Charles de Foucauld - santa Pasqua

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Oggi, mercoledì della Settimana Autentica (Santa), desidero fare gli auguri dopo questo Cammino che sfocia nella santa Pasqua. Cammino insolito e strano quest’anno a causa della pandemia da Coronavirus. Se questo da una parte ha favorito la riflessione personale e la preghiera, dall’altra è stato denso di preoccupazioni. Sperando di aver cercato e trovato pace interiore affidandoci al Signore Gesù, troviamo proprio nella santa Pasqua il significato vero:

la vita muore e risorge, come per Gesù. Vi offro queste riflessioni del

Beato Charles de Foucauld come testimonianza di una vita donata fino al martirio e risorta.

Che sia una Buona Pasqua di Risurrezione! Mario Banfi

Beato Charles de FOUCAULD Meditazioni Brani sulla Passione del Signore Gesù

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« Allontanatosi quanto un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: "Padre, se Tu vuoi, allontana da Me questo calice; tuttavia, non la mia volontà sia fatta, ma la tua" » (Lc 22, 41-42). pag 225

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[...] Dimentichiamoci di noi persino della nostra agonia per Gesù, cosi come Gesù dimentica se stesso persino nella sua agonia per noi. Preghiamo com'Egli c'insegna a pregare, « cercando sempre il luogo che meglio porta al raccoglimento », come dice Giovanni della Croce riassumendo gli ammaestramenti di Nostro Signore, ora soli nella nostra cella, ora qui, insieme ad altri, ma conservando ciascuno il silenzio e anzi un po' in disparte dagli altri per essere più solitari... Ci sono anche momenti in cui si prega insieme: Nostro Signore ha tanto raccomandato la preghiera in comune! Egli non ha meno raccomandato la preghiera solitària, o quella completamente solitària, o quella in cui si è uniti agli altri col corpo ma ciascuno sta in silenzio... Ha raccomandato, ha dato l'esempio di tutti questi generi di preghiere. Imitiamoli tutti... Egli prega in ginocchio: facciamo lo stesso. Prega assai a lungo, per lo meno un'ora; altre volte passa l'intera notte in preghiera: facciamo lo stesso. Dice però solo pochissime parole (come ce ne ha dato il precetto), esprime il suo desiderio in due parole e lo ripete incessantemente (come comanda di « pregare senza stancarci »... al pari della vedova): facciamo lo stesso: esprimiamo il nostro desiderio a Dio semplicemente con due parole e ripetiamolo senza sosta, come un grido! Dopo aver espresso il suo desiderio Egli aggiunge: « Tuttavia, non la mia volontà, ma la tua », ed inoltre nell'esprimere il suo desiderio ha messo questa restrizione: « Se Tu vuoi »; facciamo lo stesso: dopo aver fatto la nostra domanda o nel farla, aggiungiamo sempre questa restrizione: « Che si compia la tua volontà e non la mia... Se è la tua volontà... Se Tu vuoi », perché nella maggior parte dei casi lo sappiamo così poco se quel che chiediamo è per il bene, è per la gloria di Dio, è la sua volontà!

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« Allontana da Me questo calice! Però non sia ciò che voglio io, ma ciò che vuoi Tu » (Mc 14, 36). pag 227

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[...] Nella prova, nel dolore, nel pericolo, in ogni avvenimento grave, preghiamo! Preghiamo come Gesù nel Getsemani, come bambini, con un abbandono completo, una familiarità perfetta, senza nulla di studiato, « con poche parole », come ha insegnato Lui, ma ripetendo le stesse. Facciamo che la nostra preghiera sia in due parti: la prima in cui esprimiamo il nostro bisogno, la seconda in cui diciamo: « Non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi Tu » (è sempre così che devono terminare tutte le nostre preghiere », come Egli ci da qui l'esempio; oppure in una parte sola in cui diciamo semplicemente: « Mio Dio, si faccia la tua volontà ». Ci da l'esempio di questa preghiera anche nel Pater noster, che si compendia tutto quanto in queste poche parole... Questi due generi di preghiera sono egualmente perfetti, poiché Dio ci da l'esempio di ambedue: lo Spirito Santo, secondo le circostanze, ha ispirato a Gesù sia l'una che l'altra. Facciamo come Gesù, diciamo pure indifferentemente tanto l'una quanto l'altra, secondo quel che lo Spirito Santo c'ispirerà; non attacchiamoci di più né alla preghiera di adesione preceduta da richieste né alla preghiera di adesione senza richieste: amiamo egualmente l'una e l'altra, perché tutte e due sono divine, e facciamo indifferentemente l'una o l'altra, secondo quel che lo Spirito Santo c'ispira nell'attimo presente. 3


« Entrato in agonia, pregava più intensamente... » (Lc. 22, 44).

pag 228 pag. 20

[...] Più noi soffriamo, più dobbiamo pregare. Invece, è tutto il contrario ciò che accade ordinariamente: più soffriamo, più siamo tentati e più stentiamo a pregare; la tattica del demonio è quella di avvolgerci come in una nube, di annegarci in qualche modo nella nostra sofferenza o nella nostra tentazione, e d'impedirci d'alzare la voce e gli occhi al cielo... Squarciamo questa rete, questa nube, non cadiamo in questo tranello, poiché noi lo conosciamo, e quanto più soffriamo, quanto più siamo tentati, tanto più ardentemente, tanto più con tutto il cuore gettiamoci in Dio, chiamiamoLo in aiuto con fede ed amore!

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« Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? » (Mc 14,37).

pag 229pag. 21

[...] Ahimè, ahimè, ahimè. È a me, più che ad altri, che si applica questo rimprovero... Quante volte Nostro Signore aveva ragione a dirmi: « Non sei riuscito a vegliare un'ora sola insieme a Me!». Mio Signore e mio Dio, io non posso far altro che prostrarmi ai tuoi piedi, battermi il petto, chiederti perdono per un passato cosi lungo di negligenza, di pigrizia e di tiepidezza, ringraziarTi per aver sopportato tanto tempo un essere cosi malvagio, supplicarTi di darmi la tua forza per non ricadere mai più in questa colpa che detesto, che è cosi ignobile; per vegliare sempre insieme a Te, quando Tu mi permetti di farlo; per coricarmi tanto tardi quanto Tu mi permetterai, per alzarmi tanto presto quanto Tu mi autorizzerai... Ne faccio qui il proposito ai tuoi piedi, o mio Signore Gesù; benedicilo e rendilo incrollabile. D'ora innanzi veglierò sempre insieme a Te tanto a lungo quanto Tu ti degnerai di permettermelo; veglierò incessantemente insieme a Te, senz'altri limiti che l'obbedienza alla tua santa volontà, o mio beneamato Signore Gesù! Amen.

