Settembre andiamo 2

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SETTEMBRE ANDIAMO E’ TEMPO DI MIGRARE… A.S.D. Transumanti Amici dei Tratturi 13a edizione del trekking a cavallo, mountain bike, fit walking sul Regio Tratturo Pescasseroli – Candela 31 agosto - 6 settembre 2014 (dal diario di Mario Scelsa: libere riflessioni e annotazioni di viaggio)

Settembre andiamo… L’allegra compagnia dei transumanti si muove con lo stesso ritmo e sullo stesso percorso da 13 anni. Andiamo, oggi si recita a soggetto. E il rito si ripete nella voce volutamente tremolante ed evocativa di Alfonso che veste il personaggio a partire dal cappello da cow-boy, alle movenze dinoccolate e compulsive, allo sguardo perduto in un tempo mitico. Come posseduto da un demone irrefrenabile interpella i compagni ad uno ad uno “cumpaaroooò che faciv” “Antonio scem-scem se ne giva a la campaaagn”. I tempi verbali sono tutti all’imperfetto anche quando l’azione riguarda il futuro; il tempo del racconto che usano i bambini nei loro giochi seri che per un lasso di tempo li strappa alla realtà circostante e li proietta in un tempo indefinito e immaginario. Essi mimano comportamenti degli adulti con serietà e determinazione e sono protagonisti originali di una storia tutta nuova e vera. Alfonso sprona il suo cavallo argentino su e giù per le impervie pendenze abruzzesi e molisane, mentre il serpente dei cavalieri si snoda silenzioso lungo il tratturo della transumanza. Cade e si rialza, cade ancora e si rialza e nessuno può fermarlo. La sua voce è contagiosa e i più giovani del gruppo si riconoscono in essa come adepti sopravvissuti di una tribù ormai estinta. Alfonso è di Candela ma il padre è di Rocchetta ed ha vissuto a Deliceto per qualche tempo. Ma ciò non spiega la mimica, che ormai ha somatizzato, assorbita chissà dove e chissà quando durante lunghe notti trascorse intorno a falò o a focolari domestici mentre i racconti di avventure e di pericoli scampati, fatti dagli anziani, radunavano parenti, amici e bambini in una saga esorcizzante ed evocativa. Al suono incalzante dell’organetto, la sera nelle piazze e nelle palestre addobbate a festa, le danze si scatenano coinvolgendo tutti i presenti. Non resiste Vincenzo, il più piccolo della compagnia di 12 anni né


