ABSTRACT
In questa piccola introduzione verrà descritta la struttura dell’elaborato di laurea sulla mostra di Ruedi Baur ad Anatome Milano. Nella prima parte verrà descritta che cos’è Anatome Parigi e ne verrà spiegata la sua versione milanese attraverso il logotipo ideato. La seconda parte sarà centrata esclusivamente sull’autore che verrà analizzato nelle sue diverse attitudini e ruoli: regista, docente, grafico... Al termine di questa sezione ci saranno alcune schede in cui verranno approfonditi i lavori di Ruedi Baur a cui è stato fatto più riferimento sia da un punto di vista grafico che teorico. Per concludere si arriverà alla parte che descrive il lavoro creato per la mostra di Ruedi Baur ad Anatome Milano. Partendo dalla spiegazione del concept e dai lavori preparatori verranno descritte le varie parti del progetto (manifesto, sedicesimo ed immagine coordinata) per concludere con la contestualizzazione dei lavori.
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GALLERIA ANATOME
GALLERIE ANATOME
La rue Sedaine, nell’undicesimo arrondissement di Parigi, nelle vicinanze della Bastiglia. Al numero 38 c’è un edificio tipico dell’architettura della seconda metà del XIX secolo. Superato il portone un cortile interno introduce a un vecchio atelier oggi occupato dai locali della Galerie Anatome. Galleria che, a partire dal progetto di Henri Meynadier e Marie-Anne Couvreu – proseguito più recentemente grazie all’impegno di Nawal Bakouri, l’attuale direttrice che si ringrazia –, ha fatto da anni la scelta di essere consacrata alla presentazione della produzione grafica contemporanea. Un’iniziativa senza precedenti in Francia in cui non esiste alcun luogo di esposizione permanente interamente dedicato al graphic design. La storia della Galleria è ormai piuttosto importante, a partire da settembre 1999, ed è sembrato interessante proporre la presentazione a Milano di una serie dei principali autori sia francesi che di altri paesi, simulando l’allestimento di una serie di mostre che fornisse uno spaccato di quanto presentato a Parigi in questi ultimi 11 anni.
Durante il laboratorio di sintesi finale (a.a. 20102011), in collaborazione con la Galleria, è stato proposto agli allievi di lavorare su una serie di artefatti – manifesto, un quaderno in formato sedicesimo, un coordinato che potesse funzionare come cartella stampa – presentino 18 autori ritenuti particolarmente significativi della produzione recente e contemporanea. Con la speranza, se non l’aspettativa, che tale proposta possa essere di auspicio a iniziative similari anche nel nostro paese se non più semplicemente di presentare l’esito di questo lavoro in uno spazio espositivo interno alla Facoltà del Design. Gianfranco Torri
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LOGO E LE SUE DECLINAZIONI
La prima esercitazione effettuata riguarda il progetto del marchio per la Galleria Anatome a Milano che non fosse una semplice declinazione di Anatome a Parigi ma un nuovo segno pensato autonomamente. Dopo svariate prove e analisi relative ai loghi e marchi non esclusivamente legati al mondo del design, ho deciso di dedicarmi alla creazione di un logotipo puramente tipografico per mantenere lo stile del logo di Anatome a Parigi in una versione però più articolata. Mi sono quindi concentrata sull’unire gli elementi “Anatome” e “Milano”. Il logo infatti è composto dalla parola “anatome”, in cui la lettera “m” è specchiata verticalmente a richiamare la parola “milano” posta sotto alla scritta “anatome”.
Il logo, inserito in una griglia normalizzante, mantiene un tracking fisso e costante; la scritta “milano” deve sempre avere una distanza data dalla parte “anatome” così da garantire la leggibilità e un peso del carattere coerente. Per la stessa ragione, il logo non deve mai misurare meno di 3cm in larghezza, nel caso si voglia mantenere la scritta “milano”, altrimenti può essere ridotto fino a 2cm.
