Editore Insider Srl Largo Messico, 15 - 00198 Roma +39 0698353089 direttore editoriale Mariela A. Gizzi mrl.gizzi@gmail.com
SOMMARIO SPECIALE
NOVEM B RE / DICEM B RE 2 0 1 1
direttore responsabile Francesca d’Aloja direzione@insidermagazine.it AMMINISTRAZIONE Raimondo Cappa amministrazione@insidermagazine.it
Cover Oltre la luce ph Doimo Decor
redazione redazione@insidermagazine.it Irene Cappa
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coordinamento REDAZIONE redazione2@insidermagazine.it Donatella Codonesu progetto grafico e impaginazione grafica@insidermagazine.it info@csgraphicdesign.it
stampa Painter Group Ariccia (Roma) www.amadeus-spa.com distribuzione Clodia Service +39 0695218700 info@clodiaservice.it ANNO 3 - NUMERO 27 Periodicità mensile novembre/dicembre 2011
LA VOLPE TRAVEL
il mondo a colori
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TRAVEL
RESORT
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lubecca cittÀ di cultura
charme e vini delle langhe
interview
fashion
golf
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equitazione
gourmet
design
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antonio rossi
sere di festa
pro amateur
Brunello Cucinelli
hanno collaborato Alessandra Vittoria Fanelli Antonella De Santis Carlotta Miceli Picardi Enrico Porfido Enrico Tonali Ester Lorido Fabrizio Lodi Fabrizio Prato Francesco Mantica Laura Mocci Loriana Nei Luisa Espanet Maria Laura Perilli Monia Innocenti Renata Biserni Vittoria di Venosa
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M AGA ZINE
Tutti i colori del mondo
Dal nord Europa al sud america le immagini più allegre e vivaci del nostro pianeta arcobaleno
L’
di Donatella Codonesu
L’
case a colori Buenos Aires
interesse per il colore portò Newton a scoprire la scomposizione della luce in un arcobaleno, Goethe a scrivere un saggio sul fenomeno cromatico e Kandinskij a teorizzare l’associazione delle tinte a suoni, movimenti e quindi a scarti emotivi nell’osservatore. Se il dibattito sull’impatto del colore nel contesto urbanistico è acceso fin dal XVIII° secolo, oggi l’utilizzo delle tinture negli interni, insieme allo studio di spazi e luce, è oggetto della moderna progettazione ergonomica. In bioarchitettura si tiene in considerazione il fatto che le tonalità ‘calde’ e solari come giallo, arancio e rosso, stimolino energie ed irrequietezza mettendosi in evidenza nello spazio, mentre quelle ‘fredde’, che includono i grigi, i blu e i verdi, siano invece rilassanti, recessive e quindi poco ‘invadenti’. Discorso a parte per il bianco, che somma tutti i colori dell’iride ed è totalmente neutro nel suo candore, e per il nero, che è invece un non-colore.
travel
Canale di Burano Venezia
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Olinda - Brasile
La Boca - Buenos Aires
San Francisco - Usa
Jodhpur - India Utrecht - Olanda
Irlanda
Teorie scientifiche a parte, l’uso degli effetti cromatici nell’architettura connota allegramente molti contesti urbani in quasi tutti i Paesi del globo, caratterizzando l’atmosfera e vivacizzando i paesaggi. Ecco quindi una carrellata di immagini che dagli angoli più reconditi della terra manifestano la gioia di vivere in sfumature pastello o brillanti contrasti. Dall’Irlanda al Sudafrica, da Buenos Aires a San Francisco, dall’India al Brasile, senza dimenticare la nostra Burano, il giro del mondo in un variopinto arcobaleno! ◆
Istanbul - Turchia
Ceramiche - Istanbul
colori su tela
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ittore e architetto romano, Mauro Stampatori partecipa alle avanguardie anni ’60 e si dedica con passione alla tela fondendo su di essa i suoi due principali interessi. Soggetti delle sue opere sono infatti spesso facciate, edifici e complessi architettonici, come in questo bel dipinto che fa parte di una serie di variopinti ritratti dei tetti della sua città. www.mauro-stampatori.com
LUBECCA, LA CITTà DEI NOBEL
Piena di capolavori architettonici Lubecca, Patrimonio Culturale dell’Unesco dal 1987, è stata premiata per l’impegno con cui protegge i suoi monumenti cittadini di Alessandra Vittoria Fanelli
St. Jakobi - Ph Sven-Erik Arndt
Il Dom - ph Torsten Krüger
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rrivare a Lubecca e immergersi nel fascino decadente dei Buddenbrook, la famiglia descritta nel romanzo del grande scrittore tedesco Thomas Mann, nativo della città e premiato con il Nobel per la Letteratura nel 1929, è ancora una tangibile emozione. Non solo Lubecca è la città natale di Mann, ma anche quella del grande statista tedesco Willy Brandt, uno dei protagonisti della storia della Germania dopo la seconda guerra mondiale e fautore della riunificazione delle due Germanie (Ostpolitik), anch’esso premiato con il Nobel per la Pace nel 1971. Praticamente un viaggio a Lubecca non è solo visitare una città medioevale cinta dal verde e dall’acqua e ammirare i suoi edifici storici, ma anche ‘respirare’ cultura e passione per i lasciti storici di questi due grandi protagonisti del XX secolo. Lubecca è stata infatti inserita nel Patrimonio Culturale
Gunter Grass Esterno giardino - ph LTM Doris Schütz
Fiume Trave - ph Sven-Erik Arndt
Holstentor - ph. LTM - Sven-Erik Arndt
Unesco per il suo centro storico di edifici gotici, rinascimentali, barocchi e neoclassici rimasti intatti, nonostante la terribile incursione area della Royal Air Force della domenica delle Palme del 1942 che distrusse parte della città, poi ricostruita con particolare attenzione. Entrati dal possente Holstentor, porta principale e simbolo di Lubecca e attraversato il fiume Trave, ecco i primi edifici storici della città anseatica che ci portano al centro cittadino che si apre sulla grande piazza del municipio (Rathaus) alle cui spalle si trova la spettacolare chiesa di St. Marien, edificio gotico dalle guglie svettanti più alte più alte d’Europa. Di fianco a St. Marien si trova l’abitazione che un tempo era della famiglia Mann e che oggi è adibita a casa-museo dove, si racconta, Thomas Mann scrisse il suo capolavoro: I Buddenbrook. Un luogo imperdibile per gli appassionati della letteratura del secolo scorso.
Dopo il tuffo nella cultura e nella religiosità, sempre nel centro storico si trova il caffè Niederegger, elegante pasticceria carica di atmosfera ovattata di fine ottocento, famosissima per le sue golosità di marzapane. Di particolare interesse le dodici figure di marzipan a grandezza naturale poste all’ingresso, che suscitano la curiosità dei golosi e invitano ad entrare per gustare i suoi cioccolatini noti in tutto il mondo. Il percorso nel centro storico prosegue per la Grosse Burgerstasse per visitare altre chiese e luoghi di cultura: la casa museo di Willy Brandt, nel cui book shop sono in vendita piccoli reperti originali del muro di Berlino; la casa di un altro grande scrittore tedesco, il controverso Günter Grass che ha stabilito a Lubecca il suo laboratorio-ricerca per giovani artisti di arte contemporanea; la chiesa di St. Jakobi, di grande fascino costruita in laterizi a tre navate nel 1334 e dedicata ai naviganti. Infine arrivare all’Ospedale di Santo Spirito (Heilegen-Geist Hospital) uno dei primi ospedali europei in puro stile gotico, dove per Natale viene allestito il mercato dell’artigianato artistico (quest’anno dal 21 novembre fino al 5 dicembre) e proseguire fino alla altra torre che racchiude la città: la Burgtor anch’essa costruita in laterizio e situata a fianco ad un altro suggestivo edificio: la Kulturforum Burgkloster, importante monumento medioevale
Travemunde veliero Passat - ph Sven-Erik Arndt
Antiche case - ph Reinhard Kruschel
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Willy-Brandt - casa museo ph Thorsten Wulff
Buddenbrook casa museo ph T Torsten Krüger 2010
prima adibito a convento poi a ospizio per i poveri infine, dopo un’attenta ristrutturazione e riconversione d’uso, a centro culturale molto effervescente. Ritornando sui nostri passi troviamo una serie di stradinecortili privati, dai giardini curatissimi e colorati, visitare la chiesa di St. Katerinen il cui frontone è caratterizzato da tre famose sculture di Ernst Barlach e arrivare a St. Aegidien, una delle più piccole chiese di Lubecca, un gioiello situato in un suggestivo angolo della città. Altro convento e altro museo lo si trova anche nella chiesa di St. Annen, ora museo di arte sacra e arrivare al Dom, maestosa costruzione in laterizio (praticamente quei mattoncini rossi che sono l’emblema di Lubecca) circondato da un ampio giardino che degrada verso l’ansa del fiume Trave: un luogo veramente unico e romantico. Ritornando al centro non può mancare una sosta golosa: al ristorante Schiffergesellschaft (nome lungo e decisamente difficile da pronunciare) che letteralmente significa ‘compagnia di navigazione’ ubicato in una delle più belle e antiche case della città, dove ancora aleggiano, oltre il sapore di alcuni piatti tipici del Nord (aringhe, salmone, patate e crauti) le atmosfere della gente di mare del passato che lì si ritrovava al rientro dalla pesca nel mar Baltico. E il Mar Baltico lo troviamo a Travemünde, la cittadina balneare che dista circa 30 chilometri da Lubecca, dove è ormeggiato l’elegante veliero Passat che doppiava Capo Horn: un museo-navale e simbolo di Travemünde, visitato da milioni di scolaresche tedesche e non, oltre all’antico faro datato 1330, anch’esso costruito in laterizio, che sovrasta la città lambita dal freddo mare del nord. E dato che si avvicina il Natale ecco che Lubecca vi attende, oltre al famoso mercatino dell’artigianato artistico attrezzato nella spettacolare piazza antistante l’Ospedale di Santo Spirito, anche quello situato all’interno della chiesa di St. Petri (dal 24 novembre al 18 dicembre) che dalle sue svettanti guglie, raggiungibili in ascensore, si ammira a 360° gradi il panorama della città ◆
Info Guide Viaggiare voli Lufthansa da Milano Malpensa e Roma Fiumicino www.lufthans.com Dormire Atlantic-Hotel Lübeck www.atlantic-hotels.de/luebeck/de Cenare Ristorante Schiffergesellschaft Lübeck www.schiffergesellschaft.com Ristorante Miera www.miera-luebeck.de Pasticceria Niederegger www.niederegger.de Informazioni in Italia www.germantravel. A Lubecca: www.luebeck-tourism.de
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Vendita Assistenza Ricambi Via della Pineta Sacchetti, 203 (Gemelli) Tel. 06 3500131 Via Quirino Majorana, 110 Tel. 06 55123211 Via Appia km 17.400 Tel 06 79341375 Ciampino
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PALAS CEREQUIO, TRA PASSATO E FUTURO
Immerso nell’unicità del paesaggio e dei colori delle Langhe, Palas Cerequio è un resort che racconta la storia del grande vino italiano: il Barolo di Alessandra Vittoria Fanelli
il simbolo di Palas Cerequio
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ll’inizio dell’equinozio d’autunno, nel cuore vivo e millenario del Barolo, in località La Morra, è stato inaugurato il Palas Cerequio, termine piemontese che significa ‘palazzo di lusso’ che la famiglia Michele Chiarlo ha ottenuto ristrutturando l’antico borgo di Cerequio. Un resort sorto in un angolo della regione storica del Piemonte che ha dato i natali, tra gli altri, anche a Cesare Pavese, che nel romanzo ‘La Bella Estate’ (premio Strega 1960) descrive così intensamente il genius loci delle Langhe. Fondendo tradizione e moderne tecnologie nell’antica borgata di Cerequio, l’azienda produttrice del famoso Barolo
Cantina
ha realizzato un altro prezioso gioiello: un Palas con diverse suite dotate di tutti i comfort per il benessere psico-fisico interiore; praticamente un ‘piccolo mondo’ immerso nei vigneti che celebrano ed esaltano la cultura del prestigioso vino italiano. Il resort, sorto di fianco al Caveau Cerequio, una vera ‘banca’ del Barolo, e tra i filari che si perdono a vista d’occhio, è stato ricavato dai tre fabbricati di antica origine agricola completamente ristrutturati: da un lato mantenendo la loro originale vocazione, come segno tangibile di appartenenza del territorio e di riconoscenza verso chi lo abita da sempre con operoso rispetto, dall’altro aprendosi alle nuove tecnologie.
Parole chiave del progetto di Palas Cerequio sono state infatti ‘delicatezza e rispetto’ che i diversi progettisti coinvolti in questo intervento hanno mantenuto senza appesantire di irriverenti segni ciò che la natura ha così magnificamente costruito. L’ambiente è valorizzato al massimo attraverso l’uso della luce, della tecnologia e dei materiali primari, elementi che fanno da contesto a un mondo fatto di piaceri, armonie, sensazioni nel rispetto di una natura e una tradizione che rimane il punto focale da condividere e coinvolgere con l’ospite. Al Palas il giusto equilibrio è rappresentato dall’utilizzo dei quattro elementi della natura: terra, acqua, sole, aria in modo
che l’armonia delle forme e dei materiali siano un tutt’uno con l’ambiente architettonico del progetto. Infatti, dall’antico palazzo padronale di Palas Cerequio, risalente al 1781 e viva testimonianze delle linee forti del barocco piemontese, sono state ricavate quattro suite (con superfici dai 36 ai 60 mq), ognuna composta da zona giorno, zona notte, area wellness e servizi. Tradizione e natura si fondono a innovazione e tecnologia negli ampi spazi con i pavimenti in graniglia lavorata e nelle pareti rivestite in boiserie, creando un’atmosfera calda e avvolgente. Bagno turco, vasca, doccia e area relax soddisfano tutte le esigenze degli ospiti, siano esse di carattere
resort
fisico o interiore, cullandoli con proiezioni emozionali che interagiscono sia con l’ambiente interno sia esterno: una sorta di continuità nelle suite delle meraviglie che la natura del territorio circostante è capace di offrire. Anche negli altri due fabbricati, uno originariamente adibito a ricovero di attrezzi agricoli l’altro destinato a deposito, sono state realizzate delle unità abitative (di 58 mq, impostate su due livelli) che mantengono i tratti architettonici originali, essenziali e mai distaccati, integrandoli con materiali di impronta moderna attinti dal territorio: i pavimenti sono in pietra di lucerna, mentre alcune porzioni di pareti sono state realizzate in mattone vecchio recuperato dalla ristrutturazione del borgo. Anche queste due dependance sono dotate di bagno turco, sauna, vasca idromassaggio e doccia sensoriale che creano un ‘micro-mondo’ in cui immergersi per sanare le esigenze del corpo e della mente. Nella seconda dependance è stato recuperato anche il piano terreno per realizzare un locale a uso cucina, reception e lounge per gli ospiti. Significativi gli interventi di interior e light design realizzati da Mariano Mulazzani, architetto che da tempo collabora con
l’azienda, il quale ha creato ambienti armoniosi con giochi di luce tra presenza/assenza che rafforzano e sottolineano il fascino del luogo. Stessa cura per i dettagli per il restauro e risanamento conservativo del Palas sviluppato con molta attenzione dagli architetti Luigi Duretto e Simona De Paoli che ha voluto mantenere l’impronta originale dell’antico palazzo padronale. All’esterno, infine, è stata creata una piscina a sfioro e un giardino con fiori, piante ed essenze del luogo. Circondato da 360 gradi di vigneti il Palas offre un’irripetibile esperienza: da una parte il legame con il territorio che significa degustazione nel caveau dei crus di Barolo; dall’altra l’ospitalità e l’accoglienza in un resort che accompagna gli ospiti in uno straordinario viaggio verso il benessere e l’interiorità. Terra di alta gastronomia, le Langhe in questo luminoso autunno vantano anche menù raffinati a base di tartufo locale che aumenta il fascino di trascorrere un lungo weekend al Palas Cerequio, primo e unico relais dedicato, appunto, al Barolo ◆ www.palascerequio.com
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Quando a tenere in alto la nostra bandiera è IL MEGLIO DELL’ITALIA
Incontro con Antonio Rossi, campione olimpico e mondiale nel kayak, proclamato nel 2009 Presidente della Commissione Atleti Europei di Carlotta Miceli Picardi
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Rossi in coppia con Beniamino Bonomi alle Olimpiadi di Atene 2004 argento K2 m. 1000 - ph Mezzelani GMT
ndimenticabile, quell’incontro tra amici. Profumo di ciambellone appena sfornato che saliva dai piatti coperti con i tovaglioli a quadri, tanta allegria intorno ai tavoli sistemati sotto gli alberi, appena qualche foglia sul prato del giardino ad annunciare l’autunno. Poi, d’improvviso, le grida e la corsa precipitosa in casa, seguendo una voce sempre più concitata e roca: “C’è ancora luce! 116, 118 !...” Una richiesta di soccorso e di chiamata ai numeri di emergenza? Macché! La memorabile telecronaca della gara di Antonio Rossi, in coppia con Beniamino Bonomi, alle Olimpiadi di Sydney del 2000, in cui un Giampiero Galeazzi ormai in delirio, contava i colpi di pagaia che stavano portando il K2 italiano alla vittoria. La ‘luce’ rappresentava l’indicazione
visiva della distanza tra i natanti. Noi, inutile dirlo, subito a sgolarci insieme a lui di fronte allo schermo mentre, in totale debito di ossigeno per l’emozione, incitava, convinto: ‘Vai, Antonio, vai! Sei tu il campione!’ Al riguardo, non ebbe molto da obiettare neppure il tostissimo equipaggio svedese e fu Medaglia d’Oro. Degli attimi successivi ricordo che tutto sul video, e non poteva essere altrimenti, era meravigliosamente… Azzurro: l’acqua, le canotte dei trionfatori, le lenti dei loro occhiali da sole, che riflettevano il cielo dello stesso colore, al quale il pugno di Rossi si alzava. Quando il suo sorriso smagliante apparve in primo piano, pensai con orgoglio: ‘Ecco, stiamo mostrando al pianeta intero la fierezza, la capacità e la determinazione che non ci
nterview
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2008 Pechino Antonio Rossi portabandiera - ph Mezzelani GMT
mancano mai quando occorre e che, spesso, ci conducono dritti nella leggenda. La faccia migliore del nostro paese, insomma’. Come era già accaduto per ben due volte ad Atlanta nel 1996, come nei Campionati Mondiali di Duisburg nel 1995, di Dartmouth nel 1997 (anno del successo anche agli Europei), di Szeged del 1998. Non a caso, il CONI lo scelse per portare il tricolore alla testa della squadra ai Giochi di Pechino del 2008. Grande onore, grande responsabilità. Raccontami gli istanti prima dell’ingresso nello stadio, Antonio. Una sensazione particolarissima - mi spiega, con il sorriso di cui parlavo prima - Mi sentivo proiettato in una dimensione di suoni sconosciuti: il rombo sordo all’interno del tunnel, il
suolo che vibrava, la spinta chiassosa dei compagni verso il campo e, infine, l’ovazione del pubblico.Un boato pazzesco, dopo il quale ci misi un po’ a riprendere fiato e a sollevare l’asta per cominciare a sfilare sotto le tribune.
A che età hai iniziato ad avere consapevolezza del tuo talento? Per la verità, ancora oggi ho consapevolezza della mia passione, non del mio talento. La passione è un’energia inesauribile. È la voglia di gioco e di sfida che a dodici anni mi ha fatto saltare sul vecchio pulmino in partenza da Lecco, per affrontare trasferte all’insegna dell’allegria e del cameratismo. E che più tardi, parecchio più tardi - precisa divertito - mi ha convinto perfino a cimentarmi nella Maratona delle Dolomiti in bicicletta: una faticaccia!
interview Autorità - ph Elvis
ph Mezzelani GMT
In realtà, però, da Lecco non ti sei mai davvero allontanato. Non ce l’avrei fatta. Il discorso sull’importanza delle proprie radici non mi sembra affatto banale o retorico. Nel nostro popolo il sentimento di appartenenza è forte. ‘Terra’, ‘famiglia’, sono parole che hanno un peso del quale non riusciamo e non desideriamo liberarci. Da lì inizia anche la tua storia agonistica… Sì, la città si trova nella piana dove l’Adda esce dal ramo orientale del lago di Como, un luogo ideale. Ho cominciato proprio con la Canottieri Lecco, sotto la guida di Giovanni Lozza, entrando successivamente nel gruppo sportivo delle Fiamme Gialle al quale ancora appartengo. Ora mi alleno con Massimo Mesiano. Dal 2009 sono Assessore allo Sport della Provincia. Cosa ha significato per te militare sin da ragazzo nel Corpo della Guardia di Finanza? Senza dubbio abitudine al rigore, al pieno rispetto degli impegni presi. Figurati che agli appuntamenti arrivo almeno con venti minuti di anticipo! È stato il traffico di Roma, oggi, a mortificare la mia naturale inclinazione alla puntualità, te lo assicuro - scherza. A proposito di inclinazioni, parlami delle frequenti incursioni nell’effimero universo dello spettacolo: velato narcisismo o ambizioni nascoste? lo provoco Curiosità! E, a seguire, l’opportunità di osservare comunque dal di fuori ciò di cui sono protagonista. L’impressione di rimanere spettatore e non ‘attore’. In ambito televisivo nessuno potrebbe considerarmi un rivale. All’interno dell’equipaggio di un K2, invece, la rivalità è molto forte? Tieni presente che si lavora in due, ma per un unico scopo: la vittoria. Ci si mette costantemente alla prova, ci si confronta in modo costruttivo, alla ricerca dell’armonia assoluta, indispensabile per giungere al risultato desiderato.
