Martina Melilli_Portfolio 2019

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martina melilli portfolio


Statement I'm an audio-visual artist and researcher [by nature, I ask myself plenty of questions to which I try to find answers, more or less complex] interested in the representation of the individual and collective imaginary in connection with memory and reality, History and identity; in the relation between the individual and the surrounding space: the movement through this space and the sense of belonging; the connection and the confrontation between the intimate and the universal. My approach is often anthropological and documentary. The collaboration and the collective are my favorite ways of working [I like to use the support and contribution of other people and experts, opening to participative, relational and workshops practices]. Archives and collections are for me a big source of inspiration, material of work and experimentation. I work with video, photography, text, sound and collage. I also use the promotion of the creative documentary genre in all its shades as tool, by organizing workshops and curating screenings and (film) exhibitions.

Sono un’artista audio-visiva e una ricercatrice [mi pongo per natura molte domande alle quali cerco di dare risposte, più o meno complesse]. Il mio approccio è spesso di tipo antropologico e documentaristico. Mi interessa la rappresentazione dell’immaginario individuale e collettivo legato alla memoria, alla Storia, alla realtà e all’identità; la relazione tra l’individuo e lo spazio che lo circonda: il movimento attraverso questo spazio e il senso di appartenenza; la connessione e il confronto tra l’intimo e l’universale. La collaborazione e il collettivo sono le forme di lavoro che preferisco [mi piace avvalermi del supporto e dell’apporto di altre persone ed esperti del settore, del tema che di volta in volta affronto, aprendomi a dinamiche relazionali, laboratoriali e partecipative]. Gli archivi e le collezioni sono per me grande fonte d’ispirazione, materiale di lavoro e sperimentazione. Lavoro con il video, la fotografia, il testo, il suono, il collage, usando anche la promozione del documentario di creazione in tutte le sue sfumature come strumento, organizzando workshop e curando rassegne e mostre, filmiche e non.


selected artworks 2019 | 2009


MISHA research project: a film, an installation, a publication 2019 - on development together with Caterina Erica Shanta in collaboration with Roberto Cavallini / Altrove film, Dolomiti Contemporanee The research stems from a collective recognition on the memory about Misha: a bear given in the 1960 to Enrico Mattei from the Russian minister of the foreign affairs, Nikolai Patolichev. It lived in a cage inside the Villaggio Eni, in Borca di Cadore, for about 20 years, before disappearing mysteriously. We follow the traces of Misha, trying to understand it better and building up a possible point of view of his on his own story, using an interdisciplinary approach typical of the animal history. In doing so we end up on the traces of bears on the Italian alpine territory, and by following them we get to Slovenia, where they actually come from. It’s here these traces start becoming another kind of traces, leading us out of route, on a new one: the Balkan route, most ancient and unhappily famous nowadays, since ever used for the human migrations. Though this trip the bear becomes either symbolically and contextually the incarnation of an absolute and universal alterity, a metaphor and a pretext to deal with cohabitation and coexistence.

La ricerca prende avvio da una ricognizione sulla memoria collettiva relativa alla vita dell’orso Misha, regalato a Enrico Mattei dal ministro degli esteri russo Nikolai Patolichev nel 1960 e rimasto nella gabbia del Villaggio Eni a Borca di Cadore per circa 20 anni, prima di scomparire misteriosamente. Seguendo le tracce di Misha, cercando di meglio comprenderlo e di ricostruire un suo possibile punto di vista sulla sua storia tramite un approccio interdisciplinare che prende le mosse dalla animal history, ci ritroviamo sulle tracce degli orsi dell’arco alpino italiano, che seguiamo fino alla Slovenia, da dove arrivano. E che qui poi diventano tracce altre, che ci porteranno fuori rotta, su una nuova rotta: la Rotta Balcanica, antichissima, oggi tristemente famosa e da sempre utilizzata per le migrazioni umane. Attraverso questo viaggio l’orso, eletto a metafora e pretesto per parlare di convivenza, diventa tanto simbolicamente, quanto contestualmente, incarnazione di una assoluta e universale alterità.


Non è quello che credi / That’s not what you believe

participative and relational project 2018 – ongoing

Born as artist mediation project for the film MUM, I’M SORRY, That’s not what you believe it’s a (series of) workshop(s) inquiring the narrative potential and the value of personal objects, and a collection. The objects belonging to our daily lives are silent witnesses of what they absorb from these lives; they are mute carriers of stories, memories, cultural and gender contexts, historical times. These objects are the focus of an individual as well as shared interrogation and narration. The personal and collective experience blend together, creating a deep moment of sharing and exchange: telling about oneself through the others, and vice versa, creating a short circuit between what it is and what is believed to be. From time to time the workshop results take different output shapes, according to the context and situation. They can become part of an existing exhibition (as at PAC, Milano), a small exhibition themselves (as with the participants of the experience at MART, Rovereto), a fanzine (as with some students of LUCA School of Arts, Bruxelles), a public reading and so on. Of every experience, an audio track of the personal stories is collected, together with photo documentation of the activity and the compositions, with the idea of later creating a multimedia web platform (or a publication) with the curated results of the different experiences.