Per la scelta dei colori ho cercato di pensare ai colori della città di Milano e ho scelto un verde blu per la scritta “anatome” che richiamasse il colore dei Navigli e un grigio cielo per la “m” e la parola “milano”. Il logo possiede anche una versione in bianco e nero, in cui l’intero logo è nero, da utilizzare nei casi in cui non è possibile una stampa a colori o quando i colori di sfondo si avvicinano troppo ai colori del marchio; è stata realizzata anche una versione in negativo, in cui il logo diventa interamente bianco, da utilizzare qualora debba essere posizionato su uno sfondo o colore perché sia visibile.
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RUEDI BAUR
BIOGRAFIA
Ruedi Baur, designer, nato nel 1956, nazionalità francese e svizzera, studia design alla École des Arts Appliqués di Zurigo (Schule für Gestaltung) in Svizzera, ottenendo il diploma di Grafico nel 1979. Durante questo periodo incontra numerose personalità come Joseph Müller Brockmann, Richard Paul Lose, Max Bill. Collabora a diversi progetti con il grafico ed editore Lars Müller con il quale crea, nel 1978 in parallelo ai suoi studi, un primo studio di grafica. Nel 19791980 lavora con il grafico Théo Balmer (Bâle), dove completa la sua formazione nel settore della segnaletica. Nel 1980 crea un secondo studio a Zurigo in collaborazione con Sereina Feuerstein che opera sia in Francia sia in Svizzera. Nel 1983 si stabilisce a Lione e fonda con Michaël Baviera e Peter Vetter gli studi BBV (Lione, Milano, Zurigo).
Durante gli anni ‘80 realizza numerose identità visuali di musei e istituzioni di arte contemporanea, collabora con numerosi artisti e delinea più di un centinaio di libri e cataloghi d’esposizione. Nel 1989 crea il suo studio «Intégral Ruedi Baur et Associés» (Parigi, Lione) e si riunisce con Pippo Lionni per sviluppare la rete interdisciplinare di studi «Intégral Concept». Pippo Lionni abbandonerà la rete di studi nel 1992. Dal 1989 a Parigi, 2002 a Zurigo e 2007 a Berlin, Intégral Ruedi Baur ha lavorato su progetti bi e tridimensionali nei differenti campi della comunicazione visiva: identità, orientamento e programmi informativi, mostre di design, design urbano. Nel 2002 realizza le riviste per l’esposizione «Quotidien Visuel» che, realizzata per la Galleria Anatome di Parigi (2003), circolerà in diversi paesi.
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CONTESTI GEOGRAFICI E STILISTICI
In Ruedi Baur è possibile riscontrare alcune caratteristiche dello “Stile Svizzero” degli anni ‘30 ma allo stesso tempo del più tardo Post-Modernismo elvetico. Grazie a riviste come Graphis o Neue Grafik la Svizzera è stata dal dopoguerra in poi il punto di riferimento per il design europeo. Lo “Stile Svizzero” è caratterizzato da messaggi grafici razionali ed obiettivi, dall’utilizzo di colori primari accostati ai complementari, da una sobrietà nell’utilizzo del testo e da composizioni a sistemi modulari a griglia. Questo è un modo di fare che non si basa su considerazioni e intenzioni psicologiche o estetiche, ma ricava i propri elementi dalla materia con cui di volta in volta lavora, elemento che si sente fortemente in particolare nel metodo progettuale di Ruedi Baur. Partendo dal modello rigido dello “Stile Svizzero” a partire dagli anni ‘60 si abbandonano sempre di più queste regole ferree per lasciare il posto ad un rinnovamento del metodo progettuale e del ruolo del designer mantenendo comunque alcuni elementi come la relazione tra la parte stampata e non.
Ruedi Baur rispecchia bene anche la posizione che il designer assume, questa figura diventa infatti sempre più dinamica e disposta a un dialogo totale con il destinatario, il cui ruolo assume sempre più un valore centrale. Il designer comincia così a vedersi come un problem solving il cui punto di arrivo deve essere sempre il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal committente. L’utilizzo della tipografia ha subito numerosi cambiamenti: inizialmente si è creduto nell’uso esclusivo di alcuni font, come l’Akzidenz e l’Helvetica, ritenuti perfetti per ogni occasione e progetto, da utilizzare sempre orizzontalmente, con una griglia molto rigida e in dimensioni ridotte nel Post-Modernismo invece il carattere tipografico è stato spesso creato ad hoc per il singolo progetto e integrato maggiormente con l’immagine in modo più dinamico. Ruedi Baur si inserisce perfettamente in questa modalità di utilizzo del font infatti non è raro che crei lui stesso i caratteri tipografici, perchè siano il più possibile comunicativi,
per i sistemi visivi o i progetti che sta affrontando. Un altro elemento spesso presente nella progettazione di Ruedi Baur sono i pittogrammi. Questo tipo di linguaggio visivo, del tutto autonomo rispetto a quello verbale è in grado di avere una forte carica espressiva e semantica e sta diventando sempre più comune nella grafica moderna.