Ivano il più anziano di 84 anni né i circa 40 cavalieri né la gente del paese, tutti travolti per un attimo dalla musica e da un generoso bicchiere di vino rosso. Ma è solo una parentesi nostalgica di colore. Il trenino dell’individualismo collettivo, con i passi ritmati sul selciato al tempo dell’alligalli, sempre gli stessi, ha preso il posto, sulle spiagge come nelle feste padronali, dei movimenti lenti e degli sguardi passionali con la complicità della penombra e del suono caldo di fisarmoniche e tamburelli. Grazie ai cavalieri, tanto importanti visti a cavallo e tutti insieme, quanto anonimi ora che sono sperduti tra la folla, stasera si celebra il rito paesano che, al passaggio delle mandrie, ha scandito il tempo delle stagioni e dell’economia, delle usanze e della cucina. Una festa del Regio Tratturo voluta con ostinazione e in qualche modo dovuta in onore del passato. I sindaci dei comuni di Pescasseroli, Rionero Sannitico, Pettoranello del Molise, Bojano, Reino, Casalbore, Zungoli e Candela hanno condiviso e finanziato il progetto dell’ A.S.D. Transumanti Amici dei Tratturi, catturati dalle argomentazioni sobrie e colte del presidente dell’associazione Giorgio Giacoponi e non indifferenti all’avvenenza elettrizzante di Eleonora. A tutti gli organizzatori va la nostra gratitudine più sentita. Settembre andiamo…che fa freddo... “Avevamo già legato i campanacci grandi al collo delle mucche più anziane, ricorda Franchino Castelli proprietario di terre a Candela e praticante della transumanza fino agli anni Ottanta, ed eravamo pronti alla partenza da Pescasseroli a Candela, ma mancavano i tori. Li cercammo nei boschi circostanti e nei paesi vicini senza alcun risultato. Dopo avere inutilmente sparso la voce in giro, rassegnati ormai dopo tre giorni di infruttuose ricerche, entrammo in un bar per consolarci con una tazza di caffè. Lì fummo raggiunti da un telegramma rassicurante che giungeva da Rocchetta S. Antonio. ‘Non preoccupatevi, i vostri tori sono qui’”. “Ormai si era fatto buio nello stazzo presso S. Marco in Lamis, incalza Mimmo Chiarelli cavaliere instancabile di endurance e immancabile trekker, ed io continuavo a chiedere impaziente quando si sarebbe mossa la mandria di vacche scalpitanti raccolta nel recinto. La partenza è imminente, ripetevano tutti, ma nessuno riusciva a darmi un riferimento preciso. Balik, il mio cavallo, era molto agitato ed io e gli altri accompagnatori non meno di lui. All’improvviso un fragore assordante e una nuvola di polvere annunciano che la transumanza aveva inizio. Obbedendo a un segnale oscuro e indefinito, la mandria spontaneamente si era messa in moto, travolgendo steccati e cavalieri”. La transumanza non l’hanno inventata i pastori ma gli animali. Gli uomini si sono limitati a seguirli, organizzando il loro percorso in tratturi. Le congiunzioni astrali e il tempo atmosferico, da tempi remotissimi, regolavano il loro orologio biologico, spingendo a valle e nelle estese pianure le mandrie bisognose di verde pascolo, assicurando a un tempo lana, carne e formaggi. Lo avevano capito bene i romani che le pecore (pecus) producevano denaro suonante (pecunia). E Pecunia non tardò a diventare una divinità importante nel pantheon romano insieme al figlio di nome Argentinus, denaro d’argento, appunto. Nel 1447 Alfonso d’Aragona rese la transumanza un’istituzione molto redditizia per il regno di Napoli e così andò avanti con alterne vicende fino alle leggi napoleoniche eversive della feudalità del 1806. Settembre sbrighiamoci che ci aspettano…


Siamo alla vigilia, nella masseria di Peppino. I sei cavalli del gruppo di Candela sono stati già caricati sul camion nella notte e presto li raggiungeremo con un pulmino di noleggio al Centro ippico di Vallecupa di Pescasseroli. Qui è il raduno dei cavalieri provenienti dalle quattro regioni attraversate dai tratturi: Abruzzo, Molise, Campania e Puglia. Qui subito dopo cena vengono date le informazioni essenziali per la partenza e per l’intera settimana. Qui si annodano intorno al collo le braccia dei convenuti, veterani e matricole, anziani e giovani, maschi e femmine. Settembre andiamo è tempo di migrare… 1 TAPPA Pescasseroli-Rionero Sannitico – 31 agosto domenica