1996 Atlanta - ph Alessandro Bartolozzi
Il compagno ideale, nella tua carriera: Dreossi, Scarpa, Bonomi…? Ritengo di aver avuto un buon feeling con ognuno di loro. Abbiamo condiviso sacrifici e soddisfazioni in un percorso comune esaltante. Angelica e Riccardo, i vostri figli, si cimentano con la canoa, considerando che anche tua moglie Lucia Micheli è una campionessa ? Angelica, attualmente no. Riccardo, al contrario, che prima si interessava unicamente al calcio, da alcuni mesi a questa parte mostra un notevole entusiasmo. Se il DNA non mente, dato che il cognome Rossi nello sport è già una garanzia (tu, Paolo, Valentino)… possiamo attenderci delle sorprese… Ha 11 anni, staremo a vedere!
La professione ti costringe a lunghe assenze. In veste di padre, qualche rammarico? Il giorno della nascita di Angelica ero a Siviglia e sono potuto rientrare solo la settimana successiva. Non sai quanto mi sia dispiaciuto!
In occasione del Giubileo degli Atleti, nel 2000, leggesti a Papa Giovanni Paolo II il documento da te stilato a nome di tutti gli sportivi del mondo. Si trattava di una promessa di serietà e lealtà, tali da ispirare positivamente i comportamenti delle nuove generazioni. Nella società odierna, sono però aumentate sollecitazioni che minacciano pericolosamente la riuscita di un progetto educativo corretto: in che modo opporsi? Con una guerra spietata al ‘senso del nulla’, nel corso della quale accendere scintille che illuminino contenuti, prospettive. Che attivino il motore degli ideali e creino la tensione ad un’aspettativa e, quindi, ad un futuro. Se ci accorgiamo che sul viso di un ragazzo c’è un’espressione che racconta disagio, preoccupazione, necessità di risposte, non dobbiamo distrarci. Non dobbiamo girare lo sguardo, né la testa. Mai ◆
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QUEL FIORE ALL’OCCHIELLO
Lardini: il successo di un’azienda storica declinata al maschile di Luisa Espanet
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na minuscola margherita di panno spicca sui revers delle giacche Lardini. Ma, per quanto distintivo, non è l’unico fiore all’occhiello e nemmeno il più importante dell’azienda. Dietro, una storia con protagonisti tre fratelli marchigiani, che nel 1978, data della fondazione, avevano tra i 18 e i 21 anni. I ruoli, stabiliti all’inizio, sono ancora gli stessi. Andrea, il maggiore, con studi di ingegneria alle spalle, prende in mano lo sviluppo tecnologico; Luigi, appassionato di moda che disegna già una sua collezione, cura lo stile. Lorena, brillante e determinata, si assume la responsabilità della gestione finanziaria e amministrativa. La quarta sorella, Annarita, che nel 1978 era una bambina, segue oggi il controllo qualità.
Di recente è entrata la seconda generazione Lardini, con i figli dei tre fondatori. All’inizio l’azienda si chiama Cashmere House, secondo un concetto di allora per cui il nome inglese era d’appeal nella moda maschile. È un laboratorio sartoriale dove vengono prodotti i capi spalla di famose griffe. Nel 1993 dai laboratori, diventati stabilimenti, esce la prima collezione ed è subito successo. Ora l’azienda conta 300 dipendenti, più 600 persone che lavorano all’esterno. Gli stabilimenti, in fase di ampliamento, si sviluppano su diecimila metri quadri. Funzionali e contemporanei nella struttura, utilizzano un impianto fotovoltaico per il risparmio energetico e filtri antiinquinamento per preservare l’ambiente. E questo è un altro fiore all’occhiello dell’azienda, dove non solo è stato siglato
Andrea, Annarita, Luigi e Lorena Lardini
ph courtesy Brunello Cucinelli
un contratto integrativo per premiare i dipendenti, ritenuti responsabili del buon andamento, ma dove si percepisce anche una perfetta intesa tra proprietà e lavoratori, tutti accomunati dallo stesso entusiasmo. Lardini ora produce 1500 capi al giorno, ha registrato un fatturato di 53 milioni nel 2011, con un netto aumento dagli anni precedenti e una previsione per il 2012 di 56 milioni. I pezzi forti sono i capispalla, realizzati in tessuti acquistati dai più selezionati fornitori italiani e inglesi. Grande è la cura sartoriale, con l’occhio sempre aperto alle tendenze. C’è una piccola produzione su misura e dalla scorsa stagione si è aggiunta RVR, una linea di capi reversibili, più sportswear. L’esportazione corrisponde al 60%, distribuita in 450 negozi, 6 monomarca e vari corner nei department store più accreditati in Usa, Giappone e Corea. Con la Corea i Lardini stanno definendo una partnership, mentre a fine novembre verrà messa a punto l’apertura di negozi monomarca in Cina. Ma questa non è l’unica novità. Con l’autunno-inverno 2013, nascerà la prima collezione donna: pochi capi, giacche e cappotti, con il know-how e lo stile inconfondibile del marchio. E, ovviamente, un fiore all’occhiello “al femminile” ◆
ARMANI COLLEZIONI • BALLANTYNE • BLAUER • BRUNELLO CUCINELLI • COAST • CYCLE • DONDUP • FAY • FIORENTINI+BAKER • GOTI • GUNEX HOGAN • INCOTEX • ITALIA INDEPENDENT • JACOB COHEN • JECKERSON • JUCCA • LA MARTINA • MAURO GRIFONI • MONCLER • NOLITA • PAUL SMITH PINKO • POLO RALPH LAUREN • REPETTO • SEE BY CHLOÈ • TOD’S
Piazzale Filippo il Macedone, 137/140 • (Centro Commerciale “Le Terrazze “) Roma Casalpalocco • Tel. 06 50910113 • fax 06 50918049 Via Dalmazia, 1 • Ciampino (Roma) • Tel. 06 7922025 • llg23srl@yahoo.it • www.blu • basic.com
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imperativo categorico è glamour. L’oro è ricorrente. Eccolo nel lungo velato di Max Mara, in quello déco di Gianfranco Ferré, nei romantici “pepli” di Luisa Beccaria. La sera di Giorgio Armani splende per la pioggia di paillettes sulle mises scollatissime o per i fili metallici sull’abito a palloncino. Immancabile il nero. Nel tubino longuette o nel lungo con inserti di Moschino, nell’abito sexy di Gianfranco Ferré o in quello con code di chiffon bluette di Gareth Pugh. Per l’uomo trionfa il nero. Dalle rivisitazioni dello smoking di Roberto Cavalli e Viktor & Rolf al completo con profili brillanti di John Richmond. Fino alle proposte di Louis Vuitton, ispirate allo stile Amish: gli abiti con inserti o interamente in velluto, la giacca in velluto devoré con monogramma ricamato in paillettes. Lusso negli accessori. Sandali in pizzo e preziose clutch da Bottega Veneta, tracolline in visone colorato da Miu Miu. Stringate in coccodrillo o in vernice dai Fratelli Rossetti e papillon in technicolor da Bottega Veneta, per lui. Con qualche follia. La decolletée in chiffon con tacco-rossetto di Alberto Guardiani o gli chaussons settecenteschi in seta zebrata di Lanzoni & B. per le più audaci. La slipper in porno-paisley (con nudi di donna) di Jimmy Choo per i più trasgressivi ◆
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Moschino
È
tornato, ma questa volta alla grande, da acclamata star. Il cappotto è, infatti, il protagonista della mostra itinerante ‘Coats!’ organizzata da Max Mara per i suoi sessant’anni, iniziata a Berlino nel 2006 e ora a Mosca, dove si chiuderà a gennaio. In scena 70 cappotti dal debutto del marchio a oggi, più alcuni pezzi d’archivio firmati da grandi nomi. Per l’occasione è stato creato il cappotto in edizione limitata Anna, dalla più famosa Karenina, e il piumino Cube dedicato alla Lara di Pasternak. Mai scomparso, ma messo in ombra da giubbotti, giacconi, piumoni e mantelle, considerati più contemporanei e duttili, il cappotto è riapparso da pezzoforte sulle passerelle ed è sicuro che circolerà da trionfatore per le strade. È stato rivalutato, ma non con una nostalgica operazione revival. Accanto agli immancabili pezzi citazione e ai classici riveduti, c’è una marea di proposte inedite, a dimostrare l’attualità del capo. Basta pensare a C’N’C dove Ennio Capasa, sempre impegnato nella ricerca e nella sperimentazione, lo propone nero, in materiale tecnico con profili arancio sulla zip. Per Costume National, dove ‘la sartorialità è vista in chiave moderna’, lo stilista crea una riedizione del parka con termosaldature. Nuovo anche il cappotto di Calvin Klein con due tipi di tessuto bianco e chiusura a zip o quello di Brioni
Max Mara
fashion in cammello senza collo e senza bottoni, di linea scivolata. Anche Max Mara, guru dei cappotti, propone il cammello, attualizzato da una fibbia laterale come allacciatura. Decisamente più futuribile il modello in panno bianco con tasconi e cappuccio. O quello in tessuto finestrato e chiusura laterale con frange e doppia fibbia. Moltissimi i cappotti dalla linea ampia, senza mai arrivare però allo stile trapezio anni 50. Così quelli in morbida lana aragosta o cipria di Rochas. Così quello corto verde, con piccolo doppiopetto di Biani. Così quello di Ermanno Scervino arancio, con maniche a sbuffo. Coloratissimo, tinta amarena, ma diritto, il soprabito di Blugirl. Minimale quello grigio di Louis Vuitton. Moschino, invece, punta sull’attillato, sia per il doppiopetto di gusto militaresco, sia per il monopetto rosso, rivisitazione glamour del classico Chesterfield. Bottega Veneta strizza l’occhio agli anni ‘60 con svelti cappottini coordinati alla gonna. Ispirati agli anni ‘70, invece, i lunghi paltò, proposti da molte griffe. Armani l’ha disegnato nero, essenziale, segnato in vita per l’Emporio. Mentre per la sera della Giorgio Armani è in velluto operato rosa senza collo con zip a chiusura. O nero in lana bouclé, stretto in vita e leggermente a palloncino sul fondo. Haute ha mandato in passerella un lungo trench in pesante tessuto grigio. Ermanno Scervino ne ha creati diversi, sempre da portare sul pantalone con pinces: nei tessuti della
Ermanno Scervino
È
di Luisa Espanet
Max Mara
Giorgio Armani
C’N’C
EVVIVA il cappotto
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kids
pesso nell’abbigliamento per bambini si individuano, anche se in forma attenuata, le tendenze della moda ‘dei grandi’. Certo non si può parlare nel bambino di una tendenza colore per l’inverno come invece si può affermare per la donna, dal momento che il colore è una delle prerogative più caratterizzanti nella moda bimbi. Si può invece considerare il nero come una tendenza, anche se non fa più notizia, essendo entrato ormai da anni nel vestire dei giovanissimi. L’altra tendenza forte invece, cioè la pelliccia, c’è: per riscaldare un giubbotto oppure, come nel caso di Parrot, per dare colore (rosa) a un cappotto nero. Il rosso continua a essere in pole position, lo vediamo nei piumini di Kejo come nel giaccone di Armani Junior. Sempre attuale lo scozzese, magari solo per un inserto o per la fodera del cappuccio come nel giaccone di John Richmond. Per i più piccoli, immancabili i colori pastello come il rosa del cappottino di 120% Lino, il marchio che realizza tutto in lino aggiungendo lana, cashmere e seta per l’inverno ◆
Pçarrot
S
S
Alberto Guardiani Alberto Guardiani
Just Cavalli
Gianvito Rossi
tradizione maschile, riveduti da grandi colli di pelliccia. Anche la pelliccia è un ritorno. È proposta sia per inserti come nel cappotto in tessuto finestrato di Neil Barrett, sia intera nel lungo pastrano di Just Cavalli. Brioni usa il visone per la parte bassa del suo cappotto nero. Gabriele Colangelo, maestro nel trattare pelli e pelliccia, lavora visoni e volpi fino a farli diventare tessuti brillanti per cappotti da sera. Roberto Cavalli trasforma la volpe nera in un morbido materiale per uno sofisticato spolverino. Louis Vuitton, lavorando sul tema fetish, mette inserti-corpini in pelle sulla mongolia rasata, cipria o verde petrolio. Pelliccia e colore sono anche i due punti di forza degli accessori. Tra le tinte più prese di mira il solare ed estivo arancione, come nella borsa di Lancel, il rosso sempre attuale della nuova Bagonghi di Roberta di Camerino, il verde bandiera per la due manici in coccodrillo di Louis Vuitton, il turchese della tracolla di Pollini, abbinata alla décolleté in camoscio fucsia. Anche per Sergio Rossi la scarpa di punta è viola. Sono in technicolor i guanti in camoscio di Bottega Veneta. Tra le pellicce in pole position la mongolia, in competizione con volpe e visone guarnisce parigine, polacchini, stivali da Alberto Guardiani e Gianvito Rossi, borse e tracolle da Fratelli Rossetti e Lancel e raffinate clutch da Alberto Guardiani ◆
Armani Junior
Louis Vuitton
I COLORI DELL’INVERNO
Ph Paula Lingyi Sun
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hi tech di Fabrizio Lodi
Sony contro Apple: arrivano due nuovi tablets per competere con Ipad C’è chi si ribella al dominio della Apple nel mondo dei tablets cercando strade diverse. Sono i designer della Sony con il lancio dei suoi primi due tablet, S e P, dall’aspetto originale e piuttosto diverso da quello dell’iPad. Il primo, il più grande, S1, ha uno spessore maggiore di quello della macchina americana, ha l’aspetto di un libro e uno schermo più piccolo, 9,4 pollici. Lo spessore maggiore ha tre scopi: fare da base in rilievo al tablet per scrivere meglio; ricavare uno spazio laterale per le connessioni; proporre il “look and feel” di un oggetto differente da tutti gli altri tablet in circolazione. Il secondo tablet, P, è ancora più lontano dal formato Apple. Non solo è più piccolo, ma si chiude e si apre a conchiglia, mostrando all’interno non uno bensì due schermi da 5.5 pollici che funzionano contemporaneamente, sia offrendo un unica visuale (realizzando così uno schermo ampio quasi come quello di un normale tablet), sia operando come due schermi separati, rendendo disponibile il secondo come tastiera o joypad a seconda delle applicazioni utilizzate. Il Tablet P è leggero, piccolo, tascabile, ma non meno potente del fratello maggiore: ha lo stesso processore Nvidia Tegra 2, ha il wifi ed è già compatibile con le reti 4G. Tutte e due le macchine hanno il sistema operativo Android, due videocamere, una frontale e una sullo schermo, hanno una porta Usb e supportano le card SD. I due tablet integrano le funzionalità di altre due macchine digitali di grande rilevanza: la Playstation e il Reader. A tutto questo si aggiungono i servizi della Sony per scaricare e vedere on line film e programmi tv e il fatto che il Tablet S si
trasforma anche in una cornice digitale. Il modello base del Tablet S costerà 479 euro, mentre il prezzo del più piccolo Tablet P non è stato ancora reso noto. Dopo la scomparsa del suo ‘deus ex machina’ Steve Jobs, la Apple cerca di smentire le voci che la vorrebbero dal futuro a rischio per mancanza di altri geniali progetti. Lo fa immettendo nel mercato una nuova versione evoluta dell’iPhone 4, mentre già cominciano a trapelare voci sulla sua versione 5, ancora avvolta nel mistero ma di cui si dice potrebbe rappresentare una nuova rivoluzione nel mondo degli smart phone.
iphone 4S L’iPhone 4S rappresenta l’evoluzione dell’attuale iPhone 4, dotato del processore Apple A5 con 512 MB di RAM montato sull’iPad 2. Davvero notevole la fotocamera da 8 megapixel con obiettivo di elevata qualità, comparabile con quello di una fotocamera compatta, e disponibile con tagli di memoria da 16, 32 e 64 GB. Inutile dire che il mondo delle Aps dedicate è praticamente infinito... iPhone 5 Il tanto atteso iPhone 5 è invece più misterioso, nessuna informazione è trapelata da Apple e le uniche indiscrezioni arrivano dalla forma delle presunte custodie che fanno immaginare un dispositivo molto sottile con un ampio schermo da almeno 4 pollici. Impossibile quindi azzardare disponibilità e prezzi per questo iPhone che qualcuno mormora potrebbe essere anche un dispositivo con Sim integrata, venduto solo da Apple, che farebbe anche da operatore virtuale.
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Piaggio consiglia
Beverly Sport Touring 350: il nuovo scooter della Piaggio
NUOVO BEVERLY SPORT TOURING 350CC.
L’ELEGANZA CHIEDE STRADA.
Elegante, funzionale, confortevole e soprattutto performante: scopriamo le novità del nuovo scooter del gruppo di Pontedera
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e classe e l’eleganza di Beverly declinate in chiave sportiva. È, questa, in poche parole, l’essenza dello SportTouring 350, il nuovo top di gamma della linea targata Piaggio e prima novità 2012 del gruppo di Pontedera. Se nel design la moto presenta pochi ritocchi rispetto al noto 300, le novità si presentano tutte sotto la carrozzeria, a cominciare dal motore. Beverly Sport Touring è il primo modello Piaggio equipaggiato con il nuovissimo 350cc da oltre 33 CV di potenza massima: un’unità progettata e realizzata per ottenere prestazioni simili a quelle di un 400cc ma con pesi, ingombro, livelli di emissioni e costi di gestione decisamente inferiori. Ma non basta: particolare attenzione è stata data alla sicurezza: il nuovo Beverly SportTouring è così il primo scooter al mondo ad essere equipaggiato con il pacchetto ABS/ASR, per cui la potenza erogata è ridotta automaticamente nel momento in cui i sensori rilevino un imminente pattinamento della ruota posteriore. In questo modo si riducono sostanzialmente le perdite di controllo dello scooter su terreni scoscesi o con scarsa aderenza, bagnati o ghiacciati. Questa opzione è anche disinseribile tramite un tasto, per agevolare le partenze in salita o su sterrato. Capitolo consumi: la media è di 1 litro per 30 chilometri: se si considera che il serbatoio tiene ben 13 litri, l’autonomia supera i 300 km. Nemmeno alla voce “capacità di carico” il nuovo Beverly se la passa male: nel sottosella si possono stipare due caschi full jet, oltre ai documenti per i quali è stato ricavato uno spazio dedicato. Ci sono poi il portapacchi, il portaoggetti integrato nel controscudo e il gancio portaborse a scomparsa. Due sono le versioni dello SportTouring: quella base, dotata di frenata combinata che costa 4900 euro e quella ABS/ASR, in vendita a 5.400 euro chiavi in mano ◆ F.M.
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L’Auto del futuro? Piccola, economica e soprattutto elettrica
Smart, Renault, Nissan, Citroen e molte altre: quasi tutte le case costruttrici stanno presentando i loro modelli ecologici sull’onda del risparmio energetico
Peugeot Ion
Tesla Roadster
T T
utti gli indizi portano alla stessa conclusione: a quanto pare, il prossimo anno sarà realmente quello delle auto elettriche. Piccole, ecologiche ma soprattutto, e questa è la grande novità, a prezzi abbordabili, addirittura inferiori a quelli delle loro omologhe a motore. Alcune tra le più grandi case automobilistiche stanno lanciando proprio negli ultimi tempi diversi modelli particolarmente interessanti. La versione elettrica della Smart è sicuramente quella più famosa. Si chiama Smart Electric Drive e arriverà nelle concessionarie nel 2012. Monta un motore Bosch da 73 cavalli che le permette di arrivare sino a 120 km/h e di passare da 0
Smart Electric Drive
Mitsubishi I-Miev
Renault Twizy
Citroen C-Zero
a 60 km/h in 5 secondi. L’autonomia di 140km/h la rende un candidato ideale per la mobilità cittadina a emissioni zero. Disponibile in tutti i colori e le combinazioni cromatiche già in offerta per i modelli a benzina, la Smart elettrica avrà un prezzo base di 19.900 euro o, in alternativa, di 15.900 se si prende a noleggio la batteria e si paga un canone mensile di 54 euro. Anche la Renault si è buttata su questo mercato con il lancio della Fluence Z.E, una berlina a tre volumi da cinque posti con dimensioni generose: 4.75 metri di lunghezza, 1.80 di larghezza ed un’altezza di 1.50 metri. Maggiore l’autonomia prevista, che arriverà a 185 chilometri. Il prezzo per l’Italia,
paese in cui sarà disponibile a partire dal prossimo anno, sarà di 27.200 euro. Accanto a quest’auto, Renault propone anche un modello ibrido tra la macchina e la moto chiamato Twizy, una biposto cittadina dal design futuristico. Modello al 100% elettrico, spazioso come un veicolo del segmento B, è progettata per clienti attivi che vivono in città, ma è anche a suo agio su strada. La Twizy è proposta a partire da 6.990 euro, a cui però si devono aggiungere 50 euro al mese di noleggio delle batterie. Sono poi già in commercio, con prezzi un po’ alti (da 20 a 35mila euro) e autonomia di poco più di 150 km, anche vetture di altre case, come Nissan Leaf, Tesla Roadster, le tre sorelle Citroen C-Zero, Peugeot Ion e Mitsubishi I-Miev. Per chi invece non riesce proprio a rinunciare al lusso e alla sportività, la casa automobilistica statunitense
Tesla, produttrice di auto elettriche sportive, ha annunciato l’ampliamento della propria offerta con l’arrivo di ben 5 nuove vetture. Il 2012 vedrà infatti il debutto dell’ormai famosa berlina elettrica Model S. Nei 12 mesi successivi dovrebbero arrivare una variante cabriolet e un crossover chiamato Model X, mentre per il 2014 sono previsti il debutto di una berlina e soprattutto il lancio della nuova Tesla Roadster, una spyder elettrica capace di prestazioni d’eccellenza. La massiccia e recente presentazione di modelli elettrici cerca di andare incontro alle richieste di un mercato che sta puntando sempre più verso la mobilità a zero emissioni. Ne è la conferma la sigla di un accordo tra Renault-Nissan e i comuni di Milano, Firenze e Roma per portare la mobilità elettrica a portata dei cittadini già dal prossimo anno, adottando soluzioni per mettere a disposizione punti e colonnine di ricarica pubblici ◆ F. M.
