N aprile2014

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Direttore responsabile: Ennio Triggiani. Responsabile di redazione: M. Irene Paolino Registrazione n. 1373 del 18.06.1998 Tribunale di Bari

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TRASFERIMENTO DELLA PENSIONE INTEGRATIVA ALL’ESTERO

razie ad un progetto legislativo appena approvato dal Parlamento europeo, i lavoratori che si trasferiscono in un altro paese dell’UE potranno usufruire a pieno dei diritti pensionistici. Il progetto legislativo, che deve ancora essere approvato formalmente dal Consiglio dei ministri, rappresenta un miglioramento effettivo in funzione della libera circolazione dei lavoratori e una spinta verso un’Europa sociale. Le attuali norme dell’UE, infatti, garantiscono che i lavoratori che si spostano in un altro paese dell’UE non perdano i loro diritti pensionistici obbligatori, ma non esistono norme equiparabili per i regimi pensionistici integrativi, finanziati o co-finanziati dai datori di lavoro. Perciò, i lavoratori che si spostano tra gli Stati membri rischiano di perdere i loro diritti acquisiti, se il periodo temporale di residenza non è ritenuto sufficientemente lungo dallo Stato in cui si trasferiscono. Secondo le nuove regole, invece, il periodo d’iscrizione a un regime pensionistico necessario a una persona per mantenere i diritti pensionistici integrativi non può superare i tre anni. Secondo gli euro-deputati anche i lavoratori frontalieri devono beneficiare dello

n. 4 - Aprile 2014

SOMMARIO TRASFERIMENTO DELLA PENSIONE INTEGRATIVA ALL’ESTERO 4° RELAZIONE SULLA CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UE

stesso livello di tutela. Il progetto di testo legislativo è stato presentato dalla Commissione nel 2005, rivisto nel 2007 e approvato in prima lettura in Parlamento. L’atto è stato poi bloccato in Consiglio per sei anni a causa delle differenze tra i regimi pensionistici degli Stati membri e la necessità di un voto unanime per l’approvazione. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, sono ripresi i negoziati e l’accordo è stato raggiunto con una votazione a maggioranza qualificata. (Fonte: UE)

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CONDIZIONI DI LAVORO: L’OPINIONE DEI LAVORATORI IL 10 MAGGIO “RIPULIAMO L’EUROPA!” LEGISLAZIONE SULLA PIANIFICAZIONE DELLO SPAZIO MARITTIMO FONDO EUROPEO PER GLI AFFARI MARITTIMI E LA PESCA INIZIATIVA DEI CITTADINI EUROPEI

4° RELAZIONE SULLA CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UE

d aprile è stata pubblicata la quarta relazione sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La Carta, infatti, ponendo i diritti fondamentali al centro di tutte le politiche dell’UE, è diventata uno strumento che funge sempre più da guida per le istituzioni europee, per gli Stati membri e gli organi giurisdizionali. Dal 2010 la Commissione europea, attraverso una check-list dei diritti fondamentali, vaglia attentamente tutte le proposte legislative per garantire che siano “a prova di diritti fondamentali” per garantire la conformità alle disposizioni della Carta. Anche gli organi giurisdizionali europei e


2 nazionali hanno progressivamente reso questo documento un punto di riferimento delle loro decisioni. Da quando quasi quattro anni fa la Commissione europea ha presentato la sua strategia sull’attuazione della Carta, l’attività delle istituzioni dell’UE è permeata ad una vera e propria cultura dei diritti fondamentali e per promuovere e difendere i diritti dei cittadini. La relazione, annuale, verifica i progressi compiuti e individua le sfide e i problemi. Essa, inoltre, mette in evidenza gli orientamenti della Corte di giustizia ai giudici nazionali sull’applicabilità della Carta nell’attuazione del diritto dell’UE a livello nazionale. Gli Stati membri, infatti, sono vincolati dalla Carta quando attuano politiche e norme europee a livello nazionale.