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«Dormite pure e riposatevi...» (Mc 14, 41) pag 232

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Tenero rimprovero ai prediletti del suo cuore, che nella sua bontà si è degnato di ammettere al favore di vegliare insieme a Lui e che anziché approfittare di questa grande grazia hanno miserevolmente lasciato che il proprio spirito soccombesse sotto il peso della carne, ed hanno dormito invece di tener compagnia al loro Maestro nella sua preghiera e nella sua veglia. [...] O Cuore di Gesù, io mi getto in Te. Fai, Te ne supplico, ch'io non meriti mai più questo rimprovero che rivolgi ai tuoi apostoli e che purtroppo ho meritato così spesso!... Fai ch'io vegli insieme a Te tanto spesso e tanto a lungo quanto Tu me lo permetterai! Fai ch'io non perda nessuno di questi beati momenti di colloquio intimo con Te!... Fai che non m'accada mai più (non oso quasi dirlo, tanto è odioso) di preferire il sonno alla tua compagnia, di avere più caro il dormire che lo stare ai tuoi piedi a guardarTi e a dirTi che Ti amo!... Concedimi la grazia di vegliare molto spesso e molto a lungo ai tuoi piedi... Che le mie notti siano ciò che erano quelle della santa Vergine e di san Giuseppe, un lungo colloquio intimo con Te, un tempo di adorazione, di contemplazione, d'illuminazione interiore [...]

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«Quello che bacerò... prendeteLo... Lo catturarono... AbbandonatoLo, fuggirono tutti... » (Mc 14, 44-50).

pag 233 pag. 27

[...] La tua anima possedeva una conformità meravigliosa alla volontà di Dio. Tutto ciò che volevi come Dio, lo volevi anche con tutto il tuo cuore, come uomo; « era il tuo cibo, il volere e il fare la volontà divina... », ma nello stesso tempo la tua anima e il tuo corpo erano passibili e necessariamente, naturalmente, soffrivano per tutto ciò a cui Dio ha congiunto la sofferenza per la natura umana: il tradimento degli amici, l'abbandono dei discepoli, l'arresto brutale e violento; qualsiasi anima umana, a meno di un miracolo, soffre per questo. Tu hai voluto soffrire ciò per noi, o mio Dio. E di queste catene, di queste brutalità, anche il corpo ne soffre, a meno di un miracolo. E tu hai voluto soffrire ciò per amore nostro! Quanto sei buono! Senza dubbio è in vista di Dio che hai sofferto queste cose, per Lui, per fare la sua volontà, per amore suo; è in vista di Dio che hai compiuto tutte le tue azioni, hai pensato tutti i tuoi pensieri, hai detto tutte le tue parole, hai passato tutti i tuoi istanti... Però Tu hai fatto tutte queste cose non soltanto per Dio, ma nello spirito di Dio, conformando i tuoi pensieri ai suoi, il tuo cuore al suo. Ora, Dio Ti comanda queste cose in uno spirito d'immenso amore verso gli uomini: « Dio ha tanto amato il mondo che ha offerto il suo unico Figlio ». Se dunque hai sofferto così in vista di Dio solo, hai sofferto allo stesso tempo col Cuore pieno di un immenso amore verso gli uomini e di un immenso desiderio di salvarli e di santificarli... Hai sofferto ed hai compiuto tutte le azioni in vista di Dio solo, ma avendo nel medesimo tempo per gli uomini quell'amore che Dio stesso ha per loro, quell'amore così grande « ch'Egli ha offerto il suo unico Figlio per essi ». Abiezione, distacco, abbandono, oblìo! Quando verremo disprezzati, maltrattati, battuti, incatenati, diciamo: « Amen, Alleluia!». « Rallegriamoci ed esultiamo di gioia », perché allora assomiglieremo a Nostro Signore Gesù... Quando i nostri amici ci tradiranno, quando tutti ci lasceranno, ci dimenticheranno, ci abbandoneranno, « rallegriamoci ed esultiamo di gioia », perché allora assomiglieremo a Nostro Signore Gesù... Quando queste cose ci accadranno, benediciamo Dio senza fine; sono favori dolcissimi, prove d'amore tenerissime, doni preziosissimi del nostro beneamato Fratello Gesù, indizi di rassomiglianza con Lui! Cosa può Egli darci di meglio? 7


«Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. (Mt 26, 47-56).