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biliardino non solo da spiaggia
il torneo di calcio balilla per beneficenza chiude il tour estivo ma già programma nuove avventure
alfamarine, leader in Italia nell’innovazione apportata a imbarcazioni cabinate a motore, presenta uno yacht dal concept innovativo, che unisce aggressività sull’acqua a comfort e versatilità
A di Francesco Mantica
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lfamarine 72’ è il nuovo yacht cabinato a motore prodotto dall’omonimo cantiere di Fiumicino, nato nel 1975 grazie alla passione e all’impegno di Marcello Fazioli, che ha dato vita negli anni a una nuova generazione di barche veloci e particolarmente innovative dal punto di vista tecnologico e stilistico. Il 72’ si inserisce in questo contesto e nasce dalla necessità di unire lo stile alla comodità e all’agilità di gestione dell’imbarcazione. Il design, sfacciato e grintoso, cattura ed emoziona al primo sguardo. Le prestazioni sono esaltanti per una imbarcazione di queste dimensioni (lunghezza di oltre 22 metri per 4,44 di larghezza) e collocano lo yacht al top tra le barche della stessa categoria.
La progettazione dell’architetto Andrea Bacigalupo, unita alla consulenza di Consuelo Izzo per il design, fa sì che ci siano, in termini di arredi e posizionamento, alcune peculiarità. Il salone principale, ad esempio, a livello del ponte di coperta è chiudibile completamente con la porta di poppa; la cabina ospiti e la cabina armatore sono adiacenti alla dinette, mentre la cabina ospiti Vip, al fine di dare una migliore privacy, ha una scala di accesso con zona di disimpegno direttamente dal salone principale. La versione standard di questa imbarcazione, equipaggiata con motori Man da 2x1550 Hp, può raggiungere una velocità massima di 43 nodi, anche se sono disponibili su richiesta versioni con idrogetti e motorizzazioni più potenti, in grado di andare oltre i 50 nodi di velocità ◆
U U
n bilancio più che positivo per la prima stagione del Bill Boat Tour, che celebra i due mesi di percorso con una grande festa sul Lungotevere dei Papereschi, annunciando un nuovo torneo invernale. Diverse le regioni d’Italia toccate dall’edizione estiva con l’obiettivo di aiutare la Onlus ‘Un cuore per tutti’ del Dott. Ivo Pulcini a costruire un ospedale pediatrico in Marocco, a Casablanca, a beneficio dei bambini cardiopatici in difficoltà. Dopo aver raccolto fondi nei più importanti Yacht Club della Penisola e nei Circoli storici di Roma, la serata finale si è svolta nella splendida cornice di Testaccio. A ridosso della posta ciclabile sotto il Ponte dell’Industria è stata infatti realizzata una struttura di 200 metri quadrati dotata di pannelli fotovoltaici grazie all’aiuto della Regione Lazio, che ha sponsorizzato l’iniziativa. Ma non finisce qui: “A grande richiesta - dice soddisfatto l’organizzatore Massimiliano Maggio - il Bill Boat Tour continua anche durante l’autunno nei circoli romani CT Eur, Canottieri Lazio, TC Parioli, Canottieri Aniene e Due Ponti. Tre campionato in uno, perché al calcio balilla si è aggiunto il biliardo e la ‘combinata’ calcio balilla + biliardino”. Per la serata finale di dicembre è in programma un grande evento che vedrà la presenza di tutti i vincitori. E già si guarda oltre: a gennaio uscirà un magazine con il racconto di questa avventura viaggio e per l’estate 2012 sono in cantiere tante altre idee ◆
promo
comfort e velocità pura
Davide Mumolo e Leonardo Boccuni spingono la Canottieri Elpis nell’olimpo del Coastal
Il podio, tutto italiano, del quattro di coppia
Fiamme Gialle in primo piano nella partenza della finale del quattro di coppia
L’Italia alla conquista del mondiale: grande spettacolo di Coastal Rowing a Bari
I
di Enrico Porfido - ph Detlev Seyb
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l Mondiale ai loro piedi. Dal 20 al 23 ottobre, il Coastal Rowing raccoglie grandi consensi a Bari, una festa a 360 gradi grazie all’encomiabile impegno di CUS Bari e Canottieri Barion. In quello splendido scorcio di costa pugliese, tratto finale dei sei chilometri del percorso sul lungomare Nazario Sauro, i club italiani conquistano il mondo. Il singolista Giuseppe Alberti (CUS Pavia), il doppio della Canottieri Elpis (Davide Mumolo, Leonardo Boccuni), il quattro di coppia delle Fiamme Gialle (Sergio Canciani, Domenico Montrone, Andrea Tranquilli, Salvatore Di Somma, tim. Vincenzo Di Palma). Sono loro i nuovi padroni del mare, a dispetto di una Francia (patria del
canottaggio da mare) che deve accontentarsi di primeggiare in campo femminile, dove la Sportiva Murcarolo celebra l’argento di Benedetta Bellio. Tutto italiano, con tre bandiere tricolori, il podio del quadruplo: ai finanzieri, infatti, si aggiungono Canottieri Saturnia Trieste (Giorgio Mangano, Lorenzo Tedesco, Simone Ferrarese, Mitja Zobec, tim. Stefano Gioia) e Canottieri Ravenna (Fabrizio Borghesi, Donato Traversa, Paolo Platamone, Luca Rambaldi, tim. Vittorio Emiliani). C’è anche spazio e tempo per la settima perla: la Giuria Internazionale infligge un minuto di penalità ai francesi, costretti a cedere il terzo gradino del podio alla Canottieri Santo Stefano al Mare (Riccardo Burato, Federico Garibaldi).
‘Il Coastal è una disciplina bellissima e divertentissima. È accessibile a tutti, anche a chi non ha mai praticato canottaggio. Mi sono avvicinato a questa specialità grazie a mio padre Renato che è stato tra i primi a portarla in Italia. All’inizio ero molto restìo, principalmente per il peso delle barche, ma poi quando ho iniziato ho capito che questa disciplina è davvero affascinante. Posso uscire in barca sulle onde senza problemi. L’Adriatico? Sinceramente l’avrei preferito un po’ più mosso, ma va bene così’; sono parole di Giuseppe Alberti, bravo a esercitare la propria supremazia nel singolo. Profeta in patria è, invece, il barese Domenico Montone: ‘vincere in casa, davanti alla tua gente ed ai tuoi amici, ti fa venire la pelle d’oca. Bari vestita a festa, un evento indimenticabile per me e ringrazio le Fiamme Gialle, tutto lo staff, per aver reso possibile la nostra partecipazione al Mondiale’. Leonardo Boccuni si concentra sulla spettacolarità di questa disciplina, nata proprio in Francia a inizio anni Novanta. ‘Il Coastal Rowing è molto di piú di un divertimento. Ci sono molte piú variabili rispetto al canottaggio olimpico: il vento, le onde e gli stessi avversari. Noi ci alleniamo a Genova, quindi siamo abituati al mare. Sappiamo come gestirci sulle onde, ma dopo ogni uscita si impara qualcosa di nuovo’. Non nasconde la propria soddisfazione il presidente della Federcanottaggio Enrico Gandola: ‘sarà difficile fare meglio
Pugno al cielo per il singolista neocampione mondiale Giuseppe Alberti (CUS Pavia)
di Bari, per coloro i quali ospiteranno in futuro il Mondiale di Coastal Rowing. Desidero esprimere il più grande e sentito ringraziamento al Comitato Organizzatore, a tutti i volontari ed all’infaticabile coordinatore Pasquale Triggiani. Non hanno lasciato nulla al caso ed il percorso di gara è stato un autentico gioiello. La Federazione crede nel Coastal Rowing quale veicolo di promozione del canottaggio, il record di partecipazione nell’edizione di Bari (545 atleti, n.d.r.) è il giusto riconoscimento per il nostro impegno’ ◆
www.canottaggio.org
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ROMA GOLF OPEN, ITALIANI TRA I PROTAGONISTI
Andrea Pavan e Federico Colombo, piazzatisi in settima posizione, e Gregory Molten, tredicesimo, hanno tenuto alta la bandiera nostrana nel torneo svoltosi all’Olgiata Golf Club, vinto dall’inglese Sam Little di Francesco Mantica Andrea Pavan - ph Scaccini
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uona prestazione per gli italiani in gara nel Roma Golf Open, torneo del Challenge Tour e del Pilsner Urquell Pro Tour svoltosi sul rinnovato e impegnativo percorso dell’Olgiata GC a Roma e che è stato vinto dall’inglese Sam Little con 273 colpi. Il 36enne londinese, al quinto titolo nel circuito e al terzo stagionale, ha superato alla quarta buca di spareggio il 32enne svedese Pelle Edberg, Sam Little con il quale aveva terminato alla pari le 72 buche della gara. Hanno ottenuto un ottimo settimo posto con 277 colpi (-7) Andrea Pavan e Federico Colombo. Gregory Molteni, che aveva iniziato da leader il giro finale, è scivolato alla fine al 13° posto. Nel dopo gara Pavan ha dichiarato: ‘Sono un po’ dispiaciuto perché non mi sono espresso al meglio nel gioco lungo e con il putter, tuttavia chiudere nelle prime dieci posizioni è un risultato di cui essere felici. Dopo i tre bogey consecutivi dalla buca 2 alla 4 mi sono ripreso ma ho sbagliato troppo con il putter. Sono quasi sorpreso di essere riuscito a girare in 70 colpi. Il pubblico presente non mi ha trasmesso tensione, al contrario è stato piacevole sentire il tifo per me’. Contento Colombo: ‘Il bilancio di fine torneo è positivo, anche se mi aspettavo uno score migliore dopo una buona partenza nei primi due giri. È stata una bella gara, giocata su un percorso difficile che esalta i giocatori molto tecnici’.
Federico Colombo
Dispiaciuto ovviamente Molteni: ‘Sono molto amareggiato per l’epilogo. Ho iniziato il giro bene, così come avvenuto nelle altre giornate, poi è arrivato il bogey alla buca 5 che ha iniziato a rallentare il mio ritmo di gara. Ho puttato male e nelle seconde nove non sono più riuscito a ritrovare il mio gioco. Non è la prima volta che mi accade di perdermi nel finale e pensavo di aver imparato dalle precedenti delusioni’. Il torneo ha non solo avuto un risvolto sportivo, ma è rientrato nei programmi di Roma Capitale, che considera il golf un ottimo volano per il rilancio del turismo. Per questo il Comune ha da tempo messo in atto una politica di promozione del golf nel rispetto del principio di accessibilità dello sport. Il percorso dell’Olgiata Golf Club ha subito un restyling ad opera dell’architetto Jim Fazio con adeguamenti che hanno riguardato la lunghezza, il riposizionamento di bunkers, tees e ostacoli d’acqua e rivisitazioni del patrimonio arboreo. Sono naturalmente aumentate le difficoltà per i concorrenti, i quali hanno però unanimemente apprezzato il lavoro svolto e l’alta qualità tecnica del tracciato. Il Roma Golf Open è stata un’altra importante manifestazione che allunga la serie degli eventi disputati nel club capitolino tra i quali due World Cup, una Coppa del Mondo dilettanti, la finale della Dunhill Cup e alcuni Open d’Italia maschili e femminili ◆
Pubblico numeroso che segue Tadini, Molteni e Canizares
Emanuele Lattanzi Stefano Betti Presidente PGA Italiana
Alessandro Tadini
PGa tra passato e futuro
tra castelgandolfo e olgiata le gare del memorial mario pinzi
S sport di Fabrizio Prato
S
i è conclusa la 2° edizione dell’European Pro Amateur Memorial Mario Pinzi con una splendida cerimonia di premiazione svoltasi a Castelgandolfo al termine dell’ultima giornata di gara. L’evento ha bissato il successo di quella dello scorso anno, raccogliendo consensi entusiastici fra gli addetti ai lavori e fra tutti coloro che hanno vissuto le tre splendide giornate incorniciate da un sole caldo tipico delle giornate di primavera. Tutto ha avuto inizio domenica 13 novembre con lo Skin Game inaugurale che ha messo in campo un field di giocatori stellare: si sono affrontate due squadre una delle quali rappresentava il glorioso passato del golf ed una il futuro! Costantino Rocca, Manuel Pinero, Josè Maria Canizares, Emilio Rodriguez e Mark Stevenson hanno incrociato i ferri con Lorenzo Gagli, Alessandro Tadini, Marco Crespi, Gregory Molteni ed Emanuele Canonica in una gara/esibizione seguita da una cornice di pubblico di oltre duecento persone, che ha seguito buca per buca sottolineando con ovazioni i grandi colpi di tutti i partecipanti. È stato uno spettacolo fantastico vedere giocatori di questo livello ancora tutti impegnati chi nel Senior Tour chi nel Tour Europeo divertirsi e sfottersi fra loro per la delizia del folto
pubblico, un clima di grandissima amicizia ed umanità che ha coinvolto tutti in un simbolico abbraccio! Dopo i grandi drive di Lorenzo Gagli ed Emanuele Canonica, i ricami di Manuel Pinero e Josè Maria Canizares e la semplicità di gioco di Costantino Rocca e Ale Tadini, il risultato ha decretato la vittoria a sorpresa - ma mica tanto...! dei ‘vecchietti’ per 1 up. Dopo questo stupendo prologo, l’appuntamento era per lunedì 14 sul difficile percorso delle Querce preparato in modo eccellente per l’occasione. Altra giornata di sole splendido ed un risultato che dava in prima posizione quel Marco Crespi già vincitore della prima edizione e dietro ad inseguire da vicino Ale Tadini e Gregory Molteni Emanuele lattanti e Costantino Rocca. Prima dell’ultima giornata a Castelgandolfo, il lunedì sera nelle suggestive sale del Castello della Castelluccia, si è tenuta la Cena di Gala a cui hanno partecipato oltre 150 persone fra giocatori, sponsor e personalità. Nel corso della serata dopo i ringraziamenti che Fabrizio Prato e Riccardo Tirotti, anime di questo evento, hanno voluto tributare a sponsor, giocatori ed amici, Cecilia Fiorucci in nome della Fiorucci SPA ha voluto omaggiare Costantino
Rocca, Manuel Pinero, Josè Maria Canizares, Emanuele Canonica e Juan Quiros con un prezioso oggetto di Cartier. Costantino Rocca ha ringraziato poi gli organizzatori e dedicato un pensiero dolcissimo alla figura di Mario Pinzi, a cui la manifestazione è dedicata. Nella seconda e conclusiva giornata i pro e le loro squadre si sono affrontati in un finale entusiasmante su un campo, quello di Castelgandolfo, preparato alla perfezione anche se con posizioni di bandiera definite dallo stesso Rocca... un po’ cattivelle!! Dopo un’ottima rimonta l’ha spuntata Alessandro Tadini con un totale di 139 (70 - 69), che di recente ha riconquistato la carta per il tour maggiore, che per un solo colpo a tolto la possibilità di bissare il successo dello scorso anno a Marco Crespi (68 - 72) comunque splendido secondo. Al terzo posto un Gregory Molteni con 142 (71 - 70) in grande spolvero ed al quarto Emanuele Lattanzi con 142 (68 - 74) tradito nel finale de tre putt che gli hanno tolto la gioia della vittoria. Al vincitore un assegno di € 2.800,00. Nella gara a squadre, supremazia del team di Molteni (Di Domenico Alberto, Paolo Rossi e Simon Francesco) con 133 colpi seguita dalla squadre di Marco Crespi 130 colpi (Marco Bizzarri, Alberto Alibrandi e Claudio Alibrandi) e dalla squadra di Bandini Alessandro con la stessa carta.
Lorenzo Gagli e Costantino Rocca
Gli organizzatori con l’intero field di partecipanti
Vincitori del driving contest maschile Flavio Montrucchio che con una vera bomba ha vinto un culatello offerto dalla ditta Fiorucci così come Chiara Bandini per la classifica femminile. Nel ‘nearest to the pin’ il grande Much Mair ha messo la pallina a 20 cm dall’asta aggiudicandosi una favolosa bottiglia di Brunello di Montalcino Biondisanti del 2005 messa in palio da Alessandra Biondisanti. Al termine della premiazione Canizares, Pinero e Rocca hanno voluto dedicare ancora bellissime parole a Mario Pinzi trasmettendo grande emozione fra i numerosi presenti; anche Stefano Betti presidente della PGA italiana ha ricordato la sua figura ed ha concluso con parole di grande elogio per la splendida organizzazione dell’evento ed ha invitato gli organizzatori a proseguire e ripetere nel tempo questo evento. Una nota spiacevole va fatta nel considerare che anche quest’anno gli organizzatori dell’European PRO AM Memorial Mario Pinzi non ha potuto avere l’onore di annoverare fra i presenti nessun membro della Federazione Italiana Golf in nessuna delle tre giornate ◆
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Il Circolo Ippico Casale San Nicola ha ospitato l’unica tappa romana del Jaguar Master Eccellenza Giovani 2011
Automobili ed equitazione: un connubio non impossibile
La voglia di supportare i ragazzi più talentuosi accomuna il presidente della struttura, Rondinara e il direttore generale del marchio Santucci ph NaimaPress
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ettete una casa automobilistica di prestigio e un circolo ippico che coniuga il fattore tecnico al massimo confort per cavallo e cavaliere. Mettete un fine settimana in pieno novembre, ma scaldato da un sole primaverile. Mettete il fascino e la comodità di essere nella Capitale e di poter prendere parte ad una competizione di alto livello. Mettete tutto questo e avrete il quarto appuntamento del Jaguar Master Eccellenza Giovani 2011 al Circolo Ippico Casale San Nicola,
scelto come sede dell’unica tappa romana - la penultima del circuito. Sono cinque in totale le fasi di questo Trofeo, dedicato alle categorie Children, Juniores e Young Riders, per un montepremi parziale di tremila euro e uno finale pari a seimila euro. Oltre alla vincita in denaro, il primo cavaliere in assoluto di ciascuna categoria - grazie alla sponsorizzazione del brand Devoucoux - beneficerà di una sella su misura e di un’assistenza tecnica di due anni. Di certo, una bella risposta a chi pensava che settore automobilistico ed equitazione
potessero avere in comune soltanto i cavalli (di genere diverso, si capisce). A confermalo è Marco Santucci, direttore generale della Jaguar Italia SpA: “Il mondo equestre è un ambiente in cui non eravamo presenti, ma che è nel target del nostro profilo. Il cavallo si sposa perfettamente con il marchio Jaguar, essendo entrambi sinonimo di potenza ed eleganza. Nelle quattro tappe abbiamo trovato tanta gente che ricordava i modelli del passato, come quelli degli anni ’60. Abbiamo consigliato a queste persone di prenotare i Test Drive presso il Jagur village del maneggio per conoscere le nuove proposte e abbiamo riscontrato grande soddisfazione”. A proposito di risposte, quando abbiamo chiesto a Santucci di svelarci quelle che si aspetta la Jaguar Italia dalla tappa romana, non ci sono state esitazioni: “Deve dimostrarci che anche a Roma c’è mercato. Ma è presto per tirare le somme”. Più incline ai bilanci è Gian Mauro Rondinara, presidente del Circolo Ippico Casale San Nicola, costruito nel 1987 con l’intento di creare una struttura per la preparazione di cavalli e nuovi cavalieri. “L’evento che ospitiamo in questi giorni è la realizzazione di uno dei nostri obiettivi: con questo circuito, Jaguar Italia ha dimostrato di voler dare grande importanza ai giovani e lo stesso abbiamo fatto noi fin dall’inizio. Il circolo nasce dall’unione di due passioni: quella di mio padre per le aziende agricole e la mia per l’equitazione, uno sport che ha il pregio di creare un ambiente pulito e sano per i ragazzi. Ed è così che, dal nostro progetto iniziale di costruire 20 box per i cavalli, siamo arrivati a quota 120”. Con sguardo sereno e tono pacato, Rondinara afferma che “ormai il Casale San Nicola è un punto di riferimento; la novità sta nell’aver avuto prova che gli sponsor non sono fermi nel Nord d’Italia: una bella notizia per i cavalieri romani che sono costretti abitualmente ad affrontare viaggi di centinaia di chilometri. Penso ai giovani, in particolare. Il più bel complimento è stato il ‘grazie’ di un genitore che per una volta - aveva potuto evitare di spostare i suoi tre figli con i rispettivi cavalli, perdere giorni di lavoro e di scuola”. A questo punto, possiamo soltanto chiederci se ci sia qualcosa di cui Gian Mauro Rondinara non sia contento.
C.O.N.I.
F.I.S.E.
C.I. Casale San Nicola
Concorsi Ippici - Stage di Salto Ostacoli e Dressage con tecnici di eccellenza Scuola Pony-Cavalli e Pony Games a partire dai 4 anni con Istruttori Federali qualificati
“Si può sempre fare meglio - sospira - ma sono certo di offrire una struttura e un’organizzazione all’altezza di ogni manifestazione ospitata” (n.b. Si va dai Campionati Italiani Interforze ai Campionati Regionali, passando per i Campionati pony, di dressage e - a breve - la Coppa Lazio). E i sogni? Per l’imprenditore romano vanno coltivati: “Abbiamo una scuola giovani, mi piacerebbe che questi ragazzi diventassero campioni un giorno”. Intanto, mentre pronuncia queste parole, possiamo dire quelli che oggi sono un passo più vicino a diventarlo: la quarta tappa del Jaguar Master Eccellenza Giovani 2011 si è conclusa con la vittoria di Roberta Baldassarri per la categoria Children, di Tommaso Morigi per la categoria Juniores e di Luca Coata per la categoria Young Riders ◆ Ester Maria Lorido ester.lorido@gmail.com
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Via del Casale di San Nicola, 232 - 00123 Roma t Tel. 06 30892884 - Tel. e Fax 06 30892990 www.casalesannicola.com - info@casalesannicola.com scuolaequitazione@casalesannicola.com - Tel. 348 6577889
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sport
Società Sportiva Dilettantistica a R.L.