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La relazione fornisce anche esempi del ruolo svolto dai diritti fondamentali sanciti dalla Carta in alcuni procedimenti di infrazione avviati dalla Commissione nei confronti di Stati membri. Dalla relazione emerge, infine, il grande interesse dei cittadini per le questioni legate ai diritti fondamentali: nel 2013 le domande più frequentemente poste nella corrispondenza del pubblico con i centri di informazione Europe Direct riguardavano la libera circolazione e il soggiorno (48% del numero totale di richieste di informazione), i diritti dei consumatori (12%), la cooperazione giudiziaria (11%), la cittadinanza (10%), i diritti sociali e la lotta contro la discriminazione (5%) e la protezione dei dati (4%). (Fonte: UE)

CONDIZIONI DI LAVORO: L’OPINIONE DEI LAVORATORI

econdo un’indagine di Eurobarometro, che esamina come la qualità del lavoro sia stata colpita dalla crisi, soltanto poco più della metà dei lavoratori europei percepisce come soddisfacenti le condizioni di lavoro nel proprio paese (53%), mentre la maggioranza (57%) ritiene che siano peggiorate negli ultimi 5 anni. Sebbene la maggior parte dei lavoratori sia soddisfatta delle proprie condizioni di lavoro, dall’indagine Eurobarometro, effettuata nei 28 Stati membri, emerge una profonda disparità tra gli Stati, con percentuali che oscillano tra il 94% della Danimarca e il 38% della Grecia. In generale, la maggior parte dei lavoratori esprime un elevato livello di soddisfazione sul piano dell’orario di lavoro (80%) e della salute e sicurezza sul lavoro (85%). A livello dei singoli lavoratori, la Danimarca occupa il primo posto, Austria e Belgio il secondo, seguiti a ruota da Finlandia (89%), Regno Unito ed Estonia (88%); all’estremo opposto, la Grecia ha registrato il grado di soddisfazione più basso a livello nazionale (16%) ed è l’unico paese in cui meno della metà degli intervistati è soddisfatto delle proprie condizioni di lavoro attuali (38%). A livello nazionale, il grado di soddisfazione risulta basso in Croazia (18%), Spagna (20%), Italia (25%), Bulgaria (31%), Slovenia, Portogallo e Romania

(32%), Slovacchia (36%) e Polonia (38%). Ai fini di questa indagine, le condizioni di lavoro sono state definite in termini di orario di lavoro, organizzazione del lavoro, salute e sicurezza sul luogo di lavoro, rappresentanza dei lavoratori e rapporto con il datore di lavoro. Tali livelli di soddisfazione sono imputabili a svariati fattori: il contesto socio-economico influenzato dalla crisi, il dialogo sociale, le politiche sociali e il diritto del lavoro. Lo stress risulta chiaramente il più importante rischio percepito durante il lavoro, per il 53% dei lavoratori intervistati. Inoltre, l’insoddisfazione legata al carico e ai ritmi di lavoro e alle lunghe giornate lavorative, è più diffusa di altri problemi, come la mancanza di interesse per le mansioni o i periodi di riposo a cadenza settimanale o annuale considerati insufficienti. Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, in termini di equilibrio tra vita professionale e vita privata, il 40% degli intervistati sostiene di non avere la possibilità di optare per regimi di lavoro flessibili. In materia di salute e sicurezza sul lavoro, meno di un lavoratore su tre ha dichiarato che sul proprio luogo di lavoro sono applicate misure per affrontare i rischi emergenti, o destinate ai lavoratori più anziani e con malattie croniche. Oltre


3 allo stress, la scarsa ergonomia è percepita come uno dei principali rischi sul luogo di lavoro: il 28% degli intervistati considera i movimenti ripetitivi e le posizioni faticose o dolorose tra i principali rischi per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, mentre il 24% fa riferimento al sollevamento, al trasporto o alla movimentazione dei carichi su base giornaliera. Per questo, i sindacati, le organizzazioni dei datori di lavoro e i responsabili politici, sia a livello europeo che nazionale, dovrebbero riflettere ed adottare iniziative comuni volte a sostenere le condizioni di lavoro e la qualità dei posti di lavoro, fattori essenziali per raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020. Buone condizioni di lavoro, incluso un ambiente sano e sicuro, sono spesso

associate ad elevati livelli di motivazione dei lavoratori, creatività e impegno, che conducono in ultima analisi ad una maggiore produttività. L’indagine è stata condotta nel mese di aprile 2014 su 26.571 persone di diverse estrazione sociale e demografica intervistate per telefono nella propria lingua madre. (Fonte: UE) Per ulteriori informazioni: Diritti sul lavoro: http://ec.europa.eu/social/ main.jsp?catId=82&langId=it Ristrutturazioni: http://ec.europa.eu/social/ main.jsp?catId=782&langId=it Occupazione giovanile: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1036&langId=it

