da pag. 21 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 21
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 21
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-17
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-17
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 30
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 33
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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da pag. 37 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
da pag. 37 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 33
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 19
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3043
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-4
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-9
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 45
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31-DIC-2020
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3043
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31-DIC-2020
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 6
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31-DIC-2020
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31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 11
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 11
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 6-6
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 8-8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 8-8
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 7-7
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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da pag. 1-10 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 8
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31-DIC-2020
da pag. 1-4 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2
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3043
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2
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3043
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-15
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-15
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3043
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-15
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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31-DIC-2020
da pag. 1-9 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
da pag. 1-9 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 13
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 13
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 5
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 3
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 2-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 14
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 14
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-10
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-10
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 2 Quotidiano nazionale
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 11
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 5 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Travaglio
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31-DIC-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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31-DIC-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-3
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-3
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 4 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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31-DIC-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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31-DIC-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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31-DIC-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-41
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-41
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 11
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 11
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 8 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
da pag. 8 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 09/2020: 187.327 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 7
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 7
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 32 Quotidiano nazionale
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 3
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-7
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-7
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 1-21 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 09/2020: 115.264 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
da pag. 1-21 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 09/2020: 115.264 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 11
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 11
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 41 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 09/2020: 187.327 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 33
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 33
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 1-9 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
Lettori Audipress 09/2020: 143.540 63
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31-DIC-2020
da pag. 1-9 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
Lettori Audipress 09/2020: 143.540 63
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31-DIC-2020
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-25
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-25
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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31-DIC-2020 Estratto da pag. 1-6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 25
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
31-DIC-2020 Estratto da pag. 25
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
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31-DIC-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
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31-DIC-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
Lettori Audipress 09/2020: 143.540 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
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31-DIC-2020
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Direttore: Massimo Giannini
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
31-DIC-2020
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PRIMO PIANO
Giovedì 31 Dicembre 2020 Corriere di Verona
ADDIO 2020 I TEMI CHE HANNO SEGNATO L’ANNO di Alessio Corazza
I
n quello che sarà ricordato globalmente come l’anno della pandemia da Covid-19, la provincia di Verona chiuderà il 2020 con il triste primato del maggior numero di morti in Veneto. La situazione veronese si è distinta per gravità fin dalla prima ondata di primavera, causando diversi grattacapi a Luca Zaia proprio mentre veniva celebrato come il governatore che ha saputo gestire meglio l’impatto della pandemia. Anche nella seconda ondata, il numero delle vittime è a Verona rimasto elevatissimo.
L’uragano del Covid Verona ha pagato il prezzo più alto in Veneto
Il primato delle vittime: la metà erano anziani ospiti delle case di riposo
Ecatombe
Le immagini dei container frigo per contenere le salme (quello qui a fianco fuori dall’obitorio dell’ospedale Mater Salutis di Legnago) hanno fatto il giro d’Italia. Verona, con oltre 1600 morti
I numeri
Nel corso di quest’anno, a Verona e provincia, il Covid è stato responsabile – direttamente o indirettamente – della morte di oltre 1600 veronesi, di cui quasi i due terzi da settembre ad oggi. Detta altrimenti, un cittadino veronese ogni 560 è rimasto vittima del Covid, anche se la mortalità è concentrata nella fascia più anziana della popolazione. Le foto dei container frigo fuori dagli obitori degli ospedali oberati di salme hanno fatto il giro d’Italia. «Ma Verona non è la nuova Bergamo», ha assicurato Zaia. Vero. A Verona la mortalità è più di dieci volte inferiore. Ma con 177 vittime ogni 100mila abitanti Verona ha un tasso di mortalità che in Veneto è inferiore solo a Belluno (197), è doppio di quello di Padova (91) che pure è stata il primo epicentro del virus veneto, ed è superiore non solo alla media italiana (121), ma anche a quella regionale (128). Come si spiega tutto ciò?
Una geografia «sfortunata»
Risposte univoche ancora non ce ne sono. Servirà tempo, agli esperti, per valutare con il giusto distacco e la necessaria precisione i dati e le tendenze. Ma riavvolgendo dall’inizio il film della diffusione del virus a Verona si possono trovare alcuni indizi. Verona, ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, ha avuto «sfortuna». Come altri nodi logistici importanti, con molti pendolari e interscambio, ha visto i primi casi spuntare come un iceberg, con la difficoltà a individuare i singoli soggetti dei focolai tipica delle aree di maggior passaggio. Ad aggravare il problema il fatto che il campanello d’allarme sia suonato in ritardo rispetto al resto del Veneto - i primi due casi vengono scovati solo l’1 marzo, oltre una settimana dopo Vo’ Euganeo - e che il primo vero focolaio si sia sviluppato in un ospedale, quello di Borgo Trento, che può aver fatto da amplificatore involontario al contagio.
sarà, questa, una costante dei bollettini della guerra al virus che contribuirà, nella percezione di molti, a sottovalutare la portata della minaccia. Non sono certo tutti anziani quelli che ci hanno lasciato: il carrozziere di Oppeano Massimo Marchi e l’autista di San Bonifacio Mario Danese di San Bonifacio avevano entrambi 55 anni, ed erano sani. Ma è indiscutibile che ad aver aggravato in modo notevole il bilancio delle vittime nel Veronese è stata la diffusione del virus nelle case di riposo.
Il dramma delle Rsa
Al primo focolaio, tra le suore della casa di cura di Santa Maria Immacolata di Colà di Lazise, ne sono susseguiti innumerevoli altri (da Legnago a Sommacampagna, da Pescantina a San Bonifacio, da Zevio a Mezzane), anche se nessuno forse più devastante di quello della
Stillicidio di vittime
All’alba del lockdown scattato a marzo muoiono i primi due pazienti veronesi di Covid, anziani ultraottantenni con patologie pregresse:
RSA
Le residenze sanitarie assistenziali, ovvero le case di riposo, sono state travolta dal Covid a Verona. Secondo gli ultimi dati della Regione Veneto, il 20 per cento dei circa cinquemila ospiti delle 79 Rsa veronesi è stato contagiato. Gli ospiti delle case di riposo pesano per circa la metà delle vittime veronesi. Verona ha anche il primato veneto dei contagi tra gli operatori delle Rsa, 4,8 per cento. Il primo focolaio nel Veronese è stato quello a marzo tra le suore della casa di cura di Santa Maria Immacolata di Lazise, a cui ne sono seguiti tantissimi altri
«Maria Gasparini» di Villa Bartolomea, dove la scorsa primavera sono morti oltre la metà degli ospiti. La vulnerabilità delle case di riposo è una costante anche nella seconda ondata del virus, con focolai scoppiati ad esempio nelle residenze dell’Opera Pia Ciccarelli di San Giovanni Lupatoto, della Morelli Buglia di Villafranca, dell’Istituto Assistenza Anziani di Verona. E questo nonostante l’incremento delle protezioni individuali, la sospensione delle visite dei parenti, la creazione di percorsi dedicati, il pronto isolamento dei contagiati.
Travolti dall’onda
In una provincia con oltre 40mila casi accertati di Covid da marzo a oggi (ma in realtà molti di più), dove gli attualmente positivi sono arrivati ad essere in questo mese oltre il 2 per cento della popolazione, con gli ospedali saturi e il personale
sanitario sfibrato, proteggere gli anziani non autosufficienti in queste strutture si è rivelato, salvo rare eccezioni, sostanzialmente impossibile. L’ultimo aggiornamento, all’11 dicembre, riferiva del 20% di contagiati tra i cinquemila ospiti delle 79 Rsa veronesi, dato peggiore del Veneto, con 556 vittime, da allora sicuramente aumentate, praticamente la metà di tutti i morti per la pandemia a Verona (che a quel giorno erano 1.206). Verona ha anche il primato veneto tra gli operatori delle Rsa contagiati, il 4,8 per cento contro il 3,7 della media veneta; e talvolta è bastato un singolo operatore asintomatico per propagare il virus con effetti devastanti. La procura di Verona, dopo gli esposti di alcuni familiari delle vittime, ha aperto alcune inchieste. Ad oggi, non si hanno notizie di sviluppi né di indagati. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il professor Massimo Guerriero
«Mortalità fuori controllo in tutta la Regione Il paradosso di una sanità che funziona bene»
L’illusione
In quei giorni concitati è obiettivamente difficile ricostruire cosa avrebbe potuto fare la differenza. Semmai, la vicinanza geografica e le relazioni continue con la Lombardia avrebbero dovuto suggerire maggior cautela. Ma Verona, in quei primi decisivi giorni, si illude forse di essere un’isola felice, in mezzo a tanta miseria tanto che l’8 marzo, mentre Lombardia e mezzo Veneto – le province di Padova, Treviso e Venezia – diventano «zone rosse», i veronesi si riversano in massa sul lago di Garda e in montagna, affollando rifugi, bar e caffè. Ma le stesse scene si sono ripetute anche in questo mese di dicembre, proprio mentre Verona è maglia nera in Italia per contagi e morti, con le resse in centro per lo shopping di Natale e le code per raggiungere la Lessinia a godersi le abbondanti nevicate.
