UniversitĂ della Campania Luigi Vanvitelli Dipartimento di Architettura e disegno industriale Corso di laurea in design per la moda A.A. 2016/2017 Corso: AbilitĂ informatiche Docente: Alessandra Cirafici Tutor: Angelo Esposito Marroccella Allieva: Caserta Martina A03000669
LA BIOGRAFIA
N
ata a Saumur, Francia, il 19 agosto 1883, Gabrielle Chanel, chiamata “Coco”, ebbe una infanzia molto umile e triste, trascorsa in gran parte in un orfanotrofio, per poi diventare una delle più acclamate creatrici di moda del secolo scorso. Con lo stile lanciato da lei ha rappresentato il nuovo modello femminile del ‘900, ossia un tipo di donna dedita al lavoro, a una vita dinamica, sportiva, priva di etichette e dotata di autoironia, fornendo a questo modello il modo più idoneo di vestire.
Inizia la sua carriera disegnando cappelli, prima a Parigi nel 1908 e poi a Deauville. In queste città, nel ‘14, apre i suoi primi negozi, seguiti nel ‘16 da un salone di alta moda a Biarritz. Lo strepitoso successo la colse negli anni venti, quando arriva ad aprire i battenti di una delle sue sedi in rue de Cambon n.31 a Parigi e quando,
da lì a poco, verrà considerata un vero e proprio simbolo di quella generazione. Tuttavia, a detta dei critici e degli intenditori di moda, l’apice della sua creatività è da attribuire ai più fulgidi anni trenta, quando, pur dopo aver inventato i suoi celeberrimi e rivoluzionari “tailleur” (costituiti da giacca maschile e gonna diritta o con pantaloni, appartenuti fino a quel momento all’uomo), impose uno stile sobrio ed elegante dal timbro inconfondibile.
In buona sostanza, si può dire che Chanel rimpiazzò il vestiario poco pratico della belle èpoque con una moda larga e comoda. Nel 1916, ad esempio, Chanel estese l'uso del jersey (un materiale a maglia molto flessibile), dal suo uso esclusivo per i sottabiti a una grande varietà di tipi di vestiario, inclusi i vestiti semplici in grigio e blu scuro. Questa innovazione fu di così grande successo che "Coco" iniziò ad elaborare le sue celebri fantasie per i tessuti jersey . L'inserimento della maglia lavorata a mano e poi confezionata industrialmente, infatti, rimane una delle novità più sensazionali proposte da Chanel. Inoltre, le bigiotterie in perle, le lunghe catene
dorate, l'assemblaggio di pietre vere con gemme false, i cristalli che hanno l'apparenza di diamanti sono accessori indispensabili dell'abbigliamento Chanel e segni riconoscibili della sua griffe.
Esperti come quelli del sito Creativitalia.it, sostengono: "Troppo spesso si è parlato del suo celebre Tailleur quasi fosse stata una sua invenzione; in realtà Chanel produceva un vestiario di tipo tradizionale che spesso prendeva spunto dal vestiario maschile e che non diventava fuori moda con il cambiare di ogni nuova stagione. I colori più comuni di Chanel erano il blu scuro, il grigio, e il beige. L'importanza data ai dettagli e l'uso estensivo di bigiotteria, con combinazioni rivoluzionarie di pietre vere e false, agglomerati di cristalli, e perle sono molti indicativi dello stile di Chanel. All'età di 71 anni, Chanel introdusse nuovamente il "tailleur di Chanel" che consisteva di vari pezzi: un giacca di stile cardigan, con inclusa la sua tipica catenella cucita all'interno, una gonna semplice e comoda, con una camicetta il cui tessuto era coordinato con il tessuto all'interno del tailleur. Questa volta, le
COCO CHANEL gonne erano tagliate più corte e i tailleur erano fatti da un tessuto cardigan ben lavorato. Chanel é singolare nel suo rivoluzionare l'industria della moda e nell'aiutare il percorso delle donne verso l'emancipazione". Lo scoppio della seconda guerra mondiale impose però un’improvvisa battuta di arresto. Coco è costretta a chiudere la sede di rue de Cambon, lasciando aperto soltanto il negozio per la vendita dei profumi. Nel ‘54, quando torna nel mondo della moda, Chanel ha 71 anni. La stilista aveva lavorato dal 1921 al 1970 in stretta collaborazione con i cosiddetti compositori dei profumi, Ernest Beaux e Henri Robert. Il celeberrimo Chanel N°5 venne creato nel 1921 da Ernest Beaux, e secondo le indicazioni di Coco doveva incarnare un concetto di femminilità senza tempo, unica e affascinante. Il N°5 non fu innovativo soltanto per la struttura della fragranza, ma per la novità del nome e l’essenzialità del flacone. Chanel trovava ridicoli i nomi altisonanti dei profumi dell’epoca, tanto che decise di chiamare la sua fragranza con un numero, perché corrispondeva alla quinta proposta olfattiva che le aveva fatto Ernest.