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Capannelle e Longines: un binomio di successo
Un grande autunno per l’ippodromo romano del galoppo che ha siglato una partnership con l’azienda orologiaia svizzera impegnata in tutto il mondo con il turf. Pubblico, belle corse, mondanità in attesa dei “signori dell’inverno”, gli ostacolisti
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na cascata di affermazioni, successi e novità per l’ippodromo romano di Capannelle; potrebbe essere l’inizio di una nuova giovinezza dopo le altre tappe cruciali del 1881, quando nacque, del 1926, in cui si inaugurò il nuovo complesso progettato dall’architetto Paolo Vetti Violi e realizzato da Giuseppe Tudini, del 2000, con la gestione affidata al network nazionale HippoGroup. L’avvio della partnership con una delle più note aziende mondiali, Longines - per altro profondamente impegnata, in Europa e fuori, nel galoppo - ha consolidato il feeling tra l’impianto di Via Appia e il pubblico, che ha risposto in maniera superiore alle previsioni nell’autunno capitolino, affollando tribune e prato con seimila presenze al 43° Premio Lydia Tesio Longines, corsa rosa per eccellenza assieme al primaverile Regina Elena. Merito anche dell’annunciato restyling della zona-arrivo e tondino-premiazione che ora ospitano due grandi orologi - Longines, of course - oltre al cronometraggio delle corse, pure questa affidato all’industria orologiaia elvetica di Saint-Imier. Da fine ottobre a metà novembre Capannelle ha ospitato quattro appuntamenti di spessore che, iniziando con il Lydia Tesio, si sono conclusi nella volata mozzafiato dell’Aloisi riservato agli sprinter, capaci di sfiorare velocità di 70 km all’ora. Fra queste due giornate si sono disputati tre Premi di notevole richiamo con in campo cavalli e fantini di grido in
di Enrico Tonali - ph HippoGroup Capannelle una lotta fra scuderie che ha portato in pista ospiti stranieri di notevole levatura. Così è accaduto che mentre nel Berardelli, riservato ai puledri di 2 anni, il successo è andato all’italiano Duck Feet - un morello tutt’ora imbattuto di proprietà e allenato in Toscana dalla famiglia Botti - i Premi Roma GBI Racing e Ribot hanno preso la via della Germania, vinti dal baio Zazou di Colonia e dalla saura Vanjura di Berlino, al termine di corse ricche di colpi di scena. Entrambe hanno avuto un animatore di lusso, il top-jockey Lanfranco Dettori (milanese residente in Inghilterra) che nel Roma partiva favorito con il vincitore 2010 Rio De La Plata, ma ha perso la volata contro il tedesco (pilotato dal goldenboy del turf mondiale, il ventenne Mikael Barzalona di Lione) per una corta testa. Nel Ribot, Dettori (oltre 500 vittorie in corse di gruppo, l’eccellenza del galoppo) tentava la fuga con Emerald Commander, portacolori come Rio dello sceicco Al Maktoum del Dubai, ma veniva risucchiato in dirittura dalla terribile virago berlinese con a bordo il concittadino Alexander Pietsch. Ora l’ippodromo romano si prepara a ricevere da fine novembre i ‘signori dell’inverno’, gli ostacolisti, con cinque impedibili appuntamenti tra gennaio e febbraio. Poi, quando i tepori della primavera scalderanno l’erba di Capannelle, si tornerà a parlare di grande galoppo in piano e del ‘re di maggio’ il Derby, nel 2012 posticipato a domenica 20 e rivalutato internazionalmente ◆
Il successo del 2 anni Duck Feet nel Premio Guido Berardelli 2011- ph Garofalo
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La formazione che ha conquistato il bronzo (da sx E. Dellacasa, F. Dellacasa, J. Jauretche, G. Cutinelli)
L'incontro fra Italia e Olanda ai Play Off che hanno consentito al team azzurro di partecipare ai Mondiali in Argentina
Un fase di attacco degli azzurri con Francisco Dellacasa in azione
L’ITALIA DEL POLO VINCE IL BRONZO AL MONDIALE ARGENTINO
L’ sport
Un susseguirsi di partite vittoriose, aperte con il successo in Europa nei Play Off e poi, in Sud America, contro Pakistan, India, Messico e Inghilterra. Unico neo la sconfitta contro il team argentino, neo iridato, favorito dagli arbitri
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ultima battaglia degli azzurri ai Mondiali è stata contro i progenitori del polo, gli inglesi, che l’hanno portato in Europa a metà Ottocento, infilato assieme alle divise coloniali, nei bagagli degli ufficiali di ritorno dalla più grande e fascinosa delle colonie asiatiche della Corona Britannica, l’India. Maestra indiscussa per mezzo secolo (l’Argentina, attuale leader mondiale di questo sport, esplose ai Giochi Olimpici 1924), l’Inghilterra ha trovato nei 9° Campionati del Mondo (hp 14) disputati il mese scorso a San Luis (500 km da Buenos Aires) la sua bestia nera nell’Italia. Il team azzurro - composto dal romano Goffredo Cutinelli, i fratelli Manuel e Francisco Dellacasa, Juan Jauretche, d.s. Alessandro Giachetti, c.t. Augustin Nero e Vittorio Cutinelli - ha prima strappato la supremazia continentale a francesi e britannici (oro e argento ai Campionati Europei 2010) battendoli entrambi nei Play Off di Villa a Sesta (Arezzo), validi per l’accesso ai Mondiali in Sud America, ma soprattutto superando per 10 a 8 l’Inghilterra nell’ultima partita e conquistando il primo posto nella classifica dei Play Off zona Europa, oltre alla qualificazione per il torneo iridato, ottenuta anche dai britannici. Il secondo stop alle velleità del quartetto di sua maestà Elisabetta II è arrivato a San Luis quando l’Italia lo ha ancora superato (9 a 7) nell’incontro valido per il bronzo, lasciando fuori dal podio gli sconsolati British. Non è stato solo questo l’exploit azzurro agli ultimi Mondiali, i secondi disputati dall’Italia dopo quelli di Melbourne 2001, terminati con un nulla di fatto. La marcia verso la medaglia
di Enrico Tonali - ph FISE
è iniziata con una coppia di vittorie che - pur se non ha sorpreso la tifoseria ormai galvanizzata dal successo nei Play Off - rimane ugualmente storica. La prima ottenuta travolgendo per 17 a 6 il Pakistan, Nazione dove il polo è una religione ed in cui lo slogan ‘Lasciate gli altri praticare qualsiasi sport. Il re degli sport sarà sempre il polo, lo sport dei re’ è inciso sulle targhe di decine e decine di club. Poi, al termine di una partita molto temuta alla vigilia contro i maestri dell’India che avevano già battuto il Messico campione del mondo uscente, l’Italia riusciva nel miracolo, superando per 13 a 12 i rappresentanti del Paese che ha traghettato il polo dall’antichità all’era moderna (l’attuale termine ‘chukker’, tempo di gioco, è una parola indiana). La fase conclusiva dei Mondiali era prima amara, con la sconfitta (8 a 7) subita da un Argentina platealmente aiutata dagli arbitri (l’inevitabile fattore campo) e quindi dolce, con il successo sul Messico mondiale 2008 (ancora uno, 8 a 7 stavolta a favore degli azzurri) che apriva la strada alla medaglia ed infine la vittoria sull’Inghilterra con la conquista del bronzo. Sul podio mondiale salivano l’Argentina prima, il Brasile secondo e l’Italia terza. Un’altra grande sfida internazionale attende ora l’Italia, la Snow Polo World Cup, la Coppa del Mondo sulla Neve (handicap 14-16, si gioca tre contro tre) in programma in Cina (Metropolitan Polo Club di Tianjin) dal 4 al 12 febbraio 2012 con una dozzina di Nazioni al via: Italia, Nuova Zelanda, Australia, Francia, Inghilterra, Brasile, Cile, Argentina, India, Sud Africa, Stati Uniti, Hong Kong ◆
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benvenuti a Radio de Do!
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Ha solo quindici anni Beatrice de Dominicis, la dj che intrattiene il pubblico con un programma di cui è autrice su Make Music Web Radio-Tv
n cane parlante annuncia su YouTube la presenza di un ospite internazionale nel corso della puntata di Radio de DO in streaming su www.makemusic.it lunedì 10 ottobre, alle 15. Incuriosita, mi collego e assisto all’intervista che una giovanissima conduttrice realizza, in uno studio che nulla ha da invidiare a quello del David Letterman show, al... cartonato di Lenny Kravitz! Dopo l’attesa costruita attraverso notizie e quiz, all’interno di una piacevole play list, infatti, la poltrona che dà le spalle alla telecamera viene girata all’improvviso ed appare la gigantografia della star. Alle domande, poste in inglese corretto, risponde la vera voce del rocker, incalzato anche durante le pause con perfetta tempistica. La ragazzina gestisce con disinvoltura il lungo spettacolo dal vivo. Molto divertita, la seguo anche negli appuntamenti successivi e decido di saperne di più. Incontro Sandro Massa, successore di Mario Schillirò (chitarrista di Zucchero ndr) alla direzione artistica dell’emittente, che mi racconta: “L’anno scorso, tra le centinaia di allievi della Bottega del Suono di Marcello Cirillo, dove tutt’ora studia canto e batteria, Beatrice mi aveva colpito immediatamente. E non solo per l’impatto estetico: positiva autoironica, senza quel tormento tipico dell’adolescenza nei comportamenti... Non le serviva una sigaretta a penzoloni tra le labbra per farsi notare. Si distingueva per l’organizzazione mentale, per la serietà con la quale affrontava ogni impegno in assoluta autonomia: un rigore che prelude alla professionalità. Il rispetto, l’attenzione che mostrava, non sfuggivano a nessuno degli insegnanti. L’ho tenuta per mesi sotto osservazione finché, prima dell’estate, d’accordo con l’Amministratore Mauro Mattoccia, ho deciso di affidarle una puntata zero, naturalmente in fascia protetta. Se l’è cavata benissimo. Allora le abbiamo detto: ‘Crea il tuo logo e scrivi il tuo programma. Scegli una sigla e i brani che ti piacciono: fra tre giorni parti con il live’. La nostra piattaforma multimediale ha proprio lo scopo di far emergere nuovi talenti e rappresentiamo un’azienda posizionata in un segmento di mercato che non è soltanto musica. Adesso, nel suo spazio settimanale, la ascoltano sistematicamente anche dagli Stati Uniti, dal Brasile, dalla Spagna...” Lei arriva in anticipo. Occhi verdi, sorriso radioso, un metro di capelli, senza extensions. Sottobraccio, il portatile ed un enorme peluche nero, al quale ha infilato occhiali griffati e parrucca bionda. “Salve! Oggi interverrà a sorpresa il cane di Lady Gaga, - spiega - per adesso è quanto posso permettermi...”
Ti ispiri a qualcuno per l’ideazione delle puntate? “Cerco di esprimere la mia personalità, i miei gusti e la mia età. Richieste a parte, preferisco pezzi ‘contenuto e percussioni’, di quelli che interpreterei volentieri. Non posso nascondere, però, di essere affetta da Fiorello-mania già dai tempi delle elementari. Ho abbandonato le cassette di Mary Poppins per guardare le registrazioni di ‘Stasera pago io Revolution’. A sette anni e mezzo, con un capriccio senza possibilità di replica, ho preteso di andare a portargli il pupazzetto del famoso gobbo di Notre Dame, come portafortuna.” Ci sei riuscita? “Sì! Durante le prove pomeridiane, sono stata accompagnata in una sala sul retro del Teatro delle Vittorie, mentre perfezionava i testi con gli altri autori. L’ho pregato di darmi una foto con una dedica per tutta la classe. Nello spettacolo serale ha reso il mio gobbino protagonista dei titoli di coda. Figurati che nella prima recita scolastica, ho convinto la maestra a lasciarmi interpretare le sue parodie di Giovanni Muciaccia e Carla Bruni!” Perché, secondo te, è così speciale? “Per la sua capacità di cogliere qualunque dettaglio di comicità involontaria e riproporlo in maniera geniale e irresistibile. Vorrei avere lo stesso umorismo e lo stesso spirito di osservazione”. Domanda di rito: cosa pensi di fare da grande? “Nel 2020 vorrei laurearmi in diritto internazionale e intanto lavorare al progetto di uno spettacolo rivoluzionario, utilizzando le tecnologie che verranno”. Un ‘One Girl Show’? “Chissà...!” Un secondo dopo, è alla consolle...◆ M.G.
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Il tango argentino ha conquistato Roma
Dalle periferie di Buenos Aires alle sale della capitale: lungo viaggio di una danza malinconica
THE ESSENCE OF DECADENCE
‘Ebbrezza di rovina, cupo senso di stanchezza’: la fotografia diventa arte nelle opere di Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto di Maria Laura Perilli
di Fabrizio Lodi - ph Edoardo Lapegna
Morfina
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n pensiero triste che si balla” è questa una delle definizioni più celebri del Tango Argentino (coniata dal compositore Enrique Santos Discépolo). Nata nelle periferie di Buenos Aires alla fine dell’800, questa danza per molti anni fu osteggiata dalle classi abbienti e dalla chiesa perchè troppo audace e peccaminosa, tanto che gli uomini per esercitarsi spesso dovevano ballare fra di loro. Oggi il tango, basato essenzialmente sull’improvvisazione, sta vivendo un momento di grande riscoperta anche nella Città Eterna, tanto che attualmente sono oltre 50 i locali capitolini che ogni settimana prevedono almeno una serata a lui dedicata. Abbiamo cercato di capirne i motivi parlando con un’insegnante argentina che vive e opera da molti anni a Roma e con un organizzatore di serate (e insegnante) italiano. Alicia Vaccarini è una predestinata, infatti questa ginnasta, ballerina e attrice, nasce a Buenos Aires da genitori che in una ‘milonga’ (luogo dove si va a ballare tango) si sono appunto innamorati sulle note di un tango. A Roma dal 1990, è ritenuta una delle migliori insegnanti della capitale (www. tangoargentinoroma.it): ‘Il tango è un linguaggio non verbale universale, unico, e questo fa sì che chi si avvicina ad esso, non possa più abbandonarlo... Se ci sono differenze tra Buenos Aires Italia, per quanto riguarda il Tango? Credo che la differenza principale sia nel fatto che da noi viene vissuto già nel contesto familiare e viene tramandato di generazione in generazione.
A Buenos Aires a tutt’oggi si mantengono dei codici e ci sono più milongas con diverse caratteristiche: per coppie, per donne o uomini, per gruppi, per amici, anche milongas gay. Qua invece, vanno tutti insieme, uomini e donne si siedono insieme. A Buenos Aires regnano tempi per parlare e momenti di silenzio assoluto, ben chiari. Si socializza, si parla, si ride e si scherza, ma ci si immerge nel silenzio quando ci si abbraccia, quando comincia il tango, anzi, poco dopo, è un rito, una liturgia... Poi c’è il rispetto per l’armonia dell’insieme in pista, ma questo è compito di noi insegnanti, che dobbiamo privilegiare l’armonia della sala e l’abbraccio, piuttosto che i passi o le sequenze”. Carlo Paolantoni, 44 anni, organizza alcune delle serate tanghere più belle della capitale, quelle del Querer, che si svolgono nell’elegante salone delle Fontane o in una sala del Caffé Palombini all’Eur (dove dà anche lezioni). ‘Il successo del tango a Roma rientra nell’ambito più generale della riscoperta del ballo di coppia come momento di socializzazione e divertimento. Non per niente molti vengono dal mondo della salsa e, raggiunti magari gli ‘anta’, nelle milonghe trovano un ambiente a loro più adatto. I margini di miglioramento? Già il livello dell’insegnamento è cresciuto moltissimo e Roma è diventata una piazza molto ambita dai più grandi ballerini. Un ulteriore salto di qualità si potrà fare quando i vari organizzatori riusciranno a non pensare solo alle loro singole serate ma si creerà un ‘sistema’ del tango romano’ ◆
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Portrait in white
Young woman in black
arc Fumaroli ha affermato di recente che: ‘L’arte deve nascere dal lavoro della mano, che consente al pittore di creare un rapporto con la tela. Allo stesso modo, uno scultore lavora la materia con la mano, facendo entrare la vita e lo spirito nel marmo o nel bronzo. Insomma, senza il lavoro della mano, non c’è arte. Ecco perché un video o una fotografia, che dipendono interamente dalla tecnica, non sono vere opere artistiche’. Un concetto che, seppur veritiero per alcune situazioni, è completamente sconvolto, direi annullato, dall’opera fotografica di due giovani artisti italiani: Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto. Il loro progetto artistico è il risultato di una sinergia proficua e positiva, in grado di dimostrare come anche la fotografia, se condotta a certi livelli, non sia assolutamente subalterna nè tantomeno ‘serva umilissima’ di altre espressioni artistiche e, quindi, riesca a superare qualsiasi antico alterco sulla materia. Il linguaggio di Tania e Lazlo è personalissimo e trova il suo attuale campo di ricerca nel mondo del Decadentismo. Ogni lavoro fotografico è una laboriosa e meticolosa ricerca, sintesi di scenografia, cinema, pittura con evidenti richiami a Klimt e Schiele. Lo spazio oggetto della rappresentazione fotografica è trattato con un’operazione da architettura di interni; è sentito come materia plasmabile, come una tela dove la luce è elemento concreto di valorizzazione di una realtà in cui trova accoglienza un tripudio di tessuti, colori ed atmosfere che non si limitano ad interpretare il Decadentismo e la sua pittura ma ne rendono odierno il messaggio, sottolineando l’attuale clima di neodecadentismo.
Per Tania e Lazlo lo spazio si fa quindi tela e il mezzo tecnico della macchina fotografica è tramutato in pennello. Viene fuori dai loro lavori ‘un cupo senso di stanchezza, una tristezza, una sfiducia nell’agire umano, quasi un’ebbrezza di rovina, dovuta alla coscienza di essere gli epigoni, la voce di un’età di decadenza, di tramonto’. Così traspare nell’abbandono femminile di ‘Morfina’ che vuole richiamare i paradisi artificiali, purtroppo tremendamente attuali, di Baudelaire o nello sguardo perso di ‘Portrait in White’ e di ‘Young Woman in black’ dove trova spazio il ripiegamento intimistico, la tristezza dello sguardo perso, espressioni dell’odierno male oscuro dell’abbandono e della depressione. The essence of decadence è tuttora un progetto in progress che troverà il suo culmine in una mostra programmata a Cortona per maggio e giugno 2012 nell’antica chiesa sconsacrata di San Carlino, oggi sede della Galleria Triphé. Un destino incrociato per Tania e Lazlo, noti, anche, per essere vicini con le loro ricostruzioni ambientali al perfezionismo maniacale di Luchino Visconti; non a caso San Carlino è stata per lungo tempo dimora eletta di Mario Garbuglia, uno dei grandi della scenografia mondiale, recentemente scomparso, che ha realizzato proprio per Visconti le meticolose scenografie del Gattopardo e di Gruppo di famiglia in un interno. Uno spazio in cui, quindi, si ritroveranno, anche se scomparsi, i due mostri sacri della scenografia e della regia cinematografica per accompagnare idealmente, questi due giovani e promettenti artisti ◆
arte
what’s on what’s on what’s on wha Luna Rosa Naked Fez by Neil Kendall
Billie Rae by Neil Kendall
ROME BURLESQUE FESTIVAL VII Edizione
DAL 15 AL 18 DICEMBRE 2011 AL MICCA CLUB Il Micca Club di Roma consolida la sua vocazione per l’arte del Burlesque ospitando le migliori performance in circolazione nel panorama internazionale in serate di pura euforia artistica, con striptease, cabaret, musica dal vivo, workshop, mostre, photo shooting e molte altre iniziative. In programma le esibizioni delle principali star europee, presentate dal direttore artistico e maestro di cerimonia del Club Alessandro Casella. www.miccaclub.com
roma
8 DICEMBRE - 6 GENNAIO
PASSAGGI SEGRETI®
Gota de Plata
3 - 4 dicembre, Teatro Italia Più che uno spettacolo di danza un esperimento di vero e proprio teatro-flamenco dove la musica, il canto e la danza vengono utilizzati come strumenti narrativi. Storia di una donna che evade dalla frenetica contemporaneità urbana in cui vive per approdare in un’altra dimensione spaziotemporale, riscoprendo il rapporto con la natura, la semplicità del vivere, l’intensità degli attimi, l’importanza di ogni singolo gesto… mentre la danza diviene un luogo interiore in cui rifugiarsi per assaporare fino in fondo l’essenza delle cose. Ideato e diretto da Maria Cristina Gionta rappresentato dalla Compagnia Algeciras Flamenco con coreografie di Francisca Berton e direzione musicale di Sergio Varcasia. www.teatroitalia.info
1-18 dicembre, Palazzo Braschi Giunta alla XV edizione, la manifestazione curata da La Bilancia Produzioni, che da tempo porta il teatro nei luoghi storici di Roma, si avvale questa volta del fantastico scenario di Palazzo Braschi con lo spettacolo ‘Una visita molto privata’, ideato e diretto da Roberto Marafante. Protagonisti due innamorati divisi dall’amor di patria, nella Roma turbolenta dei moti carbonari durante il passaggio dallo strapotere dei papi agli afflati di indipendenza. Una vicenda ispirata a testi di Stendhal, Goethe e Belli, una storia d’amore e libertà ricca di colpi di scena tra la giovane aristocratica Giulia Braschi e un carbonaro. Durante lo spettacolo, che pure racconta la storia della città, il pubblico potrà ammirare le bellezze di un palazzo nobiliare divenuto Museo di Roma, che conserva capolavori artistici e scorci architettonici. Secondo la filosofia di Passaggi Segreti, nel corso dello spettacolo teatrale itinerante, il pubblico viene coinvolto direttamente: viene invitato a partecipare ad una festa della famiglia Braschi ma è dirottato da una sala all’altra da una severa governante e dal servitore di famiglia ad ammirare il palazzo perché un increscioso incidente ha interrotto bruscamente i festeggiamenti. Difatti la polizia è in fermento, il palazzo è tutto un misterioso andare e venire e il Ministro della Polizia (Francesco Acquaroli) è alla ricerca di un carbonaro fuggitivo…. www.passaggisegreti.it
Torna anche quest’anno Natale all’Auditorium, oltre un mese di appuntamenti per tutte le facce di età. Il Parco della Musica si trasforma per accogliere i visitatori con una giostra d’epoca, il consueto mercatino natalizio e l’immancabile pista di pattinaggio su ghiaccio. Nelle sale il Roma Gospel Festival, che ospita alcune delle migliori formazioni statunitensi (gran finale con il concerto del 31 dicembre), concerti di grandi cantautori italiani: Elio (10 dicembre) con Figaro il barbiere (versione cameristica de Il barbiere di Siviglia di Goachino Rossini) e Claudio Baglioni in solo con il progetto speciale Dieci dita, dal 25 al 31. Inoltre La ChiaraStella, progetto di Ambrogio Sparagna, porta in scena i più famosi canti natalizi della tradizione italiana elaborati per l’Orchestra Popolare Italiana; la grande magia del grande cantastorie, puparo e cuntista siciliano Mimmo Cuticchio, che presenta in prima assoluta O a Palermo o all’inferno – ovvero lo sbarco di Garibaldi in Sicilia (dal 27 al 30 dicembre). Due gli incontri musicali dedicati ai bambini: Open Trios con Ninnananne e Tarantelle(13 dicembre) e Ma Mère L’Oye, Le favole del Re Sole messe in musica da Ravel (6 gennaio), concerto-laboratorio dedicato alle più celebri favole di Charles Perrault. Ancora il Gala di Capodanno, con l’Orchestra Roma Sinfonietta, diretta dal Maestro Karl Martin (1 e 2 gennaio) accanto a molti grandi concerti fra cui Gino Paoli e Danilo Rea e l’inedita formazione Peppe Servillo, Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Furio Di Castri, Rita Marcotulli e Mattia Barbieri.
