Aston martin

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2003

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Dopo ogni modello è indicato tra parentesi il genere di articolo: I = impressioni di guida P = prova su strada PSP = prova speciale

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AL VOLANTE • ASTON MARTIN «DB7 GT» I PARTICOLARI CHE CONTANO

La classe e i cavalli

A destra, una vista dello splendido abitacolo rifinito con pelle e alcantara in tinta con la carrozzeria. Sotto, la targhetta identificativa sul battitacco e un particolare della pinza freno.

● 5935 cm³ ● 324 kW - 435 CV ● EURO 3 ● € 152.000 ● Prodotta a Bloxham (GB)

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12 CILINDRI COSWORTH Il motore della «DB7» è stato modificato nell’alimentazione e nelllo scarico con lo scopo di renderlo ancora più sportivo. Sulla «GT» eroga ben 435 cavalli. Viene prodotto dalla Cosworth, che ne cura anche la messa a punto.

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Aprile 2003 • AL VOLANTE

Caratteristiche tecniche fornite dal costruttore Aston Martin «DB7 GT» • Motore: 12 cilindri a V (60°) - Cilindrata 5935 cm³ - Potenza max 324 kW (435 CV) a 6000 giri/min - Coppia max 556 Nm a 5000 giri/min - 4 valvole per cilindro - Alimentazione a iniezione elettronica - Omologazione antinquinamento Euro 3. • Tassa di possesso: € 836,00. • Trasmissione: trazione posteriore - Cambio a 6 rapporti - Differenziale autobloccante. • Pneumatici: anteriori 245/40 R 18 92 Posteriori 265/35 R 18. • Corpo vettura: coupé, 2 porte, 4 posti Avantreno e retrotreno a ruote indipendenti, bracci trasversali, molla elicoidale, barra stabilizzatrice - Ammortizzatori idraulici telescopici Freni a disco autoventilanti, Abs e Asr - Servosterzo. • Dimensioni e massa: lungh. 4,692 m - Largh. 1,830 m - Alt. 1,243 m - Massa 1775 kg. • Prestazioni: vel. max 300 km/h; 0-100 km/h in 4,8 s.

ERRA DI APPASSIONATI, di piccoli e grandi costruttori, all’Inghilterra si devono alcune delle più belle automobili di tutti i tempi. È il caso delle Aston Martin, note al grande pubblico più che altro per le imprese di James Bond, ma, in realtà, quasi sconosciute, soprattutto in Italia, dove, finora, sono arrivate con il contagocce. Non vi è dubbio, comunque, che, quello attuale, sia un periodo di grande fermento per la piccola e prestigiosa Casa britannica (dal 1994 di proprietà della Ford). Dopo la «Vanquish», le serie speciali carrozzate da Zagato e la Concept «AMV8» presentata a Detroit, prefigurazione di una «piccola» sportiva prevista per il 2005, è ora la volta di una versione speciale della conosciuta «DB7», la «GT», che si differenzia per un leggero e riuscito face lifting, per modifiche agli interni e, soprattutto, per sostanziosi interventi alla meccanica, che ne hanno cambiato non poco il carattere. A cominciare dal motore: il V12, costruito dalla Cosworth, grazie a un nuovo impianto di scarico e alla rimappatura della centralina dell’iniezione, guadagna quindici cavalli e tocca quota 435. I tecnici inglesi sono intervenuti anche sulla trasmissione, migliorando la manovrabilità del cambio, accorciando il rapporto finale e sostituendo la frizione che ora è di tipo bidisco. Sospensioni e freni sono stati anch’essi completamente rivisti: irrigidite le prime e potenziati i secondi (im-

