La guida alle Final Four di EuroLega

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INDICE Istanbul, il meglio è qui

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Albo d’oro e programma

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Istanbul, una perla tra Europa e Asia

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CSKA Mosca, un repeat per entrare nella leggenda

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L’importanza di essere l’Olympiacos

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Fenerbahce Istanbul, appuntamento con la storia

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Real Madrid, por décima vez

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I coach delle Final Four

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L’intervista: Davide Bonora

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Gli insoliti sospetti

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Kyle Hines, elogio alla continuità

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Kostas Papanikolau, l’occasione per diventare grande

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Luka Doncic, the next big thing

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Kostas Sloukas, leader nato per vincere l’EuroLega

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Ringraziamenti

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In copertina i capitani delle quattro squadre, negli scatti di Getty Images, e uno scorcio della città di Istanbul


ISTANBUL, IL MEGLIO E’ QUI DI MASSIMO MATTACHEO Una stagione lunga, interminabile, pazza e incredibile. Il nuovo format dell’EuroLega, capace di soddisfare tutti gli addetti ai lavori per la competitività proposta giunge all’atto finale di Istanbul, dove le quattro migliori squadre della stagione si sfideranno per salire sul tetto d’Europa. Real Madrid, CSKA Mosca, Olympiacos e Fenerbahce Istanbul: sono loro le magnifiche quattro, le squadre che nel corso dell’anno hanno dimostrato di essere le più forti o le più brave nel loro percorso. Arrivare a Istanbul non è stato facile, tutte hanno avuto momenti di alti e bassi ma sono state in grado di farsi trovare pronte all’appuntamento decisivo dei playoff di EuroLega. Gli spagnoli, capaci di chiudere la stagione regolare al primo posto, vantano nelle loro fila uno dei più credibili candidati al premio di MVP della stagione, quel Sergio Llull vero e proprio leader dei blancos e abile nell’esaltarsi in situazioni difficili. Al suo fianco, in un roster costruito in maniera ragionata e molto simile a quello degli ultimi anni, è emerso prepotentemente il talento di Luka Doncic, classe ’99 in grado di essere già decisivo a questi livelli. La crescita del Real nel corso della stagione è sicuramente dovuta anche alla capacità dell’allenatore, Pablo Laso, di trovare i giusti equilibri ed esaltare le grandi qualità dei propri giocatori. La serie di playoff contro il Darussafaka Dogus ha dimostrato come il Madrid sia pronto a riprendersi il trono d’Europa e si presenti a questa Final Four con un ruolo di primo piano. Sulla strada verso il titolo il primo ostacolo sarà rappresentato dal Fenerbahce Istanbul di Obradovic, spinto da un pubblico caldo e numeroso e desideroso finalmente di conquistare quella corona che manca nella


bacheca dei turchi e che, alla terza Final Four consecutiva, sembra essere l’obiettivo primario della stagione di Datome e compagni. Non è stata una stagione facile per i turchi, condizionati da infortuni lunghi ad alcuni dei giocatori chiave della squadra: su tutti Bogdan Bogdanovic, la stella offensiva più brillante del roster di Obradovic, costretto a saltare ben 13 partite di stagione regolare in cui il Fenerbahce ha collezionato 6 vittorie e 7 sconfitte. Ma anche Datome e Sloukas sono stati appiedati da infortuni importanti: entrambi sono fondamentali nello scacchiere tattico di Obradovic, che ha definito il greco come un giocatore ʺin grado di fare vincere una partita anche senza segnare nemmeno un puntoʺ. Il 3-0 con cui i turchi si sono sbarazzati del Panathinaikos, vincendo due gare ad OAKA teatro dei grandi successi di Obradovic, guidati da un fantastico Bogdanovic, hanno dimostrato come il Fenerbahce sia una candidata più che autorevole al titolo anche in questa stagione. Giocare la Final Four in casa potrebbe fare pendere gli equilibri dalla loro parte, in una semifinale con il Real che promette scintille. L’altra semifinale vedrà affrontarsi il CSKA Mosca campione in carica e l’Olympiacos degli intramontabili Printezis e Spanoulis. I moscoviti hanno mantenuto in blocco la squadra dello scorso anno, aggiungendo la fisicità e l’esperienza di James Augustine dalla panchina: Itoudis ha saputo costruire una macchina quasi perfetta esaltata da Teodosic e De Colo, in grado di produrre uno spartito di assoluto livello. Gli infortuni nel corso della stagione delle due stelle assolute della squadra hanno un po’ complicato il percorso dei russi, tanto che il CSKA ha perso il primo posto in classifica a vantaggio del Real proprio in seguito ad alcune sconfitte maturate nel momento in cui a livello fisico la squadra non era al massimo della forma. Il record nelle trenta partite è di assoluto livello e il CSKA resta la squadra campione in carica, ma ripetersi è sempre difficile e l’Olympiacos nasconde molte insidie. Giocare ad alto punteggio potrebbe essere la chiave per arrivare all’atto finale, anche se il Baskonia nella serie di playoff, pur conclusa con un secco 3-0 in cui due partite sono state risolte negli ultimi secondi, ha dimostrato che i russi possono essere messi in difficoltà. La continuità e l’abitudine a giocare partite di questo livello rappresentano un plus per la banda Itoudis, ma vincere nuovamente il titolo sarebbe un grandissimo risultato. L’Olympiacos Pireo rappresenta il segno della continuità, con una serie di risultati brillanti nel corso degli ultimi anni: su tutti, la doppia EuroLega consecutiva conquistata nel 2012 e nel 2013, impresa non comune nel corso della storia. La serie contro l’Efes ha evidenziato come Spanoulis sia ancora uno dei migliori in Europa per il suo modo di giocare: il suo essere clutch lo rende un giocatore insostituibile nello scacchiere dei greci. Accanto a lui Mr. Utilità Printezis, un altro dei giocatori più decisivi d’Europa e autore, nel 2012, del canestro decisivo per la conquista del titolo che coronò una rimonta pazzesca proprio contro gli avversari di questa semifinale. Negli ultimi anni l’Olympiacos ha sempre battuto il CSKA nelle gare decisive: la storia è dalla parte dei greci, anche se sulla carta i moscoviti sembrano avere qualcosa in più. Ma con Spanoulis nulla è precluso. Diverse sono state le squadre che hanno sorpreso nel corso della stagione, tanti i giocatori e gli allenatori che si sono messi in vetrina. Quando si è fatto sul serio ha prevalso la continuità e la forza delle migliori: non è un caso che Real Madrid, CSKA Mosca, Olympiacos e Fenerbahce lottino da anni per i vertici europei, sfruttando una forza economica o una solidità societaria importanti. Perché come ha detto bene Andrea Trinchieri ʺla credibilità ad alti livelli non si costruisce in poco tempo, servono anni, errori e soluzioni per potere essere ai verticiʺ. Nel weekend scopriremo chi salirà sul trono d’Europa, di certo non mancherà lo spettacolo.