Al mattino del 31 agosto Francesca e Grazia, le due impeccabili veterinarie al seguito, passano in rassegna i 33 cavalli che scalpitano nell’ampio piazzale, eccitati dall’evento inedito. Cavalli d’ogni razza e stazza, bardati per lo più secondo la monta americana o inglese, anche se non mancano alcune bardelle maremmane. Bruno, la nostra guida rocciosa e affidabile, dà il segnale di avvio. Preceduti dalla bandiera arcobaleno della pace e dallo striscione delle ACLI dedicato all’ A.S.D.Transumanti amici dei tratturi, prende così avvio la tredicesima edizione del percorso Pescasseroli-Candela, esteso a ciclisti e podisti, assenti però quest’anno per via del preannunciato maltempo, fatta eccezione per l’immancabile Franco Schiazza, ciclista aficionado di Pescara e Carla podista estemporanea del teramano. Allegra e compatta la carovana si muove verso la piazza principale per ricevere il saluto e l’augurio dell’assessore. Il primo tratto è lungo e faticoso, tra anfratti, boschi e dislivelli in terreni accidentati e pietrosi, resi ancora più infidi dalla pioggia caduta abbondantemente di recente. Non mancano (i pochi) tratti piani in prossimità di Barrea ed Alfedena, il lungolago verdeggiante, ospitante campeggi ben curati e tranquilli. 11 ore di cavalcatura mettono a dura prova anche i fondoschiena più resistenti, che trovano un po’ di frescura nella breve e piacevolissima sosta pranzo presso l’area Picnic “I Safini” in località Colle Ciglio sul lago di Barrea a 1000 m. di quota s.l.m e distante circa 2km dal centro abitato di Barrea. Gli occhi prima dello stomaco si saziano di ogni bendidio presentato con cura e fantasia dalla proprietaria tra cui non mancano succulenti fagioli e cotiche e, vera delizia, conchiglioni con ricotta e orapi, l’erba dal sapore delicato che nasce spontanea e abbondante sui monti dell’Abruzzo. Ormai è imbrunire quando giungiamo a Rionero Sannitico. L’accoglienza calorosa da parte di bambini e adulti schierati e plaudenti lungo la strada per la festa della transumanza, le bandiere, il discorso del sindaco sul palco, i cavalli allineati e attentissimi…sono quasi commoventi e fanno dimenticare per un attimo la stanchezza del lungo viaggio. La musica si accende sul palco e preannuncia una serata di festa mentre i cavalli vengono sistemati all’aperto nel giardino comunale.

2 TAPPA Rionero Sannitico-Pettoranello del Molise – 1 settembre lunedì


E’ lunedì 1 settembre e Pettoranello, la seconda tappa, resterà nella memoria per il pericolo scampato. Una pioggia fitta e violentissima ci avrebbe sorpreso sul “macerone”, il valico arido e privo di ripari, che spaventò Girardengo e fu decisiva per la vittoria di Bartali nel 1936, se grazie a un disguido per la pausa pranzo, non ci fossimo riparati in un capannone dismesso nell’area industriale di Isernia. Il cielo, presto ricomposto, ci ridona lo spettacolo di monti e valli ancora verdi per la fitta vegetazione boschiva, mentre attraversiamo, senza accorgercene, i territori dei comuni molisani di Miranda, Isernia, Pesche e Carpinone. Mai acqua è più “benedetta” di quella che il parroco sparge copiosa su cavalli e cavalieri all’arrivo a Pettoranello, sebbene tardivamente! Sono appena le 17:30 ma anche oggi abbiamo smaltito circa 8 ore di sella, soste comprese. I cavalli sono bene al riparo nel capannone di Vincenzo e possiamo dormire sonni tranquilli presso “La fonte dell’Astore”. E accade anche che durante la festa offerta dall’amministrazione comunale, tra un piatto e l’altro, un vecchio alpino del luogo incontri Ivano, il nostro veterano, anche lui alpino e instancabile cavaliere, giunto alla 7 edizione del trekking. 3 TAPPA Pettoranello del Molise-Bojano – 2 settembre martedì

Bojano ci accoglie nell’indifferenza generale. In compenso la sosta pranzo presso l’agriturismo di S. Maria del Molise, ripaga saporitamente le aspettative gastronomiche dei famelici cavalieri. Il laghetto, i mulini ad acqua e le numerose sorgenti nelle vicinanze, la dicono lunga sulla feracità e sull’economia della zona. Se qualcuno volesse avere un’idea plastica di cosa sia un tratturo è sufficiente che si faccia una passeggiata nell’ampio altopiano che si stende ai piedi del Matese dal santuario goticheggiante di Castelpetroso, dedicato alla Madonna Addolorata, allo snodo stradale per Campobasso lungo la direttrice della statale 17 che congiunge Isernia a Benevento. Qui il tratturo va oltre la larghezza formale dei 111 mt. E se non si dovesse riconoscerlo dalla presenza di bovini placidamente al pascolo, vista l’assenza di indicazioni che ne delimitano il percorso, si potrebbe facilmente individuarlo seguendo la segnaletica verticale verde e gialla della linea del gasdotto.