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Tu vieni arrestato, incatenato, o mio beneamato Signore Gesù... E questo per amore di noi, per me, per la mia salvezza, per il mio riscatto, per il mio ammaestramento, per intenerire il mio cuore, per insegnarmi quanto mi ami, com'è orribile il peccato per il quale vuoi soffrire tanti tormenti, e in che modo bisogna sopportare l'ingiustizia, l'obbrobrio, il dolore e la morte... Tutto questo per amore di me, o mio Dio. Non mi resta che supplicarTi di mettere nel mio cuore un amore forte come la morte, affinchè io possa rispondere, e non soltanto con qualche parola ma con tutti gli atti della mia vita, a tanto amore... Notte di tenebre e di orrore! Ti prendono, mettono le mani su di Te; mani brutali e labbra grossolane... in mezzo a colpi e ingiurie... in fondo a questa valle sinistra , al bagliore delle torce, T'incatenano e poi Ti fanno camminare, spingendoTi, colpendoTi, lungo l'oscuro sentiero sotto le mura della città... per me... In questo momento Tu mi vedi, o mio divino Maestro, Tu mi vedi in tutti i momenti della mia vita, bambino, adolescente, giovane, adulto. Mi vedi coi miei grandi peccati, e il tuo Cuore amante ne soffre... Tu mi vedi convertito, ma così triste, ahimè!, cosi infedele... Mi vedi oggi stesso mentre commetto viltà e tante infedeltà, e ne soffri... e se facessi un po' di bene, il tuo Cuore ne sarebbe consolato anche in mezzo a queste spaventose sofferenze... Si, o mio Dio, a tal punto mi ami! Il mio primo proposito, dinanzi a questo dolore sovrumano e a questa notte di orrore passata dal mio Beneamato per me, sia dunque di tentare in tutti gli istanti della mia vita di consolarLo il più possibile... Fate sempre ciò che a Lui piace di più: tutto per Lui, nulla per me, nulla per nessuna creatura considerata in se stessa... Tutto in vista di Lui solo e allora, posto questo fondamento, fare per obbedienza, nell'obbedienza, tutto, tutto, tutto ciò che possiamo fare per la «santificazione di tutte le anime, della nostra e di quelle prossimo, con tutto il nostro cuore e con tutte le nostre forze, ma sempre in vista di Lui... Cerchiamo così, con tutti i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni, con tutti gli istanti della nostra vita, che in questa notte di dolore Egli vede, di consolare più che è possibile il suo Cuore nella parte di vita che ci resta da vivere, noi che purtroppo L'abbiamo, almeno io, così rattristato in quella che è trascorsa... In quanto agli esempi da trarre dal comportamento del nostro beneamato Gesù, essi sono innumerevoli: coraggio, calma, dolcezza, obbedienza alla volontà divina, fede nelle sacre Scritture... Quale amore per la mortificazione dobbiamo noi attingere nella visione dei dolori che il nostro Beneamato soffre volontariamente per noi! Quale amore per l'abiezione, per il disprezzo, per gli obbrobri, nel vederLo trattato per noi come un malfattore, ingiuriato e deriso da questa truppa brutale!... Quale amore per le persecuzioni, quale gioia nelle catene e nella prigione, alla vista del nostro Beneamato perseguitato, arrestato, incatenato, condotto in prigione per amor nostro. 8


« Gli sputarono addosso, Gli bendarono il volto, Gli dettero schiaffi... e i servi Lo percuotevano » (Mc 14, 65).

pag 237

pag. 31

[...] Accettare con gioia, benedicendo, ringraziando, con diletto, ogni disprezzo, ogni scherno, derisione, violenza, ogni umiliazione, ogni oltraggio, ogni cattivo trattamento, le percosse, gli schiaffi, perché sono altrettanti elementi di rassomiglianza col nostro beneamato Gesù... E non soltanto accettarli amorosamente, ma desiderarli sempre in questo mondo, poiché essi fanno parte dell'imitazione di Gesù che noi dobbiamo sempre desiderare (perché l'imitazione è un'esigenza dell'amore, in quanto la rassomiglianza è un primo grado dell'unione che è il fine verso cui l'amore necessariamente, di natura sua, tende). E non soltanto desiderarli sempre, ma cercarli sempre, in questo mondo, poiché essi fanno parte della rassomiglianza con Gesù che dobbiamo ricercare senza sosta (perché questa rassomiglianza è un'esigenza naturale dell'amore, ed è una condizione della perfezione sulla terra). E bisogna non soltanto desiderarli e ricercarli sempre, ma abbracciarli sempre ed abbracciare in genere qualsiasi croce, per quanto l'obbedienza a Dio ed ai suoi rappresentanti ce lo permette. Questa obbedienza dev'essere l'unico limite al nostro zelo nel desiderare, nel ricercare e nell'abbracciare le croci corporali e spirituali. Bisogna infatti, pur desiderando sempre le croci, mettere al nostro desiderio questa restrizione che mettiamo a tutti quanti i nostri desideri, perché essa è il primo punto, il punto più importante, il più necessario nell'imitazione di Gesù: « Tuttavia, non la mia volontà, o mio Dio, ma la tua »... Bisogna inoltre, pur ricercando ed abbracciando sempre tutte le croci del corpo e dell'anima (per assomigliare a Gesù), non ricercarle né abbracciarle se non in quanto Dio ce lo permette o mediante la sua legge o mediante i suoi rappresentanti: bisogna, in questo come in ogni cosa, restare nélTobbedienza perfetta a Dio, perché il primo punto, il primo e il più importante grado nella rassomiglianza con Gesù, consiste nell'obbedienza a Dio: «Mio cibo è fare la volontà di Colui che M'ha mandato». [...] 9


« Lo condussero davanti a Pilato... Pilato Lo mandò da Erode... Erode Lo trattò con disprezzo e... Lo rinviò da Pilato» (Lc 23, 1. 7. 11). pag 239 pag. 33

[...] Abbracciamo con tutto il cuore ogni sofferenza, ogni obbrobrio, ogni violenza, ogni cattiva parola e cattivo trattamento: ringraziamone Dio ed accettiamoli con allegrezza, offrendoli a Lui in sacrifìcio, felici di ricevere quest'elemento di rassomiglianza col nostro Beneamato Gesù! Ed imponiamoci da noi stessi tutte le sofferenze, tutte le umiliazioni, tutti gli abbassamenti possibili, cioè tutto quanto ci permette la santa obbedienza, l’obbedienza al Padre spirituale... Mai raggiungeremo i dolori, gli abbassamenti del nostro Beneamato... Mai dobbiamo dire da noi stessi: « basta », quando si tratta di mortificazioni, di sofferenze, perché mai raggiungeremo i dolori del Calvario, del Getsemani, del Pretorio, mai raggiungeremo le sofferenze del nostro Beneamato... « Basta », da soli non diciamolo mai; diciamo sempre: « ancora »; l'obbedienza soltanto ci faccia dire: « basta »; in mancanza di un obbligo d'obbedienza, ci sono le regole ad indicarci la volontà di Dio a questo riguardo, regole che dobbiamo seguire, ma solo in mancanza del Padre spirituale, mentre attendiamo e sollecitiamo la sua decisione, che sola è nel modo più assoluto e più certo la volontà di Dio per noi: « Chi ascolta voi, ascolta Me »... Dunque, da noi stessi diciamo sempre: « ancora », al fatto delle sofferenze, e non diciamo mai « basta ». Perché mai, mai, nelle sofferenze come in ogni altra cosa, potremo raggiungere, per quanto facciamo, il nostro divino Modello.

