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SET UP Contemporary Art Fair 2019
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RIZOMI
'Sylvie Selig'
Testo di Maria Chiara Wang
Sylvie Selig è l’opera con cui Tommaso Buldini vuole raccontare l’incontro con l’autrice di Crocodile & Pierrot, libro che ha accompagnato la sua infanzia creando suggestioni, passione per il disegno e per quell’infinità di personaggi che hanno contraddistinto la lunga carriera dell’illustratrice francese. Il progetto prevede un ‘dittico di tele specchiate’, affiancate, in dialogo: da un lato quella del giovane artista bolognese - un paesaggio ricco di demoni, mostri, castelli, nevrosi - dall’altro, lo stesso dipinto commissionato da Buldini alla Selig e reinterpretato secondo la sensibilità di quest’ultima. L’intento è di chiudere un cerchio tornando là dove tutto è iniziato: dalle paure amplificate dei bambini, all’amore dato e negato, confrontandosi con quel vortice polimorfo di frammenti di sé, persi nel tempo, ma che ancora parlano all’adulto. Le opere di Tommaso sono strettamente connesse alle sue esperienze di psicoanalisi. Sono come mappe mentali del subconscio, che lo conducono alla scoperta di sé, composizioni dense e caotiche in cui traspone tutto il lavorio del mondo interiore, l’accavallarsi di pensieri, emozioni e ataviche paure. Buldini, seguendo i ‘principi’ dell’arte grezza, esorcizza - mediante la pittura - i suoi fantasmi e lo fa con maestria e precisione, armonizzando le loro voci come un direttore d’orchestra che poco a poco riporta all’ordine il caos iniziale. Ciò che accomuna Tommaso e Sylvie è il senso di libertà che entrambi provano nel confrontarsi con le opere di grande formato, come se la pletora di soggetti ritratti - un brulichio chiassoso di figure apotropaiche affastellate - esorcizzasse ancor più sulla grande scala quell’horror vacui che ha contraddistinto buona parte della storia dell’arte. Una spinta quasi compulsiva a colmare ogni vuoto mediante l’uso di un decorativismo lussureggiante caratterizzato da particolari finemente tratteggiati. Una sorta di eco bidimensionale delle sculture di Jake e Dinos Chapman, capace - come le opere dei due fratelli inglesi - di spostare il confine dell’immaginazione oltre a ciò che viene canonicamente ritenuto ‘bello ed accettabile’. Tommaso, come molti esponenti del Low Brow e del Pop Surrealismo, trae ispirazione per i propri soggetti dal mondo del cinema (horror), della musica e del fumetto, risultando decisamente figlio del suo tempo e di quella Bologna degli anni ’90 in cui ferveva l’Underground. Buldini - con uno stile tra pittura, grafica e illustrazione, mediante un’estetica che abbraccia l’onirico, il grottesco e il bizzarro - crea un metaspazio, uno spazio altro, surreale, promiscuo, ambiguo, a tratti macabro; un mondo ipercromatico che attrae a sé lo spettatore suscitando sensazioni intense e contrastanti: dallo stupore, alla paura, dalla curiosità alla repulsione.