FOTOGRAFIA E GRAFICA PER IL DESIGN TESSILE APPLICAZIONE DELL’ ARTE PER LA MODA
MARIANNA COLLURA
MINISTERO DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA AFAM
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI PALERMO
DIPLOMA ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO IN PROGETTISTA DI MODA
FOTOGRAFIA E GRAFICA PER IL DESIGN TESSILE APPLICAZIONI DELL’ARTE PER LA MODA
TESI DI MARIANNA COLLURA
RELATORE PROF. SERGIO PAUSIG
A.A. 2012-2013
INDICE
Introduzione Il progetto L’ orto Le essenze naturali Sperimentazioni tessili La pittura tessile ll laboratorio internazionale sulla Pittura Tessile Textile design Applicazioni dell’arte per la moda Progettazione grafica Appendice La fotografia nella moda Bibliografia e sitografia
Introduzione
Approfondire lo studio della fotografia nel campo della moda, ha permesso di apprendere nuove tecniche, cogliendo così aspetti che non sempre l’occhio umano si ferma ad osservare, come ad esempio un affascinante gioco di luci ed ombre, un’espressione, la bellezza di un abito o cogliere semplicemente un particolare. La passione per la fotografia ha dato vita a quel che sarà il progetto conclusivo della tesi. Durante alcuni scatti fotografici l’obiettivo si è soffermato sul dettaglio di un abito indossato dalla modella e da qui è cominciato un nuovo percorso. L’incontro del mio progetto con quello di Manuela Badagliacco, allieva del corso per “ progettista di moda”, ci ha portato ad unire ed ampliare le nostre relative esperienze di studio e dar vita così ad una tesi che mira alla realizzazione nonché all’espansione di un laboratorio sperimentale per la colorazione tessile attraverso le essenze naturali e alla creazione di indumenti ed accessori di moda. Il progetto, che darà successivamente vita anche ad un laboratorio sito ad Ustica sotto la supervisione del Professore Sergio Pausig, si svilupperà attraverso la conoscenza dei protocolli della pittura tessile e della documentazione fotografica. Si andrà a documentare passo per passo ogni singola fase di colorazione del tessuto, partendo dalla realizzazione di un piccolo orto sito ad Ustica per coltivare alcune delle piante che serviranno per la colorazione tessile, seguite da ricette e prove di colore su cotone naturale.
L’ idea è quella di dar vita ad una nuova figura professionale capace di ideare e progettare una vacanza intelligente nell’ isola di Ustica, attraverso un programma d’ accoglienza. Il turista verrà accolto al suo arrivo ed accompagnato direttamente presso una delle strutture ricettive dell’ isola. L’ ospite godrà della bellezza naturale di Ustica tra escursioni e cibi tradizionali e potrà partecipare a qualcosa di nuovo ed unico: un laboratorio di tintura tessile che si svolgerà in vari punti d’ isola. Verrà inserito in un’attività didattica per mettere a conoscenza della storia del colore e delle antiche tecniche di colorazione naturale del tessuto, fine alla creazione di un souvenir artigianale. Il laboratorio darà vita ad una produzione di materiali quali accessori o capi d’ abbigliamento e verrà pubblicizzato a livello internazionale attraverso la creazione di un sito web .
Il progetto Con la collaborazione di Manuela Badagliacco e il supporto del prof. Sergio Pausig è nata l’idea di sfruttare le precedenti ricerche sia sulla fotografia di moda che sulla donna Usticese del dopoguerra per dare vita ad una nuova tesi che, volgendo lo sguardo al passato, riuscisse a creare una nuova visione dell’accessorio di moda, realizzato con materie prime naturali ed inserito in un contesto molto vicino anch’esso alla natura. Per questo motivo si è scelta l’Isola di Ustica, un posto che offre le risorse necessarie e la location adatta. Le nostre ricerche sono iniziate dalla catalogazione di vari motivi decorativi fotografati sul luogo che, opportunamente trasformati, ci hanno permesso di realizzare dei disegni da utilizzare per la decorazione delle stoffe. Successivamente si è lavorato sulla ricerca di alcuni testi che permettessero di apprendere le antiche tecniche tintorie e quindi metterle in pratica creando una campionatura di stoffe di cotone immerse poi in coloranti ottenuti attraverso l’utilizzo del mallo di noce, melagrano, foglie di te, caffè, vino rosso e curcuma in polvere. Lo scopo di queste ricerche e dell’ apprendimento delle varie tecniche sarà quello della creazione di un laboratorio di colorazioni naturali da realizzare sull’ isola di Ustica avvalendosi della collaborazione delle strutture alberghiere del luogo con cui verranno creati dei volantini pubblicitari dove saranno inseriti pacchetti turistici; verranno utilizzati degli spazi appositi per la costruzione del laboratorio e delle materie prime necessarie alla realizzazione dei coloranti naturali usufruendo delle coltivazioni biologiche dove sarà possibile trovare una vasta gamma di piante, fiori e frutti.