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« Per questo Io sono nato e per questo Io sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità... Non Lui, ma Barabba!» (Gv 18, 37-40). pag 241

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[...] Cerchiamo, in tutto e sempre, di fare il bene alle anime, ma per questo, innanzi tutto, santifichiamo noi stessi: non dimentichiamo mai che non possiamo fare nessun bene agli altri se non a condizione d'essere santi noi stessi. Se siamo santi, faremo naturalmente e necessariamente bene alle anime, anche senza un'azione visibile a loro riguardo, come ad esse lo fecero santa Maddalena alla sainte Baume e Giuseppe a Nazareth; se invece non siamo santi, tutti i nostri sforzi, per grandi che siano, non potranno produrre nemmeno una parvenza di bene. Per dare bisogna avere, per rendere santi bisogna esserlo; perché Dio conceda alle nostre opere interne o esterne quella benedizione che sola le fa diventare feconde, bisogna amarLo, meritare questa benedizione col nostro amore, amore in cui consiste la santità. Diamo testimonianza alla verità, ma non col dirla sempre a tutti, perché spesso si può e si deve tacerla. Gesù spesso la tace: sta zitto dinanzi a Erode; dice: « Non gettate le vostre perle ai porci »; dice ancora: « Questo per ora non ve lo dico, ve lo dirà più tardi lo Spirito » (Gv 16,12-13). Quando invece la verità bisogna dirla, diciamola senza timore come Lui, senza esitazione, così come Nostro Signore disse ai sacerdoti di essere il Messia e a Pilato di essere il Re. Accettiamo con gioia e benedicendo, con riconoscenza ed amore, ogni disprezzo, ogni vilipendio, ogni umiliazione, ogni cattiva parola ed ogni cattivo trattamento, secondo l'esempio di Gesù, offrendoGli amorevolmente questo sacrificio, felici di poterGlielo offrire e desiderando di offrirGlielo sempre e sempre più.

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« Consegnò loro Gesù dopo averLo fatto flagellare » (Mc 15, 15). pag 243 pag. 37

[...] « Amiamo Dio, poiché ci ha amati per primo ». La Passione, il Calvario, è una suprema dichiarazione d'amore. Non è per redimerci che Tu hai sofferto tanto, Gesù!... Il più piccolo dei tuoi atti ha un valore infinito, poiché è l'atto d'un Dio, e sarebbe stato sufficiente, anzi sovrabbondante, per redimere mille mondi, tutti i mondi possibili... È per santificarci, per indurci, per spingerci ad amarTi liberamente, poiché l'amore è il mezzo più potente per attirare l'amore, poiché amare è il mezzo più potente per farsi amare... e poiché soffrire per chi si ama è il mezzo più invincibile per dimostrare che si ama... e più le sofferenze sono grandi, più la prova è convincente, e più l'amore di cui si da dimostrazione è profondo. Ma cos'è quest'amore di Gesù che l'induce a soffrire una tale Passione ed una tale morte? È abbastanza forte la prova ch'Egli ci da del suo amore? E L'ameremo, noi, Colui che ci ama a tal punto e che è del resto infinitamente amabile? Se L'amiamo, amiamoLo come si merita, infinitamente... DimostriamoGli il nostro amore seguendo la lezione ch'Egli ci ha dato per primo, soffrendo per Lui... Poiché ci ha fatto a questo modo la sua dichiarazione d'amore, imitiamoLo facendoGli la nostra, cosi com'Egli ci ha fatto la sua; tanto più che non ci è possibile amarLo senza imitarLo, amarLo senza voler essere ciò ch'Egli fu, dare ciò ch'Egli fece, soffrire e morire in mezzo ai tormenti poiché Lui ha sofferto ed è morto in mezzo ai tormenti. Non ci è possibile amarLo e insieme voler essere incoronati di rose, quando Lui lo è stato di spine... AmiamoLo come Lui ci ha amati, nella stessa maniera, imitandoLo, cioè soffrendo per dichiararGli il nostro amore così com'Egli ha sofferto per dichiararci il suo...

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« Gli misero una corona di spine... e Lo colpivano alla testa... e sputavano su di Lui » (Mc 15, 17-19).

pag 245 pag. 39

Mio Dio, ecco fin dove Ti porta il tuo Cuore, ecco fin dove Ti ha portato il tuo amore per noi!... Perché sei là, o mio Signore Gesù, se non perché Dio ha tanto amato gli uomini da dare per essi il suo unico Figlio ed ha voluto che soffrisse così per il bene delle loro anime?... Sì, è per il bene delle nostre anime che il Padre ha voluto che Tu fossi là, incoronato di spine, battuto, sputacchiato; affinchè vedessimo il suo amore, il tuo amore, affinchè amassimo a nostra volta Colui che ci ha tanto amati... Affinchè sapessimo, grazie al suo esempio, in che modo si prova a qualcuno che lo si ama, in che modo gli si fa una calda dichiarazione d'amore... e affinchè facessimo a nostra volta la nostra dichiarazione d'amore a Colui che s'è degnato di farcela per primo! Amiamo Dio, poiché Dio ci ha amati per primo... Lui così bello, così amabile, così assolutamente sufficiente a se stesso, s'è degnato di farci una tale dichiarazione d'amore, a noi così poveri, così deformi, così bisognosi... Contraccambiamo la sua dichiarazione d'amore, mettiamo a profitto la sua lezione, contraccambiamoGliela imitando la sua... Egli ci ha fatto vedere che si dichiara il proprio amore col soffrire per colui che si ama, con l'abbracciare le più estreme sofferenze senza altro motivo che quello di dimostrare con ciò il proprio amore all'Essere amato... Mettiamo a profitto questa lezione.... abbracciamo la sofferenza, abbracciamo secondo l'esempio di Gesù le più estreme sofferenze, i peggiori obbrobri, le peggiori forme di disprezzo e la morte stessa unicamente per dimostrarGli che noi L'amiamo... Accumuliamo su di noi, senz'altri limiti che quelli imposti dalla santa obbedienza, sofferenze fisiche, morali, umiliazioni, dolori d'ogni specie e se Dio lo vuole anche una morte cruenta, senz'altro motivo né altra utilità che quelli di dichiarare a Gesù che noi L'amiamo... Qualunque cosa facciamo, la nostra dichiarazione di amore resterà assai inferiore a quella che Gesù ha fatto a noi, inferiore perché le nostre sofferenze non eguaglieranno mai le sue, inferiore perché la nostra dichiarazione non sarà che una risposta, invece di essere stata fatta per prima, inferiore perché sarà la dichiarazione dovuta di una creatura deforme e bisognosa, e non la dichiarazione gratuita del Creatore supremamente amabile e perfetto... Facciamo dunque con tutto il cuore, diamo dunque in contraccambio con tutto il nostro cuore la nostra dichiarazione a Gesù, soffrendo quanto più è possibile nella nostra anima e nel nostro corpo, nella nostra vita e nella nostra morte, senz'altro motivo e senz'altra utilità che quelli di gridarGli che noi L'amiamo... Poiché Lui ha tanto sofferto unicamente per gridare a noi che ci ama... 13