La strategia Europa 2020 fissa obiettivi ambiziosi per aumentare l’occupazione e ridurre la povertà. Il semestre europeo, il pacchetto occupazione e il pacchetto di investimenti sociali contribuiscono ad affrontare in maniera sistematica e dalla prospettiva paneuropea l’evolversi delle sfide in materia sociale e occupazionale. L’UE ricorre ad un insieme di politiche e di normative che mirano a sostenere migliori condizioni di lavoro, comprese norme minime in materia di diritto del lavoro e di salute e sicurezza sul lavoro. Ricordiamo che l’anno scorso la Commissione europea ha proposto due quadri di qualità per il settore delle ristrutturazioni e per i tirocini. Il 7 aprile scorso, l’Agenzia europea per la salute la sicurezza sul lavoro ha inaugurato la campagna di sensibilizzazione intitolata “Healthy Workplaces Manage Stress” sui rischi psicologici, fisici e sociali connessi allo stress sul luogo di lavoro.

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IL 10 MAGGIO “RIPULIAMO L’EUROPA!”

gni anno milioni di tonnellate di rifiuti finiscono sulle strade, negli oceani, sulle spiagge, nelle foreste e nelle aree naturali d’Europa. E ogni anno milioni di cittadini europei partecipano ad azioni volontarie per ripulire i propri quartieri. L’esperienza dimostra che spesso i cittadini restano sorpresi nel riscontrare quanti rifiuti sono prodotti e scaricati illegalmente nel proprio quartiere. Ed i rifiuti possono anche avere un valore. Se raccolti correttamente, carta, vetro, metallo e plastica possono essere riutilizzati o riciclati, riducendo l’impatto ambientale, creando opportunità economiche e posti di lavoro e contribuendo a creare in Europa un’economia più circolare. La Commissione europea ritiene che sia importante sensibilizzare il pubblico

a modificare le proprie abitudini per conseguire gli obiettivi della legislazione europea sui rifiuti. La prevenzione e la gestione dei rifiuti figurano tra le priorità politiche per il 2014 nell’ambito di un pacchetto legislativo sull’economia circolare e i rifiuti. “Ripuliamo l’Europa!” è un’iniziativa realizzata e coordinata dall’Associazione europea delle città e regioni per il riciclaggio e la gestione sostenibile delle risorse, l’organizzazione responsabile anche della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, nell’ambito del programma europeo di finanziamento LIFE. Nata con lo scopo di promuovere azioni di sensibilizzazione sull’entità del problema e


4 per incoraggiare le persone a modificare i propri comportamenti, “Ripuliamo l’Europa!” riunirà tutte le diverse iniziative in un unico evento che si svolgerà lo stesso giorno in tutta Europa, per sensibilizzare il maggior numero possibile di persone. Le manifestazioni si svolgeranno in 15 Stati membri dell’UE e in Andorra, Bosnia-Erzegovina, Norvegia, Serbia e Turchia. (Fonte: UE) Per cercare le manifestazioni locali: http://www. ewwr.eu/en/coordinators/lcue O sul sito internet dell’iniziativa “Ripuliamo l’Europa!”: http://www.letscleanupeurope.eu Per ulteriori informazioni sulla legislazione dell’UE in materia di rifiuti: http://ec.europa.eu/ environment/waste/index.htm

L’Agenzia europea dell’ambiente ha lanciato un’applicazione sui rifiuti marini che può essere scaricata da Google Play: http://www.eea.europa.eu/ themes/coast_sea/marine-litterwatch