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André Fuchs Anja Hasenstein Antje Kolm Axel Steinberger Bintou Coly Catherine Roidot Chantal Grossen Chrtistina Ohmann Claudia Wildermuth Daniela Valentini David Thoumazeau Denis Coueignoux Diana Franceschin Eva Kubinyi Eva Plass Heidi Abt Hiroyuki Tsukamoto Jana Strozinsky Julia Rommel Karen Schramke Karim Sabano Katharina Mauer Louise Riis Ruggaber Marco Becker Marine Nyiri Meriem Bouhara Olivier Duzelier Sébastien Thiery Severin Wucher Simon Burkart Stéphanie Brabant Stephanie Blaschka Wanja Ledowski
REGISTA
Ruedi Baur ha creato nel 1989 lo studio Intègral Ruedi Baur et Associés insieme a Philippe Dèlis e Pippo Lionni, sviluppando nel corso degli anni progetti bi e tridimensionali nelle diverse aree del design: programmi d’identità visuale, sistemi di orientamento e informazione, mostre di design e design urbano, etc. L’importanza di una buona coordinazione in uno studio di design sta diventando un tema sempre più affrontato nella grafica contemporanea. La necessità di saper controllare la moltitudine dei progetti che uno studio affronta deve trovare risposta in una figura professionale che sia in grado di affrontare questa complessità. Ruedi Baur riesce sicuramente bene a coordinare personaggi con esperienze e abilità diverse rendendoli in grado di collaborare per un progetto di Design. Tra i suoi associati, collaboratori interni ed esterni vanta architetti, designer, urbanisti e così via che sceglie in base alle necessità richieste dal singolo progetto. Ogni personalità che partecipa a un progetto, grazie alla sua specializzazione in un determinato campo, è in grado di arricchire il progetto e renderlo complesso e ben articolato ma necessita di qualcuno che verifichi il suo operato e sia in grado di fargli capire quello che
deve fare. Oggi Integral, sotto la firma Irb (Intégral Ruedi Baur), è composto dai tre studi principali a Parigi, Zurigo e Berlino e da quelli secondari: Intégral Jean Beaudoin a Montreal, Intégral Philippe Denis a Casablanca Parigi, Intégral Florence Lipsky e Pascal Rollet a Parigi, Intégral Laurent Malone a Marsiglia, Intégral Lars Müller a Baden, Intégral Giulio e Valerio Vinaccia a Milano. Ruedi Baur dirige perfettamente questo estesissimo network mantenendo dominante la sua figura nel panorama del design europeo. Questa forma di studio associato appare innovativa per l’Europa anche se, in Inghilterra, l’unione in forma societaria di due o più designer in modo tale da poter affrontare progetti complessi ed articolati, è molto utilizzata.