« "Crocifiggilo, crocifiggiLo!"... Pilato abbandonò Gesù alla loro volontà » (Lc 23, 21-25). pag 247 pag. 42

Mio Dio, come sei buono! Quali violenze, quali calunnie, quali trattamenti hai sofferto per noi! A quali ingratitudini sei stato esposto! Quanto ci hai amati, o mio Dio, che per noi hai voluto ascoltare quegli stessi per i quali versavi il tuo sangue, che stavi salvando, che colmavi di grazie, che trattavi come figli tuoi amatissimi, mentre gridavano: « CrocifiggiLo!»... E poi, che cosa contenevano queste parole: « Pilato abbandonò Gesù alla loro volontà »! La loro volontà è la flagellazione, l'incoronazione di spine, il portare la croce... Tutto questo, o mio Dio, Tu l'hai sofferto per amore, per amore nostro, per santificarci, per indurre noi ad amarTi nel vedere il tuo immenso amore, per indurci col tuo esempio ad abbracciare la sofferenza (la qual cosa ci è necessaria per distaccarci dalla terra e così unirci a Dio)... Quanto ci ami, o mio Dio! Abbracciamo con amore, con riconoscenza, con coraggio, con diletto qualsiasi dolore, qualsiasi obbrobrio, qualsiasi ingiuria, qualsiasi cattivo trattamento e qualsiasi parola cattiva per amore di Dio e secondo il suo esempio... Accettiamo benedicendoli tutti quelli che ci saranno imposti... e da noi stessi entriamo nella mortificazione senz'altri limiti che l'obbedienza al nostro direttore (in mancanza del giudizio del nostro direttore, e mentre l'attendiamo, noi non ci arresteremo nelle nostre mortificazioni che quando: 1° esse saranno di detrimento alla nostra anima; 2° oppure causeranno indebolimento al nostro spirito; 3° oppure renderanno il nostro corpo incapace di adempiere i doveri della nostra vocazione).

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« Portando da Sé la croce, uscì verso il luogo detto " il Teschio"... » (Gv 19, 17). pag 249

pag. 44

Per noi, per amore verso di noi, Tu porti questa croce, camminando lentamente, trascinandoTi!, traballando, cadendo, e la croce Ti cade addosso, Ti ferisce tutto, Ti schiaccia, Ti strazia!... Incontri tua Madre, incontri Maddalena, incontri Veronica, una folla di donne Ti segue gemendo e Tu cammini sempre... Vedi a malapena, il sangue scende dalla testa e Ti riempie gli occhi, inonda il tuo viso! O Tu che sei il più bello tra i figli degli uomini, o Dio della gloria, o mio Signore e mio Dio, in quale stato sei! « Angeli pacis amare flebant ». O mio Dio, fa' ch'io pianga di dolore su di Te, fa' che pianga anche di riconoscenza e di amore, e fa' che pianga su me stesso e sui miei peccati, che Tu hai espiato con sì grandi tormenti! Amiamo Gesù, che ci ha amati fino al punto di soffrire tanto per amor nostro, di soffrire tanto per redimerci e per santificarci!... AmiamoLo col compiere tutti quanti gli atti dell'amore: « È con azioni, più che con parole, che si dimostra l'amore » (sant'Ignazio). AmiamoLo con l'obbedirGli, con l'imitarLo, col contemplarLo senza sosta; amiamoLo anche col riceverLo più spesso che possiamo e meglio che possiamo nella santa Eucaristia dandoci a Lui come la sposa si abbandona allo sposo e abbracciando per amor suo i più grandi sacrifici, provandogli il nostro amore così come Egli ci ha provato il suo, soffrendo e, se è la sua volontà, morendo per Lui. Ch'Egli ci renda degni di questa grazia! Amen, amen, amen!

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« Lo crocifissero... » (Mc 15, 25). pag 250 pag. 46

Tu ci hai amati abbastanza, o mio Dio, che per amore verso di noi, per dimostrarci, per dichiararci il tuo amore e per indurci in questo modo a contraccambiarTelo (unico mezzo, per noi, per essere perfetti e felici sia in questa vita che nell'altra) hai voluto soffrire ed essere vilipeso fino a tal punto!... Soffrire ed essere vilipeso senza misura per qualcuno, ecco il mezzo per provare a quella persona che la si ama senza misura... Ecco ciò che Tu c'insegni, ecco la lezione che Tu ci dai sul Calvario... E nello stesso tempo ci dici: « Vi ho amati fino a questo punto e ve l'ho così provato, dichiarato... Amate Me fino a questo punto, e provateMelo, dichiarateMelo, così come Io ho fatto per voi... ». Ascoltiamo quest'invito, il più dolce, il più soave che possa venire fatto e che ci viene lanciato dall'essere infinitamente amabile, da Dio, bellezza suprema... E mettiamo a profitto la lezione che ci viene data dalla sapienza infinita, da Colui che unico può amare infinitamente, che unico sa ciò che il perfetto amore richiede... Soffriamo e lasciamoci vilipendere per Lui, accogliamo, accettiamo, desideriamo, ricerchiamo, abbracciamo qualsiasi sofferenza e qualsiasi disprezzo nella maggior misura possibile, senz'altro limite che quello della santa obbedienza a Dio e a coloro che Lo rappresentano presso di noi, per dimostrare, per dichiarare a Gesù il nostro amore, per renderGli amore in cambio di amore... Oh!, mio Signore Gesù, fammi vedere sempre più chiaramente questa verità essenziale e così necessaria che il demonio cerca continuamente di oscurare ai nostri occhi... Falla splendere dinanzi al mio sguardo, questa dottrina della croce, e fa' ch'io l'abbracci, così come Tu vuoi da me... Fa' che anch'io possa dire di non sapere che una cosa sola: « Gesù e Gesù crocifisso »... Oh!, mio Dio, « fa' che io veda », fa' che queste verità sfavillino sempre dinanzi ai miei occhi, e fa' che io conformi ad esse la mia vita, in Te, per mezzo di Te e per Te! Amen. E concedi le stesse grazie a tutti quanti gli uomini, in vista di Te.