Ideato come progetto di mediazione artistica per MUM, I’M SORRY, Non è quello che credi è un(a serie di) laboratorio di indagine sul potenziale narrativo e il valore degli oggetti personali, e una raccolta. Gli oggetti del nostro quotidiano sono testimoni silenziosi di ciò che assorbono delle nostre vite, muti portatori di storie, di memorie, di contesti culturali e di genere, di tempi storici. Questi oggetti diventano il centro di un’interrogazione e di una narrazione, tanto individuale quanto condivisa. L’esperienza individuale e quella collettiva si fondono, creando un profondo momento di condivisione e scambio, di racconto di sé tramite gli altri, e viceversa, creando dei cortocircuiti tra quello che è e quello che si crede sia. Di volta in volta, i risultati del workshop (brevi testi scritti o elaborati grafici) assumono output diversi, a seconda del contesto e della situazione, diventando parte integrante di una mostra e una serie di cartoline dedicata ai partecipanti (come al PAC, Milano), una piccola mostra essi stessi (con le partecipanti dell’esperienza al MART di Rovereto), una piccola fanzine (con gli studenti della LUCA School of Arts, Bruxelles), un reading ad alta voce, e così via. Di ogni esperienza viene raccolta la traccia audio dei racconti personali legati al proprio oggetto e documentazione fotografica dello svolgimento e degli elaborati, con l’intento poi di creare una piattaforma multimediale (o una pubblicazione) in cui far confluire i risultati delle diverse esperienze.



My home, in Libya creative documentary, 66’ 2018 produced by Stefilm International, ZDF/ARTE, recognized as being of cultural interest and eligible for contribution by MiBACT Filming in her grandparent’s home near Padova in Italy, Martina identifies a map of places belonging to their past. Antonio was born in Libya when it was an Italian colony and lived in Tripoli where he married Narcisa. They were suddenly forced to leave the country in 1970 just after Gheddafi’s coup d’etat. With the help of a young Libyan contacted on social media she collects images of her grandparents ‘home’ town today. Some names have changed, others not. As they exchange pictures and chats their relation grows. The web allows them to slowly overcome the physical and cultural boundaries that separate their lives, bringing us into a world the media has no access to.

Filmando la casa dei suoi nonni vicino a Padova, Martina identifica una mappa di luoghi appartenuti al loro passato. Antonio è nato a Tripoli, in Libia, quando questa era una colonia italiana, e lì ha sposato Narcisa. Sono stati costretti a lasciare il paese all’improvviso nel 1970, dopo il colpo di stato di Gheddafi. Con l’aiuto di un giovane libico contattato tramite i social media, Martina raccoglie immagini di quella che è diventata oggi l’allora “casa” dei suoi nonni. I nomi di alcune strade sono totalmente cambiati, altri no. Tramite lo scambio di immagini e chat, la relazione tra i due diventa più profonda. Il web permette loro di superare pian piano i confini fisici e culturali che separano le loro vite, portandoci all’interno di un mondo nel quale i media non hanno accesso.

My home, in Libya, stills


My home, in Libya, still


Mum, I’m sorry

video HD, 17’, 16:9, color, stereo 2017 produced by Sky Arte and Careof for Artevisione 2017 acquired by Museo del Novecento, Milano (IT) “The objects recovered in their pockets, the clothes, the hidden slips of paper speak of the lives of these people, of their hopes, their past, of what they thought they would have built. There are wallets full of photographs. Faces of mothers, wives, children. There are lists of phone numbers, cards, letters, Facebook profiles to be contacted. School reports, university passes, passports. There are boxes of medicines, t-shirts of European football teams, rings, phones, memories”. Dr. Cristina Cattaneo, forensic scientist and anthropologist. teaser link: https://vimeo.com/212938213

“Sono gli oggetti recuperati dalle tasche, i vestiti, i foglietti di carta nascosti a parlare delle vite di queste persone, delle loro speranze, del loro passato e di quello che pensavano di costruire: ci sono portafogli pieni di fotografie. Facce di madri, di mogli, di figli. Ci sono liste di numeri di telefono, biglietti, lettere, profili Facebook da contattare. Ci sono pagelle scolastiche, tessere universitarie, passaporti. Ci sono scatole con delle medicine, magliette di squadre di calcio europee, anelli, telefoni, ricordi”. Dott.ssa Cristina Cattaneo, medico legale e antropologa forense.


Italian – African rhyzome. A choreography for camera (+voice) video HD, 4’ 13’’, 16:9, color, stereo 2017

A rhizome of considerations stems from myself, my story; it becomes a choreography for the camera, and for the voice. While floating between story and History, present and past times, the choreography does not only define the camera movements of this long shot, but traces also actual/possible migratory routes -present and past- on and around the Mediterranean sea. They are also the movements of my body, while shooting. Seasickness, blur and confusion are the only possible result of this quest, which apparently follows a very logical structure that leads nonetheless to no clear or definitive answers or solutions.

A partire da me, dalla mia storia, si sviluppa un rizoma di considerazioni che diventa una coreografia per la videocamera, e per la voce. Galleggiando tra storia e Storia, tempo presente e passato, la coreografia non solo definisce i movimenti di macchina in questo piano sequenza, ma traccia anche attuali/possibili rotte migratoria -presenti e passate- sul e attorno al Mare Mediterraneo. Sono anche i movimenti del mio corpo, mentre filmo. Mal di mare, offuscamento e confusione sono i soli risultati possibili di questa indagine, che tanto sembra seguire una struttura molto logica, quanto porta a nessuna risposta o soluzione chiara, o definitiva.


The fourth day of school / Il quarto giorno di scuola video HD, 5’03’’, 16:9, color and b&w, mono 2015 A boy tells about his fourth day of school, in a new country, after arriving from Africa. He’s supposed to be Italian, but in someway he is not. Without memory, the present continues chasing the past, in a circularity of History. The artist float in the ‘post-memory’ sea, letting her father speak out his own story that she re-tells choosing archival images, which serve the aim, allowing us to go beyond the individual experience, where the past of one person becomes the present of a nation in the time of massive migrations. trailer link: https://vimeo.com/149256677

Un bambino racconta il suo quarto giorno di scuola in un paese nuovo, dopo essere arrivato dall’Africa. Dovrebbe essere italiano, ma in qualche modo non lo è. Senza memoria, il presente continua ad inseguire il passato, nella circolarità della Storia. L’artista galleggia nel mare della post-memoria, racconta con le parole del padre e le immagini d’archivio una storia che va oltre i confini dell’esperienza individuale, dove il passato di una persona diventa il presente di una nazione, in un tempo di migrazioni di massa.