Prendendo spunto dal materiale di ricerca sono stati progettati e realizzati degli oggetti di moda ed i loro relativi accessori. Il percorso è stato documentato attraverso la fotografia. Per pubblicizzare il laboratorio ad Ustica sarà necessario usufruire di un supporto che permetta di avere delle basi per avviare il progetto tramite l’ aiuto di terzi con un laboratorio che si svolgerà a Sampieri (Ragusa) e successivamente a Venezia, e allo stesso tempo verrà creato un sito internet che incentiverà la divulgazione del prodotto. Le piante tintorie che troviamo sul luogo sono varie e spesso crescono in maniera spontanea, ma uno degli obbiettivi del progetto è quello di raggrupparle e quindi coltivarle in un unico terreno, per poterle avere sempre a disposizione ed eventualmente integrare quelle mancanti attraverso la realizzazione di un Orto.
42
L’ Orto Uno degli obbiettivi del progetto è quello di riuscire a raggruppare le varie piante tintorie, che spesso crescono spontanee sull’isola e quindi poi coltivarle in un unico terreno; ciò permetterà di avere sempre a disposizione la materia prima utile per colorare le nostre stoffe. Poiché alcune piante non saranno presenti nel territorio si potrà provvedere alla loro integrazione importandole. Sono state effettuate delle prove di semina su un terreno e il tutto è stato supportato da una documentazione fotografica di seguito riportata.
Le essenze naturali Già migliaia di anni fa l’uomo aveva imparato a fabbricare il suo abbigliamento e a tingerlo con quello che la natura offriva. All’inizio furono indumenti fatti di pelli, di corteccia, di fibre vegetali o animali intrecciate, tessute e tinte. Per tingere venivano utilizzati i fiori, le foglie, la corteccia, il legno, le radici, i frutti o i parassiti delle piante e anche il mare offriva dei coloranti che venivano ricavati dalle conchiglie. I colori si potevano trovare ovunque in natura. Col tempo l’uomo perfezionò la tecnica dell’estrazione. Dal fiore azzurro dello zafferano veniva estratto il giallo, dalle foglie verdi dell’indigofera tinctoria l’azzurro, dalla robbia il rosso, dalla cocciniglia e dal murex la porpora, dalla pianta del guado il blu e così via. Ogni popolazione negli anni inventò le proprie tecniche per l’estrazione attraverso procedimenti a volte molto elaborati e col tempo grazie alla colorazione il commercio di questi tessuti colorati divenne un’attività fiorente. L’uso dei colori come ornamento è stato documentato da studi condotti sui popoli primitivi, questi venivano utilizzati per esprimere stati d’animo o per imprimere simboli religiosi. L’uomo da sempre ha amato istintivamente i colori e per millenni ha continuato a tingere i tessuti con estratti vegetali e animali; soltanto verso la metà del secolo scorso queste sostanze sono state sostituite dai coloranti chimici.