● La parola
Chi è Massimo Guerriero, biostatistico all’ospedale di Negrar
VERONA Per due volte, in due diverse ondate, la provincia di Verona si è rivelata «la più problematica del Veneto». Sotto ogni aspetto: incidenza, ricoveri, decessi. E, naturalmente, è stata anche quella che ha contato più persone curate e guarite. Ora che anche il «modello Veneto» è finito sotto attacco, con una situazione che in questo scampolo di 2020 risulta essere la più delicata in Italia, spetterà anche alla statistica dare una risposta. Confrontando i dati con zone omogenee, evidenziando le differenze nelle scelte e non solo. C’è già chi ha un’idea al riguardo: Massimo Guerriero, a capo della sezione di biostatistica dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Sacro Cuore – Don Calabria di Negrar, professore universitario, è stato il curatore del primo studio, la scorsa primavera, sull’incidenza del Covid 19 in una realtà urbana come quella di Verona. Risultato: il 6% delle persone analizzate aveva contratto il virus. Professor Guerriero, cosa sta succedendo adesso a Verona e nel Veneto? «La situazione in realtà sembra
abbastanza semplice, anzi chiarissima dai dati: sono state prese delle “misure a metà” che non funzionano». Si riferisce alla zona gialla? «Certamente rappresenta un fattore. Attualmente la mortalità in Veneto è fuori controllo: contiamo 49 decessi per Covid ogni centomila abitanti. Dopo di noi c’è solo l’Emilia Romagna, con 40 morti ogni centomila abitanti. Non a caso un’altra regione che ha avuto pochissime restrizioni. Mentre la Lombardia si attesta attualmente attorno ai 30 decessi per centomila abitanti. Ma ci sono altri due aspetti da considerare». Quali? «I tamponi rapidi. La letteratura medica li promuove appieno come strumento di screening, ma sono problematici come strumenti diagnostici. In Veneto su 60 mila tamponi al giorno, 40 mila sono rapidi. Il che significa che ogni giorno abbiamo potenzialmente persone infette convinte di essere negative e si comportano di conseguenza. Poi c’è un terzo aspetto,
paradossale: la risposta della sanità veneta all’emergenza è stata eccezionale. Questo ha consentito di poter andare avanti a lungo senza provvedimenti: in altre parole, più la sanità funziona, più la gente ha la possibilità di potersi ammalare». Qual è allo stato attuale l’incidenza del virus nel Veronese? «La seconda ondata sta vedendo i numeri della prima moltiplicati per otto. I dati ufficiali parlano di circa ventimila persone attualmente positive, circa il 2%. In base alle stime che abbiamo fatto nei mesi scorsi, i positivi in realtà potrebbero essere dal 6 all’8%». Dunque il virus circola ancora molto. «Sì e purtroppo ci vorranno mesi per avere l’immunità da vaccino. E il clima non ci darà una mano fino a giugno. L’illusione di uscirne presto rischia di fare danni. Alla fine di tutto, purtroppo, si conteranno i morti. E qualcuno dovrà risponderne per le zone che ne avranno di più». Davide Orsato © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
Il virus
Giovedì 31 Dicembre 2020 Corriere del Veneto
La seconda ondata
LA PROFILASSI
Oggi iniziano gli anziani, aumentano le dosi per la prima fase. Altri 120 morti. Zaia punge sui ristori
Primi vaccinati nelle case di riposo «Dissenso scritto o tutti coinvolti» di Martina Zambon VENEZIA Un cargo Dhl è atterrato ieri mattina prima delle 8 all’aeroporto «Marco Polo» di Venezia. Prezioso e atteso il carico: 45.630 dosi di vaccino Pfizer destinati ai diversi ospedali veneti per una settimana. Una volta scaricati, i flaconcini sono stati immediatamente distribuiti ai diversi ospedali. Nel caso di Padova, all’Azienda ospedaliera sono giunte 1.542 dosi, all’Ulss 6 Eganea 7.683 mentre 135 sono destinate allo Iov (Istituto oncologico del Veneto). Le vaccinazioni, dopo il V-Day di domenica scorsa, procederanno in ospedali e Rsa già da questa mattina e fino al 2 gennaio. Con una novità. Le indicazioni
io. Tanto che si prevede già per il 18 gennaio l’avvio dei richiami per i primissimi vaccinati. «Avevamo 38mila persone da vaccinare, - spiega Flor e grazie al fatto che ora da ogni flacone possiamo ricavare sei dosi anziché cinque ne vaccineremo 44 mila». Al via in parallelo e non in successione le vaccinazioni anche nelle Rsa già da oggi. Anzi, a Belluno, si è giocato d’anticipo già ieri con la som-
ministrazione dei primi vaccini appena arrivati dall’aeroporto veneziano non solo ai sanitari degli ospedali montani ma anche a 108 fra operatori e ospiti di due case di riposo. A macchia di leopardo, invece, la situazione nelle altre province. Verona annuncia i primi vaccini nelle Rsa sabato o, al più tardi lunedì, a Venezia si inizia dalla Nazareth oggi così come in 3 Rsa padovane: a Pontelongo si vaccinano an-
re - spiega Flor - abbiamo chiesto alle direzioni delle case di riposo che in caso di diniego venga formalizzato dall’ospite o dal suo amministratore di sostegno un “dissenso” scritto». I vaccini ancora col contagocce e l’obiettivo di vaccinare al più presto tutti gli ultrasettantenni, la fascia di popolazione su cui il virus è più fatale, fanno lasciar da parte, per ora, il tema di chi non ha intenzione di farsi vaccinare
Treviso
I primi 50 test rapidi in farmacia «Così possiamo vedere i parenti e trascorrere le feste insieme»
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Flor Grazie alla possibilità di prelevare 6 anziché 5 dosi a flacone, guadagneremo una settimana del ministero portano da 5 a 6 le dosi di vaccino estraibili da ciascun flaconcino (in prima battuta e in via prudenziale, si era fissato il limite a 5). Il direttore della sanità veneta, Luciano Flor ha annunciato che con questa modifica il numero di 185 mila unità di vaccino sale a 222 mila unità. Con un ulteriore aspetto positivo: avendo più vaccini a disposizione a parità di consegne, i tempi di vaccinazione si abbattono significativamente con un «risparmio» di almeno una settimana. Vale a dire che fine della Fase 1 in Veneto (quindi per il mondo dei sanitari, delle Rsa ma anche dei dentisti e, fra gli altri, dei pediatri di libera professione) si concluderà anziché in una data compresa tra il 21 e il 28 gennaio, tra il 15 e il 21 genna-
che gli ospiti, a Bovolenta partono i corsi per iniettare i vaccini previsti già nel pomeriggio. Nelle case di cura di Merlara e Conselve, invece, si comincia i primi giorni di gennaio. A Vicenza si partirà dalla prossima settimana. L’altra novità che riguarda le Rsa è sui molti ospiti che non possono dare il proprio consenso informato al vaccino essendo in amministrazione di sostegno. «Per velocizza-
All’aperto Tampone rapido in una farmacia di Treviso (foto Balanza)
TREVISO Costa meno che nel privato (26 euro contro 50/80), si fa su prenotazione, quindi senza code, in luoghi «familiari» e senza ricetta del medico. L’operazione tamponi in farmacia, deliberata dalla Regione in accordo con le associazioni di categoria, nella giornata d’esordio a Treviso ha attirato una cinquantina di persone. «Solo la mattina abbiamo ricevuto almeno cento telefonate di prenotazione — spiega Livio Patelli, titolare della farmacia al Quartiere Latino —. I clienti lo chiedevano da tempo, in corrispondenza al picco epidemico e in avvicinamento alle festività. Lo renderemo un servizio stabile una o due volte la settimana». Il test antigenico rapido dà la risposta in 10 minuti, si fa in spazi separati dal resto della farmacia, in questo caso sul retro, ed è a cura di infermieri. Ci sono anche delle regole per accedere che rendono l’attività diversa da quella dei Covidpoint delle Usl: «Chiediamo
che il paziente non abbia sintomi compatibili con il virus e che non abbia avuto contatti con persone positive nelle 48 ore precedenti — svela Patelli —. E’ una sorta di patentino per trascorrere in serenità il Capodanno, per tutelare se stessi e gli altri». Nella prima giornata a richiederli sono stati soprattutto ragazzi, adulti e lavoratori. «In questi giorni di festa vorrei invitare a casa papà e mamma — racconta una signora — così mi sento più tranquilla». Una ragazza dice di averlo fatto per scrupolo: «Ho due casi di Covid in famiglia». Patelli è anche consigliere nazionale di Farmacieunite, una delle sigle che ha firmato l’accordo con la Regione: «Il nostro è puro spirito di servizio, ci siamo offerti subito come partner operativo della Regione per dare una risposta ai cittadini in una fase complicata. Le farmacie si confermano riferimento per la comunità». Silvia Madiotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
affatto. Eppure la direzione di chiedere anche a cittadini comuni un «dissenso» scritto in caso di no al vaccino è ipotizzabile secondo Flor. Posizione netta quella dell’Ordine dei medici di Padova che annuncia procedimenti disciplinari per i dottori «negazionisti». È questo uno dei primi atti formali di Domenico Crisarà, neo presidente dell’ordine dei Medici patavini: «Non abbiamo rilievi in questo senso, ma nel caso leggessi anche sui giornali qualsiasi informazione relativa a medici che decidono di non vaccinarsi aprirò un procedimento disciplinare». Sul capitolo vaccini, infine, preme il mondo del lavoro dopo l’appello di Confindustria a vaccinare i lavoratori. Il segretario regionale della Cisl,
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Zaia Quando abbiamo fatto ordinanze regionali restrittive non siamo stati ristorati Gianfranco Refosco, chiede una campagna di sensibilizzazione ai vaccini e un tavolo allargato alle organizzazioni del lavoro, dell’impresa e delle professioni. Intanto il bollettino di ieri segnava altri 120 morti e 3.849 nuovi positivi. Resta aperto il dibattito sull’eventuale fascia arancione ma il governatore Luca Zaia dice: «Per arrivarci serve avere un Rt sopra 1,25, noi siamo ancora sotto e l’incidenza cala al 5,7%».Zaia ha aggiunto, riferendosi alla difficoltà di ottenere ristori ad hoc legati a più restrittive ordinanze regionali: «Non è irrilevante il fatto che le restrizioni fatte dalle Regioni non hanno i ristori: è dirimente questo. Quando abbiamo firmato un’ordinanza non siamo stati ristorati». © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’editoriale
I significati ritrovati nella crisi
M
SEGUE DALLA PRIMA
a in realtà c’è stato qualcosa di più e di più profondo: che ha cambiato più che in altri momenti il clima emotivo in cui siamo immersi. Con conseguenze più serie di quelle che ci si sarebbero legittimamente potute aspettare. Quello che è avvenuto, infatti, è stato uno stop brusco a una corsa forsennata, di cui non avevamo chiarissima la direzione, e le cui premesse erano fondate su basi meno solide di quelle che ci raccontavamo. Facendoci misurare di nuovo con paure antiche e potenti, precipitandoci in una crisi economica più grave di quanto mostrino i numeri (perché le sue conseguenze sono molto mal distribuite, ed è una crisi di senso e di fiducia nella bontà del sistema), trasformando radicalmente la nostra