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«Essi Lo crocifissero... Presero le sue vesti... » (Gv 19, 18-24). pag 252

pag. 48

Per me, per amor mio! Per redimermi e per santificarmi, costringendomi ad amarTi (ciò in cui consiste ogni santità, ciò che contiene e comporta ogni santità)... Per costringermi ad amarTi, sia col farmi vedere il tuo amore verso di me, dimostrato da tali sofferenze, sia con l'indurmi ad abbracciare a mia volta le sofferenze per imitarTi (poiché le sofferenze, i sacrifici abbracciati per l'essere amato preparano all'amore e lo rafforzano)... Quanto sei buono, o mio Dio, quanto mi ami Tu che soffri tali dolori per acquistare due cose: la mia anima e il mio amore! Amiamo Gesù, che ha acquistato le nostre anime e il nostro amore a un prezzo cosi grande! Che ha dato tutto il suo sangue per salvare le nostre anime e procurarsi il nostro amore!... Amiamo Gesù obbedendoGli (« Chi Mi ama osserverà la mia parola »), imitandoLo (« SeguiteMi »), contemplandolo (« Vieni e vedi », cioè imita e contempla)... E rafforziamoci in quest'amore unendoci a Lui nella santa Eucaristia più spesso e meglio che possiamo (sia abbandonandoci a Lui come la sposa allo Sposo, sia facendo per Lui i più grossi sacrifici, tutti quelli ch'Egli ci presenterà, tutti quelli che ci permetterà)... Mio Dio, fammi la grazia di amarTi così, di amarTi più che posso, e così di glorificarTi più che posso, Tu che hai acquistato la mia anima e il mio amore a sì gran prezzo!

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« È stato messo nel numero dei malfattori... Quelli che passavano Lo ingiuriavano... se ne facevano beffe... » (Mc 15, 27-32). pag 253

pag. 50

Mio Dio, quanto ci ami, Tu che per noi hai voluto essere sprofondato in quest'abisso di sofferenze e di disprezzo, Tu che in tal modo hai voluto darci tante lezioni, ma innanzitutto, soprattutto, hai voluto dimostrarci il tuo amore, quest'amore inaudito grazie al quale il Padre ha dato il suo unico Figlio, e l'ha dato in mezzo a tali sofferenze e a tali umiliazioni allo scopo di indurci, con la vista, con la certezza di un sì immenso amore, dimostrato e dichiarato in maniera così toccante, così commovente, allo scopo di indurci con ciò ad amare Dio a nostra volta, ad amare l'Essere così amabile che ci ama tanto. « Amiamo Dio, poiché Egli ci ha amati per primo ». AmiamoLo col più grande amore... Impariamo da Lui ciò che si fa quando si ama: quando si ama si dichiara il proprio amore, si apre il cuore e si cerca di dimostrare che si ama; e il mezzo più persuasivo, il più forte, per dimostrare che si ama, è quello di soffrire per la persona amata i dolori più grandi e le forme peggiori di disprezzo, unicamente per dimostrarle che la si ama senz'alcuna costrizione, liberamente... Come dice Saint-Jure: pagando centomila franchi una cosa che si poteva avere con un soldo, si dimostra di attribuirle gran valore... È ciò che ha fatto Gesù... Anche noi potremmo acquistarci la possibilità di vedere Gesù con un soldo, con una vita cristiana ordinaria, però il nostro Beneamato non vogliamo comprarlo a un prezzo così basso: vogliamo acquistarlo pagan doLo quanto più caro è possibile, col prezzo delle più grosse sofferenze e delle più orribili forme di disprezzo, per mostrare quanto valore Gli attribuiamo... Noi vogliamo amarLo come Lui ha amato noi, trarre profitto dalla sua lezione e, imparando l'amore alla sua scuola, dichiararGli e dimostrarGli il nostro amore così come Lui ci ha dichiarato e dimostrato il suo, desiderando, ricercando, abbracciando per Lui le più grandi sofferenze e le peggiori forme di disprezzo, senza altri limiti che quelli imposti dalla santa obbedienza.

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« Gesù diceva: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" » (Lc 23, 34).

pg.255

Mio Dio, quanto sei buono! Che dolori sovrumani! O Gesù, che sei dentro di me, Ti hanno steso sul legno della croce; dopo aver strappato dalle tue membra i vestiti e persino i brandelli di carne attaccatisi alla tela a causa della flagellazione. Ti gettano tutto sanguinante per terra, Ti tirano violentemente, Ti trascinano, cosicché le tue membra ferite, illividite, ammaccate, sfregando sul suolo, vengono ancor più straziate, poi Ti allungano sulla croce ed ecco che all'improvviso i chiodi si conficcano nelle tue mani e nei tuoi piedi... Ogni colpo di martello apre sempre di più le carni, trafora le vene, Ti provoca un dolore indicibile e fa sgorgare ruscelli di sangue... Tirano su e rizzano la croce, ed eccoTi sospeso tra il ciclo e la terra... Le tue ferite, sotto il peso del corpo, si fanno più grandi, il dolore aumenta istante per istante, il sangue cola sempre più... Il peso delle braccia, delle gambe grava tutto quanto sulle tue ferite! Che spaventoso dolore! E durante questo tempo Ti stanno ai lati due ladroni: che obbrobrio! « Sei stato messo nel numero dei malfattori »... Tua madre è ai tuoi piedi... Che sofferenza, vedere il martirio di questa madre tanto amata!... I carnefici sono i tuoi figli prediletti, per i quali Tu muori. Che dolore, vedere una tale ingratitudine!... Tutti questi dolori per noi, o mio Dio! Tutte queste sofferenze, Tu le abbracci volontariamente per amor nostro! E per spingere al massimo il tuo amore, preghi per i tuoi carnefici e chiedi al Padre tuo di perdonarli... Accettiamo con amore, benedicendola, con riconoscenza, con coraggio, con diletto qualsiasi sofferenza, qualsiasi dolore del corpo o dell'anima, qualsiasi umiliazione, qualsiasi spogliamente, la morte, per amore di Nostro Signore Gesù, a sua imitazione ed offrendoGlieli in sacrificio. E non accontentiamoci di stare ad aspettarli, ma abbracciamo da noi stessi, col permesso del nostro direttore, tutte le mortificazioni che ci permetterà, senza porre altri limiti alle nostre penitenze se non quelli che la santa obbedienza ci impone... Preghiamo per i nostri carnefici, per i nostri nemici, auguriamo e facciamo loro del bene con tutti i mezzi che Dio mette a nostra disposizione. 19