fermazione di Marylin che, sollecitata a confessare come e con quale abbigliamento andasse a letto, confessò: “Con due sole gocce di Chanel N.5”, proiettando in questo modo, ulteriormente, il nome della stilista e del suo profumo nella storia del costume. Il flacone poi, assolutamente all’avanguardia, è divenuto famoso per la sua struttura essenziale e il tappo tagliato come uno smeraldo. Questo “profilo” ebbe un tale successo che, dal 1959, il flacone è esposto al Museo di Arte Moderna di New York. Al mitico N.5 ne seguirono molti altri, come ad esempio il N.22 nel 1922, “Gardénia” nel ‘25, “Bois des iles” nel ‘26, “Cuir de Russie” nel ‘27, “Sycomore”, “Une idée” nel ‘30, “Jasmin” nel ‘32 e “Pour Monsieur” nel ‘55. L’altro grande numero di Chanel è il N°19, creato nel 1970 da Henri Robert, per ricordare la data di nascita di Coco (il 19 agosto, appunto). In sintesi, l’impronta stilistica di
Indimenticabile poi, la famosa af-
Chanel si fonda sulla apparente ripetitività dei modelli base. Le varianti sono costituite dal disegno dei tessuti e dai dettagli, a conferma del credo fatto proprio dalla stilista in una sua celebre battuta che “la moda passa, lo stile resta”. Alla scomparsa di questa grande creatrice di moda del ‘900, avvenuta il 10 gennaio ‘71, la Maison venne mandata avanti dai suoi assistenti, Gaston Berthelot e Ramon Esparza, e dalle loro collaboratrici, Yvonne Dudel e Jean Cazaubon, nel tentativo di onorarne il nome e di mantenerne il prestigio.
STILE E MOOD
L’Elegante è comodo. La stilista propone un nuovo modello femminile che si imporrà per tutto il ‘900. Una donna dinamica e lavoratrice, che non poteva più riconoscersi nell’abbigliamento costrittivo della Belle Époque.
Povertà di lusso. Chanel venne rinominata la regina del “Genre pauvre”. Lei sosteneva che il lusso non è il contrario della povertà ma della volgarità. La semplicità può essere chic e raffinata, mentre gli eccessi rischiano di ottenere l’effetto opposto. “Prima di uscire, guardati allo specchio e togliti qualcosa” è la citazione che meglio esprime questa regola di stile, basata sulla sottrazione. L’estrema eleganza del bianco e nero. Quello tra nero e bianco è il
binomio perfetto tra due bellezze assolute che contengono tutto. Il nero, per quanto riguarda l’abbigliamento femminile, fino ad allora veniva solo associato al lutto. Lo trasforma in un colore da indossare in ogni occasione, elegante e sensuale. L’osservazione della realtà. Il suo stile è fortemente influenzato dagli ambienti in cui essa stessa ha vissuto.
Il rigore dei suoi abiti bianchi e neri riflet
della giornata.
tono la semplicità monacale osservata da vicino negli anni trascorsi in orfanotrofio.
La frequentazione dell’ambiente equestre sarà il punto di partenza per la creazione di pantaloni da cavallerizza e di cappellini
in paglia con ornamenti di fiori e piume, una novità assoluta. Gli anni trascorsi a Deauville sono fondamentali per la creazione di maglioni con scollo “alla marinara”. I gioielli. Accessori indispensabili per esprimere al meglio la femminilità. Anche in questo campo, Coco Chanel rompe con la tradizione. A lei dobbiamo l’invenzione della “bigiotteria”: gioielli alla portata di tutti, realizzati in metallo e pietre semi-preziose, da indossare in ogni momento
Collane, bracciali e orecchini diventano “amici” inseparabili della donna moderna. Il make up. “Se siete tristi, truccatevi, mettetevi un po’ di rossetto e attaccate”. Il trucco gioca un ruolo importante nell’emancipazione femminile. Il must è un rossetto rosso da vera femme fatale, da applicare disegnando perfettamente il contorno della bocca rendendola il più possibile a cuore: semplicemente irresistibile. Il profumo. “Una donna senza profumo
è una donna senza avvenire”. Per Coco Chanel il profumo è l’accessorio di moda basilare e indimenticabile. Il profumo è una sensazione, una magia che può risollevare le nostre giornate e lasciare ricordi indelebili nella nostra memoria e in quella degli altri. Il suo Chanel N°5, lanciato nel 1921, rivoluziona totalmente il concetto
di profumo. La sensibilità, i valori e lo stile di Coco Chanel sono ancora oggi dei dogmi per il mondo della moda e per la nostra società. La rivoluzione di una donna è diventata il simbolo dell’emancipazione femminile anche nei decenni successivi alla sua morte, avvenuta nel 1971.
