, lo spirito del Colle viene interpretatopienamenteaPalazzoMadama.
IL PLAUSO DI BOMBASSEI
«Il capo dello Stato garante in questo momento di incertezza: nei confronti delle istituzioni europee ma anche degli italiani»
Ma l’appello del Quirinale contiene anche una critica ai Governi di questi ultimi 10 anni per aver trascurato il nodo de debito. Ed è su questo passaggio che si sofferma il ministro Maurizio Sacconi: «È doveroso che il decreto sia approvato in tempi brevi e con la collaborazioneditutti.Allostessotempo è doveroso continuare ad affrontare il problema non solo della sostenibilità del debito ma anche dello stock che si è accumulato a partire dagli anni 70». Condivisione per le parole del Collearrivaanchedagliimprenditori, con il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei che plaude per il messaggio «a soste-
gno dei tempi e degli obiettivi dellamanovra:sonoconvintocheNapolitanopossasvolgereunimportante ruolo di garante per il Paese in questo momento d’incertezza, nei confronti dell’Europa e delle istituzioni internazionali ma anche degli italiani». Tornandoallapolitica,seilcentro-destra si schiera con il Colle, a cominciare dal leader Pdl Angelino Alfano che garantisce dialogo con l’opposizione, altrettanto fa il Pd con Anna Finocchiaro: «La responsabilità del Pd, in coerenza con l’auspicio di Napolitano, continuerà a esprimersi con la serietà e il rigore ma qui dovrebbe dirsi "Dio salvi l’opposizione": le po-
chescelte strutturalidiquestamanovrasidevonoai nostriemendamenti e a quelli delle altre opposizioni.Questodi fronte alleindecisioni, alla confusione del Governo». Ma non tutti nel centro-sinistra plaudono al capo dello Stato. «Il rispetto del pareggio di bilancio è un diktat dei mercati, una ortodossia. Se ci fosse stato il pareggio di bilancio, non ci sarebbe stato il new deal», dice Fausto Bertinotti. Critico sull’invito ad approvare la manovra celermente anche Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione. Selasinistra massimalistastorce il naso, a casa Pdl è un tripudio perilColleperchéc’è unaltropas-
saggio del discorso che "conquista" la maggioranza. Quello in cui Napolitano, rispondendo a una domandasugovernitecnici,ricordail dettatocostituzionalesullafiducia. Partono le prime dichiarazioni della maggioranza all’indirizzo di una opposizione che cerca governi tecnici o di transizione. In testa la neo-ministra Anna Maria Bernini: «Napolitano ribadisce a chi immagina fantomatici governi tecnici o scenari ribaltonistici,chenon esistono alternativeaquesto governo,natonelleurne e ripetutamente legittimato dal voto parlamentare». Così come fa Gianni Fava, deputato di punta della Lega: «Le opposizioni si mettano l’anima in pace e, invecedifare ilgiocodella speculazione internazionale, mostrino senso di responsabilità». © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Sono venuto qui per piacere, a Cernobbio andrò per dovere». GiulioTremonti parla al popolo delle Acli riunito a Castel Gandolfo, ne coglie gli umori,certononostilimaniente affatto compiacenti con la decisionedelgovernodirinunciare al «contributo di solidarietà»,esifaregalareuncartello con la scritta «anche i ricchi paghino» salvo poi proporne lariscrittura: il problemanon è esporre i ricchi ma i finti poveri». Già perché il tema in discussione qui è quello del «lavoro scomposto» e dell’equità, solidarietà e partecipazione. La globalizzazione ha cambiato il mondo – esordisce – e in giro sono ancora in molti a ritenere che quella in atto non sia unacrisi ma uno degli effetti del ciclo economico. E così siamo ancora tutti nel videogame, con mostri che spuntano da tutte le parti, e non vi è sufficiente consapevolezza che quella in atto non una crisi di liquidità, ma di solvibilità e dunque di fiducia. Per il ministro dell’Economia quello del pareggio di bilancioè tutt’altro che un obiettivo «ragionieristico, ma un esercizio civile e politico fondamentale che deve avere la cifra dell’equità». La manovra all’esame del Senato dopo la faticosa riscrittura di alcune parti del decreto? «Ho letto cose sbagliate – osserva Tremonti – perché la manovra è rimasta invariata». Con gli emendamenti presentati in Senato il governo ha dirottato l’intero gettito della «Robin tax» pari a 1,8 miliardi agli enti locali. Quanto al contributo di solidarietà, la decisione è stata di sostituirlo «con alcune misure fondamentali nel contrasto all’evasione fiscale». La convinzione del ministro è che alla fine il gettito «sarà certamente superiore a quanto previsto». Edè proprioquesto– aparere del ministro dell’Economia –il nuovosegno distintivodella manovra nel segno dell’equità. «Ho sentito parlare di voragine. In realtà si tratta solo di 700 milioni nel 2012 e 1,6 miliardi nel 2013», somme che il contributo di solidarietàavrebbe garantitoa bene-
ficio della manovra. Quella predispostaora è unacopertura inappropriata? La risposta per il ministro è nelle cifre dell’evasionefiscale.«Non basta l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza. Occorre un vero controllo sul territorio per rafforzare la componente della prevenzione». Dunque il coinvolgimento dei comuni disposto dagli emendamenti del governo, con attribuzione totale del relativo gettito, è fondamentale, perché in Italia abbiamo 4 milioni di partite Iva, pari al doppio di Germania e Francia messe insieme. Tremonti snocciola dal palco le cifre
AL CONVEGNO DELLE ACLI
«C’è la copertura per una riforma che punta all’equità, con il coinvolgimento dei Comuni più controlli sul territorio» che vedono «numeri a sei cifre» per quel che riguarda quanti si collocano dai 10mila ai 55mila euro, che scendono a tre cifre dai 200 milioni in poi e a due cifre (82 contribuenti) se si sale sopra il milione. «Non credo che dietro questi dati vi sia un’oscura maledizione di inciviltà. Vuol dire che la repressione non basta, occorre prevenire». In sostanza, la manovra che ora prende corpo sotto il segno della lotta all’evasione fiscalesiconfiguracomeuna«riforma strutturale che va nel senso dell’equità. Arriveranno molti soldi in più nella logica dellaprevenzione. Nonpensavo fosse possibile arrivare a questo tipo di riforma». In questa direzione vanno le nuove misure antievasione in materia penale, nonché l’obbligo di indicare in dichiarazione deiredditibancheeintermediari.«Moltidiconochenonsipossono pubblicare i dati, perché un problema di privacy. Io non parlo inglese però il problema non è esporre i ricchi al rischio di rapimento, il problema, ripeto, è di far notare quanto la gente è fintamente povera». D. Pes. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IMAGOECONOMICA
Copertura garantita. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti
Tavoli in attesa di convocazione. Annunciati nell’incontro del 10 agosto, partiranno solo dopo l’iter della manovra al Senato
Crescita, in prima fila infrastrutture ed energia ROMA
inviatoaitavoli,tuttiancora da convocare. È questo al momento lo status del capitolo crescita che, promette il governo, potrà riaprirsi dopo il passaggiodellamanovrainSenato.Inrealtàilpercorsopercongegnaremisuredestinatenellospecifico allo sviluppo, fortemente richieste dalle parti sociali, è tuttodadisegnare.Piùavantiditutti sembra essere il dossier infrastrutture, al quale ha lavorato un gruppo coordinato dal viceministro Roberto Castelli e che do-
R
vrebbe concretizzarsi in un decreto. Tanti gli argomenti di discussione,dallecompetenzeStato-Regioni sui grandi lavori, alla certezza delle regole, a un piano perlepiccoleoperecheicostruttori continuano a invocare. Ma
I PUNTI IN ESAME
Costruttori in attesa di un decreto. Sulla banda larga il rischio tagli al Fas. Sacconi e Brunetta in campo su nuove regole per lavoro e Pa
proprio su quest’ultimo punto la nuova versione della manovra, conitagliaglientilocalisoloparzialmente ridotti, rischia di rappresentareun’incognita. Alle infrastrutture, aveva preannunciato il sottosegretario Gianni Letta dopo l’incontro con le parti sociali del 10 agosto, è dedicatounodeitavoliperlacrescita,in"condominio"trailministro delleInfrastruttureAlteroMatteoliequellodelloSviluppoeconomicoPaoloRomani.Ilcapitololavoro e modernizzazione della pubblica amministrazione dovrà
invece essere coordinato dai ministri Sacconi e Brunetta, con al centro presumibilmente le novitàintemadicontrattazioneaziendale costituite dall’articolo 8 del decreto di ferragosto. Con il terzotavolo,liberalizzazionieservizi pubblici, bisognerà lavorare per mettere rapidamente a frutto lanormacheriservaunincentivo di 500 milioni per i Comuni e gli enti locali che dismetteranno quote delle proprie società dei servizipubblicilocali,leexaziendemunicipalizzate. Si attendono passi avanti an-
chesu energia e banda larga, dossier gestiti dal ministro Romani. Dopo l’addio forzato al nucleare, ilgoverno staultimandola nuova strategia energetica nazionale (si attende la prima bozza per metà settembre) su diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento, efficienza energetica, sviluppo delle fonti rinnovabili secondo gli obiettivi Ue. È invece più volte slittata la chiusura del tavolo Romani per la costituzionediunasocietàpubblico-privatoincaricatadisvilupparelarete a banda larga di nuova genera-
zione. Si attende una svolta, anche in virtù dell’articolo 30 del Dl 98cheprevedeperilpianolapossibilitàdiutilizzarefondieuropei. Per quanto riguarda invece la riduzione del "digital divide", cioèl’assenza dicollegamentiinternet veloci nelle zone periferichedelPaese,conlamanovrasiè materializzato un altro ostacolo. Qualora i ministeri non ottenganogliobiettividispesaloroimposti, scatterà come clausola di salvaguardiaunprelievodalFas nazionale,in particolaredalle dotazioni riservate alla prevenzione del dissesto idrogeologico e, appunto,alpianodidiffusionedella bandalarga. C.Fo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN AGENDA Infrastrutture, energia, tlc Alcapitoloinfrastrutturesta lavorandoungruppocoordinato dalviceministroRobertoCastelli. Siattendeundecreto.Tantiipunti didiscussione,dallecompetenze Stato-Regionisuigrandilavori, allacertezzadelleregole,aun pianoperlepiccoleoperechei costruttoricontinuanoainvocare. Ametàsettembredovrebbe invecearrivareunaprimabozza dellastrategiaenergetica nazionale.Bisogneràpoichiudere illavorodeltavoloRomanisulla societàmistachiamataa realizzarelareteabandalargadi nuovagenerazione
Lavoro e Pa Capitolochesaràcoordinatodai ministriSacconie Brunetta,conal centrolenovitàintemadi contrattazioneaziendale costituitedall’articolo8del decretodiferragosto Servizi pubblici locali Conilterzotavolo, dedicatoa liberalizzazionieservizipubblici, bisogneràlavorarepermettere rapidamenteafruttolanormache riservaunincentivodi500milioni periComunieglialtrientilocali chedismetterannoquote dellepropriesocietàdeiservizi pubblicilocali
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano
LAMANOVRA DIFERRAGOSTO
LE VALUTAZIONI
Il presidente Pirelli: «Garantire i saldi per combattere l’instabilità»
Tronchetti:sì al rigore ma i tempi della politica penalizzano l’economia
Tra gli imprenditori a Cernobbio. I giudizi sulla manovra
«Senza ricerca È crescere è impossibile» IMAGOECONOMICA
Riccardo Illy
Senza equilibrio nello sviluppo tra Occidente e Bric vinceranno i nuovi protezionismi
Giuseppe Chiellino CERNOBBIO. Dal nostro inviato
Delle singole misure presentate o annunciate e in qualche caso ritirate dalla manovra diFerragosto,MarcoTronchetti Provera non vuole parlare. Su questo si è espresso tre giorni fa nel direttivo di Confindustria. La cosa importante per il presidente della Pirelli è che siano garantiti i saldi di bilancio su cui l’Italia si è impegnata,
VISIONE STRATEGICA
Occorre anche stimolare la crescita, agendo per esempio sul cuneo fiscale che riduce i redditi dei lavoratori e accresce il costo del lavoro compreso il pareggio nel 2013. «La manovra deve garantire i saldi e deve garantirli nel breve perché l’instabilità non può essere mantenuta» ha affermato Tronchetti in una pausa dei lavori del Workshop Ambrosetti a Cernobbio dove per tre giorni di seguito, come era inevitabile, la manovra del Governo per tranquillizzare i mercati e leistituzionicomunitarieha tenuto banco. Tronchetti non ha risparmiato le critiche: «La lentezza della politica non è compatibile con la velocità dei cambiamenti dell’economia e della finanza». Lemisurecontenutenell’ultima manovra «che sono cambiate due,tre voltenellospaziodidue
settimane, non sono affatto un buoninizio»hainsistitoilmanager-imprenditore. Ed è evidente che «quello che è stato fatto finora non basta». Anche perché garantire i saldi è solo il primo passo. «La manovra – ha sostenuto-deve esserepartediun discorso più ampio di riforma e dicrescitachel’Italiadeveportareavantiinsiemeancheaglialtri paesieuropei». Tronchetti ha ascoltato al mattino l’intervento del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che aveva sollecitato ancoraunavoltailrispetto degli impegni da parte dell’Italia, oltre che il rafforzamento, insiemeaglialtripartner,dellagovernanceeconomicadellazona euro. «L’Europa ha un problema evidente, come anche in modo diverso hanno gli Stati Uniti e tutto il mondo occidentale». Peraffrontarequestacongiuntura complicata serve «avere progettualità, avere visione, dare la possibilità agli investitori, ai cittadini, a tutti, di capire qual è il progetto per la crescita perché coldebitochesiècreatoneltempo se non c’è un progetto di crescita vaavanti l’instabilità». La ricetta, nella sua enunciazione è anche abbastanza semplice: «Stabilizzare i conti, ma non solo con i tagli. Occorrono soprattutto misure che stimolinolacrescitaelosviluppo,intervenendo per esempio sul cuneo fiscalecheriduceiredditideilavoratorieaumentailcostodellavoroperleimprese».Oaffrontareil tema deigiovani, «oggisenzaattenzioni»ol’invecchiamentodella popolazione. Ma per Tronchetti il problemanonèsoloquesto.«C’èuntema di recupero di competitività
di tutta l’area europea e l’Italia ha la situazione che conosciamo». E proprio di competitività legata alla flessibilità Tronchettihadiscussoinunadellesessioni del workshop con il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia, il ministro delle finanze spagnolo, Elena Salgado, e Wolfgang Schussel. «Quellochestiamo vivendooggi è la conseguenza di quanto è accaduto nel 2007 e nel 2008, quando gli stati sono intervenuti nella crisi provocata dalla dimensionenonsostenibiledeiderivati». Il modo in cui quella crisi è stata affrontata non ha risolto gli squilibri in modo definitivo e, anzi, ne ha creati di nuovi. «Ilmondooccidentale–ricorda Tronchetti – ha prodotto una temporanea stabilizzazione del sistema ma senza creare prospettivedicrescitaediriassorbimento del debito». Con Europa e Stati Uniti che non riescono più a ritrovare un percorso di crescita,loscacchieredellacompetitività è cambiato: «Il confronto è ormai su basi regionali, con aree di scambio che cercano di darsi regole comuni. Il rischio – secondo Tronchetti – è che la crescita non sia armoniosa, con Europa e Stati Uniti a rischio recessione e aree come il Brasile,ilFarEastoanchel’Europa dell’Est che invece crescono aritmielevati».Laconseguenza daevitareèil«ripiegamentonegliegoisminazionalienelprotezionismo». E infine un monito ai governi europei: «L’Europa è unaregionedelmondoecosìdeve ragionare. Nessuno tra i paesieuropeipuòpensarediguadagnare qualcosa dall’indebolimentodell’Unione». © RIPRODUZIONE RISERVATA
IMAGOECONOMICA
Presidente Gruppo Illy
una delle assenze più vistose in una manovra economica assai carente, che dovrebbe puntare non solo al risanamento di bilancio ma anche alla crescita: la ricerca. C’è una rispondenza diretta, sottolinea Riccardo Illy, presidente del gruppo, tra la percentuale di investimenti in ricerca rispetto al Pil e il tasso di sviluppo di un paese. E c’è bisogno di crescere, oltre che di risanare i conti. Invece nell’intervento del governo ci sono soprattutto tagli, che, come quelli agli enti locali, rischiano di trasformarsi in meno servizi o più tasse. E misure di lotta all’evasione, non quantificabili. Mancano
«Le banche S utilizzino i collaterali» IMAGOECONOMICA
Davide Serra Algebris Investment
iamo nelle mani dei mercati. Con il terzo debito pubblico del mondo sono loro a decidere cosa vogliono. «Nessuno mette in dubbio le potenzialità del settore privato, ma il bond market ha smesso di finanziare il settore pubblico italiano. Nessuno vuole investire nel debito pubblico italiano se non si recupera produttività». Davide Serra, fondatore del fondo Algebris, condanna il «disinteresse irresponsabile» della politica italiana. A tre settimane dai richiami della Bce ancora non è stata definita la manovra che dovrebbe ridare credibilità al paese. «L’Italia è un paese solvente,
«Liberalizzare «S per ritrovare credibilità» IMAGOECONOMICA
Paolo Merloni Ariston Thermo
e si continua a rimandare la soluzione dei problemi, finirà che alla fine il conto da pagare sarà sempre più alto». Paolo Merloni, numero uno di Ariston Thermo, parla di «occasione mancata», riferendosi alla manovra. Continue marce avanti e indietro, contenuti insufficienti: «Così non si recupera credibilità». Inutile poi prendersela con la speculazione: «Gli speculatori sono una minoranza. E i mercati rappresentano persone che fanno i propri conti». Sta di fatto che «gli spread così alti penalizzano il sistema produttivo». Indispensabile il
«Serveun clima «C’ difiducia anti-recessione» IMAGOECONOMICA
Nicola Volpi Permira private equity Presidente Pirelli. Marco Tronchetti Provera
è una forte discrepanza tra la percezione che abbiamo della situazione economica filtrata dall’andamento dei mercati e l’economia reale». Nicola Volpi è amministratore delegato del fondo di investimento Permira, che ha partecipazioni importanti in aziende come Valentino, Marazzi, Sisal. Stanno andando bene: Sisal aumenta il fatturato di circa il 20%, Valentino del 24. Nonostante la difficile situazione politica ed economica Volpi continua ad avere un atteggiamento «molto positivo» nei confronti dell’Italia. «Ha eccellenze riconosciute nel mondo». Anzi, proprio in questa
A CURA DI Nicoletta Picchio
per esempio le liberalizzazioni: si paga, spiega, l’energia il 30% in più perché un mercato competitivo non si è sufficientemente sviluppato. Illy non si stupisce che gli spread siano ancora schizzati: «I mercati non si accontantano di questi interventi». Il rischio è che si possa entrare in stagnazione o in recessione. «Le recessioni sono profezie che si autoavverano. Se ci si convince che sta arrivando, allora si concretizza». A suo parere la recessione in questa fase non è affatto scontata, anzi. «Ma bisogna agire perché ciò non avvenga: non ridurre consumi o investimenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
come lo è la Spagna. Ma se si blocca la fiducia può diventare tecnicamente insolvente». Per questo è grave l’«incapacità politica» di agire, dopo che la Bce ci ha dato un lasso di tempo per poter reagire, fornendo liquidità. «Dobbiamo sbrigarci, altrimenti i costi della crisi finiranno per essere pagati da chi lavora, dai pensionati, da chi già paga le tasse». È importante in questo scenario il ruolo delle banche: «Devono usare i collaterali che hanno per finanziare l’economia reale». Allo stesso tempo va avviato rapidamente il risanamento del paese, puntando alla crescita. © RIPRODUZIONE RISERVATA
pareggio di bilancio, ma va raggiunto con misure strutturali: intervenire sulle pensioni, a partire dall’abolizione di quelle di anzianità, insistere con la lotta all’evasione, e poi liberalizzare, privatizzare, aumentare la produttività del mercato del lavoro. Nonostante le incertezze, Merloni continua a investire in Italia. L’azienda è presente in molti paesi ed esporta quasi il 90% del fatturato. Ma l’Italia è al terzo posto come giro d’affari e c’è la più ampia base produttiva. «Sarebbe grave sprecare le grandi potenzialità che ha il manifatturiero in Italia». © RIPRODUZIONE RISERVATA
fase di «discontinuità» Permira punta a cogliere opportunità di investimento. Non è tanto una questione di prezzi bassi: «Le discontinuità sono momenti di cambiamento dove è possibile creare progetti di crescita e di valorizzazione di aziende». Certo, il rischio forte che corre l’Italia è che tra le tensioni dei mercati e l’incapacità di reazione, vedi le vicende della manovra, si arrivi ad una nuova recessione. «Il pareggio di bilancio non basta, servono misure per la crescita». E va ricreato un clima di fiducia, per evitare una «profezia che si autoavvera». © RIPRODUZIONE RISERVATA
DALLA PRIMA
L’educazione alla solidarietà Lo scrittore peruviano (significativamente L’Osservatore Romano ha ripreso per intero l’articoloil martedì successivo), dichiaratamente agnostico, non si limita a constatare la bellezza di ciò che è successo a Madrid: ne indica un significato profondo, quello per cui «tutti, credenti e non credenti, dobbiamo rallegrarci di quanto è accaduto nella capitale spagnola». Lo esprime così: «Una società democratica non può combattere efficacemente i propri nemici a iniziare dalla corruzione - se le sue istituzioni non sono saldamente sostenute da valori etici, se al suo interno non fiorisce unariccavitaspiritualecomeantidotopermanentecontroleforzedistruttrici,dissociantieanarchiche che sono solite guidare la condotta individuale quando l’essereumano si sente liberoda ogni responsabilità». E aggiunge che non la religione è super-
stizione, ma precisamente la presunzione ideologica di ritenerlatale,unasuperstizionemoderna, «che la realtà ha pian piano fatto a pezzi». È a partire da queste considerazioni del premioNobel peruvianoche vorrei proporrealcuneriflessionidedicate soprattutto ai ragazzi e ai giovani che iniziano in questi giorni il nuovo anno scolastico. Nonèdifficileritenerecheessi avvertano in maniera più o meno consapevole la grave situazione di difficoltà che sta attraversando il nostro Paese, insieme peraltro all’intero Occidente. La crisi annunciatasi tre annifahamostratoprogressivamente i suoi effetti drammatici sul mondo del lavoro e sulla vita quotidiana delle nostre famiglie: la menzogna che aveva indottomoltiaritenereequivalenti l’economia reale e quella virtuale dei giochi finanziari, ha prodotto conseguenze deva-
stanti in Paesi, la cui stabilità era finora ritenuta immune da rischi, e si fa sentire da noi nel settore produttivo e dell’occupazione, nella fatica di molte famiglie a tirare avanti fino alla fine del mese, nei provvedimenti da "lacrime e sangue" di cui chi governa dovrà farsi carico, con la speranza che - fra tanti sconcertanti tentennamenti - sia salvaguardata al massimo l’equità e l’attenzioneai più deboli. Certamente i nostri ragazzi avvertono sulla propria pelle il peso di queste difficoltà, anche quando essenon avessero toccato direttamente le loro famiglie, e questo perché a rischio è non solo il presente, ma anche l’immediato futurodicuisarannoiprimiprotagonisti. Il senso diffuso di scoraggiamento e di frustrazione, che colpisce specialmente chi ha perso il lavoro o non riesce a trovarlo, potrebbe diventare nei nostri ragazzi la tentazione
pericolosa di cedere a illusioni violente o l’altra, non meno grave, espressa dalle parole fulminanti di Corrado Alvaro, di «pensare che vivere rettamente sia inutile». Mi sembra perciò giustochiederciqualecontributo i nostri giovani possono dare al superamento della crisi in atto. In quanto essa nasce da processi economico-sociali, che hanno evidenti risvolti politici, ritengo che il primo compito chespettilorosiaquellodiimpegnarsi al massimo nello studio, per prepararsi a portare un contributo qualificato alla società di domani. Non esito a dire loro: studiate, leggete, informatevi, pensate,fateviun’idea diciò che è avvenuto e sta avvenendo, individuatenelecause ecercatedi vaccinarvi il più possibile nei confronti degli errori che sono alla base delle difficoltà attuali! Nella sua radice più profonda,però,lacrisièdiordinemorale: egoismi e cecità colpevoli hannopermessochealcunisiavvantaggiassero a scapito di moltialtri,ipiùdeboli.L’Italia,nonostante la vivacità del suo tessuto
imprenditoriale e manifatturiero e la qualità dei suoi lavoratori, non è stata meno colpita dalla tempesta etica ed economica che ha investito il "villaggio globale". Il bisogno di motivazioni morali e di spiritualità, ritenuto decisivo da Vargas Llosa per il "beneessere" diogni societàdemocratica,si affacciaquiin tutta la sua gravità. Ciò che occorre è più che mai un cambiamento di mentalità e di stili di vita: alla logica egoistica dell’accaparramento bisogna opporre un’educazioneallasolidarietàeallospirito di servizio in vista del bene comune;alconsumismosfacciato e ai falsi modelli che puntano all’avere di più per essere di più, bisogna reagire con una scelta disobrietà,allenandosialsacrificio e alla condivisione con i più deboli. Questo non avverrà senza il concorso di tutti e specialmente senza il concorso dei giovani, nostro futuro. È l’ora di un sussulto etico e spirituale che partadauominiedonnedalcuorepuro,sinceramentedesiderosidiimpegnarsiperilbeneditutti: e i giovani dovranno stare in
primalineainquesta"rivoluzione morale". È mia convinzione profonda che l’aiuto di Dio, cercato attraverso la preghiera e sperimentato nell’esercizio dell’amore al prossimo, sia forza decisiva di cui tutti abbiamo bisogno per vivere e sviluppare questo nuovo inizio. Ai giovani specialmente ripeterei, perciò, le parole dell’amatissimo Papa GiovanniPaoloII,dichiaratobeatoloscorso1˚maggio:«Nonabbiatepaura!Aprite,anzi,spalancate le porte a Cristo!» (22 ottobre 1978). A tutti, comunque, credentienoncredenti,èlanciata la sfida dell’urgenza indicata: è tempo di scelte radicali, di un vigoroso ritorno al primato del bene comune e alla concezione della vita vissuta come "essere per gli altri", e quindi come dono e servizio! Solo preparando a questesceltelascuolapotràcontribuire a far crescere la qualità dellavitaditutti.A docentiestudenti l’appello a non sottrarsi a questo compito decisivo. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano
LAMANOVRA DIFERRAGOSTO
LE MODIFICHE IN PARLAMENTO
Non stop in Commissione, oggi l’ok Dalla maggioranza no alla fiducia
Dal 2015 all’alleggerimento del fisco il gettito dalla lotta all’evasione
Condono 2002, recupero coattivo Via alla «spending review» con superInps -Tassa del 2% sui «money transfer» all’estero Marco Rogari ROMA
Entro il 31 dicembre di quest’annoilfiscodovràrecuperare, anche con «azione coattiva», le somme non riscosse del condono tombale del 2002. E già da novembre il Governo dovrà avviare un piano di spending review per una revisione integrale della spesa pubblica da realizzare anche attraverso la creazione del super-Inps, l’unificazione delleAgenziefiscalieallariorganizzazionedituttoilsistema-giustizia.Afarscattarequestemisure sono due emendamenti alla manovradel Pdl approvati al Se-
LA VECCHIA SANATORIA
Riscossione entro il 31 dicembre dei versamenti in sospeso, sanzioni del 50% Freno alla liberalizzazione delle farmacie I NODI
Sulle pensioni ancora possibili micro-interventi. Nuova frenata del Pdl sulla pubblicazione online dei redditi nato in commissione Bilancio. Che ha dato l’ok anche a un emendamentodellaLegasull’introduzione di una tassa sui "money transfer" e a un correttivo concuivienelimitatalaliberalizzazione delle farmacie mantenendoilnumerochiuso,nonsenza qualche tensione nella maggioranza. Disco verde anche a una modifica che destina dal 2015le maggiorientratederivantidallalottaall’evasioneallariduzione della pressione fiscale. La Commissione, dopo aver accelerato nel pomeriggio, ha proseguito le votazioni fino a tarda notte con l’obiettivo di chiudereentro oggi per consentire all’Aula di Palazzo Madama di esaminare il testo da martedì e arrivare prima del 10 settembre all’approvazione della manovra senza la "fiducia". Dopo diversi giorni di impasse, dunque, il percorso della manovra appare menoin salita. Anche se in Commissione fino all’ultimosonorimasteapertediverse questioni. Prima fra tutte quella della pubblicazione dei redditi online, che il Pdl, anche sulla base delle indicazioni del Garante della privacy, ha spinto pereliminaredalpacchettoantievasione. Secondo il ministro Maurizio Sacconi «la pubblicazione dei redditi on line è limitata, e non riguarda le persone». Da sciogliere anche il nodo lega-
to all’attuazione dell’emendamentosullacertificazioneobbligatoriadapartedellaPadeidebitiversolePmi,chesecondoitecnici del Tesoro provocherebbe deiscompensisulfrontedeiconti pubblici (effetti sul debito). Questa misura probabilmente salterà in Aula. Fino a tarda notte veniva poi considerato ancorapossibilequalchemicro-intervento sulle pensioni, ma non sull’età pensionabile. Quasi certo l’ok ai ritocchi sulla contrattazione (articolo 8) così come l’esenzionedelsettore delcredito dalla stretta fiscale sulle cooperative. Sul via libera a diversi ritocchi delle opposizioni, in un clima sostanzialmente bipartisan, esulla celerità dei lavorisi è soffermato il presidente del Senato, Renato Schifani. «Nessun rallentamentodei tempi»,ha assicuratoSchifani anche inrisposta all’appello a fare presto del capo dello Stato. E lo stesso Schifani, così come il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha poi allontanato lo spettro della fiducia. Tornando al condono del 2002 e al recupero per via coattiva, si tratta di una sorta di estremo tentativo, che tra l’altro non potràcheriguardaresolounafetta delle somme non riscosse visto che dei 4,2 miliardi attesi in partenza dalla sanatoria, due e mezzo sarebbero ormai inesigibili sulla base delle indicazioni dell’Agenziadelleentrateedella Corte dei conti. In ogni caso entrotrentagiornidall’approvazionedellamanovral’Agenziadelle Entrate e le società del gruppo Equitalia dovranno avviare una ricognizione dei contribuenti conancora versamenti in sospeso. E nel mese successivo dovrà scattare «ogni azione coattiva necessaria – si legge nell’emendamento – per il recupero delle sommenondovuteeenoncorrisposte,maggioratedegliinteressi maturati, anche mediante l’invio di un’intimazione a pagare, inderogabilmenteentroiltermine ultimo del 31 dicembre 2011». In caso di mancato pagamento saràapplicatasullesommeiscrittea ruolounasanzione del50% e chi non si metterà in regola finirà nel mirino degli 007 del Fisco. La tassa sui money transfer scatterà sotto forma di imposta di bollo del 2% su ogni trasferimento di denaro all’estero (con un prelievo minimo di tre euro) attraverso agenzie specializzate e altri intermediari finanziari, dalla quale saranno comunque esentatelepersonefisichemunite di matricola Inps e codice fiscale,equindianchegliimmigrati regolari. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ANALISI
Saldi, guardia alta contro blitz in aula
Come cambia la manovra di Dino Pesole
LE PRINCIPALI MISURE
I NODI DA SCIOGLIERE
iù risorse dalla lotta all’evasione nella «logica della prevenzione». Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti ha aggiunto ieri unaltrotasselloasostegnodellasoliditàdellenuove coperture inserite nella manovra correttiva. Prevenzione e deterrenza per avviare una «vera riforma strutturale sul fisco nel segno dell’equità», ha aggiunto.È indirettamente la risposta al fermo richiamo giunto dal presidente della Repubblica, GiorgioNapolitanochedalpalco del meeting di Cl a Rimini ha definito l’evasione una «storturadicuil’Italiahaancorailtristeprimato».Chelastrada sia ancora lunga lo attestano le cifre in gioco: 120 miliardi di mancato gettito l’anno. A fronte di tali importi, i pur rilevanti risultati raggiunti finora (10,3 miliardi recuperati nel 2010, 11 miliardi nelle stime 2011)appaionoancorauna goccia nell’oceano. Sulle coperture del decreto resta il problema di fondo: si è decisodisostituireentratecerte (il «contributo di solidarietà») con la prenotazione di un gettito futuro nella fondata aspettativachepossaessereeffettivamente conseguito. Due o tre miliardi non sono tutta la manovra, si dirà, ed è certamente vero. Peraltro a regime nel2012-2014,comesileggenella relazione tecnica, il gettito atteso dal contributo di solidarietà ammontava a 3,8 miliardi. Non a caso correttamente le nuove coperture, affidate al pacchetto antievasione, portanonominalmenteallostessorisultato. La questione però non siesauriscequi.Occorreoravigilare che nel corso dell’esame parlamentare il già precario equilibrio dei saldi non venga sottoposto a ulteriori scossoni, come paventa Napolitano che sulle coperture vigila con grande attenzione ed ha già attivato la task force del Colle. Dalla Ragioneria - a quanto si sa - è scattato l’allarme dopo l’approvazione in commissione dell’emendamento Baldassarri-Fli e votato da tutte le opposizioni sulla certificazione deicrediti della Pa. Baldassarri assicura che la norma «non ha niente,tecnicamente, ache vedere con i dati del debito pubblico».DaVia XXSettembre si paventa invece che l’accettazione-certificazione da parte delle amministrazioni pubblichedellefatturerelativeaicrediti vantati dalle imprese pos-
P MONEY TRANSFER
FESTE LAICHE
FARMACIE
DEBITI PA-IMPRESE
OkaunemendamentodellaLega inbasealqualesiapplicherà un’impostadibollosui trasferimentidicapitaliall’estero: parial2%trasferitoconogni singolaoperazioneconunminimo diprelievodi3euro.L’imposta colpiràilavoratoristranieriche nonversanoicontributiagliistituti diprevidenzadelnostropaese
Leprincipalifestelaiche(festa dellaLiberazione,festadei lavoratoriefestadella Repubblica)nonverrannopiù accorpatealladomenica. L’emendamentopresentatodalPd eapprovatoinCommissione riguardail25aprile,il1˚maggioe il2giugno.Nonsisalvano,invece, lefestepatronali
Okall’emendamentochelimitala liberalizzazionedellefarmacie salvandoilnumerochiuso.La «limitazionedelnumerodipersone chesonotitolateaesercitareuna certaprofessioneèconsentita unicamenteladdoveessarisponda aragionidiinteressepubblico,tra cuiinparticolarequelleconnesse allatuteladellasaluteumana»
UnemendamentodiForzadel Sudvotatodatuttele opposizioniimponealle pubblicheamministrazionila certificazionedei debitidellePa neiconfrontidelleimprese.La propostadimodificadiForza Sudè stataapprovato nonostanteilparere contrario delGoverno
FONDI PER IL SUD
ENTI DI RICERCA
PACCHETTO ANTI-EVASIONE
REDDITI ONLINE
Unemendamentoapprovatosotto laspintadi ForzadelSudprevede chequaloraitagliaiministerinon dovesseroportareirisparmi previsti,sipotràmetteremanoal Fondoperleareesottoutilizzate, masolosullequotenazionali, senzaandareaincidereinalcun modosullerisorsedestinatealle Regioni
Salvidallasoppressioneglienti diricercaeglienticulturalisottoi 70dipendenti.Loprevedeun emendamentobipartisan approvatoall’unanimità.Sono salviquindi piccolienticome l’AccademiadellaCruscae l’AccademiadeiLincei. Salvati daitagliancheiparchi geominerari
Corposoilpacchettoanti-evasione. Sipartedalcarcereperchievade piùdi3milioni.Nelladichiarazione deiredditidovràessereindicatala bancapressocuisihaunrapporto: neldettagliodovrannoessere «obbligatoriamenteindicatigli estremiidentificativideirapporti conglioperatorifinanziariincorso nelperiododiimposta»
Sull’ipotesidi procederealla pubblicazionedelledichiarazioni deiredditionlineieriilgarante dellaprivacy,FrancescoPizzetti, haparlatodi un«materiale terribilmentepericoloso»da maneggiare«conattenzione».Il ministrodell’EconomiaGiulio Tremontihaperòdifesolasua proposta
PUBBLICO IMPIEGO
TASSE
ROBIN TAX
COOPERATIVE
Cancellatoildifferimentodel pagamentodelletredicesimeai dipendentidelleamministrazioni pubblichechenonabbiano centratoirisparmiattesi.Nelcaso incuinonsianoassicuratigli obiettivi,scatteràlariduzionedel 30%dellaretribuzionedi risultatodeidirigenti responsabili
Dal2015lemaggiorientrateche arriverannodallalottaall’evasione andrannoariduzionedella pressionefiscale.«Lemaggiori entratederivanti»dallamanovra «sonoriservateall’erario,per esseredestinatealleesigenze prioritariediraggiungimentodegli obiettividifinanzapubblica concordatiinsedeeuropea»
LerisorsederivantidallaRobin Taxandrannototalmentea ridurreitagliaglienti localie nonpiùpermetàaiministeri. Nellaversioneoriginalela manovraprevedevache i proventidellaRobinTax fossero destinatiaridurre itaglial50% deglientilocalieal 50%dei ministeri
DueemendamentidiLegaePdl invotazionepuntanoaesentare ilsettoredelcredito dallastretta sulleagevolazionifiscaliperle societàcooperative.La coperturadiquesto intervento verrebbegarantitadalle entrate derivantidall’impostadibollo del2%su «moneytransfer» all’estero
SPENDING REVIEW
RECUPERO SOMME
COSTI DELLA POLITICA
PREVIDENZA
Vialiberaallaspendingreview propostadalsenatorePdEnrico Morando.Ridefinizionedei fabbisognistandarddei programmidi spesadelle amministrazionicentrali:siva versolasuperInps,accorpamento deglientidellaprevidenza pubblica
Recuperodellesommenon riscossedalcondonotombale 2002:icontribuentichehanno aderitoallasanatoriapagandola ratainizialeechepoisono"spariti" verrannocostrettidaEquitaliaa pagareildovutocongliinteressi entroil31dicembre2011,penauna sanzioneparial50%dellesomme
SoppressionedelleGiuntee obbligodigestioneassociatadei servizineiComuniconmenodi milleabitanti.Strettasulle incompatibilitàdiparlamentari edeurodeputati.Neimunicipicon menodimillecittadinilefunzioni esecutivesarannosvoltedalle unionidiComuni
Accantonatal’ipotesidiintervenire strutturalmentesuipensionamenti dianzianitàesull’etàpensionabile dellelavoratricidelsettoreprivato, finoall’ultimoèrimastainpiedi l’ipotesidiricorrerea micro-interventiperpenalizzare itrattamentimaggiormente "privilegiati"
Per le imprese partita da 60 miliardi. Si valutano possibili effetti sull’indebitamento
Enti locali. Maggioranza divisa
Debiti Pa, sulla certificazione le perplessità del Tesoro
Per i piccoli Comuni spunta il tetto alla spesa corrente
Roberto Turno
«Incide sull’indebitamento, devesaltareoesseredrasticamente cambiato», dice il Governo. «Non è vero, non pesa sul debito pubblico», ribatte l’opposizione. Saràgiallo (e battaglia) fino all’ultimo sull’emendamento alla manovra bis, approvato venerdì nonostanteil «no» del Governo, che imponeallaPadicertificareidebiti con le piccole imprese nei casi di ritardato pagamento. Una norma, presentata dal Terzo Polo e votata da tutta l’opposizione col sostegnodiForzaSud,chepotrebbe sanare fatture arretrate del valore stimato fino a 60 miliardi, sempreché le banche assumano la titolarità del credito. Ma che in aula,senonprima,potrebbesaltare per «inammissibilità». LafrenataèarrivataieridalGoverno, che sta tentando tutte le strade per cercare di fare retro-
marcia,in commissioneo damartedì in aula. Il rischio, secondo fontidell’Economia,èchelamisura possa incidere sull’indebitamento poiché la certificazione deicreditifarebbeemergeresomme non contabilizzabili secondo i principi europei del Sec2 usati per la compilazione dei bilanci pubblici. «Ci sono aspetti tecnici da verificare per valutare l’applicabilità della misura. Valuteranno l’Economia e la Ragioneria generale», ha detto il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, riconoscendo tuttavia che «il princi-
LA «GARANZIA»
La misura consentirebbe alle aziende di rivolgersi alle banche per il pagamento Baldassarri: sui conti nessun effetto
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pio è buono perché è garantita la certezza di pagamento». Una frenata più netta è invece già arrivata sempre dalla maggioranza dal leghista Massimo Garavaglia, vice presidente della commissione Bilancio: «Così com’è la norma non funziona. Penso che ci sarà un’attenzione particolare e si andrà verso una riformulazione o un’abolizione». Tutto in sospeso, dunque. Anche se le opposizioni incalzano per mantenere in vita la misura salva-crediti per le imprese. A contestareapertamenteGoverno e maggioranza è stato Mario Baldassarri, presidente della commissione Finanze e tra i firmatari dell’emendamento,chenegal’esistenzadiqualsiasirischiosui conti pubblici dal’applicazione dell’emendamento: «Non ha effetti sul debito pubblico», ha dichiaratoinunanota.Ildebitopub-
blico,spiegaBaldassarri,«èundato di cassa e infatti si accumula di anno in anno rispetto al fabbisogno di cassa e non ha niente a che vedere con l’indebitamento netto di competenza». Pertanto, finché dalla cassa delle Pa non esce un euro, «non c’è nessun effetto di modifica del numero del debito pubblico».Inoltre,«seunaimpresa, come in un qualunque rapporto tra privati, emette una fattura e il suo debitore la accetta e questa impresatrovaunabancacheleanticipa finanziariamente la stessa fattura pro solvendo, non cambia né il soggetto creditore né il soggetto debitore». A beneficiare della norma sarebbero titolari di partite Iva, imprese artigiane e piccole imprese. Per loro, in caso di mancato pagamento dei crediti sei mesi dopo la scadenzapercontratto,siaprirebbe la possibilità di chiedere alla Pa la certificazione delle somme dovute, con la possibilità di cedere il credito alle banche (se vorranno), che verserebbero alle imprese l’intero importo e assumerebberoa lorovoltala«pienatitolarità del credito» verso la Pa. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianni Trovati MILANO
Acque sempre più agitate nel rapporto fra Governo e amministratori per le misure della manovra sugli enti locali. A infiammare un clima già tesissimo hanno contribuito anche le novità dell’emendamento Azzollini, che estende a tutti i Comunii vincoli del Pattodi stabilità che oggi riguardano solo le amministrazioni sopra i 5mila abitanti (il 30% del totale). Al di là delle difficoltà tecniche, in unanormachepercomeèscritta sembra offrire una facile via d’uscita attraverso lo strumento delle Unioni (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), è l’intenzione del Governo di estendere a tutti i bilanci la gabbia del Patto a scaldare gli animi, anche all’interno della maggioranza. La parte sui Comuni sarà og-
gi all’esame della commissione BilanciodelSenato,doveilvicepresidente Massimo Garavaglia, leghista, ha presentato un emendamento per introdurre una disciplina diversa per i piccoli Comuni. L’idea è quella di un tetto alla spesa corrente, che nonpotrebbesuperare illivello del 2010, sia di competenza sia di cassa, aumentato del tasso di inflazione programmata; nel calcolo, inoltre, non dovrebbero rientrare gli aumenti nel costodelpersonaleche discendono direttamente dal rinnovo
OGGI IN COMMISSIONE
Un correttivo presentato dal vicepresidente leghista Massimo Garavaglia prova a rivedere l’estensione del Patto a tutti
del contratto nazionale. Ai piccoli, se passasse l’idea, sarebbe quindi applicata una sorta di Pattodistabilitàvecchiomodello, basato sui limiti alla spesa e non sugli obiettivi di bilancio come nei Comuni maggiori. Il vantaggiosarebbe quellodievitare un ulteriore freno ai pagamenti per investimenti, che secondo la Cgia di Mestre nei soli capoluoghi di Provincia vedono bloccati in cassa 33 miliardi dieurodimancatipagamentialle imprese, ma anche questa alternativa non è esente da rischi pesanti.Il Patto fondato sui tetti di spesa è stato abbandonato cinque anni fa perché è inevitabilmente più severo con chi spende meno, in quanto di fatto congela i livelli di spesa registrati nel periodo di riferimento: fissare un parametro sul solo 2010, inoltre, rischia di colpi-
sa avere un potenziale effetto sul fabbisogno. In aula l’emendamento potrebbe essere soppresso. Massima vigilanza sulle coperture anche per quel che riguarda gli emendamenti già approvati e quelli in via di approvazione. La prassi, introdottaallaCamerasuindicazione di Napolitano, è ormai consolidata: il testo varato in commissione deve raccogliere gran parte delle modifiche, soprattutto se poi si viaggia ver-
COPERTURE
Equilibrio dopo l’intesa politica ma la modifica sulla Pa riaccende i fari di Colle e Ragioneria sul rischio di falle so il voto di fiducia. Eventualità che per Napolitano andrebbe scongiurata, e in verità sarebbe un segnale importante nel segno della coesione e responsabilitànazionaleauspicate anche ieri dal presidente nel suo videomessaggio al forum Ambrosetti. Anche il presidente del Senato, Renato Schifani si sta adoperando in questa direzione. Occorre far presto, ha ammonito Napolitano. Già perchécon il decretoancoraa lungo aperto alle modifiche aumenta il rischio di un suo stravolgimento.Inquestocasotuttavia occorre conciliare l’esigenza della rapidità con la necessità di consegnare alla Gazzetta ufficiale un testo con coperture certissime. Altrimenti il risultato finale potrebbe anche essere tutt’altro rispetto a quello atteso. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE CIFRE
3,8 miliardi Gettito atteso Aregimenel2012-2014,come sileggenellarelazionetecnica, ilgettitoattesodalcontributo disolidarietàammontavaa3,8 miliardi.Lenuovecoperture delpacchettoantievasione portanonominalmenteallo stessorisultato.
120 miliardi L’evasione Èilmancatogettitol’anno dovutoall’evasione
re un po’ a caso, perché anche la spesa corrente può subire oscillazioni importanti da un anno all’altro, soprattutto nei piccoli Comuni. «L’estensione del Patto ai piccoli – ribadisce Enrico Borghi, vicepresidente Anci con delega alla montagna – si tradurrebbe in una drammatica gelata nell’economia reale del Paese». È tutta la manovra sugli enti territoriali, comunque, a essere al centro delle critiche. Ieri il leghista Attilio Fontana, sindaco di Varese epresidente dell’AnciLombardia, si è messo a trainare con una corda un Tir Rosso chiamato «Stato italiano», per simboleggiare «il peso dello Stato che non funziona e viene mandato avanti dai piccoli Comuni, che poi devono anche sostenere i sacrifici». Per domani, invece, è prevista la nuova mobilitazione generale di Comuni, Province e Regioni, che incontreranno i capigruppo di Palazzo Madama e poi saranno ricevuti dal presidente del Senato Renato Schifani. gianni.trovati@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano
LAMANOVRA DIFERRAGOSTO
LOTTA ALL’EVASIONE/1
I vantaggi dell’accordo nascono sul piano delle sanzioni accessorie
Solo la pace con l’Erario permette il patteggiamento
Reati fiscali con sconto ridotto
IL COMMENTO Raffaello Lupi
Saldando il debito tributario la reclusione scende di un terzo e non più della metà Antonio Iorio
Sarà meno conveniente, ai fini penali, fare pace con il fisco ed estinguere il debito tributario da cui è scaturito il procedimento penale, in quanto la reclusione sarà diminuita sino a un terzo e non più sino alla metà. Ma l’estinzione del debito sarà comunque necessaria per accedere al patteggiamento e, verosimilmente, se si è evaso più di tre milioni di euro, per beneficiare della sospensione condizionale della pena. Èquanto emergedalle modificheallecircostanzeattenuantiedallepeneaccessoriedeireati tributari contenute dagli emendamenti al decreto di Ferragosto in corso di approvazione al Senato. Attualmente,inbase all’articolo 13 del decreto legislativo 74 del 2000, le pene previste peri delittitributari sonodiminuite fino alla metà e non si applicanolepene accessorie previste se, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, i debiti tributarirelativiaifatti costitutivi dei delitti, vengono estinti mediante pagamento, anche a seguito dellespeciali procedure conciliative o di adesione all’accertamento previste dalle norme tributarie (si pensi all’adesione ai processi verbali di constatazione, all’accertamento, alla conciliazione giudiziale, all’acquiescenza). Con le modifiche in corso di approvazione viene invece previsto che la diminuzione delle pene, una volta estinto il debito tributario, non sarà più fino alla metà ma solo fino a un terzo. Ne consegue che sotto il profilo penale, almeno da questo punto di vista, sarà meno
conveniente pagare quanto contestato dal fisco. Tuttavia se il contribuente vorrà ottenere il patteggiamentodovràobbligatoriamente estinguere il debito e quindi far ricorso a questa procedura. In sostanza, il contribuente per poter beneficiare del patteggiamento dovrà: 1 estinguere ai fini fiscali il debito tributario costituente delitto anche, come si è detto, ricorrendoalleprocedureconciliative ammesse nell’ordinamento tributario; 1corrispondere lesanzioni tributarie nonostante,peril principio di specialità, potrebbero non trovare applicazione. Va da sé che, accedendo a
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LAPAROLA CHIAVE Patteggiamento
7 Nel procedimento penale il patteggiamento (ovvero l’applicazione della pena su richiesta delle parti) è quella speciale procedura che, in determinate circostanze, permette all’imputato di chiedere al pubblico ministero (e con il consenso del giudice) l’applicazione di una sanzione sostitutiva o di una pena pecuniaria, diminuita fino a un terzo, ovvero di una pena detentiva che, tenuto conto delle circostanze e diminuita fino a un terzo, non superi i cinque anni (di reclusione o arresto), sola o congiunta a pena pecuniaria
una delle procedure di adesione o conciliative, l’irrogazione delle sanzioni avverrà comunqueinviaridottaasecondadelle regole tributarie relative allo strumento adottato. All’articolo12 del decreto legislativo 74/2000 che disciplinalepeneaccessorie,viene aggiunto un nuovo comma: nel caso di condanna per uno dei reati tributari, qualora l’imposta evasa o non versata superi i tre milioni di euro non troverà applicazione la sospensione condizionale della pena. A ben vedere, anche questa nuova misura potrebbe essere evitata mediante l’estinzione del debito tributario. Infatti, il richiamato articolo 13 relativo alle circostanze attenuanti, non modificato in questa parte, dispone che «non si applicano le pene accessorie indicate dall’articolo 12» se si provvede al pagamento di quanto dovuto. Poiché ora nell’articolo 12 viene inserita, oltre alle altre pene accessorie già previste, anche l’impossibilità di fruire della sospensione condizionale della pena, dovrebbe dedursi che il pagamento farebbe venir meno anche tale nuova misura. In relazione anche a questa circostanza, se questa tesi interpretativa venisse confermata, sembrerebbe allora che in concreto, le modifiche proposte dal Governo con gli emendamenti al disegno di legge di conversione del Dl 138/11 al sistema penale tributario siano state introdotte non tanto per colpire gli evasori con la sanzione penale ma per incentivarli a restituire quanto dovuto al fisco. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le manette non servono a recuperare il gettito
La procedura in due tempi L’iter da seguire per ridurre le conseguenze penali e gli effetti PRIMA DELLA DICHIARAZIONE DI APERTURA DEL DIBATTIMENTO DI PRIMO GRADO
2 Pagamento sanzioni tributarie
Reclusione ridotta della metà (attuale disciplina)
Reclusione ridotta di un terzo (con le modifiche in corso di approvazione al Senato al decreto di Ferragosto)
POSSIBILITÀ DI PATTEGGIAMENTO IN AMBITO PENALE
Il quadro. Gli effetti del pagamento
Il versamento cancella interdizioni e incapacità Il vantaggio derivante dal pagamento del debito tributario che ha determinato il procedimento penale, non è limitato soltanto alla possibilità di accedere al patteggiamento in sede penaleedivedersiridurre,infuturo,lesanzionipenali diun terzo (attualmente la riduzione è pari alla metà). Infatti, vengono anche meno lepeneaccessorie.Inprimoluogo,viene cancellatal’interdizionedagliufficidirettividelle persone giuridiche e delle imprese per un periodo non inferiore a seimesienonsuperioreatreanni. Vengono meno, inoltre, l’in-
capacità di contrattare con la pubblica amministrazione per un periodo non inferiore ad un anno e non superiore a tre anni e l’interdizione dalle funzioni di rappresentanza e assistenza inmateriatributariaperunperiodo non inferiore ad un anno e non superiore a cinque anni.
ULTERIORI BENEFICI
Si può evitare l’esclusione dai pubblici uffici e dalle funzioni di assistenza in materia tributaria
onla criminalizzazione nonsi risolve il problema della richiestadelle imposte.Un temposicercava la "coperturavirtuale" delle manovre fiscali conil maggior sviluppoeconomico indotto dai provvedimenti agevolativi, secondoil gioco diprestigio di aumentareil gettito abbassando lealiquote. Adesso la tecnica della "finanzacreativa" cambia dicolpo,e la"lotta all’evasione" èl’espedienteper uscire dall’impasse diinterventi incompatibili conl’equità fiscale,come il contributo di solidarietà,irrealizzabili nell’immediato, comela patrimoniale, socialmente problematici comele pensioni, o tenutidi riserva, come l’aumentodell’Iva. L’inattesoinasprimento penal-tributarioasseconda demagogicamente recriminazioni elacerazioni, ugualida vent’anni, ma sempre più astiosee inconcludenti, basate su"onesti edisonesti", "furbi efessi", "egoisti e altruisti".L’opinione pubblica le usain mancanza didiscorsi più convincenti,da parte degli studiosi,che spieghino il grosso equivoco chiamato "autotassazione", mentre la richiestadelle imposteè affidata alleorganizzazioni, aziendali e istituzionali.È quindi normalela crisidove le aziendemancano, comeper i milioni di "autonomi",o tassano dipendenti econsumatori,ma
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1 Pagamento del debito tributario anche attraverso procedure conciliative previste nell’ordinamento tributario
Ancora con il saldo del debito tributariodacuièscaturitoilprocedimento in ambito penale, si puòevitarel’applicazionedell’interdizione perpetua dall’ufficio di componente di commissione tributaria.Edèpossibilesfuggire, eventualmente,ancheallapubblicazionedellasentenzae all’interdizione dai pubblici uffici per un periodonon inferioread un anno enonsuperioreatreanni. A queste poi dovrebbe anche aggiungersi, e quindi venir meno per effetto dell’eventuale pagamento(il condizionaleè d’obbligo stante la necessità di interpretazioni ufficiali) anche la non applicazione della sospensione condizionale della pena in caso di condanna, qualora l’imposta evasa o non versata sia superiorea tre milioni di euro. A.I. © RIPRODUZIONE RISERVATA
lascianooccultare ricchezzaal titolareeai suoi amici, magari per pagaregli straordinari in nero aidipendenti, che altrimenti non li fanno. Bisognava avereil coraggio di scriverechiaro e forteche gli evasori,come tipiumani, non ci sono, anchecorrendo il rischio diessereconsiderati "amici deglievasori", comenel Medioevo venivaconsiderato dagliinquisitori "amicodelle streghe"chi nenegava l’esistenza. Perrasserenare il clima occorreparlare disettori economici dove larichiesta delleimposte daparte delle aziendenon arriva, ol’azienda stessa sipiega allerichieste del titolare.Sonoi casi, che emergonorarissimamente, dei "grandievasori", che però paradossalmenteevadono poco ditanto, mentre il grosso dell’evasione èdove le aziende nonesistono, esi evade"tanto di poco".I grandi evasori, ammessoche li si trovi, sono al tempostesso anche"grandi esattori" delfisco. E mandarli in galera,ammessoche li troviamo, mettea rischio le aziende,anche comeesattori delfisco, ese gli ex dipendenti cercano di sopravvivere inventandosi attività"autonome", il fisco perderà anchele ritenute el’Iva. Consvantaggi per tutti, confermatidal fattoche gli altri paesiusano le sanzioni penali soloper chi, oltre ad avere evaso, ostacolal’attività di controllo, noncollabora, manipola i documenti, o minacciao tenta di corromperei verificatori. Ma per chicollabora, ocomunque paga,niente manette. Al fisco deipaesi anglosassoninon interessalo scalpodel contribuente,ma soloil gettito. Perchétutti i manuali di economiatributaria insegnano l’impossibilitàdi usarele sanzioni comesurrogato di un’insufficienterichiesta delle imposte. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano
LAMANOVRA DIFERRAGOSTO
LOTTA ALL’EVASIONE/2
Gli effetti delle disposizioni sulle proprietà fittizie
Il Fisco dovrà effettuare verifiche sistematiche
Controlli a tappeto sui soci
IL COMMENTO Dario Deotto
Accertamento sintetico per i contribuenti che usano beni intestati a società Dario Deotto
I soci o i familiari dell’imprenditorecheutilizzanobeniintestati all’impresa saranno sistematicamente oggetto di controlli da parte dell’amministrazione finanziaria. È questa l’indicazionecontenuta nell’emendamento governativoalla manovra di Ferragosto in relazione ai beni intestatiasocietà(enonsolo)eutilizzati,difatto,daisociodaifamiliari dell’imprenditore. L’emendamentoprevede,inoltre, che per gli stessi soci si terrà conto, ai fini dell’accertamento sintetico, «di qualsiasi forma di finanziamento o capitalizzazione effettuata nei confronti della società».Comeulteriorecorollario, l’emendamento stabilisce che l’impresa, che concede i beni ai soci o ai familiari, dovrà fare una comunicazione alle Entrate. Tralasciando alcuni tecnicismi che devono necessariamente es-
sere migliorati - relativamente a quest’ultima previsione e a quella che considera reddito diverso per il socio la differenza tra il valoredi mercato del beneel’eventualecorrispettivopagato,èchiaro che il senso delle misure è far sì che i beni intestati a società, madifattoutilizzati daisoci, concorranoalladeterminazionesintetica del reddito di quest’ultimi. Quindi, è sull’accertamento sintetico che occorre porre la maggiore attenzione più che sulla previsione dei controlli sistematici dei soggetti che utilizzano i beni della società. La percezione è che questa sia soprattuttounanormaa caratterepsicologico e, comunque, i controlli - se effettivamente fatti - porteranno al "sintetico". Quest’ultimoèstatocompletamente rivisto con la manovra d’estate 2010. In passato, c’erano tre modalità di determinazione
sinteticadelreddito:quellabasata sulle spese effettive (sintetico "puro"); quella fondata sugli incrementi patrimoniali (come l’acquisto di una casa, il cui costo rilevava per un quinto all’anno); quella fondata sul redditometro, il quale si basava sul concetto di disponibilitàdelbene.PercuiancheunaFerrariintestataaunasocietà,madi fattoutilizzatadalsocio per finalità personali poteva entrare - teoricamente - nel redditometro.La verità è che in questa fiscalità basata su accertamenti "a tavolino" (cioè preconfezionati, come gli stessi studi di settore,anchesepoivengonocalati nella realtà del singolo), ben difficilmentesiriuscivaarintracciare ai fini del redditometro beni intestati a un soggetto (la società), ma di fatto utilizzati da altri (per esempio il socio o il familiare).Soloin pochissimicasi-facendoverifichesulcampo-veni-
Il rilancio degli organismi istituiti nel 1945
Prove di consigli tributari tra lottizzazione e gettoni di Gianni Trovati
«S
onoeleggibilineiconsigli tributari tutti gli elettori i quali sappiano leggere e scrivere». Era un’altra Italia quella che nella primavera del 1945, mentre gli Alleatichiudevanolastoriatragica della linea Gotica e si lanciavano verso la pianura Padana, decise che la partecipazione popolare era lo strumento giusto per ricostruire la legalità anche in campo fiscale. Nacque da lì l’idea di istituire i consigli tributari, rilanciati ora dall’emendamento AzzolliniTremonti alla manovra bis come condizione indispensabile perilraddoppiodeipremi antievasione ai Comuni. I primi consiglifuronopartoritidaldecreto luogotenenziale 77 dell’8 marzo: la firma al provvedimentoèdiUmbertoII,luogotenente generale del Regno e futuro Re di Maggio, ma la spinta alla nuova creatura fu del Governo Bonomi III, e in particolaredi AntonioPesenti, economista del Pci, allora ministro delle Finanze. Il battesimo del fuocodeinuoviconsigliavvenne nel 1946 nella Bologna del sindaco Giuseppe Dozza e dell’assessore ai tributi Paolo Fortunati, che misero al lavoro 120 consiglieri tributari in varie strutture decentrate. Insomma, non sono «misure da comunismo reale», secondo la definizione che il premier Silvio Berlusconi pare aver dato dialcuniinterventianti-evasione spuntati negli ultimi emendamenti, ma i consigli tributari sono senza dubbio figli di una storia di sinistra, che però si spense progressivamente e cadde nel dimenticatoio, dopo l’ultimo capitolo importante scritto negli anni ’70 dal sindaco di Torino Diego Novelli. A tentare con scarso successo di far uscire i consigli tributari dall’oblio ci ha provato la manovra correttiva del 2010, che propose lo stesso mix usato ora dall’emendamento Azzollini-Tremonti: rilancio dell’impegno comunale contro l’evasione fiscale, con aumento dell’incentivo (l’anno scorso passò dal 30 al 33% del maggior riscosso), spinta alla condivisione dei dati con l’agenzia delle Entrate e obbligodiistituzionedeiconsiglitributari. Oggi, poi, la devoluzione del 100% di qaunto recuperato al comune viene legata all’esistenza del Consiglio. Passato un primo momento di stupore per il riaffacciarsi di quellocheeraormaiconsiderato solo un relitto normativo, in
realtàlamaggioranzadelleamministrazioni locali decise di ignorarela"novità":tralegrandi città, solo Bologna (guidata dal commissario Anna Maria Cancellieri) adaprile scorsoha riscrittoilregolamentodeiconsigli tributari mentre a Napoli la Giunta Iervolino ne discusse in commissione Statuto, decidendo di condurre «ulteriori approfondimenti» in attesa di «eventuali chiarimenti» che però non sono mai arrivati. I consigli tributari del XXI secolo, naturalmente, non dovrebbero più essere le assemblee politiche dell’immediato dopoguerra, elette a suffragio universale e chiuse ai tecnici per evitare conflitti d’interesse,ma unorganismodisupportoall’anti-evasione telematica, condotta a braccetto con l’agenzia delle Entrate e i suoi database. Grazie all’autonomia tributaria loro riconosciuta,einassenzadiunagriglianazionale di parametri, i Comuni possono però decidere come
LE TAPPE
Antonio Pesenti. Ministro all’istituzione dei Consigli
Diego Novelli. Il sindaco di Torino che «provò» i Consigli
Comune di Amalfi. Una quota dei premi va ai consiglieri
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meglio credono le modalità di istituzione e funzionamento dei consigli tributari, e i pochi esempirecenti messi in campo dagli enti (soprattutto mediopiccoli) mostrano qualche guizzodifantasia. Iconsiglitributari, secondo la legge, devono funzionare con le «risorse disponibili a legislazione vigente», ma questo non è un argine ai compensi: ad Amalfi, per esempio, hanno pensato di assegnare ai consiglieri un’indennitàpari al10%(aumentata del 5% per il presidente) dei premi anti-evasione girati al Comune, a Legnaro (Padova), Montichiari (Brescia) e Sant’Agata di Militello (Messina) il gettone di presenza è invece fissato con delibera dal consiglio comunale. Alla fine, quindi,ilconsigliopuò trasformarsiinunaltropiccolopoltronificio, che offre posti di poterelocaleaccompagnatidaqualche piccola gratifica, meglio se riservato al giro politico locale:come accade a Merate (Lecco),doveilregolamentoprevede undici consiglieri tributari (per un Comune di 14mila abitanti) e si preoccupa di far rispettare «rappresentatività dei partiti politici presenti in consiglio comunale». Diverse anche le modalità di elezione deiconsigli:quasisempre l’elezione dei componenti è affidata al consiglio comunale, con voto palese (per esempio a Monteforte Irpino, in provincia di Avellino) o segreto, anche con doppia preferenza (succede così a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, dove il regolamento prima parla di guardare alla «competenza dei componenti», ma duerighedoporiservadueconsiglierialla minoranza). Diversa la scelta di Oderzo, in provincia di Treviso, dove 8 dei 9 membri devono essere «tecnici» e sono nominati direttamente dal sindaco: peccato chei «tecnici»sceltisianoquasi tutti candidati trombati nelle liste della maggioranza alle elezioni comunali, con la conseguenza che il Pdl locale, come informa Libero, ha fatto ricorso al presidente della Repubblica. Anche per questo l’anno scorso la Corte dei conti storse il naso sui consigli tributari, ricordando nella delibera sul rendiconto generale 2009 che «la loro composizione atecnica e sostanzialmente politica» ha generato più conflitti che collaborazione con l’amministrazione finanziaria. gianni.trovati@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LAPAROLA CHIAVE
Accertamento sintetico 7 L’accertamento sintetico è lo strumento che l’amministrazione finanziaria utilizza per determinare il reddito complessivo del contribuente ai fini Irpef. L’accertamento sintetico, in particolare, consente al fisco la determinazione del reddito della persona fisica sulla base delle spese di qualsiasi genere sostenute nel corso del periodo d’imposta. L’accertamento sintetico è effettuabile dal Fisco attraverso un accertamento ordinario
va riscontrato che il bene era, di fatto,utilizzatodaunsoggettodiverso dall’intestatario. Con il nuovo accertamento sintetico, sono due le modalità di rettifica: quella basata sulla spesa effettiva (sintetico "puro") e quella basata sul redditometro. Su quest’ultimo non si hanno ancora notizie, ma più volte è stato detto dall’Agenzia che non si baseràpiùsulconcettodidisponibilità del bene. Tant’è che è stata eliminatalaprecedenteprevisionelaqualestabilivache,peressere accertati con il redditometro, bisognava essere non congrui per almeno due anni. Il senso di tale previsione era che occorrevaavereunadisponibilitàcostantenelbeneneltempo(individuata figurativamente in almeno due anni consecutivi, nonostantealcune"scivolate"della Cassazione). Legando il tutto con il contenuto dell’emendamento, il
quadro che emerge non porta a grandi stravolgimenti. Il fatto che rilevino forme di finanziamento o capitalizzazione alla societàdapartedeisocinonaggiunge nulla di nuovo, visto che anche in passato rilevavano come incrementi patrimoniali. Oggi, un finanziamento soci, ad esempio, rileva - interamente, come spesadell’anno-aifinidelsintetico "puro". Quanto ai beni utilizzati dai soci ma formalmente intestati a società, bisognerà vedere come funzionerà il nuovo redditometro,chedovrebbecomunque basarsisul concettodi spesa, anche se "figurativa": tuttavia, è ragionevolepensarechel’importocherileva-inbase all’emendamento - come reddito diverso per il socio assuma la medesima rilevanza anche ai fini del reddito presunto determinato con il redditometro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il rischio è che la regola possa essere aggirata
È
sicuramentegiusto che i tanti beni intestati a società,ma utilizzati di fatto dai soci,rilevino, per questi ultimi, ai fini dell’accertamento sintetico. Lacosa avrebbe già dovuto funzionare in passato, visto che il vecchio redditometrosi fondava sul concetto di disponibilitàdel bene e non di intestazionedello stesso. Ora, la gran partedelle speranze per attribuire la rilevanza del bene all’effettivo utilizzatoresono demandate all’ennesimo adempimento in capoal
contribuente: una comunicazionecon la quale la società dovrà informare l’Agenziache il bene viene utilizzatodai soci. Lanorma, per come è attualmente è scritta, sembra prevedere l’obbligo della comunicazionesolo quandoil corrispettivo peril godimento delbene risulta inferiore al valore dello stesso. Inoltre, anche l’indeducibilità delle spese per la società e la rilevanza come reddito diverso peril socio si hanno quandoil corrispettivo risulta inferiore (anche quando è pari a zero) al valore del bene.Il rischioè, però,che il tuttopossa essere aggirato creando dei corrispettivi figurativi - non veri - pari almeno al valore di godimentodel bene. Il fatto è che più si individuano misure di "rattoppo" per stanare l’evasione, più incongruenze affiorano.Appare oramai quasi un atto dovuto, quindi, una seria e organica riforma di tutte le norme sull’accertamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano
LAMANOVRA DIFERRAGOSTO
IL DIZIONARIO / DOMANDE E RISPOSTE
Le valutazioni degli esperti del Sole sullenuovemisureanti-elusione
NON OPERATIVE: PRELIEVO AL 42%
A CURA DI Luca Gaiani
LEGENDA COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
BASSA
MEDIA
ALTA
Qui trovate l’aspetto da chiarire spazio viene riservato al punto da ` Questo chiarire o comunque da evidenziare
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e
BENI AZIENDALI L’emendamento fiscale alla manovra di Ferragosto cerca di far emergere i beni di proprietà di una società che vengono utilizzati da un altro soggetto. Come si raggiunge questo risultato? COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
MEDIA In presenza di beni che un’impresa o una società (di persone o di capitali, e anche se non di comodo) concede in godimento a soci o familiari per un corrispettivo inferiore al valore di mercato, scattano due distinte penalizzazioni: da un lato la società non può dedurre i costi relativi a questi beni (ammortamenti, spese di gestione, tasse di possesso, eccetera), dall’altro il socio viene tassato ai fini Irpef per la differenza tra il valore del diritto d’uso del bene quanto paga alla società. Dovrà essere chiarito il rapporto tra 24 ! questa norma e quella sulla tassazione agevolata dei benefit (in particolare per le auto e per le abitazioni) di contribuenti che, oltre che soci, sono anche dipendenti oppure amministratori della società.
NON ELUSIVITÀ Come possono evitare la stretta le società di comodo? COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
BASSA La legge prevede da tempo una nutrita serie di cause di uscita automatica dalla norma sugli enti non operativi. Si tratta di indicatori di "non elusività", in presenza dei quali il mancato raggiungimento dei ricavi minimi (e ora il conseguimento di perdite ripetute per tre anni) non genera la tassazione del reddito presunto. In generale, sono salve le società di medie e grandi dimensioni (con almeno 10 dipendenti oppure oltre 50 soci), quelle appartenenti a gruppi quotati in borsa, quelle partecipate da enti pubblici almeno al 20%, eccetera. Sono fuori, inoltre, tutte le società in procedura concorsuale. Le società più piccole non sono di comodo se risultano congrue e coerenti (anche per adeguamento in dichiarazione) agli studi di settore. Qualora non si rientri in alcuna delle ipotesi di legge, la società considerata di comodo può richiedere la disapplicazione individuale inviando all’agenzia delle Entrate, in via preventiva (in modo da ottenere risposta prima del 30 settembre), un apposito interpello con cui si evidenzi che il mancato raggiungimento dei ricavi di legge dipende da cause oggettive.
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Come si attua la stretta nei confronti delle società di capitali? COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
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PERDITE SISTEMICHE Come possono evitare la stretta le società in perdita sistemica? COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
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ALTA
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SOCIETÀ DI PERSONE
Una società di persone può essere di BASSA comodo? Come si attua la stretta nei loro confronti?
La stretta sulle società di capitali si attua attraverso un forte inasprimento dell’aliquota delle imposta sul reddito (Ires), che, come per le società petrolifere colpite dalla Robin Tax, passa di colpo dal 27,5% al 38%. Questa aliquota colpisce, non già il reddito effettivo (al netto dunque di tutte le spese), ma un valore presunto calcolato applicando determinate percentuali ai valori dei beni iscritti all’attivo ritenuti a rischio (azioni, immobili, imbarcazioni, auto, eccetera). Così facendo, la società di comodo che non produce utile, perché le entrate sono appena sufficienti per coprire le uscite, deve comunque pagare imposte del 38% su un risultato stimato dal fisco. Il reddito di comodo, oltre all’Ires maggiorata, sconta - questa non è una novità - anche l’Irap con un carico complessivo pari a circa il 42%. Chi è di comodo, inoltre, si vede congelati i crediti Iva che, anzi, dopo tre anni, vengono cancellati.
per l’anno successivo al triennio (nell’esempio: per il 2012, modello Unico 2013), devono dichiarare e assoggettare a tassazione il reddito minimo calcolato con le percentuali applicate al valore dei beni (salve le possibili vie di uscita previste dalla norma).
COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
BASSA L’individuazione delle società di persone considerate di comodo (Snc e Sas; la norma non colpisce invece le società semplici che non producono reddito di impresa) si effettua con gli stessi criteri delle società di capitali (compresa la nuova ipotesi di società in perdita triennale). La società di persone non operativa calcola il reddito minimo come la Spa o Srl e lo imputa ai soci (persone fisiche) per trasparenza. Questi ultimi lo tassano ai fini dell’Irpef e delle addizionali locali con le ordinarie aliquote, con un onere che può arrivare (ora come in passato) anche al 45%. È per questo motivo che l’emendamento inasprisce solamente l’aliquota delle società di capitali. Per il resto, valgono per le società personali le regole delle società di capitali (tassazione Irap e blocco dei crediti Iva).
SOCIETÀ DI COMODO Con le stesse modalità previste in passato per gli altri enti non operativi: esistenza di una delle cause di esonero legale, oppure interpello disapplicativo.
s L’emendamento fiscale propone una stretta sulle società di comodo. Qual è l’obiettivo della disposizione?
In merito all’interpello delle società in 24 ! perdita, mancano però indicazioni nella legge su quali dovranno essere i motivi posti a base della disapplicazione, dato che la attuale norma si riferisce esclusivamente al mancato conseguimento di ricavi. Si auspica che l’Agenzia non richieda dimostrazioni di economicità della gestione, spesso impossibili da fornire, ma si limiti a valutare le reali finalità della società e dunque il fatto che le perdite conseguite non sono generate da mere intestazioni societarie dei beni personali.
PERDITE
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Quali sonoi requisitiperché finiscano sotto tirole societàin perdita?
Che rapporto ha l’emersione dei beni con i controlli?
COMPLESSITÀDELLAMATERIA
COMPLESSITÀDELLA MATERIA
REDDITOMETRO
MEDIA Le società, di capitali o di persone, diventano ora di comodo, ancorché realizzino ricavi superiori alle soglie di legge, se, per tre anni consecutivi, dichiarano una perdita fiscale, oppure dichiarano una perdita in due esercizi del triennio e nell’altro un reddito inferiore a quello minimo previsto dalla norma. Ad esempio, è considerata di comodo nel 2012 una Srl (o una Snc) che nel 2009 (modello Unico 2010) ha dichiarato una perdita, nel 2010 (modello Unico 2011) un reddito inferiore alla soglia minima, e nel 2011 (modello Unico 2013) ancora una perdita (oppure una perdita nel 2009 e nel 2010 e un reddito sotto soglia nel 2011). Queste società,
gettito significativo attraverso il pagamento di imposte sostitutive.
SOCIETÀ DI CAPITALI
MEDIA Lesocietà e/o isoci dovrannocomunicareall’agenzia delle Entrate tuttii beni che vengono concessi in godimento (anche se per canoni non inferiori al relativo valore di mercato)el’omissionediquestacomunicazioneèsanzionatapesantemente. Il fisco acquisirà così ulteriori elementidautilizzarenegliaccertamenticonlo strumentodelcosiddetto redditometro. In sede di controllo si verificherà anche l’esistenza di eventuali finanziamenti che i soci hanno concesso alle società anche al finediacquisireibenipoidati inuso alcontribuente.
TASSAZIONE Come avviene il prelievo sugli utilizzatori dei beni?
COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
BASSA COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
SOCIETÀ DI COMODO
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Tassazione più pesante per gli utilizzatori dei beni o
Diventano «di comodo» le imprese in perdita per tre anni Per evitare penalizzazioni resta la strada dell’interpello ade lo schermo delle società di comodo: con gli emendamenti approvati alla manovra di Ferragosto si prevede che la lotta all’evasione e all’elusione debba riportare nelle casse dello Stato le cifre che in precedenza si pensava di ricavare con il contributo di solidarietà. Le nuove misure sulle società di capitali prevedono l’aumento della tassazione al 42%, la stretta sulle società in perdita e due penalizzazioni per le imprese che concedono in godimento a soci e familiari i propri beni: in questo caso sarà vietato alla società di dedurre i costi dei beni, e in più il socio dovrà pagare ai fini Irpef la differenza tra il valore d’uso e quanto paga alla società.
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Le società di comodo sono strutture utilizzate dai contribuenti per schermare al fisco (ma anche ad altri soggetti, come i creditori) beni patrimoniali (case, auto, imbarcazioni, titoli, eccetera). Il legislatore da tempo cerca di penalizzare queste società aumentandone il carico fiscale. La legge individua le società di comodo in base a parametri numerici (insufficienza di ricavi e, ora, conseguimento ripetuto di perdite), che prescindono dalle reali finalità dei contribuenti, i quali possono però dimostrare al fisco che si tratta di società realmente commerciali, uscendo così dalla norma. La manovra introduce ulteriori oneri al fine di far emergere i reali detentori dei beni (soci, famigliari), per assoggettarne a tassazione la ricchezza e per ottenere ulteriori informazioni ai fini dell’accertamento sintetico (il cosiddetto "redditometro"). 24 A differenza di analoghi in! terventi del passato, non
viene però prevista una disposizione che incentivi lo scioglimento di queste società "paravento", disposizione che sarebbe invece auspicabile sia per rendere trasparente in via definitiva il possesso dei beni, sia perché potrebbe generare un
MEDIA La differenza tra valore normale e canone pagato diventa reddito da assoggettare a Irpef. Ad esempio, se viene data in locazione al socio un’auto di lusso per un canone annuo di 3mila euro, mentre il valore di mercato (calcolato, ad esempio, secondo la tariffa Aci) è di 10mila euro, la società perde il diritto a dedurre tutti i costi dell’auto e il socio dovrà dichiarare nel suo mod. Unico o nel 730 un maggior reddito di 7mila euro soggetto a Irpef e addizionali.
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VERSAMENTI Quando si pagheranno le somme maggiorate previste dalla stretta sulle società di comodo? COMPLESSITÀ DELLA MATERIA
MEDIA Tutte le nuove disposizioni (società di comodo e uso di beni da parte dei soci) scattano dall’esercizio fiscale 2012 (Unico 2013). È però prevista una applicazione anticipata nel calcolo degli acconti del 16 giugno e del 30 novembre del 2012. Gli interessati, infatti, dovranno determinare l’acconto come se le norme fossero già state applicabili nel 2011.
DALLA PRIMA
Il prezzo da pagare per lo scudo comune Proviamo allora a ricapitolare i termini della questione, avvalendoci anche delle voci che proprio da ultimo si sono espresse, allargando il dibattito e dandogli così il respiro e la ponderazione necessari. Lo hanno fatto tra gli altri Jean Pisani-Ferry e Renato Brunetta su questo giornale (l’uno il 27 agosto, l’altro ieri, 3 settembre), lo ha fatto Franco Bassanini su «Il Foglio» (il 2 settembre) e lo ha fatto Stefano Micossi in uscita su lavoce.info e voxEU on line. I benefici dell’eurobond rispettoaglistrumentioggi utilizzati per mantenere a livelli ragionevoli gli interessi richiesti dal mercato sui debiti sovrani della zona euro sono fuori discussione. Le proposte che lo prevedono hanno tutte un elemento in comune, la garanzia su di esso di tutti e di ciascuno degli Stati membri, e ciò ha un
duplice significato, finanziario e politico. In termini finanziari i mercati sono messi di fronte non al solo ( e debole) Stato debitore, ma a tutta l’eurozona e proprio per questo il livello di rischio che affrontano non è tale da esigere remunerazioni da capogiro. Gli interessi si abbassano e lo Stato debitore (perché rimane ovviamente ad esso l’onere del pagamento) non rischia di diventare insolvibile a causa degli interessi che si cumulano a suo carico. In termini politici, si arriva così al suggellodella monetaunica, chehabisogno di uno scudo comune davanti ai mercati, ai quali non può essere consentito di colpire ad uno ad uno gli Stati che l’hanno adottata. Le riserve che l’eurobond sta oggi incontrando investono proprio questo suo duplice, ed essenziale,profilo.IPaesiinmigliori condizioni – quelli della
triplaA–sonoriluttantiamettereadisposizionedei piùindebitati lo scudo comune e quindi la garanziadei propri contribuenti. La loro preferenza va perciò a strumenti che o non li impegnano direttamente, o li impegnano per somme limitate. Di qui la famosa "Facility" EFSF, chedovrebbeentrarein funzione fra breve e alla quale ciascunodegliStatimembricontribuirà per una quota definita (e non oltre). Di qui gli acquisti sul mercatosecondarioche,in attesa dell’EFSF, fa oggi la Banca Centrale europea. Sitrattadi strumentichehan-
no una loro innegabile efficacia (non appena la Bce ha preso a comprare i nostri titoli, lo spread a nostro danno è immediatamente sceso), ma hanno anche i loro limiti invalicabili. LaBcenonpuòriempirsidititoli che un giorno potrebbero rimanerle in mano svalutati, svalutandocosìilsuostessocapitale, Né può condizionare al di là ditanto la suaquotidiana politica monetaria, nell’ambito della quale è tenuta per statuto ariassorbire la liquidità che via via immette con l’acquisto di questi titoli. Le cose potranno andar meglio con l’EFSF, ma – co-
RISERVE DA SCIOGLIERE
NUOVA GOVERNANCE
I Paesi in migliori condizioni, quelli della tripla A, sono riluttanti a condividere i loro sistemi di difesa con i più indebitati
Tocca a noi, Paese indebitato, essere alfieri delle rinunce di sovranità fiscale e di più stretti controlli richiesti come garanzia
me è stato abbondantemente scritto da più parti – tutti sanno che le sue munizioni (cioè i crediti assicuratile da ciascuno degli Stati partecipanti) possono nonessere sufficientia fronteggiare eventuali, gravi difficoltà dei Paesi debitori più grandi. Le munizioni crescerebbero se quei crediti diventassero il suo capitale e se, a fronte di esso, l’EFSF potesse allargare i suoi interventi con una "leva" sia pur limitata. I suoi titoli, a quel punto, sarebbero degli embrionali eurobond. Ma proprio per questo, anche un passaggio del genere incontra le resistenze che vengono opposte all’eurobond.E allora con queste resistenze bisogna fare i conti ed evitare di vederci soltanto le titubanze e la mancanza di coraggio politico di Angela Merkel, magari con la speranza che esse svaniscano il giorno che la Merkel non
fosse più il Cancelliere tedesco. È vero che si devono in primoluogo a lei i ritardi, e gli stessi limiti, con i quali l’Europa è intervenuta, facendone pagare un prezzo che è andato ben oltre il dovuto ai Paesi che per primi si sono trovati in difficoltà, in particolare la Grecia. Ed è anche vero che in Germania non tutti la pensano come lei e i leaders dell’Spd si sono espressi ripetutamente a favore dell’eurobond. Maattenzione,non è unfavoreincondizionato. Come ci racconta su Aspenia online del 31 agosto Giovanni Boggero, il Presidente dell’Spd Sigmar Gabriel ha detto in una recente intervista alla ARD che «abbiamo bisogno di bond comunitari in modo da ridurre il peso degli interessi dei Paesi più esposti. Ma gli Stati che vorranno servirsidegli eurobonddovranno rinunciare alla propria sovranità in materia fiscale e sottoporsi a un maggiore controllo dell’Unione». Non è quello che suole ripetere il ministro dell’Economia tedesco Wol-
fang Schauble (per gli eurobond occorre una vera politica fiscale comune), ma non ne siamo molto lontani. Èquichetoccaanoi,Paeseindebitato alfiere degli eurobond, essere anche alfieri di quelle rinunce di sovranità fiscale e di quei più stretti controlli che giustamente vengono chiestiaifinidiunagaranziacollettiva. Ma a quanto sembra da questo orecchio ci sentiamo molto meno, a giudicare dalle reazioni alla famosa lettera di agosto con le condizioni della Bce e – lo notava Carlo Bastasin ieri su queste colonne – dalla libertà con la quale montiamo, smontiamoerimontiamolamanovra che a quelle condizioni dovrebbe ottemperare. Certo, l’inadeguatezza della attuale governance economica europea, essa stessa in costruzione, legittima in parte le nostre reazioni e i nostri comportamenti. Non è stato gradevole vedersi dettate le condizioni dallaBce, ma inassenza dell’EFSF (i cui "governatori" saranno i ministri finanziari degli Stati
membri partecipanti), era ed è la Bce a metterci i suoi soldi. Ancora meno gradevole è stato sentirceleribadire, le condizioni, da Nicholas Sarkozy e dalla Merkel, che avevano ancora meno titolo a farlo. Ma questo lo diciamo per difendere la nostra sovranità fiscale, ritenendo che l’eurobond non debba intaccarla più di tanto, oppure perché pensiamo a modalità più ortodosse, e siamo pronti a proporle, per vincolare gli Stati che si aspettano la solidarietà altrui (compresi noi, amanti quali siamo della libertà di manovra)? Insomma, chi ci guarda oggi può pensare che secondo noi la solidarietà europea deve consentire a ciascuno di fare come vuole e di presentare il conto agli altri. È vero che i tedeschi hanno un’unica parola, schuld, per definire il debito e la colpa. Ma non aiuta l’eurobond fornire argomenti a favore di questa loro opinabile peculiarità linguistica. Giuliano Amato © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
10 Primo piano
MERCATI ERISPARMIO
L’EUROPA ALLA PROVA
Le autorità elleniche attendono una risposta entro il 9 settembre
Il governatore Provopoulos pronto a rilasciare fondi di emergenza
Banche pronte allo swap con Atene
INTERVISTA
JacobFrenkel
Passera: «Gli istituti di credito accetteranno lo scambio di bond proposto dalla Grecia»
Vittorio Da Rold CERNOBBIO. Dal nostro inviato
Le banche europee che hannoinpanciatitoli greciaderiranno con ogni probabilità alla richiesta della Grecia di swap dei titoli di Stato ellenici. Ne è convinto il consigliere delegato di IntesaSanpaolo,CorradoPassera, interpellato sull’argomento in vista della scadenza, il 9 settembre,dellarichiestaagliistitutidicreditofattadalleautoritàelleniche.«Credocheloswapsifarà,lasensazionechemiarrivaattraverso i contatti che ho con Iif, la federazione delle maggiori banche del mondo, mi fa pensare questo», ha aggiunto. Nei giorni scorsi si erano avuti forti timori sulla partecipazionedellebanche alsalvataggioellenico (fortemente voluta dal cancelliere tedesco Angela Merkel),quando siera saputoche le duebadbanktedesche,idue veicoli che hanno gli asset più compromessi da gestire della WestLBedella Hyporealestateholding tra cui 8,5 miliardi di bond greci, non avevano ancora deciso di aderire allo swap di titoli in scadenza fino al 2020 con nuovi titoli trentennali. Lo scambio prevede l’adesione di almeno il 90% dei soggetti interessati. Secondo l’Iif (l’associazione delle grandi banche), i nuovi bond
comporteranno un haircut, una perdita per i creditori, del 21%. Anche l’economista Nouriel Roubini, presente al Workshop Ambrosetti a Cernobbio, ritieneche l’offerta del Governo greco di uno swap sui bond «sia molto generosa per i creditori, anche perché implica garanzie collaterali sul capitale. Penso che sarebbe stupido per ogni banca, hedge fund, o investitore in generale non accettare un’offerta che implica perdite solo al 21%, mentre il mercato segna perdite maggiori». «Nel breve tempo bisogna fare il mark to market – spiega ancora Roubini - ma non sarà sufficiente, perché se la frenata dell’economia dovesse peggiorare servirà ancora un taglio del capitaledel40oforse50%delvalore, ma questo si vedrà in futuro. Anche se dovesse succedere qualcosa d’altro e uno dovesse decidere di tenere i bond, sarebbe comunque peggio, meglio accettare l’offerta e realizzare un capital gain sul mark to market e poi aspettare e vedere cosa succede. Se uno è preoccupato sui bond greci li vende dopo averli svalutati. Quindi la scelta più razionale è accettare l’offerta», conclude Roubini. Ora se le parole di Corrado Passera sembrano far tornare il sereno sul fronte dello swap con le banche e i privati, si è riaperto il fronte politico. Da una parte è sempre bloccata la trattativa con la Finlandia sulle garanzie
Sotto pressione L’IMPENNATA Rendimento dei titoli pubblici greci a due anni. In percentuale 03/01
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CERNOBBIO. Dal nostro inviato
«Il franco svizzero? Resterà forte per un periodo non breve. Problemi per l’economia svizzera con una moneta così forte? Qualcuno, ma vedo anche molte opportunità, a cominciare dalle acquisizioni». Parola di Daniel Vasella, presidente del consiglio di amministrazione di Novartis, colosso elvetico della farmaceutica. Grigionese trapiantato a Basilea, dove ha sede il quartier generale di Novartis, al Workshop Ambrosetti Vasella è stato relatore in una sessione dedicata alla competizione globale e all’eccellenza nell’impresa. Il punto di osservazione è quello del numero uno di un gruppo che ha un presenza mondiale ma che conserva una parte della produzione in Svizzera. Il bilancio di Novartis è in dollari, ma una quota non indifferente dei costi sono in franchi e i prodotti realizzati nella Confederazione devono essere di fatto esportati dalla Svizzera. Il carattere globale del gruppo non lo mette quindi al riparo dalla sfida della moneta forte, che rende le merci e i servizi elvetici più cari per i clienti esteri. Dopo aver raggiunto in pratica l’1 a 1 con l’euro e lo 0,70 con il dollaro, il franco ha poi perso un po’ di terreno, anche grazie agli interventi della Banca nazionale svizzera. Ma la valuta è negli ultimi giorni tornata salire - ora è a 1,11 sull’euro ed a 0,78 sul dollaro – perché molti investitori lo individuano come bene rifugio in questa fase, insieme all’oro. «Buona parte delle incertezze attuali – dice Vasella – vengono dalla crisi dei debiti pubblici in Europa e negli Usa. Visto che questa crisi non sarà risolta in tempi molto brevi, piaccia o non piaccia il franco è destinato a rimanere ancora molto forte
Novartis. Daniel Vasella
OPPORTUNITÀ
Per il presidente di Novartis Vasella, il livello del cambio mette in difficoltà l’export ma offre la possibilità di acquisizioni all’estero
Il cambio
Marco Valsania CERNOBBIO. Dal nostro inviato
per un certo periodo». In Svizzera molte imprese esportatrici si lamentano di questo livello elevato del franco, il Governo di Berna teme battute d’arresto per l’economia. Vasella non nega i problemi per l’export ma vede anche altri elementi. «È una sfida – dice il presidente di Novartis – fatta di alcuni problemi ma anche di opportunità. Cosa è davvero importante? La qualità dei beni e dei servizi, anche di quelli esportati, quindi la ricerca, l’innovazione. E poi, il quadro attorno alle imprese, che in Svizzera resta buono. C’è poca burocrazia, il sistema funziona, i conti pubblici sono in ordine. Il Governo svizzero, se vuole, ha spazio per aiutare l’economia ad esempio diminuendo la pressione fiscale sulle imprese e sulle persone. Inoltre, non dimentichiamo l’opportunità che imprese e gruppi svizzeri hanno ora per acquisizioni all’estero». Novartis ha fatto molte acquisizioni negli anni scorsi. Il gruppo, dice Vasella, «ora guarda soprattutto alla crescita per linee interne, ma per le acquisizioni si resta sempre attenti, se ci sono opportunità da cogliere a un prezzo non eccessivo, appunto bisogna farlo. E non c’è dubbio che questo livello alto del franco può essere un fattore che nel caso può facilitare noi come altri gruppi svizzeri». Il mercato italiano, aggiunge ancora Vasella, «è abbastanza complicato per quel che riguarda i meccanismi regolatori e i vari passaggi burocratici legati ai farmaci, ma noi abbiamo confermato la nostra presenza e i nostri investimenti, il nostro interesse. Siamo soddisfatti anche del nostro polo internazionale dei vaccini, che ha come base Siena». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LO SPREAD Differenziale tra titoli di Stato greci e tedeschi a 10 anni. In % 03/01
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Il superfranco apre la via allo shopping della Svizzera IMAGOECONOMICA
AP/LAPRESSE
Eviteremo una recessione globale, ma grazie alla tenuta di mercati emergenti che hanno imparato la lezionedeirischidellafinanzafacile da precedenti crisi, quali le nazioni latinoamericane. Le economie più avanzate,invece, «hanno problemi». L’Europa,guardandoalfuturo,deveanzitutto«migliorarelagovernance»,conrobusteregole e sanzioni in politica fiscale per chi non rispetta gli accordi.InAmericaservonoiniziativemiratecontrodisoccupazione e crisi immobiliare, chiarezza nelle riforme di regolamentazione per sbloccare gli investimenti aziendali. E piani di lungo periodo per il risanamento del debito, che devono intaccare pensioni e sanità.La severadiagnosiericetta anti-crisi è di Jacob Frenkel, già governatore della Banca centrale d’Israele e presidentediJpMorgan Chase International. L’eurozona è scossa da gravi tensioni, ne uscirà? Servono regole più nette nella politica fiscale, più forti sanzioni. L’avvento dell’euro è stato positivo ma porta con sé limitazioni per la politica macroeconomica e non tutti i Paesirispettanoleregole.Serve maggior governance, una necessitàche tuttiriconoscono a livello intellettuale. Il problema per l’Europa non è di finanziamenti, i soldi non comprano la stabilità, questo lofannolepoliticheeconomiche. I soldi possono oliare le ruote, non essere il motore dellacrescita.Occorrepiùvolontà politica nel rispettare gli impegni. I fondi possono costruireun ponteversoilfuturo,mabisognaevitaredicostruire un molo che non arriva da nessuna parte. Gli Stati Uniti appaiono sull’orlo di una ricaduta in recessione, laritiene probabile e quali saranno le ripercussioni? Potrebbero evitarla e crescere dell’1%-1,5% quest’anno, accelerando leggermente nel 2012. Mentre l’Europa potrebbe crescere dell’1,5% nel 2011 e 2012. Ma l’economia globale può marciare del4 per cento. Da anni, infatti, i mercati emergenti, quali Cina e India, sono motori importanti della crescita. E in America Latina Paesi come il Brasile vanno bene. Mostrano anche che esiste un "giorno dopo" le crisi: erano stati epicentro di problemi in passato, ma hanno rafforzato i sistemi bancari e le riserve e evitato strumenti finanziari esoterici. Hanno imparato la lezione. Che cosa la preoccupa di più della debolezza americana? Agli Stati Uniti la crescita attualenonbasta. La disoccupazione al 9,1% è inaccettabile socialmente, economicamente e politicamente. Rivela un problema più profondo, strutturale. Dieci anni fa i disoccupati da oltre 27 settimane, difficili da assumere, erano il 10% del totale, tre anni fa erano il 20%, ora sono oltre il 40%.Piùdi iniziativedipolitica monetaria o di stimolo generico all’economia servono programmi di riqualificazione, benefit e incentivi mirati all’impiegodiquestilavoratori. Un’altra sfida per la politica è affrontare la crisi immobiliare, spezzare la spirale tra eccesso di offerta, cali nei prezzi delle case, pignoramenti, impoverimento delle famiglie e calo dei consumi.