gerarchia di aspettative, aprendo a scenari di limitazione – consentita, se non consensuale – delle nostre libertà che avremmo considerato inaccettabili fino al giorno prima. Questo, è successo. Che ci siamo scoperti fragili: come individui, alla mercé di un nemico invisibile (e proprio per questo più terrorizzante, come nei film horror), come collettività e comunità (obbligati a distanziarci per non più esserlo), e come sistema (economico, ma anche decisionale e quindi politico: tuttora impallato in un groviglio di incompetenza, inadeguatezza, pressapochismo, impreparazione, lentezza di reazione e ritardi da cui non sembra saper uscire). Il tutto immerso in una bulimica quotidiana ostensione mediatica, che poco produce sul piano informativo, e moltissimo contribuisce all’isteria collettiva, e ad alimentare, in un circolo vizioso della cui
forza non ci rendiamo conto, proprio i timori che dovrebbe aiutarci a comprendere ed esorcizzare. Abbiamo riscoperto che la morte esiste ed è persino possibile, cosa che – credendoci amortali – avevamo rimosso (ancora una volta, come individui, come collettività e come sistemi). Lo stesso per la malattia, e per il male, che eravamo convinti fossero due cose diverse, e invece abbiamo riscoperto uniti, non solo nell’origine della parola (mentre dobbiamo ancora riscoprire che pure salute e salvezza – anche sul piano sociale – originano dalla medesima parola, salus, che infatti in latino traduce entrambe le cose). Abbiamo anche riscoperto il significato vero di alcune parole preziose, che in tempi normali restavano vaghe, e che hanno invece assunto un’immediata concretezza. Come relazioni (con i corollari di solidarietà ed empatia), spazio (quando ci
hanno rinchiusi), aria (quando ce ne hanno lasciata solo un’ora, come ai carcerati). Ma anche come tecnologia: il salto quantico che abbiamo fatto ci ha cambiati e ha cambiato irreversibilmente la società – pensiamo alla scuola e all’istruzione, non solo allo smart working – più di quanto ci siamo accorti. Quando ci saremo ripresi dalla botta emotiva, e smettendo di leccarci le ferite ci daremo da fare per ricostruire, aprendoci quindi alla fiducia e alla speranza che ogni progettualità implica, riscopriremo anche la virtù della resilienza: che è il vero contrario della fragilità (non forza, come spesso crediamo). Non un vago e vacuo ottimismo, ma la capacità di riconoscere, nel bicchiere mezzo vuoto, il bicchiere mezzo pieno, le opportunità, quindi, e gli strumenti per superare le difficoltà. Stefano Allievi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
GIOVEDÌ 31 DICEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: l’impatto sull’economia veneta Ferrari (Cgil Veneto): «Il 31 marzo scade lo stop del governo, Zaia convochi associazioni di categoria e sindacati per tutelare l’occupazione»
Crollo delle ore lavorate, 50mila posti a rischio «Patto regionale per evitare i licenziamenti» L’INTERVISTA Matteo Marian / PADOVA
«N
on ci stancheremo mai di ripeterlo, se l’andamento dei contagi non viene messo sotto controllo l’economia non può ripartire. E la situazione dei contagi oggi in Veneto è drammatica. Serve una stretta: se la Regione non vuole assumersi questa responsabilità lo faccia il governo, ma al Veneto serve un’estensione del periodo di zona rossa». Christian Ferrari, segretario della generale Cgil Veneto, invita al pragmatismo: «Qui si tratta di salvare vite umane e di evitare un avvitamento che porterebbe dritto all’esplosione di una vera e propria bomba sociale». Ferrari, perché la zona rossa aiuterebbe l’economia veneta? «Se non si mette sotto controllo l’emergenza sanitaria, l’economia non può ripartire. Rischiamo di essere ancora alle prese con il contenimento del virus nel momento in cui vanno poste le basi per la ripresa. La situazione ora è fuori controllo, serve una stretta ovviamente con i necessari sostegni economici». Significherebbe non riaprire le scuole dalla seconda media in su. «La comunità scolastica ha offerto fin qui una prova straordinaria: aule sostanzialmente aperte e contenimento della diffusione dei contagi. Ma la riapertura va valutata alla luce dei dati epidemiologici di inizio gennaio, bisogna ripartire in totale sicurezza». Con ulteriori restrizioni non si rischia di aprire le porte allo stallo totale? «Dobbiamo contenere i contagi, altrimenti nonostante il vaccino lo stallo sarà irreversibile a fronte di una situazione sociale ed economica che già ora
POSTI DI LAVORO dipendente persi nei primi 11 mesi
PIL REGIONALE 2020 media nazionale -9%
TASSO DI DISOCCUPAZIONE (terzo trimestre 2020) nel 2019 era il 5,1%
EXPORT REGIONALE nei primi 9 mesi dell’anno in valore assoluto: meno 5,3 miliardi di euro
-10%
6,4%
-11% CONSUMI
-37.000
-20%
LA CRISI IN VENETO
INVESTIMENTI FISSI LORDI
+2.430%
-19%
ORE DI CASSA INTEGRAZIONE autorizzate nei primi 9 mesi (24 volte le ore del 2019) 700.000 lavoratrici e lavoratori veneti INTERESSATI
-24%
Christian Ferrari (Cgil Veneto)
-21% ASSUNZIONI nei primi 11 mesi
MONTE ORE LAVORATE nei primi 11 mesi CROMASIA
è preoccupante». Ovvero? «Il prossimo 31 marzo scade il blocco dei licenziamenti e senza una proroga della misura ci troveremo a dover fare i conti con una crisi senza precedenti. Stime prudenziali indicano in 50 mila i posti di lavoro a rischio in regione. Uno tsunami che potrebbe avere anche un impatto maggiore. Il monte ore lavorate in Veneto nei primi 11 mesi di quest’anno, infatti, ha visto un crollo del 21% rispetto al 2019. Il tasso di disoc-
cupazione regionale, dal 5,1% del 2019, è ora al 6,4% (terzo trimestre 2020). Per quanto riguarda il dato amministrativo delle dichiarazioni di disponibilità ricevute dai Centri per l’impiego siamo a 110.000. E sono numeri che scontano l’effetto positivo dei provvedimenti straordinari di difesa del lavoro varati dal governo». Provvedimenti che non è possibile pensare di prorogare all’infinito, no? «Misure emergenziali, certo. Ma il blocco dei licenziamenti
va prolungato. Il 2021 deve essere l’anno della resistenza, non dei licenziamenti. E la politica, di fronte a questo scenario, non può essere inerme o fatalista: la coesione territoriale è a rischio. La difesa occupazionale è funzionale al rilancio, un crollo traumatico produrrebbe una caduta dei consumi che ci farebbe sprofondare in una crisi ancora più dura». Bisognerebbe guardare anche oltre all’emergenza. «Ma è indispensabile difendere i posti di lavoro ed evitare il crollo dell’economia regionale per consolidare la ripresa e costruire poi un modello di svi-
«Virus fuori controllo serve una stretta Il recovery plan veneto è minestra riscaldata» luppo sostenibile: il binomio export e turismo non sta più in piedi». Le vostre proposte quali sono? «Come già chiesto al presidente della Regione 15 giorni fa, va convocato un tavolo con organizzazioni sindacali e associazioni datoriali per governare l’emergenza e i processi di ristrutturazione. La Regione si impegni su questo e promuova il confronto. Alle imprese chiediamo un atteggiamento di grande responsabilità sociale: no a ristrutturazioni gestite unilateralmente». Questo tavolo, concretamente, cosa dovrebbe produrre? «Venga sottoscritto un impegno prioritario per salvaguardia dei posti di lavoro, attraverso, ad esempio, l’utilizzo degli ammortizzatori sociali che non verranno meno il 31 marzo. Rafforziamo politiche e soluzioni condivise per gestire crisi aziendali». E la Regione come rientra in questa partita? «Guardi, pochi giorni fa l’Emi-
Brexit, accordo in extremis per una vicenda fuori tempo
I
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GIANCARLO CORÒ
IL COMMENTO
l 23 giugno 2016 il 51,8% dei cittadini del Regno Unito decise l’uscita dall’Unione Europea. Da allora lunghe ed estenuanti trattative hanno cercato di dirimere le innumerevoli controversie di una separazione che i sostenitori della Brexit sbandieravano come banali lacci da tagliare. L’accordo è invece arrivato in extremis, spinto da un’emergenza sanitaria che in Gran Bretagna stava mettendo a rischio la fornitura di farmaci e beni alimentari. Anche per
lia Romagna ha promosso e sottoscritto con 55 soggetti diversi un patto per il lavoro. Tutte le parti si sono impegnate per la salvaguardia dell’occupazione. C’è la firma della Confindustria e degli artigiani. L’Emilia Romagna si è assunta una responsabilità politica e sociale, diversamente ci si assume l’onore di far esplodere una bomba sociale. E poi vanno condivisi anche i progetti per il futuro». Cosa imputate alla Regione? «Sul fronte della programmazione economica la politica del Veneto è spesso rinunciataria. Andare avanti erogando soldi a pioggia e senza vincoli per le imprese non può più funzionare. Serve un forte ruolo di programmazione e intervento pubblico. Il Recovery plan regionale rappresenta l’esempio di quello che non va fatto: è una minestra riscaldata con progetti incompiuti e falliti». Quali sono le priorità da perseguire secondo voi? «Reindustrializzazione; territorio e ambiente; infrastrutture pubblico-sociali a partire da sanità e scuole; turismo e mobilità sostenibile». La vostra proposta di agenzia unica per lo sviluppo regionale è già stata bocciata da Confindustria Veneto. «Il problema che abbiamo evidenziato non è che mancano agenzie regionali, ma che mancano politiche regionali. E oltre alle risorse Ue servono anche quelle regionali, altro che Veneto tax free». Sta dicendo che Zaia dovrebbe alzare la pressione fiscale? «Usciamo da un equivoco: l’aliquota Irpef unica non rispetta il principio di equità e progressività. Con il populismo fiscale si finiscono per privilegiare i più ricchi e penalizzare la stragrande maggioranza dei veneti che si ritrova senza politiche regionali di sostegno sociale ed economico». —
questo Boris Johnson ha dovuto fare concessioni impensabili fino a qualche mese fa. L’uscita del Regno Unito dal mercato unico europeo lascia in realtà molte cose come prima: nessun dazio e nessun contingentamento delle importazioni, anche se peseranno i costi dei controlli alle frontiere. Un sospiro di sollievo per le oltre 40mila imprese italiane che esportano in UK quasi 25 miliardi, soprattutto macchinari, alimentari, mobili e moda. Ma il sollievo è anche per i