Il quarto giorno di scuola, stills


TRIPOLITALIANS research project 2010 - on going

TRIPOLITALIANS is a recollection of memories and the building of a multimedia archive about the Italian-Lybic community scattered around Italy after the Gaddafi coup d’état in 1969, starting from my grandfather. It was born as my master thesis project, supervised by Rene Gabri, Herman Asselberghs and Eyal Sivan. The collation is articulated time to time in different site-specific installations, and it would become an online open-source platform. It is also the starting point of a creative documentary on development, “My Home, in Libya”.

TRIPOLITALIANS è una ricognizione di memorie e la costruzione di un archivio multimediale relativo alla comunità libico-italiana sparpagliata per l'Italia dopo il colpo di stato di Gheddafi del 1969, a partire da mio nonno. È nato come progetto di tesi specialistica con la supervisione di Rene Gabri, Herman Asselberghs e Eyal Sivan. La collezione si articola di volta in volta in installazioni site specific e diventerà una piattaforma online, open-source. È la base di partenza di un documentario di creazione in lavorazione, “My Home, in Lybia”.

TRIPOLITALIANS, from the collation


TRIPOLITALIANS, from the collation


TRIPOLITALIANS. Notes for a film / Appunti per un film site-specific installation for Mediateca Regionale Pugliese, Bari (IT) 2014

[…] At the core of the research, the perception of the identity roots of these Italians, stranger in their homeland and at home in the African territory: that’s why Tripolitalians. Pictures, interviews, drawings, maps, audiovisuals compose biographies ripped by the paradox of an homeland exile. They become the ingredients of a mapping lead across Italy, searching for similar stories. The topic of the eradication on the background of a colonialist scenario offers itself to the nowadays processes of immigration, so the contemporary artistic practice become more meaningful, made clear by multidisciplinary practices of documentation and data collection. Basically it’s about activating a new gaze upon the historical processes, as the film The Lion of the Desert demonstrates, which is projected as addition and integral part of the installation. The film, banned in Italy for over 30 years, narrates about Omar el Muhktar, Libyan national hero and leader of the resistance against the fascist occupation of Libya in the ‘20s.

[…] Al centro della ricerca la percezione identitaria di questi italiani, stranieri in patria e viceversa, a casa in territorio africano, e per questo “Tripolitalians”. Foto, interviste, disegni, mappe, audiovisivi, compongono biografie lacerate dal paradosso di un esilio in patria e diventano gli ingredienti di una mappatura condotta in giro per l’Italia alla ricerca di vicende simili. Il tema dello sradicamento sullo sfondo di uno scenario colonialista si offre allora all’attualità degli odierni processi di immigrazione, caricando di senso la pratica artistica contemporanea esplicitata in pratiche multidisciplinari di documentazione e raccolta dati. Si tratta in sostanza di attivare uno sguardo altro sui processi storici, come dimostra il film Il Leone del deserto (bandito in Italia per oltre trent’anni), proiettato a corollario dell’installazione e parte integrante della stessa. Parla di Omar el Muhktar, in patria eroe nazionale, leader della resistenza contro l’occupazione fascista della Libia degli anni Venti. Marilena di Tursi, Corriere del Mezzogiorno

different views of the installation, Mediateca Regionale Pugliese, Bari IT)


different views of the installation, Mediateca Regionale Pugliese, Bari IT)


Mappe Fluide with Marsala11

site specific installation and curatorial project, photo and video documentation, Art AIA, Sesto Al Reghena (PN) 2014 Is a project curated by MARSALA11, an artistic multidisciplinary collective, and located at Art AIA. The exhibition is the result of a research developed during a residency period. During this time the artists inquired the territory and its community throughout interviews, landscape incursions and open meetings. Once a sharecropping territory, Sesto al Reghena - a small village near Pordenone- became an industrial area during the economic boom, to depopulate again in the years of the crisis. Today comes to be inhabited again, especially by the migrants seasonally hired to work on the fields, which return to be the biggest resource. The stratified landscape witnesses all these evolutions, involutions and modifications. The stable presence of water connects and fluidify the diversities. MARSALA11 is an artistic collective born in 2014 with the intention of investigating the territorial pluralities through a heterogeneous gaze and a research modeling on the special peculiarities which it deals with. It’s composed by Marco Bonaccolto, Martina Melilli, Rossella Tricarico and Stefano Serretta.

The stable of Art AIA which hosted the exhibition

MAPPE FLUIDE è un progetto a cura di MARSALA 11, collettivo artistico multidiscipli-nare, ambientato presso Art AIA. L’esposizione è il risultato di una ricerca sviluppata durante un periodo di residenza in loco, durante la quale gli artisti hanno indagato il territorio e la sua comunità attraverso interviste, incursioni paesaggistiche e incontri aperti alla cittadinanza. Da territorio di mezzadria, Sesto al Reghena, piccolo borgo in provincia di Pordenone, è divenuto territorio industriale durante il boom economico per poi spopolarsi negli anni della crisi, ripopolato ora di migranti che stagionalmente vengono assunti per lavorare nei campi, che tornano ad essere nuovamente la principale risorsa della zona. Il paesaggio è stratificano testimone di queste evoluzioni, involuzioni e modificazioni. E la costante presenza dell’acqua connette e fluidifica le diversità. MARSALA11 è un collettivo artistico nato nel 2014 dalla comune volontà di indagare le pluralità territoriali attraverso uno sguardo eterogeneo e una ricerca che si modella sulle specificità spaziali con cui si confronta. Ne fanno parte Marco Bonaccolto, Martina Melilli, Rossella Tricarico e Stefano Serretta.