ALBO D’ORO ANNO

LUOGO

VINCITRICE

FINALISTA

MVP

2001

Bologna, Vitoria

Kinder Bologna

Tau Ceramica Vitoria

M. Ginobili

2002

Bologna

Panathinaikos

Kinder Bologna

D. Bodiroga

2003

Barcellona

FC Barcelona

Benetton Treviso

D. Bodiroga

2004

Tel Aviv

Maccabi Tel Aviv

Skipper Bologna

A. Parker

2005

Mosca

Maccabi Tel Aviv

Tau Ceramica Vitoria

S. Jasikevicius

2006

Praga

CSKA Mosca

Maccabi Tel Aviv

T. Papaloukas

2007

Atene

Panathinaikos

CSKA Mosca

D. Diamantidis

2008

Madrid

CSKA Mosca

Maccabi Tel Aviv

T. Langdon

2009

Berlino

Panathinaikos

CSKA Mosca

V. Spanoulis

2010

Parigi

FC Barcelona

Olympiacos

J. C. Navarro

2011

Barcellona

Panathinaikos

Maccabi Tel Aviv

D. Diamantidis

2012

Istanbul

Olympiacos

CSKA Mosca

V. Spanoulis

2013

Londra

Olympiacos

Real Madrid

V. Spanoulis

2014

Milano

Maccabi Tel Aviv

Real Madrid

T. Rice

2015

Madrid

Real Madrid

Olympiacos

A. Nocioni

2016

Berlino

CSKA Mosca

Fenerbahce Istanbul

N. De Colo

PROGRAMMA ISTANBUL 2017 VENERDI’ 19 MAGGIO Semifinale B

CSKA Mosca – Olympiacos Pireo

h. 17.30

Semifinale A

Fenerbahce Istanbul – Real Madrid

h. 20.30

DOMENICA 21 MAGGIO Finale 3°-4° posto

Perdente semifinale A – Perdente semifinale B

h. 17.00

Finale 1°-2° posto

Vincente semifinale A – Vincente semifinale B

h. 20.00


ISTANBUL, UNA PERLA TRA EUROPA E ASIA DI ANTONIO MARIANI LA CITTA': Storicamente conosciuta come Bisanzio, Costantinopoli o Nuova Roma, è la città capoluogo della provincia omonima e il principale centro industriale, finanziario e culturale della Turchia. Con una popolazione di circa 15 000 000 di abitanti, Istanbul (considerando però anche i quartieri asiatici) è il centro municipale più popoloso d'Europa (sesto nel mondo) davanti a Mosca, Londra e Parigi. Istanbul è una megalopoli situata nel nord-ovest del paese, la quale si estende lungo lo stretto del Bosforo, alla cui estremità meridionale si situa il porto naturale del Corno d'Oro, e lungo la sponda settentrionale del Mar di Marmara. La città, divisa dal Bosforo, si estende sia in Europa (Tracia) sia in Asia (Anatolia), risultando l'unica metropoli al mondo appartenente a due continenti. Istanbul è considerata una città globale. Conosciuta anche con l'appellativo di "Seconda Roma", è stata fino alla conquista ottomana nel 1453 una tra le più grandi città della cristianità, divenendo in seguito per quasi cinquecento anni la capitale di uno dei più grandi imperi della storia e crocevia di culture. Quando è stata proclamata la Repubblica di Turchia, il 29 ottobre 1923, Ankara, che in precedenza aveva servito come quartier generale del movimento cittadino turco durante la guerra d'indipendenza turca, è stata scelta come capitale del nuovo Stato turco. Nel 2010 Istanbul è stata una delle capitali europee della cultura. Sin dal 1985 le aree storiche di Istanbul fanno parte della lista UNESCO dei patrimoni dell'umanità. RELIGIONE: La quasi totalità della popolazione di Istanbul è di fede musulmana, ma la città è anche abitata da diverse comunità religiose, di solito retaggio del suo passato ottomano. Le minoranze includono: i greco - ortodossi, gli Armeno - ortodossi, i Siro-Caldei, i cattolici - levantini e gli ebrei sefarditi. ARCHITETTURA: Istanbul è principalmente conosciuta per la sua architettura bizantina e ottomana, ma i suoi edifici riflettono i vari popoli e imperi che l'hanno governata. Strutture genovesi e romane rimangono visibili in città, a fianco dei più frequenti edifici relativi al periodo ottomano. Allo stesso modo, mentre Hagia Sophia e le moschee imperiali dominano gran parte del panorama cittadino, si possono trovare anche una serie di storiche chiese e sinagoghe. Nessun edificio preromano è sopravvissuto a Istanbul. Esempi di architettura romana pre-bizantina sono risultati più durevoli. In piazza Sultanahmet, sul luogo dell'Ippodromo di Costantinopoli (realizzato sul modello del Circo Massimo di Roma), è ancora visibile l'obelisco di Teodosio. Nella parte occidentale del quartiere Fatih rimane l'Acquedotto di Valente, costruito alla fine del IV secolo, pur 50 metri più breve che in passato. Allo stesso modo, le mura di Costantinopoli,


erette in gran parte da Teodosio II, sono ancora in gran parte visibili. Infine, la Colonna di Costantino, eretta nel 330 d.C. al centro dell'omonimo foro per celebrare la nuova capitale romana, è ancora in loco, fra l'Ippodromo e il Gran Bazar. E proprio il Gran Bazar è uno dei luoghi più affascinanti della città, dove si possono trovare cose di ogni tipo: costruito in legno e ricostruito in pietra dopo numerosi incendi, può essere considerato quasi un labirinto per via della sua vastità. VITA NOTTURNA: Ci sono molti locali notturni, pub, ristoranti e taverne con musica dal vivo in città. Le zone intorno Istiklal Caddesi, Nisantasi, Bebek e Kadıköy offrono tutti i tipi di caffè, ristoranti, pub e discoteche, nonché gallerie d'arte, teatri e cinema. Il "Babilonia" e "Nu Pera" a Beyoglu sono i locali notturni più in voga sia in estate sia in inverno. I più popolari dei locali estivi a cielo aperto si trovano sul Bosforo, come "Sortie", "Reina"e "Anjelique" nel quartiere Ortaköy. Il "Jazz Bar Q" in Ortaköy offre musica jazz dal vivo in un ambiente elegante. INTRATTENIMENTO: Luoghi come l'Istanbul Arena Maslak e Kurucesme Arena sul Bosforo frequentemente ospitano concerti dal vivo di cantanti famosi e band provenienti da ogni angolo del mondo. Parkorman' in Maslak ha ospitato l'isola di MTV nel 2002 ed è un popolare luogo di ritrovo per concerti dal vivo e feste rave in estate. Durante il periodo romano e bizantino, gli eventi sportivi più importanti erano le corse sui carri di bighe e quadrighe, che si svolgevano presso l'Ippodromo di Costantinopoli, il quale aveva una capacità di ospitare oltre 100.000 spettatori. Oggi, sport come calcio, pallacanestro, pallavolo e ippica sono molto popolari in città.

SINAN ERDEM DOME, IL TEATRO DELLA FINAL FOUR Il Sinan Erdem Dome sarà il teatro di questa Final Four. E’ un’arena multifunzionale che per le partite di pallacanestro puà raggiungere la capienza di 16 mila posti. Si tratta della struttura al coperto più capiente in Turchia e al terzo posto in Europa, considerando che nel caso di eventi come i concerti può arrivare a 22500 posti come capienza. Il nome, Sinan Erdem, è in onore proprio di Erdem, presidente del Comitato Olimpico Nazionale della Turchia dal 1989 fino al 2003, anno della sua morte. Tra gli altri eventi, ha ospitato la finale dei Mondiali del 2010, giocati in Turchia e in cui la squadra padrone di casa si è arresa solo nell’atto finale di fronte allo strapotere degli Stati Uniti. Anche l’EuroLega ha scelto il Sinan Erdem come sede della Final Four in un’altra occasione prima di quest’anno: nel 2012, l’Olympiacos guidato da Printezis e Spanoulis, e con Dusan Ivkovic in panchina, ottenne il successo contro il CSKA Mosca dopo una finale incredibile, in cui i greci riuscirono a recuperare 19 punti di svantaggio e vincere con un canestro a pochi decimi dalla fine proprio di Printezis. Entrambe le squadre di quella finale si sono qualificate per la Final Four del 2017 e daranno vita alla rivincita di quell’ultimo atto nella prima semifinale in programma.


CSKA MOSCA, UN REPEAT PER ENTRARE NELLA LEGGENDA DI GABRIEL MARCIANO Dominatrice della prima parte di stagione 2016/17 con una partenza da 12-1 nei primi due mesi, la compagine russa si è imposta fin da subito come una delle principali candidate alla vittoria finale. Successo che, se portato a termine, sarebbe il secondo consecutivo, poiché il CSKA è campione in carica: nell'annata 2015/16 i russi sono saliti sul trono d'Europa vincendo in finale 96-101 alla Mercedes Benz Arena di Berlino contro il Fenerbahce. Dopo la partenza quasi da record sono arrivati tre k.o. in fila e un'altra sconfitta nelle successive tre partite. Ciò ha consentito al Real Madrid di agganciare i moscoviti in testa alla classifica, sostanzialmente senza mai lasciare più il primo posto. Il CSKA ha infatti terminato la regular season di EuroLega secondo con un record di 22 vittorie e 8 sconfitte, certo della qualificazione ai playoff già a cinque giornate dalla fine. Il marchio di fabbrica e punto di forza della squadra è l'attacco. I russi hanno infatti chiuso primi per punti segnati (2608), realizzandone quasi 86.9 a partita, mentre la difesa è stata la settima della competizione per quanto riguarda i punti subiti, 78.5 a partita, tutto sommato non male per una squadra che fa del gioco a ritmi elevati il suo marchio di fabbrica. Fulcro dell'attacco e cardine della squadra è stata la coppia di esterni Teodosic-De Colo. Il francese è stato inserito nel primo quintetto All-EuroLeague, chiudendo secondo per punti di media (19.4 a partita) ed essendo il giocatore selezionato più volte (5) come MVP della singola giornata, con un'efficenza media di 21.5. Il serbo è invece finito nel secondo quintetto All-EuroLeague, giocandosi uno spot nel primo, andato poi a Sergio Llull, fino alla fine. Teodosic ha guidato la competizione per assist (7 a partita) e si è posizionato sesto nella classifica dei realizzatori (16.2 punti per gara), stabilendo i suoi career-high in entrambe le voci statistiche, ed è proprio grazie alle sue prestazioni (9.5 assist a partita nel mese di ottobre) che il CSKA aveva vinto le prime sei partite stagionali. Nel round 9 il


playmaker serbo ha segnato 34 punti e distribuito 10 assist, stabilendo i propri massimi in carriera e diventando il primo giocatore nella storia della competizione a terminare una partita con almeno 30 punti e 10 assist. Nella fase finale della stagione regolare, la squadra allenata da Dimitris Itoudis ha sì perso il primato in classifica, ma non ha mai lasciato il secondo posto, così ai quarti di finale si è dovuta scontrare con la settima forza del campionato: il Baskonia Vitoria Gasteiz. I russi hanno conquistato l'accesso alle Final Four con un secco 3-0 nella serie, ma lo hanno fatto soffrendo, trovandosi sotto a pochi minuti dalla fine di gara 1 e vincendo di misura sia gara 2 che gara 3. Il punto debole della squadra, che spesso costruisce vantaggi in doppia cifra nel corso delle partite, sono i cali di concentrazione, che concedono alle squadre avversarie delle pericolose rimonte. Non si può che parlare della finale del 2012 se si pensa a una rimonta che è costata cara al CSKA e, guarda caso, gli autori di quell'impresa, che rimontarono dal -19 nel corso dell'incontro, furono proprio i biancorossi dell'Olympiacos, squadra che De Colo e compagni dovranno affrontare in semifinale. La chiave della partita sarà il ritmo del gioco: i russi cercheranno di giocare a ritmi elevati, sfruttando le doti offensive dei loro interpreti migliori, mentre i greci cercheranno di abbassarli per sfruttare al meglio la loro solida difesa, seconda per punti subiti (74 a partita). Il sogno del trono d'Europa è vicino all'essere realizzato. Se i giocatori di coach Itoudis riuscissero a portare a casa il titolo al Sinan Erden Dome di Istanbul, verrebbero ricordati come la prima squadra nella storia del CSKA in grado di fare un 'repeat', vincendone due consecutivi. ROSTER #1 Nando De Colo (196-G-87)