4 TAPPA Bojano-Reino – mercoledì 3 settembre


Saepinum “la città sul tratturo", come la chiama l’archeologo Amedeo Maiuri o “ovinogrill”, se vogliamo usare un neologismo, basterebbe da sola a giustificare l’impegno di un trekking a cavallo o a piedi da qualunque altra parte d’Italia. Nelle pietre di questo sito archeologico di età augustea, che per alcuni aspetti così ben conservati può competere con Pompei, è congelata la storia della transumanza fino all’età del bassomedioevo, lungo il tratturo regio Pescasseroli-Candela. Gli zoccoli dei cavalli scivolano rumorosi sulle basole levigate e appena consunte che da porta Bojano conducono a porta Benevento lungo il decumano. In prossimità del foro e alla basilica, presso la fonte sono ben visibili i resti della tintoria (fullonica) un servizio indotto legato alla transumanza. Crocevia obbligato e strategico, Sapinum funge da cerniera tra le montagna e pianure pugliesi che già si annunciano, con abbondanza di pascoli e acqua ed ogni confort così caro alla popolazione romana. Non ci sono visitatori, solo una vecchietta, alloggiata proprio all’interno dell’area archeologica, tra i panni stesi, saluta curiosa e sorridente al passaggio dei cavalieri. Valico di S. Croce del Sannio e pranzo a sacco a base di panino, salame e pomodori. Mai commiato fu più dolce che andar via con l’amaro in bocca! (l’amaro è quello generosamente offerto da Tito, puntuale ogni anno al passaggio dei transumanti). Attraversamento dei territori dei comuni di San Polo Matese, Sepino, Cerce Maggiore, Santa Corce del Sannio e Circello. Forse il percorso più interessante ed integro del tracciato tratturale con buone indicazioni e insegne illustrative Alle 19:30 (ed anche oggi lo spostamento ha richiesto complessivamente circa 10 ore) l’arrivo a Reino nel piccolo parco della Transumanza, accanto al ponte sul Tammaro, è allietato dai bambini in costume. Canti e balli e inno di Reino (“E siccome siamo poverini…ci tocca andare a rubare” dice pressappoco). Immancabilmente, la cena nella palestra della scuola è a base di pasta e fagioli con salsicce,. Canti balli e confusione, comunque piacevoli. La pavimentazione che alterna tasselli di porfido a lastre di pietra bianca danno decoro e colore al paese: basta poco per rendere accogliente un paese! I cavalli sono accampati alla men peggio in un’azienda di bovini, desiderosi solo di riposarsi e di un sostanzioso foraggio.


5 TAPPA Reino-Casalbore – 4 settembre giovedì

Posta ai piedi del paese di San Giorgio La Molara, la Taverna di Calise severa e un po’ anonima nella sua livrea di pietre grigie allineate a formare un parallelepipedo, ci accoglie e ci ristora abbondantemente, come faceva un tempo per chiunque transitasse di là, sul tratturo: pastori, mercanti e pellegrini. I cavalli sostano accanto nell’area un tempo destinata al “riposo” del gregge. La festa esplode incontenibile perché oggi il folto gruppo di cavalieri più giovani gioca in casa. La cucina ha coinvolto mamme, parenti e amici in una gara senza risparmio di colpi. La tavola è imbandita con una varietà di colori che vanno dal bianco-provola-di-bufala al rosso-prosciutto-timballo- vino per attenuarsi, solo un po’, nelle tonalità (ma non nel gusto) marroncinoarrosto-di-vitellino fino alle sfumature delicate rosa-gialline-dolcetti-di-mandorla, rigorosamente fatti in casa. Una sinfonia di sapori e colori che mette al bando ogni preoccupazione e stanchezza e fonde gli animi al grido di “caricare…puntare..ipe-ipe…fuoco!” e giù il bicchiere di vino rosso. 6 TAPPA Casalbore-Zungoli – venerdì 5 settembre