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DOCENTE
Ruedi Baur, oltre ad essere designer e coordinatore di Intègral lavora in diverse scuole di Design europee. Ha cominciato nel 1989 a coordinare il dipartimento di design alla scuola di belle arti di Lione, dove ha organizzato, tra il 1994 e il 1996, tre cicli di lavoro basati sul tema «civic and design spaces». Dal 1995 è diventato professore alla HGB di Leipzig, dove ha svolto anche il ruolo di rettore tra il 1997 e il 2000 e creato nel 1999 l’Interdisciplinary Design Institute. Oggi è professore alla Luxun Academy di Shenyang e alla Central Academy of Beijing (CAFA), alla École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi (ENSAD) e alla Zürcher Hochschule der Künste (ZHdK) a Zurigo. L’insegnamento ha infatti un ruolo sempre più centrale nella carriera professionale di questo autore. Inoltre è dal 2004, con Vera Kockot e Clemens Bellut, in carica al Design Research Institute del ZHdK design2context (master Design Culture). Per Ruedi Baur il ruolo di grafico e quello di docente sono strettamente legati. Dal lavoro con Intégral prende infatti spunto per le sue lezioni e, viceversa, utilizza gli stimoli che gli arrivano dagli studenti, dai corsi di aggiornamento o dagli eventi universitari per arricchire i suoi progetti di grafico. 21
COMMITTENZE
Intègral, oltre ad essere uno studio affermato nel campo del design, vanta figure e competenze estremamente varie ed eterogenee. Essendo in grado di affrontare progetti complessi e di diverso genere si vede spesso richiedere lavori da committenti diversi, provenienti da tutto il mondo e di prestigio. Malgrado questa varietà di committenze Ruedi Baur si muove principalmente in alcuni grossi ambiti: lo spettacolo, i musei, la città, l‘istruzione e gli aeroporti. A partire dal dopoguerra comincia ad apparire nel campo del design un elemento che non sparirà più: la necessità delle aziende di avere un’identità che sia fortemente riconoscibile ma allo stesso tempo dinamica ed adattabile, che le renda in grado di distinguersi dal sovraffollamento di informazioni visive che le circonda. La necessità di avere un’identità, pian piano, non è più un bisogno legato esclusivamente alle aziende vere e proprie. Hanno cominciato sempre più ad avere importanza la comunicazione e l’orientamento visivo di enti sociali e culturali o delle città o dei servizi di spostamento. I progetti per l’identità aziendale hanno coinvolto la maggior parte dei designer moderni e contemporanei compreso Ruedi Baur; le sue capacità di
designer, infatti, lo rendono per esempio in grado di costruire una segnaletica funzionale e coerente ma, allo stesso tempo, la sua collaborazione con architetti gli permette di ampliare il lavoro all’intero edificio creando anche una forte identità visuale. Ruedi Baur viene spesso definito l’uomo dei sistemi. Quando si trova davanti un nuovo progetto egli infatti crea soluzioni molto complete che rispecchiano la complessità della committenza. Progettando ogni parte di questi sistemi visivi (font, colore, struttura architettonica, gafica) rende fortemente riconoscibile l’identità del progetto e del committente.
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PAROLE CHIAVE
Per capire il lavoro di Ruedi Baur non basta cercare di comprenderne lo stile dal punto di vista puramente grafico, è necessario infatti concentrarsi sul metodo progettuale. Il lavoro di questo autore può sembrare a volte poco omogeneo o caratteristico, questo perché con Baur e Intègral, nel progettare, vengono poste concettualmente prima la funzione e poi l’estetica, la quale non è altro che una derivazione del concetto che si vuole esprimere, concentrandosi molto di più sul significato del progetto piuttosto che sulla parte estetica. Per cercare di ricavare degli aspetti comuni nella progettazione di Ruedi Baur sono state individuate delle parole chiave che bene esprimono le ricorrenze di significato e progettuali.
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trasformazione processo confronti responsabilitĂ
ANTICIPARE analizzare i bisogni conseguenze risoluzione dei problemi sistema 27
analisi del contesto design responsabile dubbio peregrinazione tensioni esaminare
DOMANDARE passato/presente/futuro curiositĂ confronto contestualizzazione riflessione processo razionale 29
trasformazione imprimere su una superficie mediazione
rinforzo del contesto contestualizzazione aggiunta di un livello
INSCRIVERE progettare in uno spazio giĂ esistente iscrizione contesto storico e contemporaneo livelli visibili e invisibili proiezione reinterpretazione generazione di una nuova traccia 31
necessità di identificarsi
enfatizzare le differenze
costruzione di un’identità
DISTINGUERE traduzione
rinforzare ciò che già esiste 33
rottura delle regole
sconvolgere le abitudini
discussioni
trasformazione delle convinzioni
IRRITARE coraggio
soluzione personale stimolare 35
riappropriarsi dello spazio
polaritĂ
ORIENTARE design come riorientamento
spingere l’utente ad auto-orientarsi
punti cardinali 37
pittogrammi
combinare diversi elementi
immagini in testo
TRADURRE molteplicitĂ
testo in immagini
preservare le differenze 39
SCHEDE APPROFONDIMENTO
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QUARTIERE RESIDENZIALE DELLA CITTA DI AKTAU
Questo progetto è volto a rendere la città più attrattiva. Il lavoro grafico è stato supportato da uno studio architettonico che ha portato alla creazione di un linguaggio visivo coerente. Grazie alla ricchezza culturale del Kazakistan, che vede una compresenza di civiltà islamica, mongola e russa, questo lavoro è stato in grado di vari parcheggi per macchine e fermate degli autobus e l’asfalto è stato disegnato con diversi pattern tutti dello stesso colore e creati con la medesima tecnica. Si è trasformato così un semplice spazio funzionale in un paesaggio urbano che, grazie all’utilizzo di segni tipici locali, esalta la cultura visiva del kayakistan.