conceptual map, research process

different views of the installation, Art AIA, Sesto al Reghena

photo documentation, Sesto al Reghena (PN)


“New York, New York”

20 c-prints on aluminium 45x45, artist book (in collaboration with Lidia Savioli) site-specific installation L'L gallery, Brussels 2013 “ I dreamed about New York for all my life. In the October 2012 I finally landed there for the first time. I wanted to frieze on film my first impressions of the city, with a disposable camera: the essence of the first impression, or vision. No possibility of settings but framing and flash, no double exposure or possibility to re-take the shot. I had 24 unique possibilities to select what makes this city such an extraordinary one, for me. Then, when I got the prints, I discovered I photographed nothing but clichés. My vision of it was absolutely influenced by the media, the tones of movies and tv-series watched in the years. A “first sight” of New York was not possible. The contemporary overflow of images pollute our first sights. By now, the first impressions are mediat(iz)ed”

" New York, New York. New York it’s in your dreams. New York it’s in front of your eyes. You already know New York. I already knew New York. New York is not just a place. New York it’s an idea. A vision. A vision out of time. A vision that preexists the real encounter between you and New York itself. New York New York"

extract from the artist book above, on the right the artist book

“ Per tutta la vita ho sognato New York. Nell'ottobre del 2012 ci sono atterrata, per la prima volta. Volevo congelare sulla pellicola le prime impressioni della città dei miei sogni. Con una macchina fotografica usa e getta, l'essenza fotografica della prima impressione, o visione: nessuna possibilità di regolazione, se non l'inquadratura e il flash; nessuna doppia esposizione possibile o possibilità di ri-scattare la foto. Avevo 24 possibilità uniche per selezionare quello che questa città ha per me di magico e straordinario. Quando poi ho stampato le foto ho scoperto però che non avevo riprodotto che dei clichés, essendo la mia visione assolutamente condizionata dai media, dalle tonnellate di film visti negli anni. Una "prima visione" di New York non era possibile. L'overflow contemporaneo di immagini contamina le nostre prime volte. I primi impatti sono oramai media(tizza)ti”


different views of the installation, L’L gallery, Brussels

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When I watch, I see tumblr project 2011 - ongoing link: http://martinamelilli.tumblr.com/ A photo blog that works like a travel diary of shots that ask to be taken. An instant transposition of how I see when I watch. A kind of portfolio of glances. A reflection on the photographic act and the essence of framing and (formal and chromatic) composition. A curatorial project about the act of looking, and capturing. Instantly. Where -without a real decision- the blue prevails.

Un blog fotografico come fosse un diario di viaggio di scatti che chiedono di essere catturati. Una trasposizione istantanea di come vedo, quando guardo. Una sorta di portfolio di colpi d’occhio. Una riflessione aperta sull'atto fotografico e l'essenza dell'inquadratura e della composizione, formale e cromatica. Un progetto curatoriale sull'atto del guardare, dell'osservare e del catturare in cui (senza reale decisione) prevale nettamente il blu.

a tumblr screenshot


tumblr screenshots

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Handle with care

in collaboration with Francesco Maria Paolini e Stefanie Moro site-spefici installation, 2-channels video, Magazzini Ligabue, Venezia 2009

[…] Handle With Care originates from the necessity of activating different emotional and relational circuits. It is not an ephemeral event: it is a concrete testimony of the relations art can activate. HWC is a public event, made by people for the people. It carries a piece of each of us inside the life of the others; it can materialize the particular into the universal. HWC is a project that could possibly never end as it self-nourishes according to mechanics that aren’t in control of the artists themselves. The hand offers us the possibility to communicative translate this aspect, as the symbolical systems it refers to, and the hierarchies they are characterized by, are long lasting. The faces and words collected in the photographs and the interviews tell a story that is not only the one of the speaking person, but it becomes our story […] The objects which are part of the work are not anymore its end point, but the starting one, fore new, different, unusual and uncontrollable relations. HWC participate in the claims of Porto Marghera workers: individuals fighting to affirm their right to work; components of a social class (the working class) by now forgotten if not erased, deprived of its existence, denied by the actual cultural and development model” link video channel 1: https://vimeo.com/10062672 link video channel 2: https://vimeo.com/10062866

different views of the installation, Magazzini Ligabue, Venezia

[…] Handle With Care parte dalla necessità di attivare circuiti emozionali e relazionali diversi. HWC non è un evento effimero: è una concreta testimonianza delle relazioni che l’arte può riuscire ad attivare. HWC è un evento pubblico, fatto dalle persone per le persone. Porta un pezzo di ciascuno di noi dentro la vita degli altri, riesce a materializzare il particolare nell’universale. HWC è un progetto che in realtà potrebbe non aver fine, che si autoalimenta secondo meccanismi che sfuggono al controllo degli stessi artisti. La mano ci offre la possibilità di tradurre dal punto di vista comunicativo questo aspetto, dato che i sistemi simbolici ad essa riferibili, e le gerarchie che li caratterizzano, sono di lunga durata. I volti e le parole raccolte nelle fotografie e nelle interviste raccontano una storia che non è solo quella di chi parla ma diventa la nostra storia […] Gli oggetti che fanno parte del lavoro non sono più il punto di arrivo ma il punto di partenza per relazioni diverse, nuove, inconsuete e incontrollabili. HWC partecipa alle rivendicazioni dei lavoratori di Porto Marghera: individui che lottano per affermare il proprio diritto al lavoro e anche componenti di una classe sociale (gli operai) oramai dimenticata se non cancellata, privata della sua esistenza, negata dall’attuale modello culturale e di sviluppo”


different views of the installation, Magazzini Ligabue, Venezia

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About Photography / Sulla Fotografia

In photography, the medium is functional only to capture the reality: otherwise, i won't be able to "fossilize" it for how it is in a precise moment, in that exact space-time conjunction. A blocked space-time moment, immortalize, objectify. My research is not in the photographic medium itself, on the technique, but more on the esthetic of the reality that the images capture. Is an aesthetic research. The appearance of the reality, how the reality presents itself.

