solitudini e abbandoni
solitudini e abbandoni a cura di Marika Santarossa
prefazione La parola poetica possiede una forza espressiva capace di creare delle immagini mentali in ognuno e di svelare forti emozioni interiori. Attraverso il mezzo fotografico si può pensare di portare alla luce questi stati d’animo in modo visivo. Solitudine e abbandono, in tutte le loro forme, riecheggiano in questa lettura per immagini volta a enfatizzare l’espressività delle parole della poetessa. Ventuno poesie di Alda Merini sono interpretate fotograficamente mantenendo un equilibrio di compensazione con il testo scritto, rendendo la fotografia tanto espressiva quanto la poesia dalla quale nasce. La ricerca fotografica si focalizza nel catturare particolari inattesi, mantenendo un senso che in alcuni casi è fedele rispetto a nessi immediati o logici, in altri si abbandona a un flusso emotivo. Le poesie scelte vogliono rendersi testimonianza dell’intera vita della poetessa: dai primi componimenti, all’esperienza manicomiale, alla vita fuori da quelle mura. Alda Merini, una donna che si abbandonava alla follia, al dolore, all’amore, alla poesia, alla solitudine. Marika Santarossa
indice 13
so tutto
15
dimmi, se io ti mostro
17
apro la sigaretta
19
com’è stato imprevisto il tuo abbandono!
21
lasciando adesso che le vene crescano
23
ero una foglia libera nel vento
25
le osterie
27
fuga di volpe
29
io ero un uccello
31
la pazza
33
lacrime
35
le mille metamorfosi
37
pensiero, io non ho più parole
39
mancava un palloncino nella mia vita
41
non avessi sperato in te
43
perché mi dici cose sfuggenti
45
ritorna al vento della poesia
47
sarò sola?
49
ti aspetto e ogni giorno
51
un’armonia mi suona nelle vene
53
spazio spazio io voglio
solitudini e abbandoni
poesie di Alda Merini
fotografie di Marika Santarossa
13
so tutto
So tutto del tuo ascendente su Venere e delle case che hai scoperchiato con tanti temporali di versi ogni volta che mi lasciavi io facevo fagotto andavo in una vecchia casa da cui mi sentivo sfrattata da secoli. Io penso che tu ti sia ubriacato spesso che tu abbia preso lucciole per lanterne che tu ti sia divertito per molti anni nascondendoti nel buio delle mie colpe. Ti voglio spiegare che anche tu mi hai fatto impazzire per il semplice fatto che mi hai nascosto luoghi tempi e date della tua vita. Non so niente di te e non è che mettendo la tua carne dentro la mia tu mi abbia detto qualcosa. Mi hai lasciato in sospeso come un ricovero senza dimissioni ed è da allora che io cerco la mia cartella clinica in modo sconsiderato.
Albergo a ore e altre poesie 1995–2000
15
dimmi, se io ti mostro
Dimmi, se io ti mostro la mano aperta, cosa riversi? Forse dodici labbra di un destino o nervature di una vita vecchia? Un monocolo batte sull’asfalto, vìola recensioni a non finire: mi trovo sopra i vecchi rotocalchi e dicon tutti «sangue di bufera questa ha negli occhi». Non sanno che io piango, che ho una solitudine bambina.
Ballate non pagate 1995
17
apro la sigaretta
Apro la sigaretta come fosse una foglia di tabacco e aspiro avidamente l’assenza della tua vita. È così bello sentirti fuori, desideroso di vedermi e non mai ascoltato. Sono crudele, lo so, ma il gergo dei poeti è questo: un lungo silenzio acceso dopo un lunghissimo bacio.
Ballate non pagate 1995
19
com’è stato imprevisto il tuo abbandono!
Com’è stato imprevisto il tuo abbandono! Proprio nel momento in cui io naufragavo nelle onde del tuo piacere tu mi hai lasciato e forse mi hai salvato la vita ma maledetti coloro che salvano i poeti per ignoranza rendendoli creature sconfitte.
Folle, folle, folle di amore per te 2002
21
lasciando adesso che le vene crescano
Lasciando adesso che le vene crescano in intrichi di rami melodiosi inneggianti al destino che trascelse te fra gli eletti a cingermi di luce… In libertà di spazio ogni volume di tensione repressa si modella nel fervore del moto e mi dissanguo di canto ‘vero’ ad esso che trascino la mia squallida spoglia dentro l’orgia dell’abbandono. O, senza tregua più, dannata d’universo, o la perfetta nudità della vita, o implacabili ardori riplasmanti la già morta materia: in te mi accolgo risospinta dagli echi all’infinito.
La Presenza di Orfeo 1953
23
ero una foglia libera nel vento
Ero una foglia libera nel vento e tu ragazzo che mi hai visto cadere mi hai presa per un pantano.
Superba è la notte 2000
25
le osterie
A me piacciono gli anfratti bui delle osterie dormienti, dove la gente culmina nell’eccesso del canto, a me piacciono le cose bestemmiate e leggere, e i calici di vino profondi, dove la mente esulta, livello di magico pensiero. Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto malvissuto e scostante, meglio l’acre vapore del vino indenne, meglio l’ubriacatura del genio, meglio sì meglio l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite; io amo le osterie che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco, e poi nelle osterie ci sta il nome di Charles scritto a caratteri d’oro.