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AEROPORTO DI COLONIA-BONN
Gli aeroporti spesso sono considerati non-luoghi con un aspetto esclusivamente funzionale. In questo caso Ruedi Baur ha cercato di mostrare l’aeroporto di Colonia-Bonn come qualcosa di più, un ponte tra un luogo concreto e una miriade di altri luoghi possibili, realizzando un’affascinante ma pur sempre funzionale segnaletica. La base dell’identità di questo progetto è stata creata partendo dalla realizzazione di una caratteristica tipografia da cui è stato costruito un catalogo di segni, pittogrammi e colori.
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COMPLESSO KIGALI E HOTEL SUL LAGO KIVU
Come nel progetto per il Kazakistan anche in questo caso si può parlare di “visual globalise”. Per il complesso Kingali e l’hotel sul lago Kivu in Ruanda è stata creata una struttura organica che unisce la cultura precoloniale con le caratteristiche geografiche del paesaggio. Sorgendo sopra un antico cimitero, man mano che la progettazione avanzava, ogni singolo elemento veniva inserito all’interno della struttura ancestrale del luogo. Una volta compresa la base di progettazione si è comunicato l’intero sistema attraverso una grafica contemporanea, uno studio della tipografia e dell’accostamento cromatico.
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ESIBIZIONE NAZIONALE SVIZZERA, EXPO.02
Per questo progetto è stato necessario che la segnaletica rinforzasse la dimensione festosa dell’evento. In questa forma di segnaletica sono state separate le informazioni culturali da quelle relative agli spazi, entrambe però espresse con tratti e pittogrammi che sembrassero fatti a mano libera, rendendo forte la coerenza e l’identità dell’evento. Le informazioni culturali sono state stampate su nastri di stoffa mentre le informazioni spaziali sono state poste su panelli di carta ispirandosi alla segnaletica stradale svizzera.
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DÉPLIOIRE
Questo progetto è volto a presentare lo spazio attraverso una personale percezione delle problematiche sociali e politiche. Questo lavoro è stato una grossa opportunità di presentare le problematiche che i designer che vi hanno lavorato sentivano vicine in un modo scenografico che le esprimesse al meglio.
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CITÈ INTERNATIONALE UNIVERSITAIRE A PARIGI
Questo progetto esprime bene la tendenza di Ruedi Baur a presentare un’area concentrandosi sulla tipografia. Creando un carattere tipografico, sufficientemente identificabile con il luogo, questo può essere usato come collegamento tra i singoli elementi da comunicare e l’identità generale del luogo. La città internazionale universitaria di Parigi è stata creata dopo la prima guerra mondiale per comunicare un senso di riconciliazione e di creazione di una storia comune senza sopraffare i singoli paesi. Nel 2000, durante i lavori di modernizzazione, si è reso necessario trasmettere questi sentimenti attraverso una forte identità visuale. Ruedi Baur ha usato in questo caso una tipografia che sottolineasse la presenza di diverse culture ed enfatizzasse l’internazionalità del luogo, creando un sistema di identità visuale e segnaletica. André Baldinger ha così creato un font che incorporava ai caratteri romani lettere di altri alfabeti da usare sia per la segnaletica interna al sito, che per la comunicazione esterna.