Nella fotografia, il medium mi è funzionale soltanto a catturare la realtà che altrimenti non potrei "fossilizzare" per com'è esattamente in quel dato attimo, in quel preciso frangente spazio temporale. Uno spazio-tempo immortalato, bloccato, oggettificato. La mia ricerca non è relativa tanto al mezzo fotografico in sé, alla tecnica fotografica, quanto piuttosto all'estetica della realtà che le immagini catturano. E' una ricerca estetica. L'apparire della realtà, come la realtà si presenta.

I mainly use fixed lenses: with the analog, I prefer the instants pictures (especially for the portraits), the one-use cameras; with the digital, I use a lot the iPhone 4 camera (and often I photograph food). I don't build my photographs creating specific sceneries. I select carefully framings and compositions of forms and colors starting from the elements of the reality as they are in the reality. The post-production of the digital is minimal (I rarely cut, and if necessary balance the colors to make them correspond to the ones I perceived while shooting and that led me to shoot); of the analog is non existent. For me, the photographic device is a pure extension of my eye: I observe, watch, inspect. And photography is needed in order to hold what my eyes see into the reality. Lines, collimations, coincidences, color combinations, figures, textures. Mine is, as said, an aesthetic research that has as subject the reality, the daily experienced (from each of the five or more senses). Skimming and decisions are made before to shoot. The choice of a specific device and/or filter are functional to the aesthetic result. The emotion, sensation (visual, tactile, olfactory, of taste, temporal) that I want the image to suggest. The subjective component, as also the emotional one, are predominant.

Utilizzo perlopiù ottiche fisse: in analogico prediligo le istantanee (soprattutto per i ritratti), le macchine usa e getta, in digitale uso molto la fotocamera dell'iPhone (e spesso ritraggo il cibo). Non è la qualità in quanto definizione e pixel che mi interessa, quanto la luce, i colori, la composizione dell'immagine. Prevalentemente, non costruisco le mie fotografie creando apposite scenografie, ma seleziono accuratamente le inquadrature e le composizioni di forme e colori partendo dagli elementi del reale così come essi sono nel reale. La post produzione del digitale è ridotta al minimo (ritaglio di rado, se serve bilancio i colori perché corrispondano a quelli da me percepiti durante lo scatto e che mi hanno quindi indotta allo scatto), quella dell'analogico è inesistente. Per me l'apparecchio fotografico è una pura estensione del mio occhio: io osservo, guardo, scruto, e la fotografia mi serve a trattenere quello che i miei occhi vedono nella realtà. Linee, collimazioni, accostamenti cromatici, figure, textures. La mia è appunto una ricerca estetica che ha come soggetto la realtà, il vissuto (da ognuno dei cinque o più sensi) quotidiano. Le scremature e le decisioni avvengono prima dello scatto. La scelta di un apparecchio specifico e/o di un particolare filtro sono funzionali al risultato estetico, emotivo, alla sensazione (visiva, tattile, olfattiva, di gusto, temporale) che voglio l'immagine suggerisca. La componente soggettiva, così come quella emotiva, sono preponderanti.


The observation and the take of the image correspond to the attempt of a posteriori recreating what my specific gaze caught, together with the emotion and feeling that gaze arouse in me, and with the belonging temporal dimension as well. It has nothing to share with the attempt of objectively reporting places, facts, meetings, people. The real. For me photography is integral part of my being for the necessity that relates the living (experiencing) and the possibility to re-live and share through the memory. The recall of an instant, a color, a place, a precise wrinkle. It becomes a collective act not because it is made by multiple individuals but because it addresses the collective; the intimate need of the single (this) individual to share its personal experienced (and felt) with other individuals, in a way that is as clear as it is allusive. And it's in this allusion that in my reality everybody can include his/her own real or imagined reality.

L'osservazione e la presa d'immagine corrispondono al tentativo di ricreare a posteriori ciò che il mio specifico sguardo ha colto con tanto di emozione e sentimento suscitato in me da quel vedere, dimensione temporale annessa. Non ha nulla a che vedere col tentativo di obiettivamente riportare luoghi, fatti, incontri, persone. Il reale. Per me la fotografia è parte integrante della mia persona per il rapporto di necessità che s'instaura tra il vivere e il poter rivivere e condividere attraverso il ricordo, il "recall" di un istante, un colore, un luogo, una ruga precisa. Diventa quindi un gesto comunitario, non perché sia svolto da molteplici individui ma perché alla comunità si indirizza, al bisogno intimo dell'individuo (di questo) singolo di condividere il suo personale vissuto (e provato) con altri individui, in maniera tanto chiara quanto allusiva al tempo stesso. Ed è in questa allusione che nella mia realtà ciascuno può includere la sua propria, reale o immaginata realtà personale.