pianto Brembo). Una volta al volante, è impossibile resistere al fascino di quest’auto. La pelle Connolly, cucita a mano, ricopre buona parte dell’abitacolo e si sposa perfettamente con il carbonio a vista e l’alluminio utilizzati per rifinire plancia e tunnel centrale. Il motore e il cambio, piuttosto arretrati per garantire un’ottimale distibuzione dei pesi, levano un po’ di spazio all’abitacolo, per cui la pedaliera è leggermente disassata sulla sinistra. Comunque, la posizione di guida è corretta con i comandi principali ben posizionati. PULSANTE DA CORSA L’avviamento, come sulle auto da corsa, avviene premendo un pulsante (rosso) sulla plancia. Il V12 gira rotondo al minimo, ma sale di giri con una rapidità entusiasmante non appena si sfiora il pedale dell’acceleratore. Su strada o, meglio, in pista, dove si è svolta la nostra breve prova, la «DB7 GT» regala grandi soddisfazioni. Docile e confortevole quando la si utilizza a basso e medio regime, cambia carattere se si spinge a fondo. Il V12 acquista una tonalità metallica, cattiva, sale rapidamente di giri fino alla zona rossa del contagiri (7200 giri/min) ben assecondato dal cambio manuale a sei marce. Assetto e freni sono adeguati alle grandi prestazioni che quest’automobile è in grado di sviluppare. In curva la «DB7 GT» si appoggia saldamente sulle ruote esterne e garantisce una tenuta di strada molto elevata. Grazie alle modifiche apportate alle sospensioni, il rollio e il beccheggio appaiono notevolmente ridotti, cosicché il comportamento è tendenzialmente neutro, ma facilmente modificabile avendo a disposizione più di quattrocento cavalli. Questo, ovviamente, se si è disinserito il sistema antipattinamento, perché, altrimenti, la «DB7 GT» non comporta alcun problema di guida. Classe, eleganza e tanta grinta, ecco, in sintesi, la «DB7 GT». M.P.O. AL VOLANTE • Aprile 2003

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PROVA SU STRADA • ASTON MARTIN «V12 VANQUISH» E FERRARI «575M MARANELLO F1»

300 all’ora facili facili Esiste un mondo, quello delle supercar, dove è lecito sognare. E aspettarsi il meglio. Ecco, dunque, quelle che riteniamo le due gran turismo più belle, veloci e affascinanti in un confronto un po’ insolito. Su strada e in pista.

IN DUE HANNO MILLE CAVALLI Le protagoniste del confronto impegnate sui tornanti della S.S. 38 che porta al Passo dello Stevio (per l’occasione chiuso al traffico in un breve tratto). Grandi emozioni in uno scenario spettacolare.

«V12 Vanquish» ● 5935 cm3 ● 336 kW (457 CV) ● 12 cilindri a V ● Euro 3 ● € 238.751 «575M Maranello F1» ● 5748 cm3 ● 379 kW (515 CV) ● 12 cilindri a V ● Euro 3 ● € 204.151 172

Novembre 2003 • PROVA SU STRADA

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IOVE E FA FREDDO. La «575M» è là, davanti a noi, che si arrampica sugli stretti tornanti dello Stelvio. La vediamo, da bordo dell’Aston Martin, apparire per poi scomparire subito dopo, inghiottita nuovamente in una nuvola. Uno scenario bellissimo quanto inquietante. In queste condizioni così particolari, la «Vanquish» si rivela assai più confortevole e docile da guidare del previsto. Saliamo utilizzando la seconda e la terza marcia, sfruttando la coppia del dodici cilindri, e scalando ogni volta fino alla prima per affrontare i tornanti. Il cambio, elettroattuato con un sistema molto simile a quello della Ferrari (entrambi sono «robotizzati» dalla Magneti Marelli), funziona molto bene e semplifica non poco la guida di questa potentissima gran turismo. Lo si comanda con due leve poste sul piantone dietro al volante. Esattamente come sulle «formula 1», tirando quella di destra si inseriscono i rapporti superiori e viceversa, agendo su quella di sinistra, li si scala, con l’elettronica che provvede da sola a effettuare le doppiette e a raccordare perfettamente il regime del motore tra un rapporto e l’altro. L’asfalto viscido rende alquanto problematico scaricare a terra tutti i cavalli del dodici cilindri. Ancora una volta è l’elettronica a darci una mano, con il sistema antipattinamento (Asr) che parzializza la potenza del motore ogni volta che le ruote motrici tendono a pattinare. Poche curve e siamo in cima al Passo (a quota 2758 m). Finalmente liberi da nebbie e nuvole ci fermiamo. È venuto il