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LA CINÈMATHÉQUE FRANÇAISE
In questo progetto è stato richiesto a Ruedi Baur ed al suo team di creare un sistema segnaletico forte da affiancare allo spazio ideato da Frank Gehry per “La Cinémathèque Française”. La segnaletica doveva accogliere i visitatori e accompagnarli attraverso i diversi spazi e attività; si è pensato così di creare una segnaletica fatta di immagini animate e in continuo movimento per richiamare la natura dell‘ambiente a cui facevano riferimento: il mondo del cinema. Le informazioni sono state così proiettate e in base alla superficie sulla quale venivano proiettate, compresa la facciate dell’edificio, cambiavano forma e aspetto. Grazie all’uso di un sistema digitale gli elementi di questo progetto hanno potuto modificarsi in base alle attività e film del momento. Pur avendo avuto qualche problema di realizzazione dovuto alla coerenza progettuale con l’eficicio di Frank Ghery che non permetteva al sistema di illuminazione di funzionare perfettamente, il lavoro per il cinema francese è un affascinante esempio di segnaletica e uso della luce, elemento frequente nel lavoro di Ruedi Baur.
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PROGETTO
CONCEPT
Essendo il lavoro di Ruedi Baur estremamente vario e complesso, per poterlo presentare, ho deciso di concentrarmi su, un tema ricorrente: le texture. Ruedi Baur non utilizza mai le texture come un semplice elemento decorativo ma da un significato ai segni che le compongono. Per esempio, le texture create per il quartiere residenziale della città di Aktau (Kazakhstan) sono state realizzate riprendendo i segni disegnati sulle stoffe e sui prodotti di artigianato tipici del luogo. Questo lavoro quindi unisce la tradizione del Kazakhstan con una volontà di modernizzare e rendere attrattiva la città, creando un linguaggio visivo forte, coerente e pieno di significato. Utilizzando diverse texture di Ruedi Baur ho cercato di dare coerenza ma allo stesso tempo varietà al lavoro per la mostra dell’autore a “Anatome Milano”. Per disegnare le texture che ho poi utilizzato nei progetti sono partita da texture già esistenti, a volte rendendole più semplici o più geometriche, o ho riutilizzato degli elementi grafici dei progetti di Baur moltiplicandoli a creare delle nuove texture.
Ho creato quindi una finestra di colori selezionandoli direttamente da quelli più utilizzati dall’autore da utilizzare poi in ogni momento ne avessi bisogno durante la creazione dei diversi progetti. Per aggiungere un ulteriore piano ho deciso di sovrapporre le texture. Ho pensato infatti che questo tipo di lavoro grafico permettesse di richiamare un’azione che spesso Baur utilizza nei suoi progetti, quella di mostrare i diversi gradi di complessità che i lavori dell’autore presentano. Quando Baur crea un progetto sovrappone diverse figure professionali ed attua un analisi a diversi strati del territorio o del committente, ogni livello di texture, in questo caso, rappresenta uno di questi strati che, solo se sovrapposti, permettono di leggere il significato finale.
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PERCORSO PROGETTUALE
Vorrei utilizzare questa sezione per presentare alcune immagini che esprimano il percorso progettuale che sta alla base del lavoro finale su Ruedi Baur. Una volta individuato il tema su cui volevo concentrarmi, che si trattasse del logotipo o dei lavori più legati all’autore, ho fatto numerosi schizzi e prove, prima a mano libera e poi in digitale, per cercare ciò che meglio funzionava. Uno strumento che mi è stato molto utile, in particolare all’inizio nella parte più concettuale, è stata una moleskine che, grazie al suggerimento dei professori, mi ha permesso di annotare e disegnare per comprendere meglio l’autore. Anche dopo la consegna finale quasi ogni lavoro ha subito delle modifiche leggere, come nel manifesto, o più radicali, come il sedicesimo, per perfezionare il più possibile il tutto. Alla fine del lavoro poi ho cercato di dare maggiore uniformità modificando i colori e i font usati nei diversi progetti.