19.4 ppg, 2.9 rpg, 4.0 apg, 56.6% 2P, 44.7% 3P, 95.6% TL

#3 Dmitry Kulagin (197-G-92)

3.9 ppg, 1.5 rpg, 1.2 apg, 43.2% 2P, 30% 3P, 80% TL

#4 Milos Teodosic (195-G-87)

16.2 ppg, 2.1 rpg, 7.0 apg, 55.8% 2P, 37.5% 3P, 92.2% TL

#5 James Augustine (207-A-84)

6.1 ppg, 4.5 rpg, 0.4 apg, 67.5% 2P, 33.3% 3P, 60.5% TL

#7 Vitaly Fridzon (196-G-85)

5.9 ppg, 1.2 rpg, 0.8 apg, 59.7% 2P, 40.4% 3P, 84.4% TL

#9 Aaron Jackson (190-G-86)

7.3 ppg, 1.5 rpg, 3.6 apg, 53.9% 2P, 44.8% 3P, 71.1% TL

#11 Semen Antonov (202-A-89)

2.1 ppg, 1.1 rpg, 0.3 apg, 38.1% 2P, 56.5% 3P, 100% TL

#19 Joel Freeland (210-C-87)

1.6 ppg, 1.1 rpg, 0.1 apg, 52.9% 2P, 36.4% TL

#20 Andrey Vorontsevich (207-A-87)

7.4 ppg, 2.8 rpg, 1.0 apg, 50% 2P, 48.5% 3P, 52% TL

#22 Cory Higgins (196-G-86)

9.6 ppg, 2.0 rpg, 1.5 apg, 49.3% 2P, 39.3% 3P, 89% TL

#30 Mikhail Kulagin (191-G-94)

3.7 ppg, 0.3 rpg, 50% 2P, 36.4% 3P, 80% TL

#31 Viktor Khryapa (203-A-82)

3.8 ppg, 3.5 rpg, 1.8 apg, 48.1% 2P, 18.9% 3P, 83.3% TL

#41 Nikita Kurbanov (202-A-86)

6.3 ppg, 3.9 rpg, 1.2 apg, 50.6% 2P, 39.6% 3P, 88.9% TL

#42 Kyle Hines (198-C-86)

8.3 ppg, 4.2 rpg, 0.6 apg, 64.9% 2P, 68.7% TL

Head Coach: Dimitris Itoudis


L’IMPORTANZA DI ESSERE L’OLYMPIACOS DI MICHELE DE LUCA Quattro Final Four – considerando anche quella di quest’anno – e due titoli consecutivi conquistati nella storia recente del club. Essere la sorpresa di Istanbul 2017: questo è il destino dell' Olympiacos in stagione. I campioni di Grecia si sono presentati al via della nuova EuroLega con l'intenzione di cancellare le difficoltà dell’annata precedente in cui i sogni di gloria si erano interrotti alle TOP 16, riuscendoci pienamente grazie a un rendimento importante nel corso della regular season. I reds si sono qualificati ai playoff come terza forza della competizione con un record di 19 vinte e 11 perse: nonostante una partenza difficile e altalenante, compreso il -18 della gara inaugurale della stagione contro il Real Madrid, l’Olympiacos ha poi infilato una serie di 10 vittorie e 3 sconfitte nella parte centrale della regular season prima di chiudere con 3 sconfitte consecutive. L’avversario dei playoff è stato l’Efes di Perasovic, capace di violare il Pireo in una tiratissima gara 2 che è stata preludio di una serie molto tosta e risolta solo al quinto e decisivo atto grazie alle giocate di Spanoulis. L’avversario alla Final Four di Istanbul sarà il CSKA Mosca campione in carica e rivale frequente dei greci nel corso degli ultimi anni. Gli elementi chiave per la squadra di Sfairopoulos sono essenzialmente tre: in primis la mentalità Olympiacos, il loro sistema di gioco collaudato e rodato alla perfezione e il duo Spanoulis/Printezis. La mentalità Olympiacos deriva dal giusto mix tra veterani e giovani, il roster ha una struttura di base da molti anni, di stagione in stagione viene impreziosito da pochi elementi di valore e da giovani promesse greche. In questo modo i nuovi arrivati hanno chi trasmette loro l'importanza di indossare una casacca che in Grecia può essere molto pesante.


Il loro sistema di gioco è impregnato sulla difesa. Se cercate basket champagne o una squadra che punta a realizzare un canestro in più degli avversari, sicuramente non cercate l' Olympiacos. Sfairopoulos è stato bravo nel costruire un impianto difensivo duro e asfissiante, basato sulla possibilità di sporcare ogni linea di passaggio anche grazie a giocatori che possono giocare in più ruoli e cambiare contro ogni avversario. La grande fisicità e l’atletismo di molti giocatori permettono di applicarsi molto nella metà campo difensiva, cercando di abbassare anche i ritmi di gioco e portarli a un livello più consono a quello dell’Olympiacos, molto forte nel gioco a metà campo. Controllare i ritmi sarà una delle chiavi anche della semifinale contro il CSKA. Un altro valore aggiunto della squadra è rappresentato dalle due stelle, intramontabili e protagonisti di una stagione e di playoff molto convincenti, anche se Spanoulis ha accusato qualche pausa dovuta ai suoi quasi 35 anni. Vassilis è l' uomo a cui affidare la palla quando pesa, insieme a Llull è il giocatore più clutch che ci sia da questa parte dell'Oceano. Printezis è Mr. Utilità, a volte poco appariscente, ma sempre pronto a fare la giocata chiave nel momento decisivo. In una squadra che ha perso l’estro e il talento di Daniel Hackett per infortunio nel corso della stagione, toccherà ancora una volta ai due grandi talenti della pallacanestro ellenica caricarsi sulle spalle i compagni e provare a compiere l’ennesimo capolavoro di una carriera costellata di successi. Interessante notare che, negli ultimi incontri disputati tra CSKA Mosca e Olympiacos alla Final Four i greci sono sempre usciti vincitori nonostante un roster sulla carta inferiore rispetto a quello dei russi. La rimonta dal -19 nella finale del 2012 resterà una delle prestazioni più incredibili da parte dei greci, ma anche a Madrid due anni fa, Spanoulis negli ultimi cinque minuti fu in grado di regalare all’Olympiacos la vittoria. ROSTER #1 Erick Green (190-G-92)

10.1 ppg, 1.9 rpg, 1.0 apg, 48.5% 2P, 39.% 3P, 81.5% TL

#2 Khem Birch (206-C-92)

7.2 ppg, 5.9 rpg, 0.3 apg, 61.4% 2P, 63.3% TL

#4 Patric Young (209-C-92)

2.9 ppg, 2.5 rpg, 0.1 apg, 51.8% 2P, 61.5% TL

#6 Ioannis Papapetrou (207-A-94)

4.6 ppg, 2.6 rpg, 0.4 apg, 47.9% 2P, 34.7% 3P, 71.4 TL

#7 Vassilis Spanoulis (193-G-82)

12.7 ppg, 1.7 rpg, 6.0 apg, 48.7% 2P, 32.3% 3P, 75% TL

#9 Dominic Waters (185-G-86)

4.2 ppg, 0.7 rpg, 1.5 apg, 56.3% 2P, 31.6% 3P, 92.3% TL

#10 Dimitris Agravanis (208-A-94)

3.6 ppg, 2.2 rpg, 0.1 apg, 47.5% 2P, 22% 3P, 81.8% TL

#11 Nikola Milutinov (213-C-94)

4.3 ppg, 3.3 rpg, 0.5 apg, 55.6% 2P, 71.4% TL

#15 Georgios Printezis (205-A-85)

12.9 ppg, 5.2 rpg, 1.0 apg, 49.8% 2P, 39.7% 3P, 68.5% TL

#16 Kostas Papanikolau (204-A-90)

8.1 ppg, 4.7 rpg, 1.5 apg, 55.1% 2P, 30.5% 3P, 82.6% TL

#17 Vangelis Mantzaris (194-G-90)

5.5 ppg, 2.8 rpg, 2.3 apg, 32.7% 2P, 34.5% 3P, 69.6% TL

#23 Daniel Hackett (197-G-87)

5.0 ppg, 1.5 rpg, 1.6 apg, 39.4% 2P, 26.7% 3P, 77.3% TL

#24 Matt Lojeski (198-G-85)

9.9 ppg, 3.1 rpg, 1.6 apg, 56.5% 2P, 42% 3P, 82.7% TL

#27 Ioannis Athinaiou (193-G-88)