what’s on what’s on what’s on wha FROM HERE TO EAR (V.15)
HOMO SAPIENS La Grande Storia della Diversità Umana
fino al 4 dicembre 2011 - Milano, Hangar Bicocca L’installazione From Here To Ear (v.15) che l’artista Boursier-Mougenot presenta presso il Cubo di Hangar Bicocca, curata da Andrea Lissoni, è una versione specialmente concepita per lo spazio più spettacolare di Hangar ed è arrivata a Milano dopo l’enorme successo di pubblico e di critica ricevuto a Londra in occasione della sua esposizione presso il Barbican Art Center nella primavera del 2010. Il lavoro di Boursier-Mougenot è radicato nello spazio, in un paesaggio artificiale attentamente calcolato dall’artista. Che lo spazio sia una serie di piscine, come nell’opera Variation (Pinacothèque, Säo Paulo, Brazil, 2009) o una lunga distesa di cemento circondata da erba e da chitarre elettriche in bilico su leggii di metallo sormontate da teneri uccellini, ora esposti all’Hangar, l’artista sfrutta con successo la natura e la natura umana in questi ambienti nel loro più alto e inutilizzato potenziale musicale. www.hangarbicocca.com
Fino al 12 febbraio 2012 - Palazzo delle Esposizioni, Roma Innumerevoli sono gli spunti di approfondimento e di riflessione nella mostra didattica (ma non solo) che interpreta temi scolastici in una nuova luce, spaziando fra scienze naturali, genetica, storia remota, archeologia, ecologia, demografia e geografia, ma anche educazione artistica, musica, lingue, educazione civica… Traendo spunto dalle suggestioni di un passato che ci riguarda direttamente si arriva ai temi di attualità, legati alle diversità e ai conflitti del presente, in un lungo ed articolato viaggio nell’universo umano.
NEL MITO DEGLI ARGONAUTI
FARHAN SIKI
25 novembre 2011 - 28 gennaio 2012 Milano, Primo Marella Gallery Soprannominato il Banksy asiatico per la forza dei suoi messaggi e per la qualità formale delle sue opere, Farhan Siki vede il prossimo 24 novembre l’inaugurazione della prima personale europea con una mostra curata da Hendro Wiyanto. Circa 15 le grandi opere, tutte inedite, di questo controverso artista indonesiano che porta in Italia i suoi contenuti provocatori e irriverenti. Proveniente dalla culture street, e quindi portatore di una forte coscienza sociale combinata a umorismo, audace estetica e impegno, Farhan Siki esplora in profondità l’elemento testuale raccogliendo loghi, brand, icone e simboli della cultura di massa, sia locali che globali, per predisporli sulla tela (fino a qualche tempo fa sui muri) caricandoli di attributi iperbolici e di parodia. L’artista presenta le ironiche e amare contraddizioni della vita contemporanea con un linguaggio mutuato nella forma e nei contenuti dal mondo della pubblicità e della comunicazione. www.primomarellagallery.com
O’CLOCK Design del tempo, tempo del design
finoall’8 gennaio 2012 Milano, Triennale Design Museum Curata di Silvana Annicchiarico e Jan van Rossem e realizzata con un particolare allestimento di Patricia Urquiola, la mostra in corso alla Triennale è nata con lo scopo di indagare i rapporti fra tempo e design. Infatti, se l’arte figurativa, il cinema e la fotografia hanno sviluppato una lunga e approfondita riflessione sul tema del tempo, il design si è spesso invece limitato a trattare questo argomento rinchiudendolo entro le categorie della precisione, della misurabilità e della funzionalità. Eppure i rapporti fra tempo e design sono molto più complessi e tali da aprire prospettive sorprendenti sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale. La mostra presenta un’ampia selezione di opere sitespecific, oltre che installazioni, oggetti di design, opere d’arte, video di artisti e designer internazionali che hanno cercato di rispondere a domande come: ‘In che modo misurare il tempo?’, ‘Come mostrare il tempo che passa?’, ‘Come vivere in modo esperienziale il tempo?’. www.triennaledesignmuseum.org
fino al 5 febbraio 2012 - Mercati di Traiano, Roma Circa 185 preziosi esemplari del Museo Nazionale Georgiano dal III millennio a.C. al IV secolo d.C. sono esposti nella suggestiva cornice dei Mercati di Traiano, ad illustrare un mito tra i pi antichi della classicitˆ, quello degli Argonauti, guidati da Giasone alla conquista del leggendario vello d’oro. L’esposizione si ispira ai Paesi Caucasici come ponte culturale tra Europa e Asia, implicando che la Georgia, periferia estrema del mondo ellenistico al crocevia di importanti culture, sia la mitica terra del vello dÕoro. Una terra che in effetti ha visto lÕestrazione del prezioso metallo sin dal IV millennio a.C., come evidente lungo il percorso della mostra, in cui vengono illustrati manufatti di raffinata oreficeria.
IL FASCINO DELLA CERAMICA
fino al 19 febbraio 2012 - roma, villa torlonia La mostra propone oltre cento opere tra disegni preparatori in lapis, matita, tempera e ceramiche (piatti, vasi, urne, coppe) in prevalenza della manifattura Richard Ginori, di cui Gio’ Ponti fu direttore artistico negli anni Venti. Le opere, realizzate tra il 1923 e il 1930 per la ricca borghesia milanese, con i loro decori ispirati da una parte all’arte greca, romana, etrusca e dall’altra alla Metafisica e al Futurismo, evidenziano l’importanza del ruolo creativo dell’artista nella produzione industriale e manifatturiera. Villa Torlonia, Casino dei Principi www.museivillatorlonia.it
LEONARDO E MICHELANGELO CAPOLAVORI DELLA GRAFICA E STUDI ROMANI
fino al 12 febbraio 2012 - roma, musei capitolini Sessanta disegni di Leonardo e di Michelangelo esposti a confronto sono l’interessantissima opportunità offerta dai Musei Capitolini per seguire la genesi dell’opera dei due grandi maestri del Rinascimento. Anticipata dalla mostra fiorentina a Casa Buonarroti nella primavera scorsa, l’esposizione romana prende l’avvio dai capolavori grafici conservati alla Biblioteca Ambrosiana di Milano e alla Fondazione Casa Buonarroti di Firenze per passare poi a indagare l’attività romana dei due artisti, analizzando passioni e interessi personali, come la pratica di cantiere per Michelangelo e l’ottica per Leonardo. Tra le opere esposte si segnalano le invenzioni meccaniche, gli studi di architettura militare e d’idraulica, e gli studi romani sull’antico di Leonardo, e di Michelangelo, il Nudo di schiena per la Battaglia di Cascina, Cleopatra e la Testa di Leda, oltre agli studi per la Cappella Sistina e Cappella Paolina in Vaticano. www.museicapitolini.org
Nella foto un lavoro di Damien Hirst and Science Litd. All rights riserve DACS. Photography by Prudence Cuming Associates
di Vittoria Di Venosa
di Laura Mocci
what’s on fino all’11 dicembre in tutta l’Umbria Sette weekend da non perdere nei borghi più belli della regione, fra arte, musica ed enogastronomia, per celebrare l’olio nuovo delle terre di San Francesco. Staffetta gustosa che di paese in paese lungo la Strada dell’Olio conduce alla scoperta di uno degli extravergine d’oliva più buoni e famosi d’Italia: l’Olio Dop Umbria. Sarà possibile raccogliere le olive, assistere alla frangitura dell’olio, partecipare a percorsi di trekking tra gli ulivi secolari, visitare i borghi medievali e i musei dell’olio e della civiltà contadina e prendere parte a laboratori e degustazioni. A latere anche molte attività per i bimbi: spettacoli teatrali, caccia al tesoro, trekking con i muli… Una trentina i frantoi che aderiranno all’iniziativa, molte le strutture che hanno previsto pacchetti speciali dedicati ai partecipanti e su Apple Store l’applicazione per iPhone e iPad che guida direttamente ai frantoi. www.frantoiaperti.net - www.stradaoliodopumbria.it
SHOWCOLATE 8-11 DICEMBRE Mostra d’Oltremare, NAPOLI
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La terza edizione della manifestazione dedicata al cibo degli dei, da quest’anno in collaborazione con Eurochocolate e gemellata con Perugia. Letture, massaggi al cacao, viaggio nella cultura dei paesi di produzione del cacao oltre ad attività per i bambini ed eventi ghiotti alla presenza delle principali aziende cioccolatiere italiane e straniere e dei maggiori artigiani del panorama nazionale, con speciale attenzione alla tradizione cioccolatiera napoletana, dalla storia antica e dalla eccellente qualità. A Napoli si concluderà anche la tournée nazionale dell’Italia di cioccolato, iniziata lo scorso 17 marzo a Torino in occasione di Cioccolatò, per festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia. La grande scultura, realizzata da Andrea Gaspari con ben 14 tonnellate di cioccolato fondente, è lunga 13,5 metri e rappresenta l’intera penisola e i suoi principali monumenti. www.eurochocolate.com
MATRIMONIO DA SOGNO Matrimonio da sogno è un manuale davvero indispensabile per ogni sposa che, alle prese con i cambiamenti di costumi e abitudini del nostro tempo, voglia gestire con garbo e moderno bon ton le sue nozze da sogno. Cento preziosissimi consigli per annullare con nonchalance anche i sortilegi più improbabili e avviarsi all’altare con un sorriso da vera regina. Scritto con leggerezza da Giorgia Fantin Borghi, il volume stilla un concentrato di consigli da Wedding Planner per sposarsi senza incorrere a errori o crisi da ‘sindrome da matrimonio’ che coinvolge tutti i protagonisti nei mesi precedenti la fatidica data. L’autrice è un’esperta sull’arte del buon ricevere e del galateo matrimoniale. È anche protagonista di ‘Un tocco di bon ton’ il programma in onda su canale SKY Wedding TV. Autore: Giorgia Fantin Borghi Editore: Valentina Edizioni www.valentinaedizioni.it
Breve storia della vita privata Uno dei più amati autori di libri di viaggio alle prese con un itinerario a dir poco insolito: l’esplorazione della sua dimora inglese, un’ex canonica vittoriana situata in uno sperduto villaggio del Norfolk. La sfida, condotta con divertita maestria, è quella di osservare con occhi diversi quanto ci circonda - ambienti, pezzi d’arredamento, utensili e dettagli all’apparenza insignificanti. Perché, anche se non ce ne rendiamo conto, a casa nostra finisce in realtà qualunque cosa succeda nel mondo. Il nostro microcosmo domestico, diventa così un accesso privilegiato per capire com’è cambiato, negli ultimi centocinquant’anni, il nostro rapporto con sonno, cibo, sesso, malattie, vita di coppia ed educazione dei figli. Autore: Bill Bryson Editore: Guanda, Biblioteca della Fenice www.guanda.it
Books
Frantoi Aperti
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La nobile arte dell’insulto
‘Quando si rivolgono critiche a qualcuno, bisogna farlo in una lingua infinitamente sottile il cui senso rimanga implicito. Conviene evitare che l’avversario si renda conto fin dalle prime parole che lo si sta criticando: è solo al termine di un certo tempo di riflessione, a poco a poco, che questi giunge a prendere consapevolezza che le parole rivoltegli erano tutt’altro che benevole. Lo si metta a suo agio, cosicché il suo viso dapprima sorridente, viri poi dal bianco al rosso, dal rosso al violaceo, infine dal violaceo al grigio plumbeo. Questo è il piú alto grado nell’arte dell’insulto’. Dall’oriente un ironico e disincantato trattatello sull’arte di stare al mondo; piccola perla dal tagliente sarcasmo per la prima volta in traduzione integrale in una lingua europea. Autore: Liang Shiqiu Editore: Giulio Einaudi editore www.einaudi.it
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L’abete ovvero l’albero di Natale
CURIOSA STORIA DI UN TESTIMONIAL INVOLONTARIO
Da figura religiosa a icona commerciale: strano ma vero, il look di Babbo Natale fu creato dalla CocaCola negli anni ‘30
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no solo, ma in mille volti: la figura di Babbo Natale esiste praticamente in tutti i Paesi occidentali, con varianti folkloristiche e molti tratti comuni, ma tutte le ‘versioni’ derivano dallo stesso personaggio storico: il vescovo San Nicola di Mira, diffusore del cristianesimo in Turchia. Fu lui a introdurre l’usanza di portare doni ai bambini, che venivano raggiunti su slitte trainate da cani, con lo scopo di
convertirli alla religione cattolica. Sulla base di questa leggenda si svilupparono tutte le storie di colui che divenne poi noto con il nome di Santa Claus, collocandone la dimora di volta in volta al Polo Nord, nelle foreste del Canada o in Lapponia. Ma il personaggio paffuto e sorridente con la lunga barba bianca e il classico costume rosso che è ormai l’icona di Babbo Natale in tutto il mondo
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nasce in America, dove la figura di questo simpatico e generoso vecchietto è direttamente collegata al mondo commerciale grazie ad uno dei prodotti che hanno fatto la storia del consumismo statunitense. Parliamo della CocaCola, il cui marchio esiste dal già dal 1886 e che negli anni ‘30 adottò Santa Claus come testimonial, senza praticamente più lasciarlo (nel 2006 hanno festeggiato i 75 anni di sodalizio!). Solo nei primi 33 anni il disegnatore dipinse oltre 40 tavole pubblicitarie del personaggio che beveva dalla famosa bottiglietta giocando con i doni sotto l’albero, creando un binomio indissolubile. Va detto però che il brand, più che sfruttare l’immagine di Babbo Natale, l’ha definitivamente spogliata dei legami religiosi, creandogli una nuova veste e rendendola popolare. Fino a quel momento, infatti, in America esisteva la raffigurazione di una sorta di elfo dispensatore di doni, approdato dal vecchio continente nel XVII secolo come San Nicola, vestito di blu, giallo o verde. Il rassicurante look barbuto, sovrappeso, gioviale e ‘rosso Coke’, è stato creato proprio da un pubblicitario di origine svedese della Coca Cola, tale Haddon Sundblom, che ispirandosi ad un rubicondo vicino di casa disegnò il primo ritratto di ‘Santa Claus Coke’ pubblicato sulla rivista Liberty il 22 dicembre del 1931. Il noto brand veniva fuori da un lungo processo dovuto ad una parte della società puritana che osteggiava la bevanda perchè proponeva caffeina ai minori, e il legame fra la bevanda e l’immagine bonaria di Babbo Natale aiutò la riabilitazione del maggior produttore mondiale di bibite, proprio nel momento in cui si prospettava la formazione di una nuova società di grandi consumi dovuti all’introduzione del frigorifero nelle famiglie. Potere della pubblicità! ◆ D.C.
a simbologia dell’abete come albero della Natività viene da lontano, precisamente dall’antico Egitto: sotto le sue fronde lucide e profumate di resina aveva visto la luce il dio di Biblos e in Grecia, in particolare la varietà albies alba, cioè quella bianca, lunare, era sacra alla grande dea Artemide, protettrice delle nascite. Sempre in tema di nascite, per favorirne la fecondità, nel Medioevo si usava battere le donne con rami di abete. Nelle feste solstiziali del mondo celtico l’abete veniva portato in casa e decorato con ghirlande e dolciumi perché consacrato alla nascita del Fanciullo divino. Presente in epoca barbarica anche nei paesi latini, scomparve dopo la loro evangelizzazione. Ricomparso nel 1800 simboleggia da allora la nascita del Cristo come Albero della vita. Radunarsi la notte di Natale intorno all’albero addobbato di luci e piccoli doni, significa dunque essere illuminati dalla luce del Cristo, godere della sua linfa, essere pervasi dal suo amore. Tra poco in città compariranno gli abeti di Natale, appariranno nelle piazze, nelle strade, nelle case. Per la gioia di tutti ma soprattutto dei più piccoli. Tra poco forse gli abeti di Natale compariranno nei nostri sogni. Seguiamone la scia, quasi certamente ci condurrà verso il tempo mitico dell’infanzia. E poiché, oltre a quello personale esiste l’inconscio collettivo, ci condurrà verso un tempo ancor più mitico, quello dell’infanzia del mondo ◆
Renata Biserni Psicoterapeuta-psicodrammatista
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Museo del tartufo
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Nel trecentesco castello di San Giovanni D’Asso sono custodite le memorie gastronomiche relative al ‘diamante della tavola’
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n maniero fortificato del XIV° secolo ospita il singolare museo che racconta la storia del pregiato prodotto fra aneddoti e gastronomia, con tanto di centro di documentazione informatizzato, in costante aggiornamento, a disposizione dei visitatori, al termine della visita. Un vero e proprio percorso, insomma, quello tracciato nei sotterranei del castello, che inizia con ‘il mistero del tartufo’, che seconda una leggenda è originato da un fulmine. L’itinerario prosegue con una coinvolgente esperienza sensoriale, in cui il visitatore viene coinvolto in un gioco provocatorio: riconoscere il tubero con il tatto indagando in alcuni orci, con l’udito distinguendo i passi del cane da cerca o il rumore del vanghetto, con il gusto attraverso piccoli assaggi, e infine con l’olfatto in mezzo ad altri odori.
Il passaggio successivo conduce quindi nel suo habitat naturale, alla cerca, e poi finalmente alla declinazione culinaria, con la riproduzione verosimile di una mensa contadina e di un’altra altoborghese: due tavole imbandite che illustrano gli infiniti modi dell’impiego in cucina, dai sofisticati vol au vent ai semplici e gustosi pici alle briciole, il must locale. Perché a San Giovanni D’Asso il tartufo bianco è il vero ‘diamante della tavola’! ◆ www.museodeltartufo.it D.C.
UNA ‘CERCA’ DA RECORD Ai primi di novembre a San Miniato è stato trovato un tartufo bianco di 551 grammi; il fortunato tartufaio ha voluto restare anonimo. Ai prezzi attuali (4000 euro al chilo) il tubero vale 2000 euro e batte il precedente record di 512 grammi, conquistato nella stessa zona pochi giorni prima. Il record assoluto per un tartufo bianco risale al 1954 quando, ancora a San Miniato, fu trovato il tubero piu’ grande del mondo: 2.520 grammi di prelibatezza!