GOSSIP
La vita, gli amori e gli uomini di Coco Chanel, una stilista senza tempo che ha rivoluzionato la moda femminile
Coco Chanel, una stilista mai dimenticata che è riuscita a lasciare il segno nella sua vita ma anche ad essere un esempio di
forza e volontà per tutte noi. Dietro una grande donna però c’è spesso un grande uomo ed anche nel caso di Coco Chanel è stato
così. Gabrielle Bonheur Chanel è nata nel 1883 in una famiglia poverissima, è cresciuta in collegio dove ha imparato sin da giovanissima l’arte del cucito, da ragazza mise a frutto le sue competenze sartoriali e trovò impiego come commessa in un negozio di
biancheria e maglieria. A 21 anni inizia anche a cantare ma soprattutto incontra il suo primo amore: Etienne de Balsam. Etienne de Balsam era un giovane ricco e di buona famiglia che sostenne Coco nei suoi sogni, la aiutò a diventare una stilista di cappellini alla moda. Successivamente
Coco incontrò il suo vero grande amore Boy Capel, un uomo che la amava alla follia e la sosteneva in tutte le attività, divenne ben presto il suo finanziatore e il suo consigliere,
insieme si trasferirono a Parigi dove Coco aprì la sua prima boutique Chanel in 21 Rue Cambon. Come spesso accade agli uomini, ad un certo punto, questa vita iniziò
ad andargli stretta e mise Coco davanti ad una scelta: la sua attività lavorativa o l’amore. Coco scelse il lavoro e i due si lasciarono anche se continuarono a vedersi e a restare in ottimi rapporti fino alla prematura morte di lui in seguito ad un incidente. Coco Chanel seguì la sua strada, ampliò la sua attività
e divenne il mito che tutti noi conosciamo, all’età di 72 anni diede vita ai suoi più grandi successi: la celebre borsetta Chanel 2.55 e le decolletes bicolore. Nonostante la sua sfavillante carriera, Coco Chanel non fu mai veramente felice, la morte prematura della madre, delle sorel-
le e del suo grande amore Boy Capel , lasciarono segni indelebili sulla sua anima, tant’è che per buona parte della sua vita abusò di un farmaco ipnotico a base di morfina.
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IL CAMBIAMENTO DI CHANEL T
utti sognano Chanel. Cinesi, italiani, americani, mediorientali: tutti sognano di avere Chanel. E manager, imprenditori, stilisti, marchi di moda piccoli e grandi sognano di essere Chanel. È l’incanto della doppia C, un logo che dove lo metti tutto trasforma. Fondata nel 1909 da Mademoiselle Coco a Parigi, oggi la maison è una multinazionale del lusso. Che vede nella sua divisione abbigliamento e accessori il cuore pulsante di un business miliardario. A dirigerla è Bruno Pavlovsky: schivo ma molto determinato, il presidente delle attività moda del brand è una delle persone chiave nel fashion system contemporaneo. Un professionista cui tutti guardano nella tempesta perfetta che sta investendo il settore a colpi di rivoluzioni e cambiamenti di strategie dettati da internet e dalla rivoluzione dei costumi. Che cosa rende, secondo lei, speciale un marchio come Chanel? «Sono qui da molti anni, ma ogni giorno mi accorgo solo e soltanto di un semplice fatto: Chanel è, e resta, una maison unica per la sua ostinazione ad appoggiare sempre, senza se e senza ma, il processo e la libertà creativi. Io lo ripeto continuamente: non dobbiamo pensare alla distribuzione, al marketing, alla comunicazione. La nostra prima urgenza è mettere i creativi nelle condizioni migliori per pensare l’abito di domani. Dare a loro tutti i presupposti per esprimere se stessi»
La moda dei grandi gruppi, invece, per forse troppi anni si è “seduta” sulla finanza e sul marketing. Pensa sia tornata l’ora del rischio? «Non parlo per gli altri, ma da noi si pensa che il rischio sia la conditio sine qua non di un buon manager. Il marketing, gli investimenti e le strategie sono figli di una grande idea creativa. Senza questa, non possono esistere. Non bisogna mai e poi mai sedersi sui calcoli e sulla finanza, come non bisogna farlo nemmeno sul proprio passato, sulla propria tradizione. L’abilità del nostro direttore creativo Karl Lagerfeld è stata proprio quella di spingere i codici di Chanel sempre e comunque nel presente e nel futuro, senza nostalgia. Quando rendi possibile tutto questo, il resto viene da sé. I consumatori lo capiscono, oggi più che mai. E ti sono ancora più fedeli di prima». A proposito di consumatori. Come sono cambiate le loro abitudini? Internet ha modificato il loro modo di fare acquisti? «L’esplosione del digital è il