0.3 ppg, 0.3 rpg, 0.6 apg, 25% 2P, 50% TL

Head Coach: Ioannis Sfairopoulos


FENERBAHCE ISTANBUL, APPUNTAMENTO CON LA STORIA DI GAETANO CANTARERO Il Fenerbahce si presenta per la terza volta consecutiva alle Final Four con la chiara intenzione di conquistare l’ambito trofeo europeo che l’anno scorso è sfuggito in finale contro il CSKA. La squadra di Obradovic in questa stagione ha giocato un buon basket nella Regular Season anche se alcune defezioni dovute agli infortuni, Bogdanovic su tutti, hanno compromesso la corsa alle posizioni di vertice. Il percorso era iniziato benissimo, con quattro vittorie consecutive a cui sono seguite poi tre sconfitte, con una continuità di risultato che è mancata soprattutto nella seconda parte della RS. Il rendimento casalingo è stato di tutto rispetto con 11 vittorie e 4 sconfitte, tre delle quali proprio quando il Bogdan Bogdanovic è stato costretto a rimanere lontano dal parquet, mentre più equilibrato il percorso esterno con 7 vittorie e 8 sconfitte. La Regular Season si è chiusa con un quinto posto di tutto rispetto ma che ha costretto i turchi a giocare i playoff contro il Panathinaikos con il fattore casa che sorrideva ai greci. Le prime due, quindi, ad Atene in cui si sarebbe giocata anche l’eventuale gara 5. Ma il recupero di Bogdanovic , il supporto di Udoh e Dixon, la crescita di Kalinic hanno condotto la squadra di Obradovic ad annichilire il Pana con due successi esterni (58-71 in gara 1 e 75-80 in gara 2) e la serie chiusa sul 3-0 con la vittoria casalinga 79-61 grazie anche ai 10 punti messi a referto da Gigi Datome. La squadra turca arriva alle Final Four con le certezze garantite da Ekpe Udoh, miglior rimbalzista e stoppatore della Lega che può garantire peso in difesa e extra possessi in fase offensiva. Bogdanovic è senza dubbio l’arma in più della squadra, viaggiando a 14.5 ppg in venti gare disputate. Il contorno è fatto da tanti giocatori di altissimo livello, da Datome a Dixon passando per Vesely, tutti con l’esperienza giusta e la voglia per “vendicare” la semifinale del 2015 contro il Real a Madrid e la finale persa a Berlino nella stagione successiva contro il CSKA Mosca.


La sfida con il Real Madrid si prospetta affascinante sotto molti aspetti: il confronto tra Llull e Bogdanovic, due tra i migliori interpreti della stagione promette scintille. Ma mai come in questa occasione a fare la differenza potrebbero essere il supporting cast e la gestione delle panchine: Obradovic va a caccia di quel titolo che lo porterebbe ancora di più nella storia e ha tutte le carte in regola per potere ottenere il successo. Le scelte offensive e difensive, con due squadre che si prestano a cambi sistematici e possibilità di proporre una serie di difese miste interessanti potrebbero fare pendere l’ago della bilancia in questa semifinale che si preannuncia molto equlibrata. Le giocate dei campioni, il talento di un singolo, il minimo dettaglio può fare la differenza arrivati a questi livelli: essendo la pallacanestro un gioco di errori, con due squadre che si equivalgono per forza e solidità, vincerà chi sarà in grado di sbagliare meno, aprendosi così le porte della finale. La spinta principale per il Fenerbahce arriverà certamente dal Sinan Ermen Dome di Istanbul, palazzetto che supera i 16.600 spettatori e in cui la squadra giallonera ha giocato tra il 2010 e il 2012. Adesso il Fener si è spostato all’Ulker Sports Arena e alla Sinan Ermen Dome vengano ospitate le gare della nazionale turca. Il fattore casa potrebbe dare una grande mano ai ragazzi di Obradovic che in semifinale dovranno superare l’armata Real Madrid, squadra che ha vinto la Regular Season e con cui il Fener ha ottenuto una vittoria e una sconfitta in stagione. In finale poi, il 21 maggio la vincente troverà una tra Olympiacos e CSKA Mosca, per l’atto finale della stagione. ROSTER #5 Baris Hersek (207-F-88)

1.3 ppg, 66.7% 2P

#8 Ekpe Udoh (208-C-87)

12.0 ppg, 7.6 rpg, 1.9 apg, 58.3% 2P, 62.3% TL

#10 Melih Mahmutoglu (191-G-90)

4.2 ppg, 0.5 rpg, 0.6 apg, 38.5% 2P, 43.8% 3P, 100% TL

#12 Pero Antic (211-C-82)

4.2 ppg, 2.5 rpg, 0.6 apg, 34.5% 2P, 33.3% 3P, 75.7% TL

#13 Bogdan Bogdanovic (197-G-92)

14.5 ppg, 3.6 rpg, 3.9 apg, 57.1% 2P, 43.2% 3P, 84.6% TL

#15 Anthony Bennett (203-F-93)

1.3 ppg, 1.0 rpg, 0.2 apg, 37.5% 2P, 18.2% 3P

#16 Kostas Sloukas (190-G-90)

9.5 ppg, 2.1 rpg, 4.6 apg, 45.5% 2P, 43.3% 3P, 88.1% TL

#21 James Nunnally (201-F-90)

5.9 ppg, 2.0 rpg, 1.8 apg, 42.9% 2P, 45.7% 3P, 87% TL

#23 Berk Ugurlu (192-G-96)

0.3 ppg, 0.1 rpg, 0.3 apg, 100% TL

#24 Jan Vesely (213-F-90)

9.6 ppg, 4.5 rpg, 1.4 apg, 57.5% 2P, 54.5% TL

#33 Nikola Kalinic (202-F-91)

7.1 ppg, 2.9 rpg, 1.3 apg, 55.5% 2P, 31.1% 3P, 81.6% TL

#35 Bobby Dixon (178-G-83)

11.5 ppg, 2.8 rpg, 3.2 apg, 46.4% 2P, 38.7% 3P, 91.8% TL

#44 Ahmet Duverioglu (209-C-93)

3.8 ppg, 1.5 rpg, 0.1 apg, 81.3% 2P, 66.7% TL

#70 Luigi Datome (203-F-87)

9.2 ppg, 3.7 rpg, 1.1 apg, 42.3% 2P, 45.9% 3P, 95.7% TL

Head Coach: Zeljko Obradovic


REAL MADRID, POR DÉCIMA VEZ DI MARCO ARCARI Dopo il Triplete del 2015, il Real Madrid di coach Laso punta quest'anno a replicare – avendo già vinto la Copa del Rey ed essendo favorito in Liga – e va a caccia della decima affermazione tra Coppa Campioni (8 successi) ed EuroLeague (1 successo). I Blancos hanno tutto per riuscire nell'impresa, ma trovano un tabellone sfavorevole che li vede accoppiati al Fenerbahce – sostanzialmente padrone di casa, visto che le F4 si disputeranno ad Istanbul – in Semifinale. Aspetto questo, però, che non deve far tremare la miglior squadra della Regular Season (23 vittorie e sole 7 sconfitte), nonché miglior team per valutazione (101.7 a match), per rimbalzi (36.3), per assist (20.5), per percentuale da due punti (56.9%) e per assist-turnover ratio (171.5%) di media tra le quattro partecipanti alla fase finale della competizione. Un Real Madrid sicuramente lungo e talentuoso, in qualsiasi ruolo, che potrà contare su giocatori il cui impatto è davvero troppo sottostimato da molti: si pensi a Jonas Maciulis, miglior tiratore da tre punti della competizione tra quelli rimasti in gara (poiché Diebler con 53.9% di media da oltre l'arco è primo in graduatoria, proprio davanti al lituano), oppure a Felipe Reyes, utilizzato con il contagocce nei Playoffs contro il Darussafaka Dogus, ma sempre fondamentale con malizia e presenza a rimbalzo, oltre che per carisma e versatilità. Un Real Madrid che ha perso qualche certezza proprio nella Serie contro i turchi allenati da coach Blatt, dopo aver dominato la prima parte di stagione con prestazioni mostruose. Difficile dire dove finissero i meriti del coach ex-Cavaliers e dove, invece, cominciassero i demeriti dei castigliani. Certo è che, rispetto alla prima fase, la squadra di coach Laso deve ritrovare certezze offensive: spesso, contro il Darussafaka sono arrivate giocate allo scadere dei 24'', frutto delle individualità di Llull o


dell'ottimo lavoro nel pitturato da parte di Ayon. Non che la perfetta macchina dei Blancos si sia inceppata, ma certamente qualche difficoltà in più è stata patita da Doncic e compagni. La Semifinale rappresenterà il terzo match stagionale contro i turchi del Fenerbahce – una vittoria a testa, entrambe sfruttando il fattore campo ed entrambe con scarti minimi – e saranno i dettagli a fare la differenza, per quanto dirlo sia un'enorme banalità. Infatti, il Real Madrid dovrà spaziare al meglio per trovare buoni tiri da oltre l'arco, dovrà alternare il gioco interno alla ricerca della perimatralità e dovrà sfruttare al meglio le doti in post di Ayon, abilissimo anche come passatore sui tagli backdoor degli esterni o sul re-post per il ricircolo del possesso. Difensivamente, poi, i madrileni dovranno scegliere con attenzione quali bocche da fuoco limitare maggiormente, specie con il rientro a pieno regime di Bogdanovic tra le file dei turchi. Considerando il front-court turco, formato da Vesely e Udoh, il predominio nel pitturato e nel post-basso deve essere chiave imprescindibile, chiamando Randolph e Ayon a un lavoro difensivo importante. Altra chiave potrebbe essere la scelta di mettere Doncic a difendere su Bogdanovic, sfruttando le qualità tecnico-atletiche del talento sloveno per evitare che il serbo possa risultare dominante come contro il Panathinaikos durante i Playoffs. Affrontato il capitolo Doncic in un articolo a sé, va sottolineato come anche Rudy Fernandez – oltre ai soliti noti in casa madrilena – potrebbe risultare fondamentale per i sogni di gloria del Real Madrid; il talento spagnolo non sta vivendo una delle sue migliori stagioni ma è sicuramente uno di quei giocatori capaci di invertire l'inerzia del match anche solo procurandosi un fallo o portando a casa una giocata difensiva. In un match che si preannuncia incandescente, l'aspetto mentale non può e non deve essere sottovalutato; è chiaro,che un giocatore quale Fernandez potrebbe recitare una parte decisiva sul palcoscenico di Istanbul. ROSTER #3 Anthony Randolph (211-A-89)