Vuoto d’amore 1991
27
fuga di volpe
A chi mi chiede quanti amori ho avuto io rispondo di guardare nei boschi per vedere in quante tagliole è rimasto il mio pelo.
Clinica dell’abbandono 2000–2002
29
io ero un uccello
Io ero un uccello dal bianco ventre gentile, qualcuno mi ha tagliato la gola per riderci sopra non so. Io ero un albatro grande e volteggiavo sui mari. Qualcuno ha fermato il mio viaggio, senza nessuna carità di suono. Ma anche distesa per terra io canto ora per te le mie canzoni d’amore.
La Terra Santa 1984
31
la pazza
Io sono una sedia una sedia su cui non si siede mai nessuno. Non so se ci sono delle piastrelle o del linoleum o della vernice fresca. Chi mi ha verniciato le mani? Un secondino, immagino, ma ieri è venuta una visita. Una parola, pa–ro–la, parola, parola, mi bacia le labbra, pronuncio la parola.
La pazza della porta accanto 1995
33
lacrime
Io ti prego Maria di darmi un po’ d’acqua di lui, una lacrima soltanto che provi il suo bene. Lo so è soltanto un uomo e io una cosa da nulla ma so che le mie lacrime non sono andate perdute.
Clinica dell’abbandono 2000–2002
35
le mille metamorfosi
Le mille metamorfosi le molte primavere perdute nei giardini del manicomio adesso io voglio star sola. Ho concimato due terre una non ha dato frutto ma l’altra mi ha dato l’alloro e con questo cingerò il mio capo di vergine, che ha chinato il collo sul ceppo perché io sono una martire e dopo andrò davanti all’altare povera di ogni memoria e mi darò al mio Signore ma adesso, si proprio adesso io voglio finalmente stare sola.
L’Altra verità. Diario di una diversa 1986
37
pensiero, io non ho più parole
Pensiero, io non ho più parole. Ma cosa sei tu in sostanza? qualcosa che lacrima a volte, e a volte dà luce. Pensiero, dove hai le radici? Nella mia anima folle o nel mio grembo distrutto? Sei così ardito vorace, consumi ogni distanza; dimmi che io mi ritorca come ha già fatto Orfeo guardando la sua Euridice, e così possa perderti nell’antro della follia.
La Terra Santa 1984
39
mancava un palloncino nella mia vita
Mancava un palloncino nella mia vita da appendere sui muri da tenere come un gioco di carta mancava un palloncino che mi scoppiasse tra i denti mancava l’onda di un vecchio mare perduto mancava l’ombra, la sconclusione il vile ricatto della vita. Poi sei venuto tu che eri un amore e mi hai lasciata sola.
Superba è la notte 2000
41
non avessi sperato in te
Non avessi sperato in te e nel fatto che non sei un poeta di solo amore tu che continui a dirmi che verrai domani e non capisci che per me il domani è già passato.
Superba è la notte 2000
43
perché mi dici cose sfuggenti
Perché mi dici cose sfuggenti che non sanno di vero, perché inganni te stessa? Il violino armonico che avevi dentro si è rotto per sempre. Inutile sperare... Così aspetto che qualcuno bussi alla porta, e non solo il vento.
Folle, folle, folle di amore per te 2002
45
ritorna al vento della poesia
Ritorna al vento della poesia che non ha speranza ma vive giorno per giorno calcando le ossa di vecchi e antichi profeti. Ritorna alle montagne ardenti della solitudine che ti bruceranno il corpo e la voce. Ritorna ai quotidiani tormenti ma sappi che la solitudine è l’unica donna che non ti abbandona.
Clinica dell’abbandono 2000–2002
47
sarò sola?
Quando avrò alzato in me l’intimo fuoco che originava già queste bufere e sarò salda, libera, vitale, allora sarò sola? E forse staccherò dalle radici la rimossa speranza dell’amore, ricorderò che frutto d’ogni limite umano è assenza di memoria, tutta mi affonderò nel divenire… Ma fino a che io tremo del principio cui la tua mano mi iniziò da ieri, ogni attributo vivo che mi preme giace incomposto nelle tue misure.
La Presenza di Orfeo 1953
49
ti aspetto e ogni giorno
Ti aspetto e ogni giorno mi spengo poco per volta e ho dimenticato il tuo volto. Mi chiedono se la mia disperazione sia pari alla tua assenza no, è qualcosa di più: è un gesto di morte fissa che non ti so regalare.
Clinica dell’abbandono 2000–2002
51
un’armonia mi suona nelle vene
Un’armonia mi suona nelle vene, allora simile a Dafne mi trasmuto in un albero alto, Apollo, perché tu non mi fermi. Ma sono una Dafne accecata dal fumo della follia, non ho foglie né fiori; eppure mentre mi trasmigro nasce profonda la luce e nella solitudine arborea volgo una triade di Dei.
La Terra Santa 1984
53
spazio spazio io voglio
Spazio spazio, io voglio, tanto spazio per dolcissima muovermi ferita: voglio spazio per cantare crescere errare e saltare il fosso della divina sapienza. Spazio datemi spazio ch’io lanci un urlo inumano, quell’urlo di silenzio negli anni che ho toccato con mano.
Vuoto d’amore 1991
Finito di stampare nel mese di Novembre 2013 presso Papermedia, Treviso, Italy