Tingere di rosso Il colorante naturale più famoso dell’antichità è la porpora, estratta dalla secrezione di tre specie di molluschi: Purpura haemastoma, Murex brandaris e Murex trunculus. Esposto alla luce l’umore di queste conchiglie subisce una trasformazione di colore che, da un giallo chiaro, vira in rosso o violetto e sviluppa una duratura resistenza. La leggenda attribuisce gli inizi della tintura in porpora ai Fenici e in tutto il bacino del Mediterraneo troviamo tracce delle loro basi commerciali e delle fabbriche di porpora; nell’antica Roma la tintoria divenne un’industria specializzata, l’utilizzo della porpora veniva gestita dallo stato e persino gli imperatori partecipavano agli utili. Durante il regno del Normanno Ruggero II, nel 1133 a Palermo, fu creata una veste e un mantello in porpora che divennero l’ornamento ufficiale per l’incoronazione degli imperatori tedeschi. Ma il processo di estrazione e della tintura erano molto complessi: per tingere un etto di lana occorrevano fino a 10.000 conchiglie e il tessuto tinto risultava molto costoso. Si cercava quindi costantemente un’alternativa e la si trovò nel Chermes, un parassita ( Coccus Ilici) che si poteva raccogliere in Francia o nell’Italia Meridionale e che mescolato all’indaco diventava un surrogato della vera porpora. Per il rosso esisteva anche la Robbia (Rubia Tinctorum) che cresceva spontanea nel bacino del Mediterraneo; i metodi di estrazione erano laboriosi e delicati, venivano utilizzate infatti le radici ma esisteva il pericolo di estrarre il giallo anziché il rosso. Già nei tempi antichi gli alchimisti avevano scoperto che se ai bagni di tintura venivano aggiunti dei Sali inorganici come mordente, si potevano ottenere colori più brillanti, di diversa tonalità e di maggior resistenza alla luce e ai lavaggi. Il mordente più importante era l’Allume e se ne estraevano discrete quantità nelle isole di Vulcano e Lipari. Dopo la scoperta dell’America la purpura e la robbia furono declassati dalla cocciniglia del fico d’India.
Tingere di blu Gli storici antichi hanno parlato certamente molto della moda, del mestiere del tintore e dello sfondo economico, delle piante tintorie e del loro commercio, dei tessuti, ma si sono occupati in maniera marginale della tecnica della colorazione delle stoffe, per questo motivo è stata tramandata solo una piccola parte di queste complesse lavorazioni. I più antichi documenti che contengono suggerimenti sulla tecnica tintoria sono i papiri di Leiden e di Stoccolma, del III secolo d.C. Ritrovati nella tomba di un alchimista in Egitto probabilmente parlano di tecniche molto più antiche. Una delle ricette presenti consentiva di tingere la lana di blu con il guado (Isatis tinctoria), una pianta che cresceva in tutta l’Europa e diventò di fondamentale importanza per l’economia medioevale. L’estrazione dell’indaco dal guado era un procedimento poco simpatico poiché grandi quantità di piante tritate venivano messe a macerare nell’urina e durante la fermentazione emanavano un cattivo odore che impregnava tutta la zona circostante. Anche il guado fu sostituito dopo la scoperta dell’America, dall’Indaco di più facile lavorazione.
Tingere di giallo La sostanza colorante gialla si ricavava principalmente dalla Luteola (Reseda luteola), una pianta che oggi cresce spontaneamente ma che in passato veniva coltivata appositamente. Nel bacino del Mediterraneo il più utilizzato era invece lo Zafferano (Crocus sativus); alle donne greche e romane piaceva indossare abiti di questo colore, ma ben presto la fama di questa pianta si estese e divenne un’importante merce di scambio. Dall’Oriente veniva invece importato il Cartamo (Carthamus tinctoria), uno zafferano selvatico che venne poi coltivato anche in Europa. Il colorante giallo può essere ricavato da tantissime altre piante: le margheritine gialle, la ginestra, le cipolle, la verga d’oro, l’erba stella, il trifoglio, le bucce di melagrana e la corteccia del melo; delle sfumature arancioni si possono ricavare dal fico d’India o dal mughetto. Le tinture naturali oggi si possono trovare in commercio già essiccate e polverizzate, ma possono essere sfruttate anche alcune spezie che sciolte in acqua calda creano un perfetto bagno di colore, come la Curcuma che colorerà le nostre stoffe di un giallo intenso..
Sperimentazioni di colore Dai tessuti tinti in giallo si può ricavare il verde semplicemente ritingendoli in blu. Dal mallo di noce, dalle ghiande delle querce e dai ricci di castagna si può ricavare un marrone-dorato e dall’Hennè un marrone-rossiccio. Anche i licheni possono essere utilizzati per ricavarne dei coloranti, come la Rocella tinctoria da cui si ottiene un marrone-rosso. Frutta e verdura possono essere utilizzati anch’essi, come per esempio la barbabietola, il cavolo rosso, le cipolle e il melograno. Un ottimo derivato dell’uva da potere utilizzare è il vino rosso, che si lega perfettamente al tessuto in maniera indelebile colorandolo con sfumature che vanno dal rosa antico al viola scuro.