Il Ristorante “Celestina ai Parioli”, situato nel cuore dell’omonimo quartiere, è dotato di ambienti confortevoli, caldi e luminosi. Un locale curato, con un’ampia veranda chiusa e cucina a vista, pareti dai toni chiari, un fresco celeste e legno al pavimento, che accoglie senza inutili formalità, invitando da subito a sentirsi a proprio agio ricreando l’atmosfera delle origini, di quel lontano 1926 in cui è nata la storia di questo ristorante, mai interrotta negli anni a seguire. Oggi come allora la cucina è semplice e genuina e per quanto alleggerita e adattata ai gusti attuali, è un susseguirsi di piatti classici romani sia di carne che di pesce, con qualche piccola novità, proprio per stupire sempre i propri clienti. I prodotti come pasta all’uovo, pane e dolci sono rigorosamente di produzione propria. Il ritorno della pizza offre ai giovani un’ottima alternativa per cene veloci. Vengono sempre offerti piatti con prodotti tipici di stagione, per garantire la qualità e la varietà delle pietanze, come ad esempio, nel periodo invernale una varietà di piatti al Tartufo Bianco. Il Ristorante è aperto tutto l’anno ed è pronto ad accogliere gli ospiti in occasione dei cenoni di Natale e veglioni di Capodanno. Celestina vi aspetta! Viale Parioli, 184 - tel. 068078242 www.ristorantecelestinaaiparioli.com
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Think - Click - Enjoy
Tartufo, il re della tavola
Arriva ITALIALICIOUS!
aroma intenso e inconfondibile, gusto delicato e prezzi da sballo per uno dei prodotti più pregiati della nostra terra
La nuova frontiera del regalo online
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n evento speciale? Il compleanno di un amico che vive dall’altra parte del mondo? Un cliente da coccolare? Scegliere un regalo unico, originale, che rispecchi fedelmente le intenzioni di chi lo acquista, è un’arte che può richiedere tempo e creatività, specialmente se il destinatario vive in un altro paese del mondo. Da questa crescente esigenza nasce ITALIALICIOUS: il top della cucina italiana in lussuose confezioni regalo. Ampia scelta tra Pasta, Dessert, Sughi, Olio, Confetture e Vini di altissimo prestigio. Un innovativo servizio che copre ogni distanza del globo entro le 72 ore dalla spedizione dell’ordine. Entrare nel sito ITALIALICIOUS significa poter scegliere tra i regali più originali e ricercati nell’ambito della gastronomia italiana. Pochissimi click vi consentono di personalizzare il box scelto, aggiungere un messaggio e preoccuparsi unicamente di rispondere alla telefonata o e-mail di ringraziamento da parte del destinatario! Chi riceve un packaging ITALIALICIOUS riceve poesia, e non potrà non pensare a quanta cura, tempo e dedizione abbiate dedicato alla ricerca di un pensiero così originale. Il tutto comodamente gestito nell’intervallo tra un appuntamento e l’altro o dalla poltrona di casa.
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di Antonella De Santis
Il progetto nasce con l’obiettivo di promuovere in tutto il mondo, il massimo della qualità artigianale italiana attraverso un servizio espresso ed impeccabile. ITALIALICIOUS inizia la propria avventura tra Vetralla, paese della Tuscia Viterbese, e Pasadena (uno dei quartieri più prestigiosi di Los Angeles) sotto la guida dei tre imprenditori Valentino Bacocco, Stefania Mazzotta e Maureen McGillan Sklar, che insieme alla direzione marketing di Giorgio Onorato Aquilani, stanno già godendo di un meritatissimo successo. “Il sito www.italialicious.com” spiega l’amministratore Valentino Bacocco “funziona perché è semplice ed intuitivo da utilizzare. Ogni persona può infatti scegliere e personalizzare qualsiasi confezione e spedirla dove vuole in soli tre click!”. Regalare e regalarsi il piacere della cucina italiana non è mai stato così semplice e veloce ◆
ra i protagonisti delle nostre tavole, cresce sottoterra in simbiosi con le radici di piante che ne caratterizzano l’aroma, quell’odore cosi’ caratteristico. Un profumo penetrante che fa riferimento a istinti primari negli uomini come negli animali, elemento indispensabile per assicurare la conservazione della specie: è proprio emanando le loro molecole profumate che i tartufi seducono insetti e mammiferi, ‘convincendoli’ a propagare le spore per la riproduzione. Tutta l’Italia è zona di tartufi, ne esistono diverse varietà, ma sono sette le specie commercializzate, differenti per colore, callosità della scorza, aroma, stagionalità. La più pregiata in assoluto è il tartufo bianco (Tuber Magnatum Pico), tipico della zona di Alba in Piemonte, ma che si trova anche in altre regioni, dove in genere si raccoglie dal 15 settembre al 31 gennaio. Un prodotto fragile, estremamente sensibile alle alterazioni del sistema ambientale, che rappresenta quindi una sorta di fenomenale allarme per segnalare ogni anomalia. Un vero gioiello, tanto che le sue quotazioni vengono regolate da una borsa, e arrivano a superare i 4.000 euro al chilo. Naturalmente questo è il picco di un mercato che vede cifre molto più basse
per le altre qualità, come lo scorzone estivo e il nero pregiato, invernale. La raccolta, vietata per tutte le specie dal 31 agosto al 14 settembre, è regolamentata da un calendario, e in più per praticarla bisogna munirsi di un patentino e pagare una tassa annuale. È fondamentale poter contare su un cane ben addestrato che segnali la presenza del tartufo sottoterra, bisogna poi estrarlo con la massima delicatezza e rimettere a posto il terreno rimosso, per permettere la formazione di nuove radichette e sperare quindi in un nuovo frutto. Una volta raccolto (o acquistato) guardatelo bene: deve essere pulito e integro, per evitare facili deterioramenti, deve piacere, sedurre, convincere, essere sodo, consistente, compatto. Odoratelo, e sentite la varietà degli aromi: spezie, terra, percezioni di fermentazione e aglio, miele. Un ventaglio davvero ricco che ne ha determinato il successo in cucina, dove si usa crudo, tagliato a lamelle per impreziosire qualsiasi piatto. Ne bastano 10 grammi per trasformare un umile uovo frittellato o dei tajarin in bianco in un piatto sontuoso, articolato, travolgente. Se amate molto questo sapore, dubitate di prodotti ‘aromatizzati’ al tartufo: in genere sono addizionati con un aroma di sintesi che richiama il profilo aromatico del tartufo, ma appiattendone completamente il sapore. L’estratto naturale è più complesso, anche se al momento è ancora in fase di sperimentazione... fate dunque un sacrificio e gustatelo sono quando è la stagione giusta, il suo gusto vi ripagherà ◆
Make your dreams shine!
BISTROT CHAMPAGNE PER INTENDITORI
Si tratta di Remigio, bistrot-champagne situato a Roma, non lontano da San Giovanni in Laterano. è qui che si trovano le proposte del migliore champagne e di eccellenze selezionate a diffusione limitata di filo Vittoria di Venosa Il conduttore di questo locale è lo champagne, da qui la scelta del nome. Remigio infatti deriva da Saint Remi, il santo cui è dedicata l’abbazia e la cattedrale di Reims, città patrimonio Unesco e centro nevralgico dello Champagne. In questo piccolo locale di raffinata eleganza, molto francese nello stile e nell’offerta, è possibile sorseggiare flûte di champagne proveniente da piccoli ma selezionati produttori. Da Remigio è possibile trascorrere la serata con gusto, assaggiando brand di champagne prodotto da vignerons indipendenti quali Jean Pierre Legret, Pascal Mazet, Chartogne-Taillet, o i cuvée réserve di Bereche, Tarlant, Horiot, Goutorbe, Couche, Vincent Bliard. E l’offerta, davvero notevole, è accompagnata da un buffet raffinato, preparato con stile scegliendo ed accoppiando ingredienti semplici ma di carattere. L’apéritif da Remigio si consuma per lo più a flûte. Ma forte è anche la proposta di vini fermi, sia italiani sia stranieri: dai formidabili pinot noir della Borgogna ai riesling tedeschi, agli ottimi e pregiati italiani come il Sagrantino Dogc di Montefalco, un vitigno coltivato in Umbria. Oppure il corposo Dolcetto d’Alba di Giacomo Fenocchio dal colore rosso rubino e dai vivaci riflessi violacei. E dopo l’apéritif di crostini prelibati chi lo desidera può anche gustare la tartare di fassona piemontese, l’insalata di speck d’anatra o il baccalà mantecato: un modo inconsueto di far incontrare le bollicine con un gusto tutto italiano.
Remigio champagne e vino Via S. Maria Ausiliatrice, 15
www.remigio.eu
Whisky specialist e molto altro Nasce a Roma il Le Bon Bock Cafè, per scoprire eccellenze anglosassoni e altri prodotti golosi
Eleganti scaffalature in legno, vetrine e arredi curati, ma soprattutto oltre 400 etichette di Whisky, nel nuovo locale di Stefano Carlucci, già patron di uno tra i 40 migliori Whisky Bar al mondo: il Le Bon Bock Cafè. Una nuova avventura, condivisa insieme a Francesco Ciampa, porta a Roma un angolo di Inghilterra, vero paese dei balocchi per gli amanti di questo distillato. Un luogo di conoscenza e di passione, che oltre alla ricchissima offerta di Whisky propone un’ampia selezione di birre anglosassoni in bottiglia, Rum, Bourbons, Gin, prodotti di gastronomia, tè, infusi, marmellate e biscotti, nonchè bicchieri da degustazione, astucci, tazze, libri e tutto ciò che ruota intorno al mondo del gusto e del buon bere, selezionato con competenza, ricerca e amore. Per gli appassionati, o per chi vuole diventarlo, tante occasioni: degustazioni, eventi e sconti riservati agli iscritti di The Clan. Un indirizzo prezioso, soprattutto ora che Natale è alle porte... sarà una sorpresa scoprire che non è necessario spendere un capitale per regalare una buona bottiglia.
Le Bon Bock Whisky Shop Via dei Colli Portuensi, 165
www.lebonbock.com
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realizzazione di illuminazioni decorative a led ★
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NATALE DA CHEF
gustose proposte dei grandi cuochi italiani per il menù delle Feste in collaborazione con Alessandra Fanelli e Antonella De Santis
DAVIDE OLDANI
ANDREA BERTON
Il milanese Davide Oldani ha trascorso molti anni della sua vita ad apprendere l’arte del cucinare sotto l’egida dei più grandi cuochi al mondo, da Gualtiero Marchesi ad Alain Ducasse, passando per Albert Roux a Londra e Pierre Hermè a Parigi. A Milano ha aperto il suo D’O nel 2003 conquistando dopo un anno una stella Michelin. È inoltre autore di testi di cucina e disegna oggetti da tavola per varie aziende.
Inizia la sua avventura con Gualtiero Marchesi, per poi proseguire a Londra, da Mossiman’s, all’Enoteca Pinchiorri di Firenze con Carlo Cracco, al Louis XV di Alain Ducasse a Montecarlo. Quindi fino al 2001 è Chef della Taverna di Colloredo di Monte Albano, che grazie a lui guadagna una stella Michelin. Dal 2005 inizia a collaborare con Trussardi per l’apertura de Il Ristorante Trussardi Alla Scala di cui è Direttore e Chef, che nel 2008 ottiene la prima stella, e nel 2009 la seconda.
COSCIA D’ANATRA “APICIUS” Ingredienti per 4 persone Per la salagione e la cottura della coscia d’anatra: 4 cosce d’anatra disossate (tenere le ossa) 1% del peso delle cosce di sale grosso 1 l olio di semi di girasole Per la finitura delle coscie d’anatra: 1 g mix di spezie (30 g di polvere di cumino, 10 g di polvere di coriandolo) 1 g semi di papavero 1 g pepe rosa schiacciato 4 g semi di girasole sminuzzati 1 g pepe bianco schiacciato 8 g miele millefiori Per la finitura: 200 g Puntarelle (metà cotte in acqua bollente salata e metà crude) 300 g sedano, carote e cipolle pulite e tagliate a pezzi 2 l acqua 5 g maizena diluita in 1 ml. di acqua fredda 1 g sale fine 10 g agrodolce (4 ml di aceto di vino bianco cotto con 20 g di zucchero semolato) 10 g concentrato di pomodoro le ossa delle cosce d’anatra arrostite in forno Preparazione Per la salagione delle coscie d’anatra: Mettere a marinare le cosce d’anatra disossate, con il sale grosso per una notte. Lavarlo via, asciugarle e disporle in una placca alta coperte d’olio di semi e cuocerle in forno per 3 ore circa a 90°. Scorarle dall’olio, asciugarle ed arrostirle dalla parte della pelle in una padella, dorandole. Per la finitura delle coscie d’anatra: Mettere le cosce, cospargerle prima con il miele e poi con tutte le altre spezie e semi, infornare ancora a 200° per 5 minuti. Per la finitura: Arrostire le verdure in una pentola capiente, aggiungere il concentrato, le ossa e bagnare con l’acqua, bollire per 2 ore circa, filtrare e fare ridurre fino a 100 ml, legare con la maizena diluita e sistemare di sale ed agrodolce. Disporre la coscia d’anatra al centro del piatto nappare con la salsa, terminare con le puntarelle cotte e crude.
Trancio di merluzzo con salsa barbabietola, ricotta e pane di segale croccante Ingredienti Merluzzo (carbonaro d’Alaska) Tranci da 140 g per persona Cuocere il trancio di merluzzo sulla plancia dalla parte della pelle fino a renderla croccante portando la temperatura interna della carne a 45°. Salsa barbabietola: 100 g di maionese di pesce (ridurre del fumetto di pesce quasi a zero ed emulsionarlo con il minipimer aggiungendo dell’olio extra vergine d’oliva leggero fino alla consistenza necessaria) 80 g succo di rapa rossa centrifugato (300 g di rape rosse crude) 7 g di sale maldon Frullare la maionese di pesce con il succo di barbabietola ed il sale. Salsa ricotta: 100 g di ricotta di bufala 90 g di fumetto fumetto di pesce 5 g di sale maldon 20 g di olio extra vergine d’oliva Frullare la ricotta con il fumetto di pesce, il sale e l’olio. Pane di Segale: 1 baguette di segale Congelare il pane in abbattitore, tagliare all’affettatrice dello spessore di 0.3 mm e seccare in forno tra due placche a 170° per 4 minuti. Piatto: Utilizzando un fondina, mettere alla base del piatto la salsa barbabietola, al centro la crema di ricotta, il merluzzo e infine la chips di pane alla segale croccante, sale maldon e servire.
DON ALFONSO 1890 NIKO ROMITO Nell’anno del suo trasferimento Niko Romito porta a casa il miglior punteggio di cucina secondo il Gambero Rosso, insieme a Buttura e Cuttaia. Una grande soddisfazione, che sancisce i buoni risultati degli scorsi anni, come la prima stella del 2007 e la seconda del 2009. Ma il 2011 per i Romito sarà ricordato sicuramente come l’anno dell’apertura di Casadonna, un grande progetto che unisce alta ristorazione, ospitalità, formazione, produzione di una materia prima estrema, riflesso di una terra non sempre facile, come quella abruzzese che entra nei piatti di Niko Romito con lucidità, passione, concretezza. Una cucina emozionante, la sua, incontro di antico e moderno, tradizione e futuro, rigore e immaginazione.
www.ristorantereale.it Sformatino di carote Ingredienti per 4 persone Per il ripieno di carote 300 g carote 30 g olio extravergine di oliva 20 g burro 20 g farina 16 gocce mosto cotto Sale e pepe q.b. Per le cialde di parmigiano 40 g Parmigiano Reggiano grattugiato Preparazione Con l’apposito utensile pelare le carote, nettarle e affettarle a rondelle molto sottili. Stufarle in una padella con l’olio per 20 minuti insaporendo con sale e pepe. Raggiunta la cottura, versarle nel contenitore del pacojet e congelarle a -18° per 2 ore. Quindi frullarle congelate nel pacojet e raccogliere la purea ottenuta. Distribuirla in piccoli stampi a tronco di cono in alluminio o in acciaio (tipo da babà mignon) precedentemente imburrati e infarinati; quindi metterle in forno a 170° per 4 minuti. Per le cialde di Parmigiano: spargere su un foglio di carta da forno uno strato sottile di Parmigiano grattugiato e passare al microonde per 1 minuto. Lasciare raffreddare e poi ricavarne delle cialde. Sformare e impiattare lo sformatino di carote. Completare con 4 gocce di mosto cotto e guarnite con una cialda di Parmigiano.
Si puo’ dire che l’alta ristorazione nel sud Italia sia nata con lui: Alfonso Iaccarino, un precursore di un modo di fare cucina che oggi sono frequenti, nel mondo gourmet, ma che all’epoca era quasi rivoluzionario. Studi, viaggi e conoscenza al servizio di una tradizione, quella campana, nobile e rigogliosa, riproposta con il sapere di oggi e la qualita’ di sempre garantita anche dall’azienda agricola di famiglia, le Pieracciole, creata nel 1990 per assicurare prodotti d’eccezione. Due stelle Michelin e la forza di una tradizione familiare ormai giunta alla quinta generazione
www.donalfonso.com Vesuvio di Rigatoni Ingredienti per 4 persone 260 g rigatoni 50 g piselli 250 g mozzarella 200 g ragù di pomodori 60 g carne di maiale macinata 30 g mollica di pane 60 g latte 50 foglie di basilico 50 g olio extravergine di oliva 15 g cipolla 2 uova intere Preparazione Preparare le polpettine con pane bagnato nel latte, 1 uovo, sale e pepe e rosolarle in olio extravergine. Sbollentare 30 foglie di basilico e frullarle con un po’ di olio, passare allo chinois fine. Intiepidire 40 g di latte e aggiungerci 70 g di mozzarella tagliata finemente e cuocere a bagnomaria, poi frullare e passare allo chinois fine. Saltare i piselli con la cipolla rosolata. Tagliare finemente il resto della mozzarella. Cuocere l’altro uovo per 7 minuti in acqua bollente. Cuocere i rigatoni per 3 minuti e mantecarli con una metà del ragù di pomodori e una metà del basilico. Comporre un timballo in un contenitore di carta stagnola di circa 8 cm con maccheroni, mozzarella, piselli, uovo, polpettine e basilico, adagiare la mozzarella sul fondo del timballo e sulla parte superiore, per ben tenere fermo il tutto. Cuocere per 14 minuti in forno a 160°. Sformare e adagiare sul piatto, finire con il restante ragù di pomodori, salsa mozzarella e salsa di basilico, basilico a foglie e un filo di olio extravergine.
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IL NUOVO PIPERO È AL REX
Da Albano al centro di Roma, Alessandro Pipero dirige il nuovo ristorante dell’hotel Rex; in cucina Luciano Monosillo di Antonella De Santis
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alla cantina alla sala: dopo diverse stagioni passate alla corte di grandi ristoranti Alessandro Pipero (miglior sommelier dell’anno nel 2005 secondo la Guida dell’Espresso), una manciata di anni fa ha deciso di iniziare un’avventura tutta sua, avventura che lo a portato ad Albano prima, a Roma poi. E proprio a Roma lo incontriamo, nel nuovissimo Pipero al Rex, mini-ristorante per grandi palati aperto da poco più di un mese dove lui, Alessandro Pipero, istrionico ed esuberante padrone di casa, ci accoglie con la consueta ospitalità. Da Albano a Roma, raccontaci come è andata Abito ai castelli, lì sono nato come ristoratore, lì mi sono fatto conoscere. Ad Albano ho aperto il primo ristorante ma la mia clientela è sempre stata soprattutto romana: l’idea di mettere piede a Roma era nata già da un po’. Il proprietario dell’hotel Rex, Pino Cau, era un mio cliente di Albano oltre che un grande gourmet: insieme abbiamo voluto iniziare questa avventura. Obiettivi? Non ci sono obiettivi, solo una grandissima passione: mia, dello staff come di chiunque faccia questo lavoro.
Che pensi del chilometro zero? Non mi interessa poi molto: se c’è un prodotto straordinario, un tartufo o anche uno spaghetto di riso fantastico, perchè non dovrei usarlo? Alessandro Pipero con lo chef Luciano Monosilio e lo staff
Cos’è il Pipero al Rex? E’ un ristorante gourmet, di alta cucina, con appena 25 coperti in cui tutto è curato nei dettagli e nulla è lasciato al caso: tovaglie, vini, materie prime eccellenti, cucina... ogni cosa viene seguita maniacalmente. Lavoriamo in 8 per questi 25 coperti. Ci sono moltissimi aspetti indispensabili nell’alta ristorazione, magari anche un po’ ossessivi, perchè per fare questo tipo di lavoro ci vuole un po’ di follia. C’è continuità con Albano? Assolutamente si, anche perchè tutto lo staff si è trasferito, dal lavapiatti allo chef Luciano Monosillo, un ragazzo di Albano di appena 27 anni. Luciano collabora con me già da tre anni e ha esperienze importanti alle spalle: Pierangelini, Uliassi e, in attesa dell’apertura a Roma, al Piazza Duomo di Alba con Enrico Crippa. E in cucina? I grandi classici dello chef ci sono tutti. Ma non solo quelli. La cucina rispecchia la nostra passione, non si può dare una definizione: tradizionale, romana, creativa... è semplicemente quella che ci piace, che secondo noi è il massimo. Quando proponiamo un piatto vogliamo che sia insuperabile, qualsiasi siano gli ingredienti e le ispirazioni.