Monete forti. Berna fa i conti con l’apprezzamento della valuta
Lino Terlizzi
supplementari chieste da Helsinki, dall’altra la troika Ue-BceFmi che avrebbe dovuto dare il via libera al versamento della quinta tranche del primo prestitoda110miliardidieuroallaGrecia,venerdìha sospeso,asorpresa, la missione ad Atene. Alla notizia i tassi sui bond di Stato ellenici a due anni sono schizzati al 46,8% e quelli sui a dieci anni al 18%, termometro precisodell’ennesimascossatellurica che ha colpito a distanza anche le Borse europee. La sospensione è «temporanea», hanno chiarito Unione europea, Fmi e Bce nella nota congiunta con cui hanno annunciato diplomaticamente la cosidetta «pausa» nei lavori di controllo. Un nuovo intoppo che dà fiatoaltimorechelaGrecianonriuscirà a rispettare l’obiettivo di contenere il deficit 2011 entro il 7,5%, condizione prima del piano di salvataggio da 110 miliardi varato nel maggio 2010. La quinta missione ad Atene della troika deve dare l’ok alla prossima tranche del primo programma di aiuti: 8 miliardi di euro da versare entro fine mese per pagare salari e rinnovi di bond. I tempi sono sempre più stretti. Intanto, il governatore della Banca centrale greca George Provopoulos ha detto di avere datofondi diemergenzaad alcune banche greche ad agosto e di essere pronto a farlo ancora.
«La crescita? Non sono isoldi a comprarla»
«Saremo noi a portare il Paese fuori dalla crisi». Papandreou alla conferenza per i 37 anni del Partito socialista
IL PREMIER GRECO
Papandreou esclude elezioni prima del 2013
George Papandreou è «sicuro»cheAteneriusciràauscire dalla crisi, e sarà il suo Governo a condurla: il primo ministro greco, intervenuto alla conferenza che ha celebrato i 37 annidel Partito socialistaellenico, ha escluso ieri elezioni anticipate. «I cittadini ci giudicherannonel2013»,hadetto,riferendosi al termine naturale del proprio mandato. In realtà il Pasok è in calo di popolarità nei sondaggi, e af-
fronta un autunno difficilissimo in cui il Governo cercherà di attuare l’austerità legata agli aiuti di Unione europea e Fondo monetario internazionale. Ma entro il 2013, ha detto ancora Papandreou, «avremo completato molte importanti riforme». Papandreou è tornato ad accusare il precedente Governo conservatore per le responsabilità nella crisi del debito. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano 11
MERCATI ERISPARMIO
LE STIME DEGLI ANALISTI
L’autunno è il periodo in cui i titoli soffrono storicamente di più
Il Vecchio Continente ha più strada da recuperare rispetto a Wall Street AFP
Il bilancio 2011 delle Borse legato a Fed ed Eurobond
L’ANALISI Maximilian Cellino
Quei listini appesi alle risposte dei Governi
Le decisioni di settembre saranno cruciali per il saldo annuale delle Piazze azionarie Maximilian Cellino
Restano ancora poco meno diquattromesipersalvareilbilancio fallimentare di un anno, il 2011, che quando si parla di Borse finorahariservatodelusionicocenti,e forsenondeltuttoattese.Ilcompito non si presenta certo semplice, soprattutto per i listini europei, che viaggiano in media 20 punti percentualial di sotto dei valori di inizioanno(conilpicco,innegativo,del-25%diPiazzaAffari),mentreNewYorkapparerelativamentepiùvicinaatornareagalla,visto cheilpassivodiS&P500eNasdaq superadi poco il 6per cento. Settembre e ottobre, per gli amantidellestatistiche,sonoingeneremesicriticiperilistiniazionarielasedutadivenerdì,caratterizzata da forti vendite di riflesso al dato sul mercato del lavoro Usa, è probabilmente suonata per alcuni come un oscuro presagio. Cabala e ricorsi storici a parte(in teoria ci sarebbedaconsiderareanchel’immancabile «rally di fine anno»), la situazione del momento appare piuttosto grigia, con due ordini di problemi da fronteggiare su entrambele spondedell’Atlantico. «Siamo di fronte a un inizio di rallentamento economico per ora più marcato negli Stati Uniti, ma che fra qualche mese potrebbeimpensierireanchel’Europa, a suavoltaallepreseconlaquestione del debito pubblico», sottolinea Davide Pasquali, presidente di Pharus Sicav. La sua visione deiprossimimesièimprontataalla massima cautela, anche perché «le manovre che i Paesi europei dovranno mettere in atto per frenare la deriva delle finanze pubbliche finiranno per avere un effetto depressivo per la crescita». Resta da vedere quanto di questoscenariopocofavorevoleimercati azionari abbiano già scontato con le cadute degli ultimi due mesi: la cruda realtà dei dati (come mostrano i grafici a fianco) parla di indicatori quali rapporto fra prezzieutiliattesi(priceearnings, p/e) e valore contabile (book-tovalue)scesiquasiailivellidellacrisi del 2008, ma non è detto che sia sufficiente. «Mi attendo ancora unacodaemotivaairibassidiqueste settimane, una correzione fino al 10% dopo la quale si possono probabilmente fare i primi passi per tornare con prudenza sulle azioni»,aggiungePasquali. La svolta in grado di imprime-
re un’inversione di tendenza netta alla deriva dei listini molti l’attendonodallaFederal Reserve,la Banca centrale degli Stati Uniti che è chiamata a nuove misure straordinarie di politica monetaria per rilanciare l’economia. Sul cosiddetto «quantitative easing 3», e sulle eventuali modalità di attuazione Ben Bernanke e gli altribanchieridi Washingtondecideranno il prossimo 20 e 21 settembre,mainsieme aquelledegli ottimisti si allargano anche le fila dei critici. Dopotutto, si fa notare, una replica dell’intervento di un anno fa rischierebbe di avere esiti simili: rialzo della Borsa e delleattivitàa rischiofinché dura l’effetto dell’inondazione di
FEDERAL RESERVE
Sul cosiddetto «quantitative easing 3», e sulle eventuali modalità di attuazione Ben Bernanke deciderà il prossimo 20 e 21 settembre
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LAPAROLA CHIAVE EuroUnionBond
7 A sostegno dell’Unione monetaria e di investimenti in infrastrutture Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio hanno proposto il varo di un Fondo finanziario europeo (Ffe) che emetta EuroUnionBond (Eub). L’Ffe dovrebbe avere un capitale conferito dagli Stati Uem in proporzione alle quote nel capitale della Bce. Il capitale dovrebbe essere costituito dalle riserve auree del Sistema europeo di banche centrali (Sebc). Ogni Stato Uem dovrà conferire oltre all’oro altri capitali in forma di bond e azioni. Con mille miliardi di euro di capitale l’Ffe potrebbe emettere Eub per 3mila miliardi. Per far scendere dall’attuale 85 al 60% il debito medio Uem sul Pil l’Ffe dovrebbe rilevare 2.300 miliardi dei titoli di Stato dei Paesi Uem. I rimanenti 700 miliardi dovrebbero andare a investimenti.
luquidità (che non a caso è terminata a giugno) e impatto praticamente nullo sull’economia reale. Più di una risposta i gestori la chiedonoancheaipoliticienonsoloaibanchieri.«Credocheunnuovo round di quantitative easing sottolineaLucaRiboldi,partnerdi BankNord – sia un’ultima risorsa da attuarsi in caso di ulteriori forti ribassi dei mercati, mi aspetto invece di più da Barack Obama: il prossimo è un anno di elezioni e noncredochesipossapermettere ulteriori forti correzioni a Wall Street». Il faro sui politici è però puntatosoprattuttoinEuropa,dovelaquestionegiratuttaattornoal salvataggiodellaGreciaeallaquestione Eurobond. «L’adozione di questo strumento, o una soluzione simile come gli EuroUnionBond proposti da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio – riprende Pasquali – potrebbe porre fine all’emorragia delle Borse e deititoliperiferici:nonrisolverebbe in modo permanente i problemi del debito, ma permetterebbe di prendere tempo e di affrontare laquestioneframinoritensioni». Non tutti sono però convinti a fondo del potere «salvifico» dell’Eurobond. «L’Eurozona – ribatte Gianluca Gabrielli, direttore degli investimenti quantitativi diSoprarnoSgr–vivesullosquilibrio fra la Germania, che produce a ritmo di piena occupazione ed esporta soprattutto nel resto dell’areaeuropea,ei paesiperiferici, costretti a forti disavanzi di bilancio. Finché si continueranno a curare gli effetti, magari con il blocco delle vendite allo scoperto, e non le cause di questa situazione, le attività nei periferici, comePiazzaAffarieiBTp,saranno destinate a sottoperformare». Più che alla Germania, intesa comemercatoazionario,Gabrielli guarda però a Wall Street: «Gli StatiUniti -spiega -possono vantare una dinamica demografica più favorevole rispetto all’Europa, che le permette nel lungo termine di raggiungere un livello di crescita più sostenuto e di poter controllare il debito. Hanno poi una Banca centrale attenta all’espansione economica e non soltanto all’inflazione e tollerano undollarodebolepurdimigliorare l’export». Insomma, se ripresa dei listini sarà, la si dovrà ancora una volta cercare Oltreatlantico. © RIPRODUZIONE RISERVATA
oltesono le differenze chemarcano questa crisidei mercati finanziari dalle precedenti, ma unadisicuro salta agli occhi in questesettimane. Se provate a chiedere lumisulla situazione aun analista o un operatoredi mercatoriceverete risposte chefanno riferimento soprattuttoa questioni politiche. Non la politica (monetaria)delle banche centrali,piuttosto quella dei Governi, chiamati come mai in passatoa dare risposte a questioniche in via diretta o indirettafrenanol’andamento diBorse o titoli di Stato.Un tempo con gli esperti dei mercatisi parlava di undato macro o del bilancio di una societàquotata. Oggiquesti indicatorirestano sempre fondamentali,ma alloro fiancocresce l’importanza dell’agenda politica: la battagliaalCongresso Usasul tettoal debito, lalunga e difficile strada verso la stesura della manovra italiana, il tira e molla fra i governi europei sul salvataggiodi Atene. Certo, sono tutti temiche hanno bene o male a che vedere con questionidi rilevanza finanziaria. Ma ciò non toglie chefra gli operatorisi faccia stradal’idea che le munizioni delleBanche centrali sianoin esaurimento e che adesso (comeha sottolineato Ben Bernanke, chiamando direttamentein causa Barack Obama da JacksonHole) il testimone passi ai Governi. C’è poila sensazioneil 2008 abbia segnatouna sorta di spartiacque:la risposta keynesianadei Governi alla crisifinanziaria hadi sicuro finito permettere indifficoltà gli stessi Stati, ma haanche mutatogli equilibri fra il mondo della politica e quei mercatiche hanno dimostrato dinon saper funzionare senza controllo.Anche per questo oggisi guarda alle possibili mosse dei Governi per capire dove andranno Borse e bond neiprossimi mesi. E tra la voce unicadiWashington e la babele dilinguaggi che si alza dailitigiosi europeisorge il dubbioche gli investitori abbiano giàfatto la loroscelta.
M
Le attese degli analisti e la curva dei tassi PRICE/EARNING
Stime a fine 2011
PRICE/BOOK
DIVIDEND YIELD
EUROPA BANCHE
7,9
0,6
ASSICURAZIONI
7,6
0,8
8,2
PETROLIO
4,69% 5,66% 1,3
15,0
ALIMENTARE
2,5
9,4
TLC
3,23%
1,3
6,7
AUTO
4,52%
8,29%
0,9
3,47%
USA 10,1
ENERGETICO
1,8
11,9
FINANZIARIO
1,75%
13,1
INDUSTRIA
2,4
12,2
HI-TECH TLC
2,44%
2,9 16,9
1,04%
1,7
13,5
UTILITY
1,97%
0,9
5,47%
1,4
4,25%
INDICI 9,3
FTSE - MILANO DAX - FRANCOFORTE
8,8
CAC40 - PARIGI
8,8
0,7 1,2
2,53% 1,3
12,5
4,36%
1,9
13,4
NASDAQ100 - NEW YORK
3,85%
0,9
10,0
STOXX600 - EUROPA S&P500 - NEW-YORK
5,00% 1,5
13,1
NIKKEI225 - TOKIO
4,17%
1,0
9,9
FTSE100 - LONDRA
5,11%
2,11% 2,7
1,24%
Le curve di rendimento dei titoli di stato in Usa ed Europa (dati in %) 1 anno
2
3
4
5
6
7
8
9
10
15
30
50
15
10
Gli indicatori delle Borse... Nelgraficosoprasonoraccoltii principaliindicatoriutilizzatiper valutarelaconvenienzadiun’azione (diunsettoreodiunindice).Ilprice earning(P/e)indicailrapportotrail prezzodiuntitoloel’utileperazione (ingenerequelloatteso),mentreil price-to-bookrapportailprezzoal valoredelcapitalepropriodella societàrisultantedalbilancio.Valori piùbassiindicanounapotenziale sottovalutazionedapartedel mercato.Ildividendyieldesprime inveceilrapportofraildividendo annuoperazionecorrispostoagli azionistieilprezzodeltitolo
5
...e quelli dei titoli di Stato Nelgraficoasinistrafiguranole curvedeitassinegliUsaenei principaliPaesieuropei.Inesse sonoespressiirendimentideititoli diStatoscadenzaperscadenza
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Le attese sono per una ripresa del mercato obbligazionario legato al debito delle imprese
m.cellino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
Mercoledì operazione di riacquisto di titoli di Stato per 1,4 miliardi
La debolezza economica favorirà i corporate bond In settimana il test sui BTp Corrado Poggi Mara Monti MILANO
Si annuncia un autunno di fuoco per i corporate bond. le incertezzesulla crescita economica mondiale, le debolezze dell’Europa ancora alla ricerca di soluzioni al momento incerte sugli strumenti per uscire dalla crisi, sta riportando l’attenzione su un asset class che negliscorsi mesiha vissuto momenti di gloria. Le imprese sono in attesa che passino gli effetti della tempesta perfetta che ha messo sotto pressione ad agosto tutti i mercati, per ricominciare a raccogliere risorse attraverso il mercato del credito. Le condizioni al momento non lo permettono, i costi sono troppo alti: gli spread, il premio per sottoscrivere bond privati rispetto ai titoli governativi, si sono allargati per tutte le asset class dai corporate investment garde il cui differenziale ha toccato 227 punti base lo
scorsa settimana, il livello più alto degli ultimi due anni, agli high yield saliti a 750 punti base secondo l’indice Bank of America Merrill Lynch. Un andamento irrazionale, secondo gli analisti, con i prezzi che esprimogià unoscenario di recessione economica: «Non siamo in recessione», ha scritto Bar-
AGOSTO DIFFICILE
Il mercato dei capitali ha toccato il suo minimo dell’anno con emissioni ferme a 256,2 miliardi di dollari (-15% su luglio) clays in un report del 26 agosto. Agosto si è guadagnato l’appellativo di mese da dimenticare avendo dovuto subire gli effetti dello shock del downgrade della tripla A del rating americano e del dibattito sull’innal-
zamentodel tettodeldebito statunitense. Nel mese il mercato dei capitali ha toccato il suo minimo dell’anno con emissioni ferme a 256,2 miliardi di dollari, il 15% in meno rispetto a luglio e il 32% rispetto ad agosto 2010. Il 50% dei volumi è rappresentato dalle emissioni investment grade che tuttavia hanno registrato il livello più basso dal dicembre 2010, mentre i corporatehigh yield non sono andati oltre il miliardo di dollari, secondo i dati Thonson Reuters. Fanno eccezioni Treasurys americani che proprio ad agosto hanno messo a segno la migliore performance dell’anno: «Gli investitori di tutto il mondo continuano a considerare i titoli governativi statunitensi come i più sicuri dove investire nei momenti di incertezza», ha detto Tim Skeet, managing director, Debt Capital Markets di Royal Bank of Scotland. Gli investimenti nei titoli del debi-
to Usa hanno reso dall’inizio dell’anno il 7,34% contro il calo del 5,8% dell’indice Standard & poor’s 500. «Il mercato sta aspettando il momento giusto per tornare a comprare, ma ancora non l’abbiamo raggiunto», ha aggiunto. Gli Usa e l’Europa stanno entrando in una fase debole di crescita, un aspetto che favorisce il mercato dei corporate bond, un asset class valutata come difensiva, quando l’economia è debole. «Le società - continua il trader di Rbs - sono state in grado di ridurre l’indebitamento, aumentare le disponibilità liquide e tagliare i costi in una misura tale da rendere sostenibili i bilanci, meno sottoposti a eventi di rischio rispetto ai corporate finanziari e ai sovereign». Pesano le incertezza sui finanziari, banche e assicurazioni,che ad agosto hanno visto un livello di emissione bassissimo come non si vedeva dal 1997: un
report di Royal Bank of Scotland titola «Vendere le banche e comprare i corporate» perché senza una forte crescita economica le banche avranno problemi di aggiustamenti dei bilanci. Fanno eccezione i coveded bond, le emissioni doppiamente garantite dal merito di credito della banca e dal collaterale sottostante, in genere mutui immobiliari: nell’ultima settimana il volume delle emissioni ha toccato 20 miliardi di euro. È un mercato per nomi riconoscibili e campioni nazionali e nelle emissioni si favorisce più il volume meno il prezzo. Per le banche questastradaapparel’unicapercorribile al momento per il funding, benché non ci sia una necessità di copertura delle scadenze del debito fino alla fine dell’anno, ad eccezione del canaledelretail cherestalafavorita dalle banche italiane. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopounagostotrascorsocome da tradizione in sordina, il mercato del debito sovrano dell'eurozona è atteso in queste settimanedisettembreaunadecisa ripresa. A fronte di emissioni persoli30miliardidieuroilmese scorso, gli operatori dei mercati attendono infatti per settembre nuoveastepercomplessivi70-90 miliardi mentre i rimborsi sarannoparia84miliardieipagamenti suicoupona12.Laprossimasettimanaleattivitàrimarrannoancora su livelli piuttosto modesti visto che per l'intera eurozona sono previsti collocamenti solo per 1,5 miliardi, la maggior parte dei quali di titoli di stato austriaci su scadenze a 5 e 30 anni. Sul fronte nazionale, il Tesoro effettuerà mercoledì un'operazione di riacquisto di titoli di Stato per 1,4 miliardi.«Sitrattadiunbuy-backinteressante - spiega al Sole 24 Ore Luca Cazzulani, strategist sul debito fisso di Unicredit - con un chiaro valore segnaletico per i
mercati perché mira a mandare il messaggio che l'Italia non solo non ha problemi di finanziamento ma può anzi procedere a riacquistare titoli propri». Sempre l'Italiasaràsottolalentedeiriflettori il giorno prima, martedì, quandoil Tesoro annunceràle tipologiedei bondche intende collocarenell'astadel13settembre. Le attese di UniCredit sono
NELL’EUROZONA
Gli operatori finanziari attendono per settembre nuove aste per complessivi 70-90 miliardi con rimborsi pari a 84 miliardi perun nuovo BTp a5 anni, da circa 3,5 miliardi, e per una riapertura di titoli a 7 anni per circa 2 miliardi. «Sui mercati si è creata un po’ di confusione circa le esigenzedifinanziamentodell'Italiaper il mese - spiega Cazzulani - per il
fatto che le scadenze di settembre saranno particolarmente elevate: circa 46 miliardi di euro tra Btp (32,44 mld) e Ctz (13,55). Questo però non implica necessità di emissioniparticolarmentepesanti:ilTesorodovrebbeemetterein settembre circa 18/20miliardi. Di questi 7,7 miliardi sono già stati emessi a fine agosto in un'asta condatadiregolamentonelmese in corso». A livello europeo la Spagna dovrebbe essere uno dei paesi più attivi nel mese considerato che sino ad ora ha completatosolo il 68% del suo programma di finanziamento per l'anno e deve raccogliere altri 30 miliardi. Al momentoappareprobabile che il governo di Madrid cancellerà l'asta del 15 settembre sostituendola con un bond a 10 anni sindacato con un consorzio di banche. LaGermaniadovrebbeinveceessere attiva sul mercato dei bond inflation-linked mentre un bond sindacato a 5 anni è atteso anche dapartedellaSlovenia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
12 Primo piano
MERCATI ERISPARMIO
GLI STATI UNITI E LE BANCHE
Washington: 17 gruppi hanno ingannato Fannie e Freddie Mac
Si attende ora la reazione dei mercati: domani nella Ue, martedì a New York
Mutui, la causa Usa investe l’Europa Anche Deutsche, Credit Suisse, Rbs, Barclays, Hsbc e SocGen nella maxi-denuncia sui subprime Marco Valsania
È stata soprannominata la denunciacontroil mondo.Aragionveduta:delle17grandi banche denunciate dalle autorità americane per mutui e cartolarizzazioni "tossiche" si contano sette banche estere, spesso prendendo di mira le loro controllatenordamericane:dallatedesca Deutsche Bank, alle britanniche Barclays e Rbs, dalla giapponeseNomuraallafrancese Société Générale, dalla svizzera Credit Suisse alla banca globale per eccellenza Hsbc. E l’ammontare di titoli e mutui in giocoè ingente:71,3 miliardi per le firme internazionali su un totale di 196 miliardi. La crisi potrebbe ancora ave-
LA DIFESA
Il colosso tedesco: «Giudichiamo infondate le accuse americane» Respinge ogni contestazione anche Royal Bank of Scotland reunasoluzionemenodrammatica di quanto appaia: le autorità da tempo hanno intavolato negoziaticongliistitutidicredito per raggiungere un’intesa, ma hanno presentato la denunciaper tenereaperte tutte le opzioni e non lasciar scadere termini per l’azione legale. Ieri Deutsche Bank, come altri protagonisti del caso, ha inoltre definito infondato il caso, annunciando una "vigorosa difesa". Il governo accusa le banche di aver ingannato Fannie Mae e Freddie Mac, i due colossi federaliamericanichegarantiscono granpartedeimutui,sullaqualità di prestiti e titoli che hanno vendutoalledueagenzie,lequalilihannoinseguito impacchet-
tati e collocati tra gli investitori accollandosi il rischio. Ma la incognite sono molte. La risposta, adesso, spetterà al mercato: le azioni delle banche, le americane coinvolte vanno da Bank of America a Jp Morgan,daCitigroupaGoldmanSachs e Morgan Stanley, hanno già sofferto nella seduta di Borsa di venerdì, con cali tra il 4 e l’8percento.Ascatenareiribassisonostateleprimenotiziesulla denuncia presentata formalmente solo in tarda serata dalla Fhfa, l’Authority che controlla Fannie e Freddie ormai del tuttonazionalizzatiperscongiurare un collasso al costo di 141 miliardi. Lunedì un primo test avverrà sulle piazze europee, con Wall Street che dovrà invece aspettare martedì alla riapertura dal lungo fine settimana in omaggioal LaborDay. Neigiorni scorsi, in particolare, Bank of America era già stata al centro diviolenteoscillazioni perleincertezze sulla sua solidità, calmatesi solo con l’ingresso nel capitale del leggendario finanziere Warren Buffett. Nuovescossesulleazioni,davanti al rischio di forti sanzioni e risarcimenti,potrebbero mettere a rischio il rafforzamento delsistemafinanziarioamericano, uno degli obiettivi delle autorità. L'altro, come mostra la denuncia,èperòquellodi continuareaspingerelebancheadassumersicrescenti responsabilità sui costi di una crisi immobiliarecheprosegue.Nelcasodelle banche europee - che appaiono meno capitalizzate di quelle americane, esposte alla crisi del debitosovranonelVecchiocontinente e reduci da stress test menorigorosi-ilnervosimodegliinvestitoripotrebbeancherivelarsi superiore. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Riassetti. A rischio il 10% della forza lavoro
Bank of America studia 30mila tagli
I risarcimenti richiesti Eliana Di Caro
Le richieste alle sei big europee
NEW YORK. Dal nostro inviato
DEUTSCHE BANK
CREDIT SUISSE
SOCIÉTÉ GÉNÉRALE
14,2 miliardi di $
14,2 miliardi di $
1,3 miliardi di $
Andamento del titolo a Zurigo 01/08
30,0 27,5 25,0 22,5 20,0
02/09
Andamento del titolo a Parigi 01/08
02/09
36 32 28 24 20
RBS
HSBC
BARCLAYS
30,4 miliardi di $
6,2 miliardi di $
4,9 miliardi di $ Andamento del titolo a Londra 01/08
02/09
240 215 190 165 140
Tre delle sei società creditizie europee sono inglesi - Esposizione per oltre 40 miliardi
Duro colpo per gli istituti di Londra Nicol Degli Innocenti LONDRA
Estate da dimenticare per le grandi banche britanniche: titoli in caduta libera, utili sotto pressione, decine di migliaia di licenziamenti e la grande incertezza sull’impatto delle riforme che verranno annunciate il 12 settembre dalla Independent Commission on Banking. Ora, come se non bastasse, arriva anche l’azione legale dagli Stati Uniti che rischia di costare miliardididollarialletrebancheinglesicoinvolte: Hsbc, Barclayse
Royal Bank of Scotland (Rbs). Hsbc e Barclays si sono trinceratedietro un muro di silenzio, rifiutandosi di fare commenti sulla causaintentatadallaFederalHousing Finance Agency americana. Rbsinvecehaannunciatoieriche si difenderà con ogni mezzo dalle accusediavereintenzionalmente ingannatoiclientisullaqualitàdei mutui venduti durante la "bolla" immobiliare. «Siamo convinti di potercidifendereinmodooggettivo e credibile sia sul fronte legale chesuquellodeifatti,-hadichiarato ieri un portavoce della banca -
Cidifenderemostrenuamente». Rbs è di gran lunga la piú espostadelletrebanche:neidocumenti federali si parla di un valore di 30,4miliardididollari,controi6,2 miliardi di Hsbc e i 4,9 miliardi di Barclays.D’altrondeerastataproprio la forte esposizione di Rbs al mercatosubprimeamericano,soprattutto tramite la sua controllata locale Rbs Greenwich Capital, adeterminareilquasi-crollodella bancaeilsuosalvataggiodaparte delloStato.Rbsètuttoracontrollataall’83%dalTesorobritannico. Anche l’esposizione di Hsbc è
legata soprattutto alla controllata americanaHouseholdInternational, acquistata dalla banca britannica nel 2003. Barclays è la meno coinvolta delle tre banche britanniche, anche se era molto attiva nellostrutturareedistribuireprodotti finanziari che si sono poi rivelatitossici. IlSeriousFraudOffice(Sfo)britannico intanto sta conducendo un’inchiestainparalleloalleautorità Usa sulle perdite miliardarie legate alle obbligazioni costruite sumutuiipotecari. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dai 25mila ai 30mila: è la gigantesca quantità di tagli che BankofAmericasiappresterebbe a fare nei prossimi anni, scrive il quotidiano americano CharlotteObservercitandofonti vicine al gruppo. Sono indiscrezioni non confermate dalla più grande banca americana, che ha il suo quartier generale proprioaCharlotte,inNorthCarolina, e il 19 agosto scorso aveva invece ufficializzato 3.500 licenziamentientrosettembre. Quell’annuncio seguiva un’altra ondata di 2.500 posti giàcancellatiquest’annoall’interno di un vasto piano di ristrutturazione dell’istituto di credito, dopo le ultime performancedisastrose (solo nell’ultimotrimestreBofaharegistratouna perdita record di 8,8miliardi di dollari). Allora si era parlato di successive ulteriori riduzioni di personale, circa 10mila dipendenti. Se fossero davvero 30mila, sarebbe un taglio di poco più del 10 per cento dell’intera forza lavoro del colosso bancario, che a giugno contava 288mila impiegati, 15mila dei quali solo a Charlotte.L’obiettivodell’amministratore delegato Brian Moynihan è ridurre le spese di un miliardoemezzoatrimestreedisfarsi degli asset non essenziali: il ramo delle carte di credito canadesi (1.800 lavoratori) è stato già venduto a Td Bank per 8,5 miliardidi dollari, la cessione di quello britannico e irlandese (4mila dipendenti) è alle porte. In soccorso di Bank of America la scorsa settimana era sceso in campo a sorpresa il miliardario Warren Buffett, con tanto di applausi a Wall
Street per l’investimento di 5 miliardi di dollari della Berkshire Hathaway, la società dell’"oracolo di Omaha". Una boccata d’ossigeno per la banca di Charlotte, il cui titolo quel giorno è schizzato del 9% (nei primi otto mesi del 2011 aveva perso il 48 per cento). Madopopocopiùdiunasettimana, la doccia fredda di un’azione legale dell’Amministrazione americana sul fronte
I DERIVATI
Anche il big di Wall Street è incappato nell’azione legale dell’Amministrazione americana sui titoli tossici dei subprime, i mutui tossici vendutidallebancheeprincipali responsabili della crisi finanziaria:laFederalHousingFinance Agency (Fhfa) ha fatto causa per danni a Bank of America e ad altri 16 tra i maggiori istituti globali, compresi Citigroup, J.P.MorganChase,GoldmanSachs, Morgan Stanley, ma anche Deutsche Bank, Nomura, Royal Bank of Scotland, Hsbc, Société Générale. L’agenzia del Governo federale, commissario straordinario di Freddie MaceFannieMae(leduesocietà create per garantire i fondi delmercatoimmobiliare,nazionalizzate nel settembre 2008 per evitarne il crack) ha chiesto risarcimenti per oltre 100 miliardidi dollari,30dei qualisolo aBankofAmerica.Eiltitolo,venerdì, è di nuovo precipitato in Borsa,dell’8,3percento. eliana.dicaro@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Primo piano 13
MERCATI ERISPARMIO
INVESTIRE NEL LUNGO PERIODO
L’unico periodo di forti guadagni è quello del rimbalzo 2009-2010
In luce Saipem e la capogruppo Eni Il BTp ha battuto l’indice Comit
I dieci anni difficili del cassettista L’indice di Piazza Affari Ftse/Mib ha bruciato oltre la metà del suo valore Fabio Pavesi
Immaginate un signor Mario Rossi qualunque, un piccolo investitore che abbia l’abitudine da tempo di mettere qualche soldo su una delle blue chip di Piazza Affari. Potete scommettere che nella gran parte dei casi quell’investimento non sarà andato a buon fine. E c’entra poco l’agosto tormentato dei listini o il luglio torrido delle vendite sui bancari italiani. Iltrenddelleperditesull’azionarioèormaistrutturaleedifatto manda in soffitta definitivamente il vecchio ritornello che vede le azioni guadagnare sul
MITI DA SFATARE
Il listino torna in positivo a 15 e 20 anni ma i ritorni sono del 2% medio annuo, più bassi del rendimento di un normale BTp lungoperiodo.Nell’arcodell’ultimo decennio, infatti, l’assunto mostra tutta la sua fallacità.
Decennio nero Tra le 40 large cap di Piazza Affari, i titoli scelti per eccellenza dai singoli cassettisti ma anche dai grandi investitori come i fondi comuni e i fondi pensione, solo 6 titoli, vantano un segno positivo. Che salgono a 10 sesiconsidera ilrendimentototale, quello composto dalla performance del titolo più le cedole incassate e reinvestite. Per il resto è una lunga striscia di rosso profondo. Perdite a doppia cifra come l’82% di capitalizzazione bruciata dal 2001 da un titolocome Monte dei Paschi.Chiavesseinvestito100eu-
rodieciannifasullabanca senese oggi si ritroverebbe in tasca l’equivalente di 18 euro. Forse chesi è sbagliato ainvestire sulle banche? Macché. Anche chi avesse puntato dal 2001 le sue carte sul colosso italiano della difesa, Finmeccanica, avrebbe ben poco di cui rallegrarsi. Il titoloneldecennio halasciato sul terreno il 68%. Sarebbe stato meglio, potrebbe dirsi il nostro signor Rossi, stare su un’utility, un titolo ricco di dividendi e con un mercato relativamente più protetto come Telecom Italia o la milanese energetica A2a. Errore anche qui. Telecom Italia ha perso a dieci anni il 71% del valore del 2001. A2a meno, solo il 55%, ma è un eufemismo perchésempredi perditetrattasi. E se si fosse scelto un titolo dellusso, tantocaroagli investitori esteri a caccia di "Made in Italy"? Bulgari ha certo dato molte soddisfazioni con quel guadagno del 292% dai minimi delle borse del marzo 2009, ma se il titolo fosse stato comprato dieci anni fa e tenuto pedissequamente in portafoglio la performance sarebbe stata lo zero assoluto. Nessun guadagno quindi per il risparmiatore di lungo corso. E la storia, pur con le eccezioni positive che vedremo, potrebbe davvero intitolarsi «Vita e (morte) del cassettista»,tali e tante sono state le batoste che il mercato ha riservato ai detentori di azioni di lungo termine.
I dividendi non bastano Si dirà che il cassettista è tale perchépuntasuiricchidividendi. Ma anche questo è ormai un luogo comune da sfatare prima possibile. L’intero indice di Piazza Affari pur con le cedole
Le performance
Titolo Saipem Atlantia BTp 10 anni Eni Luxottica Bulgari Buzzi Unicem Enel Milan Comit Global Mediobanca Pirelli Ftse Mib Generali Intesa Sanpaolo Fiat Telecom Italia Finmeccanica UniCredit Monte dei Paschi
Inizio anno Total Var % return*
Dal 9/3/09 Total Var % return*
Total Var % return*
Total Var % return*
Total Var % return*
Total Var % return*
-14,9 -22,2 -1,5 -13,4 -9,2 51,1 -18,6 -8,3 -20,8 -3,7 -6,3 -22,3 -11,4 -39,0 -35,8 -11,1 -38,9 -38,8 -40,8
166,3 28,0 -1,4 12,7 113,7 292,6 0,4 17,7 26,8 42,2 274,0 24,2 26,0 -11,5 159,6 10,1 -46,1 52,5 -36,3
78,6 -45,4 -2,4 -40,7 -9,2 23,4 -62,0 -44,3 -54,7 -59,8 2,0 -58,9 -53,0 -76,5 -12,5 -60,4 -67,3 -82,1 -87,0
395,1 62,3 9,4 -1,5 10,0 -0,1 -11,0 -43,5 -45,0 -48,7 -48,8 -54,3 -60,0 -65,8 -58,0 -71,0 -68,6 -75,8 -82,0
780,1 1036,7 – – 41,4 185,3 112,6 304,9 – – 280,1 380,0 27,6 71,1 – – 40,1 145,7 92,2 177,1 100,1 208,4 – – -3,9 21,2 74,7 167,1 -50,0 -39,6 -7,8 44,3 24,6 60,6 25,8 91,4 – –
3611,5 4904,8 – – 68,1 476,3 – – – – – – 44,0 111,5 – – 50,2 205,3 16,1 81,0 -39,8 0,2 – – 33,5 76,0 18,4 112,1 -40,5 -21,5 -69,0 -51,6 -64,5 -47,4 -9,3 59,7 – –
-13,4 -20,3 1,3 -10,7 -7,3 52,6 -18,6 -4,5 -16,9 -3,7 -3,9 -20,0 -8,7 -36,3 -34,9 -5,9 -36,0 -37,6 -39,1
185,6 44,2 9,3 32,5 124,9 310,8 5,9 45,2 43,3 45,6 297,1 38,8 34,3 -4,1 168,1 29,4 -38,6 58,1 -33,8
5 anni
(*) Variazione percentuale tenendo conto anche delle cedole reinvestite
incassate al ritmo annuo medio del3-4%restainterritorionegativo:a10anniilrendimentototale(apprezzamentoo megliodeprezzamento più cedole incassate e reinvestite) segna un -33% contro un -54% non incassando i dividendi. Le cedole non bastano, come si vede, a invertire la rotta. E non lo fanno neanche i grandi distributori di utili come Telecom(-56%adiecianniconidividendi) e una banca da sempre munifica quanto a cedole come Intesa Sanpaolo. La banca guidata da Corrado Passera limita le perdite grazie allecedoleal52% dal66 percento.Maèdavverounamagraconsolazione. Si potrà obiettare
che il decennio appena trascorsoèstatotrai più turbolentinella storia delle borse. Due grandi crisi (la bolla di Internet) e il crack Lehman e in mezzo quella ripresa lungo il 2009 a interrompere le brusche cadute.
A 15-20 anni vince il BTp Tutto vero. E a 15 o 20 anni Piazza Affari restituisce qualche guadagno. L’indice Comit segna rispettivamente un +40 e +50%. C’è da rallegrarsi? Poco. Datocheuninvestimento inobbligazioniavrebberesocomunque di più. L’indice del BTp decennale ha battuto comunque il Comit. Tanti patemi d’animo per quelle azioni in portafoglio per poi scoprire che le cedole di
10 anni
96,7 -33,2 21,0 -20,5 -0,4 37,7 -58,4 -18,8 -39,3 -52,1 11,4 -49,2 -47,2 -70,6 -6,3 -47,6 -61,2 -79,7 -84,6
495,8 121,3 67,9 63,9 29,4 22,4 11,5 10,6 -12,5 -31,2 -33,3 -33,6 -51,4 -52,2 -53,8 -55,8 -59,6 -66,6 -75,5
15 anni
20 anni
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Il Sole 24 Ore
un titolo di Stato sono state di fatto più munifiche. Ilquadrogeneralenonèaffattoconfortante per chi ha creduto all’investimento azionario a Piazza Affari. Certo nell’andamento ondivago del listino una sola finestra temporale ha consentito grandi guadagni. Beato chi l’ha sfruttata.Perché chisifosse tuffatosu molti titoliuscitidepressi dalla crisi Lehman starebbe tuttora guadagnando. L’indice Ftse/mib è tuttora in rialzo del 24% dal 9 marzo 2009, quando le borse iniziarono a ripartire. Pirellida allora a tutt’oggi hareso il 274%; Tod’s il 199%; Campari il 186%; Fiat il 159%; Autogrill il 164%. E anche le banche,
via crucis per l’investitore, conservano segni positivi dalla primavera di due anni fa. UniCredit vanta una performance del 52%; Mediobanca è su del 42%. Mainquellalotteriaassaiparcadiguadagniche èla borsa milanese, c’è qualche campione di corsa lunga. Prendete Saipem, la regina in assoluto di Piazza Affari, con performance stellari (395% a 10 anni; 780% a 15 anni) o la stessa capogruppo quell’Eni che povera di risultati abreve produce un 304% (comprese le cedole) a 15 anni. Eccezioni chenon mutano l’impressione di fondo. Quel lungo periodoincuileborsedannorisultati è ormai una leggenda. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA BUSSOLA Fabio Pavesi
In Borsa conta anche la variabile tempo u Continua da pagina 1
iàperchéanalizzandoi risultatidiPiazzaAffari quellaprospettivadilungo periodochefarebbetuttiricchifa acquadatutteleparti.Siprenda l’indicedellebluechipitaliane,il Ftse/Mibelosiguardi retrospettivamente.Chesiain rossonegliultimitempilosanno tutti,machemostriunasequeladi perditeappuntonellungoperiodo èmenonoto.Atreannil’indicepiù rappresentativodellaborsa milaneseperdeil45%,acinque anniilrisultatonegativo sprofondaaunmeno59%ea10 annisiamoaoltremetàdelvalore bruciato.Decennioduro,sidirà: troppecrisil’hannoinframezzato. Ecosìa15anniea20annil’indice(il Comit)siriscatta:rispettivamente unbuon+40e50%.C’èdiche festeggiare.Allorahannoragione gliemulidellungoperiodo. Attenzionealleillusioniottiche. Quelguadagnodel50%in20anni inrealtàèbenpocacosa.Sitrattadi unrendimentoannualizzatodel 2,5%ecompostoannuoancora menovicinoal2%.Tanto,poco? Dipendedaipuntidivista.Basti sapereperòcheunbanaleBTpin 20annihaprodottorendimenti vicinial70%.Insommalasifdaè persarispettoaititolidiStato.Che oradaqualchemesesono percepitigiustamentecomefonte dirischio,maneglianniscorsi eranoilportosicuro dell’investitorechenonvuole patemid’animo.Ecosìtanto rischiopernulla.Senonsiete ancoraconvintiguardateviildato
G
dell’inflazione.Ilrendimentoreale dell’indicediborsa,alnettodella corsadeiprezzi,diventanegativo, purnell’eradellabassainflazionee deibassitassiinauguratadalla monetaunica.Cisifigurinegli anniNovantaquandol’inflazione correvaaritmidel5-6%.Se neanchel’investimentointitolidi Statohasalvaguardatoil portafogliochedire dell’investimentoinborsaassai menoredditiziocomesièvisto? Mitoinfrantoquindi,quellodei guadagnichevengonodalontano. Sicuramentesì,anchesecon eccezionivistose.Dall’ultimacrisi finanziariamondiale(leggi Lehman)edaiminimitoccatidalle borsedituttoilmondo,il9marzo del2009granpartedeititolidi PiazzaAffariregistratuttora guadagniancheadoppiacifra.Il Ftse/Mibstesso(+24%e+39%sesi inglobanoidividendiincassati) batteilBtp.Eapparestratosferico, vistoilnervosismocheimperversa inquestimesisulleborse,quel guadagno(virtualefinchénonsi vendesibasibene)del166%di Saipem;odel198%diTod’sedel 274%diPirellisolopercitarne alcuni.Fiordirendimentirealizzati indueanniemezzo.Equi,inquella finestratemporale2009-2010,una dellepochesenonl’unicafase positivadelfamosolungoperiodo perilrestodensosolodi rammarico(eperdite)pergli investitori.Un’eccezionealla regolacheimponeunariflessione. Èiltempolavariabile fondamentale.Omeglioinfinanza iltempoètutto,comehanno insegnatogliultimidieciannidi ottovolanteedibruschegiravolte dellostatodisalutedell’economia ediconseguenzadeimercati.Edè proprioiltempoquellochei cassettisti,quelliavvezziallungo periodo,nonguardano.Peccato perchévincesemprepiùinborsa,il mordiefuggi.Chiècapacecioédi comprareevendererapidamente, accontentandosidipochipunti percentualidiguadagno,anziché aspettareanniprimadiportarea realizzogliinvestimenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
14 Mondo
Panorama
La nuova Libia. Frattini conferma gli impegni presi con Tripoli per far ripartire la produzione energetica
ANALISI
«L’Italia resterà il primo partner» I russi invitano il Consiglio transitorio per parlare di contratti
GERMANIA
Voto locale, sfida per la Merkel Si vota oggi nel Meclenburgo-Pomerania, uno dei Land più poveri della Germania, un tempo parte della Ddr. È però un voto però che rischia di lasciare la Cdu di Angela Merkel (nella foto) fuori dal Governo, dopo cinque
anni di Grande coalizione con i socialdemocratici. Secondo i sondaggi, la Spd si attesterebbe attorno al 35% delle preferenze, contro il 28% dei cristiano-democratici. Angela Merkel ha trascorso parte della propria vita in questo Land: ieri il cancelliere ha perso il padre, Horst Kasner, di 85 anni. Per il lutto la Merkel ha sospeso gli impegni elettorali.
FRANCIA
Chirac malato, niente tribunale L’ex presidente francese Jacques Chirac ha chiesto di non comparire nel processo che si apre domani a Parigi e che lo vede imputato per lo scandalo dei falsi impieghi al Comune all’epoca in cui era sindaco della capitale francese. Come riferisce Le Figaro, in una lettera inviata al tribunale Chirac chiede che a rappresentarlo siano i suoi avvocati, poiché il suo stato di salute non gli consente di partecipare alle udienze. Alla lettera è stata allegata una documentazione medica che attesterebbe l’incapacità di Chirac di presentarsi in aula.
CILE
Precipita aereo con 21 a bordo Proseguono senza sosta le ricerche dei 21 passeggeri dell’aereo militare Casa 212, precipitato in prossimità dell’aeroporto dell’arcipelago cileno di Juan Fernandez, a 670 km dalla costa di Santiago, in missione per portare gli aiuti alla popolazione delle isole duramente colpite dal maremoto del febbraio
Roberto Bongiorni TRIPOLI. Dal nostro inviato
Lungo la strada costiera che conducedaTripoliaMisuratac’è un traffico inusuale per un Paese comelaLibia.Davantiainumerosi distributori di benzina ci si imbatte in interminabili file. Sotto il sole rovente, da due giorni i libici attendono di riempire i serbatoi. Qualcuno chiede quando arriveràlabenzinaitaliana. Anchetrale gente è corsa voce dell’accordo che l’Eni ha siglato lunedì con il Consiglio nazionale di transizionedella Libia(Cnt). Pervenire incontroall’emergenzalamajoritalianasièimpegnataafornirequantità cospicue di prodotti finiti (benzina, gasolio, lubrificanti) in acconto sulle prossime forniture dallaLibiadiidrocarburi"grezzi". La benzina è una priorità. Sul mercatonero costaventivoltedi più rispetto ai prezzi, irrisori, di sei mesi fa. Un paradosso per la Libia, il Paese con le più vaste riservedigreggiodell’Africaincui l’Eni ha sempre giocato la parte delleonecomeprimooperatore. Oggi, però, le carte sistanno sparigliando. «Quel che occorre è che l’Italia rimanga, come è sempre stata, primo partner della Libia», ha dichiarato ieri da Cernobbio il ministro degli Esteri Franco Frattini, aggiungendo: «Abbiamo confermato gli impe-
gni: per ottobre saremo in grado di far ripartire la produzione (gas, ndr) di quello che era sotto il controllo dell’Eni». Un riferimento alla riattivazione del gasdotto sottomarino Greenstream, che collega la Sicilia alle coste libiche. Mentre Frattini annuncia lo scongelamento, entro 15giorni,di2,5miliardidibeni. I tempi per riattivare i giacimentipetroliferisarannopiùlunghi. E ci vorranno almeno 15-18
OBIETTIVO RICOSTRUZIONE
Malgrado non abbia ancora riconosciuto i «ribelli», Pechino chiede di garantire gli interessi delle imprese cinesi nel Paese mesipertornareailivelliproduttiviprecedentilarivolta,1,6milioni di barili al giorno, ha reso noto il ministero del Petrolio libico, ieri ufficialmente riaperto a Tripoli nonostante le ostilità siano ancorainatto(iribellihannodichiarato che questa mattina sferreranno l’offensiva a Bani Walid, dove potrebbenascondersiGheddafi). Nei giorni scorsi i ministri del Cnthanno precisato che saranno rispettatiicontrattifirmatiinprecedenza. Ma sono quelli futuri a
scatenare gli agguerriti competitorsstranieri.PerchéinLibia,metàdelsottosuolononèstatoancora esplorato, e le premesse sono davvero incoraggianti. Il Cnt lo hasmentito,macorrevocechein polepositioncisianoifrancesi. Gli altri paesi non stanno comunqueaguardare.Inclusiquelli che avevano riconosciuto come legittimo interlocutore il regime di Gheddafi anche durante la repressione,comelaRussia,cheperò ha appena riconosciuto il Cnt, e la Cina, che invece resta il solo PaesecondirittodivetoalConsiglio di Sicurezza dell’Onu a non averloancorafatto.Ilministrodegli Esteri russo, Serghej Lavrov, haresonotodiaverinvitatoirappresentanti del Cnt, a Mosca per discutere di energia e dei futuri contratti petroliferi. Mentre incontrandoilnumeroduedelCnt, Mahmoud Jibril, il viceministro degli Esteri cinese Zhai Jun ha chiesto di «garantire gli interessi delleimpresecinesiinLibia». La dissoluzione del regime riportaintantoallalucemoltidocumenti scomodi. Come quelli trovatiaTripolisuglistrettirapporti di collaborazione intrattenuti con l’entourage di Gheddafi nell’ultimo decennio dai servizi segreti occidentali, compresi Cia eMi6britannico. © RIPRODUZIONE RISERVATA
AFP
Muro di diffidenza tra Ankara e Gerusalemme di Alberto Negri ra forse inevitabile che Turchia e Israele arrivassero ai ferri corti: nessuno dei due vuole cedere il punto. Ankara esige scuse ufficiali e una compensazione per i nove cittadini turchi uccisi nell’assalto alla Mavi Marmara, Israele afferma che è diritto delle sue truppe difendersi e mantenere, a ogni costo, il blocco navale su Gaza. In mezzo c’è il rapporto delle Nazioni Unite, probabilmente assai vicino alla verità ma politicamente disastroso, un tentativomaldestrodimettered’accordo le due parti senza riparare i torti, veri e presunti. Le altre potenze, tra cui l’Europa, stanno a guardare colpevolmente perché l’episodio della Mavi Marmara è avvenuto nel Mediterraneo in acque internazionali, in uno scenario che riguarda tutti, non solo Turchia e Israele. Dellemisurediritorsioneprese da Ankara la più pericolosa nonèl’espulsionedell’ambasciatoremaladecisionedifarscortare i propri convogli commerciali dalla Marina militare quando attraversano le acque internazionali vicino a quelle di Israele: ilpericolodiprovocazioni,sevenisse attuata, sarebbe all’ordine del giorno. I duellanti si sono lanciati il guanto di sfida. E questo nel momento in cui i due Governi sono specularmente su posizioni estremiste.IlprimoministroturcoErdogan sbatteleporteinfaccia alle riunioni internazionali non è andato neppure a Parigi per la Libia - quando le cose non vannonelmodoincuialuiaggrada, come se fosse l’unico attore deputato a dire cosa è giusto o sbagliato. Anche quando ha ragione lo esprime con gesti umorali, più da capopopolo che da statista. Si arrabbia per i suoi stessi errori: sapeva che la Mavi Marmara costituiva una provocazione ma ha preferito raccogliere il consenso della piazze arabe piuttosto che difendere gli interessi nazionali. Anche questa è una politica legittima ma ha un prezzo. Era diventato amico personale diBasharAssadchevolevatrascinare a un accordo con Israele sul Golan. Per Bashar era arrivato già a uno scontro con Israele quando nel2007icacciadelloStatoebraico bombardarono il sito nucleare di Deir el Zhour senza avvertirlo. Adesso, deluso dal presidente siriano, ha mollato Assad e afferma che farà la fine di Mubarak, Ben Alì e Gheddafi. Israele è ostaggio degli ultranazionalisti di Lieberman e dei suoi problemi cronici con i palestinesi. Non riesce a elaborare una politica che esca dalla logica del fortino assediato e si permet-
E
Libia-Mozambico, 1-0. Migliaia di persone hanno salutato nella Piazza Verde di Tripoli la vittoria della Nazionale per le qualificazioni della Coppa d’Africa, sventolando la nuova bandiera libica
te operazioni belliche fuori da ogniregoladeldirittointernazionale. Sa di poterla fare franca per l’appoggio americano: ma chi ha perdutolaTurchia?ÈstatoIsraele stesso che ha continuato a immaginare i rapporti con Ankara comeseilmondononfossecambiato: al potere non ci sono più i generalisecolaristimaunGoverno legittimamente eletto che interpreta i sentimenti generali di insofferenza dell’opinione pubblicaneiconfrontidellatracotanza israeliana e ha costretto i militari in un angolo. Anche loro, per altro, non la pensano più come vent’anni fa quanto Ankara aveva un solo vero alleato in Medio Oriente: proprio Israele. Ilmondoarabo,untempocosì diffidenteneiconfrontideglieredi turchi dell’Impero ottomano, è cambiato e Israele non intende accettarlo: per questo ha problemi con l’Egitto e ne avrà ancora dipiùalprossimocambiodiregime a Damasco, dove Ankara si proponecomeilgrandeprotettore dell’opposizione. La stessa Turchia,conunGoverno islamico accettato anche in Occidente, è diventato per gli arabi un modello da seguire.
SFIDE E RITORSIONI
La crisi esplosa dopo l’episodio della Mavi Marmara alza il rischio di provocazioni nel Mediterraneo Certo la Turchia di Erdogan haambizionicheprimanonaveva. Vuole diventare il padrone del Mediterraneo orientale, sta varando una flotta competitiva. Eppure i duellanti hanno ancora molti interessi strategici in comune. La Turchia si prepara a ospitare un sofisticato sistema radar della Nato il cui scopo non dichiarato ma evidente è quello di monitorare e contrastare i missili balistici iraniani. Israele e la Turchia sono entrambi nemicigiuratidell’estremismoislamico equestoErdogan lo saperfettamente perché i servizi segreti dei due Paesi si sono scambiati, e forse lo fanno ancora, montagnediinformazioni.Furono tra l’altro gli israeliani ad aiutareiturchi a localizzare,durante la sua fuga nel ’98-99, Abdullah Ocalan, il capo della guerriglia curda del Pkk. I duellanti possono evitare lo scontro ma in Medio Oriente, sul versante orientale della Nato, nel pieno delle rivolte arabe e di difficili transizioni, si è costruitoun nuovo muro della diffidenza di cui non si sentiva il bisogno. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Israele. Gli «indignados» tornano in piazza
2010. Quattro corpi sono stati recuperati, mentre i cileni seguono con il fiato sospeso i notiziari che trasmettono in diretta le operazioni, anche se si dispera ormai di trovare qualcuno ancora in vita (nella foto, veglia a Santiago).
CUBA
Morto Regueiro, ministro Difesa All’età di 75 anni è morto a Cuba per un attacco di cuore il vicepresidente e ministro della Difesa, il generale Julio Casas Regueiro, che aveva preso il posto di Raul Castro alla guida delle forze armate rivoluzionarie nel 2008. Regueiro aveva gestito per anni l’industria militare cubana prima di subentrare a Castro alla Difesa. La tv di Stato ha annunciato tre giorni di lutto nazionale in suo onore.
Netanyahu promette riforme economiche TEL AVIV
Non ci sarà nessuno scontro navale tra Turchia e Israele. Lo ha assicurato ieri il viceministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, nel corso di un’intervista alla televisione pubblica sulla crisi con Ankara e il blocco di Gaza. Nel frattempo il Governo di Benjamin Netanyahu affronta un’altra crisi, tutta interna, le proteste sociali che ieri sera hanno di nuovo riempito le stradedi Tel Aviv e di altrecittà del Paese. "Lamarcia del milione", l’hanno chiamata forse con ottimismo gli organizzatori, portavoce degli indignados israeliani che protestano da luglio contro il carovita e le politiche sociali del Governo Netanyahu. Per correre ai ripari il primo ministro ha annunciato un pacchetto di riforme concrete da attuare già entro il Capodanno ebraico, a fine settembre. Netanyahu ha assicurato di essere deciso a dare «immediata attuazione» alle raccomandazioni
che il Governo riceverà dalla commissione di esperti presieduta dall’economista Manuel Trajtenberg: designata dallo stesso premier per dialogare con i dimostranti e individuare modifiche alla politica economica liberale seguita finora. Fra le misure che il Governo è pronto a varare su indicazione della commissione sono prevedibili una riduzione dei carichifiscali(soprattuttoafavore del lavoro dipendente e dei settori più impoveriti della classe media), un aumento dei fondi pubblici per l’istruzione e un programma di costruzione di nuove case popolari per far fronte al caro-alloggi. Netanyahu ha avvertito che non sarà possibile soddisfare tutte le richieste di una classe media che, come era scritto su uno striscione a Tel Aviv, «chiede un futuro». Malgrado leriforme annunciate,alleproteste hanno partecipato decine di migliaia di persone: «È il momento della verità», dicono gli organizzatori.
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Mondo 15
L’AMERICA DELL’11 SETTEMBRE
2001-2011. L’anniversario della tragedia trova il Paese ancora alla ricerca del modello di crescita e leadership perduto
1 Icostieconomiciemorali
AFP
INTERVISTA
TomRidge
Un Paese in ginocchio. Un furgone della Coca-Cola circondato dalle macerie delle Torri gemelle del World Trade Center a New York, dopo l’attacco sferrato da al-Qaida l’11 settembre del 2001
Le radici della crisi nel crollo delle Torri Un filo lungo dieci anni lega lo stallo economico degli Stati Uniti all’attacco di al-Qaida n agosto,nelcontestodiun annodifficileperl’America,il nostrogiornalehalanciatouna primainchiestasullacrisipolitica edeconomicaamericana.Nella settimanadeldecimo anniversariodell’attentatoalle TorriGemelle,l’obiettivodi questasecondainchiestaa puntateèlaricercadiunpercorso checonsentaall’Americadi chiudereconquell’attacco:per farlooccorrerisalirealleradici. Moltitraiproblemiamericanidi oggiderivanodall’11settembre. Maqualiequantisonoicosti moraliematerialichel’America staancorascontando?Quali furonolecomplicitàinterminidi politicamonetaria,fiscalee militare?Qualèilsalatissimo conto,neisuoidettagli,chesideve ancorapagare?Noiproponiamo unatesi:lacrisidel2007/2009e l’incapacitàdioggidiriprendersi sonodovutialleconseguenzedi quell’attacco,dalpuntodivista dell’impattomacroeconomicoe deicostimaterialiemorali. (m.p.)
I
Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente
Gliamericaniriflettonoprofondamente da qualche settimana: il decimo anniversario dell’11 settembrearriva in un momento molto difficile. Si accorgono che oltre alle guerre, alle body bags, alla convivenza con il terrorismo,ilcostopiùseriochesideve scontare oggi per scrollarsi di dossoil passatoresta quello economico. Archiviata l’euforia per l’uccisionediOsamabin Ladene perlemoltevittoriecontroilterrorismo, resta una vulnerabilità diffusa. Dieci anni fa, ci furono i morti, le Torri gemelle distrutte, il Pentagono bruciato, il territorio continentale violato. Oggi ci sonounmodellodicrescita,divitae di leadership, un’economia e unafinanzaincrisi,sfidepiùevanescenti di quella che si aprì dopol’attacco,controilterrorismo. Le due cose, l’attacco di allora e la crisi di oggi sono lo specchio l’uno dell’altra. Se l’evento storico è stato metabolizzato, non è stato esorcizzato. Del resto, ci vollero 20 anni per esorcizzare il Vietnam. Ci vorranno 20 anni perchiudereilcapitolo11settembre. E i tempi coincidono: ogni
economistaricordacheperuscire dalla stagnazione attuale ci vorranno dieci anni. Siamo dunqueametàdelguado,perchéicosti macroeconomici di quell’attacco,principalmenteunapolitica monetaria e fiscale che girano a vuoto, oggi non sembrano averesoluzione. Non che bin Laden lo avesse previsto,maloavevaintuito.Dalle fonti di intelligence raccolte subito dopo l’11 settembre, dai messaggi diretti e da intercettazionidi conversazioni di Osama, emersechiaroilsuodisegno:trascinare l’America in un conflitto conilmondoislamicocheavrebbe perduto; dare vigore all’idea di un nuovo califfato e stremare l’Americaeconomicamente.Dieci anni dopo il califfato non c’è, sulleguerreèprestopergiudicare, ma l’obiettivo di un affossamento economico è quello che hadatomaggioririsultati.BinLaden, sapeva che l’esplosione della Internet Bubble nel marzo del 2000 avrebbe portato una debolezza congiunturale. E calcolò i tempi per l’azione: con l’America debole economicamente il suo attacco avrebbe fatto esplodere i mercati e portato una depressione economica. Nel breve fallì. Ma attraverso un percorso tortuosoilsuoattaccohaportato irisultatiprevisti.Compliceignara,laFederalReserve. Fra il mese di gennaio e il 21 agosto del 2001, in reazione alla debolezza congiunturale, Alan Greenspan porta i tassi sui Fed fundsdal6,5al3,5%.Dopo21giornibinLadenattacca.Laconfusione sui mercati è al massimo. Il 17 settembre la Fed, con tassi già molto bassi, reagisce e li riduce dialtri50puntibase,al3%,espiegache«continueràafornireinusualivolumidiliquiditàaimercati,finoa che nonsitornerà acondizioni di mercato più normali». La riduzione dei tassi continua aggressiva,aottobresivaal2,5%. Il7diquelmesecomincialaguerrainAfghanistaneaumentanole incertezze geopolitiche. La Fed le menziona. George W. Bush promette una guerra anche control’Iraq.Anovembre2001itassi sono al 2% a dicembre all’1,75%. Fra il 18 marzo del 2002 e il novembre del 2002 si continua a parlare nelle dichiarazioni della
Feddi«grandiincertezzegeopolitiche».Anovembreitassiscendonoall’1,25%.Poi,nelgiugnodel 2003 all’1%. Ce n’era davvero bisogno a quel punto? In effetti la Fedcominciaaprendereattodel rischio che «una necessaria riallocazionedellerisorseintermini di politica fiscale possa diminuire a breve le prospettive di produttività». È fra il 2002 e l’inizio del 2003 checisirendecontocomelapolitica fiscale sia cambiata in modo ormai strutturale per garantire la sicurezza nazionale. Greenspan reagisce come può. Punta sulsettoreimmobiliareperunrecuperodellacrescita.Nonostante le critiche che giungono da ogniparteperunaccomodamento troppo prolungato, non vuole abbassare la guardia per evitare rischi possibili per la rielezione di George W. Bush nel novembre di quell’anno. Questo per dire che ci furono componenti an-
LENTA GUARIGIONE
Per uscire dalla stagnazione potrebbero servire altri 10 anni, quanti ne serviranno per esorcizzare lo shock dell’attentato sul suolo Usa chedipoliticainternaneiprocessidecisionali.Maèstatoconitassisuqueilivellichehannocominciato a formarsi la bolla immobiliare,leerogazionidiprestitisubprime, la bolla dei derivatie l’impacchettamento di rischi altissimiinstrumentiopachi.Lacrescita esponenziale di quegli strumenti e di quei rischi proprio tra il 2002 e il 2005. A questo hanno contribuitoglieccessidelmercato,lebanche,allaricercadiprofitti sempre più facili, le non banks bank, la mancanza di regole ferree, la deregolamentazione e moltialtrifattori.Malaradiceresta da una parte nella decisione della Fed di tenere i tassi bassi troppo a lungo e dall’altra da una politica fiscale che nel momento in cui si andava in guerra concedeva aggressivi riduzioni delle tasse. Politiche figlie entrambe dell’attaccodell’11 settembre. Poi, fra il 2005 e il 2006 i tassi tornano al 5,25% dove resteran-
no fino al 2007. Ma ormai è troppo tardi. Nel 2007 esplodono le contraddizioni di mercato, nel 2008 fallisce Lehman e nel 2011, per arrivare ai giorni dell’anniversario,lapoliticafiscaleequellamonetariagiranoavuoto.Iltasso di disoccupazione resta al 9,1%. «Il rischio di una nuova recessione è forte», dichiara l’economista Nouriel Roubini. Barry Bosworth ex consigliere economico di Jimmy Carter, economista a Harvard e ora alla Brookings Institution, osserva: «Non c’è dubbio che l’attacco di al-Qaida hacausatounareazioneforseeccessivadellaFed,manonpossiamoignorareancheleconseguenzedelleguerresullapoliticafiscale. Sono le due cose che hanno contribuito alla crisi del 2007-2009,dallaqualenoncisiamo ancora ripresi». Il rischio fiscale viene in effetti menzionato dalla Federal Reserve. Uno studio condotto dalla Brown University stima in 4mila miliardi di dollariilcostocomplessivolegatoall’attaccodell’11settembrefra guerre, assistenza, costi per la sicurezza(lostudioèsulsitowww. costsofwar.org). La manovra di austeritàsucuinonsièpoitrovatoilcompromessoloscorsoagosto è guarda caso proprio pari a 4mila miliardi. «La mancanza di risorse dal punto di vista fiscale restaoggi ilproblemapiù serio», dichiara Cary Leahy, economista alla Decision Economics. E il futuro?Difficile.Civorràunalunga convalescenza con altre contraddizioni che si accumulano: la politica di austerità per il rientro del disavanzo avrà effetti restrittiviproprioquandol’Americaè vicinaal doubledip. «Per assorbire queste contraddizioni ci vorranno forse dieci anni, nel frattempo la crescita sarà debole», aggiunge Leahy. I conti tornano, dunque. A dieci anni dal suo attacco bin Laden è morto. La sua macchina del terrore «è strategicamente distrutta», comehadettoilsegretarioalPentagono Leon Panetta. Ma l’America resta appunto a metà del guado, con tutte le conseguenze del casointerminidileadership,proprio su uno dei fronti centrali cheOsamaBinLadenvolevacolpire,quelloeconomico. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La ripresa non arriva L’ECONOMIA E I TASSI Variazione percentuale annua del Pil
2001
2002
2003
Tassi d’interesse, in %
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
11
8 Taglio dei tassi allo 0-0,25%
6 4 2 0 -2 Gli incentivi post 11 settembre evitano la recessione I bassi tassi spingono la crescita ma innescano la bolla immobiliare
-4 -6
La crisi dell’immobiliare e del credito colpisce l’economia
-8
Il crack di Lehman Brothers
-10 Fonte: Bureau of economic analysis, Federal Reserve
Il peso crescente del budget per la difesa Totale difesa
Spese militari
Veterani
Aiuti economici all’estero
(dati in miliardi di dollari)
964,8
1000
55,2 847,2 794,0 800
729,6
600,1 600
542,6 483,2
400
421,8
21,2
366,3
22,3
57,0
16,5
51,0
45,0
34,6
652,6
28,9
28,5
84,7
70,2
108,4 768,2 693,6
74,8
26,9
141,4
95,4
621,2 29,5
45,2
37,5
661,0
69,8 616,1
59,8
551,3 521,8 495,3
455,9 404,9
348,5 200
304,8
0 2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Informazioni condivise perbattere il terrorismo Marco Valsania CERNOBBIO. Dal nostro inviato
Tom Ridge è stato il primo ministro della Homeland Security, il Dipartimento per lasicurezzadelterritorioamericano nato in risposta agli attentatidell’11settembre.Adieci anni dalla tragedia crede che la minaccia dell’estremismo rimanga viva, anche dopo l’uccisione di Osama bin Laden, con il rischio di nuovi santuariinternazionalie diun crescenteterrorismointerno. E vede quale principale missionedelnuovoapparatodisicurezza quella di migliorare il flusso e la condivisione di informazioni, tra organismi di intelligenceesicurezzamaanche con il settore privato. Comeviveildecimoanniversario di quegli attentati? Possiamo ricordare la tragedia e celebrare la nostra capacitàdiresistere.Madeveessere anche un momento di riflessione su una minaccia, l’estremismo, che probabilmentenonpotremomaieliminaredeltuttomapossiamogestire. Sappiamo che la sua natura è cambiata: nell’ultimo annoemezzoabbiamoassistitoall’emergerediterroristiinterni,compresoilfallitoattentato a Times Square a New York. E di nuovi possibili santuari internazionali, dallo Yemen a tutta la penisola araba. Come crede sia gestibile oggi questa minaccia? Speroanzitutto chesappiamo metterla in prospettiva. GliStatiUnitidurantelaGuerraFredda, nonostante lo spettro di conflitti nucleari, hanno saputo costruire una grandeeconomia,faravanzareidiritticivili,avviarela rivoluzione tecnologica. Ma cosa significa l’evoluzione della sfida terroristica per le agenzie di sicurezza? Il problema principale è il coordinamento e la condivisionediinformazioninellacomunitàdiintelligence.Lastrage alla base di Fort Hood, dove diverse agenzie sapevano che l’ufficiale responsabile era stato in contatto con un leader estremista in Yemen e aveva fatto affermazioni aggressivecontrol’America,poteva essere evitata se qualcuno avesse collegato i fatti. Lei ha tenuto a battesimo il Dipartimento per la sicurezza interna nell’amministrazione repubblicana di George W. Bush. Cambierebbe qualcosa? Il ministero ha la missione corretta, occuparsi della sicurezza dei confini. E Barack Obama ha confermato molte delle esistenti politiche di sicurezza. Ma l’efficacia del Dipartimentodipendedall’intelligence che riceve: tutti i giornipassavoinrassegnaunamatrice delle minacce, in gran parte generata altrove, dall’Fbi,dallaCia.Ilfuturodeve quindi portare miglioramenti in quest’area. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Commando top secret. Il Washington Post fa luce sulla task force più segreta
I super-soldati che hanno ucciso Osama c Eliana Di Caro NEW YORK. Dal nostro inviato
Per gli americani, questa volta, sarà diverso, e non solo perché sono passati10 anni. Ricorderanno le vittime dell’11 settembre anche con la certezza dell’eliminazione, grazie a un blitz che è già storia, del nemico numero 1 del Paese, l’architetto dell’attentato del 2001: Osama bin Laden. Dietro l’operazione in cui il 2 maggio scorso fu ucciso in Pakistan il leader di al-Qaida c’era un commando speciale, la cui segretezza va al
di là della Cia, che risponde solo al ministro della Difesa e al presidente. Il Washington Post ne rivela molti dettagli in un estratto del libro dei suoi giornalisti Dana PriestandWilliamM.Arkin,intitolato Top secret America:
ÉLITE
Il nome dell’organismo è Jsoc, conta 25mila uomini selezioniati tra i migliori in forza ai corpi speciali e ha licenza di uccidere
theriseofthenewamericansecurity state. Il super commando si chiama Joint Special Operations Command (Jsoc), ed è nato in realtà nel 1980, quando contava solo 1.800 uomini ed ebbeunesordioinfelice:l’azione che avrebbe dovuto liberare a Teheran 52 membri dell’ambasciataamericanaprigionieri degli studenti iraniani finì con una collisione in volo fra elicotteri statunitensi nel deserto. Morirono in otto. Ma da allora le cose sono cambiate molto, anche per via dell’11 settembre. L’organismo
segreto è stato rafforzato, ha 25mila uomini (e alcune donne), le sue missioni si sono ampliate, con mezzi e risultati superiori a quelli della Cia. Sotto due presidenti e tre ministri ha raccolto dati e compiuto raid letali, la maggior parte dei quali in Iraq e Afghanistan, ma anche in Paesi con cui gli Stati Uniti non sono in guerra, dallo YemenalPakistan,dallaSomalia alle Filippine, dalla Nigeria alla Siria. Ovunque s’intravveda una reale o potenziale minaccia terroristica. E se la Cia con i suoi droni e le sue forze
paramilitari ha ucciso migliaia fra leader e mujaheddin qaidisti, osserva il Washington Post,ilJsocneha eliminatimolti di più; se la Cia ha catturato e interrogato con metodi poco ortodossi 100 sospetti terroristi,il Jsoc ne ha presi e torchiati «dieci volte di più». Al Jsoc è stata data l’autorità di selezionare individui e poi ucciderli piuttosto che sequestrarli e questo non ha mancato di suscitare polemiche. I suoi uomini non sono identificabili,anchequando lavorano in qualche ambasciata
LAPAROLA CHIAVE Jsoc
7 È l’acronimo di Joint Special Operations Command, il comando congiunto per le operazioni speciali che devono restare segrete a tutti: uno studio del Washington Post ha cercato di far luce su questa «Top Secret America», l’unità delle forze armate statunitensi che da squadra dedicata alla liberazione degli ostaggi è cresciuta fino a diventare, nelle parole di un suo membro, «la forza che ordina l’universo senza poter essere vista»
all’estero. Non portano divisa né gradi, non hanno nome né documenti.Si celano dietro soprannomi come Secret Army ofNorthernVirginia,Task Force Green, Task Force 11, Task Force121.Provengonodai principali corpi speciali, il mix miglioretra il Team 6 dei Navy,lo Special Tactics Squadron della Us Air Force, il 160˚Special Operations Aviation Regiment e il 75˚ reggimento dei Ranger. A guidare il Jsoc è stato per un lungo periodo il generale StanleyMcChrystal,chenetrasferì la sede in Iraq. L’organismo ha compiuto anche alcuni errori, il più clamoroso in Afghanistan: un massacro di civili che festeggiavano un matrimonionel villaggio di Kakarak,
il 1˚luglio 2002. L’obiettivo erano i talebani. Con il tempo il Jsoc ha creato una sua divisione di intelligence, indaga sui flussi di finanziamento dei network terroristici e si è specializzato anche sul fronte informatico e tecnologico. L’11 settembre 2008 il team cybernetico neutralizzò tutti i siti internet jihadisti. Con l’arrivo di Obama alla CasaBianca,ilsuper-commando è stato usato anche di più che da George W. Bush, ad esempio nello Yemen per far fuori i leader di al-Qaida. O, come tutti ricorderanno domenica prossima, quando dette il via libera a un blitz particolarmente sensibile, il 2 maggio, ad Abbottabad. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
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Lettere
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Il Paese, le scelte, la responsabilità L’APPELLO DI NAPOLITANO
È
necessario un impegno comune per approvare la manovra. L’appello alle forze politiche ribadito dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel video inviato al meeting di Cernobbio chiama direttamente alle proprie responsabilità Governo, maggioranza e opposizione. Come nella lettera inviata il 17 luglio al nostro giornale, Napolitano invita al confronto sui temi specifici, sulle misure concrete da adottare. Il momento per il Paese è estremamente delicato. Nonostante gli interventi della Bce, venerdì il differenziale tra i Bund tedeschi e i BTp è tornato di nuovo sopra quota 300 punti. I mercati chiedono decisioni rapide e credibilità. Il presidente della Repubblica ha ricordato quali sono gli impegni assunti nei confronti dell’Europa: approvare rapidamente una manovra rigorosa, arrivare al pareggio dibilancio.Nessunopuòsottrarsi all’impegno.Lasalvaguardia dell’Italia - e dell’euro - è interesse di tutti. Essenziale la riduzione del debito, decisivo il ritorno alla crescita «con proposte e opzioni» come scriveva al Sole apprezzando il metodo suggerito dal Manifesto per la crescita. La Bce, tutto il sistema europeo, la Banca d’Italia considerano le misure promesse il 5 agosto «decisive per consolidare e rinforzare la qualità e la credibilità della strategia italiana e della sua affidabilità creditizia». Non sono ammessi tentennamenti.
Misure strutturali
La fragilità delle democrazie nell’emergenza
Q
uanto sta accadendo in Usa e in Europa dimostra la fragilità delle democrazie. Un sistema di governo eccellente quando l’economia si sviluppa, la società è coesa, gli interessi sono complementari; se non è così, prevale l’emergenza che impone una riduzione dei gradi di libertà, difficile da accettare: il compromesso delle decisioni pubbliche condanna il Paese alla decadenza. Le Costituzioni affidano la gestione dell’emergenza al potere e alla leadership dei primi ministri, ma l’esito è troppo spesso inadeguato. Occorrono procedure costituzionali che correggano la debolezza intrinseca delle democrazie in situazioni di difficoltà.
L’estate dell’euro
principi: 1) intensificare una tassazione differenziata fra speculazione (transazioni, plusvalenze ecc.) e risparmio (cedole, piani di accumulo ecc.); 2) assoggettare a contributo di solidarietà progressivo tutte (dico tutte) le rendite pensionistiche non alimentate da effettivi accantonamenti contributivi durante la vita lavorativa, bensì derivanti da privilegi e regalie oggi non più sostenibili. Quest’ultimo intervento non significherebbe assolutamente affamare dei poveri pensionati, ma inizierebbe a restituire alle nuove generazioni quote di ricchezza che per alcuni decenni una parte delle passate generazioni si era arbitrariamente auto-attribuite.
Mario Unnia
Due ricette anti-crisi L’estate 2011 verrà probabilmente ricordata per la resa dei conti su alcuni nodi economici e sociali degli ultimi decenni, ma le risposte della politica sembrano tuttora ispirate a considerazioni elettorali e all’autoconservazione della casta. Da profano dei massimi sistemi economici sono spaventato da due criticità che riassumerei così: lo spostamento di risorse dall’economia reale alla finanza speculativa e una spesa pensionistica che divora risorse per lo stato sociale. Ecco allora due banali
Gino Pozzi
Meno oneri alle imprese
I tagli ai costi della politica La riduzione dei costi della politica è, purtroppo, uscita dalla manovra finanziaria, anche se sulla cancellazione delle Province e sul dimezzamento dei parlamentari c’era stata l’adesione unanime dei cittadini. Riguardo al successivo Ddl costituzionale, non mi fido affatto della promessa del Governo e della volontà del Parlamento, e faccio i complimenti al Sole 24 Ore che, come riportato a pagina 19 del quotidiano di ieri, «vigilerà, e racconterà se la promessa sarà mantenuta». Franco Sbrolla
Roseto degli Abruzzi (TE)
Lettera firmata
JEFFREY SACHS
Quando il Sol Levante tornerà a splendere? La crisi arrivata con terremoto e tsunami ha dato al Giappone anche l’opportunità di avviare le tanto attese riforme
Tiziano Premaor
La Bce non potrà continuare in eterno a comprare i nostri titoli di Stato e quindi o la situazione si riequilibra e restituisce fiducia agli investitori sulle capacità dell’Italia di onorare il debito, o ciò non avviene e allora vi sarà il "default", ovvero la bancarotta, con le drammatiche conseguenze che da essa deriveranno. Ecco perché è importante che ora il Parlamento apporti correzioni alla manovra finalizzate alla crescita, riducendo gli oneri a carico delle imprese e introducendo il quoziente familiare che aumenti il potere di acquisto delle famiglie.
Roma
HEIZO TAKENAKA
GLI ECONOMISTI SUL SITO DEL SOLE 24 ORE www.ilsole24ore.com
Domenico Rosa
Assisto con incredulità alle vicende relative alla manovra che dovrebbe salvare l’Italia. Ormai tutti gli italiani si sono resi conto, tranne evidentemente chi ci governa, che siamo nelle mani del mercato che compra i nostri titoli di Stato e della Bce che li sostiene. Se loro ci chiedono misure strutturali, con risparmi quantificabili, noi non possiamo che adeguarci, pena un sempre più pesante carico di interessi sul debito. Penso che gli elettori siano sufficientemente maturi per capire che non è più il momento di pensare a salvaguardare i privilegi. Dobbiamo proteggere i risparmi delle famiglie, le nostre banche. La lotta all’evasione è certo una buona cosa, così come privatizzazioni, vendita del patrimonio immobiliare dello Stato e altre misure non ricorrenti.
Se gli americani decidono di consumare poco Gli Usa hanno bisogno di una serie di politiche adatte alle necessità e alle pressioni che gravano sui consumatori
REGOLE E FINANZA
Lo spreco continuo delle risorse migliori
Se la politica attacca i mercati
LEDIMISSIONIDIVERONESI
Obama cita in giudizio le banche e la Fed incalza Bank of America
F
di Guido Rossi
orse fa bene il nostro Paese a chiedere ai suoi uomini miglioridi cimentarsiin sfide impossibili.Agli atleti, dello sport e della scienza, conviene alzare l’asticella. Peccato che in qualche caso il giocosia a perdere, non a vincere. Ne sa qualcosa l’oncologo Umberto Veronesi. EradiventatopilotadellanascenteAgenzia perlasicurezza nucleare. Il Governo era riuscito a convincerlo con qualche fatica, lui che è un acceso sostenitore dell’atomo al servizio dell’uomo, ma anche un senatore Pd, partito che non vedeva di buon occhio il piano nucleare di Berlusconi. Fatica e impegno sprecati, quelli del professore. Non c’era bisogno del referendum antiatomo del giugno scorso per affossare l’operazione lanciata in pompa magna due anni fa. A seppellire fin dai primi vagiti l’Agenzia, dopo averle dato una serie di compiti che pur prescindevano dalla costruzione delle nuove centrali ci aveva pensato direttamente il Governo. Sede indefinita ancora oggi. Niente fondi. Niente uomini. Veronesi hatenuto botta, ha sperato, fino a questa estate. Poi si è dimesso. Siamo sicuri che questo Paese abbia diritto di trattare così i suoi uomini migliori?
Una soluzione per Popolare Milano ILDIBATTITOSULLAGOVERNANCE
L
a Banca Popolare di Milano, cooperativa dominata dalpesodecisivodeidipendenti-soci,finalmentevaluta un cambiamento della governance. La spinta non è certo interna, ma voluta dagli investitori, dai grandi soci (a partire dai francesi del Crédit Mutuel) e – soprattutto – dalla Banca d’Italia. Il possibile punto d’arrivo è il sistemadigovernanceduale, basatosuunconsigliodi sorveglianza, cui vengono demandate strategie e controlli, e un consiglio di gestione. Una formula che in Italia è stata introdotta di recente e non ha dato prove particolarmente efficaci tanto che, alcune banche che l’hanno adottata, come Mediobanca e Banco Popolare, l’hanno già cambiata(ohannoannunciato difarlo). Nelcaso dellaBpm,tuttavia, l’esperimento ha un senso che, pur con le dovute cautele, può essere assimilato al sistema tedesco. Anche in Germania, come in Bpm, il sindacato dei lavoratori (pur con modalità diverse) ha un forte peso nelle aziende. Il duale consente una rappresentanza del sindacato dei dipendenti nel consiglio di sorveglianza (Vorstand, in Germania), senza intromissioni nella gestione. Per la Bpm, si tratterebbe di una piccola rivoluzione.
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Mondiali di atletica
u Continua da pagina 1
L’
azione legale dell’agenzia governativa ha lo scopo di ottenere dalle banche il rimborso delle perdite subite da Fannie e Freddie, ammontantia piùdi 30 miliardididollari.Vainoltrericordatocheimutui ipotecari (subprime) sono stati indicati come origine dell’attuale crisi, esplosa soprattutto grazie alle innovazioni finanziarie dei derivati il cui valore è ancora oggi almeno sei-settevoltesuperiorealPildelmondointero. Né va scordato che un gruppo di dieci grandibanchecontrollacircail90%delmercatodeititoliderivati. La decisione del Governo americano, che era già stata preceduta da una causa intentata con le medesime accuse all’Ubs nel mese di luglio, manda improvvisamente al macerouna serie di principi, di filosofie e di miti,suiqualisièrettal’economiaglobale. Il primo di essi a cadere è l’epicentro del capitalismo finanziario, quell’entità metafisica chiamata "mercato", giudice indiscusso dell’efficienza e dell’equità degli scambi, che si appalesa invece un complesso sistema,tutt’altro che metafisico,non soloasimmetrico e opaco nell’informazione, ma manipolato dalle grandi istituzioni finanziarie privatee dalla speculazione.Ciò che èmaggiormentesingolare è che questa rivoluzionariasmentitanonvengadaqualcheisolato detrattore intellettuale, bensì dal Governo americano,finoraimpegnatocoldenarodei contribuenti a salvare soprattutto le grandi banche, evitandone il fallimento. Salvataggiochehaavutocomeeffettoparadossaledi alimentare e non frenare la speculazione, imponendo misure di austerità negli Usa e in Europa, con la conseguente immissione di ulteriore liquidità da parte delle banche centraliperacquistaretitolipubblici. Il secondo principio che sta saltando è il "too big to fail" (troppo grande per fallire) sulla motivazione che quel fallimento potrebbe provocare una catastrofe apocalitticanell’economiaenella politica.Ilconcetto di "istituti di sistema" che debbono essere comunquesalvatièperlaprimavoltaminacciatodalprincipiodiresponsabilità,caposaldoquestodiogni teoriadella giustizia, efattofinalmentevalereneiconfrontidellairre-
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AFP
Primamedagliaazzurra dallaDiMartino Prima medaglia per l’Italia ai Mondiali di atletica a Daegu, in Corea del Nord: Antonietta Di Martino (nella foto) ha vinto il bronzo nel salto in alto. La 33enne campionessa campana ha saltato 2 metri. Oro alla russa Chicerova, argento alla croata Vlasic. Usain Bolt, dopo la débâcle dei 100 metri, ha vinto i 200 con un tempo stratosferico: 19"40.