consumatori britannici, che si sarebbero altrimenti trovati con un inasprimento dei prezzi di beni essenziali in una fase già molto difficile. Vengono tuttavia imposti vincoli alla mobilità delle persone fra Gran Bretagna e paesi Ue e rimangono esclusi dall’accordo i servizi – in particolare finanziari, assicurativi, legali – sui quali Londra aveva costruito il suo successo. L’Ue esce alla fine rafforzata dall’accordo. Da un lato ha ottenuto importanti concessioni
su due fronti caldi delle trattative, quali l’assenza di confini con l’Irlanda del Nord e il mantenimento delle aree di pesca. Dall’altro ha mostrato un potere negoziale che conferma un ruolo sempre più assertivo nella geopolitica globale. Dobbiamo inoltre ammettere che l’uscita degli inglesi dalla governance europea ha reso possibile quel salto di qualità della politica comunitaria che ha portato al Next Generation Eu, il più ambizioso programma di finanziamenti pubblici mai mes-
so in campo per sostenere e orientare la crescita economica futura. C’è invece da chiedersi quanto oggi agli inglesi convenga questa separazione. Dal 2016 a oggi il mondo è cambiato. La ritirata politica e militare degli Stati Uniti continuerà anche con Biden, che tuttavia non avrà l’ostinazione di Trump nel dividere il fronte europeo. Nel frattempo è invece cresciuto il ruolo economico, tecnologico e geopolitico della Cina, che con l’Ue ha proprio ieri firmato un importan-
te accordo sugli investimenti, lasciando gli inglesi fuori dalla porta. Del resto, quando paesi o gruppi multinazionali trattano con l’Ue hanno di fronte il 16% del Pil globale – equivalente a Usa e Cina – mentre il Regno Unito ha una quota del 3%, con un trend che nel 2030 potrebbe escluderla dal G10. Rimane il grande rammarico per l’uscita dal programma studentesco Erasmus, che tuttavia potrà essere recuperato attraverso accordi di scambio tra Università. Il paradosso della Brexit è la pretesa di alzare dei muri nel momento in cui società ed economia della conoscenza chiedono sempre più capacità di cooperazione. —
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GIOVEDÌ 31 DICEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario
L’Iss: «In Veneto stretta anche dopo le feste» Ma Zaia boccia la zona rossa fino all’11 gennaio L’indice di contagio «desta preoccupazione» secondo l’Istituto superiore di sanità che esorta ad applicare misure rigorose Albino Salmaso / VENEZIA
Le Regioni Veneto, Calabria e Liguria, hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario tipo 2. Questo «desta particolare preoccupazione e pertanto si esorta a considerare di applicare le misure previste, per i livelli di rischio attribuiti, anche alla fine di queste festività». Lo afferma la bozza di monitoraggio Iss-ministero Salute diramata nella tarda serata di ieri. «Mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone, evitare tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile». Sono queste le indicazioni contenute nella bozza di monitoraggio settimanale Ministero della Salute-Iss. Nel documento si raccomanda di rispettare tutte le misure di sicurezza comprese le quarantene dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stess. Intanto sarà un Natale e Capodanno di “clausura” per Luca Zaia. Con un occhio puntato su palazzo Chigi perché se Conte traballa sotto i colpi di Renzi non c’è che una strada: votare subito. Quanto alla zona rossa fino all’11 gennaio invocata dal ministro D’Incà non resta che aspettare il verdetto del Cts. Decide Roma. Come sempre. E il Veneto obbedisce: giallo, arancio o rosso che sia, il verdetto è nelle mani di Brusaferro e Miozzo. Dove sarà la notte di San Silvestro il governatore più votato d’Italia, con il plebiscito del 76% di settembre? «A casa con mia moglie, come sempre. Mi è morto anche il cavallo, che mi accompagnava negli incontri la mattina dopo il veglione. C’è poco da festeggiare. Lasciatemi fare gli auguri a tutti i veneti, non vedo l’ora che finisca quest’orribile 2020, per uscire dall’incubo Covid. Sarà un Ca-
Francesca Russo e Luca Zaia, alle loro spalle una interprete della lingua dei segni che traduce per i sordi. A destra l’intervista al nostro giornale del ministro Federico D’Incà
podanno triste, auguro di cuore a tutte le persone di ritrovare la salute, di conservare la perfetta forma fisica e di superare ogni malanno». NESSUN BRINDISI
Nessun brindisi con il Prosecco, vietate le strette di mano. Non si può, mascherina stretta sulla bocca e zero abbracci. Il tg web scivola via tra domande sulla zona rossa, i vaccini, i tamponi rapidi che Roma continua a ignorare nel data base della Protezione civile. Alle 13.40 il governatore si lascia andare a un saluto dai toni ecumenici. Cita Freud che ha «spiegato come l’uomo sia l’animale che meglio si adatta ai cambiamenti sociali» e dalla psicanalisi della sopravvivenza passa a ringraziare gli «angeli della sanità» i medici e gli infermieri che da 10 mesi rischiano la vita per curare i 250 mila malati di Covid. «Buon anno a tutti, anche a
chi protesta, ma non mi dovete aspettare sotto casa perché le minacce sono un insulto a chi soffre. Sono orgoglioso del mio Veneto, che ha un forte senso di comunità e collabora per uscire dall’emergenza: Paolo Fassa ha donato 150 mila euro che si sommano ai 38 milioni versati da imprenditori e cittadini da marzo a dicembre. Non siamo scappati con i soldi, purtroppo li abbiamo già spesi per il materiale sanitario», dice il presidente. Un passo indietro. L’aggiornamento sulla pandemia ruota attorno a quattro pilastri: i tamponi con i contagi, la zona rossa, le terapie intensive e gli scenari del governo Conte. LA CIRCOLARE DEL GOVERNO
Sul primo capitolo Zaia mette dei paletti precisi: i test processati sono 52.412 di cui 34 mila rapidi e 17 mila molecolari. Con 2.986 positivi il tasso del Veneto si ferma al 5,7% men-
tre la media nazionale è del 12,48. Da qualche giorno si segnala una diminuzione dei contagi legata alle restrizioni scattate dal 19 dicembre che sono in calendario fino al 6 gennaio. Ma Roma si decide o no a cambiare i parametri? Zaia spiega che Francesca Russo è impegnata proprio con l’Iss di Brusaferro per decidere la svolta: la circolare è già scritta, deve solo diventare disposizione ministeriale. Il verdetto arriva stasera e non ci sono elementi per abbandonare la fascia gialla anche se è probabile scivolare in quella arancione per ridurre i contatti. DECIDE L’ALGORITMO
Fino ad oggi il Veneto è rimasto in area gialla «in virtù dell’algoritmo: non l’hanno fatto quelli del circolo della scopa ma i più grandi scienziati a livello nazionale. L’Rt del Veneto sui tamponi è del 5,7% poi vanno valutati gli altri 20
parametri». L’analisi si sposta sulle terapie intensive, con il governatore che palesa segnali di nervosismo: «Basta, sono stanco di rispondere ogni giorno a questa polemica assurda: le 1016 postazioni esistono, le potete visitare nei reparti e nei magazzini degli ospedali. Costano 50 mila euro l’una». LA PROPOSTA DI D’INCÀ
Se questo è lo scenario è evidente che la proposta di prolungare la zona rossa decisa dal governo fino all’11 gennaio non viene presa in considerazione da Zaia. «Capisco il ministro D’Incà che cerca di rendersi utile per il suo Veneto , visto che ha la delega dei rapporti con il Parlamento. Ma le restrizioni sono un fatto tecnico che non competono né a me né all’assessore Lanzarin. Quanto alla riapertura della scuola il 7 gennaio, finalmente il governo ha capito che era meglio tornare in classe al 50% nelle
il bolleTTino
Altri 120 decessi in un giorno Verona oltre i 20 mila infetti Oltre 3.800 nuovi tamponi hanno dato esito positivo E la provincia scaligera si avvicina a quella di Padova per numeri di contagiati VENEZIA
Sono oltre 250 mila i veneti risultati positivi al Covid dall’inizio della pandemia, di cui quasi un terzo risulta tuttora contagiato. I casi contati tra
le sette province, da fine febbraio, sono 251.442. Di questi, sono 90. 117 quelli tuttora infetti, alla luce degli ulteriori 3.849 nuovi tamponi che hanno dato esito positivo. Quella di ieri è stata l’ennesima giornata che ha visto consumarsi una nuova strage, con 120 decessi, che fanno salire a 6.487 le croci dall’inizio della pandemia. A una cifra tanto alta dei decessi cor-
risponde un decremento dei posti letto occupati nelle aree mediche degli ospedali, con un alleggerimento nell’ordine di trenta ricoveri: sono 30. 039. Continuano invece a crescere, seppur lievemente, le terapie intensive: tre i nuovi posti letto occupati ieri, che fanno salire il totale a 398. Aumentano anche i ricoveri nelle strutture territoriali: sono 401 (+9). Considerando le
IL REPORT QUOTIDIANO dati aggiornati alle 17 di ieri
251.442 90.117 6.487 +3.849 Positivi dal 21 febbraio
+254 Casi attualmente positivi
3.039 398
+120 Decessi dal 21 febbraio
401
-30 +3 +9 Ricoveri in area Ricoveri in terapia Ricoveri nelle medica intensiva strutture territoriali
superiori come avevo suggerito io». CONTE E RENZI
Ultimo capitolo: lo scenario politico istituzionale a Roma, che non volge al sereno. Cosa ne pensa Zaia delle beghe tra Renzi e Conte? «Penso che in questa fase molto delicata l’Italia abbia bisogno di stabilità. Mi pare invece che il governo Conte si stia segnalando per le continue ed eccessive turbolenze. Sono convinto che a gennaio qualcosa accadrà. E così potremo capire se i ministri hanno a cuore l’interesse degli italiani o se preferiscono restare incollati alla poltrona. Se la maggioranza rosso-verde verrà sfiduciata in Parlamento non c’è che una strada: tornare a votare subito», dice il governatore. Scommettiamo che Renzi-rottamatore diventa simpatico anche alla Lega e a Zaia? — © RIPRODUZIONE RISERVATA
singole province, ieri il Veronese ha superato quota 20 mila positivi (20.077), registrando un primato che finora era proprio del solo Padovano, che comunque continua a detenere il record di casi attivi (20. 250). Seguono le province di Treviso, con 14. 768 positivi; di Vicenza, con 12. 892 casi; di Venezia, con 12. 389 contagi. Rimangono abbondantemente sotto i 10 mila casi, invece, le province di Belluno e di Rovigo, che registrano rispettivamente 4. 344 e 2. 649 persone attualmente positive al coronavirus. Infine, sono 154.838 i guariti in tutto il Veneto dall’inizio della pandemia. Quindi, quasi 100 mila in meno rispetto al totale dei contagiati. — LAURA BERLINGHIERI
GIOVEDÌ 31 DICEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
ACCETTAZIONE TELEFONICA NECROLOGIE
800.700.800 Il servizio è operativo TUTTI I GIORNI COMPRESI I FESTIVI DALLE 10 ALLE 19
Operatori telefonici qualificati saranno a disposizione per la dettatura dei testi da pubblicare
AMITE CARTA DI CREDITO: VISA, MASTERCARD, CARTA SÌ
Si pregano gli utenti del servizio telefonico di tenere pronto un documento di identificazione per poterne dettare gli estremi all’operatore (ART. 119 T.U.L.P.S.)