10.5 ppg, 5.3 rpg, 1.2 apg, 55.3% 2P, 36.8% 3P, 77.8% TL

#4 Dontaye Draper (181-G-84)

2.8 ppg, 1.1 rpg, 1.5 apg, 53.8% 2P, 28.2% 3P, 82.4% TL

#5 Rudy Fernandez (196-A-85)

6.8 ppg, 3.0 rpg, 3.4 apg, 38.2% 2P, 33.1% 3P, 76.9% TL

#6 Andres Nocioni (203-A-79)

2.3 ppg, 0.6 rpg, 0.3 apg, 35.7% 2P, 30.4% 3P, 50% TL

#7 Luka Doncic (201-G-99)

8.1 ppg, 4.5 rpg, 4.3 apg, 52.9% 2P, 39.0% 3P, 83.1% TL

#8 Jonas Maciulis (198-A-85)

6.2 ppg, 2.3 rpg, 0.7 apg, 54.2% 2P, 51.5% 3P, 72.2% TL

#9 Felipe Reyes (204-A-80)

5.3 ppg, 2.8 rpg, 0.7 apg, 49.5% 2P, 33.3% 3P, 81.8% TL

#14 Gustavo Ayon (207-C-85)

10.0 ppg, 5.2 rpg, 2.4 apg, 71.4% 2P, 48.3% TL

#20 Jaycee Carroll (188-G-83)

9.0 ppg, 1.5 rpg, 0.8 apg, 55.9% 2P, 42.2% 3P, 90.7% TL

#21 Othello Hunter (203-C-86)

7.6 ppg, 4.5 rpg, 0.6 apg, 65.5% 2P, 67.2% TL

#23 Sergio Llull (190-G-87)

16.4 ppg, 1.9 rpg, 5.9 apg, 50.8% 2P, 33.2% 3P, 85.2% TL

#33 Trey Thompkins (208-A-90)

6.2 ppg, 2.4 rpg, 0.3 apg, 49.1% 2P, 47.4% 3P, 78.9% TL

#44 Jeffery Taylor (201-A-89)

4.5 ppg, 1.9 rpg, 0.5 apg, 63.0% 2P, 37.0% 3P, 66.7% TL

Head Coach: Pablo Laso


I COACH DELLE FINAL FOUR DI ALBERTO MARZAGALIA

ZELIMIR OBRADOVIC Leggenda. E’ l’unico termine appropriato per descrivere il coach serbo. 16 presenze alle Final 4, praticamente incontrastato dominatore in Europa fin dai primi passi in panchina, con quel magico Partizan di Djordjevic e Danilovic nel 1992, quando sconfisse la Milano di D’Antoni. 516 partite allenate in EuroLega, ha incredibilmente portato all’atto finale almeno una volta tutte le squadre che ha allenato. La vera forza del coach serbo è quella di giocare, da sempre, una pallacanestro perfettamente attualizzata ai tempi, che ha sempre saputo adattarsi alle esigenze tecniche del periodo. Esterni forti e talentuosi, presenza sotto canestro, circolazione di uomini e palla di alto livello ed una difesa spesso impenetrabile, che raggiunse il massimo nel sodalizio con Diamantidis, di cui disse la famosa frase “Ci sono grandi giocatori, ci sono campioni e poi c’è Diamantidis”. Oggi il suo Fenerbahce, dopo due stagioni di inviti al tavolo dei potenti di Europa che sono servite come apprendistato, è pronto al grande passo finale.


Il vantaggio del fattore campo è anche grande pressione e proprio la capacità di Obradovic di sguazzare in questi mari potrebbe essere l’arma vincente. I turchi hanno mille facce che vanno dalla solidità di Ekpe Udoh al ferro, al talento sconfinato di Bogdanovic, passando attraverso la forza dei vari Sloukas, Datome, Dixon e Kalinic. Muovono la palla con grande continuità ma sanno anche giocare in quei quarti di campo dove il pick and roll diventa arma micidiale. In difesa possono cambiare quasi su tutti, soprattutto quando il 4 diventa realmente perimetrale se interpretato principalmente da Gigi Datome. In quel caso, quando si attacca la zona, la partenza dalla punta di quel giocatore che si muove verso l’angolo, è in grado di rendere inefficace ogni possesso difensivo avversario. Obradovic può essere competitivo ai 90 punti come ai 65, sebbene sono certo che prediliga la seconda soluzione, con controllo del ritmo, soprattutto dovendo affrontare maestri in quel campo quali i madrileni di Laso. PABLO LASO Il più giovane dei Coach ad Istanbul, ha speso la sua intera carriera di EuroLega al Real, dove in sei anni ha raggiunto due finali ed un titolo, contro l’Olympiacos di Sfairopoulos. Da ex playmaker fantasioso, predilige una pallacanestro di ritmo, di alto numero di possessi e di apertura del campo nella sua totalità, lasciando ampio sfogo al talento di cui è ricca la sua squadra. Ma attenzione, è proprio il coach ad essere cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, prendendo decisamente il comando delle operazioni. Talento e libertà sì, quindi, ma sotto la sua chiara guida. La conduzione laterale del contropiede “blancos” è una delle cose più belle viste quest’anno in Eurolega, grazie a quello che ne è forse il miglior interprete, ovvero Sergio Llull. In passato è accaduto che il suo Real soffrisse le sfide più decisive proprio per mancanza di possibilità di giocare a quel ritmo che oggi tutti vogliono rallentargli. Anche qui i madrileni sono cresciuti molto. Ha sicuramente il roster più lungo delle quattro squadre, potendo ricorrere a differenti soluzioni in ogni momento della gara. Sul lato difensivo del campo capita che la sua pallacanestro permetta un po’ troppo agli avversari, e questo potrebbe essere un altro limite, tuttavia la lunga stagione ha dimostrato come i suoi uomini siano stati in grado di selezionare i possessi difensivi decisivi all’interno delle singole partite. Se la sua squadra saprà dettare i ritmi della gara e non cadere nella trappola dell’affidarsi troppo a Llull, con la sua estemporaneità ed il suo essere più “clutch” di chiunque altro, non si può non considerare questo Real come la favorita, non tanto in virtù dei risultati ottenuti contro le rivali in stagione, quanto al modo in cui sono arrivati. IOANNIS SFAIROPOULOS Potrebbe apparire come il meno accreditato tra i coach giunti all’atto conclusivo della stagione, ma la realtà tecnica dice ben altro.


Emerso dal Playoff più duro e difficile, con un record in carriera di 54-31 in EuroLega, ha dotato il suo Olympiacos del sistema difensivo migliore di tutta Europa, raccogliendo la straordinaria eredità di quanto avviato da Ivkovic e proseguito da Bartzokas in questo senso. I “reds” non giocano una pallacanestro scintillante come le rivali, tuttavia sono quelli che sul campo stanno meglio, perfettamente consci dei propri limiti, occupando gli spazi alla perfezione e mettendo ogni singolo protagonista in grado di fare ciò che meglio sa eseguire. Sotto la guida dell’altra leggenda presente a queste Final 4, ovvero Vassilis Spanoulis, l’Olympiacos di Sfairopoulos gioca una pallacanestro di altissimo profilo a metà campo, mentre il contropiede è soluzione maggiormente percorsa a seguito della pressione difensiva asfissiante, che genera parecchie rubate. E’ forse l’unica squadra che può mettere in campo tre centri di livello simile e ciò permette a Sfairopoulos di mantenere alta l’asticella della pressione sul perimetro, poiché dietro c’è sempre una presenza importante. La chiave della perfomance di quelli del Piero sarà soprattutto legata al ritmo, quello che il coach vuole gestire a proprio piacimento e secondo certi canoni di limitazione della corsa al necessario. Quello che impressiona di più di questa squadra è la forza mentale nel voler eseguire assolutamente ciò in cui si crede, anche a rischio di sbattere la faccia contro muri assai spessi. L’esempio lampante è il numero di stoppate che sovente subisce Spanoulis: se quella penetrazione è la cosa migliore che la gara concede, si prende, perché alla fine ci sarà lo scarico giusto. E se non ci sarà si sfida il lungo in aiuto: magari sarà stoppata subita, ma la si accetterà, perché quello era il movimento che si doveva fare ed alla lunga paga parecchio. Si chiama identità di squadra e fiducia nel “game plan” del coach: di più non si può chiedere ad un gruppo ed al suo condottiero. Che in campo, ha il suo braccio armato.