FARE TIDELLA DIDLIAHJ H YU Lortionsed digna consed eui tie magna alismol ndionsed ting eugiam, conulluptat voluptate consequis nit wis nisim illaore faciduisi.Lor si. Loreet la faccum dit prat, velit wissed do od do eu feuguer tetuerostrud dolent pratinim augueriure minciduis euisl ipsummy nis ad te faciduisl ullut ercilit ulla

Caratteristiche tecniche fornite dal costruttore

Caratteristiche tecniche fornite dal costruttore

Aston Martin «V12 Vanquish» • Motore: anteriore longitudinale - 12 cilindri a V (60°) - Alesaggio 89,0 mm - Corsa 79,5 mm - Cilindrata 5935 cm³ - Rapporto di compressione 10,5:1 - Potenza max 336 kW (457 CV) a 6500 giri/min Coppia max 556 Nm a 5000 giri/min - Potenza specifica 56,6 kW/l (77,0 CV/l) - Basamento, blocco cilindri e teste di lega leggera - 4 valvole per cilindro - 2 assi a camme in testa per bancata (catena) - Iniezione elettronica multipoint - Condotti di scarico di lunghezza variabile - Euro 3. • Tassa di possesso: € 866,88. • Trasmissione: trazione posteriore - Cambio elettroattuato a 6 marce Differenziale autobloccante. • Pneumatici: anteriori 255/40 R 19, cerchi 9J - Posteriori 285/40 R 19, cerchi 10J; vettura provata con Yokohama «ASV Sport» - Kit di riparazione. • Corpo vettura: 2 porte, 2+2 posti - Scocca portante di lega leggera con elementi in materiale composito - Avantreno a ruote indipendenti, bracci trasversali, molla elicoidale, barra stabilizzatrice - Retrotreno a ruote indipendenti, bracci trasversali e biella longitudinale, molla elicoidale, barra stabilizzatrice - Ammortizzatori idraulici telescopici - Freni a disco autoventilanti, Abs e Asr - Sterzo a cremagliera, servocomando idraulico Serbatoio carburante 80 litri. • Dimensioni e massa: passo 2,690 m - Carreggiata anteriore

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1,550 m - Carreggiata posteriore 1,570 m - Lunghezza 4,665 m - Larghezza 1,923 m - Altezza 1,318 m - Massa a vuoto in ordine di marcia 1820 kg, a pieno carico 2100 kg Bagagliaio 180 dm3. • Prodotta a: Newport Pagnell (Gran Bretagna).

momento di trarre qualche conclusione su queste auto straordinarie. Incominciamo dalla loro storia. Se la Ferrari, dall’alto del suo tredicesimo titolo mondiale costruttori appena conquistato, non ha certo bisogno di presentazioni, l’Aston Martin è assai meno nota ai nostri lettori e merita sicuramente qualche approfondimento in più. Il marchio di questa piccola Casa Inglese deriva curiosamente dall’unione del nome di una gara in salita, l’Aston Clinton, con il cognome del suo fondatore Lionel Martin, che nel 1908 apre, a Londra, un’officina di preparazioni sportive. Senza dilungarci sui primi anni di vita della società e sui suoi continui dissesti finanziari, arriviamo direttamente agli anni ’50 quando, sotto la guida del suo quinto proprietario, David Brown, prende forma la fortunata serie dei modelli «DB». Il culmine è la conquista del titolo mondiale marche del 1959 proprio ai danni della Ferrari, che allora gareggiava con le «Testarossa», una rivalità, dunque, mai sopita. Anni di gloria seguiti da un declino che sembrava inarrestabile, se non fosse stato per la Ford, che ha rilevato la Casa inglese nel 1987 investendovi denaro e risorse umane. Dopo aver ritrovato la sua vera dimensione, e le sue tradizioni, l’Aston Martin sta ora vivendo un momento magico. Dopo la «Vanquish», di cui in poco più di due anni sono stati prodotti e venduti più di mille esemplari, è già pronta la «DB9» che, al recente salone di Francoforte, ha raccolto commenti entusiastici. Ma torniamo alle nostre due sfidanti.