I soci del LIONS CLUB CADORE DOLOMITI partecipano al lutto dei familiari per la scomparsa del carissimo amico indimenticabile socio
GIACOMO GREGORI “JACO” Pieve di Cadore, 31 dicembre 2020 A DOLOMITICA srl - Tel. 0435 32 428 Condoglianze online www.onoranzefunebriadolomitica.com
Tutti i colleghi, il presidente, ed il C.d.A. della Società Informatica Territoriale, si uniscono al profondo dolore della moglie Lisa e dei famigliari per la prematura scomparsa del nostro caro
ELVI Belluno, 31 dicembre 2020 DE DEA GELISIO LONGARONE - Belluno - Ponte nelle Alpi Mel Tel. 0437 57 36 75 - Condoglianze online: www.gelisio.it
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novità nell’agenzia regionale
Veneto Agricoltura va a Dell’Acqua L’alpagoto Facchin non ce l’ha fatta La Giunta regionale ha scelto l’uomo che era a capo dell’Area Tutela e Sviluppo e si è occupato anche dei cantieri post Vaia
Francesco Dal Mas/ TAMBRE
Oscar Facchin, sindaco di Tambre, non ce l’ha fatta a conquistare la plancia di comando di Veneto Agricoltura. E Alberto Negro, commissario uscente, neppure. Il nuovo timoniere dell’agenzia regionale è una persona molto conosciuta in tutti i Comuni della provincia; dopo la tempesta Vaia si è fatto apprezzare per dinamismo d’intervento e capacità di ascolto. Si tratta di Nicola Dell’Acqua, designato dalla Giunta Regionale quale nuovo direttore. Dell’Acqua, già a capo dell’area Tutela e sviluppo del territorio, è reduce appunto dal coordinamento dei cantieri post-Vaia. Si sa, però, che continuerà a mantenere l’incarico di coordinatore dell’unità di crisi. Vaia, si sa, ha un anno di cantierazioni da portare a termine, forse due. E non pochi sono i problemi di messa in sicurezza soprattutto dei boschi schiantati, perché la pandemia ha rallentato se non sospeso gli interventi. La direzione di Veneto Agricoltura è un posto ambito non solo per i 144 mila euro di appannaggio annuale, ma per-
Nicola Dell’Acqua, nuovo direttore di Veneto Agricoltura
ché ha in organico circa 900 persone, tra le quali ben 600 forestali che, come ben sanno i bellunesi, sono di fatto le prime sentinelle del territorio. Luca Zaia ha scelto uno dei suoi collaboratori di più stretta fiducia, fra i più apprezzati anche dall’assessore Gianpaolo Bottacin. È andato quindi sul sicuro scremando la dozzina di candidati . Veneto Agricoltura è uno degli enti strumentali principali della Regione, per consistenza dei dipendenti e delicatezza delle funzioni, che vanno dalla ricerca applicata e sperimentazione in agricoltura, al trasferimento della cono-
Le Direzioni e i colleghi tutti delle Società Bim Gestione Servizi Pubblici Spa e Bim Belluno Infrastrutture Spa desiderano esprimere la propria vicinanza alla famiglia per la prematura scomparsa del caro collega
scenza e dell’informazione, dalla gestione del demanio forestale regionale all’educazione naturalistica, dai lavori di sistemazione idraulico-forestale a sostegno dei progetti regionali, alla gestione di numerosi progetti che annualmente l’Unione Europea le affida, in quanto vincente di complessi e partecipati bandi. Non mancherà il lavoro quindi al direttore, che prenderà servizio il 4 gennaio. Nel Bellunese appartengono al sistema regionale non solo la foresta del Cansiglio ma anche l’area wilderness di Perarolo (la Val Montina) e la fo-
Domenica 27 dicembre è mancata all’affetto dei suoi cari
MARISA THALER ELVI VIEL
di anni 82
resta sperimentale nella valle di San Lucano, in Agordino. In Cansiglio dell’Acqua è atteso dal recupero dell’ex Rifugio Sant’Osvaldo, da trasformare in piccolo albergo oltre che ristorante. La gestione Negro gli lascia in eredità anche la soluzione di alcuni annosi problemi, in particolare la sistemazione di una rete di parcheggi e, di conseguenza, anche l’introduzione, per la prima volta, di un pedaggio che disciplinerà la presenza dei villeggianti sull’altopiano. Quanto alla foresta, in Cansiglio si è conclusa da tempo la bonifica dei faggi e degli altri alberi schiantati da Vaia; dalla prossima primavera scatterà il reimpianto in quelle aree che si è deciso di non lasciare alla ricrescita spontanea del bosco. Negro lascia dopo quattro anni e mezzo di direzione, gestione iniziata nel 2016; tramutata nel 2019 in commissariamento per l’entrata in vigore della legge regionale 24 del 28 giugno 2019. L’anno prima l’Agenzia aveva inglobato gli oltre 600 operai forestali prima in gestione ai Servizi Forestali regionali, lievitando ad oltre 800 dipendenti. Un passaggio epocale, che aveva risolto alcune questioni generali di assetto del personale. L’incarico ha durata quinquennale, quindi coerente con quella della legislatura. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
sanità
Medicina nucleare Sergio Bissoli è il primario BELLUNO
Tutti ne abbiamo potuto apprezzare, negli anni, l'umanità, l'impegno e la professionalità che lo hanno contraddistinto. Non potendo presenziare personalmente, affidiamo a queste parole la dimostrazione della nostra più sincera partecipazione e del nostro affetto in questo triste momento.
Per espressa volontà, a tumulazione avvenuta, ne danno il triste annuncio i figli Massimo e Roberto con Roberta. Un particolare ringraziamento al medico curante dottor Luciano Bassi per la preziosa assistenza prestata. Belluno, piazzale Vittime di via Fani n. 18, 31 dicembre 2020
Belluno, 31 dicembre 2020
CALDART di Antonio e Walter- Belluno - Ponte nelle Alpi - Tel. 0437 944754 Condoglianze online: www.caldartbelluno.it
I Medici di Ponte nelle Alpi Valentina, Margherita, Camilla, Michela e Fulvio si stringono attorno a Lisa in questo momento di dolore per la perdita dell’amato
Domenica 27 dicembre è mancata all’affetto dei suoi cari
SILVANA COSTANTINI ved. MORO
ELVI VIEL
di anni 74
Lo annunciano il figlio, la sorella ed i parenti tutti. Ponte nelle Alpi, 31 dicembre 2020
CALDART di Antonio e Walter- Belluno - Ponte nelle Alpi Tel. 0437 944754 Condoglianze online: www.caldartbelluno.it
La famiglia porge un sentito ringraziamento al dottor Spiridione Della Lucia per le cure prestate ed a quanti ne hanno onorato la memoria. Fortogna, 31 dicembre 2020 CALDART di Antonio e Walter- Belluno - Ponte nelle Alpi - Tel. 0437 944754 Condoglianze online: www.caldartbelluno.it
Sergio Bissoli è il nuovo direttore della Medicina Nucleare. Sostituisce l’ex primario Felice Martinelli. Veronese di origine, Bissoli si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Siena nel 1991 e si è specializzato all’università di Padova in Medicina Nucleare nel 1996. Ha iniziato la sua carriera nel reparto di Medicina Nucleare dell’ospedale di Castelfranco nel 1998. Dal 2000 al 2004 ha prestato servizio all’azienda ospedaliera di Trieste, per poi tornare a Castelfranco dove, nel 2016, ha assunto un incarico di alta specializzazione in Pet oncologica. Dal 2018 ha preso servizio all’unità operativa di Medicina Nucleare di Belluno. Ha al suo attivo oltre 11.300 indagini Pet e 7.800 prestazioni di medicina nucleare, inclusi trattamenti radio metabolici ed esami di densitometria ossea. —
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Agenda
Giovedì 31 Dicembre 2020 www.gazzettino.it
L’opinione
Natale, ostaggio dell’incertezza più assoluta. I figli non sapevano se avrebbero potuto raggiungere i genitori, gli anziani se dovevano rassegnarsi a trascorrere i giorni successivi in completa solitudine. Non bastavano il virus, il dolore per le vittime, la paura, l’incertezza per il futuro, anche occupazionale, con la sua perenne indecisione il Governo sta colpevolmente alimentando l’insicurezza! Rimandando ogni determinazione e in assenza di una linea chiara. Palazzo Chigi sta pericolosamente contribuendo ad accrescere l’instabilità sociale! Molti dei recenti episodi contrari alle prescrizioni e al buon senso sono stati originati proprio dai perenni tentennamenti. Nel caos imperante ciascuno si sente legittimato ad agire in base al proprio sentire. Non possiamo permettercelo! Snervante l’attesa, inaccettabile tale modo di trattare cittadini e istituzioni! Fermo restando la tutela della salute di ognuno, a partire dai più deboli, e l’osservanza delle necessarie misure anticontagio, formulate da esperti sulla base di dati certi ed evidenze scientifiche. Anche Azzurro Donna Veneto chiede con forza al Governo di non trascurare i numerosi anziani e le persone fragili e sole. Sono moltissimi i nostri anziani rimasti completamente soli, perchè le persone che giornalmente li accudiscono spesso stranieri - sono in ferie e sono tornati nelle loro case, o sono indisponibili perché hanno preso altri impegni con le rispettive famiglie o addirittura sono affette da Covid. Che nessuno sia abbandonato a se stesso! L’esecutivo non sottovaluti le conseguenze dell’isolamento e del senso di abbandono. Layla Marangoni Coordinatrice per il Veneto di Forza Italia Azzurro Donna
Il Covid e la grave carenza di personale sanitario
Lettere
SANITÀ E PANDEMIA È sempre difficile intervenire su questi argomenti, ma almeno per certe situazioni non si può farne a meno. La grave carenza di personale, è uno dei problemi più vecchi e gravi nelle strutture sanitarie pubbliche del Veneto. È un disastro da imputare soprattutto a Zaia e alla Lega, che dal 2005 occupa la poltrona di assessore regionale alla Sanità. A conferma di ciò, basti pensare che il Sindacato dei medici del Veneto (Anaao) fa risalire questa carenza a più di dieci anni fa. Ma il problema del personale ha assunto tinte ancor più tragiche in questo 2020, anno di pandemia Covid, che ha costretto gran parte del personale ospedaliero (quasi tutto pubblico) a lavori ed orari incredibilmente gravosi e prolungati nel tempo. Insomma, in Veneto mancherebbero almeno 1.300 medici e 2.500 infermieri! Cosa ancor più grave in questo momento particolarmente drammatico.