martina melilli / bio Martina Melilli (1987) is an Italian audiovisual artist and director. She obtained an MA in Visual Arts at IUAV Venice University (IT) and spent a year of study about documentary and experimental cinema at Luca School of Arts, Brussels (BE). In Brussels from 2010, Melilli collaborated with the artistic platform Auguste Orts, and got her first solo photographic show, “New York, New York” (L’L) in October 2013. She later moved to Bari where in 2014 exhibited TRIPOLITALIANS. Notes for a film; she funded the cultural association OnDocks. In Brussels in 2015 she attended the post-academic studies platform SIC (Sound Image Culture). Her short films have been selected at the International Film Festival Rotterdam, Ji.hlava IDFF, CineMigrante, DocuTIFF, Lago Film Festival, Filmmaker Film Festival, Milano Film Festival, among others. In 2016 she won the Quotidiana Price. She’s the winner od 2017 edition of Artevisione, a project supporting young Italian artists, curated by SkyArte and Careof, with the film MUM, I’M SORRY, later acquired by the Museo del Novecento, Milano, and exhibited in the Project room of PAC, Milano, together with the participative and relational project That’s not what you believe (April 2018). Melilli is one of the artists of 2018 edition of VISIO,- European Programme on Artists’ Moving Images, and the connected exhibition European Identities: New Geographies in Artists’ Film and Video curated by Leonardo Bigazzi for Lo Schermo dell’Arte. In 2019 she’s part of the selection of Ekrani i Artit festival, Scutari (AL) and Vista d’Arte, curated by Da Luz Collectiv, in Lisbo. My home, in Libya is her first creative documentary. It’s produced by Stefilm International, ZDF/ARTE, RAI Cinema, with the support of the Italian National Film Fund, which also recognized it of being of cultural interest, receiving also the Solinas development bursary. The film had its word premiere at Locarno Film Festival in the summer of 2018, and then travelled to Chicago IFF, DOK Leipzig, and many others, winning prizes and special mentions. At Trieste FF it won the Corso Salani Prize.

Martina Melilli (1987) è un’artista audio-visiva e regista. Laureata in Progettazione e Produzione delle Arti Visive (IUAV), ha approfondito gli studi in cinema documentario e sperimentale alla LUCA School of Arts di Bruxelles. A Bruxelles dal 2010, ha collaborato con la piattaforma artistica Auguste Orts e nell’ottobre del 2013 (L’L) presenta la sua prima mostra personale, “New York, New York”. Si trasferisce poi a Bari, dove nel 2014 espone TRIPOLITALIANS. Appunti per un film (Mediateca Regionale Pugliese) e fonda l’associazione culturale OnDocks. Nel 2015 a Bruxelles prende parte alla piattaforma di studi post-accademici SIC (SoundImageCulture). I suoi cortometraggi sono stati selezionati all’International Rotterdam Film Festival, Ji.hlava IDFF, CineMigrante, DocuTIFF, Lago Film Festival, Filmmaker Film Festival, Milano Film Festival, tra gli altri. Nel 2016 ha vinto il premio Quotidiana. È la vincitrice dell’edizione 2017 di Artevisione, progetto a sostegno dei giovani artisti a cura di Sky Academy e Careof, con il film MUM, I’M SORRY, poi parte della collezione del Museo del Novecento di Milano, e in mostra nella Project Room del PAC (Milano) assieme al progetto partecipativo e relazionale Non è quello che credi (Aprile 2018). Melilli è parte dell’edizione 2018 di VISIO – European Programme on Artists’ Moving Images, e della correlata mostra European Identities: New Geographies in Artists’ Film and Video a cura di Leonardo Bigazzi per il Festival Lo Schermo dell’arte. Nel 2019 è parte della selezioni di Ekrani i Artit festival, Scutari (AL) e Vista d’Arte, a cura di Da Luz Collectiv, a Lisbona. My home, in Libya è il suo primo documentario di creazione, prodotto da Stefilm International, ZDF/ARTE, RAI Cinema, con il sostegno del MiBACT che l’ha anche riconosciuto di interesse culturale, e per il quale ha ricevuto una borsa di sviluppo dal Premio Solinas. Il film è stato presentato in prima mondiale al Festival di Locarno 2018, poi Chicago IFF, DOK Leipzig, e molti altri e molti altri, vincendo premi e menzioni speciali. Al Trieste FF 2019 ha vinto il Premio Corso Salani.


2015 SIC sound image culture, Brussels (BE) 2009-2012 MA in Visual Arts, IUAV, Venice University (IT) 2010-2011 Erasmus student at Luca School of Arts, Documentary and Experimental Cinema 2006-2009 BA in Visual Arts and Theatre, IUAV University of Venice (IT) 2001-2006 High-school diploma in languages and sciences

Migranti Film Festival, SoleLuna Doc Film Festival, Festival del Cinema del Reale, Lago Film Festival, 2018 Locarno Film Festival Chicago International Film Festival, JCC Carthage International Film Festival, Ji.hlava IFF, DOK Leipzig, Visioni dal Mondo, Fav – Festival alto vicentino, Lago Film Festival, Viaemili@docfest 2017 Lago Film Festival (Veneto Award), Filmmaker Film Festival (Prospettive competition), Sky Arte Festival 2016 Rotterdam International Film Festival; Documentary Tirana International Film Festival; 9th Faito DOC Festival; Lago Film Fest XII; Rassegna del documentario - Premio Libero Bizzarri; Milano Film Festival; CineMigrante, Buenos Aires, Argentina; Oftálmica, Muestra Internacional de Cine Independiente, Xalapa, Veracrux, Mexico; DocUnder30, Bologna; Social Plus Festival, Mogoro, Sardinia

LANGUAGE SKILLS

SCREENINGS

martina melilli / cv

born 1987/11/18 in Piove di Sacco (IT) INFO

martinamelilli@gmail.com +39 3405664057 www.martinamelilli.com www.martinamelilli.tumblr.com EDUCATION

English IELTS 8.0 (C2), French (C2), German (B1), Dutch (B1) AWARDS

2019 Premio Corso Salani, Trieste Film Festival gLocal Film Festival special mention of the jury Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina special mention of the jury Migranti Film Festival 2017 Artevisione 2017 2016 Quotidiana16 23^ Premio Libero Bizzarri, Premio Andrea Pazienza FESTIVALS