« In verità ti dico: oggi sarai con Me in paradiso » (Lc 23, 43). pg.257

Quanto sei buono, mio Dio! Quanto ci ami! Tu che abbracci volontariamente tanti dolori per amor nostro, per la nostra santificazione, per indurci ad amarTi facendoci vedere il tuo amore, e per indurci ad abbracciare le sofferenze (che ci sono necessarie per distaccarci dal creato e, con ciò, disporre l'anima nostra ad attaccarsi a Dio solo; che ci sono necessarie per conservare la carità e l'amore di Dio, come dice san Benedetto), dandocene l'esempio, facendole desiderare ormai da tutti i cuori che Ti amano, come una condizione essenziale per la rassomiglianza con Te. E quanto sei buono a dimenticarTi sino alla fine, pensando persino sull'alto della croce ai tuoi carnefici per pregare per loro, al tuo compagno di tortura per dargli il cielo, a tua Madre, al tuo discepolo, a tutti quanti gli uomini! Amiamo Gesù che ci ha tanto amati, « che ci ha amati per primo », Lui assolutamente amabile che ci ama, noi miserabili, più di quanto nessun altro cuore umano possa amarci, più di quanto noi possiamo concepire, Lui che ci ha dimostrato il suo amore con delicatezze cosi celesti e col soffrire tormenti sì spaventosi. Abbracciamo la sofferenza, accettiamola benedicendola, per amore di Gesù, secondo il suo esempio ed offrendola a Lui, qualsiasi sofferenza che ci colpirà. E non accontentiamoci solo di questo, ma mettiamoci a ricercarla, la sofferenza, per imitare il nostro Beneamato, per seguirLo, per condividere la sua sorte. Mortifichiamoci volontariamente, nella maggior misura possibile, senz'altra misura che quella dell'obbedienza al nostro dire ttore... Dimentichiamo noi stessi per Gesù, anzitutto consacrandoGli tutti gli istanti della nostra vita... e poi per tutti gli uomini, suoi figli carissimi, consacrando loro tutti gli istanti ch'Egli vuole consacriamo ad essi, ed amandoli « come li ha amati Lui », « come noi stessi », per il medesimo motivo e nella medesima misura in cui amiamo noi stessi, loro e noi, egualmente in vista di Lui solo!

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« Donna, ecco tuo figlio... ecco tua madre...» (Gv 19, 25-27).

pg.259

[...] « Ecco tuo figlio ». Queste parole sono rivolte alla santa Vergine: Nostro Signore le da tutti gli esseri umani per figli, comandandole di avere verso tutti un cuore di madre... Ella ha compiuto e continuerà, durante l'eternità, a compiere con una perfezione incomparabile quest'ordine di Dio come tutti gli altri. Siamo dunque assolutamente sicuri ch'ella ha per ogni essere umano un cuore materno, e rivolgiamoci a questa madre diletta ed onnipotente in tutte le nostre necessità, con tanta fiducia quanto quella che un bambino ha per sua madre, per una madre che l'ama infinitamente di più di quanto possa fare una madre terrena, e per una madre che può ottenergli da Dio assolutamente tutto ciò che è veramente utile all'anima... « Ecco tua madre ». Queste parole sono rivolte ad ogni anima. Tutti quanti dobbiamo trattare la santa Vergine come nostra madre, adempiere verso di lei i doveri che un buon figlio ha verso un'ottima madre: affetto, onore, servizio, fiducia, in una parola tutto ciò che Nostro Signore stesso tributava alla santissima Vergine. Amiamola, onoriamola, facciamole corona intrattenendoci con lei nella preghiera; serviamola collaborando nel miglior modo che ci è possibile a tutte le opere ch'ella favorisce, a tutte quelle che vengono intraprese in suo onore; abbiamo verso di lei una fiducia assoluta ed invochiamola, senza esitare, con questa fiducia, in tutte le nostre necessità, in tutti i nostri desideri, in tutte le nostre azioni. In breve, facciamo per lei tutto ciò che faceva Nostro Signore quand'era in questo mondo, per quanto ci è possibile. Mostriamoci verso di lei come i più teneri dei figli, ricordandoci che questo è un punto essenziale dell'obbedienza a Gesù e dell'imitazione di Gesù: dell'obbedienza, poiché Egli ce lo comanda così formalmente e così solennemente dall'alto stesso della croce; dell'imitazione, perché Egli fu sempre, verso sua madre, il modello di tutti i figli... (È evidente d'altra parte che noi, che aspiriamo ad essere i fratelli di Gesù, non possiamo diventarlo se non a condizione di mostrarci e di essere veramente i figli di Maria: per essere fratelli di Gesù, è assolutamente necessario essere figli di Maria). 21


Eli, Eli, lemà sabactàni... » (Mt 27, 46).