PUBBLICO E PRIVATO Vediamo anche altri fatti, che meritano spiegazione. Per la gravissima crisi Covid, il Governo ha giustamente emanato il Decreto n. 18 del 17 Marzo 2020, che
Comune di Rovigo
Opposizione senza faccia
all’art. 3 recita: «Al fine di fronteggiare l’eccezionale carenza di personale medico e delle professioni sanitarie, in conseguenza dell’emergenza dovuta alla diffusione del Covid-19 (...)le strutture private, accreditate e non, su richiesta delle regioni (...) o delle aziende sanitarie, mettono a disposizione il personale sanitario in servizio nonché i locali e le apparecchiature presenti nelle suddette strutture. Le attività rese dalle strutture private di cui al presente comma sono indennizzate».
LE QUATTRO DOMANDE
«PERCHÉ ZAIA E COMPOSTELLA NON HANNO USATO LE STRUTTURE SANITARIE PRIVATE PER L’EMERGENZA?»
Anche in seguito a ciò, la Giunta regionale capeggiata da Zaia, il 7 Aprile 2020, ha doverosamente licenziato la Delibera n. 444, che in alcune parti conferma gli indirizzi del Governo e ha chiaramente definito che i privati orientano «la propria attività, in relazione agli indirizzi della programmazione regionale e locale e agli effettivi bisogni dei cit-
tadini». Domande: 1) Quale orientamento ai privati ha di fatto dato la Regione, visto che in Polesine, con la conversione in ospedale Covid del San Luca di Trecenta, in quel nosocomio non si ha più la precedente normale erogazione di servizi per l’intero Alto Polesine e ora la pandemia ha aggiunto problematiche pesanti, inserite nell’operatività anche dell’ospedale pubblico di Adria? 2) Perché la Regione non ha fatto l’ospedale Covid in uno degli ospedali privati polesani o almeno strutture di supporto come quelle invece collocate recentemente ad Adria, visto che il Governo prevedeva l’uso anche dei locali dei centri privati? 3) La Regione presieduta da Zaia e l’Ulss 5 Polesana diretta da Compostella, per aiutare il personale super-sacrificato negli ospedali pubblici, hanno sospeso parte delle convenzioni con i privati e chiesto di poter avere in servizio negli ospedali
pubblici, medici, infermieri, tecnici e Oss, liberati da impegni nelle cliniche private? Così come previsto dalla Dgrv 444/2020? 4) E se non l’hanno fatto ci spiegano perché, non si sono bloccate in modo ragionato e concordato, convenzioni con i privati, fatto che avrebbe potuto liberare molti operatori di centri privati, utilissimi per aiutare i loro colleghi super-sacrificati degli ospedali pubblici? Guglielmo Brusco Rifondazione Comunista
ROVIGO
Il Consiglio comunale di Rovigo martedì ha “staccato l’assegno”. La maggioranza va avanti per chiudere definitivamente i contenziosi del caso piscine e chiudere la partita. Sconforta l’atteggiamento delle opposizioni poco inclini al confronto sui contenuti. Null’altro che astensione con Lista Gambardella spaccata, lista Menon con la trave nell’occhio per presunti eccessi di spesa e Lega (partito erede in parte del disastro) aggrappata agli specchi per manchevolezze (a loro dire) sulla documentazione ricevuta. Nessuno di loro (eccezion fatta per Antonio Rossini) in grado di accettare il confronto e metterci la faccia. Questo denota quanto ampia sia la forbice tra maggioranza che guarda con concretezza al futuro della città e opposizione poco matura. La loro astensione dice tutto: incapacità di assumersi responsabilità ieri (giunte Piva e Bergamin) come oggi. Un plauso alla maggioranza per il passo in avanti. Vanni Borsetto Forum dei Cittadini
Governo e pandemia
REDAZIONE: Via Giuseppe Verdi, 19 Tel. (0425) 422246 - Fax (041) 665178 E-mail: rovigo@gazzettino.it
Non trascurate gli anziani
VICE CAPOCRONISTA: Claudio Bertoncin Luca Gigli
Litigioso, debole, incapace di decidere. Il Governo Conte si è presentato così ai tavoli internazionali e alla nazione, che, a una settimana dal Santo
REDAZIONE: Nicoletta Canazza, Ivan Malfatto, Franco Pavan, Paolo Ponzetto
Ha raggiunto il suo amato Gilberto
Dal lunedì al venerdì 10.00 - 12.30 e 14.30 - 17.00
Annalisa Becagli Caburlotto di anni 84
800.893.426
Lo annunciano i figli Luca e Giuliana con Roberto, Filippo e Sofia, i fratelli Maria Paola e Leopoldo, i parenti tutti. Non fiori ma offerte alla Lega del Filo d’Oro. I funerali avranno luogo sabato 2 gennaio alle ore 10.30 nella Chiesa di San Bellino. Padova, 31 dicembre 2020
San Marco 5191
Il marito, i figli con le loro famiglie, il fratello e i nipoti annunciano con profondo dolore la scomparsa della loro amata
Paola Marigo Malipiero Padova, 31 dicembre 2020
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Primo Piano I numeri
251.442 Il totale dei casi positivi in Veneto dall’inizio della pandemia
3.849 I veneti che si sono contagiati al Covid nelle ultime ventiquattr’ore
-30 Calano in pazienti nelle aree non critiche Adesso i ricoverati sono 3.039
398 I malati Covid in terapia intensiva: sono 3 in più rispetto al giorno prima
48 I posti letto liberi a ieri mattina nelle rianimazioni del Veneto
154.838 Il totale delle persone che dopo essersi contagiate sono guarite
Giovedì 31 Dicembre 2020 www.gazzettino.it
Zaia e l’ “anno orribile” «Ma tutto deve finire» Il saluto del governatore: «Spero si torni `Polemica con il ministro D’Incà: scappa alla vita normale, anche grazie al vaccino» pure la parolaccia in diretta, poi le scuse `
IL BILANCIO VENEZIA Era un sabato, il 22 febbraio 2020. A Padova era da poco morto Adriano Trevisan, la prima vittima da coronavirus in Italia. Quella mattina a Marghera, nel piazzale della Protezione civile regionale, circondato da telecamere, fotografi e cronisti, il governatore Luca Zaia cercava di dare un senso a quello che stava accadendo: «Abbiamo chiuso l’ospedale di Schiavonia, Vo’ sarà zona rossa». Nessuno aveva la mascherina sulla bocca, si stava l’uno sull’altro accalcati, le regole del distanziamento sociale sarebbero arrivate dopo con i Dpcm, le ordinanze, le autocertificazioni e la regola tutta veneta dei 200 metri oltre i quali non ci si poteva spostare da casa. «Quest’anno deve finire», dice Zaia. È l’antivigilia di San Silvestro, si è ancora a Marghera, all’Unità di crisi della Protezione civile, solo che adesso si sta tutti distanziati, mascherati, tamponati. Che anno, il 2020. È stato anche l’anno della terza rielezione a presidente della Regione Veneto di Zaia, quasi un plebiscito con oltre il 76 per cento dei consensi: «Avrei preferito prendere meno e non avere questa pandemia», dice scuotendo la testa. L’anno delle montagne russe, quelle che Zaia cita pressoché quotidianamente per ricordare a tutti che le «turbolenze» del Covid non sono finite, solo che stavolta ci è finito dentro: inneggiato nella prima fase dell’emergenza sanitaria, quando a Bergamo le colonne dell’esercito portavano via le bare, mentre il Veneto era indicato come il fiore all’occhiello della sanità nazionale. E adesso additato a untore, il posto più pericoloso del Belpaese con il più alto indice di contagi, tutti dati che Zaia e il suo staff contestano: «Noi facciamo più tamponi e quelli molecolari li facciamo di verifica ai positivi, è come misurare la glicemia ai diabetici», dice il direttore generale della sanità veneta Luciano Flor. E poi la polemica sulle terapie intensive, quei mille posti letto inseriti nel piano presentato al ministero che il sottosegretario dem Achille Variati ha messo in dubbio («Sono reali?»), mentre lo stesso Flor ha messo in fila reti, materassi, respiratori, pompe di ossigeno: «Alle 8 di questa mattina avevamo 48 posti in rianimazione vuoti.