Ferrari «575M Maranello F1» • Motore: anteriore longitudinale - 12 cilindri a V (65°) - Alesaggio 89,0 mm - Corsa 77,0 mm - Cilindrata 5748 cm3 - Rapporto di compressione 11,0:1 - Potenza max 379 kW (515 CV) a 7250 giri/min - Coppia max 588 Nm a 5250 giri/min - Potenza specifica 65,9 kW/l (89,6 CV/l) - Basamento, blocco cilindri e teste di lega leggera - 4 valvole per cilindro - 2 assi a camme in testa per bancata (cinghia dentata) - Iniezione elettronica multipoint con una farfalla per cilindro - Condotti di aspirazione e scarico di lunghezza variabile - Euro 3. • Tassa di possesso: € 977,82. • Trasmissione: trazione posteriore - Cambio elettroattuato in blocco col differenziale a 6 marce - Differenziale autobloccante. • Pneumatici: anteriori 255/40 R 18, cerchi 8,5J

- Posteriori 295/35 R 18, cerchi 10,5J; vettura provata con Bridgestone «S02» - Kit di riparazione. • Corpo vettura: 2 porte, 2 posti - Telaio a traliccio d’acciaio, carrozzeria d’alluminio - Avantreno a ruote indipendenti, bracci trasversali, molla elicoidale, barra stabilizzatrice - Retrotreno a ruote indipendenti, bracci trasversali, molla elicoidale, barra stabilizzatrice - Ammortizzatori idraulici a controllo elettronico - Freni

a disco autoventilanti, Abs e Asr - Sterzo a cremagliera, servocomando idraulico - Serbatoio carburante 105 litri. • Dimensioni e massa: passo 2,500 m - Carreggiata anteriore 1,632 m - Carreggiata posteriore 1,586 m - Lunghezza 4,550 m - Larghezza 1,935 m Altezza 1,277 m - Massa a vuoto in ordine di marcia 1730 kg, a pieno carico 2000 kg - Capacità bagagliaio 185 dm3. • Prodotta a: Maranello (MO).

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Una vicina all’altra, queste due auto fanno davvero impressione. La «575M», per quanto non più nuovissima, è ancora una gran bella automobile e, soprattutto, sprigiona grinta da ogni poro. La «Vanquish», da parte sua, è di una bellezza che incanta. La sua linea, che si rifà in modo deciso alle «DB» degli anni Sessanta, lascia davvero senza fiato. Per quanto riguarda l’abitacolo, ognuna a modo suo regala un ambiente unico quanto affascinante (vedere le foto alle pagg. 178-181). Su entrambe il posto guida è praticamente perfetto, con i comandi al posto giusto, segno di uno studio ergonomico accurato. Ci eravamo sempre chiesti come doveva essere usarle normalmente. Dobbiamo convenire che questo primo test è stato superato brillantemente da tutt’e due. Sia con l’Aston Martin sia con la Ferrari ci siamo buttati nel traffico di Milano, rimanendo bloccati più volte in code chilometriche sulle tangenziali e abbiamo poi raggiunto Sondrio e Bormio. Sempre sotto la pioggia, abbiamo finalmente imboccato la Statale 38 che porta al Passo dello Stelvio. Grazie all’elettronica, la guida di queste super granturismo non richiede attenzioni particolari, se non quella di dover tenere sempre d’occhio la lancetta del tachimetro per evitare di ritrovarsi, quasi senza accorgersene, a velocità oggettivamente poco consone con le regole del Codice della Strada e del buon senso. Certo non sono comode come una Mercedes «CL»,

L’ANIMA NASCOSTA Nessuna delle due nasce per un utilizzo schiettamente agonistico, ma sia l’Aston Martin sia la Ferrari non si tirano indietro quand’è il momento di mettere le ruote in pista.

Tenuta di strada

PARLANO I NUMERI

ominciamo con i numeri: nella nostra curva a raggio costante, la Aston Martin ha spuntato un’accelerazione laterale massima pari a 0,97 g, con una velocità media di 82,4 km/h. La Ferrari è riuscita a fare meglio: 1,03 g, che corrispondono a 84,7 km/h. Al di là delle cifre, la «Vanquish» non è stata aiutata dall’assetto, che è caratterizzato da un’impostazione generale meno corsaiola rispetto a quello della Ferrari. Infatti, nonostante il rollio contenuto, la vettura tende a sottosterzare un po’ più del dovuto, una caratteristica, quest’ultima, che rende anche meno «sentite» le eventuali