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sponsabilelibertàdeimercatifinanziari.Ma ilfattoassolutamentenuovoèchenonsiano isingoli investitori danneggiati arichiedere il rimborso dei danni subiti, ma il Governo degli Stati Uniti. Sembra questa una prima, evidente e impietosa rivolta della politica neiconfrontidellasuasudditanzaallafinanza,agli investitoriistituzionali, agli speculatori.Cisipuòchiedereallorasel’azionecontrolebanchepotrebbecostringerlearisarcire i danni e a rischiare nuovamente l’insolvenza,maquestavoltaafallire? Il terzo principio, che cancella anni di ignoranza,èilricorsoaldiritto,einparticolareallagiustiziacivile,dapartedellapolitica e non solo dei risparmiatori arrabbiati. La politica che finora il diritto l’ha creato sembra adesso finalmente obbedire allo Stato di diritto. Il capitalismo finanziario avevadasemprecondizionato,deitrepoterifondamentalidellademocrazia,l’esecutivoeillegislativo,imponendoregoleautoreferenzialiasuaesclusivaprotezioneeincurante della tutela dei meno abbienti, fiducioso che il ricorso al potere giurisdizionale rimanesse comunque marginale e preferibilmente delegittimato. Questa nuova svolta americana rimette decisamente in discussione tutta la strutturadell’economia finanziaria e i principi dellademocrazia,spingendoarifondarelebasi sullequaliimpostareleregoledellaglobalizzazionecapitalista.Questavolta,oltreadeciderecomedebbarisolversilacrisicondiretti e indiretti problemi, riguardanti il flusso dei capitali, la qualità degli investimenti, la disoccupazione, la tutela di una vita buona deicittadini,ladestinazionedeldebitopubblico e tutto quel che dipende dalla politica economica non sembrano più essere solamente i politici, i banchieri centrali con i lorosuggeritori,maancheigiudici,enonsolo quelli penali. Più che mai sono ancora oggi decisiveleideedelfamososaggioLafunzione della giurisprudenza al tempo presente di PieroCalamandreidel 1955. L’operadel giudice infatti nell’economia ha, nel bene e nel male (ricordo che la Corte suprema degli StatiUnitibocciò unaserie dileggidel New Deal roosveltiano), una funzione, sicuramentenonsolointerpretativa,direttaasoddisfareleragionieleesigenzedilegalità,senzasacrificarenéequitànégiustizia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il dilemma infernale della Bce e dell’Italia di Luigi Zingales u Continua da pagina 1
E
così è stato. L’intervento della Banca centrale europea e l’immediata presentazione di una nuova, più ambiziosa, manovra da parte del nostro Governo hanno temporaneamente ridotto lo spread al di sotto dei 300 punti. Ma era solo una pausa, non una svolta. Il mercato aspettava di vedere se poteva ancora credere nella nuova manovra del Governo italiano. Purtroppo, le lotte intestine nel Governo hanno avuto un effetto negativo. Perfino il Wall Street Journal, uno dei pochi giornali internazionali che ha sempre mostrato un occhio di riguardo verso il nostro presidente del Consiglio, ha scritto un articolo molto critico in cui si sottolineava che le recenti proposte di Silvio Berlusconi avevano «seminato confusione sia tra i suoi alleati che tra i suoi critici». LasperanzadellaBancacentrale europeaerachebastassedettaredelle condizioniperindurreilGovernoitaliano afarequellocheavrebbedovutofaregià daiprimidiluglio.Purtropposièrivelata unapiaillusione.Rassicuratodalla riduzionedeglispread,ilGovernoitaliano hacominciatolentamenteafaremarcia
LA VIA D’USCITA
STEPHEN S. ROACH Un’economia che vada alla ricerca della felicità Occorre promuovere la sostenibilità ambientale e i valori di compassione e onestà che la società richiede
LAMANOVRAELACRISI
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Punire il Governo avrebbe effetti così catastrofici che Francoforte non può credibilmente minacciarlo: il pallino passa al Parlamento indietro.ItaglidelleProvincesonostati aboliti,il"contributodisolidarietà" eliminato,tuttalamanovrafortemente annacquata. A questo punto la Banca centrale europea si trova di fronte a una scelta difficilissima. Se vuole favorire il processo di integrazione europea, deve punire l’Italia o per lo meno il suo Governo che non ha mantenuto i patti. La fattibilità di un’unione fiscale, con i trasferimenti che essa comporta, si basa sulla capacità delle istituzioni europee di controllare i Governi nazionali eccessivamente prodighi. Senza questa capacità di controllo i trasferimenti avrebbero solo l’effetto di prolungare il dissesto finanziario dei Governi nazionali, non di risolverlo. Continuare a sostenere l’Italia nonostante la violazione della promessa fatta, distrugge la credibilità di ogni condizione futura e quindi il futuro dell’Unione Europea. Tuttavia,laBce èconsapevole che abbandonareadessol’Italia alsuodestino equivarrebbeallafine dell’euro. SpingendoilGovernoafare ilsuodovere, laBcene hamesso anudol’inaffidabilità, paradossalmentepeggiorandone l’immagine.Perquesto motivoè possibile chedomani, ancheinpresenza diacquisti dellaBce, glispread schizzinoalrialzo.È certoperòche inassenzadel sostegno dellaBcelasituazione sarebbedigran lungapeggioreaquella del5 agosto. Anchesel’EuropeanFinancialStability Facility(Efsf)volesseintervenire,non avrebbesufficientirisorseper farlo. D’altrapartenon cisarebbe iltempoper farvotareatutti iParlamentieuropeiun aumentodelladotazionedell’Efsf, anche seci fosselavolontà politicadi farlo. L’abbandono dell’Italia da parte della Bce porterebbe quasi inevitabilmente a un default del Paese (e quindi delle banche italiane che detengono grosse quantità di titoli pubblici). Facilmente questi default si propagherebbero alle banche francesi e tedesche, con conseguenze inimmaginabili. Difficilmente l’euro sopravvivrebbe a questo scenario. In altre parole, punire il Governo italiano avrebbe effetti così catastrofici che la Banca centrale europea non può credibilmente minacciarlo. Non potendo farlo, manca di credibilità. Pensava di poter facilmente controllare il Governo italiano. Ora invece, paradossalmente, ne è vittima. Qualeviadiuscita? Chesia ilnostro ParlamentoapunireilGovernoperlasua inettitudine.Nonè tantoun problemadi maggioranzaquantodicapacità e credibilitàdell’azione digoverno:osi cambiaosi escedall’Europa. luigi.zingales@chicagobooth.edu © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Commenti e inchieste 17
La crisi dell’euro
Padre nobile. Helmut Kohl, 81 anni, cancelliere tedesco dal 1982 al 1998, è uno dei padri dell’euro e dell’Unione Europea allargata
LA PROPOSTA PRODI-QUADRIO CURZIO
Strade parallele. Lo strumento di garanzia non deve bloccare il processo di risanamento dei conti pubblici nei singoli Paesi
Eurobond polizza sul futuro
LE INIZIATIVE Dal manifesto del Sole
La proposta del 23 agosto
Ceca, Cee e Ue apparivano poco utili a Berlino: la storia ha smentito tutti di Valerio Castronovo he l’adozione degli eurobond dipenda da una risoluzione politica, e in particolare dal consenso dei Paesi più forti che dovrebbero garantirli per primi, è indiscutibile. Alla proposta di RomanoProdieAlbertoQuadrioCurziosièperciò obiettato, da varie parti, che essa sia irrealizzabile, in quanto non esiste oggi in Europa un effettivo assetto politico-istituzionale unitario, tale da rendere possibile l’attuazione di soluzioni largamente condivise e tantomeno globali. E che, anzi, si èaccentuata negli ultimi tempila tendenza dei singoli Governi ad agire ognunoper proprio conto, mentre è cresciuto l’euroscetticismo dell’opinione pubblica. Di
C
LA TEMPRA DEI LEADER
La profonda differenza tra Kohl e Merkel è nella capacità di visione: un’Europa coesa è un vantaggio anche per gli Stati più forti
Offerta valida fino al 4 settembre solo nei punti vendita che aderiscono all’iniziativa. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Salvo approvazione di Findomestic Banca S.p.A. Al fine di gestire le tue spese in modo responsabile, Findomestic ti ricorda, prima di sottoscrivere il contratto, di prendere visione di tutte le condizioni economiche e contrattuali, facendo riferimento alle Informazioni Europee di Base sul Credito ai Consumatori presso il punto vendita. Chateau d’Ax, fornitore di beni e servizi per la promozione e collocamento di contratti di finanziamento di Findomestic Banca S.p.A., per l’acquisto dei propri beni e servizi è legato da rapporti contrattuali con uno o più finanziatori.
conseguenza, poiché non è dato vedere l’esistenzadi una classe dirigente europeaautorevole e lungimirante in grado di esercitare una vigorosa azione politica, dovremmo rassegnarci purtroppo a navigare a vista sperando nella buona sorte? Senonché, determinate finalità ed esigenze dicarattereeconomicodovrebberovalereanche oggi, come di fatto è successo finora, nei momenti cruciali, nel segnare le direttrici di marciadell’Europa.Ciònonsignifica,beninteso, sottovalutare il ruolo eminente che a tal fine hanno avuto, lungo la strada, sia i calcoli di politicainternazionale (comequellidovutialla necessità di contrapporre un solido sbarramento euro-occidentale, all’insegna dei principi democratici e di concerto con gli Stati Uniti, all’Est comunista e all’Urss) sia motivi ideali (come quelli patrocinati dal movimentofederalistadiAltieroSpinelliedavari esponenti del mondo culturale).
Cristina Chiabotto presenta la sua casa nei negozi Chateau d’Ax. Il divano Silhouette dal design conviviale, aperto a ricevere tanti amici, è disponibile con oltre 1500 possibilità di rivestimento.
Tuttavia, l’atto di battesimo nel 1957 della Comunità europea è avvenuto, dopo una gestione collegiale degli aiuti del Piano Marshall, alla luce dei risultati conseguiti con la Comunità del carbone e dell’acciaio nella valorizzazionediundistrettoeconomiconevralgico come la Ruhr; e la creazione della Cee videla lucepersmantellarelebarriereprotezionistiche e mettere insieme le forze necessarie a una crescita economica tale da fronteggiare con successo la concorrenza americana. D’altronde, alla base della Comunità europea continuò poi a fare da perno un asse franco-tedesco basato in pratica su un’intesa bilateraleapresidiodeirispettivicampid’interesse che, per Bonn, era quello industriale e, per Parigi, quello agricolo e nucleare, integrato successivamente, per coinvolgere l’Italia, dall’istituzionedi unFondoeuropeodisviluppo regionale. Né si può dimenticare il fatto che, ad agire da preludio alla creazione di un ParlamentoeuropeoelettivoealrafforzamentodellefunzionidellaCommissionediBruxelles, rispetto ai poteri del Consiglio dei ministri e dei capi di Stato, fu la creazione nel 1979 dello Sme, sui rapporti di cambio fra le diverse valute per arginare gli effetti dirompenti prodotti dalla disgregazione del sistema di Bretton Woods e dalla stagflazione. Per quanto riguarda la prospettiva, affacciatasi dopo il crollo del Muro di Berlino, di trasformare quella che, a giudizio di molti osservatori, seguitava a essere un’Europa dei mercanti in una compagine politica sovranazionale, furono innanzitutto, ancora una volta, due decisioni di carattere economico: comelarinuncia diKohlal "supermarco"afavorediunacostituendaUnione monetariaeuropea (al fine di rimuovere le preoccupazioni francesi sulla riunificazione della Germania) e la firma del Trattato di Maastricht, congegnato tal quale voleva la Bundesbank, per l’unione economica e monetaria. Tant’è che venneroconsideratealtrettante premessedeterminanti per la creazione di un’effettiva entità politica europea più robusta e allargata, con salde fondamenta identitarie e tale da esercitare un ruolo più incisivo sul piano della sicurezza e delle relazioni internazionali.
La cucina Milano è laccata lucida in 101 colori del campionario Colordax, così come il mobile Simplì per la zona living.
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REUTERS
Ciò poi non è avvenuto, dato che, una volta istituita l’Eurozona, si ritenne in sostanza di poter vivere di rendita o quasi, con tutti gli effetti negativi, aggravati dalla recessione del 2008, che sono oggi sotto gli occhi di tutti. Di conseguenza, la crisi dell’euro dovrebbe agire adesso, da imperativo categorico per superare la situazione di stallo e d’emergenzain cui ci troviamo, senza dover attendere che a tal fine si compiano prima o poi ulteriori passi verso l’integrazione politica europea,di cui del resto non s’intravede alcun sintomo concreto. E fra le risoluzionida prendere figura appunto quella degli eurobond. Quella del debito pubblico non è infatti una questione riguardante soltanto alcuni Paesi europeipiùdeboli ma, siapur indiversa misura, altri Paesi del Vecchio continente in cui esso risulta poco al di sotto della soglia del 100% del Pil o vi si potrebbe avvicinare. Naturalmente, affinché sia possibile varare l’emissione di eurobond, occorre escludere nel modo più tassativo che a pagarne il conto siano alla fine i Paesi più virtuosi. E ciò comporta che tutti gli altri (a cominciare dal nostro) adottino a livello nazionale una severa politica di rigore nella spesa pubblica ed efficaci riforme strutturali per rilanciare la crescita. A queste precise condizioni, corroborate da concrete clausole e garanzie, non si vede come il Governo di Angela Merkel possa mostrarsi refrattario, a differenza dalla Spd, all’istituzione del debito pubblico europeo, che è l’unico modo per la Ue di finanziarsi autonomamente nel mercato a costi accettabili e di generare risorse per investimenti strategici. D’altronde, a Berlino si dovrebbe tenere a mente che l’Europa comunitaria ha assecondatofinora, in particolar modo,l’evoluzione della Germania tanto sul versante economico(dalla creazionedi un ampio mercato continentale per le esportazioni manifatturiere essenziali per la sua industria, all’ascesadelle sue banche nel firmamento finanziario) che su quello politico (dalla sua riabilitazione internazionale nel secondo dopoguerra alla riunificazione tedesca). © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Europa adotti eurobond (titoli di debito europeo) per sostenere i Paesi in crisi, evitando l’innalzamento nell’area euro dei tassi e garantendo la possibilità ai Paesi membri di finanziarsi a costi accettabili. L’Efsf (ma si possono immaginare emittenti quali Bei o Esm) potrebbe collocare bond fino a 2.000 miliardi (dagli attuali 225) con garanzie per 3.500 miliardi. Questa raccolta potrebbe servire a sostenere investimenti in infrastrutture con ricadute importanti pure per l’Italia
p Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio hanno proposto sul Sole 24 Ore di martedì 23 agosto la creazione degli EuroUnionBond, emessi dal Fondo finanziario europeo (Ffe). Il capitale dovrebbe essere costituito dalle riserve auree dei Paesi, da obbligazioni e azioni di società pubbliche. Con mille miliardi di capitale l’Ffe potrebbe fare una emissione di 3mila miliardi.
Il dibattito
Il fondo Efsf Ripartizione % Germania
27,06
Francia
20,32
Italia
Belgio
3,47
Austria
2,78
Portogallo
2,50
Finlandia
1,79
Grecia
1,79
Irlanda
1,59
17,86
Spagna
11,87
Olanda
5,70
Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore
p Il 24 agosto, un sì bipartisan dai politici italiani all’Eub. Il 25 agosto i pareri di Sergio Marchionne e Francesco Caselli. Sul giornale del 26 agosto, le critiche di Roberto Perotti e Luigi Zingales: chi paga il conto per i più deboli? Il 27 agosto, l’ok dal Nobel Mundell; il 28 agosto il giudizio di Tremonti e il 30 l’analisi di Gianni Toniolo. Il 1˚ settembre il commento di Mauro Baranzini e il 2 quello di Giorgio Barba Navaretti. Ieri l’intervento del ministro Renato Brunetta (sopra).
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Politica e società 19
Inchiesta sui ricatti. Interrogato per 6 ore: «Soldi ricevuti come atto di liberalità, Berlusconi non sapeva che le ragazze erano escort»
Centrodestra. Ma è gelo nel Carroccio
Tarantini: dal premier solo prestiti
Alfano: Berlusconi sarà candidato anche nel 2013
Il procuratore Laudati: falsità su di me, ho chiesto un’ispezione - Probabile sì da Palma Simone Di Meo NAPOLI
Sei ore di interrogatorio per Gianpaolo Tarantini, alla presenza dei pm, per ribadire ciò che aveva già affermato in unamemoria difensiva preparata 24 ore prima dell’arresto. E cioè che il giornalista Valter Lavitola ha approfittato della sua buonafede, raggirandolo, e che i 500mila euro avuti da Silvio Berlusconi «erano soltanto un prestito per rimettersi in carreggiata» e per pagare debiti «non onorati» a Bari. Soldi ottenuti grazie al buon
IL GUARDASIGILLI
Prenderà una decisione nei prossimi giorni dopo aver valutato: ma sarebbe favorevole trattandosi di richiesta per auto-tutela LA MOGLIE SCARCERATA
I magistrati hanno concesso ieri sera gli arresti domiciliari ad Angela Devenuto Chiesta la scarcerazione anche per l’imprenditore cuore del presidente del Consiglio,perilqualeerano«unatto di liberalità» e con il quale ha avuto un incontro a Villa San Martino nel marzo 2011 alla presenza dello stesso Lavitola. Ma lui li avrebbe certamente restituiti una volta ripresosi dalle difficoltà finanziarie che lo assillano. Il giorno dell’interrogatorio di Tarantini e di sua moglie, AngelaDevenuto, passa attraverso le domande del gip e dei pubbliciministeri sui rapporti con il direttore-editore dell’Avanti Lavitola e le voci sulla scarcerazione della don-
na.Levocisonodiventaterealtà nella tarda serata di ieri, quandoilgiphadecisodiaccoglierelarichiestadegliavvocati difensori, Alessandro Diddi e Ivan Filippelli, e di concedere gli arresti domiciliari all’indagata, rispetto alla quale il giudice ha ritenuto affievolite le esigenze cautelari. Quanto alla ricostruzione dei fatti offerta dall’imprenditore pugliese, i suoi legali esprimono ottimismo: hanno depositato una richiesta di scarcerazione sulla scorta di un contributo informativo del loro assistito definito «soddisfacente», soprattutto in relazione ai suoi contatti con Lavitola (latitante a Panama, dopo un periodo trascorso in Brasile). Contatti instaurati di recente, che mai - secondo Tarantini - hanno assunto i connotati di un patto criminale per mettere «spalle al muro» o peggio «in ginocchio» il presidente del Consiglio Berlusconi. «A mio carico - aveva spiegato Tarantini - oltre alla mia famiglia,composta damiamoglie e da due bambine di due e sette anni, vi è quella di mio fratello, composta da moglie e figlio, nonché la mia anziana madrevedova. Peraltroho numerosi debiti personali lasciatiaBarichenonhopotutoonorare». Tarantiniaveva espressodispiacere peravercoinvolto Berlusconi nello scandalo: «Ribadisco che egli è completamente estraneo avendo io retribuito le ragazze che venivanoospitatepressolasuaabitazione a sua assoluta insaputa». E ancora: «Avevo timore che una mia eventuale uscita dal processo avrebbe potuto determinare una caduta di attenzione da parte del presidente per le mie vicende... Mi rendo conto - aveva aggiunto
«Sistema Penati», da domani si riparte con gli interrogatori MILANO
Riprenderanno da domani gli interrogatori del Gip Anna Magelli nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto "sistema Sesto", il presunto giro di tangentilegate alleareeexFalcke Marelli che avrebbe avuto comedestinataril’expresidentedellaprovinciadiMilano Filippo Penati (Pd) e il suo braccio destro Giordano Vimercati. Ad essere ascoltati saranno l’ex assessore all’Edilizia del Comune di Sesto San Giovanni, Pasqualino Di Leva, e l’architettoMarcoMagni,entrambi arrestati per corruzione per
IN CARCERE
Il Gip ascolterà l’ex assessore Di Leva Il «faro» degli inquirenti si estende ad altri appalti nell’hinterland milanese fatti risalenti al biennio 2006-2008 (il legale del primo hachiesto algip che il suo assistito sia rimesso in libertà o che, in subordine, gli vengano concessi gli arresti domiciliari). Su Penati, invece, si attende la decisione del Tribunale del Riesame che dovrà esprimersi sul ricorso dei pm di Monza,WalterMapellieFranca Macchia, contro la decisione del Gip di negare l’arresto dell’esponente democratico: il giudice ha infatti riqualificato l’accusa di concussione in corruzione e, dunque, malgrado gli episodi contestati a Penati sono cancellati dalla prescrizione. DaSestoSanGiovanniintanto la vicenda si allarga all’hinterland milanese. Le verifiche dei Pm vanno avanti alla ricerca di episodi che travalicano i confinidelcomunedicuiPenati stesso è stato sindaco. Il nuovodossier su cuisi stalavorando è quello sull’Idroscalo cen-
ter a Segrate, area destinata a ospitare maxi centri commerciali:alegarelavicendaalquelladi"origine"èl’ingegnere-imprenditore Michele Molina, di cui si studiano i rapporti con l’architetto Renato Sarno, ritenuto dai pm un «intermediario» molto vicino agli interessi diPenati.Aparlaredi relazioni economiche poco chiare tra Molinae Sarno è l’imprenditore Piero DiCaterina, che ha accusato a più riprese Penati. Tutta la vicenda continua a scuotere il centro-sinistra milanese. Ieri il sindaco Giuliano Pisapia, la cui giunta è stata messain difficoltà dal casoPenati per il legame tra il giovane assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, e l’ex presidentedella Provinciamilanese, si è rivolto alle forze della sua maggioranza: «Lancio un appello a quell’unità che ci ha fatto vincere la campagna elettorale – ha detto – e per fare restare Milano un punto di riferimento per tutta Italia». Poi ha sottolineato: «Daparte di tutti c’è unariflessionetra noiche però –ha assicurato– nonsignifica unadivisione tra noi» con riferimento allefratture trapartiti e "popolo arancione". Dell’inchiesta ha parlato ieriancheCorradoPassera,consigliere delegato di Intesa San Paolo, per il coinvolgimento di un dirigente dell’istituto, Maurizio Pagani (indagato). «Non è emerso per ora, anche da approfondimenti interni, alcunché di non corretto da parte di nostri collaboratori» ha precisato Passera che ha sottolineato:«Sul caso specifico collaboriamo con la magistratura». Su progetti infrastrutturali,ha concluso,«bisogna avere cautele», ma quantoè successo«non mettein discussione il nostro impegno per lavorare a progetti locali e nazionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’imprenditore - della puerilità del mio agire, avendo in quel momento anche dubitato della spontaneità e generositàdelpresidente,peròoccorre sottolineare che all’epoca io ero ancora in attesa del finanziamento di 500mila euro che mi era stato promesso». I pm titolari del fascicolo hanno voluto approfondire anche il contenuto oscuro di alcune intercettazioni da cui sarebbe emerso il presunto tentativo, da parte del procuratore di Bari Antonio Laudati, di chiudere l’inchiesta sulle escort in maniera favorevole al Premier (appena ieri, è stata confermata la notizia che i pm di Lecce indagano sui colleghi del capoluogo pugliese proprioin relazione alleattività inquirenti riguardanti Tarantini). Anche in questo caso, l’imprenditore pugliese ha smentito la ricostruzione dei fatti ipotizzata dai pm, sostenendo di non essere a conoscenza di alcun episodio o condotta sospetta da parte del capo dell’ufficio giudiziario barese. Ilquale, comunque, ha deciso di uscire allo scoperto chiedendo una ispezione al ministrodella Giustizia(ilqualesarebbe orientato a concederla, trattandosi di una richiesta per auto-tutela del magistrato). Laudati ha sostenuto che l’informativa finale sull’inchiesta sulle escort è stata depositata nel luglio scorso e che,dunque,nemmenol’intervista di Patrizia D'Addario a propositodi unpresuntocomplotto anti-premier avrebbe potuto rallentare l’attività investigativa. «Se emergeranno ombre sul mio operato, chiederò al Csm di essere destinato ad altro incarico», ha concluso Laudati. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE INDAGINI
ROMA. EMBLEMA
GianpaoloTarantini(fotoinalto)èstatoarrestato insiemeconlamoglieAngelaDevenutoconl’accusa diestorsioneaidannidiSilvioBerlsuconi.Ilpremier sarebbestatoindottoapagareperevitareilcambiodi strategiaprocessualedapartediTarantini,indagato
perfavoreggiamentoesfruttamentodella prostituzioneperaverportatoragazzenelleresidenze delpresidentedelConsiglio.IeriTarantiniha spiegatocheildenaroèstatounaiutocheilpremier glihaconcessoperlesuedifficoltàeconomiche
ANSA
ValterLavitola(fotoasinistra),editoreedirettore dell’«Avanti!»,èconsideratodaiPmdiNapolila "mente"delpianodi ricattoalpremier.Èstato dichiaratolatitantedallagiustiziaitaliana:hafatto sapereditrovarsiall’estero(sembratraBrasile, PanamaeMessico) permotividilavoro.Allegate all'ordinanzadicustodiacautelareincarcereci sonosueconversazioniconilpremier ANSA
IlprocuratorediBari,AntonioLaudati(fotoa sinistra),sièdifesoieridalleaccusecontenutenelle intercettazionitraTarantinieValterLavitola: secondoquantosostenutodall’imprenditore puglieseLaudatiavrebberallentatolachiusura dell’inchiestasulleescortperevitarela pubblicazionediintercettazionicompromettentiper ilpremier.Quellefrasi,hadetto,«nonsonovere»
Le interpretazioni sono molte. La più accreditata è che ieri Angelino Alfano abbia voluto puntellare Silvio Berlusconi regalandogli una solidità che sembra aver perso quasi del tutto. L’affaire Tarantini, quelle parole intercettate sull’Italia «Pese di merda» e l’iter faticoso di una manovra, non regalano certo al premier né autorevolezza nella premiership nè popolarità, dunque, è Alfano a tentare un sostegno.Mal’operazioneèdiincerta riuscita. «Se mi si chiede se nel 2013 Silvio sarà nuovamentecandidatopremier,iorispondo sì. Il Pdl non ha bisogno di una consultazione popolare per conoscere chi è il leader. Mi sembrerebbe un sacrificio organizzativo inutile».Insomma,ilgiovanesegretario del Pdl che pure si era spesoper le primarie e per una selezionetrasparente, nonesita a sacrificare la consultazione tra gli elettori pur di dare una mano al premier. Dalla festa dell’Api a Labro, dove interviene, gli arriva l’eco solo dei "sì" che piovono da alcuni esponenti del partito. Per la verità non moltissimi. Tace Roberto Formigoni, il più inquieto, tacciono gli altri big del partito mentre una bella doccia gelata arriva da Roberto Calderoli. In sostanza il ministro leghista gli risponde che è meglio pensare allacrisi altrimenti non si arriva neppure a fine legislatura, figurarsi alla candidatura di Berlusconi nel 2013. «Resto stupefatto da certe dichiarazioni.Mi sembra –dice il ministro padano – che abbiamo altriproblemidaquial 2013.Pensiamo allacrisi, alla ripresa, allo sviluppo. Se lo facciamo allora potremo arrivare al 2013. Altrimenti così neanche ci arriviamo». Una prosa asciutta che va dritta al tema. Eppure nel Pdl preferiscono far finta di nulla eannuire.Tranne RenatoBrunettacheselacavacon un«Alfano ha sempre ragione», strappatogli a margine del workshop Ambrosetti mentre da Enrico La Loggia a Gianfranco Rotondi, arrivano "sì" convinti. Anche quella difesa cheAlfanodiBerlusconi aproposito della frase sul «Paese di merda», riscuotono la solidarietà del Pdl perché, con qualche ragione, il segretario Pdl dice che «non si può essere sempre dei robot». Però il palco del Labro di Francesco Ru-
telli (festa Api) gli serve soprattutto per rilanciare quel progetto di «riunire i moderatifacendoneunasezioneitaliana del Partito popolare europeo». Naturalmente rilancia le parole di Napolitano sulla collaborazione parlamentare per la manovra ma più che al Pddà atto a Udc e terzo polo di cooperare con spirito repubblicano, cosa che rafforza la suaprospettivapolitica.«Imoderati,che inEuropasono uniti, dovrebbero esserlo anche in Italia». Ma torniamo a Silvio Berlusconi perché Alfano – che lo conosce bene – assicura che non è nei suoi progetti quello di diventare capo dello Stato. Insomma, il Quirinale non è un obiettivo del premier perché lui «vuole ancora essere scelto dagli italiani nel 2013».
PRIMARIE «INUTILI»
Il leader Pdl: non ce n’è bisogno per sapere chi è il leader, Silvio non mira al Colle. Calderoli frena: prima la crisi altrimenti salta tutto L’AFFONDO A BERSANI
Strali contro il segretario Pd: «Come fa a essere riformista a 60 anni dopo essere stato comunista a 40?» E poi: «Lui mi sta proprio qua». Parole che provocano il sarcasmo diPierluigi Bersani:«Una fantasticheria».Eppure sarebbe un competitor meno ostico per il segretario del Pdal quale Alfano ieri non ha risparmiato sferzate pesanti. «A 40 anni era presidente comunista dell’Emilia Romagna e se sei comunistanella testa a40 anni nonpuoiessereliberaleeriformista a 60». Non è stata l’unica stoccata tant’è che lasciando il palco si possono decifrare alcune sue parole: forse sono stato troppo duro con lui «ma mi sta proprio qui». E si capisce perché. Come ricorda lo stesso Alfano quando fu eletto leader del Pdl, l’unico a non complimentarsi ma a irriderlo fu Bersani che salutò il suodebuttoconunafrasesgradevole chiedendosi se fosse «ilsegretario delPdl o ilsegretariodiBerlusconi».Una mancanza di bon ton che notò anche Pier Ferdinando Casini. Li. P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ANSA
Segretario del Pdl. Angelino Alfano
Il banchiere tentato dalla politica
EnricoLetta:pontid’oro per avere Profumo con noi Un vero e proprio endorsement: è quello fatto ieri da Enrico Letta nei confronti di Alessando Profumo, l’ex numero uno di Unicredit che nei giorni scorsi si era detto disponibile a un impegno in politica. «È una personacompetenteeappassionataeinpoliticacisarebbebisognodipersonecomelui»hadetto l’esponente democratico che siè dichiaratopronto acandidare «subito» il banchiere nelle liste del suo partito. Per questo «gli faremmo ponti d’oro per averloinsquadra» ha dettoilvicepresidente del Pd. Ma l’ex ad di Unicredit è corteggiato non soloasinistra: ilprimoaelogiarne i meriti e a invitarlo al "gran-
de passo" era stato il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini («ha lavorato bene ed è una fra le persone più intelligenti del Paese»). Oltre a quello di Letta, ieri è arrivato anche l’elogio pubblico di Stefano Caldoro, governatore di centrodestra della Campania: «Abbiamo bisognodipersonecomeAlessandro Profumo» ha detto l’esponente del Pdl. Di tutt’altro tenore, invece, le dichiarazioni del ministro leghista Roberto Calderoli: «Non bastava Montezemolo, adesso c’è anche il banchieretrombatoconunabuonuscita da 40 milioni e che vuole insegnarci come si deve fare con le tasse e le pensioni».
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
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I NUMERI DELLA SETTIMANA
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-1,2%
Consumi. Il calo a giugno delle vendite al dettaglio
Lavoro. Il tasso medio in luglio della disoccupazione
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Prezzi. La stima preliminare sull’inflazione in agosto www.ilsole24ore.com/economia
Domenica4Settembre2011
Energia. Lettera di dimissioni al Governo a causa del mancato decollo dell’ente e del dietrofront dell’Italia sulle centrali
Tlc. Parla Paolo Bertoluzzo (Vodafone)
Agenzia nucleare, Veronesi lascia
Le frequenze 4G: un’opportunità ma anche un costo
«Un organismo nato asfittico e che non ha mai preso forma, si recuperi sulla ricerca»
Federico Rendina CERNOBBIO. Dal nostro inviato
Per il futuro dell’energia nucleare italiana arriva un nuovo siluro. Che colpisce e affonda l’agenzia per la sicurezza nucleare affidata lo scorso anno alla guida dell’illustre oncologo Umberto Veronesi, dapprima per gestire il ritorno italiano all’atomo elettrico e poi, con il dietrofront referendario dello scorso giugno, per svolgere missioni parallele non meno importanti e impegnative: sveltire la dismissione delle nostre vecchie centrali atomiche chiuse con il vecchio referendum del 1987 e mai davvero smontate, guidare la realizzazione del deposito nazionale delle scorie (altra missione finora fallita), ma soprattutto promuovere e coordinare la ricerca italiana verso il nucleare del futuro, garantendoci, se possibile, un posto in prima fila nell’energia che verrà. Tutto cancellato. Con un siluro a doppia testata. La prima: Umberto Veronesi, esausto per il mancato arrivo ancora oggi del decreto formale di nomina e soprattutto di una sede e delle strutture minime per partire, ha cambiato idea («comunque non mi dimetto» ripeteva ancora nel giugno scorso) e ha formalizzato il suo abbandono con una stringata lettera al Governo. Ed ecco la seconda testata del siluro. Uno dei 1.300 emendamenti che pendono in queste ore sulla manovra anticrisi prevede la soppressione secca dell’Agenzia, con il trasferimento dei suoi compiti all’Authority per l’energia. Che non avrà né uomini né mezzi supplementari, in nome della motivazione che anima la proposta: il taglio di costi per lo Stato. E così l’emendamento, pur presentato dalle opposizioni, ha una qualche possibilità di farsi largo. Una campana a morto non solo per il ritorno atomico di oggi ma anche per la possibilità di mettere l’Italia in linea con l’atomo del futuro? Sembra proprio di sì. Le dimissioni di Veronesi hanno contorni duri e in ogni caso sembrano senza appello, se non quello di un augurio al governo perché si recuperi in qualche modo la missione dell’Agenzia.
«Mi sono dimesso da qualcosa che era nato asfittico e non ha mai preso forma. Avevo accettato - spiega Veronesi al Sole 24 Ore in una pausa del forum Ambrosetti di Cernobbio – solo perché confidavo in un progetto italiano di grande respiro per lo sviluppo della fisica nucleare e delle sue applicazioni nell’energia, ma non solo. Così non me la sento. Non voglio certo occuparmi, nella migliore delle ipotesi, solo di scorie». «Mi auguro che il Governo e il Paese possano in qualche modo rimanere almeno nei programmi di partecipazione alla sicurezza nucleare» taglia corto il professore. C’e da dire che per dare forma e sostanza all’Agenzia, prevista dalla legge “sviluppo” del 2009 (quella che aveva appunto rilanciato l’Italia nucleare) il Governo non si era applicato un granché. Presentata come struttura “urgente” da rendere operatiLAPRESSE
Scienziato. Umberto Veronesi
LE RICADUTE
La struttura ha un ruolo decisivo per la gestione della sicurezza delle scorie anche dopo l’abbandono del progetto atomico IL CONSUNTIVO
Oltre un anno di ritardo per l’operatività, mancano ancora i provvedimenti attuativi, la sede, il personale e le risorse
va entro la fine del 2009 come presupposto di ogni altra azione per costruire le nostre nuove centrali atomiche, l’agenzia è stata abbozzata solo un anno dopo. L’avrebbe appunto guidata Umberto Veronesi, affiancato da un quartetto di commissari di nomina ministeriale piuttosto eterogeneo. Un magistrato esperto di terrorismo internazionale, Stefano Dambruoso, incaricato evidentemente di scandagliare le minacce ai nostri impianti vecchi e nuovi. Un professore di diritto amministrativo già capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente (che lo ha indicato): Michele Corradino, piazzato lì già pensando al tormento dei ricorsi territoriali contro i nuovi impianti. Infine i due soli manovratori autentici dell’energia nucleare (il professor Veronesi non è un esperto specifico della materia): gli scienziati e professori Maurizio Cumo e Marco Ricotti. Sede? Tutt’oggi da definire. Personale? Ancora nessuno, neanche il nucleo d’avvio: poche decine di persone da prelevare dall’Ispra e dall’Enea. Fondi? Il primo stanziamento è stato disposto (ma non perfezionato) solo nel maggio scorso, per 2,4 milioni di euro. Il minimo necessario all’avvio della macchina, da integrare quest’anno e il prossimo con 1,5 milioni necessari alle prime spese di funzionamento, come prevede la legge “sviluppo” del 2009 dalla quale partì l’operazione nucleare poi affossata dall’ultimo referendum. Stanziamento che si vorrebbe ora destinare al calderone anticrisi. Una goccia in un mare. Ma per sempre una preziosa goccia. «Il fatto è – confermano gli analisti di Quotidiano Energia – è che l’assenza dell’Agenzia è un problema concreto e urgente. Perché i suoi, anche dopo l’esito della consultazione di giugno, sono compiti importanti ai fini delle operazioni di decommissioning del vecchio nucleare ma soprattutto del necessario parco tecnologico con annesso deposito nucleare nazionale per le scorie radioattive la cui realizzazione non è stata abrogata e per la quale alcuni passaggi normativi erano attesi proprio in queste settimane ai fini del complesso iter autorizzativo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
ANSA
Mara Monti
L’approvvigionamento
CERNOBBIO. Dal nostro inviato
Evoluzione della domanda energetica ripartita per fonti (contributo %) Petrolio
Gas naturale
Combustibili solidi
Import.ni nette di energia elettrica
197 Milioni di tep 147 Milioni di tep 6,6 5,0 7,0
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166,2
165,2
«Prego, passi di qui». Il piccolo gradino su cui poggiamo i piedihaunmeccanismoingomma che ci spazzola la suola delle scarpe per raccogliere anche la più piccola scaglia d’oro raccolta per sbaglio nel laboratorio. «Maniaci?Mano–cispiegaGiovanni Bonzano, uno dei titolari della ditta orafa Fratelli Moraglione, 2,6 milioni di ricavi 2010 –, a fine anno magari qui troviamo anche 100 grammi. E ai prezzi attuali, non è il caso di buttare via niente». Valenza,alleportediAlessandria, uno dei principali distretti orafi italiani. Ad ogni angolo una gioielleria, un laboratorio per tagliare gemme, una banca metalli. Due anni fa qui c’erano 1.150 aziende, ora ridotte a poco meno di 900, «e quasi ogni gior-
no c’è un laboratorio che chiude» – ci racconta il presidente dell’associazione orafa locale Bruno Guarona. Colpa della crisi globale, ma anche di una rincorsadeiprezzi che haportato il metallogialloa superaredislancio nei giorni scorsi quota 1.900
GLI OPERATORI
Mattioli (Federorafi): necessaria una parità di trattamento sui dazi nei confronti dei Paesi Bric e degli Usa dollari per oncia. E che non facilitacertoiconsumifinali.«Lasoglia a rischio? Ci siamo già dentroinpieno».Licia Mattioli,presidente di Federorafi guarda conapprensione allacorsa delle
quotazioni e non ha dubbi sull’impatto negativo che una continua rincorsa dei prezzi abbia sulle aziende del settore. «A soffrire– aggiunge –èsoprattutto il mercato di medio livello, quello che un tempo era il punto di forza dell’Italia e che ci aveva portato ad avere la leadership mondiale dell’export, con una quota del 35%». «Vedendo la corsa dell’oro, qualche cliente ha fermato l’ordine – spiega preoccupato Giuseppe Corrado, presidente della sezione orafi di Confindustria Vicenza, altro grande distretto italiano – ma solo nei prossimi giorni capiremo l’impattosulmercatodiquesteoscillazioni». Corrado, 25 dipendenti («ma erano 80 solo sei anni fa») e ricavi nell’ordine dei tre milionidieuro,vedeall’orizzonte una ulteriore fase di consoli-
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Fonte: Unione petrolifera
Moretti: discussione aperta - Oltre 14mila chilometri di cavi
Rete elettrica Fs verso Terna CERNOBBIO
«La discussione con Terna é aperta», è «l’interlocutore naturale».Cosìl’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ha confermato le anticipazioni (si veda Il Sole 24 Ore del 10 agosto) sulla cessione della rete elettrica delle Fs, circa 14mila chilometri che fanno muovere i convogli. Moretti, a margine del workshop Ambrosetti di Villa d’Este a Cernobbio (Como) ha spiegato che la rete era rimasta in Fs, ma che ora può essereriportataall’interno dellarete nazionale. A questo proposito ha aggiunto che c’é una discussione aperta con l’Autorità per l’energia. Sui prezzi di venditaMoretti non si è sbilanciato, ma secondo alcune stime preliminari si tratterebbe di una cifra tra i 500 e i 700 milioni di euro. A fine del 2009 c’era stato un primo tentativo di cessione della rete elettrica Fs e indi-
screzioni finanziarie del tempo, parlavano di un valore di 700 milioni: Terna, allora assistita da Credit Suisse, ebbe un avvicinamento ma poi non se ne fece nulla perché la società sembrava per lo più interessa-
L’ANTICIPAZIONE
SulSole24Oredel10agostole anticipazionisulladismissione dellareteFs
La corsa dell’oro spaventa i distretti VALENZA (Alessandria). Dal nostro inviato
38,6
Import energetico netto (mln di tep) e fattura energetica (% sul PIL)
Territorio. Da Valenza a Vicenza aziende in allarme per i forti rincari della materia prima
Luca Orlando
Fonti rinnovabili
damento per il comparto: «A 2mila dollari l’oncia è a rischio la sopravvivenza di numerose aziende, anche se i distretti orafi, ne sono certo, non spariranno». Sparire no, ma cambiare pelle e strategia sicuramente sì. Per affrontare l’impennata dei prezzi,afrontedibilancifamiliari sempre più magri, molte aziende sperimentano leghe diverse, abbassano il contenuto di oro nei prodotti, inseriscono ottone, acciaio, oppure rilanciano le linee in argento. Strategie però non condivise da tutti. «Ilnostrovalore–spiegaBonzano, 20 addetti e 3 milioni di ricavi–èlaqualità,ildesign.Seabbassiamo il target non abbiamo speranza. I cinesi ci fanno neri». Già, i cinesi, sempre loro. Anchenell’oreficerialaloro crescitaèesponenzialeeleassociazionitentanodimetterequalchear-
gine. Federorafi lamenta in particolare una struttura di dazi squilibrata,che penalizza finoal 30% i prodotti italiani che vanno verso i Brics a fronte di tariffe da zero a 2,5% per ciò che importiamo da quei paesi. «Situazione insostenibile, spiega Licia Mattioli,eafinelugliosiamo andati dal sottosegretario Letta per chiedere un’azione urgente chesalvaguardilafiliera: vogliamo reciprocità». L’export, in effetti, è l’unica ancora di salvezza per il comparto e pesa in media per il 75% dei ricavi. «Prima della crisi – spiega Bonzano – l’Italia valeva il 60% delle vendite, oggi solo il 30%, ed è in riduzione. Il nostro primo cliente è in Belgio, poi viene Dubai. Stiamo però trattando con una catena cinese da mille negozi, per noi sarebbe un bel colpo».
ta solo a una porzione della rete, quella dell’Alta Velocità (di più recente costruzione e a maggiore capacità trasmissiva); mentre le Fs preferivano la vendita in blocco di tutto l’asset cosache avrebbe garantito anche un maggior premio sul prezzo. Ma stavolta è verosimile ipotizzare che saranno della partita anche i fondi di private equity. Ora il dossier è tornato di attualità e l’ad Mario Moretti, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore,avrebbeaffidatoun incarico alla banca Bnp Paribas. In dettaglio le Fs hanno 9.200 chilometridi lineeelettriche adalta tensione (incluse quelle a 25 kV dell’Alta Velocità), 367 sottostazioni, più 5mila chilometriamedia tensione.Questi impiantisono staticonferiti, alcuni anni fa, da Rfi nella società Self, posseduta direttamente dalla holding Ferrovie spa. R.E. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Intanto, le aziende preparano l’aumento dei listini, nell’ordine del10%. Ma i clienti finali – chiediamo – in questa fase di recessione saranno in grado di accettare gli aumenti? Guarona allarga le braccia. «Si vedrà. Certo le scelte della distribuzione non aiutano, i ricarichi spesso sono molto alti, nell’ordine del 100%. Qualcuno agisce con lungimiranza e riduce i margini, la maggior parte non lo fa». Una strada per reagire, il distretto di Valenza l’avrebbe individuata: l’adozione e la valorizzazione di un marchio collettivo di qualità per le aziende del territorio. Che però non paiono entusiaste.«Abbiamo400iscritti– spiegasconfortato Guarona–ma solouncentinaiohaaderitoalmarchio e ora appena 57 hanno rinnovato l’iscrizione. C’è troppo individualismo, poca voglia di fare squadra. È il periodo più brutto di Valenza e i valenzani non se ne accorgono, qui le aziende si odiano e se non fosse così saremmo padroni del mondo». Il marchio unico potrà servireperfarepubblicitàcongiun-
L’asta sulle frequenzedellatelefoniamobileèun’opportunità, ma anche una concentrazione di risorse che rischia di distorcere l’allocazione di nuovi investimenti. A dirlo è PaoloBertoluzzo,amministratore delegato di Vodafone in Italia, una delle aziende che sta partecipando all’asta per l’acquisizione delle frequenze 4Gperlaqualeilministerodello Sviluppo halanciato unagara con una base d’offerta da 2,4 miliardi. In tutto quattro frequenze, a partire dalla più pregiata, gli 800 Mhz, ma anche sui 1.800, 2.000 e 2.600 Mhz. L’obiettivo del Governo è però raggiungere 3,1 miliardi. L’asta sta entrando in questi giorni nel vivo, con rilanci che,finoadoggi,sonoammontati a circa 200 milioni per aggiudicarsi complessivamente 255Mhzdispettrolasciatiliberi dopo il trasloco, non ancora del tutto compiuto, delle tv al digitale terrestre, ma in parte liberate anche dal ministero della Difesa. Bertoluzzo si è mostratodecisosull’operazione per «le prospettive interessanti di sviluppo che possono crearsi nella banda larga sul mobile su tutto il territorio nazionale», ma avverte: «È un’opzione per la quale investiamo oggi in un bene che sarà disponibile solo nel 2013, quindi una sorta di tassa a cui nessuna società che opera nel settoredelletelecomunicazioni può sottrarsi». In un mercato che sta attraversandounafase di turbolenza – aggiunge l’amministratore delegato – la banda larga è una opportunità di sviluppo per il Paese: maggiore è il tassodiutilizzodiinternetdapartedicittadini,famiglieeimprese, maggiore è la produttività delle aziende e il tasso di crescita dell’economia». Vodafone investe circa un miliardo l’anno in nuove tecnologiesu un fatturatodi9 miliardi e l’Italia rappresenta il secondo mercato per investimenti dopo l’India. Uno sbocco naturale dal momento che «crescita e capitali si spostano strutturalmente verso i Paesi emergenti. Per questo motivo i Paesi avanzati devono ripensare il loro modello per adeguarsi a questo nuovo scenario», spiega l’amministratore delegato. In Italia, Vodafone è il primo investitore a capitale straniero oltre ad essere, il nostro, il paese esportatore di innova-
te,promuoverelaqualitàdelterritorio, rappresentare un unico "ombrello"sottoilqualepartecipare ad esempio in modo congiunto alle fiere. E anche su base nazionale è propriosullesinergiechel’associazione spinge per ottenere i maggiori benefici. «Oggi – spiegaLiciaMattioli– puntiamoa fare squadra e ad unirla in modo trasversale, mettendo insieme le esigenze dell’industria e dei piccoli artigiani. Il primo tema in discussione è legato alle fiere: in Italia ce ne sono 18, troppe se guardiamo a quanto accade all’estero. Serve una forte razionalizzazionedei calendarieuno sfoltimento complessivo, altrimenti i buyer non avranno tempoemododiseguirci».Polverizzate le fiere e frammentato anche il settore, che vanta in Italia ben 10.600 aziende. Le fusioni sarebbero utili, anche per affrontare al meglio i mercati internazionali. «Unirci ad altri? Noisiamoaperti–spiegaBonzano – ma con un "valenzano" la vedo molto difficile». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Vodafone. Paolo Bertoluzzo
zione verso il gruppo. Ma va sottolineato che «se le aziende investono troppo per pagare le frequenze restano minori risorse per nuovi sviluppi», continua Bertoluzzo. Trovare nuovi sbocchi sta diventando una necessità per gli operatori dal momento che il mercato italianomostrasegnalidifragilitàeunacontrazionedelfatturato del 2-3 per cento, un trend cheancoranonsivedeneipaesi del Nord Europa dove invecei consumi sono ancora forti. Commentando l’attualità, invece, «l’Italia, deve dimostrare credibilità chiudendo la manovra con saldi definiti e tempi rapidi e mettersi a lavorare da subito su riforme più strutturali per creare crescita e sviluppo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI
2,52 miliardi Il valore raggiunto (in euro) Laleggedistabilitàprevedeva chel’incassominimoperlo Statoderivantedall’astadelle frequenzefossedi2,4miliardi dieuro.Dopoduegiornidi rilanci,lacifraraggiuntaèstata di2.526.475.873euro,ma l’obiettivodelministroPaolo Romanièraggiungere3,1 miliardi.Perun’astasimile,in Germania,l’incassoèstatodi oltre4miliardidieuro.
800 Mhz La frequenza più «pregiata» Lefrequenzemesseall’asta sono800,1800,2000e2600 Mhz.Quellapiùpregiataèla prima,inquantoingradodi coprireareemaggiori.Einfatti tuttiglioperatori stanno rilanciandosugli800Mhz
I DATI CHIAVE
13% Quota globale Laquotadiesportazionidella gioielleriaitaliananelmondo,la quotaeraleader(35%)una decinadiannifa
75% L’export Ilsettoregioiellieroitaliano èfortementeorientatoall’estero
8% Gli Usa GliStatiUnitinel1996eranoil primopaesedisbocco dell’oreficeriaitalianaconil36% diquota(scesaall’8%nel2010)
35% I dazi Iltettomassimodeidaziviene registratoinCina,accantoal18% delBrasileeil5,8%degliUsa;la Ueopponedazisolofinoal2,5%
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
22 Economia e imprese INTERVISTA
LorenzoSassolideBianchi
PresidentediValsoia
Sport & business. Domani il sì dei giocatori alla Lega A
Maxipolo dei cibi salutistici
Legge quadro per il calcio: confronto a Palazzo Chigi
Con Santa Rosa e Almaverde i ricavi raddoppiano - Nel mirino anche l’estero Marco Bellinazzo Emanuele Scarci MILANO
Dopol’offertaperlemarmellate e le conserve vegetali Santa Rosa, Valsoia ha formalizzato l’accordo con il consorzio Almaverde Bio Italia: l’azienda bolognese produrrà e commercializzerà gelati e yogurt bio a marchioAlmaverdeBio,che identifica una serie di prodotti da agricolturabiologicavendutanelcir-
L’OFFERTA
«Ai prodotti di soia uniamo il biologico, le conserve vegetali e le marmellate» GLI OBIETTIVI
«Abbiamo molta liquidità e ci interessano aziende leader di nicchia con buona redditività» cuito della grande distribuzione. Valsoia siaggiunge cosìai 12produttoridelconsorzioconun’intesa che arriva fino al al 31 dicembredel2035.SeperòdovessefallirelaconquistadiSantaRosa,Valsoia,chedisponediliquiditàecopertura bancaria, continuerà la caccia, puntando su società leader in mercati di nicchia. PerAlmaverde Bio,lapartnership rappresentaun risultato importante che completa il paniere di prodotti disponibili sul mercato italiano. Nel 2010 le vendite dei prodotti a marchio Almaverde Bio hanno fatto registrareun fatturato pari a 29,4 milioni, con un balzo del 12% nel primo semestre del 2011. Anche Lorenzo Sassoli de
Turismo
COLDIRETTI
Mezzomilione negliagriturismi Circa mezzo milione di italiani sceglie ogni anno di trascorrere le vacanze in campagna a settembre. È quanto afferma Coldiretti sulla base delle previsioni di Terranostra nel sottolineare che negli oltre 19mila agriturismi nazionali in questa fase stagionale è possibile assistere ad una ricca varietà di operazioni culturali: dalla vendemmia alla raccolta della frutta, oltre alle operazioni di mungitura e lavorazione del formaggio.
VALLE D’AOSTA
Azzerato il cda della Monterosa L’intero cda della Monterosa Spa ha rassegnato le dimissioni nei giorni scorsi a seguito della richiesta di un cambio di rotta formulata dalla Regione che, tramite la Finaosta, detiene il 76% del capitale. La società gestisce il più grande comprensorio sciistico della Valle d’Aosta. Lasciano così l’incarico il presidente Daniele Fassin, il vice Valter Squinobal e i consiglieri Alessandro Girod, sindaco di Gressoney-La Trinitè e Oscar Rial, assessore dello stesso Comune. Il quinto amministratore, Giorgio Munari, sindaco di Ayas, aveva formalizzato le dimissioni lo scorso venerdì, dopo un incontro con Finaosta, che aveva chiesto il cambio del cda. Monterosa Spa ha prodotto nel 2010 una perdita di circa 3,2 milioni. Per l’esercizio 2011 Monterosa ha in previsione investimenti per 26 milioni, che esigono una ricapitalizzazione.
Bianchi, presidente e azionista di maggioranza di Valsoia, non nascondechesitrattadiunasvolta strategica. «Con Almaverde – sostiene – entriamo nel biologico della grande distribuzione. Oggi con il marchio Natura Attivasiamopresentineinegozispecializzati che però hanno un’altra filosofia e una diversa fascia di prezzi. Valsoia opera prevalentemente nei prodotti di soia, ma, dopo l’operazione Almaverde, se riusciremo ad acquisire Santa Rosa allora raddoppieremo il fatturato e costituiremo un polo dei prodotti salutistici». L’anno scorso la società emilianaharealizzatoricaviper56,1milioni;nelprimosemestre dell’anno sono cresciuti a 30,3 milioni con un balzo del 9,5%. Unilever punta a raccogliere con Santa Rosa una cinquantina di milioni, che però ne fattura 42. Qual è la vostra offerta? Non posso dire nulla. Osservo soltanto che la nostra è una buona offerta ed è ben articolata. Nell’alimentare le società si vendono a 6/8 volte l’Ebitda. Le risulta? Di solito sì, ma poi bisogna considerare anche la quota delle spesegenerali.Eallorailparametro può anche salire. Tre anni fa tentaste lo shopping ma senza successo. Perché insistere su Santa Rosa che non rientra nei prodotti salutistici? Cosa c’è di più salutistico della frutta e delle conserve? Per noi è strategica. Venti milioni di italiani sostengono di essere dieta e di scegliere prodotti salutistici, ma questo mercato fattura appena 600 milioni, l’1,5% del totale. Nel nostro Paese le potenzialità di sviluppo sono
enormi nonostante la stagnazione dei consumi. QuindiValsoiapuntasoprattutto sull’Italia? Certo: nel nostro Paese c’è una prateria. E comunque abbiamo verificato che ogni euro investito in Italia rende molto di più che all’estero. Ciò però non ha impedito a Valsoia di portare l’export da zero al 3% e di costituire filiali commerciali in Spagna e Slovenia. La vendita di Santa Rosa dovrebbe concludersi entro settembre: e se non la spuntaste, ancheperchésitrattadiunboccone grosso? Vedremo. Intanto ci contiamo anche perché abbiamo il know how industriale. I fondi di private equity invece dovrebbero "montare" tutto e sbrigarsi a realizzare il ritorno sull’investimento.Seinvecenonciriuscissimo penseremo ad altro. Del resto abbiamo otto milioni di liquidità e zero debiti. E cosa cercate? Acquisizioni di società leader di nicchia e con buona contribuzione. Non ci interessano follower in grandi mercati. Valsoia, pur disponendo di ingenti risorse,hasempretenuto unatteggiamento prudente. Veniamoalmercato.Nelprimo semestre avete aumentato i ricavi ma ridotto la redditività. Cos’è successo? Le vendite sono rimaste vivaci, specie per bevande e gelati. In luglio però il clima ha frenato la performance. Spero però di chiudere l’anno con almeno un +9%. Quanto alla redditività, abbiamo anticipato gli investimenti pubblicitari e questo si è riflesso sull’Ebitda. © RIPRODUZIONE RISERVATA
AGF
Valsoia. Il presidente Lorenzo Sassoli de Bianchi
I dati IL FATTURATO
LA RICHIESTA
60 milioni
50 milioni
Quest’annoValsoia dovrebbe chiudereconunbalzodeiricavi vicinoalleduecifre,una sessantinadimilioni. EunMol compresotra7e8milioni. Ilgruppobolognesedisponedi circaottomilionidiliquiditàe non hadebitifinanziari. Cerca"prede"incuiimpiegarele disponibilità,madevonoessere societàleadernelpropriomercato econunbusinesscoerentecon quellodiValsoia.
Lacessionedelleconfettureedelle conserveSantaRosadovrebbe concludersientrosettembre. Almenoquestasarebbe l’indicazionediUnileverche punterebbearaccogliereuna cinquantinadimilioni.Ilfatturato diSantaRosa,leadernelle marmellate,sarebbedi42milioni. Unanalogotentativofurealizzato treannimailprezzorisultò insoddisfacenteeUnilever annullòlavendita.
MILANO
Ritirato dal Governo il contributo di solidarietà, il vero motivo dello "scontro" tra Assocalciatori e Lega di serie A – con 100 milioni in tre anni di super-tassa che pendevano sui bilanci dei club –, si torna, dunque, a giocare.Laprima (dacalendario,inrealtà, è la seconda) giornata di campionato–si iniziavenerdìalle 20,45 con Milan-Lazio – si disputerà regolarmente. Nonostante le schermaglie tra le parti, con i legali impegnati a limare in queste ore i sei punti dell’intesa già raggiunta a dicembre (ingaggi flessibili oltre il 50% dello stipendio, cure rimborsate solo se il medico scelto dall’atleta è di comprovata professionalità, codice interno più severo e divieto di attività extra-calcistiche, salvo il benestare della società), il sì dei calciatori alla proposta sull’accordo-ponte valido fino al 30 giugno 2012 è arrivato. Anche se la firma sul nuovo contratto collettivo sarà apposta domani, in concomitanza con l’apertura del tavolo istituzionale sul futuro del calcio italiano presso la Presidenza del Consiglio. Ieri, l’avvocato dell’Aic, UmbertoCalcagno, equellodellaLega,Michele Briamonte,hannolavorato per mettere a punto il regolamento sui collegi arbitrali. Nelle prossime 2-3 settimane il confronto tra club e calciatori si concentreràsull’articolo7 relativo ai fuori-rosa. Se non si troverà una formulazione condivisa, sarà accolto il "parere" della Figc, illustrato lunedì scorso dal presidente federale Giancarlo Abete, senza però il riferimento ailimiti"temporali" degliallenamentiseparati.Inpratica,gliallenatori, viste le rose sempre più
ampie che annoverano anche 40 professionisti per club, saranno legittimati a organizzare sessioni di allenamento ad hoc per i diversi gruppi sulla base delle proprie esigenze tecniche. Federazioneesindacato vigileranno affinchè non si verifichino situazioni di discriminazione/mobbing a carico di giocatori diventati "indesiderati" per costringerli a traslocare altrove. Superato lo scoglio del contratto collettivo («ma se avessi-
I NODI DA SCIOGLIERE
Scongiurato lo sciopero il tavolo dovrà esaminare i dossier su stadi, tutela dei marchi e rapporti di lavoro I NUMERI
1,5 miliardi Il fatturato della A Nellastagione2009-2010il fatturatodellaserieAèstatodi 1.536milionidieuro.Il65% degliintroitièlegatoidirittitv, il20%agliingressidastadioeil 15%asponsoremerchandising
800 I calciatori di «A» Sonocirca800gliatleti professionistisottocontratto coni20clubchemilitanonella massimadivisione.Nella stagione2009-2010laAaveva ilpeggiorrapportofracostodel lavoroericavi(senzale plusvalenzedacalciomercato), parial72percento.Nella Premierquestorapportoèal62, inBundesligaal52
mo affrontato la questione primaconpiùcalmatantecosesisarebbero risolte», ha detto Marco Tronchetti Provera a margine delWorkshopAmbrosettidiVilla d’Este), domani pomeriggio, i massimi dirigenti del calcio italiano si riuniranno perciò intorno a un tavolo "istituzionale", presiedutodalsottosegretarioalla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, per avviare una riflessione sui "nodi" che strangolanoilfootballtricolore.Coni,Figc, Lega e Aic dovranno, anzitutto, porre le basi per riformare la legge n. 91 che trent’anni fa ha disciplinato l’universo del professionismo sportivo. Una legge che ha funzionato bene, ma che necessita di un restyling approfondito. Proprio per questo i club e l’Aic hanno scelto di derogare alla durata ordinaria di tre annidelleintesecollettiveedi rivedersi, tra 10 mesi, per scrivere ilnuovocontrattoperlaAallalucediunpiùmodernoquadrolegislativo.Iltavoloistituzionaledovrà poi occuparsi della legge per la privatizzazione/ristrutturazione degli stadi, ferma da quasi due anni alla Camera, dopo essere stata approvata all’unanimità alSenato,indispensabileperelevare il fatturato dei clubitaliani e mantenereilpassodellebigeuropee. Così come serviranno norme più severe per tutelare brand e merchandinsing e combattere il fenomeno dei falsi (il Manchester United ha da poco siglato un accordo quadriennale da 46 milioni con Dhl che sponsorizzerà le divise di allenamento). Si proverà, infine, a parlare di investimenti nei vivai e di ritocchi alla legge Melandri sulla cessione dei diritti tv che in questa prima fase di applicazione non ha soddisfatto parecchi presidenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Hotel. La clientela top vale il 10% dei ricavi totali: boom di russi e americani
Il gruppo alberghiero fa capo alla famiglia reale della Thailandia
Gli alberghi di fascia alta mettono in scacco la crisi
Kempinski rilancia sull’Italia con un cinque stelle a Venezia
Il fatturato cresce a due cifre Cacace: adesso piani coordinati Marika Gervasio MILANO
La crisi non sembra frenare lo sviluppo del turismo di fascia alta, che continua a crescere in Italia trainato soprattutto dalle presenzedegli stranieri,americaniinprimis.Uncompartocherappresenta il 10% del fatturato totale alberghiero e che pesa per il 15% sul valore totale del turismo in Italia (pari al 9% del Pil) arrivando al 30% se si considera anche il segmento business. E per la stagione 2011 gli albergatori si aspettano ricavi in crescita mediamente del 10 per cento. «La crisi non è ancora alle nostre spalle – afferma Antonio Cacace,coordinatore dell’areaTuri-
smo di Fondazione Altagamma e presidente del Capri Palace Hotel&Spa – e tutti facciamo i conti conun periodo difficilema iviaggi sono il primo settore a ripartireperchéla gentenon rinunciaalle vacanze. Il mercato degli americani che ha sofferto per due anni è ripartito ed è il primo mercato per il turismo italiano, soprattutto per i 5 stelle lusso. Agli Usa si aggiungono i Paesi Bric, molto attratti dall’Italia». Gli arrivi sono in forte crescita. «Milano, Firenze e Roma – aggiunge Cacace – stanno registrando incrementi di cinesi e russi, Napoli e la Costiera amalfitana di americani, Forte dei Marmi di russi. Crescono gli arrivi dei mediorientali che arrivano anche con grandi barche nei nostri porti». I risultati sono buoni. Registra un incremento di presenze del 15% e del fatturato del 24% l’Hotel BellevuediSorrento–unodeidiecialberghicheaderisconoadAltagamma assieme al Bauer di Venezia, L’Andana di Castiglione della Pescaia (Grosseto), L’Albereta di
Erbusco(Brescia),al De Russiedi Roma, Splendido di Portofino, Le Sirenuse di Positano, Lungarno diFirenze,MasseriaSanDomenico a San Fasano di Puglia, Principe di Savoia e Seven Stars Galleria entrambi di Milano, Capri PalaceHotel&SpadiAnacaprieVilla D’Este di Cernobbio (Como) – con gli americani, che rappresentano il 38% dei clienti (+6%). Molto positivi i risultati per l’Hotel De Russie che registra un incrementodelricavomediopercamerainfluenzatosoprattuttodell’aumento di richiesta di suite e in generale della domanda di americani (+14%), canadesi (+20%), brasiliani (+25%), russi (+23%), francesi (+18%). Ricavi in crescita del 20%perHotelLeSirenusediPositano che segnala nuovi mercati in crescitacomeilBrasileel’Australia e aumento da Stati Uniti e Germania.Prezzifermial2010eoccupazione in crescita tra il 10 e il 15% per la Masseria San Domenico di SanFasanodiPugliacheattira,oltre agli italiani che sono il mercatoprincipale(50%),americani,in-
glesi e francesi, anche nuovi mercati come Scandinavia, Brasile e Argentina. «Attendiamo un incremento dei ricavi di circa il 4% rispetto al 2010 per il Capri Palace – aggiunge Cacace –. Tiene il mercato italiano, e quelli Usa e russo sono in leggerorecupero, mentre cresconoi mercati sudamericani, inparticolare il Brasile sui quali il turismo italiano deve puntare assieme agli altri emergenti». Ma c’è ancora molto da fare per rendere competitivo il nostro Paese. «Se negli ultimi 15 anni Paesi europei come Francia, Spagna, Grecia e Croazia hanno sorpassato l’Italia ed eroso la sua leadership – commenta Cacace – è proprio perché sono mancati un indirizzo unitario e sinergie tra i servizi, dall’ambiente alle infrastrutture e ai trasporti passando per cultura, ristorazione e intrattenimento. Il turismo è un comparto strategico per l’Italia che potrebbe crescere ancora di più se facessimo sistema». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Lucilla Incorvati MILANO
Kempinskifarottasull’Italia.Dopol’esperienza dell’HotelGiardinodi Costanzaa Mazara del Vallo, per il più antico gruppo alberghiero di lusso (è stato creato nel 1897 ed oggi è diproprietà per l’80%della famiglia reale thailandese), si aprono buone prospettive a Venezia, in particolare sull’isola di Murano. Non solo. Il gruppo guarda al nostro Paeseconinteresseedèallaricerca di nuove location. Sull’isola specializzata fin dal 1200 nella soffiatura e lavorazione del vetro, sta per essere realizzato, là dove sorgeva una delle più antiche fabbriche di vetro Rio dei Vetrai, un hotel di lusso cinque stelle di circa 150 camere. E il gruppo Kempinski ha già firmato un contratto di management per 20 anni, considerando che l’hotel,i cui lavori dovrebbero partire entro fine anno, sarà consegnato nel 2014. Al progetto lavora Diego Ferro (ad di Ferro Murano e figlio di Guido Ferro, presidente della sezione vetro di
Alla fine di giugno il giro d’affari del gruppo fiorentino ha registrato un aumento del 14%
Roma
Starhotel scommette sui mercati emergenti
Cacciaaivandali di Piazza Navona «Ferito»ilMoro
Cesare Peruzzi FIRENZE
La crescita internazionale potrebbe passare dalla realizzazione di un contratto di management sulla piazza di Londra. Al centro della strategia del gruppo Starhotels resta lo sviluppo, in Italia e all’estero: 20 milioni investiti nell’ultimo anno, 14 dei quali per il restyling dell’Hotel Splendido di Milano che riaprirà i battenti il prossimo 8 settembre come Starhotels Echo, acronimo di Ecological contemporary hotel, prima struttura interamente ispirata al concetto di eco-sostenibilità; un’offerta (insieme a investitori istituzionali) sul 100% della catena Unahotels, coinvolta
nella liquidazione dell’ex impero Fusi; le trattative per sbarcare nella capitale inglese. «Abbiamo lavorato alla creazione di una squadra in grado di conquistareimercatitradizionali, come gli Stati Uniti, ma anche quelli emergenti come l’area sudamericana, Brasile in testa, e stiamogiàraccogliendoirisultati»,diceFabrizioGaggio,direttore generale del gruppo fiorenti-
LA STRATEGIA
Tra gli obiettivi della catena c’è lo sbarco a Londra; si prepara anche un’offerta sul 100% di Unahotels con investitori istituzionali
no controllato dalla famiglia Fabri che ha chiuso il 2010 con 131 milioni di ricavi (+10,7%), 35 milioni di ebitda (+9,3%) e oltre 1,3 milionidipresenzenelle22strutture della catena, di cui 20 alberghi quattro stelle in Italia, un deluxaNewYorkeunboutiquehotel a Parigi con 3.716 camere e mille dipendenti. Il trend positivo è proseguito anche nella prima parte del 2011. «A fine giugno il fatturato di gruppo era in crescita del 14% e del 22% la marginalità, grazie a unapolitica commerciale piùfocalizzatae a una maggiore attenzione ai costi», spiega Gaggio. L’obiettivo più ambizioso, oltre alla prospettiva di correre per la conquista della catena con-
corrente Una, resta lo sbarco a Londra. L’amministratore delegato del gruppo fiorentino (e presidente di Starhotels international), Elisabetta Fabri, crede nello sviluppo internazionale, con «focus particolare su Londra e altre città europee, anche attraverso nuove modalità di espansione come la gestione e il management contract». Intanto, a settembre aprirà il nuovo Starhotels Echo di Milano.«Abbiamoripensatolastruttura dell’albergo - dice Gaggio dall’impiantistica all’uso degli spazi, agli arredi (tutti con certificazione verde, n.d.r.), puntando al minor impatto ambientale e al risparmio d’energia». © RIPRODUZIONE RISERVATA
A Roma è caccia all’autore del danno alla «maschera» del Moro, una delle tre fontane di piazza Navona insieme a quella dei Fiumi e di Nettuno. Le forze dell’ordine stanno visionando le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza per tracciare un identikit del vandalo che ieri mattina ha staccato alcune parti del gruppo scultoreo. E si indaga anche per capire se il vandalo sia lo stesso che, nel primo pomeriggio, aveva gettato un sampietrino contro la fontana di Trevi, senza tuttavia causare alcun danno.
Confindustria Venezia), con una società ad hoc, la Rio dei Vetrai, in partnership con la Serenissima Real estate (Autostrada Brescia Padova), il gruppo Palladium di Milano (sviluppatori e l’immobiliare Polis di Soave). L’investimento sull’area, oltre 13mila metri quadri, sarà di circa 80 milioni. «L’hotel, oltre a presentare una location di grande importanza,ha un’alta valenza storica non indifferente ed è stato disegnato da un grande architetto (ndr, Antonio Citterio & partners) – ha ricordato al Sole24Ore Rupert Simoner, responsabile del Gruppo Kempinski per la regione del Sud Europa.Perquestosiamo molto soddisfatti del deal. Ma in Italiaci interessanoanche Milano, Roma, il Lago di Como, quello di Garda e la Sardegna. Il nostro obiettivo è crescere ma mantenendo quell’unicità che contraddistingue la nostracatena. Cisiamo datiunlimitinonpiù di120 alberghi nel mondo». Il ricco patrimonio Kempinski (64 alberghi a cinquestellein28paesi)ècaratte-
rizzato da alberghi esclusivi. «Ognuno riflette la forza e il successo del brand Kempinski senza perdere di vista il suo patrimonio. Non vogliamo essere standard – aggiunge Simoner – ma valorizzare al massimo la location, come per esempio abbiamo fatto in Sicilia con il Giardino di Costanza e dove c’è ancora molto da fare». Certo, se proprio in Sicilia ci fossero delle infrastrutture migliori si potrebbe lavorare meglio e di più. «In certe aree lanostrasfida–aggiungeilmanager – è rendere ancora più attraente la destinazione con il nostro servizio e le nostre proposte». Kempinski è un membro fondatore della Global Hotel Alliance (Gha), la più grande alleanza mondiale di hotel indipendenti. «Crediamoche ancheinItalia – conclude Simoner – per lacollezione Kempinski cisiano delle potenzialità. Vogliamo espanderci ma solo se ci saranno le condizioni per gestire alberghi con un preciso posizionamento». © RIPRODUZIONE RISERVATA
ANSA
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Domenica4Settembre2011
Pubblica amministrazione. Il Tar della Puglia rilancia la possibilità di far partecipare consulenti ai giudizi
Gared’appaltoaperteagliesterni È legittimo in particolari materie integrare le commissioni con esperti Guglielmo Saporito
Sempre più difficile gestire gare di appalto per lavori, servizi e forniture, anche ricorrendo aglispecialistidellestazioni uniche appaltanti varate dal Dpcm 30giugno 2011(illustratonell’articolosotto).Normeegiurisprudenza si sovrappongono, come nel caso dell’individuazione del costo del personale all’interno del prezzo per l’esecuzione di un appalto. L’offerta da preferire in sede digara,perl’articolo4deldecreto legge 70/2011 (legge 106/2011) va determinata al netto delle speserelativealcosto delpersonale. Il seggio di gara, tuttavia, spesso non possiede le competenze per sindacare tale costo, ad esempio per valutarne l’anomalia che prelude al lavoro neroodequalificato. Ilcostodel lavoro, infatti, non si identifica conil minimosalariale (cheèinderogabile), ma è una voce connessa alla produttività. Il tema è stato affrontato da una commissione di gara nominata da un’Azienda sanitaria locale, che
hadovutoverificareseinunagaraperservizidivigilanzaunconcorrente avesse formulato un’offertabassainmodoanomaloviolando i limiti posti dalle tariffe adottate dal Prefetto per la vigilanza, oppure trascurando le tabelle ministeriali sul costo del lavoro. Nel caso specifico, la Commissione giudicatrice aveva affidato l’accertamento sull’eventuale anomalo ribasso, a un tecnico esterno: non era infattipossibileipotizzare,all’epocain cui la Commissione esaminatrice era stata designata, questa tipologia di problemi da risolvere (cioè il rispetto della contrattazione collettiva e del costo del lavoro delle guardie giurate da impiegare nella sorveglianza). L’inserimento di un consulente esterno nell’attività della commissione di gara è stato poi oggetto di contestazione, mailTardiBari(sentenza11agosto 2011 n. 1209) ha condiviso il coinvolgimento di un esperto esterno,ancheduranteleoperazioni di gara. Osserva infatti il Tar che la stazione appaltante
può legittimamente rivolgersi a un esperto al fine di valutare l’anomalia dell’offerta: ben può, quindi, un consulente del lavoroessereinterpellatodallaCommissione giudicatrice anche nel corso dell’esame delle offerte, allostesso modoin cui èstatoritenuto legittimo l’interpello di un cuoco durante una gara per servizi mensa (Cons. Stato, 7265/2010)o unesperto inmateria di retribuzioni del comparto cooperative sociali (Cons. Stato, 6765/2008) in un appalto di servizi di trasporto infermi. A un consulente si può chiedere ausilio non solo in sede di gara,maancheinsededi successiva contestazione in giudizio, comèavvenutoaRomanellagara manutenzione del verde, quando un tecnico nominato dal giudice (Cons. Stato, 3807/2011) ha precisato il regime degli sgravi contributivi su cui poteva contare un concorrente, entrando nel merito non solo dell’offerta di gara, ma anchedell’organizzazioneimprenditorialeedellaproduttivitàdel-
I casi di esclusione dalle gare (L. 106/2011) Cause tipiche Esclusionesancitadanorme (adesempio:perlamancanza diuna fideiussione) Incertezza sull’offerta Esclusionenonsancitada norme,seviè incertezza assolutasulcontenutoosulla provenienzadell’offerta Mancata sottoscrizione Difettodisottoscrizioneodi altrielementi essenziali portanoall’esclusionedalla gara Plichi irregolari Irregolaritàriguardantiiplichi possonodeterminare l’esclusionedelconcorrente Soccorso istruttorio Casiincui nonè possibile,per rispettodellaparcondicio,il cosidetto"soccorsoistruttorio": documentinonmeramente incompleti Violazione dei termini Laviolazionedeiterminiperla presentazionedell’offertaè
sanzionataconl’esclusionedel concorrente Partecipazione di consorzi Laviolazionedelledisposizioni relativeallapartecipazionedei consorzie deiraggruppamenti causanol’esclusionedalla gara d’appalto Avvalimento Sanzionateconl’esclusionele violazionidellenorme sull’avvalimento Subappalto Profiliattinentialsubappalto possonoportareall’esclusione dallagara Cauzioni Carenzaoirregolaritàdella cauzioneprovvisoria Sopralluogo Lacarenzadisopralluogoè sanzionataconl’esclusione Contributo Ilmancato versamentodi contributoall’Autoritàdi vigilanzadetermina l’esclusionedelconcorrente
la mano d’opera. Con la Stazioneunicaappaltantesaràpiù agevole avere commissioni qualificate, evitando non solo il ricorso a consulenti esterni, ma anche errori più banali quali la composizione di commissioni giudicatrici in numero pari (e non dispari). Si prevedono poi ulterioridifficoltà nella corretta gestionedellegare,perlaprossima entrata in vigore del Codice antimafia(approvatodefinitivamente il 3 agosto 2011 ed in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), mentre già si segnala la prima applicazione della sanzioneperlitetemeraria,conraddoppio del contributo fiscale a carico del ricorrente che abbia agito in modo avventato: il Tar Bari (30 agosto 2011 n. 1264) ha condannato al pagamento di 8.000 euro un imprenditore che contestava l’esclusione da una gara per servizio di soccorso stradale:la sommaèandataa beneficio dell’Erario, in quanto né il Comune né l’aggiudicatario si erano costituti in giudizio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Forniture e servizi. Al nuovo soggetto competenza sui «concorsi»
Stazione unica appaltante ad adesione volontaria Alberto Barbiero
Le amministrazioni pubbliche possono aderire alla stazione unica appaltante, per salvaguardare la fase dell’affidamento dell’appalto da possibili condizionamenti di organizzazioni criminali. Nell’ambito del piano straordinario contro le mafie (legge 136/2010) è stato emanato il Dpcm 30 giugno 2011 (pubblicato nella Guri del 29 agosto), che disciplina le competenze e i profili organizzativi dei particolari organismi. Le "Sua" sono configurate come centrali di committenza, riconducibili al modello generale definito dagli articoli 3 e 33 del codice dei contratti pubblici, ma con una finalizzazione che combina l’ottimizzazione delle procedure con la capacità di contrastare più efficacemente i tentativi di infiltrazione mafiosa negli appalti. Le attività attribuite alla stazioneunicaappaltantesonofocalizzatesulla gestione dellaprocedura di gara, collaborando con l’ente che intende affidare l’appalto nell’impostazione dei documenti descrittivi (capitolato speciale, schema di contratto),
definendo la procedura di gara e occupandosi in via esclusiva della redazione degli atti regolatori della gara (bando, disciplinare e lettera di invito), con piena responsabilità nella definizione deicriteri selettivi (in caso di utilizzodell’offerta economicamente più vantaggiosa). La gestione della gara in tutte le sue fasi (compresa la nomina della commissione giudicatrice, quando necessaria) costituisce
LOTTA ALLE MAFIE
L’obiettivo della centrale è salvaguardare dai possibili condizionamenti di organizzazioni criminali l’attivitàfondamentale della particolare centrale di committenza, che deve svilupparla in tutti i suoi profili operativi: dall’assolvimentodegli obblighi di pubblicità all’effettuazione dei controlli sul possesso dei requisiti di ordine generale e di capacità nei confronti dei concorrenti e dell’aggiudicatario.
Argine comune alle infiltrazioni AMMINISTRAZIONE PUBBLICA
Lacollaborazioneconleamministrazioni titolari dell’appalto si estendeancheallafasedi stipulazione del contratto. La Sua, inoltre, ha competenza per la cura dei contenziosiinsortiin relazione alla procedura di affidamento, fornendo anche gli elementi tecnico-giuridici per la difesa in giudizio. Su questo profilo, il ripartodeglioneri connessiallagestionedel contenziosodeveessere definito nell’ambito della convenzione che regola i rapporti tra la stazione appaltante unica e le amministrazioni pubbliche aderenti. Con tale accordo devonoessere definitil’ambitodi operatività del particolare organismo, i criteri dimensionali degli appalti che ne determinano l’intervento (ad esempio, per agre sopralasogliacomunitaria),leinterazioni tra il responsabile del procedimento delle amministrazioni aderenti e quello della centrale di committenza, nonché gli obblighi informativi reciproci (tra cui anche quelli relativi alle varianti in corso di esecuzione, che l’ente deve evidenziare al soggetto affidante). L’assetto organizzativo e gestionale della Sua, con caratteri-
Icontidelfisco.In Gazzetta il Dpcm sulla compartecipazione
reundettaglioterritorialepiùristretto attraverso strumenti più fedeli (la compilazione del quadro Vt non è ancora obbligatoria), i Comuni devono di conseguenza fare i conti con il livello di gettito regionale, determinatodaiconsumima anchedal tasso di evasione: le distanze territoriali, che vedono la compartecipazioneal Sudgarantirerisorse pari a poco più della metà ri-
QUADRO STABILE
L’eventuale aumento dell’aliquota non aiuterebbe i bilanci locali perché la dote dei sindaci è parametrata all’Irpef
SCAMBIO INFORMAZIONI L’amministrazione aderente e la Sua si scambiano informazioni relative alle procedure, allo sviluppo del contratto (varianti) e alla gestione del contenzioso
STAZIONE UNICA APPALTANTE SUA Collabora con l’amministrazione aderente nella redazione degli schemi di contratto e dei capitolati, nonché nella fase della stipulazione del contratto di appalto Definisce i criteri per la procedura di gara Imposta i bandi di gara Gestisce la gara in tutte le sue fasi Effettua i controlli sul possesso dei requisiti Gestisce il contezioso sulle procedure di affidamento
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I 730 presentati ai Caaf delle Acli
Nelle città
L’Iva più ricca ai Comuni di Emilia-Romagna e Toscana La dote più alta va ai Comuniemiliani etoscani,che ricevono tra i 66 e i 67 euro pro capite, seguitidaquellilombardielaziali (64,8 euro a cittadino), mentre in coda ci sono i campani (35 euro) e i calabresi (34,8 euro). Sonoinumerideldebuttodella distribuzione federalista dell’IvaaiComuni,decisadaldecreto sul fisco municipale e disciplinata dal Dpcm del 17 giugno scorso, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» di venerdì. Il meccanismo è quello della distribuzione pro capite dell’Iva prodotta dai consumi di ogni regione, e indicata nel quadro Vt delle dichiarazioni: nell’attesadistrumenti piùraffinati,che sianoingradodicoglie-
Aderisce alla Sua, specificando in convenzione in quali appalti la stazione unica appaltante interviene come centrale di committenza Elabora i capitolati e gli schemi di contratto Stipula il contratto di appalto Segue l’esecuzione del contratto di appalto
spetto ai livelli delle regioni più "ricche" del Centro-Nord, sono compensate dal fondo sperimentale di riequilibrio, i cui effetti dovrebbero però attenuarsi nel tempo. Non impatterà invece sul livellodi risorse comunalil’eventuale ritocco dell’aliquota Iva, ancora tra le ipotesi in campo nellamanovrabis. Lacompartecipazione comunale, infatti, deve garantire una quota di risorse pari al 2% dell’Irpef, parametro di riferimento del Dlgs sul fisco municipale, per cui un aumento del gettito dell’imposta sulvaloreaggiuntononavrebbe effetti sui bilanci locali. G.Tr. © RIPRODUZIONE RISERVATA
stiche di notevole flessibilità, ben si coniuga con la prospettiva di una costituzione di più organismidiquestotipoinambitoregionale, proprio in virtù dell’ampia possibilitàdisceltadelleamministrazioni pubbliche, che possono aderirvi attribuendo la competenza allo svolgimento di singole gare o di particolari tipologie. Un comune di limitate dimensioni e con una struttura organizzativa ridotta potrebbe per esempio aderire alla stazione unica appaltante solo per le gare di maggiore complessità e importo. Il Dpcm fa comunque salve le normative regionali che disciplinanomoduli organizzativi estrumenti di raccordo tra gli enti territoriali per l’espletamento delle funzioni e delle attività riferibili alla Sua, quando hanno lo scopo di garantire l’integrazione, l’ottimizzazione e l’economicità delle stesse funzioni, attraverso formule convenzionali, associative o diavvalimento nell’ambitodellerisorse umane,strumentaliefinanziariedisponibili alegislazionevigente. Agaranziadell’efficacia dell’attività delle Sua, il Dpcm prevede la collaborazione informativa e di supporto delle prefetture - utg, mentre sul piano più operativo, gli enti possono avvalersi dei provveditorati interregionalidelleoperepubbliche per le complesse e delicate attività di verifica dei progetti per lavori pubblici.
Il gettito della compartecipazione Iva nei capoluoghi delle Regioni a Statuto ordinario Comune
Torino Milano Genova Venezia Bologna Firenze Ancona Roma Perugia L’Aquila Campobasso Napoli Bari Potenza Catanzaro
Quota Iva (in mln)
Euro pro capite
52,9 84,7 39,4 16,8 25,3 24,4 5,7 177,7 9,8 3,7 2,1 33,7 12,6 2,5 3,2
58,2 64,8 64,7 62,0 67,0 66,1 55,3 64,8 58,7 50,3 41,8 35,0 39,5 35,9 34,8
Nel 2010 ha dichiarato più di 75mila euro solo il 2% dei contribuenti Il reddito dichiarato dagli italiani nel 2010 si attesta in mediasui22.000 euro,conunacrescita dello0,43 per cento. E a dichiarare un reddito sopra i 75mila euro è stato appena il 2% dei contribuenti. Mentre un contribuente su tre ha denunciato un reddito sotto i 15mila euro. A fare i conti sui modelli 730 appena presentati ai propri Caf sono state, ieri, le Acli. Il«redditocomplessivo» degli italiani (da non confondere col «netto in busta», che è più basso) passa in media dai 21.841 euro del 2009 (730 del 2010) agli attuali 21.933 euro. L’incremento è dello 0,43% che tuttavia viene bruciato dall’incre-
mento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo, salito nell’ultimoannodell’1,5percento. A parità di potere di acquisto il reddito degli italiani cala dunque dell’1,07 per cento. Una «tassa» su ciascun contribuentepari a 235euro,che diventano 373 euro per i lavoratori dipendenti,che rispettoaipensionati nonhannoil «paracadute»rap-
IL QUADRO
I guadagni in media passano dai 21.841 euro di due anni fa a 21.933 euro Incremento annullato dalla crescita dei prezzi
Università. Solo il 10% li supererà
Per centomila test scommessa su Medicina ROMA
Resta alta la voglia dei giovani italiani di conquistare il camice bianco, ma solo uno su dieci ce la farà a tentare la laurea in medicina o in odontoiatria. Con i testi di ammissione di domani in tutte le Università statali, raggiungono quota 98mila gli aspiranti medici in corsa per gli oltre 10mila posti disponibilinelle Facoltàdimedicina per l’anno accademico 2011-2012. Per ogni posto le domandesono9,8nellamedianazionale,colminimo di5,8aTrieste e il picco massimo di 14,2 a L’Aquila. Un desiderio di laurea che è alto anche per le 22 professionisanitarienonmediche, dove le domande di iscrizione sono state 122mila con un rapporto di 4,5 iscritti ai quiz per ciascun posto (27mila in totale) disponibile che negli Atenei pubblici si svolgeranno giovedì prossimo. Arriva dall’Osservatorio sulle professioni sanitarie del Miur la radiografia delle domande presentate per la corsa a un posto di iscrizione nelle Facoltà di medicina. Dati che confermano il settore sanitario tra quelli più gettonati in assoluto dai giovani neo diplomati nella loro corsa alla laurea. Ma che, in qualche modo, smentiscono il presunto boom di richieste di partecipazione ai quiz. Per quanto riguarda le iscrizioni a medicina, le domande (98.051) rispetto all’anno precedente sono calate dello 0,7% (673 in meno in totale) ed è dunque sceso (da 9,6 a 9,4) il rapporto domande/posti in gara. Per quanto riguarda le professioni sanitarie, invece, le domande di iscrizione sono cresciute dell’1,1 % (sono state 1.385 in più) rispetto a un anno fa. Spiega Andrea Lenzi (presidentedelCun):«Ogniannoabbiamobisognoinmediadi9mila nuovi medici. Da dieci anni gliimmatricolatiaicorsidilaurea sono in media 7.500 e arrivano alla laurea in 6.500, circa l’85%. Oggi il numero di medici supera ancora la media Ocse ma a breve la situazione potrebbe cambiare ed è necessario aumentare le iscrizioni. Con gli immatricolati di quest’annopossiamoprevedere nel 2017 circa 8mila laureati: l’Università ha il potenziale formativo per accogliere 11mila immatricolati che garantirebbero 10mila nuovi medici all’anno necessari per essere a regime entro il 2018». In attesa di costruire il futu-
ro, i numeri delle domande di partecipazione ai quiz di ammissione di domani e di giovedì confermano in ogni caso la voglia di una laurea sanitaria. Che per quanto riguarda sia gli aspiranti medici che le 22 professioni sanitarie non mediche, ha già visto lo svolgimento dei test di ammissione in tre Università non statali (San Raffaele a Milano, Roma Cattolica eRoma Campus)dove le domande per medicina sono state 13.500 per 581 posti a bando, mentre per le professioni sanitarie sono stati 6.100 a contendersi un posto. In queste stesse Università – ma chi ha fatto i quiz può ripeterli da domani nelle Università statali – il rapporto domande/posti per le iscrizioni a medicina è più alto rispetto agli Atenei statali e alla stessa media complessiva nazionale: dalle 26 domande per ogni posto alla Cattolica ai 20,4 del San Raffaele. R. Tu. © RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri
98.051 Candidati per Medicina Ancheseincalodello0,7% ledomandeperl’ingresso allefacoltàdiMedicina sfioranoancorale100mila
9,4
Rapporto posti/domande Solounostudentesu10, mediagenerale,riusciràa immatricolarsialprimo annodiMedicina
14,2
Il record dell’Aquila L’Universitàabruzzese,tra quellestatali,hailpiùalto numerodiaspirantimedici: oltre14candidati/posto
26
Il top a Roma AllaCattolicadiRoma, ateneoprivato,laselezione piùdura:solo4candidati sucentopasseranno
presentato dall’adeguamento automatico all’inflazione. Cas- Il confronto sa integrazione, contratti di solidarietà, rinnovi contrattuali Redditi medi per il periodo senza aumenti, incidono sul 2008/2010, dato nazionale. reddito dei lavoratori dipen- Valori in euro denti – 25.419 euro – cresciuto in media di appena 9 euro 2008 nell’ultimo anno (+0.03%). Dipendenti 25.335,10 Dall’analisidelleAclisullasi18.389,68 tuazione nelle regioni emerge Pensionati poi che la Lombardia registra il Altri 1.546,77 reddito medio più alto, 23.930 21.514,67 euro, ma con appena un +0,2% Media rispetto all’anno precedente, 2009 che si traduce in una perdita 25.410,94 dell’1,48% rispetto all’inflazio- Dipendenti neerivelaunacondizionedi so- Pensionati 19.246,89 stanziale stagnazione. Il reddito medio più basso è Altri 1.371,68 deipugliesi(16.763euro),seguiMedia 21.841,09 ti dagli abitanti della Basilicata (16.857 euro). Il calo dei redditi 2010 rispetto all’anno precedente è Dipendenti 25.419,43 più forte in Molise (-2,72%), Sicilia (-2,50%) e Campania Pensionati 19.646,49 (-1,83%). Le uniche due regioni 1.300,60 con il reddito «reale» in cresci- Altri ta sono il Trentino Alto Adige Media 21.933,97 (+2,48%) e l’Abruzzo (+2,15%). © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: Acli
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
24 Norme e tributi
Istruzioni per l’uso
Professionistieprevidenza I soggetti che non hanno un istituto di categoria e continuano a lavorare devono effettuare il versamento alla gestione separata dell’Inps
Lelineeguida NORME E PRASSI I provvedimenti 1 Decretolegge98/2011, articolo18,commi11e12; 1 legge335/1995,articolo2, comma26; 1 decretolegislativo 509/1994; 1 decretolegislativo103/1996; 1 legge21/1986; Gli interpelli 1 MinisterodelLavoro, interpellon.35/2010 I messaggi Inps 1 Messaggion.15783/2011del 3agosto2011; 1 messaggion.16883del30 agosto2011 Le sentenze di Cassazione 1 n.4057/2008; 1 n.11154/2004; 1 n.3468/2005; 1 n.3064/2001
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A CURA DI LUIGI PAINI
Maria Rosa Gheido
Al fine di evitare che vi sianoredditichesfuggonoall’imposizione contributiva, l’articolo 18, comma 11, del decreto legge 98/2011disponecheleCasseprivatizzatedicategoriasonotenute a sancire l’obbligo di iscrizione dei pensionati che continuanol’attivitàprofessionale,imponendo il versamento di un contributo non inferiore al 50% dell’aliquotaordinaria. Le Casse di previdenza dei professionisti hanno ancora poco più di quattro mesi per adeguare i propri statuti e regolamenti e sancire
IL TERMINE
l’obbligatorietà dell’iscrizione dei soggetti, già pensionati, che continuano a percepire redditi derivanti dalla relativa attività professionale. Qualora entro il termine di sei mesi dall’entrata in vigore del decreto legge 98/2011 gli enti non abbiano provvedutoall’adeguamentodeglistatutiedeiregolamenti,siapplicheràin ogni caso il contributominimoconaliquotanoninferiore al 50% di quella prevista in viaordinariapergliiscrittiaisingoli enti.