pg.261

O mio Dio, degnati di farmi comprendere ciò che vuoi ch'io comprenda in queste parole... Tu sai, o mio Dio, che il Padre non T'abbandona mai, che è sempre con Te, perché Tu fai quel che a Lui è gradito; Tu lo vedi, Tu sei unito a lui senza limiti: perché dici allora queste parole? Queste parole, figlio mio, sono parole dell'obbedienza. Io soffro così per obbedire all'ideale che Dio si è fatto del Messia, alla concezione del Messia che era nella mente divina prima della creazione della mia anima umana, che Dio ha descritto nelle profezie, che Mi ha rivelato fin dal primo momento della creazione della mia anima, e alla quale Io Mi sono immediatamente sottomesso con tutto il mio cuore. « Ecce... venio ut faciam voluntatem tuam », abbracciandola nei più piccoli particolari, con l'unione più perfetta ai disegni di Dio... Il salmo 21 che comincia con queste parole: « Eli, Eli... » è uno di quelli in cui la mia Passione viene predetta nel modo più esatto. Appeso alla croce per obbedienza, per conformità alla volontà divina, per realizzare perfettamente il tipo concepito dal Padre mio da tutta l'eternità, Io manifesto la mia obbedienza verso di Lui, la mia conformità di cuore e di opere alla sua divina volontà citando i primi versi d'una predizione che compio volontariamente nello stesso istante... È come se Io dicessi: « Ecco, Padre, ciò che hai predetto di Me... Ecco che Io lo compio... eccoMi presente, sulla mia croce, dinanzi alla tua profezia, per conformarMi ad essa. Ecco il tuo comando, che Io cito; ed ecco, in Me, la sua esecuzione. È stato scritto all'inizio del libro che Io debbo fare la tua volontà: eccoMi, guardaMi, io la faccio... ». La mia parola è dunque una parola di obbedienza. Io grido al Padre mio: « Ecco ciò che Tu hai voluto da Me; guardaMi, sei stato obbedito... ». È una parola simile a quella che dirò tra un momento: « Tutto è consumato »; una parola che parte dal mio spirito di obbedijenza, che Mi ha attaccato alla croce. Come uomo, ho voluto essere attaccato alla croce: 1° per obbedire alla vocazione del Padre, alla concezione che da tutta l'eternità Egli s'era formata del Messia e che Mi chiamava a realizzare, senza obbligarMici, sotto pena di peccato; 22


2° per gli stessi motivi per cui lo voleva il Padre, motivi che la mia anima conosceva ed abbracciava con tutte le sue forze. Come Dio, ho voluto essere attaccato alla croce per i motivi che da tutta l'eternità Mi hanno fatto concepire il Messia tal quale ne ho concepito il tipo nella mia mente divina... Sarà una parola che parte da questo spirito di obbedienza quella che Mi farà dire tra un momento: « Ho sete », allo scopo di compiere ancora una predizione, cioè un desiderio del Padre. Con queste parole Io grido al Padre: « Padre, guarda come obbedisco!», e lo grido a voce spiegata perché siano di esempio agli uomini, perché essi vedano che è per obbedienza che sono attaccato alla croce, e perché obbediscano, anche loro, senza misura, poiché Io stesso obbedisco senza misura. [...]

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« Chinato il capo rese lo spirito » (Gv 19, 30). pg.263

Santa Vergine, santa Maddalena, san Giovanni, sante pie Donne, fatemi stare insieme a voi ai piedi della croce del nostro Dio beneamato, Gesù, fatemi inginocchiare in mezzo a voi, fatemi entrare nella vostra adorazione, nel vostro dolore, nel vostro senso di riconoscenza, nel vostro smarrimento, fatemi morire con voi ai piedi del Beneamato che muore, ricevendo il suo ultimo sguardo, udendo il suo ultimo sospiro, fatemi venir meno, insieme a voi, dall'amore, dal dolore, dalla vergogna, dalla penitenza... Fatemi venir meno, perdermi, inabissarmi in un amore e in un dolore grandi come il mare, affogando in essi travolto dalle onde, sommerso, senza saper più nulla, senza sentir più nulla, sperduto, morente ai piedi del mio Gesù che spira! O Gesù, ecco che Tu ci hai « amati sino alla fine». « II più grande amore consiste nel dare la propria vita per coloro che si ama » (Gv 15,13), hai detto ieri sera, o Beneamato! Ed ecco che poche ore dopo aver detto queste parole Tu hai dato la tua vita per me, o mio Sposo! Concedimi la grazia di dare anch'io la mia per Te, Te ne supplico con tutte le forze; lo so che sono troppo vile per farlo, e indegno di questo onore, però « io posso tutto in Colui che mi rende forte », e Tu hai detto: « Chiedete e riceverete ». Io ti chiedo in nome tuo, o mio Beneamato, la grazia di versare con amore, con coraggio, in modo da glorificarTi il più possibile, il mio sangue per Te, o mio Sposo... Tuttavia, in questo come in tutto, si faccia la tua volontà e non la mia! Fai di me ciò che Ti darà maggior gloria! Io mi dono a Te senza riserve, per essere, fare, soffrire tutto ciò che ti piacerà, non avendo nient'altro che un desiderio, che una richiesta: di glorificarTi quanto più posso, o mio Beneamato, o mio Sposo, che sei là, morto per me sulla croce ai piedi della quale io mi prostro e vorrei morire!

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"Et resurrexit tertia die, secundum Scripturas"

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Carissimo p. Andrea, il valore di tale testo per un'adorazione è possibile solo grazie allo scritto del Beato, non a chi lo ha assemblato. La storia del testo è questa. Lo scorso anno ho usato queste Meditazione di fr. Charles per la pagina che tengo su MeWe (https://mewe.com/i/mariobanfi) Le varie Meditazioni sulla Passione del Signore del beato Charles de Foucauld sono tratte da:  Charles de Foucauld, Opere Spirituali edizioni Paoline, 1984. quelle con la pagina evidenziata in giallo sopra la foto  ripubblicate poi in: Charles de Foucauld, Meditazioni sulla Passione del Signore, san Paolo, 2013. quelle con la pagina evidenziata in verde sopra la foto. Avendo già il file quest'anno l'ho messo un po in ordine e aggiunto le foto e offerto agli amici prima della santa Pasqua. Pubblicarlo, non so. Esiste già la scelta fatta da "san Paolo" (diritti d'autore...?) Forse si potrebbe ritrovare i testi in Francese in originale (Meditations sur les saints Evangeles M.S.E. Città Nuova e tradurle... aggiungendone altre). Paoline o Effatà? Lei cosa ne pensa? Invece approfitto del fatto che ci sentiamo per un’opera che mi interessa per un altro lavoro: Rene VOILLAUME, El-Abiodh-Sidi-Cheikh. Histoire des origines de la Fraternità des Petits Freres de Jésus, 10 tomes (en 15 volumes), édition Polycopiée (ciclostilato), Tre Fontane (Rome) 1982. L’opera è stata ciclostilata presso le Piccole Sorelle, ma loro diconono di non saperne nulla. E così pure pf Oswaldo. So che è stata consultata presso i Piccoli Fratelli della Fraternità di Rangueil (Tolosa). Lei è al corrente di quest’Opera (per quanto stampata in pochi volumi)? Possibile che alle Tre Fontane non ne esista una copia? Esiste una copia che possa essere consultata in Italia?

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