“Nulla per un tintore può equivalere alla gioia di vedere nascere un colore da un pugno di fiori, radici, foglie, rami raccolti in luoghi e momenti diversi.” (tratto da “Come tingere al naturale il cotone, la lana, il lino, la seta”)
La mordenzatura Se si vogliono utilizzare le tinture naturali ci si deve sempre accertare che il materiale che si vuole tingere sia di origine animale o vegetale, come cotone, lana, lino e seta e, perché no, anche il nailon. Le altre fibre non tratterrebbero il colore o lo farebbero solo parzialmente. Le fibre animali come la lana e la seta assorbono facilmente il colore grazie alla loro superficie ruvida. Il cotone e il lino invece, che sono delle fibre vegetali lisce, hanno spesso bisogno di un trattamento pre-tintura che consenta di far fissare al meglio il colore alle fibre: questo procedimento è chiamato mordenzatura e si avvale dell’utilizzo di sostanze che agiscono da tramite, combinandosi da un lato con la fibra e dall’altro con il colorante; può essere effettuato prima del bagno di tintura, ma anche durante o dopo in alcuni casi. Il mordente e il colore si legano attraverso una reazione chimica. Anticamente venivano utilizzati come mordente dei prodotti di uso comune, come la cenere, il sale, l’aceto, il cremor tartari, il potassio o l’urina. Anche il materiale di cui erano composti i recipienti potevano servire da mordente: rame stagnato, ferro, alluminio e perfino l’acqua ferrosa o marina servivano allo scopo. Oggi i mordenti possono essere acquistati in colorificio o in farmacia. I più comuni sono l’Allume e il Cremor tartari, ma in alternativa se vogliamo utilizzare qualcosa che abbiamo già in casa il sale grosso andrà benissimo. Per effettuare il procedimento ci serviremo di una grande pentola di acciaio inossidabile o smaltata, versando all’interno un po’ di acqua, preferibilmente piovana, e riscaldandola sul fuoco. Il mordente verrà pesato e versato nell’acqua calda, mescolandolo bene finché non si scioglie. Quando il mordente si sarà ben sciolto riempiremo la pentola di acqua fredda e immetteremo i nostri filati o stoffe. È importante,se utilizziamo la lana, che questa non subisca brusche differenze di temperatura, quindi è bene che l’ acqua non superi in questo caso i 30 gradi.
Faremo bollire il nostro materiale all’interno per un’ora circa, mescolandolo di tanto in tanto, se si tratta di cotone o lino, mentre se trattiamo la lana cercheremo di mantenere una temperatura che non superi i 90 gradi. Dopo la mordenzatura il tessuto o filato può essere utilizzato ancora caldo per il bagno di colore, semplicemente strizzandolo; altrimenti si lascia raffreddare nell’acqua mordenzata, la quale non potrà servire per ulteriori mordenzature.
Elenco dei mordenti Ceneri vegetali Sale grosso Aceto Allume di rocca Cremor tartari Solfato di ferro Solfato di rame Sale di stagno Tannino Carbonato di potassio
La mordenzatura
Tintura di curcuma
Il bagno di colore Per poter tingere in tutte le gamme di colori, occorrono soltanto tre coloranti naturali: l’azzurro, il rosso e il giallo. Con queste tinte base si possono ricavare un’infinità di sfumature. Risulta però molto difficile riuscire ad ottenere lo stesso colore in bagni di tintura differenti, anche se vengono utilizzati gli stessi ingredienti; ma questo è anch’esso un punto forte della tintura naturale, poiché verranno creati sempre dei pezzi unici. Le fibre da tingere devono sempre essere pulite, per evitare che alcune impurità creino successivamente delle macchie; dopo il bagno di tintura devono essere nuovamente lavate per sciogliere l’eccesso di colore che non si è fissato. Con la preparazione del bagno di colore inizia il vero e proprio processo di tintura. Nella prima fase ci si occupa della materia prima scelta: se si tratta di piante queste verranno sminuzzate, se sono foglie secche saranno sfregate fra le mani, i frutti saranno passati al colino per ricavarne un liquido, le bucce e le parti legnose lasciate a macerare, le polveri utilizzate così come sono. Segue la fase della bollitura, dove l’acqua si impregnerà delle sostanze coloranti. Una volta raffreddato il bagno questo verrà filtrato attraverso un telo di garza. A questo punto il nostro bagno di colore è pronto per immergere le fibre precedentemente mordenzate.