I redditi soggetti a contributi Come ha ribadito la Corte di Cassazione (sentenza
4057/08), solo i redditi derivanti dall’esercizio professionale sono soggetti a contribuzione previdenziale. L’Enpam, la Cassa di previdenza dei medici, precisa che il reddito professionale di lavoro autonomo assoggettabile a contribuzione è quello definito tale dal Testo unico delle imposte sui redditi, con esclusione dei redditi già soggetti ad altra forma di previdenza obbligatoria. L’obbligo di contribuzione viene meno con il compimento del 65esimo anno di età o con la cancellazione dagli Ordini, se precedente. La questione assume una particolare rilevanza, visto che ricondurre tali redditi nell’ambito dell’attività professionale comporta, di regola, l’insorgenza o meno dell’obbligo di iscrizione all’ente di previdenza e la relativa obbligazione contributiva, soggettiva ed integrativa. Assumendo a modello un consolidato principio applicato in campo fiscale, sono riconducibili all’ambito professionale tutti quei redditi prodotti in una attività che presuppone conoscenze e capacità tecniche che rientrano nell’oggetto dell’arte o della professione esercitata. Parafrasando una datata, ma mai superata, risoluzione del ministero delle Finanze, se un avvocatoèchiamatoa riordinare e catalogare una raccolta di testi giuridici, tale attività può essere ricondotta a quella propria della professione, così non
sarebbe sela raccolta fosse dilibri d’arte o di giardinaggio.
Il messaggio Inps Il principio è ripreso dall’Inps nel messaggio n.15783 del 3 agosto scorso(si veda Il Sole 24 Ore del 1˚settembre) che ribadisce che, quando l’attività non è attratta all’attività iscrivibile all’albo(oallaCassa)diappartenenza del professionista, scatta pressoché automaticamente l’obbligodiversamentodeirelativi contributi alla gestione separata. È il caso dell’attività dell’amministratore di condominio,dinormaoggetto diiscrizione alla suddetta gestione. Quando,però,l’attivitàè esercitata da un iscritto a Inarcassa (la Cassa degli ingegneri e degli architetti), il relativo reddito è attratto in quello prodotto dall’attività professionale e assoggettatoal contributosoggettivo presso la Cassa di categoria, a cui sono tenuti a iscriversi gli ingegneri e gli architetti iscritti all’Ordine, in possesso di partita Iva e non assoggettati a un’altra forma di previdenza obbligatoria. I professionisti che non possiedonoi requisitiper l’iscrizione ad Inarcassa ma producono redditi di natura professionale sono comunque tenuti al versamentoalla Cassa del contributo integrativo, il che – a parere dell’Inps – non li libera dall’obbligo di contribuzione alla gestione separata.
Lo status del pensionato Di regola, la continuazione dell’attività professionale dopo
RAI STORIA 21.00 Ritratto di Demetrio Volcic (nella foto), per molti anni apprezzatissimo corrispondente della Rai da Mosca
8.15 Reportage Filippo Penati (nella foto) e l’inchiesta sulle tangenti di Sesto San Giovanni
ne kolossal, con formidabile cast. LA 7 21,30 Missione Natura. Il mondo che ci circonda come non lo abbiamo mai visto: il conduttore-biologo Vincenzo Venuto sa comunicare tutto il suo amore per la flora e la fauna selvagge. FANTASY 22,00 La notte dei morti viventi, di George A.Romero, con Duane Jones, Usa 1968 (93’). Un caposaldo del cinema horror. Inimitabile.
Attualità RAITRE 13,25 Passepartout.PhilippeDaverioci guida in un percorso dalla Svizzera alla Germania tra le casate che hanno dominato la storia germanica. RAITRE 23,25 Le tribù della musica. L’Italia dei concerti raccontata da Massimo Bernardini: assistiamo, fra le altre, alle seguitissime esibizioni di Ligabue e Jovanotti.
Spettacolo LA 7 17,45 Pony express, di Jerry Hopper, con Charlton Heston, Usa 1953 (101’). Tra Missouri e California ci sarebbe bisogno di un servizio di staffette: scende in pista Buffalo Bill. RAIUNO 21,30 Il bambino della domenica. Beppe Fiorellointerpretaunpugilefinitonelle mani della malavita; regia di Maurizio Zaccaro. RAIMOVIE 0,20 My son, my son, what have ye done, di Werner Herzog, con Michael Shannon, Usa-Germania 2009 (93’). Un tuffo fra le ossessioni di Herzog. RAITRE 1,30 Fuori orario. Si conclude la monumentale "Retrospettiva di Leningrado" di Aleksandr Sokurov; seguono "Petit manuel d’histoire de France" (Francia 1977), di Raoul Ruiz, e "Il nostro secolo" (Urss 1982), del maestro armeno Artavazd Pelesjan.
6.15 Letture di Radio 24 6.30 Un libro tira l’altro R 6.55 Ferry boat 7.00 Gr 24 7.20 In primo piano La rassegna stampa 8.00 Gr 24 8.15 Reportage Tangenti a Stalingrado 8.30 Magazine 24 9.00 La guardiana del faro Epistolario radiofonico 10.00 Il riposo del guerriero Gli italiani oltre i luoghi comuni 11.15 - Il Gastronauta 11.30 - Un mistero in 24 minuti 12.00 Fuori Format 13.30 Un libro tira l’altro di Salvatore Carrubba 13.55 Ferry Boat 14.00 Incontri Una società di web monitoring 14.30 A bordo campo 15.00 Storiacce d’autore 15.05 La rosa purpurea 16.00 Essere e avere Il meglio di ...
LAPAROLA CHIAVE Privatizzazione
7 Il decreto legislativo 509 del 30 giugno 1994, attuativo della delega contenuta nella legge 537/1993, ha riconosciuto la possibilità di trasformazione in soggetti giuridici di diritto privato (associazioni o fondazioni) – ferma restando l’obbligatorietà del prelievo contributivo e delle prestazioni – agli enti previdenziali di categoria con i conti in attivo, che non percepissero contributi statali. Una ulteriore condizione è rappresentata dal fatto che l’ente abbia una riserva legale corrispondente alla copertura di almeno cinque annualità di rate di prestazioni. Il decreto legge 98/2011 ha demandato alla Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) la vigilanza sugli investimenti delle Casse dei professionisti, con modalità ancora da definire (si aspetta un decreto del ministero dell’Economia). Il decreto – analogo a quello che regola la previdenza complementare, il 703/96, in via di revisione – definirà i criteri e i limiti di investimento, oltre alla normativa sui conflitti di interesse. È previsto che la Covip riferisca ai ministeri competenti sulle attività di vigilanza e che possa effettuare anche ispezioni
50%
Si paga solo per quelli non soggetti ad altra forma di previdenza
Il contributo dev’essere pari almeno alla metà dell’aliquota ordinaria
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il conseguimento della pensione non libera dall’obbligo contributivo. È così, per esempio, per ingegneri, architetti, commercialisti ed esperti contabili, consulenti del lavoro, avvocati. Talvolta, però, lo status di pensionato comporta differenze contributive rispetto alle regole generali. La Cassa dei dottori commercialisti e quella forense, nel confermare l’obbligo contributivoinbase allealiquote correnti, esonerano gli iscritti già pensionati dal versamento della contribuzione minima soggettivaediquellaminimaintegrativa. La Cassa di previdenza dei consulenti del lavoro, dopo la riforma approvata nel 2010, consente invece al professionista già pensionato di rimanere iscritto versando una contribuzione forfettaria, minore rispetto a quella ordinaria.
I «senza Cassa» Un cenno, infine, alla gestione separataallaqualesonoobbligatoriamenteiscrittiiprofessionistiprivi di Cassadi categoria. Lo status di pensionato dell’iscritto non fa venire meno l’obbligo contributivo così come non è titolo esonerativo il compimento dei 65 anni di età. Nemmeno sono previste riduzioni o agevolazioniequestorendedeltuttonecessaria una riflessione sulla sperequazione dei costi previdenziali per i professionisti obbligati a versare i contributi a questa gestione, anche nel caso chesitratti di redditiaccessoria quelliassoggettatiaaltracontribuzione obbligatoria.
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01 | LA GESTIONE SEPARATA DEL LAVORO AUTONOMO La legge 335/95 (articolo 2, comma 26) prevede l’iscrizione alla gestione separata dei liberi professionisti titolari di partita Iva, così come definiti ai sensi dell’articolo 53, coma 1 del Tuir 02 | SOGGETTI OBBLIGATI ALL’ISCRIZIONE L’articolo 18, comma 12, del Dl 98/2011 con norma di interpretazione autentica chiarisce che nella gestione separa dell’Inps sono tenuti a iscriversi esclusivamente i soggetti che svolgono attività il cui esercizio non è subordinato all’iscrizione ad albi professionali, ovvero attività non soggette al versamento contributivo alle Casse privatizzate di previdenza dei professionisti 03 | REQUISITI DELL’ATTIVITÀ PROFESSIONALE 8 Contenuto artistico o professionale, come definito dal Tuir; 8 autonomia nello svolgimento, senza vincoli di subordinazione; 8 abitualità e professionalità, anche se l’attività non è prevalente o esclusiva; 8 personalità della prestazione e prevalenza del fattore lavoro sul capitale 04 | BASE IMPONIBILE La base imponibile previdenziale è pari all’imponibile fiscale, come risulta dalla dichiarazione dei redditi e da eventuali accertamenti definitivi 05 | LA RIVALSA I professionisti iscritti alla gestione separata possono addebitare al cliente il 4% dell’imponibile a titolo di concorso alla contribuzione
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Domani
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min 15 Bolzano - max 35 Catania
Nord: molto nuvoloso su tutte le regioni, con precipitazioni più diffuse a Nord Ovest, specie al mattino, e in prossimità dei rilievi; rovesci o temporali sparsi al Nord Est, soprattutto nel pomeriggio. Centro: cielo in prevalenza nuvoloso. Al mattino qualche rovescio o temporale soprattutto in Toscana; dal pomeriggio sviluppo di temporali isolati anche su Lazio, Umbria e Marche. Sud e isole: in Sardegna al mattino rovesci o temporali sparsi. Al Sud e in Sicilia nuvolosità irregolare. Locali temporali sui rilievi calabro lucani. Temperature in calo.
Nord: al mattino nuvoloso ovunque e, principalmente nel Nord Est, ancora alcune precipitazioni. Nel pomeriggio al Nord Ovest attenuazione della nuvolosità. Temperature senza grandi variazioni. Centro: nuvolosità residua su tutte le regioni nelle prime ore della giornata, in successivo diradamento, soprattutto sulla fascia tirrenica. Clima un po' meno caldo, ma sempre estivo. Sud e isole: in prevalenza poco nuvoloso, con annuvolamenti passeggeri al mattino sull'ovest della Sardegna e, la sera, nel nord della Sicilia. Temperature ancora superiori alla norma al Sud.
Temperature Italia
OGGI
Ancona Bari Bologna Cagliari Firenze Genova Milano Napoli Palermo Roma Torino Venezia
22 23 22 20 22 22 20 23 26 23 18 22
31 33 30 27 29 25 26 32 34 31 23 28
DOMANI
19 23 20 19 20 20 19 22 24 21 17 19
27 33 27 29 28 26 27 29 30 29 26 24
16 23 19 17
23 33 32 28
12 22 18 13
20 33 32 18
Europa Amsterdam Atene Belgrado Berlino
Bratislava Bruxelles Bucarest Budapest Copenhagen Dublino Francoforte Ginevra Helsinki Istanbul Kiev Lisbona Londra Lubiana Madrid Mosca Oslo Parigi
18 15 18 18 16 12 17 17 12 17 12 16 14 17 14 11 14 17
29 23 30 29 23 18 27 23 20 26 23 26 23 28 25 18 20 22
18 8 13 25 15 12 14 14 13 19 16 14 10 17 13 8 13 12
28 18 30 29 22 21 19 17 20 27 25 28 20 23 23 17 20 19
Praga Stoccolma Tirana Vienna Zurigo
16 16 22 18 16
26 23 34 30 24
17 17 23 18 14
24 24 30 30 17
20 23 22 7 27 24 19 14 11 23 23 20
28 31 37 23 34 29 31 22 19 31 31 28
23 25 21 5 27 22 19 18 12 23 24 18
30 29 38 24 35 30 29 25 21 31 32 25
Mondo Casablanca Hong Kong Il Cairo Johannesburg Los Angeles New Delhi New York Rio de Janeiro Sidney Singapore Tel Aviv Tokyo
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Hi-Tech/2. La grande sfida dei colossi Usa della tecnologia: le nuove opportunità in un mercato che cambia Pag. 26
Hi-tech/1. La rivoluzione d’estate della Silicon Valley: Pag. 26 le svolte strategiche di Apple, Google e Hp
Lettera al risparmiatore. Amplifon guarda all’India ed evita la crisi dei mercati occidentali Pag. 27 www.ilsole24ore.com/finanza
Domenica4Settembre2011
Banche. La popolare presieduta da Ponzellini punta a limitare l’aumento di capitale a 900 milioni - Va avanti il pressing di Arpe
L’ad Viola ai soci: niente crescita esterna
Mutuel: Bpm cambi la governance
«Bper, no a intese con la Milano»
Missione del socio francese in Bankitalia - Allo studio il passaggio al sistema duale
Paolo Tomassone IMAGOECONOMICA
Alessandro Graziani MILANO
IlCreditMutuelèprontoainvestire altri 100 milioni nella Banca Popolare di Milano, ma chiede che la cooperativa cambi radicalmentelapropriacorporategovernance. Una presa di posizione, quelladelprimosociodiBpm(5% delcapitale),che–secondoleultimeindiscrezioni–sarebbestataillustrata direttamente anche alla Bancad’Italiainunincontroriservato con la Vigilanza avvenuto a fine luglio. I francesi avrebbero criticato la sudditanza del consigliodi amministrazionediBpm al sindacato dei dipendenti-soci, la lentezza del processo decisionale epiù ingeneraleun sistema di governance che impedisce alla bancadifareprofittiadeguati. Criticheche sarebbero state ripetute anche al presidente della Bpm Massimo Ponzellini che, standoafontidelconsiglio,lunedì scorsosarebbe volato a Parigi per ottenere l’impegno dei francesi a sottoscrivere pro-quota l’aumentodicapitaleda1,2miliardichedovrebbe partire il prossimo 19 settembre. Cercando di avere anche il via libera alla fusione tra le controllateBancadi Legnano, di cui il Mutuel ha circa il 7,5%, e Cassa di Risparmio di Alessandria. Il Mutuel avrebbe dato disponibilità a sottoscriverecirca100milioni,arrotondando dunque la propria quotadel5%cheprobabilmenteè già salita al 6-7% consderando il pacchettodelconvertendoinmanoaifrancesi.Restadacapiresele richieste dei francesi sulla governance puntino davvero a un efficientamentodelsistemadigoverno della Bpm o se invece non si trattidiunbracciodiferroperavere come contropartita la Banca di Legnano, di cui sono già azionisti di minoranza, e che rappresenterebbeilprimopassodiunapresenza diretta del Mutuel in Italia. La Legnano ufficialmente non è in venditamaèprobabileche,considerando una valutazione di poco superiore al miliardo, date le impellenti necessità di capitale di Bpm, un’eventuale offerta per la controllata sarebbe presa in esame.EoltrealMutuelbisognaguardare, ancora Oltralpe, alle mosse dei francesi di Bnp Paribas-Bnl che –dopo essersi visti (temporaneamente) rifiutare una maxi-offertadalBancoPopolareperilpolodelCentroNordCreberg-Carilucca – ora stanno guardando a nuove possibili acquisizioni nelle areepiùricchedelNord percompletare l’insediamento «a maglie larghe» della rete di Bnl in Italia. C’èchisostienecheancheBnpParibas sia interessata alla Legnano (evenerdìaCernobbio,standoalle cronache, ci sarebbe stato un
lungocolloquioriservatotraiverticidiBnlequellidiBpm)echisostiene che il colosso europeo starebbevalutandoaddiritturaun’offertasull’interaBpm. Per quanto riguarda la governance, il più probabile approdo – viste le pressanti richieste di Bankitaliaintalsenso,testimoniatedallarelazioneispettivafirmata dalGovernatoreMarioDraghi–è versoil sistema duale, conl’istituzionediunconsigliodisorveglianzadicuifarebberoparte(senzaintromissioni nella gestione) sia i rappresentantideidipendenti-socichedegliinvestitoriistituzionali. Isolando – nella particolare governance di Bpm – i manager nel consigliodigestione.
LA RICAPITALIZZAZIONE
Domani summit del consorzio di garanzia, in settimana i vertici di Piazza Meda dalla Vigilanza per i tempi dell’operazione
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LAPAROLA CHIAVE Sistema duale
7Il modello di amministrazione e controllo delle società per azioni noto come dualistico o sistema duale è caratterizzato da una struttura che prevede l’elezione da parte dell’assemblea di un organo denominato Consiglio di sorveglianza, il quale elegge a sua volta un Consiglio di gestione. Si tratta di un sistema alternativo a quello tradizionale in cui al Consiglio di amministrazione (responsabile per le attività gestionali) viene affiancato un Collegio sindacale addetto al controllo. Nel sistema duale, invece, al Consiglio di sorveglianza sono demandate le funzioni di controllo e il compito di determinare le linee guida e di indirizzo della società, mentre il Consiglio di gestione si occupa dell’amministrazione e gestione della società uniformandosi alle linee guida formulate dal Consiglio di sorveglianza. Si tratta di un modello, ritenuto adatto soprattutto per le banche e le compagnie assicurative, che prende spunto dall’ordinamento tedesco, dove il duale è obbligatorio per le società di grandi dimensioni.
Di sicuro, da quello che trapela dalquartiergeneralediPiazzaMeda, i verticidella Popolare Milano farannotuttoquellocheèpossibile per cercare di contenere l’ammontaredell’aumentodicapitale. Anche a costo di cedere asset retail finora considerati incedibili ma,ineffetti,noncosìindispensabili considerato il rendimento paragonato all’allocazione del capitale. Da Legnano ad Alessandria, pare di capire, tutto è strategico ma anche in vendita. La priorità è diminuire l’esborso massimo dell’aumento di capitale fino a 1,2 miliardiimposto da Bankitalia, riducendolo a circa 900 milioni. Ed èproprioconquestamotivazione chelasettimanaprossimaivertici di Bpm, sempre stando alle indiscrezioni,sirecherannoaPalazzo Koch – per incontrare al ritorno dalle vacanze la vicedirettore generale Anna Maria Tarantola, incaricatadaPalazzoKochdiseguire dal vicino il dossier – per tentaredi ridurre l’ammontare della ricapitalizzazione dal massimo di 1,2 miliardi a 900 milioni. L’ammontarecomplessivo–serapportato alla capitalizzazione della banca,pariapocomenodi600milioni – ne mette a rischio la sottoscrizione sul mercato. Le stime del consorzio di garanzia guidato daMediobanca–che,aquantopare di capire, preferirebbelo status quo in Bpm – prevedono che esistaunrischioinoptatodi3-400milionisel’ammontarefosseconfermatoin1,2miliardi.Diverso,ovviamente, sarebbe se la richiesta al mercato scendesse a 900 milioni. Con sollievo anche di UniCredit (edellastessaMediobanca,chene curerà la prossima ricapitalizzazione)checertononavrebbevantaggiapresentarsisulmercatodopo che una banca italiana – pur se delle dimensioni di Bpm – dovesse chiudere la ricapitalizzazione conunafortedosediinoptato. In questocontesto assai caoticosi inseriscel’offerta di «salvataggio della Bpm» da parte della Sator di Matteo Arpe. L’’ex banchiere di Capitalia, come già anticipato ieri dal Corriere della Sera, è pronto a rilevare fino a 200 milioni dell’eventuale inoptato dell’aumento Bpm nell’ambito di una strategia «amichevole» con il sindacato dei dipendenti-soci. Pare con l’avallo di Fabrizio Palenzona, dominus della Fondazione Crt e anche di quella di Alessandria (quest’ultima azionista di Bpm). Ma anche uomo forte in Mediobanca, che invece sembra prediligere un percorso stand-alone per Bpm. Come si vede, il caos, nei dintorni Piazza Meda, regna sovrano. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Banche. La sede della Popolare di Milano in Piazza Meda
I PROTAGONISTI IMAGOECONOMICA
REUTERS
Matteo Arpe, ex banchiere di Mediobanca e Capitalia, è il numero uno del fondo di private equity Sator e punta a entrare nel capitale di Bpm e ad avere un ruolo gestionale di primo piano all’interno del gruppo. L’obiettivo del banchiere è di entrare in Bpm investendo fino a 200 milioni, in caso di inoptato del maxi-aumento di capitale da 1,2 miliardi dell’istituto. La ricapitalizzazione sarà guidata da un consorzio di garanzia capeggiato da Mediobanca. Fabrizio Palenzona, plenipotenziario della Fondazione Crt, è indicato come uno degli sponsor dell’operazione.
Il presidente del Credit Mutuel Michel Lucas punta ad avere un ruolo più incisivo nella governance della Bpm, di cui i francesi possiedono ufficialmente una quota del 5% del capitale. Alla fine di luglio, i vertici del Mutuel hanno incontrato la Vigilanza della Banca d’Italia e hanno chiesto che la Bpm modifichi la governance, allentando la "presa" dei dipendenti-soci sul consiglio di amministrazione. Il Credit Mutuel dovrebbe sottoscrivere 100 milioni dell’aumento di capitale di Bpm da 1,2 miliardi.
IMAGOECONOMICA
Massimo Ponzellini è presidente della Bpm. Il suo mandato scade con l’approvazione del bilancio 2011, dunque con l’assemblea dei soci di aprile 2012. Lunedì scorso è volato a Parigi, per sondare i soci francesi del Credit Mutuel (che hanno circa il 5%) sulla partecipazione all’aumento di capitale di Piazza Meda fino a un massimo di 1,2 miliardi. In settimana dovrebbe andare in Bankitalia, per definire con i vertici della Vigilanza tempi e modalità della maxi-ricapitalizzazione imposta da Palazzo Koch.
Ilriassetto.Alvial’incontrodecisivotrailministrodelleAttivitàProduttiveeilnumerounodelgruppod’Oltralpe
Edison-Edf, Proglio va da Romani MILANO
L’
appuntamento è fissato per domani, quando è in calendario l’incontro tra ilministrodelloSviluppoeconomico, Paolo Romani, e il presidente di Edf, Henri Proglio. Un vertice decisivo per capire che ne sarà del riassetto di Edison, e per la precisione se si andrà verso una nuova proroga o si sceglierà una soluzione condivisa che potrebbe passare da un lato da uno spezzatino di Edison o dall’altro da una nuova squadra al comando: Edf starebbe infatti cercando nuovi soci italiani da coinvolgere nella partita. Come è noto il 15 settembre scadeilpattodi sindacatoinEdison tra i francesi di Edf e i soci italiani, riuniti in Delmi e guidati da A2A. L’accordo sul divorzio in Foro Bonaparte era stato trovato già nel marzo scorso e
prevedeva il passaggio del controllo di Edison ai francesi in cambio della cessione di alcune centrali ad A2A. L’intesa tuttavia era stata bloccata dal Governo, contrario al passaggio di ForoBuonapartea Edf. Daqui larichiestadeifrancesi,primaditornare al tavolo con Delmi, di una garanzia che Palazzo Chigi non blocchi nuovamente l’intesa. Tra le ipotesi che circolano, ma al momento sembra poco concreta, c’è quella di costituire una cordata attorno a Delmi per rilevare Edipower, a cui potreb-
LA TRATTATIVA
Volata finale in vista della scadenza del 15 settembre Le ipotesi di spezzatino della controllata Edipower Passera: «Non c’è cordata»
beaggiungersilamunicipalizzata Acea per rilevare le centrali Edipower da Edison. Il tema è stato oggetto di un recente incontro tra il presidente di Acea, Giancarlo Cremonesi, e lo stesso Romani. Ieri, dopo un lungo colloquio tra l’amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti e l’amministratore delegato di Edison Bruno Lescoeur che si sono intrattenuti sulla terrazza di Villa d’Este dove è in corso il workshop Ambrosetti, qualcuno ha ipotizzato un ruolo dell’Enel.Lescoeurnonhavolutorilasciaredichiarazioniinmerito al negoziato in corso con i soci italiani sul futuro di Edison. Dal canto suo l’Enel intrattiene un rapporto di collaborazione con il gruppo francese Edf sui progetti relativi al reattore nucleare Epr di terza generazione. Ad ogni modo Conti ha escluso
categoricamente un coinvolgimento: «Non siamo coinvolti nel tema Edison», ha detto. Daquestoscenariosembrainvece defilarsi Iren, socia di Delmi. Andrea Viero, direttore generaledell’utilitychefapartedegli azionisti italiani di Edison, si aspetta che domani nel vertice tra Proglio e Romani emerga unaprorogadiduemesi sulriassetto di Foro Buonaparte. Viero ha poi detto di ritenere realistico un interesse di Acea, tuttavia, ha proseguito, una cordata italiana «la vedo difficilissima.».Dellaipotetica cordatatricolore non se ne starebbe occupando intesa Sanpaolo: «Non c’è nulla su questo tavolo», ha chiarito il consigliere delegato di Intesa San Paolo, Corrado Passera. Mar. Man. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODENA
«Non c'è nessun tipo di ragionamento,inquestomomento, di crescita per linee esterne, tanto meno un ragionamento su Bpm.Mentreinvececisonotanti ragionamentisucomefarfunzionare meglio il nostro gruppo sotto il profilo della produttività e dell'efficienza». L’amministratoredelegatodiBper,FabrizioViola, torna a ribadire: le nozze tra le due popolari non sono nemmenopreseinconsiderazione.Ilprogettodifusioneerastatovalutato negli anni scorsi ma era stato poi bocciato nonostante i due istituti trattassero governance e altri accordisuunpianodiparità.IeriViola,alterminedell’assemblea dei soci che si è svolta alla Fiera di Modena, ha chiuso un’altra volta ilcapitolo. IlboarddiBper,inquestesettimane, è impegnato sul piano industrialeche saràpresentato afineanno.L’approvazionedaparte dei soci dei tre punti all’ordine delgiornodell’assembleadiierie il clima tutto sommato “sereno” in cui si è svolto l’incontro, non possono che far piacere al management. «Finalmente un clima consonoadun’assemblea»hasospiratoVioladurantelaconferenzastampaconclusiva.All’appuntamentoeranopresenti3.601soci e9.098 azionisti attraverso le deleghe. L'oppositore storico GianpieroSamorì,nonharipetutoierileostruzionichesitrasformarono in rissa alla precedente assemblea del 16 aprile e che costarono all’avvocato l’espulsionedallibrosoci;c’èdadirechein quell’occasione si votava per il rinnovo degli amministratori e Samorì era interessato ad un posto nel cda. Ieri comunque l’avvocato–presenteinquantolegalerappresentantediunadellesocietà del gruppo – ha mantenuto un profilo più moderato sebbene nei confronti di Viola non abbia concesso sconti durante i suoitreinterventi. Praticamente all’unanimità è passato il piano di offerte pubbliche di scambio a sedi decentrate epartneresterni,studiatodaivertici del gruppo con l’obiettivo di tornareinpossessodellaquasitotalità del proprio pacchetto azionario:un’operazionecheconsentirà di consolidare il patrimonio del gruppo Bper rispettando i nuoviparametridigaranziafinanziaria imposti dall'accordo Basilea3.«Ilpianoindustrialesulquale abbiamo iniziato a lavorare – ha spiegato Viola – ha l’obiettivo di migliorare la redditività complessivaconsolidata,inuncontestoincuiriusciremoamantenere labasediazionicontenuta».«Per recuperareefficienza–haaggiunto – dobbiamo mettere più servi-
zi possibili, centralizzare i sistemidi controllo, aumentareil gradodicoordinamentodellepolitiche creditizie commerciali». Altropuntoall'ordinedelgiorno,approvatoancheseconl'opposizionedi 261azionisti, èquello che riguarda la riforma del sistema di remunerazione dei dirigenti della banca. Lo stipendio dell'ad, secondo i calcoli, passerà da 1,7 milionia circa 1,3milioni più340milaeuroopzionaliinbaseagliobiettividelgruppo.Ierisièvotatoinfine per la modifica statutaria che introduce, tra l'altro, il voto telematico:chinonpotràpartecipare direttamentealleassemblee,ilsocio potrà esprimersi attraverso mezzielettronicienonpiùsoltantoconladelega. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ASSEMBLEA DEI SOCI
Approvate le Ops sulle banche controllate, l’oppositore Samorì torna presente in sala ma stavolta l’assise è tranquilla
FONDAZIONI IN MANOVRA
Puglisi: «Rampl via daUniCredit? Prestoper dirlo» Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Banco di Sicilia, conferma la propria fiducia all’a.d. Federico Ghizzoni, mentre lascia apertelepossibilitàsullapresidenza di UniCredit.«L’unica cosa che escludo é toccare l’amministratoredelegato,ancheperché ha fatto bene finora, é qui da poco e bisogna mostrargli ancora fiducia», ha dichiarato daCernobbiospiegandoinvece che «finora Dieter Rampl era tutelato da un accordo che ora non c’é più». Sul rinnovo dei vertici previsto per il 2012, Puglisihapoiaggiuntoche sono tre i fattori «impediscono ora di dire che cosa accadrà sulla presidenza: l’assetto del board, il bilanciamento territoriale del top management di ungruppoveramente internazionale e la disponibilità di Rampl e di chi lo dovrebbe sostenere».Piùcautoinvece Enrico Tomaso Cucchiani, numero uno di Allianz in Italia e consigliere di amministrazione di Piazza Cordusio, secondo cui è ancora presto per discutere di rinnovi. G.Ve. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Media. Novità nel patto solo nel 2013 LAPOLITICAEL’ITALIANITA’
I francesi e la cambiale del 2002
I
lneoMinistrodelloSvilupo EconomicoPaoloRomanisista dandodadareperevitareche EdisonelacontrollataEdipower finiscanonellemanideifrancesidi Edf.Nelleultimeore,Romaniha incontratoriservatamenteivertici dellegrandibancheitalianeper verificarelafattibilitàdiipotesi alternative.LarispostadiIntesa Sanpaoloèarrivataachiarelettere dall’a.d.CorradoPasseracheieri, daCernobbio,hadettochenon esistenessunacordataitalianaper Edipower.EcheinognicasoIntesa Sanpaolononnefaràparte.Nessun commentodaMediobanca,che pureconogniprobabilitànon interverràasostegnodeitardivi progettididifesadell’italianitàdi Edipowergraditisoprattuttoal presidenteuscentedelconsigliodi gestionediA2AGiulianoZuccoli (aspirantepresidentediEdipower,
nelcasolasocietàdiventitutta italiana).L’attivismodiRomani, giustificatoeaddiritturainevitabile datoilruoloistituzionaleche occupa,siscontraperòconle passatedecisionidelGoverno italiano.Nel2002,l’esecutivo italianoassecondòlaconquista dellamaggioranzadiEdison(allora Montedison)dapartedeifrancesidi Edf,all’epocaalleatidellaFiatdi PaoloFresco(supportatidal finanzierefranceseRomanZaleski, assaivicinoaGiovanniBazoli). Eranoitempidellaguerraalla MediobancadiVincenzo Maranghi,all’epocacontrollantedi Montedison,cheilGovernodi allora(difatto,lostessodiadesso) assecondòfavorendoilpassaggio dellaquotadimaggioranzaaEdf. L’errorefufattonel2002.Nei prossimigiornisenepagherannole conseguenzedefinitive.(Al.G.)
Merloni: «Logico che Della Valle salga in Rcs» L’aspirazione di Diego Della Valle a incrementare la propria partecipazione nel gruppo Rcsè «correttae logica» e «si vedrà nel tempo». Così ha commentato da CernobbioFrancescoMerloni,membrodel pattodisindacato della società editoriale in merito alla dichiarata volontá del fondatore di Tod’s di salire nel capitale del gruppo. «In questo momento c’è il patto di sindacato fino al2013, poi si vedrà. Magari - ha aggiunto Merloni riferendosi al collega marchigiano - è molto capace di fare una gestione, non dico editoriale ma dell’azienda, splendida». «Nel patto Rcs non penso che ci siano novità - ha aggiuntoil sociodel gruppoeditoriale - Se ne parlerà nel mo-
mentoincuisiriparleràditutto il Patto di sindacato. È stata manifestata la volontà di Diego di aumentare la propriaquota, però nonhatrovato spazio, perchè serve l’accordo di tutti. Le cose sarannorivistealmomentodellaridiscussione». «Uno che vuole impegnarsi é sempre benvenuto» ha commentato Merloni a proposito, invece, di un ruolo del fratello del patron di Tod’s, Andrea Della Valle, nella società editoriale. Quanto all’attività di gestione del gruppo editoriale il membro del patto ha aggiunto: «C'é una riorganizzazione in corso che é necessaria in questo settore». G. Ve. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
26 Finanza & Mercati
ANALISI
Colossi hi-tech in manovra 25 agosto APPLE
STEVE JOBS ilvisionarioco-fondatorediApple, lascialaguidadelgruppoaTim Cook
15 agosto
LARRY PAGE
annuncial’acquistodella divisionecellularidiMotorola
18 agosto
LEO APOTHEKER
HP
ilceoannuncial’acquistodi Antonomyel’uscitadaipc
di Luca De Biase
Tecnologici. Evolve lo scenario del settore con i big che ridisegnano le strategie per il futuro
La rivoluzione d’estate dell’hi-tech Agosto di annunci shock per Apple, Google e Hewlett Packard Daniela Roveda LOS ANGELES
Una minirivoluzione è esplosa quest’estate nella Silicon Valley mentre il resto del paese era in vacanza. Chi è tornato da due settimane di mare alla fine di agosto ha ritrovato il settore high tech con un volto completamente cambiato: il colosso internet Google è diventato una società manifatturiera; la più grande società di personal computer del mondo,la HewlettPackard,hadeciso di trasformarsi in una società di software; e infine il gioiello dell’alta tecnologia americana, la Apple, ha perso il leader, Steve Jobs, che l’ha portata da una vetta all’altra trasformandola nell’azienda più ammirata e invidiata del mondo. È stata Google ad agitare per prima le acque il giorno di Ferragosto. Cogliendo di sorpresa Wall Street, il colosso dei motori di ricerca ha an-
nunciato l’acquisto per 12,5 miliardi di dollari della Motorola Mobility, la divisione di telefoni cellulari e decodificatori per la tv di Motorola. Google non aveva mai fatto un’acquisizione di tali dimensioni; e non era mai uscita dal suo campo di competenze, i servi-
UN MESE DI NOVITÀ
Settore in subbuglio: uscita di scena di Steve Jobs, svolta verso il software di Hp che vuole cedere i pc, Brin e Page scommettono sui cellulari zi su Internet e il software. Per Larry Page e Sergei Brin, i due cofondatori, si tratta indubbiamente di una mossa rischiosa che comporta l’unione di due culture aziendali completamente diverse e l’ingresso in un settore, quello
manifatturiero, in cui non hanno alcuna esperienza. Ma l’investimentorappresenta un salto di qualità nelle aspirazioni di Google, e rivela l’ambizione di emulare la Apple esercitando pieno controllo sia sull’hardware che sul software dei suoi prodotti. Oggi Google fornisce il software Android a circa la metà di tutti i telefonini in circolazione prodotti da societù terze; domani Google sarà in grado di produrre i suoi telefonini e farli funzionare perfettamente su tutte le sue piattaforme Internet come oggi riesce a fare solo Apple con gli iPhones, gli iPads e iPods. SeGoogle hadeciso di entrare nel settore manifatturiero, laHewlettPackardhasceltoinvece di uscirne. Il 18 agosto la più grande produttrice di pc del mondo ha annunciato che non ne produrrà più neanche uno, e rinuncerà anche all’idea
di vendere smartphones e tablets, due prodotti su cui era in forte ritardo rispetto alla concorrenza. L’idea di Hp è quella di emulare rivali come la Ibm, che nel corso degli ultimi 15 anni si è trasformata in una societàdisoftwareeserviziinformatici, e avvicinarsi al modello di colossi del software come Oracle e Microsoft. Ilclamorosovoltafaccia, dieciannidopolamegaacquisizione della Compaq Computer e solo un anno dopo il takeover della società di smartphones Palm, ha sollevato però perplessità a Wall Street e irrequietezza tra i clienti. Wall Street ha mostrato i suoi dubbi con un’ondata di venditediazioniHp,ilcui valore di mercato è oggi del 21% inferiore a due settimane fa. Wall Street in realtà ha qualche dubbio anche sull’investimento strategico di Google, le cui quotazioni sono state spin-
I colossi Usa alla grande sfida dell’innovazione
te in basso del 7% nel corso degli ultimi 15 giorni. Paradossalmente i mercati non si sono agitati invece per la partenza del mitico Steve Jobs dalla guida della Apple e l’arrivo al suo posto di Tim Cook. Le dimissioni di Jobs, da anni malato di una rara forma di cancro al pancreas, erano infatti ampiamente attese e l’avvicendamento al vertice era stato di fatto già attuato durante le sue due lunghe assenze per malattia, quando Cook aveva preso in mano le redini con mano ferma. Jobssi è contornato di manager brillanti che hanno contribuito alla visione strategica dell’azienda, in questo assicurando il successo della Apple negli anni a venire. Ma Silicon Valley non sarà più la stessa senza di lui: per l’high tech americano un capitolo si è chiuso per sempre. © RIPRODUZIONE RISERVATA
oogle e Hp. Notizie enormi hanno fatto tremare il settore della tecnologia nello scorso agosto. Ci si chiede se siano smottamenti diversi, ma dovuti allo stesso terremoto. Google ha impegnato 12,5 miliardi per acquistare la divisione che produce i cellulari della Motorola. Hp ha lasciato capire che deciderà lo spin off della divisione che produce i personal computer, ha dubbi sullo sviluppo dei prodotti mobili con sistema operativo Palm e ha deciso di comprare Autonomy per 10,3 miliardi di dollari. La borsa non ha stabilito se questi segnali erano buoni e nel corso del mese, approfittando dei guai finanziari globali, ha tagliato i valori del settore tecnologico al Nasdaq del 6,4% in agosto. Intanto, nell’economia reale, le aziende tecnologiche hanno dimostrato più ottimismo: i tagli al personale sono stati in agosto circa un ventesimo di quelli di luglio. Anche perché loro liquidità è piuttosto elevata, al momento, secondo i calcoli dell’analista John Challenger, della Challenger, Gray & Christmas. Nello stesso agosto, la Apple ha dovuto rinunciare all’impegno quotidiano del suo leader, Steve Jobs: la sua interpretazione dell’innovazione tecnologica di questo millennio ha probabilmente contribuito a generare alcune delle condizioni che hanno convinto Google a comprare un’azienda di hardware e Hp a spostarsi verso il software. Il casoApple, probabilmente irripetibile, ha comunque segnalato almeno tre novità: 1) i profitti si fanno soprattutto se si riesce a controllare una filiera che va dal servizio
G
online al software e allo hardware, costruendo una vera e propria piattaforma; 2) la dimensione mobile dell’accesso a internet presenta caratteristichediverse rispettoall’accesso via personal computer fisso, il che si deduce almeno dal fatto che in quella dimensione le persone sembrano più orientate a spendere, a provare nuovi software a esplorarenuoviservizi; 3)l’architettura informatica basata su un sistema di programmi e memoria appoggiati su grandi computer remoti cui si ac-
LE PROSPETTIVE
Ottimismo per il futuro, maxi-investimenti e occupazione stabile Il mercato cambia e si cercano opportunità
c LAPAROLA CHIAVE Cloud computing 7 In informatica con il termine inglese cloud computing si indicano un insieme di tecnologie che permettono, tipicamente sotto forma di un servizio offerto al cliente, di memorizzare / archiviare e/o elaborare dati (tramite Cpu software) grazie all’utilizzo di risorse hardware / software distribuite e virtualizzate in Rete. La creazione di una copia di sicurezza (backup) è automatica e l’operatività si trasferisce online mentre i dati sono memorizzati in server farm generalmente localizzate nei Paesi di origine del service provider.
cede con oggetti leggeri e trasportabili, spiazza il personal computer e apre la strada a unafrontierainnovativa ancora poco esplorata. Perché, se il cosiddetto cloud computing è nato come trasposizione nei servizi online delle funzioni abituali dei pc, oggi appare come un mondo di nuove applicazioni, capaci di interpretare milioni di esigenze specifiche diverse: e questo florilegio di nuovi software si sviluppa sulle piattaforme che meglio servono la loro nascita, sviluppo e diffusione. È come se fosseronuove specie, nella vita dell’informatica. E non per nulla, a proposito di queste piattaforme, si parla di ecosistemi: superata la centralità dei pc, anche gli standarddi fatto e l’ordineevolutivo dell’epoca dei pc non hanno più lo stesso peso. La lotta per la sopravvivenza si è complicata. Ma le mutazioni e gli spazi la nascita di nuove specie si sono moltiplicati. Unesempio,sempreagostano è stata l’acquisizione per 20 milioni di dollari di Zite da parte di Cnn: un software nato pochi mesi prima per sfruttare il design tanto apprezzato dell’iPad e adottato velocemente da milioni di utenti in tutto il mondo per leggere comodamenteuna grande quantità di articoli provenienti da diversefontiinformativeharipagato velocemente i programmatori che lo hanno realizzato. Zite ha dimostrato che,inunecosistemasanoevitale, le nicchie del mercato possono riservare sorprese di business molto rilevanti. Come in ogni fase velocemente evolutiva, si moltiplicano le opportunità. Per chi le sa cogliere. E per chi le sa coltivare. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ASSESSORATO DELL’IGIENE E SANITÀ E DELL’ASSISTENZA SOCIALE DIREZIONE GENERALE DELLA SANITÀ AVVISO PUBBLICO
Il Direttore Generale informa che sulla Gazzetta Ufficiale IV Serie Speciale n. 68 del 26.08.2011 è stato pubblicato l'avviso pubblico per l'acquisizione di disponibilità alla nomina a Direttore dell'Agenzia Regionale della Sanità approvato con Delibera n. 31/47 del 20.07.2011. La versione integrale dell'avviso, il modello di domanda di partecipazione sono scaricabili dal sito www.regione.sardegna.it - Assessorato Igiene e Sanità - Direzione Generale della Sanità - Concorsi e selezioni. Le domande di partecipazione possono essere consegnate a mano, presso l'Ufficio protocollo della Direzione Generale della Sanità, via Roma 223 - 09123 Cagliari, oppure inviate tramite posta elettronica certificata o a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento e dovranno pervenire entro le ore 14,00 del 26.09.2011. Il termine suddetto è perentorio e pertanto non si terrà conto delle domande pervenute oltre il termine indicato. Per informazioni rivolgersi alla Direzione Generale della Sanità dell'Assessorato dell'Igiene e Sanità e dell'Assistenza Sociale - Ufficio URP - Tel. 07076067041 e-mail san.urp@regione.sardegna.it. IL DIRETTORE GENERALE Dott. Massimo Temussi
Azienda Ospedaliero Universitaria Cagliari AVVISO DI GARA numero gara 3124950 Questa A.O.U. ha indetto una gara d'appalto con procedura aperta, per l'affidamento della fornitura di guanti per uso sanitario - chirurgici e non chirurgici, sterili e non sterili, in quattordici lotti distinti, per il periodo di tre anni, da destinare ai Reparti Ospedalieri dell'Azienda Ospedaliera di Cagliari. Importo presunto nel triennio € 847.000,00 I.V.A. esclusa. Criterio Aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Presentazione offerte: vedi schema di istanza di partecipazione pubblicato sul sito www.aoucagliari. it/ e della Regione Autonoma della Sardegna www.regionesardegna.it/. Termine ricezione offerte ore 13 del giorno 7 ottobre 2011 da far pervenire all'Ufficio Protocollo dell'Azienda Ospedaliero Universitaria, Via Ospedale, 54 - 09124 Cagliari. Inviato alla pubblicazione nella G.U.C.E. in data 29 luglio 2011. Responsabile del procedimento Dott.ssa Maria Teresa Piras Tel. 070/51096806, e-mail: mariapiras@aoucagliari.it. F.to: IL DIRETTORE GENERALE Dott. Ennio Filigheddu
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Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi Milano, via Monte Rosa, 91 Roma, Piazza dell’Indipendenza, 23 b/c Organizzazione con sistema di qualità certificato ISO 9001:2008
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Lettera al risparmiatore 27
398,3 milioni 26,8%
BUSINESS ACUSTICO
L’indebitamento finanziario netto a fine giugno 2011
Amplifon, per dribblare la crisi dell’Occidente la scommessa è sull’India Allo studio piano federativo per network a Nuova Dheli Negli Usa più franchising - Il nodo della Gran Bretagna di Vittorio Carlini inoaqualchetempofa,inBorsa,il titolo non ha «sentito» gli sbalzi del mercato. Al riparo tra le pieghe del listino, incompagniadialtremultinazionalitascabili,Amplifon nonèstatocolpitodallegrandinate su Piazza Affari. Poi la società, attiva nel business delle protesi acustiche, è finita anch’essanel«calderone»iscrivibileallavoce: vendita dell’asset-Italia. Per rendersene conto basta dare un’occhiataalleperformancein Borsa.Sui12 mesi (al2/9/2011)leazionidelgrupposonoinnetta controtendenza: guadagnano oltre il 10 per cento. Un trend positivo replicato nel 2011: da inizio anno la crescita è dell’8,38% a fronte del profondo rosso del Ftse all share (-20,8%). L’andatura da titolo «salmone», però, via via diminuisce più si riduce l’arco di tempo considerato. Da inizio agosto, il gruppo guidato dal ceo Franco Moscetti ha lasciato sul parterre il 9,35%; mentre, dall’11/7/2011 (cioè da quando è iniziato lo tsunami di vendite su Piazza Affari) il consuntivo è praticamente piatto (0,9%). Certo, si tratta di performance comunque migliori rispetto agli indici principali: il Ftse All star, per esempio, è sceso dell’11 per cento. Tuttavia la vendita dell’equity italiano tout court, alla fine, ha coinvolto Amplifon, anche al di là dei buoni fondamentali e del business aziendale. Già,ilbusinnes.Ilgrupposimuovenelsettore medicale: un comparto catalogato come anticlico e difensivo. In linea di teoria, quindi,menosoggettoallacrisi.Diversianalistisottolineanoperòche,afrontedellacattiva congiuntura, la domanda aggregata comunquediminuisceel’effettonegativosifarà sentire anche su prodotti come gli apparecchieiserviziperl’udito.Daunlato,infatti, non può negarsi l’ invecchiamento generale della popolazione: nel 2010 gli over 65, nelmondo,hannosuperato quota524 milioni. Un trend che, aumentando la sordità con l’avanzare dell’età, in teoria agevola il business. Dall’altro, però, gran parte del "declino" demografico è di casa in Occidente. Cioè, in quella parte del mondo dove la crisi morde di più. L’acquisto, insomma, sarebbe più difficile. L’azienda tuttavia, su questo fronte, non sembra preoccuparsi troppo. La popolazione che soffre di disturbi uditivi, è il ragionamento, si aggira sul 10%: a livello globale significherebbe circa 300 milioni di persone. E però, anche perché la sordità è vista come un handicap da nascondere, in pochi usano un apparecchio. La domanda potenziale non soddisfatta, quindi, è ampia. Tanto che, al di là della crisi, il mercato di riferimento dovrebbe crescere attorno al 4-7% all’anno. Insomma, lo spazio per cogliere occasioni di business c’è. Occasioniche,però,nonsempresonodietro l’angolo. Devono cogliersi diversificando i mercati. Su questo fronte Amplifon (il
F
cuiprincipalesingolo mercato perfatturato restal’Italia)datempohaspinto sull’acceleratore: i ricavi, secondo il consensus, nel 2011dovrebberoarrivare,peril68%,dall’Europa continentale; il peso degli Stati Uniti, invece, è stimato al 13% del fatturato, quello della Gran Bretagna al 5 mentre l’area AsiaPacifico varrà il 14 per cento. Proprio quest’ultimo mercato, nelle strategie aziendali, ha assunto sempre maggiore importanza. Il gruppo, alla fine del 2010, ha acquisito l’australiana Nhc: un investimento per un controvalore di circa 300 milioni di euro che, all’inizio, la Borsa non ha eccessivamente apprezzato. Per molti lo shopping è stato troppo caro. A ben vedere,
LO SCENARIO
A livello globale le persone che hanno disturbi all’udito sono circa 300 milioni Solo una piccola parte utilizza le protesi Il mercato è stimato in crescita ma c’è la spada di Damocle della recessione
Sei anni di conti RICAVI 2005 2006 2007 2008 2009 2010
547,1 613,1 667,9 641,4 657,0 708,1
EBITDA 2005 2006 2007 2008 2009 2010
93,5
MERCATO DOMESTICO
IL DEBITO
LETTERA AL RISPARMIATORE
105,1 92,2
Nota: in milioni di euro
74,3
90,6
96,9
Fonte: dati societari
però, l’azienda «Aussie», nella strategia di Amplifon, è la classica testa di ponte per entrate in paesi importanti quali l’India (Nch ha laggiù 16 negozi). Secondo quanto risulta al Sole24Ore, nel secondo semestre 2011, Moscetti e il suo teamhannoallostudioilpianodisviluppoper espandersi a Nuova Dheli. Si tratta di un mercato ancora molto arretrato, dove il numero dei negozi per le protesi è di poco oltre le 200 unità. Ebbene, l’idea dovrebbe esserequelladiavviareil prossimoannoin India un progetto federativo (seppure non sono esclusi piccoli acquisizioni) con produttori già presenti in loco (per esempio, Siemens o Jn Resound) al fine di sviluppare un network. Una rete per personalizzare e distribuire le protesi che, a metà 2013, dovrebbe centrare l’obiettivo di un centinaio di punti vendita, però non di proprietà. Ovviamente,nonèsolo il LontanoOriente.Essenziale rimane il mercato Nord Americano.Qui,prosegueilprogettodiristrutturazione della rete di negozi, in particolare della controllata Sonus. Quest’ultima dovrebbe veder salire, a fine dell’esercizio in corso,i negoziin franchising negliUsa dagli attuali 93 a 113. Cui devono aggiungersi i 12 punti vendita in Canada che già hanno questaformulacontrattuale.Aldi làdeinumeri, la strategia di Amplifon negli Usa è chiara: trasformare il business model da canale diretto a indiretto. Da un lato, c’è il calo dei ricavi ma, dall’altro, consente di migliorare la redditività (+5,9% nel primo semestre2011). Quellaredditivitàche,invece,èpiùdifficile in Gran Bretagna. Nella perfida Albione, in parte a causa della forte presenza della concorrenza di operatori para-statali, i conti di Amplifon sono in rosso. Tra il primo gennaio e il 30 giugno 2011 - con ricavi praticamente piatti (+0,9%) - è ben vero che le perdite operative sono calate del 26,5 per cento.Tuttavia,alivellodiEbit,ilrossoèstato di 3,7 milioni. Così, l’obiettivo dell’azienda è quello di avvicinarsi al break-even al livello di Ebitda per fine 2011. SulContinente,invece,inumerimigliorano. A fine giugno 2011 i ricavi delle vendite hanno raggiunto 272,9 milioni mentre l’Ebit è stato di 32,7 milioni. Un contributo non da pocoallacrescitadeiconti(l’utileconsolidato è salito a 17,4 milioni), dove oltre all’Italia resta essenziale la strategia in Germania. Nel 2011 le stime sulla performance del paeseteutonico,graziealmixdiprodottieall’attività di marketing, sono positive. Una crescitachedovrebbesvilupparsipervieinterne, seppure non è da escludere anche lo shopping di piccole catene di negozi locali. Nessunamira per adesso, invece, rispetto al mercato russo. Un’area «complessa» che, giocoforza, non sembra essenziale per Amplifon. Quella Amplifon che resta positiva sull’intero esercizio. Anche se le nubi sull’economia mondiale sembrano sempre più nere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La società in numeri
Domande & risposte I semestre 2011
13,4
I semestre 2010
0,2 19,2
0,2
I ricavi per area geografica in percentuale
Europa Continentale
13,5
5,6
Asia e Oceania America del Nord Africa Regno Unito e Irlanda
4,8
Ricavi
400,7 341,4
Dati di bilancio semestrali Ebitda in milioni di euro
64,3 45,8
Ebita Ebit
68,1
75,0
(di cui 26,8% Italia)
(di cui 30,1% Italia)
I sem.2011 I sem.2010 NFP
50,6 35,7 43,4 31,1
-398.254
Utile
I semestre 2010
-147.163
NET DEBT/GROUP EQUITY
Utile ante 29,1 tassi 25,0 I semestre 2011
L’Italia rimane il primo Paese per fatturato
1,16
0,60
NET DEBT/EBITDA
17,4 14,1
2,99
1,58
Titolo e Piazza Affari a confronto: base 31/12/2010 = 100
Amplifon Ftse Italia Star
Titolo e prezzo obiettivo degli analisti
e Qual è il livello di indebitamento dell’azienda? Al 30 giugno 2011, secondo quanto riportato dai dati semestrali, l’indebitamento finanziario netto del gruppo ammontava a 398,3 milioni di euro, in crescita rispetto ai 381,4 milioni del 31 dicembre 2010. Un trend, è l’indicazione dell’azienda, conseguenza della stagionalità che vede storicamente il primo semestre come il più debole dell’anno. Ciò non toglie, tuttavia, che il rapporto Net debt to ebitda sia (sempre al 30 giugno 2011) al 2,99. Un valore che, a detta di alcuni analisti, non è poi così basso. L’azienda ribatte che i flussi di cassa sono forti e che si tratta di un punto di passaggio. La stima è che, nel giro di circa 18 mesi, il rapporto dovrebbe scendere al di sotto di quota 2. Rispetto, invece, alla duration dei debiti la società sottolinea che la gran parte delle scadenze è spostata in là nel tempo: dal 2015 in avanti. r Quale l’andamento del titolo a Piazza Affari? In un periodo di forte volatilità dei corsi azionari, quale l’attuale, gli esperti guardano anche agli strumenti dell’analisi tecnica. Senza alcuna indicazione di carattere operativo, il consensus di mercato segnala, al rialzo, l’area di resistenza 4,20-4,40. Al ribasso, invece, sono segnalati i livelli di 3,8 (prima) ma, soprattutto, il supporto di 3,63 e, successivamente, quello di area 3,20-3,30. t Esiste un impatto del dollaro debole, rispetto all’euro, sui conti di Amplifon? Per il fatturato generato in Eurolandia, ovviamente, l’impatto è neutrale. Il giro d’affari realizzato nei pasi che hanno adottato la divisa unica è rilevante: alla fine del primo semestre, infatti, c’è l’Italia (26,8% dei ricavi), la Francia (il 12,6%), l’Olanda (11,6%), la Germania (5,5%), la Spagna (4,25) e il Belgio (2,7%). Come tutte le multinazionali tascabili, tuttavia, non poco fatturato è generato anche fuori dell’Europa dei 17. Così, in Svizzera (4,3%) Gran Bretagna (4,8%), Stati Uniti e Canada (13,5%) e, ultimo ma non meno importante, l’area Asia Pacifico (13,4%). A fronte di questo «spaccato» dei ricavi Amplifon ha scontato, alla fine del primo semestre 2011, un impatto da effetto cambio (comprensivo di tutti i cross valutari quali , per esempio, euro-franco svizzero) negativo per un milione di euro. u Quale la ripartizione del margine operativo lordo per area geografica di Amplifon? La parte del leone, sul fronte del Mol, la fa l’Europa continentale: nel primo semestre 2011 vale 45 milioni di euro (il 16,5% sui ricavi). Poi, viene l’area Asia e Oceania con 14,8 milioni e il Nord America con 6,15 milioni. In rosso, invece, la Gran Bretagna: Oltremanica il Mol è stato negativo per 1,9 milioni.
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Prezzo Target price
BUY
I giudizi degli analisti
HOLD SELL
Fonte: Bloomberg
63,64% 27,27%
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Il Sole 24 Ore Domenica 4 Settembre 2011 - N. 241
Domenica
breviario
#Insegnare
di Gianfranco Ravasi ’è un duplice vantaggio nell’insegnare perché, mentre si insegna, si impara. Tra pochi giorni cominceremo ad avere accanto sui treni o sugli autobus le torme dei ragazzi che s’avviano rassegnati a trascorrere la loro mattinata sui banchi di scuola. Hai un bel dire a loro che non scholae sed vitae discimus, e cioè che quella fatica non è per gli esami ma per la vita. In verità, la frase originaria di Seneca era antitetica: Non vitae sed scholae discimus, realisticamente convinto com’era che spesso dalla scuola non si
4 settembre 2011 www.ilsole24ore.com/domenica
cava molto. È ancora a lui e alle sue Lettere a Lucilio che ho attinto l’aforisma odierno, dedicandolo ai molti nostri lettori che sono insegnanti. Anch’io ho passato buona parte della mia vita da docente: è vero, insegnando non solo chiariamo e approfondiamo per noi stessi quello che affermiamo, ma spesso procediamo ulteriormente, col discepolo, nella conoscenza. Diceva Roland Barthes: «Vi è un’età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un’altra in cui si insegna ciò che non si sa, e questo si chiama cercare». © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL «GATTO SELVATICO» DOMATO DA BERTOLUCCI
CAMPIELLO A SORPRESA, VINCE ANDREA MOLESINI
A FIRENZE IL DENARO DIVENTA ARTE
bertolucci, lupo, pischedda | pagg. 34-35
stefano salis | pag. 36
marco carminati | pag. 45
Ride bene chi ride di cuore Un testo inedito in Italia di Virginia Woolf, che sarà ricordata e omaggiata al Festivaletteratura di Mantova. È la risata a darci la giusta misura delle cose. Viene dal profondo ed è superiore persino alla parola di Virginia Woolf ALINARI
n passato si pensava che la commedia rappresentasse i difetti della natura umana e la tragedia ritraesse gli uomini più grandi di quanto siano. Per dipingerli come veramente sono, si deve, a quanto pare, trovare una via di mezzo tra le due, e il risultato è o qualcosa di troppo serio per essere comico, o di troppo imperfetto per essere tragico, e questo possiamo chiamarlo umorismo. L’umorismo, come ci è stato detto, è negato alle donne, che possono essere tragiche o comiche, mentre quel particolare amalgama che rende una persona dotata di umorismo è solo appannaggio degli uomini. Ma gli esperimenti sono pericolosi, e nel cercare di raggiungere il punto di osservazione privilegiato dell’umorista – mentre si tiene in equilibrio sul pinnacolo negato alle sue sorelle – il maschio ginnasta non di rado precipita ignominiosamente sull’uno o sull’altro versante, o piomba a capofitto nel grottesco, oppure scende sul duro suolo della banalità seriosa, dove, per rendergli giustizia, va detto che si trova del tutto a suo agio. Può essere che la tragedia – un ingrediente necessario – non sia così comune come al tempo di Shakespeare e per questo l’epoca attuale abbia dovuto provvedere un sostituto decoroso che fa a meno di sangue e pugnali, e appare al suo meglio con un cappello a tuba o indossando una lunga redingote. Lo si potrebbe chiamare lo spirito della solennità, e se gli spiriti appartengono a un genere, non c’è dubbio che questo sia maschile. Ora, la commedia appartiene al sesso delle Grazie e delle Muse,e quando questo solennegentiluomo si fa avanti a offrire i suoi omaggi, la commedia guarda e ride, e
I
guarda ancorafinché viene sopraffattada un’irresistibile risata, e corre a nascondere la sua ilarità nel petto delle sue sorelle. Così l’umorismo nasce assai raramente e la commedia deve molto lottare perché questo avvenga. La pura,spontanea risata, quellachesentiamo provenire dalla bocca dei bambini e di sciocche donne, è tenuta in discredito. Si sostiene sia la voce della frivola stupidità, che non trae ispirazione né dal sapere né dall’emozione, che non offre messaggi, non comunica informazioni; è un’emissione vocale come l’abbaiare di un cane o il belato di una pecora, ed è al di sotto del livello di dignità di una razza che ha inventato una lingua per potersi esprimere. Ma ci sono cose che vanno oltre le parole e non al di sotto, e la risata è una di queste. Perché la risata è l’unico suono, per quanto non articolato, che nessun animale può produrre. Se il cane disteso sul tappeto davanti al caminetto si lamenta per il dolore o abbaia per la contentezza, sappiamo cosa vuole comunicare e non ci troviamo nulla di strano, ma supponiamo che si metta a ridere? Supponiamo che quando entriamo nella stanza non esprima la sua legittima gioia, nel vederci, agitando la coda o leccandoci, ma scoppi rumorosamente a ridere – mostrando i denti – e sia scosso dalle risate e mostri tutti i segni tipici di un grandissimo divertimento. La nostra reazione sarebbe di ritrarci inorriditi, come se una voce umana fosse uscita dalla bocca di un animale. E nemmeno possiamo immaginare che esseri superiori a noi possano ridere; la risata sembra infatti appartenere essenzialmente ed esclusivamente agli uomini e alle donne. La risata è l’espressione dello spirito comico dentro di noi, e questo spirito ha a che fare con le stranezze, le eccentricità, le deviazioni da un modello riconosciuto. Esprime il suo commento nella risata improvvisa e spontanea che scoppia senza che quasi sappiamo perché, senza che possiamo dire quando. Se ci prendessimo il tempo per pensare – per analizzare l’impressione che lo spirito comico registra – senza dubbio scopriremmo che ciò che è superficialmente comico, è fondamentalmente tragico, e mentre avremmo il sorriso sulle labbra, i nostri occhi si riempirebbero di lacrime. Questa – le parole sono di Bunyan – è stata accettata come definizione dell’umorismo; ma la risata della commedia non comporta l’obbligo delle lacrime. Nello stesso tempo, sebbene il suo compito sia relativamente lieve se confrontato con quello dell’umorismo vero e proprio, il valore della risata
Illustrazione di Emiliano Ponzi
nella vita e nell’arte non può essere sopravvalutato. L’umorismo abita sulle vette; solo le menti eccezionali possono salire sulle cime da dove tutti gli aspetti della vita si possono vedere come in un panorama; ma la commedia cammina sulla strada comune e rifletteilbanalee ilcasuale,lecolpe venialie leparticolarità di tutti quelli che passano davanti al suo lucido specchietto. La risata, più di qualunque altra cosa, mantieneil nostro sensodelle proporzioni; è lì a ricor-
tutti a mantova Questo testo è tratto da «Voltando pagina. Saggi 1904-1941» (a cura di Liliana Rampello, Il Saggiatore, Milano, pagg. 664, €29), che raccoglie il lavoro critico di Virginia Woolf con diversi testi inediti in Italia. La Rampello sarà al Festivaletteratura di Mantova all’incontro «Dedicato a Virginia Woolf» sabato 10 settembre alle 16.30, alla Chiesa di San Maurizio. Con lei la nipote della Woolf, Angelica Garnett, autrice di «Ingannata con dolcezza» e di «La verità nascosta» (editi da La Tartaruga) e ultima erede del Bloomsbury Group, di cui parlerà il 9, alle 18.45, alla Chiesa di S. Maria della Vittoria. Servizi su Festivaletteratura alle pagg. 32-33
darci sempre che siamo soltanto umani, che nessun uomo è del tutto un eroe o completamente un malvagio.Immediatamente, appenadimentichiamodi ridere, perdiamo il senso delle proporzioni e della realtà. I cani, misericordiosamente, non sanno ridere, perché,sepotessero farlo,si renderebberoconto delleterribili limitazioni che comporta l’essere cani. Uomini e donne sono sufficientemente in alto nella scala della civiltà da essere ritenuti capaci di conoscere le loro mancanze e di ricevere il dono di riderne. Ma rischiamo diperderequesto prezioso privilegio,odi scacciarlo dai nostri cuori, per colpa di un’enorme massa di conoscenze approssimative. Per poter ridere di una persona si deve, tanto per cominciare, essere capaci di vederla per come è. Tutto il suo paludarsi con le insegne della ricchezza, del rango, e del sapere, se è soltanto un accumulo di esteriorità, non deve ottundere la lama tagliente dello spirito comico, che affonda nel vivo. Tutti sanno che i bambini hanno una maggiore capacità, rispetto agli adulti, di conoscere gli uomini per quello che sono, e credo che il verdetto che le donne emettono sul carattere delle persone non sarà smentito il giorno del Giudizio. Le donne e i bambini, dunque, sono i principali rappresentanti dello spirito comico, perché non hanno gli occhi annebbiati dal sapere, né le menti ingombrate da teorie libresche, il che fa sì che uomini e cose preservino nitidamente i loro tratti originali. Tutte le odiose, soffocanti escrescenze che hanno ricoperto a dismisura la nostra vita moderna, le cerimonie pompose, le convenzioni, e le noio-
se celebrazioni solenni, niente temono di più del balenare di una risata, che, come un lampo, le inaridisce e le dissecca fino a lasciarne solo le ossa. E perché la loro risata possiede questa qualità che i bambini sono temuti dalle persone consapevoli della propria affettazione e falsità; ed è probabile che, per la stessa ragione, le donne siano guardate con tanta sospettosa disapprovazione nelle professioni dotte. Il pericolo è che possano ridere, come il bambino nella favola di Hans Andersen, che notava apertamente che il re era nudo, mentre gli adulti ne ammiravano lo splendido abbigliamento – che non esisteva. In arte, come nella vita, tutti gli errori più grossolani derivano dalla mancanza di misura, e dalla tendenza a essere esageratamente e ostentatamente seri. Inostrigrandiscrittoriusanounlinguaggio eccessivamente ampolloso, e si compiacciono di frasi magniloquenti, quelli minori moltiplicano gli aggettivi e si crogiolano in quel sentimentalismo che nelle classi inferioriproduceilsensazionalismodeimanifestieilmelodramma. Noi andiamo ai funerali e al capezzale dei malatimoltopiùvolentiericheaimatrimonioallecerimonie festose, e non siamo capaci di spazzare via dalla nostramentelaconvinzionechec’èqualcosadivirtuosonellelacrimeecheilneroè ilcolorechepiùcisiaddice. Non c’è niente, in verità, tanto difficile quanto ridere e far ridere, ma non esiste qualità che valga di più. È una lama che recide ciò che è superfluo, riproporziona e restituiscegiusta misura e sincerità allenostre azioni e alla parola scritta e parlata. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Supplemento al numero odierno del Sole 24 Ore - Poste Italiane sped. in A.p. - D.l. 353/ 2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c.1, Dcb Milano
memorandum
La gestione degli affitti è un pensiero fisso?
di Roberto Napoletano
De Gasperi e il mestiere della politica
R
icordo una mattina romana assolata di fine giugno di più di quattro anni fa, sala della Lupa a Montecitorio, ero lì tra gli altri con Paolo Pombeni e Gian Enrico Rusconi per ricordare Alcide De Gasperi. A me era stata affidata una relazione sull’attualità del suo pensiero e della sua opera e mi ero preparato con cura e partecipazione. Uscii da quell’incontro "ristorato" perché la sua figura scarna, la sua storia personale fatta di sobrietà, l’amore (mai nascosto) per la politica, le capacità di governo e il senso della storia, esercitano su di me un’attrazione fatale. Se devo pensare a un grande italiano, penso a lui: questo trentino di poche parole che riuscì (senza eredi, purtroppo) a piegare il Paese alla "coerenza meridionalista" e a mettere le «basi» dell’unico, vero grande miracolo economico italiano, è come se lo avessi conosciuto da sempre, quasi uno zio nobile di famiglia, un punto fermo nelle idee, un presidio per l’animo.
Uscito da Montecitorio e avviatomi verso casa mi sentivo più leggero, sapevo che la politica in Italia si è chiamata anche De Gasperi e questo mi rassicurava, non so perché ma sono giorni che torno con la mente a quella mattina e continuo a pensare a una lettera che lui scrisse dal carcere alla moglie il sei agosto del 1927. Cito il testo, a memoria: «Ci sono molti che nella politica fanno solo una piccola escursione come dilettanti e altri che la considerano come un accessorio. Ma, per me, fin da ragazzo era la mia carriera, o meglio la mia missione». In altri messaggi, sempre con la moglie, era stato ancora più esplicito: come un chirurgo rimane sempre un chirurgo anche se cambia ospedale e un ingegnere è sempre un ingegnere, io sarò sempre un politico. Per capirci, De Gasperi era un politico di mestiere, orgoglioso di esserlo. Il degrado civile segna i nostri giorni, con corpi e poteri dello Stato in perenne guerra tra di loro. Assistiamo angosciati agli schiamazzi di una politica confusa,
inconcludente e spesso, troppo spesso, motore di clientele e malaffare, che continua a riempirsi la bocca con frasi del tipo: «Abbiamo liberato il Paese dai politici di professione». Facciamo tutto ciò incoscientemente mentre rischiano di saldarsi la crisi finanziaria globale e i vizi italiani antichi e nuovi. Adesso, forse, ho capito perché sono giorni che penso a De Gasperi e a quella mattina nella sala della Lupa. Il Paese non ha bisogno di dilettanti e neppure di accessori. La storia ci insegna che se economia e finanza cominciano a ballare, ci può salvare solo la politica e chi la ama. Un viso scavato, un tratto (vero) di sobrietà, il senso dello Stato, la spinta della «missione». Non c’è nulla di più nuovo, l’ho detto tante volte, di tornare all’antico, la straordinaria "attualità" di un trentino coraggioso che unì l’Italia ma oggi non la riconoscerebbe. roberto.napoletano@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Il Sole 24 Ore
Né capo né coda | Palindromi di Marco Buratti
Fermo Posta
La formula per abbattere il muro del Rais SIRTE: TRE PER TRE PER ... TETRIS!!
La rubrica delle lettere torna regolarmente la settimana prossima. Scriveteci a Fermoposta, via Monte Rosa, 91 - 20154 Milano fermoposta@ilsole24ore.com
Luoghi e persone lettera da laikipia (kenya)
autrice al fronte
Elefanti, l’addio è vicino AP
La fame d’avorio nel mercato della Cina, oggi più che mai presente in Africa, rivitalizza il bracconaggio ed è una strage continua. La scrittrice Kuki Gallmann racconta il disastro di Kuki Gallmann e raffichediKalashnikovecheggiano nella valle del Grande Rift non più solo nelle notti di luna piena. Nel sole di mezzogiorno seguounadellemiesquadreantibracconaggio, lungo un pendioscosceso, finoaunavalle,dove so di trovare la carcassa sfigurata di un altro elefante. Questa volta è una femmina. Una matriarca di forse trent’anni a giudicare dal corpo, dall’usuradelleunghie:lezanne,divelteacolpi d’ascia sono già lontane, nascoste sotto un caricodicarbonedirettoaMombasa,doveverranno imbarcate su un daho arabo, verso la Somalia e l’insaziabile mercato cinese. Oggi la notte risuonerà delle strida delle iene, dei ruggiti dei leoni, degli ululati degli sciacalli che si contendono le grandi spoglie. Domani, i resti dilaniati formicoleranno di milioni di larve, e fra una settimana solo pelle putrefatta e ossa sconnesse rimarranno di questa regina della savana, il decimo elefante raccolto quest’anno nella Laikipia Nature Conservancy. Associano il loro acquisto coloro che entrano in eleganti negozi a Pechino, a Bangkok, a Tokyo per scegliere in una vetrina illuminata un superfluo oggetto d’avorio di cui potrebbero benissimo fare a meno, all’orrore, al terrore, che sono il vero prezzo della loro ignoranza?
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Domenica
Si rendono conto, di essere più colpevoli di questamortediquanto nonlosiailbracconiere che preme il grilletto? Ilbracconiere,inquesta partedelKenyadovevivoiodaquarant’anni,èungiovanecacciatore della tribù dei Pokot. È stato armato da uno dei tanti mercanti Somali che rimangono impuniti,importatori di armiillegalidalla Somalia, disintegrata, al nostro confine. È spintodallatentazionediunguadagnocheequivalealricavato diquindici anni di ipoteticolavoro,connessun proporzionaledeterrentelegale, perché sa che se per caso cadesse nelle mani della legge, fatto raro, sarà probabilmente subito rilasciato. Il valore dell’avorio, spinto dalla domanda del mercato, oggi è tale, e le condanne talmente irrisorie, che val la pena correre il rischio. Un chilo è venduto per 750 dollari. Recentemente, il 26 agosto, 1.041 zanne illegali sono state requisite a Zanzibar, l’equivalente di oltre 520 elefanti. Il primo aprile la dogana thailandese scoprì 247 zanne provenienti dal Kenya; due settimane dopo, 122 in Vietnam, e l’indomani 707 dirette in Cina,mentre,in maggio, 84 zanne furono intercettate a Nairobi. La legislazione applicabile percrimini contro glianimaliselvaticiin Kenya è obsoleta. Data infatti agli anni Settanta, quando la caccia era permessa, gli elefantiabbondavano, i negozi che vendevano oggetti d’avorio ai turisti erano comunissimi, e la po-
Nata in Italia, la scrittrice Kuki Gallmann arrivò in Kenya nel 1972 con il marito Paolo e il figlio Emanuele che morirono dopo pochi anni in un incidente. Per onorare la loro memoria fondò la Gallmann Memorial Foundation - che promuove la coesistenza tra gli uomini e la natura, occupandosi tra le altre cose di reforestazione, protezione dell’habitat, formazione, ricerca, riduzione della povertà - e la Laikipia Nature Conservancy, dove vivono rinoceronti, elefanti, ghepardi e 470 specie di uccelli. Da allora si batte in prima linea contro il bracconaggio e per questo suo impegno ha ricevuto diverse onorificenze internazionali. Ha pubblicato 5 romanzi (in Italia editi da Mondadori), tra cui l’autobiografico «Sognavo l'Africa», da cui è tratto il film «Sognando l'Africa» (in cui è impersonata da Kim Basinger). Sta ora terminando il suo prossimo romanzo, principalmente autobiografico, che uscirà nel 2012.
il rogo | L’avorio sequestrato è simbolicamente bruciato a Manyani, il 20 luglio scorso. A destra, Kuki Gallmann tocca la carcassa di Mwlua, un rinoceronte femmina gravida quando fu uccisa. Gallmann ha il braccio ingessato per aver subito un’aggressione da parte dei bracconieri polazionenon aveva raggiuntoillivellodiora, con rampante disoccupazione. E, soprattutto, la presenza cinese in Africa non esisteva. Il rapido espandersi dell’economia cinese, e la domanda per zanne di elefante – e corno di rinoceronte – in estremo oriente, dove gli oggetti di avorio intagliato rappresentano uno status symbol, uniti all’influenza economicacineseinAfrica,ealproliferaredicompagnie di costruzione cinesi, sono direttamente responsabiliper iltragico eirreversibiledecli-
direttore responsabile
caporedattore
Roberto Napoletano
Armando Massarenti
in redazione
no delle popolazioni di elefanti e rinoceronti attraverso il continente. Il 90% dei contrabbandieri arrestati a Nairobi è cinese. Il Kenya perde ogni anno molte centinaia di elefanti; il bracconaggioharaggiuntolivellisenzaprecedenti. I primi a sparire sono stati i grandi maschi e ora è il turno delle matriarche, il nucleo, la memoria del branco. Gli attacchi naturalmente si concentrano in aeree conosciute per l’abbondanza di questi animali, e l’asperità del terreno, come i grandi parchi di Tsavo e Voi, il Monte Kenya,
Francesca Barbiero, Cristina Battocletti, Marco Carminati,
le riserve di Samburu e del Mara e il luogo notoper la più grandeconcentrazione dielefanti e rinoceronti fuori dei parchi nazionali: la regione di Laikipia, dove vivo io, che confina lungo l’intera parte occidentale con la Grande Rift valley, l’impenetrabile regione abitata dalla tribù dei Pokot. Non sono nuova alla lotta al bracconaggio: nel 1980, quando bande di bracconieri armati provenienti dalla Somalia discesero attraversoilKenya,ammazzandoelefantierinoceronti, io iniziai la prima squadra antibracconag-
Serena Danna, Lara Ricci, Stefano Salis, Chiara Somajni
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gio privata del paese. Allora funzionava: non ora, quando il prezzo dell’avorio è salito alle stelle,ladomandaper«l’orobianco»èinsaziabile e i nostri rangers, ancora armati con fucili antiquati, devono far fronte a un nemico risoluto e munito di armi moderne. Nelluglio1989, aNairobi, partecipai attivamente allo storico rogo di dodici tonnellate di avoriosequestrateai bracconieri:i compratori,provenientisoprattuttodall’estremoOriente, si erano riversati a Nairobi per acquistarle. Organizzai con un team di esperti il complesso sistema per dare alle fiamme una sostanza che naturalmente non brucia. In seguito fui nominataHonoraryWardendelKenyaWildlife Service, e mi trovai catapultata in prima fila nella lotta per la protezione dell’ambiente. Lo scopo di questo coraggioso gesto di coerenza edi sfida da parte delKenya era di squalificareunmercatocheeraresponsabiledi uccisioni indiscriminate. La vendita dell’avorio fu infatti proibita subito dopo in tutto il mondo per vent’anni da Cites (la Convenzione sul commerciointernazionaledellespecieminacciate di estinzione), per permettere ai branchi di elefanti di riprendersi. Nel 2007 purtroppo, due anni prima della scadenza del bando, a richiesta del Sudafrica, Namibia, Botswana e Zimbabwe, la vendita alla Cina e al Giappone di avorio accumulato in questi paesi, fu autorizzata dall’agenzia Cites: un tragico errore. Immediatamente il prezzo aumentò, il mercato nero rifiorì e la pace finì ancora una volta per gli elefanti nella savana dell’Africa. Nella Laikipia Nature Conservancy sessantaquattro elefanti furono uccisi nel 2009. Il21 luglio,insegnodidisgustoperlarinnovata ecatombe di elefanti, il Kenya bruciò ancora, pubblicamente a Manyani, vicino allo Tsavo East, 5 tonnellate di avorio illegale sequestrato in Singapore, con l’aiuto dello stesso team di ventidue anni fa. Ma se il traffico criminale internazionale non verrà bloccato, se la nuova legge non sarà approvata immediatamente, e se drastiche misure non verranno prese con urgenza per proibire ancora una volta ogni vendita di avorio,questogestononavràconseguenzeel’elefante rischierà di diventare un mammut nel corso di una generazione. (P.S. Dopo la consegna di questo articolo, lunedì scorso, 794 zanne sono state sequestrate a Hong Kong e 114 ancora in Tanzania il 30 e 31 agosto: 454 elefanti. La strage continua.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
redazione grafica
art director
Cristiana Acquati
Francesco Narracci
L’ODIO PARALIZZA LA VITA, L’AMORE LA LIBERA.
Chicago, anni Sessanta: Martin Luther King tiene un discorso in occasione di un raduno presso le Robert Taylor Houses. Di lì a poco, gli sarà conferito il Premio Nobel per la pace in riconoscimento del suo impegno civile. Instancabile paladino degli emarginati, si è sempre esposto in prima persona per combattere i pregiudizi etnici nella società americana e per promuovere la forza creativa dell’amore come alternativa alla violenza nell’evoluzione sociale. Le sue parole - come il celebre discorso “I have a dream” - ancora oggi emozionano tutto il mondo. Scoprile nel secondo libro della collana “Uomini Liberi”.
2° volume Martin Luther King La forza di amare QUESTA SETTIMANA A SOLI 6,90 IN PIÙ IN ESCLUSIVA CON FAMIGLIA CRISTIANA
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DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Il Sole 24 Ore
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Illuminismo premiato anche al Balzan Verranno annunciati domani a Milano nella sala Buzzati della Fondazione «Corriere della Sera» i vincitori dei quattro premi Balzan 2011. Le discipline premiate, quest’anno, sono: storia antica (Mondo greco-romano), studi sull’Illuminismo, biologia teorica o bioinformatica e studi sull’universo primordiale, dai primi istanti alla formazione delle galassie
Terza pagina
elzeviro
filosofia minima
Rendiamo grazie ai Lumi CORBIS
Radicale o moderato che sia, è all’Illuminismo che dobbiamo una cultura e una politica fondate sui diritti dell’uomo
il graffio
Non date retta alla gialla fascetta Chi entra in libreria li individua da lontano. La fascetta gialla che ne avvolge la copertina brilla anche nella notte dello scaffale. Sono i romanzi della Garzanti di provenienza angloamericana. Gli autori sono, di norma, illustri sconosciuti: ma la fascetta ne magnifica le doti citando il giudizio – per carità, sempre positivissimo – di testate statunitensi o britanniche anch’esse ignote ai più. E, spesso, a caratteri cubitali strilla tirature monstre raggiunte su scala planetaria. Un giorno mi troverai, Edwards, «5 milioni di copie nel mondo», o Avevano spento la luna di Ruta Sepetys, «voce potente che spezza il silenzio della storia», declama imperterrita la fascetta. Paga in Italia questa strategia di marketing? Non sempre: forse perché quella ossessiva fascetta gialla finisce per ricordare ai lettori la nera notte hegeliana in cui tutte le vacche (e i romanzi) appaiono uguali. Magari nella loro irrilevanza.
di Massimo Firpo
«C
he cosa è l’Illuminismo?», si chiedeva Immanuel Kant in un celebre saggio del 1784, ponendo una domanda sulla quale la storiografia ha continuato ad arrovellarsi e dividersi, poiché essa investe le origini storiche dei principi di libertà, tolleranza, democrazia sui quali poggia l’identità culturale e politica dell’Occidente. Molte risposte sono state date nel corso degli ultimi due secoli e molto diverse, per esempio, risultano quelle offerte di recente da un inglese trapiantato a Princeton nelle sue Isaiah Berlin Lectures di Oxford e da un italiano in un corso di lezioni al Collège de France (entrambi eredi, dunque, del cosmopolitismo settecentesco). A meno di dieci anni dalla pubblicazione della sua vasta sintesi, Radical Enlightenment. Philosophy and the Making of Modernity, 1650-1750 (Oxford, 2001), con Una rivoluzione della mente. L’Illuminismo radicale e le origini intellettuali della democrazia moderna (Einaudi, Torino, pagg. XV-234, € 18,00) Israel ritorna sulla categoria di Illuminismo radicale, estendendo fino alla Rivoluzione francese l’arco cronologico della sua riflessione sulle origini della modernità intellettuale e politica, scaturita da quella «corrente di pensiero (e in ultima analisi di azione politica) che ha svolto il ruolo principale nel gettare le basi dei valori e degli ideali egualitari e democratici nel mondo moderno». Già coniato da Margaret C. Jacob per ricostruire alcuni filoni della grande rivoluzione culturale tra Sei e Settecento che Paul Hazard definì la «crisi della coscienza europea», l’età di Spinoza e di Newton, di Locke e di Toland, di Bayle e del primo Voltaire, nel nuovo libro di Israel il concetto di Illuminismo radicale viene dilatato a tutto il Settecento, in contrapposizione a quello di Illuminismo moderato. Due Illuminismi opposti e inconciliabili, sostenitore l’uno di un ribaltamento dell’ordine politico e sociale, della democrazia rappresentativa, dell’ateismo e del materialismo, di una nuova etica basata solo su princìpi razionali, della condanna di ogni guerra, salvo quella difensiva; legato, invece, l’altro all’idea di un graduale progresso dell’umanità, fautore dalla mo-
volare alto Una mongolfiera si stacca da terra a Versailles, evento spettacolare fermato in un’incisione del 1783
narchia parlamentare inglese e di un ordine sociale non intaccato dal principio dell’eguaglianza degli uomini, deista in campo religioso, tutt’altro che eversivo della moralità tradizionale, pronto a difendere gli eserciti permanenti e la guerra giusta. L’Illuminismo moderato di Voltaire, Hume e Kant, insomma, contrapposto a quello radicale di Diderot, d’Holbach e Lessing, via via affermatosi fino a trionfare nel secondo Settecento: due maniere di pensare, di guardare alla natura, alla società e alla politica, di giudicare il presente e di progettare il futuro «filosoficamente e teologicamente incompatibili, e di fatto opposte, fin dall’inizio», e anzi in costante contrasto poiché tra di esse non era possibile «alcun compromesso». Come spesso accade, le schematiche semplificazioni di siffatti teoremi rischiano di confondere i problemi che vorrebbero chiarire. Non è una gran novità che molte anime, molte differenze e anche aspri contrasti animassero quel complesso movimento che sotto il nome di Illumi-
nismo, Lumières, Aufklärung, Ilustración, percorse da un capo all’altro l’Europa del Settecento, preparò e sostenne l’azione riformatrice di alcuni sovrani, accompagnò la crisi dell’Antico regime e offrì un poderoso arsenale intellettuale e politico alla Rivoluzione francese. Ma ciò non toglie che di Illuminismo si possa e si debba parlare, come del resto fa lo stesso Israel pur delineandone due anime talmente diverse da risultare alternative, in conflitto l’una con l’altra, e privandolo quindi di ogni significato generale in quanto scisso sin dalle origini in una «dicotomia basilare». Due anime che invece molto avevano in comune, anzitutto nel contrapporsi a una cultura basata sull’ossequio ai dettami di santa Chiesa, sul diritto divino dei re, sull’immobilità delle gerarchie sociali, sull’inviolabilità dei privilegi sociali, nel combattere l’infâme, la superstizione, il pregiudizio, il dispotismo, nel rivendicare principi di libertà e di giustizia, sia pure con ovvie differenze. Pro-
prio perché molto avevano in comune, le due anime poterono collaborare senza troppe difficoltà in quel monumento dell’Illuminismo che fu l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert. E quale anima attribuire a Dei delitti e delle pene del marchese Cesare Beccaria, che rovesciava i fondamenti stessi della giustizia penale, o alla Scienza della legislazione del principe Gaetano Filangieri, che si impegnava a costruire i fondamenti giuridici di una società «giusta ed equa», per menzionare due philosophes italiani del tutto ignorati nel libro di Israel, tutto incentrato sull’Europa continentale? Sulle molteplici e contrastanti immagini dell’Illuminismo maturate nella cultura europea fra Otto e Novecento ha insistito Vincenzo Ferrone (Lezioni illuministiche, Laterza, Roma-Bari, pagg. XIV-206, € 22,00), depotenziando tra l’altro il mito storiografico del nesso causa-effetto tra Illuminismo e Rivoluzione francese (coniato dai reazionari di fine secolo) da cui sarebbero poi scaturite le fantomatiche ge-
premiati diari
Vita, passioni e rischi di Magda di Melania G. Mazzucco
I
l Giornale del tempo di guerra di Magda Ceccarelli De Grada si apre con l’urlo sinistro delle sirene d’allarme che assordano Milano, all’alba del 12 giugno 1940, e si chiude con l’urlo di gioia della folla che si riversa in strada all’annunciodella resa dellaGermania,lasera del 7 maggio 1945. Tra il primo e il secondo urlo, scorrono giorno per giorno, a volte ora per ora, quasi cinque anni: la vita quotidiana di una famiglia italiana «allegra, litigiosa e turbolenta» – travolta, avvilita, dispersa e però anche cementata e nobilitata dalla catastrofe della guerra. L’autrice ascolta le notizie dei bollettini ufficiali e le radio clandestine, segue con trepidazione l’esitodellebattaglieeimovimentideglieserciti, soffre per l’Europa trasformata in un cimitero o in una galera: il suo diario è insomma la cronaca partecipe delle vicende della grande storia. Ma è anche altro. Accanto a esse, scorre un’altra storia, parallela e in parte segreta, il romanzo di formazione e maturazione di una donna - all’inizio di quasi quarantottoanni-cheapocoapocosirivelamassaia, madre di famiglia, moglie di un artista, poetessa,scrittrice, cittadina,comunista evivandiera dellaResistenza. [...] Milano è la scena del dramma. Della "città grigia" – che ha scelto come patria adottiva e a cui nel 1955 dedicherà un volume di poesie
- Magda Ceccarelli De Grada sa cogliere l’acidabellezza.Nellesue paginerivivono lestrade percorse dalla folla famelica in cerca di cibo, i cinema di rione da quattro lire, l’asilo maternità dove partoriscono le donne povere, le giostre di porta Venezia, i falegnami umiliati dalla miseria, le serve di montagna, ilmedico ebreo lituanonascosto nelpalazzo, gli intellettuali di regime, le fide portinaie, le "sciure"dellaborghesiachetemonodiperdere le loro ricchezze e finalmente, davanti al rischio di vedere il proprio patrimonio ridottoacartastraccia,si convinconoad acquistarequadri, assicurando aiDe Grada unbenessere improvviso e paradossale, per certi versi aborrito, proprio nel momento in cui l’Italia crolla, il paese è alla fame e l’autrice sogna l’avvento della rivoluzione proletaria. Rivivonolemacellerieche vendono solofrattaglieimmonde, i profughidalle colonieperdute, la pioggia, la nebbia, gli incendi innescati dalle bombe, il freddo tremendo, la neve sporca dell’inverno del 1944, le macerie, i quartieri distrutti dai raid aerei, i boati delle fortezzevolanti, la cortesia sinistra dei nazisti che frugano la casa in cerca di documenti compromettenti, i compagni, gli aguzzini di Salò, le staffette, le partigiane. In queste pagine, che scrisse per sé, e per contrastare la solitudine, Magda dimostra di possedere quello stile che invece proprio nel Diario lamenta di cercare invano nei racconti che non le riusciva più di scrivere. Ma i protagonisti assoluti sono l’autrice e Raffaele junior. Madre possessiva col figlio
nealogie che vi avrebbero colto l’archetipo del Terrore robespierrista e addirittura la matrice prima di tutte le più sanguinarie tirannie sperimentate in seguito dalla storia europea. Un mito di origine hegeliana, sviluppato e piegato alle loro costruzioni intellettuali anche da Marx e da Nietzsche, ripreso poi da Horkheimer e Adorno nella loro denuncia del carattere totalitario dell’Illuminismo e da Foucault nelle sue affilate analisi della Microfisica del potere e degli efficienti orrori di cui la moderna razionalità era stata ed era capace. A questo mito, Ferrone contrappone una lucida e pacata apologia della storia che rifugge dai concetti storiografici branditi come clava nell’agone politico e ideologico, per calarsi nelle vicende dell’Illuminismo settecentesco e tracciarne un breve profilo cronologico e geografico. Quella che allora si verificò fu a suo giudizio un’autentica rivoluzione culturale, che egli definisce come «l’umanesimo dei moderni nell’Europa di Antico Regime», individuandone la fase più densa e feconda negli ultimi decenni del Settecento. Molti furono i cambiamenti nel corso del tempo, le differenze, i contrasti, le articolazioni di quel nuovo umanesimo fondato non più sul recupero del mondo antico, ma sull’uso pubblico della ragione nel rivendicare nuovi diritti in un’Europa dove ormai si poteva infatti parlare di quell’opinione pubblica che esso stesso contribuì a far nascere. Ma non v’è dubbio che nel suo complesso, al di là delle sue diversità, esso diede vita a quel sistema di pensiero, a quel modo secolarizzato di intendere la natura, l’uomo, la politica che Kant definì come «l’uscita dell’uomo dalla minorità di cui è egli stesso colpevole», sintetizzandone il messaggio nel motto Sapere aude: «Abbi il coraggio di usare il tuo proprio intelletto!». Si comprende dunque come l’Illuminismo abbia potuto assumere anche un significato metastorico, diventando una sorta di temibile archetipo intellettuale, bersaglio di severe condanne da parte della Chiesa di ieri e di oggi, non solo e non tanto perché quella rivendicazione del primato della ragione mette in discussione il primato della fede, ma perché è da esso che scaturisce il nucleo di una cultura e di una politica fondate sui diritti dell’uomo anziché sui diritti di Dio, dei quali nella sua millenaria storia la Chiesa si è presentata come suprema interprete e tutrice. Il che del resto continua a fare quando – posta di fronte ai drammatici casi Englaro o Welby – afferma il principio che la vita non è un bene disponibile. Certo, oggi (e ben venga!) anche la Chiesa postconciliare riconosce e tutela i diritti dell’uomo, ma i casi ora ricordati servono a far capire la radicale diversità dei fondamenti sui quali la cultura illuministica ne creò le premesse. Non a caso è proprio nell’Illuminismo (o meglio, in un’altra delle sue deformanti immagini ideologiche: quella che lo vede all’origine di un nichilismo dissolutore di ogni valore morale) che papa Benedetto XVI ha più volte additato il deprecabile atto di nascita di un mondo di valori tutto laico e terreno, non più contenibile nell’alveo della religione e del magistero ecclesiastico ma ormai autonomo, fondato cioè – come diceva Kant – sulla libertà e il coraggio di sapere.
efficaciaepistemica dellastupidità»èun saggiopubblicato inRipensamenti (etal.edizioni)checontienescrittidelgrande filosofodiHarvardNelsonGoodmanedi CatherineZ.Elgin.Laqualeciricordache grandemaestrodistupiditàfuSocrate,con ilsuo«saperedinonsapere»chelorendeva ilpiùsaggiotragliuomini.«Leteoriedella conoscenzaattualmenteinvogaportano spessoallasorprendenteconclusioneche lastupiditàfavorisceleprospettivedi conoscenzadiunapersona,mentre l’intelligenzalemitiga».Ma«l’inutilità epistemicadell’intelligenzanoncoincidecon laconclusionefatalisticadelloscettico, secondocui,poichénessunosaniente,uno stupidononèsvantaggiatorispettoaglialtri. Èunrisultatoancorapiùsbalorditivo:poiché qualitàdellamentecomelasensibilità, l’ampiezzadiveduteel’acumeinterferiscono spessoconlasoddisfazionedeirequisitidella conoscenza,gliindividuicarentidiqueste qualitàdispongonodiunvantaggio epistemico».Vengonoinmenteescalation classichedeltipo:«Furbo,furbissimo:un fesso»;o«buono,moltobuono,unvero coglione»,cuiorapotremmoaggiungere: «diventòintelligente,semprepiùintelligente, finoadiventareuncretino».Eilversante italianodiquegliantimodernistiche intervengonosuiquotidianiinqueste settimaneinunanacronisticodibattito filosoficolofaunpo’pensare.Studiosicome laElgin,oilrelativistaGoodman,essinon saprebberoneppurecomecatalogarli.La Elgin,dabuonafilosofaanalitica,costruisce unparadossosecondocui,peresempio,se ungrandeconoscitoredivini,Holmes,che delBordeauxriconoscetuttelesfumature, loindividuacometale,secondoalcunedelle piùaccreditateteoriedellaconoscenzaegliè sullostessopianodiWatson,chedivinisa pochissimomachecomunquesaprebbedire sestabevendoonounBordeaux.Entrambi "sanno"chesitrattadiqueltipodivino.Ma Watson,grazieallasuarozzezza,potrebbe esseremessopersinomegliodiHolmes dalpuntodivistadellaconoscenza!La conclusionedellaElginèchenonèsaggio limitarel’epistemologiaallostudiodiciòche leteorieconsideranoconoscenza:«Serve inveceun’ampiariflessionesuitrattipiù salientiesuognigeneredimanierecon cuiessecontribuisconoointerferiscono nellareciprocarealizzazionedeiprocessi cognitivi».Ilche,dettoperinciso,non significaaffattosvalutarelaconoscenza. PermetteperòdicapireperchéSocrate,pur nonsapendonulla,puòessereconsiderato ilpiùsaggiotragliuomini.