DIMITRIS ITOUDIS Terza partecipazione ad una Final 4 senza essere per nulla un novellino, poiché da vice di Obradovic ne ha vissute parecchie, imparando l’arte del vincere alla scuola più prestigiosa. L’ambizione, decisamente ampia, almeno quanto l’ego, del coach greco è di giocare una pallacanestro che sia ancor più fluida e scintillante di quella del suo mentore, sfruttando entrate nei giochi differenti, dove il pick and roll è arma non subitanea, quanto normale conseguenza del movimento di uomini e palla. Maestro nella ricerca dei tagli, è chiaro che gode del beneficio di due interpreti quali Nando De Colo e Milos Teodosic , i migliori in assoluto nella doppia veste di creatori per sé e per gli altri. Facile si dirà, con due così… ma effettivamente una notevole parte del successo di Itoudis sulla panca moscovita è derivato dalla capacità di gestione perfetta di queste due ingombranti personalità. Scaricando spesso la responsabilità e l’attenzione sulla sua persona, il coach, alla “Mourinho”, ha reso meno enfatica questa doppia presenza, limitandone l’impatto e le considerazioni al campo, che è poi l’unica cosa che conta. Tecnicamente il suo CSKA è squadra che gioca un basket di grandi esecuzioni, spezzate da ciò (tanto) che il talento permette.


Coach di grandi tagli, ne ha fatto una vera e propria arte. Come sfruttano i suoi il backdoor non lo fa nessuno. Fondamentali due cose su tutto. Il perfetto posizionamento dei tiratori, attraverso spaziature chiare e semplici, e la straordinaria efficacia, soprattutto di Teodosic, nell’essere ancora più devastante quando riceve la palla dopo aver già iniziato l’azione ed averla messa in mano ad un ricevitore che è arma di transitoria, in quella fase, all’interno del set offensivo. Questo permette di tenere occupata la difesa per tutti i 24 secondi del possesso ed è privilegio assoluto dei russi. La chiave, in positivo così come in negativo, per Itoudis sarà sicuramente il bilanciamento tra una notevole pericolosità offensiva ed il non specchiarcisi troppo. Qui il coach potrà essere decisivo.


DAVIDE BONORA: “MI PIACE IL NUOVO FORMAT, MA LA SERIE DI PLAYOFF E’ PIU’ VERITIERA DI UNA FINAL FOUR” DI ANTONIO MARIANI Davide Bonora è stato uno dei giocatori della Virtus Bologna capace di vincere l’EuroLega nella stagione 2001, l’anno del Grande Slam della squadra di Messina. Una competizione vinta al termine di una serie di 5 gare molto difficili contro il Tau Vitoria, nel primo anno della scissione voluta da Jordi Bertomeu e che ha portato al format attuale. In quella squadra militavano grandi campioni tra cui Manu Ginobili e Rashard Griffith, fondamentali anche oggi secondo Bonora per potere ambire a competere ai massimi livelli europei e a vincere il titolo. Che emozioni si provano a vincere un'Eurolega e che cosa serve per arrivare fino in fondo? ʺQuando vai a competere a quel livello la tensione è alle stelle, come la pressione e vincere contro corazzate europee significava essere orgogliosi. Noi abbiamo vinto in uno dei pochi anni in cui il format non prevedeva la Final Four ma la serie playoff e l'anno successivo abbiamo perso la Final Four in casa, provando comunque tantissime emozioni. C'è tantissimo orgoglio quando giochi a un livello così importante e vuoi sempre fare bene. Per vincere, come prima cosa, è necessario avere un budget di altissimo livello, poiché l'EuroLega è "quasi" a livello NBA e, oltre che una buona programmazione, è necessario spendere molto. Poi è importante che l'allenatore sappia gestire al meglio un gruppo di professionisti stra-pagati che sono abituati a essere stelle in altre squadreʺ.


Hai vinto l'EuroLega da giocatore, vivendo il percorso da una determinata prospettiva. Ora che stai vivendo anche la carriera da allenatore, come pensi si possa gestire al meglio un gruppo di giocatori in questo atto finale, affinché siano tranquilli e allo stesso tempo focalizzati sull'obbiettivo? ʺQuesto dipende molto da dove alleni e quali sono le ambizioni delle società per le quali alleni. Per alcune devi assolutamente vincere, mentre per altre basta partecipare e fare il meglio possibile, poi dipende molto dalla serenità con la quale la società ti lascia lavorare. In realtà vorrei chiedere come gestire un gruppo di professionisti di quel livello, abituati a essere stelle molto pagate a un Obradovic o Itoudis. E' una situazione che spero di vivere tra qualche anno, nel frattempo mi occupo con piacere dei problemi "più facili" dell'Eurobasketʺ. Come pensi sia cambiata la pallacanestro da quando hai vinto l'Eurolega a oggi? Cos'è cambiato maggiormente? ʺLa pallacanestro è cambiata tantissimo, soprattutto dal punto di vista fisico. Ci siamo avvicinati moltissimo alla NBA perché si gioca una pallacanestro molto atletica, con molti contatti, ma con meno tattica e gioco corale. Si usa tantissimo il pick&roll e alla fine credo vincerà chi riuscirà ad abbinare il talento dei propri giocatori all'interno di un sistema ben delineato, come accade nel CSKA e nel Fenerbahçe. Vero è che ci sono giocatori che possono vincere le partite anche da soli, ma sono messi all'interno di un sistema che li mette in condizione di giocare con la squadra. Ai miei tempi c'era molta più lettura del gioco e i vantaggi si creavano con non soltanto con i pick&roll o gli 1vs1, ma anche con passaggi, precisione nell'uscita dai blocchi e cambi di lato, in modo da evitare eccessivi isolamentiʺ. Quale delle squadre presenti alle Final Four pensi giochi la pallacanestro che si avvicina maggiormente alla tua pallacanestro e quale pensi vincerà? ʺMi verrebbe da dire il CSKA perché ha un giusto connubio tra gruppo e squadra e per me resta la favorita. Anche Obradovic ha un'idea forte di gioco di squadra, mentre il Real gioca maggiormente un basket veloce che punta sul contropiede e l'intensità difensiva. Credo che alla fine siano arrivate le quattro squadre più meritevoli, ricche di campioni sia in campo che in panchina. Il bello delle Final Four è che le partite secche sorprendono sempre, perciò sono sicuro ci sarà un weekend spettacolareʺ. Quanto pensi che la NBA stia influenzando il basket europeo, per antonomasia più "puro"? ʺLa NBA sta influenzando tantissimo l'Europa cestistica. Gli USA che non trovano spazio in NBA vengono in Europa e finisce che il basket europeo "scimmiotti" le leghe minori americane. Dal punto di vista mediatico credo che Bertomeu abbia fatto un ottimo lavoro, creando un prodotto godibilissimo e piacevole, regalando anche tante emozioni agli spettatori. Mi piace il nuovo formato, ma credo che per far emergere la squadra migliore l'atto finale debba essere una serie playoff e non una Final Four, se vogliamo copiare NBA in tutto e per tutto, anche se sarebbe difficile fare coincidere i calendari dei diversi campionati nazionali; senza mettere in dubbio lo spettacolo di questo sistema, di fatto il cammino di una squadra forte potrebbe essere compromesso in una semifinale o una finale per una partita sbagliataʺ. Quanto pensi la FIBA possa annichilire l'EuroLega con la sua politica? ʺGià lo scorso anno ci sono stati molti problemi, ma penso che ci siamo lotte politiche tra chi "invidia" chi ha creato un prodotto allettante. Per il resto preferisco non entrare nel merito della questioneʺ.


GLI INSOLITI SOSPETTI DI MASSIMO MATTACHEO La Final Four di EuroLega è emozione, passione, agonismo, gioia, dolore, lacrime, felicità e delusione. Un concentrato di emozioni fortissime per i vincitori e per chi invece non riesce a coronare il lavoro di una stagione. Nella storia della competizione, oltre a stelle luminose, si sono sempre contraddistinti giocatori spesso non troppo appariscenti ma ugualmente se non maggiormente decisivi per le vittorie. Sono loro, gli insoliti sospetti, che spesso sono in grado di regalarsi un weekend di gloria che li può portare a rimanere nell’eternità. Lo scorso anno è stato il caso di Viktor Khryapa, che dopo la palla persa che condannò il suo CSKA contro il Maccabi nella semifinale del 2014, ha messo a segno il tap-in decisivo per portare la finale al supplementare contro il Fenerbahce. Senza i suoi punti nel quarto periodo, probabilmente l’albo d’oro dell’EuroLega sarebbe stato diverso: le sue lacrime di gioia e di liberazione al termine della gara sono state il segno più tangibile della festa del CSKA Mosca. Gli insoliti sospetti sono una categoria di giocatori che sarà sempre presente in partite di questo tipo, abbiamo quindi voluto descrivere quattro potenziali protagonisti della Final Four che potrebbero fare pendere l’ago della bilancia ai fini del successo finale. Un giocatore per squadra, per motivi diversi, che potrebbe trasformarsi nell’eroe tanto atteso e coronare al meglio il lavoro di una stagione intera. Perché è vero che sono spesso e volentieri le stelle a prendersi la ribalta, ma anche chi sembra essere un secondo o terzo violino potrebbe sparigliare le carte. Scopriamo le nostre scelte per la Final Four di Istanbul.