C

Pista asciutta

Giro di pista

Temperatura aria 19,9 °C

Frenata Acceleratore parzializzato Acceleratore a fondo

CARATTERI DIVERSI

è l’una né l’altra insidiano il miglior tempo registrato a Vairano, che resta quello della Porsche «911 GT2» (1’18”992), vettura peraltro più estrema. Tra le due, la «Maranello» è risultata decisamente più veloce, con quasi due secondi di vantaggio. Un risultato al quale ha contribuito il motore più potente, il cambio veloce e «cattivo» nei passaggi di marcia, lo sterzo più rapido e preciso. Posto che, tra i cordoli, anche con la Aston Martin

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Temperatura asfalto 32,0 °C

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ci si possono togliere delle belle soddisfazioni, la «575M» in pista si trova un po’ più a suo agio: è fulminea nel trovare l’appoggio in curva e anche nei rapidi cambi di direzione mette in luce un bilanciamento straordinario. L’unico appunto per la Ferrari riguarda soltanto l’eccessivo alleggerimento del retrotreno quando, all’ingresso di una curva, si decide di trasferire il carico sull’avantreno per rendere ancora più incisiva l’azione delle ruote anteriori.

Aston Martin 1’23’’433 (velocità media: 110,5 km/h) Ferrari 1’21’’553 (velocità media: 113,0 km/h)

correzioni da parte del pilota. La «575M» è, invece, più neutra e bilanciata, con minor sottosterzo quando si arriva al limite. Senza contare la maggior reattività ai comandi dello sterzo, che con piccoli movimenti contrasta eventuali perdite di traiettoria.

ma sono comunque auto sufficientemente confortevoli, soprattutto la «Vanquish», che vanta un abitacolo meglio insonorizzato e che, grazie ad un assetto un po’ più morbido, assorbe meglio le asperità della strada. Auto, dunque, che almeno in teoria possono essere utilizzate tutti i giorni come ogni altra vettura, ma che, sia ben inteso, sarebbe davvero riduttivo definire come normali. Una curiosità: il consumo medio rilevato in questa prima giornata di prova è stato pari a 16,7 l/100 km (6,0 km/l) per l’Aston Martin e 18 l/100 km (5,6 km/l) per la Ferrari. Per entrambe, il punto di forza è rappresentato dal motore; si tratta di due dodici cilindri di quasi sei litri di cilindrata (5935 cm3 per l’Aston, 5748 cm3 per la Ferrari) realizzati completamente di lega leggera con distribuzione a doppio albero a camme in testa per ogni bancata e quattro valvole per cilindro. Il «dodici» Ferrari ha in più la lubrificazione a carter secco, cioè senza coppa dell’olio, e l’alimentazione singola, con una farfalla e un iniettore per ogni cilindro. Entrambi, infine, hanno i condotti di scarico a geometria variabile. Il «V12» di PROVA SU STRADA • Novembre 2003

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Maranello eroga ben 515 CV a 7250 giri/min, contro 457 a 6500 giri di quello inglese e anche il valore di coppia massima (588 Nm a 5250 giri/min contro 556 a 5000) è a favore del motore italiano. Entrambi sono abbinati a cambi meccanici elettroattuati a 6 rapporti (collocato posteriormente in blocco con il differenziale sulla «575M»). La trazione, ovviamente, è posteriore. Nette, invece, le differenze per quanto riguarda il telaio. L’Aston Martin utilizza una raffinata struttura monoscocca di alluminio integrata da rinforzi in fibra di carbonio e materiali compositi. Quello della «575M», invece, è più tradizionale con un’ossatura centrale in tubi di acciaio e la carrozzeria di alluminio. Le sospensioni, su entrambe, sono a quadrilateri deformabili con ammortizzatori a controllo elettronico sulla Ferrari. I freni, sviluppati in collaborazione con la Brembo, sono a disco autoventilanti e forati con diametro di 355 mm davanti e 330 dietro sulla gran turismo inglese, che utilizza cerchi da 19 pollici e, rispettivamente, 330 e 310 mm sulla italiana (che ha cerchi ruota da 18 pollici). Archiviata tra i ricordi (più belli) la giornata sullo Stelvio, è ora venuto il momento di andare in pista per vedere davvero di cosa sono capaci queste due granturismo. Se su strada abbiamo forse apprezzato un po’ di più l’Aston Martin, soprattutto per il confort e la ricchezza degli interni, in pista è la «575M»

PIACE D’accordo, è un dettaglio, ma la finitura di pelle delle levette del cambio al volante è molto appagante. E, al tatto, si «accorda» alla perfezione con quella del volante.