2019 IFFR Rotterdam International Film Festival, Trieste Film Festival, DocPoint Helsinki, Detour. Festival del cinema di viaggio, Festival del Cinema Africano Asia e America Latina, One World Romania, gLocal,

2019 Ekrani i Artit festival, Scutari (AL); AstraDoc – viaggio nel cinema del reale (Napoli); Del pesce celeste divina stirpe. Per i naufraghi del Mare Mediterraneo, Centro Riforma dello Stato, Roma; Vista d’Arte, a cura di Da Luz Collective, Cinema São Jorge, all’interno della 12a edizione Festa do Cinema Italiano, Lisbona (P); MART Museo d’arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto 2018 PAC Padiglione D’arte Contemporanea Milano / Project Room Rassegna Orizzonti, Bari (IT), Spazio 13 Modena Via Emilia DocFest 2017 Museo del Novecento, Milano (I); Cinema Del Terzo Luogo, Cineporto di Lecce (IT) 2015 Microfestival, Micromarché, Brussels, (BE) 2012 URBE public screening, Brussels (BE)


JURY MEMBER

2019 Festival Mix Milano (sezione documentari), Fav – Festival alto vicentino (sezione UNDER) 2018 Fav – Festival alto vicentino, Lago Film Festival (sezione Veneto Award)

Rinegotiating identities, Video Art at Sole Luna, curated by Sofia Gotti, Sole Luna Doc Film Festival, Santa Maria dello Spasimo, Palermo (IT)* 2014 TRIPOLITALIANS. Appunti per un film, Regional Media Library, Bari (IT), with the support of TRANSTV 2013 New York, New York for WALK#2, L'L gallery, Brussels (BE)*

WORKSHOPS (participant)

2017 ArteVisione LAB (Careof + Sky Arte + SAE Institute Milano) 2015 Matchmaking IDS Academy, docIT, Palermo (IT) 2014 FINISTERRAE. Investigation of the extreme lands, with Alessandro Carboni and Andreco, RAMDOM, Gagliano del Capo (LE),(IT) 2013 I/O (INPUT OUTPUT) DOC. Documentary Cinema: its dynamics of production and stylistic choices, Sinapsi Produzioni Partecipate and Cristina D'Eredità, Bari, (IT) DIGITAL HERITAGE. Audiovisual archives in the digital era, Archivio Oggetti Smarriti, Bari (IT) ARTIST PROJECT, Iles asbl, Brussels (BE) SoundLab-SONIC GARDENING, with Alessandra Coppola and Davide Tidoni, a.pass, Brussels (BE) RESIDENCIES

2019 Progetto Borca / Dolomiti Contemporanee, Borca di Cadore 2017 Careof, Milano 2016 NAC Foundation, Rotterdam 2014 Art Aia, Sesto al Reghena, w/ Marsala 11 2013-2014 invited for Home Workspace Program, Askal Alwan Beirut (LB) SOLO EXHIBITIONS

2018

SELECTED GROUP EXHIBITIONS

2019 The Loser standing small beside the victory a cura di Gianluca Gramolazzi, Spazio Serra, Milano (IT) 2018 European Identities: New Geographies in Artists’ Film and Video a cura di Leonardo Bigazzi per VISIO / Lo Schermo dell’arte, Le Murate. Progetti Arte Contemporanea, Firenze (IT) PAC Project Room in occasione della personale di Teresa Margolles, a cura di Chiara Agnello, Padiglione Arte Contemporanea, Milano (IT) 2016 Quotidiana16, Centro Culturale Altinate San Gaetano, Padova (IT)* 2015 TRIPOT group exhibition, CCBN Maison de la Création, Brussels (BE) 2014 MAPPE FLUIDE (w/ Marsala11), ArtAIA, Sesto Al Reghena (PN/IT) 2012 URBE public screening, Brussels (BE) 2010 NUOVI SEGNALI 2010, Comune di Padova, (IT)* WOMEN BY WOMEN, Symposium Arte, Milan (IT) 2009 OGNI LIMITE HA UNA PAZIENZA, curated by Cesare Pietroiusti and Filipa Ramos, Magazzini del Sale, Venice (IT) VERSO ITACA, curated by Marta Pettinau, Metricubi space, Venice (IT)* URBAN DISPLAY. Describe and narrate the non-city, curated by Riccardo Caldura, Contemporaneo Gallery, Venezia Mestre (IT)* VOM LABOR ZUM PROJECT, Neue Museum Weimar, Weimar (DE)* *It has been published the catalogue of the exhibition.


TALKS, WORKSHOPS, LECTURES

2019 Dialogo sull’opera in immagine e suono: processualità creativa e di ricerca nella mia pratica artistica, LagoFilmFest Calathis: Dandelion Manifesto. Workshop che verte sull’attivazione di una comunità di artisti LGBTQ+ che riflettendo su tematiche interne alla comunità, escogiti nuove possibilità di apertura nei confronti di una comunità più ampia, sia essa quella milanese o, più in generale, quella italiana, culminante nella redazione di un manifesto che rappresenti la comunità LGBTQ+. Progetto a cura di Associazione Calathis, Milano. Critical (re)positions, con Els Opsomer, LUCA School of Arts, Bruxelles 2018 Docenza presso il corso di formazione in Filmaker crossmediale, ForModena, Regione Emilia Romagna Presentazione di MUM I’M SORRY e processualità creativa e di ricerca nella mia pratica artistica, con Giulia Grechi, Accademia di belle arti di Napoli 2017 ITALIAN-AFRICAN RHYZOME: CHOREOGRAPHY AS CARTOGRAPHY; Featuring Maps. Cartografie emergenti nel cinema contemporaneo, Università di Padova. 2016 TRIPOLITALIANS: BUILDING A PERSONAL ARCHIVE TO TELL A SHARED STORY; Prospettive postcoloniali nel cinema e nell’audiovisivo, prof. Farah Polato, Università di Padova ARCHIVE-AS-METHOD SALON. Working with Visual Documents of the Italian Colonial Heritage, Institute of Modern Languages Research, University of London, London PUBLICATIONS