LEGISLAZIONE SULLA PIANIFICAZIONE DELLO SPAZIO MARITTIMO

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l Parlamento europeo ha approvato una proposta di direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo, che dovrebbe aiutare gli Stati membri a sviluppare piani intesi a favorire un migliore coordinamento delle diverse attività che si svolgono in mare e a garantirne quanto più possibile l’efficacia e la sostenibilità. Numerose attività, infatti, competono per lo stesso spazio e le stesse risorse nelle zone costiere e marittime: le operazioni di pesca, gli impianti di acquacoltura e le zone marine protette, ma anche cavi, condutture, rotte di navigazione, impianti per l’estrazione di petrolio e gas naturale e impianti eolici. La nuova direttiva, pertanto, dovrà contribuire ad evitare potenziali conflitti tra i vari usi del mare e a creare un contesto stabile e attraente per gli investitori, favorendo in tal modo una crescita sostenibile. Considerato che la crescita vertiginosa della domanda di spazio marittimo per nuove attività, dall’energia rinnovabile agli impianti di acquacoltura, rende più che mai necessaria una pianificazione più coerente e razionale delle attività marittime, la nuova direttiva ha lo scopo di stabilire una serie di requisiti minimi per l’elaborazione di piani nazionali di gestione dello spazio marittimo, nei quali saranno individuate tutte le attività umane esistenti, tenendo conto

delle interazioni terra-mare, nonché le modalità più efficaci per la loro gestione. Inoltre, poiché molte di queste attività attraversano le frontiere nazionali, la direttiva aiuterà gli Stati membri a cooperare più efficacemente. La pianificazione dello spazio marittimo è fondamentale nella strategia della Commissione per la crescita blu e della politica marittima integrata, sia perché consente di comprendere meglio la distribuzione delle risorse marine, offrendo agli investitori maggiori certezze in merito alle prospettive di sviluppo economico, sia perché contribuisce a ridurre la ridondanza della legislazione attuale e la complessità amministrativa. Un migliore coordinamento, infatti, permetterà di accelerare le procedure per gli investimenti nel settore dell’acquicoltura con conseguenti vantaggi economici, da qui al 2020, compresi tra 60 e 600 o più milioni di euro. La pianificazione dello spazio marittimo contribuirà, inoltre, ad attuare più efficacemente la legislazione unionale per la protezione dell’ambiente nelle zone marine e aiuterà gli Stati membri a raggiungere un buono stato ecologico delle acque entro il 2020, favorendo la creazione di reti coerenti di zone marine protette, per le quali è indispensabile una cooperazione transfrontaliera, e la partecipazione


5 di tutte le parti interessate al processo di pianificazione. Dopo l’adozione da parte dei ministri, gli Stati membri devono recepire la direttiva nella legislazione nazionale entro il 2016, designare l’autorità competente incaricata di attuare la pianificazione dello spazio marittimo, ed entro il 2021 devono elaborare i rispettivi piani di gestione dello spazio marittimo, conformemente ai requisiti minimi stabiliti dalla direttiva. I contenuti e le strategie dei piani di gestione, invece, potranno essere adattati

alle priorità economiche, sociali e ambientali e agli obiettivi delle politiche settoriali nazionali e alle tradizioni giuridiche di ciascuno Stato. (Fonte: UE) Per ulteriori informazioni: - pianificazione dello spazio marittimo: http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/policy/maritime_spatial_planning/index_en.htm - gestione integrata delle zone costiere: http:// ec.europa.eu/environment/iczm/home.htm

FONDO EUROPEO PER GLI AFFARI MARITTIMI E LA PESCA

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l Parlamento europeo ha approvato una proposta relativa al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca - FEAMP. Con una dotazione di 6,5 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, il FEAMP finanzierà progetti per attuare la recente riforma della Politica Comune della Pesca, e aiuterà i pescatori, gli acquacoltori e le comunità costiere ad adeguarsi alle nuove norme, sostenendo progetti intesi a rilanciare la crescita e l’occupazione nel settore marittimo. Riformando la politica comune della pesca, l’Unione è intervenuta per contrastare l’eccessivo sfruttamento delle risorse e i rigetti delle catture indesiderate, offrendo a pescatori, acquacoltori e comunità costiere possibilità di investimento e di finanziamento per ridurre l’impatto della pesca sull’ambiente marino e ricostituire gli stock ittici. Il FEAMP non erogherà fondi per costruire nuovi pescherecci o altre iniziative che potrebbero aumentare la capacità di pesca, ma sarà principalmente destinato agli operatori della pesca artigianale, che beneficeranno di aliquote di aiuto più elevate, ai giovani pescatori e alle famiglie di pescatori, soprattutto per rafforzare la competitività degli acquacoltori e l’accesso a nuovi mercati. Il FEAMP, inoltre, contribuirà a garantire un approvvigionamento stabile di prodotti ittici sostenibili per i consumatori, a stimolare l’innovazione, ad aiutare le comunità a diversificare le loro economie, a finanziare progetti destinati a creare nuovi posti di lavoro e, in ultima analisi, a migliorare la qualità di vita nelle regioni costiere europee.