Tessuto di cotone grezzo
Pinze
La tintura con curcuma Tingere con la curcuma è un procedimento molto semplice poiché si utilizza una polvere già pronta da sciogliere semplicemente in acqua calda; si tratta di una materia prima facilmente reperibile e il colore si fissa alle fibre anche senza mordenzatura; ne risulterà un giallo brillante ma se desideriamo un giallo ocra potremomo sostituire l’acqua con altrettanto te nero preparato precedentemente. Portare a bollore la polvere perfettamente amalgamata all’interno del liquido; mescolare con cura; togliere dal fuoco e immergere il tessuto; mantenerlo all’interno fin quando avrà raggiunto la gradazione di colore desiderata, avendo cura di mescolare spesso; eliminare i residui, lavare con acqua fredda, risciacquare. . Ricetta: 4 l d’acqua 4 cucchiai di curcuma in polvere
Colorazione del tessuto nella tintura di curcuma
Tessuto incerato ed immerso nella tintura di curcuma
La tintura con vino rosso
Anche tingere con il vino rosso è molto semplice poiché il vino penetra immediatamente all’interno dei tessuti e si fissa indelebilmente. È consigliata una mordenzatura preliminare con sale grosso. Si possono realizzare svariate sfumature, se desideriamo un viola intenso dovremo utilizzare il vino rosso puro; se vogliamo invece ricavarne dei colori meno intensi come il rosa antico dobbiamo aggiungere acqua piovana; più ne aggiungeremo e più chiaro risulterà il nostro colore finale. Versare il vino rosso in una pentola in acciao inox;portare quasi a bollore ed immergere il tessuto, mescolando di tanto in tanto far bollire per 30 minuti circa; lasciare raffreddare il tessuto all’interno del liquido avendo cura di girarlo spesso.
Ricetta: 5 litri di vino rosso corposo Acqua a piacere
Colorazione del tessuto nella tintura di vino rosso
Mallo di noce
Tintura con mallo di noce Quando è fresca e ancora completamente verde, la scorza della noce (il mallo) dona ai tessuti un bel colore marronedorato. Lasciare macerare 100 g di mallo tagliato a piccoli pezzi in 2 litri di acqua per una notte, il giorno successivo bollirle per un’ora circa; lasciare raffreddare; filtrare attraverso un panno e aggiungere acqua fino ad ottenere 4 l di liquido; riportare quasi a bollore, immergere il tessuto e far bollire per 1 ora; eliminare i residui, lavare con acqua fredda, risciacquare. Ricetta: 4l di acqua 100 g di mallo di noce fresco oppure 60 gr di scorze di mallo essiccate
80
La pittura tessile Una delle tecniche di pittura tessile più conosciuta è sicuramente il Batik. Si tratta di una colorazione della stoffa ( seta o cotone) che si avvale dell’utilizzo della cera per coprire la parte che non si vuol colorare, prima d’ immergere il tessuto nel bagno di tintura, in modo tale che questo processo crei un disegno. Le materie prime utilizzate sono naturali: cera d’ api vergine e coloranti ricavati da piante, foglie o spezie locali. La tecnica ha origini molto antiche ed è ancora molto apprezzata in Asia orientale, si ipotizza infatti che si sia sviluppata in Cina già dal 206 a.c. e che fu utilizzata per stampare la seta. La cultura cinese ebbe una grande influenza su tutte le popolazioni vicine, in particolar modo i primi contatti avvennero con la Corea. Dai rapporti commerciali e culturali tra Cina e Corea, il batik intorno al Settecento si espanse in tutto il Giappone apportando una novità: l’ utilizzo della cera, da qui la definizione in giapponese: “RO KETSO” che vuol dire stampa batik con uso della cera. Prima dell’ avvento della cera si ricorreva alle paste vegetali, grassi o animali, addirittura anche al fango. L’influenza cinese raggiunse attraverso contatti di culture e di mercanti la Mongolia, l’ Asia del sud orientale e il Vietnam, diffondendo pian piano così l’ arte del batik. Si ipotizza che questa tecnica, oltre ad essere stata impiegata in Tailandia, in Malaysia, in India e in Africa, abbia raggiunto la più alta espressione nell’ isola di Giava (Indonesia).