NON PIACE

Non è il massimo né per la quantità d’informazioni né per la leggibilità: i numeri sono piccoli e il contagiri, a lato sulla sinistra, non risalta come sarebbe utile.

Velocità max: 303,3 km/h

0-100 km/h: 5,8 s

0-200 km/h: 16,5 s

70-120 km/h in V: 9,1 s

PREZIOSITÀ TECNOLOGICHE Il dodici cilindri a V della Aston Martin occupa gran parte del cofano, ed è sormontato da una barra duomi che è un piccolo capolavoro d’ingegneria: la parte centrale è di carbonio e si raccorda con due fusioni di alluminio, a loro volta avvitate alla carrozzeria. Da notare anche i quattro condotti (di colore argento) per far sfogare il calore.

ESCLUSIVE PICCOLEZZE Notevole il set di piccoli attrezzi nel cassetto portaoggetti (qui sopra a sinistra): block-notes, penna a sfera, attrezzo multiuso, manometro per la pressione delle gomme e torcia a batterie. Curatissimi anche i sedili posteriori, sui quali non è però facilissimo prendere posto.

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a prendersi la rivincita. Una volta selezionata la modalità «Sport», che interviene sulla taratura delle sospensioni e sulla velocità di cambiata, e dopo aver disinserito il controllo della trazione Asr, la gran turismo di Maranello si trasforma in una vera e propria belva capace di prestazioni eccezionali. Ci mettiamo all’inizio del rettilineo della pista di alta velocità. Con il piede sinistro sul freno, innestiamo la prima e portiamo il regime del motore a 5000 giri/min. Appena rilasciamo il freno, la frizione attacca di schianto, e, in mezzo a una nuvola di fumo azzurro, la «575M» balza in avanti. In un attimo siamo a limitatore, innestiamo la seconda, le ruote motrici tornano a pattinare per qualche metro e siamo già oltre i 100 km/h (in 4,8 secondi). I 200 km/ h vengono toccati dopo 14,2 s, mentre chiudiamo il chilometro in 22,6 con una velocità d’uscita prossima ai 250 km/h. Numeri che si commentano da soli. L’Aston Martin, meno potente e più pesante, è leggermente più lenta della Ferrari ma, comunque, come potete vedere dai dati riportati a pag. 182, è anch’essa, in assoluto, velocissima. Pari merito per quanto riguarda la frenata, ma una stella in più per la gran turismo italiana relativamente alla tenuta di strada (la «Vanquish» ha un sottosterzo più marcato che la penalizza nelle curve medio-lente) e allo sterzo decisamente più rapido e preciso sulla Ferrari. A questo punto non •••• vi resta che scegliere.

PIACE

L’aspetto volutamente rétro del grande contagiri centrale non toglie nulla alla funzionalità: lo strumento è ben visibile in tutte le situazioni, sia di giorno sia di notte. Senza contare il fascino del cavallino che occhieggia nella zona centrale.

NON PIACE Pulsanti e interruttori non sono il massimo, ma, a voler essere pignoli, è soprattutto l’autoradio ad avere un aspetto un po’ dimesso.

Velocità max: 320,2 km/h

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0-100 km/h: 4,8 s

0-200 km/h: 14,2 s

70-120 km/h in VI: 8,1 s

FATTA COME UN TEMPO

RITAGLIATA SU MISURA

Una volta sollevato il lunghissimo cofano, il dodici cilindri della «Maranello» appare in tutta la sua maestosità. Bellissime le fusioni dei condotti dell’aria, che contribuiscono in maniera determinante all’atmosfera di esclusiva artigianalità della «575M».

Le maggiori possibilità di personalizzazione riguardano gli interni. Qui ci si può sbizzarrire con colori e materiali, ma non soltanto: al posto dei sedili tradizionali (foto accanto), si possono avere sedili sportivi con guscio di carbonio e cinture a quattro punti. PROVA SU STRADA • Novembre 2003

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