48. Con tutto il personale dedicato». Un anno che nessuno si aspettava di vivere. «Vi rendete conto? Il mondo si è fermato», dice ai cronisti Zaia che in dieci mesi di emergenza è entrato tutti i giorni nelle case dei veneti con le dirette su Facebook e sui tg locali, con tanto di parodia di Maurizio Crozza (“Posso dire una roba che farà incazzare qualcuno?”) e l’unica volta che l’ha saltata è stato il 29 dicembre, il martedì che ha fatto tremare Zagabria, un terremoto di magnitudo 6.4 che si è fatto sentire fino in Veneto e il governatore, preoccupato, è rientrato di tutta fretta nella sua Marca: «Tremava tutto, si muovevano i mobili». E un po’ si irrita quando gli ricordano che il ministro pen-
IL MIO SAN SILVESTRO? COME AL SOLITO, CON MIA MOGLIE NIENTE GITA A CAVALLO: È MORTO ANCHE QUELLO
GOVERNATORE Luca Zaia
Lo stato dell’ambiente
Aria, acqua, suolo, rifiuti e rumore Pronto il Rapporto 2020 di Arpav VENEZIA «Utile strumento per governare i processi nella sfida globale per la salvaguardia ambientale». Così, Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’Ambiente definisce il Rapporto 2020 di Arpav sullo stato dell’ambiente in Veneto appena pubblicato dall’agenzia ambientale. «Attraverso gli indicatori il Rapporto racconta lo stato ambientale attuale del Veneto – spiegano Bottacin e il direttore generale dell’agenzia Luca Marchesi - e l’evoluzione nel tempo dell’aria, delle acque, del suolo, della biosfera, dei rifiuti, del rumore, dei campi elettromagnetici e
dell’inquinamento luminoso, della radioattività ambientale, del clima, dei rischi naturali e di quelli causati dall’uomo. Dall’analisi condotta sono emerse situazione positive, o che comunque vanno via via migliorando nel corso del tempo, e altri contesti ambientali che evidenziano invece delle criticità e che meritano particolare attenzione». Il Rapporto sullo stato dell’Ambiente 2020 è disponibile sul sito internet di Arpav (https://www.arpa.veneto.it/notizie/in-primo-piano/rappo rto-sullo-stato-dellambiente-del-veneto-anno-2020). © RIPRODUZIONE RISERVATA
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AUGURI PURE A QUELLI CHE MI VOGLIONO MALE PROTESTANO? BENE MA NON SOTTO CASA E CON VIOLENZA
tastellato Federico D’Incà prolungherebbe la zona rossa: «Il buon D’Incà si occupa di rapporti con il Parlamento, non c’entra un caz... con le siringhe», salvo poi scusarsi «per la parolaccia, ma quando ci vuole ci vuole». «Quest’anno deve finire, mancano ancora poche ore, chissà che se ne vada fuori dalle palle». E confida che il suo San Silvestro sarà come al solito a casa, lui e la moglie Raffaella. «Una volta il primo dell’anno andavo a fare un giro a cavallo. È morto anche il cavallo». Nel cuore la speranza della svolta: «Spero che il 2021, anche grazie al vaccino, ci possa restituire alle nostre vite». Il pensiero va ai malati, tutti, non solo quelli di Covid, agli operatori sanitari, a tutti i veneti. La chiusura è amara, perché l’annus horribilis ha riservato al governatore anche un potenziamento della scorta: «Faccio gli auguri anche a tutti quelli che mi vogliono male, fanno bene a protestare, ci mancherebbe, però non lo si fa sotto casa o peggio ancora puntando solo alla violenza verbale». Preoccupato, non pessimista: «Dico sempre che dopo la pioggia viene il sereno. Però, sì, ha piovuto tanto». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Giovedì 31 Dicembre 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest LA GIORNATA VENEZIA Se l’Italia non fosse già tutta in zona rossa, il Veneto potrebbe restare ancora giallo. È quanto risulta dalla bozza di monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute. La cabina di regia si è riunita ieri sera per valutare i dati dell’ultima settimana e l’esito, che peraltro non sarà applicato proprio perché ci sono già le restrizioni nazionali volute per le festività natalizie, è che per il Veneto si profila lo scenario di tipo 2. Con un Rt (l’indice di trasmissione di contagio) sceso in una settimana da 1.11 a 1.07, nonostante le preoccupazioni, non si prefigurerebbe un declassamento in zona arancione. Almeno per ora. Il rischio, però, c’è e dipenderà dai dati della prossima settimana.
L’ANALISI «L’epidemia in Italia si mantiene grave ancora a causa di un impatto elevato sui servizi assistenziali. Tre regioni hanno un Rt puntuale maggiore di 1 e altre 3 hanno un valore che sfiora l’1», recita la bozza del monitoraggio della cabina di regia Iss-ministero per il periodo di riferimento 22-27 dicembre. Le regioni con Rt superiore a 1 sono Basilicata (1.09), Calabria (1.09), Liguria (1.07), Veneto (1.07). La Lombardia ha 1, il Friuli Venezia Giulia 0.96, l’Abruzzo è sceso a 0.65. Calabria, Liguria e Veneto, secondo la cabina di regia, hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario tipo 2. Questo «desta particolare preoccupazione e pertanto si esorta a considerare di applicare le misure previste, per i livelli di rischio attribuiti, anche alla fine di queste festività».
I CONTROLLI In Veneto sono stati eseguiti nelle ultime 24 ore 52.418 esami tra tamponi molecolari e test rapidi antigenici, trovando infine 2.986 positivi
Veneto, calano i contagi ma è rischio-arancione Altri 120 decessi nelle ultime ventiquattr’ore `L’indice Rt è leggermente sceso in una settimana Su 52.418 tamponi 2.986 positivi: 5,7 per cento Il rapporto dell’Iss: «Particolare preoccupazione» `
I DATI Il bollettino di ieri sera dava in Veneto 251.442 casi positivi totali dall’inizio di pandemia, con un aumento rispetto a martedì sera di 3.849 nuovi contagiati. Capitolo ancora più dolente, i morti: 120 in più nell’arco di ventiquattr’ore, per un totale di 6.487 decessi. E poi i ricoverati: tre in più in rianimazione per un totale di 398, 30 in meno invece nei reparti non gravi, dove adesso si trovano 3.039 pazienti. Se ci si riferisce al bollettino diffuso alla mattina, balza agli occhi il fatto che in Veneto le persone attualmente positive sono ancora 90mila, ma per quanto riguarda gli ospedali i dimessi sono saliti complessivamente a 10.639. E con l’indice di contagio come la mettiamo? Sta calando, ha detto Zaia: «Stiamo osservando da qualche giorno una diminuzione di incidenza dei positivi». Per quanto riguarda i tamponi molecolari, in tutto dall’inizio della pandemia in Veneto ne so-
no stati fatti 3.276.810, di cui 17.849 nelle ultime ventiquattr’ore. Test rapidi antigenici: in tutto 1.827.032, di cui 34.569 l’altroieri. «Tra tamponi e test rapidi nella giornata di martedì sono stati fatti 52.418 esami. I nuovi casi positivi sono stati 2.986. Significa - ha detto il governatore - che l’incidenza dei contagi sul numero di tamponi è del 5,70%, quando la media nazionale si aggira sul 12%». Giusto per fare un confronto, la Lombardia ieri ha fatto 23.878 tamponi molecolari e ha trovato 1.673 nuovi positivi, con
LA REGIONE SOTTO OSSERVAZIONE IN VISTA DEL 7 GENNAIO SARÀ AGGIORNATO LO STUDIO SULLE CAUSE DI MORTALITÀ
Ricorso dei medici
Il Piano socio-sanitario finisce all’esame della Corte costituzionale VENEZIA Finisce davanti alla Corte costituzionale il Piano socio-sanitario 2019-2023 della Regione del Veneto. È stato il Tar, con l’ordinanza 1324/2020 pubblicata martedì, a sollevare la questione di legittimità costituzionale nella parte in cui il Piano consente alle aziende sanitarie di conferire a medici privi del diploma di specializzazione incarichi individuali con contratto di lavoro autonomo anche per lo svolgimento di funzioni ordinarie sulla base di specifiche linee di indirizzo regionali. A dirsi soddisfatto della decisione del Tar è il
sindacato Anaao Assomed del Veneto che, unitamente ad altri singoli medici ospedalieri e a un medico specializzando, aveva impugnato le delibere di giunta regionale. «Sarà, dunque, la Corte costituzionale - recita una nota di Anaao - a valutare la legittimità della disposizione legislativa regionale che, giova evidenziare, è ben antecedente alla pandemia Covid-19 e non ha alcuna attinenza con le norme legislative emergenziali statali che consentono il reclutamento di medici anche non specializzati da dedicare al contrasto della pandemia». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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una incidenza del 7%. Il Veneto è sempre in attesa della circolare ministeriale che dovrebbe chiarire quale tipo di test vada preso in considerazione tra i dati relativi ai 21 parametri che determinano le zone colorate di appartenenza. «Esiste già una bozza di testo - ha confermato Zaia - che è all’esame in queste ore delle Regioni». Altri dati da considerare in Veneto: allo stato i sintomatici a domicilio sono 1.777, mentre il totale dei positivi in quarantena sono 58.114: le persone che sono a casa con febbre e tosse sono dunque il 3,05% di tutti quelli che sono in isolamento. Ma come si spiega il calo della virulenza del Covid? «Non so se sia dovuto alle restrizioni o al fatto che il virus circoli di meno - ha detto Zaia - ma i nostri grafici confermano un andamento diventato piatto». E ai sottosegretari del Pd che l’hanno invitato a prendere provvedimenti per limi-
tare il contagio, Zaia ha ricordato che l’algoritmo con i 21 paramenti che serve per classificare le Regioni è stato deciso dai tecnici a Roma, «non l’hanno fatto quelli del circolo della scopa». Dopodiché, ha aggiunto, il 7 gennaio, «dopo venti giorni di restrizioni», si valuteranno i dati. «Cosa mi aspetto per il Veneto? Non lo so - ha detto Zaia - so però che un elemento fondamentale per passare in fascia arancione è il superamento dell’Rt oltre 1.25». Quanto alle restrizioni regionali, il governatore ha ricordato che «le Regioni non sono remunerate, non hanno i ristori». E ai sottosegretari del Pd Variati, Baretta e Martella che in una conferenza stampa hanno elencato i contributi fatti arrivare in Veneto, Zaia ha rilanciato: «Girerei la domanda alla comunità veneta: sono tutti contenti, pieni di schei?». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PADOVA
GIOVEDÌ 31 DICEMBRE 2020 IL MATTINO
La Padova del 2021 L’INTERVISTA GIORGIO BARBIERI
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al festoso abbraccio a Sergio Mattarella, in visita a Padova per inaugurare la capitale del volontariato, al profondo dolore provato nel momento in cui ha reso omaggio ai camion che, nella fase più drammatica dell’emergenza sanitaria, trasportavano i morti di Bergamo nel cimitero di Chiesanuova. Tutto in meno di due mesi, dal 7 febbraio al primo aprile, mesi in cui Sergio Giordani si è trovato a dover guidare la città del Santo in una fase drammatica prendendo anche decisioni impopolari che gli hanno attirato anche qualche critica. Ora l’inizio della campagna vaccinale spinge finalmente a guardare con più ottimismo al futuro impostando anche le azioni necessarie per far uscire Padova dalla crisi dovuta al Covid. Ma per sottolineare lo stretto nesso tra vaccino e ripresa economica Giordani chiarisce subito la sua posizione: «Per salvare l’economia bisogna prima salvare la pelle». Si chiude l’anno più difficile dai tempi della guerra. Quali sono i momenti che l’hanno più colpita, nel bene e nel male? «La grande emozione per la visita, il 7 febbraio scorso, del presidente Mattarella per inaugurare la capitale europea del volontariato a Padova, prima città italiana. Avevamo aperto l’anno nel segno della speranza e della solidarietà e mai avrei potuto immaginare che di lì a pochi giorni, con il primo caso a Vo’, tutto sarebbe cambiato in maniera così drammatica e così rapidamente. E non dimenticherò mai quei camion militari scortati dai carabinieri. Non esagero se dico che sembrava di essere in guerra». Come valuta la risposta dei padovani alle restrizioni cui sono stati costretti? «L’anno del volontariato ci ha restituito una città che ha saputo unirsi e mostrare la migliore parte di se, riscoprendo e facendo riscoprire a tutti il valore di donarsi al prossimo. È stato molto prezioso vedere mondi molto diversi unirsi nell’emergenza. Realtà che magari non avevano mai dialogato hanno invece saputo mostrare lo spirito autentico della “padovanità”, unendo le forze davanti al dramma. Si sono mobilitati migliaia di cittadini, il loro impegno è stato e sarà un elemento costituente di Padova e dello spirito con cui continuare a sviluppare il suo futuro anche oltre questo incubo che speriamo passi presto. A tutte queste persone, tra cui moltissimi giovani, voglio dire grazie di cuore a nome di tutti i padovani». E in questi giorni stanno finalmente iniziando le vaccinazioni. Immagina qualche campagna di sensibilizzazione? «La faremo sicuramente e con il mio staff ci sto già lavorando. Io, come già detto, mi vaccinerò con convinzione quando sarà il mio turno e spero che, con buon senso, lo facciano tutti. Non penso sia utile attaccare e ridicolizzare chi ha dei dubbi. Il mio impegno è quindi per mandare un messaggio semplice e inclusivo: possiamo salvarci solo insieme per cui diamoci una mano e fidiamoci della scienza». Da mesi è in atto uno scontro strisciante tra “rigoristi” e “permissivisti”. Da sindaco ritiene di aver commesso qualche errore? «Abbiamo gestito questa emergen-
Giordani e l’anno più nero «La lezione del volontariato per far ripartire la città» Il bilancio del sindaco dalla visita di Mattarella all’accoglienza dei morti di Bergamo in cimitero «Per salvare l’economia bisogna prima salvare la pelle. E la crisi di governo è da matti»
Il 7 febbraio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella inaugura "Padova Capitale Europea del Volontariato 2020"
za al massimo delle nostre possibilità credo facendo un buon lavoro grazie alla giunta e alle altre istituzioni. Talvolta ci sono stati alcuni errori collettivi ma sono stati diffusi in tutta Italia e in tanti comuni. Ad esempio appena scoppiata la pandemia, tutti eravamo sotto choc e impreparati a una sfida del genere. Ci eravamo illusi che fosse una battaglia breve e invece era so-
È il primo aprile quando il corteo di cinque camion militari partiti da Bergamo arriva al cimitero maggiore di Chiesanuova
lo l’inizio. Dopo gli iniziali giorni di smarrimento l’Italia ha però saputo prendere le misure necessarie prima degli altri che poi ci hanno seguito, dimostrando che siamo un grande Paese». Sotto Natale ha preso anche decisioni che le hanno attirato alcune critiche, su tutte la chiusura del centro alle auto nell’ultimo weekend prima delle feste.