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MANIFESTO
Il primo artefatto creato è stato un manifesto dell’autore. Questo artefatto è la parte del progetto che esprime più chiaramente il tipo di lavoro che ho fatto sull’uso delle texture. La texture, ripresa dal lavoro scenografico e di identità visuale per il padiglione francese all’Expo di Shanghai del 2010, è stata ripetuta tre volte con diverse sfumature di colore (viola, verde e blu) e tre diverse inclinazioni. Avendo reso opportunamente trasparenti alcuni elementi delle texture sovrapponendo le tre appare il nome “Ruedi Baur”. Questo può non limitarsi ad essere un unico manifesto ma la stessa procedura può essere applicata a diverse texture con diversi colori creando una serie di manifesti diversi ma coerenti. Per esprimere meglio questa varietà ho creato delle cartoline che, come un campionario colore, permettono di vedere le possibili variabili e declinazioni del manifesto di partenza. Le texture così presentate sono state poi utilizzate negli altri elementi progettuali come la copertina del manifesto o la texture presente in tutta l’immagine coordinata.
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SEDICESIMO
Il sedicesimo è una pubblicazione di 16 pagine sull’autore, non un catalogo ma un racconto visivo, la presentazione “visiva” del modo di lavorare dell’autore, della sua grafica, della sua filosofia e del suo linguaggio visivo. Il sedicesimo è un racconto fatto di immagini e parole sull’autore, composto con un linguaggio visivo forte ed espressivo. Essendo il lavoro di Baur estremamente complesso ed eterogeneo, ho cercato di raccontarlo attraverso delle macrocategorie che dessero un’idea della diversità e varietà. Nella prima parte ho cercato di esprimere la struttura di Intègral con Ruedi Baur a capo, gli associati e le diverse sedi distaccate principali di Berlino, Zurigo e Parigi, con le sedi secondarie di Marsiglia, Milano, Baden e Montreal. Nella seconda parte ho citato le parole chiave del lavoro di Baur ed Intègral: anticipare, domandare, inscrivere, distinguere, irritare, orientare e tradurre.
Nella terza parte, quella più centrale, ho cercato di esprimere le categorie in cui si muove più di frequente il lavoro dell’autore: identità visuale, segnaletica, scenografia, font e luce. Ho scelto di comunicare principalmente attraverso l’infografica la prima parte e attraverso le sole parole la seconda parte. per quanto riguarda la parte centrale invece ho scelto di lasciar comunicare le foto dei lavori dell’autore inserendo semplicemente una parola/ titolo a spiegare l’argomento trattoto e aggiungendo un piccolo cartiglio con indicato il lavoro scelto in modo tale da poterlo rendere reperibile per eventuali approfondimenti. La texture usata per la copertina del sedicesimo è stata tratta dal lavoro citato precedentemente per il quartiere residenziale della città di Aktau in Kazakhstan.
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IMMAGINE COORDINATA
Per completare il progetto per Anatome Milano abbiamo progettato una serie di artefatti relativi alla comunicazione della mostra: l’invito, la cartella stampa e lo stendardo. Come negli altri progetti la comunicazione passa attraverso una texture. L’invito non è una semplice cartolina ma è composto da una sovrapposizione di texture, questa volta fisica, stampate su diversi fogli di acetato che sovrapposte evidenziano il nome dell’autore. La busta dell’invito invece non è legata all’autore ma alla Galleria Anatome riprendendone il logo e i colori. La cartelletta stampa ha una struttura semplice, neutra fuori e con una texture all’interno. Aprendola si può trovare il comunicato stampa, incastrato e tenuto insieme attraverso dei tagli fatti nella cartelletta, con la carta intestata di Anatome Milano caratterizzata con le texture dell’autore.
Aprendola ulteriormente è fissato, attraverso un gommino, il cd sempre personalizzato con le texture. La struttura richiama fortemente quella del manifesto mentre la texture e i colori sono diversi. Infine lo stendardo, pensato per essere posizionato all’esterno della mostra in uno degli spazi espositivi del Politecnico, coerentemente con gli altri artefatti riprende la texture e il nome dell’autore con alcuni informazioni tecniche sulla mostra. La texture usata per l’immagine coordinata è stata tratta dal lavoro citato precedentemente per il quartiere residenziale della città di Aktau in Kazakhstan.