KYLE HINES, ELOGIO ALLA CONTINUITA’ DI MASSIMO MATTACHEO Decisivo, vincente, leader: questi tre aggettivi definiscono al meglio il carattere di Kyle Hines, uno dei giocatori più forti e importanti nel sistema costruito da Itoudis nel CSKA Mosca. Non è un caso, e non lo può essere, che Hines sia alla sesta partecipazione consecutiva alla Final Four di EuroLega – con tre titoli nella sua personale bacheca – perché il centro americano è un giocatore fondamentale per qualsiasi squadra di vertice che ambisca a vincere. La storia di Kyle Hines è particolare, si tratta di un giocatore cresciuto in maniera esponenziale nel corso degli anni e abituato a vincere. Tanto. Praticamente sempre. Ovunque. Il percorso che porta il numero 42 dei moscoviti ad essere un giocatore così decisivo comincia quasi un decennio fa in Italia: a Veroli trova l’ambiente ideale per emergere. L’allenatore giusto, Andrea Trinchieri, e la serenità di una piazza che ha tanto entusiasmo e non ha la pressione di dovere fare il salto di categoria a tutti i costi. Una condizione ideale per Kyle, che proprio in Ciociaria inizia a conoscere la pallacanestro europea, comprende cosa significa essere un giocatore e cosa deve fare per potere essere considerato un professionista a 360 gradi. Nonostante sia di taglia inferiore rispetto alla media dei pari ruolo perché non arriva a 2 metri di altezza, Hines si dimostra fin da subito uno dei migliori centri del campionato. Il suo impatto con la Legadue è devastante, Veroli gioca una pallacanestro brillante capace di esaltare le sue qualità e la possibilità di lavorare con Trinchieri lo fa migliorare giorno dopo giorno. I due successi in Coppa Italia, per una squadra


che fino a quel momento non aveva mai vinto a un livello così alto, sono la ciliegina sulla torta di due stagioni straordinarie: a Hines la Legadue sta stretta, è il momento di provare una nuova esperienza. Dopo essere passato dalla Germania, è all’Olympiacos che il centro compie il salto di qualità definitivo per affermarsi come giocatore di assoluto livello anche in Europa. E il merito è senza dubbio anche di un altro grande allenatore, quel Dusan Ivkovic chiamato in Grecia per provare ad interrompere l’egemonia del Panathinaikos di Obradovic. E la stagione 2011/12 è quella della definitiva consacrazione: con una squadra considerata adatta per superare le TOP 16 con difficoltà, ma con un Vassilis Spanoulis desideroso di vincere un altro titolo continentale, i reds compiono un capolavoro assoluto: dopo avere eliminato Siena, una delle favorite per la vittoria, ai quarti di finale, i greci arrivano fino all’atto conclusivo, proprio contro il CSKA. Una pazzesca rimonta dal -19 regala il titolo a Hines e compagni: Kyle è diventato un giocatore decisivo, tanto che reciterà un ruolo da protagonista anche nel titolo dell’anno successivo. Il CSKA Mosca si accorge definitivamente di lui, che si trasferisce in Russia per compiere un ulteriore salto di qualità nella sua carriera. L’impatto nella metà campo difensiva è devastante, Hines viene riconosciuto come uno dei migliori difensori in assoluto dell’EuroLega, contribuendo anche ai successi sul territorio nazionale della squadra russa. L’EuroLega sembra essere una maledizione, un tabù da sfatare dopo anni di delusioni anche atroci: l’occasione giusta si presenta lo scorso anno a Berlino, dopo un supplementare il Fenerbahce è piegato e il titolo torna in Russia. A livello tattico, nella semifinale contro l’Olympiacos potrebbe fare pendere l’ago della bilancia a favore dei russi per la sua capacità di accoppiarsi bene contro tutti i lunghi avversari, grazie al suo fisico ma al tempo stesso a un atletismo importante. La sua rapidità di piedi e la sua intelligenza cestistica – superiore a quella della media del suo ruolo – lo rendono un centro polivalente, capace di accettare e reggere cambi difensivi di ogni sorta. Non è un caso che in alcuni casi in cui Itoudis decida di provare la zona, Hines si possa trovare in punta, per scelta dell’allenatore greco, per la sua capacità di leggere il gioco e di sporcare le traiettorie di passaggio. Il suo impatto sarà decisivo soprattutto nella metà campo difensiva, più di quanto non dicano anche i suoi 4.2 rimbalzi nei 20 minuti di impiego medio. In questa stagione Kyle si è confermato ad altissimi livelli, il suo impatto nelle due metà campo è stato decisivo in tutto l’anno e soprattutto nei playoff contro il Baskonia, in cui ha risolto gara 2 e gara 3 con un paio di giocate di assoluto livello. Alla sesta Final Four consecutiva, si può quasi dire che sia un inquilino naturale della manifestazione. E oltre a vincere, sa anche ripetersi, le chances di vittoria del CSKA passano anche attraverso le sue prestazioni.


KOSTAS PAPANIKOLAU, L’OCCASIONE PER DIVENTARE GRANDE DI MASSIMO MATTACHEO Uno dei giocatori più enigmatici e complessi dell’intera EuroLega è sicuramente l’ala dell’Olympiacos Pireo Kostas Papanikolau. Classe ’90, il greco è reduce da una serie di stagioni al di sotto delle aspettative che hanno bloccato il percorso di crescita avuto nei primi anni in Grecia e che sembrava poterlo portare a palcoscenici molto importanti. Ma che giocatore è Papanikolau? Non è un attaccante nato, non ha un talento smisurato che gli permette di eccellere nel contesto europeo, ma risulta essere un giocatore fondamentale per una squadra di vertice. E’ il prototipo ideale del terzo violino moderno, capace di fare tante piccole cose utili alla squadra pur non eccellendo in nessuna voce statistica. Un elemento non appariscente, che non ruba la scena – se non in alcuni casi – ma che è ‘di raccordo’ in entrambe le metà campo. E non è un caso che nei due titoli consecutivi vinti dai greci nel 2012 e nel 2013 ci sia il suo marchio. A 22 anni, al Sinan Erdem Dome – lo stesso teatro di questa Final Four – il greco si fece conoscere per le sue qualità, lasciando intravedere solo parte del potenziale a sua disposizione che emerse prepotentemente nella stagione successiva, in cui Kostas è cresciuto molto al fianco di Spanoulis e Printezis. Dopo un back-to-back probabilmente impensabile alla vigilia e irripetibile per come arrivato, su Papanikolau arrivano le attenzioni di diverse squadre di vertice europeo e non solo: nell’estate sceglie il Barcellona per provare la sua prima esperienza all’estero, all’interno di una squadra ambiziosa e desiderosa di riportare il titolo in Catalogna. Le cose per Kostas non sempre funzionano al meglio, ma la squadra


ottiene grandi risultati in Europa tanto da raggiungere la Final Four di Milano, con il ‘Clasico’ in semifinale che è il primo ostacolo tra i blaugrana e la possibile conquista del titolo. Dopo un primo tempo equilibrato, Papanikolau naufraga insieme ai suoi compagni subendo un passivo pesantissimo da un Real formato ‘galactico’ e capace di annichilire gli storici avversari. Le sirene dall’America si fanno sempre più insistenti e a 24 anni, sentendosi maturo dopo anni da protagonista in Europa, Kostas sbarca alla corte degli Houston Rockets. La NBA è un mondo totalmente diverso e nuovo, in cui non basta la buona tecnica di base per emergere: nonostante un atletismo che lo ha reso in Europa un grande interprete del suo ruolo, in America le cose per lui sono molto diverse. Una stagione difficile, in cui la sua crescita sembra quasi fermarsi anche a causa del minutaggio a disposizione, e la sensazione che l’Europa sia il palcoscenico più adatto alle sue caratteristiche. Infatti, nella successiva stagione a Denver, decide di lasciare la NBA per potere tornare a giocare con continuità ed essere di nuovo quel giocatore su cui l’Olympiacos aveva potuto contare per conquistare due titoli continentali. E su Papanikolau ci sono nuovamente gli occhi di molte big d’Europa, consapevoli che un innesto di quel calibro avrebbe potuto spostare gli equilibri stagionali. Dopo alcune settimane di riflessione, Kostas ha deciso di tornare all’Olympiacos, per chiudere un cerchio cominciato alcuni anni prima. Nella semifinale contro il CSKA, avversario della finale del primo titolo conquistato da Kostas, il suo impatto sarà molto importante soprattutto nella metà campo difensiva. Limitare gli esterni del CSKA e utilizzare la sua versatilità per potere marcare giocatori di due o addirittura tre ruoli garantisce a Sfairopoulos di provare una serie di quintetti molto diversi tra loro, dallo small ball a un quintetto molto alto e fisico. La sua versatilità è la sua dote migliore e quella che lo ha reso il giocatore che è oggi nel contesto di una squadra di vertice: non dovranno mancare i suoi punti, quasi 10 di media nell’anno, ma limitare l’attacco dei moscoviti sarà la chiave per potere provare a vincere la gara, oltre al controllo dei ritmi. E Kostas, con le sue braccia lunghe, potrebbe rivelarsi il vero ago della bilancia a favore della squadra del Pireo. Anche più dei ‘soliti noti’ Spanoulis e Printezis.