È, infine, previsto un sostegno finanziario a favore della raccolta dei dati relativi alle attività della pesca, per consentire di prendere decisioni fondate su una solida base di conoscenze e di definire meglio politiche regionalizzate nell’ambito della nuova Politica Comune della Pesca, favorendo la piena partecipazione di tutti i soggetti interessati. Per la prima volta, il Fondo contribuirà all’attuazione della politica marittima integrata agevolando il coordinamento transfrontaliero e intersettoriale, principalmente di quelle iniziative a vantaggio di vari settori che non possono essere realizzate da politiche basate su un unico settore o da singoli Stati membri. Il FEAMP, infine, cofinanzierà i progetti parallelamente ai flussi di finanziamento nazionali e ogni Stato membro riceverà una quota del bilancio totale. Nei rispettivi programmi operativi, gli Stati membri devono specificare come intendono utilizzare i fondi loro assegnati e, previa approvazione dei programmi da parte della Commissione, e quali progetti sostenere. La proposta deve ora passare l’esame dei ministri della pesca per l’adozione finale da parte del Consiglio e la successiva entrata in vigore. (Fonte: UE) Per ulteriori informazioni sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca: http://ec.europa.eu/fisheries/reform/emff/index_en.htm


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INIZIATIVA DEI CITTADINI EUROPEI

protagonisti delle campagne dell’Iniziativa dei cittadini europei e di parti direttamente interessate provenienti da diverse istituzioni ed organizzazioni si sono riuniti al Comitato economico e sociale europeo - CESE, durante la Giornata dedicata all’Iniziativa dei cittadini europei 2014, per discutere degli insegnamenti tratti fino a questo momento su questo strumento per la democrazia diretta dei cittadini e per stilare un elenco di raccomandazioni che rendano questo strumento più efficace e più semplice. La Giornata, il terzo evento di questo genere, è stata organizzata dal CESE in collaborazione con il Comitato delle regioni, il Servizio d’azione per i cittadini europei, Democracy International, Initiative and Referendum Institute Europe, la campagna Iniziativa dei cittadini europei, EurActiv ed Euronews. L’Iniziativa legislativa dei cittadini europei dovrebbe essere considerata uno strumento del nuovo modello di governance dell’UE, grazie alla mobilitazione di attivisti indipendenti, ed è fondamentale per consentire di partecipare attivamente al processo decisionale dell’UE. Più di cinque milioni di

europei hanno già firmato oltre venti diverse Iniziative dei cittadini e questa è un’indicazione molto incoraggiante del loro interesse e della loro volontà di essere coinvolti. Tra i temi discussi nei tre seminari organizzati dal Comitato vi sono stati le attività, i vincoli e le sfide giuridiche e l’impatto a livello politico e istituzionale della campagna dell’Iniziativa nell’UE. I principali problemi comuni che le parti interessate e i partecipanti alle campagne vorrebbero risolvere comprendono l’esigenza impellente di ridurre le barriere alla raccolta delle firme, l’armonizzazione del processo in tutti gli Stati membri e l’aumento delle possibilità di impatto. Durante la Giornata, inoltre, si è riflettuto approfonditamente sull’estensione del periodo utile per la raccolta delle firme, sull’idea di migliorare i termini per la valutazione, nel quadro della procedura giuridica che porta alla decisione politica da parte della Commissione, delle Iniziative che siano state coronate da successo raggiungendo un milione di firme.(Fonte: UE)


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