Il ristorante è identificato con te, anche se non sei tu ai fornelli. Quale è il tuo rapporto con lo chef? Il ristorante è identificato con me, vero, ma lo chef ha carta bianca. Tutti gli chef che sono passati da me sono poi diventati più noti, ma di certo non gli ho insegnato io a cucinare. Io lavoro molto sul carattere, non sulla cucina: li motivo, li carico, qui c’è un buon ambiente, amichevole. Si ride, si scherza, si sta bene, si fatica... Ognuno porta qualcosa e da ognuno si impara. Qual’è il tuo rapporto con lo chef? Con lo chef ci si capisce: Luciano ha la massima libertà nel pensare e proporre i piatti, poi li si assaggia insieme, se ne discute, ci si confronta. Come sommelier devo essere preparato sulla cucina come sui vini, in più posso contare su un gran palato, molto allenato. Ci sono delle piccole provocazioni in carta... Quelle sono più frutto delle mie idee, è vero. Cose che mi sono venute in mante stando in sala, conoscendo i clienti. Si dice sempre che nei ristoranti in cui si fa alta cucina le porzioni sono piccole, in realtà quando ci si alza da questo tipo di ristoranti si è pienamente soddisfatti. Se si parla per esempio di un raviolo con lo zenzero, ne bastano 3. Al contrario ci sono piatti che non si possono servire in porzioni piccole. Per esempio la carbonara: non se ne può mangiare poca! Quindi in carta la carbonara si può ordinare da 50 a 300 grammi. Perchè quando la si prende al ristorante spesso
si rimane delusi aspettandosi una porzione più grande, così invece ognuno sceglie quanta ne vuole. Non ho inventato niente: vendo semplicemente la pasta a peso. Ci sono poi i tortellini con la panna… In questo momento è il piatto più bello. Lo facciamo espresso, chiuso al momento, ripieno di agnello con una fogliolina di menta, condito con pecorino montato. E’ una rivisitazione dei tortellini con la panna che tutti noi abbiamo mangiato da piccoli... io li mangio anche ora. Sto pensando di vendere anche loro in diversi quantitativi, visto che mi richiedono sempre il bis. In fondo è un po’ come per le sigarette che ci sono in pacchetti da 10 o da 20. Tu sei un sommelier, cosa ci si deve aspettare dalla tua carta dei vini? Il futuro non è avere una carta enciclopedica, ma limitarsi al massimo a 100 o 120 etichette, con dei buoni e dei grandi vini. Bisogna avere le etichette giuste, senza farsi prendere troppo la mano, anche perchè poi ogni anno si devono fare i conti e una cantina che rimane ferma è un problema. Tra l’altro per quel che vedo io ai clienti non va neanche più di leggerle queste enciclopedie del vino. Cosa si trova da me? Champagne, naturalmente, poi molto sud della Francia, le mie selezioni da tutto il mondo. Quando un sommelier è bravo? Una persona è brava nel suo lavoro quando ci mette passione. Quando sei felice di quello che fai e vai a lavorare con entusiasmo senza che ti pesi. La mia fortuna è che il mio lavoro mi piace molto. Non importa se ho la febbre... la passione fa miracoli. Poi ci sono le cose che si fanno quotidianamente: creare un percorso in abbinamento al
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cibo adeguato per ogni cliente, per esempio. Per farlo è indispensabile capire il cliente dal momento in cui apre la porta del ristorante. E il servizio? L’ospitalità penso sia quasi più importante della cucina: la cucina può commettere un errore, la sala no. Se si sta bene in un ristorante si torna anche se è arrivato un piatto sbagliato, se l’ospitalità non è quella giusta, se ci sono cose che creano antipatie, invece no. Dunque grande cura del cliente. Si, e uno sguardo ai clienti di domani: visto che dovrò lavorare per almeno altri venti anni, mi chiedo sempre per chi cucineremo allora, a chi parleremo dei grandi piaceri della tavola. Credo sia importante educare al gusto i giovani. Per questo da me i ragazzi sotto i 25 anni pagano la metà. E quando vai a mangiare fuori? Ma io sono un addetto ai lavori, guardo tutto, però quando esco penso a riposarmi e a mangiare. Poi si impara sempre, da tutti. E la cucina etnica? Mi piace mangiare etnico, non credo che quella italiana sia la migliore cucina del mondo. Come dicevo ci sono cose straordinarie in quasi ogni realtà, basta saperle vedere. Mi piace molto la cucina cinese se fatta bene, così come la giapponese, per la metodologia, la cura del piatto, la freschezza della materia prima. Tu che mangi? Mangio tanto, soprattutto carboidrati e nelle ore sbagliate! Dunque per te tra amatriciana e ostriche vince l’amatriciana? Per me la sfida è tra amatriciana e donne, o ancor meglio tra carbonara e donne... direi risultato alla pari. Ma di certo fame contro donne vince la fame. Ristorante del cuore? A casa della mia compagna, che cucina benissimo ◆ Pipero al Rex Via Torino, 149 - tel. 064815702, 3397565114 Via Albalonga, 7B-9-11 - Tel. 06 7000418 San Giovanni • Via Cassia, 8B-8C - Tel. 06 3333488 Ponte Milvio
www.barpompi.it
Basilica di San Giorgio
il cioccolato secondo gli aztechi
Cioccolato made in Italy
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Dai metodi aztechi ai laboratori artigianali, dalle cioccolaterie gourmand ai piccoli produttori locali: mini-guida dello shopping goloso
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di Donatella Codonesu
uella del cacao è una pianta dalle origini antichissime proveniente dall’America centrale precolombiana. I primi a coltivarla furono i Maya, intorno al 1000 a.C.; dopo di loro anche gli Aztechi la utilizzarono come bene di importazione, e dunque di lusso, tanto che i semi della pianta venivano impiegati come moneta. Per il suo potere corroborante, il cacao era associato a Xochiquetzal, la dea della fertilità, assumendo un significato mistico e religioso; in Italia arrivò grazie a Cristoforo Colombo e si diffuse nel tempo come esclusiva bevanda destinata al consumo dei salotti nobili. Solo fra ‘700 e ‘900, grazie allo sviluppo tecnologico (tostatura industriale e passaggio su larga scala della complessa lavorazione che separa il burro di cacao), finalmente il cioccolato arriva alla portata di tutti, ridotto in polvere e riassemblato in tavolette: solido ma fondente, capace di sciogliersi deliziosamente in bocca.
La pianta nasce nel sottobosco delle foreste tropicale, dove può raggiungere i 12-15 metri di altezza. Nelle piantagioni, all’ombra di cocchi e banani, viene potata spesso e arriva a massimo 5 metri. Necessita di clima umido e caldo, fruttifica dopo il quarto anno e resta produttiva fino al trentesimo. Il genere battezzato Teobroma cacao da Linneo comprende tre grandi gruppi: Criollo (quello dei Maya, oggi prodotto in America Centrale, Sri Lanka, Giava e Samoa), Forastero (originario dell’Amazzonia e prodotto in Brasile, Africa Occidentale e sudest asiatico) e Trinitario (ibrido fra le altre due qualità, coltivato a Trinidad, in America Centrale e Meridionale e in Indonesia). Viene raccolto da mani esperte almeno due volte l’anno, scegliendo il momento di giusta maturazione del frutto (cabosse) e spaccandolo con un colpo di machete per raccogliere i semi al suo interno.
La provincia di Ragusa è famosa soprattutto per le molte meraviglie barocche. Fra queste Modica, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, è una vera perla, con l’imponente cattedrale di chiara e friabile pietra di tufo, ottima per scolpire le volute tipiche di questo stile. Fra vicoli pittoreschi e ricchi palazzi storici, molte sono le tradizioni che rimangono vive in questo suggestivo angolo di Sicilia, la cui fama è soprattutto legata ad un goloso prodotto alimentare, ancor oggi lavorato secondo le antiche ricette precolombiane. Furono gli spagnoli ad introdurre a Modica il xocoàtl, la pasta di cacao che l’Antica Dolceria Bonaiuto produce dal 1880 con il medesimo nome. Si tratta di una delle prelibatezze gastronomiche più particolari d’Italia, creata lavorando ‘a freddo’ i semi macinati senza privarli del burro di cacao in essi contenuto. La massa così ottenuta viene riscaldata ad una precisa temperatura e quindi mischiata a zucchero semolato e spezie (cannella o vaniglia); la temperatura controllata rende fluido il tutto, ma non permette ai cristalli di zucchero di sciogliersi e mantiene intatti gli aromi originali. Struttura insolitamente granulosa e gusto aromatico sono quindi i tratti distintivi del cioccolato modicano, che viene utilizzato anche in un’altra leccornia molto particolare, sempre di matrice spagnola: gli ‘mpanatigghi (dallo spagnolo empanadillas, appunto). Questi gustosissimi pasticcini derivano dall’inusuale accostamento di selvaggina e cioccolato, uno dei tanti modi per conservare la carne in epoche lontane. Oggi si utilizza una piccola percentuale di controfiletto nell’impasto e il sapore prevalente è ovviamente quello del cioccolato, ma il risultato è sempre ottimo. Il procedimento di preparazione del cioccolato di Modica è regolato dal disciplinare della Denominazione Comunale, che tutela e garantisce la produzione esclusiva nel territorio secondo quanto tramandato nei secoli.
Dal caffé al cioccolato Nato come torrefazione d’eccellenza a Pistoia nel 1939, Trinci si è avventurato nella produzione di cioccolato con Slow Food solo nel 2002, mosso dal desiderio e dallo stimolo di poter affiancare al caffé un prodotto finito. Il cacao viene selezionato direttamente in piantagione, per scegliere il prodotto che meglio si sposerà con l’idea di cioccolato; quindi le fave vengono tostate a legna e lavorate per farne semplici e gustose tavolette, come quella fatta di soli due ingredienti: 75% di pasta di cacao e 25% di raro ‘miele della spiaggia’ che sa di elicriso. Trinci segue anche progetti sulla Biodiversità in Venezuela e in Messico.
La torta al cioccolato per eccellenza Sinonimo di torta al cioccolato, Pistocchi è un laboratorio fiorentino che lavora solo fondente di primissima qualità (fino a sei diversi): cacao amaro in polvere e pochissima crema di latte sono gli ingredienti della voluttuosa torta, fatta a mano come una volta. Niente uova, burro, farina né zuccheri. Il dolce non contiene glutine ed è disponibile in vari formati nei gusti Classica, Peperoncino, Caffé e diversi tipi di frutta. Confezionata sottovuoto, si conserva in frigo per oltre 4 mesi, e da poco esiste anche nella versione al cioccolato bianco e arance. Oltre alla torta, Pistocchi produce cacao in polvere e una serie di tavolette, praline e dragees, frutta ricoperta e golosità varie.
Il gusto dell’eticità Dalla metà degli anni ’40 Vanini produce cioccolato di ottima qualità collezionando primati nel mercato biologico ed equo-solidale e portando avanti un impegno concreto sul fronte etico nelle zone di coltura e produzione di cacao, soprattutto dove sono necessari interventi per lo sviluppo delle attività agricole (Repubblica Domenicana). Spesso, infatti, le piantagioni sono a conduzione familiare (massimo 5 ettari) e difficilmente riescono a competere con quelle su larga scala.
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Pralinera d’autore La ditta Piemont Cioccolato nasce nel 1948 a Torino, proprio ai piedi della Mole Antonelliana, come laboratorio di confetteria. Dalla produzione di caramelle e pastiglie si passa al cioccolato nei primi anni sessanta e da allora si recuperano antiche ricette da cui trarre ispirazione per nuove creazioni, che si affiancano alle storiche ‘Cri-Cri’, praline con un cuore di nocciola Piemonte tostata, ricoperte di finissimo cioccolato extra fondente e spolverate con granella di zucchero, da sempre la punta di diamante della ditta.
Tradizione a cinque stelle Gobino nasce nel 1946, trovando da subito la propria identità nella ricerca sui prodotti tipici torinesi: gianduia in primis, anche da spalmare, e dal 2003 il recupero della ricetta del gianduiotto tradizionale. Il marchio, pluripremiato, rappresenta l’eccellenza torinese: oltre al prestigioso premio Grinzane Cavour (2009), nel 2008 il suo cremino con olio e sale ha vinto l’oscar come miglior pralina del mondo e nel 2011 per la seconda volta la ditta è stata premiata dalla Chocolate Academy of London con il bronzo per la miglior cioccolata calda.
MUSEO DEL CIOCCOLATO E mentre nella capitale crescono le offerte per gli intenditori, a Norma, in provincia di Latina, un piccolo museo del cioccolato dal ’95 illustra ai più piccoli un gustosissimo percorso attraverso gli step della lavorazione che si conclude, ovviamente, con la degustazione del prelibato alimento. Nelle sale viene raccontata la storia del cacao attraverso gli strumenti Maya e gli antichi macchinari del mondo occidentale destinati alla lavorazione. Il percorso procede quindi con l’illustrazione della coltura e le varie fasi di lavorazione del ‘Cibo degli Dei’, che alla fine sgorga da una ‘fonte’ in forma liquida e calda per essere offerto ai visitatori. Nella struttura è ospitata addirittura una Scuola del Cioccolato dove si svolgono dimostrazioni pratiche di produzione e dove i bambini possono realizzare la propria tavoletta e portarla a casa (per gruppi di almeno 20 persone). http://www.museodelcioccolato.com
Made in Rome Tutti i produttori fin qui citati non sono facilmente reperibili ovunque, ma a Roma esiste un piccolo tempio del cioccolato (e non solo) che con pazienza li scova e li pone a portata di mano in pieno centro storico: si chiama namasTèy e si trova proprio dietro il Pantheon, in via della Palombella, 26. Per chi volesse invece arrivare direttamente al produttore, nella capitale non mancano i laboratori artigianali di prima categoria. Sempre in centro, al 21 di vicolo del Piè di Marmo, lo storico Moriondo&Gariglio ha una meravigliosa vetrina ed eleganti confezioni rosse old fashion; oltre ai gustosi cioccolatini, bellissime creazioni e sculture di cioccolato pasquali e natalizie. Arriva direttamente dalla Francia il raffinato Quezalcoatl (via delle Carrozze 26), chocolatier specializzato in ganache (la tipica crema per il ripieno dei cioccolatini francesi) e uvetta o mandorle rivestite. Ai Parioli si trova la succursale dell’ottocentesco marchio napoletano di via Chiaia, Gay Odin, con le ricette tradizionali e una nuova linea nutrizionale di qualità che non contiene zucchero ma fruttosio. E ancora, a Trastevere, in Vicolo del Moro, lo storico Valzani dal 1925 crea i famosi diavoletti (deliziose praline al peperoncino) e una superba Sacher Torte. Un mondo a parte costituisce S.A.I.D., nel quartiere di San Lorenzo, dove un’antica fabbrica di cioccolato è stata ristrutturata ed aperta al pubblico mantenendo i laboratori, ma convertendo parte degli spazi a negozio, caffetteria e ristorante. L’ambiente, arredato con i vecchi stampi e macchinari di lavorazione non più a norma, conserva il fascino d’altri tempi e l’atmosfera autentica di un luogo recuperato; i prodotti sono molti, vari ed eccellenti, e sua maestà il cioccolato fa capolino spesso e volentieri persino nel menù della cena ◆
Informazioni www.bonajuto.it www.gay-odin.it www.guidogobino.it www.impressioni.it www.moriondoegariglio.com www.namastey.it www.piemontcioccolato.it www.said.it www.tortapistocchi.it www.valzani.it www.vaninicioccolato.it Giandujottini Gobino - ph Stefano Bertin
Chocolate interiors La ditta belga dedicata alla leggendaria Lady Godiva, che dal 1926 produce praline d’autore, si è avvalsa del contributo del visionario architetto e designer Masamichi Katayama per disegnare gli spazi del del Godiva Cafè a Tokio. Il surreale allestimento avvolge i visitatori fra pareti e soffitti che grondano cioccolata.
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VITIGNI AUTOCTONI: L’ALTRO TESORO DEL BUON BERE Viaggo fra le uve antiche: con oltre 350 specie il nostro Paese riscopre le tradizioni del vino e riscrive il futuro dell’enologia locale
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Foto gentile concessione az. du Nemu
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di Monia Innocenti
Foto gentile concessione az. du Nemu
he l’Italia sia un Paese pieno di tesori, non c’é dubbio. Che questi tesori riguardino ogni settore (artistico, storico, scientifico, culturale, umano, geografico, paesaggistico ecc) neanche. Che in Italia si mangi e si beva bene, è universalmente riconosciuto. Ma scavando nel mondo enologico nostrano possiamo scovare altre rarità ancora, molte della quali ben celate. Il nostro territorio ha la fortuna di essere altamente differenziato sia come composizione del terreno che per esposizione al sole, altitudine e vicinanza al mare. Questo ha permesso la produzione di numerosi vitigni con caratteristiche uniche. L’Italia gode infatti di numerose colture autoctone, anche molto antiche, che stanno riprendendo vita facendosi largo tra i consumatori grazie alle recenti politiche di recupero del territorio. Ipotizzando un viaggio nel nostro Paese, questo mese attraversiamo il nord, dove troviamo la Gamba di Pernice (comune di Calosso, in provincia di Asti-Piemonte), il cui nome curioso deriva dal raspo che, prima della maturazione degli acini, prende un colore rosso vivo che ricorda le zampette delle pernici, in quel periodo numerose nei vigneti. La Schiava (colline della Valle dei Laghi in provincia di Trento e in Alto Adige, ma presente anche in Veneto ed in Lombardia) prende il nome, secondo alcuni, dall’origine slava di questa famiglia di varietà, mentre per altri rimanda ad un antico sistema di allevamento in cui l’uva era legata ad un palo e per questo ‘schiava’. Il Pigato, dalla parola dialettale ‘pigau’ che significa ‘macchiettato’, è diffuso in Liguria, in provincia di Savona, nella piana di Albenga e nella Valle dell’Aroscia. Il vino realizzato con questo vitigno è un bianco secco, di colore
Pagadebit - Azienda Podere dal Nespoli
giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso è ricco, con note fruttate che ricordano la pera e la mela. L’Azienda Agricola di Luca Dall’Orto ne produce un ottimo esempio: il du Nemu Pigato, perfetto per un aperitivo al mare e con piatti di pesce fresco, molluschi e crostacei. Splendido con i Gamberi Rossi di Sanremo, anche crudi. Sempre di quest’azienda ricordiamo il du Nemu Rossese Dolceacqua: vitigno che prende il nome dal paese di Dolceacqua, regala vini rosso rubino, con note di lamponi e fragole di bosco. Ottimo compagno della tipica cucina ligure, se servito fresco può stare bene anche con il tonno scottato, lo stoccafisso e le seppie in umido. Una nota a parte merita la Romagna che, accanto al Sangiovese e alla Cagnina, vanta il Pagadèbit. Questo vitigno deve il nome alla resistenza dei suoi acini, in grado di sopportare le avversità atmosferiche: nelle annate cattive, se la vendemmia delle altre uve fosse andata male, il Pagadèbit permetteva sempre al contadino di ripagarsi i debiti contratti per la coltura dei vigneti. Quest’uva è originaria di Bertinoro (Forlì-Cesena) e ha una storia antica: la leggenda narra che Gallia Placidia, la bella sorella dell’Imperatore Teodosio, trovandosi a passare per quelle contrade, fosse colta da una sete spietata. Soccorsa da un contadino, che le porse una rozza coppa colma di vino locale per dissetarla, la dama esclamò, dopo averla sorseggiata: ‘Non di questo calice sei degno, vino, ma di berti in oro’. Alla metà degli anni ’60, il Pagadèbit era quasi scomparso. Da allora però, grazie alla volontà e all’attaccamento alla terra dei coltivatori e alla tecnologia enologica, ha ripreso piede ed è molto più facile assaggiarlo anche fuori dal territorio forlivese e ravennate ◆
Pagadebit - Azienda Podere dal Nespoli
INFO www.gambadipernice.it www.cantinavalleisarco.it (Schiava) www.dunemu.it (Pigato e Rossese) www.poderidalnespoli.com (Pagadèbit)
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ROSSO AUTUNNO
con le sfumature calde dell’arcobaleno, l’acero ornamentale e la vite americana sono i due protagonisti principali della stagionE più variopinta
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Vite americana
ei mesi più spettacolari e ricchi di colori, diverse sono le foglie che prima della caduta si fanno giallo, arancio o rosso vermiglio, tingendo i panorami di calde tonalità. Con il diminuire delle ore di luce e della temperatura, nelle piante caducifoglie si attivano vari processi per contrastare la più lenta produzione di clorofilla. Tali reazioni chimiche generano pigmenti che si accumulano all’interno della lamina fogliare prendendo la prevalenza sul colore verde della clorofilla. Ed ecco che il miracolo chimico si traduce ai nostri occhi nella meravigliosa tavolozza dei boschi autunnali.
Fra le piante più affascinanti in questa stagione sono gli aceri, che infatti, proprio in virtù della colorazione, vengono coltivati come piante ornamentali in varie parti del globo. Nel Griseum la stessa corteccia sfaldandosi si colora di rosso, il Saccharum è il protagonista dell’Indian Summer statunitense mentre il Nigrum, diffuso nelle foreste del Nord America, è la fonte per la produzione del dolcissimo sciroppo d’acero ed è tanto emblematico da figurare sulla bandiera canadese. Affascinanti nella loro raffinata eleganza anche le varianti nipponiche, sei specie diverse per alcune centinaia di cultivar. Generalmente caratterizzate dal fusto esile e dalle piccole foglie sottili, con la chioma aperta ad ombrello, trovano posto nei giardini giapponesi a scopo puramente decorativo. In questo poetico paese il termine ‘momijigari’
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indica proprio la ‘caccia alle foglie di autunno’ e designa appunto la tradizione di recarsi in autunno nelle campagne per ammirare i colori fiammeggianti degli aceri. In queste piante anche i germogli primaverili sono variopinti, dal porpora al viola, dal marrone al salmone, ocra o ambra, rendendo la pianta attraente in tutti i momenti dell’anno. Sono abbastanza semplici da coltivare, persino in vaso, ma necessitano di cure ed attenzioni, specialmente durante le calure estive, quando il terreno deve essere mantenuto umido ma ben drenato. L’acero viene anche apprezzato anche per la produzione di legname, soprattutto per la costruzione di strumenti musicali.
Acero canadese
Analogo fascino e altrettanto ricca tavolozza di colori per un rampicante molto diffuso, la vite americana o canadese (due varietà molto simili), che oltre a tingere le foglie di un rosso scarlatto, da settembre produce delle belle bacche violacee molto ricercate dagli uccelli. Gli indiani d’america le utilizzavano per combattere problemi intestinali e per trattare i gonfiori. Rustica e facile da coltivare, questa vitacea cresce bene sia in terra che in vaso, prediligendo il sole ma resistendo bene anche al freddo. Pianta rigogliosa e vigorosa, si arrampica con forza alle pareti rischiando di rovinare i muri di supporto, ma la cascata verde brillante che si va tingendo di rosso regala lo spettacolo fiabesco di un giardino variopinto anche con i primi freddi ◆ D.C.