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cheria la fine del regime – è disposta a perdere di sé. La risposta viene presto. Tutto. Il 29 marzo 1943 sette poliziotti e un commissario perquiscono la casa di via Omboni ed escono portando via Raffaele jr, in stato di arresto per aver organizzato gli scioperi della Pirelli e di altre fabbriche milanesi, nei giorni cheeranostatiunasortadiprologodellaResistenza. Magda precipita nell’angoscia, rallegrata appena dalle nobili letterine che il figlio le scrive dal carcere di San Vittore. Il 13 maggio Raffaele jr viene rilasciato, ma il sollievo
De Grada jr passa la Linea Gotica e, come comandantedelleBrigate Partigiane,va aorganizzare la Resistenza a Firenze in vista della liberazione. La madre vorrebbe seguirlo, ma se lo proibisce per non abbandonare il marito.Vaavantiasonniferiesimpamina,mal’ansiadiventadisperazionequandocessadiavere sue notizie. Da luglio 1944 fino al 19 dicembre non saprà se è vivo o se è morto, e riesce a comunicareconluisoloinsogno.Ancorauna volta, è la scrittura a salvarla. Le parole sgorgano fluide, affilate e cristallizzate dal dolore. Le più intensepagine del Diario sono scritteinassenzadelfiglio,neigiornidellasuaperdita, e la più alta è quella della visita all’obitorio in cerca del corpo del giovane Ciri Agostoni,caduto inazione gappista. È Magda chericonosceilsuocadavere martoriato.Siprende cura di quel giovane morto, figlio di un’altra, mentre non sa nulla del suo. [...] Gliultimimesisono scanditidallasolitudine,dall’attivitàinsoccorsodeigappistiedella retedelFrontecomunistadellaGioventù,dallaricercadiciboealloggiopergliattivisti,dalla visita dell’amica Luisa divenuta partigiana nelleBrigateGaribaldi,dagliarresti,dalletorture, dalla fuga da casa, da omicidi e attentati cheinsanguinanoMilano.Finoall’insurrezione del 25 aprile, e al pellegrinaggio a piazzale Loreto,doveMagdaaccorre,e–pursenzavedere il corpo del Duce – assiste al tripudio silenzioso della folla. L’ultima pagina è scritta a mezzanotte del 7 maggio 1945, dopo unbrindisiconi compagni e gli amici. «È finita. La casa si muove, la vecchia casa di via Omboni, gli assenti tornano nel pensiero, i morti sono qui. È bello aver vissuto, e soprattutto aver vissuto così. Aver portatoun piccolocontributo, un sacrificio di lacrimeediazione.Averaiutatoavincere.Essere stati nel vero. Sempre, senza confusioni, senza incertezze, senza pentimenti. Aver vistochiaramentelastradaeaverlaseguita.Essere stati onesti nella nostra fede. Lascio che i ragazzibivacchinoemiaddormento.Èlaprima notte di pace». Il Diario si interrompe su queste parole.
Il «Giornale al tempo di guerra» (1940-45) della De Grada è uno spaccato autobiografico in cui la grande storia s’intreccia con quella famigliare
visioni private | Magda Ceccarelli con la figlia Lidia nel 1958 maschio, madre amica con la figlia ventenne, malinconicaeperòdotatadiunaenergiaferoce, casalinga timida che non sa dare ordini a una donna di servizio e si vergogna di pagarne una e però anche intellettuale prepotente ecollerica,MagdaCeccarelliDeGrada–chesi considera una proletaria e si comporta come un’aristocratica – è un personaggio insolito nel panorama letterario italiano degli anni Quaranta, dominato da colte e raffinatissime signore dell’altaborghesia. [...] Ormaicomunistaconvinta,Magdasiemargina dall’ambiente intellettuale e artistico, di cui giudica brutalmente le esitazioni e i compromessi.Lasuaintransigenzaavoltespietata la rende aspra agli amici e ai familiari (che lasoprannominanoCatoneeGerolamoSavonarola)eancheailettoridelDiario,chesichiedono cosa – lei che giudica con tanta durezza chi non sicompromette e aspetta convigliac-
il libro Il testo di Melania G. Mazzucco che qui anticipiamo è tratto dalla prefazione al Giornale al tempo di guerra di Magda Ceccarelli De Grada (il Mulino, pagg. 316, € 22,00, in libreria dall’8 settembre). Il diario lo scorso anno ha vinto il Premio Pieve e a Pieve Santo Stefano (Ar) verrà presentato il 10 settembre, alla 27ª edizione della manifestazione (dal 7 al 9 settembre). Interverranno la nipote dell’autrice Maddalena Muzio Treccani, Melania Mazzucco, Patrizia Gabrielli e Stefano Pivato, coordinerà Camillo Brezzi. www.archiviodiari.it
di riaverlo presso di sé dura poco. Dopo la caduta di Mussolini, il figlio si impegna sempre piùcome agitatore,eglivieneaffidato ilcompitodi organizzare il Fronte dellaGioventùin Lombardia.Lamadredecidediassistereeaiutare «i ragazzi che lavorano e rischiano», per amore del figlio, ma anche di sé: «è una vita ardente e rischiosa, quella che piace a me». E quando, nell’unica violenta discussione che avranno in tanti anni, attizzata dall’invito di lei alla prudenza, suo figlio le chiede se «allora sono gli altri che debbono agire e rischiare per te?», la madre risponde, sicura: «La mia parte l’ho fatta e la farò». E la farà davvero. Anovembre, la figlia èin fugain montagna con Ernesto Treccani, e anche il figlio è in clandestinità:a dicembrelei stessa, dopouna visita delle SS e poi della Gestapo, lascia la casa con il marito (il pittore Raffaele De Grada, ndr), vagando randagia per i caffè. La perdita dellafiglia la riavvicina a lei: da quel momento, per molte pagine, il diario diventa una lettera mai spedita, e una dichiarazione d’amore a quella giovane donna allegra e coraggiosa,amantedellavitatantodametterealmondounbambinoneigiornipiùscuridellaguerra.Nelgiugnodel1944, per ordinedelPartito,
Intelligenti fino a divenire stupidi? Armando Massarenti
«L’
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DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Il Sole 24 Ore
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Corvo Rosso vola a Mantova Le vignette satiriche di Furio Sandrini, alias Corvo Rosso, volano al Festivaletteratura tra gli eventi collaterali 2011. Le quaranta tavole della mostra «Se leggere non è il tuo forte fanne il tuo debole», promossa dall’Aib (l’Associazione italiana biblioteche), saranno esposte al Centro Culturale Baratta fino al 19 settembre
Festivaletteratura il calendario dal 7 all’11 settembre Vale, come ogni anno (e siamo alla quindicesima edizione), per il Festivaletteratura, un’unica raccomandazione. Ognuno "deve" costruire il proprio festival, zigzagando in un calendario di quasi 300 eventi in quattro giorni, spiluccando qua e là sulle sue preferenze letterarie, ma non dimenticandosi di lasciare aperto qualche spazio alla curiosità e all’inconsueto. Mantova offre sempre scrittori, momenti, in-
contri molto più interessanti di quello che sembra a prima vista. E molto spesso sono i nomi meno noti a riservare le sorprese più belle. In più, l’edizione 2011, oltre a conquistare nuovi spazi della città (Castelli, boschi, negozi sfitti in centro, giardini...), mette fortemente l’accento proprio sulla partecipazione del pubblico, mai, da queste parti un’insieme di persone sedute ad ascoltare ma un popolo di lettori che interagisce, replica, dibatte, assente o dissente. Un pubblico che "pensa", senza paura di farlo. E il programma offre tutti i colori della scrit-
tura. L’attualità, con la piazza che ha infiammato il Medio Oriente della quale parlano Ala al-Aswani e Hisham Matar, ma anche Amira al-Hussaini e Ramy Raoof (blogger protagonisti del movimento di piazza Tahrir) con il direttore delle news di Al-Jazeera Mostafa Souag. Attualità e memoria con Chernobyl (Francesco Cataluccio) e il ricordo dell’11 settembre (William Langewiesche e Lucio Caracciolo), una sezione dedicata ai viaggi. Con Colin Thubron, William Dalrymple, Stefano Malatesta, Giuseppe Cederna, un percorso sull’unità d’Italia (incontri con Giancarlo De Catal-
do, Ernesto Galli della Loggia, Aldo Schiavone, Valerio Massimo Manfredi, Massimo Gramellini, Michele Ainis). Poi la narrativa: tra gli stranieri, lo spagnolo Ricardo Menéndez Salmón, lo svizzero Martin Suter, lo svedese Jonas Jonasson, l’inglese Robert Harris, il Booker Prize Howard Jacobson, recente vincitore del Booker Prize, Tim Parks. Tra gli italiani Simonetta Agnello-Hornby, Giuseppina Torregrossa, Margaret Mazzantini, Erri De Luca, Alessandro Baricco, Giorgio Faletti, Marco Malvaldi, Alessandro Spina, Gilberto Severini, la poesia con
Franco Buffoni, Anna Maria Carpi, Maria Luisa Vezzali, Valentino Zeichen ed Emilio Zucchi. La scienza con la gravità quantistica (Carlo Rovelli e Francesca Vidotto), il teletrasporto (Piero De Martini), la geometria (Piergiorgio Odifreddi), la biomedicina con Rebecca Skloot, mentre Francesco Sylos Labini e Giulio Peruzzi si confronteranno sul tema del reale peso della ricerca scientifica in Italia nella definizione delle scelte strategiche per il paese. Filosofia con Roberta De Monticelli e Luigina Mortari (l’imbarbarimento delle re-
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il libro e l’incontro
Cellule immortali per un bestseller il festival
Modello per la cultura Vanta innumerevoli tentativi di imitazione. Chi vuole organizzare un festival (ne sono spuntati come funghi in giro per l’Italia), prima fa un salto da queste parti, a vedere come si fa. Senza aver paura di essere smentiti possiamo affermare che ha superato anche il modello cui si è ispirato: il britannico Hay-on-Wye. Bene. Il Festivaletteratura di Mantova, nel 2011, ha affrontato e sconfitto anche la crisi. Finanziamenti pubblici comunali dimezzati. In nome del risparmio, delle ristrettezza, del "tirare tutti la cinghia". Ha risposto come fanno solo i migliori: ha aumentato gli sponsor privati (già molto più pesanti dei pubblici), ha trovato centinaia di adesioni in più all’associazione Festival. Ha dimostrato che la cultura produce valore anche economico, tenendo fermo il punto che gli introiti per la città generati dai lettori che accorrono alla Cavalerizza e dintorni, dovrebbe suggerire a chiunque di proteggere, coccolare e investire in questo asset unico e letteralmente inventato dal nulla. Un esempio, ancora un volta, che va ben oltre il fiume Mincio. (s. sa.)
gole collettive nelle nostre comunità), Ota De Leonardis e Carlo Donolo (le traversie delle democrazie occidentali) e Luigi Zoja (la paranoia come "male" che attacca alcuni movimenti popolari), Alain De Botton (ateismo e moralità). In queste pagine abbiamo solo dato un tocco di quello che a noi sembrava un percorso interessante. È il nostro: ma siamo sicuri che i nostri lettori sapranno ritagliarsi uno che assomigli molto di più a ciascuno di loro. Anche questo è il bello del Festivaletteratura. Tutteleinfosucomeprenotarelavostrapartecipazionesulsito: www.festivaletteratura.it
Rebecca Skloot sarà a Mantova per il Festivaletteratura: presenterà il suo libro «La vita immortale di Henrietta Lacks» con Armando Massarenti il 10 settembre alle ore 11, nel chiostro del Museo diocesano. Il volume, edito da Adelphi (pagg. 504, € 28,00), sarà nelle librerie a partire dal 7 settembre.
Rebecca Skloot racconta il caso della donna di colore Henrietta Lacks. Precisione scientifica e vigore narrativo si coniugano per far emergere il valore morale della ricerca di Gilberto Corbellini
I
l 4 ottobre di sessant’anni fa, in una corsia del Johns Hopkins Hospital di Baltimora, moriva, per insufficienza renaleacuta dovuta a metastasi multiple disseminate, Henrietta Lacks. Nessuno, a parte i familiari, avrebbe mairicordatol’esistenzadiquellatrentunenne di colore, già madre di cinque figli, povera e semianalfabeta. Se non fosse che, qualche meseprima, mentresi sottoponevaa untrattamento radioterapico locale, alcune cellule saneealcunetumoralidellasuacerviceuterinaeranostateprelevateconunabiopsiaedate a George Otto Gey. Questi era uno zoologo egenetistachevolevaessereilprimoacoltivare in vitro celluleumane, e ci riuscì con quelle prelevate a Henrietta: probabilmente anche in ragione delle caratteristiche acquisite da quellecelluleperunasingolarericombinazione del genoma del virus del papilloma umano, che causa il cancro della cervice dell’utero,conilgenomadellaLacks.SeGeyleavesse brevettate,comesifarebbe regolarmenteoggi, sarebbe diventato un magnate. Ma appartenevaaunagenerazione discienziatiper cui la gratificazione intellettuale della scoperta o dell’invenzione bastava come premio, e ritenevadifarpartediunarepubblicadellaconoscenza. Fece anzi circolare il più possibile quella prima linea cellulare umana, così come altre che mise a punto creando al Johns Hopkins un laboratorio di colture cellulari. Aveva così inizio l’evoluzione delle linee di cellule HeLa, da Henrietta Lack. Grazie alla propagazionedellecelluletumoraliimmortalichel’avevanouccisa,lasfortunatadonnadivenne così una figura familiare tra gli scienziati, più che presso i suoi stessi figli. La vicenda di Henrietta Lack e delle HeLa èstataraccontatain numerosi libridivulgativi, nonché in saggi di sociologia della scienza. Nessuno era tuttavia riuscito a trarne una storia capace di appassionare l’opinionepubblica,eallo stesso tempodifarriflette-
re in modo non scontato sui rapporti scienza e società. Un risultatoottenuto dal libro di Rebecca Skloot. Pubblicato l’hanno scorso, ha meritatamente guadagnato numerosi riconoscimenti (tra cui il Wellcome Trust Book Price, che viene assegnata a un libro dedicato ai temi della salute e alla medicina), recensioni praticamente solo positive, è stato venduto in centinaia di migliaia di copie e la casa di produzione di Oprah Winfrei lo sta trasformando in un film. Quali sono i motivi del successo? LaSklootèuna"scrittricecreativa"chetratta argomenti biomedici. Una figura che esi-
Lei morì poverissima, ma le HeLa in sessant’anni hanno fruttato miliardi all’industria biomedica. Dagli introiti del libro un aiuto ai suoi discendenti ste solo nel mondo anglosassone: possiede competenzescientifiche,capacitànarrativae deontologia giornalistica – secondo gli standard anglosassoni, ça va sans dire. Il libro ha quattroprotagonisti,Henrietta,suafigliaDeborah (nata nel 1949 e morta due anni fa), le cellule HeLa, che danno forma al punto di vistacangiantedegliscienziatie delleistituzioni scientifiche, e l’autrice. Sì, perché contiene anche la ricostruzione di come si sono svolte le ricerche, durate dieci anni, per scriverlo. Il successo del libro è l’ennesima prova che lascienza interessa (e molto!) allargo pubblico. Cosa che in Italia si fatica a capire, a causa di una generalizzata sedazione intellettuale dovuta ad abuso di scadente cultura umanistico-letteraria. Piace pensare che il libro abbia avuto successo, non solo perché affronta unavicendadacuiemergeunpassatotragicamente recente di diseguaglianze razziali, ma
illustrazioni in queste pagine Le due illustrazioni che corredano le pagine dedicate al Festival sono due tavole del grande illustratore Jean-Jacques Sempé. Noto in tutto il mondo, Sempé ha dato vita alle avventure del Piccolo Nicolas (ideato con Goscinny), edite in Italia da Donzelli. Lo stesso editore pubblica ora «Sempé a New York» una carrellata delle copertine disegnate dall’autore per il «New Yorker». Il suo tratto, inconfondibile, è un’icona grafica del Novecento. Sempé sarà a Mantova per parlare di Nicolas (il 10 settembre alle 16 Palazzo del Mago) e delle sulle copertine (l’11 alle 10,30 Teatro Bibiena).
anche perché non scade nella retorica o nel populismo antiscientifico. Non sfrutta gli aspetti eticamente e socialmente controversi permetteresottoaccusalascienzaegliscienziati. Non cade, per esempio, nel fraintendimento di applicare gli standard etico-legali odierni, per cui non sarebbe etico prelevare delle cellule a un paziente senza chiedere il suo consenso informato, come fu fatto con Henrietta. Né specula moralisticamente sul fatto che mentre i figli dellaLacks sono rimasti poveri e male istruiti, la moltiplicazione di quelle cellule ha contribuito a una cospicua partedeglistraordinariavanzamentiscientifici e ricadute tecnico-diagnostiche, tra cui vaccini,curepertumorieprocedurediclona-
zioneemappaturadigeni,chehannoresofamosi, potenti e ricchi molti scienziati e imprenditori dell’area biomedica nell’ultimo mezzosecolo.UsandoleHeLasonostatiscritti oltre 60mila articoliscientifici: numero che aumenta al ritmo di 300 ogni mese. La Skloot, però, sbaglia quando stima, calcolando unaprogressionegeometrica,chesino aoggi sia stata prodotta una quantità di HeLa da riempire 100 edifici equivalenti all’Empire StateBuilding(50 miliardiditonnellate).Èassurdo. Di certo, però, il numero in circolazione è di gran lunga superiore a quello di tutte le cellule del corpo di Henrietta (cioè più di 100mila miliardi). Illibro racconta fatti. Lasciando fuori i giudizi dell’autrice. Che non rinuncia a trasmettereitoniemotivideirapportitraiprotagonisti.Ricostruiscesiaalcuniaspettiunpo’farseschi della storia. Come quando entrò in campo il solito Jeremy Rifkin, paventando catastrofi planetarie dovute alla notevole capacità replicativa e adattativa delle HeLa; di cui alcunibiologiparlanocomedi unaspecieasé stante, battezzata Helacyton gatleri. E non trascurapassaggiimportanti,comelasentenza della Corte Suprema del 1990, che diede tortoaunaltropazientefamoso, JohnMoore, il quale aveva fatto causa all’Università della California in quanto aveva brevettato cellule prelevate da un suo tumore. La Corte Suprema stabilì che il materiale biologico di scarto, ottenuto durante una procedura clinica, non èdi proprietà del paziente,e quindipuò essere usato per sviluppare tecniche o prodotti commerciali. Anche se non sono stati violati leggi o principi morali la storia provoca disagio e un’intuizione di ingiustizia. Colpisce l’incapacitàdeiricercatoridicapireledifficoltàdeifiglidellaLacksdiconcettualizzarel’esistenza in vita di parti del corpo della madre, o le loro reazioni alla scoperta che quelle cellule avevano prodotto soldi e privilegi. Mentre lorononpotevanopermettersilecuresanitarie di base. Anche su quest’ultima questione, la Skloot dà una lezione di stile. Prima dell’uscita del libro ha creato la Henrietta Lacks Foundation, per aiutare i discendenti di Henrietta a curarsi e a pagarsi gli studi. La fondazione promuove anche iniziative per sensibilizzare,attraversolastoriadelleHeLa, la comunità sociale di riferimento sul valore della scienza. Al momento le donazioni arrivanosoprattuttodascienziaticheindividualmente sentono di dover ricompensare la società, in questo caso la famiglia Lacks, per il privilegio di aver avuto a disposizione i resti immortali di Henrietta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
vocabolario europeo
A ciascun autore la sua parola di Giuseppe Antonelli
«L’
estupor di un poème è as, teptare la vigilia con la tagà di un apò mechanès theòs: gedogen la välvilja come la Bild della serendipity». Potrebbe essere l’inizio di un racconto in europanto – la lingua artificiale inventata nel 1996 dallo scrittore e traduttore Diego Marani – e invece è solo un collage delle dieci parole che saranno presentate quest’anno al Festivaletteratura di Mantova nell’ambito della rassegna intitolata «Vocabolario europeo» (Välvilja «benevolenza», ad esempio, è la parola scelta da Bjorn Larsson: come si dice nella sua definizione, «una delle parole più generose e solidali della lingua svedese»). Non chiederci la parola, scriveva Montale: il Vocabolario europeo invece lo ha fatto. Negli ultimi quattro anni ha chiesto a
cinquanta scrittori di ventisei lingue diverse di indicare una parola che per loro fosse particolarmente significativa. Allo stato attuale, risultano rappresentate quindici delle ventitré lingue ufficiali dell’Unione europea, più altre cinque lingue parlate sul territorio dell’Unione (negli anni scorsi, anche due dialetti italiani: il
Una serie di incontri dedicati allo strumento principe usato dagli scrittori. Ogni autore sceglie un lemma con cui si identifica o sente prossimo sardo di Giorgio Todde e il siciliano di Santo Piazzese), più sei lingue di Paesi che dell’Unione non fanno parte (come il russo di Viktor Erofeev o l’islandese di Gudrun Eva Mínervuddóttir). Lingue romanze, germaniche, celtiche e slave, anche lingue non indoeuropee (come il basco, portato al
Festival del 2008 da Bernardo Atxaga) per un Vocabolario tutto particolare, che invece di spiegare le parole le racconta. Un paio d’anni fa una scrittrice dai tristi occhi cerulei, gracile e un po’ impacciata, venne a parlare della parola Lager. Raccontò dell’indifferenza con cui oggi in Germania si usa tranquillamente per definire i campeggi estivi, dell’incommensurabilità di quel male a qualunque altro, della sua esperienza della dittatura e della sua appartenenza a una minoranza linguistica; se ne andò senza aver quasi firmato autografi. Ventisei giorni dopo le veniva conferito il premio Nobel per la letteratura: era Herta Müller, scrittrice rumena di lingua tedesca. Quando Leopardi, in una pagina del suo Zibaldone, vagheggia un «Vocabolario universale Europeo», immagina che l’opera («degna di questo secolo, ed utilissima alle lingue non meno che alla filosofia») si debba fondare su «esempi giudiziosamente scelti di scrittori veramente accurati e filosofi». A Mantova quegli scrittori sono stati
convocati di persona, perché nel caso del Vocabolario europeo non basta la parola. Come navi in bottiglia, le definizioni vengono costruite a poco a poco dal di dentro: aggiungendo – nel corso degli incontri – un particolare, un aneddoto, una riflessione (Apò mechanès theòs è l’espressione greca per deus ex machina: la giovane scrittrice Kallia Papadaki l’ha scelta perché secondo lei «testimonia il rassegnato senso di impotenza che contraddistingue l’animo dei greci da Euripide in poi»). In certi casi, quella che emerge è l’irriducibile diversità tra le lingue: l’intraducibilità di parole che pure – come il gallese hiraeth (2008), l’albanese mall (2009), il portoghese saudade (2010) – indicano a volte un sentimento simile di indicibile malinconia (così è anche per il bulgaro tagà, la parola scelta quest’anno da Georgi Gaspadinov: «Prossima per significato a parole come tormento e malinconia, si appalesa in quella fase del giorno quando le mosche svolazzano semiassopite»). In altri casi, risalendo per li rami fino
i colloqui
Da «Serendipity» a «Vigilia» Ecco gli incontri del Vocabolario europeo 2011: 7 Mercoledì 7, ore 17.00 - William Dalrymple (inglese serendipity "serendipità") e Pablo D’Ors (spagnolo estupor "stupore") 7 Giovedì 8, ore 11.30 - Hans Belting (tedesco Bild "immagine") e Bjorn Larsson (svedese välvilja "benevolenza") 7 Venerdì 9, ore 11.30 - Georgi Gospodinov (bulgaro tagà "malinconia") e Gilberto Severini (italiano vigilia) 7 Sabato 10, ore 11.30 - Michel Le Bris (francese poème "poema") e Kallia Papadaki (greco απο' µηχαυη' ς θεο' ς "deus ex machina") 7 Domenica 11, ore 11.30 - Hermann Koch (neerlandese gedogen "tollerare") e Lucian Dan Teodorovici (romeno as¸teptare "aspettare"). Tutti gli incontri si svolgeranno presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria.
all’etimo, le parole creano percorsi sotterranei, come quello che nella prima edizione legava il croato kruh «pane», scelto da Predrag Matvejevic´, alla condizione di senza patria (Heimat) denunciata dallo scrittore italiano di lingua tedesca Joseph Zoderer: è proprio da kruh, infatti, che deriva l’epiteto spregiativo crucco, con cui gli italiani definiscono a volte i tedeschi (Gedogen – in neerlandese «tollerare» – è la parola scelta da Hermann Koch: «Tollerare significa sentirsi superiori agli altri. Si tollera una persona nonostante abbia un colore della pelle diverso o professi un’altra religione. La domanda che non ci poniamo quasi mai è che cosa provi colui che è tollerato invece di essere trattato con rispetto, da pari a pari»). Sempre e comunque risulta esaltata quella straordinaria varietà che rappresenta una fondamentale risorsa culturale per l’Europa, ben al di là dei suoi confini politici. «L’originalità dell’Europa è l’immensa diversità delle lingue e delle culture che esse riflettono», scriveva il linguista Paul Hagège all’inizio degli anni Novanta: «L’europeo vive nel plurilinguismo. Dovrà allevare i suoi figli e le sue figlie nella varietà delle lingue e non nell’unità». Giuseppe Antonelli, nostro collaboratore, è il curatore della rassegna «Vocabolario europeo» al Festivaletteratura di Mantova © RIPRODUZIONE RISERVATA
DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
n. 241
Il Sole 24 Ore
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Editoria, Italia ospite d’onore a Mosca Da Bruno Arpaia a Serena Vitale, da Andrea De Carlo (foto) a Sandro Veronesi. Sono moltissimi gli autori italiani che parteciperanno da mercoledì prossimo fino a lunedì 12 alla Fiera del libro di Mosca di cui l’Italia è ospite d’onore. La partecipazione prevede un programma a cura dell’Associazione italiana editori
Festivaletteratura
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uno scrittore al festival
Io, religioso senza fede
Felicità, invidia, voglia di scrivania
Il filosofo e scrittore svizzero Alain De Botton, ateo per tradizione familiare, ci invita ad arricchire la nostra laicità con ciò che di meglio i credenti hanno saputo produrre
di Tim Parks
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di Alain De Botton
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ono cresciuto in una famiglia di atei convinti, figlio di ebrei non osservanti che mettevano la fede religiosa sullo stesso piano della fede in Babbo Natale. Mio padre era riuscito a far piangere mia sorella quando aveva tentato di estirpare dalla sua mente l’idea, nemmeno troppo radicata, che da qualche parte dell’universo si nascondesse un dio solitario. Aveva otto anni, a quell’epoca. Se i miei scoprivano che qualcuno, nella loro cerchia di conoscenze, covava segretamente un sentimento religioso, cominciavano a trattarlo con la commiserazione che in genere si riserva a chi soffre di una malattia degenerativa. Da quel momento, per loro, era impensabile ricominciare a prenderlo sul serio. Nonostante fossi stato fortemente influenzato dall’atteggiamento dei miei genitori, passati i vent’anni il mio ateismo mi ha mandato in crisi. I dubbi sono affiorati quando ho ascoltato per la prima volta le cantate di Bach, si sono sviluppati mentre osservavo alcune Madonne del Bellini e sono diventati un tormento quando mi sono avvicinato all’architettura zen. Comunque, è stato solo parecchi anni dopo la morte di mio padre – seppellito sotto una lapide incisa in ebraico in un cimitero ebraico di Willesden, zona nord-ovest di Londra, perché, dettaglio interessante, si era scordato di lasciare istruzioni più laiche – che ho incominciato ad accettare il peso della mia ambivalenza nei confronti dei principi indiscutibili che mi erano stati inculcati durante l’infanzia. La mia certezza che Dio non esiste rimaneva intatta. Mi sentivo semplicemente più libero all’idea che ci fosse un modo di avvicinarsi alla religione senza dover accettarne per forza anche il lato sovrannaturale; un modo, per dirla in termini più astratti, di pensare ai Padri senza offuscare la memoria di mio padre. Mi sono reso conto che la mia protratta resistenza alle teorie sull’aldilà o sugli abitanti del paradiso non era una giustificazione sufficiente per liquidare la musica, gli edifici, le preghiere, i
parola di libraio I più venduti narrativa 1 | il centenario che saltò dalla finestra e scomparve Jonas Jonasson, Bompiani, Milano pagg. 446, € 17,90 2 | giulia 1300 e altri miracoli Fabio Bartolomei, e/o, Roma pagg. 280, € 17,00
saggistica
1 | le sante dello scandalo
rituali, le celebrazioni, i santuari, i pellegrinaggi, i pasti in comunione e i manoscritti miniati. Dopo aver perso tutta una serie di pratiche e tradizioni che gli atei trovano insopportabili perché di quello che Nietzsche definiva «il cattivo odore della religione», la società laica si è ingiustamente impoverita. Ormai il termine «moralità» ci fa paura, e al pensiero di ascoltare un sermone preferiamo darcela a gambe. Rifuggiamo l’idea che l’arte possa elevarci o avere una missione etica. Non andiamo in pellegrinaggio. Non sappiamo più costruire templi. Non abbiamo strumenti per esprimere gratitudine. L’idea di leggere un manuale di auto-aiuto ci pare in contrasto con i nostri nobili principi. Rifiutiamo l’esercizio mentale. Di rado vediamo degli sconosciuti cantare tutti insieme. Purtroppo ci troviamo di fronte a una scelta: abbracciare la bislacca nozione che esistano delle divinità immateriali, oppure abbandonare in blocco una serie di rituali confortanti, raffinati o semplicemente affascinanti di cui fatichiamo a trovare un equivalente nella società laica. Forse è giunto il momento di liberare i nostri bisogni spirituali dalla patina religiosa che li ricopre, anche se paradossalmente è spesso lo studio delle religioni a fornire la chiave per riscoprire e riformulare questi bisogni. Il mio è un tentativo di leggere le fedi, principalmente quella cristiana e, in misura minore, quella giudaica e quella buddista, alla ricerca di intuizioni che possano tornare utili nella vita laica, soprattutto in relazione ai problemi sollevati dalla convivenza all’interno di una comunità e dalle sofferenze mentali e fisiche. Ben lungi dal negare i valori della laicità, la mia tesi è che spesso abbiamo laicizzato malamente, cioè che, mentre cercavamo di liberarci di idee inattuabili, abbiamo erroneamente rinunciato anche ad alcuni degli aspetti più utili e affascinanti della religione. (traduzione di Ada Arduini) © ALAIN DE BOTTON 2011 © UGO GUANDA EDITORE S.P.A, GRUPPO EDITORIALE MAURI SPAGNOL
Erri De Luca, Giuntina, Firenze pagg. 62, € 8,50 2 | di sana e robusta Costituzione Andrea Gallo, Aliberti, Roma pagg. 136, € 14,00
consigliati
1 | un’eredità di avorio e ambra Edmund De Waal, Bollati Boringhieri, Torino pagg. 396, € 18,00: «Seguendo una collezione di statuine giapponesi entriamo nelle vicende di una grande famiglia e nella storia dell’Europa del Novecento».
il libro
l’incontro
Si intitola «Del buon uso della religione. Una guida per i non credenti» il nuovo volume dello scrittore e filosofo svizzero Alain De Botton in uscita in settimana per Guanda (pagg. 284, € 17,50). Ne anticipiamo in questa pagina un brano.
Alain De Botton sarà a Mantova sabato 10 settembre alle 21 con Peter Florence (il fondatore del festival letterario di Hay-on-Wye) a Palazzo Ducale, cortile della Cavallerizza per discutere del tema «Le consolazioni della religione».
2 | l’amante della tigre Téa Obreht, Rizzoli, Milano pagg. 350, € 19,50: «Esordio luminoso di una giovane narratrice in viaggio, guidata dalla figura del nonno, attraverso la dura realtà di un Paese reduce dalla follia della guerra civile». 3 | il suono di una sola mano Maddalena Rostagno, Andrea Gentile, Il Saggiatore, Milano pagg. 284, € 15,00: «La storia di Mauro Rostagno in un racconto intimissimo, tra l’inchiesta e il romanzo picaresco».
Sa.D.
fondatori Carla e Luca Nicolini sono, dall’inizio, tra i fondatori del Festivaletteratura di Mantova. La loro Libreria Nautilus (oggi entrata a far parte della catena di Librerie Coop) in pieno centro città (300 mq, 35 mila titoli), è sempre stata uno dei centri propulsori della manifestazione e della cultura cittadina, non solo durante il weekend festivaliero. Librerie.coop Nautilus Piazza 80˚ Fanteria 19, Mantova tel 0376 360414 libreria.mantova@librerie.coop.it
alendo sull’aereo riconosci un altro autore della tua stessa casa editrice seduto in prima classe. Consultando il catalogo del festival scopri che a lui è stata dedicata una pagina intera proprio all’inizio, a te un quarto di pagina verso metà, in fondo a sinistra. È più giovane di te di dodici anni e scrive thriller «mozzafiato, intellettuali e impegnati». Lui parlerà sabato sera, tu giovedì mattina. Un grande pregio dei festival letterari è che aiutano l’autore a capire la propria posizione in questa repubblica ormai mondiale delle lettere. Stai guadagnando o perdendo quota? Vali di più in Francia o in Germania? Hai pure l’occasione di disprezzarti per queste osservazioni meschine. Ti consoli dicendoti che l’ascesa spirituale passa senz’altro attraverso l’umiliazione; la tua non sarà una vecchiaia tronfia. Quando incontri l’autore di prima classe al carrello dei bagagli, è la persona più modesta immaginabile e il suo ultimo libro ha venduto trecentomila copie. La casa editrice fa bene a tenerselo stretto. Altrimenti, come farebbe a pagare il tuo posto in Economy? Edimburgo, Toronto, Hay-on-Wye, Berlino, Melbourne, Jaipur, Mantova. Che senso ha, tutto questo viaggiare? Non ti pagano, o poco. Al Festival di Bath, in Inghilterra, offrono un gettone ma poi ti chiedono di donarlo per organizzare la prossima edizione. Speriamo che almeno si venda qualche copia. Nelpaese in cui sei adesso è appena uscito il tuo terz’ultimo romanzo. L’hai scritto otto anni fa. Tiri fuori la tua vecchia copia da festival con i brani segnalati per la lettura. In Inghilterra l’autore legge per quindici minuti al massimo. Al Waterfront Festival di Toronto se eccedi i venti arriva uno sul palco che ti strappa di mano il microfono. In Germania, invece, devi leggere per minimo un’ora. I tedeschi sono speciali. Ma in Italia... nulla. In Italia se leggi anche solo un paragrafo il pubblico si inquieta. Guardando questo romanzo ormai vecchio ti rendi conto di aver dimenticato il nome di vari personaggi, per non parlare della trama. Devi studiare un po’ prima di presentarlo. A un tratto ti viene una gran voglia di non aver scritto questo romanzo. Perché l’hai scritto? Non era un bel periodo. Leggerne qualche brano non sarebbe difficile, ami leggere ad alta voce e potresti anche far ridere, ma se devi parlarne, cosa c’è da dire? Un romanzo non è il suo contenuto. Non c’è nessun messaggio. Un romanzo è un ritmo, un incanto, una parte della tua vita. Qualunque cosa dici, darai un’idea approssimativa, se non sbagliata. Ma che t’importa di dare un’idea anche sbagliatissima? Quando sali sul palco al Festival, quello che conta è intrattenere e basta. O no? Però leggeresti volentieri dal libro di qualcun altro piuttosto di dover parlare del tuo. Temi una figuraccia. All’albergo, studiando di nuovo il catalogo per vedere se c’è qualche autore che vorresti sentire tu, l’anatomia del festivaltipo ti si presenta in tutta la sua inevitabilità. Ci sono i due o tre dinosauri: due Nobel e uno in odore di Nobel. Ci sono i locali affermati e i giovani affamati. C’è la solita schiera di americani popolari e letterari, e letterari-popolari, i Michael Cunnin-
lo scrittore e il suo pubblico Un evento al Festivaletteratura
te al giorno, tre scrittori presenteranno simultaneamente i loro libri. Non hai mai capito la logica di tale abbondanza. Se non altro, si rischia qualche sala mezza vuota. Mentre parli tu ci sarà un conduttore televisivo al suo quindicesimo libro nella sala grande e un’esordiente somala nella sala più piccola. Poteva andare peggio. A intervistarti arriva una signora che presenta un programma culturale alla radio; è gentile, piacente, profumatissima. Ti assicura che ha letto vari tuoi libri e porta con sé una copia del romanzo in questione piena di appunti e post-it. La sala è per tre quarti piena, non un trionfo ma neanche un disastro. Cominci a calmarti, la tua vanità uscirà intatta. Sorridi. Sistemi sedie e microfoni come piace a te. «Allora, ci racconta questo libro?». Senza esitazione ti metti a parlare, e a parlare, e a parlare, non ti fermi per quaranta minuti, qualcuno applaude pure, e alla fine porrai l’autografo su 17 copie; una royalty, calcoli, di esattamente € 42,50 lordi meno il 20% per gli agenti. Peccato che ti odi per questo calcolo avvilente. Vai a confortare la somala che dispera perché nessuno si è presentato con un libro da firmare. Ecco, per l’autore, i Festival; sei contento di essere stato invitato; ma non vedi l’ora di tornare alla tua scrivania. © RIPRODUZIONE RISERVATA
OMAGGIO A LIZ
MANTOVA Sabato 10/09 ore 16.30 Chiesa di San Maurizio
MANTOVA Sabato 10/09 ore 15.30 Palazzo San Sebastiano
MANTOVA Domenica 11/09 ore 10.15 Teatro Ariston
Dedicato a Virginia Woolf
In vita e in morte di Mauro Rostagno
Tra storia e romanzo
Angelica Garnett con Ginevra Bompiani e Liliana Rampello
Maddalena Rostagno e Andrea Gentile con Carlo Lucarelli
Enrico Deaglio con Marino Sinibaldi
Virginia Woolf
Maddalena Rostagno, Andrea Gentile
Enrico Deaglio
VOLTANDO PAGINA
IL SUONO DI UNA SOLA MANO
ZITA
Saggi 1904-1941
Storia di mio padre Mauro Rostagno
A cura di Liliana Rampello
Prefazione di Michele Serra
Il romanzo di una generazione
€ 29,00 | pp. 664
€ 15,00 | pp. 288
€ 16,00 | pp. 224
www.saggiatore.it
GLI APPUNTAMENTI AL
gham e Annie Proulx. Ci sono gli scrittori che devono raccontare all’occidente le loro origini magiche e traumatiche. Ogni continente è rappresentato. I festival sono cresciuti con la globalizzazione, con l’idea che ci sia un numero limitato di scrittori carismatici che si leggono dappertutto e che bisogna assolutamente vedere in carne e ossa, la volta che passano per casa tua. Come se la lettura di un libro non fosse un incontro infinitamente più intimo della presentazione a un festival. Ma è inutile lamentarsi. Piuttosto, ringrazi Dio che sei inglese. L’insegnamento dell’inglese come lingua franca porta la gente a leggere romanzi inglesi, anche in traduzione. Sentirsi un po’ parte di un’altra cultura rafforza l’autostima e aiuta a sopportare il malcostume di casa propria. Se non fossi inglese, non t’inviterebbero da nessuna parte. Sii felice allora! Decidi di sentire un poeta scozzese: ai poeti è sempre concesso leggere e a te interessa solo sentir leggere. Un autore che legge il proprio lavoro dice molto di più che non uno che chiacchiera. Anche questo, come ogni festival, è il solito alveare di sale di diverse grandezze per ospitare autori a diversi livelli di celebrità. Per cinque giorni di seguito, sei vol-
Sam Kashner, Nancy Schoenberger
FURIOUS LOVE Liz Taylor, Richard Burton: la storia d’amore del secolo € 19,50 | pp. 504
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DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Il Sole 24 Ore
Cultura & Impresa
Un archivio pieno di sorprese L’archivio storico dell’Eni nasce nella metà degli anni ’80, ma è solo nel 2000 che viene creato l’ufficio «Archivio storico», con sede definitiva a Pomezia dal 2006. Nel deposito, nei locali dell’archivio e nel piccolo museo sono sono conservati quasi 5 chilometri di archiviazione cartacea, oltre 400mila immagini e 5mila unità audiovisive. Un «tesoro» di storia industriale e culturale
giornali di fabbrica
in collaborazione con Eni
l’iniziativa a mantova
Imprenditori passati in rivista Dagli house organ britannici all’ondata italiani degli anni 50. Un tentativo di modernizzazione non sempre riuscito di Bruno Pischedda liamericaniusanodistinguere House organ da Company publication: la prima espressione indicando un giornale di fabbrica, rivolto alle maestranze;lasecondaunperiodicoche siproiettaverso l’esterno,cosìda suscitare intorno all’impresa finanziatrice un’area di interesse benevolente. Nell’una e nell’altra accezione la voga sorge all’alba dell’Ottocento,ben prima di Henry Ford e del connessofordismo. Madaqui siirradia inInghilterra,poisulcontinente,secondoilprincipio per cui non si dà pieno sviluppo delle forzeeconomicheinassenzadiunfondo culturale idoneo e quanto più possibile diffuso. Da noi qualcosa affiora nel corso del ventennio fascista,soprattuttoperiniziativa delle case farmaceutiche. Al marchio Roche compete «Il giardino di Esculapio»,unmensilefinalizzato all’aggiornamentomedico,mariccodiarte,letteratura,filosofia. Locompilavain perfetta solitudine una figura oggi dimenticata: Ettore Janni, recensore e notista del «CorrieredellaSera»,bracciodestrodiAlbertini; poi brevemente al comando del giornale nel ristretto periodo che va dalla caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, all’arrivo delle truppe tedesche in città. È però nel dopoguerra che appaiono le maggiori testate aziendali: dalla prestigiosa «Comunità» di Adriano Olivetti a «Pirelli» di Leonardo Sinisgalli; da «Esso Rivista» sino a «Civiltà delle macchine», sempre diretta da Sinisgalli per conto dell’Iri, e ancora al «Gatto selvatico» di Bertolucci e Mattei (Eni), sulla quale ci diffondiamo in queste pagine. Tra 1946 e 1955, componendo enti pubblici e privati, l’Italia si dota insomma di una discretaretediperiodicidisettore.Ilprimostorico preposto, Piero Arnaldi, facendo data al 1957, stima in circa 100 i fogli così concepiti, per una tiratura complessiva di 700.000 copie.Ilsuovolume,La stampa aziendale,appare per i tipi di Franco Angeli: ossia dell’editore che più sta contribuendo alla definizione
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demiurghi | A sinistra, un’immagine di Attilio Bertolucci (1911-2000) alla fine degli anni Novanta. A destra, Enrico Mattei (1906-1962). Sullo sfondo pozzi di petrolio
di una aggiornata mentalità d’impresa. Sue sono collane come «L’azienda moderna», «Relazioni pubbliche», culminanti alla fine del decennio nei 30 volumi dell’Enciclopedia didirezione e organizzazione aziendale. Lontane sembrano ormai le dispute sull’engagement, sul realismo come tendenza, ciò che conta è ora un’egemonia di diversa natura, più pratica che teorica o politica, più economica che estetica. Non si direbbe che il progetto di queste testate sia esclusivamente utilitaristico, aziendale;enemmeno cheessemirino a ridurrelo iato canonico tra le due culture, umanistica e scientifica. Fanno, sì, divulgazione; ma l’obiettivo è più preciso, e prevede un acclimatamento del lettore nel nuovo ambiente urbano, su cui ha largamente inciso la svolta tecnologica e taylorista. Vivere in un gratta-
cielo, riorganizzare le città secondo le inusitateesigenzeautomobilistiche,affidarsiairitrovati dalla medicina nucleare, gustare i classicidellaletteraturasudischiCetra:sembrano questi i temi caratteristici. Le innovazioni sono molte, e come spiega Bertolucci in una rubrica del febbraio 1961, la "necessità" immediata è quella di «naturalizzarle nel contesto di civiltà a noi familiare». Il titolo più indicativo, in tal senso, è proprio «Civiltà delle macchine»; o anche la dicitura che sottostà alla testata «Pirelli»: «Rivista di informazione e tecnica». Pursenza rimandiespliciti, valgonoaqueste latitudini le suggestioni del sociologo americano Lewis Mumford, letto e meditato ben prima che i suoi studi siano tradotti da noi. Nel segno di un nuovo umanesimo, in grado di conciliare progresso e tradizione,
attilio visto da vicino
vengono chiamati a raccolta esperti di design e pittori, giornalisti d’inchiesta e letterati. Questi ultimi mai in posizione preminente,però tanto piùnecessari aldisegno complessivo, quanto più distante dal mondo della produzione è il loro habitus secolare. Al richiamo di Sinisgalli e Bertolucci, e delle remunerazioni connesse, essi corrispondono in frotta: da tardi manzoniani come Bacchelli, a indocili espressionisti come Gadda, da fresche vedettes editoriali come Bassani o Cassola, sino a umoristi popolari comeGiovanni Mosca. E taloralevandodubbi entusiasmi, come è il caso di Ungaretti, che su «Civiltà delle macchine» del novembre-dicembre 1963 rassicura: «Non direi che il culto del sacro, la poesia e l’arte stiano male in mezzo a tante novità. La poesia è
spronata dal progresso industriale come non lo fu mai da nessun altro mezzo». Siamo nel decennio di più fervoroso modernismo italiano, e le sacche di arretratezza civile vengono individuate senza esitazioni. Compito di queste riviste, in realtà, non è informare, ma formare le nuove maestranze e i nuovi gruppi dirigenti a un clima di cosmopolitismo attivo, pragmatico. Di qui l’insistenza con cui «Esso Rivista» guarda alla scuola, ancora preda di riti nozionistici, dove si celebra la supremazia anacronistica del latino sulle lingue vive, la matematica, le scienze applicate. Né mancano incursioni intorno a una cultura di massa ormai dominata dal medium catodico. All’inchiesta promossanel1961 dalpedagogistaAldoVisalberghisullepaginedi«Pirelli»,Umberto Eco partecipa con un lungoscritto,Verso una civiltà della visione?, poi rifuso in Apocalittici e integrati. Sulle pagine del«Gattoselvatico»viene prontamente allestita una rubrica in cui si esamina il meglio e il peggio dei primi palinsesti Rai. Quella delle riviste d’impresa fu una proposta generale di svecchiamento, generosae insieme interessata, ma di cui non vanno trascurati i limiti. Anzitutto la scarsa presa che seppe esercitare proprio presso gli interlocutori piùprestigiosi,i ceti umanistici; disposti sì ad assecondare il desiderio dei committenti, ma poi risoluti a procedere per le strade solite. Il binomio letteratura e industria, contemporaneamente agitato daVittorini sullecolonne di «Menabò», risultò ostico anche per Sinisgalli e Bertolucci. In secondo luogo è impossibile non cogliere in questi fogli una prevalenza giustappositiva, un accostamento volontaristico: ai racconti e alle copertine d’autore si alternano rassegne sui treni superveloci del futuro, sulla fisica delle particelle, sui primi vagiti della biogenetica, ma senza che si avverta una sintesi o un tentativo di concepirla. Se l’obiettivo di Francesco D’Arcais, erede di Sinisgalli alla guida di «Civiltà delle macchine»,eradipromuovereunanuova antropologia culturale, bisogna dire che i risultati furono modesti.Perun breveattimo,umanistietecnocratiparlaronoda sediattigue,solo giustificati da una generica etichetta, il moderno, il contemporaneo. In questo senso si trattò di una egemonia debole, passeggera, presto sopravanzata dalla crisi economica dei tardi anni Sessanta e ricondotta in un ambito più grigiamente aziendalistico: la Company publication si rifece House organ, e non c’è molto di che rallegrarsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Un poeta alle prese con la grande arte Nell’edizione 2011 del Festivaletteratura di Mantova, Eni dedica un evento speciale alla figura di Attilio Bertolucci, a 100 anni dalla sua nascita. Per l’occasione verrà realizzato un nuovo volume di «Inedita energia» che racchiuderà gli scritti di critica d’arte del poeta. Bertolucci, scelto da Enrico Mattei come direttore del primo house organ aziendale, «Il Gatto Selvatico», seppe raccogliere ben presto attorno a sé e alla rivista un circolo di scrittori di primissima qualità. La presentazione del volume (presso il Cortile della Cavallerizza alle ore 11 di sabato 10 settembre) vedrà la partecipazione straordinaria dei figli Bernardo e Giuseppe Bertolucci, entrambi registi e sceneggiatori, nonché parte della stessa troupe scelta da Eni per realizzare nel 1967 il celebre documentario «La via del petrolio». Sarà un’occasione preziosa per riflettere sul ruolo determinante de «Il Gatto Selvatico» al dibattito tra cultura e impresa negli anni del boom economico. Il cofanetto Eni pubblica integralmente le lezioni di storia dell’arte di Bertolucci, che rappresentano la sintesi più efficace e articolata di un progetto editoriale fortemente innovativo, a metà strada tra approfondimento e divulgazione, cultura e mediazione sociale. L’introduzione è curata da Gabriella Palli Baroni, autorevole studiosa dell’opera poetica e saggistica di Attilio Bertolucci.
la rivista
Sperimentazione con gli scrittori Un progetto editoriale fortemente innovativo, voluto fortemente dal presidente del complesso petrolchimico, Enrico Mattei: la rivista si chiamò «Il gatto selvatico» e l’esperimento che durò dal 1955 al 1964. Mattei scelse come direttore Attilio Bertolucci,che radunò attorno alla rivista autori come Carlo Emilio Gadda, Giuseppe Dessì, Natalia Ginzburg, Goffredo Parise, Leonardo Sciascia e molti altri. La rivista ospitava pagine a colori, vignette, resoconti di vita aziendale, tante rubriche per la famiglia, dalla medicina, arredamento, moda, cucina. La Bur Rizzoli, in collaborazione con Eni, manda ora in libreria, con la prefazione di Paolo Di Stefano, il volume (primo di una serie di tre) «Viaggio in Italia», carrellata sull’Italia degli anni Cinquanta: dal decalogo sulla moda maschile di Raffaele La Capria alla Sardegna di Giuseppe Dessì, dal racconto di una truffa subita da Giuseppe Berto alla fenomenologia della donna al volante a firma di Anna Banti.
i ricordi di giuseppe bertolucci
La perdita che ruppe il ghiaccio Il risotto e i marron di Gadda CORBIS
di Elena Soprano
ra il 1991. Correggevo bozze per Longanesi e fu Francesco Bruno, redattore e grande traduttore dal francese, a chiedermi se non mi fosse interessato trascorrere l’estate a Casarola di Parma con Attilio e sua moglie Ninetta. Ero di un’ignoranza al limite dello stupefacente. Pensavo che Attilio fosse il nonno del regista Bernardo. Il mio libro più amato era Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino e soprattutto non sapevo stirare, cosa non da poco, visto che il mio ruolo, lì, sarebbe stato di colf. Nel paese dove buona parte degli abitanti erano stati attori e comparse di Novecento, e dove approdavamo in luglio – diceva scherzando il figlio Giuseppe, citando i versi del padre, dalle maremme con i cavalli – con l’auto colma di provviste come se fossimo stati isolati da tutto e guidata da Umberto, marito di Linda, la fedelissima tata dei due figli, la sensazione all’arrivo era quella declamata nel finale de La capanna indiana: Qui siamo giunti dove volevamo. Delle tre, le altre due erano a Tellaro e a Roma, la casa di Casarola era la più amata: Attilio e Ninetta vi arrivarono durante la guerra e ogni estate era un tornare nel loro epicentro affettivo. E io, all’epoca sradicata e senza riferimenti, mi feci catturare per diversi anni dalla loro orbita gravitazionale. Fu un impatto sen-
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ai tempi del gatto | Tutti i Bertolucci: Giuseppe, Bernardo, Attilio e Ninetta (1958) za mediazioni culturali. Durante il primo viaggio non aprii quasi bocca per paura di svelare la mia abissale ignoranza, ma una volta arrivati e scoperto con orrore un problema idraulico nel bagno della parte antica della casa dove alloggiavo, dovetti fare un certo sforzo linguistico per esporre la questione con sinonimi adeguati senza scadere nella volgarità. Attilio rise con quel suo modo sornione e mi domandò di dove fossi. «Sondrio. dissi io. «Ma vivo a Milano» aggiunsi svelta. «Eh, ma si è sempre del posto dove nasciamo... » fece lui. Avevo portato con me i miei due conigli nani e un rospo. Attilio battezzò la mia stanza "My own private zoo", dal tito-
lo del film di Gus Van Sant My own private Idaho. Mi impressionò che un ottantenne si entusiasmasse per un film young e percepii presto come in realtà Attilio fosse senza età: o meglio, aveva quell’età dove la cronologia è ormai relativa rispetto all’assolutezza dell’arte. Non mi chiese che cosa avessi letto, ma mi regalò subito Il Grand Meaulnes. Cominciai a conoscere Roberto Longhi e Francesco Arcangeli, ad addentrarmi nelle vite di Proust e Conrad, della Woolf e della O’Connor di cui Attilio parlava quotidianamente, ad ascoltare di primo mattino Il ballo in Maschera alternato a Duke Ellington. Tra lunghe telefonate di Garboli e Citati, visite di amici come Bassani e Cusatelli (più temute quelle dell’impetuoso Mario Soldati) le giornate di Casarola trovavano nella precisissima organizzazione domestica di Ninetta, e nel perpetuarsi di piccoli riti, ad esempio l’accensione del caminetto anche in piena estate, un ancoraggio contro l’impermanenza e il senso di perdita che Attilio percepiva come retro della medaglia di ogni cosa. Mi vedeva scrivere, ma soprattutto cestinare. E mi diede il più grande insegnamento: «Io non cerco, trovo», una citazione di Picasso, uno scacco all’ansia dello storyteller . © RIPRODUZIONE RISERVATA
Elena Soprano ha pubblicato Casa Demòn (2010, TopiPittori), La signora ermellino (2007, Effige), Alice del pavimento (1999, La tartaruga), La maschera (1996, Dalai editore)
l gatto selvatico è ancora sullo scaffale della casa di famiglia a Roma. Non la collezione intera forse, ma quasi. Giuseppe Bertolucci, regista e sceneggiatore, secondogenito di Attilio, quando nacque la rivista aveva appena otto anni e poco si ricorda degli incontri del padre con Enrico Mattei, che volle il poeta come direttore dell’house organ dell’Eni. «Credo si siano incontrati due o tre volte – cerca di rammentare Giuseppe –. Sicuramente Mattei ha frequentato di più mio fratello Bernardo. Erano entrambi appassionati di pesca e si avventuravano insieme con lenze e canne». Bernardo mosse i suoi primi passi nel mondo del cinema nel 1967 proprio grazie all’Eni per cui girò il documentario La via del petrolio, che seguiva il percorso dell’oro nero dai pozzi del Golfo Persico alle montagne dell’Iran fino alle raffinerie nel cuore dell’Europa. Era troppo piccolo Giuseppe per apprezzare una rivista attorno a cui gravitavano le migliori penne di quegli anni (Emilio Gadda, Giuseppe Dessì, Natalia Ginzburg, Goffredo Parise, Leonardo Sciascia e molti altri). «Ai tempi ero rimasto incuriosito dalla ricetta del risotto alla milanese di Gadda», ricorda. Ma poi, sfogliata da adulto, apprezzò la ricchezza intellettuale del «Gatto». «Credo che la rivista rispondesse a quello che Mattei voleva arrivasse al personale. Informazioni di base sul lavoro, ma anche molto cibo per la mente. Mio padre aveva mano libera. Oltre alla letteratura, si divertiva con la sezione dedicata al cinema, curata da Pietrino Bianchi, grande critico cinematografico e fraterno amico di
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figli d’arte | Da sinistra, Giuseppe e Bernardo Bertolucci sulla spiaggia di Cannes nel 1980 mio padre, con cui era cresciuto a Parma». Da allievo prediletto di Roberto Longhi, Attilio era anche molto legato all’arte. Con il volume Inedita energia l’Eni ripropone integralmente le sue lezioni di storia dell’arte. «Andavamo insieme a visitare mostre, gallerie, pinacoteche. Ci mostrava quello che piaceva a lui, ma non era mai impositivo – spiega il regista –. Era entusiasta dei miei schizzi con cui da adolescente imbrattavo le tele. Era un padre fiero dei figli, tifava per noi. Una volta mostrò i miei scarabocchi a Longhi, che borbottò "Macchia bene, macchia bene", tra una boccata e l’altra di sigaretta con la cenere che cadeva sul maglione». Con la sua aria orientaleggiante e strana Longhi fu uno degli intellettuali dell’entourage Bertolucci che rimasero più impressi nell’immaginario di Giuseppe. Assieme a Gadda, collaboratore assiduo di «Il gatto
selvatico». «Gadda, dopo essere venuto a pranzo a casa nostra, immancabilmente inviava a mia mamma un plateau di marron glacé, che io saccheggiavo, con un bigliettino: "Per scusare le mie eventuali intemperanze verbali"». Ma anche Pasolini era una presenza assidua. «Era sempre così malinconico e dimesso, che mi sorpresi nello scoprire anni più tardi la vitalità demoniaca dei suoi testi». Un ambiente eccezionale in cui crescere che in parte Giuseppe ha tratteggiato in un volume ora in libreria dal titolo significativo: Cosedadire (Bompiani, Milano, pagg. 216, € 17,00). «Per anni io e mio fratello siamo stati raccontati nelle poesie di mio padre. È stato gratificante, ma eravamo sempre in terza persona. Con questo libro mi riapproprio della mia soggettività».
Cristina Battocletti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Cultura & Impresa
Vi abbiamo dato delle indicazioni per decifrare il quadro che vi sta davanti, ma può darsi che voi ne ricaviate tante altre immagini e suggestioni: non scoraggiatevi né, se possibile, indignatevi: questa pittura è molto vicina alla musica, e voi non chiedete mai alla musica di dirvi esattamente qualcosa Attilio Bertolucci in una Lezione del 1960
una delle lezioni
nascita della rivista
Così ho addomesticato il Gatto AP
«Wildcat» era il pozzo di prova delle trivellazioni petrolifere. In italiano restava un nome fascinoso. Mattei: «Che sia giornale leggibile per tutti» di Attilio Bertolucci
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a collaborazione con l’Eni e l’ideadel«GattoSelvatico» nacquero grazie a un mio antico compagno di scuola, un po’ più giovane di me, Tito De Stefano che era entrato nel giornalismo e dopo alcune esperienze era arrivato all’ufficio stampa di Eni. Mattei e l’amico De Stefano si consultarono e decisero di affidare il periodico aziendale che doveva nascere a me, che non avevo mai fatto il redattore di giornale anche se avevo scritto su giornali e riviste. In quegli anni ero a Roma come professore di storia dell’arte. C’erano anche in corsa dei noti giornalisti, anche miei amici: uno di loro era Giorgio Vecchietti, che aveva diretto «Il Primato». Ma alla fine è sembrato più giusto che fosse uno nuovo. Uno nuovo che, oltre a scrivere poesie, aveva anche – questo, però, lo poteva sapere solo De Stefano – una grande curiosità per infinite cose, quelle qualità che deve avere un giornalista. Ero molto aperto: un lettore di giornali anche stranieri, di libri stranieri – francesi, inglesi, nord-americani eccetera –; poi critico d’arte e cinematografico; insomma tante di queste cose... un pochino "onnivoro", in un certo senso. Comunque ricordo benissimo l’incontro conEnricoMattei,inviadelTritonedoveallora c’era la sede dell’Agip. Si è cominciato a parlare dell’impostazione, di come si doveva fare. C’erano dei precedenti. Io mi ero un po’ informato e avevo portato, proprio come esempio da non seguire, quello che faceva una grande compagnia petrolifera, la quale realizzava una rivista molto elegante con tre oquattro pezzicomplessivamente cheparlavano di tutto fuor che di petrolio, valida per le pubbliche relazioni oppure da portare in salotto, destinata alla gente esterna al gruppo.Era destinata soprattutto, non so..., ai politici,perquellochesono lepubblicherelazioni. La stessa società faceva un bollettino non illustrato,piuttostomisero, squallidoche,invece, andava diffuso ampiamente a tutti i lavoratori, agli impiegati e agli operai. «No!» – Mattei, è stato molto preciso – «Il giornale che faremo noi deve essere lo stesso, democraticamente possibile, cioè leggibile, dal Presidente della Repubblica al più lontano dei nostri perforatori, anche fuori d’Italia». Ecco, questa è stata l’impostazione. E non in carta patinata, ma in quello che è il modo moderno di fare periodici, cioè il rotocalco. Allora si è cominciato a parlare del titolo e sono stato io a dirlo: «Wildcat». A lui piaceva molto. Gli ho detto che nel Webster, che è un dizionario con molti americanismi, c’è una bella definizione dello «Wildcat», riferentesi a un animale selvatico, che viene applicata ai perforatori, ai ricercatori di petrolio e dice: «uominiavventurosi, spesso anche avventurieri». «Questo», – disse Mattei – «questo mi piace». E io: «Non vorrei che...». «No, no... la cosa non mi fa paura! Del resto – disse – si sa che alcuni, anche grandi, pionieri del petrolio hanno usato metodi molto avventurosi e un po’ anche avventurieri! Data la difficoltà di trovare il petrolio ci vuole questo gattaccio che ricerca...». Poi c’era anche da discutere su come il titolo andasse fatto graficamente. L’abbiamo dato da disegnare a Mino Maccari. Dunque, affidatomi il compito, io ho cominciato subito a fare il giornale. Per entrare nel concreto: l’impostazione
cover story
Dall’alto la prima copertina di «Il gatto selvatico», uscita nel luglio del 1955 e altre copertine della rivista. Via via la grafica perde il segno identitario forte per poi liberarsi del tutto e puntare sulla riuscita visiva, senza preoccuparsi di «fare» house-organ. Una tendenza importata dall’America, dove le copertine dell’immenso artista Charley Harper per una rivista aziendale come «Ford Times» hanno fatto davvero epoca. Ma riparleremo di questo artista. Riuscita anche la copertina Bur per l’antologia del «Gatto». Un tocco vintage dello Studio grafico TheWorldofDOT. (s.sa.)
stabilita prevedeva che il giornale avesse un buon numero di pagine dedicate all’attività dell’Eni,sia allericerche siaa piùminute notizie aziendali. Poi, una buona parte di cultura e di divulgazione culturale così da risultare piacevole e istruttivo. Sempre la prima pagina era dedicata a qualche attività aziendale: a un’inaugurazione, a un evento del Gruppo. Nell’ultima – e questa è stata un po’ una mia trovata, visto che era disponibile il colore – è iniziata una interminabile storia dell’arte divisa per generi e scuole, che ha avuto molto successo. Tanto che l’«Associazione per la libertà della cultura», fondata da Silone, mi aveva chiesto di poterne ricavare dei volumetti che avrebbe poi fatto diffondere. Potevano essere un avvio a una storia dell’arte molto piacevole e non pedante. Il che dimostra come questo giornale entrasse anche in case come quella di un famoso scrittore e quanto potesse esser apprezzato. A un certo punto, negli anni, il rapporto con i dipendenti si è anche più allargato:
c’erano delle specie di non dico concorsi ma di inviti a inviare poesie, pitture, cose di questo genere, anche di carattere personale, sul loro lavoro. Questo andava nelle prime pagine. I contatti con i lavoratori si avevano anche inviando dei giornalisti sul posto. C’eranoi nostri pozzi di petrolio in Marocco oppurein Persia e lìabbiamo mandatodegli inviati speciali. Se la rivista da un lato aveva delle rubriche fisse, scritte sempre in buon italiano – rubriche che andavano dalla cucina alla moda – dall’altro poteva, non dico vantarsi ma quasi, di pubblicare pagine di scrittori illustri. Alcuni erano scrittori molto noti, come Giorgio Bassani e Carlo Emilio Gadda; poi scrittori allora giovani che adesso sono entrati nella collezione de «I Meridiani» di Mondadori quali Goffredo Parise, Natalia Ginzburg. E ci sono anche nomi come quelli di Luigi Santucci, Gabriele Baldini, Alberto Bevilacqua che è stato mio allievo di liceo al «Romagnosi» di Parma. La cosa della quale posso in un certo senso
Nove anni davvero selvatici
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eèverocheilNovecentovaconsiderato il "secolo delle riviste" (a differenza deiprecedenti cento anni, che GianfrancoContinidefinivail«secolodellaprosa»)unnotevolecontributoproviene dal mondo aziendale che ha investito le suemigliorienergienelcampodeglihouse organ, cioè di quei periodici quasi sempre nati per scopi pubblicitarie spesso diventati veri e propristrumentidiindaginiculturali.Ilsecondo dopoguerra costituisce di sicuro il terreno di maggiore fertilità. Si va dall’utopiapolitica, ipotizzata da Adriano Olivetti attraverso il mensile «Comunità» (che vide la luce nel
compiacermi è questa: normalmente i rotocalchi popolari parlano anche di letteratura ma sempre alla ricerca del "best seller", delle cose facili. «Il Gatto Selvatico», no. Qui c’era una ricerca della qualità. Noi non ci saremmo mai sentiti di pubblicare, io non avrei mai pubblicato, una cosa che non avesse, in qualche modo, una qualità letteraria, una qualità scientifica. Anche la vignetta di Maccari era di un vero, di un grande disegnatore dei nostri tempi. Adesso, sì, ce ne sono tanti, anchedibravi,che fannoquesto sui quotidiani,ma allorauncommento alcostumeaffidato a un uomo di un’arguzia di matita e di parola come Mino Maccari...! Nellaprima pagina, ripeto, c’era una fotografia a colori di avvenimenti aziendali, nella seconda c’erano le lettere dei lettori e una del direttore che, in un certo senso, fungeva da sommario della rivista: ad esempio «In questo numero parleremo di...». Nella terza pagina, un noto giornalista – Enzo Forcella – si occupava di fatti di costume e certe volte dava lo spunto al disegno di Maccari. Forcella, pur essendo il fondista politico de «Il Giorno», qui non parlava mai di politica ma esclusivamente di costume, in un modo molto vasto, molto vario. Per dieci anni ha fatto questo. C’era, non so, qualche nuova moda che avanzava nei giovani e allora, ecco: discorsi sui giovani. E cose di questo ge-
«Sono stati dieci anni di autonomia e di libertà assoluta. Mattei non mi disse mai, neppure una volta, voglio questo o voglio quello»
antologia di buone scritture
di Giuseppe Lupo
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1946), alle commistioni tra poesia e tecnologia tentate da Leonardo Sinisgalli e Giuseppe Eugenio Luraghi dapprima in Pirelli (1948), poi in Civiltà delle Macchine (1953): due fogli che incarnano perfettamente il miraggio leonardesco di mettere in contatto le "due culture"aunlivellodiversorispettoallamatricepolitecnicacheinqueglistessianniVittorinielaborava secondo la lezione di Carlo Cattaneo. Attraversoquestogenerediesperimentiscrittoriepoetisiaffaccianodentroiproblemidellamodernitàconunpigliopiùoriginalerispetto ai tentativi del primo futurismo, prendono insommacoscienza che esiste ununiverso finora poco sondato (il «mondo imposseduto»,dicuiavrebbeparlatoVittorininel"menabò"del1961), eppuredecisamenteutileadecifrare l’antropologiadel presente. Sia quando si attengono ai caratteri della
propaganda,siaquandodiventano espressione di un ambizioso progetto sociale, le riviste finanziatedalleaziendeitalianeneglianniCinquantaconservanounsaporediforteprovocazione e testimoniano dello sforzo, compiuto
L’Italia descritta dalle pagine dell’house organ dell’Eni è un immenso laboratorio a cielo aperto. E la rivista vuole dare la chiave degli ingranaggi daoperaiemaestranze,diconsolidarel’immaginediunPaesechesièlasciatofinalmenteallespalleicampidigranoelamiseriacontadina perconquistarsiunruoloprioritarionell’Occi-
esperto Attilio Bertolucci in una foto scattata negli anni Settanta mostra un disegno di Cesare Zavattini nella sua casa in via Carini a Roma. A sinistra alcune copertine della rivista Eni «Il gatto selvatico»
denteindustrializzato.Sonoqueste,amioavviso,lechiavidiletturapiùefficaci:reclamizzandopneumaticiopozzipetroliferi,descrivendo mense e officine, le pagine di questi periodici non solo raccontano (magari a volte un po’ troppoenfaticamente) letrasformazioni diun territorioeiprogressidelleaziende,cherichiedevano il sostegno dell’opinione pubblica, ma scompaginanoilquadrodiunaletteraturaancoraammalatadiarcadiaecirestituiscono,come in uno specchio, il volto di una nazione in progress,abituataascommettere–fattodavveroclamorosoaquell’altezzadianni–sulruolo dei letterati allaguida delleindustrie. Seguendo il filo di questo ragionamento, nulla di più esemplareritroviamonell’esperienzadel«GattoSelvatico»,larivistacheEnricoMatteiconcepìcome«idealepuntodiincontropertutticoloro che fanno parte della grande famiglia del gruppo Eni» e che affidò all’intelligenza di un autore decisamente atipico nel panorama del post-ermetismo come Attilio Bertolucci. Da quelle pagine ormai lontane, che coprono un arco di appena nove anni (dal 1955 al 1964) ma che tendono a circoscrivere un orizzonte più dilatato, un’età favolosa, quella in cui nelle casedegliitalianicominciavanoafunzionarefri-
nere. In certi numeri abbiamo pubblicato anche delle specie di inserti: ad esempio, sul Risorgimento. Inserti molto ricchi, fatti da storici specialisti. È stato un vivaio e questo, in genere, nei settimanali, nei rotocalchi non è mai avvenuto. Certamente – dico – come si allargava il campo d’azione delle società dell’Eni così «Il GattoSelvatico»siallargava,nonsiingrossavama siespandeva, tantoche auncerto punto abbiamo fatto dei numeri in lingua, non soloin linguestraniere ma addiritturain lingue che hanno una scrittura assolutamente diversa dallanostra e,quindi, con dei problemi grafici non indifferenti, che sono stati risolti benissimo. Per esempio quello in lingua araba. Adesso... son cose minori. Ma per l’Africa, ad esempio, ricordo che abbiamo fatto un bel numero sulla poesia africana, su LéopoldSédar Senghor, chealloraera un poeta. Poeta e basta. Poi è diventato presidente. Era insomma una rivista con un’apertura internazionale. Avevo una grande libertà, una grande autonomia. Mattei non ha mai voluto farmi sapere: «Qui vorrei questa cosa, qui quest’altra». Mai niente. Sono stati dieci anni di libertà assoluta. E, poi, la libertà di muovermi senza dover render conto a nessuno. Io non avevo orario d’ufficio, ma il giornale usciva regolarissimamente anche quando, negli ultimi anni, si stampava a Torino. Certe volte arrivavo in ufficio alle 11 mentre tutti, e Mattei stesso, arrivavano ben prima. Però, riuscivo, lavoravo, ah!, questo sì, con molta felicità proprio perché era come un lavoro artigianale in mezzo a questo colosso industriale. Èstato un senso come diavventura pionieristica per me molto vitalizzante, in un campo nuovo, moderno che mi faceva sentire nel mio tempo, pienamente inserito; non come si dice dei poeti «sempre chiuso nella torre d’avorio»ma,invece, immerso nellarealtàviva e contemporanea. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Modigliani, autentico «maudit»
amedeo modigliani | «Ragazza con le trecce», collezione privata
È
la prima volta che un nome italiano compare in questo nostro rapido panorama sulla pittura moderna: un italiano che, purtroppo, visse la sua intensa e dolorosa stagione artistica fuori dal suo Paese, in quella Parigi che dal secondo Ottocento al primo Novecento è stata il centro più vitale della civiltà europea. Ma, nato a Livorno nel 1884, per quanto trasferitosiin Francia poco più che ventenne, Modigliani rimarrà sempre un pittore toscano, un erede e un rinnovatore della tradizione linearistica di Simone Martini. A Parigi l’avevano chiamato, risplendenti dalontano,personalitàemovimentidelpostimpressionismo, da Toulouse-Lautrec a Cézanne,dalFauvismoalCubismo,elocolpìparticolarmentel’appenarivelatascultura negra, che tanto significò anche per Picasso. Ma non si creda che tutto questo guazzabugliointorbidisseilsuolimpidoocchioitaliano.Dacosìvarieforme estiliecolori Modigliani ricava per sé quel tanto che gli serve per filare con la matita disegni d’unapurezzaincredibile,stenderesullatela quadri d’una sintesi suprema. I soggetti per questo uomo «umano, troppo umano» sono quasi esclusivamente figure di amici e di amiche, tutt’al più di bambini e bambine del quartiere dove vive: insomma quel cheeglivedeognigiornonelsuolucidodelirio (malato di tubercolosi aggravò la situazione dandosi all’alcool e alle droghe) e che rifiorirànellapagina di taccuino o sullatela in quella sua inconfondibile linea allungata, serpentina eppure dolcissima. Per quattordici anni, dal 1906 al 1920, la sua fu un’esistenza tutta dedicata all’arte e a quei paradisi artificiali con i quali cercava di dimenticare il male che aveva dentro. Egli fu veramente un "maudit" (maledetto), e ci scherzava, poiché gli amici lo chiamavano«Modì»,chesipronunziaallostesso modo. Per quanto apprezzato negli ultimitempidaimigliori,nonriuscìasistemarsiefinìall’OspedaledellaCaritàil25 gennaio del1920. La moglie,Jeanne, non resistette e si uccise poco dopo. Ma guardate la Ragazza con le trecce qui riprodotta, e v’accorgeretecomedaunaesistenzacosìsciagurata sia potuto nascere un fiore tanto puro: è questoilmiracoloeternodell’arte.Affondato nel disordine artistico e morale della Parigi in cui visse, disordine però di vita e di fermenti creativi, egli ritraendo la ragazzina di Montmartre, forse una figlia del suo portinaio,ci ridà dopo secoli quell’emozione che soltanto i senesi, con la loro linea irreale e il loro colore puro, avevano saputo prima darci. Ancora sino a qualche anno fa c’era chi rimproverava a Modigliani i suoi visi lunghi, le sue tinte piatte. Vi sentireste voi di fare altrettanto?
Attilio Bertolucci Racconto di Attilio Bertolucci, dall’Archivio storico Eni, 28 gennaio 1989
goriferietelevisori,lavatricieasciugacapelli,ci arriva una serie di ventuno racconti, scritti da autoripiùomenoaffermati(daCaproniaParise, da Berto alla Manzini, da Comisso a La Capria, da Soldati a Dessì, da Gatto a Bevilacqua, da Bassani a Cassola, dalla Banti a Gadda, a Sciascia),cheidealmentecompongounritratto di nazione, un «viaggio in Italia», appunto, com’eradimodainqueglianni(pensoaGuido Piovene), effettuato in alcuni casi con lo strumento entrato a far parte dell’immaginario – l’automobile–,inaltrimedianteilfilodeiricordi, divagando apparentemente nei lacerti di cronacaonelmagmadell’autobiografia,tanto nell’inchiesta sociologica quanto nei rigurgiti dell’emancipazione femminile, ma avendo sempre bene in mente l’idea di fotografare lo statodisospensionediunagenerazione(quelladeinostripadri)inbilicotracoscienzadisée coscienzadell’altro,framemoriadiunmondo arcaico e attesa del nuovo, fra centro e periferia,trafugheeritorni. L’Italia che il «Gatto Selvatico» ci descrive haicaratteridiunimmensolaboratorioacielo aperto ed è la rivista stessa che fornisce gli attrezziperentrarcidentro,permontareesmontareisuoi ingranaggi.Certo, osservandoilno-
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Da Il Gatto Selvatico, settembre 1957
me degli scrittori che vi collaborarono, balzanofintroppoevidentialcuneassenzechePaoloDiStefanogiustamentesottolineanell’attenta prefazione al volume: tutto il versante della miglioreletteraturaindustriale(Fortini,Ottieri, Volponi) e perfino i vertici della neoavanguardia. Si tratta, com’è ovvio, di una scelta benprecisa,cheposizionailperiodicolontano dalla militanza ideologica, a metà strada fra l’intrattenimentoeildivulgativo,conunatteggiamentocomune peresempio anche a «Esso Rivista»(1949) –l’altrapubblicazionefinanziata da una multinazionale del petrolio – o allo «Smeraldo» (1947), house organ di un’azienda farmaceutica.Tuttavianonpossiamononriconoscereneicriteridiimpostazioneuncondensato di un certo eclettismo letterario e artistico,orientatonelladirezionediquellachePasolinichiamava«OfficinaParmigiana»,valeadire quel misto di pittura, cinema e letteratura cheobbediscealmagisterodiRobertoLonghi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Viaggio in Italia. Un ritratto del paese nei racconti del «Gatto selvatico» (1955-1964) , prefazione di P. Di Stefano, Bur Rizzoli, Milano, pagg. 220, € 9,90
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DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Il Sole 24 Ore
n. 241
La letteratura con il Sole: Buzzati e Dostoevskij Continuano con successo le serie letterarie del Sole 24 Ore. Per i «Racconti d’autore» domenica prossima un vero classico: due racconti di Fëdor Dostoevskij. La serie dei «Capolavori dello Strega» (è ancora in edicola il romanzo «Stabat Mater» di Tiziano Scarpa, una affascinante storia d’amore e musica con Antonio Vivaldi tra i protagonisti) continua giovedì con Dino Buzzati: «I 60 racconti» (Strega 1958)
Letture premio campiello 2011
Molesini conquista la laguna di Stefano Salis
P
iglia tutto la Sicilia, ma vince finalmenteancheVenezia,alla49ªedizione del Premio Campiello ConfindustriaVeneto. VinceilSupercampiello, infatti,ilvenezianoAndreaMolesinicon102 voticonilromanzoNontuttiibastardi sono diVienna, pubblicato dalla palermitana Sellerio. Vince ilCampielloOperaPrima,ViolaDiGrado,giovane (23 anni) scrittrice catanese (cresciuta a pane e letteratura; padre italianista, Antonio Di Grado, madre scrittrice, Elvira Seminara) all’esordioconSettanta acrilico, trenta lana (e/o).Trion-
fa Andrea Camilleri, emblema di sicilianità, nel Premio Fondazione Campiello, sorta di riconoscimento alla carriera e certamente il premio piùimportantemaivintodalcreatorediMontalbano che, dall’alto delle sue 13 milioni di copie vendute in tutto il mondo, troneggia sulle lettere italiane. Per lui una standing ovation riconoscentechesuonaanchediauguriperisuoiprossimi87 anni (dopodomani),cuiciuniamo. La serata finale è stata un appassionante testa a testa tra due romanzi, che fin dall’inizio hanno preso il largo: quello di Molesinie quello diFedericaManzon,Difamaedisventura (Mondadori).Ai200 votiscrutinati,l’allungodiMolesini è stato decisivo. Alla fine, Molesini ha ottenuto 102 voti, staccando decisamente Manzon (80) e gli altri tre finalisti, mai entrati in gara.