'il mio corpo remoto' sta forse di là del mare?. My home, in Libya e Mum, I’m Sorry

una conversazione epistolare tra Cristina Lombardi-Diop e Martina Melilli, Roots&Routes. Research on Visual Cultures, Anno IX, N°29, Gennaio - Aprile 2019, From Roots To Routes a cura di Anna Chiara Cimoli, Giulia Grechi & Viviana Gravano To be for peace is not a political statement. The cinema of Eyal Sivan, Uzak / Caratteri Mobili, Dicembre 2013 Amara Terra mia. My home, in Libya, Film Tv. 31 2018 CURATED PROJECTS

2015 FORME MOBILI films exhibition for IL FESTIVAL DELLE DONNE E DEI SAPERI DI GENERE, w/ TRANSTV, funded by Apulia Film Commission and Università degli Studi di Bari, March 3rd-20th, Regional Media Library, Bari (IT) 2014 NOW SHOWING, La distribuzione possibile, w/Sinapsi Produzioni Partecipate, funded by Laboratori dal basso, Regional Media Library, Bari (IT). MONDOVISIONI, I DOCUMENTARI DI INTERNAZIONALE -Messaggi dal Mondo- w/ Sinapsi Produzioni Partecipate e Cineagenzie, funded by Apulia Film Commission, October 7th-28th, Cineporto di Bari (IT) CHANTY, STORIA DI UNA CATENA, photo exhibition of Marcello Carrozzo, Regional Media Library, Bari (IT) PROJECTS AND COLLABORATIONS

2019MISHA. L’orso che è esistito. Progetto di ricerca multidisciplinare di Martina Melilli e Caterina Erica Shanta, con il supporto di Dolomiti Contemporanee e Progetto Borca, prodotto da Altrove Film (TN) , Invisbile Film (MI) 2018 Non è quello che credi. Workshop didattici sul valore e il potere narrattivo dell’oggetto, sviluppati all’interno del public program della mostra Ya Basta Hijos De Puta dell’artista Teresa Margolles, in collaborazione col reparto didattico del PAC, Padiglione Arte Contemporanea Milano (I), poi al MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Roverto, LUCA School of Arts (Bruxelles) 2017


MUM, I’M SORRY, film prodotto nell’ambito del premio Artevisone da Careof e Sky Arte, in collaborazione con Museo del Novecento (MI) 2016 - 2018 My Home, in Libya (regista e autrice) documentario di creazione, prodotto da Stefilm International, ZDF/ARTE, Rai Cinema, riconosciuto di interesse culturale e riconosciuto meritevole di contributo dal MiBACT 2015 On Docks w/Andrea Sgobba, Cristina D’Eredità. Cultural association based in Bari devoted to the promotion of the documentary genre. http://ondocks.tumblr.com/ on going Translator for SPREA Spa, NPhotography and Photo Professional magazines (3 years) 2014 traduttrice per SPREA Spa per le riviste NPhotography, Photo Professional e Photoshop (2 anni, referenze disponibili su richiesta) #whatishome, a research project about what makes it "home": the domestic space, the "home" feeling ongoing 2013 assistente fotografo per Silvia Pasquetto http://www.silviapasquetto.com/ The sound of Europe, performance of Alessandra Coppola, photo documentation Member of Brussels-based collective research SoundLab - Sonic Gardening with Alessandra Coppola, Giulietta Laki, Edoardo Ripani, Carlotta Scioldo, Eleonora Sovrani. 2012 TRIPOLITALIANS, a project on memory, archive, exile with the ItalianLibian community ongoing Auguste Orts, production assistant for Manon de Boer "One, Two, Many" (documenta13) TOOLKIT Festival, in charge of the volunteers selection Member and co-funder - with Ailien Reyns and Marius Packbier - of URBE, Brussels-based urban collective and online platform, now TRIPOP ongoing www.urbebxl.tumblr.com http://t-r-i-p-o-t.tumblr.com/ 2009

CICAE, THE INTERNATIONAL (HE)ART CINEMA NETWORK, in collaboration with Nadia Morghen, video shooting and editing. SELECTED PRESS

Selected press for My home, in Libya sent upon request (among the rest, La repubblica, Alias. Il Manifesto, Il sole 24ore, Duels.it, Sentieri Selvaggi, Cineuropa.org, Africarivista.it, …) Martina Melilli intervistata da Gianluca Gramolazzi, Made in Mind Magazine, Marzo 2019 Controcampo tripolitano, a Locarno 71 My home, in Libya di Martina Melilli, Massimo Causo, Duels.it, 6 Agosto 2018 Sulle orme di un nonno in Libia, attraverso chat e video, Roberto Nepoti, La Repubblica, 4 agosto 2018 http://www.artribune.com/television/2018/08/video-my-home-inlibya-martina-melilli/ Ultime da Via Farini. Intervista a Martina Melilli, a cura di Gabriele Longega, Artribune, 6 Dicembre 2017 Vince ArteVisione 2017 Martina Melilli con Mum, I’m sorry, di Simona Squadrito, ATP diary, 24 Febbraio 2017 Su "Negotiating Amnesia" di Alessandra Ferrini e "Il quarto giorno di scuola" di Martina Melilli. Fra rimozioni e riscritture della memoria, Leonardo De Franceschi, Cinemafrica, April 2016 VIAGGIO IN ITALIA – Martina Melilli, memorie da tripolitalians, di Massimo Causo, Sentieri Selvaggi, 7 Febbraio 2016


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