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CONCLUSIONE
Vorrei ora soffermarmi sul modo di lavorare di Ruedi Baur perché sento che rispecchia molto bene quello che ho sempre cercato di darmi come metodo progettuale. Quando devo affrontare un progetto, come fa Baur, per prima cosa mi concentro sulla committenza, analizzandone la richiesta derivandone gli obiettivi progettuali, ovvero i pilastri su cui costruire la struttura dell‘intero lavoro. Cerco sempre di mettere il mio stile grafico o il mio gusto personale in secondo piano rispetto alle esigenze progettuali. Spesso, guardando un progetto, si riconosce subito lo stile dell’autore e non la funzione dell‘artefatto. Credo che questo modo di affrontare un lavoro non sia sbagliato ma si addica più a un artista che a un designer; può essere interessante utilizzato in fase di brainstorming, al fine di stimolare nuove visioni e originalità, ma partire da un‘idea grafica e non concettuale impoverisce gravemente il lavoro che un designer grafico può ottenere grazie alla sue competenze di progettista. Credo infatti che non sia un caso che al Politecnico di Milano si dia molta importanza alla creazione di un background teorico dello studente a supporto dell’attività pratica, che a volte è erroneamente ritenuta l’unica davvero
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necessaria alla formazione del designer. Lo studio - concepito nel senso classico del termine - è propedeutico allo sviluppo di una filosofia progettuale che ponga in rilievo gli aspetti strutturali e non solo estetici del lavoro, essendo che la parte centrale del progetto non è stile grafico ma teorico. Certo lo stile non omogeneo di Baur mi ha reso “la vita più difficile” nell’approciarmi al suo operato e tracciarne le linee guida, ma ad un’analisi molto approfondita mi ha permesso di arricchire la mia ricerca con nuovi significati, ambiti e problematiche molto varie ed interessanti.
Grazie ai professori Francesco Guida, Gianfranco Torri e Fulvia Bleu e agli assistenti Silvia Farinotti, Cristina Napoleone e Fabiane Calonga. Grazie a mia Mamma e mio Papà che mi hanno sempre supportata, a mia zia Paola e ad Asia che è ormai sette anni che mi segue da vicino. Grazie a Mu e al suo dirmi sempre “ti chiedo, perchè, per favore...”. Grazie a Bruna e alla nostra tenda-pecora, a Ielena e il suo “eh, vacca”, a Yanti e le sue lezioni di cinese e a P. che ci ha tenuto compagnia nei momenti di noia. Grazie a Tom e alla Gisella per la musica, il mare e gli zoccoli. Grazie a Shake, Psichiatra, Corvo, Xenia e Tosca per questi anni di tapparelle, segretari del partito e macchine movimento terra. Grazie al mio amico Ale e alle nostre vacanze al mare e in montagna.
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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R. Hollis, “Graphic design: a concise istori”, Thames & Hudson, London, 2001 D. Baroni e M. Vitta, “Storia del design grafico”, Longanesi, Italia, 2003 K. Gerstner, “Designing Programmes”, Lars Müller Publishers, Svizzera, 2009 Henrion e Parkin, “Design coordination and corporate image”, Reinhold Publishing, London, 1967 Studio Total Design, “Total 42 years total”, Hollandia Printing, Amsterdam, 2005
R. Baur, S.V. Kockot, C. Bellut, A. Gleiniger, “Orientation/Disorientation 2”, Lars Müller Publishers R. Baur, S.V. Kockot, C. Bellut, A. Gleiniger, “Disorientation/Orientation 1”, Lars Müller Publishers R.Baur, “Intégral Ruedi Baur and Partners”, Lars Müller Publishers, 2001 U. Felsing, “Dynamic Identities in Cultural and Public Context”, Lars Müller Publishers, 2010 J. Müller, K. Weiland, “Kieler Woche”, Lars Müller Publishers, 2010
Chiappini e Cioffi, “Identità cinetiche”, Progetto grafico, Numero 9, Dicembre 2006 Sfligiotti, “Multiverso-Icograda Design Week”, Progetto grafico, Numero 12/13, Settembre 2008
www.integral.ruedi-baur.eu www.etapes.com www.pyramyd.com
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