Molti mercanti indiani e persiani diretti in Cina, compravano il batik di Giacarta nell’ isola di Giava famoso attualmente in tutto il mondo per i suoi disegni particolari e minuziosi. In anni recenti il batik ha acquistato una vasta popolarità e per l’ Indonesia è diventato simbolo di identità nazionale, sia per la sua lunga tradizione, sia per la sua importanza culturale. E’ per questo che nel 2009 è stato aggiunto dall’ UNESCO al “ Patrimonio culturale immateriale dell’ umanità “. Oggi la bellezza del prodotto artigianale viene affiancato da una produzione industriale ricorrendo così ad una stampa serigrafica per una produzione di serie precisa e veloce. Nonostante ciò si può affermare che questa affascinante tecnica secolare sia ancora viva: possiamo infatti trovare in varie parti del mondo dei meravigliosi esempi di batik artigianale.
In questa fase verrà spiegato ed illustrato uno dei passaggi per la realizzazione del batik: la ceratura. I materiali Fornellino, varie misure di telai, puntine da disegno per fissare il tessuto, un pentolino per la cera e uno per scaldare l’ acqua a bagnomaria, cera, paraffina, pennelli con manico di legno di diverse misure, tiang-ting, stencil, presina. Per poter realizzare un laboratorio è bene utilizzare una zona illuminata, il piano di lavoro dove si cererà il tessuto dovrà essere solido e grande in modo tale da poter posizionare tutto l’ occorrente, ovvero il telaio su cui fissare con le puntine da disegno il tessuto, il fornello per riscaldare la cera ed il barattolo dove andranno messi pennelli e il tiang-ting.
Pennelli e tiang-ting
La ceratura Dopo aver creato il disegno preparatorio, la ceratura è la fase iniziale nella lavorazione del batik. Innanzi tutto si fissa il tessuto ben teso sul telaio tramite delle puntine da disegno; si mettono cera e paraffina ( nella proporzione di due terzi di paraffina e uno di cera ) in un pentolino piccolo in modo tale che possa entrare in un altro pentolino più grande contenente l’ acqua per il procedimento a bagnomaria; si riscalda il tutto su un fornello elettrico mantenendo la cera sciolta ad una temperatura costante di circa 50°/60° c ( la cera non deve raggiungere temperature più alte altrimenti può lasciare sul tessuto aloni di grasso difficili da togliere ). La cera verrà applicata sul tessuto ed in base al disegno si può utilizzare a propria scelta il pennello o il tjang-ting. I pennelli più idonei alla ceratura sono quelli grossi con la punta o quelli piatti e larghi in modo tale che assorbano molta cera mantenendola calda più a lungo. Variando la posizione del pennello e la pressione della mano si ottengono effetti di sgrangiatura, campiture piatte o righe nette. Invece il tjang-ting è come fosse una penna per scrivere con la cera. Utilizzato in Indonesia, è composto da un serbatoio di rame o di ottone per raccogliere la cera calda dal pentolino e da un piccolo beccuccio da cui cola la cera da stendere velocemente per disegnare sul tessuto. Il tiang-ting viene utilizzato per la realizzazione di disegni molto minuti e particolari. Terminata la ceratura, si stacca il tessuto dal telaio e la si guarda in controluce per controllare che sia stata eseguita bene. L’ effetto finale sarà che le zone ben tracciate dalla cera, dopo l’ immersione nella tintura, daranno vita ad un disegno. Attraverso l’elaborazione di elementi ricavati dall’isola di Ustica, sono nati i disegni da utilizzare per le varie decorazioni su tessuto. Attraverso delle prove sperimentali su cotone grezzo di 30x30cm è stata appresa appieno la tecnica del Batik e della colorazione delle stoffe decorate.
Tiang-ting
Applicazione della cera sul tessuto con il tiang-ting
88
Disegno preparatorio seguito dalla realizzazione finale con pittura tessile
ll Laboratorio workshop sulla Pittura Tessile Durante lo sviluppo della tesi è stato allestito un laboratorio sperimentale sulla Pittura Tessile. All’interno del Padiglione Ducrot, sede del Corso di Progettazione della Moda, sono stati esposti i lavori realizzati con pigmenti naturali, gli strumenti e i protocolli utilizzati per la loro realizzazione. Questo Workshop e' stato aperto al pubblico nella manifestazione “Fa' la cosa giusta” 8/10.11. 2013 (Design per la sostenibilità, studi di progettazione sostenibile, materiali naturali o di riciclo, moda critica, ecologica e sostenibile) ai Cantieri culturali della Zisa .