fulcro della rivoluzione contemporanea. Ma bisogna fare un distinguo. Questo cambiamento, da una parte ti costringe a una nuova velocità e a un’immediatezza dei servizi. Dopo una sfilata, per esempio, devi essere in grado di fornire a tutti i tuoi negozi il knowhow della collezione presentata perché tutti la chiederanno e perché tutti l’avranno già vista sui siti e sui social network. Devi informare per entusiasmare. Ma questo non significa, per esempio, che i prodotti Chanel abbiano senso nel web e sugli e-commerce. Il livello di racconto e suggestione che susciti con gli show deve portare i consumatori nei negozi per fargli vivere un’esperienza profondamente reale. Soltanto lì, infatti, si accorgeranno dell’eccellenza e della particolarità delle tue creazioni. E solo lì si stabilirà un legame indissolubile con loro».
proprio lavoro. Il futuro di un marchio di moda, poi, dipende dalla capacità che hai di rafforzarne l’autenticità. Investire oggi significa garantirsi i prossimi 10, forse 20 anni. I tagli non portano lontano. Gli investimenti ti portano ovunque sogni di arrivare». E Chanel dove sogna di arrivare?
Niente e-commerce per Chanel, nemmeno nel futuro? «Sì, niente e-commerce. Non solo: noi abbiamo reagito alla globalizzazione adeguando i nostri prezzi a ogni latitudine del mondo per offrire la stessa qualità senza differenze di cifre. È un segno di lealtà e di serietà. In più, distrugge il fenomeno del parallelo, ovvero di chi comprava grandi quantità dei nostri prodotti per poi venderli ad altri prezzi in mercati difficili da raggiungere. La nostra nuova missione sarà raggiungere più mercati possibili, con negozi che si adattino alle esigenze locali. Anche qui: si pensa globale ma si agisce localmente. La chiave di volta è dialogare, capire, confrontarsi con le diversità del mondo. È il modo migliore per restare se stessi. A proposito di restare se stessi: siete tra i più grandi investitori in artigianato d’eccellenza. Quanto conta il savoir faire oggi? «Tutto. Forse di più. Ripeto: non si va da nessuna parte se non metti i creativi, designer o artigiani poco importa, nelle migliori condizioni per fare il
«Bella domanda. Intanto siamo felici di registrare una crescita a doppia cifra in aree problematiche come la Cina. E altrettanto facciamo in Corea. Più che sapere dove andremo a lungo termine, siamo preoccupati di cosa fare subito dopo l’oggi. Sa cosa succede alla fine di ogni sfilata di Chanel? Karl ci costringe a dimenticarci di quello che abbiamo fatto per dedicarci subito al passo successivo. Il segreto è non sentirsi
mai e poi mai sicuri. E pensare sempre al prossimo rischio». Laureato in Economia a Bordeaux, un master alla Harvard Business School di Cambridge, Bruno Pavlovsky dal 2004 è presidente del dipartimento fashion di Chanel. È anche chairman di Paraffection, società in cui Chanel raccoglie e protegge gli artigiani francesi (e non solo) che collaborano con la maison, come Lemarié (piume e camelie), Desrues (bijoux e bottoni), Massaro (scarpe), Lesage e Montex (ricami). Il loro prezioso savoir-faire viene celebrato dal 2002 da Karl Lagerfeld con Métiers d’Art, una collezione prêt-à-porter presentata ogni anno a dicembre, fuori dal calendario delle sfilate ufficiali.
UniversitĂ della Campania Luigi Vanvitelli Dipartimento di Architettura e disegno industriale Corso di laurea in design per la moda A.A. 2016/2017 Corso: AbilitĂ informatiche Docente: Alessandra Cirafici Tutor: Angelo Esposito Marroccella Allieva: Caserta Martina A03000669