TerzoErnestoFerreroconDisegnare ilvento (Einaudi)cheerailfavoritodellavigiliaecertamente l’autore più blasonato della compagnia (e ripetiamo:nuoce allamigliore conoscenza e studio dello scrittore l’esposizione pubblica di uomo dell’editoria; è lacuna da rimediare) con 39 voti. Maria Pia Ammirati con Io sono qui (Cairo) e Giuseppe Lupo con L’ultima sposa di Palmira (Marsilio)chiudono con 35 e 29 voti. La vittoria di Molesini è stata nitida e premia unoscrittoremoltoattivonelcampodellaletteratura per ragazzi ma all’esordio come romanziere.Forse non è una coincidenza che anche la Manzonsiaall’esordio,conilsuolibro.Èpiaciuta ai trecento lettori della giuria popolare – tra i nominoti:SergioChiamparino,lostilistaAntonioMarraseilministrodelloSviluppoeconomi-
co, Paolo Romani – probabilmente la narrazione di forte timbro emotivo di due romanzi-romanzi saldamente ancorati nella tradizione cheattingono ampiamenteanche almélo. Con Molesini la Sellerio torna a vincere il Campiello a 30 anni esatti dall’affermazione di Gesualdo Bufalino con La diceria dell’untore, esordiente scovato allora dalla compianta Elvira,cuiMolesinihadedicatoprontamenteilpremio.GliesordientiportanodunquebeneaSellerio, e sigla davvero, questa vittoria, più di tanti altrisegni, un sigillodi continuità forte tra Elvira e il figlio Antonio – commosso alla fine della cerimonia – cheoggi guida sicuro l’editrice. Significativa anche l’altra dedica di Molesini: ailibraie aibibliotecari,«chein questo momentodidifficoltàhannobisognodisostegno». Il romanzo di Molesini riunisce le classiche unità di luogo, tempo, azione. Ambientato nel 1917 copre un intero anno di guerra, con una prospettiva particolare. Un dopo-Caporetto di una famiglia «invasa a casa propria», isolata in unavillaveneta. Manonèsoloromanzo di, pur ottima, ricostruzione storica. Molesini è bravo nel tinteggiare personaggi, anche minori, e di
ROGER VIOLLET
poesia / 1
Le eterne lettere di Marina
Višnjak e quasi il di lui nome sono polvere, il "tu", "voi" di Cvetaeva ha rivendicato la propria vera e cruenta e ossessiva natura. È, in breve e senzapiùlacarnediun"io"particolareeconun nomeproprio,«l’eternasecondapersonasingolare» che è l’interlocutore d’amore assai prima didivenirnel’oggetto.Il"tu",il"voi"alqualequestelettere sonoindirizzateèil"tu", il"voi" dichi legge.Quieora.«Amicomio,inquestomomentosonolaceratadaduetentazioni:voieilsole». NonimportachisiastatoVišnjak,nonimpor-
Scritte a Berlino nel 1922 al direttore di una casa editrice sono il diario di un amore breve e assoluto. Un canone emotivo dal quale attingere sempre tacheilcielodiquell’amoresiastatounarcobalenoosoloilbaldacchinodiunletto,nonimportaneppurecheleletteresianostatescritteaBerlinonel1922 echel’occasionesiastataunacommittenza–latraduzionediunoscrittodiHeinrichHeine–,ciòcheèfondante,necessario,eterno – che io stessa sento e voglio mio – è l’aneddotica, immediata e spavalda pretensione del possesso: «Ieri vi ho difeso per tutta la serata conunardorecavallerescodicuiiostessasorridevo. Tutto ciò di cui vi accusano è vero, ma è affar mio, non loro, giacché nessuno, eccetto me, ha avuto l’idea geniale (ingenua idea!) di soffrirepervoi»,elacontinua,generaleeastratta tensione alla distanza. «Considerato come persona intima, mi avete fatto soffrire molto, consideratocomeestraneo– miavetetestimoniato soltanto bontà. Non vi ho sentito né intimo né estraneo, ho combattuto dentro di me perentrambi,dunquecontro entrambi».Con il perenne, voluto e violento beccheggiare tra il tatto e il pensiero, Marina Cvetaeva ha composto un canone emotivo nel quale l’amato è il mondo e chi ama è l’insieme delle leggi fisiche che ilmondo governa – perché i corpi si attrag-
vita sfortunata | Marina Cvetaeva (1892-1941), grande poetessa simbolista fu avversata dal regime stalinista e costretta a fuggire dalla Russia, con il marito Sergeij Efron. Dopo aver vissuto a Berlino, Parigi e Praga si uccise per disperazione una domenica d’agosto del 1941
l’edizione A 70 anni dalla morte per suicidio della poetessa russa (31 agosto 1941) tornano le «Le notti fiorentine». Pubblicate da Mondadori nel 1983, sono ora ritradotte e curate dalla più importante slavista italiana, Serena Vitale, che ha rivisto integralmente la traduzione italiana anche alla luce della pubblicazione, nel 1997, del testo russo originale. Le varianti e le modifiche, anche nell’introduzione, ne fanno un lavoro nuovo, commovente e sorprendente.
narritalia
Solitudini narrative alla Hopper di Giovanni Pacchiano
È
diraffinataeleganzalastrada scelta daBarbaraNotaroDietrich,cheaveva esordito nel 2004 con Mio marito Maigret (e/o)– larievocazione della vita del celebre commissario fatta, dopo la sua morte,dallamoglie–,conilsuonuovoroman-
zo, Una famiglia come tante. Dove a un fondo certamenteautobiografico(èscrittriceteneramente dolente, senza mai essere sopra le righe) si mescola la suggestione della pittura di unodeigrandidelNovecento,l’americanoEdward Hopper. Non si nasce scrittori dal nulla: fare letteratura significa anche trasferire sulla pagina suggestioni che l’arte del passato ci ha lasciato nel cuore, metamorfizzate e fatte nostre. Lei gioca allo scoperto: sceglie 21 quadri diHopper,appartenentia periodidiversi,me-
guardare le loro storie come di traverso, con una lingua pulita e avvincente. «Vivere in una casa invasa – spiega Molesini– è una metafora dellanostra condizione occidentaleall’alba del terzo millennio. Il ruolo di ospite in casa propria è quello di ciascuno di noi, ora, qui». Non è stata solo una serata di letteratura, quellaconsumataierialTeatroLaFenicediVe-
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poesia / 2
dopo il nostro appello
Crocetti, 30 anni di-versi
Crusca, soluzione trovata
N
di Chiara Valerio
«C
vincitore | Andrea Molesini ha vinto con «Non tutti i bastardi sono di Vienna» di Sellerio
nezia e condotta (con qualche sfilacciatura iniziale) da Bruno Vespa e Serena Autieri, con gli interventi musicali dell’eccentrico Raphael Gualazzi. Molto si è discusso di politica. E se nell’applausometrodellaseratailpresidentedi ConfindustriaVicenza,RobertoZuccato,hafatto schizzarein alto l’indice parlando di rispetto delle regole, la presidente di Confindustria, EmmaMarcegaglia,hachiusoconunintervento accorato: «Gli industrialiinvestono in cultura.Noicontinuiamoa sostenereilPaese,nonci rassegniamo, ma pretendiamo serietà. Che la politica smetta di litigare, di guardare ai propri interessi e ci porti fuori da questa situazione, con scelte anche impopolari. Siamo anche dispostiai sacrifici, maci vuole serietà e lavolontà di rispettare questo Paese». Ultime righe per Mattia Conti, 22 anni, di Molteno(Lecco),vincitoredelCampielloGiovani 2011, con ilracconto «Pelledi legno», un piccolo romanzo di formazione brianzolo. A lui il testimone di un premio che investe sui giovani, sul futuro, sul talento. Appunto. Chissà che qualcuno, magari, non ne tragga ispirazione.
di Andrea Kerbaker
«Notti fiorentine» è una piccola raccolta epistolare della Cvetaeva, riedita oggi a 70 anni dalla morte, di una delle più alte voci della letteratura russa del secolo scorso
onta soltanto il vuotofisico.Ilvuoto di questa sedia. Nella vostra vita non ci sarà mai una sedia vuota di me. La nostra eternità è di un’ora – un’ora che già passa». Le notti fiorentine di Marina Cvetaevaèunaraccoltadinoveletterespediteerestituite,piùuna letteramairestituita,più unarisposta,piùancoraunapostfazionechevienedetta, eavrebbecomunqueilsuono,diunaversione– o«faccia»comescriveCvetaevaattraversoVitale – «postuma delle cose». «Siate vuoto finché lo vorrete, finché lo potrete – io sono la vita che nonpatisceilvuoto». LedieciletteresonostatescritteaBerlino,tra il giugno e il luglio 1922 da Cvetaeva ad Abram Višnjak, proprietario e direttore della casa editrice Gelikon. «Caro, so che il mio è disordine: amare,almattino,invecechelavorare».Deifatti di queste lettere – che tuttavia mai sono nudi e dunque la definizione di «epistolario» è pura forma e quella di «romanzo» è forse cautela – deltitoloevocativoesibillinamentegeografico, dichisialascriventeechil’uomobrunoalquale sonoindirizzate,dellafisiognomicaedellecose che stanno intorno al poeta e ai suoi eccessi, e della grammatica umana, storica, e passionale che scorre sotto, è possibile sapere leggendo l’introduzione e la nota di Vitale che sono esse stesse umane, storiche e passionali. Della raccolta in sé non ci sarebbe da scrivere altro che «Leggete!», col punto esclamativo e tutte le interpunzionidell’attesa,dell’occasione,delrapimento, e dell’esaltazione eccitata che fanno da contrappunto – e contrafforte – alle parole di Cvetaeva.«Io non vi amoné tanto, né atalpunto,né fino a... – io vi amo così.(Nonvi amo tanto, vi amo come.) Oh, molte donne vi hanno amato e vi ameranno con maggior forza. Tutte –dipiù.Nessuna– così». Nonc’èdaaggiungerealtroa«Leggete!»perché, a distanza di quasi novant’anni dalla loro stesura e adesso che il poeta, i suoi desideri e desiderata, le sue carezze umide, la pelle di
OLYCOM
scolati nell’ordine cronologico. Inserisce ognuno di essi in un capitolo, e attorno vi costruisce la saga novecentesca di una famiglia americana, i Silber. All’inizio, la fortuna del giovaneesquattrinatoSilberèilsuomatrimonio con Marta, figlia dell’uomo più ricco e potente di una contea del Sud. Va al Nord, apre una farmacia con il denaro del suocero; dovrebbe essere un individuo felice. Ma Marta, che è come l’oceano, «accogliente e profonda», Marta che «dava certezza»,
gono, come si conta il tempo e come si misura lospazio,perchévediamoi colori,perchéi suoni si propagano, perché tu sei tu e non serve altro – «c’è sempre stato qualcosa di troppo, in me,perquellichemihannoavvicinata»–edunque tu neppure servi. «Vi avrei dato tutti i miei versi– venuti,venienti, venturi – non come cose di valore: come cose che vi piacciono». Non c’è da aggiungere altro a «Leggete!», non c’è da che da ritrovarsi in questo "tu". «Non c’è bisogno di toccarvi la mano, basta averlo – oscuramente– desiderato». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Marina Cvetaeva, Le notti Fiorentine, Voland, Roma, a cura di Serena Vitale, pagg. 96, € 10,00
non riesce a placargli le inquietudini dell’animo: è la sua stessa inconsapevole e superiore distanza rispetto al marito che può salvare lui dal mondo ma non da se stesso. L’universo di Una famiglia come tante è fatto di molte solitudini,comeiquadridiHopper:c’èlastessasensazione di una realtà non ferita dal vivere soltantoperchéirrigiditanell’attimoincuiilpennello (o la penna) la coglie. È solo, Edward, il figlio di Silber e di Marta, nonostante il matrimonio con Lara. Li vediamo nel salotto di casa, prima della cena: lui non distoglie gli occhi dalgiornalechestasfogliando,leisuonailpiano.Nessunodeiduehalaforzamoralediaprireilcuoreall’altro,di parlare.Ma «eraquellala vita». Lo stesso accade a Elisabeth, sorella di Edward, che ha sprecato gli anni per il suo principale, già sposato, e ha allevato da sola la
icola Crocetti è un tipo davvero curioso. Tra i maggiori intenditoriitalianidi poesia,per tutta la vita ha lavorato nel mondo della stampa quotidiana, tenendosi ben distante dalle redazioni culturali. Ogni volta che qualcuno gli ha proposto unospostamentoinquellepagine,harifiutato: «No grazie», spiegava gentile, con la voce bassa che locontraddistingue, «lìnon potreiesserelibero».Naturalechelarispostalasciassepiuttostointerdettigliinterlocutori, che cercavano solo di venire incontro alle sue inclinazioni. Ma per Crocetti, spirito indomito, la libertà è sempre stata tutto, e ha voluto piuttosto garantirsela con una casa editrice tutta sua, rigorosamente limitata alla poesia, che festeggia in questi giorni i 30 anni. Com’eradaaspettarsi,l’anniversarioviene celebrato con un libro in versi: un elegantevolumeconlatraduzionedelCapolavoro mostruoso di Ghiannis Ritsos, a cura dello stesso Crocetti, che firma anche una breve introduzione in cui rievoca l’inizio dell’avventura editoriale, nata proprio sotto la stelladi Ritsos. È una storia semplice e pura: l’idea si palesa nella primavera del 1981; Crocetti la verifica in una cena con un amico milanese esperto di editoria, Carlo Mainoldi,dovedecidonoilnomeedisegnano il logo. Poi l’editore in erba, greco per parte di madre, telefona in Grecia al suo amico Ritsos. La risposta è entusiasmante: peraugurarglibuonvento, ilpoetagliinvia alcunepoesied’amore inedite, «caldedella mia mano». Crocetti le traduce in tre giorni e corre a stamparle: a maggio, con il volume Erotica la nuova casa editrice è battezzata. A quel primo libro ne seguiranno molti altri, con la medesima veste grafica: un sobrio bianco panna, spesso vestito dalle cure tipografiche di Giorgio Lucini, da sempre complice delle migliori imprese editoriali italiane. I titoli hanno dapprima privilegiato i due paesi dell’editore, Italia e Grecia; tra i tanti autori citiamo solo Costantino Kavafis e Giovanni Raboni,affiancatida numitutelaridialtrenazionalitàcomeAragon, Anne Sexton, il Premio Nobel Seifert. A partire dal 1988, poi, tutti questi poeti, e mille altri, Crocetti li ha fatti conoscere ai lettoriitalianiinun’altraavventuraincredibile, la rivista mensile «Poesia» (che nome, seno?),giuntaoggialnumero263, contirature impensabili per un Paese dove tutti scrivono poesie, ma nessuno le legge. Tuttoquesto,Crocettilohafattoconben pochimezzi eancor meno finanziatori,accompagnato dal sacro fuoco che solo animaimpresediquestotipo.Edaun condivisibile orgoglio, perché la sua attività «nata minuscola,èrimastapiccola.Piccolamalibera,diuna libertàpuraeassoluta».Prosit. © RIPRODUZIONE RISERVATA
figlia Cristina. È vero, il suo amore è tenace, ma provvede il destino a impartirle la dura lezione dell’essere al mondo, facendo morire prima di lei il suo uomo e lasciandola inerte spettatrice. C’è anche chi in parte si salva, come l’energica Cristina, in questa «commedia amara» dell’incomunicabilità. Ma il romanzo, nella nitida, trattenutacrudezza, lascia il segno: allarga il campo facendoci trovare l’ombra della sorte di tutti, cui vano è opporre il mondo illusionaleche ci sorregge nel vivere. Contrasto in cui è riposta la sua meravigliosa forza. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Barbara Notaro Dietrich, Una famiglia come tante, DEd’A, Roma, pagg. 106, € 15,00
di Nicoletta Maraschio
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uperare le crisi ricorrenti e uscire definitivamente dall’incertezza giuridica ed economica. Grazie al Sole24 Ore quest’obiettivo,a lungo perseguito dall’Accademia della Crusca,sembraoggipiùvicino. Aleggereleautorevoli testimonianze e le centinaia di messaggiricevuti, siprovamoltagratitudine e una grande fiducia; rafforzata da una telefonata confortante del sottosegretario Gianni Letta che mi ha assicurato che non solo sarà cancellato l’articolo della manovra relativo alla soppressione degli enti conmeno di70 dipendenti(cosacheèavvenuta venerdì notte, ndr), ma che prossimamente sarà studiato un provvedimento per dare alla Crusca quella stabilità strutturale indispensabilepersvolgereipropricompiti istituzionali e per programmare il futuro. È una buona notizia per la cultura italiana e non solo per laCrusca. Mapernoisitratterebbediunaveraepropria rifondazione. L’Accademia la chiede non tanto per il suo passato, ma per quello chefaoggieperilsuo caratterediunicitàcome centro di ricerca dedicato alla lingua italiana antica e moderna. Una rifondazione analoga a quella di oltre 30 anni fa, ma con un carattere di maggiore stabilità. Allora Indro Montanelli non solo contribuì a salvare economicamente l’Accademia, ma la aiutò a trasformarsi. Ed essa, senza naturalmente accantonare il proprio impegno primario nella ricerca scientifica, diventò sempre più unosservatoriodelletrasformazionidell’italiano contemporaneo, un centro aperto alla collaborazioneconlascuolaeconglistudiosidialtrediscipline(storicidell’arte,scienziati,giuristi, informatici), un luogo per affrontareigranditemidellacontemporaneitàlinguistica che coinvolgono il nostro Paese e l’intera Europa. Niente quindi di più indovinato del titolo «La Crusca siamo noi» che il Domenicale della scorsa settimana ha dato alloSpeciale(anche online)acuradi Stefano Salis. Gli Accademici sono oggi 55, tra italiani e stranieri, e hanno il ruolo di decidere gli indirizzi culturali e i programmi della Crusca, ma essa non potrebbe svolgere tutte le sueattività(biblioteca,archivio,pubblicazioni, sito, consulenza linguistica, manifestazioni e convegni) se non potesse contare su dipendenti,collaboratorieimoltissimiamiciche la sostengono in forme diverse. Tra i progetti che l’Accademia è pronta a realizzare c’è quello di colmare una grave lacuna tra gli strumenti di conoscenza dell’italianocontemporaneo:un«Vocabolariostoricopostunitarioonline»,basatosuungrande corpus di riferimento analogo a quello delle principali lingue europee, che documenti la straordinaria capacità di rinnovamento e dunque lavitalità della nostralingua. Presidente dell’Accademia della Crusca © RIPRODUZIONE RISERVATA
Q continuate a scriverci Iniziativa di grande successo. Aderite a salvalacrusca@ilsole24ore.com Speciale su www.ilsole24ore.com
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Il Sole 24 Ore
DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Grandi Mercanti
la rassegna
mario borgiotti il gallerista dei macchiaioli
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Da Fattori a Lega un Grand Tour tra i capolavori della Macchia
in collaborazione con Centro Matteucci per l’Arte Moderna
In mostra a Viareggio
amostra «Geniodei Macchiaioli. MarioBorgiotti:occhio conoscitore, anima dicollezionista» allestitafino al13 novembre alCentro Matteucci per l’ArteModerna di Viareggio (a cura di ElisabettaPalminteriMatteucci), rappresentaun’occasione unica per riscoprirelapersonalità el’attivitàdi uno dei
L
piùgrandi mercanti-conoscitori italiani: MarioBorgiotti (1906-1977). Conlaricomposizione dellacollezionedi UgoOjetti, il Centro Matteucciper l’Arte Modernaha avviato nel2010 ilprogetto culturaledi indagare, documentare e presentarel’artemoderna italianacon un taglioparticolare:quellodi valorizzare
personaggieaspettidel collezionismotra Ottocentoe Novecento. Su questa linea GiulianoMatteucci,fondatore del Centro,ha oramesso a fuoco lafigura di MarioBorgiotti, collezionista,galleristae massimo esperto dei macchiaioli.MarioBorgiotti èstato per oltrequarant’anni un punto diriferimento per laconoscenza e lavalorizzazionedella
pitturatoscana dell’Ottocento.Il suo fiuto e la sua azione hannoportatonon solo al recuperodi dipinti inediti o erroneamente attribuiti,ma alrilancio dell’interascuola macchiaiola.E questo grazieallasua capacità dipercepire i valori pittorici,distinguendo conuno sguardo ilcapolavoro dall’opera comune, come dimostranolasessantina di
il personaggio
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I ritratti, che passione!
L’Ottocento è il mio mestiere Formatosi come musicista e pittore a Livorno, divenne il massimo esperto di pittura italiana del XIX secolo
di Nadia Marchioni
n arte le scuole o le tendenze non contano. L’arte non deve e non può essere solo una riproduzione del vero. L’artista deve comunicare agli altri l’intima poesiachesiimpossessòdiluidavantiallospettacolodella bellezza». Così si esprimeva Mario Borgiotti nel 1960. Collezionista e conoscitore dall’indomabile passione per la pittura della sua terra, Borgiotti volle, a partire dai primi anniTrenta,provarsi nelcimento che tanto fascino riscuoteva ai suoi occhi. Viveva, allora, ancora nella Livorno degli artistipostmacchiaioli,chefrequentava ecollezionava, rimanendo fatalmente sedotto dal loro esempio, come da quello offerto dai maestri della macchia, fra i quali amò soprattutto Fattori, omaggiato in diversi suoi dipinti. L’attenzionedegliamicicolleghilabroniciintornoaBorgiottipittoreapparedasubitoestremamentesollecita,comemostrano leletteredeglianniTrentadiPlinioNomellini, Lodovico Tommasi ed Ulvi Liegi, dove si leggono affermazioni di stima e di incoraggiamento sempre legate alla sua attivi-
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di Fernando Mazzocca l livornese Mario Borgiotti (1906-1977) si era trasferito nel 1956 a Milano, una città che egli aveva già avuto occasione di frequentare e dalla quale non riuscì a distaccarsi fino al 1976, quando un anno prima di morire tornò perché ormai malato a Firenze. Diventò presto, dal suo studio nel centralissimo Palazzo GallaratiScotti in via Manzoni 30, un punto di riferimento per un mercato e un collezionismo che facevano di Milano l’indiscussa capitale artistica del paese uscito con rinnovate energie dal disastro della seconda guerra mondiale. In città, di fronte alle trenta gallerie d’arte contemporanea, non sfiguravano, se pur in numero minore, quelle dedicate all’Ottocento di cui continuava la riscoperta iniziata già dagli anni Trenta grazie a protagonisti come Giorgio Nicodemi, Ugo Ojetti, Emilio Cecchi, Enrico Somaré, Giorgio Piceni. La pittura di quel secolo – rimossa durante la stagione delle avanguardie – continuava a riemergere dalle vecchie raccolte nelle quali era stata dimenticata e a confortare – con iconografie rassicuranti e la garanzia di investimenti sicuri – i gusti dell’imprenditoria e della borghesia lombarde. Borgiotti, toscano estroverso, uomo elegante e appassionato di musica, in particolare del melodramma, non dovette faticare a far breccia nel cuore e nel portafoglio dei milanesi, sempre disposti, più di qualsiasi altro, ad accogliere chi veniva da fuori e riusciva ad inserirsi nel contesto cittadino. Del resto il trasferimento a Milano era stato propriziato da una personale di 60 dipinti che gli aveva organizzato nel 1955 la prestigiosa Galleria Gussoni e che aveva avuto l’onore di essere introdotta in catalogo da Ardengo Soffici e recensita da Enrico Piceni. Ebbero un ruolo decisivo in questa grande stagione milanese il fascino personale di Borgiotti e la sua capacità, quasi rabdomantica, di scoprire e capire la bella pittura, come di saperla proporre ai propri clienti. Questa dote gli veniva anche dal fatto di essere lui stesso pittore, inquadrato nei ranghi di quella scuola labronica che a Livorno continuò per tutto il Novecento a fare riferimento alla grande eredità dei Macchiaioli e di Fattori. Fu soprattutto ritrattistita e di un certo successo, se pensiamo ai personaggi che si misero in posa per lui, soprattutto nell’atelier milanese. Esistono molte foto d’epoca, alcune davvero straordinarie, che vedono sfilare grandi artisti come Nomellini, Carrà e De Chirico (che sembra in realtà un po’ scettico rispetto alla riuscita del suo ritratto) e dive, di diverse generazioni, che hanno fatto la storia del teatro e del cinema italiano: Emma Grammatica, Francesca Bertini, Paola Borboni, Rossella Falck, Anna Maria Guarnieri. Ma l’ingrediente principale del successo di Borgiotti a Milano e la sconfinata fiducia che gli accordarono i suoi collezionisti, imprenditori che si erano fatti da sé, come Remo Malinverni e soprattutto quell’Emilio Gagliardini, che gli fu anche mecenate consentendogli di pubblicare nel 1964 i due monumentali volumi del Genio
selezionatissimidipintiesposti nellamostra diViareggio (presenti capolavoridi Fattori, Signorini, Lega,Boldini eccetera),che sono documenti eloquentidel gusto di un uomo senza ilquale oggi, probabilmente,i Macchiaiolinon godrebbero oradel prestigio dicui godono.
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«Dipingo per godimento e ho
acquisito una cultura visiva grazie alle migliaia di tele di maestri che ho maneggiato»
della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti dove – nel luogo dove era approdata la grande collezione di Diego Martelli – egli espone le opere della sua raccolta privata pubblicate nel suo primo libro importante I Macchiaioli. Seguiranno altre mostre, nuovi libri, uno più bello dell’altro (anche per la qualità delle immagini), e il raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi nei quali ha un particolare rilievo la rassegna Macchiaioli Toscani d’Europa, organizzata nel 1963 con Emilio Cecchi – storico scopritore della pittura macchiaiola – e con la collaborazione della American Federation of Arts. Come mostra un vecchio documentario Luce proiettato in rassegna, una serie di opere scelte vengono imballate e imbarcate per essere esposte nei maggiori musei americani, alla presenza dei collezionisti, di cui Borgiotti era ormai fiduciario, che vedono partire con un certo orgoglio, anche se non senza apprensione, i loro amatissimi capolavori.
tàdiritrattista,chesiconfermaesserequella in cui l’artista si sentiva più a proprio agioequellaincuiilsuolinguaggiotrovava gli accenti più originali. Fruttodiquestaricercasullediversepersonalità artistiche contemporanee è una ricca galleria di ritratti, a partire da quelli eseguiti, agliesordi dell’attivitàpittorica,al maestroPietroMascagni,finoaquellidedicatiaicolleghipittori, daPlinio Nomellinia Giovanni March, al Ritratto di Ulvi Liegi del 1938, accettato alla XXXI Biennale di VeneziaeoggiconservatopressolaGalleriad’arte moderna di Palazzo Pitti. Accanto ai ritratti si distinguono per quantità e intensità, nella produzione pittorica di Borgiotti, i paesaggi e gli scorci cittadini: alla sua Livorno dedicò il volumeIl mio mare,raccoltadimarinerealizzatenell’estate1948, chedetteorigineaquella singolare serie di pubblicazioni dedicate alle"città di Borgiotti" (Come vedo Firenze,1953; Poesia e colore di Milano,1970), appassionati omaggi alle città che visse più intensamente. L’animadellapitturadiBorgiotti fusvelata da Ardengo Soffici alla metà degli anni Cinquanta: «L’amore,lo studio,e anche il maneggio diretto e lungo dell’opera dei Macchiaiolitoscani,dicuieglihaposseduto, possiede una larga, importantissima collezione, e alla cui diffusione valorizzazione – dopo il coraggioso, geniale Mario Galli – forse più d’ogni altro ha contribuito mediante pubblicazioni, mostre, premi, sono alla base della formazione spirituale ed artistica del Borgiotti». Fiero erede della tradizione toscana dell’Ottocento e del primo Novecento, lo stesso Borgiotti affermava: «Io dipingo per godimento e non spetta a me giudicarmi. Io ho acquisito una cultura visiva grazie alle migliaia di tele di grandi maestri che ho maneggiato. Ognuna ha lasciato qualche traccia su di me, o meglio, mi ha certo insegnato qualcosa. Il tempo e gli altri possono giudicare le mie cose ma spero possano trovarci qualcosa di Mario Borgiotti».
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mario borgiotti | Il gallerista-collezionista-pittore dipinge all’aperto a metà degli anni Cinquanta (foto Locchi, Firenze) dei Macchiaioli dove erano presentate bel 340 opere, sta nel fatto che anche lui si era fatto da sé, approdando ai fasti milanesi dopo una lunga e dura gavetta iniziata molto presto a Livorno. Nato nel 1906 da una famiglia di operai e gente di mare – i suoi parenti erano carpentieri e calafati indaffarati tra il porto e i profondi canali del quartiere della Venezia – il piccolo Mario era rimasto orfano prestissimo, a sette anni. A tredici era già al lavoro nella bottega di un liutaio, e qui cominciò ad appassionarsi di musica e a prendere lezioni di violino. Questa passione per la musica non solo costituirà per alcuni anni costituirà una fonte di reddito, se pur esigua (suonerà a lungo il violino nelle orchestre locali) ma lo accompagnerà praticamente per tutta la vita, portandolo allo stretto sodalizio con Mascagni, alla frequentazione dei Toscanini (in particolare Wally e Walter che furono anche suoi clienti) e alla costante presenza agli spettacoli della Scala. Il battesimo artistico a Livorno - in una
città culturalmente piuttosto vivace, che vive nel culto di Fattori e di Modigliani, frequentata da Nomellini, Viani, Oscar Ghiglia - avviene nel curioso contesto della bottega del barbiere Filocrate Falli. Questa bottega fu, tra il 1921 e il 1960, un leggendario luogo di incontro per gli artisti e per chiunque volesse parlare di pittura e
Giunto a Milano nel 1956, aprì una leggendaria galleria in via Manzoni, frequentata da artisti, musicisti e collezionisti, ai quali faceva ritratti e vendeva quadri di dipinti. Ma non solo. È qui che il quindicenne Borgiotti, assunto come garzone, cominciò a conoscere i pittori del gruppo labronico tra cui l’ormai anziano Ulvi Liegi. Fu nel suo studio che per la prima volta potè vedere i quadri dei Macchiaioli, di Fattori, Lega, Signorini, De Tivoli di cui di-
venterà uno dei massimi conoscitori, collezionista e mercante. Da allora l’avvicinamento alla vocazione definitiva della sua vita, quella per la pittura, si fa sempre più incalzante. Precisamente da quando, nel 1921, indebitandosi, acquista i primi quadri per regalarli alla futura moglie Bruna. L’anno dopo – e bisogna pensare che ha solo sedici anni – Borgiotti comincia a comprare e a vendere dipinti, finanziandosi con quanto riusciva a guadagnare suonando il violino nei locali e nei teatri della città, e pagando gli artisti a rate. Prima del trasferimento a Firenze, nel 1938, lui stesso diventa pittore, realizzando vedute delle città toscane, ritratti di amici e artisti livornesi. Espone, compra e rivende tra Livorno, Pisa, Lucca, Viareggio, Montecatini. Decisivo è il suo rapporto con uno dei grandi collezionisti dei Macchiaioli Mario Galli che gli apre un mondo, quello delle vecchie raccolte toscane, che diventerà il suo privilegiato territorio di caccia e di scoperte. Così, nel 1946, la sua consacrazione avviene in cinque sale
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mario borgiotti
Caro Borgiotti. Ti scrivo come alla Befana dei Macchiaioli, per ringraziarti delle tue meravigliose calze, che hai fatto calare dalla cappa del camino Piero Bargellini
Telemaco Signorini
capolavori da non perdere
Le tele ritrovate dal gallerista La sequenza degli otto dipinti presentati nelle schede qui accanto, rappresenta la crême della mostra allestita al Centro Matteucci per l’Arte Moderna di Viareggio. Si tratta infatti di opere che il fiuto e l’occhio quasi infallibile del mercante-collezionista-amatore Mario Borgiotti scovò e identificò in collezioni private italiane. Durante gli anni fiorentini e poi in quelli milanesi Borgiotti ebbe accesso a molte raccolte private dove giacevano quasi dimenticati e poco apprezzati molti capolavori della stagione macchiaiola toscana. A lui il merito di averli scoperti e fatti acquistare ai suoi migliori clienti.
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il ponte vecchio a firenze (1880)
Vito D’Ancona
Giovanni Fattori
Antonio Puccinelli
meditazione
arresto di briganti
(1865-1866) In questo piccolo dipinto, eseguito probabilmente all’inizio del lungo soggiorno a Parigi, Vito D’Ancona ha saputo interpretare, con una vivacità che ricorda un’istantanea fotografica, un tema caro alla pittura dell’Ottocento, quello della donna emancipata che fuma mentre legge. Pensiamo all’indimenticabile sigaretta accesa della celebre Lettrice (1865) di Federico Faruffini della Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano. Non si ha alcuna certezza dell’identità del personaggio, anche se è stata avanzata l’ipotesi che si tratti della cognata dell’artista.
(1863) Il dipinto, presentato all’esposizione della Società Promotrice di Firenze del 1863 con il titolo di Briganti e l’anno dopo a quella della Promotrice di Torino con quello di Agguato con briganti, è stata una delle scoperte più sensazionali di Borgiotti. L’opera è straordinaria per la sua qualità e per la rarità del tema trattato. Infatti, Fattori, che aveva saputo bene interpretare gli episodi gloriosi del Risorgimento, ha avuto qui il coraggio di affrontare un aspetto scomodo della storia dell’Italia unita: il fenomeno del brigantaggio che non riconosceva il nuovo regno.
chiostro dell’ospedale del ceppo a pistoia (1873) Il fatto che Borgiotti abbia donato nel 1959 questo dipinto ai Musei Vaticani dimostra la stima che aveva per quest’opera, segnalatagli tre anni prima (1956) da Alessandro Parronchi. Lo studioso propose a Borgiotti il quadro come un buonissimo affare in quanto, per la cifra di 120mila lire, poteva assicurarsi un capolavoro contraddistinto da un «impianto di rigore quattrocentesco e una freschezza tutta moderna». Puccinelli, anticipatore e ispiratore dei Macchiaioli, rappresenta un momento fondamentale del recupero di Giotto e del ’400 toscano.
Questo dipinto si trova oggi nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, comodato Gagliardini. Si tratta della seconda versione in piccole dimensioni di un grande dipinto presentato da Signorini nel 1878 all’Esposizione Universale di Firenze e poi ritenuto perduto, sino a quando non ricomparve nel 1971 sul mercato inglese come altri dipinti del pittore che aveva avuto un grande successo presso i collezionisti del Regno Unito. Venne acquistato e riportato in Italia da un pool di mercanti guidato da Borgiotti che, dopo aver liquidato i soci, lo vendette al collezionista milanese Vittorio Duca. Dispersa quella raccolta, l’opera è di nuovo scomparsa, per cui questo tema è documentato da questo quadro entrato nella seconda metà degli anni Sessanta nella raccolta dell’imprenditore Emilio Gagliardini, cliente prediletto e grande amico di Borgiotti.
la mostra di viareggio
Grand Tour nella Macchia I dipinti sono disposti come in un libro ideale e documentano le opere toscane scoperte dal gallerista-conoscitore, dal «precursore» Nino Costa a Fattori, Lega e Signorini di Ada Masoero edele alla sua vocazione di "casa" del migliore collezionismo italiano di arte dell’Otto e Novecento, il Centro Matteucci di Viareggio prosegue sulla strada aperta l’anno passato con la mostra dedicata alla collezione di un «principe del gusto» come Ojetti e rievoca ora le scoperte di Mario Borgiotti, personaggio profondamente diverso per estrazione e formazione, che seppe tuttavia diventare il più efficace promotore e arbitro delle fortune dei macchiaioli e dei loro immediati seguaci. Se Ojetti, uomo colto e raffinato, crebbe e visse circondato da cultura e agi, diventando poi per quasi mezzo secolo un autorevole opinion leader dalle colonne della "sua" Terza Pagina del «Corriere della Sera», Mario Borgiotti fu invece un self made man, nato in una famiglia di portuali nella Livorno rivoltosa e operaia dell’inizio del secolo scorso: una città di provincia, la sua, ma non provinciale, animata com’era nell’ambito dell’arte dall’eredità viva lasciata da Giovanni Fattori e dagli altri macchiaioli. Così, a poco più di
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Presenti in rassegna le tele da lui pubblicate nei suoi grandi repertori, e quelle da lui presentate in memorabili esposizioni del 1958 e del 1961 vent’anni, garzone di barbiere e violinista di sagre paesane, Borgiotti prese a commerciare arte e nel giro di pochi anni, aiutato dalla pratica della pittura, da lui coltivata con successo, da un occhio formidabile e da un’intelligenza vivace, si spostò a Firenze (nel 1938, a 32 anni), poi a Milano (nel 1955), e divenne il promotore prima, poi l’arbitro imprescindibile del mercato dei macchiaioli. Collezionista e mercante, Borgiotti fu anche autore di libri ancora oggi fondamentali nello studio della materia, ricchi di opere inedite rintracciate in collezioni storiche e caratterizzati da un’iconografia che al tempo aveva pochi uguali. Per questo Elisabetta PalminteriMatteucci, che ha curato la mostra, si è affidata proprio alla sequenza dei suoi volumi per scandirne le sezioni, e ha esposto i dipinti come si trovassero sullepagine di un libro, esibendo in ogni sezione alcune delle opere che lui aveva trovato, selezionato e pubblicato. Si parte dunque, nella biblioteca a pianterreno, con il volume (trilingue: Borgiotti volle da subito promuovere i nostri artisti nell’intera Europa) I Macchiaioli, del 1946, l’anno in cui espose a Palazzo Pitti la sua collezione, imprimendo un’impennata vistosa alla sua carriera. Qui ci si imbatte, in apertura, nel "precursore" Nino Costa, indicato proprio da Ojetti come una sorta di maestro per Fattori: una tavoletta di formato piccolo e allungato, come lo saranno quasi tutte quelle dei macchiaioli, che mimano nella loro orizzontalità il campo visivo, seguita da un ardente paesaggio di Odo-
ardo Borrani, maestro nella resa della luce fulva dell’estate, da piccole opere di Fattori e di Vito D’Ancona e da Bimbi a Castiglioncello di Giuseppe Abbati, l’artista che (con Raffaello Sernesi) fu il più amato dal collezionista: dei suoi dipinti Borgiotti amava infatti la purezza formale non meno dell’intensità del sentimento della natura. Ne divenne il più autorevole e severo conoscitore, e fece ordine in certe frettolose attribuzioni che avevano incongruamente ingrossato l’esile catalogo di questo artista scomparso a 32 anni soltanto. È poi la volta del suo volume del 1949 (addirittura quadrilingue, questo) 12 Capolavori macchiaioli: e qui, ancora con Borrani e Fattori, entrano in scena Telemaco Signorini, con Il muro bianco, prezioso per l’accordo cromatico chiarissimo su cui è costruito; Silvestro Lega, con un malinconico volto di Adolescente e l’altro suo prediletto, Sernesi (lui morto a 28 anni), con due dipinti esemplari della sua felicità compositiva, bagnati poi dalla tipica luce limpida e ferma, uno dei quali (Case al sole, 1862-1863) sembra anticipare di quasi di un secolo gli scorci di Grizzana di Giorgio Morandi. Nel 1958, due anni dopo aver collaborato per la mostra del centenario dei macchiaioli con la leggendaria (e assai dispotica; ma lui seppe tenerle testa) soprintendente della Gnam di Roma, Palma Bucarelli, Borgiotti pubblicherà un’opera ambiziosa come Poesia dei Macchiaioli: 200 opere riprodotte in quadricromia (con un’articolata riflessione critica e una meritoria nota bibliografica), qui rappresentate da una piccola ma significativa selezione. Ecco ancora Abbati (incantevole il suo Lido con buoi al pascolo, non a caso riacquistato da Borgiotti anni dopo averlo venduto) e Sernesi, con una splendente veduta di Castiglioncello dalla Punta del Bocca, immersa nella luce assoluta di certe giornate estive, oltre a Fattori, con il magistrale Arresto di briganti, D’Ancona, Borrani, Puccinelli, Lega... Nel 1961, quando decide di uscire dai confini toscani per promuovere, nel centenario dell’Unità, tutte le scuole pittoriche italiane postunitarie, Borgiotti pubblica I grandi pittori dell’Ottocento italiano (con Giorgio Nicodemi per l’Italia del Nord e Alfredo Schettini per il Sud); nel 1963 esce The Macchiaioli, edito in occasione della mostra portata negli Stati Uniti, di cui è qui esposta una scelta succosa, oltre a un video storico dell’Istituto Luce; nel 1964 Il genio dei Macchiaioli, che dà il titolo a questa mostra: due corposi volumi qui rappresentati, tra gli altri, da capolavori come Mura di San Gimignano di Abbati e Le ricamatrici di Adriano Cecioni. A chiudere la ricognizione della bibliografia di Mario Borgiotti è il suo La lezione pittorica di Fattori, del 1968 (in mostra sono tre opere del maestro), seguito dalla sezione «Scoperte e ritrovamenti», dove si impongono l’Autunno a Siena di Signorini e il limpido, cristallino Mattino sul Mugnone, uno dei temi più frequenti e felici di Odoardo Borrani. © RIPRODUZIONE RISERVATA
per la visita DOVE La mostra «Genio dei Macchiaioli. Mario Borgiotti: occhio conoscitore, anima di collezionista» è aperta al Centro Matteucci per l’Arte Moderna di Viareggio (via G. D’Annunzio, 28) ed è realizzata in collaborazione con Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze QUANDO La rassegna è a aperta sino al 13 novembre 2011. Con i seguenti orari: settembre 10.00-13.00 / 15.30-19.30 (tutti i giorni); ottobre - novembre, 10.00-13.00 / 15.00-19.00 (tutti i giorni) BIGLIETTI Il biglietto d’ingresso costa 8 euro (intero) e 5 euro (ridotto). Le visite guidate, su prenotazione, costano 80 euro per gruppi non superiori a 15 persone. INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI Informazioni e prenotazioni al numero telefonico 0584 430614 (fax 0584 54977), sul sito www. istitutomatteucci.it e all’indirizzo info@centromatteucciartemoderna.it CATALOGO Il catalogo della mostra – a cura di Silvestra Bietoletti – è edito da Edizioni Centro Matteucci
pagine a cura di
Marco Carminati
la sede
L’arte moderna messa al Centro l Centro Matteucci per l’arte moderna è stato istituito nel 2009 da Giuliano Matteucci, noto esperto di pittura italiana del secondo Ottocento, specialmente (ma non solo) dei Macchiaioli. Forte di un archivio ricchissimo, di cui fa parte anche il Fondo Ojetti (di qui è scaturita la sua prima mostra, l’anno passato: «Da Fattori a Casorati. Capolavori della collezione Ojetti»), di una biblioteca vasta e più che aggiornata sulla materia, di una fototeca altrettanto significativa e di un database ragionato, avviato oltre 20 anni fa, che riunisce 200mila schede di opere di ottomila artisti, il Centro Matteucci, che è diretto dal fondatore e presieduto da Alvise di Canossa, può far conto su un comitato scientifico di studiosi del calibro di Cristina Acidini, Fernando Mazzocca, Antonio Paolucci e Carlo Sisi. Lo studio approfondito dell’arte italiana dell’Otto e Novecento, dall’Unità agli anni tra le due guerre, è affiancato da una fitta attività di diffusione della conoscenza di questo ambito culturale attraverso conferenze, convegni, seminari e, più ancora,
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centro matteucci per l’arte moderna. La biblioteca dell’istituto di Viareggio fondato da Giuliano Matteucci per lo studi0 dell’arte italiana dall’Unità al Novecento con mostre ideate e realizzate dagli studiosi del Centro stesso che, almeno per il primo quinquennio di attività, appuntano la loro attenzione sulla figura del collezionista come conoscitore e custode di un patrimonio d’arte e, al contempo, come forgiatore e divulgatore di un gusto: avviato lo
scorso anno con un personaggio di prim’ordine come Ugo Ojetti, il programma prosegue ora con il livornese Mario Borgiotti (che di Giuliano Matteucci è stato il "maestro"), figura certo meno nota ma che fu il motore degli studi e del mercato – e quindi del riconoscimento, anche sul pia-
no internazionale – dei macchiaioli e degli artisti toscani della generazione successiva. Il prossimo appuntamento, in primavera, è con una rassegna di una decina di veri capolavori del grande pittore macchiaiolo Odoardo Borrani, la metà dei quali inediti, mentre per l’estate prossima è in preparazione una mostra di tema novecentista. Quanto alla sede, il Centro Matteucci per l’arte moderna non avrebbe potuto trovarsiin un contesto più adeguato: non solo Viareggio è una capitale del Liberty e dell’Art Déco, ma il villino che ospita il Centro (nella viaintitolataa GabrieleD’Annunzio, poi: colui che più di ogni altro, in quegli anni d’inizio secolo, contribuì a costruire il mito della Versilia, teatro delle sue estati infuocate) è un incantevole esempio di architetturamodernista, nel gusto di quel tempo in cui la città ospitava il primo turismo internazionale e le prime villeggiature delle famiglie della grande borghesia italiana: la stessa che avrebbe decretato le fortune del collezionismo della nostra arte postunitaria.
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Mario Borgiotti ha passato la vita a raccogliere e a studiare i pittori Macchiaioli. È stato uno degli italiani che più s’è commosso e mosso perché fosse ricordato e celebrato il nome di Giovanni Fattori Orio Vergani
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Giuseppe Abbati
Vincenzo Cabianca
il pittore stanislao pointeau (1863)
acquaiola nel castello di san giorgio a la spezia (1859)
Mario Borgiotti è stato un grande ammiratore di Giuseppe Abbati, alla cui riscoperta ha dato un contributo davvero decisivo anche per la qualità delle opere che è riuscito a rintracciare, come questa straordinaria istantanea del pittore Stanislao Pointeau (collezione privata), che fu frequentatore del Caffè Michelangiolo e amico dei Macchiaioli, rappresentato come una semplice silhouette dal profilo appuntito entro lo spazio luminoso definito dall’arco che inquadra l’immagine. Già nel 1946 Borgiotti dichiarava che «a mio parere è il più profondo dei Macchiaioli, in lui tutto è fresco nuovo di tutti loro, sembra quello che più ha penetrato l’intimo mistero della natura». Rimaneva dunque il rimpianto per un artista cui la morte precoce, avvenuta a causa della rabbia contratta per il morso di un cane, non aveva consentito di manifestare tutta la sua grandezza.
Giovanni Fattori gli zuavi a firenze (1860) Questa tavoletta della dimensione di una scatola da sigari venne acquistata da Borgiotti nel 1964 per una somma molto alta. Appartiene a quei pochi dipinti in cui Fattori ha saputo registrare le impressioni suscitate dall’incontro tra il 1859 e il 1860 a Firenze con gli zuavi che facevano parte dell’esercito francese sceso in Italia per aiutare le armate piemontesi durante la Seconda Guerra d’Indipendenza. Questi militari - provenienti da tribù berbere dell’Algeria - lasciarono per il loro aspetto e le loro divise una tale impressione che i fiorentini gli intitolarono il piazzale delle Cascine, chiamato fino al 1918 piazzale degli Zuavi.
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La tela si trova oggi nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti (comodato Gagliardini). Venne acquistato da Borgiotti nel 1966. Il luogo del dipinto – prima indicato erroneamente come Palestrina (dove in realtà il pittore si troverà alla fine degli anni Sessanta, dopo il trasferimento a Roma) – è stato riconosciuto solo da poco come un angolo di quella costa ligure presso La Spezia, che è stato tra gli scenari della rivoluzione della Macchia. Qui, tra il 1859 e il 1860 si ritrovarono infatti, sia insieme che singolarmente, il fiorentino Signorini e il veronese Cabianca a sperimentare, all’aria aperta e in condizioni di luce particolari, quegli esasperati contrasti cromatici e luminosi da cui sarebbe scaturito un nuovo linguaggio pittorico. L’immagine deve la sua forza allo straodinario passaggio dal primo piano tenuto in ombra alla veduta del castello inondata dal sole abbagliante.
Adriano Cecioni il solletico (1863) Borgiotti ebbe un particolare fiuto nell’individuare importanti dipinti di Cecioni, pittore raro perché le sue maggiori aspirazioni andarono alla scultura e perché spesso i suoi quadri sono stati confusi con quelli della sorella. Eppure, egli era apprezzato dall’esigente Diego Martelli, incantato davanti ai suoi «piccoli saggi di pittura nei quali esattissimo era lo studio dei rapporti». Come in questo caso, Cecioni predilige scene di intimità domestica, di cui spesso sono protagonisti i bambini, rese con una misura e con un senso di ironia tali da ricordarci la prosa di Collodi.
l’officina di livorno paesaggi & ritratti Qui accanto, una delle sale della mostra «Genio dei Macchiaioli. Mario Borgiotti: occhio conoscitore, anima di collezionista». In basso, due opere esposte in rassegna: a sinistra, Silvestro Lega, «Tra i fiori del giardino» (1863), a destra, Giovanni Boldini, «Signora in bianco» (1902)
L’Accademia fatta al bar confini dellaToscana, il neonato Gruppo come una realtà di livello nazionale. L’altro fatto capace di imprimere un impulso decisivo al rinnovamento del clima figurativo di Livorno fu l’apertura, nell’ottobre del 1922, di quel vero e proprio luogo di incrocio e di confronto fra molteplici esperienze culturali che fu rappresentato da «Bottega d’Arte», la galleria aperta proprio nei locali di via dell’Indipendenza che avevano accolto il mitico negozio di cornici, tele, pennelli e colori di Gustavo Mors (una specie di "papà Tanguy" dell’arte labronica): in questi spazi, ampliati e rinnovati,
La città tirrenica era senza musei ma poteva contare su vivaci Caffè frequentati da artisti e intellettuali. Qui Borgiotti iniziò la formazione di Vincenzo Farinella ivorno, per quell’amore viscerale verso la pittura che la caratterizza, è stata una città diversa da tutte le altre. Da un lato l’eredità di Giovanni Fattori ha fecondato artisticamente il centro labronico: la città «senza musei e sprovvista di dipinti famosi», come ancora la chiamava Henry James nel 1874, si era infatti trasformata, negli anni di passaggio tra Otto e Novecento, in una fucina di artisti, che avevano visto nel maestro che insegnava all’Accademia fiorentina, ma che trascorreva anche lunghi soggiorni estivi a Livorno, un modello etico ed estetico a cui rifarsi. Come sottolineato da Raffaele Monti, evocando la straordinaria concentrazione di talenti artistici venutasi a costituire nel centro labronico nei primi decenni del Novecento, «qual’altracittàdellaprovincia italianapotevavantare d’aver dato i nataliedi veder lavorare insieme pittori come Ghiglia, Lloyd, Puccini,Bartolena,De Witt,Benvenuti,l’esule Modigliani, Lodovico Tommasi, tanto per ricordarne i maggiori?». Il prestigio e la famadiFattori,pur pocoamato daquelpubblicoborghese che glipreferiva il verismo fotografico dei naturalisti o le suggestioni del simbolismo europeo, avevano inoltre suscitato un moto di orgoglio civico, che si manifestava non solo nella nascita di importanti raccolte pubbliche e private di pittura macchiaiola, ma anche in una divorante passione per la pittura provata da parte di tutto il popololivornese,anche nellesue fascesociali più basse, conferendo al centro toscano unaconformazione culturaleaffatto specifica, anzi unica, rispetto a quella di tante altre, pur più blasonate ed antiche, vicine. Gli anni della formazione di Mario Borgiotti, affacciatosi per la prima volta al mon-
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l’amico degli artisti Qui accanto, Mario Borgiotti con Giorgio De Chirico a Milano nel 1958. Sotto, Borgiotti e Carlo Carrà a Forte dei Marmi nell’estate del 1958
Anche la piccola galleria «Bottega dell’arte», che vendeva tele e cornici, divenne un attivo centro di promozione della tradizione artistica livornese venne messa a disposizione degli artisti e degli appassionati d’arte livornesi una galleria sostenuta e guidata dalla famiglia Belforte, erede della prestigiosa tradizione culturale ebraica fiorita a Livorno tra Sette e Ottocento, finalizzata esplicitamente non tanto al commercio e al guadagno, ma alla promozione e all’aggiornamento della "scuola" artistica locale. È questa Livorno del primo dopoguerra, innamorata visceralmente di pittura, scandita da mostre, luoghi d’incontro, pubblicazioni, discussioni epolemicheartistiche, dove il culto di Fattori conviveva con le più varie aperture sul Novecento, permeata da un gusto figurativo eclettico e moderatamente disponibile al nuovo, che costituisce lo sfondo che rende comprensibile l’emergere di una personalità d’eccezione come sicuramente fu quella di Mario Borgiotti, umile figlio del popolo labronico, ma precocemente appassionato d’arte, di musica e di cultura, grazie anche agli stimoliassorbiti dal padre Francesco. Ed è da questa Livorno degli anni Venti e Trenta, artisticamentevitalissima, che prende avvio quell’opera instancabile di divulgazione e diffusione della tradizione figurativa toscana, macchiaoiola e postmacchiaiola, che trovò in Borgiotti un indubbio protagonista.
do dell’arte, quindicenne,nel 1921, coincidono con quello che fu sicuramente il momento culturalmente più vivace della Livorno novecentesca: esauritasi proprio nel maggio del 1921 la fase, avventurosa e sperimentale, caratterizzata dalle riunioni artistiche delCaffè Bardi (il mitico locale dove si riunivano gli artisti più giovani ed estrosi, alla ricerca di un deciso rinnovamento linguistico rispettoallatradizione incarnata daimaestri ottocenteschi), gli anni che vedono Borgiotti adolescente cominciare a frequentare il mondo artistico livornese sono caratterizzati dalla costituzione, il 15 luglio del 1920, del Gruppo Labronico, un’associazione di 16 artisti (comprendente, tra gli altri, March, Natali, Romiti e Rontini) nata per onorare la memoria di Mario Puccini (scomparso nel giugno di quell’anno),il grande rinnovatore, in senso violentemente cromatico, del linguaggio macchiaiolo, e per coagulare le energie degli intellettuali livornesi che variamentesi riconoscevano nel solco dell’eredità fattoriana. Ben presto una fitta serie di esposizioni imporranno, anche fuori dai
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gli incontri
gli scontri
Mascagni ritratto in un hotel
Ma a Ungaretti mancò il verso
di Francesca Panconi
l sodalizio tra Borgiotti e Mascagni si consuma nel breve volgere di un momento, durante l’autunno del 1936. A parlarne sono i venti ritratti dedicati dal giovane mercante-pittore al Maestro, il più celebre dei quali è, oggi, al Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. Realizzati da Borgiotti ancora prima d’imporsi nel mondo delcollezionismo,quando a Livorno si fa notare tra gli artisti che con maggiore originalità hanno aggiornato il linguaggio macchiaiolo, sono, forse, l’eredità più grande a lui derivata da quei pittori. Appena trentenne, musicista appassionato, egli è visto come una promessa «che farà certomoltocamminonell’arte»,Mascagni,invece,dominatoreassolutodellascenainternazionale dopo lo strepitoso successo della CavalleriaRusticana,èuncompositoreaffermato,contuttelecarteinregolaperessereannoveratotraigrandi.Anchesedeltuttodiversaè
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l’immaginechetendeadaredisé,comerisulta da un’intervista degli ultimi anni: «L’uomo che il mondo conosce in me non è quello reale, tutti credono che io sia fatto soltanto per lo spiritoel’allegria,ma nonècosì:io sonopiuttosto un malinconico e ho sempre fatto uno sforzo enorme per non mostrarmi quello che sonoveramente». Ed è proprio questo lato intimo e umano dellasuapersonalità,aipiùgelosamentecelato,che,vividocomenonmai,prendecorpoattraversoilpennellodiBorgiottiinunafrescae sapientegalleriadiritratti–aiqualisialternanoi volti di tantipittori piùo meno noti fissati nellostessoperiodo–restituendoconoriginaleveridicità «laMascheranonsolo delgrande uomo di Genio – così lo definisce Anna Lolli, compagna di una vita – ma l’espressione viva diun’animabuonaefiera, dell’uomochetutti noiveneriamo…». L’incontrocon Mascagniavvenne una sera d’ottobre, all’Hotel Palazzo di Livorno, dove quest’ultimo amava ritirarsi durante le frequentiretrouvaillesnellacittàlabronica,edove Borgiotti, con la sua proverbiale tenacia, avevainseguitoquellacheaaltrononsarebbe
potutoapparirechelameraillusionediunsognatore: conoscere personalmente l’illustre personaggioefarloposareperunritratto.Immensa la commozione del Maestro di fronte alla generosità di quel caparbio ammiratore che, presentandosi, gli aveva donato un’immagine del figlio Dino morto nella Guerra d’Etiopia, tratta da una foto apparsa sul Telegrafo. A colpirlo, soprattutto, la spontaneità delgesto,nonchéquell’estremavitalitàeintraprendenza che, in qualche modo, doveva richiamargli alla mente il figlio da poco scomparso.L’intesaerastatacompletaeimmediata,favoritadall’estremacordialitàedallaspontaneaenaturaleschiettezzachecosìbencaratterizzatantilivornesiveraci;originaridiLivorno entrambi, pur costretti ad allontanarsene presto,avrebberocontinuatoanutrireunprofondo attaccamento per la cittànatale. Al di là diognipiùroseaaspettativa,Mascagnisubito aveva accolto l’invito, iniziando a posare, con entusiasmo,perBorgiottiche,inquelmomento, non pensava affatto di passare alla storia comeincomparabilecollezionistaeprofondo conoscitoredeiMacchiaioli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
di Elisabetta Palminteri Matteucci
a schietta personalità di Borgiotti, il vasto interesse creato attorno alla pittura macchiaiola e, in generale, al secondo Ottocento italiano, se hanno decretato l’indiscussasupremazia del personaggiocomemassimoconoscitoreereferente assoluto dell’arte di quel periodo, non gli hanno risparmiato scontri e conflittualitàconintellettualieteoricidioppostoindirizzoestetico. Va osservatochenel periodo incuiilsuopercorso dimercanteevalorizzatore del movimento toscano si qualifica con iniziative editoriali ed eventi in Italia la criticad’arteèdominatadaRobertoLonghieGiulio Carlo Argan, i due storici più autorevoli nell’orientamento del gusto e delle tendenze del momento; tendenze che, seppur distanti nella metodologia degli studi e nel sentire e giudicare un’opera d’arte, si mostrano concordi nel considerare un quadro di Fattori, di Lega o di uno degli altri componenti il grup-
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po toscano niente di più che un d’après della cultura francese contemporanea. E ciò, sia detto per inciso, più che per sincera convinzione,pervezzoopercontrapposizioneideologicaall’aladegliOjetti,deiCecchiedeiPapini che tali pittori avevano sostenuto e continuavano a sostenerli. Degno erede del loro classico orientamento formale, Borgiotti, in piùoccasioni,sitrova quindiadover prendere una posizioneferma edecisanei confronti di quella linea, difendendo, talvolta sino allo scontro, l’indipendenza storico-culturale e l’assolutaautonomiastilisticadeiMacchiaioli nei confronti degli Impressionisti. Valga per tutti l’episodio in cui, nell’estate del1962, duranteunaserataaLivornodedicata ai protagonisti del movimento toscano, sente di dover ribattere ad un’uscita fuori temadiunapersonalitàdi rilievocomeGiuseppe Ungaretti. È una lettera del 14 luglio al pittoreGinoRomitiasvelarneidettagli.Sfogandosi con rabbia e malcelata amarezza, Borgiotti informa l’amico di quanto avvenuto e di come a seguito della mordace battuta «per tutta la sera – sono parole sue – nessuno mi avvicinò come fossi appestato».
Poco incline allelevatacce eai lunghiviaggi in treno, si era deciso a partecipare all’evento in considerazione delle radici livornesi e dei legami con i circoli culturali della città ma mosso, soprattutto, dalla curiosità di ascoltare sull’argomento la parola di un personaggio di fine sensibilità interiore, sia purenon «addetto ai lavori», come Ungaretti.Così prosegue nelracconto: «Avendo avuto l’alto onore di inaugurare una stupenda mostra dei Macchiaioli avrebbe parlato (…) nominando tutti i francesi – pur grandi – e tanti moderni italiani – tra i quali molti piccoli – senza accennare a Fattori (e si era a Livorno) e ai Macchiaioli che erano presenti con le loro opere e con gli spiriti. Allora si vede che un certo spirito mi entrò addosso al momento giusto – mi vestì da guerriero – mi mise in capo l’aureola del poeta, mi mise in mano la frusta e mi soffiò nell’orecchio quel che dovevo dire». Ciò che disse lo apprendiamo da quanti ancora oggi conservano il ricordo del glaciale silenzio che pervase la sala ad un’uscita tanto ardita e inaspettata: «A ogni poeta manca un verso!». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Beautiful Minds, Margherita Hack in dvd su Tolomeo e Copernico Un greco vissuto in Egitto sotto il Governo di Roma e, 1500 anni più tardi, un canonico polacco che ha studiato a Bologna e Padova: usano le stesse tecniche, ma ne ricavano immagini dell’universo molto diverse. Margherita Hack racconta i due astronomi nel terzo dvd della collana «Beautul Minds», dedicata alle menti scientifiche più brillanti di sempre. Il dvd esce venerdì 9 settembre, dopo quelli su Pitagora ed Euclide, e su Archimede (ancora in edicola), a 9,90 € oltre al prezzo del quotidiano
Scienza e filosofia
analitici e continentali / 1
Humanities alla luce della ragione Illustrazione di Guido Scarabottolo
Nei Paesi anglofoni, forti di una solida cultura scientifica, si rilancia il valore formativo dei classici. All’Italia occorre la cura opposta: iniezioni di «critical thinking» per i letterati di Alessandro Pagnini ebbene documenti scientifici nazionali e internazionali, prodotti da commissioni ad hoc e da prestigiose istituzioni, dichiarino concordemente che alimentazione e idratazione di pazienti in stato vegetativo permanente siano trattamenti medici, in Italia si resiste tenacemente al dato scientifico e si preferisce ribadire il valore simbolico dell’alimentazione e dell’idratazione, in modo da rendere normativo e vincolante il precetto morale solidaristico del dar da mangiare agli affamati e del dar da bere agli assetati. Tale ragionamento appare chiaramente viziato da una fallacia (sarei propenso a rubricarlo come un caso di fallacia della falsa analogia), ma quello che è più grave è che in pochi, da noi, ne ammetterebbero l’invalidità. Perché? Perché nei nostri sistemi educativi non è adeguatamente impartita una forma mentis scientifica, che faccia con naturalezza pensare le cose in modo oggettivo e le faccia prima di tutto confrontare con le evidenze; perché troppo spesso si predicano umanità e solidarietà come fossero dei correttivi alla scienza, alla quale si negano "pensiero" e valori (si nega valore anche alla verità); perché anche i più elementari requisiti del ragionamento logico vengono sviliti di fronte ai "poteri" inventivi del linguaggio e alla "illogicità" delle emozioni, di fronte alla persuasività della retorica o all’"altra" verità della rivelazione. Ecco perché sono un po’ preoccupato dal-
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il personaggio
Un filosofo tra le due culture Nonostante Carlyle o Wittgenstein, sembra proprio che Goethe sia stato indigesto alla cultura anglosassone; un po’ per le difficoltà a pronunciare quel nome, come rileva simpaticamente Armstrong, un po’ per pruderie, in epoca vittoriana, quando Goethe fu addirittura messo all’indice per oscenità. Il filosofo Armstrong va controcorrente. Racconta appassionatamente di Goethe vita e filosofia, esperienza e scienza, facendo emergere una figura nientaffatto identica allo stereotipo del poeta romantico, ma semmai più vicina all’antieroe joyciano o quantomeno alla complessità sentimentale e esistenziale di un personaggio flaubertiano. Il messaggio che ne ricava è esemplarmente etico. Goethe riteneva che il fine dell’artista dovesse essere aiutare le persone a vivere una vita degna di essere vissuta, ma soprattutto decideva di partire da un dato sconcertante per le odierne "scienze umane": «Nessuno ha mai capito un’altra persona; io non capisco mai gli altri, e nessuno ha mai capito me».
la pur sacrosanta rivendicazione del valore formativo (e del significato per la civiltà) delle Humanities che oggi ci viene soprattutto dal mondo anglofono. George Steiner (I libri che non ho scritto, Garzanti) rimpiange i tempi in cui era ancora la memoria la madre delle Muse, e predica una rinascita delle arti del trivio e del quadrivio, con la musica, che è tutt’uno con la matematica, a educare le menti ad attività senza fini utilitaristici.Martha Nussbaum (Non per profitto, il Mulino), partendo dalle stesse preoccupazioni per «la crisi mondiale dell’istruzione», ci dice che senza humanae litterae non c’è democrazia, perché non c’è possibilità di pensare criticamente e non "localisticamente", e perché non si hanno gli strumenti per raffigurarsi simpateticamente l’"altro" e per cogliere la complessità del mondo. Credo che nel nostro Paese, dove allignano soprattutto santi e poeti (oltre ai mari-
nai), più d’uno gioisca. Avete visto? Anche dalmondo angloamericano, quello"tecnologico" per antonomasia, vengono segnali di inquietudine di fronte alla hybris scientifica e alla carenza di umanesimo e di spiritualità.
Esemplare per equilibrio è l’approccio del britannico John Armstrong, che studia l’umanesimo ma con le lenti del rigore e dell’obiettività Intendiamoci:se si tratta di riformare l’istruzione e di restituire dignità all’"alta" cultura di fronte alle truffe delle "scienze umane" e di quelle discipline da banausici oggi tanto coltivatee che stannoalla filosofia,allafilologia e allastoria come la computisteria sta alla
matematica, mi unisco al gaudio. Ma se si tratta, ancora una volta, di brandire la cultura umanistica contro la scienza (è quello che talvolta fanno da noi le Medical Humanities contro la biomedicina, per esempio), allora mi vien fatto di dire alla Nussbaum che l’umanesimo per la democrazia non basta; e mi verrebbe anche vogliadi provocarla ricordandole che poi in fondo Pol Pot leggeva Rousseau e Sartre, e che il neonazista della recente strage di Oslo leggeva Kafka e, con buona pace di Rorty, Orwell! Giuseppe Cambiano, nel suo Perché leggere i classici (il Mulino), ha capito bene come l’idea ottimistica di democrazia che sta dietro la concezione tutta americana di una Nussbaum o di un Rorty sottenda una «teologia, secondo la quale, dopo tutto, il bene finirà per trionfare in virtù della sola conversazione» o, aggiungo io, in virtù del semplice fatto che si è umanisti, ironici e
liberali. La democrazia, come la scienza, non è "naturale"; democrazia e scienza, oltretutto, sono una cosa sola e comportano una lunga e "penosa" educazione dei nostri istinti e della parte emozionale della nostra persona. E allora come conciliare questo fatto con l’esigenza di rilancio delle Humanities? Forse nel modo in cui lo fa John Armstrong nel saggio che segnalo, leggibile on line. Armstrong è filosofo britannico di estrazione analitica (e resta analitico nello stile argomentativo), poi diventa filosofo non facilmente etichettabile, date le sue simpatie "romantiche" per i grandi temi goethiani, e prim’ancora socratici, dell’amore e della vita (Guanda ha tradotto in italiano diverse sue opere, ultima delle quali Come essere felici in un mondo imperfetto). Nelle pagine di questo saggio non rivela grandi verità, ma imposta correttamente il problema. Per lui non si tratta di vedere la scienza con gli occhi dell’arte, come raccomandava Nietzsche, ma l’umanesimo con gli occhi di una mente oggettivante (il che non vuol dire necessariamente "calcolante" e quantificante) che ci permetta di valutare non in base a generici richiami alla tradizione, a una presunta essenza dell’umano, o a fonti di conoscenza "altre" rispetto alla ragione e alle sensate esperienze. Armstrong ci fa capire che prima di ogni discorso sui valori c’è un training in critical thinking e c’è una prioritaria disposizione a vagliare dati e significati; e pur sapendo che un punto di vista normativo non può essere stabilito solo in base a evidenze empiriche, sa anche che la sua «autorità non deriva dal consenso, sebbene miri al consenso». In buona sostanza (e mi si passi il voluto paradosso), nell’eterna querelle degli antichi e dei moderni possono anche avere ragione gli antichi, purché lo stabiliscano i moderni. A "ragion" veduta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
John Armstrong, Reformation and Renaissance. New Life for the Humanities, «Griffith Review», 31
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montesquieu
Conoscere o comprendere?
Credente Filosofia moderato e anoressia
di Nicla Vassallo
el Menone (97e-98a) si presenta il problema della natura e del valore della conoscenza con Socrate che afferma: «Le opinioni veraci, per tutto il tempo in cui rimangono, sono una bella cosa e producono ogni bene; ma troppo tempo non vogliono restare, e se ne fuggono dall’animo dell’uomo: sicché non sono di grande pregio, fino a che uno non le leghi con la… causa». Il punto non è se la conoscenza debba preferirsi all’ignoranza – su ciò la filosofia seria non solleva perplessità, che poi lo facciano quella da bar e pop è insignificante – bensì se la natura della conoscenza consista nel suo essere credenza vera giustificata (più qualcos’altro) e se il suo valore sia maggiore rispetto a quella da accordarsi alla credenza vera. Risale a qualche anno orsono un volume che ha sollevato non pochi polveroni, Knowledge and Its Limits (Oxford University Press, 2000), in cui Timothy Williamsonavverte che la conoscenza si propone in qualità di concetto primitivo, non analizzabile, sebbene comporti la credenza vera giustificata, e occorre porre un maggiore accento sull’importanza della credenza. Poco dopo, in The Value of Knowledge and the Pursuit of Understanding (Cambridge University Press, 2003) Jonathan L. Kvanvig, con un interesse spiccato per la filosofia della religione e un ottimo blog: http://el-prod.baylor. edu/certain_doubts, mette in discussione, a partire dalla concezione platonista, che la conoscenza presenti pregi superiori rispetto a propri concetti componentie che debbacostituire l’oggetto privilegiato di tradizionali venerazioni. Queste e altre teorie meritano un esame attento, nella speranza di sviluppi che non neghino la convinzione aristotelica per cui la natura degli esseri umani consiste nell’aspirare alla conoscenza, né quella dantesca per cui finiremmo col trasformarci in bruti nel caso di una rinuncia al
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sapere. Come spesso accade nella filosofia in cui si argomenta e ragiona, non in quella in cui si propinano egocentrismi, perentorietà, verbosità, non si rintraccia un’unica soluzione. Lo attestano Duncan Pritchard, Alan Millar, Adrian Haddock che si trovano a collaborare in The Nature and Value of Knowledge , senza alcuna pretesa di proporre un testo monolitico, fornendoci, tra l’altro, un’interessante sottolineatura metodologica: notoriamente individualistico e condotto nella solitudine del proprio studio, il lavoro filosofico, giunto a un buon grado di elaborazione, deve confrontarsi con quello dei propri colleghi per afferrare errori, correggerli o eliminarli, con l’obiettivo di progredire. Facendo leva su alcune tesi dell’epistemologia delle virtù, Prit-
La verità intesa come credenza vera giustificata, un’idea di Socrate arrivata ai giorni nostri. Le riflessioni di Pritchard, Millar, Haddock chard conferisce un valore superiore allo stato cognitivo del comprendere, piuttosto che a quello del conoscere; Alan Millar si concentra sulla conoscenza tramite percezione e testimonianza per evidenziare le nostre capacità legate al riconoscimento e concludere che giudichiamo soprattutto virtuose le conoscenze più condivisibili con i nostri simili; Haddock si impegna sul rapporto tra conoscenza percettiva e conoscenza delle nostre azioni intenzionali, ammettendo l’importanza di una certa conoscenza di secondo ordine, che, in congiunzione con la giustificazione, lascia emergere i valori epistemici. A signoreggiare rimane pur sempre la conoscenza in una filosofia dialogata. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Duncan Pritchard, Alan Millar, Adrian Haddock, The Nature and Value of Knowledge. Three Investigations, Oxford University Press, Oxford, pagg. 304, € 43,40
michela marzano
di Maria Bettetini
di Giulia Crivelli
harles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu,natoaLaBrède(Bordeaux) nel 1689, è spesso citato come l’uomo dei tre poteri. Ovvero come il nobile che prima della Rivoluzione Francese definì l’importanza della separazionetrailpoterelegislativo,quelloesecutivo e quello giudiziario, argomento pernoi diimbarazzanteattualità.Leoperepercuièpiù notoquestoaccademicodi Francia sono le Lettere Persiane e l’Esprit des Lois. Ma il barone che lasciò la magistratura,alloraereditaria,perdedicarsiallo studio e ai lunghi viaggi, non pubblicò solo questi due caposaldi della democrazia (il primo ad Amsterdam, anonimo, nel 1721; il secondo, sempre senza nome, nella Ginevra di Rousseau, nel 1748). Se infatti morì lasciando incompiuto un saggio per l’Encyclopédie sul "gusto", in cui individuava le qualità estetiche più adatte a formare il gusto nella simmetria, neicontrasti,nell’effettosorpresa,Montesquieu compose diversi saggi meno noti, dicuioragrazieallavorodiDomenicoFelice(curatoreanchediunaraccoltadibrevipensierisulcittadinoesull’uomodiStato)ne abbiamo in traduzione italianasettecompostiprimadei quarant’anni, dalla Dissertazione sulla politica dei Romani nella religione, a un Discorso su Cicerone, un Elogio della sincerità fino a un Discorso sull’equità che deve regolare l’applicazione delle leggi.Innuceigranditemichestetteroacuorealbarone,compresaquellareligiosità che da un lato lo portava a criticare l’uso strumentale della fede, dall’altro lo spingeva a riconoscere la forza di civilizzazionedelcristianesimo(neiPensieri) ea definire tutte lesocietà civili«nient’altro che un’unione spirituale», dotate di «anima universale».
opo aver letto il primo importante libro di Michela Marzano pubblicato in Italia –Siibella e stai zitta (Mondadori)–sipotevano faremolteconsiderazioni. Ma sicuramente non «questo libro deve averlo scritto una persona che soffre o ha sofferto di disturbi alimentari». Il discorso era sempre generale e il trattoscientifico(filosoficamentescientifico), non autobiografico. Sul cibo, neanche una parola. Ora, leggendo il nuovo libro di Michela, un racconto liberamente tratto dalla sua vita, la confessione della malattia e il resoconto dell’uscita dal tunnel dell’anoressia, è difficile non ripensare a quel primo saggio. Ed è inevitabileconcluderecheMichelaMarzano ha la possibilità di capire ciò che in Italia avviene sul "corpo delle donne" (per rifarsi al titolo di un altro bellissimo saggio, quello di LorellaZanardo) anche grazie al suo percorso di sofferenza. E all’aver conosciuto una malattia che è prima di tutto sintomo («la punta dell’iceberg» del dolore), ma che nondimeno obbliga a riflettere sul rapporto tra corpo e mente, corpo ed emozioni. Volevo essere una farfalla è un inno alla speranzaper chi soffre di anoressia,ma, purtroppo,nonèunmanualediistruzioni. Perché le bacchette magiche – che persino la più profondamente lucida e analitica delle persone sogna di veder apparire per liberarsi dell’anoressia e di tutto quello che c’è dietro – non esistono, come scrive la stessa Michela a margine del racconto sugli incontri con la prima psicologa. Eppure la speranza aleggia dalla prima all’ultima pagina. Una speranza non magra ma "calvinianamente" leggera. Una speranza a cui aggrapparsi, appunto, con leggerezza. Per chi ha conosciuto l’anoressia, o ne è ancora prigioniero, il libro è comunque un balsamo. Anche se fa capire che non esistono scorciatoie, ma lunghissimi percorsi verso la guarigione.
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Montesquieu, Scritti filosofici giovanili (1716-1725) , a cura di Domenico Felice, quaderni di dianoia 5, CLUEB, Bologna, pagg. 110, € 11,00 Montesquieu, Breviario del cittadino e dell’uomo di Stato, a cura di Domenico Felice, Edizioni ETS, Pisa, pagg. 104, € 10,00
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Michela Marzano, Volevo essere una farfalla, Mondadori, pagg. 210, € 17,50. Il libro verrà presentato oggi alle 11 al Festival della mente di Sarzana.
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Torna a splendere l’«Assunzione» di Lorenzo Lotto Domani ad Ancona, in occasione del 25˚ Congresso Eucaristico Nazionale, verrà inaugurata l’illuminazione permanente dell’«Assunzione» di Lorenzo Lotto, opera conservata nella chiesa di s. Francesco alle Scale. La tela, del 1550, è una delle ultime spettacolari opere del maestro prima del ritiro come frate oblato nel santuario della Santa Casa di Loreto
Religioni e società
patristica
judaica
Un Padre poco amorevole CORBIS
Risale al 313 (l’anno dell’editto di Costantino) ed è uno dei testi più controversi della storia della cristianità: «La collera di Dio» di Lattanzio torna in una edizione rigorosa di Remo Bodei
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el trattato La collera di Dio, composto attorno al 313 (data dell’emanazione dell’editto di Milano, che rende il Cristianesimo religio licita), Lattanzio combatte su due fronti: contro gli Epicurei, che avevano attribuito a Dio l’assenza di passioni, e contro gli Stoici e quei cristiani che avevano sostenuto la benevolenza e la misericordia di Dio a scapito della sua ira e della sua giustizia. Egli è invece appassionato perché ama, perché non è indifferente al dolore degli uomini e perché, con la sua ira, vuole riportare in loro la giustizia e la bontà corrotte dal peccato: «Quale segno di beatitudine si potrebbe scorgere in Dio, se egli giacesse eternamente spento e inerte, se fosse sordo alle preghiere e ignorasse chi gli rende culto? Cosa potrebbe essere tanto più degno, tanto più conforme alla natura divina, della provvidenza?». Lattanzio – lo ha ben notato su queste stesse pagine Maria Bettetini, qualche settimana fa – scioglie l’imbarazzo che aveva indotto Ebrei e Cristiani a evitare a lungo la spinosa questione del come conciliare la filosofia pagana sia con l’Antico Testamento (dove il tema dell’ira di Dio compare ben 518 volte), sia con i Vangeli (dove Gesù non sempre è mite). In precedenza o si era ignorato il problema o si era sostenuto che, per farsi capire, le Sacre Scritture avevano adottato un linguaggio semplice, umano e allegorico, simile a quello con cui ci si rivolge ai bambini (lo affermavano Filone Alessandrino, Marcione e Origene). Tuttavia, tra la metà del III e l’inizio del IV secolo, alcuni focosi rappresentanti della chiesa africana, quali Tertulliano Lattanzio, non si vergognano più di presentare un Dio irato e vendicativo. Tertul-
liano, ad esempio, convinto del fatto che Egli terrà l’esatta contabilità delle ingiustizie in una specie di archivio dell’ira, anticipa la sua gioia per quando, nel giorno dl Giudizio, vedrà i peccatori soffrire i più strazianti tormenti. La collera di Dio di Lattanzio – qui presentata con una lucida introduzione e un imponente apparato di note di Luca Gasparri e un preciso inquadramento di Giuseppe Girgenti – è l’unica opera monografica che ci sia giunta sul tema. In essa la negazione dell’apatia divina e l’inseparabilità di amore e odio non sono fondate sulla proiezione antropomorfica delle nostre passioni sulla divinità, bensì sul presupposto di un dio personale che ha a
L’ira divina non solo è contemplata dall’autore ma ampiamente giustificata. Solo in seguito la Chiesa elaborò una visione più misericordiosa cuore la salvezza dell’anima immortale di ciascuno e, proprio per questo, ne corregge severamente la condotta alla maniera del padre di famiglia romano, pater e dominus nello stesso tempo: «Se Dio non si adirasse con gli empi e con gli ingiusti, senza alcun dubbio non amerebbe neppure gli uomini pii e giusti. Chi ama, dunque, odia, e chi odia, ama. Inconsistente e priva di fondamento è perciò l’opinione di coloro i quali, nell’attribuire a Dio uno solo dei due sentimenti, gli negano l’altro; né appare di maggior valore quella di coloro che glieli negano entrambi». Del resto, la pericolosità dell’idea di un Dio indifferente all’agire degli uomi-
ni e incapace di sanzionare le loro trasgressioni si riflette anche sul piano politico, in quanto gli Stati non potrebbero esistere se venisse meno il timore della pena. Dio tollera i vizi e le ingiustizie degli uomini per lasciare loro il tempo di ravvedersi, ma, alla fine, non può restare indifferente e punisce coloro che commettono ingiustizia: «Mi piacerebbe proporre una domanda ai sostenitori dell’impassibilità di Dio: se un uomo possedesse una proprietà, una casa, una famiglia, e se i suoi schiavi, in spregio al buon cuore del loro signore, avessero fatto man bassa di tutti i beni, ne godessero a loro solo beneficio, si facessero rendere onore dal suo focolare, mentre il padrone viene disprezzato da tutti, deriso, abbandonato potrebbe essere un uomo saggio chi non si vendicasse di questi insulti e permettesse a coloro sui quali ha potere di godere delle cose che gli appartengono?». Questo paragone regge, naturalmente, solo se Dio è il padrone di casa e gli uomini sono i suoi servi. Senza citarlo a questo proposito, Lattanzio accoglie, nella sostanza, e trasporta sul piano teologico la tesi platonica e aristotelica di un’ira giusta e nobile, quella stessa che Dante illustra nel XXVII canto del Paradiso, quando mostra San Pietro diventare rosso di collera (e con lui tutti i beati) e inveire contro Bonifacio VIII che ha usurpato il suo trono. La patristica greca e latina si è sforzata in seguito di stemperare le posizioni di Lattanzio, riproposte nel De mortibus persecutorum, equiparando la collera di Dio alla giustizia ed espungendo da essa ogni connotazione di vendetta. Senza molto successo, perché il rapporto tra giustizia e vendetta è rimasto talmente ambiguo che, per addolcire la natura misericordiosa di Dio, non sembra però riuscito il loro tentativo di addolcirla. Bisognerà attendere il Medioevo, con "l’invenzione del Purgatorio", per far prevalere il Padre amorevole sul Rex tremendae maiestatis e concedere ai peccatori l’opportunità di purificarsi anche dopo la morte. © RIPRODUZIONE RISERVATA
i giorni dell’ira | L’opera «Dies irae» realizzata dall’artista americano James N.Rosenberg rappresenta il disastro economico del 1929 a New York con il crollo di Wall Street
Lattanzio, La collera di Dio, a cura di Luca Gasparri, postfazione di Giuseppe Girgenti, Bompiani, Milano, pagg. 454, € 15,00
protagonisti della fede / florenskij
La metafisica concreta di Pavel di Giovanni Santambrogio
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an mano che l’editoria italiana pubblica i suoi testi, Pavel Florenskij aggiunge sorpresa a sorpresa. Il «Pascal russo» o il «Leonardo da Vinci della Russia», come lo chiamavano gli intellettuali d’inizio Novecento, si impone come figura-crocevia del pensiero filosofico e teologico. Per le scienze – era un matematico studioso del principio di discontinuità – ricevette subito riconoscimenti e il governo rivolu-
zionario lo chiamò all’Amministrazione centrale per l’elettrificazione della Russia, attività che svolse brevettando numerose invenzioni. Nel 1933, accusato di organizzazione controrivoluzionaria, finì in Siberia e poi nel lager delle Solovki dove, nonostante i lavori forzati, compì importanti scoperte per la biologia e la chimica organica. Ma, per il regime, era personalità inaccettabile. Così l’8 dicembre 1937, dopo cinque giorni di viaggio per rientrare a Leningrado, fu fucilato. La straordinaria avventura umana è ben ricostruita nella prima e approfondita biografia Pavel Florenskij di Avril Pyman (edizioni Lindau, pagg. 512, € 38,00), studiosa di letteratura russa e mem-
bro della British Academy. In Italia, a proporre Florenskij fu Elémire Zolla che curò nel 1974 per Rusconi La colonna e il fondamento della verità e tre anni dopo per Adelphi Le porte regali. Saggio sull’icona. Ora è Natalino Valentini – direttore dell’istituto di Scienze religiose «A. Marvelli» di Rimini – a proseguire con sistematicità la conoscenza della vasta opera del grande russo. Per Quodlibet è appena uscito in prima traduzione italiana Stupore e dialettica, un manoscritto del 1918 dedicato al rapporto tra scienza e filosofia e al loro modo di misurarsi con la vita nella sua espressione più concreta, quella dell’esperienza, e nella dimensione del mistero perché la realtà sfug-
ge sempre, rimanda ad altro e a un altrove. Florenskijintroduce ilconcetto di «metafisica concreta» per «condurre il pensiero alle soglie della conoscenza integrale, delle verità ultime della vita e della morte, ponendosi sull’orlo dell’invisibile mistero», come scrive Valentini nell’accurata introduzione. I concetti chiave di questo coinvolgente scritto (scoperto nel 1987 e pubblicato su una rivista di Budapest) ruotano attorno al processo conoscitivo che ha nello stupore la sua anima sorgiva. Sarà poi lo sguardo dell’attenzione, che è contemplazione e ammirazione, a disvelare i segreti della realtà racchiusi in embrioni invisibili e inespressi. Il mistero – scrive Florenskij – non tace mai, al contrario «dà testimonianza di sé con il proprio nome». All’uomo il compito di coglierlo ricorrendo a tutte le facoltà che possiede. In primo luogo con l’esercizio della dialettica che è «relazione viva con la realtà. È un esperimento ininterrotto sulla realtà per giungere nell’intimo dei
suoi strati più profondi». In questo lavoro, corpo a corpo con l’esistenza, la filosofia si rivela più attrezzata della scienza perché non si accontenta del primo esperimento in grado di esprimere uno schema razionale. Diceva Novalis: «Ogni metodo è ritmo», ovvero intreccio di domande e risposte che a loro volta generano altre domande, ognuna delle quali contrassegna le vie della ricerca sul cammino della verità. Strumenti decisivi di lettura e d’interpretazione diventano il linguaggio e la parola perché possono entrare nell’universo dei simboli che custodiscono i segreti e le forme della natura, "nocciolo" e "guscio" della vita. Florenskij con il suo pensiero spariglia le carte di un dibattito contemporaneo stanco e asfittico e dice: rimettetevi in discussione.
il paradosso della finale del quarto Vangelo: «Se fossero scritte una per una le cose compiute da Gesù, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (Giovanni 21,25). È per questo che ora ci accontentiamo unicamente di segnalare due opere classificabili nel genere indicato e modulate secondo la duplice tipologia a cui accennavamo. Ecco, dunque, il primo modello piuttosto mastodontico: circa ottanta studiosi di nove nazionalità e di differenti confessioni sono stati convocati per allestire una "storia generale" del Cristianesimo dalle origini al XV secolo (primo tomo) e dal XVI secolo ai nostri giorni (secondo tomo), lasciando in mano a noi quasi tremila pagine fittissime, con un sontuoso apparato di bibliografie, mappe, tavole cronologiche e indici; il tutto per un costo esiguo e con un successo editoriale inatteso nella culla d’origine dell’opera, la Francia. Dato che è impossibile entrare nei particolari di questo orizzonte immenso, vorremmo solo fare due considerazioni di indole globale. Innanzitutto è significativo il lemma "storia generale", un approccio che è stato codificato a livello metodologico dagli storici tedeschi, l’allgemeine Geschichte: essa non intende essere onnicomprensiva ingaggiando una sfida perdente con la sterminata mappa degli eventi e dei dati, ma opta per un’accurata e motivata selezione posizionandola, pe-
rò, nel duplice contesto geografico universale e storico bimillenario. L’altra nota riguarda la stessa natura della storiografia. Come scriveva quella grande figura che fu HenriIrénée Marrou nel suo mirabile opuscolo De la connaissance historique (1954), elaborare una storia «è cogliere il passato attraverso un pensiero umano, vivente, impegnato». Questo vale soprattutto per i fenomeni religiosi, in particolare quando esplicitamente si pongono come "incarnati" e storici, e il Cristianesimo è al riguardo un capofila. Ecco, allora, non solo il ricorso decisivo e fondante all'"irresistibile forza dei documenti", come dichiara uno dei curatori, Jean-Robert Armogathe, ma anche l’attenzione all’interdisciplinarità, all’arte, alla cultura, alla microstoria, alle minoranze, alla spiritualità, ai santi e naturalmente anche ai ribelli e agli eretici, alle pratiche e al folclore. All’altro modello, che abbiamo definito "panoramico", appartiene la sintesi di Gian Luca Potestà e Giovanni Vian, rispettivamente docenti alla Cattolica di Milano e a Ca’ Foscari di Venezia. La finezza dei due autori riesce a comprimere spesso in poche pagine eventi e temi sui quali potrebbero addensarsi analisi di vasta portata: «Gesù e le origini del cristianesimo», ad esempio, deve condensarsi in meno di venti pagine. Tuttavia, è facile intuire il filo ermeneutico che percorre l’affresco dei venti secoli cristiani. Esso cerca di seguire l’evoluzione sia "teorica" sia
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Pavel A. Florenskij, «Stupore e dialettica», Quodlibet, Macerata, pagg. 110, € 12,00
Ebr@ismo dei nostri giorni di Giulio Busi
L’
idea è nata in sordina a Strasburgo, nel 1996, per soddisfarelacuriositàdeituristiincerca di memorie ebraiche in Alsazia. Il modello era naturalmente quello delle Journées Portes ouvertes, create in Francia già nel1984: accessoliberoai monumenti,accoglienza e coinvolgimento dei cittadini per condurli "all’interno" della storia. E, nel caso delgiudaismo, per rendere familiare– attraversoiluoghieletestimonianzefisiche,lepietre, i marmi, gli arredi delle sinagoghe – una cultura a un tempo vicinissima e remota. A pocoapoco,le«Giornateeuropeedellaculturaebraica»sonodivenuteun appuntamento di rilievo, che quest’anno coinvolge 27 paesi del vecchio continente. Ogni edizione ha un motto e un tema specifico. Era inevitabile che,dopoavertoccatol’arte,lacucina,lamusicael’educazione,cisivolessemisurarecon le opportunità (e le minacce) del mondo virtuale. «European Day of Jewish Culture 2.0: Facing the Future», è il titolo un po’ criptico dell’iniziativa europea, declinato in Italia in un più accattivante «Ebr@ismo 2.0: dal Talmud a Internet». Il 2.0 è naturalmente un richiamoalWeb2.0,ovveroall’evoluzioneinterattivadellarete,allapossibilitàdidirelapropria,diparlare/sparlare,cambiareicontenutiecriticare,enonsoloaccettarepassivamente pagine preconfezionate come avveniva ai primordi(sifaperdire)diinternet.Lapropostaèinsommadiutilizzarelenuovetecnologieperpromuovereepreservare,perfarrivivereilpassatoeperprogettareilfuturoebraico. Chi si affidi alla rete per passare in rassegnaleiniziativediquestaXIIgiornatapuòaccedere alla pagina europea (www.jewisheritage.org/jh/index.php),o al sito dell’Unione dellecomunitàitaliane(www.ucei.it/giornatadellacultura).In entrambi i casi, ci si accorgeràprestocheilpercorsodelgiudaismoeuropeo,almenodiquelloistituzionale,versoil web"partecipato"èappenaagliinizi.Seèpossibileinfatti consultareilcalendariodei moltissimi eventi in programma, dal Belgio alla Svizzera,dallaSerbiaallanostraPenisola(dovelelocalitàinlizzasonoben62,recordeuropeo),pochisonoglispuntiveramenteinterattivi.Rarelewebcam,eperlopiùspessooff-line,quasiimpossibililevisitevirtualiasinagoghe e cimiteri. In qualche caso, si ottengono gallerie di immagini, una sorta di "aperitivo" adattoasuscitarelacuriositàmanonasoddisfarlaappieno.Ancheivideo scarseggiano,o rimandano a link "vuoti". Se non ci si lascia scoraggiare,cisipuòcomunqueimbatterein materiali interessanti. Un elenco complessivoèpropostoda"JudaicaEuropeana",unprogetto dellaCommissione Europea per censire le risorse digitali sull’ebraismo (www.judaica-europeana.eu/digital-resources.html).Anchequi,siamoaiprimipassi,perlomenoinconfrontoallamolesterminatadidocumenti, edifici, manufatti artistici di interesse giudaico sparsi per il continente. È indubbio che i prossimi anni saranno decisivi, perché sipossaparlaredavverodiunebraismoeuropeo a portata di click. Ma non è detto che il ritardoinformaticosiasempreunmale.Seinternetvi ha lasciatoinsoddisfatti, evolete sapernedipiù,nonrestachespegnereilcomputer, uscire di casa, e scoprire le innumerevoli testimonianze ebraiche, spesso di grande qualità artistica, che ci circondano, o godersi uno degli spettacoliteatralio dei concerti organizzatiproprioperquestadomenica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
divulgazione
Raccontare l’eterno del Golgota di Gianfranco Ravasi
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el suo Anticristo Nietzsche era convinto che Gesù fosse l’unico cristiano della storia, purtroppo finito appeso a una croce. Era, però, altrettanto convinto – in Così parlò Zaratustra – che fosse «morto troppo presto: se fosse giunto alla mia età, avrebbe lui stesso ritrattato la sua dottrina». Bisogna, tuttavia, dire che esiste anche la convinzione contraria che potremmo rappresentare con la ripresa del Vangelo di Giovanni, che lo scrittore greco Nikos Kazantzakis fa nel suo romanzo L’ultima tentazione di Cristo (sì, quello liberamente adattato dall’omonimo film di Martin Scorsese): «Levò un grido di trionfo: Tutto s’è compiuto! Ma fu come se dicesse: Tutto comincia!». Sia che si voglia affermare uno iato tra Gesù e la cristianità, sia che si affermi una continuità evolutiva, sta di fatto che il Cristianesimo è una realtà infitta nel cuore della storia, un
po’ come dichiarava Mauriac nei suoi Nouveaux mémoires intérieurs: «Il cristianesimo non è una filosofia, non è un sistema, non è altro che una storia». Sorprendente è il suo affermarsi così sconcertante: quella croce piantata nello sperone roccioso di pochi metri detto in aramaico Golgota, cioè "cranio" (donde il latino Calvario), segno delle esecuzioni capitali degli schiavi e dei ribelli, si è solennemente elevata sulla civiltà occidentale, alimentando arte, pensiero, tradizioni, etica; schiodarla, come alcuni vorrebbero, sarebbe un’impresa autolesionistica per la stessa cultura. Una volta tanto aveva ragione l’eccessivo De Maistre quando, nelle sue Considerazioni sulla Francia, affermava: «Il cristianesimo è stato predicato da ignoranti e creduto da uomini dotti e in questo non somiglia a niente di conosciuto». Già San Paolo non esitava a scontrarsi con le due matrici, l’ebraica e la classica, quando scriveva: «Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani» (1 Corinzi 1, 22-23).