Le rifarebbe tutto? «Senza alcun dubbio. Sono un commerciante e avevo quindi piena consapevolezza dell’impatto che quella misura avrebbe avuto. Ma il fine settimana precedente avevo visto in centro una marea umana e non era accettabile quando dall’ospedale mi chiamavano dicendo che erano ormai allo stremo».
Il tessuto economico cittadino entra nell’anno nuovo con ferite profonde. Da imprenditore, prima ancora che da sindaco, quali ritiene siano le misure necessarie per far ripartire l’economia? «Anzitutto non ci sarà alcuna ripresa fino a quando non verrà debellato il virus. Questo punto deve essere chiaro. Ma a Padova non stiamo perdendo tempo dato che tutte le
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La Padova del 2021 grandi opere stanno andando avanti come previsto. Abbiamo tenuto i conti in ordine pur offrendo supporti e assicurando tutti i servizi ai cittadini. Rimbocchiamoci le maniche e sono certo che con la nostra operosità ne usciremo ancora più forti». Un altro settore in profonda crisi è quello legato agli eventi culturali che per Padova sono di vitale importanza. Come farli ripartire? «Abbiamo approntato un primo stanziamento a sostegno dei lavoratori dello spettacolo creando un apposito fondo. E appena sarà possibile interverremo con misure per sostenere un settore importante e legato alla socialità, alla qualità della vita e alla sicurezza». La sua amministrazione si avvia verso l’ultimo anno di mandato. Cosa caratterizzerà il 2021 sul fronte delle grandi opere? «Tutte quelle già in campo e sono davvero molte, il fatto che non si siano fermate in un anno così difficile rappresenta un grande volano per la città che oggi è pronta a ripartire. A inizio anno presenteremo il progetto che invieremo a Roma per il tram che attraverserà la città da est a ovest passando per la fiera, la nuova questura e il nuovo ospedale. Un’opera che cambierà in meglio il volto di Padova, rendendola più moderna ed europea, e che contrasterà l’inquinamento. Investiremo anche in un piano significativo di nuove alberature e partirà la conversione a led di tutte le luci pubbliche in ogni quartiere». Qual è il sogno nel cassetto, magari da poter realizzare con i soldi del Recovery Fund? «Non è un sogno nel cassetto perché da Roma mi hanno assicurato che l’alta velocità, e quindi la nuova stazione di Padova, verrà inserita nel piano». Tra ottobre e novembre la sua maggioranza ha invece mostrato qualche fibrillazione. Riuscirà a tenerla unita fino alla fine del mandato? «Non ho notato alcun problema. Qua parlano i fatti, la nostra maggioranza ha votato tutte le opere e tutti i progetti attesi dai padovani, ospedale compreso. Nella mia maggioranza si discute e si trova una soluzione: per me una grande soddisfazione che ci trova pronti alle prossime sfide». A Roma invece, dove Renzi minaccia di far cadere il governo, il dialogo sembra ormai interrotto. Che impressione le fa? «Penso che siano matti. Il Paese non ha certo bisogno di grane adesso. Sarebbe certamente più utile avviare un dialogo con le opposizioni come chiesto anche da Mattarella. Ribadisco che apprezzo l’atteggiamento di concreta responsabilità verso il Paese mostrato ad esempio da Silvio Berlusconi. A livello territoriale noi sindaci stiamo collaborando con il presidente Zaia a prescindere delle differenze politiche. Sono convinto che in questo momento ogni estremismo è un gravissimo danno all’Italia». Nell’attesa di poterci presto mettere alle spalle il Covid, cosa augura a Padova per il 2021? «Sono certo che sarà l’anno in cui riprenderemo la nostra libertà e che costruiremo con ancora più forza un futuro di benessere e qualità per noi, per le persone a cui vogliamo bene per i nostri figli. Siamo già oggi fieri di essere padovani e con lo sforzo di tutti questo orgoglio crescerà». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sanità
Il piano
Grandi opere
OSPEDALE E BIOMEDICALE
TENDE IN CITTÀ PER I VACCINI
ALTA VELOCITÀ E NUOVO TRAM
Il 2021 sarà un anno decisivo per la sanità padovana. Nei primi mesi dell’anno verranno ultimati i passi necessari per avviare il cantiere del nuovo ospedale, un’opera da circa 600 milioni di euro, una delle più importanti che verranno realizzate in Italia nei prossimi anni. Parallelamente, sempre nel 2021, si saprà se Padova, grazie alla sua università e alla Scuola di medicina, sarà il motore di Hera, la nuova agenzia europea per le emergenze sanitarie voluta da Ursula von der Leyen, che avrà cuore e testa nella città del Santpo all’interno del nuovo policlinico di San Lazzaro (in foto). —
Già dai primi giorni di gennaio Padova si prepara alla campagna di vaccinazione di massa. Palazzo Moroni ha giù acquistato tende da campo da allestire, se necessario, nei quartieri della città. L’investimento è di complessivi centomila euro. È dunque partita la macchina organizzativa per effettuare le migliaia di vaccinazioni previste e la giunta ha deciso di portarsi avanti con l’acquisto di diciannove tende. Quattro di queste, le più grandi (in foto), misurano 6 metri per sei circa e possono tenere dieci posti. L’idea è quella di organizzarsi per allestirle in tutti i quartieri della città per favorire il più possibile la capillarità. —
La velocità è un valore con cui ripartire. Per avere la stazione del futuro, Alta velocità compresa, ci vorranno 7-8 anni. Il calendario dei lavori prevede la redazione entro un anno da parte di Rfi del progetto di fattibilità tecnico-economica, finanziato con 1,012 milioni. Il progetto del nodo ferroviario (in foto), nel suo complesso sarà garantito dalle risorse del Recovery Fund e velocizzato grazie al Decreto semplificazione. Costo complessivo della mobilità del futuro, 3 miliardi di euro. Sul fronte mobilità il 2021 sarà anche l’anno in cui partiranno i cantieri per la seconda linea del tram. —
LA PADOVA DI CHELE. Ecco la Padova del 2021 vista da Chele, alias Rachele Scarpa, 23 anni studentessa del Bo di origini trevigiane. Il suo profilo Instagram è @chele.png
Spettacoli
Cultura
Sport
GLI EVENTI DELL’ESTATE
SIGILLO UNESCO PER URBS PICTA
E IL CALCIO SOGNA LA B
Dopo un’estate trascorsa senza concerti, senza Sherwood, senza Navigli, senza festival, la speranza, grazie al vaccino, è di poter tornare a organizzare eventi anche a Padova. Nelle scorse settimane a Palazzo Moroni sono stati già organizzati incontri per capire come coniugare i grandi concerti, che si spera possano tornare già dalla prossima estate, anche con i lavori di ristrutturazione dello stadio Euganeo che partiranno dopo che sarà assegnata la gara. In calendario ci sono comunque già due grandi spettacoli saltati nel 2020: i concerti di Tiziano Ferro (in foto) e Cesare Cremonini. —
I soldi sono in cassa per programmare la grande campagna di rilancio turistico di Padova. I 2 milioni di euro stanziati dal governo nel decreto Rilancio per promuovere la candidatura della città di Giotto (Urbs Picta) a patrimonio Unesco, sono nella piena disponibilità dell’amministrazione. Soldi che verranno spesi per migliorare le condizioni degli 8 siti della candidatura Unesco (nella foto il Battistero del Duomo), che nel giugno 2021 dovrebbe esprimersi sull’iscrizione nella world heritage list di Cappella degli Scrovegni, Giotto e i cicli pittorici del Trecento. —
Joseph Oughourlian, il 48enne finanziere franco-armeno che oggi possiede il 96% del calcio Padova, sta dimostrando di non avere in mente un investimento di breve durata nel pallone. Ma è il convinto sostenitore di un progetto che dovrà avere come sbocco naturale il ritorno del Biancoscudo in Serie B, già nel 2021. «Il Padova, per il territorio, svolge un ruolo sociale importantissimo», ha detto il presidente Daniele Boscolo Meneguolo, «e se la società sarà in grado di irrobustirsi potrà ambire a traguardi sempre maggiori. Per questo continuiamo a lavorare per coinvolgere realtà locali». —