Ideazione e Progettazione del laboratorio nell'Isola di Ustica
Con la collaborazione del professor Sergio Pausig è stato pensato e progettato un Laboratorio che racchiuda in sé il lavoro di ricerca svolto durante la tesi e la pratica delle conoscenze apprese. E' rivolto a coloro che desiderano, trascorrendo una vacanza nell'Isola, apprendere la storia e le tecniche della pittura tessile. Nel Laboratorio verranno prodotti tessuti dipinti e accessori di moda unici ed ecosostenibili. Dopo uno studio approfondito dei pigmenti naturali, delle tecniche e dei protocolli di pittura tessile e di varie sperimentazioni su tessuto, si è scelto come luogo dove avviare il laboratorio l’ isola di Ustica poiché racchiude in sé tutte le caratteristiche necessarie alla riuscita del progetto: è un luogo circondato dalla natura, intriso di tradizioni e di una varietà di prodotti naturali che possono essere utilizzati a 360 gradi. Si è poi pensato che uno spazio perfetto da adibire sarebbe stato un agriturismo, natura nella natura, luogo dove poter anche esporre i prodotti usticesi e quindi creare un connubio fra cibo e design.
Le fasi del laboratorio I partecipanti saranno accolti all’interno della struttura, verrà loro mostrata l’azienda con particolare riferimento alla produzione del vino locale; in uno spazio apposito verrà organizzata una piccola degustazione di prodotti tipici durante la quale verranno proiettate delle immagini realizzate in power point al fine di raccontare un po’ di storia della tecnica di colorazione naturale. Il laboratorio si svolgerà in uno spazio appositamente dedicato ad esso, all’interno dell’agriturismo, da attrezzare con dei grandi tavoli per la preparazione dei disegni su stoffa precedentemente mordenzata, da scegliere a piacere da un vasto catalogo. Verrà applicata la tecnica del batik dotando i partecipanti di cera scaldata su un fornelletto elettrico e di pennelli di varia dimensione. Successivamente le stoffe saranno colorate con un prodotto del luogo, il vino rosso, e con una polvere facilmente reperibile, la curcuma; per la colorazione verranno utilizzati dei grandi pentoloni dove si preparerà il colorante naturale spiegandone le dosi e la tecnica; le stoffe dovranno poi essere lavate in vasche di plastica e stese all’ombra ad asciugare. Quando le stoffe saranno totalmente asciutte si procederà alla fase della stiratura per eliminare la cera. Nell’attesa che il tessuto si asciughi, il partecipante potrà visitare gratuitamente il Museo della Civiltà Contadina, passeggiare fra le siepi di bouganville e di hibiscus e ricevere informazioni sui vari prodotti biologici dell’azienda. Ogni partecipante poterà con se come souvenir il proprio lavoro.
Textil design Applicazioni dell’ arte per la moda L’ abbigliamento e l’ accessorio sono estensione del nostro essere, rappresentano una parte di noi ed è attraverso tale progetto mirato alla sperimentazione tessile, che si arriva alla fase conclusiva di questa tesi dando vita alla creazione di alcuni prototipi di moda per essere sfoggiati con eleganza. Come capo d’ abbigliamento verrà realizzata una giacca da donna e come accessorio portante la borsa. La documentazione di essi sarà visibile attraverso la fotografia. I prodotti realizzati sono interamente artigianali e si distinguono non solo per le materie prime utilizzate, ma anche per la tecnica della pittura tessile e per i colori vivi e profumati ricavati dal vino, dalla curcuma, dal tè, dal caffè, dal mallo di noce, frutto della nostra madre terra.. Attraverso la divulgazione del progetto, la sperimentazione mira ad una produzione in serie eseguita da artigiani competenti.
110
La borsa Si è pensato di realizzare qualcosa che creasse un equilibrio tra l’ eleganza e l’ innovazione moderna, una borsa dalla forma quadrata di dimensione 30x30 cm, dove la trasparenza del plexiglass va ad esaltare il suo contenuto. Il plexiglass è un materiale plastico, leggero, morbido e trasparente. Giocando su questa trasparenza e sull’ utilizzo di questo nuovo materiale nel campo della moda, è stato possibile mettere in mostra la bellezza delle stoffe lavorate con la tecnica della pittura tessile, ricordando i toni scuri del vino e i colori più vivaci della curcuma.