Il genere "storia del cristianesimo", a prima vista destinato a far tremare vene e polsi a chi lo volesse adottare per una sua opera, ha in realtà visto una straordinaria proliferazione di testi, ora monumentali ora solo "panoramici". È inevitabile che una puntigliosa recensione di ciascuno di essi dovrebbe soffermarsi su un’analisi critica dei singoli capitoli che corrispondono ad altrettante tappe
Come scrivere una storia generale del cristianesimo? Due volumi testimoniano approcci: il mastodontico della Puf, l’agevole Vian-Potestà storiche e che, a loro volta, navigano in veri e propri oceani testuali. Si pensi, solo per fare un esempio, alla sterminata foresta bibliografica che è cresciuta attorno alle stesse sorgenti del fiume del Cristianesimo. Se immaginiamo soltanto il capitolo «Gesù di Nazaret», dovremmo subito trasformare in verità
pratica del Cristianesimo. La fede creduta e vissuta, infatti, non è una pietra preziosa da custodire in uno scrigno, ma è un seme – per stare alla simbologia evangelica – che cresce ramificandosi e fin deformandosi. Ma al tempo stesso il suo terreno è quello della civiltà e, quindi, delle strutture, delle istituzioni, degli incroci con la politica, la società e la cultura. In uno stile piano e con contenuti sempre sorvegliati, Potestà e Vian invitano a un viaggio che ha una genesi e tappe apparentemente remote, ma che approda all’oggi secolarizzato e globalizzato, mostrando una sua compattezza pur nell’estrema varietà. È interessante, comunque, notare che il Cristianesimo è l’unica religione che ha scelto di scrivere la sua storia fin dal suo avvio: i Vangeli e gli Atti degli apostoli ne sono - sia pure a loro modo - una prova sorprendente, come lo sarà in maniera esplicita nel IV secolo la Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea. © RIPRODUZIONE RISERVATA
AA. VV., Histoire générale du christianisme, Puf (Presses Universitaires de France), Paris, I volume: «Des origines au XV siècle», pagg. 1.534; II volume: «Du XVI siècle à nos jours», pagg. 1.318, € 49,00 Gian Luca Potestà - Giovanni Vian, Storia del cristianesimo, il Mulino, Bologna, pagg. 472, € 28,00
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I vostri racconti protagonisti su Radio24 «Sono diventato pazzo il 28 agosto 1979 mentre parcheggiavo l’auto. Avevo da poco compiuto 22 anni e mai avrei pensato potesse succedermi una cosa del genere».Questo è l’incipit del primo racconto scelto per inaugurare la nuova trasmissione di Matteo Caccia, «Voi siete qui» (da domani su Radio24 alle ore 16, dal lunedì al venerdì). Mandate le vostre storie a voisietequi@radio24.it
Economia e società
GETTYIMAGES
cus che tanto ha affascinato la teoria economica degli ultimi due secoli sarebbero spesso assolutamente preclusi: fidarsi degli altri, godersilafaticadi raggiungereipropriobiettivi, amare i propri figli. Senelsuo primolibroArielysieraconcentrato soprattutto sulle distorsioni prodotte dalcomportamento irrazionale, e quindi soprattuttosu possibili difettida correggere, in questo secondo libro egli insiste piuttosto proprio su quegli elementi del comportamento irrazionale che stanno alla base della produzione dei significati della vita di ogni giorno, come nel cosiddetto "effetto Ikea", che ci porta a sopravvalutare gli oggetti che noi stessi fabbrichiamo non tanto per il loro valore estetico o per la loro utilità effettiva maperché,letteralmente,contengono"qualcosa di noi". Oppure,lanostraostinazionenelpersistere in scelte che ci sono costate profonde sofferenze personali, perché al di là dei vantaggi e degli svantaggi oggettivi nel portarle avanti, la persistenza diviene l’unico modo per dare un senso alle sofferenze che abbiamo patito, per riscattare i momenti dolorosi della vita. Oppure, ancora, la nostra propensione a vendicarci di un torto subito anche a costo di
neuroeconomia
Irrazionalità conveniente Le emozioni ci portano a perserverare nelle scelte sbagliate o a rincorrere la sete di vendetta, ma alimentano anche la fiducia negli altri e l’amore per la fatica di Pier Luigi Sacco anArielyèunodeipiùfamosieautorevoliespertidieconomia comportamentale. Il suo primo libro, Predictably irrational, pubblicato in italiano da Rizzoli, è diventato unsuccessomondialeehaportatoilsuolavoro all’attenzione del grande pubblico, anche grazie alla sua straordinaria capacità di comunicare le ricerche più tecniche e specialistichein un linguaggiosemplice,accattivante e sempre venato di una bonaria ironia. Ariely è uno spirito (e un cervello) libero, e per seguire i suoi interessi e le sue curiosità non si preoccupa di percorrere strade che possanomagari non coincidere conleregole non scritte della rispettabilità accademica. Una delle sue ricerche più celebri, che gli è valsa il premio IgNobel per la Medicina nel 2008, riguarda il modo con cui uno stato di eccitazione sessuale cambia la valutazione che lepersone danno di certe scelte. La ricerca, che essendo condotta come sempre per viasperimentalerichiedevaaisoggettidiraggiungereindeterminatecondizioniun effettivo stato di eccitazione sessuale, dimostrava molto chiaramente che in tale stato si prendevano decisioni molto più rischiose perlapropriasalutediquantoi soggetti stessi tendevano a fare a mente fredda, suggerendo molto chiaramente come gran parte delle politiche di prevenzione delle malattie trasmessesessualmente,tralequalinaturalmente in primo luogo l’Aids, risultavano fatalmenteinefficaciperchéeranobasatesuargomentazioni rivolte all’io razionale delle persone, che però, nel momento in cui tali scelte venivano effettivamente compiute,
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aveva una scarsissima capacità di controllo su di esse. Malgrado il suo nome, il Premio IgNobel è a suo modo un premio serio, che punta i riflettori su ricerche che possono sembrare comiche o paradossali nelle loro modalità o nei loro risultati, ma che fanno riflettere.Esicuramente,sesileggeneldettaglio la descrizione della preparazione dell’esperimento di Ariely e dei suoi risultati, pubblicatanelsuo primolibro,c’èsiadaridere che da pensare, e molto in ambedue i casi. Sequesta breve descrizione vi fa pensare a Dan Ariely come a un brillante e spiritoso professoreeautoredisuccessointernazionale, e quindi magari a invidiarlo bonariamente un po’, è forse meglio sapere qualcosa in più della sua biografia: all’età di diciotto anni, Ariely fu seriamente ferito dallo scoppio diunabomba nelcorso diun attentato terroristico, che gli procurò ustioni sul 70% del corpo e lo costrinse a sottoporsi a cure lunghe e dolorosissime, che costituirono per lui un durissimo ma straordinario laboratorio diosservazionedellereazioniumanedi fronte ai mille fattori che possono influenzare le propriedecisioni,esperimentandoneirisultati, letteralmente, sulla propria pelle. Questa esperienza, oltre ad aver segnato per sempre la sua vita, è stata anche il viatico per individuare la sua vocazione scientifica, che lo porta a lavorare oggi, allo stesso tempo, in quattro dipartimenti: economia, business, psicologia, e medicina. Come in pochi altricasi,dunque, sipuòaffermareche ilsuccesso di Ariely sia strameritato per il coraggio e la generosità con la quale ha saputo superare difficoltà e prove che avrebbero annientato psicologicamente molti di noi.
ultime da babele di Giorgio Dell’Arti
Correggendo la vena creativa ittura. «Una volta ho visto un film di Rohmer. Era come vedere la pittura asciugare» (Gene Hackman in Bersaglio di notte di Arthur Penn). [1] Depressione. «Se non facessi un film all’annocadreiin depressione. Se rimanessi fermo a pensare dovrei ammettere che nulla ha senso. Meglioallora concentrarsi su casting, scenografie e festival» (Woody Allen).[2] Calcoli.«Se non girassi film sarei un depressocronico. Maal mio mestiere non affido un’importanza sacrale, non mi sento un dio. Faccio i miei calcoli,come chiunque altro»(Paolo Sorrentino). [3] Correzioni. Jonathan Franzen cheper scrivere Le correzioni smise di prenderegli antidepressivi,convinto che bloccassero la sua vena creativa. [4] Depressi. Tasso, Baudelaire,Rossini,Van Gogh,Virginia Woolf, Yates,Montanelli, Foster Wallace,tutti depressi.[5] Quello. «Mi spiace deluderla,ma non sono mai statodepresso. Quello era Gassman» (Paolo Villaggio).[6] Imbecille. «Nullafa incazzare di più un depressoche sentirsi citare– come consolazione – i tanti grandi chehanno sofferto di quel male. Ildepresso si scambierebbevolentieri con un imbecille sereno...» (Vittorio Gassman). [7] Fonda. Dal film di Polanski al Festival di Venezia:«Ho visto Jane Fonda intv e mi volevo comprare un poster del Klu Klux Klan».[8] Gambe.«Le gambeche MiriamHopkins scopre lentamentesotto quell’abitoda musichalldell’Ottocento,sono una dellepiù flagrantie violente rivelazioni di femminilitàche si sia mai vista al cinema» (dauna cronaca del«Corriere Padano» dell’inaugurazionedellaprima edizione dell’Esposizioneinternazionale d’arte cinematografica di Venezia, il 6 agosto 1932). [9] Ventre. «Nessuno capiva ilprofumo dell’oscuramagnoliadel tuo ventre / nessuno sapeva che martirizzaviun colibrì d’amore fra i tuoi denti» (Federico García Lorca).[10] Peli. Kate Winslet per girare le scene di nudo in The Reader dovette mettersiuna peluriafinta: «Avevo provato a farli ricrescere, ma dopo anni di depilazioni
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Dopo aver analizzato gli effetti distorsivi dei comportamenti irrazionali, Dan Ariely ora ne evidenzia l’importanza nella produzione di significati
emoticon | Nel suo nuovo libro Dan Ariely è più diretto e personale, offrendo numerosi riferimenti autobiografici Questo vissuto personale spiega forse ancheperché,puressendone unostudiosoprofondo e attento, Ariely tenda a considerare l’irrazionalitàumana in modo molto diverso da quello più popolare tra i suoi colleghieconomisti: per lui, l’irrazionalità non è soltantoun limitechecifaprendere avoltedecisioni di cui ci pentiamo,ma anche una straordinaria risorsa che ci permette di raggiungere traguardi che al mitologico homo oeconomi-
sopportareconseguenzenegative esvantaggi personali, per provare la soddisfazione di ribadire l’importanza e il valore di un determinato principio di giustizia o di equità. Ariely ha davvero una fantasia inesauribilenelconcepire isuoi esperimenti:ai soggetti coinvolti può essere chiesto veramente di tutto,dalconfezionaredegliorigamialpartecipare a sessioni di speed dating. A differenzadelprimo,chemantieneuntaglioespositivo più scientifico per quanto piacevolmente scritto, il nuovo libro di Ariely è molto più direttoepersonale,èpienodiriferimentiautobiograficie, cosa rarissima per unoscienziato,ècostruitoinprimo luogosull’osservazione delle proprie debolezze, delle proprie défaillances,equindiciconduce,con uncandore e una naturalezza quasi commoventi, all’internodellasua vita, delsuomondo quotidiano, dei suoi sogni e delle sue paure. Arrivando così a produrre momenti di autentica poesia: dell’intelligenza, dei sentimenti, di amore e rispetto per questa nostra straordinaria, complessa, sorprendente natura umana. E non so per quanti altri libri del genere si possa dire altrettanto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dan Ariely, The Upside of Irrationality, HarperCollins, pagg. 352, $ 27,99
l’effetto non era affatto quello checercava il regista». [11] Water. A casa dell’astrologaVioletta Besesti non c’erano porte. Per pudore, sulla tazza del bagno scendevano dal soffitto due coronedi seta. Umberto Eco organizzò una dellesue performance di filosofia seduto su quel water.[11] Telefono. Franco Battiatoa casaha un centralinochedurante l’attesa del passaggio delletelefonatetrasmette un brano di Händel. «Tutti quelliche mi chiamano mi dicono: "Peccato che hai risposto,è una musica bellissima.L’hai scrittatu?"». [12] Sesso. Vittorio De Sica seduto su un divanetto dell’HotelExcelsior di Napoli con ilfiglio Christiane il sarto dellaDolce vita EmilioSchubert, «pederasta di genio» secondo Vittorio. Schubert, panama bianco, piedinomesso un po’ così, la mano con le unghie lunghee un anellodi topazio, urlandocerca di convincere ilregista che il terzosesso esiste.De Sica, imbarazzato: «Mache mi dice, Schubert, che mi dice!», prende ilfiglio e scappa. [13] Attento. La mamma di Tony Bennet, che una volta andò a vedere il figlio inun locale del Greenwich Villagee siprecipitò nel camerino:«Qui dentro è pienodi gente strana, ho visto anche degliomosessuali. Staiattento». [14] Pranzi. Maria Luisa Spaziani,da ragazza appassionatasoprattutto di Proust, «ma anchedi Montale».Nel gennaio1949 conobbe ilpoeta genovese e lo invitò a pranzoa casa. «Meno male cheProust è già morto»,fu ilcommento della madre di lei allanotizia dell’illustreconvitato. [15] Denti. «L’editing è come la puliziadei denti.Allafine identi sono sempre i tuoi,ma non li haimai visti così belli» (Michela Murgia).[16] [1]Mancuso, Foglio 12/1; [2]Romagnoli, Repubblica 27/8; [3]Pagani, Micromega settembre 2011; [4]Persivale, Corriere 21/8; [5]Scanzi, Stampa 7/8; [6]Di Giammarco, Repubblica 22/6/2008; [7]Foglio 1/9; [8]www.cinquantamila.it; [9]Giacomotti, Foglio 27/8; [10]Fiori, Repubblica 1/9; [11]Bombino, Vanity 31/8; [12]Agnese, Corriere 2/9; [13]Videtti, Repubblica 28/8; [14]Fiori, Repubblica 1/9; [15]Gallo, manifesto 27/8. © RIPRODUZIONE RISERVATA
festivalilosoianatura ModenaCarpiSassuolo 16
avenida.it
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s e t te mb r e
Jean-Robert Armogathe Meditazioni metaisiche di Descartes Maurizio Bettini Fonosfera antica Enzo Bianchi Pane della terra Remo Bodei Natura e artiicio Aldo Bonomi Green economy Edoardo Boncinelli Genoma Mauro Ceruti Ecosistema Roberta de Monticelli L’animale normativo Carlo Galli Leviatano di Hobbes Paolo Galluzzi Il saggiatore di Galilei Giovanni Ghiselli La Natura degli antichi Sossio Giametta Il mondo come volontà e come rappresentazione di Schopenhauer Giovanni Reale Enneadi di Plotino Tom Regan Diritti degli animali Francesca Rigotti Generazione Salvatore Settis Paesaggio Roel Sterckx Energia vitale Nicla Vassallo Naturalismo ilosoico Marcello Zanatta Fisica di Aristotele Gianni Celati Consorzio per il festivalilosoia
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cucinailosoica irmata da TULLIO GREGORY
Zygmunt Bauman Stato della Natura Remo Bodei Natura selvaggia Gernot Böhme Scomparsa della Natura Massimo Cacciari Physis Mauro Carbone La Natura di Merleau-Ponty Felix Duque Terra Roberto Esposito Natura e storia Maurizio Ferraris Realismo ilosoico Manfred Frank Filosoia della Natura di Schelling José Gil Potere del corpo Francisco Jarauta Il geografo di Vermeer Ignazio Licata Universo, multiverso Salvatore Natoli Natura madre e matrigna Alva Noë Coscienza e cervello Wolfgang Schluchter Natura e cultura Peter Sloterdijk Effetto serra Christoph Wulf Educazione Luigi De Paoli Gianni Silvestrini Davide Tabarelli Energia Francesco Bianconi, Ermanno Cavazzoni, Elio, Carlo Lucarelli, Giancarlo Pontiggia
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Marc Augé Paesaggio Remo Bodei Ethica di Spinoza Pierre Donadieu Campagne urbane Francesco D’Agostino Biodiritto Simona Forti Biopotere Umberto Galimberti Corpo Sergio Givone Innocenza e colpa Natalino Irti Diritto e Natura Ottavio Marzocca Ambiente Vincenzo Paglia Salvaguardia del Creato Stefano Rodotà Biodiritto Emanuele Severino Verità e natura umana Vandana Shiva Brevettare la Natura Carlo Sini Pianeta Gianfrancesco Zanetti La Scienza Nuova di Vico Giovanni Allevi, Serena Dandini Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea
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Il Sole 24 Ore
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Con Il Sole 24 Ore i fotografi Magnum: giovedì c’è Erwitt Il Sole 24 Ore in collaborazione con Hachette presenta «I grandi fotografi Magnum Photos», un’opera dedicata ai grandi fotografi dell’agenzia Magnum che raccoglie, in volumi monografici, le foto più belle del XX secolo. Dopo Cartier-Bresson, Capa e Scianna, in edicola giovedì 8 settembre, al prezzo di 9,90 €, il libro dedicato al fotografo franco-americano Elliott Erwitt
Arte
firenze
Il denaro, che bellezza! La mostra a Palazzo Strozzi dedicata ai banchieri fiorentini: come fecero i soldi e perché li spesero nelle opere d’arte
RAVENNA
ROMA
banchieri in posa In alto, Marinus van Reymerswaele, «Il cambiavalute e la moglie», (Firenze, Uffizi) e Sandro Botticelli, «Madonna con Bambino a San Giovannino», Firenze, Galleria Palatina. Qui accanto, bilancia e set per pesare oro e pietre preziose (1497) si l’anima senza dover rinunciare alle proprie ricchezze? «Investendo 10mila fiorini nel restauro del convento di San Marco» fu la secca risposta del papa. I banchieri – tormentati dal peccato dell’usurastigmatizzatodallaChiesa(la Bib-
Finanziare Beato Angelico, Ghirlandaio e Botticelli permettava di riscattarsi dal peccato dell’usura e di fare sfoggio del proprio potere bia imponeva infatti di guadagnarsi da vivere solo con il sudore della fronte) – si ingegnarononell’inventarealchemicistratagemmi a base di «cambiali» affinché quel che sul piano legale appariva come un semplice trasferimento di denaro da un luogo all’altro e
da una valuta all’altra, di fatto diventava un redditizio prestito a interesse. C’è da dire che i teologi tenevano d’occhio senza sosta i poveribanchieri,analizzandoognilorostrumentofinanziarioa cacciad’eventualipeccati. Ecco perché questi "paperoni" del denaro temevano tanto i guai con l’Aldilà. Fu innanzituttopersalvarel’animachedeciserodidevolveregrandi sommein operedi caritàe soprattutto in commissioni di opere d’arte. Ma spendere soldi per l’arte aveva in realtà un duplice, piacevolissimo effetto: garantiva la salvezza eterna e, in contemporanea, soddisfaceva l’umana vanità, permettendo ai ricchidipavoneggiarsinelpubblicosfoggiodella loro opulenza e del loro gusto. Lemonete d’oroesposteinmostra,lelettere di cambio, gli "attrezzi" del mestiere dei banchieri (chiavi, casseforti, bilance eccetera) unitamente a spettacolari tavole dipinte, rutilantidi oro zecchino e di colori sgargianti,uscitedallebotteghedell’Angelico,di Ghir-
Torrigiani direttore della Fiera di Pia Capelli
curatore italiano Massimo Torriggiani (foto di Massimo Pamparana) ma intensa. Nata nel 2007 come "costola" asiatica di Bologna Fiere, ha attraversato acque un po’ burrascose e si rinnova quest’anno completamente. A partire dal direttore, uno dei nostri italiani da esportazione: Massimo Torrigiani, 45 anni, barese di nascita, imprenditore indipendente nel campo dell’arte(la societàeditorialeBoiler, iltrimestra-
le fotografico «Fantom»). Sotto la sua guida si sono radunate 90 gallerie, metà delle quali cinesi, il 30% asiatiche e il 20% non asiatiche. Tra le big della cosiddetta "mainland China" ci saranno ShanghArt, Long March Space, Tang Contemporary, e le due occidentali consede aPechinoJamesCohanePace, mentre da segnalare tra le emergenti ci sono la 01100001 (che in linguaggio binario significa «arte») ed E-space. Lo scopo, spiega Torrigiani, era «creare una piattaforma che mostri ciò che di più interessante accade sulla scena creativa cinese e asiatica. Era necessario far saltare ogni forma di pensiero fisso perché – nonostante ciò che si crede – in Cina tutto ciò che riguarda la produzione artistica e il collezionismo è molto meno codificato e prevedibile che in Occidente. Si tratta di un mercato aperto e velocissimo».
sicilia contemporanea
Un segno di Paci a Scicli di Gabi Scardi
rano almeno in settecento, il 21 agosto a Scicli sul sagrato della chiesa di San Bartolomeo; convenuti lì dalla cittadina stessa e dai dintorni, ma anche dal resto d’Italia e da altri Paesi, per stringere la mano ad Adrian Paci. La performance The Encounter è durata poche decine di minuti, la preparazione – curata dalla galleria La Veronica – svariati mesi. Ma nulla ha appesan-
E
LUCCA La mostra «It is, it isn’t» è in corso fino al 10 settembre presso la chiesa romanica di San Cristoforo (piazza del Giglio e piazza San Michele, tel. 0583957660); sono esposte 15 monumentali sculture dell’artista inglese Tony Cragg, classe 1949.
A Palazzo Mauro de Andrè (viale Europa 1, cell. 335 8151821) fino al 12 settembre Intrecci d’artista; 44 arazzi di Ugo Scassa ispirati da celebri composizioni di Kandinsky, Klee, Corrado Cagli, Paolo Conte e molti altri autori del XX secolo.
landaio, Botticelli e di altri grandi artefici, rappresentano i documenti parlanti di questa storia intarsiata di ricchezza e di pietà. Il percorso, diviso in otto sezioni, permetterà di toccare tutte le tappe della vicenda e di giungere al suo sorprendente epilogo. Che fu questo. Nel 1491 il sanguigno Savonarola divenne priorediSanMarcoe iniziòalanciare dal pulpito i suoi strali contro l’arroganza della ricchezza. Alle parole seguirono i fatti: in città vennero organizzati numerosi «roghi delle vanità» sopra i quali vennero gettati prodotti di lusso, tra cui molte opere d’arte. Il compromesso tra Chiesa e finanza – chetantabellezzaavevafatto sin quiscaturire – andò in fumo su quei fanatici roghi. Botticelli fu uno dei testimoni più autorevoli di quest’epoca e il suo nome compare nel titolo della mostra non per accalappiare visitatori dabbene ma per sottolineare il fattochelasuacarrierapittoricacoinciseesattamente con tutte le fasi di questa storia, dai sontuosi dipinti giovanili intarsiati d’oro, ai grandiosi dipinti neoplatonici dell’età del Magnifico,finoalleimmaginisacredellamaturità, austere e cariche di angosciose emozioni.Ènoto infattichel’artista,ormaianziano, cadde in una profonda crisi: avendo ascoltatoleapocalitticheparolediSavonarolasiaccorse a un certo punto di condividerle. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità, Firenze, Palazzo Strozzi, dal 16 settembre al 22 gennaio 2012. Catalogo Giunti. Info: www.palazzostrozzi.org
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a cura di Marina Mojana
MARTIGNY
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a notizia è arrivata dagli analisti di Artprice e di Bloomberg, dando una bella botta all’orgoglio anglosassonedeidueex numeriuno,Stati Unitie GranBretagna:la Cina stadiventando ilprimomercato dell’arteal mondo. In soli tre anni, superata rapidamente la Francia, ha rimpiazzato anche l’Inghilterra al secondo posto delle vendite globali e ed è già in testa alla classifica per quanto riguarda il volumedi opere vendute all’asta.Per questo sarà interessante osservare quel che accadrà a Shanghaidall’8 al 10 settembre (preview il 7) durante la quinta edizione di «SH Contemporary», una fiera che ha una storia breve
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a cura di Marina Mojana
Alla Fondation Pierre Gianadda (rue du Forum 59; www.gianadda.ch) fino al 20 novembre è in corso «Monet au Musée Marmottan et dans les Collections suisses»; la mostra presenta 70 opere del pittore impressionista Claude Monet (1840-1926).
di Marco Carminati istinguere le mostre utili daquelleinutiliè abbastanza facile: dalle prime si esceavendo imparato qualcosa, dalle seconde niente. Sul fronte delle mostre utili è giunto il tempo di segnalare quella che aprirà i battenti a Palazzo Strozzi di Firenze il prossimo 16 settembre, curata da Ludovica Sebregondi e Tim Parks e intitolata Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità. Il titolo è un po’ arzigogolato ma bisogna fidarsi: dietro si cela un racconto entusiasmante.È lastoria di come ibanchieri-mercanti fiorentini del Quattrocento riuscirono a imporsi in Europa e delle ragioni per cui essi investirono tanto denaro nelle opere d’arte. E del perché questo mirabile equilibrio tra bellezza e denaro si incrinò sotto le randellate verbali di uno dei più grandi "rompiscatole" della storia: il frate domenicano Girolamo Savonarola. I curatori partono da un’affermazione molto onesta: Firenze non fu la patria della banca moderna. In pieno Medioevo, furono Genova, Siena e Lucca i centri finanziari più fiorenti, e vorrei ricordare – con un pizzico di campanilismo – che i banchieri italiani venivano definiti ovunque con il termine generico di Lombard. Firenze, però, tra Trecento e Quattrocento, raggiunse una posizione dominante perfezionando al millimetro la ramificazione delle filiali europee e il sistema delle lettere di cambio (o «cambiali»), atte a facilitare versamenti e pagamenti ovunque senza dover spostare fisicamente il danaro. Non ultimo, fece assumere al fiorino – la piccola e preziosa moneta d’oro cittadina – il ruolo di valuta più autorevole d’Europa. Da tutto ciò derivarono fiumi di denaro ma anche torrenti d’angoscia. I turbamenti erano principalmente di natura morale e religiosa. Il banchiere Cosimo de’ Medici aveva chiesto udienza al suo principale cliente, ovvero a papa Eugenio IV, per porgli un assillante quesito: come fare a salvar-
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tito l’azione: subito dopo il calar del sole l’artista, vestito con l’abito scuro delle feste e delle cerimonie, si è seduto su una seggiola collocata su un lato del sagrato e ha atteso che la folla si sgranasse silenziosamente in una fila ordinata e gli si facesse innanzi. Alzatosi in piedi, ha stretto la mano a ognuno: un gesto sobriamente solenne, ordinario ma intenso, sempre unico ma carico di significati condivisi; il gesto dell’incontro e dell’addio, del patto della sfida, della pace. Come tutti i riti, questa sorta di processione laica ha necessitato, da parte dei partecipanti, di un’attesa; un’attesa carica di
senso che ha restituito alla piazza, sede tradizionale delle relazioni e degli scambi, il suo ruolo privilegiato. La performance diventerà un video e presto sarà visibile in alcuni dei maggiori musei del mondo, dal Jeu de Paume di Parigi al Museum of Contemporary Art di Montreal, alla Conservera, Murcia. Non è un caso che l’artista, albanese di origine, italiano di adozione, abbia scelto per questa azione la Sicilia: una regione di straordinaria stratificazione storica, in cui ogni cosa trasuda significato. È forse per lo stesso motivo che la mostra «Sotto quale cielo?» in corso al museo di Palazzo Riso a Palermo risulta carica di
Eravamo abituati a pensare che i cinesi comprassero solo cinesi? Errore. «Il collezionismo cinese è molto segmentato e differenziato, ci sono certo i collezionisti che hanno comprato solo pittura cinese contemporaneadaglianniOttantaaoggi, macisononuove generazioni che hanno studiato all’estero einnestanonellelororaccoltetuttalalorocuriosità sull’arte occidentale. Il ruolo di questa fiera è invitarli a guardare verso il lato giovane e sperimentale (la sezione First Issue, per artisti che hanno avuto la loro prima mostra solo nell’ultimo anno, o la videoroom), che anche dal punto di vista dell’investimento è quello che sul breve periodo può dare maggiorisoddisfazioni». Lapittura dominerà comunque la scena con il 70% circa dei lavori esposti (tutti già selezionati da tempo per assecondare il lungo iter della censura del Paese), ma ci saranno 7 gallerie specializzate in fotografiaeunasezionededicataaoperemonumentali nella quale entrano anche lavori e installazioni decisamente concettuali. E intorno ci sarà Shanghai, con i suoi 20 milioni di abitantie una nuova costellazione di eventi collaterali (www.shcontemporary.info).
«I colori delle Avanguardie. Arte in Romania 1910-1950»: da oggi fino al 15 ottobre il Complesso del Vittoriano (via Di San Pietro In Carcere, tel. 066780664) ospita 74 oli di 24 artisti provenienti da importanti musei della Romania, per ripercorrere la produzione dei maestri delle avanguardie romene dal 1910 al 1950.
BOLOGNA La Galleria Enrico Astuni (via Iacopo Barozzi 3; www.galleriaastuni.it) propone fino al 30 settembre «Mostre. Museums, Galleries, Homes and other stories» con lavori recenti di Martin Borowski, David Shaw, Kamen Stoyanov, Roberto Ago, Jan Dibbets, Martin Creed, Darius Miksys, Jimmie Durham.
CHATSWORTH Dal 16 di settembre al 30 ottobre il Duca e la Duchessa di Devonshire ospiteranno per il sesto anno consecutivo nel parco del Castello di Chatsworth, nel Derbyshire, Beyond Limits; sculture monumentali di artisti moderni e contemporanei, che Sotheby’s batterà all’asta a fine mostra (www.sothebys.com). Tra gli autori Fernand Léger, René Magritte, Nadim Karam, Takashi Murakami and William Turnbull, Marc Quinn, Ju Ming, Zadok Ben-David, Jedd Novatt, Jaume Plensa e Barry Flanagan.
FIRENZE La Otto Luogo d’Arte di Olivia Toscani Rucellai (via maggio 43 rosso; www.ottoluogodellarte.it) presenta dal 22 settembre al 13 novembre «Oh! Nirica: quando i sogni incontrano la materia»; in vendita oggetti per dormire e per sognare, realizzati appositamente per la galleria da una quarantina di artisti di tutte le età e nazionalità varie, con in comune l’amore per l’Italia. Si segnala il letto abbarca ispirato alle navi fenicie e realizzato da Mauro Lovi con un innovativo baldacchino a vela.
MILANO
francesco somaini | In mostra a Matera fino al 9 ottobre
SPOLETO Palazzo Collicola Arti Visive (piazza Collicola 1, tel. 074346434; www.palazzocollicola.it) ospita fino al 30 ottobre la collettiva Odissea Contemporanea, titolo preso in prestito dal work in progress della video artista Alessia De Montis, che ci lavora da 11 anni (e non in mostra). Opere di D. Amstutz, R. Avedon, T. Cragg, C. Gavazzeni, A. Kiefer, Y. Kusama, D. Landi, F. Mernini, L. Ontani, Picasso, Josè Maria Sicilia, H. Sugimoto, J. Turrell, C. Twombly, R. Whiteread, Chen Zhen, accanto a giovani promesse scoperte dalla gallerista Valentina Moncada.
La londinese Lisson Gallery apre nel cuore di Milano, vicino al cenacolo vinciano di Santa Maria delle Grazie, il 16 settembre (via Zenale 3; www.lissongallery.com) in uno spazio diretto da Annette Hoffmann di 140 metri quadri, disposti su due piani e con un giardino interno per le sculture. La prima collettiva durerà fino al 5 novembre sul tema «I know about a creative block and I know not to call it by name» con opere di Allora & Calzadilla, Cory Arcangel, Art&Language, Gerard
VOLTERRA (Pistoia) Attraverso il Novecento. Mino Rosi: l’artista e la collezione da Fattori a Morandi fino al 9 ottobre in Palazzo dei Priori (tel. 058886099; www.volterraesposizioni.it); le opere del raffinato artista volterrano, critico d’arte e collezionista, a confronto con quelle dei grandi pittori italiani del ’900 da lui raccolte.
VIENNA lla Kunsthalle (Museumsplatz 1; www.kunsthallewien.at) fino al 25 settembre Carlo Mollino: un messaggio dalla camera oscura; un’inedita selezione delle oltre mille Polaroid che l’architetto torinese (1905-1973), designer e sportivo appassionato di velocità e di fotografia, scattò nella sua casa torinese di Villa Zaira.
barry flanagan | Bronzo offerto da Sotheby’s esposto a Chatsworth Byrne, Spencer Finch, Haroon Mirza, Jonathan Monk, Giulio Paolini, Lawrence Weiner.
TODI (Perugia) Apre oggi presso la Ab Ovo Gallery (via del Forno 4; www.abovogallery.com) la mostra Summer & Wiese. Ceramica d’autore austriaca; fino al 30 ottobre opere di Roland Summer, esponente della "slow ceramic" che si manifesta attraverso un uso molto parsimonioso del tornio e realizza vasi con la tecnica del "colombino" e di Christina Wiese, autrice istintiva che lavora la ceramica per forme simboliche.
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una qualità poetica eccezionale: i cinque artisti rappresentati (Massimo Bartolini, Flavio Favelli, Hans Schabus, Marinella Senatore e Zafos Xagoraris) sono infatti reduci da un periodo di residenza in città e contesti siciliani diversi, e le venti opere esposte, tutte di ampie dimensioni, sono dedicate al paesaggio siciliano: l’installazione di Massimo Bartolini è fatta con le luminarie delle feste patronali, il video di Marinella Senatore è stato realizzato con i minatori delle solfatare di Enna, la scultura di Favelli è costruita con vecchie porte e finestre, il video di Xagoraris è dedicato alle lotte dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese; e Hans Schabus espone, tra l’altro, i rottami, prelevati da Lampedusa di alcune barche su cui, dal Nord Africa, qualcuno deve aver tentato il viaggio della speranza attraverso il Canale di Sicilia. Sempre a Palermo, nel Palazzo Reale che racchiude la Cappella Palatina, si vede fino all’8 gennaio, una mostra di opere
installazione | Zafos Xagorarois «Indicatore»
di Christo e Jeanne-Claude appartenenti alla Collezione Wurth. È palermitano anche il Temporary Museum che, presso la Chiesa di San Mattia ai Crociferi, ospita una mostra collettiva di artisti delle ultime generazioni provenienti da ambiti geografici e culturali distanti, Palermo e Basilea. Giocando sulla polarizzazione la mostra si intitola Wunsch/Ordnung Desiderio/Ordine. Il tour siciliano può continuare con una visita (su appuntamento) alla Fondazione Brodbeck, con i suoi affascinanti capannoni delabré. Fino al 10 settembre vi si vedono le opere di Paolo Parisi che ha invaso un ambiente di colore, un altro di suono. Si torna infine nell’area iblea, a Modica, dove la galleria La Veronica, nella sua sede, piccola ma dotata di antica grotta, ha allestito una mostra di artisti emergenti: Giovanni De Lazzari, Adelita Husni-Bey, Francesco Lauretta, Moira Ricci, Amir Yatziv. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Il Sole 24 Ore
n. 241
Franz Liszt, «Valses oubliées», 1 cd Brilliant Historische ungarische Bildnisse, Michele Campanella pianoforte Anche i pianoforti hanno una memoria e Michele Campanella, lisztiano assoluto (187pezzi in repertorio) la rievoca: qui suona il Bechstein appartenuto a Liszt, ora alla Chigiana, perfetto per le malinconie celate tra le pagine estreme Il 10 settembre a Lucca riporterà loSteinway di Puccini, fresco di restauro (c.m.)
Musica musica a cura di Angelo Curtolo
Bologna Il 10 al Teatro Manzoni il concerto della Filarmonica di San Pietroburgo con il suo direttore Y. Temirkanov (Stravinskij, Mahler), per il XXX Bologna Festival. (www.bolognafestival.it.
Jesi Questa sera al Teatro Pergolesi va in scena l’opera La Salustia e poi, l’8-10 al
Teatro Moriconi, L’Olimpiade, per il Festival Pergolesi. (www.fondazionepergolesipontini.com)
Milano e Torino Questa sera alla Scala il concerto dell’Orchestra Filarmonica della Scala, direttore D. Barenboim (Rossini, Mozart, Beethoven), apre il Festival MiTo (www.mitosettembremusica.it), che fino al 22 settembre presenta, nel capoluogo lombardo e a Torino, numerosi concerti quotidiani, dalla classica al jazz alla world, che quest’anno avranno come filo
conduttore i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Perugia Dal 10 al 18 la 66ª Sagra Musicale Umbra, dedicata alla musica sacra; apre a San Gemini il New College Choir, di Oxford. (www.perugiamusicaclassica.com)
Verona Il 5 al Teatro Filarmonico la Filarmonica della Scala con Daniel Barenboim direttore e pianista (in Mozart), per Il Settembre dell’Accademia. (www.accademiafilarmonica.org)
teatro a cura di Elisabetta Dente
Andria (Bt) Al Festival Castel dei Mondi, stasera, Tre con Paola Fresa/Santo Rocco & Garrincha all’Auditorium Salesiani e Atto finale - Flaubert interpretato dal Teatro dell’Argine al Palazzo Ducale. Info: www.casteldeimondi.com
Benevento
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ustero, inflessibile, sempre vestito di nero, come in Les Corbeaux, e ben fiero di quella ruvida cortesia balcanica che piace e di cui si compiace (come nei ringraziamenti al pubblico), il serbo-francese Joseph Nadj, autore di un teatrodanza metafisico e spesso kafkiano, è tornato al festival «Oriente Occidente». Ieri, all’Auditorium Fausto Melotti di Rovereto, ha presentato con Akosh Szelevénvi, sassofonista e pluri-strumentista, un duetto dedicato ai mal auguranti uccelli di cui Hitchcock ci ha mostrato tutta la possibile ferocia. Mai presenti in scena, i corvi aleggiano e s’incuneano nella pièce sub specie pintura. Ed è Nadj con un movimento contorsionista e disperato, a imbrattare di segni astratti, volatili – e bellissimi – due candidi pannelli, uno verticale, l’altro a terra, come se lui e il suo compagno, – artefice di mille suoni e stridori –, si fosse-
gommalacca di Christian Rocca
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on buona pace di Raf, di quegli Anni Ottanta alla fine è restato molto. Il quarantaduenne cantautore americano Duncan Sheik, noto per i suoi dischi alla Nick Drake come Phantom Moon e per i successi a Broadway con Spring Awakening, ha pubblicato Cover 80’s, una raccolta di brani del decennio più ingiustamente criticato del secolo scorso (specie se paragonato agli elogi ideologici tributati agli anni Settanta). Cover 80’s non è un caramelloso tentativo di stuzzicare facili nostalgie dei tempi che furono, ma una rivisitazione pacata, garbata, a tratti anche dark, di canzoni d’epoca scritte da band fondamentali per
ro posti in ascolto di un passaggio di stormi, di un ricordo evocato in imperscrutabili riti con la sabbia, e di misteriosi segreti gracchianti. La voce del corvo, uccello parlante, dunque profetico, e nell’antichità anche prodigo di saggezza, deve aver consigliato a Nadj, di imbrattarsi il naso di un nero squillante, e di farne un pennello, come i fasci di bastoncini destinati a lasciare nuovi segni sulla tela. Se le mani arricciate di Nadj somigliano ad artigli, è d’obbligo notare anche i suoi piedi scalzi: cinti da collari impreziositi da candide piume... Che il cigno, simbolo imperituro della danza, si sia ormai trasformato in un corvo ambiguo, privo di volo, "terra a terra"? Proprio al suolo finisce anche Nadj, quando ormai, tutto verniciato, si rotola sulla tela orizzontale, lasciando chiazze meno delicate e più folli. E ancora s’installa sopra la grande botte, nella quale si era immerso, uscendone madido di colore, per guardare lontano. Ma dove? Gli orizzonti di «Oriente e Occidente», quest’anno proiettati «sulle rotte di Ulisse», sono variegati e complessi. Il festival altoatesino, in corso, si dedica al Mediterraneo tribolato da conflitti e tracolli, con gruppi provenienti da Egitto, Turchia, Grecia, Israele, Algeria, Spagna, Italia. Tra conferenze sul "mare dei mari" di storici, sociologi, giornalisti, concorsi per giovani coreografi, stage, laboratori e uno sguardo particolare sulle danzatrici arabe in lotta della cosiddetta «Kassem Amin’s Age», la vetrina ha scelto di aprire i battenti con la rassicurante maestria flamenca di Mercedes Ruiz. La quale comincia il suo recital, Dibujo en el Aire in costume maschile, come Carmen Amaya, la storica ribelle del "baile", e il suo zapateado non ha nulla da
È
dolorante | Joseph Nadj in una scena di «Les corbeaux» invidiare a quello di un uomo. Battono le mani dei cantaores, e lei incita i due chitarristi del suo complesso. Mercedes è giovane, ma non concede nulla all’effetto dei tablao commerciali; è stata allieva di Eva Yerbabuena; viene da Jerez de la Frontera, considerata la patria del flamenco. Ha le carte in regola ed è infuocata nell’abito rosso in cui si trasforma, sensuale, in quello chiaro con la bata de coda, ma pare più a suo agio nel costume nero. Non è esattamente un lutto ma Mercedes balla e canta un flamenco rabbioso, in tumulto. Disegnando nell’aria presagi notturni (Dibujo en el Aire significa appunto "disegno nell’aria"), ha ben anticipato Les Cor-
malgrado non esista un sound più tipicamente anni Ottanta di quello creato dal duo di Annie Lennox (voce) e Dave Stewart (tutto il resto). Poco male. Dave Stewart ha altro cui pensare. Intanto è lui l’anima dell’annunciatissimo progetto Superheavy, ovvero il supergruppo con Mick Jagger, la bravissima cantante Joss Stone, Damian Marley (figlio di Bob) e il compositore indiano A.R. Rahman (premio Oscar per The Millionaire). Il 20 settembre i Superheavy debutteranno con un disco indo-reggae-rock-soul che potrebbe essere una boiata pazzesca così come una bella sorpresa (il primo singolo, The incredible miracle worker, è
Madonne, braccianti, fujenti
«C
umm’è che ddicen’ ’o fatto r’ ’e Maronne che ssongo sei sòre?». Comincia così, con la voce arcaica di Maria Boccia d’Acquino, di mestiere e vocazione contadinaaBoscoreale,lapiùfilologica,etno-
grafica, psichedelica maratona sonora degli ultimi anni. Roberto de Simone, antropologo della memoria, ha composto una cosmogonia di Madonne, braccianti e fujenti che raccontailcuoreel’animadiquellametropolirurale,immaginariaesconnessa,chesonoipaesi vesuviani e del Cilento. Il Maestro porterà parole, suoni e gesti di questo poema collettivoaTorino,inoccasionedelFestivaldell’oralità popolare, dal 19 al 24 settembre, laboratorioaperto sulla trasmissione orale dei saperi e
Sarzana (Sp) Stasera, in Piazza Matteotti, nell’ambito del «Festival della Mente», Attilio Bertolucci e Pier Paolo Pasolini, un’amicizia in versi con Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni. Info: www.festivaldellamente.it
degni di nota di Quirino Principe
di Carla Moreni
beaux di Nadj. Così «Oriente e Occidente» è decollato sotto il segno di una pittura del corpo: immaginaria, simbolica, premonitrice. Comunque – mala tempora currunt – in nero. Anche se, per fortuna, non nei festosi esauriti in platea, e al botteghino. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Oriente Occidente» - incontro di danze, culture e incroci nel Mediterraneo, Rovereto e Trento, sino all’11 settembre; Les Corbeaux/Joseph Nadj, Manifattura ex Monopoli di Stato, Alessano (Lecce), 7-8 settembre
Ottanta nostalgia di quegli anni la formazione del quindicenne Sheik e di molti quarantenni di oggi. Nella raccolta non c’è nessuna canzone americana. Il ragazzo del New Jersey costeggiava l’area New Romantic, la New Wave, la Seconda British Invasion. Stripper dei Depeche Mode, Hold me now dei Thompson Twins, What is love di Howard Jones, Shout dei Tears for Fears, Gentlemen take Polaroids dei Japan, Life’s what you make it dei Talk Talk, Kyoto Song dei Cure, William, it was really nothing degli Smiths, Love Vigilantes dei New Order, So alive di Love & Rockets, Stay dei Blue Nile, The Ghost in you dei Psychedelic Furs. Non ci sono brani degli Eurythmics,
Taddei apre la seconda parte di «Napoli Teatro Festival Italia»: Nero Inferno al Real Albergo dei Poveri il 9; Rosso Purgatorio al Nuovo Teatro Nuovo il 10 e Bianco Paradiso al Real Albergo dei Poveri l’11. Info: www.napoliteatrofestival.it
Fumata nera in salsa russa Schumann è ben più complicato
folkeggiando
di Riccardo Piaggio
Trilogia quasi dantesca di Alessandro
concorso busoni
Corvi sulla rotta di Ulisse
di Marinella Guatterini
Bricherasio (To) Il racconto del giovane partigiano protagonista di Miravo alle stelle dell’Accademia dei Folli conclude la rassegna «Incroci» alla Sala Polivalente il 10. Info: www.assembleateatro.com
Napoli
La XXXII edizione del Festival Città
danza
È il Mediterraneo il cuore della rassegna «OrienteOccidente» a Rovereto. Superbe le contorsioni pittoriche di Nadj
Spettacolo presenta il 10 e 11, al Teatro Comunale, Mariano Rigilloin Ferito a morte di Raffaele La Capria a cura di Claudio Di Palma. Info: www.cittaspettacolo.it
sul dialogo tra le culture popolari del mondo. «Son sei sorelle» (Squilibri,371 pagine, sette cd allegati, 95 euro), uscito gli ultimi giorni del primo decennio del nuovo Secolo, raccoglie i rituali e i canti della tradizione campana, dal 1966 al 2003. Numeri importanti, per un’operameno difficilealla letturae all’ascolto di quanto si possa, legittimamente, immaginare. I sette cd, completati da un songbook, compongono un unico, poderoso, brano corale. Fatto di suoni rari, che in pochi hanno la
sia l’una sia l’altra cosa). Poi c’è l’altro progetto di Dave Stewart, a nome tutto suo. Si intitola The Blackbird Diaries ed è un viaggio musicale nella direzione opposta a quella di Duncan Sheik. L’inglese Stewart omaggia la musica americana, di Nashville per la precisione, con un disco country-rock, con echi di Neil Young, di Bob Dylan, di Warren Zevon, di Tom Petty. Un disco impoverito da una sottile venatura pop, ma impreziosito da un pezzo scritto assieme a Sua Maestà Dylan e dalla partecipazione della rediviva Stevie Nicks. Gli anni Ottanta non sono scivolati via, caro Raf. Per fortuna. © RIPRODUZIONE RISERVATA
possibilità di ascoltare dal vivo anche solo una volta nella vita, perchénascono e muoiono nei tinelli, nelle piazze e sui sagrati delle chiese che fanno da corona al Vesuvio. Sono i suonidei tamburi acornice, deitriccheballacche, delle chitarre battenti. E, soprattutto, sonole voci senza tempoesenza spazio deicantori che intonano strambotti, "barzellette", monorime. Le registrazioni, come si diceva una volta "sulcampo", sono lontane dallapurezzasonora,ma proprioper questoci ricolleganoallamemoria e allavitadi comunità menolontane di quantopensiamo. Questo voluminoso progetto è anche l’occasione per andarsi a (ri)ascoltare con un classico del genere, la «Anthology of American Folk Music» (Smithsonian Folkways Recordings, 6 cd, 1997), comparsa per la prima volta nel 1952,
Fumata nera. Martha Argerich, presidente della giuria, scuote il capo amareggiata: no primo premio. Sulla tribuna della 58esima edizione dello storico Concorso Busoni salgono ex-aequo Antonii Barischevskyi, ucraino, e Anna Bulkina, russa. Terzo premio per Tatiana Chernichka, russa, in lacrime. Il meccanismo dei Concorsi è fatale. Ma un secondo alla pari va stretto per contenere insieme la poetica visionarietà del "Cavaliere nero" Barischevskyi, in finale con il Terzo di Rachmaninov, e la metallica squadratura della Bulkina, col Secondo di Prokofiev. Due personalità forti, opposte. Adesso non tanto i 10mila euro di premio, ma il ricco pacchetto di concerti sancirà il vero vincitore. Già qui, il premio del pubblico è andato a Barishevskyi. Lei, Martha, partì proprio così: aveva solo 16 anni e il Busoni di Bolzano, edizione 1957, le cambiò la vita. Succederà anche per Anna, Antonii e Tatiana? Difficile fare previsioni. Non tutti i n. 1 nei Concorsi rimangono n.1 nella vita musicale. Tuttavia, dopo aver ascoltato i 14 finalisti, setacciati da dure selezioni (112 in partenza) alcune considerazioni sono d’obbligo. La prima riguarda la qualità e la tenuta nella preparazione dei giovani pianisti di oggi. Molte cose cambiano nel tempo. Non la devozione, la disciplina, la concentrazione, il virtuosismo ai quali obbliga la nera pantera del gran coda. Il grande passato dello strumento riviveva nelle mani elettriche, piccolissime e straordinariamente veloci di Min Soo Hong, coreano, diciotto anni ancora da compiere; nell’invenzione di colori di Antonii Barishevskyi, da Kiev, classe 1988, sensibilità da compositore; nella classe elegante di Alessandro Taverna, nato nel 1983 a Portogruaro, unico italiano nelle ultime prove con orchestra del Concorso: suono affilato, stile aristocratico. La parte del leone anche al Busoni se la sono giocata russi e coreani: i primi hanno ancora scuole fantastiche, come provava la compattezza graffiante di Anna Bulkina (1986) con un Brahms-Paganini travolgente; oppure la solidità a tutto tondo di Tatiana Chernichka (1984) suono soffice, gran tenuta negli Studi sinfonici di Schumann. I coreani – imbattibili per la concentrazione fredda – stanno ammorbidendo lo stereotipo di pianisti di plastica: lo dimostrava la passionalità del cucciolo Hong, ma anche l’anima malinconica dietro il Mussorgskij di Sun-A Park (1988), fisico debordante, infelice, il pianoforte come isola di bellezza conquistata. Tutti i 14 finalisti dovevano confrontarsi, nel recital solistico, con almeno uno Studio contemporaneo, commissionato dal direttore artistico del Busoni, Peter Paul Kainrath: una manciata di minuti, ma quanto indicativi all’ascolto. Spesso delineavano meglio dei classici il profilo di un candidato, perché obbligavano a essere nuovi, inventivi, senza confronti. Tre carte vincenti, e non solo ai Concorsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
58˚ Concorso pianistico Busoni, Bolzano
che raccoglie il patrimonio delle social song e delle ballad nordamericane, serbatoio senza fondo per ogni songwriter e cantautore di oggi. Un consiglio: ammesso che ne abbiate il tempo, non cercate di ascoltare son sei sorelle come fosse un concept album. Siate prudenti. Scegliete un approccio omeopatico. Come le epifanie pubbliche del Maestro, che raramente viene chiamato a raccontare le storie che hanno composto il romanzo collettivo del nostro Sud. Lui, «cuore di Napoli», napoletano atipico, trentacinque anni fa ha dato alla sua città e al nostro Paese la sua più compiuta fiaba etnografica in musica; la Gatta Cenerentola, poderoso melodramma in tre atti che oggi in pochi conoscono e ricordano. Così, il Maestro vive dimenticato nella sua casa patrizia di
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n libro che è molti libri insieme, anzi, un corpus di scritti orientati verso un centro comune. Un autore che è tanti autori insieme. Una fortuna per la terra natale di questo autore, il Regno Unito. Si abbattono frangenti in cui una nazione, uno Stato, richiede con disperata urgenza una serie di diversi e tutti espertissimi consulenti, che però (ecco il difficile) siano anche infallibili operatori, e possibilmente (sempre più difficile!) confluiscano in una medesima persona. L’impero britannico di settant’anni fa trovò questo miracolo vivente in Eric Sams, nato a Londra lunedì 3 maggio 1926, morto a Londra lunedì 13 settembre 2004. Sams, allora giovanissimo, fu fra i pochi che con la sola intelligenza logica aiutarono la civiltà britannica a vincere la guerra. Ciò stava a cuore a tutti. Sopraggiunta la pace, Sams aiutò il suo paese a primeggiare negli studi filologici e musicologici. Inutile dire che ciò stava e sta a cuore a un numero incomparabilmente minore di britannici, di europei, di occidentali, di abitanti del pianeta. Nel 1943, Eric Sams aveva 17 anni. Era noto per la sua eccellenza negli scacchi, nel risolvere i cruciverba e i rebus e gli altri rompicapo enigmistici, nel decifrare musica scritta, soprattutto quella che nasconda enigmi e crittografie: Bach, Schumann, Elgar. Fu costretto a interrompere gli studi (poi brillantemente conclusi) e chiamato dalla Patria a decifrare il Codice "Enigma". Diede un mirabile contributo alla vittoria sulla Germania e all’installazione di Colossus, progenitore dei computer. Nelle crittografie schumanniane, il suo talento e la sua sottigliezza hanno dato esiti ricchissimi, e in questo libro sono raccolti tutti i suoi scritti su Schumann. C’è da deliziarsi con la decrittazione dei "soggetti cavati" (Asch, Abegg, eccetera) e dei ben più emozionanti messaggi cifrati costituiti da melodie, accordi, intervalli, didascalie in calce alle pagine pentagrammate. Studi accuratissimi, opera di mano maestra. Conserviamo, però, una posizione a distanza. Le analisi "enigmistiche" sono brillanti, convincenti, risolutive, ma sono ben lungi dall’esaurire i significati di una composizione. Forse Sams perdeva un po’ di vista il macrocodice linguistico su cui fiorisce la musica. Alla trinità costituita di musicologo, crittografo, studioso di Shakespeare, manca forse una figura: il filosofo della musica. Platone illumina meglio di Dàmone, Adorno meglio di Hanslick. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Eric Sams, Il tema di Clara. I codici cifrati, i Lieder, la malattia e altri saggi su Schumann, a cura e traduzione di Erik Battaglia, Analogon Edizioni, Asti, pagg. 260, € 18,00
Spaccanapoli, con una pensione di settecento e qualche euro al mese. Altrove, verrebbe conservato come patrimoniovivente, qualcuno avrebbegià coniatol’aggettivodesimoniano e i suoi archivi avrebbero una Casa. Se solo facessimo di Roberto de Simone il PellegrinoArtusidellanostra memoria popolare,avremmo costruito una ricetta per vedere, e forse scoprire, come lo Slow Folk sia una possibile alternativa al folklore, questo sì posticcio, di un mondo senza ricordi. Per comprendere, anche noi, quello che fu chiaro, una sera di trentacinque anni fa, al pubblico del Festival di Spoleto. E cioè, che nulla è più rivoluzionario dei ricordi, quando vengono chiamati con il loro nome. r.piaggio1@me.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
n. 241
DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Il Sole 24 Ore
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Realtà a muso duro a Controcampo «Out of Teheran» di Monica Maggioni, venerdì scorso, ha portato sugli schermi la storia di quattro dissidenti iraniani in esilio. Il 5 «Pugni chiusi» (nella foto) di Fiorella Infrascelli racconta un altro esilio, quello dei cassaintegrati della Vinyls di Porto Torres all’Asinara. Il 7 è la volta di Carlo Bachschmidt con «Black block»: i fatti di Genova visti con occhi stranieri
schermaglie veneziane
Neorealismo d’ebano di Cristina Battocletti
onoentratisottopelle,comeunamassa silente e caparbia e davanti alla macchina da presa cominciano ad avere le facce del loro difficile destino.Nonpiùstereotipatidomestici,delinquenti, estremisti religiosi, vittime su cui riversare lanostro bonomia:gliimmigratisonosoggetti cuiilcinemaguardaconcuriositàsuperata,come in Là bas di Guido Lombardi (il 6 settembre alla Settimana internazionale della critica). Il registaprendespuntodallastragediCastelvol-
S
turno del 2008, la prima in cui la camorra ha coinvolto vittime di colore, per raccontare una storiaintensa,tragica,senzasbavature:unneorealismo d’ebano. Ripulendosi da qualsiasi preconcetto,l’autoreallasuaoperaprima,ricostruiscei fatti a modo suo, nella crudezza di un percorso accidentato, senza perdonare e senza infierire, tra solidarietà e delinquenza. Là bas non avrebbe stonato nella selezione ufficiale per raccontare questa faccia d’Italia. Main concorso oggi passaTerraferma di EmanueleCrialese,che a prescindereda ogni valutazionecritica,hailmeritodi trasformarel’ennesimosbarco di clandestiniin dolorepulsante, a portata del nostro marciapiede. Anche nelcôté deldivertenteScialla diFrancesco Bru-
ni,passato venerdìscorso a Controcampo, accanto al ciabattare cialtrone di Fabrizio Bentivoglio e albullismofanfaronesco delbravo Filippo Scicchitano, c’è un ragazzetto di colore che veste nella maniera ridicola degli adolescenti ed è un "bro", un fratello. Nessuna connotazione particolare: il primo passo verso l’integrazione. Non c’è da ingannarsi, però, che il razzismo siascomparso.ÈspuntatofuorivelenosoeanonimoperCose dell’altro mondo diFrancescoPatierno, presentato ieri sempre a Controcampo. Lasagadiunimprenditoreveneto,impersonato da Diego Abatantuono – che sogna un mondo senza immigrati per poi implorarne il ritornoquandoscompaiono–haesacerbatoglianimi nordestini che hanno lanciato via web una campagna di boicottaggio della pellicola. Un sentimento carsico, che emerge in situazioni impensabili,come quando EugenioLio in Quiproquo (sempre ieri in Controcampo) di Elisabetta Sgarbi, chiedendo cosa sia l’avanguardia aun bagnantesteso in un fiumeper refrigerarsi dalla calura siciliana, si sente rispondere che
sono tutti «quegli umbriachi che lasciano le bottiglie ovunque, cinesi a New York con le sciabole e negri con le pistole». O nella diffidenzadellacomunitàchioggiottaperl’amore nato tra locandiera cinese di Io sono Li di AndreaSegre(il6 alleGiornatedegliAutori) e il pescatore Bepi, le cui origini slave sono state dimenticate. E comunque il cinema, in queste ricche sezioni collaterali della Mostra, è un vero strumento d’inchiesta della nostra realtà. Il bellissimo Piazza Garibaldi (l’8 a Controcampo) di Davide Ferrario, percorre l’Italia seguendo le tappe dei Mille, giovani infervorati di un’unità, combattuta per contadini scettici, quanto inconsapevoli. Italia fratricida ieri e senza speranza oggi a causa di una crescita demografica di segno negativo, conclude amaramente il documentario. Forse dimenticando che gli italiani sono amalgama secolaredi invasioni barbarichedi ogni natura echel’italianitàè unsentimentodiendemicae catastrofista fierezza, più che una provenienza.Loènellasotterraneaespiritatanapoletani-
mostra del cinema
e prime giornate della Mostra del cinema hanno visto passare alcuni dei registi più attesi dagli appassionati, con film che mostravano singolari somiglianze: strutture drammaturgiche tradizionali, performance virtuosistiche degli attori, lavoro di regia nascosto nelle pieghe del racconto. Anzi, i tre film di cui più si è parlato (Clooney, Polanski, Cronenberg) sono adattamenti di pièce teatrali. Il primo, Le Idi di Marzo, è tratto da un testo teatrale di Beau Willimon, e si rifà a una lunga tradizione di cinema liberal sulla politica, con un disincanto che riguarda anche i democratici: il potere logora ancor prima di avercelo. Il ritmo è retto da un gioco di attori bravissimi a cominciare da Ryan Gosling giovane spin doctor. Il film più bello del concorso, finora, è forse Carnage, che Roman Polanski, a causa dei suoi guai con lagiustizia Usa, ha dovuto gira-
L
truman di Daniele Bellasio
re tutto a Parigi, ricostruendo in studio un appartamento di New York. Un evento minimo, una lite fra bambini, si trasforma in uno scontro sempre più violento tra due coppie di genitori. Il testo di partenza è Il dio del massacro di Yasmina Reza: ma appunto il confronto permette di cogliere i pregi del film. Perché se la pièce, pur efficace, è in fondo programmatica e un po’ meccanica nel suo tira-e-molla, la regia la trasfigura con il ritmo, gli stacchi, le entrate e le uscite di campo, e la direzione di un quartetto di attori. A strappare più applausi è Christoph Waltz, che interpreta l’avvocato di una multinazionale farmaceutica ossessivamente attaccato al cellulare; ma il ruolo più difficile è quello di sua moglie, interpretata da Kate Winslet.Straordinari anche i componenti dell’altra coppia, quella liberal e perbene, Jodie Foster e John C. Reilly. Meno travolgente del film di Polanski, ma forse più sottile, il lavoro compiuto da David Cronenberg in A Dangerous Method, dalla pièce Talking Cure di Christopher Hampton. Il tema, come è noto, è la relazione tra Carl Gustav Jung e la paziente, e poi psicanalista lei stessa, Sabine Spielrein che, a quanto pare, fu la prima ad affiancare al principio freudiano di libido l’idea di un istinto di morte. E poiché l’istinto di morte (del singolo e della società) è uno dei temi centrali del cinema di Cronenberg, da Crash a Inseparabili, ci si poteva aspettare un viaggio al cuore delle ossessioni del regista. Invece il film si offre al pubblicocon l’apparenza di un film biografico, e man mano ci si accorge che al di sotto, in una ragnatela di allusioni, dettagli,sottintesi, il triangolo Jung-Spielrein-Freud racconta il destino di un’epoca. Se la tragica Sabine (ebrea, e morta anni dopo in lager) toc-
ca con mano uno dei punti oscuri della psiche e della storia, e se il vecchio Freud intravede sgomento l’abisso, il malinconico superstite alla fine è Jung, ipocrita e antipatico, ma a suo modo veggente. Davanti ai film citati, spicca Un eté brulant di Philippe Garrel, per la propria fedeltà alla lezione della nouvelle vague. Ma il risultato è, involontariamente, un disincantato addio a quel cinema libero e rivoluzionario. Nel raccontare i suoi giovani artistoidi in trasferta italiana, infatti, Garrel non riesce a nascondere una fiacchezza di fondo, una sorta di amaro cinismo dell’intera operazione. Poco rilevanti gli altri titoli visti finora. Comprensibile per motivi di glamour la pre-
teatro
il pirata di Mabuse mabuse1922@gmail.com TIVUCINEMASITI DA SCOPRIRE goo.gl/B2p8R «Repulsion» (Roman Polanski, 1965). Paranoia e ossessioni disponibili anche in HD! subcin.com/davids.html «Stereo» (1969) e «Crimes of the Future» (1970), i primi 2 lungometraggi di David Cronenberg goo.gl/aHQnO «Persepolis» (Marjane Satrapi, 2007). Temi politici e sociali per un capolavoro di animazione
Puglia nevrotica e ruvida
La meritata ora di oblìo
senza (fuori concorso) della pacchiana opera seconda di Madonna, W/E; molto meno quella del roboante Warriors of the Rainbow: Seedik Bale, che racconta la resistenza taiwanese contro i giapponesi, negli anni 20. Poulet aux prunes, di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, tratto da un fumetto dell’autrice di Persepolis, è una favoletta variopinta e stucchevole che vorrebbe ricreare atmosfere da Mille e una notte nel secolo passato. Il greco Alpis di Yorgos Lanthimos ha un bello spunto (un’associazione di gente che entra nelle vite di persone che hanno subito lutti e impersona i cari estinti a richiesta), ma lo risolve in un teorema misantropico e compiaciuto. Contagion di Steven Soderbergh è un classico film apocalittico con storie incrociate nel mondo. Ma viene il sospetto che, più che il contagio di una misteriosa influenza letale, la vera paura riguardi l’insicurezza sociale: folle che spaccano vetrine e irrompono nelle banche, blogger che seminano il panico... I film più rilevanti, insomma, hanno mostrato più lo stato del percorso di alcuni maestri che nuovi talenti o tendenze. Del resto, diversi autori emergenti o addirittura esordienti(come ilnostro Gipi o lafiglia di Michael Mann, Ami), da cui ci si aspetta molto, arriveranno nei prossimi giorni. In ogni caso, gli spettatori più curiosi hanno potuto battere con profitto anche le sezioni collaterali: incrociando magari il documentario di Frederick Wiseman sul Crazy Horse, alle Giornate degli Autori, o a Orizzonti Cut di Amir Naderi e Photographic Memory di Ross McElwee, documentario sul rapporto con i figli e col proprio tempo perduto, attraverso l’inganno delle immagini e dei ricordi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Premiato pomeriggio d’agosto
Dedicato a chi ha voglia di ridere. A chi, al rientro dalle vacanze estive, si sente un groppo alla gola, un magone gigante, un cerchio alla testa perché, inesorabilmente, il suo capo/a sta per azzannarlo/a di nuovo. Commedia a ritmo di corsa, farsaccia sfrenata, puro divertimento demenziale, ma con (quasi) tutti gli "incastri" narrativi al posto giusto. Tre amici imbranati e vessati: dal figlio cocainomane (sballatissimo Colin Farrell) del capo di un'azienda chimica, dal boss sadico (demoniaco Kevin Spacey) di un ufficio in cui nessuno osa sgarrare, dalla dentista giovane e ninfomane (Jennifer Aniston, wow!). E allora dài, facciamoli fuori questi maledetti rompiscatole. Ma come? Prendendo a prestito i piani d'azione da film e serie tv, da "Delitto per delitto" a "Getta la mamma dal treno", su su (o giù giù) fino a "Law and Order". Riusciranno i nostri eroi nel loro intento? E, in caso affermativo, ce la faranno anche ad evitare la prigione? Le trame si avvitano vorticosamente, le battute (e battutacce) si susseguono alla velocità della luce. Un’ora di oblio, prometteva il cinema delle origini. Prima di tornare in ufficio, vi sembra poco ritornare a quella vecchia, meritoria missione della settima arte? © RIPRODUZIONE RISERVATA
Come ammazzare il capo e... vivere felici, di Seth Gordon Usa, 98’, commedia, 2011 ALBUM
i film del sole hanna Joe Wright Usa, Uk, Germania, 111’, thriller, 2001 I fratelli Grimm scaraventati nei tormenti del nostro mondo: la strega è una spia crudele, i suoi antagonisti un guerriero buono (?) e una ragazzina quasi-ninja. Di tutto, di più.
bronson Nicolas Winding Refn Gran Bretagna, 92’, azione, 2008 Picchia che ti passa. Una vita dietro le sbarre, mai domo, un principe dell’autolesionismo, il più "celebre" dei carcerati nelle prigioni di Sua Maestà. Ragazzi, che sberle!
il primo incarico Giorgia Cecere
ai 2 si aggiudica il premio "miglior pomeriggio d’agosto". Roba da mettere alla prova la voglia di piscina. Si parte con Army Wife. È la storia di alcune coppie, ex coppie e famiglie che hanno in qualche modo a che fare con i soldati dello Us Army. A volte è lui arruolato, a volte lei, si raccontano le vite appese a un ordine di missione in Afghanistan, senza enfasi, con fierezza, nel ricordo anche dell’11/9. Rischiare la vita come lavoro, ricercare la fatica per superare se stessi, vivere i gradi
R
come responsabilità, la gerarchia come funzione utile al gruppo, abbracciare un cuscino in una casa vuota e insegnare a un figlio di dieci anni a essere l’uomo di casa: difficile non essere retorici, Army Wife ce la fa. Si continua con Squadra Speciale Colonia. Il telefilm, che fa parte di un filone che con Lipsia, Stoccarda e Cobra, replica nelle strade e nelle città tedesche il format americano dei Csi, ha un clima sospeso tendente maliziosamente al noir amoroso: dietro a ogni giallo c’è un
sentimento e davanti a un poliziotto trasandato che va pazzo per le vecchie Citroën squalo si prova simpatia. Si conclude con il meglio: The Good Wife, la prima stagione mentre sta per arrivare la seconda. È la storia di una famiglia messa alla prova. Lui, procuratore in carriera, finisce in uno scandalo sessuale e in prigione. Lei, la moglie con laurea in legge, è in un grande studio legale e in una battaglia quotidiana tra voci, clienti e tribunali. Tiene impegnata la sua vita per non pensare troppo e per trovare il modo di perdonare davvero. Il figlio cerca
di farsene una ragione scoprendo che cosa è accaduto al papà. Lei fa innamorare il suo capo? Lui può ricominciare? Riusciranno lui, lei e la loro famiglia a venirne fuori? Ha fatto bene la produzione a scegliere il volto di Alicia, Julianna Margulies, come simbolo: il mezzo sorriso, sempre un po’ ferito e un po’ fiducioso, con le fossette da saggia, dice tutto. È lei il volto della speranza, anche se «non posso fermare tutto quello che accade lì fuori, ma qui dentro diciamoci la verità». Bentornata. © RIPRODUZIONE RISERVATA
tàdell’artistaEnzoGragnianello,ripresain Radici di Carlo Luglio, passato ieri alle Giornate degli autori; o nella rabbiosa poesia di Pippo Delbono (domani in Orizzonti), che in Amore carne racconta il lungo cammino da sieropositivo. La sua geniale irruenza ha origini, amate e odiate, liguri, ma appartiene a tutti. Come dentrodinoisonoiluoghiromanisucuitornano AlessandroBoschi e Alberto Crespi, ideatoridiVoi siete qui(l’8 allaGiornate),documentario sognante, che appaia le scene dei film con le odierne piazze e strade della capitale dove sono state girate. AlleGiornateèstatopresentatoancheRuggine di DanieleGaglianone,da venerdì nelle sale. Tratto dall’omonimo libro di Stefano Massaron (Einaudi, 2005) racconta, riuscendoci anche se con qualche scivolata caricaturale, la pazzia di un pedofilo che si scatena in un’imprecisata periferia del Nord negli anni Settanta. Le piccole vittime sono nullità nelle mani del folle perché figli di terroni. Razzismi di ieri, razzismi di oggi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
di Luigi Paini
Inquietanti prigioni | Da sinistra, una scena di «Poulet aux prunes» di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud (Concorso) e «Contagion» di Steven Soderbergh (Fuori Concorso)
di Emiliano Morreale
orco Il bravissimo Filippo Timi in «Ruggine» di Daniele Gaglianone alle «Giornate degli autori» di Venezia
close up
Apocalittiche visioni
Sono tutti e tre adattamenti da pièce teatrali i film di Clooney, Polanski e Cronenberg
In scena
Italia, 90’, drammatico, 2010 Sud nel suo cuore. Nella Puglia degli anni Cinquanta si svolge il romanzo di formazione di una giovane maestra. Opera d’esordio, con sentimento.
michel petrucciani - body & soul Michael Radford Francia, Germania, Italia, 90’, documentario, 2011 Corpo e anima di un grandissimo del jazz: il corpo, malato, lo stringeva, l’anima (e la musica) hanno volato altissime.
di Antonio Audino
l festivalCasteldeimondi,chesichiude questa sera nell’incantevole cittadinapugliesedi Andria, non ha lavocazione della rassegna tematica. Sembrainfattipensatopiùperunpubblico curioso che non per una cerchia ristretta di addetti ai lavori, con un calendario di propostequantomaivariegatochevadall’Amleto delTeatrodelCarrettoall’algidaTempestadelgiovanissimogruppovenetoAnagoor,coniltrattointernazionalepropostodai francesi del Teatro-Circo Rasposo e molto altro. Ma la manifestazione è anche un’occasione per vedere i frutti di quella nuova
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coinvolgente | «Furie de sanghe» organizzazione del tessuto creativo e produttivo che da qualche anno è stata messa in moto su questo territorio. E nei loro esiti migliorileelaborazioni scenicheappaiono saldamente legate alla terra da cui hanno preso vita. Lo dimostra l’articolatissimo monologointitolatoJancu, unpaese vuol dire, prodotto dai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, che l’energico Fabrizio Saccomanno compone tentando un affresco a volte troppo affollato di personaggi e situazioni, ma attraverso il quale riesce a descrivere un piccolo conglomerato umano, tra gesti di solidarietà e invidie radicate, tra le guerre dei bambini a colpi di fionda e le ben più pericolose tensioni degli adulti. Il tema della difficoltà della relazione umanariecheggia,delresto,ancheinFurie de sanghe di Fibre Parallele, ma qui si concentrainunnucleofamiliare,padre figlioe vecchiazia,dove l’arrivo di una ragazza,fidanzata del giovane, rinserra definitivamenteilconfinediuninfernodiconflittualità e violenze. Nulla di bergmaniano. Qui siamoall’ultimogradinodelladegradazione sociale, della miseria, di un’asprezza che non ha mai un barlume di umanità. Il lavorodavveroincisivodellagiovanecompagniadiBari puntaproprioaldisagiodello spettatore, al fastidio prodotto da quel dialetto,spietatoneisignificatiquantofratturato e acuminato nei suoni, così come sgradevolisonoqueigestieroticisenzaintimità,quelledinamicheesistenzialiirrigiditeinaccidiosenevrosi.Eildisagiodichiosserva viene portato al limite estremo con suoni e rumori di sottofondo turbolenti e disarticolati,spostando cosìtutto ilquadro su unpiano grottesco, comeperuna favola neracheèpossibilequantoestrema,plausibile quanto esasperata. Ci appaiono così i personaggi, tra una ruvida concretezza e un’allucinazione spettrale, grazie al sorprendente lavoro di deformazione fisica e interiore che i giovani interpreti riescono a comporre, con quel padre dalle bave ripugnanti di Corrado Lagrasta o la vecchia zia strega, alle prese con un viscido capitone, di Sara Bevilacqua e i due ragazzi, lui, Riccardo Spagnulo, confinato in un’imbecillitàsenza voglia né possibilitàdi riscatto, lei, Licia Lanera (anche regista), pingue bamboladi carne, giàrassegnata allasua infelicitàsenza desideri. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Festival Castel dei mondi, Andria, www.casteldeimondi.com
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DOMENICA - 4 SETTEMBRE 2011
Il Sole 24 Ore
n. 241
L’uomo del ghiaccio ha vent’anni Il 19 settembre ricorrono i 20 anni dalla scoperta della mummia di Ötzi, da parte di due turisti tedeschi sul Giogo di Tisa. Il Museo archeologico dell’Alto Adige a Bolzano, che dal 1998 custodisce Ötzi, e l’archeoParc Val Senales, situato nell’ambiente in cui egli visse, hanno in programma una serie di mostre e incontri per celebrare il ventennale della scoperta. Per maggiori informazioni: http://oetzi20.it
Tempo liberato in viaggio su due piedi
calalù di Donata Marrazzo
a me mi piace di Davide Paolini
Il pane di Pessoa
Proviamo nuovi pesci
senza danneggiare le colture attraversate. La rinascita del Tratturo Magno secondo Imperiale, il nucleo dei suoi collaboratori e la pattuglia di pastori che aderiscono entusiasti, non potrà avvenire con progetti finanziati dall’alto. I convegni e gli stanziamenti si sono risolti finora in sperperi di denaro pubblico. L’antico tratturo dei pastori potrà risorgere se diventa un percorso di trekking a tappe che mette in moto dal basso un’attività agrituristica spontanea lungo il cammino, con l’adesione locale delle scuole e dei tanti comuni che attraversa. Per questo dal 2007, il 29 settembre festa di San Michele arcangelo, patrono delle grotte e delle sorgenti, parte dalla basilica di Collemaggio un plotone di camminatori con un gregge di rappresentanza, alcuni pastori e i loro cani, per ripercorrere in nove tappe l’antica via delle pecore, sognando un Camino di Santiago nostrano. Imperiale e i suoi compagni hanno pubblicato nel 2008 con la Regione Abruzzo la Prima guida del Tratturo Magno, con cartografia dettagliata faticosamente ricostruita con apparecchi Gps da Stefano Renzoni e Assieh Latifi. Anche dopo il terremoto, nel 2009 e 2010, hanno continuato a ripercorrere il trekking con nuovi volontari, passando anche dalle rovine di Onna e ora si apprestano a ripartire la mattina del 29 settembre da Collemaggio. Chi vuole può aggregarsi scrivendo a tratturomagno@gmail.com. Bastano scarpe da marcia, uno zainetto, sacco a pelo leggero e materassino per dormire sul pavimento nelle chiese o nelle antiche masserie come i boy-scout. E i pastori di una volta. crivelp@libero.it
ernando Pessoa trascorreva molto tempo alla Brasileira do Chiado, il caffè di rua Garrett a Lisbona, seduto al tavolino dove adesso immortale campeggia la sua statua di bronzo. Oppure sorseggiava Porto e limonate al Caffè Orquidea o degustava omelette alle erbe al Café Martinho da Arcada nella piazza del Commercio. Lo scrittore era cliente assiduo di osterie e ristorantini rustici (tascas). Ne è testimone Antonio Tabucchi, conoscitore e traduttore dell’opera di Pessoa: ai gusti del tormentato autore portoghese, lo scrittore toscano dedica pagine gustose nel suo libro Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa. Ma soprattutto lo testimonia Il libro dell’inquietudine, «un’autobiografia senza fatti», quaderni e fogli in prosa poetica per esplorare dietro la finestra il mondo che si apre fuori, nelle strade, e quello "dentro", seguendo tormenti, vaneggiamenti, sinfonie dell’anima. In una parola: sensazioni. Perché sono quelle che suscitano i ricordi, «sono una delle maniere con cui l’umiltà del mondo esterno mi può parlare, mi può dire cose del passato». Ecco la metafisica del quotidiano, come l’odore del pane che cuoce «nella panetteria fonda» e riaccende la memoria. Il pane portoghese tradizionale è preparato con la farina di mais. Sbriciolate il lievito nel latte e mescolate. Aggiungete l’acqua. Formate una fontana con la farina gialla, quella bianca e il sale, versatevi il lievito e l’olio. In una terrina lavorate l’impasto fino a ottenere un composto liscio. Copritelo e lasciate lievitare per mezz’ora. Tornate a lavorare l’impasto, lasciatelo riposare prima di dargli forma tonda. Sistematelo su una placca da forno, copritelo e lasciate lievitare per un’ora. Spolverate il pane con la farina di mais e cuocete in forno per 45 minuti. Ingredienti 2 cucchiaini di lievito di birra secco, 125 ml di latte, 200 ml di acqua, 200 gr. di farina di mais, 300 gr. di farina bianca, sale, 1 cucchiaio di olio di oliva.
opoaversantificato l’hamburger(dicarnechianina, dipiemontese ogriffato) cucinieri,cuochiechefstanno glorificandoacciughe(alici),sardine, baccalàesgombri.Menomale!Innanzitutto perchénonvengono così massacratii tonni rossidel Mediterraneo,in pericolo d’estinzione,eancheperché non ascolteremoneilocalilaormaiscontata litania:branzino,orata,salmone.Sempre piùfanno capolinoglisquisiti gamberi rossi diMazaraodi SanRemoelecapesante.Ma anchequesti molluschisono diventaticome ilprezzemolo.Ho assaggiatounrisotto strepitosodi AndreaBerton (Trussardialla Scala)con capesantain bellavista, forse per renderecromaticoilpiattooarricchirlo. Indiscutibilelascelta,maho aggirato,con forchettaecucchiaio,ilmolluscoemisono godutoilrisottodesnudocon uncalicedi VittorioMoretti2004. Pure i gamberirossi, ridottistabilmenteincarpaccio, proliferano:sonotutti ex residentidi MazaraeSanRemoono? Interrogativoche sipuò porreancheper carneChianina, razzasemiscomparsa,o perlacinta senese oper ilpistacchiodi Bronte. Ilrevivaldi acciugheesgombri,pesci"snelli"ericchidi salute(Omega3), duttiliincucina, convenienti,èdaapplaudire.Mapergli sgombrilavita èdura:scarseggiano ed èin corsouna guerraperlequote dipesca tra Unioneeuropea, IslandaeIsoleFaroeche voglionoincrementarei lorolimiti.Se si arrivasseaunbloccodelleimportazioni da IslandaeFaroe anchelo sgombro diverrebbecomel’Araba Fenice.Festa finita pureper leacciughe:lericcheegrasse pescatenelCantanbricohanno potuto sguazzarealungo, 5 anni(fermobiologico), malapescaèstatariaperta,per unmassimo di7mila tonnellate.In Italiailpassaggio primaveriledellealicifeliciaCetara, MonterossoeMeniacanonèstato da Guiness:ladomanda crescemal’offerta scarseggia.Appelloaicuochiche potrebberotrasformarsi inbagnini:mettete neivostri menu pescipococonosciuti: palamita,alalunga,sugoo sugherello, aguglia,eccetera. Potreste salvare,apoco prezzo,lespecie inestinzione.
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Transumanza, pronti via Rinasce il Tratturo magno, l’antica via che portava pecore e pastori da L’Aquila a Foggia. Si parte il 29 settembre con il sacco a pelo
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di Pietro Crivellaro e pecore non hanno mai goduto digrande considerazione,mentre il gregge, a parte l’eccezione della metafora evangelica, è semprestato termine spregiativo, sinonimo di pavida sottomissione. Elecose sono decisamentepeggiorate da quando lo stesso lupo, che pure non avevaunabuonaletteratura,grazieagliecologisti ha cessato di far la parte del cattivo. «Anche in una regione da sempre legata alla civiltàdellepecore comel’Abruzzo– osserva Pierluigi Imperiale, direttore dei servizi veterinari dell’Asl dell’Aquila – non si trovano peluchesdiagnelliepecoreperfargiocareibambini come negli altri paesi europei. È solo un indizio di una grave rimozione. Ci dimentichiamo dell’economia pastorale che qui è stata l’attività predominante fino agli anni Cinquanta.Perché sicredecosì di voltarelespalle a un emblema di povertà». «In realtà è un pregiudizio che colpisce le radici della nostra cultura – rammenta il dottorImperiale– perché l’allevamentodellepecore è stato per secoli una fonte di grandi ricchezze. Lo testimoniano le numerose chiese dell’Aquila e i palazzi della ricostruzione baroccaainizioSettecento,dopo l’ennesimoterremoto, favorita da un’apposita, lungimirante esenzione fiscale sugli ovini. Palazzi splendidi fino all’ultimo sisma del 6 aprile 2009. La stessa famosa basilica di Collemaggio, rimasta ora senza cupola, fu pagata dai lanaioli che rifornivano di panni pregiati la Firenze delrinascimento.Neiperiodipiùprosperidella pastorizia sui pascoli delle montagne abruzzesi vivevano più di tre milioni di capi. Ma solo d’estate, perché sulle soglie dell’autunno le greggi migravano verso la pianura e il mareper svernare nell’entroterradi Foggia. Era la civiltà della transumanza, l’allevamen-
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Chieti
Mar Adriatico Termoli
L’Aquila ABRUZZO
San Severo MOLISE PUGLIA
topendolareestagionaletrapianuraemontagna che ha caratterizzato per secoli l’economia dell’Italia centro-meridionale». Una volta a scuola si studiava I pastori del pescarese Gabrieled’Annunzio cheinpochiversi ricapitola usanze millenarie: «Settembre, andiamo. È tempo di migrare. / Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori / lascian gli stazzi e vanno verso il mare / ... / E vanno pel tratturo antico al piano, / quasi per un erbal fiume silente, / su le vestigia degli antichi padri». L’immediato dopoguerra ha segnato una svolta nella transumanza. Negli anni Cinquanta sono state attrezzate carrozze ferroviarie, ma presto è subentrato il trasporto su camion, mentre l’allevamento ovino è crollato. Oggi sulle pecore vivono tra Abruzzo, Molise e Puglie circa duemila famiglie, con una media di trecento capi ciascuna allevati per il latte, i formaggi e la carne. Non più per la lana che, come in un mondo capovolto, oggi è diventata una merce che non ripaga il costo della tosatura e spesso letteralmente un rifiuto.
Foggia
ampi spazi Il tratturo magno è lungo 244 chilometri e largo 11 metri. Qui sopra, il logo della manifestazione
Ma restano i tratturi, le antiche vie della transumanza che collegano l’Appennino alla piana di Foggia. Il dottor Imperiale, fedele alla sua vocazione di «ultimo veterinario condotto del Gran Sasso», perché ha cominciato a curare pecore, vacche e cavalli quando la sua professione nella comunità agropastorale incarnava un’autorità morale di riferimento, è anche l’animatore di un gruppo di lavoro che da una dozzina d’anni opera per rimettere in uso il tratturo L’AquilaFoggia, chiamato nelle antiche carte Tratturo Magno. Il grande tratturo lungo 244 chilometri, il più importante del reticolo che collega i pascoli montani con quelli invernali è in abbandono ma resta fortunatamente di proprietà demaniale. Era un tempo una specie di autostrada d’erba che si snodava a perdita d’occhio su e giù per valli e colline perché le antiche leggi aragonesi imponevano fosse largo 111 metri. L’unità di misura originale è ignota, ma la larghezza di fatto risulta quella, così ampia per garantire il pascolo alle greggi in transito di migliaia di pecore
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OLYCOM
in vetta rifugi firmati
Per bivaccare con l’architetto di Marco Sammicheli
l paesaggio alpino dopo essere rimasto invariato per secoli ora è stuccato dall’edilizia. L’architettura alpina infatti esprime un ventaglio di tipi molto conosciuti e frequentati: lo chalet, l’albergo, il residence fino alla baita, la malga, il bivacco e al rifugio. I rifugi, tra le costruzioni che s’incontrano in montagna, sono quelli che mantengono intatto il fascino ancestrale del riparo, della meta, dell’avamposto, della piattaforma che l’uomo è riuscito a strappare alla natura per creare un’oasi dove riposare, contemplare il paesaggio, pregare e abbandonarsi all’essenza della vita dopo una sfida fisica, quella appunto del raggiungere con ore di cammino un luogo tanto mitico e spirituale quanto materiale e funzionale. Da un punto di vista architettonico il rapporto tra progettisti e montagna è qualcosa
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che va ben oltre il semplice legame tra una professione e l’oggetto del suo incarico. Chi si è misurato con la montagna e con la progettazione di un rifugio ha fatto i conti con la passione totalizzante e con prove professionali sempre al limite della sperimentazione, fino a scommesse con gli agenti atmosferici e l’assoluta complessità di edificare ad alta quota andando oltre le consuetudini. Nel 1954 Carlo Mollino scriveva che «in montagna non dovrebbero che approvarsi costruzionibasse, scompariregli aereitralicci delle linee ad alta tensione, le teleferiche diventare sotterranee, gli alberghi diventare dei bunker coperti di muschio». Mollino, Ponti, Albini, Sottsass Seniors, Gellner tra i maestri, Mangiarotti, Isola, Bruna, Giacopelli, Bearth e Deplazes tra i contemporanei, hanno saputo coniugare le proprie conoscenze tecniche alla specificità della montagna applicando accuratamente norme e principi della sostenibilità attraverso edifici dal basso impatto ambientale capaci di vivere del sole, dell’acqua e del vento che li circonda durante l’anno.