Una grande insegna, con su scritto “REGIO TRATTURO PESCASSEROLI CANDELA”, ci dà la conferma ufficiale che tutti aspettavamo, finalmente! Le pale eoliche all’orizzonte marcano il confine tra la Campania e la Puglia. La morfologia del territorio si addolcisce fino alla monotonia man mano che scendiamo verso la Daunia: ciuffi di boschi in cima alle collinette, estesi campi a seminativo, terreni argillosi e fonti sparse qua e là, disegnano un paesaggio ormai familiare. Sosta all’agriturismo “Regio Tratturo” in località Campo Reale. Cibo saporito e semplice, ottimi i fagioli con verza. Sempre laboriosa e dispersiva la sistemazione negli agriturismi disseminati nei dintorni, in territori poco serviti dalla segnaletica. Che bello alle 6:50 del mattino questo caffè servito, sotto il patio, con garbo dalla signora di servizio dell’agriturismo Antica Tuticum, mentre la nebbia ricopre ancora la vallata e i passerotti cinguettano senza tanto schiamazzo! La sfilata dei cavalieri in paese suscita solo qualche sporadica curiosità e la totale ignoranza da parte delle autorità. I cavalli per fortuna sono alloggiati in una bell’area verde e attrezzata alle porte della città. 7 TAPPA Zungoli-Candela – 6 settembre


Dal parco di Zungoli prende avvio l’ultima e più difficile tappa. Contrariamente alle previsioni, non piove durante il percorso (solo una pioggerella non compromettente ad Anzano di Puglia, durante il pranzo offerto dall’amministrazione comunale e presenziato dall’assessore Marciello), ma gli effetti devastanti delle piogge, cadute nella mattinata, sono lì sotto gli occhi di tutti: smottamenti, torrenti in piena, e poi fango fango e fango fino a mezzo metro, guadi e canali insidiosissimi, che rendono faticosissimo il procedere dei cavalli. La Protezione Civile di Anzano ci fa deviare per Rocchetta S.A., perché il tratturo per Candela è impraticabile. L’ultima salita scandisce l’arrivo a Candela, che ci dà il benvenuto nel suo lindore paesano. Raccolti nella piazzuola antistante al municipio, un senso di calore e gioia si scioglie sui volti di tutti: ce l’abbiamo fatta! Accanto alla moglie bionda-ossigenata e bella, Alfonso è quasi irriconoscibile ora che ha messo i piedi a terra. Il suo sguardo timido e smarrito lo restituisce a una realtà da cui sembra estraneo. Le luci fioche sulle tavole imbandite a festa nella piazza di Candela dissolvono pian piano la magia di un sogno che esiste ormai solo nella testa dei pochi irriducibili. I cavalli stanchi e provati oltre ogni limite dalla massa di fango e acqua, che ha sconquassato i terreni dauni, stanno recuperando le forze presso il campo sportivo del paese. Sono loro i veri protagonisti di quest’impresa ostinata, che, come un miracolo, continua a riproporsi anno dopo anno a dispetto di tutto. Finché ci sarà la voglia di tener viva una memoria cara e indispensabile a tutti gli abitanti di questa “regione speciale dei tratturi”, che non conosce vincoli amministrativi. Finché i segni, che hanno contrassegnato questi luoghi e hanno plasmato i popoli in una civiltà unica e originale, non scompariranno del tutto, divorati dall’avidità individuale e dall’ignoranza collettiva. Finché ci sarà una voce tremolante in grado di richiamare da ogni dove i membri dispersi dell’orgogliosa tribù dei transumanti.



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