Kavaesthusmolen Index Award 2011
Esterno del museo Ordrupgaard ph Roland Halbe
Danish Design Centre Mostra Drivers of Change
COPENHAGEN DESIGN WEEK
Fiskebar ph Kõdbyens Fiskebar
Con il tema ‘Think Human’ svoltosi a settembre nell’ambito della Copenhagen Design Week, si sono affrontati e discussi i problemi del design per un futuro sostenibile di Vittoria di Venosa - ph Nicolai Perjesi photography
Kavaesthusmolen Bike by Ikea
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on solo design ma anche architettura, mobilità, food: questi i temi trattati durante la settimana del design danese, evento biennale promosso da Danish Commerce e organizzato da Danish Design Centre, in un percorso che ha toccato varie location di Copenhagen. Praticamente un’ampia Design zone che, partendo dal Kvaesthusmolen (il molo e la darsena completamente ristrutturata), ha attraversato la città per offrire un panorama completo del design di oggi e di domani. Intanto l’evento più atteso, l’Index Design Award, il più importante premio di design internazionale per un ‘design che migliora la vita’, finalizzato a risolvere problemi legati ai cambiamenti climatici, ai disastri naturali, al consumismo, alla povertà e alla solitudine. Un premio organizzato con una
Esterno della Royal Danish Opera ph Jens Markus Lindhe
mostra di oltre 60 progetti provenienti da tutto il mondo, allestita negli spazi aperti del molo e graziata da un’estate prolungatasi nel tempo che ne ha permesso l’ammirazione di tutti i visitatori. Esposizione che ha visto premiati, nel corso della cerimonia svoltasi alla Royal Opera House alla presenza dei reali danesi, i cinque finalisti che, con una somma di 100.000 euro ciascuno, potranno attuare i loro rispettivi progetti. I cinque progetti premiati sono andati per la categoria Home alla Elemental Monterrey, una soluzione abitativa flessibile pensata per le grandi megalopoli in via di sviluppo, realizzata da un team di architetti cileni coordinati da Alejandro Aravena; per la categoria Body agli occhiali da vista VerBien ‘See Better to Learn Better’ disegnati dall’architetto svizzero
Yves Behar che li ha realizzati principalmente per i bambini messicani con problemi di vista: occhiali belli, a due colori, così che i bimbi possano personalizzarli a proprio piacimento; per la divisione Play al collare/casco per ciclisti Hövding, dotato di airbag, progettato dalle designer svedesi Anna Haupt e Terese Alstin, che si indossa e si apre in caso di incidente; per la sezione Community è stata premiata la città di Seoul nel suo complesso per una serie di interventi di design urbano che hanno migliorato progressivamente la metropoli asiatica. Infine per la categoria Work il premio è stato assegnato al movimento indiano Design for Change, un programma messo a punto dal suo fondatore Kiran Bir Sethi, pensato perché i ragazzi dei paesi emergenti che individuino un argomento di loro interesse possano attuarlo.
Bang & Olufsen woofer
Dopo il Kvaesthusmolen il mondo del design si è trasferito al Danish Design Centre, cuore dell’evento della Copenhagen Design Week e sede espositiva di diverse mostre culturali dedicate al cambiamento eco sostenibile ‘Drivers of Change’. Il tour del design ha toccato diversi luoghi della capitale danese aperti al pubblico, tra cui il seducente showroom di Bang & Olufsen, brand danese di alta tecnologia votato al design, che sin dalla sua fondazione del 1925 ha contrassegnato tutta la produzione di televisori e diffusori dalle eleganti forme ultrasottili. Da ammirare ovviamente anche le ultime novità presentate: il televisore ultrapiatto BeoVision10, dal design impeccabile e tanto bello da essere appeso tra le altre ‘opere d’arte’ e il nuovissimo subwoofer BeoLab11, a forma di tulipano.
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Sky Bella Center Hotel Esterno
Karriere al Meet Packing District
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La settimana del design danese è stata anche l’occasione per ricordare una delle figure di riferimento del design danese, l’architetto e designer Finn Juhl, nato a Copenhagen nel 1912, che insieme a Arne Jacobsen, Hans J. Wegner e Kaare Klint, è stato il protagonista del movimento Moderno Danese, movimento che ha posto le basi del minimalismo danese sia nell’industrial design che nell’architettura. Quindi per celebrare compiutamente il centenario della nascita, che cade il prossimo 2012, il museo statale Ordrupgaard aprirà le porte con una serie di iniziative che coinvolgeranno entrambe le strutture espositive. Il complesso, situato alle porte di Copenhagen, è stato ampliato nel 2005 dalla archistar anglo-irachena Zaha Hadid, che ha realizzato il suo progetto decodificando il modello originale ed integrandolo con l’architettura del luogo e con la casa natale di Finn Juhl, costruita nel 1942 di fianco al museo, di cui è oggi parte integrante. Il tour del design nella capitale danese è proseguito al Bella Center, sede espositiva del salone di design Code11, dove nello stand di OneCollection è stata presentata la nuova collezione di poltrone, tavole, sedute, contenitori, tutti basati sulla filosofia progettuale di Finn Juhl. Non solo, proprio in occasione del centenario di Juhl è stata rieditata una edizione limitata della mitica seduta Bone Chair progettata nel 1944 dal grande designer. Da segnalare, sempre di OneCollection, la riedizione della serie di sedute e poltrone Pelikan (1940) e Poeten (1941), entrambe firmate da Juhl, e la Fortuna Chair by Niels
Gammelgaard, oggetti senza tempo che arredano ora le parti comuni e le suite del nuovissimo Bella Sky Hotel, inaugurato lo scorso maggio situato di fianco al polo fieristico del Bella Center. Un hotel ultra moderno dallo skyline avveniristico, denominato anche le ‘Twin Towers di Copenhagen’ per le due torri alte 75 metri; la soluzione architettonica ha previsto una doppia torsione in modo da non ostruire la veduta dalle finestre delle 814 stanze complessive. Tra le sue particolarità annovera un piano dedicato solo alle donne. E dato che tutta la città viene coinvolta in occasione della settimana del design, nel Meat Packing District sono rimasti aperti alcuni locali di tendenza quali il noto Karriere Bar. Più centrale, nella piazza Kongens Nytorv, si trova l’elegante ristorante-gourmet biologico Geist gestito dello stellatissimo chef Bo Bech, nuova icona della cucina danese. Entrambi da provare per i gustosi menu di food design e per gli arredi minimalisti, ma di grande forza suggestiva. Dopo il design, Copenhagen vi attende con la grande mostra dedicata ad Ai Weiwei, controverso artista cinese considerato il più grande talento dell’arte contemporanea, prevista al museo Louisiana dal 18 novembre al 12 febbraio 2012 e ancora da metà novembre fino a fine dicembre il magico Natale al Tivoli allestito con folletti natalizi ◆ www.visitdenmark.com www.visitcopenhagen.com
Fortuna by Niels Gammelgaard
One Case by Soren Ulrik Pedersen
OneCollection 2011
Pelikan by Finn Juhl (1941)
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SEDUZIONI NATALIZIE
Con l’avvicinarsi del Natale aumenta il desiderio di regalare e farsi regalare oggetti e accessori di design per festeggiare questi indimenticabili momenti di Vittoria di Venosa
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Sofa by Christopher Guy, USA
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a tempo le più importanti aziende di design in occasione delle festività di fine anno realizzano delle Limited Edition per ricordare l’evento più atteso: il Natale. Non solo mobili e arredi ma anche gioielli, bijou, ceramiche, porcellane, argenti, cristalli, tutto concorre per rendere più scintillante questo periodo fortemente simbolico. Aziende orientate al design quali Sicis, Kartell, Provasi, Melogranoblu e altre ancora così come gli argenti di Christofle, i calici di Baccarat, i bijou di Pandora e le decorazioni di Wedgwood propongono esclusivi regali di classica eleganza ma con un flair moderno. Come non rimanere sedotti dal centro tavola Arborescence di metallo argentato che il designer Ora-Ito, architetto giapponese noto per la purezza delle sue forme simmetriche, ha progettato per Christofle, o dal collier Baies, una serie limitata di alta oreficeria realizzata a mano dalla emergente artista francese Marion Vidal, proposto sempre da Christofle? Più semplici invece i bijou di Pandora, nota realtà danese che crea anelli e bracciali con cascate di oro, argento lucido e coloratissime pietre preziose, ideali da indossare per un party sfavillante.
Baccarat - Harcourt
E ancora ecco gli storici calici Harcourt proposti da Baccarat, dal design unico e intramontabile, che quest’anno festeggia i suoi 170 anni con una mostra Harcourt Toujour attualmente in corso fino al 28 gennaio 2012 presso la Galerie-Musée Baccarat di Parigi. Per questa icona di stile i flûte Harcourt sono stati reinterpretati da Philippe & Ara Starck nella collezione Jeu de Dame en Noir, praticamente un gioco di pedine di scacchi, molto inconsueto. Ricorda le poltroncine rivestite in velluto rosso dei mitici Orient Express l’elegante sofa proposta da Christopher Guy, nota azienda americana di mobili e arredamenti classici, qui in versione con schienale verticale alto ideale per hall e lobby di luxury hotel.
Sicis - Anaconda poltrona scultura
Provasi
Moroso - Bouquet by Tokujin Yoshioka ph by Alessandro Paderni
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Waterford Snowflake Lifestyle
Christofle - Arborescence by Ora-Ito
Melogranoblu Hydra Alpha 3
Emozionale e scenografica la proposta di Provasi, marchio leader nella lavorazione artigianale, con il suo accogliente divano a tre posti rivestito in seta e velluto dai forti e passionali colori rosso e bordeaux. Più irriverente il divanetto-scultura Anaconda di Sicis che ricorda le spire del serpente, regalo ideale per che ama i guizzi cromatici, i bagliori e la magia dei mosaici. Da regalare ai più freddolosi, il piumino senza peso Loft prodotto da DaunenStep, azienda leader altoatesina, realizzato con una leggerissima nano fibra. Imbottito in soffice piumino Loft è avvolto in cangiante tessuto di seta: un plaid ideale per coccolarsi nelle fredde sere invernali. www.tiffani.it
Villleroy & Boch Winter Bakery Delight
Fibre di luce per illuminare spazi e loft importanti sono invece le proposte di due chandelier molto richiesti: si tratta di Hydra, realizzato dalla dinamica e giovane azienda Melogranoblu, dove una serie di semplici forme di vetro soffiato trasparente e satinato, sospese tramite uno speciale tubolare di maglia colorata formano articolate e fantastiche composizioni luminose. Infine ecco per l’arte della tavola l’allegro set Winter Bakery di Villeroy & Boch per rendere più natalizie le atmosfere di fine anno e festeggiarle insieme alle bollicine di Perrier-Jouet. Cin, cin, salute! ◆ Pandora
Daunen Step Loft lifestyle
Perrier-Jouet - Belle Epoque Fade - piatto dessert
Quando il colore è verde
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ncontriamo Claudio Balestri, presidente di Oikos, azienda leader nella produzione di colore e materia per l’architettura a basso impatto ambientale. Imprenditore etico e visionario, convinto che si possa ‘migliorare la vita con il colore’. Dal 1984 con Oikos si impegna concretamente nei confronti dell’ambiente e delle persone, ben prima che la sostenibilità fosse un’esigenza diffusa e un tema di moda. Un impegno che ha avuto diversi riconoscimenti, come il premio Green Economy di Legambiente, a testimonianza che esiste un modo corretto e sostenibile di fare business. Come nasce Oikos? L’azienda nasce nel 1984. Allora c’erano solo tinte piatte, inquinanti, piene di solventi: nulla che soddisfacesse le nostre esigenze. È iniziata da lì la nostra ricerca di prodotti non tossici che dessero risultati innovativi. Volevamo qualcosa di diverso, che rispondesse a due istanze: una estetica, l’altra ecologica. Da cosa siete partiti? Abbiamo studiato la tradizione decorativa italiana, guardando alla tecnica e allo stile del passato per riproporli in forme contemporanee. La ricerca sui materiali e sui colori è stata fondamentale. Da lì in poi è stato un continuo percorso di evoluzione, l’urgenza di trovare una soluzione al problema dell’inquinamento ha fatto il resto. Quasi 30 anni fa pensare al futuro del pianeta come a un tutt’uno con la vita delle persone, era decisamente inconsueto.
aspetti neurofisiologici della percezione, le sue implicazioni sul metabolismo e il comportamento delle persone. Parlate di recupero della materia in che senso? Tutti i materiali di scarto della nostra produzione e di molte altre vengono usati per creare nuovi materiali: polvere di travertino, residui di taglio della pietra, polveri metalliche. È materia che non si spreca, e salvaguardia del patrimonio naturale. Un impegno in cui convergono etica ed estetica Si, il nostro è un impegno a 360 gradi: impianti che assicurano il massimo risparmio energetico, recupero delle materie residue, riciclo delle acque, abbattimento di emissioni nell’aria, riuso degli scarti del mondo dell’edilizia. Oikos pensa anche al recupero dei luoghi e degli edifici e si impegna per diffondere la cultura della sostenibilità. Sul portale (www. oikos-paint.com) un contatore stabilisce il risparmio delle emissioni di VOC con l’uso dei prodotti Oikos. Persino i nostri contenitori sono in plastica riciclabile. Come è cambiata la vostra azienda negli anni? Dal concetto di Sostenibilità, si è arrivati a quello di Sensibilità: nel progettare, nell’uso di prodotti e cicli a basso impatto, nel rispetto delle normative e dei diritti dei lavoratori, nell’idea di un’azienda attiva anche nel sociale. Abbiamo uno sguardo attento verso l’arte e la bellezza, essenziali nella nostra vita.
Una crescita che si è arricchita della collaborazione di altre professionalità? Il confronto con architetti, progettisti e storici ci ha permesso di migliorare anno dopo anno prodotti e tecnologia. Una volta ottenuti i materiali, c’era bisogno di qualcuno in grado di utilizzarli. Abbiamo organizzato percorsi di formazione per maestri decoratori. Oggi l’aggiornamento continua, in Italia e nel mondo.
Ci parli di “Oikos: la città del colore sostenibile” È un progetto di riqualificazione ambientale e sociale del territorio di Gatteo Mare, lungo il Rubicone, con la creazione di un ‘corridoio ecologico’ fino al Mar Adriatico. Un’area verde che immagina di ospitare un museo all’aperto, un centro internazionale per la ricerca scientifica sul colore e sui materiali sostenibili, uno spazio per la terapia e il benessere secondo un approccio cromatico, e strutture destinate all’attività di formazione sul tema del colore, con master post universitari.
Quale è oggi la vostra proposta? Si basa su un lavoro sui materiali, arrivando a quello sui colori. Oggi le texture sono raffinate, i risultati materici, i colori selezionati con un approccio artistico, analizzando anche gli
Quindi Oikos guarda al mondo esterno Per noi è importante il confronto con altre professionalità, per questo abbiamo inaugurato Blog d’O, piazza virtuale in cui discutere e approfondire i temi del colore e della sostenibilità ◆
eco-design A.D.S
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Entrato nella storia Creato nel 1968 da Dominique Imbert, Gyrofocus, rivoluzionario sia per il suo stile che per la concezione tecnica è, dal punto di vista cronologico, il primo nel mondo per la linea dei focolari sospesi e rotanti a 360°. È un modello di prestigio, diventato ormai un classico a livello internazionale ed il simbolo dell’azienda Focus. www.focus-creation.com
camini nel tempo
C’ di Loriana Nei
C’
era una volta, nei luoghi freddi di montagna, la stube, ovvero l’unica stanza riscaldata della casa. Era un ambiente ‘protetto’, rivestito totalmente in legno, dove la famiglia si riuniva per godere del dolce tepore emanato da un’antica stufa. Spesso si trattava di un manufatto in maiolica decorato a mano, in grado di creare un’atmosfera intima e raccolta. In altri casi, al posto della stube c’era un grande camino in pietra che, oltre a emanare calore, veniva impiegato per cucinare. Oggi, a distanza di anni, il fuoco è ancora un elemento centrale di molte abitazioni. Ha cambiato forma, cornice, design, ma il suo fascino è rimasto quello di sempre.
Il fuoco ovunque I caminetti a gas della Linea Frontal Glass, prodotti da Dim’ora, sono dotati di un’estetica accattivante e moderna e possono essere installati in qualunque tipo di locale e metratura, perché non richiedono la presenza di canna fumaria tradizionale. I vari modelli presentano un fire box di diversa forma e misura, chiuso frontalmente da un vetro ermetico, e possono essere forniti con cornice o senza, in acciaio o antracite, con legna o sassi, e con diverse tipologie di bruciatori. Sono tutti accompagnati da un telecomando di serie. www.dim-ora.it
Raggi concentrici Cosmo è un camino al bioetanolo dallo stile raffinato, composto da una serie di raggi concentrici che si ripetono. Il suo design e il suo pratico impiego ne consentono la collocazione sia in ambienti interni che esterni. È realizzato con ritagli di lamiera arrugginiti. www.glammfire.com
Fuoco sullo schermo Scenario è un focolare incredibile, perché è anche una tv. Nasce dall’integrazione di un termocamino MCZ e di una TV LCD Loewe. Costituito da materiali ultra resistenti e da un’alta tecnologia, consente di collegare alla tv anche altri apparecchi come Home Cinema e PC per la navigazione su internet. Il design è minimal, appositamente studiato per dare risalto alla fiamma grazie alla porta camino completamente invisibile. www.mcz.it
Il trasformista La forma di Bamboo è flessibile, come un elastico si trasforma e si flette con l’inserimento della legna. www.ak47space.com
Eco design Realizzato in marmo e acciaio, il biocamino Cylindus, prodotto da Biofactory, è posizionabile in qualsiasi punto della casa o in giardino. Il peso notevole (32 kg) gli dà una notevole stabilità. Come tutti i modelli al bioetanolo, non richiede la presenza di canna fumaria, non sporca, non lascia nell’ambiente odori o fumi. www.biofactory.it
Accessori chic
Acqua e fuoco Un camino elettrico che genera una lunga lingua di fuoco tramite delle cassette piene di acqua trattata. Il vapore secco che ne scaturisce, illuminato, assume le sembianze di una fiamma reale. Una soluzione dall’alto profilo decorativo, godibile in tutte le stagioni. www.dim-ora.it
Il portatutto Crash è un contenitore in metallo verniciato versatile, perfetto per la legna e per il pellets, ma anche per raccogliere riviste o fare da portavaso. www.ak47space.com
Gambe salde
Maneggevole ed elegante Zen 3 è un modello alimentato a etanolo vegetale dalla linea snella e l’estrema versatilità. Il focolare è munito di elementi elettronici integrati nel corpo dell’impianto, come il detector di CO2, che aziona automaticamente l’arresto del bruciatore. www.focus-creation.com
Realizzato in legno e pelle nera, Eolifocus si erge da solo sulle proprie gambe posizionandosi comodamente accanto al camino ed assolvendo egregiamente alle sue funzioni. www.focus-creation.com
Funzionalità a parete Rigo non è solo un portalegna dallo stile essenziale, ma anche una pratica libreria per riporre libri, riviste e tutto ciò che si desidera. www.ak47space.com
Scultura contemporanea Ufocus è una sorta di onda stilizzata su cui la legna si adagia in tutto comfort ◆ www.focus-creation.com
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Ottaviani
Oltre la luce di Loriana Nei
22290 di Ottaviani
77008 di Ottaviani
Drops di Ottaviani
Candelieri inversi Corrado Corradi Macef 2011
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OTTIMA FATTURA Fanno parte della Exclusive Collection i due preziosi candelabri di Meissen. Tanto il primo appare elaborato e opulento, quanto il secondo lineare e sobrio. Ma entrambi, con decori in oro, sono di prima qualità. www.meissen.com
andelieri sorprendenti, progettati per arredare e personalizzare gli spazi interni con stile e design. Oggetti raffinati che illuminano l’ambiente anche quando la fiamma non è accesa.
SERIE MULTIFUNZIONALE Non c’è un solo modo per utilizzare i Candelieri Inversi. Il loro punto di forza è proprio la versatilità: il vaso può trasformarsi in candeliere, mentre il candeliere diventa un vaso. Il tutto in un impeccabile stile minimal chic. www.corrado-corradi.it
ATMOSFERA D’ALTRI TEMPI Realizzato in finissima porcellana bianca, il candeliere a tre bracci di Henriette by Desart fa parte di una collezione di pezzi unici e originali dedicati alla casa. www.desart.sm
METALLI FLESSUOSI
Design, eleganza, fluidità, sono i tratti tipici dei candelabri firmati Ottaviani. Il modello 77008, in metallo argentato a 4 fiamme, disegna morbide onde; “drops” affascina per la linea raffinata e sinuosa; il candeliere 22290, flessuoso e intrigante, è stato progettato dall’archistar Karim Rashid. www.ottaviani.com
Henriette by Desart - Tempo perduto Meissen Exclusive Collection Candlestick Melchior by Erich Kleinhempel (1903) Meissen Exclusive Collection Candlestick (1755-65)
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APPEAL FEMMINILE Ricorda la dolcezza e l’armonia di una figura femminile il candelabro Venere, realizzato in alluminio lucido al 100% e lavorato a mano. www.doimodecor.it
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Solamente Uno
www.stefanocorso.com
"La vita - è il solo modo per coprirsi di foglie, prendere fiato sulla sabbia, sollevarsi sulle ali (...)" Wislawa Szymborska da "Un Appunto"