–Rifugio Vittorio Emanuele II
Mario Cereghini nello storico manuale anni Cinquanta Costruire in Montagna. Architettura e storia sintetizzava così le linee guida per costruire in quota: «L’architetto di montagna si preoccupi soprattutto della sequenza clima-spazio-tempo-economiapanorama, e applichi nel suo progetto tutti quegli accorgimenti che gli danno garanzia di solidità e funzionalità». Pur rimanendo fedele alla sua vocazione, il rifugio ha subito modificazioni epocali nel corso degli anni. La pratica dell’alpinismo è passata da essere un ardimentoso svago di una classe elitaria a un’attività sportiva aperta a un mondo sempre più numeroso di appassionati. Raggiungere un rifugio d’alta quota non è un gioco da ragazzi, compiere lo stesso sforzo che ha visto protagonisti alpinisti, aristocratici, pastori e artisti che in montagna hanno trovato ispirazione per la loro musica, le loro sculture e le loro pitture è un privilegio per una tribù i cui confini sono quelli di una comunità di silenziosi adepti. Anna Foppiano sulle pagine di «Abitare»
È nel parco del Gran Paradiso ed è stato progettato da A. Melis nel 1932. Realizzato 2 anni dopo, ha forme originali che anticipano i bivacchi in lamiera della Seconda guerra mondiale
– Rifugio Vallanta
sua altezza | Rifugio Vittorio Emanuele II nel Gran Paradiso, opera di A. Melis (1932) a proposito della seconda ristrutturazione nel 2005, dopo la prima nel 1987, del rifugio Dalmazzi a opera dello Studio Giacopelli Architetti, con un’attività quasi trentennale in tema di rifugi alpini, scriveva che era «il solo risultato possibile di un ponderato equilibriotralasuaposizione,chesfruttaognipendenza possibile alla roccia, e un programma funzionale e formale scarnificato. Il rifugio è una presenza rassicurante ed evidente, che si sporge con la facciata lucente e lo sbalzo
È un prisma di pietra che si staglia contro la parete Ovest del Monviso ai bordi del laghetto della Bealera Founsa. Si trova in Val Varaita ed è un progetto di M. Momo e G. Bellezza del 1975, fu finito nel 1988
– Capanna Sciora Batte bandiera svizzera ma appartiene a itinerari italiani. È stato eretto nel 1905 e ristrutturato nel 1948: la forma attuale si deve a un ampliamento dell’85
– Rifugio Gonella La chiusura per ristrutturazione sta creando aspettative tra gli alpinisti anche perché questo mitico rifugio sul Monte Bianco promette un concentrato di tecnologia e architettura a impatto zero. Il progetto di Antonio Ingegneri e Bruno Cimberle prevede di sconservare la parte storica e un ampliamento.
del terrazzo verso la vallata sottostante». Per dirla con una definizione degli architetti Gabetti e Isola, costruire in montagna è un tema dell’architettura come paesaggio analogico, eppure oggi tecnologie digitali e costruttive estremamente avanzate hanno reso possibili rifugi come il Monte Rosa Hutte. Il progetto degli svizzeri Bearth e Deplazes in collaborazione con il Politecnico di Zurigo è un edificio autosufficiente al 90% anche grazie a un’intera parete, quella meridionale, totalmente ricoperta di pannelli solari. Tuttavia il rifugio non dimentica di essere un’architettura contemporanea per stile e presenza scultorea. È una nuova icona della montagna per lo più rivestita in alluminio capace di rompere con la tradizione alpina – nonostante gli arredi interni siano tutti in legno – e assomigliando molto alle stazioni di ricerca in Antartide. Rifugiarsi in montagna è ancora una questione d’architettura e di passioni, di uomini che chiedono in prestito alla montagna un lembo di terra per vivere un’emozione. Cesare Pavese, nel racconto Tre donne sole pubblicato nel 1949, così fa descrivere Febo alla protagonista Clelia: «Quest’architetto era rosso, testardo, peloso, un ragazzo: parlavasempre di ville in montagna; così scherzando, mi schizzò il progetto di una casetta di vetro per prendere il sole d’inverno». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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scrittore (1923-1985)
nova.ilsole24ore.com
Domenica 4 Settembre 2011
Un polimero muoverà le metropoli Il litio «potenziato» dà più autonomia all’auto elettrica: ci scommette Parigi dove sta partendo il servizio di car sharing più grande del mondo di Elena Comelli a battaglia d’autunno per l’auto elettrica è cominciata. Autolib’, il servizio di car-sharing elettrico in partenza a Parigi, potrebbe essere il primo passo di una vera rivoluzione per la mobilità urbana, non solo sul piano tecnologico ma anche di sistema. In città il traffico veicolare è di gran lunga il primo responsabile delle emissionidi polveri sottili e di ossidi di azoto, i precursori dell’ozono. A fine agosto, in base ai dati elaborati da LaMiaAria.it, la qualità dell’aria di Milano era "eccellente". Il riposo estivo ha fatto scendere al minimo i livelli d’inquinamento. Ma fra non molto ricominceremo a contare i giorni di sforamento dei livellidi Pm10: nel 2010 sono stati 134 a Torino, 95 a Napoli, 87 a Milano, 67 a Roma, 65 a Firenze e via enumerando. Da Parigi, invece, arriva aria nuova. Silenziose e prive di emissioni, tremila auto elettriche made in Italy stanno per invadere la Ville Lumière e 81 comuni limitrofi. Blue Car, disegnata da Pininfarina con la tecnologia di Vincent Bolloré, saràla protagonista assoluta di questo gigantesco programmadi mobilitàsostenibile, il più grande del mondo, con un bacino d’utenza di quattro milioni di clienti fra la capitale e l’Ilede France. Blue Car è laprima auto elettrica prodotta in serie alimentata da batterie ai polimeridi litio-metallo,una tecnologia innovativa in grado di memorizzare, a parità di peso, fino a cinque volte l’energia delle batterie tradizionali e quindi di aumentarenotevolmentel’autonomiadei veicoli. Alla batteria è abbinato un dispositivo per lo stoccaggio dell’energia, un supercapacitore che recupera e immagazzina l’energia in frenata, per poi renderla disponibile alla ripartenza del mezzo. I grandi produttori come Renault e Peugeot, che stanno investendo miliardi di euro nello sviluppo dell’auto elettrica, hanno preferito le batterie agli ioni di litio, considerate meno instabili. Blue Car dichiara un’autonomia di 250 chilometri, contro i 100 della Smart ED, i 110 dellaNissan Leaf o i 160 della Renault Fluence. Bolloré è convinto della sua scelta, che
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La Vita Nòva. Da oggi scaricabile gratis l’ultimo numero del magazine per iPad
sta sperimentando da dieci anni con la società Batscap, insieme al colosso dell’energia Edf: la nuova fabbrica di Ergué-Gabéric, nel suo feudo di Finistère, servirà proprio per alimentare le Blue Car destinate ad Autolib’. Il senso industriale della sua sfida è evidente: se riuscirà a convincere il pubblico della bontà di questa tecnologia, alle sue batterie si aprirà un vasto mercato. Per questo ha partecipato alla gara parigina, indetta l’anno scorso, impegnandosi a investire almeno 60 milioni di euro nell’impresa. Così ha battuto due rivali ben più strutturati di lui per la loro esperienza in reti di trasporto: Veolia e il consorzio formato da Ratp, Sncf, Vinci e Avis. Il Comune di Parigi gli ha assegnato in concessione 700 stazioni di parcheggio e ricarica, di cui 500 in superficie e 200 in garage sotterranei. Le prime vetture, già omologate, saranno in circolazione da settembre, in tempo per la presentazione ufficiale durante la Nuit Blanche, il 1˚ ottobre. A livello di massa il lancio del servizio è previsto a partire da dicembre. Chiunque po-
Pronte tremila vetture: promettono di rivoluzionare la mobilità della metropoli trà accedervi, con soli 12 euro al mese di costo fisso e una tariffa variabile a seconda delle ore di utilizzo. Ma Autolib’ sarà un laboratorio interessante anche sotto altri punti di vista. Il car sharing elettrico, infatti, rappresenta una sfida per il modello di automobilismo proprietario, profondamente radicato nella nostra società. Non a caso la rivoluzione parte da Parigi, dove appena il 42% degli abitanti ha la macchina. Solo a Londra (36%) e New York (20%) le vetture private sono ancora meno diffuse, mentre Roma e Milano,con oltre70 auto ogni cento abitanti, hanno un tasso di motorizzazione fra i più alti al mondo. «Modificando i tradizionali confini fra mobilità individuale e trasporto pubblico,Autolib’porterà nuova linfa alla progettazione della mobilità urbana», spiega Sylvain Marty, direttore del consorzio misto titolare dell’iniziativa. In questo senso, il nuovo servizio dovrebbe aiutare i parigini a ripensare l’intero sistema: i treni del Réseau Express Régional e la fittarete del metro si potrebbero vedere come le grandi arterie di un organismo complesso, di cui le auto elettriche diventeranno i capillari, quell’ultimo miglio capace di portare gli utenti a destinazione, da porta a porta. E senza gas di scarico. elenacomelli.nova100.ilsole24ore.com
Nuova vita ai fumetti L’avventura atterra sul tablet di Antonio Larizza
a Vita Nòva torna sull’App Store. Il magazine digitale formato iPad realizzato dalla redazione di Nòva continua a sperimentare il nuovo linguaggio dell’informazione su tablet. E lo fa con una storia di copertina dedicata a un altro ritorno: quello degli eroi dei
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Imprese
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Nuovo cinema interattivo: lo spettatore è protagonista
Fatturazione elettronica? Poche le Pmi senza carta
Smartphone più veloci per battere l’iPhone
Da Last Call, l’horror che chiede allo spettatore di operare scelte nella sceneggiatura, a L. A. Noire, gioco che usa tempi e grammatica del grande schermo. Anche al cinema lo spettatore è sempre più attivo.
La fatturazione elettronica in Italia è una realtà ancora troppo poco diffusa nell’ambito delle aziende piccole e medie. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano solo una Pmi su sette dematerializza ordini e pagamenti.
A confronto quattro telefonini dual core, gli anti- iPhone. Veloci, potenti, efficienti. A discapito dei consumi: le prestazioni influiscono sulla durata della batteria.
Simone Arcagni, pag. 51
Gianni Rusconi, pag. 52
Luca Figini, pag. 55
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Altri servizi a pag. 50
Supplemento al numero odierno del Sole 24 Ore - Poste Italiane sped. in A.p. - D.l. 353/ 2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c.1, Dcb Milano
La strana forza dei progetti di collaborazione immy Wales lamentava che le 90mila persone disposte a scrivere gratis l’enciclopedia Wikipedia stanno diminuendo. «Non è un dramma, è un problema», dice Wales. La sua preoccupata esternazione fa forse parte della campagna che Wikipedia ha lanciato per conquistare, come dice Gartner, 5mila nuovi contributori entro dieci mesi. In realtà, non c’è crisi di partecipazione nel mondo dei media sociali, anzi. È vero piuttosto che ci sono molte alternative a Wikipedia: perché molti han-
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edicole. Ma sul web e soprattutto su tablet e smartphone la vita continua: vecchi e nuovi eroi di cartone si mettono in rete, dove la rinascita pulsa in un network di oltre 200 comics shop. Per un nuovo, intrigante, episodio a strisce e bit. Continua a pag. 53
Idee
crossroads
di Luca De Biase
fumetti. Già, perché sulla tavoletta magica, uno a uno, stanno rinascendo tutti: da Tex a Diabolik, da Topolino a Dylan Dog. La crisi dell’editoria tradizionale aveva quasi neutralizzato i loro superpoteri: negli ultimi 12 mesi, solo in Italia, hanno chiuso oltre 2mila
no scoperto che la collaborazione in rete può servire a perseguire progetti seri e impegnati, oltre che per fare ogni altra cosa. Anche se è passato l’entusiasmo iniziale Quora e Ted Conversations restano esempi funzionanti di social network dedicati allo scambio di informazioni di qualità. Dimostrano che la collaborazione tra pari non è necessariamente spontaneismo. E con i social network ben disegnati si affrontano ormai anche diversi progetti professionali. Esempi? L’Agenzia per l’innovazione ha convocato 20mila persone alla "Innovatori Jam" per discutere online il 13-14 settembre, con il supporto tecnico dell’Ibm (i temi sono nel riquadro qui a lato, ndr). Intanto, il Monte dei Paschi sta per intro-
i temi della «jam» 1. Internazionalizzazione: Italia degli innovatori 2. Giovani, talento, merito 3. Start up, incubatori e venture capital 4. Ranking dell’innovazione 5. Accessibilità,apps,nuovicanali 6. Agenda digitale 7. E.commerce, e.tourism 8. Codice dell’amministrazione digitale 9. Informazione e nuovi canali 10. Smart cities
durre una intranet basata sulla logica dei social network. Deve favorire lo scambio di informazioni tra i suoi 30mila dipendenti. La scommessa è che il coinvolgimento e la serietà della collaborazione sia favorita dal design e dalla gratificante esperienza di contribuire in base alle proprie capacità, non solo in base alle procedure bancarie. Funzionerà? Sono passati gli anni pionieristici, ideologici e un po’ eroici dell’innovazione internettiana, ma la velocità del cambiamento non rallenta: chi innova davvero non vive più di pregiudizi, ma di ipotesi visionarie e verifiche empiriche. Certo, saperlo fare nelle aziende e nelle istituzioni, a ben vedere, un po’ eroico lo è tuttora. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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nòva - n. 241
Il Sole 24 Ore - Domenica 4 settembre 2011
La rivincita dell’auto elettrica
di Francesca Cerati
Idee
piggydemic
modelli urbani virtuosi
in italia
Aria nuova sulle strade
La sorpresa viene da Napoli
Scienza
App per Facebook svela l’epidemia Una nuova app di Facebook svela il percorso di un’epidemia. Sviluppata al dipartimento di Biochimica e biologia molecolare della Tel Aviv University, "PiggyDemic" aiuterà a capire come i virus si diffondono nella popolazione. L’app permette infatti agli utenti di "infettare" i loro amici con un virus simulato, ma anche di autoinfettarsi. Studiando il contagio virtuale, i ricercatori puntano a raccogliere informazioni su come un virus muta e si diffonde con l’interazione umana. Insomma, le interazioni a suon di mouse e tastiera simulano i rapporti e i contatti umani, e sono cruciali nel caso dell’influenza, definita un "fenomeno sociale". http://apps.facebook.com/piggydemic
terapia
Iniezioni di virus anti-cancro Ricercatori Usa e canadesi sono riusciti a sviluppare un virus geneticamente modificato che, inoculato con una singola infusione venosa, riesce a penetrare nei tumori e "ucciderli" senza danneggiare i tessuti sani. Il virus killer, battezzato Jx-954 e derivato da un vaccino contro il vaiolo, a differenza della chemioterapia, che ha effetti collaterali pesanti, può causare al massimo febbre per 24 ore. Il primo test, apparso su «Nature», è stato eseguito su 23 pazienti con un tumore avanzato: in sei degli 8 volontari cui sono state inoculate due dosi di Jx-954 il tumore si è stabilizzato o si è ridotto. In sette pazienti dello stesso gruppo ristretto il virus si è replicato, ma non nei tessuti normali. La prossima fase prevede di trattare 120 malati di cancro al fegato.
cervello trasparente
La scolorina dei tessuti biologici Embrioni di topo trasparenti come ectoplasmi sono stati creati nei laboratori giapponesi dell’Istituto di neuroscienze Riken di Wako, vicino a Tokyo. Le immagini in 3D, pubblicate su «Nature Neuroscience», permettono di vedere attraverso il loro cervello fino a identificare i singoli vasi sanguigni e strutture nervose. Questo è stato reso possibile grazie al trattamento con un nuovo reagente, detto"ScaleA2", che rende trasparenti i tessuti biologici, senza alterarne forma e proporzioni. «I nostri test – hanno detto i ricercatori – si concentrano per ora sul cervello di topo, ma in futuro ScaleA2 potrà essere usato anche su cuore, reni, muscoli e su campioni di tessuti umani».
Direttore responsabile Roberto Napoletano Vicedirettori Edoardo De Biasi (vicario), Elia Zamboni, Alberto Orioli, Alessandro Plateroti, Fabrizio Forquet (redazione romana) In redazione Fernanda Roggero (caporedattore) Pierangelo Soldavini (vicecaporedattore) Alessia Maccaferri (caposervizio) Francesca Cerati (vicecaposervizio) Luca Tremolada Antonio Larizza Giuseppe Caravita (inviato) Grafica Cristiana Acquati, Clara Mennella, Antonio Missieri, Laura Cattaneo, Francesco Narracci (art director) Luca De Biase (editor) Marco Magrini (consulenza editoriale)
Arriva il sequel di «Who killed the electric car?»: la "rivincita"dell’auto elettrica attraverso quattro "cai" che ci hanno creduto. Online il trailer. www.ilsole24ore.com/nova
Dall’uso delle due ruote all’interconnessione con i treni fino ai ferry: nei grandi centri la mobilità intelligente è una sfida da vincere
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l segreto sta nell’integrazione dei sistemidi trasporto. «Un pianodi mobilità parte sempre dal dialogo fra le varie società di trasporto pubblico e da un accordo strategico fra i diversi enti locali del centro e della cintura urbana», spiega Edoardo Croci, direttore di ricerca allo Iefe, il centro di economia e politica dell’energia e dell’ambiente della Bocconi, oltre che ex assessore alla Mobilità del Comune di Milano e "padre" dell’Ecopass. «In una città come Milano, dove entra un milione di pendolari al giorno e quindi una persona su due in circolazione in città viene da fuori, è chiaro che agire solo a livello comunale non risolve il problema», precisa. Proprio per questo Palazzo Marino ha instaurato nel tempo un dialogo con i 32 Comuni della cintura urbana, ma «la densità della rete è ancora insufficiente», ammette Croci. Tanto che due terzi di questi spostamenti si fanno in auto:
di Elena Comelli
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all’auto elettrica alla bicicletta, dal car-sharing ai mezzi pubblici: le vie della mobilità sostenibile sono (quasi) infinite. L’importante è ridurre l’inquinamento dei motori a combustione interna nelle aree più densamente popolate, quelle dove oggi si concentra maggiormente.Seèvero che lecittà,come dicel’economista di Harvard Ed Glaeser, sono la miglioreinvenzione dell’umanità,è anche vero che rischiano di diventare invivibili se non si applicheranno soluzioni di mobilità intelligente,nella prospettiva di una rapida crescita della popolazione urbana: saremo nove miliardi nel 2050, all’80% concentrati nelle metropoli. E quindi cerchiamo di non soffocarle con i nostri tubi di scappamento. «In centro senza la macchina!» è lo slogan della European Mobility Week, che si svolge dal 16 al 22 settembre e a cui partecipano 25 città italiane. Per aderire, bisogna dimostrare di aver adottato una qualsiasi misura in favore del trasferimento permanente di spazi urbani dalle auto ai pedoni, alle bici o al trasporto pubblico. E questo sta diventando il punto centrale dell’azione di molti sindaci che dettano l’agenda dellasostenibilità in Europa e oltre. La vivibilità cittadina, infatti, non si compone di una singola misura, ma di una serie di buone pratiche applicate a tappeto per molti anni. È il caso di Zurigo, che vanta una ripartizione modale del 63% su trasporto pubblico e solo del 25% su auto privata, o di Copenhagen, dove il 36% della mobilità urbana si risolve con la bici (26% in auto), ma anche di New York, dove un fiume di pendolari si riversa su Manhattan via treno o via traghetto. I tre modelli sono diversi, ma puntano nella stessa direzione: abbassare il più possibile la quota di auto private circolanti nello spazio urbano. All’altro capo della graduatoria, in Europa, si collocano Torino e Palermo, con una prevalenza del 79 e 78% dell’auto privata sulle altre opzioni di mobilità, contro il 5 e il 9% del trasporto pubblico. Milano è una via di mezzo, con il 47% di auto private nella ripartizione modale, non lontano da Roma (53%), Madrid (48%) e Budapest (46%). Tra i casi più virtuosi, oltre a Zurigo e Copenhagen, troviamo Berlino e Vienna (31%). A New York, solo il 24% dei pendolari usa la macchina per arrivare in ufficio: il 41% usa la metropolitana, il 12% l’autobus e gli altri vanno in bici, in treno o in traghetto. La metropolitana è talmente importante per gli abitanti della Grande Me-
79%
elenacomelli.nova100.ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARKA
TIPS
La sostenibile leggerezza del treno Negli anni Novanta Zurigo ha costruito una rete di 320 chilometri di treni leggeri, chiamata S-Bahn Zurich, che collegano la città con il suo hinterland, centrata su una nuova arteria che attraversa tutto il centro, un terminal interno alla stazione centrale e 13 linee a raggera, su cui viaggiano 120 treni a due piani, con 400 posti ciascuno, ogni 15, 30 o 60 minuti, a seconda degli orari.
La bicicletta corre sull’acqua Dronning Louises Bro, uno dei ponti sopra i "laghi" che circondano il centro di Copenhagen come un anello di acqua, è considerato il punto di passaggio più trafficato di ciclisti nel mondo occidentale: 35mila bici lo intasano ogni giorno, nell’ora di punta mattutina, che piova o splenda il sole. Nel 2010 Copenhagen è risultata la città più verde d’Europa nello European Green City Index.
La rinascita del traghetto urbano Una delle soluzioni più interessanti è il pendolarismo via ferry. Il traghetto più frequentato in Usa è lo Staten Island Ferry, che trasporta ogni anno a Manhattan 19 milioni di passeggeri. Dal 1986 sono stati ripristinati i traghetti sul fiume Hudson e il traffico è in costante crescita, soprattutto al Molo 11 di Wall Street. Quest’anno è stato ripristinato anche il traghetto sull’East River.
la, che è sempre in funzione, 24 ore su 24, così come il treno dei pendolari che viene dal New Jersey, il Path. I newyorkesi macinano complessivamente oltre 18 miliardi di miglia sui mezzi pubblici ogni anno, contro i 2,8 miliardi degli abitanti di Los Angeles e i 2,2 miliardi dei cittadini di Chicago. L’alta incidenza dei trasporti pubblici sulla mobilità cittadina ne fa una delle città più efficienti del mondo industrializzato: il consumo pro capite di idrocarburi equivale alla media americana del 1920. Stesso discorso vale per Zurigo: la capitale finanziaria della Svizzera è considerata un modello a livello globale per la funzionalità dei suoi mezzi pubblici, che atti-
rano il 63% degli spostamenti. Questa prevalenza è stata ottenuta migliorando costantemente l’offerta e coordinando le 41 diverse compagnie di trasporti pubblici di tutta la regione, che insieme gestiscono 262 linee, per 2.300 chilometri complessivi, con un unico biglietto comune. Corine Mauch, prima donna e primo sindaco apertamente gay a guidare la più grande città elvetica, ha incentrato sul trasporto pubblico la sua campagna elettorale nel 2008, promuovendo un referendum per ancorare nella Costituzione cittadina il concetto di società a 2.000 watt, passato a larga maggioranza. Mauch applica una politica sempre più restrittiva sui parcheggi in cen-
tro, dove ormai si può lasciare la macchina solo per un’ora, pagando tariffe salatissime e con la certezza di una multa in caso di inadempienza. Copenhagen, la città campione mondiale della bici, dove solo il 26% dei tragitti cittadini si copre in auto, non è da meno: la difficoltà di lasciare la macchina e la certezza della pena rappresentano un deterrente formidabile per gli automobilisti. Ma in ultima analisi, quello che conta di più è la fierezza degli abitanti nel perseguire uno stile di vita che rende l’aria più respirabile e consegna ai posteri una metropoli dove fa piacere abitare.
reti sociali
Q online I video che illustrano i progetti del SENSEable City Laboratory del Mit.
La città intelligente nasce dal basso di Carlo Ratti e Anthony Townsend
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invenzione dell’agricoltura 10mila anni fa ha dato vita ai primi insediamentiumani.Conlecoltivazioni che producevano più cibo del necessario, villaggi e città hanno sviluppato istituzioni e specializzazione del lavoro. I mercati, i templi e i palazzi hanno creato reti sociali organizzate attorno al commercio, al culto e al governo. Con il passare del tempo le relazioni tra questi network sono diventate più strutturate e complesse. È risultato così evidente che il rapporto sociale,e non l’efficienza, è la vera killer app per le città. Anche se gli edifici più significativi sono quelli su cui basiamo la conoscenza di diverse città, nella realtàla gran parte dellaloro struttura fisica è stata elaborata dalle persone comuni. L’evoluzione delle città si è democratizzata, decentrata e adattata, proprio come la vita sociale ed economica. Questa crescita organica delle città classiche rappresenta diverse lezioni per le smart cities del futuro. In primo luogo, imponendo un disegno preordinato, gli amministratori che centralizzano la pianificazione spesso non sono in grado di costruire una città che soddisfileesigenzedeicittadini,cheneriflettalaculturaechecreiquell’integrazionediattivitàchecaratterizzaigrandiluoghi.Allostessomododiversiprogettidi"casaintelligente" sono falliti negli ultimi decenni proprio per-
Il record negativo di uso di mezzi privati
il 66% dei viaggi fra Milano e il suo hinterland è coperto con mezzi privati, contro il 47% dei viaggi interni alla cintura urbana. «Ci vorrebbero grandi investimenti nella rete ferroviaria regionale e nellametropolitana milanese, che a dire la verità sono in programma, ma non è detto che tutti i piani vadano in porto», fa notare Croci. E poi c’è la questione delle merci: «Il trasporto merci causa meno di un decimo del traffico ma oltre un terzo dell’inquinamento in città, che potrebbe essere eliminato con una logistica più moderna». Sul piano della logistica, il modello italiano è Vicenza, dov’è in vigore un divieto di circolazione per tutti i mezzi commerciali con motore a combustione interna: è il centro eco-logistico vicentino (Veloce Logistic Center) che cura la distribuzione intelligente delle merci nel centro storico con una flotta di mezzi elettrici, servendo 312 negozi all’interno della zona a traffico limitato. Per il trasporto delle persone, invece, tra i modelli più interessanti c’è Parma, piccola capitale del bike sharing e del car sharing, che sta facendo un massiccio investimento sulle auto elettriche per incentivarne l’uso, con cento colonnine di ricarica e cento veicoli elettrici a noleggio entro il 2012. Ma è Napoli, secondo Croci, il benchmark italiano di un sistema integrato di trasporti fra centro e cintura urbana. «La connessione fra la metropolitana cittadina e le ferrovie leggere Circumflegrea, Cumana, Circumvesuviana e passante, le funicolarie i traghetti, è stata perseguita con integrazioni infrastrutturali intelligenti nello spazio di due decenni, dagli anni Novanta fino ad oggi, facendone un modello da seguire», rileva. Napoli stupisce sempre, anche nella gestione del traffico. (el.c.)
Car-sharing elettrico. A Parigi è pronto a partire il servizio di Autolib’: nell’immagine una stazione di ricarica per le automobili elettriche, le Blue Car alimentate dalle innovative batterie ai polimeri di litio-metallo TIPS
A Torino
chéidesigner hannofattoprevisioni sbagliate su come le persone avrebbero voluto integrareletecnologienellavita quotidiana. In secondo luogo, le visioni top-down finiscono per ignorare l’enorme potenziale innovativo che proviene dalle persone. Abbiamopotuto tuttivedere come il decentramento ha trasformato il world wide web in unaffascinantemezzo diinterazionesociale. Fornendo soluzioni preconfezionate piuttosto che materiali grezzi con cui costruire il tessuto fisico e sociale delle "città intelligenti", i progetti top-down annullano le capacità di inventare nuove idee per migliorare le città. (…). Infine,focalizzandosiunicamentesull’efficienza si finiscono per ignorare le finalità civiche come la coesione sociale, la qualità della vita, la democrazia e il primato della legge. Se invece si punta a migliorare la socialità mediante la tecnologia, oltre a perseguire queste esigenze, si svelano nuovi approcci all’efficienza. Per fare un esempio, l’app Dopplr permette agli utenti di calcolareecondividere l’improntaecologicadeiloro viaggi, inducendo contemporaneamente comportamenti più sostenibili. Se puntiamo sulla socialità come fulcro perilprogettoesulcoinvolgimentodellepersonecomefontedell’innovazione,comepossiamomodellareuna"cittàpiùintelligente"? L’idealeèiniziaresfruttandoilcrescente potenziale degli apparecchi personali "smart" che noi tutti maneggiamo e utilizzando così le persone come sensori, al posto di basarsi
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In tempo reale. L’esperimento di Live Singapore del SENSEable Lab per verificare l’efficienza del servizio di taxi nella città-stato in collegamento con le condizioni atmosferiche
Le persone diventano sensori: così si individuano soluzioni innovative per le metropoli solo sui sistemi appositi connessi con le infrastrutture. La funzione del traffico legata a Google Maps ne è un buon esempio. Invece di costruire un costoso network di sensori lungolestrade,Googlesfruttaunaretedivolontarianonimidicuivienerivelatacostantementelaposizioneattraversoiloroapparecchimobili,permettendocosìdirilevaredove il traffico è scorrevole, dove è rallentato, dove è fermo. I guidatori vengono avvisati con diverse modalità, segnalando la velocità di
percorrenza,itempistimatioppureindicando strade alternative. Anche se Google non è una piattaforma di base popolare, questo esempiodimostracomelacondivisionepeerto-peer di dati possa avere effetti enormi nell’aiutare a gestire infrastrutture urbane. Questo scenario dimostra anche come le "smartcities" possanobasarsisuilegamisociali ed essere più efficienti senza imporre l’ordine dall’alto: ognuno può scegliere la stradamigliore basandosi sulleinformazionifornitedallealtrepersonepiuttostocheessere dirette dai pianificatori del traffico. L’app di Google sfrutta una forte base di device esistenti a livellodi consumatori. Ma l’approcciobottom-uppuòutilizzareinmanierarapidaedeconomica nuovi tipidisensoriche misuranoeregistranodati suattivi-
tà, movimenti e salute delle persone. Nel 2009 Parigi non aveva neanche una dozzina di stazioni di monitoraggio dell’ozono. Per espandere la raccolta di dati, il progetto Green Watch, sotto la supervisione del think tank internet Fing, ha distribuito 200 device smart ai parigini. I quali registrano i livellidi ozono e di rumore mentrele persone svolgono la loro vita quotidiana; i dati vengonopoicondivisi pubblicamenteattraverso il motore Citypulse. Nella prima fase sono staterilevateoltre 130mila misurazioni in un singolo distretto. L’esperimento ha dimostrato come un network di sensori basato sulle persone può essere impiegato in breve tempo, a costi molto più bassi rispetto a sistemi arcaici di stazioni fisse. Il progetto dimostra anche come i cittadini possonoessere coinvoltinellaregolamentazione e misurazione in fatto di inquinamento. Alla fine sensori per network fatti di persone saranno infilati negli oggetti quotidiani: cellulari, automobili e vestiti. Carlo Ratti è direttore del SENSEable City Laboratory del Massachusetts Institute of Technology Anthony Townsend è research director dell’Institute for the Future © RIPRODUZIONE RISERVATA
Pubblichiamo uno stralcio dell’articolo "Social Nexus" pubblicato questo mese su "Scientific American" e, in Italia, su "Le Scienze" nel numero di novembre.
Domenica 4 settembre 2011 - Il Sole 24 Ore
nòva - n. 241
Professione videomaker mobile
Idee
Un cellulare per girare cortometraggi e clip: è la sfida appena lanciata a Venezia dal Sony Ericsson Mobile Festival, supportato dalla community di creativi Userfarm.
convergenze multimediali
Agosto caldissimo per l’hi-tech Se escludiamo operazioni ciclopiche come quella che ha portato Google a mettere le mani su Motorola o annunci come quello di Hp di volersi disfare del proprio comparto pc, nel sottobosco delle tecnologie molto si è mosso. In particolare due acquisizioni hanno fatto discutere. L’acquisizione da parte di Skype di GroupMe (poco meno di un centinaio di milioni di dollari) e quella di Versly (nella foto) da parte di Cisco. Nel primo caso trattasi di un servizio evoluto di messaggistica. GroupMe consente di avviare chat private tra gruppi di persone attraverso il proprio smartphone. Cisco invece si è portata in casa un plug in per Microsoft Office per migliorare la condivisione di documenti, fogli elettronici, presentazioni e mail.
Da Last Call, il nuovo horror che coinvolge lo spettatore nelle scelte drammaturgiche, ai videogame «cinematografici» come L. A. Noire
a che cosa intendiamo quando parliamo di cinema interattivo? Innanzitutto che cinema e nuovi media si incontrano oggi in un sistema mediale, sociale e culturale profondamente cambiato dal digitale e dalla rete. E le parole d’ordine di questo orizzonte audiovisivo sono partecipazione (users generated content, crowdsourcing, fan fiction eccetera) e convergenza dei media. Mentre si definisce "gamification" la pratica ormai comune in rete di ibridare partecipazione, informazione, intrattenimento, ma anche commerciale e pubblicità con le prassi del videogioco. Il cinema interattivo può così costruire percorsi narrativi a scelta sul modello dei videogiochi, come nel caso di Last Call, horror che chiama in causa lo spettatore ad operare scelte drammaturgiche (e di contro si può citare un videogame come L.A. Noire che si articola come un film vero e proprio). Mentre Bla bla è un film per computer in cui l’utente è chiamato, con le sue scelte, a dare avvio e modificare alcune situazioni date. Il film è prodotto dal National Film Board of Canada che sta sviluppando una serie di produzioni interattive, e in particolare documentari per il web come My Tribe is my Life o God’s Lake Narrow che prevedono forme di partecipazione differenti: nel primo caso l’utente partecipa con la sua testimonianza e con suoi materiali, alla creazione di un’opera in qualche modo collettiva. In God’s Lake Narrow, invece, l’utente è chiamato a navigare all’interno dell’universo creato dall’artista e personalizzare la fruizione attraverso le sue scelte narrative. Si aprono quindi modelli diversi di interazione e il cinema viene investito dalla complessità del sistema di partecipazione della rete; la convergenza, più che un
M
discorso di produzione e fruizione transmediale – come descritto da Henry Jenkins (Cultura convergente) – si fa modello di pratiche di informazione e di entertainment legate indissolubilmente al panorama socio-tecnologico, come sottolinea per esempio Clay Shirky esaminando nel suo libro (Surplus cognitivo) le modalità con cui si formano e operano le comunità in rete. Crowdsourcing, social network, fanfiction mettono al centro della narrazione e della produzione di testi la comunità e la comunicazione partecipata... a sfruttare queste nuove strategie – solitamente transmediali e crossmediali – possono essere le case di produzione che creano il cosiddetto "franchise" realizzando una serie di prodotti diversificati intorno ad un brand, o le comunità di fan della rete, e si parla in questo caso di "grassroots", quando, cioè, l’utente commenta, modifica o rifà i contenuti della sua fiction preferita. Lo storytelling assume caratteri nuovi: come la possibilità di poter entrare in luoghi molteplici del testo; la comunità di fan che partecipa (non solo alla definizione del senso, ma anche alla vera e propria costruzione della storia); la possibilità di fruire dell’opera (un work in progress) attraverso diversi media o tool; e infine, la partecipazione attiva e ludica che definisce la nuova esperienza narrativa. Il cinema interattivo chiama in causa cambiamenti tecnologici e produttivi ma anche modelli narrativi e, non da ultimo, pratiche di fruizione. Interattivo, perciò, è anche il cinema che "immerge" il corpo dello spettatore, che interpella non più solo la sua attenzione e le sue emozioni ma anche il posto che occupa nello spazio e il tipo di rispondenza che da al testo. Come nel caso delle live media performance e del live cinema in cui il rituale cinematografico, abbandonata la sala buia e i posti a sedere, diviene festa, concerto, esperienza live.
Last Call è il primo horror interattivo: all'ingresso viene chiesto il numero di cellulare, tra tutti ne viene selezionato uno che un software di riconoscimento vocale fa interagire con la protagonista
Q
Poliedrico. Simon Cahn, 28 anni, ha prodotto video musicali e produzioni per grandi marchi di lusso. A Cannes ha presentato il cortometraggio Mourir aprés de toi (nella foto sopra)
è appunto la sua aspirazione. Ma il confronto con il pubblico e con la critica, in un contesto selettivo e accorto, non si disdegna. Così Cahn è approdato al Lido: il festival Circuito Off, che nei giorni in cui infuria a Venezia la Mostra di arte cinematografica propone autori giovani, promettenti, sperimentali che si siano esercitati con il video, in questa do-
Quelladell’iCinemaResearchCentredellaUniversity ofSouthWales(Australia)èun’installazione architettonicaa360gradi:ilpubblicoèchiamatoa entrare,muoversieinteragireconlastoriaproiettata. Perlasalaèstatapensataunanarrativainterattiva conpersonaggiche,attraversoilcontrollodiun softwarediIntelligenzaArtificiale:entranoin contattoconilpubblico,neinterpretanoimovimenti eleemozionierispondonodiconseguenza.
Così la trama nasce sul web grazie al passaparola
Ibm in vetta nei servizi it
Cinematic Derives
di Luca Dello Iacovo
Japan Webdoc Project Un web documentario crossmediale che sta realizzando (con una pagina Facebook) l’artista Keiko Courdy per raccontare il terremoto in Giappone. Per mostrare i danni e dare parola alle vittime, Courdy ha radunato una comunità di utenti che posta riflessioni, commenti, foto e video e va a creare un enorme puzzle di testimonianze dirette e indirette.
Creatività onnivora e radicale
di Chiara Somajni
rapporto idc
È il titolo della sezione coordinata da Laurent Carlier all’interno di Lpm - Live Performers Meeting (dal 22 Settembre a Minsk) in cui il cinema si confronta con la performance live: dal teatro delle ombre al cinema sonorizzato dal vivo, dalla videoarte al vjing, dalla laptop performance alla networked performance... Con un pubblico che partecipa all’evento, in spazi "aumentati" dalle proiezioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La rassegna veneziana dei video rende un omaggio al lavoro di Simon Cahn, giovane autore francese
in italia
Schermo interattivo 3D
circuito off
uasi si è arrabbiato, quando gli è stato comunicato che era stato selezionato per Circuito Off: un invito arrivato troppo presto può diventare una minaccia, se espone al pubblico un’immagine di te che non corrisponde alle tue ambizioni. Di Simon Cahn, regista francese ventottenne, non si può infatti dire che abbia prodotto poco; solo che ancora non ha all’attivo un vero film, di quelli che si proiettano su grande schermo e che vengono fruiti non individualmente, distrattamente al computer, ma in una sala buia e silenziosa. Questa
di Luca Tremolada
gli affari dell’estate
Tutti registi con il cinema interattivo di Simone Arcagni
Tecnologia
dicesima edizione ha dedicato a lui, insieme a Can Evgin, turco residente a Londra, un omaggio monografico. Per il francese la sezione era composta di 10 filmati, tra video musicali, alcune produzioni per il mondo della moda, altre per la rivista francese Jalouse, per la quale Cahn lavora come photo editor. Da una parte Louis Vuitton, Nike, Supreme, dall’altra Hanni el Khatib, per il quale ha appena finito di girare a Los Angeles: un racconto che si affida al montaggio ruvido di fotografie in bianco e nero, a metà tra il reportage, il found footage e la foto rubata. Il lavoro più spiccatamente autoriale è Mourir aprés de toi, cortometraggio presentato a Cannes e in concorso per Circuito Off, realizzato con Spike Jonze impiegando figure animate in feltro, dolcemente macabro e ironico, del quale è disponibile online un video promozionale. In tutta la produzione di Cahn si apprezza la disinvoltura dei linguaggi, che attingono dal basso e dall’alto, dall’hi-tech alle tecniche artigianali tradizionali. Testimonianza di un gusto onnivoro al passo coi tempi che, adattandosi alle esigenze di committenti e funzione, non fa distinzione tra videogiochi, fotografia storica, animazione, cultura di strada con graffiti, tatuaggi, compiacimenti estetici e strappi ritmici, e la retorica enfatica della moda, ammiccamenti al limite della pornografia compresi; tutti elementi che confluiscono con grande libertà nella palette di Cahn. Se la fluidità dei linguaggi lo rende espressione esemplare della sua generazione, e l’ambizione di diventare regista di lungometraggi di fiction lo riconduce alla tradizione, Cahn ora guarda con curiosità distaccata al proromperedella produzione di massa suinternet. Uno scenario in radicale trasformazione, che intacca l’economia e l’estetica delle immagini in movimento, dal quale Cahn però si smarca. «Troppa ripetitività», osserva. Arriverà il momento della qualità, ma ora è ancora presto. Molto meglio un film. © RIPRODUZIONE RISERVATA
web e copyright a venezia
Pirateria, diritti d’autore e proprietà intellettuale. Giovedì 8 settembre al Lido di Venezia il convegno promosso dalla Società Italiana Autori Editori con Anica e Giornate degli Autori-Venice Days, in collaborazione con Nòva24, metterà a confronto esperti e professionisti del settore. Al centro il tema della pirateria che, così recita l’annuncio del convegno, dopo aver messo in ginocchio l’industria musicale adesso ci prova con il cinema. Come conciliare le esigenze degli autori e dei produttori con quelle degli utenti? L’incontro avviene a ridosso della scadenza dei 60 giorni della consultazione pubblica aperta dall’Agcom sul suo provvedimento a tutela del diritto d’autore. Un provvedimento che ha fatto e continua a far molto discutere. Soprattutto i blogger, che hanno vivacemente criticato in rete la bozza uscita dall’Agcom. All’incontro partecipano Gaetano Blandini (direttore generale Siae), Riccardo Tozzi (presidente Anica), Roberto Barzanti (Giornate Autori), Carlo Blengino (Nexa), Francesco Nonno (Telecom), Andrea Purgatori (100Autori), Luca Sofri (Il Post) e Manlio Mallia (Area attività internazionali e New media Siae). L’appuntamento è al Lido di Venezia, Digital Expo, Sala Stucchi dell’hotel Excelsior alle ore 15.
a scintilla iniziale è l’intuizione perscrivere lasceneggiaturadi un film. Ma a fare la differenza sarà la scelta di non conservarla in un cassetto polveroso, ma di condividerla su internet. Dove la piattaforma italiana Cineamaèunprimopassoperdiscutereecollaborare. Entro il prossimo ottobre lancia una gara per selezionare i testi più convincenti:sarannogliappassionatidicinema a votare le trame, pubblicate online conlicenzedicopyright flessibile"creative commons". All’estero colossi come Amazon e Universal music group hanno giàvarato ilorolaboratoricreativiperalimentare la catena di montaggio delle idee che parte dagli autori e arriva al set. Malavotazione sulweb non saràl’ultimo passaggio. Anzi. I vincitori della competizione avranno l’occasione di raccogliere fondi su internet attraverso piccole donazioni e finanziamenti. Diventa una sorta di colletta che parte da una quota minima di cinque euro: in cambio del denaro versato i sostenitori di un progetto cinematografico ricevono ricompense. Quali? Ad esempio, una visita sul set durante le riprese o un incontro con il regista. È un percorso già seguito negli Stati Uniti da Kickstarter:ha ottenutosessantamilionididollari in meno di due anni per lanciare documentari, film, oggetti di design e progetti artistici. I talenti della macchina da presa,però,potrannocontareanchesulsupportoeconomicodi"microproduttori"dispostia versare da 500 euro in su: in questo modo partecipano anche agli eventuali utili derivanti dagli incassi. Al momentonon sonoprevistibudgetsuperioriai 200mila euro. «È la community a sostenerelafiliera,soprattuttoquandovengono a mancare anche i fondi pubblici», ricordaFedericoBo,cofondatore diCineama.Diventa unaleva per abbassare icostieavvicinarei sognidiuna vita.Soprattutto, è la rete di scrittori, attori, critici, fan a costruire passo dopo passo il valore di un lungometraggio. Alla selezione delle sceneggiature e al supporto economico Cineama affianca unprogetto per la distribuzione sulterritorio adattato alle nicchie di appassionati. I film avranno una pagina online dove commentare come in un social network: a partire da un accordo con una catena di sale cinematografiche i fan hanno anche l’opportunità di chiedere che il film raggiunga la lorocittà. È un esperimento per capirequaliareegeografiche sonopiù interessate:può rivelarsidecisivo perilsuccesso di un film indipendente. L’idea ha convinto anche Sacher, la casa di produzionediNanniMoretti:seguirà isuggerimenti ricevuti dal pubblico online per distribuire il film iraniano "Nader and Simin", vincitore dell’Orso d’oro a Berlino.
L
Ibm al primo posto nel business dei server con un aumento significativo delle quote di mercato. Secondo il Worldwide Quarterly Server Tracker di IDC, nel secondo trimestre del 2011, la società americana si è confermata leader in termini di fatturato (factory revenue) e ha raggiunto la quota di mercato del 30,5 per cento rispetto alla quota di Hp del 29,8 per cento. Il fatturato dei server Ibm è cresciuto del 24,5 per cento anno su anno con un guadagno di 1,6 punti di quota rispetto allo stesso trimestre del 2010. È da vedere ora come si muoverà Hp che sui servizi It intende incentrare la propria strategia.
30,5% Quota di Ibm nel mercato dei server
console
Biometria e 3d nel futuro ludico Metti intorno a un tavolo cinque tra i più importanti game designer e direttori di studios dell’industria videoludica per parlare delle prospettive del settore da qui a dieci anni. Otterrai un brainstorming surreale che però racconta bene il futuro del videogame. Da una parte Shuhei Yoshida, presidente dei Sony Worldwide Studios e Mark Cerny (più di 20 games all’attivo tra cui Crash Bandicoot) e Gareth Edmondson (Ubisoft studio) che individuano nella biometria, nel 3D, nei display olografici il futuro dell’intrattenimento elettronico. Con passi in avanti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e nelle tecniche di motion capture, rendendo più accessibili costi di produzione di capolavori come la serie Uncharted (Naugty Dog) o L.A. Noire (Rockstar). Dall’altra sviluppatori come ThatGamecompany autori di piccole meraviglie come Flower e Journey (a breve su Psn Network). «L’innovazione per noi è sempre sul lato dei contenuti», ha detto la co-fondatrice Kellee Santiago. Hardware contro idee. Social game semplici come Angry Birds contro superblockuster da milioni di dollari. Su un punto tutti sono d’accordo. Tra dieci anni esisteranno ancora le console? Senz’altro sì.
luca.dello@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
Q in sala Il trailer del film iraniano "Nader and Simin" distribuito i dalla Sacher di Nanni Moretti. www.ilsole24ore.com/nova
Kellee Santiago
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Il Sole 24 Ore - Domenica 4 settembre 2011
di Enrico Marro
Imprese
ambiente
fatturazione elettronica
Dal Mondo
Un bando per valutare le azioni Ue sul clima Scade il 26 settembre il bando europeo CLIMA.A.4/SER/2011/0034 sulla valutazione delle politiche europee relative al clima. In particolare, chi si aggiudicherà l’appalto dovrà valutare le performance della seconda fase dello schema di trading emission dell’Unione, in relazione anche all’implementazione della Direttiva sull’energia rinnovabile. Il bando sottolinea che dev’essere effettuata anche una valutazione dell’efficacia delle politiche europee in termini di riduzione delle emissioni e dei costi. Per informazioni scrivere a: clima-tenders@ec.europa.eu
8,1
Secondo la rilevazione tutto quello che c'è da sapere sulla fattura senza carta del Politecnico di Milano tra le aziende minori Come funziona fasi, dall'archiviazione 01 Conservazione sostitutiva solo una su sette sceglie (Le all'interscambio dei documenti – ciclo attivo e i benefici economici Benefici: tra 1 e 2 euro per documento di dematerializzare per documento) Tempo di payback: più di 1 anno i pagamenti Fonte beneficio: spazio, materiali Mittente
di Gianni Rusconi
Ricezione
informatica
Studio cercasi sulle tecnologie visive Tecnologie informatiche visive, di visualizzazione e simulazione: questo il focus del bando europeo Smart 2011/0035, che scade il 16 settembre. I finanziamenti sono destinati a uno studio in grado di analizzare lo stato dell’arte in questi settori della ricerca e dell’industria dell’Unione europea, identificando anche i potenziali "key players" da consultare sulle priorità nelle politiche comuni di Ricerca & Sviluppo. Il tutto in vista della prossima definizione del nuovo Programma Quadro strategico in materia. Per informazioni scrivere a : infso-c2@ec.europa.eu. http://tinyurl.com/3q8hbbn
informatica
Banche dati europee contro i delinquenti Ci sono anche risvolti tecnologici nel bando europeo HOME/2010/ISEC/PR/069-A3 per migliorare lo scambio di informazioni sui delinquenti violenti che si spostano sul territorio. Chi si aggiudicherà l’appalto (che scade il 16 settembre e "vale" 300mila euro) dovrà valutare soluzioni It per migliorare lo scambio di informazioni. Per esempio utilizzando - come specifica il bando - il sistema Europol oppure lo Schengen Information System. Un’alternativa è mettere in piedi un network di banche dati nazionali o un’unico database europeo. Per informazioni scrivere a home-a4-procurement@ec.europa.eu http://tinyurl.com/3bsvrbk
Mbps
n fenomeno che non è certo allo stato embrionale ma neppure si presenta come consolidato e maturo. È però indubbio che faccia risparmiare soldi e risorse (umane). La fatturazione elettronica in Italia è una realtà la cui diffusione nelle aziende molto dipende dal fattore dimensionale. Stando ai dati raccolti dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano ne fa uso ormai circa un’impresa su due tra quelle medio grandi (con più di 250 dipendenti) e circa una su sette tra le medio piccole (tra 10 e 250 dipendenti). Nel complesso sono poco più di 60mila le aziende che possono vantare una qualche esperienza in fatto di dematerializzazione e/o di gestione digitalizzata del ciclo dell’ordine. Per contro le imprese che ricorrono alla fatturazione elettronica «pura a norma di legge» sono solo poche decine. Quest’ultimo dato fa eco a quello emerso da una ricerca commissionata da Ricoh: nel 2010 solo il 10% del totale delle fatture emesse in Europa (circa 30 miliardi di documenti) è stato creato e inviato in formato elettronico. C’è un problema di carenza di strumenti tecnologici? Assolutamente no: fra firma digitale, soluzioni di scansione e di storage intelligenti, software di riconoscimento automatico (Ocr) e i molteplici canali di comunicazione (sistemi Edi, reti extranet, la stessa posta elettronica certificata) le aziende non hanno che l’imbarazzo della scelta. E non è neppure un problema di buco legislativo: le norme attuali dettagliano in modo chiaro e completo le modalità di conservazione e di trasmissione (la fatturazione) di un documento elettronico avente rilevanza fiscale. Alessandro Perego, responsabilescientifico dell’Osservatorio fatturazione elet-
U
7.200
7.500 +4%
2009
(In euro i vantaggi complessivi dall'utilizzo di formati elettronici per singolo documento. In termini quantitativi le dimensioni dei mercati di riferimento)
2010
Pmi 20% 80% Grandi
Diffusione Beneficio Beneficio unitario Numero di atti Numero di fatture Documenti di settore Documenti traversali Pagine
Già la Finanziaria 2008 aveva imposto l’obbligo per le operazioni con la Pa tronica e dematerializzazionedel Politecnico di Milano, è tutto sommato ottimista: «Rispetto al 2004 si è fatta parecchia strada e oggi sono attive circa 7-8mila imprese». Il quadro normativo stilato sette anni fa è stato il primo spartiacque. Il secondo, dice Perego, coincide con l’obbli-
bando ue
In palio 300 milioni per la bio-economy di Marco Ferrando a Ancora due mesi e mezzo di tempo per presentare la propria candidatura, dieci settimane per la selezione e – nel febbraio prossimo – l’elenco dei progetti vincitori, destinati a spartirsi un budget complessivo che ammonta a 304,5 milioni. Per il bando dedicato ad agroalimentare e biotecnologie del VII programma quadro i tempi sono serrati, ma la novità più importante della misura – lanciata a fine luglio dalla Commissione europea – è piuttosto nella volontà di spostare l’attenzione dalla ricerca pura alle applicazioni: in pratica, rispetto al passato si finanzieranno molte più attività di dimostrazione e trasferimento tecnologico, a scapito dei programmi tipicamente «da laborato-
rio». È una novità significativa, che dovranno tener presente università ed enti di ricerca, ma soprattutto le imprese, a cui viene dedicata un’attenzione particolare. Infatti tra i 58 topic aperti (singole call tematiche, per ognuna delle quali possono essere finanziati da un minimo di uno a un massimo di cinque progetti), la partecipazione delle piccole e medie imprese è obbligatoria in 17 casi, e in alcuni di essi tre quarti del finanziamento europeo devono essere assegnati proprio alla componente privata dei team. «Per l’Italia non sarà facile, visto il tessuto molto frammentato delle Pmi e alcune ben note carenze di tipo manageriale nelle attività di trasferimento tecnologico – commenta Fabrizio Conicella, general manager del Bioindustry park di Colleretto Giacosa, alle porte di Ivrea –, ma in fondo si tratta di una scelta che va nella direzione giusta: è com-
Il bando europeo ENT/CIP/11/C/N02C011 punta al sostegno degli appalti pubblici per l’acquisto di prodotti e servizi innovativi in settori strategici, aumentando così la domanda di innovazione e valorizzazione dei servizi pubblici. La Commissione mette a disposizione 15 milioni di euro per sviluppare appalti pubblici di soluzioni innovative e per creare una piattaforma europea dedicata agli «appalti pubblici come strumento di innovazione». I due filoni completeranno gli sforzi nazionali e regionali. Per informazioni, scrivere a entr-cip-11N02C00@ec.europa.eu
Cartelle cliniche 12 mln > 100 euro
Fascicoli doganali 13 mln più di 100 euro Contratti
Fascicoli assicurativi (Rc*8 auto) 12 mln > 100 euro
100 mln decine di euro
http://tinyurl.com/43j434u
Cicli dell’ordine 1,3 mld 30-60 euro
Libri e Registri 4-5 mld* 0,5-1 euro*
Diffusione del documento Atti notarili 4 mln pochi euro
Fatture 1,3 mld 0,5-10 euro
go di fatturazione elettronica verso gli enti pubblici introdotto con la Finanziaria 2008: «Quando il decreto attuativo entrerà in vigore è ipotizzabileun effetto domino anche sulle aziende private. Rimane comunque una svolta e un cambiamento più organizzativo e culturale che non di ordine tecnologico perché si toccano più funzioni aziendali, dagli acquisti alla logistica, passando naturalmente per i sistemi informativi». L’adozione di soluzioni di conservazione sostitutiva è «un fenomeno in sviluppo, indipendente dalla normativa. È il primo step del processo di
pito degli stati sostenere la ricerca pura, mentre all’Europa tocca mettere insieme le competenze e accompagnarle verso il mercato». Nonostante l’asticella si stia alzando, l’interesse da parte dei potenziali beneficiari sembra elevato: «Tra luglio e agosto noi da soli abbiamo raccolto decine di candidature, e sappiamo che altri soggetti promotori come noi hanno fatto altrettanto – prosegue Conicella –: ora la sfida sarà quella di far incontrare i soggetti con partner stranieri». Lunga e articolata la lista dei filoni tecnologici riuniti sotto il cappello della bioeconomy: si va dall’agricoltura sostenibile fino alla sicurezza alimentare, dalla salute agli strumenti di welfare che possono portare all’inclusione sociale (per esempio con la prevenzione delle malattie). La scadenza per la presentazione dei progetti è fissata al 15 novembre e i progetti vanno presentati in consorzio: le probabilità di successo variano da bando a bando e oscillano tra l’8 e il 20%. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Q online Il testo integrale del bando relativo al comparto del biotech www.ilsole24ore.com/nova
la posta in palio
come muoversi
da dove partire
Inserito nella sezione «Cooperazione» del VII PQ, il bando KBBE-Knowledge bio-based economy, food, agriculture, fisheries and biotechnology finanzia attraverso 58 diversi topic (singole call tematiche, per ognuna delle quali possono essere finanziati da uno a cinque progetti) tutto ciò che rientra sotto il cappello della bio-economy: agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, salute.
In totale il bando conta su una copertura di 304,5 milioni, ma la cifra è da considerarsi provvisoria (sono contemplate oscillazioni nell’ordine del 10%): 107 milioni sono riservati ai topic relativi ad agricoltura sostenibile e pesca, 82 alla sicurezza alimentare e 115 alle scienze della vita e alle biotecnologie per prodotti e processi non legati all’ambito alimentare.
Per presentare un progetto occorre costituire un consorzio, che per regola deve includere almeno tre soggetti pubblici o privati di tre diversi paesi (anche se di norma il team conta da 5 a 20 partner). Il coinvolgimento di un maggior numero di paesi potrà influire positivamente sulla valutazione finale; le probabilità di successo, che variano da bando a bando, oscillano tra l’8 e il 20 per cento.
Tutte le informazioni tecniche relative ai bandi in corso sono reperibili sulla sezione dedicata al VII PQ del portale della Commissione europea: il modo più agevole per raggiungerlo è attraverso il sito http://cordis.europa.eu/. La scadenza del bando KBBE 2012 è fissata al 15 novembre 2011, mentre l’elenco dei vincitori verrà diffuso a metà febbraio; a metà giugno la firma dei primi accordi e la partenza dei progetti.
Obbligatori consorzi con l’estero
Riguarda l’archiviazione in formato digitale delle fatture ricevute dai fornitori su supporto cartaceo, anche per via telematica (come allegato e-mail in pdf con obbligo di stampa sia per l'emittente che per il destinatario), e di quelle in formato elettronico. In presenza di queste ultime, anche per un solo fornitore, scatta l’obbligatorietà di omogeneità di conservazione in formato digitale e con cadenza quindicinale dell’intero ciclo passivo di fatturazione.
03
Riguarda la trasmissione di fatture commerciali in formato digitale (Word, Excel o Pdf) come allegato di un messaggio di posta elettronica.
04
Interessa l’automazione degli scambi tra due soggetti cliente/fornitore - avvenuti tramite documenti elettronici che consentono l’immediata elaborazione dei dati contenuti negli stessi attraverso le applicazioni informatiche e ii sistemi gestionali del soggetto ricevente.
Beneficio unitario
(di compravendita)
i filoni
Premiata l’agricoltura sostenibile
02
Benefici: tra 5,5 e 8,5 euro per fattura Tempo di payback: più di 1 anno Fonte beneficio: produttività del personale
istruzioni per l’uso
Tutto quello che finanzia la Ue
È il processo di “archiviazione”, con cadenza almeno quindicinale, delle fatture emesse in formato elettronico e di quelle emesse in formato cartaceo e poi digitalizzate tramite scansione (fatture analogiche), che devono essere conservate con l’apposizione della firma digitale e del riferimento temporale sull’insieme delle fatture.
04 Fatturazione elettronica strutturata
I vantaggi della dematerailizzazione
La dimensione aziendale
01
Destinatario
Benefici: tra 0,5 e 1,2 euro per documento Tempo di payback: più di 2 anni Fonte beneficio: spazio, materiali, ricerche
In Italia
Consegna
02 Conservazione sostitutiva dei documenti – ciclo passivo
(Le imprese che usano lo standard tecnologico Edi su cui si basa l'interscambio automatico di dati e documenti in formato elettronco)
Benefici: tra 0,6 e 4 euro per fattura Tempo di payback: più di 2 anni Fonte beneficio: trasmissione, spazio, materiali, ricerche, documenti
Firma
Verifica
03 Fatturazione elettronica non strutturata
appalti pubblici
Una piattaforma unica per acquisti innovativi
È Lyse, in Norvegia, la città più veloce d’Europa (8,1 Mbps). In Italia la velocità media nel primo trimestre 2011 è salita a 3,7 Mbps, mentre la media mondiale è di 2,1 Mbps (+23%), secondo i dati Akamai.
Ordini digitali? Non per le Pmi
http://tinyurl.com/3fx6tfv REUTERS
La velocità di connessione
Riferimenti e scadenze
dematerializzazione,facile da implementare, ed è il frutto di una precisa svolta gestionale dell’azienda». La spinta alla diffusione della fatturazione elettronica, invece, è legata al ruolo di ben definiti soggetti aggregatori. Oltre alla Pa, nella lista secondo Perego vi sono i commercialisti, «ponte fondamentale verso le Pmi», le associazioni d’impresa e della filiera logistica e produttiva, e le grandi imprese, «che muovono in questa direzione i propri fornitori». Le prospettive di crescita quindi non
mancano e il fatto che «i benefici sono impattanti, misurabili e legati all’efficienza di processo e ai minori costi per le risorse umane» dovrebbe far sì che si possano concretizzare in tempi relativamente brevi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Q fatture digitali Il rapporto del Politecnico di Milano sull’utilizzo in Italia: problemi e opportunità. www.ilsole24ore.com/nova
certificazioni
L’Italia che innova mette in campo Ugo Il nuovo standard premia la ricerca responsabile e incrementa la fiducia dei consumatori di Francesca Cerati a Si chiama Ugo ed è la nuova certificazione sull’innovazione responsabile ideata dal Cise - Azienda speciale della Camera di commercio di Forlì-Cesena – per coniugare la competitività con il miglioramento della qualità della vita. In pratica, un modo evoluto di fare impresa. Che assicura a tutti gli stakeholder che le innovazioni sviluppate rappresentano il miglior compromesso possibile tra scienza, tecnologia, progresso economico e miglioramento della qualità della vita. «Lo strumento nasce dall’esigenza di distingueretra innovazione senza alcun connotatoe innovazionefinalizzataa migliorare la qualità della vita – spiega l’ingegner Luca Valli, direttore del Cise –. Lo standard ha infatti l’obiettivo di orientare la ricerca verso finalità condivise spostando l’accento dagli approcci agli obiettivi dell’innovazione». Un cambio di direzione che parte dalladomanda: quali sono i risultati dell’innovazione che ci interessano di più? Ma la certificazione – che viene presentata sabato prossimo a Forlì in occasione della Prima edizione della manifestazione Arte di innovare dal titolo "L’innovazione responsabile" – non si erge a giudice di cosa è bene e cosa è male. «È uno standard volontario – continua Valli – per tutte quelle aziende che hanno deciso di orientare lapropria innovazione sulla base delle aspettative delle partiinteressate.In altri termini,Ugo introducei meccanismidellapartecipazione democratica sulle scelte e sugli obiettivi
dell’innovazione». Il vantaggio? «Una maggiore fiducia dei mercati verso le imprese certificate, la maggiore longevità del business, nel più remunerativo rapporto reciproco tra impresa e collettività – spiega Valli –. Aderire a Ugo significa scegliere l’innovazione in favore di un ideale di etica dello sviluppo economico, e del valore del progresso tecnologico al servizio dell’uomo e della vita». Lo standard Ugo non entra in questioni assolute di tipo etico: in una società moderna ciò che è accettabile e ciò che non lo è viene definito dai meccanismi della democrazia, sostanzialmente è su questi principi che si basa il nuovo standard. «L’impresa che volontariamente si cimenta con Ugo è un’impresa che ha individuato come confrontarsi con gli interessi collettivi e su quelli opera il suo business nel modo che ritiene più opportuno senza vincoli particolari. E ha anche un’altra valenza: attraverso un ente indipendente il marchio attesta che le organizzazioni investono almeno il 5% del valore aggiunto in attività di ricerca», conclude Valli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
appuntamento per le imprese
Tutto sull’innovazione. Forlì ospita il 9 e 10 settembre la manifestazione L'Innovazione Responsabile, terzo appuntamento della rassegna L'Arte di Innovare: percorsi creativi tra confronti, approfondimenti, spettacoli, esposizioni e laboratori in città. www.lartedinnovare.it
Domenica 4 settembre 2011 - Il Sole 24 Ore
nòva - n. 241
L’ingegneria per le Olimpiadi
Imprese
«L’ingegneria è arte e l’arte è ingegneria». Parola di Cecil Balmond, che con Anish Kapoor (nella foto) ha creato l’innovativa torre che celebrerà le Olimpiadi di Londra del 2012. Saranno usate 2200 tonnellate di acciaio. www.ilsole24ore.com/nova
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Sostenibilità di Pierangelo Soldavini
REUTERS
biometria
Questa faccia non ha più segreti
qualità della vita
non solo per la sicurezza
Una «cittaslow» anche in Cina
RICONOSCIMENTO FACCIALE Un algoritmo individua la parte dell’immagine che corrisponde al volto, isolandolo dal resto. Analizza poi alcuni elementi discriminanti in un volto (forma del viso, distanza e proporzioni tra occhi, bocca) e così lo identifica univocamente
ANALISI DELL’IRIDE Il sistema localizza l’iride, ne fa un’immagine bidimensionale e codifica le 266 caratteristiche che rendono univoco ogni iride . Forma così un modello confrontabile con un database di iridi già identificati. Vantaggi: alta stabilità, l’iride non cambia nella vita; alta accuratezza e resistenza ai tentativi di frode. L’iride ha un’unicità sei volte superiore alle impronte digitali. Svantaggi: non funziona con i non vedenti. Costo della tecnologia elevato. Invasivo.
DISEGNI LATIGRE
Le tecnologie di riconoscimento facciale hanno un tasso di errore dello 0,29 per cento. Il loro utilizzo si è allargato al marketing e alla pubblicità di Alessandro Longo a polizia di Londra ha già tentato di usare software di riconoscimento facciale per identificare i rivoltosi, durante i recenti scontri, ma con scarso successo: la qualità delle riprese era troppo scarsa. Ecco perché l’University of the West of England sta lavorando a un software, Photoface, in grado di identificare le persone anche quando la luce e la messa a fuoco sono scarsi. Ci riesce creando un modello 3D a partire da un gruppo di immagini bidimensionali. Per il resto, sfrutta i principi base del riconoscimento facciale di individui: misura le proporzioni nel volto (grandezza del naso, distanza degli occhi…) e le confronta con quelle di altre persone già identificate (presenti in un database). Lo scopo è individuare ricercati o identificare autori di crimini nelle aree coperte da telecamere. Maanche ritrovare persone scomparse: la polizia turca ha già trovato 1.700 bambini, in questo modo, con una tecnologia creata dall’University of Dundee (Regno Unito). È abbinata a un software che prevede le possibili modifiche del volto con l’avanzare dell’età del bambino. Altri sistemi di riconoscimento facciale sono già però alla portata di tutti. Facebook da giugno integra la tecnologia nel tagging delle foto. Google forse seguirà a ruota: a fine luglio ha acquisito PittPatt, azienda specializzata in questa tecnologia. Certo, c’è qualche rischio: la data protection authority tedesca ad agosto ha accusato Facebook di aver creato, illecitamente, il «maggiore database di informazioni biometri-
L
che al mondo», e lo intima a eliminare questa funzione. Il fenomeno però avanza: così ci sono già applicazioni come SocialCamera, che sfruttano il database di immagini su Facebook. Scattiamo una foto (su iPhone o un cellulare Android) e SocialCamera identifica all’istante gli utenti Facebook raffigurati. Si rivolge agli esercizi pubblici, invece, SceneTap. Il locale manda ai server di SceneTaple immagini riprese dalle proprie telecameree riceve poi, a pagamento, un rapporto analitico sulle caratteristiche degli avventori. Scopre così, in automatico, l’età media della clientela,la percentuale di maschi e femmine, per esempio. Può servire alle proprie strategie commerciali. Anche i normali utenti possono accedere a queste informazioni, su un locale, installandoScenetap su iPhone o Android. In questo caso, diventauno strumento di marketing e fidelizzazione del pubblico. Aderiscono al momento 250 bar a Chicago. Come si vede, SceneTap segue un diverso sistema di riconoscimento facciale: non individua persone specifiche, ma classi (età, genere), confrontando i dati antropometrici rilevati con alcuni parametri statistici. Può individuare sia persone sia classi, invece, la tecnologia di Viewdle, che entrerà nei primi set top box tv negli Usa da questo Natale. Personalizza la pubblicità e la programmazione televisiva, via internet, in base alle caratteristiche delle persone sedute di fronte allo schermo. Il tutto è possibile perché il tasso di errore dei sistemi di riconoscimento facciale è ormai accettabile: 0,29% nel 2010, contro il 79% del 1993, secondo uno studio di National Institutes of Standards and Technology. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IDENTIFICAZIONE VOCALE È utilizzata soprattutto per l’accesso via centralino telefonico a sistemi protetti di banche, aziende, enti pubblici. Il sistema registra un campione di voce e ne crea un’impronta vocale univoca. Identifica un centinaio di elementi che caratterizzano una voce. Capisce le modifiche di voci contraffatte o registrate. Vantaggi: non richiede hardware specifico (i pc hanno già i microfoni), non è invasivo. Svantaggi: il test è soggetto a molte variabili che ne abbassano l’efficienza (a seconda della qualità del dispositivo e dello stato fisico del paziente).
IMPRONTE DIGITALI È la tecnica più antica (dal 1890). Uno scanner acquisisce l’impronta, a contatto, e la classifica in base alle caratteristiche morfologiche, analizzando rughe (spirali, vortici, archi...) e minuzie (discontinuità delle creste). Forma una sequenza di numeri che traducono queste caratteristiche. Vantaggi: altastabilità(leimprontenoncambiano,senonci sonoincidenti),bassocostoeridottedimensionidegliscanner. Svantaggi: invasivo e richiede una certa cooperazione dell’utente, che deve riporre il dito con precisione sui sensori.
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nei negozi e nei bar Sistemi di riconoscimento facciale servono a esercizi pubblici per motivi di marketing, di sicurezza o per aiutarli a definire una strategia commerciale. Abbinati alle videocamere del locale, possono identificare sospetti o gli autori di furti o danneggiamenti. La tecnologia di Scenetap invece rivela al gestore la composizione demografica degli avventori (età, sesso) e permette agli utenti di accedere a queste informazioni via cellulare.
la sperimentazione su ipad
Continua da pag. 49
a L’iPad è il paladino che salverà i nostri eroi? L’evoluzione della scrittura su tablet darà nuove opportunità all’arte narrativa del fumetto e a coloro che la esercitano? La Vita Nòva ha trasformato questi interrogativi in ipotesi di lavoro. Il numero da oggi online dedica all’evoluzione delle strisce l’inte-
ra sezione «Esperimenti» (quella più interattiva, che fin dalla prima uscita del magazine ha ospitato sperimentazioni su forme alternative di scrittura e lettura). Un’ampia inchiesta di Luca Boschi e Michela Finizio presenta il mercato italiano del fumetto: descrivendo le grandi difficoltà e le infinite risorse creative del settore. L’esperto di semiotica Daniele Barbieri ripercorre l’evoluzione della scrittura a fumetti: dalla nascita con l’uscita di The Yellow Kid, era il 1895, ai giorni nostri. Chiude la sezione l’esperimento «Giochiamo a balloon»: i lettori de La Vita Nòva potranno scegliere una delle tavole disegnate da Domenico Rosa (nella foto a destra la prima delle cinque a disposizione) e completare il fumetto inserendo loro i testi
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social camera È un’applicazione iPhone/Android e sfrutta il database di fotografie dei profili Facebook. L’utente scatta una foto a una o più persone e l’applicazione gli dice le identità dei soggetti raffigurati, confrontandone le immagini con quelle degli utenti Facebook. Su questo principio si basa anche un test della Carnegie Mellon University: i ricercatori hanno riconosciuto gli studenti del campus grazie a una webcam economica e a un software.
gratis su ipad
Rinascere da una tavoletta L’evoluzione dei fumetti continua sui tablet? La risposta è nel nuovo numero de «La Vita Nòva»
tramite formule matematiche abbinate a tecniche diverse. Vantaggi: non invasivo, veloce, funziona anche senza particolare cooperazione dell’utente. Svantaggi: bassa stabilità (il viso cambia) e tasso di errore superiore alle altre tecniche.
attraverso la tastiera dell’iPad. Il risultato sarà una storia unica, che l’autore potrà scegliere di condividere online con pochi, intuitivi passaggi. Nelle altre sezioni, la rivista offre un ricco menù. Dalla storia degli algoritmi che muovono la finanza mondiale, alle prove d’innovazione del sistema bancario italiano; dalle ultime scoperte delle neuroscienze su come "pensano" le piante, alle provocazioni della street art. Non mancano le consuete rubriche sulle migliori apps per iPad, sul valore della condivisione e sugli elementi della tavola periodica. E un articolo-cruciverba dedicato al fondatore della Apple Steve Jobs. antonio.larizza@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
Aggiorna la tua app Se hai già installato sul tuo iPad l’applicazione de La Vita Nòva, riceverai una notifica che segnala l’arrivo del nuovo numero: scaricalo dall’edicola della app. Scarica l’applicazione Se non l’hai ancora fatto, scarica dall’App Store l’app de La Vita Nòva: un’edicola digitale dove potrai trovare tutti i numeri della rivista. Questo numero de La Vita Nòva è offerto da:
03 televisione Arriveranno a Natale, nelle case degli
I criteri "slow" improntati alla sostenibilità e al miglioramento della qualità della vita hanno fatto breccia anche in Cina. La rete delle "cittaslow" ispirate a Slow Food (130 comuni in 24 Paesi, 70 solo in Italia) è arrivata a fine 2010 anche in Cina, dove è stata certificata come "città lenta" Yaxi, tra l’altro anche una delle prime cittadine in un Paese emergente. A differenza di molte altre aree del Paese, il villaggio ha iniziato a scommettere sulla sostenibilità vent’anni fa, quando è stata dismessa una fabbrica chimica, altamente inquinante. Da allora non c’è stato alcun ripensamento.
biodiversità
Sono 8,7 milioni le specie viventi Gli scienziati hanno rivisto in forte rialzo, a 8,7 milioni, la stima delle specie viventi sulla Terra, secondo uno studio pubblicato da PLoS Biology. Di queste circa il 90% sono ancora da scoprire o classificare: al momento sono state classificate poco più di 1,2 milioni di varietà. La valutazione è stata accompagnata da non poche polemiche: le stime degli scienziati, basate su un sistema di tassonomia, variano da tre a 100 milioni di specie. In effetti non è una mera disquisizione accademica dal momento che la biodiversità è una ricchezza per tutta l’umanità. http://tinyurl.com/3jmyrfc
americani, i primi set top box internet che rivelano alla tv l’identità o le caratteristiche degli spettatori seduti di fronte. Sfruttano una tecnologia dell’azienda californiana Viewdle: riconosce una persona specifica e ne ricorda le passate preferenze; oppure riesce a capire se si tratta di un adulto, di un bambino, di un anziano. Fornisce queste informazioni a un server internet che così fornisce pubblicità o programmi personalizzati.
new york
Fashion Week meno inquinante L’ultima edizione della Fashion Week newyorkese, in febbraio, era finita sotto accusa a causa del rumore e dell’inquinamento provocato dai generatori che alimentano l’intero villaggio della moda, con un consumo che gli organizzatori paragonano a quello di tre spettacoli di Broadway insieme. La prossima edizione, dall’8 al 15 settembre, farà a meno di due dei nove generatori che fanno funzionare tutto l’evento. I restanti sette sono conformi alle versioni più nuove, meno rumorose e alimentate con un biodiesel più pulito. In ogni caso gli organizzatori pensano di utilizzarne solo cinque nell’arco della settimana.
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Il Sole 24 Ore - Domenica 4 settembre 2011
Domenica 4 settembre 2011 - Il Sole 24 Ore
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Imperdibile
Prodotti
Amate l’alta tecnologia ma non riuscite a rinunciare alla vostra dimensione vintage? Per voi New Potato ha inventato Pinball iPhone touch: trasforma il vostro telefono in flipper. Si acquista online. Costa 43 euro.
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sensation Htc
i chiamano anti-iPhone: ridutti- Processore: Qualcom dual core 1,2 GHz vo. Gli smartphone dual core Memoria: 1 GB rappresentano lo stato dell’arte Sistema operativo: Android 2.3 della tecnologia mobile oggi di- Display: Super Lcd 4,3" sponibile per un cellulare. Cer- Fotocamera: 8 Mpixel to, verosimilmente a brevissimo anche il Connettività: 3G, Wi-Fi, Bluetooth, Usb Melafonino avrà il processore Apple A5. Prezzo: 599 euro Per ora la palma dei telefonini più veloci va agli Androidphone di Htc, Lg, Smasung e A nostro giudizio il più equilibrato tra i modelli Motorola scelti per questa comparativa. A provati in questa rassegna: ampio display dalla cui si aggiungono altri due modelli: l’Evo resa grafica molto buona, processore potente 3D di Htc, hardware simile al Sensation ma e qualità costruttiva curata. Bella la scocca in con display 3D e due fotocamere posterio- alluminio che avvolge quasi completamente ri, l’Optimus Dual di Lg, uno dei primi con l'hardware, a eccezione di una porzione in Nvidia Tegra 2. Insomma, sono sei gli "an- plastica rimovibile per accedere al vano droidi" in commercio in Italia con questa batteria con gli slot per Sim e memory card. architettura a prova di futuro; con l’autun- L'accesso non è così intuitivo, ma ci si fa no sono destinati ad aumentare. Faranno l'abitudine; mentre una quantità maggiore di capolino le prime Cpu quad core partendo storage integrato non avrebbe guastato. Per il dai tablet per approdare sui cellulari nel resto, il Sensation assicura ottime sensazioni, 2012. Per ora, però, solo il sistema operati- perchè l'interfaccia Sense è tra le migliori oggi vo di Google può contare suquesta eccezio- disponibili per Android e le prestazioni sono al nale riserva di potenza. Poi toccherà a iOs, top. Peccato che l'autonomia non sia quindi a Windows Phone 7 quando riceve- altrettanto entusiasmante. rà l’aggiornamento "Mango". Per i BlackBerry bisogna attendere che Qnx, oggi sul i voti Playbook, sia messo a bordo dei cellulari. Prestazioni Nel frattempo l’hardware sarà sempre più 92 complesso. Oggi sono quattro le piattaforme dual core più diffuse: Nvidia Tegra 2, Qualcomm Snapdragon S3, Texas InstruQualità costruttiva ment (Ti) Omap 4 e Samsung Exynos 4210. 92 A far la differenza non è tanto la frequenza di elaborazione quanto l’architettura nel Semplicità di utilizzo suo complesso. In particolare, la più effi92 ciente è quella detta "dual core-dual channel-dual memory" che permette un accesGiudizio complessivo so con due piste separate e parallele alla Ram suddivisa in due celle equivalenti ma indipendenti. Questa configurazione è l’ideale per massimizzare la potenza, però a discapito dei consumi. Il Tegra 2, per parola chiave esempio,prevede unsingolo percorso diaccesso alla memoria e un impatto inferiore Dual core sulladurata della batteria. Come accade sui Come già per i computer, l’architettura di pc, la scheda grafica gioca un ruolo da probase di smartphone e tablet si evolve con tagonista: il Galaxy S II vanta la Maprocessori “multi core”, che indica la li-400Mp, lo Snapdragon la Adreno 220 e il presenza di due o più (per il futuro si TilaPowerVr Sgx540. Nvidia haunaversioparla già di 4) nuclei in parallelo. Ogni ne ridotta delle GeForce. Considerando core è una unità di elaborazione l’importanza del multimedia (3D, Full Hd, indipendente: dunque la presenza di due giochi e interfaccia grafica), si capisce coaffiancate (da cui dual core) assicura me questo componente diventi essenziale. un’efficienza di calcolo quasi doppia © RIPRODUZIONE RISERVATA rispetto a una Cpu tradizionale con singolo nucleo. Entrambi i core sono Q la prova online inoltre racchiusi all’interno di un unico "pacchetto": il processore che opera a Sul sito anche tutte le novità sui nuovi frequenze di 1 GHz o superiori. smartphone in arrivo nei prossimi mesi.
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optimus 3d
atrix
galaxy s ii
Processore: Ti Omap dual core 1 GHz Memoria: 8 GB Sistema operativo: Android 2.2 Display: Lcd 4,3" 3D Fotocamera: 2 x 5 Mpixel Connettività: 3G, Wi-Fi, Bluetooth, Usb, Hdmi Prezzo: 599 euro
Processore: Nvidia Tegra 2 dual core 1 GHz Memoria: 16 GB Sistema operativo: Android 2.2 Display: Lcd 4" Fotocamera: 5 Mpixel Connettività: 3G,Wi-Fi,Bluetooth,Usb,Hdmi Prezzo: 599 euro
Processore: SamsungExynosdualcore1,2GHz Memoria: 16 GB Sistema operativo: Android 2.3 Display: SuperAmoled Plus 4,27" Fotocamera: 8 Mpixel Connettività: 3G, Wi-Fi, Bluetooth, Usb Prezzo: 599 euro
Il primo smartphone con il 3D "dentro": nel vero senso della parola, perché prevede due fotocamere posteriori da 5 Mpixel per girare i video in terza dimensione. Non solo, il display (prodotto da Sharp) consente di rivedere le clip o interi film in 3D senza la necessità di occhialini. Gli effetti sono riprodotti sul pannello in virtù della tecnologia parallax barrier che restituisce una visuale cinematografica. Funziona bene, purché ci si posizioni correttamente davanti allo schermo. Ottimo l'hardware, che accede a doppio canale alla memoria al fine di massimizzare l'efficienza, però esigente in fatto di energia, tanto che l'autonomia è ridotta al minimo sindacale.
Presentato a gennaio, ora l'Atrix si cimenta in Italia con un hardware dalle prestazioni buone ma meno sorprendenti rispetto a quelle degli smartphone più recenti. Il Tegra 2 garantisce un buon compromesso tra efficienza e consumi energetici. Motorola ha integrato l'interfaccia Motoblur che si prefigge lo scopo di semplificare l'accesso ai contenuti locali e agli aggiornamenti dei social network, ma a volte risulta fin troppo pervasiva. In ultima analisi, l'Atrix assicura un buon mix con un plus unico nel suo genere: la possibilità di connettere la docking station che lo trasforma in un vero e proprio mini portatile basato su Android
Uno degli Androidphone più potenti e veloci in commercio, merito dell'hardware firmato da Samsung, che spicca soprattutto nelle doti grafiche grazie alla Gpu Mali-400 MP e all'eccellente display che non sfigura nemmeno quando la luce del sole. La personalizzazione di Android è riuscita e non risulta troppo invasiva. Come insieme di caratteristiche tecniche è da top di gamma, purtroppo però la scocca è tutta realizzata in plastica: la cover posteriore è piuttosto "cheap". Qualche riserva anche sul Samsung Apps, il portale di applicazioni proprietarie che non aggiunge nulla al Market ufficiale di Android
LG
Motorola
Qualità costruttiva
Qualità costruttiva
Giudizio complessivo
80 Semplicità di utilizzo 87
82
85
tablet/2
Qualità costruttiva
Semplicità di utilizzo
Semplicità di utilizzo
92
88
90
Giudizio complessivo
Giudizio complessivo
le configurazioni
Multimedia Con un'architettura dual core si possono registrare e riprodurre video in alta definizione a 1080p (Full HD), perché per raggiungere quella di 720p basta un processore tradizionale. Addirittura è possibile arrivare a catturare filmati in 3D nei formati compatibili dai televisori di ultima generazione: HD e terza dimensione sono possibili solo con la riserva di potenza assicurata dai processori a doppio nucleo. Che sono un toccasana anche per i game, dato che ospitano vere e proprie schede grafiche (Gpu) in miniatura. Queste Cpu permettono di aumentare la complessità grafica e la dinamica di gioco.
Applicazioni A beneficiare della superiore efficienza di calcolo rispetto ai processori standard con singolo nucleo di elaborazione sono soprattutto le app, intese sia quelle installabili dal Market sia quelle previste di serie e che si appoggiano all'interfaccia. Tutte queste possono contare su tempi di risposta inferiori così da offrire funzioni più elaborate. Questo porta a sviluppare software più complessi pur mantenendo le prestazioni elevate. Inoltre, il sistema operativo può contare su una gestione migliore del multitasking, mantenendo così attive più app in contemporanea
Autonomia Non può essere tutto rosa e fiori. Aumentare la potenza, migliorare le performance, avere display più generosi e assicurare velocità super non può che impattare su un aspetto: la durata della batteria. E infatti il rovescio della medaglia dei processori dual core è rappresentato proprio dall'impatto energetico. Il prezzo da pagare, si potrebbe dire, per avere un telefonino potente e all'ultimo grido. L'impatto dell'architettura dual core e degli ampi display si può descrivere dicendo che con un uso medio (email, navigazione, sms e qualche telefonata) si supera a malapena le 24 ore di autonomia.
Basti pensare, per esempio, che periodicamente Google provvede a eliminare dall’Android Market le applicazioni pericolose. Secondo un recente studio di Juniper Networks, i malware per Android sono aumentati del 400% nel corso dell’ultimo anno, proprio a causa dell’application store che permette la pubblicazione di qualsiasi software. Inoltre, l’85% per cento del campione preso in considerazione da Juniper era sprovvisto di sistema di protezione. Un’opportunità da non perdere per gli sviluppatori di virus & co. Tanto che nel 2010 i malware "mobili" sono au-
mentati con un fattore di due volte e mezzo e il 61% sono di tipo spyware, cioè tentano di accedere ai file personali e di prelevarli, o quantomeno di utilizzarli per scopi non ben precisati. Symantec richiama l’attenzione sugli attacchi mirati, anche a causa di sempre nuovevulnerabilitàscovateneidispositivimobili (erano 115 nel 2009 e sono diventate 163 nel 2010). Per non parlare dell’uso dei social networkcome veicoloperpropagareamacchiad’oliocollegamentipericolosi.Rischireali: tanto che in azienda, prevede Gartner, nel giro dei prossimi due anni saranno profondamente riviste le policy di sicurezza. E se Android piange, tutto sommato a causa della sua filosofia open, iPhone e BlackBerry non ridono. Apple vigila in modo rigoroso sull’App Store, ma a volte capitano softwarechevannorimossi.FinchéilMelafonino non è sbloccato con il jailbreak, e quindi
non può accedere a cataloghi di app diversi da quello ufficiale, non si corrono rischi in virtù del rigido controllo attuato a Cupertino.MaprimaopoiancheiOsdovràmisurarsi con il problema dei malware, soprattutto con il diffondersi delle web app. Così come BlackBerry Os, troppo presente in ambito aziendale per passare inosservato, tanto che alcuni addetti ai lavori ipotizzano possa essere il prossimo terreno di conquista. Cambieràtuttoconl’avvento di Qnx, lanuova piattaforma su cui sta lavorando Research in Motion. Ancora limitata la quota di Windows Phone 7 per essere preso di mira, mentreperSymbian nonsi registrano novità di rilievo. In ogni caso, la migliore difesa è evitare di installare app o di accettare Sms/Mmsprovenientidafontidubbie.Non basta non fidarsi, è consigliato un software apposito per dormire tranquilli. (lu. fi.)
Fsecure Mobile Security 7. Compatibile con Android, Symbian e Windows Mobile, l'applicativo di F-Secure è distribuito con una formula ad abbonamento annuale o biennale. I prezzi vanno da 29,95 euro (2,50 euro al mese) a 49,95 euro (2,10 euro al mese) per avere una protezione totale dei dati personali. Tra le funzioni offerte il motore di scansione per individuare virus e malware.
BlackBerry Protect. Dedicato solo agli smartphone di Research in Motion, Protect è un valido supporto per scongiurare qualsiasi pericolo di perdita dei dati personali. Il software prevede un sistema di backup remoto, cioè in uno spazio fornito da Rim, per salvare il contenuto del telefono via Wi-Fi o anche rete cellulare. In questo modo le informazioni potranno essere riversate in futuro sul nuovo smartphone. È gratuito.
VirusBarrier. Espressamente dedicato ai dispositive di Apple, perché VirusBarrier (2,39 euro) protegge iPhone e iPad da virus e da qualsiasi tipo di pericolo possa mettere a repentaglio la sicurezza di iOS. Permette di eseguire la scansione di documenti, immagini e allegati prima di aprirli così da individuare eventuali malware e opera anche sui file di MobileMe e Dropbox e su quelli sincronizzati attraverso il computer.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
cinque antivirus per chiamate sicure
Kaspersky Mobile Security 9. Protezione totale per smartphone: Symbian, Windows Mobile, Android e BlackBerry. Kaspersky ha pensato proprio a tutto, compresa la possibilità di definire white list e black list per autorizzare o bloccare telefonate e Sms dai recapiti della rubrica. I dati sono al sicuro: in caso di smarrimento o furto è possibile individuare la posizione del dispositivo attraverso Gps. Prezzo: 24,95 euro.
Se fosse un’automobile sarebbe un crossover, un misto tra diverse tipologie e carrozzerie, pardon form factor, visto che stiamo parlando di tecnologia elettronica. Ecco il Samsung Galaxy Note, probabilmente una della novità più interessanti dell’Ifa, il salone dell’hi-tech in corso a Berlino alla quale è dedicata oggi questa rubrica. Il Note in virtù del suo display da 5,3 pollici, enorme se lo si considera uno smartphone, compatto se lo si vuole ritenere un tablet. Sta di fatto che questo Mid (mobile internet device) è davvero una via di mezzo tra i due mondi: l’anello di congiunzione tra tavolette e supercellulari. Il maxi-schermo, realizzato con tecnologia Super Amoled offre alta risoluzione e un angolo di visione di ben 180 gradi. Ma il Note si distingue i per una caratteristica: ha una penna speciale (S Pen) che permette di scrivere e disegnare, personalizzare video e foto. La penna supera i limiti dei dispay capacitivi multitouch che non permettono di utilizzare funzioni di pen computing in modo agevole. Il motore di questo crossover digitale è un potente processore dual core da 1.4 Ghz, riproduce ogni formato video e la fotocamera offre 8 megapixel. Lo spessore è inferiore al centimetro.
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Contro il contagio telefonico a La sicurezza dello smartphone è un problema sottovalutato perché oggi il cellulare è anche, e soprattutto, uno scrigno con tutte le informazioni private. Dunque rappresenta un oggetto "personale": foto, email, documenti, musica e file per l’attività lavorativa. La "perdita" dei dati va scongiurata attraverso un software accessorio che, di solito, offre funzioni di backup e cancellazione remota, in abbinamento a quelle di antivirus. Queste ultime contro i malware, applicativi potenzialmente dannosi per lo smartphone che oggi sono un pericolo concreto.
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Prestazioni
Prestazioni
sicurezza sul cellulare
Norton Mobile Security Lite. Una suite per proteggere l'Androidphone da virus e dai pericoli provenienti dal Web ma non solo. Dispone del modulo di scansione della memory card, al fine di individuare app anomale, e consente di localizzare il dispositivo in remoto, qualora sia perso oppure è stato oggetto di furto. Sempre in remoto (via Sms), permette la cancellazione della memoria e il blocco totale del cellulare.
di Mario Cianflone
Samsung Note: ecco l’anello di congiunzione
I telefonini superpotenti la forza di una doppia anima di Htc, Lg, Samsung e Motorola puntano tutto sul dual core: due motori per ospitare contenuti ancora più complessi
I virus telematici non sono una minaccia solo per i personal computer: si preparano ad attaccare anche i dispositivi mobili. Ecco come difendersi
Vetrina tablet/1
Più veloci per battere l’iPhone
di Luca Figini
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Arriva l’Acer Iconia con display da 7" Si chiama A100 ed è l’ultimo nato della famiglia di tablet Iconia. Il nuovo tablet di Acer dotato di un display da 7" con risoluzione 1024×600 offre l’ultima versione di Android, la 3.2. Le dimensioni lo rendono ideale per averlo sempre con sé, e può contare su una dotazione hardware di tutto rispetto dove spiccano 2 fotocamere (una da 5 e una da 2 megapixel) una porta Hdmi, slot per microSd e connettività Wi-Fi e Bluetooth. Esiste una versione anche con connessione 3G. Costa 300 euro.
accessori
Supporto e tastiera per iPad 2 tutto in uno Ecco una tastiera "full-size", pieghevole, pensata appositamente per essere usata con l'iPad 2 di Apple. Si chiama Logitech Fold-Up Keyboard e permette di scrivere in tutta comodità collegandosi al tablet grazie alla tecnologia Bluetooth di cui è dotata. Una volta aperta, sostiene il peso del tablet offrendo un’angolazione perfetta per digitare. Costa 100 euro si carica tramite Usb e quindi non c’è più bisogno di sostituire le batterie.
smartphone
Non solo Android, Htc rilancia su Windows Titan e Radar, ecco i due nuovi smartphone firmati da Htc con sistema operativo Windows Phone di Microsoft che affiancano l’ormai ampia gamma di macchine Android della casa taiwanese. Il primo modello, supersottile e ricurvo, offre un display da ben 4.7 pollici. Il secondo modello è studiato per un pubblico più giovane e punta alla multimedialità da passeggio. Offre un display da 3.8". La memoria interna è di 8 GB.
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Il Sole 24 Ore - Domenica 4 settembre 2011