LUKA DONCIC, THE NEXT BIG THING DI MARCO ARCARI Dove potrà arrivare? Fondamentalmente, è questo l'interrogativo principale che ci si deve porre quando si vuole parlare di Luka Doncic, nuovo enfant prodige della pallacanestro europea. I paragoni cominciano già a sprecarsi, tra chi lo vede come nuovo Bodiroga e chi invece sostiene che ricordi il primo Kukoc, valutandone però acriticamente le caratteristiche. Doncic è sì il nuovo enfant prodige della pallacanestro – solo in Italia abbiamo una logica strana, che ci porta a considerare atleti di 22/23 anni come giovani promesse – ma non può essere paragonato ad alcuno dei mostri sacri del basket continentale. Non solo per caratteristiche, ma anche per risultati personali, evoluzione del proprio percorso di crescita, risultati ottenuti con club e nazionali. Doncic rappresenta un'entità a sé, non ghermibile per essere incastrata in paragoni insensati, che forse sono parte di un male atavico che ruota attorno al mondo dello sport. Doncic è la potenziale chiave di volta del sistema madrileno, laddove Llull rappresenta l'estro, Randolph la sostanza, Ayon la saggezza, Laso la pacatezza. Il talento sloveno è pronto ad emergere anche nelle Final Four, dopo aver pianto lacrime di frustrazione in una Gara-2 – contro i turchi del Darussafaka – chiusa con soli 10'43'' giocati e con uno 0/4 al tiro, ma anche con 5 rimbalzi e 6 assist. Da quelle lacrime è cambiata la consapevolezza di Doncic nel poter essere fondamentale in una squadra lunghissima e molto talentuosa ma che comunque sembra non poter prescindere dal classe 1999 di Lubiana. Ne è passato di tempo da quel maggio 2015 o, meglio, da quella tripla-doppia contro Badalona che permise al Real Madrid di vincere il titolo juniores: 15 punti, 12 rimbalzi, 15 assist per Doncic, 97-57 per i Blancos.


Eppure, in questo tempo, il percorso di crescita di "the next big thing" è stato impressionante: una mentalità competitiva come poche altre in Europa, specie se rapportate all'età, unita a una consapevolezza nei propri mezzi e ad una versatilità che fa spavento. Doncic è l'emblema di una pallacanestro contemporanea in cui il concetto di "ruolo" ormai ha lasciato spazio alle abilità a 360 gradi; in questo, il talento sloveno è uno dei primi della classe nonostante la giovanissima età, tanto che in molti cominciano a chiedersi in cosa possa migliorare sensibilmente, partendo da una base già devastante. Nella Semifinale designata – contro i turchi del Fenerbahce – Doncic potrebbe essere fondamentale per più motivi. Anzitutto, in una squadra che ama giocare in transizione, le sue letture sul pick&roll risulteranno fondamentali in situazioni di difesa schierata e in impossibilità di correre il campo in superiorità numerica a favore dei madrileni. Non a caso, i 4.3 assist di media in questa EuroLeague lo rendono il secondo miglior passatore dei Blancos nella competizione. Rimanendo in fase offensiva, le percentuali (52.9% da due, 39.0% da tre di media in stagione) permettono a Doncic di fregiarsi del titolo di terminale offensivo di prim'ordine, anche considerando la stagione non esaltante di Rudy Fernandez e il sistema offensivo di un Real Madrid che ricerca molto la soluzione da oltre l'arco (26.1 triple tentate a partita finora). Difensivamente, poi, Doncic potrebbe togliere non poche certezze alla mente pensante dei turchi, Kostas Sloukas: per quanto Bogdanovic sia essenziale, infatti, il greco è il vero playmaker di una squadra che dipende abbastanza dalla sua capacità di dettare i tempi e di trovare gli spazi giusti. Da non dimenticare, infine, che potenzialmente Doncic è capace di difendere su 4 ruoli con la stessa intensità e gli stessi risultati, anche se alcune pause difensive ancora fanno infuriare coach Laso. Il doncicismo, in sostanza, è pronto a farsi conoscere al mondo proprio nell'atto conclusivo della massima competizione europea per club. Non tanto come filosofia, quanto piuttosto come avanguardia cestistica pronta a fare proseliti anche tra i più scettici: Doncic è "the next big thing", ma senza paragone alcuno coi mostri sacri del passato.


KOSTAS SLOUKAS, LEADER NATO PER VINCERE L’EUROLEGA DI MATTEO ANDREANI Sconfitte in semifinale e finale negli ultimi due anni per il Fenerbahçe. Ma che sia questo l’anno giusto per gli uomini di Obradovic? Le Final Four a Istanbul e una condizione super nella seconda parte di stagione fanno pensare che questo Fenerbahçe abbia tutte le carte in regola per sfatare il tabù e alzare la coppa europea più prestigiosa in assoluto. Come appena detto, la condizione della squadra è cresciuta tantissimo nella seconda parte di stagione, quella decisiva come ad esempio nella serie Playoffs contro il Panathinaikos. La prima parte invece, è stata contraddistinta da numerosi alti e bassi, con giocatori chiave fuori per infortunio, come Bogdanovic, Datome e Vesely. Ma c’è un giocatore che nonostante sia solamente un classe ’90, ha un’esperienza e una leadership da vero veterano. Parliamo di Kostas Sloukas, play-guardia mancina di nazionalità greca. Il suo infortunio, che lo ha tenuto fuori ben 6 partite di EuroLega, ha complicato il cammino della squadra turca con un enigmatico record di 2 vittorie e 4 sconfitte. Ma perché Sloukas è così importante per questa squadra? Perché principalmente, Sloukas è un giocatore che non ha mai paura di prendersi responsabilità e tiri pesanti nei momenti decisivi dell’incontro e le sue esperienze con la maglia dell’Olympiacos lo dimostrano. Anche se con un ruolo differente a quello attuale, ha vinto due Final Four consecutivamente nel 2012 e nel 2013 con la “fortuna” di aver giocato vicino giocatori come Spanoulis e Printezis che gli hanno trasmesso leadership e faccia tosta.


Con Sloukas in campo, Bobby Dixon è libero di prendersi più tiri e responsabilità, con il greco pronto ad occupare il ruolo di point-guard. Ma i ruoli si possono scambiare, con Sloukas pronto a punire dall’arco dei tre punti. Difatti l’ex Olympiacos ha aumentato le sue percentuali al tiro di anno in anno, arrivando fino al buonissimo 43% dall’arco di questa stagione. Le statistiche dicono che questa è la miglior stagione in carriera per Sloukas, dato che è al career-high per punti, assist e appunto percentuale da 3 punti. Il Fenerbahce è una squadra profonda con grandissimo talento, una squadra in cui chiunque può fare la differenza, da Bogdanovic a Datome passando per Dixon e Udoh, ma una volta giunti alle Final Four, è necessario avere giocatori dalla grande intelligenza cestistica e sopratutto giocatori a cui non tremano i polsi nei momenti decisivi. Il problema al ginocchio sembra essere alle spalle per fortuna di Obradovic e dei tifosi del Fener e per vincere la tanto attesa prima EuroLega, c’è bisogno di giocatori di talento ma soprattutto di grande personalità e Sloukas è uno di questi. E a questo proposito lo stesso allenatore serbo ha elogiato il suo playmaker greco, fortemente voluto per tentare l’assalto all’EuroLega, tanto che nel corso della serie contro il Panathinaikos lo ha descritto come un giocatore capace di fare vincere una partita alla propria squadra ʺanche senza segnare nemmeno un puntoʺ. E la forza di Kostas è proprio questa, sapere sempre cosa fare e realizzare la cosa giusta nel momento giusto. Non è un caso che nei finali di gara, quando Obradovic ha bisogno di giocatori intelligenti per vincere le partite, Sloukas sia uno dei punti di riferimento in assoluto a cui non si rinuncia mai. Nella sconfitta dello scorso anno a Berlino, il classe ’90 ha giocato un ruolo decisivo sia nella rimonta in semifinale contro il Baskonia sia in finale con il CSKA, dando addirittura il vantaggio alla sua squadra prima che il tap-in di Khryapa portasse tutti ai supplementari. La sua crescita e la maturazione avuta nel corso degli anni lo portano ad essere uno dei migliori interpreti del suo ruolo in Europa. L’ultima volta che Kostas Sloukas ha giocato al Sinan Erdem Dome, sede della Final Four di Istanbul, era il 13 maggio del 2012 e l’Olympiacos vinceva l’EuroLega sconfiggendo in un finale entusiasmante il CSKA Mosca. Si ripeterà la storia questo weekend ad Istanbul?


RINGRAZIAMENTI Massimo Mattacheo

Responsabile Redazione Europa

Alberto Marzagalia

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Antonio Mariani

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Matteo Andreani

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Marco Arcari

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Gabriel Marciano

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Gaetano Cantarero

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Michele de Luca

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La redazione di Basketinside.com vuole anche ringraziare i lettori per la fiducia dimostrata quotidianamente.


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