112
Particolare parte posteriore della giacca
116
La giacca E’ un classico capo d’ abbigliamento che non manca mai in un guardaroba femminile. La particolarità di questa giacca consiste nella sua esclusiva realizzazione tramite la pittura tessile ed internamente è rivestita in materiale plastico, il “pluriball”, che rende il capo innovativo ed originale. Il tessuto utilizzato per la giacca è il cotone grezzo, realizzato attraverso il procedimento di ceratura e tintura, per poi passare all’ assemblaggio del capo.
Il Cartamodello
La ceratura della giacca
Colorazione della giacca nella tintura di vino rosso
Rivestimento interno della giacca con il pluriball
Progettazione del bottone L’ idea di un bottone diverso dal solito da dover abbinare alla giacca nasce dal desiderio di ricercare e sperimentare forme nuove, giungendo poi alla minuziosità del dettaglio attraverso una fase grafica. Per la realizzazione del bottone è stato utilizzata l’argilla polimerica, una pasta sintetica per modellare. Ha la caratteristica di essere duttile, elastico e con una buona resistenza, ideale per il tipo di lavorazione richiesto. Come supporto portante è stato utilizzato un piccolo bottone di metallo dalla base piatta e su questo poi posizionato il prototipo in argilla polimerica. L’ intero accessorio verrà cotto a 130°c in un fornetto idoneo e poi colorato a cottura già eseguita.
Bottone realizzato con l’ argilla polimerica
Progettazione grafica
Progettazione grafica
Modella Laura Caliri
La fotografia nella moda Fotografare significa scrivere con la luce. Come qualsiasi altra forma di scrittura, la fotografia possiede una propria grammatica ed un proprio lessico che bisogna conoscere attraverso uno studio progressivo che interagisce con l’esperienza sul campo. La fotografia rappresenta una fonte da cui poter documentare i cambiamenti della società e dell’ arte e se applicata alla moda diviene forma d’ arte come quella paesaggistica o documentaristica. Essa diviene parte integrante della nostra cultura visiva ed ha permesso, immortalando i migliori scatti, di conoscere a fondo gli stili nei vari periodi. La fotografia di moda è stata tradizionalmente definita come la parte leggera e frivola della pratica fotografica, ma lo stretto rapporto con l’ industria che è sinonimo di cambiamento incessante, porta a qualificare la fotografia di moda come immagine mutevole nel tempo per eccellenza. Negli ultimi decenni si assiste all’ evoluzione delle immagini digitali, dove con l’ utilizzo del computer e dell’ arte visiva si ha la possibilità di modificare e produrre anche immagini surreali. Queste trasformazioni porteranno ad una individualità del fotografo che troverà delle alternative alla bellezza classica. Il desiderio di osservare e sperimentare attraverso la fotografia, parte da un percorso di studio e di ricerca dove il soggetto principale è la modella con il suo abito. Si cerca di rappresentare una moda vissuta poiché la moda è fatta non solo di vestiti, ma da come questi vengono indossati. L’abbigliamento diviene estensione della nostra pelle perché il corpo ne imprime la sua essenza.
Elaborazione grafica di un particolare dell’ abito
Studio fotografico
Studio fotografico
Modella Valentina La Mantia Giacca in cotone colorata con curcuma e stampa batik
Borsa in plexiglass rivestita in tessuto colorato con curcuma.
Borsa in plexiglass rivestita in tessuto colorato con vino rosso.
Bibliografia Schneider, Gudrun, Tingere con la natura: storia e tecniche dell’arte tintoria, Milano, Ottaviano, 1981 Lundborg, Gun, Come tingere al naturale il cotone, la lana, il lino, la seta, Bologna, Edagricole, 1983 Isabel Allende, Ritratto in seppia, Editore Feltrinelli, 2003
Sitografia www.vogue.it/encyclo/fotografia/m/obiettivo-sulla-moda www.centrostudiustica.it www.visitustica.it www.mamaus.jimdo.com
Colophon:
Ideazione e Composizione del prodotto editoriale e web Manuela Badagliacco Marianna Collura
Fotografie di Marianna Collura
Logo Mamaus design Sergio Pausig
Modella Laura Caliri Valentina La Mantia
Stampa: GAD Graphic art design via Volturno 11/13, Palermo
3 febbraio 2014